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CLAUDIO NAPOLI kladi76@yahoo.

it
Per le disese di una
bakiria libera e selvaggia
La quesione
tartaro-bakira nella
prosa narrativa di
Mirsaid Sultan-Galiev
215
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
Larticolo esamina la rappresentazione
della condizione politica e civile dei
tartaro-bakiri nella prosa narrativa di
M. Sultan-Galiev. La comparsa del mo-
tivo etnico come strumento di denun-
cia degli abusi zaristi e sovietici rientra
in una precisa strategia politica rivolta
alla creazione di uno stato autonomo
tartaro-bakiro. Lo scopo perseguito
da Sultan-Galiev riete nella strutura
tematica dei suoi racconti linuen-
za delle diverse ideologie che hanno
segnato la vita dello scritore tartaro:
per i racconti giovanili del 191214
carateristico linusso del riformismo
djadidista di Gasprinskij, mentre
V carstve goloda del 1921 presenta chiare
suggestioni delle teorie anticolonialiste
che Sultan-Galiev elabora al termine
della sua vita politica in seno al partito
comunista.
Te article is about the representation
of tatar-bashkirs politic and civil
condition in Sultan-Galievs narrative
works. Te employment of ethnic
motifs in order to expose tzarist and
sovietic misdeeds toward minorities
ts into a politic strategy aimed at
establishing a tatar-bashkirian auton-
omous state. Te goal Sultan-Galiev
tried to achieve reected, on his short
tales thematic structure, the inu-
ence of several ideologies he abode by
during his life: as for the 191214 works,
we can detect the sway of Gasprinskijs
djadidism, whereas V carstve goloda,
published in 1921, showed clear traces
of the anticolonialist theories Sul-
tan-Galiev started developing at the
end of his political career within the
Communist Party.
sultan-galIev,
tartaro-BakIrI, djadIdIsmo,
qadImIsmo, antIcolonIalIsmo,
autonomIsmo tartaro, scuole
confessIonalI tartare, hIkaye,
panIslamIsmo, panturanesImo,
federalIsmo, zakI valIdI
sultan-galIev,
tatar-BashkIrs, jadIdIsm,
kadImIsm, antIcolonIalIsm,
tatar autonomIsm,
tatar confessIonal schools,
hIkaye, panIslamIsm, panturanIsm,
federalIsm, zakI valIdI
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CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
Negli anni che videro la decadenza della dinastia romanoviana e laf-
fermazione del potere bolscevico, esistevano in Russia diversi popoli
musulmani con tendenze autonomiste che occupavano le zone meno
sviluppate ed industrializzate dellImpero. Il problema dei rapporti
tra tali popoli e lo Stato russo (prima zarista, poi sovietico) era fun-
zionalmente connesso a quello della condizione dei tartari del Vol-
ga e dei bakiri, stanziati nei distreti di Kazan e Ufa in enclaves che
raggiungevano complessivamente tre milioni e mezzo di individui.
I tartaro-bakiri erano il gruppo pi numeroso delle minoranze con-
fessionali musulmane in territorio russo ed avrebbero costituito un
elemento importante, se non fondamentale, nello scacchiere degli
equilibri geopolitici regionali e nazionali durante gli sconvolgimenti
seguiti alla Rivoluzione dOtobre. Nel presente articolo viene esaminata
la rappresentazione che la prosa narrativa di Mirsaid Sultan-Galiev
d del dicile stato politico e civile di queste due etnie nella delicata
congiuntura storica che va dal 1912 al 1921.
Lopera di Mirsaid Sultan-Galiev,
1
che si inscrive con esiti piutosto ete-
rodossi nelleredit di una pleiade di intelletuali tartari ativi in Russia
a partire dal 1880,
2
pu essere divisa in tre fasi: un periodo giovanile,
inuenzato dal riformismo musulmano o djadidismo (19121916),
3
il
periodo dellimpegno bolscevico (19171921) e quello dellabbandono di
tale impegno in nome del cosiddeto anticolonialismo rivoluzionario
(19221925).
4
Gli scriti di natura narrativa, oggeto del nostro lavoro,
risalgono principalmente al primo periodo: compaiono infati nel bien-
nio 19121914, ad eccezione del racconto V carstve goloda, scrito nel 1921.
A partire dalla guerra civile e dalla denitiva vitoria dei bolscevichi,
Sultan-Galiev concentra la propria atenzione su una produzione te-
orico-pubblicistica.
1
Nato il 13 luglio 1892
nel villaggio bakiro
di Elembetevo (presso
Ufa), dopo gli studi ini-
ziali nella cit natale
Mirsaid frequenta dal
1907 al 1911 la Scuola
Pedagogica Tartara
di Kazan. Qui prende
parte al movimento
studentesco rivoluzio-
nario Al-Islach (Rifor-
ma) e alla pubblica-
zione del giornale di
questorgano, Tarakki
(Progresso). Lativit
svolta allinterno
dellIslach e linuenza
di alcuni professori
(il futuro bolscevico
A. Nasybullin e A.
Imurzin, che avrebbe
partecipato alla rivolta
dei basmai del 1916)
avrebbero svolto un
ruolo importantissimo
nella formazione dei
suoi sguardi politici.
Nel 1915 si trasferisce
a Baku, dove rimane
no al 1917. Nel 1917
partecipa a Mosca al
Congresso Musulmano
Panrusso. Nel luglio
dello stesso anno
ritorna a Kazan, dove
stringe una profonda
amicizia con Mul-
lanur Vachitov. Con
questultimo lavora alla
creazione del Comitato
Socialista Islamico
(MSK), fedele alleato
del partito bolscevico,
a cui Sultan-Galiev
aderisce denitiva-
mente nel novembre
del 1917. La carriera po-
litica di Sultan-Galiev
allinterno del partito
pu essere divisa in
quatro fasi:
1) ortodossia ideo-
logica (novembre
1917-agosto 1918);
2) primi coniti con
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SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica

Stalin (novembre
1918-marzo 1921);
3) opposizione al partito
(192223);
4) espulsione dal par-
tito e accuse di ativit
controrivoluzionaria
(19231940).
Nel 1917 viene scelto
come responsabile della
sezione islamica della
Commissione Popolare
per le Nazionalit
(Narkomnac), controllata
allepoca da Stalin. Dal
19 gennaio 1918 occupa
una posizione di rilievo
nella Commissione Cen-
trale per i musulmani
di Russia e di Siberia
(Muskom). Il Muskom
si occupava di propa-
ganda tra i musulmani
dellex Impero Russo,
le testate giornalistiche
preposte alla diusione
delle idee bolsceviche
erano scrite in tartaro
(tra le pi importanti
ricordiamo ulpan, Kyzyl
Armija, Ee).
Il compito di Sultan-Ga-
liev consisteva nel
tradurre in tartaro le
opere principali del mar-
xismo e nellavvicinare
allideologia comunista
letori cresciuti in un
ambiente islamico e,
spesso, ancora credenti.
I suoi maggiori articoli
pubblicistici, dedicati
al tentativo di conciliare
identit islamica e impe-
gno sovietico, risalgono
a questo periodo.
Le prime fratu-
re con il potere di
Mosca coincidono col
tentativo di istituire la
Repubblica Autonoma
Tartaro-Bakira, che si
sarebbe dovuta estende-
re dalle regionicentrali
del Volga sino agli Urali
meridionali. Dal 1921,

Sultan-Galiev inizia
ad allontanarsi
dal partito comunista,
che avrebbe inne
identicato come forza
doccupazione
in nulla dierente
dalle potenze occiden-
tali o dallImpero Russo.
Gli anni successivi,
trascorsi in opposi-
zione alle diretive del
Comitato Centrale,
lo vedono sviluppare
la teoria di un antico-
lonialismo rivoluziona-
rio da far diondere
tra i musulmani di
Russia e, successiva-
mente, tra tuti i popoli
oppressi delle restanti
regioni del pianeta.
Tale sistema prevedeva
la creazione di stati fe-
derali di orientamento
socialista, assoluta-
mente indipendenti
dallOccidente da un
punto di vista politico,
nanziario e culturale.
Alla vigilia del dodi-
cesimo congresso del
Partito Comunista, che
condanna denitiva-
mente ogni devia-
zione nazionalista,
Sultan-Galiev si trova
sempre pi isolato:
il primo arresto risale al
marzo 1923. Il 28 luglio
1930 viene condannato
alla pena capitale, che
nel gennaio 1931 mo-
dicata in 10 anni di la-
vori forzati alle Solovki.
Nel 1934 viene liberato:
gli concesso di vivere
presso Saratov. Viene
nuovamente arrestato
nel 1937. Il Collegio
Militare del Tribunale
Supremo lo condanna
alla pena capitale nel
dicembre del 1939. Sul-
tan-Galiev giustiziato
il 28 gennaio 1940.
2
Particolarmente im-
portante fu linusso
politico esercitato dalla
gura di I. Gasprinskij,
dal 1906 leader del
partito Itifak al-musli-
min, il cui programma
prevedeva la creazione
di una monarchia
costituzionale, la
rappresentazione delle
minoranze etniche
alla Duma, la libert di
stampa e, natural-
mente, lopposizione
contro ogni tentativo
di evangelizzazione
e russicazione.
Gasprinskij non soste-
neva comunque una
completa secessione
tartara dallImpero
Russo, auspicava al
contrario la creazione,
al suo interno, di stati
turanici federali par-
zialmente autonomi. Il
modello di Gasprinskij
si sarebbe conservato,
almeno no al 1921,
nella concezione
sultangalieviana di
unautonomia fede-
rale tartara in una
strutura sovranazio-
nale a maggioranza
russa. Dal 1922, questa
concezione sarebbe
stata sostituita da una
visione di federazioni
terzomondiste, op-
poste sia a Mosca che
al mondo occidentale
(cfr. Bennigsen/Le-
mercier-Quelquejay,
1960: 3238, 4950)

3
Il termine djadidismo
signica riformismo
e deriva dallarabo
djadid (nuovo). Lispi-
ratore ideologico di
questo movimento po-
litico-culturale, che si
diuse principalmente
tra i popoli musulmani
turanici di osservanza
hanata, fu I. Gasprin-
skij: le sue origini ri-
salgono al 1884, quando
Gasprinskij svilupp
un metodo didatico
innovativo che avrebbe
chiamato usul-i djadid
(nuovo metodo). Gra-
zie a questo metodo, il
livello di alfabetizza-
zione tra le comunit
tartare super di gran
lunga quello dei gruppi
russi limitro ed
esercit uninuenza
profondissima sulla
qualit dellinsegna-
mento nelle mektepler
e medresler (rispeti-
vamente, scuole ele-
mentari e scuole medie
superiori tartare)
locali, tanto da far dire
a Bennigsen e Lemer-
cier che, allinizio del
XX secolo, Kazan era
unautentica capitale
spirituale dellislam e
una degna concorrente
di Istanbul, Cairo e
Beirut (cfr. Bennig-
sen/Lemercier-Quel-
quejay,1986: 2829).
Sorto come semplice
sistema didatico, lo
djadidismo sarebbe
presto diventato un
movimento politico,
predicando ideali di
progresso, istruzione
laica e un rinnovamen-
to radicale dellislam
soto linuenza della
civilt europea, dei
principi della rivolu-
zione giovane-turca

e dellidjtihad (cio
della facolt di inter-
pretare liberamente
e personalmente la
parola del Profeta).
Nella sfera politica,
il principale ne perse-
guito dagli djadidisti
era lemancipazione
dei popoli tartari e
la creazione di stati
parlamentari autono-
mi o semiautonomi,
basati sul principio
coranico della ura. Le
idee degli djadidisti
vennero espresse in
ambito uciale dal gi
menzionato partito
Itifak al-Muslimin.
Vedi: Gubajdullin,
1998: 98118; Ischakov,
1997/1: 12; Abdullin,
1998: 3435.

4
Questultima posizione
ideologica conosciuta
anche come nazio-
nalitarismo, secondo
la terminologia intro-
dota da M. Rodinson
e diusa in seguito da
A. Abdel-Malek (Ab-
del-Malek, 1970: 13)

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CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
Mentre le ultime due fasi sono state esaminate atentamente dagli spe-
cialisti sin dagli anni 50 del secolo scorso (cfr. Abdel-Malek, 1970, 1972;
Bennigsen, 1957, 1980: 641659; Bennigsen, Lemercier-Quelquejay, 1960,
1964; Gurevitz, 1973; Darrow, 1987; El-Fangary, 1971; Carr, 1969; Rodinson,
1960)
5
, la prima fase stata generalmente trascurata.
6
Il motivo principa-
le consiste nella lunga inaccessibilit delle fonti: i racconti e le poesie di
Sultan-Galiev sono stati pubblicati integralmente in epoca post-sovietica
solo nelledizione comparsa a Kazan nel 1998.
Le tre fasi in cui viene convenzionalmente divisa lopera sultangalie-
viana non rietono unevoluzione lineare: dipendendo dal destino politico
del nostro autore, sono divise tra loro dalle radicali crisi di pensiero che
hanno segnato la vita di Sultan-Galiev sino allepilogo moscovita del 1940. I
soli elementi concetuali che accomunano il periodo prerivoluzionario alle
fasi della maturit ideologica consistono in riessioni sulla condizione dei
tartaro-bakiri e sui loro travagliati rapporti politici con lImpero Russo e
lUnione Sovietica.
La continuit dei problemi appena accennati render necessario un diuso
esame parallelo di alcune tesi elaborate nelleredit pubblicistica dellide-
ologo tartaro tra il 1919 e il 1921, dove i motivi di etnia tartara ed islam
cominciano ad essere risolti con una chiarezza concetuale e metodologica
che solo pregurata nelle opere del 19121914, distinte da uno spirito sen-
timentalistico e vagamente democratico-liberale. In caso contrario, i temi
dei racconti che esamineremo e le scelte formali applicate non potrebbero
essere compresi appieno.
Bisogna inoltre precisare preliminarmente un aspeto fondamentale
della cosiddeta questione tartaro-bakira, che consisteva nella creazione
di uno stato autonomo nelle zone di maggiore concentrazione delle due
etnie. Vale a dire: era possibile ritenere i tartari del Volga e i bakiri talmente
5
In URSS, a partire dal
1930, compaiono solo
lavori denigratori ad
opera principalmente
di A. Araruni, J. Ru-
bintein, C. Chabi-
dullin, G. Kasimov e
altri. Non riteniamo
necessario prestare
atenzione a questi
lavori. Una sola ecce-
zione rappresentata
dal notevole articolo di
I. Tagirov, pubblicato a
Kazan in lingua tartara
nel 1989 e stimolato,
quasi certamente,
dalla riabilitazione di
Sultan-Galiev da parte
del Presidio del Sovet
Supremo il 16 gennaio
1989: Tagirov, 1989:
163173.
Nella Russia post-so-
vietica, alcuni degli
studi pi interessanti
sullopera matura di
Sultan-Galiev sono:
Landa, 1999: 5370;
Sagadeev, 1990; Mu-
chamedjarov, 1992. La
possibilit di analizzare
pi organicamente
leredit ideologica di
Sultan-Galiev stata
assicurata dalledizione
delle opere scelte nel
1998 (Sultan-Galiev,
1998), che riprende ed
amplica in maniera
signicativa ledizione
oxfordiana del 1984,
e dalla pubblicazione
integrale dei documenti
darchivio (Sultan-
bekov, 2002).
Generalmente, pos-
siamo ritenere che il
picco dellatenzione
degli specialisti per
lopera di Sultan-Galiev
corrisponda agli anni
196080 in Occidente e
al 19902000 in Russia.
Il silenzio che sembra
essere di nuovo sceso
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SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
ani tra loro, da giusticare la creazione di uno stato
autonomo unicato?
Il problema delletnogenesi tartaro-bakira ecce-
zionalmente complicato e non pu essere arontato in
questa sede. Ci limiteremo ad osservare che tra i tartari
del Volga e i bakiri ci sono eetivamente grandi a-
nit di caratere linguistico e confessionale. Utilizzano
dialeti turanici kypak (o nord-occidentali) quasi iden-
tici e confessano un islam di rito sunnita-hanata. Li
si pu ritenere identici anche a livello etnico poich,
sebbene abbiano avuto eredit genetiche inizialmente
diverse, hanno vissuto in stretissima simbiosi sin dalle-
poca dellOrda dOro (Kuzeev, 1974: 168188, 463481).
Tutavia, al tempo di Sultan-Galiev esistevano anche
sostanziali dierenze, sopratuto a livello economi-
co-culturale e nelle strategie politiche. Nel corso dei
quasi 400 anni seguiti alla conquista di Kazan, i tartari
del Volga erano stati, infati, allontanati dalle loro terre
dorigine ed avevano nito per trovarsi disseminati in
sacche isolate luna dallaltra, circondate da territori a
predominanza russa. Inoltre, dopo un edito di Pietro I
la nobilt terriera tartara era stata abolita come classe e
le sue terre erano state trasferite ai latifondisti russi. Da
allora, la mancanza di terra sarebbe divenuta un proble-
ma gravissimo per le comunit tartare. Questa specica
condizione geograca e politica ne aveva determinato
unestrema vulnerabilit, ponendole soto il costante pe-
ricolo di una completa assimilazione etnica e religiosa.
7

Lunica alternativa per scongiurare un simile esito era

sulla memoria
del tartaro-bakiro
determinato, a nostro
avviso, dai nuovi equi-
libri nanziario-ge-
opolitici instauratisi
nelle sfere dinuenza
del cosiddeto blocco
atlantico e della pax
putiniana, per cui
lideologia dellantico-
lonialismo rivoluzio-
nario non pu non
essere inatuale.

6
Il solo studioso ad aver
esaminato detagliata-
mente il periodo preri-
voluzionario dellopera
sultangalieviana
I.R. Islamgulova (cfr.
Islamgulova, 2005).
Lesame della prosa
narrativa rimane per
fuori dalla prospetiva
della ricercatrice, che
dedica il suo lavoro
esclusivamente al
pensiero politico del
giovane Sultan-Galiev
nellambito del rifor-
mismo musulmano
di Gasprinskij: dei
lavori che Sultan-Ga-
liev scrive dal 1912 al
1916, vengono quindi
presi in esame solo gli
articoli pubblicistici.
Lunico racconto ad
essere menzionato
dalla studiosa Sredi
musulman.

7
Chiarissime a tal
riguardo le parole del
politico tartaro Hajaz
Ischaki: I kazaki e i
popoli dellAsia Cen-
trale, costituendo la
maggioranza nelle loro
regioni, sono in grado
di difendere i propri
diriti a livello fede-
rale. Ma nella Russia
interna i musulmani
non possono creare un
loro stato, poich essi
sono la minoranza in
tute le regioni. []
quindi verranno assi-
milati da altri popoli
(Ilgar, 1990: 280).
220
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
stata quella di creare un sistema di scuole confessionali, che avevano
col tempo creato una specica cultura regionale in grado di unire le
comunit disperse e presentare un valido contrappeso allinuenza
ortodossa. I problemi appena esposti non esistevano per i bakiri, alla
cui nobilt terriera non era mai stato tolto il dirito di possedere terre-
ni coltivabili. Essi, inoltre, occupavano una zona a compata concen-
trazione etnica che non era circondata da terre a maggioranza russa,
poich era vicinissima (circa 50 km.) al conne kazako. Il vero collante
nazionale dei bakiri non era quindi la loro cultura, ma il legame con la
terra natia, che si era fato ancora pi forte durante la riforma agraria
di Stolypin (Iemgulov, 1996:14). Sulla base di quanto deto, i tartari del
Volga erano molto pi interessati alla creazione di uno stato autonomo
tartaro-bakiro di quanto non lo fossero i bakiri, che vedevano in tale
stato un concreto motivo di minaccia alla loro integrit nazionale da
parte dei gruppi tartari, demogracamente e culturalmente pi in-
uenti: molto pi auspicabile era, ai loro occhi, ununione puramente
nominale con i vicini kazaki. Questi fatori sarebbero stati decisivi
per la creazione del Governo Regionale Baskiro (Bakort elke uray),
guidato da Zaki Validi ed ostile ai nazionalisti tartari di Hajaz Ischaki
(Ischakov, 1997/2: 7779; Validi, 1994: 181), ed avrebbero esercitato un
inusso determinante sul voto di opposizione bakiro del 1919 durante
il II Congresso delle Organizzazioni Comuniste dAsia, di cui si parler
in seguito.
Sultan-Galiev, un tartaro nato in un villaggio bakiro e quindi simbolo
vivente della simbiosi tra le due etnie, avrebbe fermamente creduto
nellunicazione politica dei tartaro-bakiri in uno stato autonomo (no-
nostante le loro dierenze) ed avrebbe dedicato a simile progeto la sua
opera leteraria e politica. Dopo la destituzione dellautorit zarista e
221
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
della Chiesa Ortodossa, vale a dire dei due maggiori fatori di minaccia
per i tartari del medio Volga, era divenuto possibile ssare i termini
di tale questione in maniera pi incisiva per tentare di convincere
il nuovo potere comunista della coerenza storica di unautonomia
delle minoranze musulmane tartare nel processo di emancipazione
universale delle ex-colonie capitaliste. A tal riguardo, Sultan-Galiev
denisce la dialetica tra islam tartaro e Russia in due specici articoli:
Socialnaja revoljucija i Vostok del 1919 (Sultan-Galiev, 1998: 198204)
8

e Metody antireligioznoj borby sredi musulman del 1921(Sultan-Galiev,
1998: 363375)
9
. E importante precisare che, scrivendo per un pub-
blico comunista, Sultan-Galiev presenta riessioni esclusivamente
geopolitiche e culturologiche, senza alcuna implicazione religiosa e
spirituale.
La constatazione generale di entrambi gli articoli abbastanza
chiara: a causa di una serie di fatori storici, tra cui possibile in-
dicare in primo luogo linuenza colonialista dei popoli europei e la
pressione esercitata dai vertici feudali locali, lareale islamico, insieme
ad altre realt politico-confessionali dellOriente, si distingue per un
ristagno culturale e civile di gran lunga superiore a quello delle societ
occidentali. Le popolazioni musulmane residenti nel territorio dellex
Impero Russo, in particolare le etnie tartare che occupavano la fascia
discontinua che andava dalla Crimea alla Siberia occidentale, avevano
condiviso lo stesso stato di oppressione, abuso e degrado civile dei loro
correligionari nelle colonie inglesi e francesi. La politica musulmana
del governo zarista aveva poi causato uno stato di guerra continua sul
Caucaso e la tremenda rivolta dei Basmai nel 1916, che cost pi vite
umane di quante non ne avesse causate tuta la storia dellacquisizio-
ne russa dellAsia Centrale. Per correggere le conseguenze negative
delleredit zarista in questi territori, il potere comunista avrebbe
8
Pubblicato origina-
riamente in: izn
nacionalnostej, 1919:
38/46; 39/47; 42/50.

9
Pubblicato origina-
riamente in: izn
nacionalnostej,
1921: 29/127; 30/128.
222
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
dovuto basare ogni futura strategia politica su un modello governativo
federale di autonomie locali (Sultan-Galiev, 1998: 201203, 363365).
Bisogna tutavia riconoscere che, per le enclaves tartaro-bakire del
medio Volga, non era mai stato possibile parlare di un reale sfrutamen-
to colonialista da parte del potere di Pietroburgo, sopratuto in virt
del loro scarso valore strategico-nanziario e di un destino storico ben
dierente da quello delle inquiete terre caucasiche, dellAsia Centrale
o persino della Crimea, che erano state conquistate in tempi relativa-
mente recenti, erano abitate da una predominante maggioranza mu-
sulmana e si trovavano alla periferia dellImpero. Nonostante questo,
i signicativi successi dellativit missionaria di V. Timofeev e della
Confraternita di San Gurij nella regione di Kazan (Ischakova, 2001:
3265; Ponjatov, 2003: 4578), il caratere discriminatorio del regno
di Alessandro III e Nicola II

nei confronti di ogni tipo di minoranza
e le conseguenze della rivoluzione turca del 190809 avevano deter-
minato una chiusura reazionaria da parte del clero islamico tartaro,
rigorosamente qadimista.
10
Lestremo tradizionalismo dei qadimisti,
sebbene fosse rivolto ad evitare la perdita dellidentit etno-confessio-
nale tartara, si era risolto in un ulteriore isolamento delle minoranze
stanziate sul Volga e nella loro mancata partecipazione alla complessa
evoluzione che la societ russa aveva sostenuto e stava ancora soste-
nendo nel periodo in questione.
11
Le maggiori vitime delle ripercussioni del periodo del bezvremene
russo su tali minoranze furono i poco numerosi esponenti dellintelli-
gencija tartara djadidista, seguace delle idee progressiste di Gasprin-
skij e del suo metodo nuovo. Particolarmente penosa era lesistenza
dei maestri delle mektepler, le cui dicolt Sultan-Galiev conosceva
benissimo, dal momento che proveniva da una famiglia di maestri

(il
padre, Hajdargali, lavorava in uno di questi istituti) ed aveva a sua volta
10
Tradizionalista.
Dal termine arabo
qadim (vecchio). I
qadimisti erano gli
oppositori ideologici
degli djadidisti.

11
Tra il 1867 e il 1903
circa 130.000 tartari
del Volga si erano con-
vertiti allortodossia. Il
clero musulmano cerc
di impedire la disso-
luzione della societ
tartara applicando
la celebre formula di
I. Gasprinskij Dilde,
kirde, ite birlik [unit
di lingua, pensiero ed
azione, n.d.c.]. Nono-
stante le loro buone
intenzioni (talmente
sincere da far loro
accetare alcune idee
del fondatore dello dja-
didismo), i qadimisti
sostennero un pani-
slamismo paralizzante
e assolutamente ina-
dato a far fronte alle
esigenze della realt
russa dopo il 1905. La
posizione aspramente
critica di Sultan-Galiev
verso il clero qadimista
splendidamente
illustrata nellarti-
colo Redkij jubilej del
1913 (Sultan-Galiev,
1998: 4546).
223
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
prestato servizio come insegnante nel 191213, dopo aver concluso nel
1911 la Scuola Pedagogica Tartara di Kazan.
12
Il motivo del maestro tartaro, che cerca invano una via di riscato
dalla miseria e dalla frustrazione di una vita di stenti, soocata dallar-
bitrio statale, dal provincialismo e dal fanatismo qadimista, sar per
lappunto assai presente nella prosa autobiograca e narrativa sul-
tangalieviana. Spicca a tal riguardo il racconto Vse o tom e, risalente
al 1912, dove viene trascrita una letera della sorella di Sultan-Galiev:
la ragazza, allieva di ginnasio, chiede del denaro in prestito al fratello,
metendolo al corrente delle gravi ristretezze economiche in cui si
trova. La letera un pretesto per alcune amare considerazioni sul
destino riservato ad intere generazioni di maestri o futuri maestri
tartari, desiderosi di essere utili al proprio popolo e allintero stato
russo, ma costreti da questo stesso stato a condurre una vita al limite
della miseria, senza libert e stimoli professionali . Il disgusto e il tor-
pore spirituale che ne derivano privano giovani, un tempo entusiasti,
della fede nella propria missione educativa. Asprissima la condanna
espressa al termine del racconto, nonostante un registro apparente-
mente contenuto ed intimistico:
In simili condizioni non mi sento un maestro, poich pu essere mae-
stro solo colui che abbia la libert di professare le proprie idee. Mi sento
invece uno schiavo, privato della libert e del dirito di osare di avere
un proprio parere. Sento di essere solo una macchina, solo un mezzo im-
piegato per realizzare idee altrui, desideri altrui desideri, forse, com-
pletamente ostili alla mia stessa natura. [..] Noi, maestri elementari, ci
troviamo come prima in una condizione di schiavi, di schiavi di ultima
categoria. Schiavi che chiedono luce, calore e libert, ma invano. La
nostra vita, cominciando dal momento in cui entriamo in istituto sino
12
La carriera pedago-
gica di Sultan-Galiev
si conclude nel 1913 in
seguito alla dissoluzio-
ne della cellula locale
socialista tartara. Lat-
tivit di propaganda
svolta da questa cellula
in seno agli allievi delle
scuole tartare e alle co-
munit contadine tar-
taro-bakire era rivolta
contro la russicazione
del medio Volga. Il
fallimento di questa
iniziativa costrin-
se Sultan-Galiev a
trasferirsi nel 1915 a
Baku, dove continu la
sua ativit giornali-
stica nel quotidiano
Kavkazskoe slovo di
Mahmed-Emin Ra-
sul-Zade. Sultan-Ga-
liev avrebbe ripreso
ad insegnare nel 1921
in seno al KUTV (Kom-
munistieskij Universitet
Trudjaichsja Vostoka).
224
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
alla conclusione della nostra ativit pedagogica, colma di privazioni
e sacrici. [..] Salvo rare eccezioni, ci controllano persone che si sento-
no in dirito di tratarci come piace loro. Restiamo schiavi anche dopo
aver lasciato listituto, cio dopo esser diventati maestri: anche allora
abbiamo dirito solo ad una microscopica parte di quella libert, a cui
hanno dirito i citadini russi (Sultan-Galiev M., 1998: 2930 [t.d.c.]).
13
La restrizione dei diriti dei tartari nella sfera dellistruzione e dellinse-
gnamento era principalmente rivolta a rendere gli istituti universitari
accessibili al minor numero possibile di studenti allogeni provenienti
dal medio Volga. Il ne ultimo era imporre una russicazione forzata.
La strategia del governo zarista veniva atuata principalmente tramite
una drastica riduzione del numero di ammessi allIstituto Pedagogi-
co di Kazan e lesame obbligatorio di lingua russa per gli alunni pro-
venienti dalle medresler, che Sultan-Galiev, negli articoli Novyj zakon
o vysich naal'nych kolach i russkie musul'mane e Po povodu nechvatki
uitelej-musulman ,vede come semplici pretesti per precludere la via
dellistruzione universitaria e sopprimere gradualmente limportan-
tissima istituzione delle scuole confessionali che, come abbiamo visto,
era funzionale alla stessa sopravvivenza dei tartari del Volga come etnia
(Sultan-Galiev, 1998: 3435, 4041).
E necessario soermarsi sullinsolita strutura formale di Vse o
tom e, poich vi si delineano tendenze che caraterizzeranno gran
parte della prosa del periodo giovanile. In questo racconto, liniziale
espediente leterario dellepistola come mezzo di denuncia viene quasi
subito sostituito dalle riessioni e dalle conclusioni del narratore, che
scardinano nellelementare decodicazione di un linguaggio declama-
torio e discorsivo le molteplici allusioni del testo leterario (sia pure
di natura autobiograca). Il caratere spurio della cornice narrativa
13
Pubblicato originaria-
mente in: Narodnyj
uitel, 1912: 38.
225
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
(genere epistolare, confessione autobiograca e polemica pubblicistica)
pu dare limpressione di un esperimento leterario ancora immaturo
per assenza di disciplina formale. In realt, lecleticit stilistica di
questo racconto e di un buon numero dei successivi dipende da altre
ragioni: no al 1914, Sultan-Galiev avrebbe pubblicato tuti i suoi lavori
narrativi in un quotidiano regionale (Umskij vestnik) e in due perio-
dici rivolti ad un determinato gruppo professionale (Narodnyj uitel)
e confessionale (Musulmanskaja gazeta). La necessit di sviluppare in
maniera ecace il testo leterario negli spazi limitati del quotidiano
o di conformarne il messaggio alle speciche tematiche contemplate
dal Narodnyj uitel e dalla Musulmanskaja gazeta spinsero il giovane
Mirsaid a privilegiare il genere dellhikaye, carateristico della tradi-
zione folclorico-orale turanico-persiana: in una letera autobiograca
in tartaro (Idarege mektub [Letera alla direzione [t.d.c.]) che egli invia
alla direzione del giornale Koja il 17 dicembre 1917, gli scriti pubblicati
nella Musulmanskaja gazeta dal 1912 al 1914 sono deniti, infati, come
hikajeler (Sultan-Galiev, 1998: 106).
14
Spiegare detagliatamente cosa sia
lhikaye e a quale forma della leteratura europea corrisponda andrebbe
oltre i limiti del presente articolo. Ci limiteremo ad osservare che, se-
condo Ilhan Bagz, il termine hikaye traducibile come tenzone e,
per quanto non ci sia un esato equivalente nella leteratura europea,
potrebbe essere paragonato alla tradizione trobadorica o a quella dei
menestrelli (Bagz, 1998: 24). Secondo altri studiosi, lhikaye pu essere
ritenuto un genere di prosa narrativa eroico-romantica dedicata a per-
sonaggi eccezionali (o in ogni caso esemplari) ed integrata da intervalli
poetici. Dopo le riforme culturali atuate nei periodi delle Tanzimat e
degli Yn Trkler, questo genere aveva gradualmente assunto nel mondo
turanico la strutura del racconto breve europeo, pur conservando la
liricit e lestrema dedutivit psicologica della sua forma originale
14
Sebbene Sultan-Galiev
chiami hikayeler solo
I racconti apparsi
in Musulmanskaja
gazeta, anche gli scriti
pubblicati in Narodnyj
uitel e in Umskij
vestnik presentano gli
stessi carateri formali.
226
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
(Boratav, 1964: 32; Kononenko Moyle, 1990: 15).
15
Questi ultimi trati
rendono la strutura della variante moderna dellhikaye, di cui si avvale
Sultan-Galiev, approssimativamente pi simile al genere della favola
o, ancor pi, della parabola: alla breve descrizione di un unico evento
paradigmatico, che concentra in un solo blocco le fasi dellesposizione
introdutiva, della complicazione, della crisi, del culmine e della solu-
zione conclusiva, segue lintervento direto del narratore, che decodi-
ca la chiave tematica dellevento appena esposto. Il modello dellhikaye,
semplice e allo stesso tempo funzionale, rispondeva in maniera ideale
non solo alle tendenze riformiste dei letori di Musulmanskaja gazeta,
che non potevano non apprezzare il tentativo di adatare un genere
della tradizione leteraria turanica ad un quotidiano della capitale
russa, ma anche a quelle del pubblico delle altre due testate, poich
combinava una strutura narrativa estremamente logica ed essenziale
alla chiarezza concetuale della prosa pubblicistica.
Come possibile vedere in Sredi Musulman, risalente sempre al
1912, a volte lordine della strutura dellhikaye poteva essere invertito
(la decodicazione tematica precedeva la descrizione dellevento). An-
che Sredi musulman aronta il problema dellarretratezza del mondo
tartaro, per quanto il motivo pedagogico vi compaia solo indireta-
mente: Sultan-Galiev descrive il linciaggio di due giovani a cui aveva
assistito nel villaggio di Karmyskaly durante una visita fata ad un
maestro elementare del luogo. In immagini e frasi scarne e concitate
vengono trasmesse la mostruosa violenza e la cecit della massa: dopo
aver picchiato crudelmente gli infelici, la folla li aggioga ad un carro,
costringendoli ormai morenti a trascinarlo per la via principale. Uno
sconosciuto che assiste divertito spiega che uno dei due era colpevole
di aver violentato una ragazza. Sentendosi poi chiedere quale fosse la
colpa del secondo, risponde di non saperla. Allinizio del linciaggio i
15
In Turchia, uno dei
maggiori esponenti
dellhikaye moder-
no fu senzaltro
mer Seyfetin.
227
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
tutori dellordine erano fuggiti per evitare la furia dei villici, che nem-
meno il mullah era stato in grado di far rinsavire: presentandosi per
salvare i due giovani (o almeno quello presumibilmente innocente),
aveva rischiato a sua volta di condividerne la sorte.
Sebbene la brutalit primitiva del villaggio tartaro proieti lospi-
te del maestro di scuola nella dimensione arcaica delle trib arabe
preislamiche, in un passato remoto ed astico, incapace di assimilare
conceti di dirito e dignit umana, la legge coranica non ritenuta la
vera causa di simile barbarie (tanto pi che lo stesso mullah era inter-
venuto per fermare il linciaggio, a rischio della propria vita). Leggiamo,
infati, allinizio del racconto:
Presso gli arabi, prima della loro conversione allislam, esisteva una
pratica orribile, in base a cui gli adulteri venivano condannati a pene
disonorevoli: li si legava ad un palo e li si lapidava, oppure li si soter-
rava vivi. Gli arabi hanno conservato questa pratica persino dopo aver
iniziato a confessare lislam e lhanno ereditata anche gli altri popoli
che, dopo di loro, vi si sono convertiti. La maggioranza dei teologi e lo-
so musulmani moderni sostiene che ogni forma di violenza e crudelt
contraddice lo spirito dellislam. Nonostante questo, ancora oggi presso
i musulmani continuano ad essere applicate punizioni vergognose (Sul-
tan-Galiev, 1998:27 [t.d.c.]).
16
In Sredi Musulman viene per la prima volta adombrata la dicotomia
tra loscurantismo qadimista delle masse illeterate, i cui modelli mo-
rali e comportamentali erano condizionati da contingenze politiche e
storico-sociali che poco o nulla avevano in comune con la parola del
Profeta, e lautentico spirito dellislam, uno spirito illuminato e pro-
gressista a cui i veri credenti devono tendere. Tale motivo, che cen-
16
Pubblicato originaria-
mente in: Umskij
vestnik, 1912: 196.
228
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
trale nello djadidismo, verr riconsiderato con uno spirito molto pi
rivoluzionario e critico negli scriti pubblicistici degli anni successivi,
rispondendo alle precise convinzioni ideologiche che il nostro autore
avrebbe sviluppato dal 1919 al 1921.
Secondo M. Rodinson, il Sultan-Galiev della maturit ideologica
caraterizza infati lislam e la sua missione storica in contrapposizione
alla visione eurocentrica di un mondo musulmano retrogrado, vale a
dire di una societ stagnante che pu essere proietata verso il cambia-
mento solo tramite lintervento di forze esterne, siano esse le potenze
coloniali occidentali o il proletariato internazionale, rappresentato
da Mosca (Rodinson, 1970: 81). Sebbene il giudizio di Rodinson tenda a
sopravvalutare limportanza data da Sultan-Galiev alla religione patria,
rendendolo una sorta di erede ideologico del sultano Abdul Hamid e di
Djamal Ad-din Al-afgani,
17
non possiamo non riconoscere che in Metody
antireligioznoj borby sredi musulman si sostiene eetivamente che, tra le
varie fedi, quella musulmana la pi sensibile al messaggio di giustizia
universale dellideologia socialista e presenta una disciplina di perfe-
zionamento morale rimasta ancora intata e passionaria grazie alla
sharia (Sultan-Galiev, 1998: 363). Il legame, apparentemente impossibile,
tra islam e rivoluzione socialista si era formato grazie alle condizioni
storiche in cui lecumene islamico si era dovuto evolvere nel corso dei
secoli: il dominio colonialista e la forzata immobilit storica a cui i popoli
musulmani erano stati costreti ne avevano appianato le diseguaglianze
di ceto, evitando quella frammentazione della comunit che aveva in-
vece distinto i paesi dellEuropa occidentale e, in parte, la Russia. Allo
stesso tempo aveva sviluppato, da un lato, solidariet verso i fratelli
di fede e sventura, dallaltro ostilit verso le classi dominanti, con una
dinamica molto simile a quella osservabile, in Occidente, tra le masse
proletarie. Mentre, tutavia, tale sentimento aveva accomunato in Euro-
17
Cfr. Baltanova, 1991:
98: Nonostante la
meritata stima che gli
islamologi occidentali
riservano a Sultan-Ga-
liev, limmagine di
questultimo come di
un panislamista (...)
lontana dalla verit.
Ritenere panislami-
sta Sultan-Galiev,
cio un ateo che ha
dedicato i suoi lavori
pi conosciuti alla
deislamizzazione dei
popoli musulmani
dellex Impero Russo,
un punto di vista chia-
ramente infondato,
che paradossalmente
avallerebbe le accuse di
critici sovietici come
M. Kobeckij (redatore
del giornale Bezbonik).
Come osserviamo
nel presente articolo,
nella sua fase leteraria
giovanile Sultan-Galiev
riserv unatenzione
minima allislam come
fede religiosa ecume-
nica. Questa tendenza
non cambi nelle fasi
successive, anzi diven-
ne pi intransigente:
lislam fu concepito
come un semplice
fatore socio-culturale
di cui tener conto
durante lindotrina-
mento comunista dei
popoli musulmani per
guadagnarne la du-
cia, ma da eliminare
dopo il completo suc-
cesso delle rivoluzioni
nazionali in Oriente.
Pi complesso il pro-
blema delle accuse
di panturanesimo. Si
trata di un problema
che non pu essere
arontato nei limiti del
nostro lavoro. Si pu
tutavia osservare che,
dopo la rivoluzione
229
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
pa un solo gruppo sociale, nel mondo islamico aveva
unicato interi popoli contro lo sfrutatore stranie-
ro (quasi sempre di fede cristiana) e le aristocrazie
locali conniventi, sia religiose che terriere. In altri
termini, lo specico destino storico dellislam ne
aveva determinato un altissimo grado di potenziale
instabilit e insoerenza nei confronti del mondo
europeo cristiano e capitalista, tanto che la lota di
liberazione nazionale nellareale islamico avrebbe
nito per presentare lo stesso processo di emanci-
pazione di classe previsto dal pensiero rivoluziona-
rio socialista (Benningsen/Lemercier-Quelquejay,
1986: 192193). A tal proposito, W.R. Darrow (397)
ed El-Fangary (8491) ritengono che Sultan-Galiev
sia stato il primo ad aver intuito la profonda anit
tra marxismo e islam nel loro comune tentativo di
eliminare limperialismo occidentale tramite movi-
menti rivoluzionari, nonch la relativa compatibilit
tra il sistema etico musulmano e quello comunista.
Questa anit, a deta di Sultan-Galiev, avrebbe reso
possibile avvicinare alla causa comunista il mondo
islamico in maniera relativamente indolore e paci-
ca, a condizione di conservarne, almeno nel periodo
di iniziale arancamento nazionale, le specicit
culturali, sociali e legislative.
18
I musulmani rus-
si e sopratuto i tartari, la cui intelligencija aveva
gi generalmente superato il delicato passaggio da
una coscienza di appartenenza islamica ad una di
identit bolscevico-comunista (Sultan-Galiev, 1998:

del 1917, sentimenti
chiaramente pro-tur-
chi e panturanici ven-
nero rivelati dai soli
nazionalisti di Crimea,
raccolti intorno a el-
ebidan elibeev e al
suo partito Milli Firka,
mentre i nazionalisti
tartari, bakiri e azeri
propendevano per pi
moderate soluzioni
federaliste (cfr. Landa,
2004: 6872). In eeti,
nei suoi lavori Sul-
tan-Galiev non ha mai
parlato di Turan, cio
di uno Stato turanico
unicato soto legida
di Istanbul o Kazan,
ma di stati autonomi
tartari integrati in
una strutura federale
sovietica (cfr.: Tagirov,
1989: 172). Questa
otica non cambia
nemmeno dopo la
fratura col Partito e
lelaborazione deni-
tiva dellanticolonia-
lismo rivoluzionario.
Lunica dierenza con
le posizioni prece-
denti consiste, come
possiamo vedere nel
manifesto anticolo-
nialista sultangalievia-
no Tezisy ob osnovach
socialno-politieskogo,
ekonomieskogo i
kulturnogo razvitija
tjurkskich narodov Azii i
Evropy, nella nuova na-
tura geopolitica della
federazione, che non
pi interna allURSS,
ma struturata in au-
tonomie locali tartare
unite nominalmente
tra loro con il solo
scopo di resistere alla
pressione colonialista
di Mosca e delle altre
potenze occidentali
(cfr. Sultan-Galiev,
1998: 527538).
18
Cfr. Bennigsen/
Lemercier-Quelquejay,
1986: 192193: Teorico
capace, Sultan-Galiev
era allo stesso tempo
un combatente, e le
sue teorie si distin-
guevano da quelle
degli altri bolscevichi
per il loro caratere
realista e pratico...
Come gran parte dei
rivoluzionari asiatici,
suoi contemporanei
e seguaci, Sultan-Ga-
liev riteneva che la
rivoluzione nel Terzo
Mondo avrebbe dovuto
essere sia sociale (con-
tro gli sfrutatori, la
borghesia, i latifondisti
locali e il clero musul-
mano retrogrado)
che nazionale (contro
legemonia straniera).
Ma egli aggiunse una
precisazione eretica
in queste tesi a ben
vedere completamente
in linea col partito, e
cio che, non permet-
tendo la strutura della
societ musulmana
di atuare contem-
poraneamente due
rivoluzioni, sarebbe
stato inutile e pericolo-
so stimolare allo stesso
tempo lo sviluppo di
una coscienza sia na-
zionale che sociale. Per
questo sarebbe stato
necessario rinviare
lora di una rivoluzione
sociale. La tempo-
ranea conservazione
dellislam ha quindi
un valore puramen-
te strategico e non
permete di ritenere le
idee sultangalieviane
un riesso parados-
sale dello djadidismo
tartaro nel contesto del
potere sovietico (cfr.
akimov, 1997: 12).
230
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
356361), avrebbero potuto svolgere una funzione mediatrice di im-
portanza straordinaria nella diusione dellideologia marxista presso
i popoli orientali e nellorganizzazione di movimenti rivoluzionari di
liberazione in Asia e in Africa.
I racconti sultangalieviani del primo periodo, scriti alcuni anni prima
dellingresso uciale dellautore nel partito comunista, non presentano
una concretezza concetuale cos ben denita sul ruolo storico dei tartari
musulmani. Sono, al contrario, ancora distinti da unidealizzazione ro-
mantica dellethnos senza spiccate tensioni ideologiche, se escludiamo,
naturalmente, una critica di stampo generalmente djadidista-liberale al
malgoverno zarista. Nonostante questo, un sotile presentimento delle
idee della stagione pubblicistica gi avvertibile nei racconti Bakirka
19
,
Son tatarki
20
(entrambi del 1913) e V tumane
21
(1914), dove predomina
il tema del mondo tartaro-bakiro come forza storica oppressa e solo
apparentemente inerte, ma in realt inquieta e tenacemente tesa ad
una libert non solo politica e civile, ma anche spirituale.
Magi, la protagonista del primo racconto, una comune ragazza
bakira, nulla in lei sembra tradire particolari talenti o una spiccata
coscienza della propria individualit. Alcuni trati del suo caratere
lasciano per intuire unindistinta forza vitale, unansia di libert che
la porta ad isolarsi, a cercare spazi estesi. Crescendo, Magi sviluppa
una bellezza straordinaria ed ambigua: gli occhi lasciano trasparire
un mondo interiore complesso placido e sicuro, ma allo stesso tempo
assetato di innito. Questo sguardo provoca in chi se ne sente osservato
un vero tormento spirituale:
[...] Nei suoi occhi marroni comparve un lucore perpetuo. Non era una
luce morta, non aveva quel freddo e quelloscurit che traggono
19
Prima pubblicazione:
Musulmanskaja
gazeta, 1913: 23.

20
Prima pubblicazione:
Musulmanskaja
gazeta, 1913: 24.

21
Prima pubblicazione:
Musulmanskaja
gazeta, 1914: 1213.
231
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
lanima. Era una luce viva, dolce, calda... Era una luce che sembrava
parlare ai presenti di cose nuove, sconosciute, mai provate. Quando le
persone si sentivano osservate dal suo sguardo sso e tranquillo, i loro
cuori si colmavano di unangoscia innita. Iniziava a sembrare loro
che al mondo mancasse qualcosa []. Avevano voglia di andarsene il
pi lontano possibile da tute le preoccupazioni di quel mondo freddo.
La vita di tuti i giorni cominciava a sembrare loro vuota, miserabile e
senza senso... (Sultan-Galiev, 1998: 42 [t.d.c.]).
Allo stesso tempo, il corpo perfeto e robusto della ragazza tradisce
fermezza di caratere e forza sica, da cui traspira il secolare, indomito
amore dei suoi antenati per una vita libera:
Il seno di Magi, bello e sporgente, e il capo sempre alto ne tradivano
la forza e lindole decisa. La sua gura agile e robusta, le braccia e le
gambe muscolose sembravano quasi ricordare alla gente che tanto
tempo prima le bakire avevano cavalcato per le distese di una Bakiria
libera e selvaggia (Sultan-Galiev, 1998: 42 [t.d.c.]).
Tuto in Magi rivela un naturale pudore e una profondit di sen-
timenti che nutrono unanima vergine dalle innite potenzialit e
virt, unanima non ancora corrota dai mali del mondo provinciale
bakiro. Eppure Magi destinata, proprio a causa della sua integri-
t morale e sica, a cadere vitima della societ che la circonda: in
una veloce successione di brevi quadri narrativi, tipici dellhikaye,
viene mostrato linnamoramento della ragazza per Alij e linganno
di questultimo, che porta Magi a suicidarsi. La ragione principale
del suo gesto la seriet abissale con cui aveva amato. Loesa fat-
ta al suo slancio completo le fa comprendere la supercialit e la
232
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
paralisi spirituale del mondo da cui aveva ateso, tacitamente, una
felicit suprema:
Le sembrava che dietro al riso allegro delle donne, dietro alla voce
sicura e dura degli uomini e al tenero balbetio dei bambini si celasse
una forza orribile, inconcepibile e grande: un silenzio freddo, eterno...
A volte rivolgeva gli occhi ammeggianti nellintimo del suo essere,
ascoltandone atentamente linquietudine e lo strazio, ma non riusciva
a liberarsi dal tremendo vuoto che si era impossessato della sua anima
profanata... (Sultan-Galiev, 1998: 43 [t.d.c.])
Un altro personaggio femminile dal destino simile a quello di Magi
la tartara Amina, protagonista di V tumane. Nel silenzio di uninsonne
note invernale, Amina in atesa dellarrivo del marito. Allimprov-
viso, mentre osserva la distesa innevata oltre la nestra, si impos-
sessano di lei un vago disgusto e linsoddisfazione per quello che
era diventata la sua vita: alcuni anni prima, giovane maestra di una
mektep, si era innamorata di Barij, un suo collega. Barij ben presto
viene arrestato dalla polizia zarista e, dopo essere stato deportato,
muore di tubercolosi. Devastata, dopo alcuni anni Amina decide di
abbandonare la professione di maestra e di sposare un uomo che non
ama, per evitare la condizione di donna nubile, disonorevole nella
societ patriarcale tartara. Il tradimento della memoria di Barij e
lindierenza verso il marito, dissimulata da unapparente docilit
e sotomissione, svuotano la sua vita di ogni valore, tanto da spin-
gerla ad innamorarsi di un altro uomo, con cui condivide un senso
di universale disillusione per lesistenza. Ma nemmeno questenne-
simo inganno salva Amina (che in tartaro signica, ironicamente,
Fedele) dalla disperata consapevolezza del proprio fallimento:
233
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
al sentire i passi del marito, Amina lascia il suo mondo di ricordi
e comprende denitivamente di avere accetato per codardia un
destino di rispetabile schiavit domestica, dove le speranze della
giovent e il desiderio di unesistenza pi degna sono destinati a
dissolversi per sempre nella nebbia di un mondo ipocrita, senza
ideali ed aspirazioni (Sultan-Galiev, 1998: 5658).
La delicata liricit di questi destini femminili, insolita per il fu-
turo ideologo bolscevico e anticolonialista, non deve ingannare. La
reale chiave tematica dei due hikaye consiste in altro. La corruzione
della vita provinciale bakira contrapposta alla naturale purezza di
Magi in Bakirka, cos come larresto di Barij da parte della polizia in
V tumane costituiscono riferimenti alla realt contemporanea che
delineano il vero scopo del narratore: denunciare il potere respon-
sabile del sistema sociale che aveva causato la morte di Magi e la
sconta morale di Amina. Il signicato delle parabole di Magi e
Amina non viene infati svelato esplicitamente, tutavia quei brevi
riferimenti permetono al letore di comprendere la natura total-
mente negativa di un potere la cui sola comparsa incidentale nella
vita delle due donne era stata suciente a distruggerne il destino
e a soocarne le pulsioni pi nobili, limpegno sociale pi positivo.
Il motivo dellisolamento, dellaridit esistenziale in cui si con-
suma il destino del popolo tartaro nellimmobilit civile provocata
dal controllo degli istituti zaristi e dai modelli corroti di una societ
in decadenza raggiunge il suo pi alto grado di drammaticit in Son
tatarki, che abbandona la pateticit dellhikaye e mutua le suggestioni
simboliche di alcuni racconti fantastico-allegorici di M. Gorkij, L.
Andreev e V. Veresaev.
In Son tatarki descrito un sogno, il sogno di una donna di cui
non si dice il nome, dal momento che, possiamo supporre, incar-
234
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
na lanima colletiva tartara: la donna avanza per un deserto dove
ogni manifestazione di vita stata annientata da un sole impietoso.
Nellimmagine del sole portatore di morte possibile vedere una
metafora ironica del potere dello zar, che nel folklore russo stato
sempre concepito come un che incarna pienezza vitale
e giustizia. Tutavia, nella dimensione onirica del deserto in cui
la donna tartara stata proietata, questa immensa fonte di vita
sembrava aver seminato solo morte e il nulla dellessere. La donna
continua ad andare avanti, nella speranza di sentire almeno una
voce umana. Ma gli unici, rari suoni che le dato sentire sono solo
i sibilii delle serpi e gli ululati degli sciacalli. Stremata, la tartara
prega: Oh, Dio! (...) Possibile non ci siano cambiamenti in questo
deserto, possibile io sia destinata alla rovina, possibile io debba va-
gare in eterno in questo selvaggio giardino di morte?! ( Sultan-Ga-
liev, 1998: 47 [t.d.c]). Allimprovviso, si vede allorizzonte unoasi. La
tartara vi si dirige colma di gioia e rinnovata energia. Ma una voce
la arresta, dicendole che si tratava di un inganno: Ma da chiss
dove la raggiunse una voce che le aveva raggelato lessere: Fermati,
donna! E inutile che tu ci vada... Sei destinata a morire. Nel deserto
non c vita, hai visto un miraggio! (Sultan-Galiev, 1998: 47 [t.d.c.]).
Il sogno si conclude con la stessa sconsolata condizione iniziale:
Ritorn lidentico deserto di prima nudo, severo e grigiastro...
(Sultan-Galiev, 1998: 47 [t.d.c.]).
Al di l dei problemi riguardanti i rapporti tra tartari e Stato zari-
sta, Son tatarki trasmete la disperazione di unintera generazione di
sudditi russi che avevano vissuto, da un angolo allaltro dellImpero,
limplacabile reazione alessandrina e stavano vivendo limpotente
agonia del regno di Nicola II: sopratuto per tale ragione , tra i
racconti esaminati, quello pi vicino ad alcune correnti della lete-
235
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
ratura russa nazionale dellepoca. Tutavia, lappartenenza etnica
della protagonista e lesoticit degli archetipi cronotopici riessi nel
racconto illuminano questa tragedia comune dalla prospetiva della
coscienza nazionale tartara, assolutizzandone il doloroso stato di
abbandono ed emarginazione.
Curioso come Sultan-Galiev, da giovane scritore djadidista, abbia
intuito quella dualit del caratere nazionale tartaro-bakiro che, da
politico comunista, avrebbe compreso solo a prezzo del fallimento
del 1919. La bakira Magi unita intimamente alla natura della sua
terra ed ha ancora un fortissimo legame sico con gli antenati della
sua stirpe, legame che la protegge e mantiene pura:
Pi di tuto, era il suo piccolo naso aquilino e regolare a renderla
nellaspeto estranea ai suoi contemporanei e ad avvicinarla nello spirito
ai suoi antenati. Questo naso, trasgurandosi sul volto piato dagli
zigomi sporgenti, sembrava quasi voler dire che la bakira non si sarebbe
mai corrota, non sarebbe mai stata fata scomparire dalla faccia della
terra atraverso la silide, la tubercolosi e gli altri agelli dellumanit
(Sultan-Galiev, 1998: 42).
Il dramma di Magi consiste nella dissoluzione irreparabile di questo
legame a contato con un mondo provinciale, a cui estraneo il respiro
eterno del suolo natio e della sua memoria etnica. Non potendo pi
vivere in un armonico connubio con la sua terra, Magi non ha pi
ragion dessere e la sua morte viene accolta con indierenza dalla na-
tura bakira di cui la sua anima, prima dellinganno di Alij, era colma.
Il cronotopo narrativo di V tumane e Son tatarki pregura invece un
dramma dierente, carateristico della sola etnia tartara: la completa
estraneit alla terra natia, simbolizzata dai paesaggi ostili e sterili che
236
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
circondano le due protagoniste, e lassoluto isolamento dellindividuo,
su cui leredit genetica delle generazioni passate non si riete af-
fato. Gli unici valori che conservino in Amina e nellanonima tartara
il proprio senso di appartenenza etnica sono civili e spirituali: linse-
gnamento, l impegno civile, la ricerca di verit autentiche, di oasi
in una vita che divenuta selvaggio giardino di morte... La tragicit
della loro esistenza consiste nellincapacit o nellimpossibilit di svol-
gere il proprio compito morale e di trovare una fonte spirituale dove
spegnere la propria sete.
interessante, inoltre, notare come in questa fase giovanile le
componenti tematiche etniche prevalgano chiaramente su quelle
religiose. Ad eccezione di Sredi musulman, il motivo dellislam vi
infati quasi del tuto assente. Non dobbiamo stupircene. Non essendo
mai stato credente, Sultan-Galiev ha sempre visto lislam come una
contingenza culturologica, un predicato storico che era stato trasmesso
ai tartaro-bakiri nel corso del loro soerto cammino, ma non ne rappre-
sentava aato lessenza ultima. Lidealismo piutosto romantico e, ci sia
concesso dire, tartarolo dei racconti del primo Sultan-Galiev vedeva
la reale essenza dei due popoli nella fedelt ai valori storico-culturali
incarnati dallistituzione delle scuole tartare (non necessariamente e,
in ogni caso, non esclusivamente religiose) e nellunione con lo spirito
secolare della terra natia, nella fedelt ai sentimenti pi autentici degli
antenati riessa dal mondo interiore della bakira Magi, poco appa-
riscente ma profondissimo. Il riformismo giovanile di Sultan-Galiev
non sembra quindi trovare posto per lautorit religiosa islamica nella
dimensione mitopoietica dellHeimat tartaro-bakira, specularmen-
te duplice nella sua tensione ad una purezza civico-morale e natura-
le. Lo stesso Sredi Musulman ore, del resto, solo dei minimi detagli
sulla posizione assunta nei confronti della religione patria, poich il
237
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
perno tematico del racconto ruota atorno a riessioni sullabbruti-
mento delle masse rurali tartare: riguardo allautentico signicato del
credo musulmano, Sultan-Galiev si limita fare alcune considerazio-
ni sul suo caratere umano e generalmente pacico (ma solo nel caso
in cui esso venga osservato corretamente in base alle indicazioni di
teologi moderni moderati).
Lunico lavoro narrativo che permeta di ssare unatenzione esclu-
siva a temi islamici o, pi esatamente, islamizzanti senzaltro Ja-
bloko razdora, una leggenda tartara (secondo il sototitolo apposto
dallo stesso Sultan-Galiev) scrita nel 1914.
22
Dopo aver creato Adamo ed
Eva, Allah permete loro di coltivare la terra in assoluta libert. Adamo
ed Eva sono felici e riconoscenti, ma Allah decide di tentarli: chiama
a s Djabrail (Gabriele) e gli ordina di presentarsi ad Adamo in fatez-
ze umane. Una volta incontrato Adamo, avrebbe dovuto chiedergli il
permesso di condividere la terra, perch anche lui, Djabrail, potesse
coltivarla. Se Adamo avesse accetato la proposta dello sconosciuto, lui e
la sua discendenza avrebbero vissuto in eterna felicit ed abbondanza.
Altrimenti, la terra sarebbe stata insuciente a soddisfare i bisogni
dellumanit, il suo possesso sarebbe stato motivo di guerre, oppressione
e disuguaglianze. Dopo averne ascoltato la preghiera, Adamo caccia Ga-
briele, condannando cos la propria discendenza al destino di indigenza
e di coniti eterni prospetato da Allah (Sultan-Galiev, 1998: 5960).
Questa breve leggenda mostra un approccio estremamente con-
troverso ai conceti islamici di teodicea e peccato originale: responsabile
della caduta di Adamo e del conseguente degrado morale della Terra
non Satana, ma Allah stesso. La sua decisione di metere alla prova
Adamo infrange irreparabilmente lordine paradisiaco preesistente.
Inoltre, il conceto di un peccato che possa trasmetersi come una sorta
di tara genetica anche a coloro che non lo hanno commesso estraneo
22
Prima pubblicazione:
Musulmanskaja
gazeta, 1914: 1617.
238
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
allislam, secondo cui ogni trasgressione circoscrita al solo individuo
che ne colpevole.
23
Insomma, Sultan-Galiev sembrerebbe presentare un mito eziologico
dellorigine del male sulla Terra che ha molti pi punti in contato con
un dualismo cristiano-gnostico che con una visione compiutamente
islamica. In verit, riteniamo che la cornice islamizzante utilizzata nel
testo svolga un ruolo semantico-narrativo e cronotopico puramente
funzionale a sostenere e raorzare la nzione leteraria della leggen-
da. Sviluppando il complesso delle valenze suggerite dallindicazio-
ne leggenda tartara, Sultan-Galiev elabora una serie di questioni
squisitamente storiche e sociali utilizzando la semplice simbologia
religiosa accessibile al narratore tizio (la memoria folclorico-orale
tartara): tali questioni, che riguardavano il dramma della lota per il
possesso della terra, rispondevano in primo luogo alle rivendicazioni
delle masse rurali tartare e al problema dellinsucienza endemica di
terra coltivabile che, come abbiamo visto, aveva caraterizzato la storia
tartara sin dai tempi di Pietro I. Di conseguenza, in Jabloko razdora la
tematica religiosa solo apparentemente dominante. Il reale vetore
tematico del racconto continua ad essere etno-politico.
Jabloko razdora lultimo racconto ad essere stato inuenzato dallo
djadidismo. Nei due anni trascorsi a Baku (191517), Sultan-Galiev ab-
bandona denitivamente questa corrente, critica verso alcuni aspeti
del potere zarista ma tendenzialmente obbediente allautorit di Pie-
troburgo, ed abbraccia lideologia comunista, fondando insieme a Va-
chitov il Comitato Socialista Musulmano. Le cause direte della prima
signicativa fratura ideologica nella vita di Sultan-Galiev furono i
contati con le cosmopolite masse operaie ative a Baku, la soppressione
sanguinaria della rivolta dei basmai, gli ati darbitrio commessi dai
funzionari zaristi ai danni dei popoli musulmani durante la I Guerra
23
Cfr. Corano 6, 164.
Luniversalit del
peccato di Adamo
non confermata
nemmeno nella
descrizione coranica
della caduta edenica:
cfr. Corano 7, 1925.
239
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
Mondiale e il completo fallimento delle riforme atuate nellImpero Ot-
tomano dal corroto triumvirato giovane-turco, la cui rivolta di alcuni
anni prima era stata lo stimolo storico principale per laermazione
dello djadidismo nelle terre turaniche (Benningsen / Lemercier-Quel-
quejay, 1986: 6264). Il passaggio al comunismo era stato preparato,
comunque, da un processo molto pi articolato, le cui origini vanno
ricercate nellimpegno adolescenziale in seno al movimento Al-Islach. I
principi djadidisti erano stati infati trasmessi a Sultan-Galiev dal cli-
ma culturale familiare senza una scelta realmente cosciente e matura.
Lesame della realt russa lo avrebbe presto convinto che la questione
tartaro-bakira non avrebbe potuto essere risolta dalle moderate stra-
tegie riformatrici di Gasprinskij. I racconti del 19121914, che toccano
con estrema coerenza alcune istanze proposte dallItifak al-Muslimin,
sono una prova indireta di simile convinzione, poich sono permeati
da un senso di disperazione e sducia: gli ideali di progresso civile
sono inatuabili nella societ tartara, per cui la riacquisizione della
propria identit rimane uno scopo irraggiungibile a livello sia perso-
nale che storico-politico. Lo djadidismo aveva avuto lindubbio merito
di aver risvegliato la coscienza nazionale e le forze intelletuali dei
tartaro-bakiri, rendendoli dolorosamente consapevoli di una serie di
importantissime priorit politiche e civili, ma la strategia di lota pro-
posta dal movimento si era rivelata inadata ad imporre concretamente
tali priorit alla politica repressiva dello Stato zarista. I bolscevichi
vennero ritenuti lunica forza in grado di concretizzare lagenda po-
litica perseguita dagli djadidisti, tanto pi che no al 1921 il principio
dellautonomia dei popoli minoritari avrebbe costituito il fondamento
della propaganda leninista.
I motivi dellabbandono dello djadidismo sono riessi in alcuni
passi di Kto ja, un autentico testo apologetico che Sultan-Galiev scris-
240
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
se durante il processo del 1923 per dimostrare la propria fedelt al
partito comunista:
Richiamo in mente tuto il mio passato e vedo di essere stato anche
allora un rivoluzionario, un comunista. Vedo di essere stato concepito da
forze sociali inevitabili, forze che si reggevano sulla schiavit, sullop-
pressione e su una miseria secolare... Ero glio di oppressi, glio di un
popolo oppresso... S... anche allora ero un rivoluzionario, ma conti-
nuavo ad essere schiavo. Ho sempre avvertito questa mia condizione
e ne sono stato sempre insoddisfato. (...) Mi sono sentito libero solo
durante lOtobre e nei primi anni della rivoluzione... (Sultan-Galiev,
1998: 447 [t.d.c.]).
Paradossalmente, furono il riuto dello djadidismo e il consenso dato
alla Rivoluzione dOtobre a rendere il problema dellislam veramente
atuale per lideologo tartaro: dopo il 1917 si era presentata la necessit
di predisporre alla causa bolscevica le masse musulmane dellex-impe-
ro. In base al programma dellarticolo dedicato ai metodi di lota contro
la fede musulmana, Sultan-Galiev concepisce lislam come una matrice
neutra di coesione civile e culturale: gli agenti del Partito avrebbero
dovuto usare i punti di contato tra tale matrice e le teorie della lota
sociale per rendere lideologia marxista meno sospeta ai popoli mu-
sulmani, poco avvezzi al pensiero europeo nelle sue forme pure, e
quindi favorirne il processo di deislamizzazione e lingresso nel futuro
universo sovietico (Sultan-Galiev, 1998: 363365).
Almeno no al 1921, Sultan-Galiev avrebbe creduto nella realiz-
zazione di questo progeto. La caduta dello zarismo era stata accol-
ta con entusiasmo dalle minoranze islamiche. I bolscevichi avevano
saputo guadagnarne il sostegno con la promessa di una loro futura
241
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
autodeterminazione e della consegna della terra alle masse rurali.
24
La collaborazione con i popoli musulmani del decaduto Impero Russo
fu un trato distintivo della dutile politica bolscevica durante gli anni
della guerra civile. Lesempio pi evidente fu forse la sconta che le
forze bolsceviche inissero al generale Denikin con laiuto dei ceceni
del fondamentalista su Uzun Haji (Gall/De Waal, 1997: 21). Lambigua
alleanza tra comunisti e musulmani interess comunque tute le zone
in cui erano presenti sacche islamiche, sopratuto in virt della miope
politica del governo zarista e, in seguito, dellArmata Bianca (Denikin,
2002: 174246; Vert, 1992: 166167).
25
Le operazioni militari lungo il
Volga e le regioni uraliche non furono uneccezione, e Sultan-Galiev
ne fu uno dei maggiori protagonisti in qualit di fedele sostenitore
degli interessi di Mosca: dopo aver stroncato il tentativo di costituire
cellule militari islamiche indipendenti, istituisce nel febbraio 1918
un distaccamento armato in seno al Comitato Socialista Musulmano,
organizzandolo nel giugno dello stesso anno come Bataglione Co-
munista Musulmano ed impiegandolo nei combatimenti di Kazan
contro i legionari cechi di Kolak, dove perse la vita lamico fraterno
Mullanur Vachitov.
I fati di Kazan segnarono un inasprirsi delle posizioni autonomiste
di Sultan-Galiev e, quindi, le premesse della sua caduta allinterno del
partito comunista. La fratura denitiva tra lideologo tartaro e la no-
menclatura moscovita fu comunque graduale e, prima di concludersi
con larresto del 1923, venne accompagnata da una serie di delusioni
e gravi sconte politiche.
Nel novembre del 1918 Sultan-Galiev organizza il primo convegno
dei comunisti musulmani a Mosca. Con lappoggio di I. Firdevs e dei
delegati dei tartari di Crimea e di Kazan, richiede il riconoscimento
di un partito comunista-musulmano autonomo: tale partito avrebbe
24
Cfr. Il discorso tenuto
dal Sovnarkom il 20
novembre 1917 Ko vsem
trudjaimsja musulma-
nam Rossii i Vostoka,
(Valk, 1957: 113).

25
Laccorta politica dei
bolscevichi stimol
il passaggio alle loro
le delle forze armate
bakire guidate da Zaki
Validi e dellAla-Orda
kazaka di A. Bajtursun.
Questi avvenimenti
avrebbero avuto
delle conseguenze
gravissime per i
bianchi di Kolak.
242
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
dovuto avere un comitato centrale proprio e si sarebbe dovuto unire al
partito comunista russo solo su base federale. Stalin, a nome del comita-
to centrale dei comunisti russi, si oppose alla richiesta di Sultan-Galiev.
Ulteriori scacchi alla sua strategia anticolonialista seguirono
nel 1919 e nel 1920.
Nel 1919, coprendo la carica di Presidente della Commissione Centra-
le per i musulmani, Mirsaid si occup della realizzazione del suo obbiet-
tivo maggiore: la creazione di uno stato autonomo tartaro-bakiro, il cui
progeto era stato preventivamente approvato dal Narkomnac nel marzo
del 1918. Tutavia, nello stesso mese dellanno successivo il Comitato
Centrale prese la risoluzione di istituire la sola Repubblica Autonoma
Bakira: si tratava di uno stato a maggioranza etnica russa, dallautono-
mia puramente nominale e lontano dalle zone di reale concentrazione
demograca bakira. Al II Congresso delle Organizzazioni Comuniste
dAsia, tenutosi il 28 novembre 1919, Sultan-Galiev spieg la necessit
di creare una repubblica unicata tartaro-bakira con linclusione di
una parte della regione di Ufa, dove vivevano 365.000 bakiri e pi di un
milione di tartari. La proposta di Sultan-Galiev venne approvata dalla
maggioranza dei membri del congresso, ma lintervento del Politbjuro
moscovita, che annull questa risoluzione il 13 dicembre 1919 e proib
il progeto della Repubblica Autonoma nei conni contemplati da Sul-
tan-Galiev, vanic per sempre il sogno che costui aveva nutrito per
il suo amato popolo. Bisogna specicare che lintervento di Mosca era
stato motivato da una circostanza apparentemente poco comprensibile:
durante la votazione del 28 novembre si era deto contro la creazione
di una Repubblica Autonoma tartaro-bakira proprio il gruppo dei
delegati bakiri. In questa opposizione erano riessi dei fatori, a cui
Sultan-Galiev non aveva prestato dovuta atenzione: in primo luogo,
alcune congiunture politiche (lostilit personale tra Hajaz Ischaki e
243
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
Zaki Validi). Queste cause si sommavano alla serie delle dierenze
menzionate nella sezione introdutiva dierenze molto profonde e
dicilmente risolvibili. La reticenza delletnia bakira a costituire uno
stato unicato con i tartari si era, del resto, fata evidente sin dai primi
mesi dopo la Rivoluzione dOtobre. Gi durante il I Congresso Generale
Bakiro, tenutosi ad Orenburg il 2027 luglio 1917, era stata proposta
lidea della creazione di un Bakortostan circoscrito alla regione di
Ufa ed autonomo dai tartari del Volga. Il progeto era stato ribadito al
III Congresso Regionale Bakiro (820 dicembre 1917).
Quasi a titolo di compensazione, Sultan-Galiev eleto dal Sovnar-
kom membro della commissione preposta alla creazione della Repub-
blica Autonoma del Tartarstan e, dopo la sua istituzione nel 1920, ne
partecipa al Comitato Esecutivo.
Si trata, tutavia, di una concessione che soddisfa in minima parte
le reali aspirazioni politiche di Sultan-Galiev e non pu arrestarne
lormai insanabile disaccordo con il corso politico sempre pi autori-
tario e centralizzatore imposto da Stalin in quanto responsabile della
Commissione Popolare per le Nazionalit (cf. nota 1) e la cui inuenza
allinterno del partito continua a crescere. Ad esempio, nel setembre
del 1920 a Baku (liberata dallArmata Rossa cinque mesi prima) viene
tenuto il primo congresso dei popoli dAsia. Sebbene Sultan-Galiev
non fosse stato autorizzato a recarvisi (in questo divieto gli storici
vedono il primo vero segnale dellinizio della sua caduta politica
26
),
la strategia autonomista venne sostenuta dal delegato kazako Turar
Ryskulov e dal rappresentante turkmeno Narbutabekov (entrambi re-
pressi nel 1938). Ryskulov, che sarebbe stato allievo di Sultan-Galiev al
KUTV, ripete la teoria del maestro, secondo cui imporre violentemente
il comunismo alloriente islamico senza alcun rispeto per le sue par-
ticolarit socio-culturali sarebbe stato un gravissimo errore: nei paesi
26
Cfr. Landa, 1999: 67.
244
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
musulmani la rivoluzione avrebbe dovuto essere prima nazionale. Una
reale rivoluzione sociale sarebbe stata possibile solo in seguito, e solo
dopo una cauta e sensibile opera di propaganda antislamica (Bennig-
sen/Lemercier-Quelquejay, 1986: 152154). Questo punto di vista venne
ignorato dai commissari del Komintern (Zinovev, Radek e Bela Kun),
che ribadirono la necessit di sacricare le autonomie nazionali locali
in favore di una rivoluzione proletaria internazionale.
Il dissenso con la politica moscovita divenne denitivo dopo le mas-
sicce requisizioni forzate di grano e pane che i bolscevichi avevano
condoto nel 1920 nelle regioni del Medio Volga, causandovi lorribile
carestia del 1921 (Litvin, 1993: 55; Suvorova, 1993: 51; Figes, 1989: 247
248). Questevento, che indica il fallimento delle speranze autonomiste
riposte nei bolscevichi a partire dal 1917, riesso dal racconto pi
maturo di Sultan-Galiev, V carstve goloda, scrito durante una missione
di servizio in Bakiria e nella regione di Samara.
27
Utilizzando lespe-
diente radisceviano delle note di viaggio, Sultan-Galiev presenta una
serie di scene narrative che mostrano le drammatiche conseguenze
della carestia nei territori visitati. Figura centrale della prima scena
uno dei tanti bambini tartari che, dopo la morte dei genitori per fame
nei villaggi dorigine, vagabondavano per la Russia nella speranza di
elemosinare del cibo. Nella stazione di Syzran un gruppo di orfani
si avvicina ai nestrini del treno in sosta per chiedere del pane. Sul-
tan-Galiev rivolge la sua atenzione ad un bambino che rimane in di-
sparte dagli altri orfani e si tratiene dallelemosinare, sebbene i segni
della fame siano evidenti sul suo piccolo corpo. Dallabito che indossa,
Sultan-Galiev riconosce in lui un tartaro e lo chiama a s nel linguaggio
natio. Dalla conversazione che segue tra i due veniamo a sapere che il
bambino, proveniente dal Tatarstan, aveva perso entrambi i genitori.
Gli era rimasta solo una nonna, che lo aveva mandato a sfamarsi in
27
Prima pubblicazione:
izn nacionalno-
stej, 1921: 22/120.
245
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
Siberia, da cui aveva per lappunto appena fato ritorno. Confessando a
Sultan-Galiev di non aver mangiato nulla da una setimana, si mostra
indierente alle tragedie che lo avevano colpito. Lunica cosa verso
cui sensibile la fame:
Diamo al bambino del pane e un po di soldi. Con preoccupazione aerra
quanto gli viene dato e, guardandosi circospeto di lato, si allontana
in freta dal treno, divorando il pane... Rachmet [Grazie] - si sente in
lontananza la sua voce tremante... (Sultan-Galiev, 1998: 341 [t.d.c.]).
Il treno si mete di nuovo in viaggio, direto alla volta di Ufa, resa ir-
riconoscibile dai recenti combatimenti contro Kolak e dal colera.
Dopo Ufa, ci si dirige a cavallo a Sterlitamak, capitale della Repubblica
Bakira, anchessa devastata dal colera e dalla carestia: i 5000 kg. di
segale e i vaccini inviati da Mosca non possono far fronte ai bisogni
dei 12.000 bakiri rifugiatisi in cit dalle campagne circostanti, aite
dalla siccit ed infestate dai briganti. Sultan-Galiev fato alloggiare in
una fabbrica disseminata di cadaveri e moribondi. In unala delledicio
stato allestito un rifugio pediatrico: anche qui la mortalit altissima,
poich i medici non hanno le atrezzature e le medicine per curare i
bambini. Sultan-Galiev ha modo di far conoscenza con unaltra piccola
vitima degli errori del comunismo di guerra, un bakiro di appena
sei anni, vestito di stracci e abbandonato dai genitori. Nelle seguenti
righe si avverte il legame viscerale tra i bakiri e la loro terra, il sincero,
struggente dolore di Sultan-Galiev per la propria patria, distruta dalla
politica predatoria moscovita:
[...] Ha appena sei anni, ma gi conosce la vita e la comprende a modo
suo... I suoi bei occhi, neri come il carbone, con ciglia lunghe e folte,
246
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
guardano didenti, ostili. Le sopracciglia sono amaramente increspa-
te... Un vero aquiloto selvaggio dei monti. Parliamo in bakiro:
Da dove vieni?
Dai monti, risponde coinciso, laconico.
I genitori li hai?
Li ho...
E dove sono?
Non lo so... Mi hanno lasciato, sono scappati via.
E perch non li hai seguiti?
Perch stavo dormendo... Non me ne sono accorto... Altrimenti non li
avrei fati andare via...
Ti piace qui, al rifugio?
No... Ho fame e mi annoio...
Pazienta, ci starai meglio.
No, io qui non ci resto.
E dove te ne vai?
Me ne ritorno sui monti, a casa.
Ma guarda che possono prenderti e riportarti qui.
Il bambino comincia a piangere.
E io riscappo, dice con la voce tremante, riuscendo a malapena a trat-
tenere il pianto..
[...] Capisco la loro anima, capisco la loro nostalgia per casa e le rocce
natie. Quale forza potrebbe tratenerli qui, quando dinanzi a loro, in
lontananza, si innalzano le possenti vete dei monti azzurrini... [...]
Di note, dal rifugio si sentono dei canti. Una voce infantile, ancora cri-
stallina, intona tristi motivi bakiri...(Sultan-Galiev, 1998: 344 [t.d.c.]).
Lasciata Sterlitamak, i quadri della carestia si fanno ancora pi atroci.
Presso la moschea del Cantone di Tabyn Sultan-Galiev testimone
247
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
dellesecuzione sommaria di alcuni uomini colpevoli di furto di bestia-
me. Ritroviamo in questo passo alcune note ani a Sredi Musulman,
sebbene non sia pi possibile notare toni di riprovazione nelle parole
dellautore:
Giungiamo ad un grande aul. Atorno alla moschea sono seduti dei
bakiri. Sono tuti vestiti di bianco [...]. Tacciono, aspetano qualcosa...
Al centro di questo gruppo si trova un carro di legno, su cui giace
il cadavere insanguinato ed orribile di un animale:
un cavallo o forse una mucca.
Non lontano dal carro giacciono, in punti diversi, quatro cadaveri
umani sgurati. Uno di questi corpi ha gli intestini sparsi fuori. Una
donna incontrata per caso ci spiega tuto: dei ladri, mentre stavano
uccidendo una mucca, erano stati caturati. Li si era linciati. Ne stavano
aspetando altri due. Anche loro avrebbero fato la stessa ne... (Sul-
tan-Galiev, 1998: 345 [t.d.c.]).
Il culmine drammatico del viaggio nellinferno della carestia rag-
giunto al momento di lasciare la Bakiria alla volta di Mosca. Allultima
stazione della repubblica, qualcuno geta dal nestrino una focaccia.
La reazione degli aamati, aollatisi accanto al treno nella speranza
di ricevere qualcosa, straziante:
Il treno si mosse. Qualcuno get dal nestrino una focaccia. Grida,
frastuono. Tuti si precipitarono a prenderla... Tuti vi si ammassarono
sopra... Si picchiano... La focaccia aerrata da una bambina piccola
e gracile, ma le si avventa addosso un vecchio calvo e gliela strappa.
La lota per non ancora nita. I bambini ataccano il vecchio come
cavallete e cominciano a picchiarlo... Il vecchio non riesce a resistere e,
248
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
pieno di vergogna, lascia la focaccia...
I bambini aamati avevano difeso il loro dirito di vivere...
(Sultan-Galiev, 1998: 346347 [t.d.c.])
Sultan-Galiev accolto da una Mosca orida, ativa, viva. La Mosca
della vigilia della NEP, rappresentata con unironia sprezzante che
riesce a malapena a celare lindignazione:
Mosca... Negozi, ristoranti... Pane bianco, biscoti e fruti...
Sui muri manifesti con lesortazione: Aiutate le vitime della fame!
Una folla sazia, ben vestita, eternamente indaarata e fretolosa passa
accanto a questi manifesti, indierente...
Tram, automobili...
Mosca vive...
(Sultan-Galiev, 1998: 347 [t.d.c.]).
Racconto severo e crudo, V carstve goloda segna la completa delusione
di Sultan-Galiev per il partito comunista russo, che non fu in grado
(n, probabilmente, ebbe la volont) di risolvere una catastrofe che
esso stesso aveva provocato. Mosca mostra lo stesso egoismo e la stessa
ipocrisia delle metropoli imperialiste, che fondano il proprio benessere
sulla rovina e il degrado dei popoli soggeti. Le promesse fate durante
la guerra civile si erano rivelate delle menzogne dete con il solo scopo
di otenere quanti pi alleati possibili contro LArmata Bianca. Lormai
imminente passaggio dal comunismo di guerra alla NEP, di cui un
politico sensibile come Sultan-Galiev non poteva non avere presenti-
mento, era destinato ad accentuare la strategia di sfrutamento delle
minoranze etniche, non certo ad eliminarla. V carstve goloda traccia
nellopera sultangalieviana una neta linea di demarcazione tra limpe-
249
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
gno bolscevico e quello anticolonialista: dicile quindi sotovalutarne
limportanza per gli studiosi dellevoluzione del pensiero dellideologo
tartaro. Visitando una Bakiria devastata dalla fame, osservando le tre-
mende soerenze che il suo popolo doveva subire per una politica che
non aveva scelto, Sultan-Galiev comprese denitivamente la necessit
di avviare un processo di autodeterminazione dei popoli musulmani
che non tenesse pi conto delle imposizioni di Mosca. Cos sostiene
nelle programmatiche Tesi (192425) sullo sviluppo dei popoli tura-
nici e nella letera fatale che invia nel marzo del 1923 a A. Adigamov,
ministro dellistruzione del Bakortostan letera intercetata dagli
agenti del GPU:
Conoscendo bene il governo centrale, posso aermare categoricamente
che la politica di tale governo nei confronti dei popoli non-russi non si
dierenzia in nulla dalla vecchia politica zarista. Le promesse fate nel
1917 non vengono mantenute. Per questo, al congresso che si terr tra
poco [il XII congresso del partito comunista, tenutosi nellaprile del 1923,
n.d.c.], dobbiamo unirci con i kazaki e i turkmeni per creare un fronte di
lota comune e difendere i nostri interessi nazionali (citata da Bennig-
sen/Quelquejay, 1986: 208).
Stalin non avrebbe mai perdonato a Sultan-Galiev n queste parole, n
la richiesta, contenuta nella letera, di meterlo in contato con Zaki
Validi, che aveva abbandonato nel 1920 il governo bakiro in segno di
protesta contro la politica moscovita ed aveva partecipato ativamente
ad unennesima rivolta dei basmai in Asia Centrale nel 1922: il 4 maggio
1923 Sultan-Galiev escluso dal partito e se ne ordina la reclusione.
Comincia nella vita di Mirsaid la lunga fase di arresti e deportazioni
che si sarebbe conclusa con la soppressione nel 1940.
250
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
In conclusione, possiamo osservare che il tema della questione tarta-
ro-bakira nella prosa narrativa sultangalieviana presenta degli ele-
menti interessanti per la ricostruzione del processo di politicizzazione
che port alla creazione delle deboli repubbliche del Bakortostan e
del Tatarstan, completamente dipendenti dallautorit di Mosca. Tale
prosa costituisce una parte senzaltro marginale rispeto alla comples-
siva produzione polemico-pubblicistica dedicata da Sultan-Galiev al
medesimo tema, tutavia svolge una funzione integrativa piutosto
importante: nei racconti esaminati il destino dei tartaro-bakiri e il
loro caratere nazionale sono illuminati con una profondit e unamara
consapevolezza che i proclami e gli articoli programmatici, condi-
zionati dalle strategie instabili e dai vincoli pratici della vita politica,
non hanno mai raggiunto. Le immagini conituali dei racconti della
stagione djadidista seguono, infati, una traccia costante di sconsolato
pessimismo che culmina nelle drammatiche note di viaggio del 1921:
la dolcezza della natura bakira assume le fatezze mostruose di una
terra sterile disseminata di cadaveri, il delicato struggimento di Magi
per il perduto legame con il suolo natio degenera nel distacco brutale
degli orfani bakiri dalle famiglie e dai villaggi dorigine, la giustizia
sommaria testimoniata a Karmyskaly nel 1912 diviene ancora pi spie-
tata nel cantone di Tabyn nel 1921, le aspirazioni civili del maestro
elementare Mirsaid Sultan-Galiev si riducono alla sua impotenza in
qualit di funzionario moscovita impotenza riscatata dallelemosina
di un pezzo di pane... Da simile prospetiva, il materiale narrativo ana-
lizzato nel presente lavoro un valido documento delle atese disilluse
e del fallimento politico dei movimenti autonomisti tartaro-bakiri nel
primo ventennio del XX secolo.
251
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SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
Summary
Our article deals with the politicization of the so-called tartar-bashkirian
issue in some of M. Sultan-Galievs short tales. Such an issue was, indeed,
functional to back the autonomistic tendencies of tatar-bashkirian people
and other muslim subjects of the Russian Empire during the years the
later fell down and civil war broke out.
Afer examining the ideologic phases of Sultan-Galievs activity (djadid-
ism 19121916; bolshevism 19171921; anticolonialism 19221925) as well as
the specic features of the tatar-bashkirian issue, we got on to analyze
the conceptual basis on which the tatar thinker founded his claim to au-
tonomy for muslim minorities and the preconditions that inuenced the
themes of his tales. We must take into account that Sultan-Galiev wrote
most of his ethnic-themed narrative prose in 191214, namely when he
was swayed by I.Gasprinskijs djadidism. Obviously, all of the 191214 tales
(Vse o tom zhe, Sredi Musulman, Bashkirka, V tumane, Son tatarki, Jabloko
razdora) are supposed to show a series of peculiar to djadidism motifs,
such as the need of an enlightened islam and the importance of tatar
educational system as the only means to preserve tartars from assimila-
tion and civil decay as well. Te tales which reect an overall connection
with the aforementioned motifs are Sredi Musulman and Vse o tom zhe: the
depiction of tatar rural masses backwardness and the desperate condi-
tion of tatar teachers allow Sultan-Galiev to expose the qadimist clergys
stubborness and the coercive russication of tatar youth. Yet, other tales
roughly disclose some ideas of the bolshevik-oriented theoretical phase,
too: in particular, we mean the concept of the huge potentiality hidden in
oriental peoples for a revolutionary renewal of mankind such a concept
being embodied by the female characters of Bashkirka and V tumane. As
256
CLAUDIO NAPOLI Per le distese di una bakiria libera e selvaggia
for Son tatarki, it could be deemed a representation of tatars cultural, civil
and politic isolation in tzarist Russia.
Te years spent in Baku (191517) are related to the conclusive dropping
out of djadidism, which in the end Sultan-Galiev considered too moder-
ate to compel the russian government to grant any kind of autonomy to
muslims. Sultan-Galiev chose the bolsheviks eventually, thanks to their
pledges of autonomy to any minority. Te commitment to the bolshevic
cause drove Sultan-Galiev to give up narrative prose and switch to theo-
retical articles, which would have been far more t to cope with the needs
of political ght. It was not just a coincidence that Sultan-Galiev wrote his
next and last tale, V carstve goloda, in 1921: at that time his relations with
the communist party fell into a crisis.
In the conclusive part of our article, afer examining the reasons of
Sultan-Galievs disgrace within the Party, we chose to give special atention
to V carstve goloda, which could be considered an extremely harsh charge
against the policy of war communism and NEP as well.
Te tatar-bashkirian issue narrative prose sheds some light on
a neglected side of Sultan-Galievs literary legacy. In addition to that,
the analyzed tales provide substantial documentary evidence of mus-
lim autonomist ambitions failure in the rst twenty years of the XX-th
century in Russia.
Claudio Napoli

graduated from Rome Statal University Sapienza in Russian, Serbian and
Turkish Literatures. Graduation Tesis: Te infuence of Turk peoples on Middle-
Age Russia Development: from the origins to the frst half of XIII-th Century
(December 2004). Aferwards, he received his PhD in Slavistics from Pisa Uni-
versity in 2010. His dissertation was entitled Uralic-Siberian Chronicles (rst
257
SLAVICA TERGESTINA 15 (2013) Slavia Islamica
half of XVII-th Century): conceptual correlations and textological hypotheses.
Publications: Le cronache uralo-siberiane del XVII secolo: per una rassegna
delle edizioni a stampa (17882008) [Uralic-Siberian chronicles of XVII-th
century: survey of critic editions (17882008)], in Europa Orientalis (XXIX),
pp. 305313, Salerno 2011; Literaturnaja sudba Medei v Rossii, in O. V. Leb-
edeva, T. I. Pecerskaja, Obrazy Italii v russkoj slovesnosti, pp. 415430, Tomsk
2011; Slovar-ukazatel sjuetov i motivov russkoj literatury i Materialy.
Zametki ob odnom sibirskom proekte, in Toronto Slavic Quarterly (XXXIX),
pp. 241261, Toronto 2012, La genesi della cronachistica siberiana. Riepilogo
del dibatito scientico, Ricerche slavistiche 10 (LVI), pp.4573, Roma 2012.
Aliation: Universit Sapienza di Roma

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