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LA COMUNIT DI RONAGO

numero 1 1Aprile 1973


ciclostilato da manoscritto



SOMMARIO
- Comunit di Ronago
- La S. Cresima
- Le campane
- Anagrafe
- Notizie del Consiglio Pastorale Parrocchiale
- II campanone
- Loppiano: un mondo nuovo
- Gam: Suor Amelia
- Gam: Padre Giuseppe
- Gam in cifre
- Gam e preghiera
- Debolezza o forza?






Qualche settimana fa una persona mi disse: Vorremmo riprendere
l'esperienza del giornale, cosa ne pensa?. Mi vennero subito alla
mente le discussioni, le incomprensioni e anche gli strascichi polemici
che avevamo accompagnato, a suo tempo "Comunit 68". In fondo
per l'idea non mi dispiaceva: un giornale sia pur paesano e senza
pretese sempre un segno di vitalit, e mezzo per creare nuovi
rapporti. Ho pensato anche, che gli anni non erano passati invano.
Siamo maturati di pi, abbiamo tentato di creare tra noi un rapporto pi
schietto, di autentica fraternit, pi cristiano, pi evangelico. Ho preso
coraggio, e anche se lo scrivere non la mia passione ho detto:
"Penso proprio che riprendere il giornale senz'altro una cosa buona".
E cos ci siamo rimessi all'opera con la speranza che "La Comunit di
Ronago" sia strumento di unit per tutti i parrocchiani.
Questo giornale e un ciclostilato senza pretese, non vuole erudire
nessuno, ma far circolare la vita della nostra comunit parrocchiale.
Se saremo comunit viva, questo non sar un "numero unico".


Don Matteo






Domenica 1Aprile Sua Ecc. Mons. Teresio Ferraroni , Amministratore Apostolico della
nostra diocesi ;sar per la prima volta in visita a Ronago.
L'occasione data dall'Amministrazione della S. Cresima agli alunni della 5a e delle
Medie.

Programma della giornata col Vescovo:

ore 10: S. Messa con l'Amministrazione della S. Cresima;
ore 15: conversazione con Mons. Vescovo, presso il Centro parrocchiale.









In attesa che la ditta Ottolina di Seregno appronti il nuovo castello delle campane,
continua la sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari a pagare questo lavoro. A tutto
oggi hanno risposto all'invito n. 144 famiglie per un totale di . 1.410.000.- La somma da
raggiungere di . 1.850.000.-: quindi ci siamo avvicinati molto bene; penso che nelle
prossime settimane non sar difficile aggiungere le 400.000 lire mancanti. Prendo
l'occasione per ringraziare tutti della generosit con la quale ancora una volta avete
corrisposto ai bisogni della Parrocchia.









Gli abitanti di Ronago alla fine del 1972 erano 1257.
Le famiglie 360.
Nel numero degli abitanti sono considerati anche, circa 40 militari residenti nel Comune.
II movimento immigrati / emigrati stato sempre nello stesso periodo di 102 immigrati e 52
emigrati.
da considerare per che nel movimento una buona percentuale dovuta
all'avvicendamento dei militari.

Sempre nel 1972:
- i nati sono stati 25
- i morti sono stati 16
- i battesimi celebrati in parrocchia 24
- i matrimoni celebrati in parrocchia 12

Nel 1trimestre 1973 sono stati battezzati:
Papis Alessandro figlio di Papis Cesare e di Gaffuri Maria
Tavasci Titiana figlia di Tavasci Marino e di Bernasconi Adele

sono morti :
Tavasci Zefferina di anni 67
Tavasci Domenica di anni 86
Grisoni Pietro Battista di anni 66













Gioved 15/2, noi del C.P.P., ci siamo riuniti per parlare di alcune cose molto importanti,
delle quali gi stato riferito ma che ci sembra opportuno riportare su questo foglio proprio
perch tutta la Parrocchia possa venirne a conoscenza.
Domenica, 1Aprile, il Vescovo S.E. Mons. Teresio Ferraroni verr in Parrocchia. La cosa
eccezionale, d'importanza notevole, ci siamo detti. Per cui Don Matteo ha esposto una
bozza di programma da sottoporre al bene placito del Vescovo.

ORE 10 S. Messa con Cresima.
Poi nel pomeriggio un incontro, aperto, con dialogo su un tema molto importante.
Per la S. Messa con Cresima tutti d'accordo; si puntualizzato su alcuni particolari, come
il momento dell'offertorio, dei canti e dello scambio del segno della pace e questo per dare
all'incontro con il nostro Pastore molto di vivo, di comunitario. Una S. Messa che metta in
evidenza l'unit di tutti noi attorno al nostro Pastore nel pregare il Padre. Specialmente lo
scambio del segno della pace un rito da scoprire. Nella nostra parrocchia non si fa; ma
bene introdurlo se ci sentiamo fratelli con chi ci sta vicino. Dobbiamo avere il coraggio di
dire con il cuore "la pace sia con te". Quindi, se domenica 1Aprile saremo invitati a
scambiarci il segno di pace speriamo d'avere il coraggio di guardare in faccia a colui il
quale diremo quelle cinque parole.
Mons. Ferraroni deve essere alle 18 in un'altra parrocchia vicina e non certo un tipo di
restare inoperoso. Ha quindi alcune ore a disposizione.
"Cosa fargli fare? Niente di meglio di un incontro con tutti i parrocchiani di buona volont;
ma un incontro non "ex cattedra", fatto in chiesa. No! un qualcosa di pi alla mano, pi
familiare (non siamo forse una grande famiglia!). Un qualcosa al Centro Parrocchiale a tu
per tu, magari con botta e risposta. Ecco, si! con botta e risposta, perch se si lascia
parlare solo Lui sono guai. Parla solo Lui e basta; e magari si dimentica che tutti noi non
siamo n Vescovi n preti e si mette a parlare, difficile".
Sono tutte considerazioni che si susseguono una dopo l'altra e che fissano in modo chiaro
il carattere dell'incontro con il nostro pastore. Decisamente un bell'incontro se si considera
anche il tema!
Parrocchia comunit viva
Perch proprio di questo argomento? Qualcuno direbbe "siamo ritornati al solito luogo
comune.
E di che cosa si dovrebbe parlare, se non di quello di cui si parlato sin'ora? la cosa
essenziale, il lavoro del nostro parroco di tutti questi anni, il "tutto" della sua vita in
mezzo a noi: quindi bisogna parlare di questo. Inoltre quale migliore marchio di genuinit o
di qualit superiore (sono di moda no!) a tutta lopera di Don Matteo se non l'approvazione
e la raccomandazione del nostro Vescovo.
II programma stato di gradimento a tutti i partecipanti alla riunione e sappiamo che
anche lo per Mons. Ferrarono.
Prima di tutto questo si parlato anche della campane. Cosa strana vero? Quando
leggete queste righe ne avrete gi sentito parlare a iosa, prima in Chiesa, poi la lettera
circolare, poi magari in qualche adunanza, forse anche al bar o lungo la strada (no! questo
no! non risulta che una partita di calcio e dell'ultima moda) per non dire delle campane
stesse che ogni giorno ci dicono chiaro la loro situazione.
A noi Don Matteo ha detto solo come stanno le cose. Tutto rischia di cadere se non si
aggiusta e per aggiustare occorrono 1.850.000.= lire che non ci sono perch esistono gi
gli altri impegni. Quindi si concluso che tutti noi della parrocchia dobbiamo aggiustare le
nostre campane. Ma come fare? Unica cosa da fare una sottoscrizione. Ma che tipo di
sottoscrizione? Andando di casa in casa a raccogliere le somme, segnando nome per
nome i vari contribuenti? Dando una busta che poi deve essere ritornata in qualche
speciale occasione? Niente di tutto questo: ciascuno di noi sar libero di fare come meglio
crede consegnando il suo contributo al Parroco oppure mettendolo nella speciale bussola
posta in chiesa.
Infine si parlato anche di una vecchia gloria e di un vecchio fiasco: di "C.68" o meglio del
giornale della Parrocchia. Certo si deciso di farlo ancora! con un nome diverso (non si sa
ancora), con una periodicit diversa (senza scadenza fissa) con uno scopo diverso (deve
essere la voce della Parrocchia comunit viva) ..
A proposito di quest'ultimo "diverso" saltata fuori una cosa molto bella che sar
certamente l'anima del nuovo giornale. Don Matteo fra noi in modo nuovo. La sua voce,
durante il sacrificio", parla sempre di questo modo nuovo; il suo essere parroco in ogni
azione, sprigiona questo modo nuovo che semplicemente "amore".
Quindi anche il giornale deve essere "AMORE" in ogni sua riga, altrimenti sarebbe un
tradimento per la nostra Parrocchia.

uno del Consiglio pastorale








Ei fu. Siccome un nobile
dopo mortal sospiro
il campanon immobile
orbo di tanto spiro:
muta percossa attonita
Ronago al nunzio sta.
muta pensando chee..
per farlo ancor suonare
dovranno i bei dne"
di tasca fuor tirare:
e pi soldi squilleranno
meglio... risquillerai.
Se a Dezzo a Novazzano
a Uggiate a Par
il tuo squillo quotidiano
pi non l'odono ehm bh?
Suonato i un secolo
riposati anche tu.
Gi sai che con il progresso
hai anche la pensione
fermarti puoi adesso
accogli l'occasione
senn il tuo sindacato
le corde... taglier.
E forse tu pure pensi
d'oro il silenzio sia
per noi che abbiam DON Censi
questa fantasia:
infatti chi vuol chiamarlo
solo col "DON" lo fa.
Adesso mi viene in mente
che spesso questo prete
seppure sommessamente
ci mette nella rete:
ha gi costruito il "Centro"
(che gran retata fu!)


e m con la circolare
commuove mamma e nonna
scrivendo che all'altare
(quello della Madonna!)
la busta con molti "ghelli"
possiamo metter l.
astuzia clericale
far leva al sentimento
del buon cuore parrocchiale
che infatti a quell'intento
(pure tra mugugni vari)
poi...corrisponder.
Chiss qual diverso "altare"
sapr pi tirar fuori:
gli necessita ampliare
lo spazio per i cori
rifare il Presbiterio
e tanti banchi in pi...
Ma codesta situazione
non sembra far paura:
pare abbia un'invenzione
con la quale egli la cura
e cio far "debitorum
per omnia saeculorum"
Non crollasti alla tormenta
d'un secolo di storia:
tremi dalle fondamenta
sol ch'egli intoni un "gloria"!
Senti, qui non sei a Pisa
su, diritto resterai'
..e quante volte al tacito
morir d'un giorno inerte
tu narrerai del lascito
che il popolo solerte
dalle profonde tasche
tolse...con stanca man

(Brntolo Sauro)










Domenica 1marzo siamo andati in pulman a Loppiano . C'era buona parte della comunit parrocchiale e
alcune persone di Varese, Novazzano, Albiolo e Olgiate. Molte persone non sapevano esattamente che
cosa avrebbero trovato a Loppiano e noi agli inizi non avevamo pensato a questo o meglio cercavamo di
non pensarci, perch se noi avessimo fatto la nostra parte, il resto lo avrebbe fatto LUI. Al ritorno sul pulman
ci siamo alternati al microfono per dirci le nostre impressioni o esperienze sulla giornata ed stato questo il
momento culminante, perch in quell'istante era la nostra comunit che sceglieva e metteva al primo posto
Dio. stato uno dei momenti pi belli: perch quel Ges che avevamo scelto ci faceva sentire la sua
presenza in mezzo a noi.

Per esigenze di spazio possiamo riportare soltanto le impressioni di alcuni. difficile rendere con le parole
quella che e stata un'esperienza straordinaria per tutti.

"Questa gita a Loppiano mi ha fatto comprendere quello che di pi bello, di pi semplice
c' nel mondo: l'amore per Dio e per il prossimo, per il prossimo inteso in modo universale,
cio amare ogni uomo della terra anche se di razza o idee diverse. Questo quello che mi
ha colpito a Loppiano! Vedere questa comunit di persone completamente diverse fra loro
ma che ugualmente vivono una vita che non si allontana dalla nostra perche lavorano,
studiano, giocano, cantano come noi, ma sono capaci di comprendersi e di amarsi. Per
me stata una cosa molto facile amare queste persone cos complete ed espansive, ma
non si pu soltanto amare persone che ti amano, bisogna amare anche quelle che per
futili motivi non sono di tuo gradimento. Bisogna cercare di vivere l'ideale di Loppiano: Dio,
anche al di fuori da quel mondo; nella scuola; in casa. Ora sto cercando di mettere in
pratica quello che ho visto a Loppiano, ma per me molto difficile, per credo fermamente
che ci si pu riuscire ed allora cha si potr vivere con soddisfazione. Ecco; questo
quello che Loppiano mi ha insegnato e a me sembra una cosa molto bella ed importante
ed la sola cosa che in un certo senso pu salvare il mondo".
(Giampaolo)

"Andare a Loppiano stata per me una bella esperienza, perch nelle esperienze che
hanno raccontato i Gen ho capito che per essere felici bisogna amare gli altri ed essere
pronti a sacrificare qualcosa, anche la cosa pi gradita e seguire la volont di Dio. Bisogna
essere disponibili agli altri perch negli atri c' Ges".
(Cesare)

"Loppiano per me stata un'esperienza nuova. Era la prima volta che mi recavo l la
cos mi attirava sempre di pi. Loppiano, un solo paese, un solo sorriso, tutti fratelli, una
sola famiglia. Quando Don Matteo lanci la proposta di andare l tutti fummo pienamente
d'accordo. Arrivati l sembrava un paese come tanti, ma c'era qualcosa che a Ronago non
c': "l'amore". Un amore capace di tutto anche di piegare discordie sorte per piccole
debolezze. Alla sera, al termine, della gita, quando tutti abbiamo lasciato il paese alle,
posare spalle, questo paese d'amore, un senso di malinconia, ma, nel frattempo tanta
gioia nel cuore di aver ritrovato; fra di noi l'amore, la gioia e la strada giusta; per arrivare a
Dio".
(Ercolino)

"Chi va a Loppiano, ritorna! Un'esperienza per tutti, di tutte le et, forse unica nel suo
genere. Constatare come stato possibile costruire un clima di collaborazione, non fatto
per interesse personale, ma comune, anche collaborando con persone che non volevano
sentir parlare di prossimo perch ben sapevano che era una ammonizione per loro. Si, la
vita di questo paese dipende da quello che ognuno sa dare, da ci che ogni singola
persona sa donare al fratello bisognoso. Si, non importa di che colore la tua pelle o
come si esprime la tua bocca: quel che importa che ognuno viva donandosi
perennemente agli altri. Dopo tutto questo che ci insegna il Vangelo, ed questo che
tutti, a Loppiano, cercano con tutti i mezzi di attuare. Li si lasciano tutti i peccati e i
tormenti di fede e si ricomincia tutto da capo, sotto uno stimolo nuovo misterioso, sicuro e
potente. Se uno ti pesta il piede quasi ti senti in colpa tu, e ti scusi prima di lui. Una
preghiera comune viene innalzata ogni giorno, ma non a parole, a fatti. Se uno ha bisogno
di qualcosa, ci si fa in quattro per potergliela dare. Nessuno di quella comunit pu rubare
perch tutto suo come la sua roba di tutti. La via del ritorno verso il mondo, verso il
nostro paese durissima, perch ci si ritrova soli contro tutti. Dura la realt. Chiss se
tutto il mondo un domani potesse accettare questa realt. Certo e che la gente di
Loppiano da speranza.
(Ambrogio)

La giornata a Loppiano per me stata un'esperienza nuova, diversa, che mi ha lasciato
tanto. Io ci sono andata senza troppo entusiasmo, ma al ritorno mi sentivo tanto contenta
e sicura di aver partecipato a qualcosa che mi potrebbe aiutare nella vita. In questo giorno
ho voluto sentire vicina a me Rosy che a poco a poco riscoprivo dalle pagine del suo
diario, di cui sono state lette alcune parti. Lei aveva capito che la vita deve essere vissuta
per gli altri, amandoli: una realt diversa da questa non porta soddisfazioni".
(Erminia)

"La bandiera simbolica di Loppiano porta scritto su un lato: "che tutti siano uno" e sull'altro
lato: "Dio mio, Dio mio perch mi hai abbandonato?". questo il modo di presentare la
vita di Loppiano: un modo di vivere che si manifesta al visitatore con un gran sorriso sulle
labbra, ma che per sostenuto dalla Croce che c' dietro e che prima o poi salta fuori per
ognuno che vuole vivere in questo modo. La Croce pu essere rappresentata dalle piccole
difficolt di ogni giorno, non necessariamente dalle grosse preoccupazioni. proprio
questo nuovo modo cristiano di saper affrontare le diverse difficolt della vita che fa
riscoprire l'attualit del Vangelo ed il bisogno di Ges che il mondo di oggi ha.
(Giancarlo)

" stata unesperienza bellissima. Ho avuto modo di conoscere persone che mi hanno
fatto capire cosa vuol dire veramente amare Dio. Essi vedono Dio nel loro prossimo e
amano il loro prossimo come amano Dio. Io credo che questa sia una cosa bellissima e
che tutti noi dovremmo attuare: amare Dio attraverso gli altri".
(Marco)

"La gita di Loppiano stata per me fondamentale, prima di tutto perch ci sono andata per
mettere a fuoco tante cose che da un po' di tempo non riuscivo pi a coordinare e ho
capito ancora una volta che quel che importa amare, sempre fino in fondo, in ogni
momento della mia vita. C' stato un momento veramente forte, quando incontrai una
ragazza che in agosto conobbi in Mariapoli. Mi venne immediatamente in mente quando
allora mi accenn della sua futura partenza per Loppiano e che non la presi molto sul
serio, perch immaginavo che poteva essere una delle solite idee che poi per realizzarle ci
vuole qualcosa di soprannaturale e invece ho capito che lei aveva fatto la sua scelta fino in
fondo. Io invece non l'avevo ancora fatta proprio fino in fondo, o meglio l'ho fatta in quel
momento e durante la Santa Messa ho chiesto a Ges la forza di ritornare nuova e di fare
sempre la sua volont".
(Miriam)

"Devo dire in breve che quello che ho visto e sentito a Loppiano mi pare un sogno, perch
in realt non ho mai vissuto momenti cosi belli. Dovunque c un'atmosfera di pace, di
gioia; visi aperti, sorrisi in ogni momento e circostanza. Bench io non abbia mai avuto
esperienze in questo Movimento, a Loppiano mi sono reso conto da dove proviene tutta la
bont e generosit di quei ragazzi (vedi Rina) che dopo la dipartita di Rosy ci sono vicini
continuamente con tanta generosit d'animo: si vede veramente l'unit l dove c il
dolore. Ci che mi ha colpito maggiormente stato l'atteggiamento di Susanne (una
focolarina di Loppiano) che vedendomi per la prima volta, quasi fosse in possesso di una
particolare magia, ha saputo scrutare nel mio animo tutto quanto provavo in silenzio in
quei momenti. Ha avuto parole veramente toccanti che mi hanno fatto meditare su certi
miei salinari attimi di ribellione verso il dolore".
(Mario)











Un anno passato da quando abbiamo scritto notizie di Suor Amelia. In Uganda
come abbiamo saputo dalla TV e dai giornali, la situazione politica da qualche tempo
cambiata. Il capo attuale dello stato vuole mandar via tutti i non africani e questo vale
anche per le suore missionarie e per i padri. Suor Amelia per ora pu restare ancora in
Uganda e dedicarsi al suo apostolato. molto contenta quando pu avvicinare ad aiutare i
negri nel loro ambiente e nella loro casa. Ma meglio leggere le sue stesse Parole:

"Mercoled scorso mi sono recata a G. (il posto dove vado ad insegnare a cucire), da sola
con la Jeep. Ho avuto la bella soddisfazione di trovare tutte le mie ragazze che avevano
fatto due mesi di vacanza e che non avevo avvisato. Sono state tanto contente quando ho
detto che andavo da loro a trovarle nella loro casa; perch a cucire venivano fuori dalla
Chiesa e a me invece piace veder anche la loro casa e la loro gente. In principio mi
avevano detto che a loro non piace vedere il bianco sedersi per terra come loro, ma non
vero perch proprio loro mi hanno invitata a farlo e dopo che l'ho fatto sono stati proprio
contenti.
Io, in quel che posso, faccio come loro ."

La lettura di queste parole sono uno stimolo grande alla bont all'amore reciproco. Sono
un invito per noi ad accettare chi ci sta vicino, a farsi uno con il prossimo per aiutare, per
offrire quel poco che abbiamo.















In Uganda fa caldo, tanto caldo: 27, 29, 31fa s apere P. Giuseppe che continua
instancabile il lavoro di medico, chirurgo e sacerdote nell'ospedale di Kalongo.
Alle preoccupazioni ordinarie da qualche mese si sono aggiunte quelle dell'incertezza
della situazione politica: diverse riunioni con i rappresentanti del governo, viaggi a Gulu e
Kampala speranze, delusioni. La situazione non si chiarisce. un periodo difficile per tutti.
Nonostante ci, lavori per lampliamento dell'ospedale, dei quali ci aveva parlato il Padre
nel suo recente incontro, continuano a pieno ritmo; in febbraio la seconda parte del reparto
di chirurgia era gi al tetto.
Cos pensa anche a perfezionarsi sempre pi per poter servire meglio la sua gente: "forse
in maggio andr ad Addis Abeba per un breve corso di chirurgia della mano, che sarebbe
utile per tutti i lebbrosi del nord Uganda."

In mezzo a tanto lavoro, alle difficolt, ai contrattempi; un "aiuto". Giunge da Montorfano la
signora Occhiappati. Scrive P. Giuseppe: "viveva da tanti anni a Montorfano in una bella
villa, ma ora suo marito morto, e cos un po' per dimenticare, un po' per fare qualche
cosa di buono venuta qui. Ha avuto il permesso per tre mesi. Si messa lavorare, a fare
l'infermiera in tutti i modi possibili; lavora nel dispensario e fa un mucchio di medicazioni.
Ha una gran voglia di lavorare, e non so come faccia a vivere perch mangia pochissimo.
Ha 63 anni!..."

La nostra preghiera, i nostri pensieri, sono spesso l, in Uganda e chiedono al Signore di
aiutare i Missionari in questo particolare momento e, perch no, di mandare a loro tante
persone come la signora Occhiappati.















Nell'anno 1971-72 sono state raccolte Lit. 646.000.-.
Di queste, nel febbraio del 1972, sono state inviate a P. Giuseppe Lit. 217.000.-
Lit. 3.000.- sono state usate per l'acquisto dei blocchetti delle ricevute che si rilasciano
Lit. 426.000.- sono state destinate per l'acquisto della Jeep per Suor Amelia.


Nell'anno 1972-73, fino al Febbraio 1973, sono state raccolte Lit. 820.500.-
Di queste:
Lit. 200.000,- sono state consegnate a P. Giuseppe
Lit. 620.500.- sono state usate per l'acquisto della Jeep per suor Amelia.

Poich nel settembre 1972 la Parrocchia aveva anticipato L. 700.000.- per l'acquisto
immediato della Jeep che costata Lit. 1.270.000.-, al G.A.M. rimangono da rendere alla
Parrocchia Lit. 223.500.-, somma che sar coperta con le offerte dei prossimi tre mesi.











L'invito alla preghiera da parte dei nostri missionari costante.
Ora se giusto che ci sia una preghiera, un momento di riflessione, comune, anche vero
che non sempre possibile attuarlo.
Ma, mi sembra che ci sia una preghiera attuabile da ciascuno di noi sempre, purch lo si
voglia. quella di una testimonianza di vita cristiana; vivere ogni giorno, ogni momento
nella volont di DIO.
questa la preghiera (pi difficile, credo) che di grande aiuto ai Missionari; questa la
preghiera che dobbiamo sentire come impegno quotidiano, perch soprattutto con
questa preghiera che si T e s t i m o n i a i l V a n g e l o .




I N V I T O



DOMENICA 15 APRILE ore 14,30

INCONTRO DI RIFLESSIONE E PREGHIERA PER LE MISSIONI.
















QUANDO SONO DEBOLE, ALLORA SONO FORTE" (2 cor. 12,10)

Pubblichiamo questo commento a un brano della seconda lettera di San Paolo ai Corinti, che proponiamo in
modo particolare alla riflessione alla applicazione nella vita quotidiana dei lettori.


Ho letto la preghiera di un lebbroso, che comincia cos: "O Dio, ti ho chiesto forza / e mi
hai fatto debole / perch imparassi ad obbedire./ Per fare grandi cose / ti ho chiesto salute
/ e mi hai reso infermo / perch facessi cose migliori ..".
Perch un cristiano sia veramente tale, occorre che egli acquisti sia l'esperienza e la
coscienza della propria debolezza, sia quella della forza misteriosa che gli deriva dalla sua
comunione con Cristo. Ci fu un giorno in cui anche l'apostolo Paolo preg perch gli fosse
alleviato il peso della croce. Un dolore oscuro gli era particolarmente di peso, un'infermit
apparentemente senza scopo e senza significato, che lo rendeva debole ed ostacolava la
sua attivit: "una scheggia nella carne", come egli la chiama, "un angelo di Satana che lo
flagellava". Di queste infermit diciamo solo che probabilmente si trattava di una malattia
cronica e dolorosa, che Paolo attribuisce a Satana, come principio di ogni male che c' nel
mondo. Quel che in particolare ci interessa, la risposta che ebbe l'apostolo,
lilluminazione interiore che ne segu.
"Ti basta la mia grazia" gli fu detto e, gli fu ancora spiegato un principio fondamentale: "la
forza infatti si attua pienamente nella debolezza". Da quel principio Paolo tir le sue
conclusioni che sono valide per ogni cristiano: "Volentieri dunque porr piuttosto la mia
fiducia e la mia gloria in tutto ci che mi rende debole, affinch si distenda sopra di me,
come una tenda, la forza di Cristo. E per questo sono contento nell'infermit, nelle offese,
nelle avversit, nelle persecuzioni, nelle angustie, perch quando sono debole, allora sono
forte".

Sembra un paradosso, ma una realt. l'esperienza di Paolo; ma pu essere
l'esperienza di ciascuno di noi, in ogni circostanza dolorosa.
Come? Attraverso la nostra comunione con Ges Crocifisso e Abbandonato, per quel
tanto che crediamo in lui e lo amiamo. San Paolo infatti trova realizzato lo stesso principio
prima di tutto in lui: "Fu infatti crocifisso per la debolezza, ma vive per la forza di Dio".
Ges Crocifisso dunque una porta, attraverso cui passa e si comunica a noi la potenza
di Dio. Perch avessimo la sua forza, egli si lasci invadere dalla nostra debolezza.
vicino, presente, partecipe a tutto ci che dolore nel mondo. In un suo libro su
Auschwitz, Wiesel racconta di due uomini ebrei e di un bambino che furono impiccati
davanti a tutti i prigionieri, Mentre gli uomini morivano subito, i tormenti del bambino
duravamo a lungo, "Allora qualcuno dietro di me grid: "Dov Dio?" Io tacqui. Pi tardi
torn a gridare: "Dov' Dio? Dov'?". E una voce dentro di me rispose: " l, appeso alla
forca".
In ogni dolore Ges con noi. Fragile, infermo, povero. Ci offre solo la debolezza della
sua croce, in cui per contenuta quella forza di Dio che lo risuscit, e che risusciter
ciascuno di noi. Per amore nostro egli si fece debole; se per amore suo accettiamo la
nostra debolezza, sperimentiamo quanto sia grande la sua forza.

Quando arriva la sventura, il dolore, l'avversit, la difficolt, quando qualcos' mi mette a
terra, cadono con me tutti i miei miti di successo, di potere, di attivismo, di godimento
senza limiti. Gli idoli del mio egoismo si sono infranti; la mia piccola torre di Babele
crollata. Ma imparo nell'umilt la mia vera dimensione di uomo.
Mi apro a tutti gli altri uomini che ritrovo fratelli, e imparo che per capire gli uomini occorre
avere molto sofferto. Mi apro, soprattutto, all'amore di Dio. Forse necessario che crolli
dentro di noi qualcosa perch possiamo essere penetrati dalla azione di Dio, qualcosa che
a torto ci rendeva sicuri ed orgogliosi ma che in realt opponeva resistenza. Allora i
momenti di debolezza diventano paradossalmente i momenti di grazia. Non ci viene
insegnato infatti un atteggiamento di rassegnazione passiva, ma piuttosto una fede
sempre pi profonda e coraggiosa.
Proprio quando ci sentiamo deboli insicuri, incapaci; o quando le circostanze dolorose
paiono sopraffarci, forse il momento di Dio. Primo o poi sperimentiamo i frutti di questa
debolezza nostra che, forza di Dio. Sono frutti di carit pi pura, e di luce pi piena
nell'intimo del nostro cuore; e sono, attorno a noi, situazioni che inaspettatamente si
risolvono, persone che si trasformano, ambienti che si rinnovano. Siccome non possiamo
attribuirli alla nostra debolezza, il sentimento che ci pervade non un orgogliosa fierezza,
ma una semplice riconoscenza a Dio e la certezza del suo Amore per noi. Ma forse i frutti
pi importanti solo Dio li conosce; perch, da quando la liberazione venuta da Cristo
crocifisso, non c' morte vissuta con lui che non produca vita sovrabbondante.

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