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ISTITUTO di ISTRUZIONE SECONDARIA SU-
PERIORE






Liceo Classico



FRANCESCO d OVIDIO





LARINO






Laboratorio di storia
60 anni della Costituzione

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Classe
I Classico



Responsabile del progetto
Prof.ssa Franca Rinaldi


Responsabili del computer grafics

Antonio Farina, Nicola Franchella,
Corrado Puntillo, Valentino Valente


Dirigente Scolastico
Dott. Paolo Antonio Santella



Anno scolastico 2007-2008



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I Principi fondamentali della Costituzione

della
Repubblica Italiana




Letti,
interpretati
e
approfonditi


dagli studenti del I Classico








Introduzione

La scuola il luogo ideale per diffondere tra i giovani i valori fondamentali conte-
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nuti nella Costituzione italiana.
Ed proprio questo lobiettivo che questo testo, risultato di un mirabile pro-
getto, si prefigge.
Gli studenti e la docente, che lo hanno spiritualmente e materialmente elabora-
to, hanno reso evidente limportanza prorompente che gli articoli del dettato co-
stituzionale emanano, pur se in questi ultimi anni travagliati della nostra storia
nazionale essi siano stati pi volte calpestati e derisi.
La nostra Carta costituzionale lo strumento migliore per conoscere i valori e i
principi che guidano il nostro Paese ed imparare a conoscerla significa avere la
consapevolezza della nostra identit nazionale, senza la quale diventa ancora pi
difficile lincontro e il dialogo con gli altri.
Questo testo , che trova la sua massima ispirazione dal mandato che la Costitu-
zione assegna alla scuola che quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economi-
co e sociale, che, limitando di fatto la libert e luguaglianza dei cittadini, impedi-
scono il pieno sviluppo della persona umana e leffettiva partecipazione di tutti i
lavoratori allorganizzazione politica, economica e sociale del Paese (art.3), vuole
stimolare gli studenti, parte integrante e fondamentale dellistituzione scolastica,
a svolgere un ruolo primario in questo contesto.

Il Dirigente Scolastico
Prof. Paolo Antonio Santella

















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Premessa

Ladesione a partecipare al ProgettoDalle aule Parlamentari al-
le aule di scuola: Lezioni di Costituzione stata dettata e volu-
ta per potenziare nei giovani il senso dello Stato e per far percepire
agli stessi che la Costituzione non un documento astratto e sgan-
ciato dalla vita quotidiana o di pertinenza della politica o della ma-
gistratura, ma uno strumento vivo di partecipazione democratica e
di riferimento per la societ.

La conoscenza della struttura della Costituzione (e in particolare i
Principi fondamentali) e degli articoli che la compongono stimole-
ranno il processo di formazione di una Cittadinanza attiva e consa-
pevole e di unetica della responsabilit ampiamente condivisa, in
grado di garantire la concreta assunzione nei comportamenti quoti-
diani dei giovani di comportamenti ispirati al rispetto dello Stato e
delle regole di convivenza civile.


Prof.ssa Franca Rinaldi










Articolo 1

LItalia una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovra-
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nit appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione.

Analisi del testo
Il significato etimologico e storico di repubblica
Letteralmente dal latino res-publica cosa pubblica quindi stato.
Lespressione res ha la radice rei, di antichissima origine. Il termine
fu usato per la prima volta a Roma nel 509 a.C., dopo la cacciata
della dinastia etrusca dei Tarquini, per indicare la nuova forma di
governo, antitetica alla monarchia e costruita sul concetto di bene
comune, di cosa pubblica. In et imperiale talvolta, ad opera dell-
opposizione senatoria, la res-publica viene identificata con il gover-
no precedente al principato e perci messa in aperta opposizione al
governo dei Cesari . Cos il termine viene ad assumere un doppio si-
gnificato, che mantiene per lunghi secoli. Se Machiavelli allora di-
stingue nettamente le repubbliche dai principati, per Bodin (seconda
met del XVI secolo) republique designa ancora lo stato in genere. Il
termine corrispettivo nella lingua greca per indicare lo stato poli-
teia con chiara indicazione del ruolo significativo nella politica della
Grecia classica assunto dalla polis.
Di fatto il concetto di repubblica non rientra nella tradizionale tipo-
logia delle forme di governo di derivazione aristotelica, ma indica
una particolare dimensione della convivenza, fondata sullinteresse
comune e sul consenso di tutti a uno specifico modo di organizzare la
vita pubblica.
Il significato giuridico di democratica
Il termine democratica stato aggiunto per indicare una scelta nel
senso delladozione di una democrazia rappresentativa in cui si in-
trecciano e si completano forme di democrazia diretta e indiretta.
Il significato etimologico e storico di suffragio universale
Il termine suffragio deriva dalla voce dotta del latino tardo suffra-
gare che nel latino classico appare nella forma suffragari col signifi-
cato di favorire, sostenere, pi propriamente votare; il termine suf-
fragari il
durativo di suffrangere composto da sub-frangere: rompere in rela-
zione ai pezzi di coccio (tavolette e tessere) con cui si votava.
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Dal punto di vista storico il suffragio si affermato secondo il se-
guente corso:

- Suffragio censitario 1848-1911
- Suffragio universale maschile 1912-1924
- Suffragio universale 1946

Il significato etimologico e storico di Referendum
Il termine referendum risulta essere un latinismo introdotto nella
seconda met del 1800 in Svizzera nel linguaggio politico derivato
dellespressione latina referendum cosa che si deve registrare gerun-
divo da referire . Lespressione convocatio ad referendum, in uso fre-
quente nel linguaggio amministrativo e diplomatico, indica alla let-
tera: convocazione per riferire.
La Costituzione Repubblicana prevede il referendum, come istituto
di democrazia diretta in diversi articoli, in relazione ai differenti tipi
di leggi su cui i cittadini possono deliberare attraverso questo tipo di
intervento. Il referendum abrogativo rappresenta sicuramente una
delle forme attraverso le quali il popolo detiene ed esercita la sovra-
nit popolare, secondo quanto stabilito come principio fondamenta-
le allart.1.
In sede di Assemblea Costituente si afferm che la previsione delli-
stituto del referendum serviva ad attuare in maniera pi piena il
principio della sovranit popolare ed era necessario per togliere al
Parlamento il carattere di solo organo sovrano.
La legislazione di attuazione delle norme costituzionali sul referen-
dum stata varata solo a ventidue anni dalla entrata in vigore della
Costituzione con la Legge del 1970 n 352.

Commento
Larticolo 1 della Costituzione sancisce il carattere democratico della
nostra repubblica fondata sul lavoro e sulla sovranit popolare. Il
lavoro viene riconosciuto come uno dei principi fondamentali della
repubblica: infatti esso non va inteso soltanto come strumento per
procurarsi da vivere ma anche come un mezzo per esprimere libera-
mente la propria personalit. Un individuo che coltiva le proprie a-
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spirazioni e riesce nella propria attivit, che consegue nel lavoro un
risultato utile di qualsiasi tipo, trova motivo di soddisfazione e di
gratificazione e giunge perfino a scordare la fatica materiale. Il lavo-
ro fonte di ogni ricchezza e di ogni progresso; un importante
momento di vita sociale, perch mette in relazione le persone. Con il
riconoscimento della sovranit popolare, la Costituzione repubbli-
cana indica nel popolo la fonte primaria di legittimazione della so-
vranit, ribaltando lantica concezione dello Stato. La sovranit ap-
partiene al popolo, alla maggioranza e alla minoranza. Tutti i citta-
dini devono essere messi alla condizione di partecipare attivamente
alla gestione dello Stato per mezzo degli istituti previsti dalla Costi-
tuzione: quelli della democrazia diretta (referendum, petizioni, ini-
ziativa popolare), e quelli della democrazia rappresentativa (il suf-
fragio universale per eleggere i propri rappresentanti).

Daria e Silvia


APPROFONDIMENTO articolo 1

A cura di Valerio Gioia e Elena Guarino , III Classico

LA NASCITA DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Dalla caduta del fascismo al referendum
Con la seduta del 24 Luglio 1943 il Gran Consiglio del fascismo desti-
tu Mussolini dalla carica di capo del governo, attribuendo leffettivo
comando del paese alla corona. Il re Vittorio Emanuele III, arresta-
to Mussolini, nomin capo del governo il maresciallo Badoglio, che
provvide allemanazione di una serie di decreti legge per labolizione
delle istituzioni fasciste (la milizia fascista fu momentaneamente in-
corporata nellesercito).
Lordinamento provvisorio seguito al 24 Luglio, secondo i Costitu-
zionalisti, pu essere suddiviso in fasi:
dalla caduta del fascismo allarmistizio dell8 settembre (i
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cosiddetti quarantacinque giorni di Badoglio), periodo
di transizione e di provvisoriet;
dallarmistizio con le Potenze alleate alla luogotenenza,
definito come periodo della crisi istituzionale causata
dalla crisi politica determinata dal dissenso fra la coro-
na ed i partiti antifascisti, fino a quando nel Congresso
di Bari 1944, il CNL pens di creare un antigoverno di
opposizione al re.
Dalla luogotenenza ai comizi elettorali, definito come pe-
riodo della tregua istituzionale. Ebbe origine dal com-
promesso tra Monarchia e Comitati di liberazione, noto
come Svolta di Salerno. Con tale accordo, mentre i par-
titi rinunciavano alla richiesta di abdicazione del re,
questultimo, pur senza abdicare, si ritir dalla vita
politica, nominando come proprio luogotenente il figlio
Umberto II che rimase in carica fino al referendum.
Costituzione provvisoria repubblicana, il periodo della Co-
stituente: fu eletto il Presidente provvisorio della Re-
pubblica lon. De Nicola, fu indetto il referendum e si
vot per i Deputati della Costituente.











Fig. 1 2 Giugno 1946, le
donne per la prima volta si recano
alle urne.
Lassemblea costituente
Lassemblea, al fine di velocizzare la formazione del progetto costi-
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tuzionale, nella seduta del 15 luglio 1946, design 75 componenti .
La Commissione dei 75 si divise in tre sottocommissioni:
la prima, presieduta dallOn.Tupini, si occup della parte
relativa ai diritti e doveri dei cittadini;
la seconda, presieduta dallon.Terracini, elabor lordina-
mento costituzionale della Repubblica e si divise, a sua
volta, in due sezioni;
La terza, presieduta dallon.Ghidini, tratt dei diritti e do-
veri economico-sociali.
Esauriti i lavori delle tre sottocommissioni, un ulteriore Comitato di
redazione (18 componenti: per la DC vi presero parte Fanfani, Moro,
La Pira; Per i Comunisti e Socialisti : Terracini, N. Iotti,
C.Marchesi, Togliatti ; per il Partito dAzione: Lussu, Calamandrei)
procedette a sistemare i lavori e a definire la Carta Costituzionale.
Sul progetto si discusse in Assemblea per 170 sedute (si presentarono
1663 emendamenti) e fu approvata a scrutinio segreto con 453 voti
su 515 (Deputati presenti) e votato articolo per articolo. La Costitu-
zione entr in vigore il 1 gennaio 1948.

















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Perch la Costituzione?
La nostra Carta Costituzionale non solo il risultato di un compro-
messo tra partiti, ma da considerarsi come risultato di un evento
globale. I Costituenti non potevano dimenticare le decine di milio-
ni di morti, i mutamenti, le trasformazioni dei costumi di vita, il tra-
monto delle grandi culture europee, laffermarsi del marxismo, la
necessit impellente della ricostruzione, lurgere di una nuova solida-
riet e laspirazione di mettere al bando la guerra.
Nel 1946 certi eventi accaduti erano ancora troppo presenti nella
coscienza esperienzale per non vincere sulle concezioni di parte e cer-
care, al di l di ogni interesse, un consenso comune, moderato ed e-
quo.
E da condividere il pensiero di Dossetti quando dice che la Costitu-
zione nata da un crogiolo ardente e universale pi che dalle stesse
vicende italiane del fascismo e postfascismo.Quindi prevalse lesalta-
zione della libert che impegnava la collettivit nella difesa e nella
promozione dei deboli.
Caratteri della Costituzione italiana
I Padri della nostra Costituzione scelsero una Costituzione:
lunga che abbraccia un complesso ampio di principi e che per-
mette una migliore analisi e una maggiore puntualizzazio-
ne dei principi costituzionali;
rigida, non modificabile da leggi ordinarie, ma solo da leggi
costituzionali (art.139).
Il termine Costituzione sta ad indicare quellinsieme di norme che
costituisce lo Stato, cio, letteralmente, lo pone in essere, lo fa esi-
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stere.
In base alla teoria contrattualistica dello Stato e condivisa da molti
filosofi, tra il secolo XVII e XIX, la Costituzione il testo che pone
precisi limiti e compiti allo svolgimento della vita nella Nazione. In
virt di ci, essendo la costituzione espressione di contratto sociale,
gli scopi che essa si prefigge non sono di indicazione operativa facol-
tativa per le varie maggioranze di governo, ma loro impegno tassa-
tivo.
La nostra Costituzione repubblicana, a differenza dello Statuto Al-
bertino che esprimeva una situazione di fatto, atta a indicare le
linee programmatiche che il governo dovr seguire per svolgere al
meglio il suo compito.














Fig. 2 Firma della Costituzione





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EMBLEMA DELLO STATO
Con il decreto legislativo del 5 maggio 1948, n. 535, dopo un com-
plesso iter prolungatosi per oltre venti mesi, veniva finalmente adot-
tato lemblema ufficiale della Repubblica Italiana.
Il 27 ottobre 1946, il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi ave-
va nominato una specifica Commissione, incaricata di studiare l-
emblema della Repubblica. Fu emanato il bando per il concorso.
Agli artisti fu raccomandato di proporre simboli semplici e facilmen-
te intelligibili, svincolati da qualsiasi riferimento a singoli partiti
politici.
I risultati del concorso apparvero presto deludenti: i disegni presen-
tati furono 637, opera di 341 concorrenti, ma nessuno di essi sembr
soddisfare le aspettative.
La Commissione non si diede per vinta e selezion un ristrettissimo
gruppo di artisti (cinque) al quale decise di affidare lo sviluppo di un
preciso tema grafico. La Commissione scelse, nella seduta del 13 gen-
naio 1947, uno dei tre bozzetti presentati da Paolo Paschetto.





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Risultati del referendum in Molise
Nel Molise, allora circoscrizione Benevento - Campobasso, la consul-
ta-zione d i seguenti risultati:
- 133.548 voti alla monarchia
- 61.359 voti alla repubblica
AllAssemblea Costituente vengono eletti quattro deputati molisani:
- per la Democrazia Cristiana G. Ciampitti e
M. Camposarcuno;
- per il Partito Liberale R. Morelli;
- per Fronte delluomo qualunque F. Colitto.
Camposarcuno Michele nato a Ripalimosani (Cambobasso)
nel 1882 ed morto nel 1978, avvocato e professore stato eletto
deputato nel 1946 ed ha terminato il suo mandato nel 1948.
Colitto Francesco nato a Carovilli (Isernia) nel 1897 ed morto
nel 1989, avvocato e docente universitario stato eletto deputato
nel 1946 ed ha terminato il suo mandato nel 1948.
Ciampitti Giovanni nato a Isernia nel 1877 ed morto nel 196-
7, avvocato, stato eletto deputato nel 1946 ed ha terminato il suo
mandato nel 1948.
Morelli Renato nato a Campobasso nel 1905 ed morto nel 19-
77, avvocato, stato eletto deputato nel 1946 ed ha terminato il suo
mandato nel 1948.



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Articolo 2

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili delluomo,
sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua per-
sonalit, e richiede ladempimento dei doveri inderogabili di solida-
riet politica, economica e sociale.


Analisi del testo
In base alla loro struttura, i diritti possono essere classificati come
assoluti (quando possono essere fatti valere nei confronti di qualsia-
si soggetto), relativi (quando possono essere fatti valere nei con-
fronti solo di soggetti particolari; nei casi in esame, principalmente
lo Stato) o funzionali (quando il loro esercizio strumento e non
gi conseguimento del bene della vita).
Tra i diritti assoluti, vanno annoverati i classici diritti di libert
(libert personale, libert e inviolabilit del domicilio, libert di cir-
colazione e soggiorno, libert e segretezza della corrispondenza, li-
bert di manifestazione del pensiero), oltre al diritto alla vita e al-
lintegrit psicofisica, il diritto al mantenimento della cittadinanza e
della capacit giuridica, il diritto al nome e allimmagine, i diritti
matrimoniali e le potest familiari, la propriet, i diritti reali e quelli
successori. Tra i diritti relativi (o diritti di prestazione), vi sono i di-
ritti sociali, i diritti a comportamenti omissivi e il diritto a pari trat-
tamento. Tra i diritti funzionali, infine, sono da ricordarsi i diritti
politici, i diritti di autotutela (tra questi, lunico che gode di un e-
spresso riconoscimento costituzionale il diritto di sciopero) e il di-
ritto alla tutela giurisdizionale.

Commento
Larticolo 2 stabilisce che la Repubblica non attribuisce i diritti fon-
damentali delluomo ma li riconosce e li garantisce perch li
considera inviolabili, in quanto non possono essere cancellati e devo-
no essere tutelati dalle leggi e da tutti gli organi dello Stato.
Lidea di fondo che esistono dei diritti naturali, dei diritti, cio, che
appartengono per natura alluomo e perci precedono lesistenza
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stessa dello Stato, che, dunque, non li crea, ma, appunto, li deve ri-
conoscere e soprattutto garantire concretamente, specialmente at-
traverso le leggi ordinarie. La Costituzione conferisce ad essi un al-
tissimo e profondo valore che nessun regime o modifica costituziona-
le potr mai annullare. La funzione di garanzia ha fatto si che ve-
nissero disciplinati in modo articolato detti diritti inviolabili. Tali
diritti appartengono agli uomini non in quanto cittadini italiani, ma
in quanto uomini.
Il riconoscimento importantissimo perch obbliga la Repubblica
italiana a garantire a tutti, anche a coloro che non sono cittadini ita-
liani, questi diritti fondamentali.
E importante il riferimento dellArticolo 2 alle formazioni sociali in
cui concretamente si svolge la vita dei cittadini.
Il riconoscimento e la garanzia dei diritti non vale soltanto per lin-
dividuo singolarmente considerato (questo lambito dei diritti civi-
li), ma anche per lindividuo inserito nei contesti sociali (famiglia,
comunit religiosa, partiti politici, sindacati, associazioni culturali,
sportive, ricreative) della sua concreta esistenza (questo lambito
dei diritti sociali) garantendo il pluralismo sociale, un elemento fon-
damentale della democrazia contro ogni forma di autoritarismo e di
sopraffazione politica. Solo nella societ luomo acquista con la pie-
na consapevolezza di se stesso, i mezzi necessari allintegrazione delle
proprie capacit.
Nella seconda parte dello stesso articolo si afferma e anticipa un
principio innovativo e di fondamentale importanza La Repubblica
richiede ladempimento dei doveri inderogabili di solidariet politica,
economica e sociale. Il principio di solidariet viene concepito non
come scelta libera e volontaria, ma come vero e proprio dovere giuri-
dico e va inteso come linsieme dei legami morali, sociali e politici
che uniscono i cittadini alla comunit di cui fanno parte e che deve
sfociare in un vincolo di reciproco rispetto e disponibilit allaiuto.

Miriam e Valentino

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APPROFONDIMENTO articolo 2
A cura di Nicoletta Aristotile e M. Macchiagodena , III Classico

Tra le conquiste pi significative del Novecento va annoverata la
universalizzazione dei diritti delluomo che costituiscono un insieme
di norme la cui funzione di salvaguardare qualsiasi uomo, tutti gli
uomini nei loro fondamentali e inalienabili diritti.
Lobiettivo principale che un paese civile dovrebbe porsi consiste nel
creare condizioni di convivenza tali che tutte le esigenze essenziali
dei cittadini vi trovino possibilit di appagamento.
Perch i diritti umani diventino patrimonio di tutti e di ciascuno
necessario considerarli come diritti della persona. Non si tratta solo
di bisogni umani fisiologici ed oggettivi, facilmente misurabili e do-
cumentabili, bens di bisogni storici, culturali legati alla vita psichi-
ca, sociale, spirituale dellumanit.


ALBERO GENEALOGICO dei DIRITTI




FILOSOFIA TEOLOGIA DIRITTO


Natura Umana Dignit e sacralit Contratto sociale
della persona Inviolabilit dei diritti
I diritti della persona I diritti della persona




Assoluti Non patrimoniali Non trasferibili

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I diritti sono il frutto di almeno tre matrici:

- Matrice giusnaturalista
- Matrice cristiana
- Matrice socialista



Articolo 3

Tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono uguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine econo-
mico e sociale, che, limitando di fatto la libert e luguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e lef-
fettiva partecipazione di tutti i lavoratori allorganizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
Analisi del testo
Uguaglianza formale
Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e il potere legislativo
non pu violare questo principio facendo leggi in cui siano introdotte
norme discriminatorie nei confronti di alcune categorie di cittadini
in quanto non pu esistere una disparit di trattamento degli indivi-
dui in situazioni eguali.

Uguaglianza sostanziale
Larticolo vuole colpire le disuguaglianze sociali che impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e leffettiva partecipazione di
tutti i cittadini alla vita del Paese.
Commento
Si delineano due principi, quello delluguaglianza formale: dove tutti
sono uguali davanti alla legge che non pu porre discriminazioni ses-
suali, sociali, razziali; quello delluguaglianza sostanziale: lo stato si
impegna a risolvere gli squilibri economici e sociali offrendo pari op-
portunit ai cittadini (uguaglianza effettiva). Perch luguaglianza
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dei cittadini non resti soltanto unaffermazione di principio, la Costi-
tuzione affida alla Stato il compito di rimuovere gli ostacoli che,
incidendo negativamente sulla persona umana e sulla possibilit del-
le classi pi umili di partecipare alla gestione del potere, impedisco-
no di fatto luguaglianza. La seconda parte dellart. 3 certamente
uno degli elementi pi qualificanti della nostra Costituzione, in
quanto attribuisce allo Stato il compito di favorire la promozione
sociale delle classi pi umili per realizzare una democrazia sostanziale.
Marianna e Anna


APPROFONDIMENTO articolo 3
A cura di Lucia Corbo e Antonio Vizzarri , III Classico
Cosa significa che gli uomini sono tutti uguali?
In effetti gli uomini sono molto diversi tra loro, non solo per le loro
condizioni personali ma anche per la loro situazione sociale. Eppure
possiamo capire meglio quanto affermato nellarticolo 3 della costi-
tuzione se riflettiamo sul suo significato.
Alcune persone non sono capaci di far valere i propri diritti perch,
per mancanza di un minimo di istruzione, non sanno esporre le loro
ragioni n difendere i propri interessi; alla base delle disuguaglianze
sociali, infatti, ci sono quasi sempre la povert o la mancanza di i-
struzione, due mali che vanno spesso a braccetto. Quindi, per correg-
gere le ingiustizie, almeno in parte, necessario che lo Stato, garan-
tisca ai meno ricchi il diritto allistruzione, se esso non in grado di
eliminare le grandi disuguaglianze nella distribuzione delle ricchezze
tra i cittadini. Pi precisamente, la giustizia e la volont di ricono-
scere il diritto di ognuno attraverso lattribuzione di quello che gli
spetta.



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Articolo 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e pro-
muove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilit
e la propria scelta, unattivit o una funzione che concorra al pro-
gresso materiale o spirituale della societ.
Analisi del testo
Lavoro come diritto del cittadino
Il diritto al lavoro riconosciuto ad ogni cittadino indica un prin-
cipio fondamentale, programmatico, di indirizzo per il legislatore
ordinario.
Lavoro come dovere del cittadino
Il secondo comma non intende costringere il cittadino a lavorare, ma
esprime solo lovvia esigenza che, per avere diritto a vivere a spese
della collettivit, occorre essere in condizioni tali da non potersi so-
stenere, n con i propri beni, n con il proprio lavoro: cio si tratta
di una norma che esclude ogni forma di parassitismo economico e
sociale.
Non si tratta perci di un dovere giuridico, ma esclusivamente di un
dovere morale.
Commento
La nostra Costituzione pone il lavoro tra i principi fondamentali del-
la Repubblica, cos esso acquisisce una nuova dignit: esso non va
inteso soltanto come strumento per procurarsi da vivere, ma anche
come mezzo per esprimere liberamente la propria personalit.
Un individuo che coltiva le proprie aspirazioni e riesce nella propria
attivit che consegue nel lavoro un risultato utile di qualsiasi tipo,
trova motivo di soddisfazione e di gratificazione e giunge a scordare
la fatica materiale.
Il secondo comma afferma che ogni cittadino ha inoltre il dovere di
svolgere unattivit lavorativa secondo le proprie capacit e le pro-
prie scelte. Questo non implica soltanto luguaglianza delle posizioni
di partenza, ma anche lesclusione di ogni tipo di assistenza sociale
per coloro che si rifiutano di svolgere un lavoro.
Teresa e Maria
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APPROFONDIMENTO articolo 4
A cura di Maria Iamartino e Teresa Messina, III Classico

Il lavoro rappresenta una delle fondamentali attivit delluomo, an-
zi pu essere considerato anche come essenza stessa delluomo e stru-
mento della sua realizzazione, ma pu essere pensato anche come
mezzo per guadagnarsi da vivere. I significati di lavoro sono molte-
plici, esso visto come attivit positiva/negativa; realizzazione/ ab-
brutimento; piacere/ pena; fine/mezzo; diritto/dovere.
Nel corso della storia umana stato soggetto a diverse interpretazio-
ni:
- al tempo dei Greci e dei Romani esso era lattivit degli
schiavi, mentre gli uomini liberi si dedicavano alla guerra,
alla politica, allotium;
- nel Medioevo il termine lavoro si identificava con il lavoro
della terra, cio con una attivit umiliante e degna dei ser-
vi; i nobili si dedicavano alla vita di corte e alla guerra,
mentre gli studi erano riservati al clero;
- Con lavvento dellera industriale, il concetto di lavoro as-
sume un significato diverso, inteso come erogazione da par-
te delluomo di una forza produttiva che al tempo stesso
trasformatrice e creatrice;
- Attualmente il concetto di lavoro in fase di rapido cambia-
mento, si pensi alla rapidit con cui le tecnologie cambiano,
portando mutamenti del pensiero e del linguaggio e quindi
anche della cultura e dei rapporti sociali.










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Articolo 5

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autono-
mie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il pi ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della
sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Analisi del testo
Le Regioni a statuto ordinario sono cos definite perch gli Statuti
vengono deliberati dai Consigli regionali ed approvati dal Parlamen-
to e sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-
Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte,
Puglia, Toscana, Umbria, Veneto.
Le Regioni a statuto straordinario sono cos definite perch gli Sta-
tuti sono adottati con legge costituzionale dello Stato e sono:
Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle
d'Aosta.

Commento
Larticolo stabilisce lunit e lindivisibilit dello Stato, ma riconosce
unampia autonomia agli Enti Locali cio il potere di autogoverno
nel rispetto delle leggi generali dello Stato, di emanare leggi nei set-
tori di propria competenza.
L'Italia , dal punto di vista amministrativo, ripartita in venti re-
gioni, di cui quindici sono dette a "statuto ordinario", mentre cinque
sono dette a "statuto straordinario", poich dotate di ampia autono-
mia, sia per motivi geografici in quanto aree di frontiera (e "di fron-
tiera" in certo senso sono anche, per la loro insularit, la Sardegna e
la Sicilia), sia per motivi etnici, culturali e linguistici. Comunque
tutte le regioni, anche quelle a statuto straordinario, trovano limiti
alla loro attivit nei principi giuridici generali dello Stato. L'Italia
rimane quindi uno stato fortemente centralizzato. Tutte le regioni,
anche quelle a statuto straordinario, trovano limiti alla loro attivit
nei principi giuridici generali dello stato. L'Italia rimane quindi uno
stato fortemente centralizzato.
Antonio e Nicola
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APPROFONDIMENTO articolo 5
A cura di Luca Di Fabio e Rosa Leccisotti, III Classico

Art.114-115-116: La repubblica si riparte in Regioni,Province e Comuni.
Le Regioni sono costituite in enti autonomi con propri poteri e funzioni
secondo i principi fissati nella Costituzione. Alla Sicilia, alla Sarde-
gna, al Trentino Alto-Adige, al Friuli Venezia Giulia e alla Valle dA-
osta, sono attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, secon-
do statuti speciali adottati con leggi costituzionali.

Le 20 regioni sono divise in 111 Province e 8086 Comuni;
Il Molise ha 2 Province e 136 Comuni.
Le Regioni costituiscono gli enti pubblici maggiormente rappresen-
tativi degli interessi della collettivit che in essi si esprime e si orga-
nizza. Le Regioni, pur essendo soggetti pubblici dotati di autono-
mia, che cio godono di una sfera di libert garantita dalla Costitu-
zione e dalle leggi, non sono, tuttavia enti sovrani, e in quanto tali
sono vincolati e subordinati ai programmi e alle direttive dello Sta-
to, il quale unico ente dotato di sovranit.
Le Regioni svolgono le proprie funzioni seguendo quattro principi
fondamentali:
Diritto allo studio: ogni Regione deve promuovere la cre-
scita culturale della popolazione sotto tutti i punti di vi-
sta e ricorrendo ad ogni mezzo possibile.
Diritto alla salute: ogni Regione ha il dovere di salva-
guardare la salute e di benessere della popolazione. At-
traverso le istituzioni di leggi, regolamenti e di strumenti
operativi sul territorio.
Diritto al lavoro: coordinando lattivit economica, la co-
operazione e lassociazione di lavoratori autonomi, la
Regione cerca di promuovere la piena occupazione, e si
preoccupa per linserimento nel mondo del lavoro dei mi-
nori e degli invalidi.
Valorizzazione del territorio: eliminare gli squilibri eco-
26

nomici esistenti promuovendo uno sviluppo omogeneo
del territorio.
Utilit delle Regioni:
Permettono una pi diffusa partecipazione dei cittadini
alla vita pubblica
Snelliscono lapparato amministrativo centrale dello Sta-
to
Offrono uno sbocco politico e giuridico (a livello locale)
alle esigenze peculiari delle singole zone.
Le Regioni sono dotate di:
Autonomia Statutaria
Autonomia di indirizzo politico
Autonomia legislativa
Autonomia amministrativa
Autonomia finanziaria

ORGANI della REGIONE
Lart.121 della Costituzione afferma che sono organi della Regione:
Il Consiglio regionale
La Giunta
Il Presidente della Regione

Regioni a Statuto speciale
Sicilia
Il dopoguerra della seconda guerra mondiale lasciava dietro di s
tracce difficili da cancellare soprattutto perch l si registrava la-
cuirsi di fenomeni quali banditismo e consorteria. Movimenti sepa-
ratisti, come il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, fiancheg-
giato dall'Esercito Volontario per l'Indipendenza Siciliana, chiedeva-
no ripetutamente, anche attraverso atti di forza, l'autonomia dall'I-
talia. Il 15 maggio 1946 la Sicilia divenne "Regione a statuto specia-
le", il suo decreto istituzionale fu firmato dal principe Umberto di
Savoia, Luogotenente del Regno dItalia per il padre Vittorio Ema-
nuele III che sancisce per la Sicilia unautonomia regionale a Statu-
to speciale.
27

Sardegna

Con lo scoppio della seconda Guerra Mondiale, la Sardegna era stata
destinata a essere la base delle operazioni aeree del Mediterraneo, in
tal modo sub costanti e pesanti bombardamenti, solo Cagliari ebbe
il 75% delle case totalmente distrutte. Nonostante le difficili condi-
zioni politiche e sociali e la continuazione della guerra, riprese a pie-
no vigore la vita politica.
Furono costituiti i Comitati di Liberazione Nazionale e i Comitati di
Concentrazione e nel settembre del 1944 fu costituita una Giunta
Consultiva Sarda con rappresentanti di tutte le forze politiche anti-
fasciste, al centro del dibattito fu posta la questione dellautonomia,
che era vista da tutte le forze politiche e sociali come la condizione
indispensabile per riparare i danni della guerra e per affrontare la
soluzione ai problemi di sempre. Anche se venne riconosciuto il prin-
cipio della specialit dellautonomia sarda, ad esso non corrisposero i
contenuti normativi, infatti alla Regione Sarda, per esempio, fu s
riconosciuto un potere legislativo ma con portata ed effetti limitati.
Friuli Venezia Giulia
Diversamente, ad esempio, dalla Sicilia, la specialit della Regione
Friuli Venezia Giulia non stata la "legalizzazione" di una preceden-
te situazione. Diversi sono i fattori concorrenti alladozione del prin-
cipio di autonomia, in primis il "Memorandum d'intesa" del 1954 che
stabiliva, oltre ai nuovi confini fra Italia e Jugoslavia, la suddivisio-
ne del Territorio di Trieste in due Zone: la Zona A, amministrata
dall'Italia e la Zona B, amministrata dalla Jugoslavia. Lo Statuto,
ancora oggi, riflette limpostazione iniziale e originaria, ovvero quel-
la di voler aiutare e incentivare lo sviluppo di una zona riconosciuta
come poco sviluppata.
Un esempio dellaspetto amministrativo:
La Regione ha istituito norme per la tutela e la promozione della
lingua e della cultura friulane e un servizio per le lingue regionali e
minoritarie.
Fermo restando il carattere ufficiale della lingua italiana, lAmmini-
strazione regionale, gli Enti locali e i loro rispettivi Enti strumentali
operanti nei Comuni possono usare il friulano
28

Trentino Alto Adige
In epoca fascista, in seguito alla pesante opera di snazionalizzazione
intesa ad annientare lidentit linguistica e culturale tedesca degli
abitanti, nel 1946 furono stabiliti importanti accordi di tutela della
autonomia linguistica e amministrativa, tra i governi di Italia e Au-
stria e si giunse, nel 1948, alla costituzione della regione autonoma a
statuto speciale, che voleva essere unulteriore garanzia per la pacifi-
ca convivenza tra le due etnie.

Valle dAosta
Durante il fascismo la Valle dAosta vide sorgere gravi problemi po-
litici e culturali, in seguito al forzato processo di italianizzazione che,
fra laltro, determin un intenso fenomeno di emigrazione. Allindo-
mani del secondo conflitto mondiale, il 7 settembre del 1945, Um-
berto di Savoia, luogotenente del Regno, firm un decreto legislati-
vo con il quale veniva riconosciuta alla Valle d'Aosta una speciale
autonomia amministrativa, che cos ne spiegava le motivazioni: "In
considerazione delle sue condizioni geografiche, economiche e lingui-
stiche del tutto particolari".
Oggi, fra le norme speciali, vi anche il libero uso della lingua fran-
cese riconosciuta al pari di quella italiana.

IL MOLISE

Il nome nuovo di Molise deriva proprio dai conquistatori provenien-
ti dalla Normandia, appartenenti alla famiglia de Moulins, cos
chiamata dal paese di provenienza. E Rodulfus de Moulins di nobile
famiglia normanna che, partito dalla nata Moulins alla volta dIta-
lia in cerca davventura, nel 1053 toglie ai Longobardi Bojano e Ve-
nafro, divenendo signore del territorio che il cuore del vecchio San-
nio e del nuovo Molise.
Nella serata del 17 dicembre 1963, a larga maggioranza, la Camera
dei Deputati ha approvato con la Legge Costituzionale la nascita
della Regione Molise, (separazione dallAbruzzo). La legge, promul-
gata il 27 dicembre 1963, rappresentava la realizzazione delle aspira-
29

zioni a lungo inseguite.
Il 7 giugno 1970 viene eletto il 1 Consiglio Regionale.
Il 23 marzo 1971 viene deliberato dal Consiglio lo Statuto della Re-
gione
PROVINCIA
Le province sono enti autonomi territoriali .
Ogni provincia provvista di Statuti, poteri e funzioni proprie se-
condo i principi fissati dalla Costituzione.
La sua funzione quella di curare gli interessi dei residenti e di pro-
muovere lo sviluppo del territorio costituito da vari Comuni.
La Provincia nella storia
Listituzione provinciale comincia a prendere concretezza solo nel
1865, quando lo stato unitario adotta la suddivisione territoriale e
amministrativa, e cos lItalia viene suddivisa in 59 Province
( attualmente sono 103). In seguito, si cercato di realizzare una
graduale emancipazione della provincia, come ente locale, riducendo
la sua dipendenza dallamministrazione centrale. Questo processo si
potuto realizzare solo nel secondo dopo guerra, quando la Provin-
cia diventata un ente locale intermedio fra il Comune e la Regione.
Nel 1806, con il Decreto di Giuseppe Bonaparte, stata istituita la
Provincia del Molise ( con separazione dalla Capitanata) e Campo-
basso diventata capoluogo diventando sede dellIntendente.
Il Molise stato diviso in tre distretti: Campobasso, Isernia, Larino
e in decurtati (comuni)
ORGANI ELETTIVI
IL CONSIGLIO
PRESIDENTE
LA GIUNTA

COMUNE

Il Comune la pi piccola unit amministrativa del nostro ordina-
mento statale.
I comuni italiani sono costituiti da tre elementi fondamentali:
Il territorio;
La popolazione;
Lorganizzazione di governo.
30

Il Comune organizza e gestisce numerosi servizi:
1. Provvedere alle mense, ai trasporti per gli studenti, assi-
stenza sociale per i disabili, per gli anziani e per le fami-
glie pi povere.
2. Tutela i beni artistici e culturali, costruisce impianti
sportivi per i giovani, promuove iniziative culturali, or-
ganizza feste e spettacoli, collabora con la Provincia e la
Regione nella protezione della natura, nella valorizzazio-
ne del patrimonio artistico e monumentale, nelledilizia
residenziale pubblica e nellassegnazione di alloggi popo-
lari.

ORGANI ELETTIVI

IL CONSIGLIO
IL SINDACO
LA GIUNTA


Articolo 6

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche

Analisi del testo
Le lingue minoritarie in Italia sono riconosciute dalla legge emanata
il 15 dicembre 1999 n. 482 che valorizza il patrimonio linguistico e
culturale della lingua italiana e promuove la valorizzazione delle lin-
gue e delle culture tutelate dalla presente legge.
Le lingue minoritarie riconosciute sono:
lingua albanese parlata in alcune zone del Sud Italia;
Iingua catalana parlata ad Alghero;
lingua greca parlata in alcuni comuni in Puglia e Calabria;
lingua slovena parlata nella fascia confinaria orientale del Friu-
31


Venezia Giulia;
lingua croata parlata in alcuni paesi molisani;
lingua francese parlata in Valle dAosta;
lingua franco-provenzale parlata in Valle d'Aosta, alcune valli del
Piemonte, Celle di San Vito e Faeto in Puglia;
lingua occitana parlata nelle Valli occitane del Piemonte e nel co-
mune di Guardia Piemontese in Calabria;
lingua tedesca parlata in tutto lAlto Adige Sud-Tirol e zone limi-
trofe;
lingua sarda parlata in varie zone della Sardegna.

Commento
La Costituzione riconosce il pluralismo delle minoranze linguistiche
nazionali, cio di quei cittadini che vivono sul territorio italiano e
che si distinguono dalla maggioranza per etnia, lingua e cultura. Lo
Stato protegge le minoranze senza discriminazioni di alcun genere e
garantisce la libert linguistica, culturale e religiosa.

Giusy

















32

APPROFONDIMENTO articolo 6
A cura di Ilde Iaizzi e Rosa Leccisotti , III Classico

Minoranze linguistiche in Molise
La lingua albanese (nome nativo Gjuha Shqipe) una lingua parlata
da quasi 6 milioni di persone principalmente in Albania, Serbia,
Montenegro, Macedonia , ma ci sono comunit etniche di albanesi
anche in altre aree geografiche d'Europa e zone dei Balcani come in
Grecia, Turchia, Bulgaria, Romania, Croazia, Italia (80.000 locutori
Arbresh nel 1963), Scandinavia , Germania, Svizzera, Regno Uni-
to e Stati Uniti d'America.
Gli Albanesi si insediarono in Molise dopo la morte di Skanderbeg,
quando ai turchi riusc di impadronirsi dellAlbania, molti prodi al-
banesi per sottrarsi agli odiati nemici vennero in buon numero ad
unirsi agli altri, gi emigrati nel meridione. Fu ad essi permesso di
occupare e riedificare molti paesi disabitati e distrutti; sorsero cos
Campomarino (Kmarini), Montecilfone ( Munxhufuni), Portocan-
none (Porkanuni), Ururi (Ruri). Nello stabilirsi in queste terre non
persero le loro abitudini.
Alcuni linguisti (come l'italiano Matteo Bartoli) in forza della grande
presenza di elementi e parole comuni al latino ritengono che la lin-
gua albanese sia una lingua in parte originariamente neolatina, per
cui la classificano tra le "parzialmente" lingue romanze balcaniche.
Altri ipotizzano che il motivo di condivisione dell'elemento latino sia
ben antecedente e risalente al terzo e secondo millennio a.c..
Attualmente alcuni paesi hanno perso gli usi e i costumi albanesi,
oltre che la lingua, altri sono scomparsi. Il croato molisano un idio-
ma slavo minoritario parlato in totale da 3.000 persone nei paesi di
Acquaviva Collecroce (ivavoda-Kru), Montemitro (Mundimitar) e
SanFelicedelMolise(Stifili).
Per quanto riguarda la sua origine, gli studiosi hanno formulato le
seguenti ipotesi:
33



gli antenati degli odierni Croati (Slavi) molisani siano emi-
grati verso l'Italia circa 500 anni fa dalla valle del fiume
Narenta tra Croazia ed Erzegovina;
all'inizio del XVI secolo siano fuggiti dalla Dalmazia e pi
precisamente dalla foce del Narenta (Reissmller);
i Croati del Molise provengano dai dintorni di Zara
(Aranza);
i Croati del Molise siano originari dalla regione stocavo-
morlacca dell'Istria meridionale (Badurina);
i Croati del Molise siano originari dalla regione dell'entro-
terra da Zara a Sebenico (Hraste);
i Croati del Molise siano originari dalla regione attorno al
monte Biokovo, nella regione di Zabiokovlje (Mulja i).
Il croato molisano utilizza i caratteri latini con l'aggiunta, per alcuni
fonemi, di segni diacritici e digrammi. La base della scrittura la
cosiddetta "gajica", introdotta da Ljudevit Gaj in croato nel XIX
secolo.








34

Articolo 7

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine,
indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni
dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di
revisione costituzionale.
Analisi del testo
I Patti sono costituiti da:
un Trattato che riconosce lindipendenza e la sovranit
della Santa sede e che crea lo Stato del Vaticano;
una Convenzione finanziaria per ricompensare la Santa
Sede delle perdite subite nel 1870;
un Concordato che definisce le relazioni civili e religiose:
religione cattolica religione di Stato, riconoscimento del
matrimonio cattolico, insegnamento della religione cat-
tolica nella scuola pubblica.

Commento
Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti
e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le mo-
dificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono proce-
dimento di revisione costituzionale.
Larticolo tratta di una questione antica e delicata a cui lAssemblea
Costituente ha dedicato un lungo e approfondito dibattito ricono-
scendo che entrambe le parti si trovano sullo stesso piano e godono
dello stesso potere (sono indipendenti e sovrani). Naturalmente ogni
parte avr il compito di agire sulla propria sfera di influenza
(ciascuno nel proprio ordine).

Mariamichela




35

APPROFONDIMENTO articolo 7
A cura di Pietro Di Paolo, 5^ B
Con il secolo XIX il rapporto Stato- Chiesa entrato in crisi a causa
della diffusione delle idee liberali che postulavano la laicit dello
Stato.. Questa separazione fu enunciata da Cavour con la formula:
Libera Chiesa in libero Stato.
Le leggi Siccardi furono un testo approvato nel 1850 a Torino
(capitale del Regno di Sardegna), malgrado le resistenze dei conser-
vatori pi legati alla Chiesa Cattolica. Le resistenze furono dovute
soprattutto allabolizione di tre grandi privilegi che il clero godeva
nel Regno. Tali privilegi erano il foro ecclesiastico, un tribunale
che sottraeva alla giustizia laica gli uomini di chiesa, il diritto di
asilo, ovvero limpunit giuridica di coloro che chiedevano rifugio
nelle chiese, e la manomorta, linalienabilit dei possedimenti ec-
clesiastici.
Le leggi Siccardi segnarono linizio di un lungo attrito tra il regno
Sabaudo e il Papato.
Legge delle Guarentigie
Atto unilaterale con il quale il governo italiano regol i propri rap-
porti con il Vaticano dopo lannessione dello stato pontificio del 187-
0. rest in vigore fino al Concordato del 1929.
Le Leggi delle Guarentigie garantivano alla Chiesa il libero esercizio
dei suoi poteri spirituali e la piena sovranit pontificia sui palazzi
apostolici. La legge conta di due titoli:
1. Sono di propriet dello Stato pontificio i seguenti palazzi: Il
Vaticano, Palazzi del Laterano, villa di Castelgandolfo. Lo
Stato si impegna a corrispondere una dotazione annua di L.
3.225.000.
2. Definisce le relazioni tra Stato e Chiesa. Lo Stato rinuncia al
controllo sulla pubblicazione delle nuove leggi ecclesiastiche, al
giuramento di fedelt dei Vescovi e alla nomina degli stessi
36

Patti Lateranensi 1929
Le trattative sono state condotte dallavvocato F.Pacelli per il Vati-
cano e da B.Mussolini per il Governo italiano. Gli accordi del Latera-
no furono firmati da B.Mussolini e da P.Gasparri l11 febbraio 1929
e ratificati con apposita legge il 27.05. 1929, n.810 e consistono in
due protocolli: un Trattato con annessa una Convenzione finanziaria
e un Concordato.
La revisione del Concordato nel 1984.
La revisione riguardava i seguenti punti del Concordato:
La religione cattolica non era pi considerata religione di Sta-
to;Finanziamento della Chiesa attraverso una frazione del gettito
totale dellIRPEF ( l8 per mille);Linsegnamento della Religione
diventava facoltativa e non pi obbligatoria;Clausole da rispettare
perch il matrimonio celebrato secondo il rito cattolico possa essere
trascritto allufficio dello stato civile del Comune.










37

Articolo 8

Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla
legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di
organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con
lordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base
di intese con le relative rappresentanze.
Analisi del testo

Le confessioni che hanno raggiunto un'intesa con lo Stato italiano
sono:
1. Tavola Valdese
2. Assemblee di Dio in Italia
3. Unione delle Chiese Cristiane Avventiste del 7 giorno
4. Unione delle Comunit Ebraiche italiane
5. Unione Cristiana Evangelica Battista
6. Chiesa Evangelica Luterana in Italia
7. Unione Buddhista Italiana
8. Congregazione cristiana dei testimoni di Geova
Commento
Larticolo afferma il principio della libert e della pari dignit di tut-
te le confessioni religiose e costituisce il fondamento del pluralismo
confessionale e della tutela della libert religiosa individuale e collet-
tiva.
Il secondo comma, pur ribadendo la diversit della Chiesa cattolica,
trattata secondo principi del diritto internazionale e riconosciuta
come istituzione sovrana e indipendente, tratta le altre comunit
religiose, riconosce il diritto di organizzarsi liberamente attraverso
propri statuti, ma esclude quelle credenze che prevedono comporta-
menti contrari alle leggi italiane.
Il comma tre riconosce il principio di bilateralit che pone come base
delle leggi che andranno a regolamentare i rapporti tra Stato ed ogni
singola confessione.
Corrado
38

APPROFONDIMENTO articolo 8
A cura di Angela Aristotile e Stefania Trivisonno, III Classico

Larticolo 8 dichiara espressamente il principio di neutralit dello
Stato in materia religiosa, ammettendo la libert di culto e il plurali-
smo confessionale, ma obbliga al rispetto delle leggi italiane.
Diverse religioni, presenti nel nostro territorio, hanno siglato intese
con lo Stato, manca solo la religione islamica. In Italia esistono di-
verse associazioni di islamici, ma nessuna riconosce alle altre il dirit-
to di rappresentarle tutte e lo Stato italiano non ancora riuscito a
trovare il bandolo della matassa.
L'Islam non solo una confessione religiosa; anche e in egual misu-
ra una prassi politica. Non c' separazione possibile fra spirituale e
temporale. La stessa parola "Islam" significa "sottomissione" e infat-
ti il modello politico a cui l'Islam ambisce, ovunque, quello di una
"comunit non plurale" ispirata dalla Shara (la Legge Coranica) e
ad essa uniformata. Non solo non esiste al mondo alcuno Stato isla-
mico democratico, ma nessuno Stato islamico ha mai riconosciuto
pienamente le "Dichiarazioni internazionali dei diritti dell'uomo"
senza apporre la clausola di sottomissione di queste alla Shara; la
qual cosa significa svuotarle di senso. Al tempo della Costituente
non c'era cultura religiosa sufficiente e l'Islam era sconosciuto ai pi.
Ma alla luce dei contenuti morali e normativi dell'Islam non si vede
come questa religione possa essere riconosciuta idonea a rispondere
alle caratteristiche sancite dal 2 comma di questo art.8, poich la
disparit tra i sessi, la pena di morte prevista per determinati com-
portamenti sessuali, l'amputazione della mano per i ladri, la lapida-
zione per le donne sposate che commettono adulterio e il matrimonio
poligamico sono elementi irrinunciabili previsti dal Corano, per non
parlare di tutta la sfera riguardante i diritti politici e civili che sono
nell'Islam antitetici al nostro ordinamento giuridico.Al punto che
viene da chiedersi se tale religione e chi vi aderisce, indipendente-
mente dal fatto che sia sunnita o sciita, possa ricevere dal nostro
Stato qualcosa di pi di una mera tolleranza, senza riconoscimenti
ufficiali o addirittura aiuti finanziari o logistici.
39

Questa opinione potrebbe cambiare solo se, apertamente e senza lin-
guaggi ambigui, i principi e i valori dell'Islam contrari alla nostra
Costituzione, e a quelle di tutti gli Stati democratici, venissero scon-
fessati e definiti intollerabili direttamente dalle principali autorit
religiose musulmane, con una solenne dichiarazione scritta e con-
giunta da effettuarsi all'ONU, in lingua sia araba che inglese.
















40

Articolo 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca
scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimoni storico e artistico della
Nazione.

Analisi del testo
I beni culturali sono tutti quei beni che compongono il patrimonio
stori-
co,artistico,monumentale,antropologico,archeologico,archivistico e
librario che costituiscono testimonianza avente valore di civilt .
Ricerca scientifica un'attivit umana avente lo scopo di scoprire,
interpretare e revisionare fatti, eventi, comportamenti o teorie rela-
tive alla natura usando i metodi scientifici, cio basati sul metodo
scientifico.

Commento
Larticolo stabilisce che la Repubblica, attraverso le sue istituzioni e
in collaborazione con gruppi privati, favorisce e incentiva manifesta-
zioni, iniziative, organizzazioni culturali, gli istituti per la ricerca
scientifica e tecnologica. Lo Stato deve rimuovere tutti gli ostacoli
di ordine economico e sociale ma senza incidere negativamente sulla
libert artistica e scientifica.
Per il secondo comma, le garanzie costituzionali vanno affiancate
dai valori che appartengono alla coscienza collettiva perch i beni
culturali costituiscono un patrimonio di tutti da tutelare.
I Costituenti avevano chiara consapevolezza che la scuola, la cultu-
ra, la ricerca rappresentano le basi sulle quali deve essere costruito
lavvenire delle nuove generazioni e della stessa democrazia.

Daria


41

APPROFONDIMENTO articolo 9
A cura di Teresa Messina e Luca Di Fabio, III Classico

Considerata la valenza e limportanza che larticolo 9 riveste nella
cultura costituzionale e sociale dItalia, opportuno leggere questi
cenni fatti dallex Presidente della Repubblica Ciampi il 5 maggio
2003 in occasione della consegna delle medaglie doro ai benemeriti
della cultura e dellarte.
E nel nostro patrimonio artistico, nella nostra lingua, nella capaci-
t creativa degli italiani che risiede il cuore della nostra identit, di
quella Nazione che nata ben prima dello Stato e ne rappresenta la
pi alta legittimazione. LItalia che dentro ciascuno di noi e-
spressa nella cultura umanistica, dallarte figurativa, dalla musica,
dallarchitettura, dalla poesia e dalla letteratura di un unico popolo.
Lidentit nazionale degli italiani si basa sulla consapevolezza di es-
sere custodi di un patrimonio culturale unitario che non ha eguali
nel mondo. La cultura e il patrimonio artistico devono essere gestiti
bene perch siano effettivamente a disposizione di tutti, oggi e do-
mani per tutte le generazioni. La doverosa economicit della gestio-
ne dei beni culturali, la sua efficienza, non sono lobiettivo della pro-
mozione della cultura, ma un mezzo utile per la loro conservazione e
diffusione.
La nozione di cultura appartiene alla storia
La cultura pu essere vista come l'identit di un popolo
(comprendendo la lingua, i costumi, la religione, la moneta ecc.),
tuttavia si possono anche distinguere due concezioni fondamental-
mente diverse:
Una concezione umanistica o classica presenta la cultura co-
me la formazione individuale, unattivit che consente di
coltivare lanimo umano (deriva infatti dal verbo latino
colere).
Una concezione antropologica o moderna presenta la cultura
come il variegato insieme dei costumi, delle credenze, degli
atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle
diverse popolazioni o societ del mondo. Concerne sia lindi-
viduo sia le collettivit di cui egli fa parte.
42

La ricerca scientifica
Le grandi scoperte non vengono dalla bottega dell'alchimista, ma
dai grandi Istituti, nei quali i ricercatori condividono apparecchiatu-
re sofisticate e, soprattutto, quei contatti giornalieri e quello scam-
bio di informazioni. Non vi dubbio che pesi negativamente il siste-
ma universitario del Paese, dal momento che pur sempre l'Univer-
sit la sede nella quale si creano inizialmente le vocazioni alla ricer-
ca-azione della ricerca. In Italia pochi sono i ricercatori, ma la qua-
lit abbastanza buona. La ricerca scientifica deve essere una prio-
rit assoluta del Paese. Ricerca vuol dire indipendenza, l'Italia che
non fa ricerca non pu che essere dipendente da pressioni internazio-
nali di ogni tipo dai quali nasce il progresso della scienza.

Fig. 3 Cattedrale romanico-gotica di Larino, risalente al XIII sec.

Fig. 4 Mosaici di Larino
43


Fig. 5 Anfiteatro romano di Larino




















44

Articolo 10

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero regolata dalla legge in
conformit delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio
delle libert democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha
diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni
stabilite dalla legge.
Non ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici*

Analisi del testo
Diritto internazionale
Il diritto internazionale, chiamato anche diritto delle genti(ius
gentium), quella branca del diritto che regola la vita della comuni-
t internazionale.

"Straniero"
Colui che cittadino di uno Stato diverso da quello italiano, oppure
colui che non ha alcuna cittadinanza ed quindi apolide. Esistono
oggi due tipi di cittadini stranieri: i cittadini comunitari, cio prove-
nienti dagli altri Paesi dell'Unione Europea, che grazie alla istituzio-
ne della "cittadinanza europea" godono praticamente degli stessi di-
ritti e doveri degli italiani, con poche limitazioni uguali a quelle che
gli italiani subiscono negli altri Stati membri UE; i cittadini extraco-
munitari, che invece hanno restrizioni relative all'ingresso e al sog-
giorno nel territorio italiano.
"Diritto d'asilo"
E' il permesso concesso al cittadino straniero, perseguitato politica-
mente o vittima di un disastro umanitario, di dimorare in Italia fino
a quando persistano i motivi della concessione d'asilo.
Estradizione
Lestradizione una forma di cooperazione giudiziaria tra Stati e
consiste nella consegna da parte di uno Stato di un individuo, che si
sia rifugiato nel suo territorio, ad un altro Stato, affinch venga sot-
45

toposto al giudizio penale o alle sanzioni penali se gi condannato.
Estradizione per reati politici , vietata(non rientrano in questa
previsione i reati di genocidio o contro lumanit). La Corte Costitu-
zionale ha negato che si possa estradare per reati puniti con la pena
di morte nel paese richiedente.
Commento
Questo articolo ha la finalit di indicare il modo con cui la Repubbli-
ca si mette in relazione con la comunit internazionale. LItalia si
propone di aderire ai trattati internazionali conformi ai principi fon-
damentali del suo ordinamento giuridico e si riserva di recepire i
contenuti del diritto internazionale con apposite leggi.
Viene poi indicato il tipo di relazione da instaurare con i cittadini
stranieri presenti sul territorio della Repubblica. Emerge la marcata
sensibilit da parte di chi usciva da un regime totalitario e repressi-
vo e da una lunga e terribile guerra, nella quale i diritti umani erano
stati calpestati nel modo pi bieco ed orribile.
Viene perci riconosciuta allo straniero un'ampia tutela, fino alla
concessione del diritto di asilo qualora questi provenga da un Pae-
se ove le libert garantite dalla Costituzione fossero violate. Non so-
lo: le condizioni di permanenza sul territorio della Repubblica devo-
no venire stabilite da apposite leggi, per assicurare l'effettivo godi-
mento delle tutele previste ed evitare l'abbandono dello straniero a
un rapporto meramente formale, che si avrebbe con le normali pro-
cedure della Pubblica Amministrazione.
Viene infine sancito il principio del divieto di estradizione per reati
politici. L'estradizione quell'istituto giuridico che prevede la con-
segna di un imputato straniero allo Stato che lo ricerca, mentre i re-
ati politici intesi dalla Costituzione sono quegli atti di ribellione
compiuti contro Stati non democratici, illiberali o prevaricatori dei
diritti umani.
Il principio, sacrosanto nelle intenzioni, ha dovuto tuttavia subire
una modifica altrettanto sacrosanta, poich una interpretazione let-
terale poteva lasciare aperta la possibilit di concedere diritto d'asilo
anche a chi avesse commesso il reato di strage o di genocidio, reati
che sono anche, e forse soprattutto, politici. Ecco perch nel 1967 fu
46

approvata una specifica legge costituzionale per rimediare a questo
inconveniente, norma che oggi consente l'estradizione, per questo
tipo di reati politici, sia dello straniero che del cittadino.

Valentino


APPROFONDIMENTO articolo 10
A cura di Antonio Vizzarri e Valerio Gioia, III Classico


Le relazioni internazionali sono presenti lungo tutto il corso della
storia. Trattati di guerra, di pace e di alleanza furono stipulati dai
greci e dai romani, ed anche durante il Medioevo i rapporti politico-
diplomatici furono intensi. Tuttavia non si pu ancora parlare di
comunit internazionale in quanto lEuropa era dominata da due
autorit sopranazionali, il papa e limperatore; inoltre non esisteva-
no allora stati nel vero senso della parola, dato che lo stato moderno
assunse le sue caratteristiche di struttura amministrativa organizza-
ta tra il XV e il XVII secolo.
Sul piano teorico, le basi giuridiche dei rapporti fra gli Stati furono
gettate da alcuni studiosi del diritto, fra i quali Ugo Grozio che
considerato il fondatore del diritto internazionale.
Il consolidarsi di un gruppo di grandi potenze( Francia, Inghilterra,
Spagna, Portogallo, Russia, Paesi Bassi, Austria, Stati Uniti) port
alla formulazione di alcuni principi giuridici che furono alla base dei
rapporti tra i vari stati. Si trattava di norme che regolavano la so-
vranit territoriale dello stato e lacquisto della sovranit su terre
non appartenenti a nessuno stato ( terrae nullius); altre norme sanci-
vano il rispetto della struttura politica di ciascuno stato, il principio
della reciproca non interferenza negli affari interni e regolavano i
privilegi diplomatici, la protezione degli stranieri, la stipulazione dei
trattati e la loro forza vincolante.
In seguito, organizzazioni internazionali sono entrate a far parte del-
la Comunit internazionale. Nella Convenzione di Ginevra (1864)
furono fissate regole sul modo di condurre le guerre allo scopo di li-
47

mitarne gli aspetti pi disumani; con la Convenzione de LAia (1899
e 1907) furono introdotte nuove norme sul trattamento dei prigio-
nieri di guerra e sul rispetto dei popoli vinti.
Il primo tentativo per dare un ordinamento unitario alla comunit
internazionale fu la creazione, nel 1919, della Societ delle Nazioni,
fortemente voluta dal Presidente degli Stati Uniti, che aveva cerca-
to anche di far entrare nel diritto internazionale una serie di impor-
tanti principi, solo in parte accettati dalle nazioni europee: innanzi-
tutto il pacifismo e lautodeterminazione dei popoli.
Il quadro internazionale cambia sostanzialmente nel secondo dopo
guerra in seguito alla nascita dellOrganizzazione delle Nazioni Uni-
te.
O.N.U. (Organizzazione delle Nazioni Unite) nata a conclusione
della seconda guerra mondiale. Lo statuto stato approvato nel 194-
5 a San Francisco dai rappresentanti di 50 Paesi. Esso incentrato
sulluguaglianza dei diritti di tutte le Nazioni, dalla cui collaborazio-
ne dipendono sia la pace e la sicurezza internazionale, sia il progresso
sociale ed economico di tutti i popoli.
UE ( Unione Europea)
Dalla CECA( Comunit Economica del Carbone e Acciaio) alla CEE
( Comunit Economica Europea)e allUE.
Nel 1951 Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Repub-
blica federale tedesca, diedero vita alla Ceca che mirava allo scambio
del carbone e del ferro per sviluppare lindustria siderurgica indi-
spensabili per la ricostruzione dei paesi distrutti dalla seconda guer-
ra mondiale.
Nel 1957 i sei Paesi firmarono a Roma un accordo che diede origine
alla CEE.
Nel 1992 nacque lUnione europea. Attualmente lUE composta da
25 Stati.






48

Articolo 11

LItalia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libert degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parit con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranit necessarie ad un ordinamento che assi-
curi la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Analisi del testo
Organizzazioni Internazionali
N.A.T.O.(Organizzazione del Trattato Nord Atlantico), indica lor-
ganizzazione internazionale per la collaborazione nella difesa, creata
nel 1949 in supporto al Patto Atlantico che venne firmato a Washin-
gton nel 1949. La misura fondamentale del trattato viene enunciata
nellarticolo 5 che stabilisce: Le parti concordano che un attacco
armato contro una o pi di esse, in Europa o in Nord America, deve
essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza
concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in
esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciu-
to dallarticolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assister la par-
te o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente
o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie,
incluso luso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicu-
rezza dellarea Nord Atlantica.
Questa misura venne utilizzata per la prime volta nella storia del
trattato il 12 settembre 2001, in risposta allattacco terroristico del
giorno precedente a New York, negli Stati, negli Stati Uniti.
Caschi Blu
Denominazione informale adottata per la forza militare internazio-
nale dellO.N.U.; detto nome deriva dal colore dellelmetto in dota-
zione alle truppe.
I Caschi Blu sono formati da reparti messi a disposizione del Consi-
glio di sicurezza, su sua richiesta, dai paesi membri dellO.N.U. al
fine di contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza in-
ternazionale. Si tratta di forze non combattenti. Scopo del loro im-
49

pegno dividere i contendenti, impedire lallargamento dei conflitti,
controllare il rispetto dei cessate il fuoco. Nel 1988 ai Caschi Blu
stato conferito il premio Nobel per la pace.
I Caschi Blu sono dislocati in diverse aree calde di tutto il mondo.
Questa struttura militare dovrebbe soprattutto costituire un forte
deterrente per scongiurare linizio di conflitti, prima che essi degene-
rino in vera e propria guerra.

Commento
Larticolo proibisce la guerra come strumento di offesa alla libert
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie in-
ternazionali. I contrasti possono e devono essere risolti mediante la
discussione e il confronto delle proprie ragioni nellambito delle orga-
nizzazioni internazionali, volte ad assicurare la pace tra i popoli.
La condanna della guerra non esclude per il diritto e il dovere di
difendere il territorio nazionale, di assicurare la libert e lindipen-
denza del proprio paese.
Al fine di garantire la pace e la giustizia fra le Nazioni, lItalia accet-
ta, in condizioni di parit con gli altri Stati, limitazioni alla propria
sovranit e favorisce le organizzazioni internazionali preposte a tale
scopo.

Marianna e Silvia


APPROFONDIMENTO articolo 11
A cura di Pietro Di Paolo, 5 B

La maggior parte dei Paesi del mondo sono oggi raggruppati in ag-
gregazioni di Stati e in organizzazioni internazionali che, pur con
finalit diverse, svolgono un ruolo sempre pi importante nella vita
del nostro tempo. Alcune di queste associazioni di Stati hanno come
obiettivo la difesa di interessi particolare dei Paesi membri; altre si
50

propongono la difesa di interessi pi generali che riguardano lintera
collettivit umana. Potremmo dire che le organizzazioni internazio-
nali sono essenzialmente di tre tipi:
1. organizzazioni che hanno finalit economiche;
2. organizzazioni che hanno finalit militari;
3. organizzazioni che hanno finalit di collaborazione pacifica nel-
linteresse generale dellumanit.
Lo Statuto dellO.N.U. prevede le seguenti istituzioni:
Assemblea generale degli Stati membri che si riunisce annual-
mente. Lassemblea ha poteri limitati di sicurezza. La sede a
New York.
Il Consiglio, vero organo decisionale, composto da 12 membri
di cui 5 permanenti( USA, ex-URSS, Cina, Inghilterra, Fran-
cia) e 10 scelti ogni 2 anni tra i rappresentanti degli altri stati
membri. Ogni decisione del Consiglio richiede lunanimit dei
membri permanenti, ciascuno dotato di diritto di veto.
Consiglio economico e sociale, con sedi a New York e a Gine-
vra, composto da 36 membri.
Consiglio di amministrazione fiduciaria.
La Corte internazionale di giustizia con sede allAia: si compo-
ne di 15 giudici eletti per 9 anni dallAssemblea generale e dal
Consiglio di Sicurezza
Il Segretariato generale, con sede a New York, che ha come
capo il Segretario generale, nominato dallAssemblea generale
e che dura in carica 5 anni

La N.A.T.O.
La NATO nata negli anni successivi alla seconda guerra mondiale
e si proponeva la difesa degli Stati membri dallUnione Sovietica che,
come primo grande Stato socialista, appariva una minaccia per il
mondo occidentale.
In risposta alla NATO, lURSS diede vita nel 1955 al Patto di Var-
savia. Questi due patti contribuirono alla divisione del mondo in due
blocchi contrapposti, guidati dalle due superpotenze, USA e URSS.
La fine dellUnione Sovietica e il crollo del comunismo negli altri
Paesi dellEst europeo hanno favorito la distensione tra Est ed O-
51

vest e hanno portato allo scioglimento del Patto di Varsavia (1991).
La NATO ha conservato la sua organizzazione, modificando per il
suo ruolo. Al vertice di Praga del 2002, essa si data nuovi obiettivi
e una nuova strategia: combattere il terrorismo internazionale, an-
che con azioni preventive contro gruppi, organizzazioni, Paesi che
minacciano gli Stati membri dellalleanza.
Gli Stati che fanno parte della NATO sono: Italia, Stati Uniti, Cana-
da, Inghilterra, Belgio, Danimarca, Francia, Islanda, Lussemburgo,
Norvegia, Olanda, Portogallo, Germania, Grecia, Spagna, Turchia,
Polonia, Rep. Ceca, Ungheria.



























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Articolo 12

La bandiera della Repubblica il tricolore italiano: verde, bianco e
rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

Commento
Larticolo decreta che la bandiera della Repubblica tricolore. Per
ogni Stato nazionale o federale la bandiera rappresenta il simbolo
dellunit nazionale.



APPROFONDIMENTO articolo 12
A cura di Valerio Gioia, III Classico

La storia del Tricolore Italiano
Il Tricolore Italiano, dai colori bianco, rosso e verde, fu consacrato
quale simbolo della patria il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dal
Congresso dei rappresentanti di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e
Modena, lo stesso Congresso che pochi mesi prima aveva proclamato
la nascita della Repubblica Cispadana. Autore della proposta fu il
patriota e letterato Giuseppe Compagnoni, rappresentante della cit-
t di Lugo. Il Tricolore aveva per gi fatto la sua apparizione sul
suolo italiano nel settembre 1796. Sar lo stesso Napoleone Bona-
parte a darne l'annuncio al Direttorio in una lettera nella quale
scritto che la Legione Lombarda, appena costituita, aveva scelto
come propria bandiera "nazionale" il Tricolore bianco, rosso e verde.
Adottato come simbolo nazionale anche dalla Repubblica Italica e
successivamente dal Regno d'Italia, il Tricolore segu le fortune na-
poleoniche e con la Restaurazione scomparve dall'Italia. La bandie-
ra bianca, rossa e verde apparir di nuovo in Italia nel 1831, con la
costituzione della Giovine Italia. Il suo fondatore, Giuseppe Mazzi-
ni, far di essa il simbolo della libert e della volont di rinnovamen-
to e di unit nazionale del popolo italiano. Il Tricolore della Giovine
53

Italia recava, da una parte, la scritta: "Libert, Uguaglianza, Uma-
nit"; e dall'altra: "Unit, Indipendenza". Da questo momento l'idea
dell'unit e dell'indipendenza nazionale e il Tricolore vengono stret-
tamente associati nella mente degli italiani.
Dalla spedizione di Savoia del 1834, non c' moto o sollevazione po-
polare che non avvenga all'insegna del Tricolore. Nel marzo 1848 i
milanesi insorgono contro gli austriaci agitando il Tricolore e can-
tando l'Inno di Mameli. Ci, probabilmente, avrebbero varcato il
Ticino sotto le insegne del Tricolore (con lo scudo sabaudo al centro).
E nel 1947 il Tricolore, ovviamente privo del simbolo della dinastia
sabauda, viene introdotto nella Costituzione repubblicana, che al-
l'art. 12 cos recita: "La Bandiera della Repubblica il tricolore ita-
liano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensio-
ni".









54























55

DEMOCRAZIA

Letteralmente il termine democrazia significa governo del popolo
( dal greco demos-popolo-e kratein-potere-).
Concettualmente significa sovranit del popolo che ha il diritto di
scegliere direttamente o indirettamente i propri rappresentanti e la
forma di governo.
Storia della democrazia Storia della democrazia
Nellet classica le citt-stato, Atene in particolare, sono state demo-
crazie dirette perch nelle assemblee pubbliche si radunavano tutti i
cittadini ( ad esclusione degli schiavi e delle donne) con diritto di pa-
rola e di voto.
Secondo G.Glotz (1862/1935) le basi della democrazia nellaccezione
moderna del termine sono state poste nella Roma repubblicana ed
imperiale. Alcuni giuristi romani , Ulpiano e Giuliano,
hanno sostenuto che lautorit dellimperatore si basava sulla inve-
stitura del popolo e che il popolo stesso era da considerare creatore
del diritto, sia mediante il voto sia mediante la consuetudine.
Nel periodo medioevale sono state lesperienza comunale in Italia e
la lotta alla teocrazia papale a dare vitalit al modello democratico.
Nel Defensor pacis Marsilio da Padova sostenne che il potere legi-
slativo apparteneva esclusivamente al popolo che lo esercitava con il
voto, secondo il principio di maggioranza, mentre il potere esecutivo
veniva delegato dal popolo ad altri.
Tra il Seicento e lOttocento, le rivoluzioni contro i regimi autocrati-
ci sfociarono spesso nelladozione della forma repubblicana. In molti
casi il riferimento degli apologeti della repubblica era il modello ari-
stocratico di stampo autoritario( Venezia-Lucca-Firenze).
Molto spesso le utopie repubblicane avevano una forte componente
di egualitarismo democratico. Rousseau sostenne che solo un gover-
no repubblicano era compatibile con i valori democratici. A suo pa-
rere solo in un contesto simile avrebbe potuto prender corpo quella
volont generale attraverso la quale il popolo sarebbe stato in grado
di esercitare il potere di fare le leggi, assicurando la partecipazione al
processo a tutti i cittadini. Fu, per, lesperimento repubblicano de-
56

gli Stati Uniti a diffondere lideale di una repubblica democratica
basata sullapplicazione del principio del suffragio universale ( esclu-
si gli schiavi e le donne).
Nel corso dellOttocento, liberali e socialisti discussero con accani-
mento della natura della democrazia ( B.Constant, S.Mill, Tocque-
ville).
Gli sviluppi successivi hanno segnato prima una crisi dello Stato li-
berale- messo in discussione dallavanzata dei totalitarismi e dai suc-
cessi del socialismo reale- poi, dopo la seconda guerra mondiale
e ,soprattutto dopo il tracollo dei regimi comunisti dei Paesi dellest
europeo, la vittoria della democrazia liberale, adottata almeno for-
malmente dalla maggioranza degli Stati esistenti nellultimo scorcio
del XX secolo.
La democrazia moderna La democrazia moderna, perci, una democrazia liberale per le se-
guenti motivazioni:
1. pone alla base i diritti civili e lo Stato di diritto
2. mantiene saldi il valore e la libert dellindividuo
3. caratterizzata da una pluralit di centri di potere

Nel concetto di democrazia entrano tre elementi:
1. la scelta dei governanti
2. la garanzia delle libert personali
3. il riconoscimento della pluralit

Questo arricchimento del concetto fa s che lattenzione si sposti;
non bisogna pi intendere la parola democrazia come forma del go-
verno e sistema politico che assegna ai cittadini solo il ruolo di elet-
tori, ma partecipazione, democrazia partecipativa. Laggettivo
democratico sottolinea che si tratta di una cittadinanza basata sui
principi e i valori dei Diritti delluomo, del rispetto della dignit u-
mana, del pluralismo della diversit culturale e del primato del dirit-
to. Come tale coinvolge e rende protagonisti tutti gli individui, indi-
pendentemente dallet e dal ruolo sociale


57

LIBERTA

La libert senzaltro il bene pi prezioso delluomo dopo la vita: in
suo nome sono state sostenute lotte, combattute guerre, fatte rivolu-
zioni e scritti innumerevoli trattati.
La libert lesaltazione della dignit umana: ogni offesa a tale digni-
t comporta un attentato alla stessa libert. Essa non stata sempre
concepita allo stesso modo nel corso della storia e neppure intesa alla
stessa maniera dalle diverse ideologie e dai diversi orientamenti poli-
tici. Una cosa certa e comune a tutti: si apprezza il bene prezioso
della libert quando questa perduta. Infatti loppressione politica,
la schiavit, la servit, la tirannide, la dittatura, la discriminazione
( razziale, religiosa, culturale), sono tutte gravi forme di limitazione
della libert umana che fanno capire come la stessa umanit risulti,
per cos dire, menomata quando essa viene cos terribilmente colpi-
ta.
Nel corso della storia e del pensiero filosofico la libert stata varia-
mente intesa.
Il concetto di libert nasce nel mondo antico e sul terreno politico. Il
Greco si sentiva libero in quanto poteva partecipare allamministra-
zione della polis (ma poi si escludevano categoricamente dalla frui-
zione della libert gli schiavi).
La problematica propriamente metafisica o psicologica della libert
si sviluppa sempre in Grecia ma relativamente tardi e in forme diver-
se da quelle del Cristianesimo. Luomo arcaico poteva affermarsi li-
bero di fronte al fato in quanto non poteva mutare lordine di svolgi-
mento delle cose, ma se ne rendeva conto e lo accettava, era un uo-
mo in armonia col tutto.
Il fatto storico pi importante che ha influito sullevoluzione del
concetto di libert senza dubbio lavvento del Cristianesimo. Esso
afferma la libert morale( diversa dalla libert di Platone che la rife-
riva solo alla schiavit dalle passioni), una libert che non dipende
da circostanze esteriori e quindi libert psicologica, spirituale.
Nel Medio Evo si radica ulteriormente il concetto di libert come
scelta delluomo rispetto alla possibilit del bene o del male.
LUmanesimo e il Rinascimento ha esaltato il valore delluomo e del
suo operato nel mondo, a differenza del Protestantesimo che vedeva
luomo in una condizione di totale subordinazione a Dio.
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PARTECIPAZIONE

Con il termine partecipazione si designano tutti i comportamenti
autonomi dei cittadini volti consapevolmente a influire sulle decisio-
ni che riguardano la collettivit.
Il termine ha una doppia valenza semantica:
1. da un lato significa prendere parte
2. dallaltro significa essere parte.
La partecipazione politica rappresenta la presa di coscienza da parte
dellindividuo, in quanto componente di una societ, della necessit
e dellimportanza del proprio coinvolgimento intellettuale e pratico
(con il voto ad esempio) alla vita politica e sociale dello Stato, a par-
tire dai livelli pi bassi e ristretti (famiglia, quartiere, scuola) a quel-
li pi alti e ad ampio raggio che vedono coinvolto un maggior nume-
ro di persone.
Dal punto di vista strettamente politico, essa il presupposto e il
requisito necessario per la vita democratica e civile della comunit
che permette la piena realizzazione dellessere umano in quanto ani-
male socievole.
Essa al tempo stesso un fenomeno antico e recente. E antico in
quanto fin dal momento in cui si pu parlare di politica come attivi-
t svolta in comunit organizzate vi stata partecipazione politica.
E un fenomeno recente poich estremamente collegato a significa-
tivi mutamenti dei sistemi socio-economici e della natura delle co-
munit politiche. In tutte le societ, a partire dalle poleis della Gre-
cia alla Roma del foro e dei negotia la partecipazione si configura
come necessit e come causa ed effetto del senso di appartenenza ad
un organismo pi grande.
Molte forme di organizzazione del potere politico nel mondo occiden-
tale e ed orientale non hanno lasciato spazio alla partecipazione poli-
tica per moltissimo tempo. E solo con lemergere delle forme moder-
ne di Stato nel mondo occidentale, e con le prime spinte alla demo-
cratizzazione interna, che si pu parlare legittimamente di parteci-
pazione politica.
Affrontando il discorso nellambito politico non si pu non fare ri-
59

mando alla forma di partecipazione per eccellenza, quella elettorale,
in quanto fondamentale per il suo carattere istituzionale, per la
regolarit degli appuntamenti e per il largo numero di individui che
coinvolge.
In una societ sempre pi multietnica, dove il fenomeno dellimmi-
grazione sempre pi presente agli occhi dellopinione pubblica, af-
fiora anche la questione del ruolo politico che gli extracomunitari e
gli stranieri dovrebbero ricoprire allinterno del paese diverso da
quello di provenienza.
Acceso il dibattito che contrappone coloro che appoggiano unef-
fettiva partecipazione alla vita politica dello Stato da parte degli
immigrati e coloro che ritengono che il diritto di voto non debba es-
sere loro concesso. Finora la scelta stata affidata alle iniziative dei
singoli comuni che hanno deciso se e come favorire la partecipazione
dei cittadini non comunitari residenti sul loro territorio.

Partecipazione sociale

Parlare di partecipazione sociale vuol dire parlare di convivenza ci-
vile, perch essa una delle forme chiave di vivere il civismo. Biso-
gna imparare a convivere, a vivere con gli altri che la pensano come
noi e in modo differente.
La civilt contemporanea mette in evidenza la necessit di adottare
una educazione alla vita civica a tutti i livelli, dalla famiglia alla
scuola, dallimpresa al lavoro, dalla societ alle associazioni







60

PLURALISMO

Il pluralismo un sistema che prevede linterazione e la competizio-
ne di gruppi con interessi e ideali politici differenti volto, quindi, alla
combinazione di una molteplicit di centri di potere.
Storia del concetto di pluralismo
Lespressione pluralismo una creazione linguistica moderna di
derivazione filosofica e che nata in contrapposizione al termine e-
goismo.
In metafisica il termine pluralismo designa le dottrine filosofiche o
gli aspetti di esse, in cui si fa valere una pluralit di esseri o sostanze
o principi, coesistenti fra di loro e in contrapposizione al monismo. Il
monista vuole ricondurre tutto ad uno; il pluralista comprende il
mondo come molteplicit e quindi pluri-versum.
Pluralismo politico
A riferimento di ci nato il pluralismo in campo politico, volto con-
tro lonnipotenza dello Stato rimarcando le richieste allautodeter-
minazione degli altri gruppi e associazione sociali.
Lespressione pi moderna del pluralismo di origine americana per-
ch lAmerica nata dallincontro di gruppi etnici, linguistici, reli-
giosi diversi.
Il nostro sistema politico caratterizzato dal pluralismo, cio dalla
presenza di vari partiti, che si si sono formati o hanno ripreso vita
dopo la caduta del fascismo.
Secondo N. Bobbio per pluralismo si intendono tre cose:
1. la constatazione che le nostre societ sono societ complesse in
cui si sono formate sfere particolari(sindacati, partiti, gruppi
organizzati);
2. una migliore organizzazione della societ che consente ai vari
gruppi di esprimersi politicamente;
3. una societ politica cos organizzata lantitesi di ogni forma
di dispotismo.

La libert di associazione e di formazione dei partiti deve essere assi-
curata e difesa allo scopo di favorire una partecipazione sempre pi
attiva, informata e responsabile dei cittadini alla vita politica del
Paese.
61



















SOLIDARIETA

Nellaccezione pi generale il termine solidariet designa quel vinco-
lo di interdipendenza che in un corpo sociale lega tra loro pi perso-
ne, per cui esse, ponendosi su un piano di eguaglianza, mettono in
comune i rischi e i vantaggi derivanti dalla loro attivit associata.
Definire in termini giuridici la solidariet non possibile, ma nessu-
no ne pu negare il valore morale. Essa pone come base lessere uma-
no, la dignit della persona.
Lespressione pi alta dellatteggiamento di solidariet offerta dal
Cristianesimo nella carit come amore del prossimo e si estrinseca
nella coscienza di una comunanza di origine, di esistenza che esige
corresponsione.
Si fa un gran parlare di solidariet, sia per difendere o migliorare le
strutture assistenziali dello Stato sociale, sia perch trascinati dall-
onda dellemotivit conseguente o ad alcune gravi calamit o ad al-
cuni disagi di vita.
Questa disposizione allaiuto e alla partecipazione conseguenza del
nostro essere membri di una comunit sociale: non siamo delle
monadi separate le une dalle altre, ma persone integrate in un am-
bito sociale che si caratterizza per una infinit di relazioni interindi-
viduali: affettive, familiari, di lavoro, di vicinanza, di cittadinan-
zaSiamo tutti consapevoli di far parte responsabilmente di una
societ organizzata, nella quale ognuno deve sentirsi disponibile ma-
terialmente e moralmente nei confronti degli altri.
Tuttavia, limpulso ad aiutare chi ha bisogno non deve nascere solo
occasionalmente: il senso della solidariet deve poggiare sulla ferma
consapevolezza di sentirci parte integrante di una comunit piccola
o grande che sia, anzi di una societ che si allarga dalla propria fami-
glia alle associazioni di vario genere, fino alla comunit nazionale e,
al di l di queste, fino a comprendere tutta lumanit. Lorganizza-
zione sociale, che si evolve nel tempo, esige che il contributo di cia-
scuno sia disciplinato nellinteresse di tutti: ecco perch lo Stato mo-
derno con apposite ed efficienti strutture, garantisce la protezione
62

sociale delle fasce pi deboli. Lo Stato democratico va oltre la tutela
della pura uguaglianza formale perch garantisce anche i diritti dei
lavoratori e, in particolare, quelli dei ceti socialmente pi deboli.
E ai principi di solidariet che si ispira la nostra Costituzione, quan-
do nell art. 3 proclama che compito della Repubblica, quindi di
tutti i cittadini, rimuovere gli ostacoli di ordine economico-sociale,
che, limitando di fatto la libert e luguaglianza dei cittadini, posso-
no impedire il libero sviluppo della persona e leffettiva partecipazio-
ne di tutti alla vita politica, sociale ed economica del Paese.
Gli articoli 31-32-33-34 proclamano la difesa dellinfanzia, della fa-
miglia, della salute.
La solidariet sociale, per, non deve confondersi con lo Stato mera-
mente assistenziale che dissipa le risorse pubbliche in un assistenzia-
lismo indiscriminato.

TOLLERANZA

Usi linguistici
In italiano il termine tollerare significa sopportare (es.: un ritardo
che si pu tollerare)
Simile a questo significato sono le espressioni: tollerare un farmaco.
Cicerone ha usato espressioni come: tribuna tollerare, vitam tollerare.
Cosa significa la tolleranza?
Il concetto tolleranza viene discusso in differenti ambiti del pen-
siero, lo si discute nella politica, nella sociologia, nelletica sociale,
nella filosofia, nella religione.
La tolleranza costantemente invocata ogni qualvolta si manifesti-
no abusi di potere, discriminazioni di minoranze, persecuzione e op-
pressione di individui e di gruppi.
Formazione storica della cultura della tolleranza
Nella cultura europea il concetto si afferma nellarco di tempo che
va dal XVI al XVIII sec.
Dalle guerre di religione alla rottura delluniversalismo cristiano,
alla nascita del pluralismo religioso, in questo contesto per la tolle-
63

ranza non un principio o un valore a cui aderire, ma un semplice
modus vivendi, un calcolo di prudenza.
Un esempio pu essere la Pace di Agusta (1555) tra cattolici e lutera-
ni, o lEditto di Nantes(1598) che ha posto fine alle guerre di religione
tra cattolici e ugonotti.
A partire dalla seconda met del Seicento, in Olanda e in Inghilterra
la tolleranza vista come metodo di convivenza civile ( T.More/
J.Locke).
Nel periodo dellIlluminismo, il termine tollerare ha cominciato a
riferirsi ad altri termini di origine latina. Mansuetudo, caritased
stato sempre pi associato al termine di libert di, tanto da con-
ferire alla tolleranza uno spessore morale che prima non aveva.
La tolleranza, cos, stata estesa dai problemi religiosi alla libert di
pensiero e di coscienza. Famosa ancora oggi la dichiarazione di
Voltaire: Detesto quanto voi scrivete, ma sono pronto a morire perch
possiate seguitare a scriverlo.
Il concetto di tolleranza ha subito cos una evoluzione: non pi una
concessione, ma riconoscimento di un diritto. Esso deve ancora di-
ventare, per, una disposizione interiore che conduca luomo ad am-
mettere che un altro professi unidea diversa dalla sua. Oggi bisogna
far coesistere, in una societ multietnica, gruppi non solo di diversa
religione, ma anche gruppi con storie, culture, lingue e identit di-
verse. Bisogna superare la cultura della indifferenza e diffondere la
cultura della convivenza della differenza.

I Paesi membri dellUNESCO, con delibera adottata a Parigi il 14
Luglio 1995, hanno proclamato il 16 Novembre di ogni anno Gior-
nata Internazionale per la tolleranza.




64

Puntualizziamo due concetti

Cosa significa Diritto?

Il diritto un ordinamento normativo del comportamento umano,
cio un sistema di norme che regolano comportamenti umani e la
norma va considerata come uno schema qualificativo di un fatto e-
steriore, di un evento di natura il quale viene trasformato in atto
giuridico o anti giuridico per mezzo di una norma. Il diritto ha due
componenti: una materiale e laltra formale fra loro intimamente
connesse ed indi scindibili.

Cosa significa Dovere ?

La Costituzione, nel disciplinare i rapporti fra i singoli e i pubblici
poteri , prevede anche una serie di prestazioni puntuali e di compor-
tamenti qualificanti, il cui adempimento, per la necessariet e la rile-
vanza sociale, viene considerata un dovere.








65

ESERCITIAMO
La cittadinanza attiva nella scuola

A conclusione del percorso possiamo affermare che non esistono di-
ritti cui non corrispondano altrettanti doveri, n viceversa. Si con-
vinti che quanto pi una societ si avvicina a questo modello di di-
ritti e doveri insieme assolti e insieme rispettati, tanto pi essa e-
voluta.



La scuola pubblica, nel redigere il proprio Regolamento interno,
guarda e rispetta gli articolati della Costituzione.


IL REGOLAMENTO INTERNO del Liceo FRANCESCO
DOVIDIO da considerarsi come allegato alla Carta costituzione
come tale deve essere condiviso e rispettato.
Art . 1
Il presente regolamento conforme ai principi e alle norme dello
Statuto delle studentesse e degli studenti, emanato con DPR n.249
del 1998, del Regolamento dellautonomia delle Istituzioni scolasti-
che, coerente e funzionale al POF adottato dallIstituto.
Art . 2
Il presente regolamento stato redatto dalle rappresentanze di tutte
le componenti della comunit scolastica, comprese quelle degli stu-
denti e dei genitori, nella consapevolezza che tutte le componenti
operanti nella scuola, ciascuna nel rispetto del proprio ruolo e secon-
do le proprie competenze, sono costantemente impegnate a garantire
in ogni circostanza il rispetto delle libert sancite dalla Costituzione
della Repubblica italiana.
E prevista lemanazione di documenti aggiuntivi per regolamentare
singole discipline di rilevanza interna allIstituto: regolamenti per
disciplinare le assemblee di classe e di Istituto, regolamenti per luti-
66

lizzo degli spazi attrezzati, regolamento del Comitato studentesco.
Art .3 ()
Art .4 ()
Ogni componente si impegna ad osservare e a far osservare il presen-
te Regolamento, che ha carattere vincolante.
Esso uno strumento a carattere formativo che definisce le corrette
norme relazionali e procedurali alle quali far riferimento, il cui ri-
spetto diviene indice di consapevole e responsabile partecipazione
alla vita scolastica.
Art .5
La scuola aperta per lingresso degli alunni e docenti dalle ore 8.
Per gli studenti pendolari lIstituto aperto dalle ore 7.45.
La scuola, escluso il sabato pomeriggio, aperta anche in orario po-
meridiano.
Art . 6 ()
ASSENZE e RITARDI
Art . 7
* Dopo qualsiasi assenza lalunno viene riammesso alle lezioni solo
dietro giustificazioni sul libretto.
* Le giustificazioni delle assenze, dei ritardi e delle uscite anticipate
saranno accolte soltanto se prodotte sullapposito libretto rilasciato
dalla scuola per il corrente anno scolastico.
* Qualora uno studente arrivi in ritardo o rientri da una assenza sen-
za giustificazione scritta ammesso con riserva e con lobbligo di
giustificare il giorno seguente.
Art .8
Le entrate posticipate e le uscite anticipate, non per motivi di salu-
te, saranno autorizzate dal Dirigente o da un suo collaboratore sol-
tanto per documentati motivi e nel limite complessivo di quattro(5)
a quadrimestre. Non concesso dal Dirigente o in sua assenza dal suo
collaboratore nessuna autorizzazione ad uscite anticipate o entrate
posticipate nel mese di maggio.
* Gli studenti minorenni devono essere prelevati o accompagnati dal
genitore.
* Agli alunni non consentito assentarsi o allontanarsi per sciopero,
67

in caso di assenza essa va giustificata dal genitore.
Art .9
Lallievo, per essere scrutinato al termine dellanno scolastico, deve
aver frequentato almeno 150/200 giorni di lezione.
Art .10 ()
COMPORTAMENTO SCOLASTICO ed USO DELLE ATTREZZA-
TURE
Art .11
Durante le lezioni gli studenti non possono sostare fuori dallaula, le
uscite devono essere autorizzate e controllate dagli insegnanti in ser-
vizio.
Art .12
Durante il cambio del docente, che deve avvenire in modo sollecito,
gli alunni devono rimanere in aula.
Art .13
Durante la ricreazione gli studenti possono uscire dallaula, sostare
nei corridoi, nellatrio dellIstituto, ma senza superare lo spazio cin-
tato. I docenti di turno assistono con lobbligo di vigilanza sugli a-
lunni.
Art .14 ()
Art .15
Lallievo obbligato a portare tutto il materiale necessario per svol-
gere i compiti in classe (vocabolari, fogli di protocollo, penne, mati-
te, calcolatrici). Il personale ATA tenuto a far rispettare la rego-
la.
Art .16 ()
Art .17
I docenti e gli alunni hanno il dovere di partecipare alle iniziative
educative della scuola deliberate dai competenti organi. In caso di
assenza obbligo giustificare.
Art . 18
I docenti e gli alunni non devono servirsi della telefonia cellulare du-
rante le ore di lezione.
Art .19 ()
Art . 20
68

Laccesso alla biblioteca e ai laboratori ammesso solo negli orari
stabiliti ed alla presenza di personale autorizzato, secondo i regola-
menti specifici.
Art . 21
La responsabilit disciplinare personale.
Nessuno pu essere sottoposto a sanzioni disciplinari senza essere
stato prima invitato ad esporre le proprie ragioni.
Nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento pu in-
fluire sulla valutazione del profitto, ma essa influir sul voto di con-
dotta e sullattribuzione del credito scolastico
I provvedimenti disciplinari hanno finalit educativa e tendono al
rafforzamento del senso di responsabilit ed al ripristino di rapporti
corretti allinterno della comunit scolastica.
RAPPORTO CON LE FAMIGLIE
Art .23-26 ()
Art .27
Nel rispetto dei beni individuali e comuni sono stabiliti i seguenti
principi di comportamento:
1. chi viene riconosciuto responsabile di danneggiamenti indi-
viduali o comuni di beni allinterno della scuola tenuto a
risarcire il danno;
2. se il responsabile o i responsabili non vengono individuati
la classe o pi classi ad assumersi lonere del risarcimento;
3. Le somme relative sono acquisite nel bilancio della scuola e
destinate alle necessarie riparazioni.
4. Allinizio dellanno scolastico, il coordinatore consegna agli
alunni la classe, avendo cura di verbalizzare dettagliata-
mente lo stato degli arredi. Il verbale viene sottoscritto an-
che dagli alunni che, cos, si impegnano a vigilare e curano
quanto loro consegnato.
5. Quanto sopra non solleva gli alunni dalle eventuali respon-
sabilit disciplinari


SANZIONI DISCIPLINARI
69

Art .28
Le sanzioni disciplinari sono sempre temporanee ed ispirate, per
quanto possibile, al principio della riparazione del danno.
Le norme che regolano i doveri degli studenti,le infrazioni disciplina-
ri e le relative sanzioni sono cos raccolte:
1. frequenza regolare
2. rispetto degli altri
3. rispetto delle norme di sicurezza e delle norme che tute-
lano la salute
4. rispetto delle strutture e attrezzature
Art .29 ()
Art. 30
Per le infrazioni pi gravi ( ammonizioni, sospensioni, denunce) si
istituisce LOrgano di Garanzia, cos composto:
2 docenti eletti dal Collegio ; 2 studenti ( 1 del biennio- 1 del trien-
nio) ; 2 genitori; Il Dirigente Scolastico
Art. 31-32 ()
LIBERTA di ESPRESSIONE
Art .33-34 ()
ALUNNI
Art .35 ()
Art.36
Gli alunni che intendono fermarsi a scuola, oltre lorario delle lezioni
o farvi rientro nelle ore pomeridiane e in assenza dei docenti, hanno
lobbligo di informare il collaboratore scolastico della propria pre-
senza in Istituto.
NORME FINALI
Art .37 ()
Allinizio di ogni anno scolastico, copia del regolamento viene conse-
gnato alle classi e sottoscritta da tutti gli alunni, altres una copia
verr consegnata al personale docente e non docente di prima nomina
nellIstituto.


HANNO DETTO DELLA COSTITUZIONE.
70


La Costituzione non una macchina che una volta messa in moto va
avanti da s. La Costituzione un pezzo di carta, la lascio cadere e non
si muove; perch si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il
combustibile: bisogna metterci dentro limpegno, lo spirito, la volont
di mantenere queste promesse, la propria responsabilit.Quindi voi
giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioven-
t, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso
civico, la coscienza civica
In questa Costituzione c dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro
passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie.

Piero Calamandrei, Discorso agli studenti milanesi-1955


La Costituzione un patto fra cittadini e Stato, in cui si fissano i diritti
ed i doveri dei cittadini verso lo Stato e dello Stato verso i cittadini. Con
la Costituzione libert e democrazia iniziano a far parte dellaria che re-
spiriamo, iniziano ad essere i pilastri della nostra convivenza civile. Ma
fate attenzione, perch da nessuna parte scritto che questi valori sia-
no conquistati in eterno. Vanno difesi; conosciuti e difesi, giorno per
giorno, con seriet e costanza, facendo riferimento e appellandoci ai
nostri valori etici .
Antonino Caponnetto




BIBLIOGRAFIA
Il mondo: istruzioni per luso, di Erano Polacco e Brengetto
(Loesher editore)
Diritto costituzionale di Temistocle Martines (Giuffr editore)
71

Tu cittadino oggi, di Ancora Aveta Calmieri (Loffredo editore)
Essere cittadini, di Ribetto (Sei)
Educazione Civica e cultura costituzionale, Asnaghi, Manzo
(Cedam)
Educazione civica e cultura costituzionale di Bonifazi-Pellegrino
(Bulgarini 1996)
Cittadini, legge, economia, Lacchini-Benigni
Cittadini della societ planetaria, Pellegrini (Bulgarini,2006)
Cittadinanza, Amidi (Minerva Italica 2006)
Stato e societ, Marchese (La Nuova Italia)
Il mosaico e gli specchi, Giardina-Sabatucci (Laterza)
Codice storia, Fiore (Paravia 2003)
I diritti umani nel mondo contemporaneo, Cassese (Laterza)
Diritto Costituzionale, Lavagna (Utet)

SITOGRAFIA
www.dirittoeconomia.it
www.bdp.it
www.wikipedia.org
www.sfi.it
www.italiadonna.it
www.regione.molise.it
www.davidelovat.blogspot.com
www.httpp://legislature.camera.it
www.pbmstoria.it/dizionari
www.Articoli%Costituzione



ESERCIZI
1. Definisci i seguenti termini:
Repubblica
72

Assemblea Costituente
Costituzione
Democrazia
Diritto
Dovere
Regolamento
Principi della Costituzione
Parlamento
Governo
2. Attribuisci, a ciascuno dei dodici articoli che costituiscono i Prin-
cipi fondamentali della Costituzione, il relativo argomento
1 .....
2 .....
3 .....
4 .....
5 .....
6 .....
7 .....
8 .....
9 .....
10 .
11 .
12 .
Promozione della cultura e della ricerca; Bandiera italiana; Sviluppo
delle autonomie locali; Principio di uguaglianza; Sovranit popolare;
Rapporti Stato-Chiesa; Confessioni religiose; Diritti inviolabili;
Organizzazioni internazionali; Tutela del lavoro; Status dello stra-
niero in Italia.



Rebus


73

7.
LItalia una repubblica federale fondata sul lavoro. La sovra-
nit appartiene al presidente che la esercita nelle forme e nei
limiti fissati dalla Costituzione.
La bandiera della repubblica il tricolore italiano:verde, bian-
co e rosso, a tre bande orizzontali di uguali dimensioni.
La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto alla disoccu-
pazione e promuove le condizioni che rendono effettivo questo
diritto. Nessun cittadino ha il dovere di svolgere secondo le
proprie possibilit e la propria scelta, unattivit o una funzio-
ne che concorra al regresso materiale o spirituale della societ.
La repubblica non riconosce le minoranze linguistiche.
Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipen-
denti e sottomessi. I loro rapporti sono regolati dalle Leggi Sic-
cardi. Le modificazioni delle leggi, accettate dalle due parti,
richiedono procedimento di revisione costituzionale.
La Repubblica limita lo sviluppo della cultura e della ricerca
scientifica e tecnica. Delega ai privati la tutela del paesaggio e
del patrimonio storico e artistico del Nazione.
La Monarchia, unica e indivisibile, riconosce e promuove le
anarchie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il
pi ampio accentramento amministrativo; adegua i principi e i
metodi della sua legislazione alle esigenze dellautonomia e del-
laccentramento.








Conclusione
Questo libro il risultato di un lavoro che ci ha impegnati nel corso
dellanno scolastico. La nostra docente di Storia e Filosofia ci ha in-
74

pubblica ri sce i diritti


della come et


na rale fon sul


m .






Caccia allerrore

La Costituzione italiana entrata in vigore il 22 dicembre 194-
75

formato del progetto Dalle aule parlamentari alle aule scolastiche:
lezioni di Costituzione promosso dal Ministro dellIstruzione e dal
Parlamento italiano. La stessa ha illustrato il testo costituzionale
nelle linee fondamentali, ci ha invitati ad operare una scelta respon-
sabile e ad essere coerenti alla scelta. Dopo una attenta riflessione,
abbiamo raccolto linvito della prof.ssa e con entusiasmo abbiamo
iniziato il lavoro. A conclusione del percorso formativo, possiamo
esprimere delle riflessioni, considerando i seguenti aspetti:
1. La metodologia applicata risultata efficace, appropriata e stimo-
lante per i seguenti motivi:
La lezione frontale stata impostata con rigorosit e
semplicit;
Lorganizzazione di cooperative learning tra pari riu-
scita a coinvolgerci tutti, essa stata unulteriore occa-
sione di confronto e di lavoro a gomito a gomitocon tut-
ti i compagni di classe;
La ricerca-azione condotta con autonomia ci ha fatto
assumere maggiore responsabilit;
Il tutoraggio degli studenti delle classi 5^ stato
salutare perch ci ha risolto delle difficolt oggettive.
2. Le conoscenze
Abbiamo lavorato sui Principi fondamentali, le lettu-
ra, lanalisi e gli approfondimenti degli articoli hanno ar-
ricchito il nostro bagaglio culturale.
3. Le competenze
Abbiamo perfezionato e consolidato il metodo di ricerca,
di analisi e di sintesi,
Abbiamo acquisito pi competenza lessicale


Quale messaggio intendiamo lanciare?
1. La Costituzione non solo dei grandi, deve appartene-
re a tutti; essa solidifica e garantisce a tutte le persone i
diritti inviolabili.
2. A qualsiasi et si pu e si deve essere consapevoli di esse-
76

re portatori di diritti, ma anche di doveri.
3. E importante conoscere soprattutto gli articoli fonda-
mentali della Costituzione e vivere coerentemente il bi-
nomio diritti-doveri in tutti i contesti.
4. Non formativo interpretare i doveri e le norme dei re-
golamenti come atti che limitano le nostre libert.


Perch il titolo del prodotto finale La grammatica della Costituzio-
ne italiana?
Il titolo dato al lavoro svolto vuole essere un auspicio per noi, per il
nostro essere figli, cittadini e studenti. Con fatica quotidiana, dob-
biamo cambiare rotta, diventare rispettosi delle persone, delle
cose e delle regole; dobbiamo scrivere e consolidare in noi i concet-
ti-valori espressi dalla Costituzione e con coerenza e correttezza vi-
verli.
Chiediamo troppo a noi stessi?
Vogliamo provarci?


Gli alunni del I Classico









INDICE

77

Introduzione .............................................................................................
6
Premessa .................................................................................................. 7
Articolo 1 ................................................................................................. 8
APPROFONDIMENTO articolo 1 ........................................................ 10
Articolo 2 ................................................................................................ 17
APPROFONDIMENTO articolo 2 ......................................................... 19
Articolo 3 ................................................................................................ 20
APPROFONDIMENTO articolo 3 ......................................................... 21
Articolo 4 ................................................................................................ 22
APPROFONDIMENTO articolo 4 ........................................................ 23
Articolo 5 ................................................................................................ 24
APPROFONDIMENTO articolo 5 ......................................................... 25
Articolo 6 ................................................................................................ 30
APPROFONDIMENTO articolo 6 ........................................................ 32
Articolo 7 ................................................................................................ 34
APPROFONDIMENTO articolo 7 ....................................................... 35
Articolo 8 ................................................................................................ 37
APPROFONDIMENTO articolo 8 ......................................................... 38
Articolo 9 ................................................................................................ 40
APPROFONDIMENTO articolo 9 ......................................................... 41
Articolo 10 .............................................................................................. 44
APPROFONDIMENTO articolo 10 ....................................................... 46
Articolo 11 .............................................................................................. 48
APPROFONDIMENTO articolo 11 ....................................................... 49
Articolo 12 .............................................................................................. 52
APPROFONDIMENTO articolo 12 ...................................................... 52
DEMOCRAZIA ...................................................................................... 55
LIBERTA .............................................................................................. 57
PARTECIPAZIONE .............................................................................. 58
PLURALISMO ....................................................................................... 60
SOLIDARIETA ..................................................................................... 61
TOLLERANZA ...................................................................................... 62
Puntualizziamo due concetti ................................................................... 64
ESERCITIAMO ................................................................................ 65
HANNO DETTO DELLA COSTITUZIONE. ............................... 70
BIBLIOGRAFIA .................................................................................... 71
SITOGRAFIA ........................................................................................ 71
ESERCIZI .............................................................................................. 72
Conclusione ............................................................................................ 75



78

79

O g n i g i o r n o n e c e s s a r i o r i c o n q u i s t a r e l a d e m o c r a z i a
d e n t r o d i n o i c o n t r o o g n i s e n s o d i v i o l e n z a , f u o r i d i n o i
c o n l e s p e r i e n z a d e l l a l i b e r t .

A l c i d e D e G a s p e r i

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