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Historia

Zeitschrift fr Alte Geschichte


Revue dHistoire Ancienne
Journal of Ancient History
Rivista di Storia Antica
Historia Band 62 Heft 1 2013
Franz Steiner Verlag, Stuttgart
ALESSANDRO BASILEUS NELLA DOCUMENTAZIONE
EPIGRAFICA: LA DEDICA DEL TEMPIO DI ATENA A PRIENE
(I.PRIENE 156).
ABSTRACT: La datazione al 334 della dedica di Alessandro iscritta sullanta del tempio di Atena di
Priene appare oggi tuttaltro che assodata. La rilettura delle fasi costruttive delledicio alla luce
di I.Priene 3 fa escludere che nel 334 questo fosse edicato no allanta e pronto per essere dedi-
cato dal Macedone in occasione del suo passaggio dalla Ionia. Una riconsiderazione dei rapporti
di Alessandro con le citt greche dAsia rende storicamente poco plausibile che allinizio della
spedizione egli usasse ufcialmente nei confronti di poleis, che aveva inteso liberare dal dominio
persiano, un titolo quale quello di basileus attestato dallepigrafe, riecheggiante ancora il dispo-
tismo del Gran Re.
Grazie alla scoperta di nuovi documenti epigraci, alla riscoperta o alla revisione criti-
ca di documenti gi noti, il problema della titolatura regale macedone divenuto negli
ultimi anni oggetto di nuovo interesse
1
.
In linea generale si registrano in seno al dibattito due tendenze critiche di massima:
su un versante quello pi datato e pi frequentato, che parte da Aymard troviamo chi
ritiene luso del titolo basileus da parte dei sovrani macedoni uninnovazione dovuta
allepocale impresa asiatica di Alessandro ed introdotta allincirca dopo la vittoria di
Gaugamela del 1 ottobre 331
2
; sullaltro chi ritiene tale uso con una interpretazione
di tipo revisionista un tratto tradizionale di lunga durata della monarchia mace-
1 Ci riferiamo, ad es., allepigrafe di Oleveni (IG X, 2, 2, nr. 1) che attesterebbe il titolo di basileus
per Filippo II (cos Hatzopoulos 1995), ma che invece pi plausibile attribuire a Filippo V (cos
Papazoglou 1998/99; Arena 2003), ad un decreto attico (Athenian Agora XVI, nr. 72) in cui il basileus
menzionato anzich con Filippo II (cos Hatzopoulos 1995, 174) riteniamo possa identicarsi con il re
persiano (cfr. Arena 2002), o ad una dedica di una statua di Filippo II a Del da parte degli Anssei
che va a nostro giudizio sottratta al dibattito (cfr. Arena 2004), nonch alla rilettura rialzista (cos
Heisserer 1980, passim) della cronologia della lettera di Alessandro al demo di Chio (Syll.
3
, 283;
Tod 1948, 192), dello psephisma di Mitilene (IG XII, 2, 6), della dedica di Alessandro nel Lethoon
di Xanthos (SEG XXX, 1533), che attribuiscono il titolo regale ad Alessandro, su cui rimandiamo
per una diversa cronologia ad Arena 19992001, 182208.
2 Vd. Aymard 1948; Id. 1949; Id. 1950; Id. 1950a; Errington 1974; Goukowsky 1978, 182; Grifth
1979, 387; Prestianni Giallombardo 1985; Badian 1989; Id. 1995; Id. 1996.
Urheberrechtlich geschtztes Material. Jede Verwertung auerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist unzulssig und strafbar.
Das gilt insbesondere fr Vervielfltigungen, bersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitungen in elektronischen Systemen.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 49
done
3
. Fra tali orientamenti non mancano posizioni intermedie: Alessandro sarebbe s
il primo degli Argeadi ad adottare ufcialmente il titolo di basileus, peraltro in terra
dAsia, ma lintroduzione risalirebbe gi al 334, dunque senza rapporto con la vittoria
su Dario
4
. Da qui la rilevanza, nellambito della problematica, delle fonti, epigrache in
particolare, relative al regno di Alessandro. Determinare, infatti, se egli abbia utilizzato
in forma ufciale vale a dire in documenti promananti dalla stessa autorit regale
il titolo di basileus n dallinizio del proprio regno (336/335), ovvero in Asia e solo
dopo la vittoria di Gaugamela, cui segu secondo la tradizione plutarchea (Alex., 34) la
sua acclamazione a ooiru tg Aoio, signica comprendere se con tale pratica il
Grande restasse nel solco di una preesistente tradizione dei sovrani macedoni, in primis
del padre Filippo II, o fosse lartece di un processo eventualmente inuenzato dalla
realt achemenide e/o dalle regalit vicino-orientali. Per questultima opzione, inoltre,
occorre stabilire ora se tale processo ebbe inizio in un fase precoce ovvero avanzata,
come invece nostra opinione, dellesperienza asiatica di Alessandro.
Luso di una titolatura regale ufciale alla corte macedone prima del regno di
Alessandro sembra ad oggi difcilmente sostenibile sulla base della documentazione
epigraca disponibile (vd. n. 1). Precisare la cronologia delladozione da parte di Ales-
sandro dunque problema che riveste importanza ancora maggiore, in quanto riguarda
la concezione stessa della peculiare regalit del Grande ed offre una chiave di lettura
per la comprensione della sua natura istituzionale, a tuttoggi per certi versi sfuggente.
La problematica necessita, evidentemente, di un riesame complessivo, per il quale
resta imprescindibile un approccio analitico e sistematico di ogni singolo documento.
Nel presente lavoro, pertanto, ci limiteremo ad esaminare in particolare il caso di Priene,
polis ionica da cui provengono due testimonianze nelle quali il nome di Alessandro appare
preceduto da basileus in funzione appositiva, secondo la formula che diverr canonica
della titolatura ufciale dei sovrani ellenistici: la dedica del tempio di Atena Polias in-
scritta sul blocco sommitale della fronte di una delle due antae del pronaos delledicio
(I.Priene 156) e il cosiddetto editto di Alessandro (I.Priene 1), anchesso inscritto
sulla medesima anta, che fungeva da vero e proprio archivio lapideo della polis ionica
5
.
Trattandosi rispettivamente di una dedica ufciale e dello stralcio di un diagramma
(o di una epistole), i due documenti, in quanto diretta espressione dallautorit regale,
assumono un rilievo centrale nellormai lunga querelle suaccennata. Ma se leditto,
pur da alcuni contestualizzato nel 334, non rientra pi stricto sensu nella problematica
della titolatura in quanto materialmente inscritto intorno al 285 ed stato da noi trattato
in altra sede
6
, la dedica del tempio di Atena stata ritenuta ora compiuta, o quanto meno
3 Hammond 1988; Id. 1990; Id. 1995; Hatzopoulos 1982; Id. 1993; Id. 1995; Id. 1996, nr. 242; Id.
1997, nr. 357.
4 Higgins 1980, 135 e Aleri Tonini 2002.
5 Sullarchivio epigraco conservato sullanta del tempio prieneo vd. Sherwin-White 1985.
6 Per la datazione delleditto al 334 vd. Tod 1948, 185; Van Berchem 1970, 202; Higgins 1980, 138;
Marasco 1987, 65, 70; Bosworth 1988, 253; recente Aleri Tonini 2002, 3. Con ogni certezza linte-
stazione ooire A[rovo]ou va interpretata come una sorta di didascalia esplicativa dellestratto
Urheberrechtlich geschtztes Material. Jede Verwertung auerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist unzulssig und strafbar.
Das gilt insbesondere fr Vervielfltigungen, bersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitungen in elektronischen Systemen.
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EMILIANO ARENA 50
incisa in data comunque posteriore al passaggio di Alessandro dalla costa della Ionia
(vd. infra)
7
, ora invece pertinente allo stesso 334
8
.
Malgrado questultima datazione sia stata attribuita anche ad un gruppo di epigra
di provenienza micrasiatica (vd. supra n. 1), che attesterebbero come Alessandro recasse
ufcialmente il titolo di basileus quantomeno n dai suoi primi movimenti sul suolo
asiatico, nostra opinione, tuttavia, che la documentazione nel suo complesso consen-
ta ancora di individuare un discrimine cronologico forte nellautorappresentazione
basilica di Alessandro. Le epigra prienee, e nella fattispecie la dedica del tempio
di Atena, come nostro obiettivo dimostrare qui, appartengono pi probabilmente ad
unepoca posteriore al 334.
1. La dedica del tempio di Atena Polias (I.Priene 156): il contesto storico.
Blocco di marmo bianco da unanta del pronaos del tempio di Atena Polias a Priene.
Attualmente conservato al British Museum
9
.
ooiru Arovoo
ovr0gxr tov voov
A0gvoigi Hoiooi.
Re Alessandro dedic il tempio ad Atena Polias
10
.
Nellestate del 334, dopo la vittoria del Granico, Alessandro avanza in direzione sud
sulla costa dellAsia Minore occidentale, occupando i territori delle ex satrapie persia-
ne lungo il suo cammino; contestualmente egli d inizio alla sua opera di liberazione
del testo del documento originale (Welles 1934, 258 n. 3; Sherwin-White 1985, 81). Quando, intorno
al 285 a.C., i magistrati prienei ne disposero la pubblicazione dagli archivi cittadini, dovettero aprire
la citazione del testo indicando per motivi di chiarezza a chi appartenessero le disposizioni inscritte
sullanta del tempio. Che il titolo di basileus fosse presente o meno nel documento originale e di
questo non possiamo essere certi, trattandosi solo di un estratto era del tutto naturale che in piena
epoca ellenistica esso fosse apposto accanto al nome di Alessandro. Per una datazione bassa del
documento vd. Rhodes, Osborne 2003, 435, ed ora Arena 2010, 260 ss., ove si propone una crono-
logia intorno al 332.
7 Asboeck 1913, 1 n. 4; Badian 1966, 46; Van Berchem 1970; Hornblower 1982, 324, n. 55.
8 Hiller von Gaertringen 1906, xii, 129; Higgins 1980, 135; Carter 1983, 26; Hatzopoulos 1995, 173;
Aleri Tonini 2002, 3. Sospendono il giudizio Rhodes, Osborne 2003, 434: lofferta di dedica sarebbe
avvenuta perhaps, but not necessarily, in 334.
9 Si tratta di un blocco sommitale della fronte dellanta che Sherwin-White 1985, 70, n. 9 identica
con quella meridionale; i diari di scavo di Pullan, per cui vd. Carter 1983, 56, mostrano che il
blocco inscritto con la dedica di Alessandro fu rinvenuto nellangolo nord-est del tempio.
10 Dimensioni: cm 49,7 121, 5 116; altezza lettere: l. 1: cm 5, 65, 2; l. 2: 5, 75,4; l. 3: 5, 5; spazio
interlineare: cm 0,4. Bibliograa: I.Priene, 156; Syll.
3
, 277; Tod 1948, nr. 184; Badian 1966, 47;
Guarducci 1967, 370; Higgins 1980, 135 ss.; Heisserer 1980, 143 ss.; Le Roy 1980, 5860; Sherwin-
White 1985; Marasco 1987; Hatzopoulos 1995, 273; Ameling, Bringmann, Schmidt-Dounas 1995,
nr. 19, 313; Crowther 1996, 199; Rhodes, Osborne 2003, nr. 86.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 51
delle citt greche dAsia Minore dal dominio achemenide. Dopo aver ricevuto la resa
di Sardi, Efeso, Magnesia sul Meandro e Tralle (Arr., An., I, 1718), egli sosta ad Efe-
so risolvendo i problemi interni della citt; intenzionato a marciare su Mileto, invia
Alcimaco con truppe nelle citt dellEolide e della Ionia ancora soggette ai Persiani,
ordinando che venissero abolite le oligarchie lopersiane e venissero instaurati regimi
democratici, garantendo alle citt lautonomia e la remissione dei phoroi no ad allora
versati al Gran Re (Arr., An., I, 18, 12).
Nessuna fonte storiograca attesta in questo frangente le vicende di Priene, ma
sembra che anche questa, sita direttamente sul percorso da Efeso a Mileto, sia da anno-
verare fra le poleis ioniche ancora sotto la dominazione dei barbari, che passarono
in questa fase sotto il controllo macedone. Analogamente, non v notizia di una visita
di Alessandro nella polis, possibilit che stata egualmente contemplata dalla critica
in virt della posizione geograca della citt prossima a Mileto, successivo obiettivo
militare del Macedone
11
.
Linteresse mostrato da Alessandro nel 334 per i templi delle citt greche, con nalit
politiche e propagandistiche, confermato dalle vicende del tempio di Artemide ad Efeso,
ha poi fatto s che la dedica del tempio di Atena a Priene venisse attribuita senza difcolt
al Macedone. Strabone (XIV, 1, 2223) riporta che Alessandro, visitando il tempio di
Efeso che era stato incendiato la notte della sua nascita e veniva in quel tempo ricostru-
ito, promise di assolvere a tutte le spese presenti e future dei lavori, a condizione che
il tempio portasse una dedica col suo nome, ma gli Efesi riutarono la generosa offerta
con unarguta risposta che ironizzava sulle origini divine del re macedone
12
. Arriano
(An., I, 17, 10), che non riferisce lepisodio, riporta unicamente che Alessandro ordin
agli Efesi di versare al tempio il phoros che no ad allora avevano pagato ai Persiani.
Se ne concluso che tale ordine fosse conseguenza del risentimento di Alessandro per
il riuto opposto dagli Efesi e che il probabile contributo concesso dal Macedone per la
costruzione del tempio prieneo, in cambio del diritto di dedicare ledicio quando fosse
stato completato, sia attribuibile al desiderio di rifarsi dellaffronto subito ad Efeso
13
.
Un nesso causa-effetto fra la dedica di Priene e quella mancata ad Efeso per la verit
appare tuttaltro che stringente, soprattutto perch il tentativo compiuto ad Efeso non
sembra poggiare su dati storici sufcientemente fondati
14
. Inoltre, nel 334 Alessandro
11 Cos Tod 1948, 242.
12 Ma vd. in proposito i dubbi di Botermann 1995, 182 e Nawotka 2003, 29 che, oltre al carattere
chiaramente aneddotico della tradizione straboniana, ben evidenziano linverosimiglianza che
Alessandro potesse esser denito un dio e che nel 334 egli avesse le risorse per il completamento
dellArtemision.
13 Cos Badian 1966, 47.
14 Ad es., lordine di versare il phoros al tempio di Artemide da interpretarsi come un privilegio per
Efeso e non certo come una ritorsione, visto che lingente tributo versato in precedenza al re persiano
poteva essere utilizzato per il completamento del tempio; indicativo in tal senso il fatto che gli Efesi
posero nel tempio il dipinto di Apelle di Alessandro keraunophoros (Plin., NH, XXXV, 92; Plut., De
Al. fort., 335a); cos Bosworth 1980, 113; Nawotka 2003, 28.
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non sembra disponesse delle risorse necessarie per il completamento dellArtemision
15
.
Tuttavia, qualunque fosse la sua specica motivazione, la dedica del tempio prieneo di
Atena Polias da parte di Alessandro, a dispetto del silenzio delle fonti letterarie, resta
un dato oggettivo; tempi e modi sono invece da accertare.
Ora, sostenere una datazione alta della dedica al 334 signica giocoforza ammet-
tere: a) che Alessandro abbia sostato personalmente a Priene in tale anno o, se non vi
transit, che abbia compiuto la dedica a mezzo delegati; b) che lo stato dei lavori del
tempio fosse comunque tale da permettere la dedica del Macedone sullanta del pronaos;
c) che, pur ammettendo unesecuzione materiale della dedica posteriore al passaggio di
Alessandro dalla Ionia, latto del Macedone trovi in ogni caso una valida motivazione
nello stesso 334. In particolare questa possibilit, gi prospettata dalla critica
16
, stata
di recente rilanciata da T. Aleri Tonini, la quale ha sostenuto che Alessandro pot
invece presentarsi gi nel 334 come basileus, non ancora tes Asias, n in luogo del re
di Persia, ma come nuovo basileus dei territori conquistati, ben accetto ai Greci dAsia,
ai quali concedeva la libert, lautonomia e lesenzione dai tributi e che erano disposti
a riconoscere una titolatura che in Grecia sarebbe stata ancora improponibile
17
.
A nostro giudizio, stabilire con precisione oggettiva il momento dellesecuzione, ma
sinanche loccasione della dedica, ad oggi resta operazione ardua per i seguenti motivi.
In primo luogo impossibile provare che Alessandro abbia eventualmente assistito di
persona alla consacrazione del tempio nel 334
18
: improbabile che egli abbia visitato
Priene nel corso della sua marcia verso Mileto, divenuto rifugio di Memnone e dei per-
siani scampati dal Granico (Diod., XVII, 22, 1); Arriano (An., I, 18, 34) lascia intendere
che, partito da Efeso, Alessandro si sia affrettato a raggiungere direttamente Mileto,
dove le premesse di defezione di Egesistrato, comandante della locale guarnigione al
servizio persiano, gli offrivano la possibilit di evitare un duro assedio
19
.
In generale, lecito nutrire dubbi anche sulla possibilit che Alessandro, durante
il passaggio in Ionia, sia stato sollecitato dai Prienei ad occuparsi nello specico della
piccola citt, sia per dedicare personalmente il tempio, che per prendere i provvedimenti
15 Sulle difcolt nanziarie di Alessandro ad inizio regno vd. Rebuffat 1983 che, tuttavia, giudica la
vittoria del Granico il punto di svolta del miglioramento delle nanze del Macedone, laddove, per
parte nostra (Arena 2010, 261), riteniamo che questo coincida invece con la presa del gazophylakion
di Damasco con i suoi 2600 talenti, nel novembre 333 (Curt., III, 13, 6).
16 Higgins 1980, 135. Secondo lo studioso, luso della titolatura regale da parte di Alessandro non
era cos ben ssato da escludere che egli usasse il titolo di basileus gi nel 334 per la dedica del
tempio prieneo, avvenuta in un contesto differente da quello della Grecia continentale; il Macedone
si sarebbe adeguato alluso locale del Gran Re cui erano abituati i Greci dAsia ed i barbari, cos
there would be no better way for Alexander to make himself clear on this matter than to use the
appropriate royal title, whether those he was addressing viewed him as a Great King or as king of
Macedonians.
17 Aleri Tonini 2002, 3, nn. 6 e 11.
18 Cos invece ritiene Le Roy 1980, 5860.
19 Cfr. Marasco 1987, 59, n. 2.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 53
contenuti nel cosiddetto editto
20
. In proposito dovremmo chiederci perch le fonti
storiograche, generalmente attente nel registrare ed evidenziare le mosse propagandi-
stiche di Alessandro nei confronti di templi e santuari dAsia Minore
21
, avrebbe dovuto
omettere, in particolare, lepisodio di Priene. Si dovrebbe, in questo caso, spiegare per-
ch la fonte di Arriano, che pure indugia sullazione di Alessandro ad Efeso e riporta le
varie ambascerie (Magnesia, Tralle, Aspendo) giunte presso il Macedone in questa parte
del 334, tralasciasse invece proprio quella dei Prienei, che avesse avuto il compito, non
trascurabile, di richiedere al liberatore la dedica del tempio della divinit poliadica.
Pi plausibile appare invece un contatto solo mediato con Priene e, forse, un interes-
samento per il tempio poliadico, nel contesto della summenzionata spedizione guidata
da Alcimaco nelle citt di Eolide e Ionia, quando Alessandro presumibilmente richiese
la syntaxis di guerra alle poleis liberate, o ancora linvio di qualche luogotenente nella
citt in un momento di tregua dopo lassedio di Mileto per testimoniare la propria atten-
zione per la polis
22
. Scenari, questi, cui non sar stato estraneo Antigono Monoftalmo,
onorato da Priene (I.Priene 2) nel 334 per la sua euergesia.
Ammesso poi che vi fossero stati dei rapporti con Priene, appare pi verosimile che
Alessandro assumesse, nel 334, al massimo un impegno pi o meno ufciale di dedica,
forse inuenzato in questa pratica, inusuale nel mondo greco-macedone, dai precedenti
di Creso ad Efeso e degli Ecatomnidi in Caria
23
, allorch i lavori fossero stati ultimati
o sufcientemente avanzati. Sembra ormai da escludere, infatti, che il tempio nel 334
fosse effettivamente pronto per essere dedicato o che attendesse per esserlo leventuale
arrivo a Priene di Alessandro
24
, o di un suo delegato, poco tempo dopo il passaggio
dellesercito macedone dallarea ionica (vd. infra . 2.1).
Meno verosimile che Alessandro accordasse in tale fase un proprio contributo per
i lavori; il fatto che egli, come si deduce dalleditto, nel 334 richiedesse a Priene la
syntaxis e che dopo la presa di Mileto fosse stato costretto a congedare la otta per
mancanza di fondi (Arr., An., I, 20, 1: rv tr te totr oaoio), dimostra chiaramente
come le esigue risorse nanziarie a disposizione del Macedone in tale fase ancora non
consentissero un impiego per scopi diversi da quelli militari; a nostro giudizio latten-
zione per Priene (editto con esenzione dalla syntaxis e dedica del tempio che potreb-
20 Ipotesi questa di Bosworth 1988, 253; cfr. Patronos 2000, 9.
21 Cfr. i sacrici ad Eleunte ed al tempio di Atena Ilias (Arr., An., I, 11, 5, 78; Diod., XVII, 67; 18, 1;
su Alessandro ad Ilio vd. Courtier 2004); il progetto di costruzione di tempio ed altare a Zeus Olimpio
a Sardi (Arr., An., I, 17, 5); lattribuzione al tempio di Artemide efesia dei tributi precedentemente
versati ai Persiani dagli Efesi (Arr., An., I, 17, 10).
22 Si ipotizza un interessamento per Priene subito prima (Carter 1983, 30) o dopo lassedio di Alicar-
nasso nellautunno 334 (Bosworth 1988, 253).
23 Secondo Carter 1983, 30 Alessandro avrebbe fatto proprio il modello di Creso che dedicava su
un rocchio di colonna dellArtemision di Efeso con la formula ooiru Koioo ovr0gxr; sulle
dediche degli Ecatomnidi che inaugurerebbero la pratica della dedica architravale vd. Hornblower
1982, 280 ss.
24 Cfr. gi i dubbi di Badian 1966, 47.
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bero essere, come vedremo, consequenziali) pi ragionevolmente da collocarsi in un
contesto cronologico pi avanzato del 334 (vd. supra n. 6).
Tale possibilit, com evidente, in ultima analisi svaluta il valore probante della
testimonianza epigraca ai ni della problematica cronologica della titolatura reale di
Alessandro; se, com nostra opinione, la dedica venne inscritta a distanza di anni dal
334, luso del titolo di basileus risulterebbe infatti ormai ortodosso.
2.1. Il tempio di Atena Polias e I.Priene 3.
Ad oggi non agevole stabilire in maniera oggettiva in quale stato fossero i lavori del
tempio prieneo allepoca del passaggio di Alessandro in Ionia nel 334. La cronologia
assoluta delle fasi costruttive di questo notevole esempio di edicio templare di stile
ionico, peraltro, ha a lungo sofferto proprio dellancoraggio alla dedica del Macedo-
ne, assiomaticamente posta nel 334 (vd. supra n. 8), determinando una circolarit di
argomenti che invece occorre eludere con decisione. Ci malgrado, una rilettura della
problematica archeologica del tempio alla luce degli studi pi recenti che prescinda
dalla dedica di Alessandro e soprattutto si avvalga della nuova cronologia di I.Priene
3 (=Syll.
3
, 282), pu essere dausilio per mettere in luce alcuni punti, se non dirimenti,
quanto meno signicativi.
Preliminarmente, occorre sintetizzare il quadro storico, purtroppo non esente da
incertezze, in cui si inserisce la costruzione delledicio. Lassenza di materiale ar-
cheologico anteriore al IV sec. nel sito della Priene tardoclassico-ellenistica (odierna
Turunlar), messa in luce dagli scavi inglesi e tedeschi a ne 800, ha fatto a lungo
ipotizzare uno spostamento di sito della polis arcaica patria di Biante, ipotesi, tuttavia,
che non trova concorde la critica
25
. A complemento di tale ipotesi, generalmente si
accettata anche lidea di una rifondazione della citt, via via attribuita agli Ecatom-
nidi, ad Atene o ad Alessandro stesso
26
. Lesiguit delle fonti relative a Priene nel IV
sec. ha indotto poi a sostenere sinanche una vera e propria eclissi della polis fra il 390
(Xen., Hell., III, 2, 17; 4, 8, 17; H.O., 12 Bart. 3) e gli anni 30 del secolo in favore del
centro portuale di Nauloco, menzionato in alcune evidenze epigrache e numismatiche
degli anni 40 e 30
27
.
25 Per la tesi tradizionale vd. Botermann 1994; Rumscheid 1998, 26 e recente Patronos 2000, 6; contra
la relocation vd. soprattutto Demand 1986; di recente dubbi anche in Cali 2005, 81. Sulla storia
urbanistica di Priene vd. panoramica in Rumscheid 1998, 12 ss.
26 Sullipotesi di intervento ecatomnide per la sistemazione di IV sec. vd. Hiller von Gaertringen 1906,
xi, (intorno al 350, dopo la morte di Mausolo); recente su questa linea Patronos 2000, 10 e Cali
2005, 77; su un patronato di Atene vd. Hpfner, Schwandner 1994, 188; su Alessandro rifondatore
di Priene vd. Wiegand, Schrader 1904, 45; Van Berchem 1972, 203; Bean 1979, 162; Hornblower
1982, 327 ss. Secondo Botermann 1994, 184 sarebbe stata lecatomnide Ada a portare avanti la dopo
il 334 la costruzione della citt. Vd. discussione in Debord 1999, 388391.
27 Van Berchem 1972, 199201; Hornblower 1982, 327. Valorizzata in tal senso la testimonianza di
una epigrafe dei tearodochi argivi del 330 ca. (Charneux 1966, 157), in cui spicca la menzione del
Urheberrechtlich geschtztes Material. Jede Verwertung auerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist unzulssig und strafbar.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 55
Se il problema della relocation dellinsediamento resta sostanzialmente aperto,
invece un dato di fatto che Priene non cess mai di esistere come collettivit politica:
lassenza della polis ionica nelle summenzionate testimonianze stata ormai oppor-
tunamente spiegata
28
; Ps. Scylace (96), che descrive intorno al 350 la citt sul monte
Mykale con due porti, ma soprattutto Eschine (II, 116), che riporta il voto di Priene
allanzionia delca per il 343, provano chiaramente lesistenza della comunit dei
Prienei negli anni 40
29
. L editto di Alessandro (I.Priene 1), inoltre, si dati al 334
o a qualche anno dopo come nostra opinione, fornisce attestazione, oltre che della
comunit politica (ll. 1415), anche dellinsediamento urbano di Priene contrapposto
al centro di Nauloco (ll. 67)
30
, il che presuppone una rifondazione in ogni modo
precedente larrivo di Alessandro.
Che tale insediamento fosse edicato ex novo, o frutto di un riassetto urbanistico di
quello arcaico, non sembra che la piccola comunit prienea nel corso del IV sec. dispo-
nesse delle risorse necessarie per un impegno di tale portata, che, dunque, dovette essere
sostenuto nanziariamente dallesterno. Le evidenze archeologiche non consentono di
ssare con certezza il momento iniziale della ricostruzione/riassetto dellinsediamen-
to
31
, ma il fatto che nel progetto del tempio poliade di Priene, se non forse dellintero
spazio urbano, vi fu il coinvolgimento dellarchitetto Pytheos, noto per aver lavorato
centro portuale di Nauloco in luogo di Priene, nonch delle emissioni monetali del 340 ca. con tipi
di Nauloco e leggenda HP (Regling 1927, nr. 47) che proverebbero come questultima avrebbe so-
stituito Priene quale centro politico dellarea e come il 330 fungerebbe da terminus post quem per
la rifondazione di Priene stessa.
28 Sulla scorta di Charneux 1966, 156157, vd. Sherwin-White 1985, 8889; Demand 1986, 38; Rhodes,
Osborne 2003, 435. Anche il centro portuale di Notion era nominato nella lista in luogo di Colofone,
senza che si debba per questo ipotizzare uneclissi della polis ionica. La lista informava i theoroi
dove trovare i thearodokoi, e Nauloco era menzionata perch luogo di residenza del thearodokos
Prytanis; nellemissione monetale in questione potrebbe leggersi lassorbimento di Nauloco da parte
di Priene.
29 A queste potrebbe aggiungersi I.Priene 4, conservante due decreti per un Apellis onorato per i suoi
lunghi servizi magistratuali nella citt; la cronologia tradizionale di Hiller von Gaertringen (332/31
e 327/6) faceva rimontare la data di rifondazione circa alla met del IV sec., ma di recente se ne
abbassata la datazione al primo decennio del III sec. (Crowther 1996, 216).
30 I.Priene 1, ll. 67: Quanti dei residenti a Nauloco sono Prienei siano autonomi e liberi, poich pos-
siedono la terra e le case, quelle nella citt e la chora (r[ovt]o tgv t[r ygy x]oi to oixio to rv
t[gi a]ori ao[oo] xoi tgy eov). evidente come polis abbia qui laccezione di insediamento
urbano, un insediamento differente da Nauloco e, ci sembra, contrapposto e non identicabile con lo
stesso centro portuale, come vorrebbe Van Berchem 1970, 199201 o Botermann 1994, 184, bens
con Priene stessa (cfr. Sherwin-white 1985, 83; Rhodes, Osborne 2003, 435).
31 La datazione del circuito murario, di tipo Gelndemauer, sarebbe decisiva: spesso assegnata allul-
timo quarto del secolo (Wiegand, Schrader 1904, 45; Hornblower 1982, 327; Karlsson 1994, 153
(intorno al 334 o prima), stata di recente nuovamente rialzata al 350 circa (Pimouguet-Pdarros
2000, 284289, ma vd. gi Bean 1967, 198; Akurgal 2001, 185: ausilio ateniese) in virt di un
modello difensivo passivo del tipo presente ad Alicarnasso, caratterizzato da un basso numero di
torri di piccole dimensioni, di aperture di tiro e postierle duscita, pi antico di quello di Herakleia
sul Latmos e in ogni caso vicino per particolari tecnici alle cinte di epoca ecatomnide. Se, come
Urheberrechtlich geschtztes Material. Jede Verwertung auerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist unzulssig und strafbar.
Das gilt insbesondere fr Vervielfltigungen, bersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitungen in elektronischen Systemen.
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EMILIANO ARENA 56
con Satyros al Mausoleo di Alicarnasso (Vitr., De Arch., I, 1, 12), sembra sostanziare,
specie negli anni 40, un legame di Priene con gli Ecatomnidi, particolarmente attivi
in ambito urbanistico in tutta la regione, anche allesterno della Caria. Restano meno
fondate, invece, sia lipotesi di un patronato di Atene, impossibilitata ad intervenire
attivamente in Asia Minore specie dopo la met del secolo
32
, sia di Alessandro, ipotesi
che comporterebbe, fra laltro, un lungo iato nellattivit di Pytheos prima che egli
prestasse la propria opera per il tempio prieneo.
Questa Priene in (ri)costruzione, allarrivo di Alessandro in Ionia nel 334, venuta
meno, come vedremo, linuenza ecatomnide, doveva essere fra le poleis della regione
controllate dai Persiani. Una volta liberata dal macedone, essa divenne poi destinataria
delleditto di Alessandro e teatro, in un momento ancora da stabilire, della dedica del
tempio di Atena Polias.
Larea del santuario in cui sorge ledicio organicamente inserita nella griglia
viaria della citt, inoltre le colonne dellangolo meridionale del tempio sono in posizione
assiale con langolo di uninsula; possibile dunque che la pianicazione e sistemazione
iniziale della terrazza del tempio appartenessero al progetto di ristrutturazione dellin-
tero spazio urbano
33
.
Generalmente si attribuisce alledicio una cronologia di massima al terzo quarto
del IV sec.
34
. Che il tempio fosse gi completo nel 334 e pronto per essere dedicato da
Alessandro, come anticipato, oggi da escludersi; invece suscettibile di discussione
e di approfondimento se nel 334 i lavori fossero avanzati no allaltezza dellanta del
pronaos dove venne inscritta la dedica di Alessandro
35
. La notizia vitruviana (De Arch.,
IV, 3, 1; VII, 12) che vuole architetto del tempio Pytheos aveva inizialmente indotto la
critica a ritenere che nel 334 la costruzione delledicio prieneo fosse iniziata gi da
alcuni decenni
36
. Gli studi pi recenti, tuttavia, pongono ormai lintervento di Pytheos a
opinione della Pimouguet-Pdarros (2000, 289), niente si oppone ad una forticazione voluta dagli
Ecatomnidi, anche la pianicazione dellinsediamento dovrebbe essere ascritta alla medesima matrice.
32 Cos Hornblower 1982, 324325; Botermann 1994, 166170; Patronos 2000, 10; Pimouguet-Pdarros
2000, 280. Pytheos lavorerebbe anche al piano urbanistico cittadino (isolati rettangolari con rapporto
4:3, cio il medesimo modulo del tempio), tuttavia in una Priene sotto linuenza ateniese secondo
Pensabene, Barresi 2001, 190.
33 Patronos 2001, 12; Cali 2005, 79; dubbi in Rumscheid 1998, 29 se lallineamento del tempio al
tracciato viario fosse pianicato dallinizio o venne deciso quando il tempio era gi in costruzione.
34 Carter 1983, 40; recente Hellmann 2006, 31.
35 diffusa opinione che tale dovesse essere lo stato del tempio al momento della dedica: se ledicio
fosse stato completo no allepistilio, quella di Alessandro presumibilmente sarebbe stata una de-
dica architravale analoga a quelle degli Ecatomnidi (su cui Hornblower 1982, 280 ss.). Cfr. Carter
1983, 36; Crowther 1996, 219.
36 Lenschau 1890, 117 ss., poneva linizio della costruzione del tempio di Priene anteriormente a quello
del Mausoleo, datandolo intorno al 353; intorno alla met del secolo secondo Akurgal 2001, 190;
intorno al 343 per Tod 1948, 242. Secondo Hiller von Gaertringen 1906, xi, il tempio era comunque
in fase di completamento quando Alessandro vi giunse per la dedica. Sul problema vd. ora Patronos
2000, 6 ss.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 57
Priene dopo il Mausoleo (datato ca. 361351/0)
37
, ma soprattutto dopo un terzo edicio
di stile ionico, attribuito a Pytheos sulla base di stringenti analogie tecniche e stilistiche:
il tempio di Zeus a Labraunda, completo nel 344
38
.
Se la presenza di Pytheos a Priene ammissibile sul mero piano cronologico a
partire dagli anni 40
39
, e soprattutto dopo lattivit a Labraunda, che potrebbe porsi
allincirca fra il 355 ed il 344
40
, linizio effettivo della costruzione del tempio invece
deve necessariamente collegarsi a condizioni politiche ed economiche cittadine quanto
meno favorevoli, se non oride.
Le fonti non sono in generale prodighe di informazioni sulle poleis ioniche negli
anni 5040: Priene ricadeva nella satrapia di Lidia e Ionia, retta nel 334 da Spitridate
ed ancora prima da Resace, satrapo di Lidia nel 343 (Diod., XVI, 47, 2). A fronte di una
generale debolezza della satrapia di Sardi in questi anni
41
, alcuni indizi lasciano intra-
vedere uninuenza della Caria ecatomnide sulla Ionia meridionale in una fase in cui i
dinasti cari mostrano, gi con Mausolo, la tendenza a condurre un progetto egemonico
autonomo nel sud-est dellAsia Minore
42
, unitamente, specie negli anni 40 con Idrieo
(351344) ed Ada (344341), ad un consistente programma di monumentalizzazione
dei santuari cari, senza disdegnare, sembra, contatti con varie citt greche
43
. Mileto, ad
es., la maggiore polis ionica, negli anni 40 sembra rientrare nella sfera ecatomnide
44
.
ragionevole quindi postulare un analogo rapporto per Priene, che ben spiegherebbe,
peraltro, la presenza in citt dellarchitetto del Mausoleo. Questo patronato ecatom-
nide su Priene dovette poi probabilmente interrompersi alla ne degli anni 40. Alla
37 Pedersen 1991, 95; Hellstrm 1994, 3839.
38 Il tempio di Zeus condivide la medesima concezione architettonica evidente nel Mausoleo e nel
tempio di Priene; era completo nel 344 alla morte del suo dedicante Idrieo (I.Labraunda, 16), suc-
cessore di Artemisia (secondo Hellstrm 1994, 3839, potrebbe essere stato completato nel 350 da
Idrieo; cfr. Patronos 2000, 8). Sulla sequenza Mausoleo tempio di Zeus a Labraunda tempio di
Atena Polias di Priene nellattivit di Pytheos vd. Hellstrm, Thieme 1982, 4554; Hellstrm 1994,
seguito da Koenigs 2000 e Pensabene, Barresi 2003, 191192. Ma, contro lassociazione del tempio
di Labraunda con Pytheos, Hornblower 1982, 310, n. 126, 323; Carter 1990, 134.
39 Propendono per linizio della decade Carter 1983, 28; Hellstrm 1994, 39; Cali 2005, 78. Eccezione
Van Berchem 1970, 202 che, a dispetto della testimonianza pliniana, esclude un operato diretto di
Pytheos nel tempio di Atena di Priene.
40 Terminus post quem per lattivit di Pytheos a Labraunda potrebbe individuarsi nel 355, anno del
fallito attentato a Mausolo (Syll.
3
, 167, ll. 3250; Tod 1948, nr. 138), il quale potrebbe aver dato
lavvio alla ristrutturazione del santuario condotta poi da Idrieo (cos Pensabene, Barresi 2003, 191);
terminus ante quem il 344, anno della morte di Idrieo, quando il tempio di Zeus, recante sullarchi-
trave la dedica del dinasta cario, ormai completo.
41 Cfr. Debord 1999, 417.
42 Cfr. Debord 1999, 383 ss.
43 Cfr. Hornblower 1982, 282 ss.: vd. rilievo di Tegea rafgurante Idrieo ed Ada con Zeus di Labraunda;
forse i due Ecatomnidi contribuiscono nanziariamente alla ricostruzione del santuario di Apollo
(cfr. Waywell 1993).
44 Cfr. Carter 1983, 27; Debord 1999, 402; i Milesi dedicano a Del un gruppo scultoreo bronzeo
dedicato ad Idrieo ed Ada rmato da Satyros (Tod 1948, nr. 161 B; Syll.
3
, 225; FD III, 4, 176).
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EMILIANO ARENA 58
morte di Idrieo nel 344, la Caria viene retta dalla vedova Ada, a sua volta estromessa
dal potere nel 341 dal fratello Pixodaros, il quale giunger ad associarsi nel governo
della satrapia il Persiano Orontobate (Strabo, XIV, 2, 17), a lui succeduto nel governo
della Caria e protagonista nel 334 della difesa di Alicarnasso dallassedio di Alessandro
(Arr., An., I, 23, 78).
In tale contesto improbabile che i lavori del tempio prieneo, qualora fossero
iniziati durante il governo illuminato di Idrieo o di Ada, procedessero in modo signi-
cativo dopo il 341 sotto un dinasta particolarmente legato al potere centrale persiano,
ed alieno, come sembra, da manifestazioni di lellenismo o da particolari interessi in
ambito monumentale
45
. Anzi, non sarebbe inconcepibile durante il suo governo e quello
successivo di Orontobate un vero e proprio blocco dei lavori dellarea del santuario se
non dellintero impianto urbano. Se gi iniziati, dunque, nel 334 i lavori del santuario
di Atena presumibilmente risultavano fermi dal 341
46
.
La cronologia di massima del terzo quarto del IV sec. pu cos meglio circoscriversi:
lattivit di Pytheos a Labraunda sotto Idrieo lascia individuare un terminus plausibile
per linizio lavori nel corso della seconda met degli anni 40 del secolo
47
; resta pi
difcile, invece, demarcare il terminus inferiore, ove non ci si avvalga della dedica di
Alessandro come punto di ancoraggio cronologico al 334, considerato che la datazione
assoluta di questa tuttaltro che certa.
Che nel 334 il tempio avesse gi raggiunto laltezza dellanta cos da essere op-
portunisticamente dedicato da Alessandro resta difcilmente dimostrabile; ma se
prendiamo in considerazione lipotesi di un blocco dei lavori dopo il 341 ed i siologici
tempi costruttivi delledicio, lipotesi risulta poco plausibile: la costruzione di naos
e pronaos (con le sue antae) doveva seguire, nellordine, lo spianamento del bancone
roccioso per il lato settentrionale del tempio, lo scavo delle fondazioni per gli altri lati
48
,
la realizzazione del muro di terrazzamento a sud dellarea santuariale
49
, nonch di kre-
pis e stilobates, tutte operazioni di esecuzione non certo fulminea anche in condizioni
politico-economiche ideali, che ci chiediamo quanto sia possibile concentrare fra il
345 ed il 341. In assenza di punti fermi, verosimile che proprio la liberazione della
citt nel 334, ma soprattutto lesenzione dalla syntaxis accordata da Alessandro alla
45 Si registrano solo due dediche di altari a Xanthos e una a Mylasa; vd. Hornblower 1982, 279.
46 Cfr. Carter 1990, 133; Rumscheid 1995, 44.
47 Se ammettiamo che Pytheos lavor al Mausoleo fra il 360 ed il 350 (forse completo intorno al 350
alla morte di Artemisia, Rumscheid 1995, 43), poi a Labraunda allincirca fra il 355 ed il 344 ca., a
meno di non ipotizzare una sostanziale ubiquit dellarchitetto ionico intorno al 350 fra Alicarnasso,
Labraunda e Priene, pi plausibile collocare lattivit di Pytheos a Priene nella seconda met della
decade.
48 Sulla base di alcuni dettagli costruttivi Bauer 1968 concludeva che le fondazioni ad est, sud ed ovest
fossero contemporanee e che la parte occidentale fosse stata lultima ad essere eseguita.
49 Esso doveva avere una prima fase coeva al tempio: si conserva solo una parte del muro originale a
met del lato meridionale, costituito da pietre di taglia irregolare e muratura con giunti poligonali;
vd. Rumscheid 1998, 107.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 59
polis, forse intorno al 332/331, mediante il celebre editto
50
, abbiano svolto un ruolo
decisivo per lavanzamento (o il riavvio) dei lavori del tempio
51
.
Al pari di altri pi celebri edici sacri come lArtemision di Efeso, lOlympieion
o il Didymaion anche il tempio di Atena di Priene fu dunque caratterizzato, per tutta
la sua storia, da una discontinuit edilizia: Schede individuava una fase classica,
comprendente la parte orientale sino al muro divisorio del pronaos e della cella, ed una
ellenistica relativa al resto delledicio
52
, che si concluderebbe intorno alla met del
II sec., quando vennero rinnovati laltare e la statua di culto ad opera del dinasta Oro-
phernes di Cappadocia
53
. La teoria delle due fasi stata ulteriormente approfondita:
Koenigs attribuisce segnatamente alla prima fase lintera cella, le colonne dellopistho-
domos e la parte orientale del peristilio dalle prime quattro colonne dei lati nord e sud,
i cui plinti erano trattati diversamente dagli altri. Alla seconda fase, di recente rialzata
dalla met del II al III secolo, lo studioso attribuisce il completamento del tempio, con
la realizzazione della facciata orientale, la graduale estensione del peristilio a nord e a
sud verso la parte occidentale del tempio, fase che non sarebbe stata ultimata e nal-
mente dedicata no al regno di Augusto (I.Priene 157)
54
. Il quadro stato ulteriormente
complicato dalla rilettura della decorazione architettonica operata da Carter: i rilievi
della Gigantomachia che decoravano i cassettoni del peristilio denoterebbero uno stile
decorativo strettamente confrontabile con quello del Mausoleo
55
piuttosto che con la
Gigantomachia pergamena, come voleva Furtwngler
56
. Lindubbia esistenza di diffe-
renti fasi costruttive e la tesi di una decorazione architettonica omogenea ascrivibile
al IV sec. non sono inconciliabili se si ammette, con lo stesso Carter
57
, un (ulteriore)
50 Arena 2010, 261.
51 Hornblower 1982, 323 proponeva lavvio stesso dei lavori sotto Alessandro, ritenendo Pytheos possibil-
mente attivo ancora negli anni 30 e 20 del IV sec. considerata evidenza delloperato di Alessandro
per il tempio prieneo anche una testa di statua femminile di taglia eroica proveniente dalla cella del
tempio confrontabile con il cd. Apollo del Mausoleo; essa rappresenterebbe Ada, che Alessandro,
secondo Carter 1990, 134, avrebbe onorato pi verosimilmente nel 334 anzich successivamente.
52 Schede 1934, 102 valorizzava alcuni particolari costruttivi e le difformit stilistiche nella decorazione
architettonica fra la parte occidentale ed orientale. Sulla involuzione stilistica ed il deterioramento
della qualit del marmo fra parte orientale ed occidentale cfr. Rumscheid 1998, 130131. Analoghe
differenze nella realizzazione dei capitelli (su cui Bauer 1968 e Rocco 2003, 40; suddivisi in due
gruppi: uno della peristasis e laltro di pronaos e opisthodomos) che sarebbero ascrivibili a due dif-
ferenti soluzioni visive dellarchitetto o a due diversi momenti dellevoluzione stilistica; importante
rilevare che quelli del pronaos mostrano maggiore vicinanza a quelli del Mausoleo.
53 Rumscheid 1994, 43; Akurgal 2000, 190.
54 Per la prima datazione al II sec. vd. Koenigs 1983, 170174; per la revisione al III sec. Koenigs
apd Crowther 1996, 221. Particolari come le variazioni del diametro inferiore delle colonne ( 0,8
cm) secondo lo studioso (Koenigs 2000, 147) sono attribuibili allestrema lunghezza del periodo di
costruzione, che le dediche ad Augusto (ed Atena) sugli architravi (I.Priene 157) quantica in quasi
350 anni; su tale punto cfr. Rumscheid 1998, 131.
55 Carter 1983, 3841; Id. 1990, 13032.
56 Furtwngler 1881.
57 Carter 1990, 133134.
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EMILIANO ARENA 60
blocco dei lavori ed una collocazione in posto dei cassettoni decorati a diversi decenni
di distanza dalla loro realizzazione allepoca di Pytheos.
Un apporto signicativo per un quadro ricostruttivo coerente proviene, come antici-
pato, da I.Priene, 3, un decreto di prossenia del demo di Priene che onorava il sacerdote
di Artemide Efesia Megabyxos in virt della eunoia per il demo prieneo e dello zelo per
il completamento del tempio (ll. 67: ari tou voou tg [A0gvo] tgv ouvtrroiv
aooov ao0uiov a[oigoor]vov)
58
. La datazione di questo documento epigraco
stata di recente abbassata su basi paleograche e storico-prosopograche dal 334 al
296/5, con leffetto di eliminare cos la connessione diretta (ipotizzata da Hiller von Ga-
ertingen) fra lattivit di Megabyxos
59
e la dedica del tempio compiuta da Alessandro
60
.
Il documento merita a nostro giudizio nuova attenzione dopo quella gi riservatagli
61
;
va ora evidenziato che la prothymia di Megabyxos, di qualunque natura fosse, per la
syntelesis delledicio non meglio collocabile nel tempo, in quanto il testo epigraco
lacunoso proprio in questo punto cruciale. La presenza di rov[to alla l. 4 potrebbe
suggerire anche alla l. 7 lintegrazione di un participio presente, ad es. a[oror]
58 I.Priene 3, ll. 49: Mry[ouov] [M]ryouou ar[i] tr to oo ao0uov rov[to xoi] ruvouv
tei ogei xoi ari tou voou tg [A0gvo] tgv ouvtrroiv aooov ao0uiov a[oigoor] vov
rotroveo0oi uao tou ogou u[o]ei otr[ovei] xoi rixovi oxgi e xoiotgi, xoi rivoi
ou[t]ov ao[rvov] xoi ruryrtgv tou ogou, xt.
59 La nuova cronologia delliscrizione rende poco probabile che il Megabyxos onorato con la statua
(cfr. I.Priene 231) nel 296 sia lo stesso personaggio menzionato in Plut., Alex., 42: e ci indipenden-
temente dalla variante attestata nel nome che in Plutarco, come in altre fonti letterarie, risulta essere
Megabyzos. Preziosa la testimonianza di Strabone (XIV, 1, 23) il quale riferisce che Megabyzos era
nome comune fra i sacerdoti di Artemide (sostiene la priorit della forma Megabyxos sulla lezione
Megabyzos Bremmer 2004), il che non stupisce vista la derivazione dal persiano Bagabuxa, che
serve il dio (Shahbazi 2003, 714).
60 Per la datazione al 334/3 vd. Hiller von Gaertringen 1906, 5. Crowther 1996, 208 sottolinea le nette
differenze paleograche rispetto ad un documento databile al 335/4 (o al 315 ca., come propone
Debord 1999, 442) come il decreto di prossenia per Antigono Monoftalmo (I.Priene 2). Le forme
di ny e kappa, rho pi ampio che in I.Priene 2, pi piccolo in I.Priene 3, inne sigma e omega.
Hiller non mostrava confronti per I.Priene 3, ma Crowther ha individuato uno stringente parallelo
in unepigrafe ora al museo di Smirne (I.Priene 12), databile alla prima met del III sec. Secondo
lo studioso, inoltre (ibid., 215), la menzione dello stephanephoros ed il rinnovato utilizzo della
formula di autonomia ben si attagliano al periodo immediatamente successivo alla cacciata del
tiranno Hieron, che prese il potere nel 301 nel confuso quadro politico seguito alla battaglia di Ipso;
poich lo stephanephoros ritorna in testa ai documenti prienei nel 298/7 (Lykos) e continua nel 297/6
(Kallistratos), il primo anno utile per collocare lo stephanephoros Phormion di I.Priene 3 il 296/5.
61 Secondo Debord 1999, 444, loperato di Megabyxos sarebbe consistito in un intervento diplomatico
anzich in una contribuzione nanziaria, che altrimenti sarebbe stata indicata pi esplicitamente nel
decreto onorario. Il neokoros di Artemide potrebbe essersi adoperato presso Antigono Monoftalmo
(onorato in I.Priene 2 e da alcuni ritenuto il vero liberatore di Priene; cfr. Briant 1973, 35, n.1 con
bibliograa precedente e, recente, Crowther 1996, 198), o al momento del passaggio di Alessandro da
Efeso. I Prienei avrebbero poi atteso la ne dei lavori per ringraziarlo mediante il decreto onorico
e la statua. Riconsiderano I.Priene 3 nellambito della problematica cronologica del tempio, Carter
1990, 134; Rumscheid 1994, 44; Koenigs apud Crowther 1996; Crowther 1996, 220 ss.
Urheberrechtlich geschtztes Material. Jede Verwertung auerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist unzulssig und strafbar.
Das gilt insbesondere fr Vervielfltigungen, bersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitungen in elektronischen Systemen.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 61
vov, in luogo di quello aoristo a[oigoor]vov
62
; ne conseguirebbe che limpegno del
neokoros fosse in atto al momento del decreto e che avremmo cos prova testuale che
anche il completamento del tempio nel 296 fosse ancora in eri e non un atto ormai
compiuto
63
. Tuttavia, lassenza alla l. 7 di tracce chiaramente visibili dellestremit di
unasta obliqua oltre la lacuna lapidea induce a considerare con cautela lipotesi della
presenza di unalpha dopo la pi.
In ogni caso, anche mantenendo lintegrazione tradizionale di Hiller von Gaertringen,
linterpretazione del documento suscettibile di una rilettura: in primo luogo, in virt
della peculiare indeterminatezza dellaoristo greco, non possibile stabilire quanto sia
pronunciata lanteriorit espressa dal participio aoristo a[oigoor]vov e quindi se lo zelo
di Megabyxos per il completamento del tempio si concludesse in un passato remoto
o immediatamente precedente il piano temporale dellonoricenza
64
. Ma soprattutto
levidenza archeologica, che attesta una lunghissima durata della fabbrica delledicio,
lascia intendere che la syntelesis menzionata nel documento pu interpretarsi in senso
diacronico quale processo, cui il neokoros diede un suo personale contributo, ma del
quale non fu lartece denitivo. In altre parole, lintervento di Megabyxos potrebbe
collegarsi ad una fase del completamento del tempio, in cui collocare, ad es., la messa
in opera della decorazione architettonica dei cassettoni ascrivibile al disegno originale
di Pytheos
65
, unitamente alla costruzione della trabeazione della fronte orientale e della
peristasis dalla quarta colonna a nord e a sud della cella, vale a dire, la seconda fase
individuata da Koenigs (vd. supra n. 54).
Se il Megabyxos di I.Priene 3 verosimilmente diverso dal personaggio attivo nel
334 (vd. supra n. 59), tale nuova fase costruttiva, a nostro giudizio, potrebbe essere
posta proprio a ridosso dellanno del decreto onorico. Sarebbe infatti incongruente
posporre eccessivamente le onoricenze allattivit di Megabyxos per il tempio: la mole
di riconoscimenti accordati al neokoros (ll. 820), che non sembra giusticata dalla sola
62 Per il sintagma da noi proposto ao0uiov aorriv nei documenti epigraci di area ionica, vd.
vari ess. da Samo: Syll.
3
, 312, 8; Habicht 1957, 197199, nr. 30, ll. 4, 9; nr. 32, l. 4; SEG I, 363, 10.
63 Cos gi Asboeck 1913, 1 n. 4; cfr. Rhodes, Osborne 2003, 434. Propende invece per uninterpreta-
zione di syntelesis come una situazione acquisita Crowther 1996, 220 n. 90.
64 La problematicit dellinterpretazione scaturisce dalla natura stessa dellaoristo che, come ricono-
scevano gli stessi grammatici antichi (su cui vd. Berrettoni 1988), era da un lato teleios (compiuto)
dallaltro aoristos (indenito). In linea di principio, il participio aoristo indica in s unazione conclusa
(e quindi stricto sensu anteriore) in relazione a quella della proposizione sovraordinata; tuttavia in
assenza di un aooov/quantum temporale non possibile specicarne e quanticarne lanteriorit
se non in base al contesto, cosicch nel congegno linguistico e mentale delle lingue moderne esso
pu essere risolto in traduzione anche sul piano di una ordinaria sincronicit (Cooper 2002, 2383;
cfr. Humbert 1960, 128, 172174). Anche attribuendo a aoigoorvov un valore egressivo, e
rendendo cos il participio in traduzione con un avendo mostrato zelo per il completamento del
tempio, non possibile stabilire quanto tempo prima dellonoricenza Megabyxos avesse espresso
tale zelo. Dunque, paradossalmente, solo conoscendo landamento dei fatti sullo sfondo del nostro
documento che potremmo rendere signicativamente in traduzione lanteriorit di aoigoorvov.
65 Essa presenta, come rilevato, delle difformit stilistiche attribuibili s a pi mani con differenti abilit,
come propone Carter 1983, 34, ma non necessariamente contemporanee.
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Das gilt insbesondere fr Vervielfltigungen, bersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitungen in elektronischen Systemen.
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EMILIANO ARENA 62
eunoia che egli mostrava verso il demo nel 296/5, meglio si conviene ad un intervento
cospicuo e relativamente recente, in grado di impressionare i Prienei e suscitarne hic
et nunc la generosa gratitudine, anzich ad unazione ormai lontana nel tempo. In tal
caso il 296/5 potrebbe costituire approssimativamente il terminus ad quem per il com-
pletamento della fronte del tempio (comprendente larchitrave), che sicuramente in
piedi in tale anno, come attesta il decreto stesso: la statua onoraria di Megabyxos doveva
essere posta rv tei irei [tg] A0gvo ao [tou r] teaiou tou voou (ll. 2021).
Il 296/5, quindi, non dovrebbe segnare un terminus per il completamento denitivo
del tempio, che dovette avvenire oltre tre secoli dopo, come sembrano testimoniare le
variazioni di diametro inferiore delle colonne e la dedica ad Augusto sullarchitrave
(vd. supra n. 54), ma lattestazione di una nuova fase costruttiva (seconda o terza, se
ammettiamo un primo blocco dei lavori nel 341 ed una ripresa degli stessi dopo il 334
sotto Alessandro o Ada), comunque altra da quella del pronaos sulla cui anta iscritta
la dedica di Alessandro.
La nuova cronologia di I.Priene 3, in ultima analisi, consente di ricavare una serie
di elementi che possono riettersi in modo signicativo sulla problematica cronologica
della dedica di Alessandro: a) loperato del Megabyxos documentato in I.Priene 3 non
strettamente collegabile al passaggio di Alessandro in Ionia e specicamente allanno
334; b) il completamento menzionato nel documento non sembra essere quello de-
nitivo ma potrebbe riguardare una nuova fase costruttiva comprendente prosecuzione
della peristasis e trabeazione della fronte orientale; c) se ancora nel 296/5, grazie al
neokoros, era stata completata, e di recente, solo la fronte orientale delledicio,
avremmo ulteriore conferma che presumibilmente ancora durante tutto larco di vita di
Alessandro larchitrave orientale del tempio, su cui il demo prieneo inscriver in epoca
imperiale la dedica ad Atena e ad Augusto, non era ancora stato eretto. Ci consentirebbe
di concludere che la dedica di Alessandro sullanta del pronaos non fu una soluzione
opportunistica da limitarsi esclusivamente al 334 ed al presunto stato dei lavori in tale
anno
66
, bens una scelta obbligata dal fatto che ancora nel 323 lepiphanestatos topos
disponibile per la dedica del Macedone rimaneva unicamente la sommit dellanta del
pronaos.
Un datazione della dedica agli anni 20 del IV sec., del resto, non stupirebbe anche
alla luce dellaspetto paleograco del documento: la netta differenza graca rispetto alle
epigra, ricche di apicature, di epoca lisimachea iscritte sulla stessa anta del tempio,
lascia inquadrare i caratteri di I.Priene 156 grosso modo nellultimo terzo del IV sec.;
e sebbene il range cronologico non sia, purtroppo, meglio circoscrivibile, non sar per
privo di signicato che sia stata rilevata unanalogia paleograca con la dedica di Fi-
lippo III e Alessandro IV sullarchitrave del cosiddetto Doric Building nel santuario
66 Cos Crowther 1996, 219 n. 87. Lo studioso non trova convincente largomento di Hornblower 1982,
324 n. 55 che Alessandro non avesse necessit di dedicare il tempio immediatamente nel 334; una
dedica rimandata, secondo Crowther presuppone che al momento scelto per incidere liscrizione ci
fosse una ragione impellente per farlo, in altre parole che il tempio fosse completo, cosa che non era.
La dedica sullanta, invece che sullarchitrave, sarebbe pertanto more likely to be opportunistic.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 63
di Samotracia
67
, un documento che potrebbe datarsi allincirca nel 320, poco dopo il
riassetto di Triparadiso
68
.
2.2. Aspetti protocollari.
Considerati i problemi legati alle fasi costruttive del tempio e tornando ora al prolo epi-
graco della dedica, in linea di principio unanalisi degli elementi interni del documento
dovrebbe prescindere dal piano protocollare, al ne di non generare nuovi argomenti
circolari. Merita, tuttavia, attenzione lipotesi che ritiene concepibile lapposizione
di basileus nella dedica di Priene gi nel 334, in quanto il contesto greco-orientale
sarebbe stato in generale pi aperto allinnovazione rispetto alla Grecia continentale,
ove invece limpiego di basileus sarebbe allora risultato inappropriato
69
. Il documento,
pertanto, sarebbe intrinsecamente differente dallunica altra evidenza databile con cer-
tezza al 334, ma soprattutto ascrivibile allautorit di Alessandro, che invece non reca
il titolo regale. Nellepigrafe fatta incidere sulle armature persiane ed inviate ad Atene
dopo la vittoria del Granico da Alessandro nella sua duplice veste di re dei Macedoni
ed hegemon della lega si legge infatti: Arovoo diiaaou xoi oi Egvr, agv
Aoxrooioviev oao tev ooev tev tgv Aoiov xotoixouvtev (Arr., An., I, 16,
7; Plu., Alex., 16, 18).
Lipotesi di una autodenizione di Alessandro variabile in funzione dei destinatari in
effetti non da sottovalutarsi, sebbene, a nostro giudizio, una dicotomia di condotta del
Macedone sia individuabile non tanto fra contesto greco continentale e greco-orientale,
quanto, come vedremo, fra ambiente greco da una parte ed anellenico dallaltra: esiste,
infatti, un altro documento, attestante una denizione di Alessandro (pur attribuita da
terzi) relativa proprio agli anni del suo passaggio in Ionia, che sembra non corroborare
unattitudine delle poleis micrasiatiche a recepire tout court un eventuale uso del titolo
regale da parte di Alessandro nel 334.
Nella lista degli stephanephoroi eponimi del Delphinion di Mileto (Syll.
3
, 272) per
lanno 334333 si legge: Arovoo diiaaou. Dopo aver liberato Mileto, Ales-
sandro dallautunno 334 viene onorato dalla citt con la massima carica magistratuale
cittadina. Egli aveva lasciato andare liberi i Milesi sopravvissuti alla cattura della citt
(Arr., An., I, 19, 7; Diod., XVII, 22, 5); questi, che presumibilmente componevano il
67 Sherwin-White 1985, 73. Sulliscrizione di Samotracia vd. McCredie 1968, 222; Id. 1979, 8;
Bringmann-Von Steuben 1995, 261262.
68 Vd. Arena 1999, 9394. Arriano (Succ., FrGrHist 156 F 9, 45) riporta che dopo Triparadiso Antipatro
si apprestava a far ritorno in Macedonia con i basileis Filippo III e Alessandro IV in precedenza tem-
poraneamente sotto la custodia di Antigono; ma, scoppiati dei tumulti fra le truppe che richiedevano
pagamenti, giunto ad Abido attravers lEllesponto, recandosi con i re presso Lisimaco, che aveva
ottenuto a Babilonia larche della Tracia e del Chersoneso Tracico (Arr. Succ., FrGrHist 156 F 1,
7). La dedica dei basileis a Samotracia, se non avvenne in absentia, potrebbe essere stata compiuta
in occasione del loro passaggio nel Chersoneso e nel territorio di Lisimaco.
69 Cos Aleri Tonini 2003, 10.
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EMILIANO ARENA 64
corpo cittadino della Mileto post-assedio, avrebbero avuto ragione di esprimere la pro-
pria gratitudine ad Alessandro riconoscendo, qualora egli lo usasse gi, un protocollo
regale del Macedone in relazione al 334
70
. Ed invece, in qualunque modo Alessandro
si autodenisse a Mileto in quellanno, la cancelleria cittadina non infrange la tradizione
locale, rubricando il Macedone al pari di tutti gli altri stephanephoroi con la consueta
formula costituita da nome e patronimico, rigidamente utilizzata senza eccezione alcuna
sinanche per il dio Apollo e, in anni successivi, per sovrani ellenistici, come Demetrio
Poliorcete ed Antioco I, cui pure sarebbe stato ortodosso attribuire il titolo regale
71
.
Ora, se accettiamo la tesi che Alessandro abbia introdotto il titolo di basileus nel
334 in occasione della dedica del tempio di Priene, dovremmo ammettere anche che
linnovazione del Grande ebbe una ricezione quanto meno oscillante, quasi discrezio-
nale da citt in citt, pur nel medesimo contesto geopolitico delle poleis greche dAsia
appena liberate, ed allincirca nel medesimo torno di tempo. Il che pu signicare che
uneventuale innovazione non avrebbe avuto, in questa fase, forza di imporsi in tutte
le citt, ovvero ancora che essa non provenisse da Alessandro, ma fosse uniniziativa
locale; in tal caso la presenza di basileus nella dedica prienea non sarebbe signicativa
di alcuna novit nella autorappresentazione del sovrano macedone
72
. Ma se invece
prescindiamo dalla dedica di Priene, la cui datazione al 334 resta ad oggi ancora ipo-
70 Secondo Rhem 1914, 242 la lista venne inscritta subito dopo il 334.
71 Negli anni di vacanza magistratuale Apollo registrato come Aaoev Aio. Nella seconda lista di
eponimi (Syll.
3
, 322) relativa al periodo 313/12 260/59 troviamo fra gli stephanephoroi il Poliorcete
(l. 22: Aggtio Avtiyovou) per il 295/4, ed Antioco I (l. 37: Avtioo Erruxou) per il 279/8.
Laddove la denizione di basileus di Tolemeo II per il 279/78 appare invece fuori dalla lista e nel
contesto di una sorta di notazione storica, analoga a quella che menziona Antigono per il 313/12 (l.
1): il lagide aveva donato alla citt la chora (l. 38: Avtgve Ervoou rai toutou roo0g g eo tei
ogei uao tou ooire Htoroiou). Bench la citt fosse alleata dei Tolemei dal 279, rimanesse
lotolemaica no al 260 (Mastrocinque 1979, 67; da ultima Marquaille 2008, 46, 55), e Tolemeo II
fosse autore di varie euergesiai per la citt (cfr. Welles 1934, nr. 14), plausibile che questi sarebbe
stato registrato come gli altri sovrani, qualora gli fosse stata attribuita la stephanephoria. Sulle due
epigra vd. Rehm 1914, 254264.
72 Non trascurabile, nellattribuzione del titolo di basileus ad Alessandro, il peso delle iniziative locali
e dei singoli contesti cittadini: persino negli anni successivi a Gaugamela, infatti, nella documenta-
zione di matrice esterna alla cancelleria macedone si registra, rispetto al titolo, una spiccata uidit
di comportamento sia nellambiente greco-orientale che continentale. Si veda il caso dei due
decreti per gli Iasi Gorgos e Minnion: a Iaso Alessandro denito basileus (Syll.
3
, 307, l. 6), mentre
non lo a Samo dopo il 323 (Syll.
3
, 312, ll. 8, 12). Ed ancora, nel problematico dossier di Ereso (IG
XII, 2, 526), che da solo richiederebbe unanalisi specica, composto di documenti di varia matrice
e cronologia (vd. Heisserer 1980, 2778, che seguiamo per le datazioni; Lott 1996; Rhodes, Osborne
2003, nr. 83), il titolo regale viene ora omesso [y ii, ll. 6, 14 (332); y iii, ll. 34, 39 (324); y iv, l. 24
(319); y v, l.? (post 306); y vi, l. 18 (post 306)], fenomeno osservabile anche per Filippo III (y iv, l.
21), ora attribuito ad Alessandro [ i, l. 18 (332); y vi, ll. 10, 25], con un oscillazione rilevabile
sia fra documenti attribuiti allo stesso anno ( i e y ii: la condanna a morte dei tiranni Eurysilao
ed Agonippo), sia nellambito del medesimo documento (y vi). O ancora, per tornare al contesto
continentale, vd. il registro dei consigli anzionici delci, dove il titolo regale compare solo nel
325 (Syll.
3
, 241, C, l. 148; CID II, 32, l. 42), per poi non essere pi attribuito.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 65
tetica, lambiente greco-orientale di fatto non offre per questo anno alcuna evidenza
epigraca di cronologia certa, e soprattutto riferibile alla volont di Alessandro, che
possa inciare la testimonianza della dedica per la vittoria del Granico.
3. Alessandro e le citt greche dAsia nel 334.
La possibilit che la dedica del tempio risalga ad una fase avanzata del regno di Ales-
sandro va ulteriormente vericata, spostando lindagine sul piano delle valutazioni
di ordine puramente storico. Dobbiamo perci chiederci se nel 334, allinizio della
campagna dAsia, vi fossero le condizioni perch Alessandro decidesse di impiegare
ufcialmente (e per la prima volta) il titolo di basileus in un contesto come la dedica
del tempio di Atena Polias di Priene.
evidente come il problema sia legato a quello, non meno complesso, dello specico
status giuridico di Alessandro innanzitutto, ma anche, come aspetto complementare,
allo status delle poleis greche dAsia allinizio della campagna, la cui liberazione dal
dominio persiano, gi sollecitata da Isocrate
73
, nella propaganda ufciale macedone era
stata, assieme alla vendetta per linvasione persiana della Grecia
74
, fra gli scopi iniziali,
genuini o pretestuosi che fossero, della campagna asiatica
75
.
Ebbene, non si pu non rilevare il carattere gianiforme del potere del sovrano
macedone in questa fase: egli al contempo re dei Macedoni e, com noto, hegemon
della Lega di Corinto (Diod., XVII, 4, 14, 9), uao tg Eooo xo0rotorvo tou
aorou (Diod., XVII, 16, 2); come sottolineato dalle fonti liberatore delle poleis
greche
76
e, sembra, padrone per diritto di conquista dei territori micrasiatici strappati
con le vittorie militari allimpero persiano
77
.
73 Isoc., Paneg., 181; Phil., 124; Panathen., 103; Epist. 9; ad Archid., 810. Per il motivo della libe-
razione in relazione a Filippo vd. Diod., XVI, 91, 2.
74 Arr., An., II, 14; Diod., XVI, 89; Iust., XI, 5, 6; Polyb., III, 6. Sul tema della libert dei Greci dAsia
vd. Seager, Tuplin 1980 e Seager 1981.
75 Sugli scopi ultimi della campagna asiatica di Alessandro, oggetto di un lungo dibattito (cfr. Brunt
1965), vd. recente Bloedow 2003, 272273 (con bibl. precedente) che, tornato di recente sul saggio
di Seibert 1998 incentrato sul noto passo polibiano (III, 6, 1, 114) indagante prophaseis e aitiai
della spedizione asiatica di Filippo II, ritiene che quella promossa da Alessandro non fosse esclusi-
vamente una guerra di conquista (Eroberungskrieg) imperialistica costruita sul pretesto di una guerra
di vendetta (Rachekrieg) per i torti subiti in passato dai Greci per mano dei Persiani, bens che essa
fosse genuinely al contempo luna e laltra, sia per i Greci che per i Macedoni.
76 Diod., XVII, 24, 1: aoorairyev oti tg tev Egvev rru0reore rvrxo tov ao Hroo
aorov raovggtoi; Theop., FGrHist 115, F 253; Plut., Mor., 1126d: lallievo di Platone Delio di
Efeso viene inviato dai Greci dAsia presso Alessandro per chiedergli di invadere lAsia, testimo-
nianza della cui autenticit dubitava Brunt 1993, 291, valorizzata ora da Flower 2000, 107, n. 50.
77 Non per da sopravvalutare in proposito la tradizione, probabilmente clitarchea (cfr. Pearson 1960,
217 ss.; una delle tante later legendary accretions per Badian 1966, 63 n. 29; tarda ed incompatibile
con la propaganda panellenica per Zahrnt 1996), che vuole il Macedone, giunto sulla riva ellespontica
dellAsia, scagliare la lancia sul suolo per prendere simbolicamente possesso dellAsia per diritto
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per senzaltro arduo distinguere fra i differenti ruoli di Alessandro nei suoi
primi passi sul suolo asiatico; le fonti storiograche gli attribuiscono gi subito dopo il
Granico un potere esplicitamente esecutivo e personale: egli nomina satrapi (Calas in
Frigia Ellespontica e Asandro in Lidia; Arr., An., I, 17, 1; 7), ordina agli Efesi di versare
il tributo dovuto ai Persiani al tempio (Arr., An., I, 17, 10), afda la Caria ad Ada (Arr.,
An., I, 23, 7). Proclama lautonomia delle citt greche, instaura regimi democratici, (ad
Efeso: Arr., An., I, 17, 10), restituisce le leggi patrie (Sardi: Arr., An., I, 17, 4), abroga
i tributi dovuti ai Persiani (Arr., An., I, 18, 12; Diod., XVII, 24, 1). Egli sembra agire,
cio, in maniera unilaterale, disponendo apparentemente di un potere pressoch illimi-
tato che scaturiva dalle vittorie militari e dimostrando verso le citt greche schieratesi
con i Persiani ora magnanimit (Zelea: Arr., An., I, 17, 2; Efeso: Arr., An., I, 17, 10),
ora durezza (Aspendo: Arr., An., I, 26, 4; 27, 14), talch il ruolo di hegemon dei con-
tingenti della Lega di Corinto sembra restare sostanzialmente sullo sfondo delle azioni
del Macedone, emergendo in modo esplicito solo ad inizio della campagna con la sum-
menzionata dedica delle panoplie ad Atene e la severa punizione dei mercenari greci
catturati al Granico, rei di aver combattuto per i barbari, contro le comuni deliberazioni
della Lega (aoo to xoivg ooovto toi Egoiv: Arr., An., I, 16, 6).
Insomma, secondo il quadro fornito dalle fonti letterarie, di primo acchito sembra
quasi che Lidia, Ionia, Eolide, coste dellEllesponto, fossero realmente victoriae suae
praemia come Alessandro stesso afferma nella versione curziana (IV, 5, 7) del noto (e
sospetto) carteggio con Dario successivo alla vittoria di Isso
78
. questa, in fondo, la
linea esegetica avviata da Bickerman, che si tendenzialmente affermata nel moder-
no dibattito critico, una linea che privilegiava laspetto autocratico delle azioni del
Macedone, il quale avrebbe sottomesso per ius belli le citt greche dAsia, in quanto
facenti parte dellimpero persiano; poi avrebbe elargito loro la libert solo per gentile
concessione, peraltro senza fare distinzioni etniche. Laddove invece, com noto, Tarn
ed altri individuavano un limite oggettivo al potere di Alessandro in Asia nel diritto
inalienabile delle citt greche di essere libere, sottolineando, sulla scorta di Arr., An.,
I, 18, 1, come il Macedone avesse loro restituito (oaooouvoi) insieme con le leggi
patrie quella libert che era loro connaturata
79
. Contro Tarn ed ogni lettura legalista
di conquista (Diod., XVII, 17, 2; Iust., XI, 5, 10), frutto com di una elaborazione a posteriori.
Riteniamo irrealistico ed anacronistico attribuire al Macedone n allinizio della spedizione lin-
tenzione di conquistare lAsia intera; egli forse non aveva obiettivi chiaramente deniti (cfr. in tal
senso Tarn 1948, I, 9 ss.; Badian 1965, 166) o al massimo la conquista dellAsia Minore (De Sanctis
1999, 118). Sul concetto di chora doriktetos vd. Mehl 198081; su Alessandro allEllesponto vd.
Instinsky 1949 e Zahrnt 1996.
78 Sui negoziati di Maratho ed il problema dellautenticit/attendibilit del carteggio di Alessandro e
Dario abbondante bibliograa; recenti Bloedow 1995; Baynham 2001, 150155.
79 Per Bickerman 1934 lo scopo di Alessandro era la conquista dellimpero persiano. Egli riteneva la
terra conquistata possesso personale per diritto di lancia, pertanto le poleis greco-asiatiche erano
suddite di Alessandro al pari delle popolazioni anelleniche; laddove godevano dello status di soggetti
privilegiati, ci avveniva per concessione personale di Alessandro che concedeva loro lautonomia
senza stipulare trattati, ma solo dopo averne ricevuto la sottomissione. Sulla scorta dello studio di
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 67
del problema, ha poi prevalso linterpretazione pragmatica di Badian che, incline
a privilegiare la volont di Alessandro su ogni distinzione fra situazioni de iure e de
facto, considerava la libert delle citt greche dAsia alla stregua di quella degli stati
satelliti dellU.R.S.S. in epoca staliniana, lettura questa che ha continuato a riscuotere
i maggiori consensi negli ultimi anni
80
.
Nella interpretazione bickermaniana, tuttavia, si colgono delle incongruenze di
fondo: Alessandro in realt non combatte tout court le poleis greche in quanto tali, bens
i Persiani, le guarnigioni che occupano le citt greche e le lites greche lopersiane.
Indicativo che Zelea venga risparmiata perch i suoi abitanti avevano combattuto con
i barbari per costrizione (Arr., An., I, 17, 2). Il durissimo trattamento riservato da Par-
menione nel 336 alleolica Grineion (Diod., XVII, 7, 9) pu probabilmente spiegarsi
con il medismo della stessa
81
.
Qualora sul piano del diritto internazionale le citt greche dAsia Minore fossero
state realmente percepite da Alessandro e dalla Lega di Corinto come nemiche cui
applicare senza remore il diritto di conquista, non si vede perch il Macedone avrebbe
dovuto preventivamente sostenere il motivo, pur propagandistico, della loro liberazio-
ne. La eleutherosis non era n unastrazione n un inserto a posteriori da parte della
storiograa nelle diegeseis sullimpresa asiatica: non vera ragione perch a decenni di
distanza dalla conquista dellAsia si confezionasse una giusticazione iniziale dellim-
presa; la liberazione non poteva che essere funzionale alla propaganda precedente e
contestuale allinizio della spedizione in Asia. Essa era stata un evento concreto: negli
anni successivi poleis greche dAsia come Colofone o Eritre, non mancavano di sotto-
lineare esplicitamente nei documenti epigraci leleutheria e lautonomia ottenuta da
Alessandro
82
.
Dunque, specie allinizio dellimpresa asiatica, Alessandro non poteva lasciare la
liberazione delle citt greche meramente lettera morta
83
, procedendo invece a sot-
tometterle con la forza ed agendo immediatamente quale erede del re achemenide (vd.
Heuss 1937, per Tarn 1948, di contro, la libert delle poleis greco-asiatiche era intrinseca ed ina-
lienabile; una volta che Alessandro ebbe rimosso il controllo persiano, esse divennero nuovamente
ed automaticamente libere; pertanto la loro intrinseca libert venne semplicemente ristabilita da
Alessandro. Cercava un punto di equilibrio fra le due posizioni, propendendo per per quella di
Bickerman, Tibiletti 1954. Su una linea prossima a Tarn, Magie 1950, 5658, e in parte Lane Fox
1973, 129139.
80 Badian 1965, 167; Id. 1966; secondo Bosworth 1988, 250 ss. la promessa di liberazione signicava
ben poco; malgrado la magnanimit di Alessandro, le citt greche erano in territorio conquistato,
di conseguenza Alessandro non rinunci ai suoi diritti di vincitore; secondo Faraguna 2003, 103,
Alessandro si pone come erede dei re Achemenidi n dal 334 e sottomette anche le citt greche. Per
un riepilogo del lungo dibattito storiograco sul problema del rapporto di Alessandro con le citt
greche dAsia, iniziato con Droysen nel 1877, vd. Nawotka 2003, 1617.
81 Cfr. Bosworth 1988, 250.
82 Su Colofone vd. Meritt 1935 352372, I, ll. 56 (SEG XIX, 698): rariog aoroexrv outei Arov-
oo o ooiru tgv rru0riov. Eritre: I.Ery 31, 2223; SEG XXXVII, 924: rai tr Arovoou
xoi Avtiyovou outo[v]oo gv xoi ooooygto g aoi uev.
83 Cos Lane Fox 1973, 130; Flower 2000, 110; Nawotka 2003, 18, 3637; Id. 2010, 134.
Urheberrechtlich geschtztes Material. Jede Verwertung auerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist unzulssig und strafbar.
Das gilt insbesondere fr Vervielfltigungen, bersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitungen in elektronischen Systemen.
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EMILIANO ARENA 68
n. 79). Per strumentale che fosse nella sostanza, improbabile che il Macedone, abile
ad utilizzare il panellenismo in ogni sfaccettatura no alla ne della propria esistenza
84
,
sfruttasse la liberazione in maniera solo occasionale ed ondivaga proprio nel momento
e nel contesto in cui essa invece sarebbe tornata maggiormente utile. Alessandro in Asia
Minore dovette essere pi attento di quanto ritenga parte della critica a mantenere certe
nuances nel trattamento delle comunit greche da una parte ed anelleniche dallaltra,
trattamento che le fonti storiograche lasciano invece aforare per lo pi sub specie
di atti di magnanimit, quasi graziose concessioni di un Alessandro ormai autocrate
a tutto tondo; atteggiamento, questo, presumibilmente ascrivibile a fonti, come gli
Alessandrogra, in generale interessate a sottolineare apologeticamente a posteriori
in forme monolitiche lautorit del re macedone n dallapprodo in Asia
85
.
Se la lezione di Badian invita, giustamente, a non trascurare la dimensione opportu-
nistico-pragmatica nel rapporto fra Alessandro e le citt greche dAsia, tuttavia non era
quello di Alessandro puro arbitrio: pur nel contesto di una certa essibilit di fronte
alle situazioni contingenti della campagna dAsia, nel 334 risulta riconoscibile unat-
titudine del Macedone tendenzialmente e consapevolmente differenziata nei confronti
delle poleis greche per un verso e delle popolazioni asianiche per un altro
86
. Alcune
poleis appaiono legate da patti con Alessandro (Mitilene: Arr., An., II, 1, 4; Tenedo
legata anche ai Greci: Arr., An., II, 2, 2), governate per lo pi da regimi democratici
instaurati dal Macedone, quanto meno a partire dallarrivo ad Efeso
87
, opposti a quelli
oligarchici precedentemente legati ai Persiani. Alcune poi, pur sedi di guarnigioni ma-
cedoni, non sempre obbligatorie (Aspendo inizialmente ottiene da Alessandro di non
riceverla: Arr., An., I, 26, 3), versano una syntaxis, una contribuzione per la guerra
(Priene: I.Priene 1, l. 15), termine, il cui impiego da parte del Macedone, a prescindere
dai suoi reali contenuti, comunque indicativo della volont di denotare formalmente
un rapporto con comunit, se non a tutti gli effetti alleate
88
, certamente non suddite.
Se limposizione del phoros, il tributo in precedenza versato al Gran Re da tutti i sudditi
dellimpero, traeva origine ultima dalla conquista militare che dava diritto al possesso
stesso di un determinato territorio
89
, luso di syntaxis in relazione a delle poleis greche
dAsia dimostra, a nostro giudizio, che queste non erano state oggetto della conqui-
84 Su questa linea Flower 2000; contra Faraguna 1997.
85 Tolemeo (FGrHist 138, F 7. apud Arr., An., II, 12, 5), ad es., secondo Goukowsky 1978, 144, farebbe
di Alessandro un conquistatore senza debolezze.
86 Pur con delle eccezioni: Alessandro lasci che i Lidi fossero liberi (Arr., An., I, 17, 4), ma sottopo-
sti allautorit di un satrapo (I, 17, 7; vd. osservazioni di Tibiletti 1954, 7 ss.; Briant 1993, 1823).
I Paagoni ottengono lesenzione dal tributo, peraltro mai pagato neanche al re persiano, previa
consegna di ostaggi (Curt., III, 1, 23).
87 Badian 1966, 45 individuava nellarrivo ad Efeso il momento di svolta per un cambiamento di po-
litica nei confronti delle citt greche dAsia, laddove invece in precedenza Alessandro non avrebbe
mostrato aperture per Abido, Lampsaco e Zelea.
88 La tesi di Badian 1966, 5253 di una inclusione delle citt nella Lega di Corinto viene generalmente
respinta dalla critica (Sherwin-White 1985, 85; Bosworth 1988, 255).
89 Cos Briant 1982, 185 ss.; Corsaro 1985, 79.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 69
sta di Alessandro n, pertanto, divenute possesso, neanche de facto, del Macedone. A
giudicare dalle testimonianze epigrache, ad alcune poleis almeno, erano riconosciute
formalmente autonomia ed eleutheria
90
, cio una piena sovranit, interna ed esterna
91
.
Le popolazioni anelleniche sono invece soggette al satrapo macedone preposto da
Alessandro a capo delle singole regioni e sottoposte ai phoroi (Frigia Ellespontica: Arr.,
An., I, 17, 1; Lidia: I, 17, 7; Caria interna 1, 23, 7; area di Priene: I.Priene 1, ll. 1113),
ora incamerati da Alessandro. Si evince anche come i territori anellenici delle ex satrapie
persiane venissero acquisiti da Alessandro, presumibilmente per diritto di conquista (cfr.
I.Priene 1, ll. 911: la chora dei Myrsileioi e dei Pedieis e quella circostante decreto sia
mia)
92
e come invece le poleis greche dAsia rimanessero tendenzialmente, ed almeno
de iure, al di fuori di tali possessi, godendo di uno status privilegiato, no a quando,
sintende, la loro condotta fosse rimasta leale al vincitore macedone
93
. Cos nel 334
proprio Priene, onorando Antigono Monoftalmo con un decreto di prossenia, sottolinea
nel prescritto del documento la propria autonomia (I.Priene 2, l. 3: outovoev [ro]
vtev Higvrev). Di contro Aspendo, dopo aver disatteso gli accordi con Alessandro,
costretta a versare non pi la contribuzione (per lesercito), ma i phoroi (Arr., I, 27,
3), a dimostrazione della sua retrocessione al rango di comunit tributaria.
Secondo uno studio di K. Nawotka, il consistente incremento di decreti epigraci
emessi dalla citt liberate da Alessandro a partire del 334, da attribuirsi al carattere
radicale delle democrazie instaurate dal Macedone, labbondante produzione legislativa
e le indicazioni di attivit assembleare indicherebbero come le poleis greche dAsia fos-
sero democratiche non solo de iure, ma avessero percezione di una propria libert. Le
poleis di Ionia, Eolide, della Caria costiera controllavano la propria chora e le nanze,
non erano sottoposte a tributo e dovevano versare un contributo per la guerra contro il
re persiano, che per loro era guerra di liberazione. Dunque Alessandro avrebbe re-
stituito la libert ai Greci dAsia realmente e non solo nominalmente
94
.
Altrettanto incerta la specica posizione istituzionale di Alessandro nei confronti
dei popoli anellenici assoggettati: occorre chiederci se egli fosse il sovrano che an-
netteva al regno di Macedonia le nuove conquiste
95
, allincirca come il padre Filippo
90 I.Priene 1, ll. 34: l editto sancisce autonomia ed eleutheria per i Prienei risiedenti a Nauloco,
provvedimento da cui deduciamo il possesso dei medesimi diritti, riconosciuti dunque gi in prece-
denza, per i Prienei residenti in citt; a Colofone venne accordata leleutheria, ad Eritre lautonomia
(per la bibl. vd. supra n. 82).
91 Vd., fondamentali sul problema delleleutheria ed autonomia, Bickerman 1958; Mastrocinque
197677; Lvy 1983. Se leleutheria rimase sempre la sovranit di diritto internazionale, lauto-
nomia, che si denisce in relazione ad una dipendenza possibile o reale, ha unestensione variabile,
da un valore minimale di indipendenza interna, ad uno massimale di indipendenza completa; nel IV
sec. essa giunge ad esprimere anche da sola la piena sovranit.
92 Come chora basilike secondo Corsaro 1980, 1165.
93 Non convince che anche le poleis greche fossero sottoposte al satrapo, come ritengono Badian 1966,
44 e Higgins 1980, 131; cfr. Nawotka 2003, 33.
94 Nawotka 2003, 37; Id. 2010, 130 ss.
95 Cos ad es. Brunt 1965, 207.
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EMILIANO ARENA 70
aveva fatto con la Tracia, ovvero egli le acquisisse come possesso personale quale nuo-
vo basileus dellAsia. Probabilmente, in tale fase, una risposta precisa non poteva
esserci; troppe le novit e troppo ampie le conquiste per confrontare la situazione di
Alessandro con qualunque altra nella storia precedente delle poleis greche e del regno
macedone stesso. Da qui la difcolt di individuare uno specico modello di riferimento
che spieghi compiutamente la nuova realt politico-territoriale determinata dalle con-
quiste del Macedone.
La continuit dellamministrazione satrapica dei territori conquistati, che non era
certo ignota ad Alessandro
96
, ad esempio, a nostro giudizio non indica obbligatoria-
mente una volont organizzativa programmatica di un eventuale nuovo dominio impe-
riale personale, ma pi semplicemente era una misura che economizzava le risorse in
maniera efciente e rispondeva ad esigenze di salvaguardia dei territori occupati dalle
controffensive persiane e, comera naturale, alla raccolta dei tributi sulle popolazioni
vinte. Vale a dire, nel momento in cui nominava dei satrapi, Alessandro non intendeva
necessariamente porsi per tale ragione sullo stesso piano del Gran Re, o essere il
nuovo Gran Re; egli utilizzava le modalit organizzative che meglio si prestavano
al controllo e allo sfruttamento nanziario dei territori conquistati, come far di l a
poco in Egitto
97
. Forse terre e popoli appartenevano semplicemente ad Alessandro
per diritto di conquista. Nel 334, fra difcolt nanziarie e la necessit di continuare ad
avanzare in suolo asiatico con il pericolo di controffensive persiane alle spalle, non vi
era tempo per Alessandro ed il suo entourage per una riessione istituzionale organica
e coerente; ulteriori specicazioni e precisazioni sarebbero state elaborate in seguito.
Dunque, se in ultima analisi possiamo anche ammettere che Alessandro fosse basileus
dei territori anellenici conquistati, ora in suo possesso, qualunque cosa ci signicasse
nel 334, egli non lo era n poteva esserlo delle citt greche dAsia, che almeno formal-
mente mantenevano la loro sovranit. Come attestato dai decreti cittadini, al dominio
persiano in generale si sostitu de iure lautonomia, tradotta nelleliminazione dei phoroi
versati in precedenza al re persiano, nel ritorno alle leggi patrie, nel controllo che le
poleis avevano sui propri territori rurali. La presenza stessa delle guarnigioni macedoni,
generalmente interpretata come segno di un ferreo controllo da parte di Alessandro, pu
essere vista anche sotto una diversa prospettiva di protezione della citt dal rischio di
controffensive persiane e/o del ritorno di fazioni lopersiane, giacch resta indubbio
che ogni riconoscimento di libert era subordinato allappoggio alla crociata greco-
macedone. Va poi sottolineato che la guarnigione, spesso costituita da poche unit,
necessitava dellappoggio popolare
98
. Se Alessandro tendeva ad evitare di mantenere
96 Secondo Briant 1993, 13, informazioni sul tipo di governo satrapico poterono giungere ad Alessandro
grazie alla presenza alla corte di Pella di Artabazo ex satrapo di Daskyleion ed esule in Macedonia
sino al 343/2.
97 Per la continuit dellorganizzazione di Alessandro con il periodo achemenide vd. Corsaro 1980,
1174 ss.
98 Cfr. Nawotka 2003, 34.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 71
guarnigioni non necessarie, signica che la loro presenza non era la regola, ma era
dettata dai problemi contingenti presenti nelle singole poleis.
Resta il problema di comprendere quale fosse su un piano giuridico la fonte del
potere con cui Alessandro nel 334 concedeva alle poleis i governi democratici, pro-
blema destinato forse a restare una crux. Da un punto di vista pragmatico fuor di
dubbio che egli fosse padrone de facto della situazione e godesse dei diritti del vincitore
sul campo
99
. Sul piano formale e ufciale, per, lunica funzione di cui Alessandro in
tale fase poteva avvalersi in relazione ad uno stato sovrano greco, dato che lautorit di
re dei Macedoni non poteva avere di per s alcun valore giuridico entro una polis, era
quella di hegemon della Lega di Corinto, gura che tuttavia non sembra avesse compiti
diversi da quelli di supremo capo militare e di guardiano della pace comune, almeno
sino a che le citt non contravvenissero ai principi della pace stessa
100
. N nellespe-
rienza politica greca esistevano istituti atti ad inquadrare le relazioni fra re e poleis al
di fuori di quelle consuete per gli stati sovrani: philia, symmachia, ecc. Di certo erano
quella di Alessandro e delle poleis autonome due sovranit formalmente inconciliabili
se non entro i consueti canoni dellalleanza. Il confronto pi vicino resta quello della
symmachia egemonica, nella fattispecie la posizione di Alessandro forse confrontabile
con quella dominante di Atene nei confronti degli alleati della lega delio-attica.
Ma la distinzione fra forma e sostanza nelloperato di Alessandro non del tutto priva
di signicato: bench in denitiva egli potesse realmente disporre anche della sorte delle
citt greche, consegnatesi spontaneamente o conquistate, da hegemon sempre attento
a gesti di carattere panellenico
101
, difcilmente avrebbe trascurato del tutto laspetto
ideologico e simbolico della politica. Non pu sfuggire, infatti, come il Macedone
cercasse di mantenere la sua credibilit presso i Greci; fra le poleis solo due vennero
assediate: Mileto ed Alicarnasso in quanto vi si erano raccolti i contingenti barbari (gui-
dati da Memnone) e mercenari reduci dal Granico, ma egli lasci andare via liberi
102
i
Milesi superstiti (Arr., An., I, 19, 7; Diod., XVII, 22, 4), cos come risparmi i superstiti
99 Xen., Cyr., VII, 57, 3: norma eterna fra gli uomini che, se una citt viene conquistata in guerra,
persone e beni dei vinti divengano propriet dei conquistatori.
100 Cfr. Billows 1990, 193, Filippo ed Alessandro erano protettori della pace e della stabilit degli stati
greci, ma non avevano diritto di interferire negli affari interni delle citt n potere di inuenzare
le loro politiche estere, a meno che non contrastassero i termini della pace. La nomina di hegemon
permetteva di richiedere contingenti militari dagli stati greci e punire gli stati che entravano in
relazione con la Persia come traditori, ma non dava loro altri diritti o poteri sugli affari interni od
esterni delle citt.
101 Vd. lidenticazione con Achille, levocazione della guerra di Troia (Arr., An., I, 1112), e della
seconda guerra persiana (cos Badian 1966, 43), linvio ad Atene delle panoplie persiane dopo il
Granico (Arr., An., I, 16, 7; Plut., Alex., 16, 8), la durissima punizione inferta ai mercenari greci dopo
il Granico in quanto traditori della causa ellenica (Arr., An., I, 16, 6; Plut, Alex., 16, 1314; Plut.,
Mor., 181 ab), laddove invece Alessandro accorda un benevolo trattamento ai mercenari greci di
Dario arresisi in Ircania ed accolti nel proprio esercito (Diod., XVII, 76, 2), quando il motivo della
crociata ellenica era ormai esaurito (cos De Sensi Sestito 1997, 198199).
102 Pragmaticamente inteso da Badian 1966 nel senso che non li vendette schiavi; cfr. Bosworth 1988,
250.
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EMILIANO ARENA 72
di Alicarnasso. Ed ancora, condona il tributo a Mallo per via delle origini argive della
citt (Arr., An., II, 5, 9); analoga clemenza mostra per Soli, polis di lontana ascendenza
rodio-argiva, che inizialmente deve pagare una forte multa di 200 talenti dargento per
la sua lealt al re persiano, salvo poi concederle (roexr) un governo democratico (Arr.,
An., II, 5, 58; I, 16, 6; Plut., Alex., 16, 1314; Plut., Mor., 181 ab). Sembra, cio, che
la nazionalit ellenica e la lealt alla causa greco-macedone fossero requisiti per porre
dei limiti al diritto di vincitore e orientassero latteggiamento di Alessandro. Poi, nella
realt dei fatti, lautonomia veniva concessa per lo pi alle poleis che avevano accolto
larrivo del liberatore, consegnandogli accortamente la citt, mentre sussistevano
maggiori difcolt per quelle che avevano posto resistenza alla liberazione (Mileto,
Alicarnasso), o avevano continuato a mostrare lealt ai Persiani (Soli), o avevano di-
satteso gli accordi col re, non versando la contribuzione di guerra (Aspendo).
Il pensiero politico greco aveva enunciato con chiarezza quale hybris costituisse per
i Greci ovooaooiro0oi altre citt greche
103
. Isocrate nel suo Filippo ( 154) aveva
esortato Filippo II a beneciare (ruryrtriv) i Greci, regnare (ooiruriv) sui Macedo-
ni, comandare (oriv) sui barbari; sulla medesima linea il consiglio dato da Aristotele
ad Alessandro
104
; certo, opinabile quanto i sovrani macedoni tenessero realmente in
conto la pubblicistica greca in chiave antipersiana, ma nch, per ttizia che fosse, era
in atto la crociata ellenica che Alessandro dovette ritenere conclusa ad Ecbatana con
il congedo delle truppe alleate della Lega di Corinto (Arr., An., III, 19, 5), il Macedone
doveva (quanto spontaneamente destinato a restare discutibile), sul piano giuridico,
salvaguardare agli occhi degli alleati lelemento ellenico dAsia.
Nel 334 esercitare esplicitamente il diritto di conquista
105
nei confronti dei Greci
dAsia, trattare a tutti gli effetti come uagxooi al pari dei barbari comunit greche spesso
consegnateglisi spontaneamente, che egli aveva inteso liberare dal dominio persiano,
avrebbe signicato calpestare il principio in nome del quale era stata intrapresa la cro-
ciata di liberazione; sarebbe stato per lhegemon dei Greci un atto riprovevole, che gi in
passato egli aveva oculatamente evitato di compiere in prima persona: nel 335 la terribile
sorte di Tebe era stata formalmente decisa dagli alleati greci, non da Alessandro (Diod.,
XVII, 14, 34). Egli non poteva, in denitiva, presentarsi alle poleis greche dAsia come
loro nuovo basileus e soggiogarle, esercitando un potere dispotico analogo a quello
del re achemenide. Le poleis dAsia venivano retrocesse al rango tributario riservato
ai barbari vinti solo come extrema ratio. Regnare su di esse, nel 334, per Alessandro
invece sarebbe stato prematuro, e concettualmente ancora inconcepibile per il pensiero
103 Plato, Resp., V, 15, p. 469 bc: Hetov rv ovooaooioou ari, ooxri oixoiov Egvo Eg-
vioo aori ovooaooiro0oi, g go og raitrariv xoto to ouvotov xoi touto r0iriv, tou
Egvixou yrvou rioro0oi, ruoourvou tgv uao tev ooev oouriov;
104 Arist., Epist. ad Alex. fr. 658 Rose apd. Plut., De Alex. Fort., I, 6: e Aiototrg (fr. 658) ouvr-
oururv oute, toi rv Egoiv gyrovixe toi or oooi oroaotixe ervo.
105 Cfr. Plato, Leg., I, 626 b: ouorv oro ov outr xtgotev out raitgoruotev, ov g te aore
oo xotg ti, aovto or to tev vixervev oyo0o tev vixevtev yiyvro0oi.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 73
greco, per il quale basileia e libert di uno stato sovrano greco, con leccezione del caso
spartano, erano irriducibili, quanto in passato lo erano state polis e tyrannis.
Inoltre il potere di Alessandro, quali che fossero i suoi precisi contorni, ancora negli
anni successivi lungi dallessere assoluto: Alessandro ed il sinedrio della Lega di Co-
rinto sembrano agire in parallelo con una peculiare dicotomia di competenze e poteri
106
.
Ancora no ad Isso, Alessandro anche lesponente sommo, lhegemon, il braccio
armato della Lega, non formalmente al di sopra di essa. Cos si interpreta linvio di
ambasciatori e di una corona doro da parte del sinedrio al Macedone per congratularsi
della vittoria riportata in Cilicia (Diod., XVII, 48, 6; cfr. Curt., IV, 5, 1112 dove si
ribadisce il motivo della libert dei Greci). Dobbiamo aspettare il 330/329, la vittoria di
Gaugamela e la morte di Dario, perch il sinedrio deleghi ad Alessandro una decisione
di propria competenza: allorch Antipatro scongge gli Spartani, egli in prima battuta
rimanda la richiesta lacedemone di negoziati al sinedrio, il quale a sua volta, e dopo
lunghe discussioni, delibera (roorv) di rinviare ad Alessandro la risposta da dare (Diod.,
XVII, 73, 56). Questa serie di passaggi ancora in tale fase non senza signicato.
Quanto fosse importante il rispetto della dimensione formale nei rapporti fra
Alessandro e le poleis greche dAsia dimostrato dal fatto che persino in avanzata epoca
ellenistica, quando i rapporti fra sovrano e poleis potrebbero denirsi a tutti gli effetti una
nzione, non venne mai meno losservanza della legge costituita delle poleis. Queste
ultime poi operavano delle acrobazie formali per non ledere la propria autonomia o
lautorit del sovrano, giungendo a recepire le raccomandazioni dei diagrammata regali,
ma convertendole attraverso i decreti cittadini. Sussisteva tendenzialmente la media-
zione dellistituzione cittadina; il volere del re, pur calato dallalto nella sostanza, de
106 Nella lettera al demo di Chio (Syll.
3
, 289), forse contestualizzabile nel 332/31 (cfr. Goukowsky
1978, 182; Prandi 1983, 27 ss.; Debord 1999, 466467), la conciliazione dei Chii ancora sotto
il controllo di Alessandro, che impone un presidio nella citt, nch non venga raggiunta la pace
cittadina (ll. 1718). Di contro, per quanto avvenuto in passato competente il sinedrio dei Greci.
I lopersiani fuggiti da Chio colpevoli di aver consegnato la citt ai barbari vengono banditi dalle
citt rmatarie della koine eirene, quelli catturati a Chio vengono giudicati dal synedrion dei Greci
(ll. 1415). La base giuridica per questi procedimenti giudiziari non lautorit di Alessandro, bens
quella del ooyo to tev Egvev (l. 14). Che Alessandro avesse competenza di dirimere anche
autonomamente problemi locali sembra evincersi dalla succitata IG XII, 2, 526 di Ereso (vd. supra
n. 72): nel documento i del 332 (Heisserer 1980, 61), il tiranno Eurysilao condannato a morte
dai suoi concittadini in accordo con la diagraphe del Macedone e le leggi della polis (ll. 1519);
non chiaro, tuttavia, se in questa fase Alessandro emettesse lordinanza (cfr. Welles 1938), che si
afanca alle leggi locali, a titolo personale o in quanto plenipotenziario in loco della Lega. Al di l
della rilettura della vicenda data dallultimo documento del dossier, risalente al regno di Antigono
(y vi, ll. 1015), che inevitabilmente a decenni di distanza appiattisce nuances di poteri legate
alla situazione del 332, la vitalit dell asse hegemon-lega ancora nel 332 fuor di dubbio: in y ii,
dello stesso anno, laltro tiranno Agonippo condannato, fra le altre cose, per aver fatto guerra ad
Alessandro ed i Greci.
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EMILIANO ARENA 74
iure veniva ltrato dalla polis e riconvertito attraverso le leggi della stessa o ancora
esercitato attraverso le magistrature cittadine
107
.
Pertanto, che lautorit acquisita da Alessandro in quanto conquistatore dei territori
asiatici avesse o meno cominciato ad erodere la gura ufciale dellhegemon, nel 334
per il Macedone sarebbe stato quanto meno incauto utilizzare il titolo di basileus per
rispetto, pur formale, della sovranit delle poleis in questione
108
.
Se dunque il motivo della crociata ellenica e della liberazione delle citt greche
dAsia, che ha riesso in Arriano ed in Diodoro (dove ancora pi esplicito), non fu
una mera invenzione storiograca, non da escludere che esso sia stato tradotto nella
prassi dal Macedone; il che rende in ultima analisi poco plausibile che Alessandro, nella
fattispecie di Priene, decidesse di utilizzare, paradossalmente relazionandosi proprio con
una polis greca dAsia appena liberata, un titolo che indubbiamente in questa fase per
i politai di Priene al pari di quello di Efeso, Mileto ecc. doveva ancora denotare: Gran
Re, dispotismo, sottomissione, phoros. Insomma, tutto meno che quella eleutheria che la
propaganda di Alessandro affermava di aver appena concesso alle poleis micrasiatiche.
Riteniamo fossero invece proprio le popolazioni anelleniche quelle meglio disposte a
riconoscere immediatamente ad Alessandro il titolo di basileus. Aduse alla sovranit
del Gran Re, esse avevano a che fare non con il loro liberatore, quale era Alessandro,
pur formalmente, per le poleis greche, bens con il loro conquistatore e nuovo basi-
leus. In un contesto anellenico, quale, ad esempio, quello del Lethoon di Xanthos
109
,
Alessandro eventualmente potrebbe aver deciso di compiere precocemente quel passo
che solo dopo la vittoria denitiva su Dario, o sinanche dopo la morte di questultimo,
egli pot compiere in assoluto.
In considerazione di tale complesso di argomenti ragionevole continuare a ritenere
lanno 334 quale mero terminus post quem per liscrizione della dedica del tempio di
Priene
110
, laddove il terminus ad quem potrebbe individuarsi in momenti del regno di
Alessandro dalla valenza ideologica forte e/o comunque caratterizzati da unampia
disponibilit di risorse: plausibile la fase immediatamente successiva alla vittoria di
107 Sul rapporto fra il potere dei re ellenistici e la legislazione cittadina vd. O Neil 2000. Quanto alluti-
lizzo da parte dei sovrani delliniziativa parlamentare (ma vista come limitazione dellautonomia
cittadina) vd. Mastrocinque 197677, 2223; in alcuni casi il sovrano ricopriva direttamente una
carica civica (Tolemeo I stratego a Cirene: SEG IX, 1, n. 1, l. 26; Antioco I stephanephoros a Mileto:
Syll.
3
, 322, l. 37; cfr. supra n. 71).
108 Si potrebbe richiamare qui il confronto con i tiranni delle poleis greche che, nelle occasioni di auto-
denizioni ufficiali (vd. dediche nei santuari) usavano i loro semplici nomi, e non quello di basileus,
che pure gli veniva attribuito in senso elogiativo, semplicemente perch nellordinamento della polis
classica (ad eccezione di Sparta) la basileia non era contemplata. Recente sullargomento Harrell
2000.
109 Sulla dedica, inscritta su un base riutilizzata in epoca imperiale, recitante in maniera inconsueta
Arovoo ooiru o[vr0gxr], vd. Le Roy 1980, che la datava in occasione del passaggio di
Alessandro dalla Licia nel 333 e Robert 1980, nr. 487, favorevole invece ad una dedica in absentia
dopo levento.
110 Cfr. Aymard 1949, 585.
Urheberrechtlich geschtztes Material. Jede Verwertung auerhalb der engen Grenzen des Urheberrechtsgesetzes ist unzulssig und strafbar.
Das gilt insbesondere fr Vervielfltigungen, bersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitungen in elektronischen Systemen.
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Alessandro basileus nella documentazione epigraca 75
Gaugamela
111
, quando il Macedone testimonia concretamente il proprio interesse per
un altro tempio di Atena, dedicando ad Athana Lindia (FGrHist 532 F 38), o ancora il
324, quando egli riceve a Babilonia ambascerie da ogni angolo dellEcumene (Diod.,
XVII, 113, 24; Arr., An., VII, 15, 4).
In ultima analisi, se la cronologia della dedica epigraca del tempio di Atena a
Priene costituisce a tuttoggi un problema sostanzialmente aperto, connesso allindivi-
duazione delle fasi costruttive delledicio e per le quali, per converso, non pu fungere
da ancoraggio cronologico, lunica cosa che riteniamo impossibile da affermare, con
buona pace dei revisionisti, l ovviet di una datazione al 334 della dedica stessa.
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Polo universitario Annunziata, 98168 Messina
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