SOMMARIO - Comunit di Ronago - La S. Cresima - Le campane - Anagrafe - Notizie del Consiglio Pastorale Parrocchiale - II campanone - Loppiano: un mondo nuovo - Gam: Suor Amelia - Gam: Padre Giuseppe - Gam in cifre - Gam e preghiera - Debolezza o forza?
Qualche settimana fa una persona mi disse: Vorremmo riprendere l'esperienza del giornale, cosa ne pensa?. Mi vennero subito alla mente le discussioni, le incomprensioni e anche gli strascichi polemici che avevamo accompagnato, a suo tempo "Comunit 68". In fondo per l'idea non mi dispiaceva: un giornale sia pur paesano e senza pretese sempre un segno di vitalit, e mezzo per creare nuovi rapporti. Ho pensato anche, che gli anni non erano passati invano. Siamo maturati di pi, abbiamo tentato di creare tra noi un rapporto pi schietto, di autentica fraternit, pi cristiano, pi evangelico. Ho preso coraggio, e anche se lo scrivere non la mia passione ho detto: "Penso proprio che riprendere il giornale senz'altro una cosa buona". E cos ci siamo rimessi all'opera con la speranza che "La Comunit di Ronago" sia strumento di unit per tutti i parrocchiani. Questo giornale e un ciclostilato senza pretese, non vuole erudire nessuno, ma far circolare la vita della nostra comunit parrocchiale. Se saremo comunit viva, questo non sar un "numero unico".
Don Matteo
Domenica 1Aprile Sua Ecc. Mons. Teresio Ferraroni , Amministratore Apostolico della nostra diocesi ;sar per la prima volta in visita a Ronago. L'occasione data dall'Amministrazione della S. Cresima agli alunni della 5a e delle Medie.
Programma della giornata col Vescovo:
ore 10: S. Messa con l'Amministrazione della S. Cresima; ore 15: conversazione con Mons. Vescovo, presso il Centro parrocchiale.
In attesa che la ditta Ottolina di Seregno appronti il nuovo castello delle campane, continua la sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari a pagare questo lavoro. A tutto oggi hanno risposto all'invito n. 144 famiglie per un totale di . 1.410.000.- La somma da raggiungere di . 1.850.000.-: quindi ci siamo avvicinati molto bene; penso che nelle prossime settimane non sar difficile aggiungere le 400.000 lire mancanti. Prendo l'occasione per ringraziare tutti della generosit con la quale ancora una volta avete corrisposto ai bisogni della Parrocchia.
Gli abitanti di Ronago alla fine del 1972 erano 1257. Le famiglie 360. Nel numero degli abitanti sono considerati anche, circa 40 militari residenti nel Comune. II movimento immigrati / emigrati stato sempre nello stesso periodo di 102 immigrati e 52 emigrati. da considerare per che nel movimento una buona percentuale dovuta all'avvicendamento dei militari.
Sempre nel 1972: - i nati sono stati 25 - i morti sono stati 16 - i battesimi celebrati in parrocchia 24 - i matrimoni celebrati in parrocchia 12
Nel 1trimestre 1973 sono stati battezzati: Papis Alessandro figlio di Papis Cesare e di Gaffuri Maria Tavasci Titiana figlia di Tavasci Marino e di Bernasconi Adele
sono morti : Tavasci Zefferina di anni 67 Tavasci Domenica di anni 86 Grisoni Pietro Battista di anni 66
Gioved 15/2, noi del C.P.P., ci siamo riuniti per parlare di alcune cose molto importanti, delle quali gi stato riferito ma che ci sembra opportuno riportare su questo foglio proprio perch tutta la Parrocchia possa venirne a conoscenza. Domenica, 1Aprile, il Vescovo S.E. Mons. Teresio Ferraroni verr in Parrocchia. La cosa eccezionale, d'importanza notevole, ci siamo detti. Per cui Don Matteo ha esposto una bozza di programma da sottoporre al bene placito del Vescovo.
ORE 10 S. Messa con Cresima. Poi nel pomeriggio un incontro, aperto, con dialogo su un tema molto importante. Per la S. Messa con Cresima tutti d'accordo; si puntualizzato su alcuni particolari, come il momento dell'offertorio, dei canti e dello scambio del segno della pace e questo per dare all'incontro con il nostro Pastore molto di vivo, di comunitario. Una S. Messa che metta in evidenza l'unit di tutti noi attorno al nostro Pastore nel pregare il Padre. Specialmente lo scambio del segno della pace un rito da scoprire. Nella nostra parrocchia non si fa; ma bene introdurlo se ci sentiamo fratelli con chi ci sta vicino. Dobbiamo avere il coraggio di dire con il cuore "la pace sia con te". Quindi, se domenica 1Aprile saremo invitati a scambiarci il segno di pace speriamo d'avere il coraggio di guardare in faccia a colui il quale diremo quelle cinque parole. Mons. Ferraroni deve essere alle 18 in un'altra parrocchia vicina e non certo un tipo di restare inoperoso. Ha quindi alcune ore a disposizione. "Cosa fargli fare? Niente di meglio di un incontro con tutti i parrocchiani di buona volont; ma un incontro non "ex cattedra", fatto in chiesa. No! un qualcosa di pi alla mano, pi familiare (non siamo forse una grande famiglia!). Un qualcosa al Centro Parrocchiale a tu per tu, magari con botta e risposta. Ecco, si! con botta e risposta, perch se si lascia parlare solo Lui sono guai. Parla solo Lui e basta; e magari si dimentica che tutti noi non siamo n Vescovi n preti e si mette a parlare, difficile". Sono tutte considerazioni che si susseguono una dopo l'altra e che fissano in modo chiaro il carattere dell'incontro con il nostro pastore. Decisamente un bell'incontro se si considera anche il tema! Parrocchia comunit viva Perch proprio di questo argomento? Qualcuno direbbe "siamo ritornati al solito luogo comune. E di che cosa si dovrebbe parlare, se non di quello di cui si parlato sin'ora? la cosa essenziale, il lavoro del nostro parroco di tutti questi anni, il "tutto" della sua vita in mezzo a noi: quindi bisogna parlare di questo. Inoltre quale migliore marchio di genuinit o di qualit superiore (sono di moda no!) a tutta lopera di Don Matteo se non l'approvazione e la raccomandazione del nostro Vescovo. II programma stato di gradimento a tutti i partecipanti alla riunione e sappiamo che anche lo per Mons. Ferrarono. Prima di tutto questo si parlato anche della campane. Cosa strana vero? Quando leggete queste righe ne avrete gi sentito parlare a iosa, prima in Chiesa, poi la lettera circolare, poi magari in qualche adunanza, forse anche al bar o lungo la strada (no! questo no! non risulta che una partita di calcio e dell'ultima moda) per non dire delle campane stesse che ogni giorno ci dicono chiaro la loro situazione. A noi Don Matteo ha detto solo come stanno le cose. Tutto rischia di cadere se non si aggiusta e per aggiustare occorrono 1.850.000.= lire che non ci sono perch esistono gi gli altri impegni. Quindi si concluso che tutti noi della parrocchia dobbiamo aggiustare le nostre campane. Ma come fare? Unica cosa da fare una sottoscrizione. Ma che tipo di sottoscrizione? Andando di casa in casa a raccogliere le somme, segnando nome per nome i vari contribuenti? Dando una busta che poi deve essere ritornata in qualche speciale occasione? Niente di tutto questo: ciascuno di noi sar libero di fare come meglio crede consegnando il suo contributo al Parroco oppure mettendolo nella speciale bussola posta in chiesa. Infine si parlato anche di una vecchia gloria e di un vecchio fiasco: di "C.68" o meglio del giornale della Parrocchia. Certo si deciso di farlo ancora! con un nome diverso (non si sa ancora), con una periodicit diversa (senza scadenza fissa) con uno scopo diverso (deve essere la voce della Parrocchia comunit viva) .. A proposito di quest'ultimo "diverso" saltata fuori una cosa molto bella che sar certamente l'anima del nuovo giornale. Don Matteo fra noi in modo nuovo. La sua voce, durante il sacrificio", parla sempre di questo modo nuovo; il suo essere parroco in ogni azione, sprigiona questo modo nuovo che semplicemente "amore". Quindi anche il giornale deve essere "AMORE" in ogni sua riga, altrimenti sarebbe un tradimento per la nostra Parrocchia.
uno del Consiglio pastorale
Ei fu. Siccome un nobile dopo mortal sospiro il campanon immobile orbo di tanto spiro: muta percossa attonita Ronago al nunzio sta. muta pensando chee.. per farlo ancor suonare dovranno i bei dne" di tasca fuor tirare: e pi soldi squilleranno meglio... risquillerai. Se a Dezzo a Novazzano a Uggiate a Par il tuo squillo quotidiano pi non l'odono ehm bh? Suonato i un secolo riposati anche tu. Gi sai che con il progresso hai anche la pensione fermarti puoi adesso accogli l'occasione senn il tuo sindacato le corde... taglier. E forse tu pure pensi d'oro il silenzio sia per noi che abbiam DON Censi questa fantasia: infatti chi vuol chiamarlo solo col "DON" lo fa. Adesso mi viene in mente che spesso questo prete seppure sommessamente ci mette nella rete: ha gi costruito il "Centro" (che gran retata fu!)
e m con la circolare commuove mamma e nonna scrivendo che all'altare (quello della Madonna!) la busta con molti "ghelli" possiamo metter l. astuzia clericale far leva al sentimento del buon cuore parrocchiale che infatti a quell'intento (pure tra mugugni vari) poi...corrisponder. Chiss qual diverso "altare" sapr pi tirar fuori: gli necessita ampliare lo spazio per i cori rifare il Presbiterio e tanti banchi in pi... Ma codesta situazione non sembra far paura: pare abbia un'invenzione con la quale egli la cura e cio far "debitorum per omnia saeculorum" Non crollasti alla tormenta d'un secolo di storia: tremi dalle fondamenta sol ch'egli intoni un "gloria"! Senti, qui non sei a Pisa su, diritto resterai' ..e quante volte al tacito morir d'un giorno inerte tu narrerai del lascito che il popolo solerte dalle profonde tasche tolse...con stanca man
(Brntolo Sauro)
Domenica 1marzo siamo andati in pulman a Loppiano . C'era buona parte della comunit parrocchiale e alcune persone di Varese, Novazzano, Albiolo e Olgiate. Molte persone non sapevano esattamente che cosa avrebbero trovato a Loppiano e noi agli inizi non avevamo pensato a questo o meglio cercavamo di non pensarci, perch se noi avessimo fatto la nostra parte, il resto lo avrebbe fatto LUI. Al ritorno sul pulman ci siamo alternati al microfono per dirci le nostre impressioni o esperienze sulla giornata ed stato questo il momento culminante, perch in quell'istante era la nostra comunit che sceglieva e metteva al primo posto Dio. stato uno dei momenti pi belli: perch quel Ges che avevamo scelto ci faceva sentire la sua presenza in mezzo a noi.
Per esigenze di spazio possiamo riportare soltanto le impressioni di alcuni. difficile rendere con le parole quella che e stata un'esperienza straordinaria per tutti.
"Questa gita a Loppiano mi ha fatto comprendere quello che di pi bello, di pi semplice c' nel mondo: l'amore per Dio e per il prossimo, per il prossimo inteso in modo universale, cio amare ogni uomo della terra anche se di razza o idee diverse. Questo quello che mi ha colpito a Loppiano! Vedere questa comunit di persone completamente diverse fra loro ma che ugualmente vivono una vita che non si allontana dalla nostra perche lavorano, studiano, giocano, cantano come noi, ma sono capaci di comprendersi e di amarsi. Per me stata una cosa molto facile amare queste persone cos complete ed espansive, ma non si pu soltanto amare persone che ti amano, bisogna amare anche quelle che per futili motivi non sono di tuo gradimento. Bisogna cercare di vivere l'ideale di Loppiano: Dio, anche al di fuori da quel mondo; nella scuola; in casa. Ora sto cercando di mettere in pratica quello che ho visto a Loppiano, ma per me molto difficile, per credo fermamente che ci si pu riuscire ed allora cha si potr vivere con soddisfazione. Ecco; questo quello che Loppiano mi ha insegnato e a me sembra una cosa molto bella ed importante ed la sola cosa che in un certo senso pu salvare il mondo". (Giampaolo)
"Andare a Loppiano stata per me una bella esperienza, perch nelle esperienze che hanno raccontato i Gen ho capito che per essere felici bisogna amare gli altri ed essere pronti a sacrificare qualcosa, anche la cosa pi gradita e seguire la volont di Dio. Bisogna essere disponibili agli altri perch negli atri c' Ges". (Cesare)
"Loppiano per me stata un'esperienza nuova. Era la prima volta che mi recavo l la cos mi attirava sempre di pi. Loppiano, un solo paese, un solo sorriso, tutti fratelli, una sola famiglia. Quando Don Matteo lanci la proposta di andare l tutti fummo pienamente d'accordo. Arrivati l sembrava un paese come tanti, ma c'era qualcosa che a Ronago non c': "l'amore". Un amore capace di tutto anche di piegare discordie sorte per piccole debolezze. Alla sera, al termine, della gita, quando tutti abbiamo lasciato il paese alle, posare spalle, questo paese d'amore, un senso di malinconia, ma, nel frattempo tanta gioia nel cuore di aver ritrovato; fra di noi l'amore, la gioia e la strada giusta; per arrivare a Dio". (Ercolino)
"Chi va a Loppiano, ritorna! Un'esperienza per tutti, di tutte le et, forse unica nel suo genere. Constatare come stato possibile costruire un clima di collaborazione, non fatto per interesse personale, ma comune, anche collaborando con persone che non volevano sentir parlare di prossimo perch ben sapevano che era una ammonizione per loro. Si, la vita di questo paese dipende da quello che ognuno sa dare, da ci che ogni singola persona sa donare al fratello bisognoso. Si, non importa di che colore la tua pelle o come si esprime la tua bocca: quel che importa che ognuno viva donandosi perennemente agli altri. Dopo tutto questo che ci insegna il Vangelo, ed questo che tutti, a Loppiano, cercano con tutti i mezzi di attuare. Li si lasciano tutti i peccati e i tormenti di fede e si ricomincia tutto da capo, sotto uno stimolo nuovo misterioso, sicuro e potente. Se uno ti pesta il piede quasi ti senti in colpa tu, e ti scusi prima di lui. Una preghiera comune viene innalzata ogni giorno, ma non a parole, a fatti. Se uno ha bisogno di qualcosa, ci si fa in quattro per potergliela dare. Nessuno di quella comunit pu rubare perch tutto suo come la sua roba di tutti. La via del ritorno verso il mondo, verso il nostro paese durissima, perch ci si ritrova soli contro tutti. Dura la realt. Chiss se tutto il mondo un domani potesse accettare questa realt. Certo e che la gente di Loppiano da speranza. (Ambrogio)
La giornata a Loppiano per me stata un'esperienza nuova, diversa, che mi ha lasciato tanto. Io ci sono andata senza troppo entusiasmo, ma al ritorno mi sentivo tanto contenta e sicura di aver partecipato a qualcosa che mi potrebbe aiutare nella vita. In questo giorno ho voluto sentire vicina a me Rosy che a poco a poco riscoprivo dalle pagine del suo diario, di cui sono state lette alcune parti. Lei aveva capito che la vita deve essere vissuta per gli altri, amandoli: una realt diversa da questa non porta soddisfazioni". (Erminia)
"La bandiera simbolica di Loppiano porta scritto su un lato: "che tutti siano uno" e sull'altro lato: "Dio mio, Dio mio perch mi hai abbandonato?". questo il modo di presentare la vita di Loppiano: un modo di vivere che si manifesta al visitatore con un gran sorriso sulle labbra, ma che per sostenuto dalla Croce che c' dietro e che prima o poi salta fuori per ognuno che vuole vivere in questo modo. La Croce pu essere rappresentata dalle piccole difficolt di ogni giorno, non necessariamente dalle grosse preoccupazioni. proprio questo nuovo modo cristiano di saper affrontare le diverse difficolt della vita che fa riscoprire l'attualit del Vangelo ed il bisogno di Ges che il mondo di oggi ha. (Giancarlo)
" stata unesperienza bellissima. Ho avuto modo di conoscere persone che mi hanno fatto capire cosa vuol dire veramente amare Dio. Essi vedono Dio nel loro prossimo e amano il loro prossimo come amano Dio. Io credo che questa sia una cosa bellissima e che tutti noi dovremmo attuare: amare Dio attraverso gli altri". (Marco)
"La gita di Loppiano stata per me fondamentale, prima di tutto perch ci sono andata per mettere a fuoco tante cose che da un po' di tempo non riuscivo pi a coordinare e ho capito ancora una volta che quel che importa amare, sempre fino in fondo, in ogni momento della mia vita. C' stato un momento veramente forte, quando incontrai una ragazza che in agosto conobbi in Mariapoli. Mi venne immediatamente in mente quando allora mi accenn della sua futura partenza per Loppiano e che non la presi molto sul serio, perch immaginavo che poteva essere una delle solite idee che poi per realizzarle ci vuole qualcosa di soprannaturale e invece ho capito che lei aveva fatto la sua scelta fino in fondo. Io invece non l'avevo ancora fatta proprio fino in fondo, o meglio l'ho fatta in quel momento e durante la Santa Messa ho chiesto a Ges la forza di ritornare nuova e di fare sempre la sua volont". (Miriam)
"Devo dire in breve che quello che ho visto e sentito a Loppiano mi pare un sogno, perch in realt non ho mai vissuto momenti cosi belli. Dovunque c un'atmosfera di pace, di gioia; visi aperti, sorrisi in ogni momento e circostanza. Bench io non abbia mai avuto esperienze in questo Movimento, a Loppiano mi sono reso conto da dove proviene tutta la bont e generosit di quei ragazzi (vedi Rina) che dopo la dipartita di Rosy ci sono vicini continuamente con tanta generosit d'animo: si vede veramente l'unit l dove c il dolore. Ci che mi ha colpito maggiormente stato l'atteggiamento di Susanne (una focolarina di Loppiano) che vedendomi per la prima volta, quasi fosse in possesso di una particolare magia, ha saputo scrutare nel mio animo tutto quanto provavo in silenzio in quei momenti. Ha avuto parole veramente toccanti che mi hanno fatto meditare su certi miei salinari attimi di ribellione verso il dolore". (Mario)
Un anno passato da quando abbiamo scritto notizie di Suor Amelia. In Uganda come abbiamo saputo dalla TV e dai giornali, la situazione politica da qualche tempo cambiata. Il capo attuale dello stato vuole mandar via tutti i non africani e questo vale anche per le suore missionarie e per i padri. Suor Amelia per ora pu restare ancora in Uganda e dedicarsi al suo apostolato. molto contenta quando pu avvicinare ad aiutare i negri nel loro ambiente e nella loro casa. Ma meglio leggere le sue stesse Parole:
"Mercoled scorso mi sono recata a G. (il posto dove vado ad insegnare a cucire), da sola con la Jeep. Ho avuto la bella soddisfazione di trovare tutte le mie ragazze che avevano fatto due mesi di vacanza e che non avevo avvisato. Sono state tanto contente quando ho detto che andavo da loro a trovarle nella loro casa; perch a cucire venivano fuori dalla Chiesa e a me invece piace veder anche la loro casa e la loro gente. In principio mi avevano detto che a loro non piace vedere il bianco sedersi per terra come loro, ma non vero perch proprio loro mi hanno invitata a farlo e dopo che l'ho fatto sono stati proprio contenti. Io, in quel che posso, faccio come loro ."
La lettura di queste parole sono uno stimolo grande alla bont all'amore reciproco. Sono un invito per noi ad accettare chi ci sta vicino, a farsi uno con il prossimo per aiutare, per offrire quel poco che abbiamo.
In Uganda fa caldo, tanto caldo: 27, 29, 31fa s apere P. Giuseppe che continua instancabile il lavoro di medico, chirurgo e sacerdote nell'ospedale di Kalongo. Alle preoccupazioni ordinarie da qualche mese si sono aggiunte quelle dell'incertezza della situazione politica: diverse riunioni con i rappresentanti del governo, viaggi a Gulu e Kampala speranze, delusioni. La situazione non si chiarisce. un periodo difficile per tutti. Nonostante ci, lavori per lampliamento dell'ospedale, dei quali ci aveva parlato il Padre nel suo recente incontro, continuano a pieno ritmo; in febbraio la seconda parte del reparto di chirurgia era gi al tetto. Cos pensa anche a perfezionarsi sempre pi per poter servire meglio la sua gente: "forse in maggio andr ad Addis Abeba per un breve corso di chirurgia della mano, che sarebbe utile per tutti i lebbrosi del nord Uganda."
In mezzo a tanto lavoro, alle difficolt, ai contrattempi; un "aiuto". Giunge da Montorfano la signora Occhiappati. Scrive P. Giuseppe: "viveva da tanti anni a Montorfano in una bella villa, ma ora suo marito morto, e cos un po' per dimenticare, un po' per fare qualche cosa di buono venuta qui. Ha avuto il permesso per tre mesi. Si messa lavorare, a fare l'infermiera in tutti i modi possibili; lavora nel dispensario e fa un mucchio di medicazioni. Ha una gran voglia di lavorare, e non so come faccia a vivere perch mangia pochissimo. Ha 63 anni!..."
La nostra preghiera, i nostri pensieri, sono spesso l, in Uganda e chiedono al Signore di aiutare i Missionari in questo particolare momento e, perch no, di mandare a loro tante persone come la signora Occhiappati.
Nell'anno 1971-72 sono state raccolte Lit. 646.000.-. Di queste, nel febbraio del 1972, sono state inviate a P. Giuseppe Lit. 217.000.- Lit. 3.000.- sono state usate per l'acquisto dei blocchetti delle ricevute che si rilasciano Lit. 426.000.- sono state destinate per l'acquisto della Jeep per Suor Amelia.
Nell'anno 1972-73, fino al Febbraio 1973, sono state raccolte Lit. 820.500.- Di queste: Lit. 200.000,- sono state consegnate a P. Giuseppe Lit. 620.500.- sono state usate per l'acquisto della Jeep per suor Amelia.
Poich nel settembre 1972 la Parrocchia aveva anticipato L. 700.000.- per l'acquisto immediato della Jeep che costata Lit. 1.270.000.-, al G.A.M. rimangono da rendere alla Parrocchia Lit. 223.500.-, somma che sar coperta con le offerte dei prossimi tre mesi.
L'invito alla preghiera da parte dei nostri missionari costante. Ora se giusto che ci sia una preghiera, un momento di riflessione, comune, anche vero che non sempre possibile attuarlo. Ma, mi sembra che ci sia una preghiera attuabile da ciascuno di noi sempre, purch lo si voglia. quella di una testimonianza di vita cristiana; vivere ogni giorno, ogni momento nella volont di DIO. questa la preghiera (pi difficile, credo) che di grande aiuto ai Missionari; questa la preghiera che dobbiamo sentire come impegno quotidiano, perch soprattutto con questa preghiera che si T e s t i m o n i a i l V a n g e l o .
I N V I T O
DOMENICA 15 APRILE ore 14,30
INCONTRO DI RIFLESSIONE E PREGHIERA PER LE MISSIONI.
QUANDO SONO DEBOLE, ALLORA SONO FORTE" (2 cor. 12,10)
Pubblichiamo questo commento a un brano della seconda lettera di San Paolo ai Corinti, che proponiamo in modo particolare alla riflessione alla applicazione nella vita quotidiana dei lettori.
Ho letto la preghiera di un lebbroso, che comincia cos: "O Dio, ti ho chiesto forza / e mi hai fatto debole / perch imparassi ad obbedire./ Per fare grandi cose / ti ho chiesto salute / e mi hai reso infermo / perch facessi cose migliori ..". Perch un cristiano sia veramente tale, occorre che egli acquisti sia l'esperienza e la coscienza della propria debolezza, sia quella della forza misteriosa che gli deriva dalla sua comunione con Cristo. Ci fu un giorno in cui anche l'apostolo Paolo preg perch gli fosse alleviato il peso della croce. Un dolore oscuro gli era particolarmente di peso, un'infermit apparentemente senza scopo e senza significato, che lo rendeva debole ed ostacolava la sua attivit: "una scheggia nella carne", come egli la chiama, "un angelo di Satana che lo flagellava". Di queste infermit diciamo solo che probabilmente si trattava di una malattia cronica e dolorosa, che Paolo attribuisce a Satana, come principio di ogni male che c' nel mondo. Quel che in particolare ci interessa, la risposta che ebbe l'apostolo, lilluminazione interiore che ne segu. "Ti basta la mia grazia" gli fu detto e, gli fu ancora spiegato un principio fondamentale: "la forza infatti si attua pienamente nella debolezza". Da quel principio Paolo tir le sue conclusioni che sono valide per ogni cristiano: "Volentieri dunque porr piuttosto la mia fiducia e la mia gloria in tutto ci che mi rende debole, affinch si distenda sopra di me, come una tenda, la forza di Cristo. E per questo sono contento nell'infermit, nelle offese, nelle avversit, nelle persecuzioni, nelle angustie, perch quando sono debole, allora sono forte".
Sembra un paradosso, ma una realt. l'esperienza di Paolo; ma pu essere l'esperienza di ciascuno di noi, in ogni circostanza dolorosa. Come? Attraverso la nostra comunione con Ges Crocifisso e Abbandonato, per quel tanto che crediamo in lui e lo amiamo. San Paolo infatti trova realizzato lo stesso principio prima di tutto in lui: "Fu infatti crocifisso per la debolezza, ma vive per la forza di Dio". Ges Crocifisso dunque una porta, attraverso cui passa e si comunica a noi la potenza di Dio. Perch avessimo la sua forza, egli si lasci invadere dalla nostra debolezza. vicino, presente, partecipe a tutto ci che dolore nel mondo. In un suo libro su Auschwitz, Wiesel racconta di due uomini ebrei e di un bambino che furono impiccati davanti a tutti i prigionieri, Mentre gli uomini morivano subito, i tormenti del bambino duravamo a lungo, "Allora qualcuno dietro di me grid: "Dov Dio?" Io tacqui. Pi tardi torn a gridare: "Dov' Dio? Dov'?". E una voce dentro di me rispose: " l, appeso alla forca". In ogni dolore Ges con noi. Fragile, infermo, povero. Ci offre solo la debolezza della sua croce, in cui per contenuta quella forza di Dio che lo risuscit, e che risusciter ciascuno di noi. Per amore nostro egli si fece debole; se per amore suo accettiamo la nostra debolezza, sperimentiamo quanto sia grande la sua forza.
Quando arriva la sventura, il dolore, l'avversit, la difficolt, quando qualcos' mi mette a terra, cadono con me tutti i miei miti di successo, di potere, di attivismo, di godimento senza limiti. Gli idoli del mio egoismo si sono infranti; la mia piccola torre di Babele crollata. Ma imparo nell'umilt la mia vera dimensione di uomo. Mi apro a tutti gli altri uomini che ritrovo fratelli, e imparo che per capire gli uomini occorre avere molto sofferto. Mi apro, soprattutto, all'amore di Dio. Forse necessario che crolli dentro di noi qualcosa perch possiamo essere penetrati dalla azione di Dio, qualcosa che a torto ci rendeva sicuri ed orgogliosi ma che in realt opponeva resistenza. Allora i momenti di debolezza diventano paradossalmente i momenti di grazia. Non ci viene insegnato infatti un atteggiamento di rassegnazione passiva, ma piuttosto una fede sempre pi profonda e coraggiosa. Proprio quando ci sentiamo deboli insicuri, incapaci; o quando le circostanze dolorose paiono sopraffarci, forse il momento di Dio. Primo o poi sperimentiamo i frutti di questa debolezza nostra che, forza di Dio. Sono frutti di carit pi pura, e di luce pi piena nell'intimo del nostro cuore; e sono, attorno a noi, situazioni che inaspettatamente si risolvono, persone che si trasformano, ambienti che si rinnovano. Siccome non possiamo attribuirli alla nostra debolezza, il sentimento che ci pervade non un orgogliosa fierezza, ma una semplice riconoscenza a Dio e la certezza del suo Amore per noi. Ma forse i frutti pi importanti solo Dio li conosce; perch, da quando la liberazione venuta da Cristo crocifisso, non c' morte vissuta con lui che non produca vita sovrabbondante.
(Suppl. Comm. Teol. Del Nuovo Testamento) Hans Hübner, F. Tomasoni (Editor) - Teologia Biblica Del Nuovo Testamento. Lettera Gli Ebrei, Vangeli e Apocalisse. Epilegomeni. Vol. 3-Paideia (2000)