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XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)


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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde
Antifona d'ingresso
Tendi lorecchio, Signore, rispondimi:
mio Dio, salva il tuo servo che confida in te:
abbi piet di me, Signore;
tutto il giorno a te io levo il mio grido. (Sal 86,1-3)
Colletta
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,
concedi al tuo popolo di amare ci che comandi
e desiderare ci che prometti,
perch fra le vicende del mondo
l siano fissi i nostri cuori
dove la vera gioia.
Per il nostro Signore Ges Cristo...

Oppure:
O Padre, fonte di sapienza,
che nellumile testimonianza dellapostolo Pietro
hai posto il fondamento della nostra fede,
dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito,
perch riconoscendo in Ges di Nazaret
il Figlio del Dio vivente,
diventino pietre vive
per ledificazione della tua Chiesa.
Per il nostro Signore Ges Cristo...
PRIMA LETTURA (Is 22,19-23)
Gli porr sulla spalla la chiave della casa di Davide.
Dal libro del profeta Isaa

Cos dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo:
Ti toglier la carica,
ti rovescer dal tuo posto.
In quel giorno avverr
che io chiamer il mio servo Eliakm, figlio di Chelka;
lo rivestir con la tua tunica,
lo cinger della tua cintura
e metter il tuo potere nelle sue mani.
Sar un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.
Gli porr sulla spalla la chiave della casa di Davide:
se egli apre, nessuno chiuder;
se egli chiude, nessuno potr aprire.
Lo conficcher come un piolo in luogo solido
e sar un trono di gloria per la casa di suo padre.

Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 137)
Rit: Signore, il tuo amore per sempre.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli di, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedelt:
hai reso la tua promessa pi grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Perch eccelso il Signore, ma guarda verso lumile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Signore, il tuo amore per sempre:
non abbandonare lopera delle tue mani.
SECONDA LETTURA (Rm 11,33-36)
Da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

O profondit della ricchezza, della sapienza e della
conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e
inaccessibili le sue vie!
Infatti,
chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?
O chi mai stato suo consigliere?
O chi gli ha dato qualcosa per primo
tanto da riceverne il contraccambio?
Poich da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose.
A lui la gloria nei secoli. Amen.

Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mt 16,18)
Alleluia, alleluia.
Tu sei Pietro e su questa pietra
edificher la mia Chiesa
e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
Alleluia.
VANGELO (Mt 16,13-20)
Tu sei Pietro, e a te dar le chiavi del regno dei cieli.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Ges, giunto nella regione di Cesara di
Filippo, domand ai suoi discepoli: La gente, chi dice che
sia il Figlio delluomo?. Risposero: Alcuni dicono
Giovanni il Battista, altri Ela, altri Gerema o qualcuno dei
profeti.
Disse loro: Ma voi, chi dite che io sia?. Rispose Simon
Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
E Ges gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di Giona,
perch n carne n sangue te lo hanno rivelato, ma il
Padre mio che nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su
questa pietra edificher la mia Chiesa e le potenze degli
inferi non prevarranno su di essa. A te dar le chiavi del
regno dei cieli: tutto ci che legherai sulla terra sar legato
nei cieli, e tutto ci che scioglierai sulla terra sar sciolto
nei cieli.
Allora ordin ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era
il Cristo.

Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Signore, la tua bont dura per sempre, tanto che non
abbandoni lopera delle tue mani. Ascolta le nostre
preghiere e accresci la nostra fede, perch possiamo
essere cristiani fedeli e coerenti.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perch la Chiesa non si allontani mai da Cristo, sua
sorgente e fine, ma attraversi la storia annunciando il
Vangelo. Preghiamo.
2. Per il Papa, perch confermi con la parola la fede della
Chiesa e ne testimoni al mondo la coerenza. Preghiamo.
3. Perch le Chiese e le comunit ecclesiali, divise in varie
confessioni, riscoprano Cristo come unico salvatore e
redentore e superino le difficolt che ancora esistono verso
una piena comunione. Preghiamo.
4. Per tutti i battezzati che vivono una fede tiepida e
impolverata, perch riscoprano che solo il Cristo il
Figlio di Dio e solo in lui c la salvezza delluomo.
Preghiamo.
5. Per la nostra comunit, perch le attivit,
lorganizzazione e lattenzione alle strutture siano sempre
espressione della fede in Cristo salvatore. Preghiamo.

Ti rendiamo grazie, o Padre, perch ascolti le parole della
nostra bocca e consideri le nostre preghiere. Fa che siano
secondo il tuo volere e il tuo disegno provvidente. Te lo
chiediamo per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
O Padre, che ti sei acquistato una moltitudine di figli
con lunico e perfetto sacrificio del Cristo,
concedi sempre alla tua Chiesa il dono dellunit e della
pace.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona di comunione
Con il frutto delle tue opere sazi la terra, o Signore,
e trai dai campi il pane e il vino che allietano il cuore
delluomo.
(Sal 104,13-15)

Oppure:
Dice il Signore: Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue ha la vita eterna,
e io lo risusciter nellultimo giorno.(Gv 6,55)

Oppure:
Voi, chi dite che io sia?
Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,15-16)
Preghiera dopo la comunione
Porta a compimento, Signore,
lopera redentrice della tua misericordia
e perch possiamo conformarci in tutto alla tua volont,
rendici forti e generosi nel tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.
Commento
Quando Ges chiese ai suoi discepoli: La gente chi dice
che sia il Figlio delluomo?, le loro risposte rispecchiarono
le diverse teorie e speculazioni riguardo Ges diffuse nella
loro cultura.
Se la stessa domanda fosse posta da Ges oggi, le risposte
sembrerebbero forse pi colte, ma sarebbero molto simili.
Invece di evocare Elia, Giovanni Battista o Geremia, si
evocherebbero forse le speculazioni dellultimo convegno
sulla cristologia, oppure ancora i risultati di un recente
sondaggio. Possiamo immaginare che Ges ascolterebbe
gentilmente, forse sorridendo. Poi per giunge la vera e
propria domanda: Voi chi dite che io sia?. Non possiamo
pi rifugiarci dietro ad opinioni di altri, siano essi teologi o
conduttori di dibattiti televisivi. Ges vuole la nostra
risposta personale. Dobbiamo prendere posizione
personalmente nei suoi confronti.
quello che succede con latto di fede. Ges lancia una
sfida a ogni uomo e a ogni donna direttamente e
personalmente: Tu, chi dici che io sia?.
La nostra risposta possa essere quella di Pietro: Tu sei il
Cristo, il figlio del Dio vivente. La nostra risposta possa
essere quella della Chiesa, che fu fondata da Cristo su
Pietro come su una pietra, affinch il credo diventasse un
crediamo: Crediamo in Dio, Padre onnipotente..., in un
solo Signore Ges Cristo, unigenito Figlio di Dio..., per
opera dello Spirito Santo... incarnato nel seno della
Vergine Maria.
Commento su Mt 16,13-20
Monastero Domenicano Matris Domini
Collocazione del brano
I vangeli di questa domenica (21a) e di quella seguente
(22a) fanno parte di una sezione molto importante e ben
strutturata del vangelo di Matteo. Questa sezione va da Mt
16,13 e termina con Mt 17,27. Il culmine il racconto
della Trasfigurazione (Mt 17,1-13) alla quale fanno da
apertura e chiusura due episodi riguardanti Pietro. Il primo
Mt 16,13-20: Pietro riconosce Ges come il Cristo, il
brano di questa domenica. Il secondo, Mt 17,24-27, ritrae
Pietro che paga l'imposta del tempio per s e per Ges. A
met della salita e della discesa, altri due brani paralleli: i
due annunci della passione di Ges (Mt 16,21-23; 17,22-
23) corredati da alcuni insegnamenti ai discepoli. In tutta
questa sezione assume grande importanza il ruolo di
Pietro. Ges sta gettando le fondamenta della Chiesa, la
realt che continuer a renderlo presente e operante nel
mondo dopo la sua morte, risurrezione e ascensione al
cielo.
Nel brano di questa domenica si mette in risalto la figura di
Pietro, come colui sul quale si fonda la Chiesa di Cristo. Il
brano stato gi commentato per la solennit dei SS.
Pietro e Paolo (29 giugno) e rimandiamo anche ad essa
per una meditazione pi ricca.
Lectio
I n quel tempo 13 Ges, giunto nella regione di
Cesara di Filippo, domand ai suoi discepoli: La
gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo? .
Cesarea di Filippo una citt posta ai piedi del versante
meridionale del monte Hermon, vicino a una delle sorgenti
del Giordano. Nell'antichit si chiamava Panion, in
relazione al tempio del Dio pagano Pan che ivi sorgeva. Il
figlio di Erode, Filippo, la ricostru cambiandole il nome in
Cesarea, in onore di Cesare Augusto. Anche Augusto,
come tutti gli imperatori romani, richiedeva il culto
riservato agli dei. Ges sceglie Cesarea di Filippo per
essere riconosciuto come Cristo, figlio del Dio vivente,
proprio per sostituirsi ai culti pagani degli uomini.
Il termine di "Figlio dell'uomo", molto usato da Ges per
designare se stesso. Indica la fragilit della sua condizione
umana, ma lo collega in modo diretto alla profezia di Dn
7,13-14.
14 Risposero: Alcuni dicono Giovanni il Battista,
altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti .
L'elenco proposto dai discepoli coerente. Erano in molti
che pensavano che Ges fosse Giovanni Battista ritornato
dai morti, Erode Antipa ne l'esempio pi eminente (cf. Mt
14,1). Di fatto la loro predicazione e i loro gesti erano
molto simili. Elia era salito al cielo in modo miracoloso
(2Re 2,11) per cui Israele credeva che sarebbe ritornato e
vedeva collegato questo evento con l'arrivo del Messia (cf.
Ml 3,1.23). Matteo aggiunge Geremia poich lo vede molto
simile a Ges, sia per le sue sofferenze, sia per la sua
predicazione a riguardo del tempio (Ger 7; 26; Mt 23,29-
24,2).
15 Disse loro: Ma voi, chi dite che io sia? .
In questo momento i discepoli vengono chiamati a
pronunciarsi apertamente nei confronti di Ges. Essi hanno
vissuto con lui, hanno visto i suoi miracoli, hanno ascoltato
le sue parole. Hanno abbastanza "materiale" per
pronunciarsi in questo ambito.
16 Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente .
Il Cristo il termine greco equivalente a Messia. Entrambi
indicano l'Unto, il consacrato del Signore, il re di stirpe
davidica atteso da Israele. E' questa la prima volta nel
Vangelo in cui questo titolo viene espresso da uno dei
discepoli di Ges. Era un titolo abbastanza pericoloso e
Ges stesso esprime cautela nel manifestarsi in questa
veste prima del tempo (cf. Mt. 16,20). L'aggiunta "figlio
del Dio vivente" smorza un po' il significato politico che
poteva avere il titolo di Messia e pone la persona di Ges
su un piano ben pi elevato.
17 E Ges gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di
Giona, perch n carne n sangue te lo hanno
rivelato, ma il Padre mio che nei cieli.
Anche Pietro riceve la sua beatitudine personale. Egli
beato perch destinatario di una rivelazione particolare del
Padre. Non ha raggiunto questa conoscenza attraverso
degli sforzi umani (carne e sangue) ma grazie a Dio che
glielo ha voluto rivelare.
18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra
edificher la mia Chiesa e le potenze degli inferi non
prevarranno su di essa.
Mt 10,2 ci informa che Simone veniva chiamato Pietro.
Forse si trattava di un soprannome ispirato al suo
carattere o alla sua persona (duro o stabile come una
roccia). Comunque il gioco di parole Pietro/pietra si presta
bene al discorso di Ges. Pietro sar il fondamento della
Chiesa. Grazie a Pietro, pietra fondata sulla roccia che
Cristo, la Chiesa non vaciller, non sar fondata su
alleanze con gli inferi, come invece si fondarono regni e
istituzioni del passato (sull'alleanza con gli inferi vedi la
profezia di Is 38,10). Ade era un Dio greco il cui nome
significa l' "invisibile". L'espressione greca traduce i termini
usati per il mondo sotterraneo, lo sheol.
19 A te dar le chiavi del regno dei cieli: tutto ci che
legherai sulla terra sar legato nei cieli, e tutto ci
che scioglierai sulla terra sar sciolto nei cieli .
L'idea della chiave un rimando a Isaia 22,20-25 in cui si
parla dell'insediamento di Eliakim come portiere del
palazzo reale con poteri incontestabili di aprirne e di
chiuderne le porte. Si tratta della prima lettura di questa
21a domenica del tempo ordinario.
Il potere di legare e di sciogliere pu riguardare lo stabilire
regole e concedere deroghe, l'ammettere o l'estromettere
dalla comunit cristiana, il perdonare e il non concedere il
perdono. Questo potere verr accordato anche a tutta la
comunit cristiana (cf. Mt 18,18) nei confronti di coloro
che compiono qualche colpa grave. Comunque Dio
ratificher e appogger le decisioni di Pietro e della
comunit dei credenti.
20 Allora ordin ai discepoli di non dire ad alcuno
che egli era il Cristo.
Ges scongiura i suoi discepoli di non divulgare la notizia
che egli era il Messia, poich avrebbe potuto essere
fraintesa. Egli subito, nei versetti seguenti spiegher ai
discepoli che cosa significa veramente la messianicit di
Ges: una gloria che passa attraverso la sofferenza, la
passione e la morte. Solo allora, nella risurrezione apparir
veramente in tutta la sua pienezza.
Meditiamo
- Chi per me il "Figlio dell'uomo" Ges? Ho mai valutato
criticamente le idee che mi faccio di Lui?
- Qual l'atteggiamento di Ges che pi mi sconcerta?
- Cosa significa per me la conoscenza che viene "dalla
carne e dal sangue"?
- Come esercito il mio potere di "legare e sciogliere"?
Preghiamo
(Colletta della 21a Domenica del Tempo Ordinario, Anno
A)
O Padre, fonte di sapienza, che nell'umile testimonianza
dell'apostolo Pietro hai posto il fondamento della nostra
fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perch
riconoscendo in Ges di Nazaret il Figlio del Dio vivente,
diventino pietre vive per l'edificazione della tua Chiesa. Per
il nostro Signore Ges Cristo, tuo Figlio, che Dio, e vive e
regna con te, nell'unit dello Spirito Santo...

L'uomo si salva facendo le cose di Dio
padre Ermes Ronchi
XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2014)
Vangelo: Mt 16,13-20
Cosa dice la gente? E voi che cosa dite? Ges usa il
metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le
domande di Ges nel Vangelo hanno davvero una funzione
importantissima, non sono interrogazioni di catechismo,
ma scintille che accendono qualcosa, mettono in moto
trasformazioni e crescite. Nella vita, pi che le risposte,
contano le domande, perch le risposte ci appagano e ci
fanno stare fermi, le domande invece, ci obbligano a
guardare avanti e ci fanno camminare (Pier Luigi Ricci).
Ma voi che cosa dite? Non c' una risposta gi scritta da
qualche parte, con un contenuto da apprendere e da
ripetere. Le sue domande assomigliano semmai di pi alle
domande che si fanno gli innamorati: chi sono io per te? E
l'altro risponde: Sei la miadonna, il mio uomo, il mio
amore, la mia vita. Voi, miei amici, che io ho scelto uno
per uno, chi sono per voi? Ci che Ges vuole sapere dai
discepoli di sempre se sono innamorati, se gli hanno a-
perto il cuore. Cristo vivo solo se vivo dentro di noi. Il
nostro cuore pu essere culla o tomba di Dio. Pietro
risponde: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
- Il Cristo... non un nome proprio, ma un attributo che
indica l'origine e il compito di Ges e rimanda subito oltre
lui: sei la mano di Dio nella storia.
- Il Figlio di Dio... tu sei entrato in Dio pienamente e Dio
entrato in te totalmente. E ora tu fai le cose che solo Dio
fa', nelle tue dita lui che accarezza il mondo.
- Del Dio vivente... Colui che fa viva la vita, il miracolo che
la fa fiorire. Il Vivente grembo gravido di vita, fontana da
cui la vita sgorga inesauribile e illimitata.
Beato te, Simone... tu sei roccia, a te dar le chiavi del
regno; ci che scioglierai sulla terra sar sciolto nei cieli....
Non solo Pietro, ma chiunque professi la sua fede ottiene
questo potere. Il potere di perdonare i peccati non il
potere giuridico dell'assoluzione (non nello stile di Ges
sostituire vecchi codici con nuovi regolamenti). invece il
potere di diventare una presenza trasfigurante anche nelle
esperienze pi squallide e impure e alterate dell'uomo.
Compiendo il cammino dalla nostra povert originaria
verso una divina pienezza, per essere immagine e
somiglianza di Dio, figli di Dio. Interiorizzare Dio e fare
le cose di Dio: questa la salvezza.
Ges dice a ogni discepolo: terra e cielo si abbracciano in
te, nessuna tua azione resta senza eco nel cielo, il tuo
istante si apre sull'eterno, l'eterno si insinua nell'istante.
Tutti possiamo essere roccia che trasmette solidit, forza e
coraggio a chi ha paura. Tutti siamo chiave che apre le
porte belle di Dio, che pu socchiudere le porte della vita
in pienezza.
L'uomo si salva facendo le cose di Dio
padre Ermes Ronchi
XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2014)
Vangelo: Mt 16,13-20
Cosa dice la gente? E voi che cosa dite? Ges usa il
metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le
domande di Ges nel Vangelo hanno davvero una funzione
importantissima, non sono interrogazioni di catechismo,
ma scintille che accendono qualcosa, mettono in moto
trasformazioni e crescite. Nella vita, pi che le risposte,
contano le domande, perch le risposte ci appagano e ci
fanno stare fermi, le domande invece, ci obbligano a
guardare avanti e ci fanno camminare (Pier Luigi Ricci).
Ma voi che cosa dite? Non c' una risposta gi scritta da
qualche parte, con un contenuto da apprendere e da
ripetere. Le sue domande assomigliano semmai di pi alle
domande che si fanno gli innamorati: chi sono io per te? E
l'altro risponde: Sei la miadonna, il mio uomo, il mio
amore, la mia vita. Voi, miei amici, che io ho scelto uno
per uno, chi sono per voi? Ci che Ges vuole sapere dai
discepoli di sempre se sono innamorati, se gli hanno a-
perto il cuore. Cristo vivo solo se vivo dentro di noi. Il
nostro cuore pu essere culla o tomba di Dio. Pietro
risponde: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
- Il Cristo... non un nome proprio, ma un attributo che
indica l'origine e il compito di Ges e rimanda subito oltre
lui: sei la mano di Dio nella storia.
- Il Figlio di Dio... tu sei entrato in Dio pienamente e Dio
entrato in te totalmente. E ora tu fai le cose che solo Dio
fa', nelle tue dita lui che accarezza il mondo.
- Del Dio vivente... Colui che fa viva la vita, il miracolo che
la fa fiorire. Il Vivente grembo gravido di vita, fontana da
cui la vita sgorga inesauribile e illimitata.
Beato te, Simone... tu sei roccia, a te dar le chiavi del
regno; ci che scioglierai sulla terra sar sciolto nei cieli....
Non solo Pietro, ma chiunque professi la sua fede ottiene
questo potere. Il potere di perdonare i peccati non il
potere giuridico dell'assoluzione (non nello stile di Ges
sostituire vecchi codici con nuovi regolamenti). invece il
potere di diventare una presenza trasfigurante anche nelle
esperienze pi squallide e impure e alterate dell'uomo.
Compiendo il cammino dalla nostra povert originaria
verso una divina pienezza, per essere immagine e
somiglianza di Dio, figli di Dio. Interiorizzare Dio e fare
le cose di Dio: questa la salvezza.
Ges dice a ogni discepolo: terra e cielo si abbracciano in
te, nessuna tua azione resta senza eco nel cielo, il tuo
istante si apre sull'eterno, l'eterno si insinua nell'istante.
Tutti possiamo essere roccia che trasmette solidit, forza e
coraggio a chi ha paura. Tutti siamo chiave che apre le
porte belle di Dio, che pu socchiudere le porte della vita
in pienezza.

N carne, n sangue
don Alberto Brignoli
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XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2014)
Vangelo: Mt 16,13-20
Per noi cristiani cattolici, ancora pi per noi che viviamo
una certa familiarit con la Chiesa di Roma, l'iconografia di
due chiavi antiche, da portone, incrociate tra loro, con una
certa immediatezza ci rimanda alla figura del Sommo
Pontefice, al Papa e a tutto ci che con il Papa ha a che
vedere. A volte lo consideriamo da un punto di vista
spirituale, teologico e pastorale (ovvero nella sua funzione
di guida e di servizio all'unit all'interno della Chiesa,
oppure nella sua dimensione dottrinale); a volte, prevale
una lettura "politica" della figura del Vescovo di Roma,
visto come Capo della Chiesa, come Sovrano dello Stato
della Citt del Vaticano, sperando sempre che (a differenza
di quanto avveniva in secoli passati) questa dimensione
politica sia il pi possibile lontana da tutti quei giochi di
potere che, in alcuni casi anche esagerando un po', si
ritiene siano presenti nell'entourage della Santa Sede
come in quello di ogni corte regale.
C' da dire che l'avvento al soglio pontificio di Papa
Francesco, nel marzo dello scorso anno, ha contribuito - e
non poco - a far crollare questa visione un po' "cortigiana"
e principesca della Sede Apostolica, riportando il papato
alla sua dimensione originaria pi vera, ossia quella di
umile servizio alla causa del Regno e al bene dell'umanit,
sfruttando l'inevitabile centralit attribuita da secoli al
Vescovo di Roma per dare alla Chiesa Universale una
dimensione pi umana, pi capace di contatto con la gente
e con i suoi problemi, pi consona all'ascolto che
all'insegnamento, alla ricerca del bene comune che alla
dottrina proclamata "ex cathedra", pi attenta al dovere
che al potere, nel rapporto con le coscienze. Parafrasando
quanto abbiamo ascoltato nel brano di Vangelo, potremmo
dire - in maniera riduttiva ma efficacemente comprensibile
-che abbiamo distolto l'attenzione dal "Tu sei Pietro" e
l'abbiamo rivolta al "n la carne n il sangue te l'hanno
rivelato".
S, perch ritenere la figura del Sommo Pontefice come
una sorta di sacralizzazione della figura di Pietro, ossia di
un uomo come molti altri, e forse peccatore pi di altri
apostoli nonostante il primato a lui affidato, credo non
corrisponda a quanto il Maestro ha voluto significare
quando ha dato allo stesso Pietro "le chiavi del Regno dei
Cieli". Se il Papa il Papa, non lo deve certo alla
sublimazione della propria umanit, quasi fosse un
"superuomo" con poteri sovraterreni e sovrumani dovuti a
una particolare azione dello Spirito: "N la carne n il
sangue", infatti, sono alla base dell'importanza della figura
del Vescovo di Roma all'interno della Chiesa e del mondo
in generale. Come, allora, anche sulla scorta di quanto
ascoltato, siamo chiamati a considerare e ritenere,
all'interno della comunit dei credenti in Cristo, la figura
del Papa?
Credo di non sminuire per nulla l'importanza del Sommo
Pontefice, se dico che il primato di Pietro e dei suoi
successori lungo i secoli appartiene a Dio, ed lui che lo
ha affidato a Pietro prima, e a chi lo ha seguito poi: "A te
dar le chiavi del Regno dei Cieli". Cristo, quindi, che
guida la Chiesa, e ne affida la cura a chi, al suo interno,
deve essere innanzitutto un segno di unit. Sappiamo
bene come, all'interno della comunit dei cristiani, non
tutti accettino il primato del Vescovo di Roma sull'insieme
del Collegio Episcopale: eppure, se c' qualcosa che tutti i
fratelli cristiani di altre confessioni, cos come i credenti
appartenenti ad altre fedi, riconoscono al Papa, proprio
l'elemento di unit che la sua figura crea all'interno della
Chiesa, cosa molto rara in altre espressioni religiose. E da
questo elemento di unit ne scaturisce una dimensione
particolare, carismatica, che - al di l del carattere o della
dimensione umana pi o meno affabile del Vescovo di
Roma in funzione in quel determinato periodo storico -
riconosciuta universalmente anche da chi non professa
alcuna fede o addirittura ostile al cristianesimo o a
qualsiasi altra espressione religiosa e spirituale. Non
scopriamo l'acqua calda se diciamo che il Papa, e con lui
l'apparato che ne accompagna il lavoro quotidiano, ha
sempre svolto, e continua a svolgere all'interno della
societ civile mondiale, un'importante funzione
diplomatica, una funzione di riconciliazione dei conflitti,
una funzione di facilitazione del dialogo e di ricerca della
pace che non vengono certo dal buon cuore del Pontefice
di turno, ma da quel "primato del servizio" che la comunit
internazionale da tempo gli riconosce.
Certo, a questo contribuisce molto l'immagine che il
Vescovo di Roma d di s nei confronti del mondo intero.
Certe prese di posizione forti, spesso necessarie, assunte
dalla Santa Sede attraverso i suoi Dicasteri in materia di
dottrina e di morale, a volte hanno creato in noi cristiani
difficolt di accettazione, malumori, e magari anche una
certa presa di distanza dal papato, ritenuto
eccessivamente duro nelle determinazioni; ma nessuno di
noi riesce a togliere dalla propria mente le immagini in cui
i vari Papi che si sono succeduti e che hanno incrociato
l'arco della nostra storia terrena, hanno mostrato il volto
amoroso, accogliente e misericordioso del pastore. Dalla
"carezza ai bambini" con cui Giovanni XXIII apre il Concilio
Vaticano II, alla presenza dell'austero Pio XII in mezzo agli
abitanti del bombardato quartiere del Verano nel 1943; dal
sorriso breve e sincero di Giovanni Paolo I ai molti bimbi
portati in braccio da Papa Wojtyla, fino agli abbracci
commoventi di Francesco ai disabili e ai malati: sono gesti
che rafforzano fede, speranza e carit in ogni uomo e in
ogni donna pi di tante encicliche ed affermazioni "ex
cathedra".
Quest'atteggiamento con cui il Papa ha la possibilit di
riflettere sugli uomini il volto misericordioso di Dio viene
(come papa Francesco ha sottolineato pi di una volta)
dalla presa di coscienza della propria limitatezza umana e
della propria condizione di peccatore, come ogni uomo: il
Vangelo di domenica prossima, in cui Pietro insignito da
poco del primato, viene definito "satana", cio avversario,
e rispedito dal Maestro "dietro di s", come suo discepolo,
avr molto da insegnarci in questo senso. Discepolo, ancor
prima che maestro e guida; in questo modo il Papa
continuer a essere nella Chiesa ci che uno dei molti titoli
che egli porta con s dice in maniera eloquente: il "servo
dei servi di Dio".
Il resto, soprattutto gli orpelli medievali che lungo la storia
sono inevitabilmente rimasti attaccati al papato, non conta
nulla. Anzi, per dirla sempre con Papa Francesco, "la corte
la lebbra del papato". Perch se la corte del Maestro era
formata da un gruppo di dodici umili pescatori, falegnami e
contadini, e se il suo trono era la Croce, le conclusioni che
se ne traggono sono immediate e facili da comprendere.


Chi sono io?
don Luca Garbinetto
Probabilmente si inizia a vivere la vita davvero solo il
giorno in cui si lascia sgorgare dal profondo del proprio
cuore una domanda cruciale: chi sono io? una domanda
che porta con s tanti altri interrogativi, un corollario di
dubbi e paure, un miscuglio di aspettative e di speranze,
una miriade di timori e di inquietudini. Porta con s la
ricerca del senso dell'esistenza, ma anche le tracce di
ferite e fallimenti, di delusioni e cadute che forse hanno
scalfito il naturale ottimismo dell'infanzia. Ci sono
esperienze dolorose e incontri decisivi che fanno emergere
la questione decisiva del nostro essere al mondo. Cosa ci
sto a fare? Perch qui e non altrove? Come mai questi doni
e questi limiti? E perch la mia sofferenza e i segni che
bruciano nella carne e nell'anima?
Ges, il Figlio dell'uomo' e quindi uomo davvero, non
stato esente da questa ricerca e ha percepito la stessa
domanda venire a galla come motore del suo cammino nel
mondo. Forse l'aveva gi intuita fortemente quando,
dodicenne, si era fermato inquieto a chiedere qualche
spiegazione ai dottori del tempio. Si comincia cos: si
chiede di questo, di quello, si scava sui dubbi religiosi, si
indaga sull'uomo in generale e su Dio... per arrivare a un
certo punto a dirsi a voce alta la vera domanda: e io, chi
sono?
A questa domanda si risponde nell'intimo del proprio
animo. Ma non si risponde mai da soli. E forse sta tutta qui
la Buona Notizia del Vangelo di oggi. La risposta a questa
domanda esiste, ma una risposta relazionale. La si trova
insieme, la si trova in due: mai da soli.
Scopriamo perch, scopriamo come.
Ges interpella i suoi: non per quel senso di insicurezza
che noi portiamo dentro fin a et avanzata, che ci fa
cercare nella risposta altrui un certo qual senso di
appartenenza. Non l'altro che mi dice chi sono; l'altro mi
aiuta a scoprirlo. Ma per questo sono necessari la libert e
il coraggio di mettersi in gioco e di non dare nulla per
scontato. Ges ha gi cercato tanto: dentro di s, con
l'arte della custodia del cuore appresa da mamma Maria.
Egli ha ascoltato, osservato, toccato, accolto ed ha visto
cos prendere forma il suo essere figlio di madre e Figlio
del Padre. La propria umanit si svelata ai suoi occhi
nelle relazioni famigliari e amicali, nel lavoro domestico e
di carpentiere, nella frequentazione delle tradizioni
culturali e religiose del suo popolo. La propria divinit gli
viene ora riconosciuta da Simon Pietro, su ispirazione di
Colui che a Ges ha manifestato volto a volto - nella
preghiera - il dono di essere suo Padre.
Ci che fa vibrare di commozione Ges e che impregna
della profondit della ricchezze e della sapienza' (Rm 11,
33) il dialogo intrapreso con i suoi discepoli
l'assimilazione della propria identit di Figlio. Figlio
dell'uomo e Figlio di Dio. Ma soprattutto Figlio. In
relazione, dunque, con qualcuno. Quindi non
autosufficiente, non autoreferenziale, non isolato, non
solo. Ges un uomo in relazione, Dio in relazione.
L'identit, allora, si manifesta non come una sostanza
astratta e vaga che definisce nominalmente una materia -
quella del corpo e, forse, della mente - altrimenti
inaccessibile. L'identit non un concetto psicologico per
esprimere una indefinita natura soggettiva, in effetti poco
consistente e totalmente autogestita.
In Ges - e quindi anche in noi - l'identit relazione:
nasce e vive in relazione, si forma e cresce in relazione, si
definisce soltanto a partire e dentro una relazione. Ed la
relazione di figliolanza. Detto in parole semplici: c'
qualcuno che chiama Ges per nome, e Ges diviene se
stesso rispondendo a quella voce che chiama. C' una
mamma che chiama un figlio per nome, e nell'esperienza
di questo riconoscimento scaturisce l'amore, che da
identit alla persona. Ges il figlio dell'uomo amato da
mamma Maria e pap Giuseppe. E c' un Dio che chiama
un Figlio per nome, da sempre e per sempre. E Ges,
rispondendo, diviene colui che , il Figlio del Dio vivente'.
Ecco perch il nome pi opportuno dell'identit
vocazione. Perch Ges il dialogo con chi lo chiama. E
pi primigenia la chiamata, pi profonda l'identit,
perch eterna la vocazione. Da sempre e per sempre.
Cos anche Simon Pietro. Solo chi in relazione con il Dio
vivente pu riconoscere la presenza di suo Figlio accanto a
lui. Poich Simon Pietro si sta scoprendo figlio, con i suoi
alti e i suoi bassi, un raggio della sapienza del Padre lo pu
illuminare e gli rivela - quasi in un sussulto di affinit di
Spirito - la presenza del Fratello maggiore accanto a lui.
E cos il Fratello maggiore ricorda a Simone la sua
figliolanza umana - figlio di Giona' - per chiamarlo a
percepire pi profondamente la vitale figliolanza divina. Gli
cambia il nome, segno della vocazione, cio dell'autentica
identit di figlio amato da sempre e per sempre.
Come Simon Pietro, siamo anche noi. Alla ricerca della
risposta alla grande domanda, chi sono io?', troviamo un
cammino da percorrere per scoprirne la lettera. il nostro
cammino vocazionale, la nostra relazione vitale. Entrare in
dialogo con Dio significa in fondo riscoprire il nostro
dialogo con i nostri genitori e la nostra storia, che piano
piano, rivelata e purificata, ci manifesta ci che siamo
davvero: figli nel Figlio!
Solo chi ha fatto esperienza di questa insondabile'
riconciliazione con la propria verit pu divenire ponte di
relazione, tramite vocazionale per gli altri uomini. E mette
in comunicazione la terra e il cielo, in quanto consapevole
ed esistenzialmente autentico uomo di relazione. Si
sciolgono i nodi, si costruiscono legami, si vincono le
insidie del divisore' - il diavolo - nella misura in cui ci si
immerge fiduciosi in questa relazione originale che, nel
donarci la bellezza di un Dio che Padre, ci svela la
meraviglia del nostro essere figli. Questa l'identit della
Chiesa: una famiglia di fratelli che lo Spirito lega alla fonte
della vita.

Ges vero Dio e vero uomo
don Michele Cerutti
Ges oggi pone una domanda ai suoi discepoli che
sicuramente avr portato sconcerto quando Ges l'ha
proferita: "Chi pensa la gente che io sia?". Vuole sondare il
terreno comprendendo bene qual l'opinione che hanno di
Lui i suoi contemporanei. Non si limita a domande
superficiali e chiede: "Voi chi dite che io sia?". Andiamo
per gradi perch queste domande poste da Ges ai suoi
discepoli valgono anche per noi.
Nel mondo contemporaneo a Ges c' Erode che ci offre
una dimostrazione evidente su chi il Maestro per gli
uomini del suo tempo. Ges un profeta; per il tiranno
dovrebbe essere il Battista ma poi Erode stesso si
domanda "ma non l'ho ucciso io"? Ges quindi un profeta.
La gente lo paragona a Elia, Geremia e quindi anche tra il
popolo questa la visione.
Se questa domanda venisse posta oggi regnerebbe la
confusione. Tre filoni mettono in evidenza la difficolt di
inquadrare Ges. Un primo filone considera Ges una sorta
di mito, tipo Orfeo. Un altro filone considera un grande
personaggio leggendario. C' infine un ultimo filone il
quale afferma che Ges un grande uomo, ma nulla di pi
tipo Gandhi, Martin Luter King. Queste visioni hanno in
comune il grande rispetto per la figura di Ges. Nessuno
ne parla male, ma sono molto riduttive.
Ges comprende l'esiguit delle risposte provenienti dal
sondaggio che ha lanciato e allora chiede ai discepoli una
domanda che serve a comprendere pi profondamente la
sua persona e quindi a intensificare il rapporto con Lui.
"Voi chi dite che io sia?".
E' la domanda che oggi Ges pone a noi battezzati e
cresimati. E' la domanda che pone al cristiano impegnato
in parrocchia e a quello che si limita a vivere la sola
esperienza della Domenica, che pone a colui che lontano
dalla fede, ma cerca un senso alla propria vita e magari di
sfuggita ha sentito parlare di Lui. Questi filoni di pensiero
influenzano tutti, anche i battezzati.
La risposta la offre Pietro, che rappresenta la Chiesa. "Tu
sei il Cristo il Figlio di Dio". La grande professione di fede .
Stando con Ges come ha fatto Pietro - e attraverso Pietro
e quindi attraverso la Chiesa - si ha la vera conoscenza. La
domanda posta da Ges non per sapere il suo indice di
gradimento come fanno oggi i grandi opinion leader, ma ci
aiuta a comprendere anche il senso del nostro vivere.
Cristo, il nuovo Adamo, rivelando al mondo il mistero del
Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a
se stesso e cos manifesta la sua altissima vocazione.
Cristo, come dice Paolo nella lettera ai Colossesi,
l'immagine del Dio invisibile e a differenza di Adamo che,
con la sua disobbedienza, ci rese subito deformi a causa
del peccato, ci ha restituito la somiglianza con Dio.
Con l'incarnazione il Figlio di Dio si unito ad ogni uomo.
Egli ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato e ha agito
con volont d'uomo e non solo ha amato con cuore
d'uomo. Egli ha amato fino alla follia sacrificandosi per
ciascuno di noi. Con la sua forza ogni realt assume colore
diverso perch ogni realt in forza dell'incarnazione stata
innalzata a una dignit sublime.
A noi cristiani stato conferito il nobile compito di
mostrare Ges Cristo agli uomini nostri fratelli. Alcuni lo
dovranno adempiere con la predicazione, mentre altri con
la testimonianza della loro consacrazione. L'immensa
maggioranza, la grande variet dei cristiani chiamati a
santificarsi in mezzo al mondo, deve far conoscere il
Maestro svolgendo bene - con perfezione umana e con
spirito cristiano - il lavoro e gli altri doveri che a ciascuno
competono. Cristo nostro Signore, per San Josemara
Escriva, fu crocifisso e, dall'alto della Croce, ha redento il
mondo, ristabilendo la pace tra Dio e gli uomini. Ges
stesso ricorda a tutti: Quando sar innalzato da terra
attirer tutti a me(Gv 12, 32), quando mi collocherete al
vertice di tutte le attivit della terra, compiendo il dovere
di ogni momento ed essendo miei testimoni nelle cose
grandi e piccole, allora tutti saranno attratti da
me, attrarr tutto a me, e il mio regno in mezzo a voi sar
una realt".


Fede e chiavi
Paolo Curtaz
Ci sono mille volti di Dio, come ci sono mille volti di Cristo.
Basta fare una breve carrellata nelle rappresentazioni
artistiche della storia recente per vedere quanti "Ges" ci
siano le nostre vite.
Ho in mente la litografia che mia nonna teneva sopra il
lettone matrimoniale, la raffigurazione di un Sacro Cuore
con un improbabile Ges dagli occhi azzurri, un'immagine
che a lei suscitava devozione mentre a me, neoconvertito
che meditava davanti all'asciutta icona del Pantocrator di
Rublev, dava un senso di fastidio.
cos: ognuno ha un approccio diverso al rabb di
Nazareth, ognuno influenzato dal modo con cui lo ha
conosciuto, dalla forza di convinzione di chi gliene ha
parlato. Quanti adulti incontro che portano ancora nel
cuore l'immagine di un Ges sdolcinato acquisita
nell'infanzia grazie alla disponibilit di una pia catechista!
O quanti, ancora, nutrono diffidenza nei suoi confronti
perch indottrinati da una suora severa o un prete
inacidito che predicavano un Ges buono ma severo, in cui
la giustizia finiva col prevalere sulla misericordia!
Ges ci sfugge, continuamente.
Le rappresentazioni che facciamo di lui, che ci fanno di lui,
invecchiano precocemente.
Il gossip che riguarda il Signore ha il fiato corto.
Notizie
Si parla ancora di Ges, fuori dalle chiese.
Fatevi un giro in libreria e vedrete quanti testi hanno a che
fare con quell'ebreo marginale vissuto duemila anni fa!
Basta un romanzo ben congeniato per suscitare un vespaio
di riflessioni, dibattiti al calor bianco.
Chi stato Ges?
Un grande profeta? Un illuso? Un idealista? Uno dei tanti
uomini che periodicamente accendono la speranza nel
cuore di un'umanit fragile e disincantata?
Sono contento quando si parla del Signore, davvero.
Cristo rappresenta un problema per l'uomo che riflette,
come scriveva argutamente il grande Goehte.
E vorrei che noi cristiani dedicassimo del tempo a
conoscerlo meglio.
A leggere dei testi adeguati, seri, basati su dati storici e
scientifici, per recuperare il senso storico di Ges, il suo
messaggio, al sua pretesa messianica. Senza scorciatoie,
senza dar troppo peso alle tante parziali visioni di Ges
che ancora oggi i veggenti di moda ci comunicano.
Bingo
Ma, dopo avere studiato ben bene, dopo avere toto Ges
dalla nebbiolina della leggenda e della devozione, ci
troviamo necessariamente a doverci schierare. Non
facciamo i turisti, quando abbiamo a che fare col Signore,
prima o poi la domanda birichina, secca, asciutta,
raggiunge il nostro cuore.
Chi sono io per te?
una domanda che ci viene rivolta personalmente, senza
possibilit di fuga. Ci mette all'angola, stana le nostre
presunte certezze, ci obbliga a svestire i panni dello
scettico o del saputello e ci inquieta, nel profondo.
Chi per me Ges?
Questa la domenica della domanda.
La domanda che toglie Ges dalla naftalina.
Cortesie
Chi sono io, per te?.
Simone il pescatore osa, si schiera.
Ges uomo pieno di fascino e di mistero.
Di pi. un profeta.
Di pi. il Messia.
Facile dirlo, per noi. Ma per chi stava l con lui, con il
falegname di Nazareth, un'affermazione sconcertante.
Ges non era un uomo di cultura, e neppure religioso. E
non era neanche tanto devoto, permettendosi di
interpretare liberamente la Legge (riportandola
all'essenziale, in verit).
Per Simone, dire che Ges il Cristo un salto mortale.
E Ges gli restituisce il favore.
Simone dice a Ges: "Tu sei il Cristo", che significa: "Tu
sei il Messia che aspettavamo", una professione di fede
bella e buona e, decisamente, ardita.
Pietro, riconoscendo nel falegname l'inviato di Dio, fa un
salto di qualit determinante nella sua storia, un
riconoscimento che gli cambier la vita.
Ges gli risponde: "Tu sei Pietro".
Simone non sa di essere Pietro. Sa di essere cocciuto e
irruente. Ma, riconoscendo in Ges il Cristo, scopre il suo
nuovo volto, una dimensione a lui sconosciuta, che lo
porter a garantire la saldezza della fede dei suoi fratelli.
Pietro rivela che Ges il Cristo, Ges rivela a Simone che
egli Pietro. Scambio di cortesie.
Quando ci avviciniamo al mistero di Dio, scopriamo il
nostro volto; quando ci accostiamo alla Verit di Dio
riceviamo in contraccambio la verit su noi stessi.
Confessare l'identit di Cristo ci restituisce la nostra
profonda identit
Il Dio di Ges non un concorrente alla mia umanit.
Il garante
La fede di Pietro, ora, pronta. Potr assicurare la fede dei
fratelli.
Avr in mano le chiavi del palazzo, come ai tempi dei re
d'Israele.
Isaia se la prende contro Sebna, un funzionario corrotto
del palazzo del re che sar sostituito da Eliakim. Un
avvicendamento perso nelle nebbie della storia che la
liturgia rilegge come una profezia. Il passaggio di
consegne avverr restituendo il mantello e le chiavi del
palazzo.
La Chiesa ha in mano le chiavi del Regno, non per
blindarlo, ma per spalancarlo ad ogni cercatore di Dio.

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