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Cassazione 11/05/2011 n 10350: Uso del muro perimetrale per appoggio di canna fumaria

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Categoria principale: Condominio
Categoria: Canna fumaria
Scritto da Edoardo Riccio
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Cassazione Civile, Sezione II, 11 maggio 2011, n. 10350
Presidente Dott. Triola Roberto Michele, Relatore Dott. Migliucci Emilio
In tema di uso della cosa comune negli edifici in condominio, l'appoggio di una canna fumaria al muro
perimetrale integra una modifica della cosa comune che ciascun condomino pu apportare a sue cure e
spese, qualora tale istallazione non impedisca l'altrui paritario uso, non rechi pregiudizio alla stabilit ed
alla sicurezza dell'edificio, e non ne alteri il decoro architettonico
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con ricorso proposto ex art. 703 cod. proc. civ., al Pretore di Reggio Emilia - sezione distaccata di
Scandiamo depositato il 16 giugno 1995, Z.G., G.V., R.N., R.C., C.R., G.U., C. L. e V.A., proprietari di porzioni
del Condominio (OMISSIS), esponevano che P.E. e G.L., proprietarie di una unit immobiliare posta al piano
terra del Condominio, avevano destinato tale unit all'esercizio di una pizzeria e avevano installato sulla
facciata esterna del fabbricato, contro la volont espressa dall'assemblea dei condomini, una canna fumaria
di acciaio, del diametro di circa 220 mm, per lo smaltimento dei fumi di un forno; che l'installazione di tale
manufatto costituiva innovazione vietata dall'art. 5 del regolamento condominiale, in quanto alterava il
decoro architettonico dell'edificio e arrecava grave pregiudizio alle propriet esclusive di alcuni condomini.
Pertanto, chiedevano la manutenzione del possesso. Le convenute chiedevano il rigetto della domanda.
Con sentenza del 28 aprile 2003 il Tribunale di Reggio Emilia, nel frattempo subentrato al Pretore,
accoglieva la domanda, ritenendo la turbativa del possesso per la illegittima la installazione della canna
fumaria sotto il profilo dell'alterazione del decoro architettonico dell'immobile condominiale.
Con sentenza dep. il 17 febbraio 2005 la Corte di appello di Bologna rigettava le impugnazioni proposte
dalla convenute.
I Giudici di appello ritenevano illegittima la installazione della canna fumaria, posta dalle convenute al
servizio del forno ubicato nel locale a piano di terra di loro propriet adibito a pizzeria e non al servizio
dell'impianto di riscaldamento autonomo, tenuto conto che si trattava di canna fumaria vistosa e lucente
con dimensione interna di cm. 150 avente sezione utile di cmq. 177 in acciaio realizzata in mattoni "faccia a
vista" che, percorrendo l'intera facciata dell'edificio fino al tetto, aveva un impatto del tutto negativo sul
suo aspetto armonico: l'alterazione del decoro architettonico integrava turbativa del possesso relativo al
godimento delle cose comuni da parte dei condomini.
Avverso tale decisione propone ricorso per cassazione P. E. sulla base di cinque motivi.
Resistono con controricorso Z.G., G.V., R.N., R.S., G.U. e C. L..
Le parti hanno depositato memoria
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con il primo motivo la ricorrente, lamentando violazione e falsa applicazione dell'art. 1120 cod. civ. in
relazione alla L. n. 10 del 1991, art. 26, comma 2, censura la decisione gravata che, aveva ritenuto
innovazione vietata le opere realizzate dalle convenute, quando la canna fumaria era stata apposta in
esecuzione della delibera condominiale, adottabile a semplice maggioranza, di trasformazione
dell'impianto di riscaldamento centrale in impianti unifamiliari a gas.
Con il secondo motivo la ricorrente, lamentando violazione e falsa applicazione dell'art. 1120 cod. civ. in
relazione all'art. 1102 cod. civ., deduce che l'appoggio della canna fumaria ai muri perimetrali costituisce un
uso legittimo della cosa comune ai sensi del citato art. 1102, non essendo peraltro provati fatti di
alterazione della destinazione economica della cosa comune n era risultato impedito il pari uso da parte
degli altri condomini.
Con il terzo motivo la ricorrente, lamentando insufficiente e contraddittoria motivazione su un punto
decisivo della controversia, censura la sentenza impugnata laddove, nel ritenere le opere realizzate lesive
del decoro architettonico dell'edificio, non aveva svolto la necessaria indagine circa lo stato e le
caratteristiche dell'immobile e l'eventuale diminuzione di valore del fabbricato, essendosi sia il giudice di
primo grado che quello di appello limitati a esprimere opinioni soggettive sull'interferenza del manufatto
sull'estetica dell'edificio.
Con il quarto motivo la ricorrente,lamentando insufficiente e contraddittoria motivazione su un punto
decisivo della controversia, censura la sentenza che aveva ritenuto arbitraria l'installazione della tubazione,
quando la stessa era stata apposta in esecuzione della delibera condominiale, assunta all'unanimit, di
trasformazione dell'impianto di riscaldamento centrale in impianti unifamiliari a gas.
Con il quinto motivo la ricorrente, lamentando insufficiente e contraddittoria motivazione su un punto
decisivo della controversia, censura la sentenza laddove aveva ritenuto che la canna fumaria era stata
installata al servizio della pizzeria posta nei locali al piano terra di propriet delle ricorrenti, quando invece
era stata posizionata a seguito della soppressione dell'impianto di riscaldamento e, soltanto
temporaneamente, era stata adibita allo smaltimento dei fumi provenienti dal forno di cottura delle pizze:
le dimensioni erano ridotte, per cui la canna fumaria era meno vistosa e ingombrante di quanto potrebbe
apparire dalla sentenza impugnata.
I motivi - che, per la stretta connessione, possono essere esaminati congiuntamente - vanno disattesi.
La sentenza ha verificato:
a) che la canna fumaria installata dalle convenute aveva la funzione di smaltire i fumi provenienti dal forno
per la cottura delle pizze ubicato nel locale di propriet delle medesime, sicch il riferimento alle previsioni
di cui alla legge n. 10 del 1991 e alla relativa legittimit del manufatto, che sarebbe stato posto in
esecuzione della delibera di trasformazione dell'impianto di riscaldamento centrale, sono del tutto
inconferenti, perch non tengono conto e sono in contrasto con la ricostruzione del fatto compiuta dai
giudici di merito nell'ambito dell'indagine ai medesimi riservata;
b) la illegittimit della installazione, avendo riscontrato che la stessa era lesiva del decoro architettonico
della facciata dell'edificio. Al riguardo, i Giudici hanno evidenziato che, per le dimensioni e le caratteristiche
del manufatto che dal piano terra percorreva tutta la facciata dell'edificio condominiale, la installazione
della canna fumaria incideva sull'aspetto e sull'armonia della facciata del fabbricato.
Ne consegue che la ricorrente non pu invocare, ai sensi dell'art. 1102 cod. civ., la legittima utilizzazione del
muro comune, tenuto conto che l'appoggio di una canna fumaria al muro perimetrale di un edificio
condominiale integra una modifica della cosa comune che ciascun condomino pu apportare a sue cure e
spese, qualora tale istallazione non impedisca l'altrui paritario uso, non rechi pregiudizio alla stabilit ed
alla sicurezza dell'edificio, e non ne alteri il decoro architettonico: fenomeno - quest'ultimo - che si verifica
non solo quando si mutano le originali linee architettoniche, ma anche nel caso in cui la nuova opera si
rifletta negativamente sull'insieme dell'armonico aspetto dello stabile, e ci a prescindere dal particolare
pregio estetico dell'edificio, derivando necessariamente anche un pregiudizio economico dalla
menomazione del decoro architettonico del fabbricato, che ne costituisce una qualit essenziale.
La valutazione circa l'avvenuta alterazione del decoro architettonico costituisce oggetto
dell'apprezzamento del giudice di merito che, se - come appunto avvenuto nella specie - sia correttamente
e congruamente motivato, insindacabile in sede di legittimit. Ed invero, le critiche formulate dalla
ricorrente non sono idonee a scalfire la correttezza e la congruit dell'iter logico giuridico seguito dalla
sentenza impugnata: le censure lamentate, in realt, non denunciano un vizio logico della motivazione ma
si concretano in argomentazioni volte a sostenere l'erroneo apprezzamento delle risultanze processuali
compiuto dai giudici. Al riguardo, va sottolineato che il vizio deducibile ai sensi dell'art. 360 cod. proc. civ.,
n. 5, deve consistere in un errore intrinseco al ragionamento del giudice che deve essere verificato in base
al solo esame del contenuto del provvedimento impugnato e non pu risolversi nella denuncia della
difformit della valutazione delle risultanze processuali compiuta dal giudice di merito rispetto a quella a
cui, secondo il ricorrente, si sarebbe dovuti pervenire: in sostanza, ai sensi dell'art. 360, n. 5 citato, la
(dedotta) erroneit della decisione non pu basarsi su una ricostruzione soggettiva del fatto che il
ricorrente formuli procedendo a una diversa lettura del materiale probatorio, atteso che tale indagine
rientra nell'ambito degli accertamenti riservati al giudice di merito ed sottratta al controllo di legittimit
della Cassazione che non pu esaminare e valutare gli atti processuali ai quali non ha accesso, ad eccezione
che per gli errores in procedendo (solo in tal caso la Corte anche giudice del fatto).
Il ricorso va rigettato.
Le spese della presente fase vanno poste a carico della ricorrente, risultata soccombente, e a favore dei
resistenti costituiti.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso.
Condanna la ricorrente al pagamento in favore dei resistenti costituiti delle spese relative alla presente fase
che liquida in Euro 2.200,00 di cui Euro 200,00 per esborsi ed Euro 2.000,00 per onorari di avvocato oltre
spese generali ed accessori di legge.

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