Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Verde Antifona d'ingresso Tendi lorecchio, Signore, rispondimi: mio Dio, salva il tuo servo che confida in te: abbi piet di me, Signore; tutto il giorno a te io levo il mio grido. (Sal 86,1-3) Colletta O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ci che comandi e desiderare ci che prometti, perch fra le vicende del mondo l siano fissi i nostri cuori dove la vera gioia. Per il nostro Signore Ges Cristo...
Oppure: O Padre, fonte di sapienza, che nellumile testimonianza dellapostolo Pietro hai posto il fondamento della nostra fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perch riconoscendo in Ges di Nazaret il Figlio del Dio vivente, diventino pietre vive per ledificazione della tua Chiesa. Per il nostro Signore Ges Cristo... PRIMA LETTURA (Is 22,19-23) Gli porr sulla spalla la chiave della casa di Davide. Dal libro del profeta Isaa
Cos dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo: Ti toglier la carica, ti rovescer dal tuo posto. In quel giorno avverr che io chiamer il mio servo Eliakm, figlio di Chelka; lo rivestir con la tua tunica, lo cinger della tua cintura e metter il tuo potere nelle sue mani. Sar un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porr sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuder; se egli chiude, nessuno potr aprire. Lo conficcher come un piolo in luogo solido e sar un trono di gloria per la casa di suo padre.
Parola di Dio SALMO RESPONSORIALE (Sal 137) Rit: Signore, il tuo amore per sempre. Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli di, ma a te voglio cantare, mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedelt: hai reso la tua promessa pi grande del tuo nome. Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.
Perch eccelso il Signore, ma guarda verso lumile; il superbo invece lo riconosce da lontano. Signore, il tuo amore per sempre: non abbandonare lopera delle tue mani. SECONDA LETTURA (Rm 11,33-36) Da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
O profondit della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? Poich da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Parola di Dio Canto al Vangelo (Mt 16,18) Alleluia, alleluia. Tu sei Pietro e su questa pietra edificher la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. Alleluia. VANGELO (Mt 16,13-20) Tu sei Pietro, e a te dar le chiavi del regno dei cieli. + Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Ges, giunto nella regione di Cesara di Filippo, domand ai suoi discepoli: La gente, chi dice che sia il Figlio delluomo?. Risposero: Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Ela, altri Gerema o qualcuno dei profeti. Disse loro: Ma voi, chi dite che io sia?. Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Ges gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perch n carne n sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificher la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te dar le chiavi del regno dei cieli: tutto ci che legherai sulla terra sar legato nei cieli, e tutto ci che scioglierai sulla terra sar sciolto nei cieli. Allora ordin ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Parola del Signore Preghiera dei fedeli Signore, la tua bont dura per sempre, tanto che non abbandoni lopera delle tue mani. Ascolta le nostre preghiere e accresci la nostra fede, perch possiamo essere cristiani fedeli e coerenti. Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.
1. Perch la Chiesa non si allontani mai da Cristo, sua sorgente e fine, ma attraversi la storia annunciando il Vangelo. Preghiamo. 2. Per il Papa, perch confermi con la parola la fede della Chiesa e ne testimoni al mondo la coerenza. Preghiamo. 3. Perch le Chiese e le comunit ecclesiali, divise in varie confessioni, riscoprano Cristo come unico salvatore e redentore e superino le difficolt che ancora esistono verso una piena comunione. Preghiamo. 4. Per tutti i battezzati che vivono una fede tiepida e impolverata, perch riscoprano che solo il Cristo il Figlio di Dio e solo in lui c la salvezza delluomo. Preghiamo. 5. Per la nostra comunit, perch le attivit, lorganizzazione e lattenzione alle strutture siano sempre espressione della fede in Cristo salvatore. Preghiamo.
Ti rendiamo grazie, o Padre, perch ascolti le parole della nostra bocca e consideri le nostre preghiere. Fa che siano secondo il tuo volere e il tuo disegno provvidente. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Preghiera sulle offerte O Padre, che ti sei acquistato una moltitudine di figli con lunico e perfetto sacrificio del Cristo, concedi sempre alla tua Chiesa il dono dellunit e della pace. Per Cristo nostro Signore.
Antifona di comunione Con il frutto delle tue opere sazi la terra, o Signore, e trai dai campi il pane e il vino che allietano il cuore delluomo. (Sal 104,13-15)
Oppure: Dice il Signore: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciter nellultimo giorno.(Gv 6,55)
Oppure: Voi, chi dite che io sia? Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,15-16) Preghiera dopo la comunione Porta a compimento, Signore, lopera redentrice della tua misericordia e perch possiamo conformarci in tutto alla tua volont, rendici forti e generosi nel tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Commento Quando Ges chiese ai suoi discepoli: La gente chi dice che sia il Figlio delluomo?, le loro risposte rispecchiarono le diverse teorie e speculazioni riguardo Ges diffuse nella loro cultura. Se la stessa domanda fosse posta da Ges oggi, le risposte sembrerebbero forse pi colte, ma sarebbero molto simili. Invece di evocare Elia, Giovanni Battista o Geremia, si evocherebbero forse le speculazioni dellultimo convegno sulla cristologia, oppure ancora i risultati di un recente sondaggio. Possiamo immaginare che Ges ascolterebbe gentilmente, forse sorridendo. Poi per giunge la vera e propria domanda: Voi chi dite che io sia?. Non possiamo pi rifugiarci dietro ad opinioni di altri, siano essi teologi o conduttori di dibattiti televisivi. Ges vuole la nostra risposta personale. Dobbiamo prendere posizione personalmente nei suoi confronti. quello che succede con latto di fede. Ges lancia una sfida a ogni uomo e a ogni donna direttamente e personalmente: Tu, chi dici che io sia?. La nostra risposta possa essere quella di Pietro: Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente. La nostra risposta possa essere quella della Chiesa, che fu fondata da Cristo su Pietro come su una pietra, affinch il credo diventasse un crediamo: Crediamo in Dio, Padre onnipotente..., in un solo Signore Ges Cristo, unigenito Figlio di Dio..., per opera dello Spirito Santo... incarnato nel seno della Vergine Maria. Commento su Mt 16,13-20 Monastero Domenicano Matris Domini Collocazione del brano I vangeli di questa domenica (21a) e di quella seguente (22a) fanno parte di una sezione molto importante e ben strutturata del vangelo di Matteo. Questa sezione va da Mt 16,13 e termina con Mt 17,27. Il culmine il racconto della Trasfigurazione (Mt 17,1-13) alla quale fanno da apertura e chiusura due episodi riguardanti Pietro. Il primo Mt 16,13-20: Pietro riconosce Ges come il Cristo, il brano di questa domenica. Il secondo, Mt 17,24-27, ritrae Pietro che paga l'imposta del tempio per s e per Ges. A met della salita e della discesa, altri due brani paralleli: i due annunci della passione di Ges (Mt 16,21-23; 17,22- 23) corredati da alcuni insegnamenti ai discepoli. In tutta questa sezione assume grande importanza il ruolo di Pietro. Ges sta gettando le fondamenta della Chiesa, la realt che continuer a renderlo presente e operante nel mondo dopo la sua morte, risurrezione e ascensione al cielo. Nel brano di questa domenica si mette in risalto la figura di Pietro, come colui sul quale si fonda la Chiesa di Cristo. Il brano stato gi commentato per la solennit dei SS. Pietro e Paolo (29 giugno) e rimandiamo anche ad essa per una meditazione pi ricca. Lectio I n quel tempo 13 Ges, giunto nella regione di Cesara di Filippo, domand ai suoi discepoli: La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo? . Cesarea di Filippo una citt posta ai piedi del versante meridionale del monte Hermon, vicino a una delle sorgenti del Giordano. Nell'antichit si chiamava Panion, in relazione al tempio del Dio pagano Pan che ivi sorgeva. Il figlio di Erode, Filippo, la ricostru cambiandole il nome in Cesarea, in onore di Cesare Augusto. Anche Augusto, come tutti gli imperatori romani, richiedeva il culto riservato agli dei. Ges sceglie Cesarea di Filippo per essere riconosciuto come Cristo, figlio del Dio vivente, proprio per sostituirsi ai culti pagani degli uomini. Il termine di "Figlio dell'uomo", molto usato da Ges per designare se stesso. Indica la fragilit della sua condizione umana, ma lo collega in modo diretto alla profezia di Dn 7,13-14. 14 Risposero: Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti . L'elenco proposto dai discepoli coerente. Erano in molti che pensavano che Ges fosse Giovanni Battista ritornato dai morti, Erode Antipa ne l'esempio pi eminente (cf. Mt 14,1). Di fatto la loro predicazione e i loro gesti erano molto simili. Elia era salito al cielo in modo miracoloso (2Re 2,11) per cui Israele credeva che sarebbe ritornato e vedeva collegato questo evento con l'arrivo del Messia (cf. Ml 3,1.23). Matteo aggiunge Geremia poich lo vede molto simile a Ges, sia per le sue sofferenze, sia per la sua predicazione a riguardo del tempio (Ger 7; 26; Mt 23,29- 24,2). 15 Disse loro: Ma voi, chi dite che io sia? . In questo momento i discepoli vengono chiamati a pronunciarsi apertamente nei confronti di Ges. Essi hanno vissuto con lui, hanno visto i suoi miracoli, hanno ascoltato le sue parole. Hanno abbastanza "materiale" per pronunciarsi in questo ambito. 16 Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente . Il Cristo il termine greco equivalente a Messia. Entrambi indicano l'Unto, il consacrato del Signore, il re di stirpe davidica atteso da Israele. E' questa la prima volta nel Vangelo in cui questo titolo viene espresso da uno dei discepoli di Ges. Era un titolo abbastanza pericoloso e Ges stesso esprime cautela nel manifestarsi in questa veste prima del tempo (cf. Mt. 16,20). L'aggiunta "figlio del Dio vivente" smorza un po' il significato politico che poteva avere il titolo di Messia e pone la persona di Ges su un piano ben pi elevato. 17 E Ges gli disse: Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perch n carne n sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che nei cieli. Anche Pietro riceve la sua beatitudine personale. Egli beato perch destinatario di una rivelazione particolare del Padre. Non ha raggiunto questa conoscenza attraverso degli sforzi umani (carne e sangue) ma grazie a Dio che glielo ha voluto rivelare. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificher la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. Mt 10,2 ci informa che Simone veniva chiamato Pietro. Forse si trattava di un soprannome ispirato al suo carattere o alla sua persona (duro o stabile come una roccia). Comunque il gioco di parole Pietro/pietra si presta bene al discorso di Ges. Pietro sar il fondamento della Chiesa. Grazie a Pietro, pietra fondata sulla roccia che Cristo, la Chiesa non vaciller, non sar fondata su alleanze con gli inferi, come invece si fondarono regni e istituzioni del passato (sull'alleanza con gli inferi vedi la profezia di Is 38,10). Ade era un Dio greco il cui nome significa l' "invisibile". L'espressione greca traduce i termini usati per il mondo sotterraneo, lo sheol. 19 A te dar le chiavi del regno dei cieli: tutto ci che legherai sulla terra sar legato nei cieli, e tutto ci che scioglierai sulla terra sar sciolto nei cieli . L'idea della chiave un rimando a Isaia 22,20-25 in cui si parla dell'insediamento di Eliakim come portiere del palazzo reale con poteri incontestabili di aprirne e di chiuderne le porte. Si tratta della prima lettura di questa 21a domenica del tempo ordinario. Il potere di legare e di sciogliere pu riguardare lo stabilire regole e concedere deroghe, l'ammettere o l'estromettere dalla comunit cristiana, il perdonare e il non concedere il perdono. Questo potere verr accordato anche a tutta la comunit cristiana (cf. Mt 18,18) nei confronti di coloro che compiono qualche colpa grave. Comunque Dio ratificher e appogger le decisioni di Pietro e della comunit dei credenti. 20 Allora ordin ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Ges scongiura i suoi discepoli di non divulgare la notizia che egli era il Messia, poich avrebbe potuto essere fraintesa. Egli subito, nei versetti seguenti spiegher ai discepoli che cosa significa veramente la messianicit di Ges: una gloria che passa attraverso la sofferenza, la passione e la morte. Solo allora, nella risurrezione apparir veramente in tutta la sua pienezza. Meditiamo - Chi per me il "Figlio dell'uomo" Ges? Ho mai valutato criticamente le idee che mi faccio di Lui? - Qual l'atteggiamento di Ges che pi mi sconcerta? - Cosa significa per me la conoscenza che viene "dalla carne e dal sangue"? - Come esercito il mio potere di "legare e sciogliere"? Preghiamo (Colletta della 21a Domenica del Tempo Ordinario, Anno A) O Padre, fonte di sapienza, che nell'umile testimonianza dell'apostolo Pietro hai posto il fondamento della nostra fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perch riconoscendo in Ges di Nazaret il Figlio del Dio vivente, diventino pietre vive per l'edificazione della tua Chiesa. Per il nostro Signore Ges Cristo, tuo Figlio, che Dio, e vive e regna con te, nell'unit dello Spirito Santo...
L'uomo si salva facendo le cose di Dio padre Ermes Ronchi XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2014) Vangelo: Mt 16,13-20 Cosa dice la gente? E voi che cosa dite? Ges usa il metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le domande di Ges nel Vangelo hanno davvero una funzione importantissima, non sono interrogazioni di catechismo, ma scintille che accendono qualcosa, mettono in moto trasformazioni e crescite. Nella vita, pi che le risposte, contano le domande, perch le risposte ci appagano e ci fanno stare fermi, le domande invece, ci obbligano a guardare avanti e ci fanno camminare (Pier Luigi Ricci). Ma voi che cosa dite? Non c' una risposta gi scritta da qualche parte, con un contenuto da apprendere e da ripetere. Le sue domande assomigliano semmai di pi alle domande che si fanno gli innamorati: chi sono io per te? E l'altro risponde: Sei la miadonna, il mio uomo, il mio amore, la mia vita. Voi, miei amici, che io ho scelto uno per uno, chi sono per voi? Ci che Ges vuole sapere dai discepoli di sempre se sono innamorati, se gli hanno a- perto il cuore. Cristo vivo solo se vivo dentro di noi. Il nostro cuore pu essere culla o tomba di Dio. Pietro risponde: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. - Il Cristo... non un nome proprio, ma un attributo che indica l'origine e il compito di Ges e rimanda subito oltre lui: sei la mano di Dio nella storia. - Il Figlio di Dio... tu sei entrato in Dio pienamente e Dio entrato in te totalmente. E ora tu fai le cose che solo Dio fa', nelle tue dita lui che accarezza il mondo. - Del Dio vivente... Colui che fa viva la vita, il miracolo che la fa fiorire. Il Vivente grembo gravido di vita, fontana da cui la vita sgorga inesauribile e illimitata. Beato te, Simone... tu sei roccia, a te dar le chiavi del regno; ci che scioglierai sulla terra sar sciolto nei cieli.... Non solo Pietro, ma chiunque professi la sua fede ottiene questo potere. Il potere di perdonare i peccati non il potere giuridico dell'assoluzione (non nello stile di Ges sostituire vecchi codici con nuovi regolamenti). invece il potere di diventare una presenza trasfigurante anche nelle esperienze pi squallide e impure e alterate dell'uomo. Compiendo il cammino dalla nostra povert originaria verso una divina pienezza, per essere immagine e somiglianza di Dio, figli di Dio. Interiorizzare Dio e fare le cose di Dio: questa la salvezza. Ges dice a ogni discepolo: terra e cielo si abbracciano in te, nessuna tua azione resta senza eco nel cielo, il tuo istante si apre sull'eterno, l'eterno si insinua nell'istante. Tutti possiamo essere roccia che trasmette solidit, forza e coraggio a chi ha paura. Tutti siamo chiave che apre le porte belle di Dio, che pu socchiudere le porte della vita in pienezza. L'uomo si salva facendo le cose di Dio padre Ermes Ronchi XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2014) Vangelo: Mt 16,13-20 Cosa dice la gente? E voi che cosa dite? Ges usa il metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le domande di Ges nel Vangelo hanno davvero una funzione importantissima, non sono interrogazioni di catechismo, ma scintille che accendono qualcosa, mettono in moto trasformazioni e crescite. Nella vita, pi che le risposte, contano le domande, perch le risposte ci appagano e ci fanno stare fermi, le domande invece, ci obbligano a guardare avanti e ci fanno camminare (Pier Luigi Ricci). Ma voi che cosa dite? Non c' una risposta gi scritta da qualche parte, con un contenuto da apprendere e da ripetere. Le sue domande assomigliano semmai di pi alle domande che si fanno gli innamorati: chi sono io per te? E l'altro risponde: Sei la miadonna, il mio uomo, il mio amore, la mia vita. Voi, miei amici, che io ho scelto uno per uno, chi sono per voi? Ci che Ges vuole sapere dai discepoli di sempre se sono innamorati, se gli hanno a- perto il cuore. Cristo vivo solo se vivo dentro di noi. Il nostro cuore pu essere culla o tomba di Dio. Pietro risponde: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. - Il Cristo... non un nome proprio, ma un attributo che indica l'origine e il compito di Ges e rimanda subito oltre lui: sei la mano di Dio nella storia. - Il Figlio di Dio... tu sei entrato in Dio pienamente e Dio entrato in te totalmente. E ora tu fai le cose che solo Dio fa', nelle tue dita lui che accarezza il mondo. - Del Dio vivente... Colui che fa viva la vita, il miracolo che la fa fiorire. Il Vivente grembo gravido di vita, fontana da cui la vita sgorga inesauribile e illimitata. Beato te, Simone... tu sei roccia, a te dar le chiavi del regno; ci che scioglierai sulla terra sar sciolto nei cieli.... Non solo Pietro, ma chiunque professi la sua fede ottiene questo potere. Il potere di perdonare i peccati non il potere giuridico dell'assoluzione (non nello stile di Ges sostituire vecchi codici con nuovi regolamenti). invece il potere di diventare una presenza trasfigurante anche nelle esperienze pi squallide e impure e alterate dell'uomo. Compiendo il cammino dalla nostra povert originaria verso una divina pienezza, per essere immagine e somiglianza di Dio, figli di Dio. Interiorizzare Dio e fare le cose di Dio: questa la salvezza. Ges dice a ogni discepolo: terra e cielo si abbracciano in te, nessuna tua azione resta senza eco nel cielo, il tuo istante si apre sull'eterno, l'eterno si insinua nell'istante. Tutti possiamo essere roccia che trasmette solidit, forza e coraggio a chi ha paura. Tutti siamo chiave che apre le porte belle di Dio, che pu socchiudere le porte della vita in pienezza.
N carne, n sangue don Alberto Brignoli don Alberto Brignoli uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo? Entrando in Qumran nella nuova modalit di accesso, potrai ritrovare pi velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti! XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2014) Vangelo: Mt 16,13-20 Per noi cristiani cattolici, ancora pi per noi che viviamo una certa familiarit con la Chiesa di Roma, l'iconografia di due chiavi antiche, da portone, incrociate tra loro, con una certa immediatezza ci rimanda alla figura del Sommo Pontefice, al Papa e a tutto ci che con il Papa ha a che vedere. A volte lo consideriamo da un punto di vista spirituale, teologico e pastorale (ovvero nella sua funzione di guida e di servizio all'unit all'interno della Chiesa, oppure nella sua dimensione dottrinale); a volte, prevale una lettura "politica" della figura del Vescovo di Roma, visto come Capo della Chiesa, come Sovrano dello Stato della Citt del Vaticano, sperando sempre che (a differenza di quanto avveniva in secoli passati) questa dimensione politica sia il pi possibile lontana da tutti quei giochi di potere che, in alcuni casi anche esagerando un po', si ritiene siano presenti nell'entourage della Santa Sede come in quello di ogni corte regale. C' da dire che l'avvento al soglio pontificio di Papa Francesco, nel marzo dello scorso anno, ha contribuito - e non poco - a far crollare questa visione un po' "cortigiana" e principesca della Sede Apostolica, riportando il papato alla sua dimensione originaria pi vera, ossia quella di umile servizio alla causa del Regno e al bene dell'umanit, sfruttando l'inevitabile centralit attribuita da secoli al Vescovo di Roma per dare alla Chiesa Universale una dimensione pi umana, pi capace di contatto con la gente e con i suoi problemi, pi consona all'ascolto che all'insegnamento, alla ricerca del bene comune che alla dottrina proclamata "ex cathedra", pi attenta al dovere che al potere, nel rapporto con le coscienze. Parafrasando quanto abbiamo ascoltato nel brano di Vangelo, potremmo dire - in maniera riduttiva ma efficacemente comprensibile -che abbiamo distolto l'attenzione dal "Tu sei Pietro" e l'abbiamo rivolta al "n la carne n il sangue te l'hanno rivelato". S, perch ritenere la figura del Sommo Pontefice come una sorta di sacralizzazione della figura di Pietro, ossia di un uomo come molti altri, e forse peccatore pi di altri apostoli nonostante il primato a lui affidato, credo non corrisponda a quanto il Maestro ha voluto significare quando ha dato allo stesso Pietro "le chiavi del Regno dei Cieli". Se il Papa il Papa, non lo deve certo alla sublimazione della propria umanit, quasi fosse un "superuomo" con poteri sovraterreni e sovrumani dovuti a una particolare azione dello Spirito: "N la carne n il sangue", infatti, sono alla base dell'importanza della figura del Vescovo di Roma all'interno della Chiesa e del mondo in generale. Come, allora, anche sulla scorta di quanto ascoltato, siamo chiamati a considerare e ritenere, all'interno della comunit dei credenti in Cristo, la figura del Papa? Credo di non sminuire per nulla l'importanza del Sommo Pontefice, se dico che il primato di Pietro e dei suoi successori lungo i secoli appartiene a Dio, ed lui che lo ha affidato a Pietro prima, e a chi lo ha seguito poi: "A te dar le chiavi del Regno dei Cieli". Cristo, quindi, che guida la Chiesa, e ne affida la cura a chi, al suo interno, deve essere innanzitutto un segno di unit. Sappiamo bene come, all'interno della comunit dei cristiani, non tutti accettino il primato del Vescovo di Roma sull'insieme del Collegio Episcopale: eppure, se c' qualcosa che tutti i fratelli cristiani di altre confessioni, cos come i credenti appartenenti ad altre fedi, riconoscono al Papa, proprio l'elemento di unit che la sua figura crea all'interno della Chiesa, cosa molto rara in altre espressioni religiose. E da questo elemento di unit ne scaturisce una dimensione particolare, carismatica, che - al di l del carattere o della dimensione umana pi o meno affabile del Vescovo di Roma in funzione in quel determinato periodo storico - riconosciuta universalmente anche da chi non professa alcuna fede o addirittura ostile al cristianesimo o a qualsiasi altra espressione religiosa e spirituale. Non scopriamo l'acqua calda se diciamo che il Papa, e con lui l'apparato che ne accompagna il lavoro quotidiano, ha sempre svolto, e continua a svolgere all'interno della societ civile mondiale, un'importante funzione diplomatica, una funzione di riconciliazione dei conflitti, una funzione di facilitazione del dialogo e di ricerca della pace che non vengono certo dal buon cuore del Pontefice di turno, ma da quel "primato del servizio" che la comunit internazionale da tempo gli riconosce. Certo, a questo contribuisce molto l'immagine che il Vescovo di Roma d di s nei confronti del mondo intero. Certe prese di posizione forti, spesso necessarie, assunte dalla Santa Sede attraverso i suoi Dicasteri in materia di dottrina e di morale, a volte hanno creato in noi cristiani difficolt di accettazione, malumori, e magari anche una certa presa di distanza dal papato, ritenuto eccessivamente duro nelle determinazioni; ma nessuno di noi riesce a togliere dalla propria mente le immagini in cui i vari Papi che si sono succeduti e che hanno incrociato l'arco della nostra storia terrena, hanno mostrato il volto amoroso, accogliente e misericordioso del pastore. Dalla "carezza ai bambini" con cui Giovanni XXIII apre il Concilio Vaticano II, alla presenza dell'austero Pio XII in mezzo agli abitanti del bombardato quartiere del Verano nel 1943; dal sorriso breve e sincero di Giovanni Paolo I ai molti bimbi portati in braccio da Papa Wojtyla, fino agli abbracci commoventi di Francesco ai disabili e ai malati: sono gesti che rafforzano fede, speranza e carit in ogni uomo e in ogni donna pi di tante encicliche ed affermazioni "ex cathedra". Quest'atteggiamento con cui il Papa ha la possibilit di riflettere sugli uomini il volto misericordioso di Dio viene (come papa Francesco ha sottolineato pi di una volta) dalla presa di coscienza della propria limitatezza umana e della propria condizione di peccatore, come ogni uomo: il Vangelo di domenica prossima, in cui Pietro insignito da poco del primato, viene definito "satana", cio avversario, e rispedito dal Maestro "dietro di s", come suo discepolo, avr molto da insegnarci in questo senso. Discepolo, ancor prima che maestro e guida; in questo modo il Papa continuer a essere nella Chiesa ci che uno dei molti titoli che egli porta con s dice in maniera eloquente: il "servo dei servi di Dio". Il resto, soprattutto gli orpelli medievali che lungo la storia sono inevitabilmente rimasti attaccati al papato, non conta nulla. Anzi, per dirla sempre con Papa Francesco, "la corte la lebbra del papato". Perch se la corte del Maestro era formata da un gruppo di dodici umili pescatori, falegnami e contadini, e se il suo trono era la Croce, le conclusioni che se ne traggono sono immediate e facili da comprendere.
Chi sono io? don Luca Garbinetto Probabilmente si inizia a vivere la vita davvero solo il giorno in cui si lascia sgorgare dal profondo del proprio cuore una domanda cruciale: chi sono io? una domanda che porta con s tanti altri interrogativi, un corollario di dubbi e paure, un miscuglio di aspettative e di speranze, una miriade di timori e di inquietudini. Porta con s la ricerca del senso dell'esistenza, ma anche le tracce di ferite e fallimenti, di delusioni e cadute che forse hanno scalfito il naturale ottimismo dell'infanzia. Ci sono esperienze dolorose e incontri decisivi che fanno emergere la questione decisiva del nostro essere al mondo. Cosa ci sto a fare? Perch qui e non altrove? Come mai questi doni e questi limiti? E perch la mia sofferenza e i segni che bruciano nella carne e nell'anima? Ges, il Figlio dell'uomo' e quindi uomo davvero, non stato esente da questa ricerca e ha percepito la stessa domanda venire a galla come motore del suo cammino nel mondo. Forse l'aveva gi intuita fortemente quando, dodicenne, si era fermato inquieto a chiedere qualche spiegazione ai dottori del tempio. Si comincia cos: si chiede di questo, di quello, si scava sui dubbi religiosi, si indaga sull'uomo in generale e su Dio... per arrivare a un certo punto a dirsi a voce alta la vera domanda: e io, chi sono? A questa domanda si risponde nell'intimo del proprio animo. Ma non si risponde mai da soli. E forse sta tutta qui la Buona Notizia del Vangelo di oggi. La risposta a questa domanda esiste, ma una risposta relazionale. La si trova insieme, la si trova in due: mai da soli. Scopriamo perch, scopriamo come. Ges interpella i suoi: non per quel senso di insicurezza che noi portiamo dentro fin a et avanzata, che ci fa cercare nella risposta altrui un certo qual senso di appartenenza. Non l'altro che mi dice chi sono; l'altro mi aiuta a scoprirlo. Ma per questo sono necessari la libert e il coraggio di mettersi in gioco e di non dare nulla per scontato. Ges ha gi cercato tanto: dentro di s, con l'arte della custodia del cuore appresa da mamma Maria. Egli ha ascoltato, osservato, toccato, accolto ed ha visto cos prendere forma il suo essere figlio di madre e Figlio del Padre. La propria umanit si svelata ai suoi occhi nelle relazioni famigliari e amicali, nel lavoro domestico e di carpentiere, nella frequentazione delle tradizioni culturali e religiose del suo popolo. La propria divinit gli viene ora riconosciuta da Simon Pietro, su ispirazione di Colui che a Ges ha manifestato volto a volto - nella preghiera - il dono di essere suo Padre. Ci che fa vibrare di commozione Ges e che impregna della profondit della ricchezze e della sapienza' (Rm 11, 33) il dialogo intrapreso con i suoi discepoli l'assimilazione della propria identit di Figlio. Figlio dell'uomo e Figlio di Dio. Ma soprattutto Figlio. In relazione, dunque, con qualcuno. Quindi non autosufficiente, non autoreferenziale, non isolato, non solo. Ges un uomo in relazione, Dio in relazione. L'identit, allora, si manifesta non come una sostanza astratta e vaga che definisce nominalmente una materia - quella del corpo e, forse, della mente - altrimenti inaccessibile. L'identit non un concetto psicologico per esprimere una indefinita natura soggettiva, in effetti poco consistente e totalmente autogestita. In Ges - e quindi anche in noi - l'identit relazione: nasce e vive in relazione, si forma e cresce in relazione, si definisce soltanto a partire e dentro una relazione. Ed la relazione di figliolanza. Detto in parole semplici: c' qualcuno che chiama Ges per nome, e Ges diviene se stesso rispondendo a quella voce che chiama. C' una mamma che chiama un figlio per nome, e nell'esperienza di questo riconoscimento scaturisce l'amore, che da identit alla persona. Ges il figlio dell'uomo amato da mamma Maria e pap Giuseppe. E c' un Dio che chiama un Figlio per nome, da sempre e per sempre. E Ges, rispondendo, diviene colui che , il Figlio del Dio vivente'. Ecco perch il nome pi opportuno dell'identit vocazione. Perch Ges il dialogo con chi lo chiama. E pi primigenia la chiamata, pi profonda l'identit, perch eterna la vocazione. Da sempre e per sempre. Cos anche Simon Pietro. Solo chi in relazione con il Dio vivente pu riconoscere la presenza di suo Figlio accanto a lui. Poich Simon Pietro si sta scoprendo figlio, con i suoi alti e i suoi bassi, un raggio della sapienza del Padre lo pu illuminare e gli rivela - quasi in un sussulto di affinit di Spirito - la presenza del Fratello maggiore accanto a lui. E cos il Fratello maggiore ricorda a Simone la sua figliolanza umana - figlio di Giona' - per chiamarlo a percepire pi profondamente la vitale figliolanza divina. Gli cambia il nome, segno della vocazione, cio dell'autentica identit di figlio amato da sempre e per sempre. Come Simon Pietro, siamo anche noi. Alla ricerca della risposta alla grande domanda, chi sono io?', troviamo un cammino da percorrere per scoprirne la lettera. il nostro cammino vocazionale, la nostra relazione vitale. Entrare in dialogo con Dio significa in fondo riscoprire il nostro dialogo con i nostri genitori e la nostra storia, che piano piano, rivelata e purificata, ci manifesta ci che siamo davvero: figli nel Figlio! Solo chi ha fatto esperienza di questa insondabile' riconciliazione con la propria verit pu divenire ponte di relazione, tramite vocazionale per gli altri uomini. E mette in comunicazione la terra e il cielo, in quanto consapevole ed esistenzialmente autentico uomo di relazione. Si sciolgono i nodi, si costruiscono legami, si vincono le insidie del divisore' - il diavolo - nella misura in cui ci si immerge fiduciosi in questa relazione originale che, nel donarci la bellezza di un Dio che Padre, ci svela la meraviglia del nostro essere figli. Questa l'identit della Chiesa: una famiglia di fratelli che lo Spirito lega alla fonte della vita.
Ges vero Dio e vero uomo don Michele Cerutti Ges oggi pone una domanda ai suoi discepoli che sicuramente avr portato sconcerto quando Ges l'ha proferita: "Chi pensa la gente che io sia?". Vuole sondare il terreno comprendendo bene qual l'opinione che hanno di Lui i suoi contemporanei. Non si limita a domande superficiali e chiede: "Voi chi dite che io sia?". Andiamo per gradi perch queste domande poste da Ges ai suoi discepoli valgono anche per noi. Nel mondo contemporaneo a Ges c' Erode che ci offre una dimostrazione evidente su chi il Maestro per gli uomini del suo tempo. Ges un profeta; per il tiranno dovrebbe essere il Battista ma poi Erode stesso si domanda "ma non l'ho ucciso io"? Ges quindi un profeta. La gente lo paragona a Elia, Geremia e quindi anche tra il popolo questa la visione. Se questa domanda venisse posta oggi regnerebbe la confusione. Tre filoni mettono in evidenza la difficolt di inquadrare Ges. Un primo filone considera Ges una sorta di mito, tipo Orfeo. Un altro filone considera un grande personaggio leggendario. C' infine un ultimo filone il quale afferma che Ges un grande uomo, ma nulla di pi tipo Gandhi, Martin Luter King. Queste visioni hanno in comune il grande rispetto per la figura di Ges. Nessuno ne parla male, ma sono molto riduttive. Ges comprende l'esiguit delle risposte provenienti dal sondaggio che ha lanciato e allora chiede ai discepoli una domanda che serve a comprendere pi profondamente la sua persona e quindi a intensificare il rapporto con Lui. "Voi chi dite che io sia?". E' la domanda che oggi Ges pone a noi battezzati e cresimati. E' la domanda che pone al cristiano impegnato in parrocchia e a quello che si limita a vivere la sola esperienza della Domenica, che pone a colui che lontano dalla fede, ma cerca un senso alla propria vita e magari di sfuggita ha sentito parlare di Lui. Questi filoni di pensiero influenzano tutti, anche i battezzati. La risposta la offre Pietro, che rappresenta la Chiesa. "Tu sei il Cristo il Figlio di Dio". La grande professione di fede . Stando con Ges come ha fatto Pietro - e attraverso Pietro e quindi attraverso la Chiesa - si ha la vera conoscenza. La domanda posta da Ges non per sapere il suo indice di gradimento come fanno oggi i grandi opinion leader, ma ci aiuta a comprendere anche il senso del nostro vivere. Cristo, il nuovo Adamo, rivelando al mondo il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e cos manifesta la sua altissima vocazione. Cristo, come dice Paolo nella lettera ai Colossesi, l'immagine del Dio invisibile e a differenza di Adamo che, con la sua disobbedienza, ci rese subito deformi a causa del peccato, ci ha restituito la somiglianza con Dio. Con l'incarnazione il Figlio di Dio si unito ad ogni uomo. Egli ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato e ha agito con volont d'uomo e non solo ha amato con cuore d'uomo. Egli ha amato fino alla follia sacrificandosi per ciascuno di noi. Con la sua forza ogni realt assume colore diverso perch ogni realt in forza dell'incarnazione stata innalzata a una dignit sublime. A noi cristiani stato conferito il nobile compito di mostrare Ges Cristo agli uomini nostri fratelli. Alcuni lo dovranno adempiere con la predicazione, mentre altri con la testimonianza della loro consacrazione. L'immensa maggioranza, la grande variet dei cristiani chiamati a santificarsi in mezzo al mondo, deve far conoscere il Maestro svolgendo bene - con perfezione umana e con spirito cristiano - il lavoro e gli altri doveri che a ciascuno competono. Cristo nostro Signore, per San Josemara Escriva, fu crocifisso e, dall'alto della Croce, ha redento il mondo, ristabilendo la pace tra Dio e gli uomini. Ges stesso ricorda a tutti: Quando sar innalzato da terra attirer tutti a me(Gv 12, 32), quando mi collocherete al vertice di tutte le attivit della terra, compiendo il dovere di ogni momento ed essendo miei testimoni nelle cose grandi e piccole, allora tutti saranno attratti da me, attrarr tutto a me, e il mio regno in mezzo a voi sar una realt".
Fede e chiavi Paolo Curtaz Ci sono mille volti di Dio, come ci sono mille volti di Cristo. Basta fare una breve carrellata nelle rappresentazioni artistiche della storia recente per vedere quanti "Ges" ci siano le nostre vite. Ho in mente la litografia che mia nonna teneva sopra il lettone matrimoniale, la raffigurazione di un Sacro Cuore con un improbabile Ges dagli occhi azzurri, un'immagine che a lei suscitava devozione mentre a me, neoconvertito che meditava davanti all'asciutta icona del Pantocrator di Rublev, dava un senso di fastidio. cos: ognuno ha un approccio diverso al rabb di Nazareth, ognuno influenzato dal modo con cui lo ha conosciuto, dalla forza di convinzione di chi gliene ha parlato. Quanti adulti incontro che portano ancora nel cuore l'immagine di un Ges sdolcinato acquisita nell'infanzia grazie alla disponibilit di una pia catechista! O quanti, ancora, nutrono diffidenza nei suoi confronti perch indottrinati da una suora severa o un prete inacidito che predicavano un Ges buono ma severo, in cui la giustizia finiva col prevalere sulla misericordia! Ges ci sfugge, continuamente. Le rappresentazioni che facciamo di lui, che ci fanno di lui, invecchiano precocemente. Il gossip che riguarda il Signore ha il fiato corto. Notizie Si parla ancora di Ges, fuori dalle chiese. Fatevi un giro in libreria e vedrete quanti testi hanno a che fare con quell'ebreo marginale vissuto duemila anni fa! Basta un romanzo ben congeniato per suscitare un vespaio di riflessioni, dibattiti al calor bianco. Chi stato Ges? Un grande profeta? Un illuso? Un idealista? Uno dei tanti uomini che periodicamente accendono la speranza nel cuore di un'umanit fragile e disincantata? Sono contento quando si parla del Signore, davvero. Cristo rappresenta un problema per l'uomo che riflette, come scriveva argutamente il grande Goehte. E vorrei che noi cristiani dedicassimo del tempo a conoscerlo meglio. A leggere dei testi adeguati, seri, basati su dati storici e scientifici, per recuperare il senso storico di Ges, il suo messaggio, al sua pretesa messianica. Senza scorciatoie, senza dar troppo peso alle tante parziali visioni di Ges che ancora oggi i veggenti di moda ci comunicano. Bingo Ma, dopo avere studiato ben bene, dopo avere toto Ges dalla nebbiolina della leggenda e della devozione, ci troviamo necessariamente a doverci schierare. Non facciamo i turisti, quando abbiamo a che fare col Signore, prima o poi la domanda birichina, secca, asciutta, raggiunge il nostro cuore. Chi sono io per te? una domanda che ci viene rivolta personalmente, senza possibilit di fuga. Ci mette all'angola, stana le nostre presunte certezze, ci obbliga a svestire i panni dello scettico o del saputello e ci inquieta, nel profondo. Chi per me Ges? Questa la domenica della domanda. La domanda che toglie Ges dalla naftalina. Cortesie Chi sono io, per te?. Simone il pescatore osa, si schiera. Ges uomo pieno di fascino e di mistero. Di pi. un profeta. Di pi. il Messia. Facile dirlo, per noi. Ma per chi stava l con lui, con il falegname di Nazareth, un'affermazione sconcertante. Ges non era un uomo di cultura, e neppure religioso. E non era neanche tanto devoto, permettendosi di interpretare liberamente la Legge (riportandola all'essenziale, in verit). Per Simone, dire che Ges il Cristo un salto mortale. E Ges gli restituisce il favore. Simone dice a Ges: "Tu sei il Cristo", che significa: "Tu sei il Messia che aspettavamo", una professione di fede bella e buona e, decisamente, ardita. Pietro, riconoscendo nel falegname l'inviato di Dio, fa un salto di qualit determinante nella sua storia, un riconoscimento che gli cambier la vita. Ges gli risponde: "Tu sei Pietro". Simone non sa di essere Pietro. Sa di essere cocciuto e irruente. Ma, riconoscendo in Ges il Cristo, scopre il suo nuovo volto, una dimensione a lui sconosciuta, che lo porter a garantire la saldezza della fede dei suoi fratelli. Pietro rivela che Ges il Cristo, Ges rivela a Simone che egli Pietro. Scambio di cortesie. Quando ci avviciniamo al mistero di Dio, scopriamo il nostro volto; quando ci accostiamo alla Verit di Dio riceviamo in contraccambio la verit su noi stessi. Confessare l'identit di Cristo ci restituisce la nostra profonda identit Il Dio di Ges non un concorrente alla mia umanit. Il garante La fede di Pietro, ora, pronta. Potr assicurare la fede dei fratelli. Avr in mano le chiavi del palazzo, come ai tempi dei re d'Israele. Isaia se la prende contro Sebna, un funzionario corrotto del palazzo del re che sar sostituito da Eliakim. Un avvicendamento perso nelle nebbie della storia che la liturgia rilegge come una profezia. Il passaggio di consegne avverr restituendo il mantello e le chiavi del palazzo. La Chiesa ha in mano le chiavi del Regno, non per blindarlo, ma per spalancarlo ad ogni cercatore di Dio.