Testo elaborato dal Dott. Andrea Melani 1 La contrazione muscolare Attraverso la contrazione muscolare, il muscolo subisce una modificazione nella forma che permette ai tratti scheletrici di operare il movimento. Tutti i muscoli prendono inserzione, cio si saldano alle ossa, in almeno due punti individuati sulle ossa. Questi punti di inserzione vengono chiamati con il termine di apofisi inserzionali. Sono i punti in cui il tendine mette in collegamento le fibre contrattili del muscolo con lo scheletro. Quando due apofisi inserzionali di uno stesso muscolo si avvicinano o si allontanano tra di loro, le leve scheletriche corrispondenti si muoveranno. Cos per esempio la contrazione del bicipite brachiale (muscolo del braccio), permetter allavambraccio di flettersi sul braccio. Tutto questo ci deve far pensare al muscolo come ad un tessuto capace di modificarsi nella forma e nelle dimensioni, di accorciarsi e di allungarsi. Ma come pu un tessuto allungarsi senza strapparsi? In effetti quasi tutti i tessuti sono dotati di una elasticit. E sufficiente osservare il ventre di una donna incinta per rendersi conto di quanto lepidermide, la pelle, possa sopportare anche stiramenti di notevole entit senza lacerarsi. 2 Possiamo per paragonare un muscolo alla pelle? No, perch il muscolo oltre ad allungarsi pu anche accorciarsi ma soprattutto perch il tessuto muscolare non subisce queste modificazioni in maniera passiva ma ne lartefice. Il muscolo rappresenta quindi il motore del movimento. Ci che rende particolare il muscolo la sua organizzazione microscopica. Se ingrandiamo le sue fibre ad un microscopio, possiamo renderci conto che il muscolo costituito da tante piccole unit disposte in serie (una dopo laltra) e in parallelo (una di fianco allaltra) dette sarcomeri. Il sarcomero lunita funzionale del muscolo, lunit pi piccola nella quale possiamo ancora assistere ad una contrazione. Questo significa che potremmo ingrandire ancora di pi con il nostro microscopio il sarcomero per osservarne le parti costituenti ma queste, prese isolatamente, non sono in grado di produrre una contrazione. Losservazione microscopica del sarcomero ci permette per di mettere in evidenza quale meccanismo sta alla base della contrazione muscolare. Il sarcomero costituito da due tipi di filamenti proteici: lactina e la miosina. I filamenti di actina, pi sottili, sono disposti allestremit del sarcomero mentre la miosina la troviamo al centro. Disposti in questo 3 modo, la miosina si trova intercalata allactina, quasi come le dita di due mani che si intrecciano. La miosina possiede poi, disposti nella sua lunghezza, una serie di teste che si spingono verso i filamenti di actina. Quando il muscolo esegue una contrazione, il filamento di miosina tira i filamenti di actina verso il centro del sarcomero utilizzando le sue teste come i denti di un ingranaggio su di una cremagliera. Da tutto questo si conclude quindi che il muscolo modifica la sua lunghezza ad opera di uno scivolamento dei suoi filamenti. Metabolismo muscolare La contrazione muscolare non gratuita. Perch possa aver luogo necessaria una fonte di energia. Questa fonte di energia rappresentata da una molecola chiamata ATP (adenosintrifosfato). Questa molecola composta da tre gruppi fosforici. Quando questi gruppi fosforici vengono liberati, abbiamo una produzione di energia utile per tutte le funzioni dellorganismo tra cui anche la contrazione muscolare. Cos lATP viene degradata dapprima ad ADP (adenosindifosfato) ed infine ad AMP (adenosinmonofosfato). 4 Una parte di ATP gi presente nelle cellule di tutto il corpo e quindi anche nelle cellule muscolari. Ma cosa accade quando questa scorta viene ad esaurirsi? Inoltre la quantit di ATP presente nei muscoli, sufficiente per far correre unatleta veloce verso la fine dei 100 metri o addirittura per tutto il tempo necessario per portare a termine la maratona di New York? Certamente no. Dobbiamo supporre quindi che esistano dei meccanismi deputati alla produzione continua di ATP. Questi meccanismi vengono chiamati metabolismi e ne troviamo tre tipi: 1 Metabolismo anaerobico alattacido 2 Metabolismo anaerobico lattacido 3 Metabolismo aerobico Ognuno di questi metabolismi interviene con lo scopo di fornire ATP ma in modo differente. Il metabolismo anaerobico alattacido, sfrutta fondamentalmente un altro composto presente delle cellule muscolari: il creatinfosfato (CP). Una volta lATP trasformato in ADP o in AMP, questo metabolismo usa il gruppo fosforico del CP per ricostruire ATP. E logico pensare che questo tipo di meccanismo non potr andare avanti a lungo poich anche 5 il CP sar destinato al suo esaurimento. Per quanto tempo il sistema anaerobico alattacido pu durare? Naturalmente dipender dallintensit della contrazione. Se prendiamo un centometrista, che esegue quindi un lavoro al massimo dellintensit, il sistema anaerobico alattacido gli consentir di percorrere con molta probabilit i primi 60 metri dopo di che le sue riserve di CP saranno esaurite. Interverr allora il metabolismo anaerobico lattacido. Questo metabolismo, a differenza del precedente, sfrutta per ricostruire lATP il glucosio (zucchero da cucina = glucosio+fruttosio). Le riserve di glucosio del corpo sono molto grandi sia nel muscolo che nel fegato quindi si potrebbe dire che questo meccanismo potrebbe essere in grado di funzionare per moltissimo tempo. Il problema sta nel fatto che siccome questo metabolismo funziona in assenza di ossigeno (anaerobico) da origine a prodotti di rifiuto. Il prodotto di rifiuto lacido lattico che rappresenta un vero e proprio freno per la contrazione muscolare nel senso che pi questo aumenta di concentrazione e meno la contrazione potr verificarsi. Ricordiamo che stiamo parlando di un atleta che sta percorrendo i 100 metri al massimo delle sue possibilit. Ecco perch parliamo di 6 anaerobiosi, perch il lavoro che viene eseguito talmente intenso che lorganismo non ha il tempo di prendere il glucosio e trattarlo in forma aerobica, cio in presenza di ossigeno. Se il nostro atleta stesse invece percorrendo una lunga distanza, come avviene in una maratona, lorganismo prenderebbe il glucosio per produrre ATP utilizzando anche lossigeno. E un processo che in questo caso non da origine a prodotti di rifiuto e quindi pu perdurare fino al completo esaurimento degli zuccheri presenti nei muscoli, nel sangue e nel fegato. Non solo, il metabolismo aerobico in grado di utilizzare per resintetizzare ATP anche i grassi e, in parte, le proteine. Ne deduciamo che il metabolismo aerobico possiede, per il suo funzionamento, di una fonte di carburante quasi illimitata. Qui, lo svantaggio che questo metabolismo molto lento e quindi lesercizio dovr essere di bassa intensit pena linstaurarsi di uno degli altri due metabolismi. 7 Tipi di contrazione muscolare Quando il muscolo si contrae, lo pu fare in 5 modi: 1 contrazione isometrica 2 contrazione isotonica concentrica 3 contrazione isotonica eccentrica 4 contrazione auxotonica 5 contrazione isocinetica Nel primo caso, assistiamo ad una contrazione priva di movimento, cio le leve scheletriche non si muovono (isometrico = uguale misura). Un esempio potrebbe essere rappresentato da un soggetto che spinge il proprio corpo contro un oggetto inamovibile come, per esempio, un muro. La sua muscolatura andr in tensione ma il suo corpo o meglio le sue articolazioni non si muoveranno. Nel secondo caso, la contrazione produce un movimento dellarticolazione mentre il muscolo si accorcia. Qui a rimanere costante sar il tono muscolare (isotonico = uguale tono). Come esempio possiamo prendere un qualsiasi movimento ottenuto tramite l accorciamento di un muscolo come salire le scale, sollevare un manubrio da palestra eccetera. 8 Nella contrazione isotonica eccentrica invece, osserviamo il movimento dellarticolazione accompagnato questa volta dallallungamento del muscolo. Anche qui il tono resta costante ma il muscolo non si accorcia, si allunga. Un esempio rappresentato dallesercizio di scendere le scale o di abbassare un manubrio da palestra. Pu risultare difficile pensare ad un muscolo che lavora allungandosi. In effetti i muscoli non possono allontanare i punti di inserzione spingendo. Ricordiamo come funziona un sarcomero, la miosina tira verso di se i filamenti di actina. Il muscolo pu per contrarsi in modo da controllare la sua possibilit di rilasciarsi. Se cos non fosse, non saremmo in grado di abbassare un braccio pi lentamente di come accadrebbe se lo facessimo abbassare solo per forza di gravit. Si dice che il muscolo modula la sua contrazione. La contrazione auxotonica un perfezionamento terminologico delle contrazioni isotoniche. Abbiamo detto che la contrazione isotonica tale perch il tono del muscolo rimane costante durante il movimento. Questo per non realmente vero poich, studiando la biomeccanica, ci renderemo conto di come le forze varino di continuo durante un movimento. Cos per esempio se solleviamo un braccio disteso, ci 9 renderemo conto che il tono sul deltoide sar minimo allinizio del movimento per aumentare fino ad un massimo a braccio avanti. Se continuiamo il movimento portando il braccio in alto, il tono torner a diminuire. Il termine pi corretto per questo tipo di contrazione quindi non isotonico ma auxotonico. Per le leggi della biomeccanica, possiamo affermare che la contrazione isotonica in natura non esiste. Lultimo tipo di contrazione possibile lisocinetica. In questo caso non sar il tono a rimanere costante ma la velocit di esecuzione. un tipo di contrazione che si pu ottenere solo attraverso lutilizzo di particolari attrezzature o, in alcuni casi e con un certo margine di tolleranza, nel movimento eseguito in acqua. In queste apparecchiature, latleta non sceglie quanti Kg muovere ma a quale velocit eseguire il movimento. Fatto questo, la macchina non si muover fino a quando latleta non imprimer una forza sufficiente a farla muovere alla velocit impostata. Se latleta imprimer una forza maggiore, la macchina risponder aumentando la resistenza e cos il movimento sar sempre eseguito ad una velocit costante. E inutile dire che in questo tipo di allenamento ci che conta limpegno dellatleta poich dipende solo da lui decidere se dare il massimo oppure il minimo indispensabile. Va 10 infine precisato che questo tipo di contrazione viene spesso utilizzata nel campo della rieducazione e riabilitazione di soggetti infortunati. 11 Linvecchiamento dellApparato Locomotore Premessa Analizzando le modificazioni strutturali relative allinvecchiamento dellessere umano in relazione a ci che concerne lapparato locomotore, lattenzione si pone essenzialmente su quelli che potremmo definire come elementi costitutivi: le masse muscolari, i tratti scheletrici e le articolazioni. Come tutte le strutture costituenti lorganismo umano, anche queste tendono inevitabilmente ad una involuzione pi o meno fisiologica in relazione alle caratteristiche genetiche, allhabitat ed alle abitudini igieniche del soggetto. Nelle abitudini igieniche possiamo far sicuramente rientrare la quota di attivit fisica svolta dal soggetto. Diversi studi hanno tentato di dimostrare, a ragione, come una regolare attivit motoria, possa rallentare questo processo di decadimento delle strutture e delle funzioni e, nel caso dellapparato locomotore, si evidenziato come la pratica motoria sia in grado di esercitare spinte positive verso questa direzione. 12 Gli studi maggiori tendono a dimostrare come lapparato locomotore, ed in particolare il tessuto scheletrico, sia dipendente dalla sua funzione stessa in maniera diretta ed indiretta. Nel primo caso intendiamo il ruolo delle sollecitazioni meccaniche sollecitanti tessuti capaci di adattarsi secondo le leggi di supercompensazione, nel secondo caso la possibilit di costruire, allenare e mantenere in buona qualit la rappresentazione dello schema corporeo personale in modo da sfruttare al meglio il proprio corpo in situazioni sia sportive che di vita quotidiana. E noto infatti che la maggior parte delle fratture ossee e delle contusioni sono legate alle cadute con una frequenza che aumenta con laumentare dellet. Nel 50% dei casi, questi eventi sono associati a disfunzioni organiche ben definite (Parkinson, ipotensione, ) ma spesso si accompagnano a fattori predisponesti di natura aspecifica (limitato controllo posturale, deficit articolari, ). Il fatto che questi eventi si verifichino spesso in un ambito noto al paziente (domicilio), fa dedurre che lambiente circostante non sia responsabile pi di tanto. 13 Durante linvecchiamento, del resto, il reticolo trabecolare del tessuto osseo va incontro ad importanti modificazioni strutturali con una conseguente riduzione delle sue propriet meccaniche rendendolo pi fragile alle sollecitazioni. 14 Il problema ipocinetico E noto come una prolungata immobilizzazione determini un bilancio negativo sulle funzioni motorie dellorganismo umano. Le masse muscolari riducono la loro trofia ed il loro tono, le articolazioni (con le loro strutture tutte) riducono la loro capacit propriocettiva in grado di garantire un buon meccanismo di feedback e la produzione di liquido da parte delle sinovie, i tratti scheletrici presentano inevitabilmente un impoverimento nelle percentuali di calcio. Alcune cause di ipocinesia sono da ricercarsi nelle immobilizzazioni forzate (osteopenia da disuso). Tra queste ricordiamo le malattie dellapparato locomotore, lallettamento e le immobilizzazioni distrettuali terapeutiche. Del resto la muscolatura, se mantenuta in esercizio, rappresenta un generatore di forze, e come tale in grado di esercitare tensioni dentro e sulla struttura ossea. Il muscolo generatore di movimento e quindi in grado di generare ulteriori pressioni sullo scheletro. 15 Premesso questo, prendendo in esame le modificazioni indotte dallinvecchiamento sul tessuto osseo: esiste una correlazione tra distretto muscolare rafforzato e la qualit ossea? Gli aspetti scheletrici Alcuni sport (sollevamento persi, pallacanestro, pallavolo, corsa, body-building) in grado di provocare il rafforzamento dei distretti muscolari ad inserzione locale hanno dimostrato nei loro praticanti, un incremento della massa ossea rispetto ai gruppi di controllo non sportivi. Risultati analoghi si sono avuti nel tennis e nel baseball confrontando larto dominante con quello non dominante. Le osservazioni a livello radiale (tab. 1), hanno sempre evidenziato correlazione tra densit ossea e forza di chiusura del pugno. Queste e tante altre osservazioni sottolineano come il muscolo generi forze in grado di provocare movimento: nascono cos dei carichi 16 Tabella 1 meccanici che causano lincremento della massa ossea in risposta a questi stress (tab. 2 e 3). Riassumendo le parole di alcuni autori: (Snow-Harter, 1989) Le evidenze sperimentali suggeriscono che la massa ossea aumenta in risposta allapplicazione di stress meccanici; (Parrini, 1989) Lo scopo principale dellattivit fisica quello di indurre sul sistema scheletrico uno stress meccanico; (Smith, 1986) La contrazione muscolare e la forza di gravit sono le due forze meccaniche primarie applicate sulle ossa; (Trevisan, 1989) La tensione muscolare lo stimolo pi efficace per il mantenimento della massa ossea; (Bevier, 1989) La forza muscolare costituisce lo stimolo osteoblastico principale; 17 Tabella 2 (Pedrazzoni, 1991) Leffetto dellattivit fisica evidente soprattutto se impegna il distretto misurato e se intensit e frequenza sono adeguati. Taluni autori si sono sforzati di trovare come altro fattore positivo al mantenimento del tessuto osseo le attivit aerobiche ipotizzando in esse un effetto di tipo sistemico. In realt risulta difficile stabilire quanto gli effetti derivanti da tali attivit, siano da ricondurre agli stress meccanici che le discipline stesse richiedono a carico dello scheletro. Infine, nonostante la prevenzione dovrebbe cominciare nellet adolescenziale in modo da andare a definire un buon sistema funzionale globale da utilizzare come patrimonio per il resto dellesistenza, si trova necessit nel prolungare lattivit fisica per tutta la vita. Questo tipo di pratica igienica infatti, limita i crolli di massa ossea riscontrabili dopo linsorgenza della menopausa osservabili nelle popolazioni non atletiche tra i 45 e i 65 anni. 18 Tabella 3 Krolner B. nel 1983 con il suo lavoro: Lesercizio fisico nella profilassi della perdita ossea vertebrale involutiva: uno studio controllato dimostra queste tesi. Losservazione di 31 donne tra i 50 ed i 73 anni a cui stato applicato un protocollo di allenamento per 8 mesi, 2 volte la settimana, per 1 ora a seduta ha evidenziato come la densit ossea a livello del tratto lombare della colonna vertebrale fosse aumentata del 3,5% rispetto al gruppo di controllo che indicava una diminuzione dello stesso valore del 2,7% tipico dei soggetti di pari et nella popolazione sedentaria (tab. 4). Altri e numerosi studi dimostrano invece come lesercizio a ridotto contenuto di stress gravitari (cammino, cicloergometro, ) non siano in grado di determinare un aumento della densit ossea a conferma del principio che ci pi favorisce il mantenimento della mineralizzazione dellosso siano i carichi funzionali a cui lo scheletro viene sottoposto durante lattivit motoria. 19 Tabella 4 Losservazione degli astronauti di ritorno dai viaggi nello spazio confermano ulteriormente queste conclusioni. Lanalisi microscopica e clinica degli osteoblasti, ci suggerisce come gli stress meccanici influiscano sulla loro organizzazione: da un punto di vista biologico, gli osteoblasti vengono stimolati se, una volta messi in coltura, sono sottoposti a trazione; da un punto di vista fisico, losso sottoposto ad una forza flettente va incontro, per effetto piezoelettrico, a neo apposizione lungo le linee di sforzo in trazione, dove si accumulano cariche elettriche negative, ed a riassorbimento lungo le linee di sforzo in compressione, dove si accumulano cariche positive; da un punto di vista sperimentale animale, stato dimostrato un incremento della massa ossea utilizzando la compressione sia costante che ciclica; 20 Tabella 5 da un punto di vista anatomico, il tessuto osseo forma delle tuberosit dove viene sottoposto a trazione, daltra parte, le trabecole ossee si sviluppano laddove il carico si distribuisce e lo sforzo, sia esso in compressione od in trazione, maggiore (tab. 5). Un interessante studio longitudinale stato proposto da Beverly pubblicato nel 1989. Il protocollo prevedeva lesercizio di comprimere il pi forte possibile una palla da tennis per 3 volte consecutive, tutti i giorni della settimana per sei settimane. Ebbene i risultati furono di un incremento medio del 3,4% in termini di massa ossea. La stessa osservazione in donne fratturate port i seguenti eccezionali risultati: 4,8% a tre settimane 4,0% a sei settimane (lesercizio era stato interrotto) 13,3% a sei mesi 21 Prima di trarre le conclusioni utile notare che il decremento di massa ossea in et postmenopausale viene considerato vorticoso quando raggiunge un valore del 4% annuo. Gli aspetti posturali ed articolari La pratica motoria in grado di aumentare la qualit della vita anche in et senile? Le ricerche effettuate su popolazioni di anziani relazionate a gruppi di controllo omogenei rivelano di si in virt delle inferenze positive sul controllo posturale da parte dei soggetti. Un miglior controllo ed assetto posturale, determina una migliore funzionalit dellapparato locomotore ed, inoltre, limita leventualit di incorre in incidenti derivanti dalla perdita dellequilibrio. Daltra parte, risaputo come la postura faccia parte di un complesso sistema cibernetico autocontrollato e autoregolato (tab. 6). 22 Nel momento in cui questo delicato meccanismo si sregola, esso stesso non sar pi in grado di autocorreggersi poich anche limmagine utilizzata come comparazione presenter degli squilibri e quindi e quindi il sistema posturale creder di essersi gi corretto. Grossolanamente quello che accade chiedendo ad un soggetto scoliotico di sentirsi equilibrato sulle spalle. 23 Tabella 6 Anche se il soggetto creder di aver eliminato le bascule, queste saranno in realt ben presenti. Perrin PP e colleghi, nel 1999 dimostrano, attraverso losservazione di due gruppi di soggetti di et superiore ai 60 anni, che il mantenimento della postura migliora. I test sono stati effettuati attraverso lanalisi dinamica e statica del mantenimento dellequilibrio in relazione allattivit elettromiografica registrata. Il gruppo dedito allattivit motoria presentava dati migliori rispetto al gruppo sedentario. Quando il gruppo sedentario ha iniziato lattivit motoria, i dati sono, allo stesso modo, migliorati dimostrando che, questo tipo di inferenze, determinano buoni risultati anche a breve termine. Unosservazione pi attenta, pare abbia evidenziato anche che i risultati migliori siano da attribuirsi allattivit svolta in et senile piuttosto che da quei soggetti praticanti attivit in et giovane successivamente interrotta. 24 Williams P. e Lord SR hanno condotto una ricerca per determinare se un programma di 12 mesi di attivit motoria potesse avere benefici sullumore in un gruppo di donne anziane. Questa ricerca, apparentemente lontana dal tema di discussione di questa relazione, se vista con la giusta chiave di lettura, ci pu far riflettere su quanto la sfera emotiva possa condizionare il nostro equilibrio posturale. Infatti cos il movimento se non un comportamento? Alla conclusione della prova, il gruppo che aveva partecipato al programma di esercizi dimostrava miglioramenti significativi nel tempo di reazione, nella resistenza, nella memoria immediata e nelle misure di benessere. Si presentava anche unindicativa riduzione dellansia. All'interno del gruppo, i miglioramenti nella memoria sono stati associati ai miglioramenti sia nel tempo di reazione che nella forza muscolare. 25 Molti degli atteggiamenti posturali errati, riflettono la statica dei soggetti depressi. Naturalmente questa osservazione non va letta necessariamente come processo di causa-effetto ma come possibile concausa. La riduzione del metabolismo basale e laumento dei depositi adiposi pu rappresentare unaltra causa di alterazione degli schemi posturali in funzione della nuova statica che il soggetto acquista. La tabella 7 indica alcune posture e le relative conseguenze a livello vertebrale. E inevitabile associare ad unarticolazione vertebrale compromessa una riduzione dellattivit con un conseguente peggioramento della situazione. Le faccette articolari verranno, forse, preservate ma latteggiamento 26 Tabella 7 Tabella 8 posturale non potr che peggiorare con i risultati che ben possiamo immaginare. Limmagine della tabella 8 ci dimostra come una postura del rachide squilibrata in flessione possa essere un fattore sovraccaricante per i corpi vertebrali. Questi infatti possiedono una struttura trabecolare non indicata a sostenere le forze compressive che si vengono a generare in queste condizioni provocando fratture da schiacciamento. Anche la meccanica ventilatoria subisce profonde modificazioni nei casi di posture non equilibrate diventando meno efficace in virt della riduzione dei volumi respiratori ad opera della ridotta articolarit vertebro-costale. Procedendo oltre, possiamo affermare che le esercitazioni volte al miglioramento dellequilibrio siano di grande utilit per la qualit della vita solo, o per meglio dire, con ancora pi valenza, nel caso in cui questo sia supportato da una buona organizzazione posturale globale. In uno studio del 1997, osservando 448 uomini e 556 donne, si evidenziato come lesercizio fisico possa essere daiuto nel mantenimento dellequilibrio in et avanzata. 27 Le catene muscolari volte al mantenimento dellequilibrio, quando stimolate generano forze dinamiche utili allallenamento della muscolatura dorsale. Una stimolazione di questo tipo, pu rappresentare una valida alternativa alle esercitazioni mirate allaumento della forza attraverso contrazioni concentriche, le quali possono portare alla spiacevole comparsa di ipertoni compromettendo il risultato prefissato. La capacit delle articolazioni di mantenere un range di movimento secondo la fisiologia articolare, sicuramente un altro punto chiave a favore del mantenimento di una buona e corretta postura. Con il progredire dellet, i valori articolari tendono a diminuire ma attraverso lattivit motoria, questi si mantengono a livelli pi accettabili e, anche nel caso in cui lallenamento abbia inizio in et avanzata, i risultati non tardano ad evidenziarsi (tab. 9). 28 Tabella 9 Gli aspetti muscolari Come presumibile pensare, anche a livello muscolare lorganismo involve riducendo le sue prestazioni di forza e di resistenza. A livello miocellulare, pare che le fibre pi interessate allinvecchiamento siano quelle di tipo II (veloci o glicolitiche) piuttosto che quelle di tipo I (lente o ossidative). Unipotesi di spiegazione di questa atrofia si potrebbe ricercare in una degenerazione dei motoneuroni pi grandi ed a maggiore velocit di conduzione che, come descritto da Rexed nel 1944, innervano le fibre rapide ad alta soglia di eccitamento. Nulla impedisce di ipotizzare che questa degenerazione possa dipendere dal semplice non uso derivato dalla minore volont o possibilit di dedicarsi alla pratica di attivit motorie meno vigorose. Non da scartare, come sempre, lipotesi emozionale che talune volte porta, anche in maniera inconscia, a ridurre la quota di esercizio che viene naturalmente svolta durante la vita quotidiana. Ottanta uomini sedentari di et compresa tra i 22 ed i 65 anni sono stati sottoposti ad un programma di allenamento tramite esercitazioni contro resistenza con pesi. 29 Alla fine del programma, losservazione rivel che nei soggetti pi anziani, sia la grandezza delle fibre di tipo I che di tipo II era aumentata senza per far aumentare la forza misurata isocineticamente. Questo risultato ci porta alla conclusione che latrofia delle fibre non il fattore responsabile della perdita di forza nellanziano. Alcuni studi indicano che, a livello muscolare, lo stesso guadagno ottenuto con tre allenamenti settimanali lo si pu registrare con un allenamento settimanale con il vantaggio di ridurre il rischio di incidenti traumatici allapparato muscolo-scheletrico. Pare che nel periodo tra i 25 ed i 45 anni, pur in presenza di un sostanziale mantenimento della massa muscolare, si verifichi un notevole decadimento delle capacit anaerobiche lattacide (modificazione qualitativa) mentre tra i 45 ed i 65 anni latrofia muscolare risulta pi evidente (modificazione quantitativa). In effetti il rapporto tra le fibre di tipo I e di tipo II aumenta (I>II) tra i 25 ed i 45 anni mentre rimane pi o meno costante tra i 45 ed i 65 anni. Al di la dei valori di forza registrabili nellanziano, da tenere presente il fatto che il tessuto muscolare invecchiato pi soggetto a lesioni di natura traumatica per due chiari motivi: 30 Ridotta resistenza meccanica del tessuto per riduzione dei tessuti elastici; Ridotto controllo cinetico dei movimenti (dissincronismi muscolari, mancato controllo sulle escursioni articolari pi ampie, ) Il secondo punto in particolare, ci ricorda che un protocollo di lavoro per laumento o il mantenimento della forza, non utile se non seguito da un programma volto al controllo stesso della forza acquisita. Pur non disconoscendo le valenze propriocettive legate agli esercizi di forza, dimostrato come il miglior controllo cinetico dei tratti corporei derivi da un educazione al movimento in grado di aumentare la funzionalit dei recettori cinestesici. Ecco perch la raccomandazione quella di lavorare si per mantenere il trofismo muscolare, e programmi svolti in soggetti di avanzata et, dimostrano che le capacit muscolari possono, per lo meno in parte, essere recuperate o mantenute, senza dimenticare lazione di controllo tonico. Un sufficiente livello di forza muscolare, determina, nei soggetti di avanzata et, una indipendenza psicologica in grado di mantenere un livello qualitativo di vita pi alto. 31 Similmente, i soggetti meno dotati da questo punto di vista, procedono in senso inverso attivando un processo di feedback negativo in grado di portarli a prestazioni sempre pi impoverite. Le esercitazioni da preferire sono quelle di tipo isotonico concentrico o eccentrico. Meno consigliate quelle isometriche in quanto pi stressanti lapparato cardiovascolare soprattutto se eseguite senza il controllo di un addetto ai lavori. In conclusione, non dimentichiamo che il soggetto anziano tende, in linea generale, ad un calo del suo metabolismo basale anche in virt della sua minore massa metabolicamente attiva. Anche questo rappresenta un tipico effetto a feedback negativo in quanto la diminuzione del metabolismo basale provoca deposito adiposo con conseguente modificazione delle posture e riduzione ulteriore dellattivit motoria. 32 Bibliografia 1. Anstrad P.O., Rodahl K., Fisiologia, Edi. Ermes, Milano 1984 2. Bricot Bernard, La riprogrammazione posturale globale, Statipro, 1999 3. Era P. and coll., Postural balance and self-reported functional ability in 75-year-old men and women: cross-national comparative study, vol 45, n1, 1997 4. Fox, Bowers, Foss, Le basi Fisiologiche dellEducazione Fisica e dello Sport, Il Pensiero Scientifico Editori, Roma 1995 5. Girola D., Cardiologia e Fitness, Alesa Edizioni 6. Guyton A.G., Trattato di fisiologia medica, Piccin Editore, Padova 1978 7. 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