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Il significato biblico e teologico della sessualita

Il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”.
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li
condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati; in qualunque modo l’uomo avesse chiamato
ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il
bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli
fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse
una delle costole e rinchiuse la carene al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva
tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta essa è carne
della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”.
Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una
sola carne.
Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.

Il testo vuole spiegare il progetto di Dio sulla vita di coppia, è una narrazione che attraverso simboli
spiega ciò che avviene in tutte le coppie.

Non è bene che l’uomo sia solo: Dio vuole il bene dell’uomo, si preoccupa di lui. L’uomo è creato
non per la solitudine ma per la comunione. L’isolamento è il massimo male. La massima cura di Dio
verso l’uomo sarà allora la differenziazione maschio-femmina. La sessualità è il segno della
vocazione sociale dell’uomo. Ogni singola persona realizza a suo modo il mistero dell’umanità, ma lo
realizza in modo incompleto, perché se è donna non può essere uomo: siamo in ogni caso mancanti.
E la nostra incompletezza, già presente a livello fisico, è un segno della nostra vocazione all’incontro,
alla comunione.

Un aiuto che gli sia simile (di fronte a lui, contro di lui). Viene tradotto in diversi modi. Ci sono
molte verità; da un lato la donna è simile all’uomo (lo si dirà in seguito) ma è importante ricordare
l’alterità. La differenza tra uomo e donna comporta conflittualità, tensione. L’alterità ci disturba, ci
indispone; l’uomo e la donna sono fatti l’uno per l’altra ma la donna è un problema per l’uomo e
l’uomo lo è per la donna. È da accettare così; la donna è ‘contro’ l’uomo ma per la comunione. L’altro
è sempre portare di un possibile conflitto perché è diverso ma nell’incontro – scontro si crea la
relazione profonda.
Attenzione al termine “aiuto”. Non significa che la donna è schiava dell’uomo per compiere le
faccende domestiche. Il termine “aiuto” (‘ezer) è riferito spesso a Dio nell’AT. Designa l’attività
favorevole di Dio nei confronti dell’uomo, “Dio è il nostro aiuto” (Salmo 33,20; 46,6). Dio è rifugio,
sostegno, sicurezza, liberazione. Se la donna è “aiuto” significa che è sacramento di Dio cioè segno
della presenza di Dio, presenza di salvezza, di liberazione, di pace. Questo è il valore immenso del
matrimonio cristiano: l’uno per l’altra si è sacramenti di Dio. Attraverso mi moglie / mio marito Dio si
fa presente, mi trasmette il suo amore, la sua tenerezza, il suo perdono, la sua salvezza.
(Se dico ‘sacramento di Dio’ non dico totalità; l’imperfezione rimane, segno della nostra tensione
verso la comunione perfetta con Dio).

La creazione degli animali. Dio crea gli animali per l’uomo, che rimane inappagato: solo la donna è
pari a lui. Seguiamo alcuni indizi: l’uomo usa il linguaggio, ma parla solo lui e non realizza la sua
umanità. L’uomo tende al dialogo, non al monologo; chi non sa ascoltare e non è ascoltato, deteriora
la sua umanità.
Dare il nome è segno di dominio. Il dominio è una tentazione anche nel rapporto di coppia, ma non
soddisfa. La nostra natura è ricerca del potere, desideriamo comandare, determinare e nel rapporto
di coppia tentiamo di imporci, di decidere, di far prevalere le nostre idee; non vogliamo cedere. Ma se
la mia vita è solo costruita sul potere, sull’affermazione, se nel rapporto di coppia prevale solo uno, la
persona si autodistrugge. Occorre reciprocità; e
valutare bene il tema delle decisioni: chi decide?
Riguardo cosa? Chi esercita più potere? In che
modo cerchiamo di influenzare?
L’uomo si addormenta. Dio agisce mentre l’uomo non è
consapevole. L’amore è mistero, non possiamo spiegare il
perché dell’innamoramento, della attrazione reciproca tra i
sessi, della attrazione verso quella precisa persona.
Al risveglio lo stupore, la meraviglia. La donna è dono di Dio
che porta gioia. L’amore è stupirsi sempre, meravigliarsi
sempre del dono di Dio che è la persona che ho sposato.

Carne della mia carne, osso delle mie ossa. Si vuole


esprimere il riconoscimento reciproco. La donna è come
l’uomo, cioè ha pari valore. Si realizza l’unione che è pace,
salvezza.
In un contesto maschilista, è un annuncio sorprendente: la
volontà di Dio è la perfetta uguaglianza tra i due, pari dignità
pur nella diversità.

Dio la condusse all’uomo. A Dio va il merito dell’incontro e


del rapporto tra uomo e donna. Questo è il mistero delle
coppie che si formano nella fede: è Dio che ha portato
l’uno verso l’altra. Il matrimonio è vocazione, è chiamata
di Dio a vivere insieme, è Dio all’origine del vostro rapporto.
Dio vi ha fatti incontrare e in un certo senso vi sposate
anche con Lui. Il matrimonio è comunione tra voi e con Dio,
nasce da Dio, è celebrato di fronte a Lui e con Lui. Non è
solo una questione vostra.

L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre. La vocazione al matrimonio comporta una rottura
con le proprie origini perché il legame tra uomo e donna diventa il più forte.
Bisogna affrontare la fatica del distacco, diventare indipendenti, imparare a creare qualcosa di nuovo
che non sia una copia perfetta della famiglia di origine. Non sentirsi vincolati a ripetere le immagini
parentali nella nuova famiglia che si costituisce.

I due saranno una sola carne. Vuol dire ‘una sola vita’. È lo scopo del matrimonio: condividere tutta
la vita, a tanti livelli. Abitare insieme, progettare insieme, condividere i sentimenti, i pensieri. Non è
un dato che si realizza subito, è l’esito del cammino matrimoniale, è la finalità che comporta l’uscire
dalla mentalità egocentrica per aprirsi alla piena condivisione.

Erano nudi ma non ne provavano vergogna. La vergogna esprime un dissidio, un male nei
rapporti. Noi siamo segnati dal peccato, abbiamo malizia, la tendenza a oggettivare l’altro. La visione
del corpo nudo è uno stimolo alla sessualità come possesso; vestendoci ci difendiamo dagli sguardi
degli altri che ci rendono oggetto non considerando la persona nella globalità. Nel rapporto iniziale,
segnato dall’amore puro e completo, non c’era vergogna nella nudità. Un poco si recupera nel
rapporto di coppia quando è vissuto nell’amore vero.
Non solo: nella bibbia nudità significa anche manifestazione della propria debolezza, fragilità, è
rendersi presenti come si è anche nel proprio male, nei difetti. Noi ci nascondiamo, ci mascheriamo
sempre per avere una immagine sociale buona. Nella relazione d’amore possiamo anche essere
‘nudi’, cioè rivelarci completamente perché sappiamo di essere amati per ciò che siamo.

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