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LSOR1AZIONL APOS1OLICA

1.^C C.|D|M
DLL SAN1O PADRL
lRANCLSCO
AI VLSCOVI
AI PRLSBI1LRI L AI DIACONI
ALLL PLRSONL CONSACRA1L
L AI lLDLLI LAICI
SULL`ANNUNCIO DLL VANGLLO
NLL MONDO A11UALL
1IPOGRAlIA VA1ICANA
3
!" $% &'('% )*$ +%,&*$( riempie il cuore e la
ita intera di coloro che si incontrano con Gesu.
Coloro che si lasciano salare da Lui sono libera-
ti dal peccato, dalla tristezza, dal uoto interiore,
dall`isolamento. Con Gesu Cristo sempre nasce
e rinasce la gioia. In questa Lsortazione desidero
indirizzarmi ai edeli cristiani, per initarli a una
nuoa tappa eangelizzatrice marcata da questa
gioia e indicare ie per il cammino della Chiesa
nei prossimi anni.
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2. Il grande rischio del mondo attuale, con la
sua molteplice ed opprimente oerta di consu-
mo, e una tristezza indiidualista che scaturisce
dal cuore comodo e aaro, dalla ricerca malata di
piaceri superFciali, dalla coscienza isolata. Quan-
do la ita interiore si chiude nei propri interessi
non i e piu spazio per gli altri, non entrano piu
i poeri, non si ascolta piu la oce di Dio, non
si gode piu della dolce gioia del suo amore, non
palpita l`entusiasmo di are il bene. Anche i cre-
denti corrono questo rischio, certo e permanen-
te. Molti i cadono e si trasormano in persone
risentite, scontente, senza ita. Questa non e la
scelta di una ita degna e piena, questo non e il
desiderio di Dio per noi, questa non e la ita nel-
lo Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto.
4
3. Inito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e si-
tuazione si troi, a rinnoare oggi stesso il suo
incontro personale con Gesu Cristo o, almeno,
a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da
Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c`e
motio per cui qualcuno possa pensare che que-
sto inito non e per lui, perch nessuno e esclu-
so dalla gioia portata dal Signore .
1
Chi rischia,
il Signore non lo delude, e quando qualcuno a
un piccolo passo erso Gesu, scopre che Lui gia
aspettaa il suo arrio a braccia aperte. Questo
e il momento per dire a Gesu Cristo: Signore,
mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono
uggito dal tuo amore, pero sono qui un`altra ol-
ta per rinnoare la mia alleanza con te. lo biso-
gno di te. Riscattami di nuoo Signore, accettami
ancora una olta ra le tue braccia redentrici . Ci
a tanto bene tornare a Lui quando ci siamo per-
duti! Insisto ancora una olta: Dio non si stanca
mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di
chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha ini-
tato a perdonare settanta olte sette ,Mt 18,22,
ci da l`esempio: Lgli perdona settanta olte sette.
1orna a caricarci sulle sue spalle una olta dopo
l`altra. Nessuno potra toglierci la dignita che ci
conerisce questo amore inFnito e incrollabile.
Lgli ci permette di alzare la testa e ricominciare,
con una tenerezza che mai ci delude e che sem-
pre puo restituirci la gioia. Non uggiamo dalla
risurrezione di Gesu, non diamoci mai per inti,
1
3%($( VI, Lsort. ap. Cavaete iv Dovivo ,9 maggio 195,,
22: .. 6 ,195,, 29.
5
accada quel che accada. Nulla possa piu della sua
ita che ci spinge in aanti!
4. I libri dell`Antico 1estamento aeano pro-
posto la gioia della salezza, che sarebbe dienta-
ta sorabbondante nei tempi messianici. Il proe-
ta Isaia si riolge al Messia atteso salutandolo con
giubilo: lai moltiplicato la gioia, hai aumentato
la letizia ,9,2,. L incoraggia gli abitanti di Sion ad
accoglierlo con canti: Canta ed esulta! ,12,6,.
Chi gia lo ha isto all`orizzonte, il proeta lo ini-
ta a arsi messaggero per gli altri: Sali su un alto
monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la
tua oce con orza, tu che annunci liete notizie a
Gerusalemme ,40,9,. La creazione intera parte-
cipa di questa gioia della salezza: Giubilate, o
cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti,
perch il Signore consola il suo popolo e ha mi-
sericordia dei suoi poeri ,49,13,.
Zaccaria, edendo il giorno del Signore, in-
ita ad acclamare il Re che iene umile e caal-
cando un asino: Lsulta grandemente, Fglia di
Sion, giubila, Fglia di Gerusalemme! Lcco, a te
iene il tuo re. Lgli e giusto e ittorioso! ,Zc 9,9,.
Ma orse l`inito piu contagioso e quello del pro-
eta Soonia, che ci mostra lo stesso Dio come
un centro luminoso di esta e di gioia che uole
comunicare al suo popolo questo grido saliFco.
Mi riempie di ita rileggere questo testo: Il Si-
gnore, tuo Dio, in mezzo a te e un salatore po-
tente. Gioira per te, ti rinnoera con il suo amore,
esultera per te con grida di gioia ,of 3,1,.
6
L la gioia che si ie tra le piccole cose del-
la ita quotidiana, come risposta all`inito aet-
tuoso di Dio nostro Padre: liglio, per quanto
ti e possibile, trattati bene . Non priarti di un
giorno elice ,ir 14,11.14,. Quanta tenerezza
paterna si intuisce dietro queste parole!
5. Il Vangelo, doe risplende gloriosa la Croce
di Cristo, inita con insistenza alla gioia. Bastano
alcuni esempi: Rallegrati e il saluto dell`angelo
a Maria ,c 1,28,. La isita di Maria a Llisabetta
a si che Gioanni salti di gioia nel grembo di sua
madre ,cr c 1,41,. Nel suo canto Maria procla-
ma: Il mio spirito esulta in Dio, mio salatore
,c 1,4,. Quando Gesu inizia il suo ministero,
Gioanni esclama: Ora questa mia gioia e pie-
na ,Cr 3,29,. Gesu stesso esulto di gioia nel-
lo Spirito Santo ,c 10,21,. Il suo messaggio e
onte di gioia: Vi ho detto queste cose perch
la mia gioia sia in oi e la ostra gioia sia piena
,Cr 15,11,. La nostra gioia cristiana scaturi-
sce dalla onte del suo cuore traboccante. Lgli
promette ai discepoli: Voi sarete nella tristez-
za, ma la ostra tristezza si cambiera in gioia
,Cr 16,20,. L insiste: Vi edro di nuoo e il o-
stro cuore si rallegrera e nessuno potra toglieri
la ostra gioia ,Cr 16,22,. In seguito essi, eden-
dolo risorto, gioirono ,Cr 20,20,. Il libro degli
Atti degli Apostoli narra che nella prima comu-
nita prendeano cibo con letizia ,2,46,. Doe
i discepoli passaano i u grande gioia ,8,8,,
ed essi, in mezzo alla persecuzione, erano pieni
di gioia ,13,52,. Un eunuco, appena battezzato,

pieno di gioia seguia la sua strada ,8,39,, e il


carceriere u pieno di gioia insieme a tutti i suoi
per aer creduto in Dio ,16,34,. Perch non en-
trare anche noi in questo Fume di gioia
6. Ci sono cristiani che sembrano aere uno
stile di Quaresima senza Pasqua. Pero riconosco
che la gioia non si ie allo stesso modo in tut-
te la tappe e circostanze della ita, a olte molto
dure. Si adatta e si trasorma, e sempre rimane al-
meno come uno spiraglio di luce che nasce dalla
certezza personale di essere inFnitamente amato,
al di la di tutto. Capisco le persone che inclina-
no alla tristezza per le grai diFcolta che deono
patire, pero poco alla olta bisogna permettere
che la gioia della ede cominci a destarsi, come
una segreta ma erma Fducia, anche in mezzo
alle peggiori angustie: Sono rimasto lontano
dalla pace, ho dimenticato il benessere . Que-
sto intendo richiamare al mio cuore, e per questo
oglio riprendere speranza. Le grazie del Signore
non sono Fnite, non sono esaurite le sue miseri-
cordie. Si rinnoano ogni mattina, grande e la sua
edelta . L bene aspettare in silenzio la salezza
del Signore ;av 3,1.21-23.26,.
. La tentazione appare requentemente sotto
orma di scuse e recriminazioni, come se do-
essero esserci innumereoli condizioni perch
sia possibile la gioia. Questo accade perch la
societa tecnologica ha potuto moltiplicare le oc-
casioni di piacere, ma essa diFcilmente riesce a
8
procurare la gioia .
2
Posso dire che le gioie piu
belle e spontanee che ho isto nel corso della
mia ita sono quelle di persone molto poere che
hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche la
gioia genuina di coloro che, anche in mezzo a
grandi impegni proessionali, hanno saputo con-
serare un cuore credente, generoso e semplice.
In arie maniere, queste gioie attingono alla on-
te dell`amore sempre piu grande di Dio che si e
maniestato in Gesu Cristo. Non mi stanchero
di ripetere quelle parole di Benedetto XVI che
ci conducono al centro del Vangelo: All`inizio
dell`essere cristiano non c`e una decisione etica o
una grande idea, bensi l`incontro con un aeni-
mento, con una Persona, che da alla ita un nuo-
o orizzonte e, con cio, la direzione decisia .
3

8. Solo grazie a quest`incontro - o reincontro
- con l`amore di Dio, che si tramuta in elice ami-
cizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isola-
ta e dall`autoreerenzialita. Giungiamo ad essere
pienamente umani quando siamo piu che umani,
quando permettiamo a Dio di condurci al di la di
noi stessi perch raggiungiamo il nostro essere
piu ero. Li sta la sorgente dell`azione eange-
lizzatrice. Perch, se qualcuno ha accolto questo
amore che gli ridona il senso della ita, come puo
contenere il desiderio di comunicarlo agli altri
2
bia., 8: .. 6 ,195,, 292.
3
Lett. enc. Dev. carita. e.t ,25 dicembre 2005,, 1: .. 98
,2006,, 21.
9
''" $% )($-* * -(,4(05%,5* &'('%
)' *+%,&*$'66%0*
9. Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni
esperienza autentica di erita e di bellezza cerca
per se stessa la sua espansione, e ogni persona che
ia una proonda liberazione acquisisce mag-
giore sensibilita daanti alle necessita degli altri.
Comunicandolo, il bene attecchisce e si siluppa.
Per questo, chi desidera iere con dignita e pie-
nezza non ha altra strada che riconoscere l`altro e
cercare il suo bene. Non dorebbero meraigliar-
ci allora alcune espressioni di san Paolo: L`amo-
re del Cristo ci possiede ,2 Cor 5,14,, Guai a
me se non annuncio il Vangelo! ,1 Cor 9,16,.
10. La proposta e iere ad un liello superiore,
pero non con minore intensita: La ita si ra-
orza donandola e s`indebolisce nell`isolamento
e nell`agio. Di atto, coloro che sruttano di piu
le possibilita della ita sono quelli che lasciano
la ria sicura e si appassionano alla missione di
comunicare la ita agli altri .
4
Quando la Chiesa
chiama all`impegno eangelizzatore, non a altro
che indicare ai cristiani il ero dinamismo della
realizzazione personale: Qui scopriamo un`altra
legge proonda della realta: la ita cresce e matu-
ra nella misura in cui la doniamo per la ita de-
gli altri. La missione, alla Fn Fne, e questo .
5
Di
4
+ -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8
%1*0'-%,( * )*' -%0%'9', Docvvevto ai .areciaa ,31 maggio
200,, 360.
5
bia.
10
conseguenza, un eangelizzatore non dorebbe
aere costantemente una accia da unerale. Re-
cuperiamo e accresciamo il erore, la dolce e
conortante gioia di eangelizzare, anche quando
occorre seminare nelle lacrime |.| Possa il mon-
do del nostro tempo -che cerca ora nell`ango-
scia, ora nella speranza - riceere la Buona No-
ella non da eangelizzatori tristi e scoraggiati,
impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo
la cui ita irradii erore, che abbiano per primi
riceuto in loro la gioia del Cristo .
6

|v`eterva vorita
11. Un annuncio rinnoato ore ai credenti,
anche ai tiepidi o non praticanti, una nuoa gio-
ia nella ede e una econdita eangelizzatrice. In
realta, il suo centro e la sua essenza e sempre lo
stesso: il Dio che ha maniestato il suo immenso
amore in Cristo morto e risorto. Lgli rende i suoi
edeli sempre nuoi, quantunque siano anziani,
riacquistano orza, mettono ali come aquile, cor-
rono senza aannarsi, camminano senza stancar-
si ,. 40,31,. Cristo e il Vangelo eterno ,.
14,6,, ed e lo stesso ieri e oggi e per sempre
,b 13,8,, ma la sua ricchezza e la sua bellezza
sono inesauribili. Lgli e sempre gioane e onte
costante di noita. La Chiesa non cessa di stupirsi
per la proondita della ricchezza, della sapienza
e della conoscenza di Dio ,Rv 11,33,. Dicea
6
3%($( +', Lsort. ap. ravgetii vvvtiavai ,8 dicembre
195,, 80: .. 68 ,196,, 5.
11
san Gioanni della Croce: questo spessore di
sapienza e scienza di Dio e tanto proondo e im-
menso, che, bench l`anima sappia di esso, sem-
pre puo entrare piu addentro .

O anche, come
aermaa sant`Ireneo: |Cristo|, nella sua enu-
ta, ha portato con s ogni noita .
8
Lgli sempre
puo, con la sua noita, rinnoare la nostra ita e
la nostra comunita, e anche se attraersa epoche
oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristia-
na non inecchia mai. Gesu Cristo puo anche
rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo
di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costan-
te creatiita diina. Ogni olta che cerchiamo di
tornare alla onte e recuperare la reschezza ori-
ginale del Vangelo spuntano nuoe strade, meto-
di creatii, altre orme di espressione, segni piu
eloquenti, parole cariche di rinnoato signiFca-
to per il mondo attuale. In realta, ogni autentica
azione eangelizzatrice e sempre nuoa`.
12. Sebbene questa missione ci richieda un im-
pegno generoso, sarebbe un errore intenderla
come un eroico compito personale, giacch l`o-
pera e prima di tutto sua, al di la di quanto possia-
mo scoprire e intendere. Gesu e il primo e il piu
grande eangelizzatore .
9
In qualunque orma di
eangelizzazione il primato e sempre di Dio, che
ha oluto chiamarci a collaborare con Lui e sti-

Cavtico .iritvate, 36, 10.


8
.arer.v. baere.e., IV, c. 34, n.1: PC pars prior, 1083:
Omnem noitatem attulit, semetipsum aerens .
9
3%($( +', Lsort. ap. ravgetii vvvtiavai ,8 dicembre
195,, : .. 68 ,196,, 9.
12
molarci con la orza del suo Spirito. La era noi-
ta e quella che Dio stesso misteriosamente uole
produrre, quella che Lgli ispira, quella che Lgli
prooca, quella che Lgli orienta e accompagna
in mille modi. In tutta la ita della Chiesa si dee
sempre maniestare che l`iniziatia e di Dio, che
e lui che ha amato noi per primo ,1 Cr 4,10, e
che e Dio solo che a crescere ,1 Cor 3,,. Que-
sta coninzione ci permette di conserare la gioia
in mezzo a un compito tanto esigente e sFdante
che prende la nostra ita per intero. Ci chiede tut-
to, ma nello stesso tempo ci ore tutto.
13. Neppure doremmo intendere la noita di
questa missione come uno sradicamento, come
un oblio della storia ia che ci accoglie e ci spin-
ge in aanti. La memoria e una dimensione della
nostra ede che potremmo chiamare deuterono-
mica`, in analogia con la memoria di Israele. Gesu
ci lascia l`Lucaristia come memoria quotidiana
della Chiesa, che ci introduce sempre piu nella
Pasqua ,cr c 22,19,. La gioia eangelizzatrice
brilla sempre sullo sondo della memoria grata: e
una grazia che abbiamo bisogno di chiedere. Gli
Apostoli mai dimenticarono il momento in cui
Gesu tocco loro il cuore: Lrano circa le quat-
tro del pomeriggio ,Cr 1,39,. Insieme a Gesu,
la memoria ci a presente una era moltitudine
di testimoni ,b 12,1,. 1ra loro, si distinguono
alcune persone che hanno inciso in modo spe-
ciale per ar germogliare la nostra gioia credente:
Ricordatei dei ostri capi, i quali i hanno an-
nunciato la Parola di Dio ,b 13,,. A olte si
tratta di persone semplici e icine che ci hanno
13
iniziato alla ita della ede: Mi ricordo della tua
schietta ede, che ebbero anche tua nonna Loi-
de e tua madre Lunice ,2 1v 1,5,. Il credente e
ondamentalmente uno che a memoria`.
'''" $% ,2(+% *+%,&*$'66%6'(,*
3*0 $% 50%/1'//'(,* )*$$% 4*)*
14. In ascolto dello Spirito, che ci aiuta a rico-
noscere comunitariamente i segni dei tempi, dal
al 28 ottobre 2012 si e celebrata la XIII Assem-
blea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescoi
sul tema a vvora eravgetiaiove er ta tra.vi..iove
aetta feae cri.tiava. Li si e ricordato che la nuoa
eangelizzazione chiama tutti e si realizza on-
damentalmente in tre ambiti.
10
In primo luogo,
menzioniamo l`ambito della a.torate oraivaria,
animata dal uoco dello Spirito, per incendiare
i cuori dei edeli che regolarmente requentano
la Comunita e che si riuniscono nel giorno del
Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane
di ita eterna .
11
Vanno inclusi in quest`ambito
anche i edeli che conserano una ede cattolica
intensa e sincera, esprimendola in diersi modi,
bench non partecipino requentemente al culto.
Questa pastorale si orienta alla crescita dei cre-
denti, in modo che rispondano sempre meglio e
con tutta la loro ita all`amore di Dio.
10
Cr Proo.itio .
11
9*,*)*55( XVI, Ovetia vetta avta Me..a ai covctv.io
ve aetta ` ...evbtea Ceverate Oraivaria aet ivoao aei 1e.cori
,28 ottobre 2012,: .. 104 ,2012,, 890.
14
In secondo luogo, ricordiamo l`ambito delle
er.ove batteate cbe ero vov rirovo te e.igeve aet
atte.ivo ,
12
non hanno un`appartenenza cordiale
alla Chiesa e non sperimentano piu la consola-
zione della ede. La Chiesa, come madre sempre
attenta, si impegna perch essi iano una con-
ersione che restituisca loro la gioia della ede e il
desiderio di impegnarsi con il Vangelo.
InFne, rimarchiamo che l`eangelizzazione
e essenzialmente connessa con la proclamazione
del Vangelo a cotoro cbe vov covo.covo Ce.v Cri.to o
to bavvo .evre rifvtato. Molti di loro cercano Dio
segretamente, mossi dalla nostalgia del suo olto,
anche in paesi di antica tradizione cristiana. 1utti
hanno il diritto di riceere il Vangelo. I cristiani
hanno il doere di annunciarlo senza escludere
nessuno, non come chi impone un nuoo obbli-
go, bensi come chi condiide una gioia, segnala
un orizzonte bello, ore un banchetto desidera-
bile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma
per attrazione .
13
15. Gioanni Paolo II ci ha initato a ricono-
scere che bisogna, tuttaia, non perdere la ten-
sione per l`annunzio a coloro che stanno lontani
da Cristo, perch questo e it covito rivo della
Chiesa .
14
L`attiita missionaria rappresenta,
12
bia.
13
9*,*)*55( XVI, Ovetia vetta avta Me..a ai ivavgvraio
ve aetta 1 Covfereva Ceverate aett`i.coato ativoavericavo e aei
Caraibi presso il Santuario La Aparecida` ,13 maggio 200,,
.. 99 ,200,, 43.
14
Lett. enc. Reaevtori. vi..io , dicembre 1990,, 34: ..
83 ,1991,, 280.
15
ancor oggi, ta va..iva .faa per la Chiesa
15
e la
causa missionaria dee essere la prima .
16
Che
cosa succederebbe se prendessimo realmente sul
serio queste parole Semplicemente riconosce-
remmo che l`azione missionaria e it araaigva ai
ogvi oera aetta Cbie.a. In questa linea, i Vescoi
latinoamericani hanno aermato che non pos-
siamo piu rimanere tranquilli, in attesa passia,
dentro le nostre chiese
1
e che e necessario pas-
sare da una pastorale di semplice conserazio-
ne a una pastorale decisamente missionaria .
18

Questo compito continua ad essere la onte delle
maggiori gioie per la Chiesa: Vi sara gioia nel
cielo per un solo peccatore che si conerte, piu
che per noantanoe giusti i quali non hanno bi-
sogno di conersione ,c 15,,.
Proo.ta e tiviti ai qve.ta .ortaiove
16. lo accettato con piacere l`inito dei Padri
sinodali di redigere questa Lsortazione.
19
Nel ar-
lo, raccolgo la ricchezza dei laori del Sinodo. lo
consultato anche dierse persone, e intendo inol-
tre esprimere le preoccupazioni che mi muoono
in questo momento concreto dell`opera eange-
lizzatrice della Chiesa. Sono innumereoli i temi
15
bia., 40: .. 83 ,1991,, 28.
16
bia., 86: .. 83 ,1991,, 333.
1
+ -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8
%1*0'-%,( * )*' -%0%'9', Docvvevto ai .areciaa ,31 maggio
200,, 548.
18
bia., 30
19
Cr Proo.itio 1.
16
connessi all`eangelizzazione nel mondo attuale
che qui si potrebbero siluppare. Ma ho rinun-
ciato a trattare in modo particolareggiato queste
molteplici questioni che deono essere oggetto
di studio e di attento approondimento. Non cre-
do neppure che si debba attendere dal magistero
papale una parola deFnitia o completa su tutte
le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo.
Non e opportuno che il Papa sostituisca gli Lpi-
scopati locali nel discernimento di tutte le pro-
blematiche che si prospettano nei loro territori.
In questo senso, aerto la necessita di procedere
in una salutare decentralizzazione`.
1. Qui ho scelto di proporre alcune linee che
possano incoraggiare e orientare in tutta la Chie-
sa una nuoa tappa eangelizzatrice, piena di er-
ore e dinamismo. In questo quadro, e in base
alla dottrina della Costituzione dogmatica vvev
gevtivv, ho deciso, tra gli altri temi, di soermar-
mi ampiamente sulle seguenti questioni:
a, La riorma della Chiesa in uscita missionaria.
b, Le tentazioni degli operatori pastorali.
c, La Chiesa intesa come la totalita del Popolo di
Dio che eangelizza.
a, L`omelia e la sua preparazione.
e, L`inclusione sociale dei poeri.
f, La pace e il dialogo sociale.
g, Le motiazioni spirituali per l`impegno mis-
sionario.
18. Mi sono dilungato in questi temi con uno
siluppo che orse potra sembrare eccessio. Ma
1
non l`ho atto con l`intenzione di orire un trat-
tato, ma solo per mostrare l`importante incidenza
pratica di questi argomenti nel compito attuale
della Chiesa. 1utti essi inatti aiutano a delineare
un determinato stile eangelizzatore che inito
ad assumere iv ogvi attirita cbe .i reatii. L cosi, in
questo modo, possiamo accogliere, in mezzo al
nostro laoro quotidiano, l`esortazione della Pa-
rola di Dio: Siate sempre lieti nel Signore. Ve lo
ripeto, siate lieti! ,it 4,4,.
19
CAPI1OLO PRIMO
LA 1RASlORMAZIONL MISSIONARIA
DLLLA ClILSA
19. L`eangelizzazione obbedisce al mandato
missionario di Gesu: Andate dunque e ate di-
scepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del
Padre e del liglio e dello Spirito Santo, insegnan-
do loro a osserare tutto cio che i ho comanda-
to ,Mt 28,19-20,. In questi ersetti si presenta
il momento in cui il Risorto inia i suoi a pre-
dicare il Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo,
in modo che la ede in Lui si dionda in ogni
angolo della terra.
'" 2,% -.'*/% ', 2/-'5%
20. Nella Parola di Dio appare costantemente
questo dinamismo di uscita` che Dio uole pro-
ocare nei credenti. Abramo accetto la chiamata
a partire erso una terra nuoa ,cr Cev 12,1-3,.
Mose ascolto la chiamata di Dio: Va`, io ti man-
do ,. 3,10, e ece uscire il popolo erso la terra
promessa ,cr . 3,1,. A Geremia disse: An-
drai da tutti coloro a cui ti mandero ,Cer 1,,.
Oggi, in questo andate` di Gesu, sono presenti
gli scenari e le sFde sempre nuoi della missione
eangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chia-
mati a questa nuoa uscita` missionaria. Ogni
20
cristiano e ogni comunita discernera quale sia il
cammino che il Signore chiede, pero tutti siamo
initati ad accettare questa chiamata: uscire dalla
propria comodita e aere il coraggio di raggiun-
gere tutte le perierie che hanno bisogno della
luce del Vangelo.
21. La gioia del Vangelo che riempie la ita della
comunita dei discepoli e una gioia missionaria. La
sperimentano i settantadue discepoli, che torna-
no dalla missione pieni di gioia ,cr c 10,1,. La
ie Gesu, che esulta di gioia nello Spirito Santo
e loda il Padre perch la sua rielazione raggiunge
i poeri e i piu piccoli ,cr c 10,21,. La sentono
pieni di ammirazione i primi che si conertono
nell`ascoltare la predicazione degli Apostoli cia-
scuno nella propria lingua ,.t 2,6, a Pentecoste.
Questa gioia e un segno che il Vangelo e stato
annunciato e sta dando rutto. Ma ha sempre la
dinamica dell`esodo e del dono, dell`uscire da s,
del camminare e del seminare sempre di nuoo,
sempre oltre. Il Signore dice: Andiamocene al-
troe, nei illaggi icini, perch io predichi anche
la, per questo inatti sono enuto! ,Mc 1,38,.
Quando la semente e stata seminata in un luogo,
non si trattiene piu la per spiegare meglio o per
are segni ulteriori, bensi lo Spirito lo conduce a
partire erso altri illaggi.
22. La Parola ha in s una potenzialita che non
possiamo preedere. Il Vangelo parla di un seme
che, una olta seminato, cresce da s anche quan-
do l`agricoltore dorme ,cr Mc 4,26-29,. La Chie-
21
sa dee accettare questa liberta inaerrabile del-
la Parola, che e eFcace a suo modo, e in orme
molto dierse, tali da suggire spesso le nostre
preisioni e rompere i nostri schemi.
23. L`intimita della Chiesa con Gesu e un`in-
timita itinerante, e la comunione si conFgura
essenzialmente come covvviove vi..iovaria .
20
le-
dele al modello del Maestro, e itale che oggi la
Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in
tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indu-
gio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del
Vangelo e per tutto il popolo, non puo esclude-
re nessuno. Cosi l`annuncia l`angelo ai pastori di
Betlemme: Non temete, ecco, i annuncio una
grande gioia, che sara ai tvtto it ooto ,c 2,10,.
L`Apocalisse parla di un angelo eterno da an-
nunciare agli abitanti della terra e a ogvi vaiove,
tribv, tivgva e ooto ,. 14,6,.
Prevaere t`iviiatira, coivrotger.i, accovagvare,
frvttifcare e fe.teggiare
24. La Chiesa in uscita` e la comunita di di-
scepoli missionari che prendono l`iniziatia, che
si coinolgono, che accompagnano, che ruttiF-
cano e esteggiano. Priverear - prendere l`inizia-
tia`: ogliate scusarmi per questo neologismo.
La comunita eangelizzatrice sperimenta che il
Signore ha preso l`iniziatia, l`ha preceduta nell`a-
20
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale Cbri.tifaete.
taici ,30 dicembre 1988,, 32: .. 81 ,1989,, 451.
22
more ,cr 1 Cr 4,10,, e per questo essa sa are il
primo passo, sa prendere l`iniziatia senza paura,
andare incontro, cercare i lontani e arriare agli
incroci delle strade per initare gli esclusi. Vie
un desiderio inesauribile di orire misericordia,
rutto dell`aer sperimentato l`inFnita miseri-
cordia del Padre e la sua orza diusia. Osia-
mo un po` di piu di prendere l`iniziatia! Come
conseguenza, la Chiesa sa coinolgersi`. Gesu
ha laato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si
coinolge e coinolge i suoi, mettendosi in ginoc-
chio daanti agli altri per laarli. Ma subito dopo
dice ai discepoli: Sarete beati se arete questo
,Cr 13,1,. La comunita eangelizzatrice si mette
mediante opere e gesti nella ita quotidiana degli
altri, accorcia le distanze, si abbassa Fno all`umi-
liazione se e necessario, e assume la ita umana,
toccando la carne soerente di Cristo nel popo-
lo. Gli eangelizzatori hanno cosi odore di pe-
core` e queste ascoltano la loro oce. Quindi, la
comunita eangelizzatrice si dispone ad accom-
pagnare`. Accompagna l`umanita in tutti i suoi
processi, per quanto duri e prolungati possano
essere. Conosce le lunghe attese e la sopporta-
zione apostolica. L`eangelizzazione usa molta
pazienza, ed eita di non tenere conto dei limiti.
ledele al dono del Signore, sa anche ruttiFca-
re`. La comunita eangelizzatrice e sempre atten-
ta ai rutti, perch il Signore la uole econda.
Si prende cura del grano e non perde la pace a
causa della zizzania. Il seminatore, quando ede
spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha
reazioni lamentose n allarmiste. 1roa il modo
23
per ar si che la Parola si incarni in una situa-
zione concreta e dia rutti di ita nuoa, bench
apparentemente siano imperetti o incompiuti. Il
discepolo sa orire la ita intera e giocarla Fno
al martirio come testimonianza di Gesu Cristo,
pero il suo sogno non e riempirsi di nemici, ma
piuttosto che la Parola enga accolta e maniesti
la sua potenza liberatrice e rinnoatrice. InFne,
la comunita eangelizzatrice gioiosa sa sempre
esteggiare`. Celebra e esteggia ogni piccola
ittoria, ogni passo aanti nell`eangelizzazione.
L`eangelizzazione gioiosa si a bellezza nella
Liturgia in mezzo all`esigenza quotidiana di ar
progredire il bene. La Chiesa eangelizza e si
eangelizza con la bellezza della Liturgia, la qua-
le e anche celebrazione dell`attiita eangelizza-
trice e onte di un rinnoato impulso a donarsi.
''" 3%/5(0%$* ', -(,+*0/'(,*
25. Non ignoro che oggi i documenti non de-
stano lo stesso interesse che in altre epoche, e
sono rapidamente dimenticati. Ciononostante,
sottolineo che cio che intendo qui esprimere ha
un signiFcato programmatico e dalle conseguen-
ze importanti. Spero che tutte le comunita ac-
ciano in modo di porre in atto i mezzi necessari
per aanzare nel cammino di una conersione
pastorale e missionaria, che non puo lasciare le
cose come stanno. Ora non ci sere una sem-
plice amministrazione .
21
Costituiamoci in tutte
21
+ -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8
24
le regioni della terra in un stato permanente di
missione .
22

26. Paolo VI inito ad ampliare l`appello al rin-
noamento, per esprimere con orza che non si
riolgea solo ai singoli indiidui, ma alla Chie-
sa intera. Ricordiamo questo testo memorabile
che non ha perso la sua orza interpellante: La
Chiesa dee approondire la coscienza di se stes-
sa, meditare sul mistero che le e proprio |.| De-
ria da questa illuminata ed operante coscienza
uno spontaneo desiderio di conrontare l`imma-
gine ideale della Chiesa, quale Cristo ide, olle
ed amo, come sua Sposa santa ed immacolata
,f 5,2,, e il olto reale, quale oggi la Chiesa
presenta |.| Deria percio un bisogno generoso
e quasi impaziente di rinnoamento, di emenda-
mento cioe dei dietti, che quella coscienza, qua-
si un esame interiore allo specchio del modello
che Cristo di s ci lascio, denuncia e rigetta .
23
Il
Concilio Vaticano II ha presentato la conersio-
ne ecclesiale come l`apertura a una permanente
riorma di s per edelta a Gesu Cristo: Ogni
rinnoamento della Chiesa consiste essenzial-
mente in un`accresciuta edelta alla sua ocazio-
ne |.| La Chiesa peregrinante erso la meta e
chiamata da Cristo a questa continua riorma, di
cui essa, in quanto istituzione umana e terrena,
%1*0'-%,( * )*' -%0%'9': Docvvevto ai .areciaa ,31 maggio
200,, 201.
22
bia., 551.
23
3%($( +', Lett. enc. ccte.iav .vav ,6 agosto 1964,, 10:
.. 56 ,1964,, 611-612.
25
ha sempre bisogno .
24
Ci sono strutture ecclesiali
che possono arriare a condizionare un dinami-
smo eangelizzatore, ugualmente, le buone strut-
ture serono quando c`e una ita che le anima, le
sostiene e le giudica. Senza ita nuoa e autentico
spirito eangelico, senza edelta della Chiesa alla
propria ocazione`, qualsiasi nuoa struttura si
corrompe in poco tempo.
|v ivrorogabite rivvoravevto eccte.iate
2. Sogno una scelta missionaria capace di tra-
sormare ogni cosa, perch le consuetudini, gli
stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura eccle-
siale dientino un canale adeguato per l`eange-
lizzazione del mondo attuale, piu che per l`au-
topreserazione. La riorma delle strutture, che
esige la conersione pastorale, si puo intendere
solo in questo senso: are in modo che esse di-
entino tutte piu missionarie, che la pastorale or-
dinaria in tutte le sue istanze sia piu espansia e
aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante
atteggiamento di uscita` e aorisca cosi la ri-
sposta positia di tutti coloro ai quali Gesu ore
la sua amicizia. Come dicea Gioanni Paolo II ai
Vescoi dell`Oceania, ogni rinnoamento nella
Chiesa dee aere la missione come suo scopo
per non cadere preda di una specie d`introersio-
ne ecclesiale .
25

24
-(,-" *-21" +%5" II, Decreto sull`ecumenismo |vita
ti. reaivtegratio, 6.
25
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv
Oceavia ,22 noembre 2001,, 19: .. 94 ,2002,, 390.
26
28. La parrocchia non e una struttura caduca,
proprio perch ha una grande plasticita, puo as-
sumere orme molto dierse che richiedono la
docilita e la creatiita missionaria del pastore e
della comunita. Sebbene certamente non sia l`u-
nica istituzione eangelizzatrice, se e capace di
riormarsi e adattarsi costantemente, continuera
ad essere ta Cbie.a .te..a cbe rire iv veo atte ca.e
aei .voi fgti e aette .ve fgtie .
26
Questo suppone che
realmente stia in contatto con le amiglie e con la
ita del popolo e non dienti una struttura pro-
lissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che
guardano a se stessi. La parrocchia e presenza
ecclesiale nel territorio, ambito dell`ascolto della
Parola, della crescita della ita cristiana, del dia-
logo, dell`annuncio, della carita generosa, dell`a-
dorazione e della celebrazione.
2
Attraerso tutte
le sue attiita, la parrocchia incoraggia e orma
i suoi membri perch siano agenti dell`eange-
lizzazione.
28
L comunita di comunita, santuario
doe gli assetati anno a bere per continuare a
camminare, e centro di costante inio missiona-
rio. Pero dobbiamo riconoscere che l`appello alla
reisione e al rinnoamento delle parrocchie non
ha ancora dato suFcienti rutti perch siano an-
cora piu icine alla gente, e siano ambiti di co-
munione ia e di partecipazione, e si orientino
completamente erso la missione.
26
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale Cbri.tifaete.
taici ,30 dicembre 1988,, 26: .. 81 ,1989,, 438.
2
Cr Proo.itio 26.
28
Cr Proo.itio 44.
2
29. Le altre istituzioni ecclesiali, comunita di
base e piccole comunita, moimenti e altre orme
di associazione, sono una ricchezza della Chie-
sa che lo Spirito suscita per eangelizzare tutti
gli ambienti e settori. Molte olte apportano un
nuoo erore eangelizzatore e una capacita di
dialogo con il mondo che rinnoano la Chiesa.
Ma e molto salutare che non perdano il contatto
con questa realta tanto ricca della parrocchia del
luogo, e che si integrino con piacere nella pasto-
rale organica della Chiesa particolare.
29
Questa
integrazione eitera che rimangano solo con una
parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasor-
mino in nomadi senza radici.
30. Ogni Chiesa particolare, porzione della
Chiesa Cattolica sotto la guida del suo Vescoo, e
anch`essa chiamata alla conersione missionaria.
Lssa e il soggetto dell`eangelizzazione,
30
in quan-
to e la maniestazione concreta dell`unica Chiesa
in un luogo del mondo, e in essa e eramente
presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa,
cattolica e apostolica .
31
L la Chiesa incarnata in
uno spazio determinato, proista di tutti i mezzi
di salezza donati da Cristo, pero con un olto
locale. La sua gioia di comunicare Gesu Cristo
si esprime tanto nella sua preoccupazione di an-
nunciarlo in altri luoghi piu bisognosi, quanto in
29
Cr Proo.itio 26.
30
Cr Proo.itio 41.
31
-(,-" *-21" +%5" '', Decr. sulla missione pastorale dei
escoi nella Chiesa Cbri.tv. Dovivv., 11.
28
una costante uscita erso le perierie del proprio
territorio o erso i nuoi ambiti socio-culturali.
32

Si impegna a stare sempre li doe maggiormente
mancano la luce e la ita del Risorto.
33
AFnch
questo impulso missionario sia sempre piu inten-
so, generoso e econdo, esorto anche ciascuna
Chiesa particolare ad entrare in un deciso pro-
cesso di discernimento, puriFcazione e riorma.
31. Il Vescoo dee sempre aorire la comu-
nione missionaria nella sua Chiesa diocesana per-
seguendo l`ideale delle prime comunita cristiane,
nelle quali i credenti aeano un cuore solo e
un`anima sola ,cr .t 4,32,. Percio, a olte si por-
ra daanti per indicare la strada e sostenere la spe-
ranza del popolo, altre olte stara semplicemente
in mezzo a tutti con la sua icinanza semplice
e misericordiosa, e in alcune circostanze dora
camminare dietro al popolo, per aiutare coloro
che sono rimasti indietro e - soprattutto - per-
ch il gregge stesso possiede un suo olatto per
indiiduare nuoe strade. Nella sua missione di
aorire una comunione dinamica, aperta e mis-
sionaria, dora stimolare e ricercare la maturazio-
ne degli organismi di partecipazione proposti dal
Coaice ai airitto cavovico
34
e di altre orme di dialogo
pastorale, con il desiderio di ascoltare tutti e non
solo alcuni, sempre pronti a argli i complimenti.
32
Cr 9*,*)*55( ;+', Di.cor.o ai arteciavti at Covregvo
vtervaiovate iv occa.iove aet 10 avvirer.ario aet Decreto Covcitiare .a
gevte. ,11 marzo 2006,: .. 98 ,2006,, 33.
33
Cr Proo.itio 42.
34
Cr cc. 460-468, 492-502, 511-514, 536-53.
29
Ma l`obiettio di questi processi partecipatii non
sara principalmente l`organizzazione ecclesiale,
bensi il sogno missionario di arriare a tutti.
32. Dal momento che sono chiamato a ie-
re quanto chiedo agli altri, deo anche pensare a
una conersione del papato. A me spetta, come
Vescoo di Roma, rimanere aperto ai sugge-
rimenti orientati ad un esercizio del mio mini-
stero che lo renda piu edele al signiFcato che
Gesu Cristo intese dargli e alle necessita attuali
dell`eangelizzazione. Il Papa Gioanni Paolo II
chiese di essere aiutato a troare una orma di
esercizio del primato che, pur non rinunciando
in nessun modo all`essenziale della sua missione,
si apra ad una situazione nuoa .
35
Siamo aan-
zati poco in questo senso. Anche il papato e le
strutture centrali della Chiesa uniersale hanno
bisogno di ascoltare l`appello ad una conersione
pastorale. Il Concilio Vaticano II ha aermato
che, in modo analogo alle antiche Chiese patriar-
cali, le Conerenze episcopali possono portare
un molteplice e econdo contributo, acciocch il
senso di collegialita si realizzi concretamente .
36

Ma questo auspicio non si e pienamente realiz-
zato, perch ancora non si e esplicitato suFcien-
temente uno statuto delle Conerenze episcopali
che le concepisca come soggetti di attribuzioni
35
Lett. enc. |t vvvv .ivt ,25 maggio 1995,, 95: .. 8
,1995,, 9-98.
36
-(,-" *-21" +%5" '', Cost. dogm. sulla Chiesa vvev
gevtivv, 23.
30
concrete, includendo anche qualche autentica au-
torita dottrinale.
3
Un`eccessia centralizzazione,
anzich aiutare, complica la ita della Chiesa e la
sua dinamica missionaria.
33. La pastorale in chiae missionaria esige di
abbandonare il comodo criterio pastorale del si
e atto sempre cosi`. Inito tutti ad essere au-
daci e creatii in questo compito di ripensare gli
obiettii, le strutture, lo stile e i metodi eangeliz-
zatori delle proprie comunita. Una indiiduazio-
ne dei Fni senza un`adeguata ricerca comunitaria
dei mezzi per raggiungerli e condannata a tradur-
si in mera antasia. Lsorto tutti ad applicare con
generosita e coraggio gli orientamenti di questo
documento, senza diieti n paure. L`importante
e non camminare da soli, contare sempre sui ra-
telli e specialmente sulla guida dei Vescoi, in un
saggio e realistico discernimento pastorale.
'''" )%$ -2(0* )*$ +%,&*$(
34. Se intendiamo porre tutto in chiae missio-
naria, questo ale anche per il modo di comu-
nicare il messaggio. Nel mondo di oggi, con la
elocita delle comunicazioni e la selezione inte-
ressata dei contenuti operata dai veaia, il mes-
saggio che annunciamo corre piu che mai il ri-
schio di apparire mutilato e ridotto ad alcuni suoi
aspetti secondari. Ne deria che alcune questioni
3
Cr &'(+%,,' 3%($( '', Motu proprio .o.toto. .vo.
,21 maggio 1998,: .. 90 ,1998,, 641-658.
31
che anno parte dell`insegnamento morale della
Chiesa rimangono uori del contesto che da loro
senso. Il problema maggiore si eriFca quando il
messaggio che annunciamo sembra allora identi-
Fcato con tali aspetti secondari che, pur essendo
rileanti, per s soli non maniestano il cuore del
messaggio di Gesu Cristo. Dunque, coniene es-
sere realisti e non dare per scontato che i nostri
interlocutori conoscano lo sondo completo di
cio che diciamo o che possano collegare il nostro
discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che
gli conerisce senso, bellezza e attrattia.
35. Una pastorale in chiae missionaria non e
ossessionata dalla trasmissione disarticolata di
una moltitudine di dottrine che si tenta di im-
porre a orza di insistere. Quando si assume un
obiettio pastorale e uno stile missionario, che
realmente arrii a tutti senza eccezioni n esclu-
sioni, l`annuncio si concentra sull`essenziale, su
cio che e piu bello, piu grande, piu attraente e
allo stesso tempo piu necessario. La proposta si
sempliFca, senza perdere per questo proondita
e erita, e cosi dienta piu conincente e radiosa.
36. 1utte le erita rielate procedono dalla stes-
sa onte diina e sono credute con la medesima
ede, ma alcune di esse sono piu importanti per
esprimere piu direttamente il cuore del Vangelo.
In questo nucleo ondamentale cio che risplende
e ta bettea aett`avore .atrifco ai Dio vavife.tato iv
Ce.v Cri.to vorto e ri.orto. In questo senso, il Con-
cilio Vaticano II ha aermato che esiste un or-
32
dine o piuttosto una gerarchia` delle erita nella
dottrina cattolica, essendo dierso il loro nesso
col ondamento della ede cristiana .
38
Questo
ale tanto per i dogmi di ede quanto per l`insie-
me degli insegnamenti della Chiesa, ii compreso
l`insegnamento morale.
3. San 1ommaso d`Aquino insegnaa che an-
che nel messaggio morale della Chiesa c`e una
gerarcbia, nelle irtu e negli atti che da esse pro-
cedono.
39
Qui cio che conta e anzitutto la ede
che si rende operosa per mezzo della carita
,Cat 5,6,. Le opere di amore al prossimo sono
la maniestazione esterna piu peretta della gra-
zia interiore dello Spirito: L`elemento principale
della nuoa legge e la grazia dello Spirito Santo,
che si maniesta nella ede che agisce per mezzo
dell`amore .
40
Per questo aerma che, in quanto
all`agire esteriore, la misericordia e la piu grande
di tutte le irtu: La misericordia e in se stessa
la piu grande delle irtu, inatti spetta ad essa
donare ad altri e, quello che piu conta, solleare
le miserie altrui. Ora questo e compito special-
mente di chi e superiore, ecco perch si dice che
e proprio di Dio usare misericordia, e in questo
specialmente si maniesta la sua onnipotenza .
41
38
-(,-" *-21" +%5" II, Decr. sull`ecumenismo |vitati.
reaivtegratio, 11.
39
Cr vvva 1beotogiae, I-II, q. 66, art. 4-6.
40
vvva 1beotogiae, I-II, q. 108, art. 1.
41
vvva 1beotogiae, II-II, q. 30, art. 4. Cr ibia., q. 30,
art. 4, ad 1: Non esercitiamo il culto erso Dio con sacriFci
e con oerte esteriori a suo antaggio, ma a antaggio nostro
33
38. L importante trarre le conseguenze pasto-
rali dall`insegnamento conciliare, che raccoglie
un`antica coninzione della Chiesa. Anzitutto
bisogna dire che nell`annuncio del Vangelo e
necessario che i sia una adeguata proporzione.
Questa si riconosce nella requenza con la qua-
le si menzionano alcuni temi e negli accenti che
si pongono nella predicazione. Per esempio, se
un parroco durante un anno liturgico parla dieci
olte sulla temperanza e solo due o tre olte sulla
carita o sulla giustizia, si produce una spropor-
zione, per cui quelle che engono oscurate sono
precisamente quelle irtu che dorebbero essere
piu presenti nella predicazione e nella catechesi.
Lo stesso succede quando si parla piu della legge
che della grazia, piu della Chiesa che di Gesu Cri-
sto, piu del Papa che della Parola di Dio.
39. Cosi come l`organicita tra le irtu impe-
disce di escludere qualcuna di esse dall`ideale
cristiano, nessuna erita e negata. Non bisogna
mutilare l`integralita del messaggio del Vangelo.
Inoltre, ogni erita si comprende meglio se la si
mette in relazione con l`armoniosa totalita del
messaggio cristiano, e in questo contesto tutte le
erita hanno la loro importanza e si illuminano
reciprocamente. Quando la predicazione e edele
al Vangelo, si maniesta con chiarezza la centrali-
e del prossimo. Lgli inatti non ha bisogno dei nostri sacriFci,
ma uole che essi gli engano oerti per la nostra deozione e
a antaggio del prossimo. Percio la misericordia, con la quale si
soccorre la miseria altrui, e un sacriFcio a lui piu accetto, assicu-
rando esso piu da icino il bene del prossimo .
34
ta di alcune erita e risulta chiaro che la predica-
zione morale cristiana non e un`etica stoica, e piu
che un`ascesi, non e una mera FlosoFa pratica n
un catalogo di peccati ed errori. Il Vangelo inita
prima di tutto a rispondere al Dio che ci ama e
che ci sala, riconoscendolo negli altri e uscendo
da s stessi per cercare il bene di tutti. Quest`in-
ito non a oscurato in nessuna circostanza! 1ut-
te le irtu sono al serizio di questa risposta di
amore. Se tale inito non risplende con orza e
attrattia, l`ediFcio morale della Chiesa corre il
rischio di dientare un castello di carte, e questo e
il nostro peggior pericolo. Poich allora non sara
propriamente il Vangelo cio che si annuncia, ma
alcuni accenti dottrinali o morali che procedono
da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio
correra il rischio di perdere la sua reschezza e di
non aere piu il proumo del Vangelo`.
'+" $% 1'//'(,* -.* /' ',-%0,% ,*' $'1'5' 21%,'
40. La Chiesa, che e discepola missionaria, ha
bisogno di crescere nella sua interpretazione del-
la Parola rielata e nella sua comprensione della
erita. Il compito degli esegeti e dei teologi aiuta
a maturare il giudizio della Chiesa .
42
In altro
modo lo anno anche le altre scienze. Rieren-
dosi alle scienze sociali, per esempio, Gioanni
Paolo II ha detto che la Chiesa presta attenzione
42
-(,-" *-21" +%5" '', Cost. dogm. sulla diina riela-
zione Dei 1erbvv, 12.
35
ai suoi contributi per ricaare indicazioni con-
crete che la aiutino a solgere la sua missione di
Magistero .
43
Inoltre, in seno alla Chiesa i sono
innumereoli questioni intorno alle quali si ricer-
ca e si rinette con grande liberta. Le dierse linee
di pensiero FlosoFco, teologico e pastorale, se
si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispet-
to e nell`amore, possono ar crescere la Chiesa,
in quanto aiutano ad esplicitare meglio il ricchis-
simo tesoro della Parola. A quanti sognano una
dottrina monolitica diesa da tutti senza suma-
ture, cio puo sembrare un`imperetta dispersione.
Ma la realta e che tale arieta aiuta a maniestare
e a siluppare meglio i diersi aspetti dell`inesau-
ribile ricchezza del Vangelo.
44
41. Allo stesso tempo, gli enormi e rapidi cam-
biamenti culturali richiedono che prestiamo una
costante attenzione per cercare di esprimere le
erita di sempre in un linguaggio che consenta
di riconoscere la sua permanente noita. Poich,
nel deposito della dottrina cristiana una cosa e
43
Motu proprio ociativv cievtiarvv ,1 gennaio 1994,:
.. 86 ,1994,, 209.
44
San 1ommaso d`Aquino sottolineaa che la molteplici-
ta e distinzione proiene dall`intenzione del primo agente ,
colui che olle che cio che mancaa a ogni cosa per rappresen-
tare la bonta diina, osse compensato dalle altre , perch la sua
bonta non potrebbe essere rappresentata conenientemente
da una sola creatura ,vvva 1beotogiae I, q. 4, art. 1,. Percio
noi abbiamo bisogno di cogliere la arieta delle cose nella sue
molteplici relazioni ,cr vvva 1beotogiae. I, q. 4, art. 2, ad 1, q.
4, art. 3,. Per analoghe ragioni, abbiamo bisogno di ascoltarci
gli uni gli altri e completarci nella nostra recezione parziale della
realta e del Vangelo.
36
la sostanza |.| e un`altra la maniera di ormula-
re la sua espressione .
45
A olte, ascoltando un
linguaggio completamente ortodosso, quello che
i edeli riceono, a causa del linguaggio che essi
utilizzano e comprendono, e qualcosa che non
corrisponde al ero Vangelo di Gesu Cristo. Con
la santa intenzione di comunicare loro la erita
su Dio e sull`essere umano, in alcune occasioni
diamo loro un also dio o un ideale umano che
non e eramente cristiano. In tal modo, siamo
edeli a una ormulazione ma non trasmettiamo
la sostanza. Questo e il rischio piu grae. Ricor-
diamo che l`espressione della erita puo esse-
re multiorme, e il rinnoamento delle orme di
espressione si rende necessario per trasmettere
all`uomo di oggi il messaggio eangelico nel suo
immutabile signiFcato .
46
42. Questo ha una grande rileanza nell`annun-
cio del Vangelo, se eramente abbiamo a cuore
di ar percepire meglio la sua bellezza e di arla
accogliere da tutti. Ad ogni modo, non potremo
mai rendere gli insegnamenti della Chiesa qual-
cosa di acilmente comprensibile e elicemente
apprezzato da tutti. La ede consera sempre un
aspetto di croce, qualche oscurita che non toglie
ermezza alla sua adesione. Vi sono cose che si
45
&'(+%,,' ;;''', Di.cor.o vetta .otevve aertvra aet Covcitio
1aticavo ,11 ottobre 1962,: .. 54 ,1962,, 86: Lst enim
aliud ipsum depositum lidei, seu eritates, quae eneranda doc-
trina nostra continentur, aliud modus, quo eaedem enuntiantur .
46
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. enc. |t vvvv .ivt ,25 maggio
1995,, 19: .. 8 ,1995,, 933.
3
comprendono e si apprezzano solo a partire da
questa adesione che e sorella dell`amore, al di la
della chiarezza con cui se ne possano cogliere le
ragioni e gli argomenti. Per questo occorre ricor-
dare che ogni insegnamento della dottrina dee
situarsi nell`atteggiamento eangelizzatore che
risegli l`adesione del cuore con la icinanza, l`a-
more e la testimonianza.
43. Nel suo costante discernimento, la Chiesa
puo anche giungere a riconoscere consuetudi-
ni proprie non direttamente legate al nucleo del
Vangelo, alcune molto radicate nel corso della
storia, che oggi ormai non sono piu interpretate
allo stesso modo e il cui messaggio non e di solito
percepito adeguatamente. Possono essere belle,
pero ora non rendono lo stesso serizio in ordine
alla trasmissione del Vangelo. Non abbiamo pau-
ra di riederle. Allo stesso modo, ci sono norme
o precetti ecclesiali che possono essere stati mol-
to eFcaci in altre epoche, ma che non hanno piu
la stessa orza educatia come canali di ita. San
1ommaso d`Aquino sottolineaa che i precetti
dati da Cristo e dagli Apostoli al popolo di Dio
sono pochissimi .
4
Citando sant`Agostino, no-
taa che i precetti aggiunti dalla Chiesa posterior-
mente si deono esigere con moderazione per
non appesantire la ita ai edeli e trasormare
la nostra religione in una schiaitu, quando la
misericordia di Dio ha oluto che osse libera .
48

4
vvva 1beotogiae, I-II, q. 10, art. 4.
48
bia.
38
Questo aertimento, atto diersi secoli a, ha
una tremenda attualita. Dorebbe essere uno dei
criteri da considerare al momento di pensare una
riorma della Chiesa e della sua predicazione che
permetta realmente di giungere a tutti.
44. D`altra parte, tanto i Pastori come tutti i e-
deli che accompagnano i loro ratelli nella ede o
in un cammino di apertura a Dio, non possono
dimenticare cio che con tanta chiarezza insegna
il Catecbi.vo aetta Cbie.a Cattotica: L`imputabilita
e la responsabilita di un`azione possono essere
sminuite o annullate dall`ignoranza, dall`inaer-
tenza, dalla iolenza, dal timore, dalle abitudini,
dagli aetti smodati e da altri attori psichici op-
pure sociali .
49
Pertanto, senza sminuire il alore dell`idea-
le eangelico, bisogna accompagnare con mise-
ricordia e pazienza le possibili tappe di crescita
delle persone che si anno costruendo giorno per
giorno.
50
Ai sacerdoti ricordo che il conessionale
non de`essere una sala di tortura bensi il luo-
go della misericordia del Signore che ci stimola a
are il bene possibile. Un piccolo passo, in mezzo
a grandi limiti umani, puo essere piu gradito a
Dio della ita esteriormente corretta di chi tra-
scorre i suoi giorni senza ronteggiare importanti
diFcolta. A tutti dee giungere la consolazione e
lo stimolo dell`amore saliFco di Dio, che opera
49
N. 135.
50
Cr &'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale avitia
ri. cov.ortio ,22 noembre 1981,, 34: .. 4 ,1982,, 123-125.
39
misteriosamente in ogni persona, al di la dei suoi
dietti e delle sue cadute.
45. Vediamo cosi che l`impegno eangelizza-
tore si muoe tra i limiti del linguaggio e delle
circostanze. Lsso cerca sempre di comunicare
meglio la erita del Vangelo in un contesto deter-
minato, senza rinunciare alla erita, al bene e alla
luce che puo apportare quando la perezione non
e possibile. Un cuore missionario e consapeole
di questi limiti e si a debole con i deboli |.|
tutto per tutti ,1 Cor 9,22,. Mai si chiude, mai
si ripiega sulle proprie sicurezze, mai opta per
la rigidita autodiensia. Sa che egli stesso dee
crescere nella comprensione del Vangelo e nel
discernimento dei sentieri dello Spirito, e allora
non rinuncia al bene possibile, bench corra il ri-
schio di sporcarsi con il ango della strada.
+" 2,% 1%)0* )%$ -2(0* %3*05(
46. La Chiesa in uscita` e una Chiesa con le
porte aperte. Uscire erso gli altri per giungere
alle perierie umane non uol dire correre erso il
mondo senza una direzione e senza senso. Molte
olte e meglio rallentare il passo, mettere da parte
l`ansieta per guardare negli occhi e ascoltare, o
rinunciare alle urgenze per accompagnare chi e
rimasto al bordo della strada. A olte e come il
padre del Fglio prodigo, che rimane con le por-
te aperte perch quando ritornera possa entrare
senza diFcolta.
40
4. La Chiesa e chiamata ad essere sempre la
casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di
questa apertura e aere dappertutto chiese con le
porte aperte. Cosi che, se qualcuno uole seguire
un mozione dello Spirito e si aicina cercando
Dio, non si incontrera con la reddezza di una
porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure
si deono chiudere. 1utti possono partecipare in
qualche modo alla ita ecclesiale, tutti possono
ar parte della comunita, e nemmeno le porte dei
Sacramenti si dorebbero chiudere per una ra-
gione qualsiasi. Questo ale soprattutto quando
si tratta di quel sacramento che e la porta`, il
Battesimo. L`Lucaristia, sebbene costituisca la
pienezza della ita sacramentale, non e un pre-
mio per i peretti ma un generoso rimedio e un
alimento per i deboli.
51
Queste coninzioni han-
no anche conseguenze pastorali che siamo chia-
mati a considerare con prudenza e audacia. Di
requente ci comportiamo come controllori della
grazia e non come acilitatori. Ma la Chiesa non e
51
Cr /%,57%190(&'(: De acravevti., IV, +', 28: P 16,
464: Deo riceerlo sempre, perch sempre perdoni i miei pec-
cati. Se pecco continuamente, deo aere sempre un riveaio ,
ibia., IV, +, 24: P 16, 463: Colui che mangio la manna, mori,
colui che mangia di questo corpo, otterra il perdono dei suoi
peccati , /%, -'0'$$( )' %$*//%,)0'%, v ]ob. ravg. IV, 2: PC
3, 584-585: Mi sono esaminato e mi sono riconosciuto in-
degno. A coloro che parlano cosi dico: e quando sarete degni
Quando i presenterete allora daanti a Cristo L se i ostri
peccati i impediscono di aicinari e se non smettete mai di
cadere -cbi covo.ce i .voi aetitti., dice il salmo- oi rimarrete senza
prender parte della santiFcazione che iiFca per l`eternita .
41
una dogana, e la casa paterna doe c`e posto per
ciascuno con la sua ita aticosa.
48. Se la Chiesa intera assume questo dinami-
smo missionario dee arriare a tutti, senza ec-
cezioni. Pero chi dorebbe priilegiare Quando
uno legge il Vangelo incontra un orientamento
molto chiaro: non tanto gli amici e icini ricchi
bensi soprattutto i poeri e gli inermi, coloro
che spesso sono disprezzati e dimenticati, co-
loro che non hanno da ricambiarti ,c 14,14,.
Non deono restare dubbi n sussistono spiega-
zioni che indeboliscano questo messaggio tanto
chiaro. Oggi e sempre, i poeri sono i destinata-
ri priilegiati del Vangelo ,
52
e l`eangelizzazione
riolta gratuitamente ad essi e segno del Regno
che Gesu e enuto a portare. Occorre aermare
senza giri di parole che esiste un incolo insepa-
rabile tra la nostra ede e i poeri. Non lasciamoli
mai soli.
49. Usciamo, usciamo ad orire a tutti la ita
di Gesu Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa cio
che molte olte ho detto ai sacerdoti e laici di
Buenos Aires: preerisco una Chiesa accidenta-
ta, erita e sporca per essere uscita per le strade,
piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura
e la comodita di aggrapparsi alle proprie sicurez-
ze. Non oglio una Chiesa preoccupata di essere
52
9*,*)*55( ;+', Di.cor.o iv occa.iove aett`ivcovtro cov i 1e
.cori aet ra.ite re..o ta Cbie.a Cattearate ai av Paoto ,11 maggio
200,, 3: .. 99 ,200,, 428.
42
il centro e che Fnisce rinchiusa in un groiglio
di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa dee
santamente inquietarci e preoccupare la nostra
coscienza e che tanti nostri ratelli iono sen-
za la orza, la luce e la consolazione dell`amicizia
con Gesu Cristo, senza una comunita di ede che
li accolga, senza un orizzonte di senso e di ita.
Piu della paura di sbagliare spero che ci muoa la
paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno
una alsa protezione, nelle norme che ci trasor-
mano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui
ci sentiamo tranquilli, mentre uori c`e una mol-
titudine aamata e Gesu ci ripete senza sosta:
Voi stessi date loro da mangiare ,Mc 6,3,.
43
CAPI1OLO SLCONDO
NLLLA CRISI
DLLL`IMPLGNO COMUNI1ARIO
50. Prima di parlare di alcune questioni onda-
mentali relatie all`azione eangelizzatrice, con-
iene ricordare breemente qual e il contesto nel
quale ci tocca iere ed operare. Oggi si suole
parlare di un eccesso diagnostico`, che non
sempre e accompagnato da proposte risolutie
e realmente applicabili. D`altra parte, neppure ci
serirebbe uno sguardo puramente sociologico,
che abbia la pretesa di abbracciare tutta la realta
con la sua metodologia in una maniera solo ipo-
teticamente neutra ed asettica. Cio che intendo
orire a piuttosto nella linea di un ai.cervivevto
eravgetico. L lo sguardo del discepolo missionario
che si nutre della luce e della orza dello Spirito
Santo .
53
51. Non e compito del Papa orire un`anali-
si dettagliata e completa sulla realta contempo-
ranea, ma esorto tutte le comunita ad aere una
sempre igile capacita di studiare i segni dei tem-
pi .
54
Si tratta di una responsabilita grae, giacch
53
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale Pa.tore.
aabo robi. ,25 marzo 1992,, 10: .. 84 ,1992,, 63.
54
3%($( +', Lett. enc. ccte.iav .vav ,6 agosto 1964,, 19:
.. 56 ,1964,, 632.
44
alcune realta del presente, se non troano buone
soluzioni, possono innescare processi di disuma-
nizzazione da cui e poi diFcile tornare indietro.
L opportuno chiarire cio che puo essere un rut-
to del Regno e anche cio che nuoce al progetto
di Dio. Questo implica non solo riconoscere e
interpretare le mozioni dello spirito buono e del-
lo spirito cattio, ma - e qui sta la cosa decisia
- scegliere quelle dello spirito buono e respingere
quelle dello spirito cattio. Do per presupposte
le dierse analisi che hanno oerto gli altri docu-
menti del Magistero uniersale, cosi come quelle
proposte dagli Lpiscopati regionali e nazionali.
In questa Lsortazione intendo solo soermarmi
breemente, con uno sguardo pastorale, su alcuni
aspetti della realta che possono arrestare o inde-
bolire le dinamiche del rinnoamento missiona-
rio della Chiesa, sia perch riguardano la ita e
la dignita del popolo di Dio, sia perch incidono
anche sui soggetti che in modo piu diretto anno
parte delle istituzioni ecclesiali e solgono com-
piti di eangelizzazione.
'" %$-2,* /4')* )*$ 1(,)( %552%$*
52. L`umanita ie in questo momento una
solta storica che possiamo edere nei progres-
si che si producono in diersi campi. Si deono
lodare i successi che contribuiscono al benessere
delle persone, per esempio nell`ambito della sa-
lute, dell`educazione e della comunicazione. Non
possiamo tuttaia dimenticare che la maggior
45
parte degli uomini e delle donne del nostro tem-
po iono una quotidiana precarieta, con conse-
guenze uneste. Aumentano alcune patologie. Il
timore e la disperazione si impadroniscono del
cuore di numerose persone, persino nei cosiddet-
ti paesi ricchi. La gioia di iere requentemente
si spegne, crescono la mancanza di rispetto e la
iolenza, l`inequita dienta sempre piu eidente.
Bisogna lottare per iere e, spesso, per iere
con poca dignita. Questo cambiamento epocale
e stato causato dai balzi enormi che, per qualita,
quantita, elocita e accumulazione, si eriFcano
nel progresso scientiFco, nelle innoazioni tec-
nologiche e nelle loro rapide applicazioni in di-
ersi ambiti della natura e della ita. Siamo nell`e-
ra della conoscenza e dell`inormazione, onte di
nuoe orme di un potere molto spesso anonimo.
^o a vv`ecovovia aett`e.ctv.iove
53. Cosi come il comandamento non uccide-
re` pone un limite chiaro per assicurare il alore
della ita umana, oggi dobbiamo dire no a un`e-
conomia dell`esclusione e della inequita`. Questa
economia uccide. Non e possibile che non accia
notizia il atto che muoia assiderato un anziano
ridotto a iere per strada, mentre lo sia il ribasso
di due punti in borsa. Questo e esclusione. Non
si puo piu tollerare il atto che si getti il cibo,
quando c`e gente che sore la ame. Questo e
inequita. Oggi tutto entra nel gioco della compe-
titiita e della legge del piu orte, doe il potente
46
mangia il piu debole. Come conseguenza di que-
sta situazione, grandi masse di popolazione si e-
dono escluse ed emarginate: senza laoro, senza
prospettie, senza ie di uscita. Si considera l`es-
sere umano in se stesso come un bene di consu-
mo, che si puo usare e poi gettare. Abbiamo dato
inizio alla cultura dello scarto` che, addirittura,
iene promossa. Non si tratta piu semplicemente
del enomeno dello sruttamento e dell`oppres-
sione, ma di qualcosa di nuoo: con l`esclusione
resta colpita, nella sua stessa radice, l`appartenen-
za alla societa in cui si ie, dal momento che in
essa non si sta nei bassiondi, nella perieria, o
senza potere, bensi si sta uori. Gli esclusi non
sono sruttati` ma riFuti, aanzi`.
54. In questo contesto, alcuni ancora diendono
le teorie della ricaduta aoreole`, che presup-
pongono che ogni crescita economica, aorita
dal libero mercato, riesce a produrre di per s una
maggiore equita e inclusione sociale nel mondo.
Questa opinione, che non e mai stata conermata
dai atti, esprime una Fducia grossolana e inge-
nua nella bonta di coloro che detengono il po-
tere economico e nei meccanismi sacralizzati del
sistema economico imperante. Nel rattempo, gli
esclusi continuano ad aspettare. Per poter soste-
nere uno stile di ita che esclude gli altri, o per
potersi entusiasmare con questo ideale egoistico,
si e siluppata una globalizzazione dell`indie-
renza. Quasi senza accorgercene, dientiamo in-
capaci di proare compassione dinanzi al grido
di dolore degli altri, non piangiamo piu daan-
4
ti al dramma degli altri n ci interessa curarci di
loro, come se tutto osse una responsabilita a noi
estranea che non ci compete. La cultura del be-
nessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il
mercato ore qualcosa che non abbiamo anco-
ra comprato, mentre tutte queste ite stroncate
per mancanza di possibilita ci sembrano un mero
spettacolo che non ci turba in alcun modo.
^o atta vvora iaotatria aet aevaro
55. Una delle cause di questa situazione si troa
nella relazione che abbiamo stabilito con il dena-
ro, poich accettiamo paciFcamente il suo predo-
mino su di noi e sulle nostre societa. La crisi F-
nanziaria che attraersiamo ci a dimenticare che
alla sua origine i e una proonda crisi antropo-
logica: la negazione del primato dell`essere uma-
no! Abbiamo creato nuoi idoli. L`adorazione
dell`antico itello d`oro ,cr . 32,1-35, ha troa-
to una nuoa e spietata ersione nel eticismo del
denaro e nella dittatura di una economia senza
olto e senza uno scopo eramente umano. La
crisi mondiale che ineste la Fnanza e l`economia
maniesta i propri squilibri e, soprattutto, la grae
mancanza di un orientamento antropologico che
riduce l`essere umano ad uno solo dei suoi biso-
gni: il consumo.
56. Mentre i guadagni di pochi crescono espo-
nenzialmente, quelli della maggioranza si collo-
cano sempre piu distanti dal benessere di que-
sta minoranza elice. 1ale squilibrio procede da
48
ideologie che diendono l`autonomia assoluta dei
mercati e la speculazione Fnanziaria. Percio ne-
gano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di
igilare per la tutela del bene comune. Si instau-
ra una nuoa tirannia inisibile, a olte irtuale,
che impone, in modo unilaterale e implacabile, le
sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi
interessi allontanano i Paesi dalle possibilita pra-
ticabili della loro economia e i cittadini dal loro
reale potere d`acquisto. A tutto cio si aggiunge
una corruzione ramiFcata e un`easione Fscale
egoista, che hanno assunto dimensioni mondia-
li. La brama del potere e dell`aere non conosce
limiti. In questo sistema, che tende a agocitare
tutto al Fne di accrescere i beneFci, qualunque
cosa che sia ragile, come l`ambiente, rimane in-
diesa rispetto agli interessi del mercato diiniz-
zato, trasormati in regola assoluta.
^o a vv aevaro cbe gorerva ivrece ai .errire
5. Dietro questo atteggiamento si nascondo-
no il riFuto dell`etica e il riFuto di Dio. All`etica si
guarda di solito con un certo disprezzo beardo.
La si considera controproducente, troppo uma-
na, perch relatiizza il denaro e il potere. La si
aerte come una minaccia, poich condanna la
manipolazione e la degradazione della persona.
In deFnitia, l`etica rimanda a un Dio che attende
una risposta impegnatia, che si pone al di uori
delle categorie del mercato. Per queste, se asso-
lutizzate, Dio e incontrollabile, non manipolabi-
49
le, persino pericoloso, in quanto chiama l`essere
umano alla sua piena realizzazione e all`indipen-
denza da qualunque tipo di schiaitu. L`etica -
un`etica non ideologizzata - consente di creare
un equilibrio e un ordine sociale piu umano. In
tal senso, esorto gli esperti Fnanziari e i goer-
nanti dei ari Paesi a considerare le parole di un
saggio dell`antichita: Non condiidere i propri
beni con i poeri signiFca derubarli e priarli del-
la ita. I beni che possediamo non sono nostri,
ma loro .
55
58. Una riorma Fnanziaria che non ignori l`eti-
ca richiederebbe un igoroso cambio di atteggia-
mento da parte dei dirigenti politici, che esorto
ad arontare questa sFda con determinazione e
con lungimiranza, senza ignorare, naturalmen-
te, la speciFcita di ogni contesto. Il denaro dee
serire e non goernare! Il Papa ama tutti, ricchi
e poeri, ma ha l`obbligo, in nome di Cristo, di
ricordare che i ricchi deono aiutare i poeri, ri-
spettarli e promuoerli. Vi esorto alla solidarieta
disinteressata e ad un ritorno dell`economia e del-
la Fnanza ad un`etica in aore dell`essere umano.
^o att`iveqvita cbe gevera rioteva
59. Oggi da molte parti si reclama maggiore
sicurezza. Ma Fno a quando non si eliminano l`e-
sclusione e l`inequita nella societa e tra i diersi
55
/%, &'(+%,,' -0'/(/5(1(: De aaro Covcio , 6:
PC 48, 992.
50
popoli sara impossibile sradicare la iolenza. Si
accusano della iolenza i poeri e le popolazioni
piu poere, ma, senza uguaglianza di opportuni-
ta, le dierse orme di aggressione e di guerra tro-
eranno un terreno ertile che prima o poi pro-
ochera l`esplosione. Quando la societa - locale,
nazionale o mondiale - abbandona nella perieria
una parte di s, non i saranno programmi politi-
ci, n orze dell`ordine o di ivtettigevce che possano
assicurare illimitatamente la tranquillita. Cio non
accade soltanto perch l`inequita prooca la rea-
zione iolenta di quanti sono esclusi dal sistema,
bensi perch il sistema sociale ed economico e
ingiusto alla radice. Come il bene tende a comu-
nicarsi, cosi il male a cui si acconsente, cioe l`in-
giustizia, tende ad espandere la sua orza nocia
e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi
sistema politico e sociale, per quanto solido pos-
sa apparire. Se ogni azione ha delle conseguenze,
un male annidato nelle strutture di una societa
contiene sempre un potenziale di dissoluzione e
di morte. L il male cristallizzato nelle strutture
sociali ingiuste, a partire dal quale non ci si puo
attendere un uturo migliore. Siamo lontani dalla
cosiddetta Fne della storia`, giacch le condizio-
ni di uno siluppo sostenibile e paciFco non sono
ancora adeguatamente impiantate e realizzate.
60. I meccanismi dell`economia attuale pro-
muoono un`esasperazione del consumo, ma
risulta che il consumismo srenato, unito all`ine-
quita, danneggia doppiamente il tessuto sociale.
In tal modo la disparita sociale genera prima o
51
poi una iolenza che la corsa agli armamenti non
risole n risolera mai. Lssa sere solo a cercare
di ingannare coloro che reclamano maggiore si-
curezza, come se oggi non sapessimo che le armi
e la repressione iolenta, inece di apportare so-
luzioni, creano nuoi e peggiori connitti. Alcuni
semplicemente si compiacciono incolpando i po-
eri e i paesi poeri dei propri mali, con indebite
generalizzazioni, e pretendono di troare la so-
luzione in una educazione` che li tranquillizzi e
li trasormi in esseri addomesticati e inoensii.
Questo dienta ancora piu irritante se gli esclu-
si edono crescere questo cancro sociale che e
la corruzione proondamente radicata in mol-
ti Paesi - nei goerni, nell`imprenditoria e nelle
istituzioni - qualunque sia l`ideologia politica dei
goernanti.
.tcvve .fae cvttvrati
61. Langelizziamo anche quando cerchiamo
di arontare le dierse sFde che possano presen-
tarsi.
56
A olte queste si maniestano in autentici
attacchi alla liberta religiosa o in nuoe situazio-
ni di persecuzione dei cristiani, le quali, in alcuni
Paesi, hanno raggiunto lielli allarmanti di odio e
di iolenza. In molti luoghi si tratta piuttosto di
una diusa indierenza relatiista, connessa con
la disillusione e la crisi delle ideologie eriFcatasi
come reazione a tutto cio che appare totalitario.
56
Cr Proo.itio 13.
52
Cio non danneggia solo la Chiesa, ma la ita so-
ciale in genere. Riconosciamo che una cultura, in
cui ciascuno uole essere portatore di una pro-
pria erita soggettia, rende diFcile che i cittadi-
ni desiderino partecipare ad un progetto comune
che ada oltre gli interessi e i desideri personali.
62. Nella cultura dominante, il primo posto e
occupato da cio che e esteriore, immediato, i-
sibile, eloce, superFciale, proisorio. Il reale
cede il posto all`apparenza. In molti Paesi, la glo-
balizzazione ha comportato un accelerato dete-
rioramento delle radici culturali con l`inasione
di tendenze appartenenti ad altre culture, econo-
micamente siluppate ma eticamente indebolite.
Cosi si sono espressi in diersi Sinodi i Vescoi di
ari continenti. I Vescoi aricani, ad esempio, ri-
prendendo l`Lnciclica otticitvao rei .ociati., alcuni
anni a hanno segnalato che molte olte si uole
trasormare i Paesi dell`Arica in semplici pezzi
di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigan-
tesco. Cio si eriFca spesso anche nel campo dei
mezzi di comunicazione sociale, i quali, essendo
per lo piu gestiti da centri del Nord del mondo,
non sempre tengono in debita considerazione le
priorita e i problemi propri di questi paesi n ri-
spettano la loro Fsionomia culturale .
5
Allo stes-
so modo, i Vescoi dell`Asia hanno sottolineato
le innuenze che dall`esterno engono esercitate
5
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv .fri
ca ,14 settembre 1995,, 52: .. 88 ,1996,, 32-33, ')", Lett enc.
otticitvao rei .ociati. ,30 dicembre 198,, 22: .. 80 ,1988,, 539.
53
sulle culture asiatiche. Stanno emergendo nuoe
orme di comportamento che sono il risultato di
una eccessia esposizione ai mezzi di comuni-
cazione |...| Conseguenza di cio e che gli aspetti
negatii delle industrie dei media e dell`intratteni-
mento minacciano i alori tradizionali .
58
63. La ede cattolica di molti popoli si troa
oggi di ronte alla sFda della prolierazione di
nuoi moimenti religiosi, alcuni tendenti al on-
damentalismo ed altri che sembrano proporre
una spiritualita senza Dio. Questo e, da un lato,
il risultato di una reazione umana di ronte alla
societa materialista, consumista e indiidualista e,
dall`altro, un approFttare delle carenze della po-
polazione che ie nelle perierie e nelle zone im-
poerite, che sopraie in mezzo a grandi dolori
umani e cerca soluzioni immediate per le proprie
necessita. Questi moimenti religiosi, che si ca-
ratterizzano per la loro sottile penetrazione, en-
gono a colmare, all`interno dell`indiidualismo
imperante, un uoto lasciato dal razionalismo se-
colarista. Inoltre, e necessario che riconosciamo
che, se parte della nostra gente battezzata non
sperimenta la propria appartenenza alla Chiesa,
cio si dee anche ad alcune strutture e ad un clima
poco accoglienti in alcune delle nostre parrocchie
e comunita, o a un atteggiamento burocratico
per rispondere ai problemi, semplici o complessi,
della ita dei nostri popoli. In molte parti c`e un
58
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv
..ia ,6 noembre 1999,, : .. 92 ,2000,, 458.
54
predominio dell`aspetto amministratio su quello
pastorale, come pure una sacramentalizzazione
senza altre orme di eangelizzazione.
64. Il processo di secolarizzazione tende a ri-
durre la ede e la Chiesa all`ambito priato e in-
timo. Inoltre, con la negazione di ogni trascen-
denza, ha prodotto una crescente deormazione
etica, un indebolimento del senso del peccato
personale e sociale e un progressio aumento
del relatiismo, che danno luogo ad un disorien-
tamento generalizzato, specialmente nella ase
dell`adolescenza e della gioinezza, tanto ul-
nerabile dai cambiamenti. Come bene ossera-
no i Vescoi degli Stati Uniti d`America, mentre
la Chiesa insiste sull`esistenza di norme morali
oggettie, alide per tutti, ci sono coloro che
presentano questo insegnamento, come ingiu-
sto, ossia opposto ai diritti umani basilari. 1ali
argomentazioni scaturiscono solitamente da una
orma di relatiismo morale, che si unisce, non
senza inconsistenza, a una Fducia nei diritti asso-
luti degli indiidui. In quest`ottica, si percepisce
la Chiesa come se promuoesse un pregiudizio
particolare e come se intererisse con la liberta
indiiduale .
59
Viiamo in una societa dell`in-
ormazione che ci satura indiscriminatamente di
dati, tutti allo stesso liello, e Fnisce per portar-
ci ad una tremenda superFcialita al momento di
59
2,'5*) /5%5*/ -(,4*0*,-* (4 -%5.($'- 9'/.(3/, Mi
vi.tr, to er.ov. ritb a ovo.evat vctivatiov: Cviaetive. for Pa.torat
Care ;2006,, 1.
55
impostare le questioni morali. Di conseguenza,
si rende necessaria un`educazione che insegni a
pensare criticamente e che ora un percorso di
maturazione nei alori.
65. Nonostante tutta la corrente secolarista che
inade le societa, in molti Paesi - anche doe il
cristianesimo e in minoranza - la Chiesa Catto-
lica e un`istituzione credibile daanti all`opinione
pubblica, aFdabile per quanto concerne l`ambi-
to della solidarieta e della preoccupazione per i
piu indigenti. In ripetute occasioni, essa ha ser-
ito come mediatrice per aorire la soluzione di
problemi che riguardano la pace, la concordia,
l`ambiente, la diesa della ita, i diritti umani e
ciili, ecc. L quanto grande e il contributo del-
le scuole e delle uniersita cattoliche nel mondo
intero! L molto positio che sia cosi. Pero ci co-
sta mostrare che, quando poniamo sul tappeto
altre questioni che suscitano minore accoglienza
pubblica, lo acciamo per edelta alle medesime
coninzioni sulla dignita della persona umana e
il bene comune.
66. La amiglia attraersa una crisi culturale
proonda, come tutte le comunita e i legami so-
ciali. Nel caso della amiglia, la ragilita dei lega-
mi dienta particolarmente grae perch si tratta
della cellula ondamentale della societa, del luogo
doe si impara a coniere nella dierenza e ad
appartenere ad altri e doe i genitori trasmettono
la ede ai Fgli. Il matrimonio tende ad essere isto
come una mera orma di gratiFcazione aettia
56
che puo costituirsi in qualsiasi modo e modiFcar-
si secondo la sensibilita di ognuno. Ma il contri-
buto indispensabile del matrimonio alla societa
supera il liello dell`emotiita e delle necessita
contingenti della coppia. Come insegnano i Ve-
scoi rancesi, non nasce dal sentimento amoro-
so, eFmero per deFnizione, ma dalla proondita
dell`impegno assunto dagli sposi che accettano
di entrare in una comunione di ita totale .
60
6. L`indiidualismo postmoderno e globaliz-
zato aorisce uno stile di ita che indebolisce lo
siluppo e la stabilita dei legami tra le persone, e
che snatura i incoli amiliari. L`azione pastorale
dee mostrare ancora meglio che la relazione con
il nostro Padre esige e incoraggia una comunione
che guarisca, promuoa e raorzi i legami inter-
personali. Mentre nel mondo, specialmente in al-
cuni Paesi, riappaiono dierse orme di guerre e
scontri, noi cristiani insistiamo nella proposta di
riconoscere l`altro, di sanare le erite, di costruire
ponti, stringere relazioni e aiutarci a portare i
pesi gli uni degli altri ,Cat 6,2,. D`altra parte,
oggi nascono molte orme di associazione per
la diesa di diritti e per il raggiungimento di no-
bili obiettii. In tal modo si maniesta una sete
di partecipazione di numerosi cittadini che o-
60
-(,4<0*,-* )*/ <+=>2*/ )* 40%,-*. Conseil lamille
et Socit, targir te variage av er.ovve. ae vve .ee. Ovrrov. te
aebat! ,28 septiembre 2012,.
5
gliono essere costruttori del progresso sociale e
culturale.
fae aett`ivcvttvraiove aetta feae
68. Il sostrato cristiano di alcuni popoli - so-
prattutto occidentali - e una realta ia. Qui tro-
iamo, specialmente tra i piu bisognosi, una ri-
sera morale che custodisce alori di autentico
umanesimo cristiano. Uno sguardo di ede sulla
realta non puo dimenticare di riconoscere cio
che semina lo Spirito Santo. SigniFcherebbe non
aere Fducia nella sua azione libera e generosa
pensare che non ci sono autentici alori cristia-
ni la doe una gran parte della popolazione ha
riceuto il Battesimo ed esprime la sua ede e la
sua solidarieta raterna in molteplici modi. Qui
bisogna riconoscere molto piu che dei semi del
Verbo`, poich si tratta di un`autentica ede cat-
tolica con modalita proprie di espressione e di
appartenenza alla Chiesa. Non e bene ignorare
la decisia importanza che rieste una cultura se-
gnata dalla ede, perch questa cultura eangeliz-
zata, al di la dei suoi limiti, ha molte piu risorse
di una semplice somma di credenti posti dinanzi
agli attacchi del secolarismo attuale. Una cultura
popolare eangelizzata contiene alori di ede e
di solidarieta che possono proocare lo siluppo
di una societa piu giusta e credente, e possiede
una sapienza peculiare che bisogna saper ricono-
scere con uno sguardo colmo di gratitudine.
58
69. L imperioso il bisogno di eangelizzare le
culture per inculturare il Vangelo. Nei Paesi di
tradizione cattolica si trattera di accompagnare,
curare e raorzare la ricchezza che gia esiste, e
nei Paesi di altre tradizioni religiose o proonda-
mente secolarizzati si trattera di aorire nuoi
processi di eangelizzazione della cultura, bench
presuppongano progetti a lunghissimo termine.
Non posiamo, tuttaia, ignorare che sempre c`e
un appello alla crescita. Ogni cultura e ogni grup-
po sociale necessita di puriFcazione e maturazio-
ne. Nel caso di culture popolari di popolazioni
cattoliche, possiamo riconoscere alcune debolez-
ze che deono ancora essere sanate dal Vangelo:
il maschilismo, l`alcolismo, la iolenza domestica,
una scarsa partecipazione all`Lucaristia, credenze
ataliste o superstiziose che anno ricorrere alla
stregoneria, eccetera. Ma e proprio la pieta po-
polare il miglior punto di partenza per sanarle e
liberarle.
0. L anche ero che a olte l`accento, piu che
sull`impulso della pieta cristiana, si pone su or-
me esteriori di tradizioni di alcuni gruppi, o in
ipotetiche rielazioni priate che si assolutizzano.
Lsiste un certo cristianesimo atto di deozioni,
proprio di un modo indiiduale e sentimentale
di iere la ede, che in realta non corrisponde
ad un`autentica pieta popolare`. Alcuni pro-
muoono queste espressioni senza preoccuparsi
della promozione sociale e della ormazione dei
edeli, e in certi casi lo anno per ottenere bene-
Fci economici o qualche potere sugli altri. Nem-
59
meno possiamo ignorare che, negli ultimi decen-
ni, si e prodotta una rottura nella trasmissione
generazionale della ede cristiana nel popolo cat-
tolico. L innegabile che molti si sentono delusi e
cessano di identiFcarsi con la tradizione cattolica,
che aumentano i genitori che non battezzano i
Fgli e non insegnano loro a pregare, e che c`e un
certo esodo erso altre comunita di ede. Alcu-
ne cause di questa rottura sono: la mancanza di
spazi di dialogo in amiglia, l`innusso dei mezzi
di comunicazione, il soggettiismo relatiista, il
consumismo srenato che stimola il mercato, la
mancanza di accompagnamento pastorale dei piu
poeri, l`assenza di un`accoglienza cordiale nelle
nostre istituzioni e la nostra diFcolta di ricreare
l`adesione mistica della ede in uno scenario reli-
gioso plurale.
fae aette cvttvre vrbave
1. La nuoa Gerusalemme, la Citta santa ,cr
. 21,2-4,, e la meta erso cui e incamminata
l`intera umanita. L interessante che la rielazione
ci dica che la pienezza dell`umanita e della storia
si realizza in una citta. Abbiamo bisogno di ri-
conoscere la citta a partire da uno sguardo con-
templatio, ossia uno sguardo di ede che scopra
quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade,
nelle sue piazze. La presenza di Dio accompagna
la ricerca sincera che persone e gruppi compiono
per troare appoggio e senso alla loro ita. Lgli
ie tra i cittadini promuoendo la solidarieta, la
60
raternita, il desiderio di bene, di erita, di giusti-
zia. Questa presenza non dee essere abbricata,
ma scoperta, selata. Dio non si nasconde a co-
loro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo
acciano a tentoni, in modo impreciso e diuso.
2. Nella citta, l`aspetto religioso e mediato da
diersi stili di ita, da costumi associati a un sen-
so del tempo, del territorio e delle relazioni che
dierisce dallo stile delle popolazioni rurali. Nel-
la ita di ogni giorno i cittadini molte olte lotta-
no per sopraiere e, in questa lotta, si cela un
senso proondo dell`esistenza che di solito impli-
ca anche un proondo senso religioso. Dobbia-
mo contemplarlo per ottenere un dialogo come
quello che il Signore realizzo con la Samaritana,
presso il pozzo, doe lei cercaa di saziare la sua
sete ,cr Cr 4,-26,.
3. Nuoe culture continuano a generarsi in
queste enormi geograFe umane doe il cristiano
non suole piu essere promotore o generatore di
senso, ma che ricee da esse altri linguaggi, sim-
boli, messaggi e paradigmi che orono nuoi
orientamenti di ita, spesso in contrasto con il
Vangelo di Gesu. Una cultura inedita palpita e si
progetta nella citta. Il Sinodo ha constatato che
oggi le trasormazioni di queste grandi aree e la
cultura che esprimono sono un luogo priilegia-
to della nuoa eangelizzazione.
61
Cio richiede
61
Cr Proo.itio 25.
61
di immaginare spazi di preghiera e di comunio-
ne con caratteristiche innoatie, piu attraenti e
signiFcatie per le popolazioni urbane. Gli am-
bienti rurali, a causa dell`innusso dei mezzi di co-
municazione di massa, non sono estranei a que-
ste trasormazioni culturali che operano anche
mutamenti signiFcatii nei loro modi di iere.
4. Si rende necessaria un`eangelizzazione che
illumini i nuoi modi di relazionarsi con Dio, con
gli altri e con l`ambiente, e che susciti i alori on-
damentali. L necessario arriare la doe si or-
mano i nuoi racconti e paradigmi, raggiungere
con la Parola di Gesu i nuclei piu proondi dell`a-
nima delle citta. Non bisogna dimenticare che
la citta e un ambito multiculturale. Nelle grandi
citta si puo osserare un tessuto connettio in
cui gruppi di persone condiidono le medesime
modalita di sognare la ita e immaginari simili e
si costituiscono in nuoi settori umani, in ter-
ritori culturali, in citta inisibili. Sariate orme
culturali coniono di atto, ma esercitano molte
olte pratiche di segregazione e di iolenza. La
Chiesa e chiamata a porsi al serizio di un dia-
logo diFcile. D`altra parte, i sono cittadini che
ottengono i mezzi adeguati per lo siluppo della
ita personale e amiliare, pero sono moltissimi i
non cittadini`, i cittadini a meta` o gli aanzi
urbani`. La citta produce una sorta di permanen-
te ambialenza, perch, mentre ore ai suoi cit-
tadini inFnite possibilita, appaiono anche nume-
rose diFcolta per il pieno siluppo della ita di
62
molti. Questa contraddizione prooca soerenze
laceranti. In molte parti del mondo, le citta sono
scenari di proteste di massa doe migliaia di abi-
tanti reclamano liberta, partecipazione, giustizia
e arie riendicazioni che, se non engono ade-
guatamente interpretate, non si potranno mette-
re a tacere con la orza.
5. Non possiamo ignorare che nelle citta a-
cilmente si incrementano il traFco di droga e
di persone, l`abuso e lo sruttamento di mino-
ri, l`abbandono di anziani e malati, arie orme
di corruzione e di criminalita. Al tempo stesso,
quello che potrebbe essere un prezioso spazio
di incontro e di solidarieta, spesso si trasorma
nel luogo della uga e della sFducia reciproca. Le
case e i quartieri si costruiscono piu per isola-
re e proteggere che per collegare e integrare. La
proclamazione del Vangelo sara una base per ri-
stabilire la dignita della ita umana in questi con-
testi, perch Gesu uole spargere nelle citta ita
in abbondanza ,cr Cr 10,10,. Il senso unitario e
completo della ita umana che il Vangelo propo-
ne e il miglior rimedio ai mali della citta, sebbene
dobbiamo considerare che un programma e uno
stile uniorme e rigido di eangelizzazione non
sono adatti per questa realta. Ma iere Fno in
ondo cio che e umano e introdursi nel cuore del-
le sFde come ermento di testimonianza, in qual-
siasi cultura, in qualsiasi citta, migliora il cristiano
e econda la citta.
63
''" 5*,5%6'(,' )*&$' (3*0%5(0' 3%/5(0%$'
6. Sento una gratitudine immensa per l`im-
pegno di tutti coloro che laorano nella Chiesa.
Non oglio soermarmi ora ad esporre le attii-
ta dei diersi operatori pastorali, dai escoi Fno
al piu umile e nascosto dei serizi ecclesiali. Mi
piacerebbe piuttosto rinettere sulle sFde che tutti
loro deono arontare nel contesto dell`attua-
le cultura globalizzata. Pero, deo dire in primo
luogo e come doere di giustizia, che l`apporto
della Chiesa nel mondo attuale e enorme. Il no-
stro dolore e la nostra ergogna per i peccati di
alcuni membri della Chiesa, e per i propri, non
deono ar dimenticare quanti cristiani danno la
ita per amore: aiutano tanta gente a curarsi o a
morire in pace in precari ospedali, o accompa-
gnano le persone rese schiae da dierse dipen-
denze nei luoghi piu poeri della 1erra, o si pro-
digano nell`educazione di bambini e gioani, o si
prendono cura di anziani abbandonati da tutti, o
cercano di comunicare alori in ambienti ostili,
o si dedicano in molti altri modi, che mostrano
l`immenso amore per l`umanita ispiratoci dal Dio
atto uomo. Ringrazio per il bell`esempio che mi
danno tanti cristiani che orono la loro ita e il
loro tempo con gioia. Questa testimonianza mi a
tanto bene e mi sostiene nella mia personale aspi-
razione a superare l`egoismo per spendermi di piu.
. Ciononostante, come Fgli di questa epo-
ca, tutti siamo in qualche modo sotto l`innusso
della cultura attuale globalizzata, che, pur pre-
64
sentandoci alori e nuoe possibilita, puo anche
limitarci, condizionarci e persino arci ammalare.
Riconosco che abbiamo bisogno di creare spazi
adatti a motiare e risanare gli operatori pastorali,
luoghi in cui rigenerare la propria ede in Gesu
crociFsso e risorto, in cui condiidere le proprie
domande piu proonde e le preoccupazioni del
quotidiano, in cui discernere in proondita con
criteri eangelici sulla propria esistenza ed espe-
rienza, al Fne di orientare al bene e al bello le
proprie scelte indiiduali e sociali .
62
Al tempo
stesso, desidero richiamare l`attenzione su alcune
tentazioni che specialmente oggi colpiscono gli
operatori pastorali.
atta .faa ai vva .iritvatita vi..iovaria
8. Oggi si puo riscontrare in molti operatori
pastorali, comprese persone consacrate, una pre-
occupazione esagerata per gli spazi personali di
autonomia e di distensione, che porta a iere i
propri compiti come una mera appendice della
ita, come se non acessero parte della propria
identita. Nel medesimo tempo, la ita spirituale
si cononde con alcuni momenti religiosi che o-
rono un certo sollieo ma che non alimentano
l`incontro con gli altri, l`impegno nel mondo, la
passione per l`eangelizzazione. Cosi, si possono
riscontrare in molti operatori di eangelizzazio-
62
%6'(,* -%55($'-% '5%$'%,%, Me..aggio aetta `1 ..
.evbtea ^aiovate atta Cbie.a ea at Pae.e ,8 maggio 2011,.
65
ne, sebbene preghino, un`accentuazione dell`ivai
riavati.vo, una cri.i a`iaevtita e un cato aet ferrore.
Sono tre mali che si alimentano l`uno con l`altro.
9. La cultura mediatica e qualche ambiente
intellettuale a olte trasmettono una marcata sF-
ducia nei conronti del messaggio della Chiesa,
e un certo disincanto. Come conseguenza, molti
operatori pastorali, bench preghino, siluppano
una sorta di complesso di ineriorita, che li con-
duce a relatiizzare o ad occultare la loro identita
cristiana e le loro coninzioni. Si produce allora
un circolo izioso, perch cosi non sono elici
di quello che sono e di quello che anno, non si
sentono identiFcati con la missione eangelizza-
trice, e questo indebolisce l`impegno. liniscono
per soocare la gioia della missione in una specie
di ossessione per essere come tutti gli altri e per
aere quello che gli altri possiedono. In questo
modo il compito dell`eangelizzazione dienta
orzato e si dedicano ad esso pochi sorzi e un
tempo molto limitato.
80. Si siluppa negli operatori pastorali, al di la
dello stile spirituale o della peculiare linea di pen-
siero che possono aere, un relatiismo ancora
piu pericoloso di quello dottrinale. la a che are
con le scelte piu proonde e sincere che determi-
nano una orma di ita. Questo relatiismo prati-
co consiste nell`agire come se Dio non esistesse,
decidere come se i poeri non esistessero, sogna-
re come gli altri non esistessero, laorare come se
quanti non hanno riceuto l`annuncio non esi-
66
stessero. L degno di nota il atto che, persino chi
apparentemente dispone di solide coninzioni
dottrinali e spirituali, spesso cade in uno stile di
ita che porta ad attaccarsi a sicurezze economi-
che, o a spazi di potere e di gloria umana che ci si
procura in qualsiasi modo, inece di dare la ita
per gli altri nella missione. Non lasciamoci rubare
l`entusiasmo missionario!
^o att`acciaia egoi.ta
81. Quando abbiamo piu bisogno di un dina-
mismo missionario che porti sale e luce al mon-
do, molti laici temono che qualcuno li initi a
realizzare qualche compito apostolico, e cercano
di uggire da qualsiasi impegno che possa toglie-
re loro il tempo libero. Oggi, per esempio, e di-
entato molto diFcile troare catechisti prepa-
rati per le parrocchie e che perseerino nel loro
compito per diersi anni. Ma qualcosa di simile
accade con i sacerdoti, che si preoccupano con
ossessione del loro tempo personale. Questo si
dee requentemente al atto che le persone sen-
tono il bisogno imperioso di preserare i loro
spazi di autonomia, come se un compito di ean-
gelizzazione osse un eleno pericoloso inece
che una gioiosa risposta all`amore di Dio che ci
conoca alla missione e ci rende completi e e-
condi. Alcuni anno resistenza a proare Fno in
ondo il gusto della missione e rimangono aolti
in un`accidia paralizzante.
6
82. Il problema non sempre e l`eccesso di atti-
ita, ma soprattutto sono le attiita issute male,
senza le motiazioni adeguate, senza una spiri-
tualita che permei l`azione e la renda desidera-
bile. Da qui deria che i doeri stanchino piu di
quanto sia ragioneole, e a olte acciano amma-
lare. Non si tratta di una atica serena, ma tesa,
pesante, insoddisatta e, in deFnitia, non accet-
tata. Questa accidia pastorale puo aere dierse
origini. Alcuni i cadono perch portano aan-
ti progetti irrealizzabili e non iono olentieri
quello che con tranquillita potrebbero are. Altri,
perch non accettano la diFcile eoluzione dei
processi e ogliono che tutto cada dal cielo. Altri,
perch si attaccano ad alcuni progetti o a sogni
di successo coltiati dalla loro anita. Altri, per
aer perso il contatto reale con la gente, in una
spersonalizzazione della pastorale che porta a
prestare maggiore attenzione all`organizzazione
che alle persone, cosi che li entusiasma piu la ta-
bella di marcia` che la marcia stessa. Altri cadono
nell`accidia perch non sanno aspettare, ogliono
dominare il ritmo della ita. L`ansia odierna di
arriare a risultati immediati a si che gli opera-
tori pastorali non tollerino acilmente il senso di
qualche contraddizione, un apparente allimento,
una critica, una croce.
83. Cosi prende orma la piu grande minaccia,
che e il grigio pragmatismo della ita quotidiana
della Chiesa, nel quale tutto apparentemente pro-
cede nella normalita, mentre in realta la ede si
68
a logorando e degenerando nella meschinita .
63

Si siluppa la psicologia della tomba, che poco a
poco trasorma i cristiani in mummie da museo.
Delusi dalla realta, dalla Chiesa o da se stessi, i-
ono la costante tentazione di attaccarsi a una tri-
stezza dolciastra, senza speranza, che si impadro-
nisce del cuore come il piu prezioso degli elisir
del demonio .
64
Chiamati ad illuminare e a comu-
nicare ita, alla Fne si lasciano aascinare da cose
che generano solamente oscurita e stanchezza
interiore, e che debilitano il dinamismo aposto-
lico. Per tutto cio mi permetto di insistere: non
lasciamoci rubare la gioia dell`eangelizzazione!
^o at e..ivi.vo .terite
84. La gioia del Vangelo e quella che niente
e nessuno ci potra mai togliere ,cr Cr 16,22,.
I mali del nostro mondo - e quelli della Chiesa
- non dorebbero essere scuse per ridurre il no-
stro impegno e il nostro erore. Consideriamo-
li come sFde per crescere. Inoltre, lo sguardo di
ede e capace di riconoscere la luce che sempre lo
Spirito Santo dionde in mezzo all`oscurita, sen-
63
?(/*3. 0%56',&*0, itvaiove attvate aetta feae e aetta teo
togia. Conerenza pronunciata durante l`Incontro dei Presidenti
delle Commissioni Lpiscopali dell`America Latina per la dottri-
na della ede, celebrato a Guadalajara, Mxico, 1996. Pubblicata
ne `O..erratore Rovavo, 1 noembre 1996, citato in: + -(,8
4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8%1*0'-%,( * )*'
-%0%'9', Docvvevto ai .areciaa ,29 giugno 200,, 12.
64
&*(0&*/ 9*0,%,(/, ]ovrvat a`vv cvre ae cavagve, Paris,
194, p. 135.
69
za dimenticare che doe abbondo il peccato, so-
rabbondo la grazia ,Rv 5,20,. La nostra ede e
sFdata a intraedere il ino in cui l`acqua puo es-
sere trasormata, e a scoprire il grano che cresce
in mezzo della zizzania. A cinquant`anni dal Con-
cilio Vaticano II, anche se proiamo dolore per
le miserie della nostra epoca e siamo lontani da
ingenui ottimismi, il maggiore realismo non dee
signiFcare minore Fducia nello Spirito n minore
generosita. In questo senso, possiamo tornare ad
ascoltare le parole del beato Gioanni XXIII in
quella memorabile giornata dell`11 ottobre 1962:
Non senza oesa per le Nostre orecchie, ci en-
gono rierite le oci di alcuni che, sebbene accesi
di zelo per la religione, alutano pero i atti senza
suFciente obiettiita n prudente giudizio. Nel-
le attuali condizioni della societa umana essi non
sono capaci di edere altro che roine e guai |...|
A Noi sembra di doer risolutamente dissentire
da codesti proeti di sentura, che annunziano
sempre il peggio, quasi incombesse la Fne del
mondo. Nello stato presente degli eenti umani,
nel quale l`umanita sembra entrare in un nuoo
ordine di cose, sono piuttosto da edere i miste-
riosi piani della Diina Proidenza, che si realiz-
zano in tempi successii attraerso l`opera degli
uomini, e spesso al di la delle loro aspettatie, e
con sapienza dispongono tutto, anche le aerse
icende umane, per il bene della Chiesa .
65
65
Di.cor.o ai aertvra aet Covcitio cvvevico 1aticavo ,11
ottobre 1962,, 4, 2-4: .. 54 ,1962,, 89.
0
85. Una delle tentazioni piu serie che sooca-
no il erore e l`audacia e il senso di sconFtta, che
ci trasorma in pessimisti scontenti e disincantati
dalla accia scura. Nessuno puo intraprendere una
battaglia se in anticipo non conFda pienamente
nel triono. Chi comincia senza Fducia ha perso
in anticipo meta della battaglia e sotterra i propri
talenti. Anche se con la dolorosa consapeolez-
za delle proprie ragilita, bisogna andare aanti
senza darsi per inti, e ricordare quello che disse
il Signore a san Paolo: 1i basta la mia grazia, la
orza inatti si maniesta pienamente nella debo-
lezza ,2 Cor 12,9,. Il triono cristiano e sempre
una croce, ma una croce che al tempo stesso e
essillo di ittoria, che si porta con una tenerezza
combattia contro gli assalti del male. Il cattio
spirito della sconFtta e ratello della tentazione di
separare prima del tempo il grano dalla zizzania,
prodotto di una sFducia ansiosa ed egocentrica.
86. L eidente che in alcuni luoghi si e pro-
dotta una desertiFcazione` spirituale, rutto del
progetto di societa che ogliono costruirsi sen-
za Dio o che distruggono le loro radici cristiane.
Li il mondo cristiano sta dientando sterile, e
si esaurisce, come una terra supersruttata che si
trasorma in sabbia .
66
In altri Paesi, la resistenza
iolenta al cristianesimo obbliga i cristiani a i-
66
?(., .*,0@ ,*A1%,, etter of 2 ]avvar, 1, in: 1be
etter. ava Diarie. of ]obv evr, ^ervav, ol. III, Oxord 199,
p. 204.
1
ere la loro ede quasi di nascosto nel Paese che
amano. Questa e un`altra orma molto dolorosa
di deserto. Anche la propria amiglia o il proprio
luogo di laoro possono essere quell`ambiente
arido doe si dee conserare la ede e cercare di
irradiarla. Ma e proprio a partire dall`esperienza
di questo deserto, da questo uoto, che possiamo
nuoamente scoprire la gioia di credere, la sua
importanza itale per noi, uomini e donne. Nel
deserto si torna a scoprire il alore di cio che e
essenziale per iere, cosi nel mondo contempo-
raneo sono innumereoli i segni, spesso manie-
stati in orma implicita o negatia, della sete di
Dio, del senso ultimo della ita. L nel deserto c`e
bisogno soprattutto di persone di ede che, con
la loro stessa ita, indichino la ia erso la 1erra
promessa e cosi tengono ia la speranza .
6
In
ogni caso, in quelle circostanze siamo chiamati ad
essere persone-anore per dare da bere agli altri.
A olte l`anora si trasorma in una pesante cro-
ce, ma e proprio sulla Croce doe, traFtto, il Si-
gnore si e consegnato a noi come onte di acqua
ia. Non lasciamoci rubare la speranza!
atte retaiovi vvore geverate aa Ce.v Cri.to
8. Oggi, quando le reti e gli strumenti della
comunicazione umana hanno raggiunto siluppi
inauditi, sentiamo la sFda di scoprire e trasmette-
6
9*,*)*55( XVI, Ovetia vetta avta Me..a ai aertvra
aett`.vvo aetta feae ,11 ottobre 2012,: .. 104 ,2012,, 881.
2
re la mistica` di iere insieme, di mescolarci, di
incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiar-
ci, di partecipare a questa marea un po` caotica
che puo trasormarsi in una era esperienza di
raternita, in una caroana solidale, in un santo
pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori pos-
sibilita di comunicazione si tradurranno in mag-
giori possibilita di incontro e di solidarieta tra
tutti. Se potessimo seguire questa strada, sareb-
be una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto
liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire
da se stessi per unirsi agli altri a bene. Chiuder-
si in s stessi signiFca assaggiare l`amaro eleno
dell`immanenza, e l`umanita ara la peggio in
ogni scelta egoistica che acciamo.
88. L`ideale cristiano initera sempre a supe-
rare il sospetto, la sFducia permanente, la paura
di essere inasi, gli atteggiamenti diensii che il
mondo attuale ci impone. Molti tentano di ug-
gire dagli altri erso un comodo priato, o erso
il circolo ristretto dei piu intimi, e rinunciano al
realismo della dimensione sociale del Vangelo.
Perch, cosi come alcuni orrebbero un Cristo
puramente spirituale, senza carne e senza cro-
ce, si pretendono anche relazioni interpersonali
solo mediate da apparecchi soFsticati, da scher-
mi e sistemi che si possano accendere e spegnere
a comando. Nel rattempo, il Vangelo ci inita
sempre a correre il rischio dell`incontro con il
olto dell`altro, con la sua presenza Fsica che in-
terpella, col suo dolore e le sue richieste, con la
sua gioia contagiosa in un costante corpo a cor-
3
po. L`autentica ede nel liglio di Dio atto carne
e inseparabile dal dono di s, dall`appartenenza
alla comunita, dal serizio, dalla riconciliazione
con la carne degli altri. Il liglio di Dio, nella sua
incarnazione, ci ha initato alla rioluzione della
tenerezza.
89. L`isolamento, che e una ersione dell`im-
manentismo, si puo esprimere in una alsa au-
tonomia che esclude Dio e che pero puo anche
troare nel religioso una orma di consumismo
spirituale alla portata del suo morboso indiidua-
lismo. Il ritorno al sacro e la ricerca spirituale che
caratterizzano la nostra epoca sono enomeni
ambigui. Ma piu dell`ateismo, oggi abbiamo di
ronte la sFda di rispondere adeguatamente alla
sete di Dio di molta gente, perch non cerchi-
no di spegnerla con proposte alienanti o con un
Gesu Cristo senza carne e senza impegno con
l`altro. Se non troano nella Chiesa una spirituali-
ta che li sani, li liberi, li ricolmi di ita e di pace e
che nel medesimo tempo li chiami alla comunio-
ne solidale e alla econdita missionaria, Fniranno
ingannati da proposte che non umanizzano n
danno gloria a Dio.
90. Le orme proprie della religiosita popolare
sono incarnate, perch sono sgorgate dall`incar-
nazione della ede cristiana in una cultura popo-
lare. Per cio stesso esse includono una relazione
personale, non con energie armonizzanti ma con
Dio, con Gesu Cristo, con Maria, con un san-
to. lanno carne, hanno olti. Sono adatte per
4
alimentare potenzialita relazionali e non tanto
ughe indiidualiste. In altri settori delle nostre
societa cresce la stima per dierse orme di spi-
ritualita del benessere` senza comunita, per una
teologia della prosperita` senza impegni rater-
ni, o per esperienze soggettie senza olto, che
si riducono a una ricerca interiore immanentista.
91. Una sFda importante e mostrare che la so-
luzione non consistera mai nel uggire da una
relazione personale e impegnata con Dio, che al
tempo stesso ci impegni con gli altri. Questo e
cio che accade oggi quando i credenti anno in
modo di nascondersi e togliersi dalla ista degli
altri, e quando sottilmente scappano da un luogo
all`altro o da un compito all`altro, senza creare
incoli proondi e stabili: vagivatio tocorvv et
vvtatio vvtto. fefettit .
68
L un also rimedio che a
ammalare il cuore e a olte il corpo. L necessa-
rio aiutare a riconoscere che l`unica ia consiste
nell`imparare a incontrarsi con gli altri con l`at-
teggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli
come compagni di strada, senza resistenze inte-
riori. Meglio ancora, si tratta di imparare a sco-
prire Gesu nel olto degli altri, nella loro oce,
nelle loro richieste. L anche imparare a sorire
in un abbraccio con Gesu crociFsso quando su-
biamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza
stancarci mai di scegliere la raternita.
69
68
5(11%/( )% B*13'/, De vitatiove Cbri.ti, Liber I, IX,
5: Andar sognando luoghi diersi, e passare dall`uno all`altro, e
stato per molti un inganno .
69
Vale la testimonianza di Santa 1eresa di Lisieux, nella
5
92. Li sta la era guarigione, dal momento che
il modo di relazionarci con gli altri che realmente
ci risana inece di arci ammalare, e una raternita
vi.tica, contemplatia, che sa guardare alla gran-
dezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in
ogni essere umano, che sa sopportare le mole-
stie del iere insieme aggrappandosi all`amore
di Dio, che sa aprire il cuore all`amore diino per
cercare la elicita degli altri come la cerca il loro
Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche la
doe sono un piccolo gregge ,c 12,32,, i di-
scepoli del Signore sono chiamati a iere come
comunita che sia sale della terra e luce del mondo
,cr Mt 5,13-16,. Sono chiamati a dare testimo-
nianza di una appartenenza eangelizzatrice in
maniera sempre nuoa.
0
Non lasciamoci rubare
la comunita!
sua relazione con quella consorella che le risultaa particolar-
mente sgradeole, in cui un`esperienza interiore ha auto un
impatto decisio: Una sera d`inerno stao acendo, come di
solito, il mio dolce compito per la sorella Saint Pierre. lace-
a reddo, staa acendosi notte... Improisamente ascoltai
di lontano il suono armonioso di uno strumento musicale. Mi
immaginai percio un salone molto illuminato, tutto risplenden-
te di drappeggi dorati, e in tale salone signorine elegantemente
estite che si scambiaano complimenti e cortesie mondane. Poi
Fssai la poera inerma alla quale io dao sostegno. Al posto di
una melodia poteo sentire ogni tanto i suoi gemiti pietosi ,...,.
Non posso dire quello che accadde nel mio animo. La sola cosa
che so e che il Signore illumino la mia anima con i raggi della
erita, i quali superaano a tal punto il luccichio tenebroso del-
le este della 1erra, che non poteo credere al grado della mia
elicita : Manoscritto C, 29 - 30 r, in Oevrre. covtete., Paris,
1992, pp. 24-25.
0
Cr Proo.itio 8.
6
^o atta vovaavita .iritvate
93. La mondanita spirituale, che si nasconde
dietro apparenze di religiosita e persino di amo-
re alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della
gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere
personale. L quello che il Signore rimproeraa ai
larisei: L come potete credere, oi che riceete
gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che
iene dall`unico Dio ,Cr 5,44,. Si tratta di un
modo sottile di cercare i propri interessi, non
quelli di Gesu Cristo ,it 2,21,. Assume molte
orme, a seconda del tipo di persona e della con-
dizione nella quale si insinua. Dal momento che
e legata alla ricerca dell`apparenza, non sempre
si accompagna con peccati pubblici, e all`esterno
tutto appare corretto. Ma se inadesse la Chiesa,
sarebbe inFnitamente piu disastrosa di qualun-
que altra mondanita semplicemente morale .
1
94. Questa mondanita puo alimentarsi special-
mente in due modi proondamente connessi tra
loro. Uno e il ascino dello gnosticismo, una ede
rinchiusa nel soggettiismo, doe interessa uni-
camente una determinata esperienza o una serie
di ragionamenti e conoscenze che si ritiene pos-
sano conortare e illuminare, ma doe il soggetto
in deFnitia rimane chiuso nell`immanenza della
sua propria ragione o dei suoi sentimenti. L`altro
e il neopelagianesimo autoreerenziale e prome-
1
.*,0@ )* $29%-, Meaitatiov .ve t`!gti.e, Paris, 1968, p.
321.

teico di coloro che in deFnitia anno aFdamen-


to unicamente sulle proprie orze e si sentono
superiori agli altri perch osserano determinate
norme o perch sono irremoibilmente edeli ad
un certo stile cattolico proprio del passato. L una
presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che
da luogo ad un elitarismo narcisista e autorita-
rio, doe inece di eangelizzare si analizzano e si
classiFcano gli altri, e inece di acilitare l`accesso
alla grazia si consumano le energie nel controlla-
re. In entrambi i casi, n Gesu Cristo n gli altri
interessano eramente. Sono maniestazioni di
un immanentismo antropocentrico. Non e possi-
bile immaginare che da queste orme riduttie di
cristianesimo possa scaturire un autentico dina-
mismo eangelizzatore.
95. Questa oscura mondanita si maniesta in
molti atteggiamenti apparentemente opposti ma
con la stessa pretesa di dominare lo spazio del-
la Chiesa`. In alcuni si nota una cura ostentata
della liturgia, della dottrina e del prestigio della
Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inse-
rimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei
bisogni concreti della storia. In tal modo la ita
della Chiesa si trasorma in un pezzo da museo
o in un possesso di pochi. In altri, la medesima
mondanita spirituale si nasconde dietro il ascino
di poter mostrare conquiste sociali e politiche, o
in una anagloria legata alla gestione di accende
pratiche, o in un`attrazione per le dinamiche di
autostima e di realizzazione autoreerenziale. Si
puo anche tradurre in diersi modi di mostrarsi a
8
se stessi coinolti in una densa ita sociale piena
di iaggi, riunioni, cene, riceimenti. Oppure si
esplica in un unzionalismo manageriale, carico
di statistiche, pianiFcazioni e alutazioni, doe il
principale beneFciario non e il Popolo di Dio ma
piuttosto la Chiesa come organizzazione. In tutti
i casi, e pria del sigillo di Cristo incarnato, cro-
ciFsso e risuscitato, si rinchiude in gruppi di etite,
non a realmente in cerca dei lontani n delle im-
mense moltitudini assetate di Cristo. Non c`e piu
erore eangelico, ma il godimento spurio di un
autocompiacimento egocentrico.
96. In questo contesto, si alimenta la anagloria
di coloro che si accontentano di aere qualche
potere e preeriscono essere generali di eserciti
sconFtti piuttosto che semplici soldati di uno
squadrone che continua a combattere. Quan-
te olte sogniamo piani apostolici espansioni-
sti, meticolosi e ben disegnati, tipici dei generali
sconFtti! Cosi neghiamo la nostra storia di Chie-
sa, che e gloriosa in quanto storia di sacriFci, di
speranza, di lotta quotidiana, di ita consumata
nel serizio, di costanza nel laoro aticoso, per-
ch ogni laoro e sudore della nostra ronte`.
Inece ci intratteniamo anitosi parlando a pro-
posito di quello che si dorebbe are` - il pec-
cato del si dorebbe are` - come maestri spiri-
tuali ed esperti di pastorale che danno istruzioni
rimanendo all`esterno. Coltiiamo la nostra im-
maginazione senza limiti e perdiamo il contatto
con la realta soerta del nostro popolo edele.
9
9. Chi e caduto in questa mondanita guarda
dall`alto e da lontano, riFuta la proezia dei ra-
telli, squaliFca chi gli pone domande, a risaltare
continuamente gli errori degli altri ed e ossessio-
nato dall`apparenza. la ripiegato il rierimento
del cuore all`orizzonte chiuso della sua imma-
nenza e dei suoi interessi e, come conseguenza di
cio, non impara dai propri peccati n e autenti-
camente aperto al perdono. L una tremenda cor-
ruzione con apparenza di bene. Bisogna eitarla
mettendo la Chiesa in moimento di uscita da s,
di missione centrata in Gesu Cristo, di impegno
erso i poeri. Dio ci liberi da una Chiesa monda-
na sotto drappeggi spirituali o pastorali! Questa
mondanita asFssiante si sana assaporando l`aria
pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimane-
re centrati in noi stessi, nascosti in un`apparenza
religiosa uota di Dio. Non lasciamoci rubare il
Vangelo!
^o atta gverra tra ai voi
98. All`interno del Popolo di Dio e nelle dierse
comunita, quante guerre! Nel quartiere, nel posto
di laoro, quante guerre per inidie e gelosie, an-
che tra cristiani! La mondanita spirituale porta al-
cuni cristiani ad essere in guerra con altri cristiani
che si rappongono alla loro ricerca di potere, di
prestigio, di piacere o di sicurezza economica.
Inoltre, alcuni smettono di iere un`appartenen-
za cordiale alla Chiesa per alimentare uno spirito
di contesa. Piu che appartenere alla Chiesa intera,
80
con la sua ricca arieta, appartengono a questo
o quel gruppo che si sente dierente o speciale.
99. Il mondo e lacerato dalle guerre e dalla io-
lenza, o erito da un diuso indiidualismo che
diide gli esseri umani e li pone l`uno contro l`al-
tro ad inseguire il proprio benessere. In ari Pa-
esi risorgono connitti e ecchie diisioni che si
credeano in parte superate. Ai cristiani di tutte
le comunita del mondo desidero chiedere spe-
cialmente una testimonianza di comunione ra-
terna che dienti attraente e luminosa. Che tutti
possano ammirare come i prendete cura gli uni
degli altri, come i incoraggiate mutuamente e
come i accompagnate: Da questo tutti sapran-
no che siete miei discepoli: se aete amore gli uni
per gli altri ,Cr 13,35,. L quello che ha chiesto
con intensa preghiera Gesu al Padre: Siano una
sola cosa . in noi . perch il mondo creda
,Cr 1,21,. Attenzione alla tentazione dell`ini-
dia! Siamo sulla stessa barca e andiamo erso lo
stesso porto! Chiediamo la grazia di rallegrarci
dei rutti degli altri, che sono di tutti.
100. A coloro che sono eriti da antiche dii-
sioni risulta diFcile accettare che li esortiamo al
perdono e alla riconciliazione, perch pensano
che ignoriamo il loro dolore o pretendiamo di ar
perdere loro memoria e ideali. Ma se edono la
testimonianza di comunita autenticamente ra-
terne e riconciliate, questa e sempre una luce che
attrae. Percio mi a tanto male riscontrare come
in alcune comunita cristiane, e persino tra per-
81
sone consacrate, si dia spazio a dierse orme di
odio, diisione, calunnia, diamazione, endet-
ta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a
qualsiasi costo, Fno a persecuzioni che sembrano
una implacabile caccia alle streghe. Chi ogliamo
eangelizzare con questi comportamenti
101. Chiediamo al Signore che ci accia com-
prendere la legge dell`amore. Che buona cosa e
aere questa legge! Quanto ci a bene amarci gli
uni gli altri al di la di tutto! Si, al di la di tutto!
A ciascuno di noi e diretta l`esortazione paolina:
Non lasciarti incere dal male, ma inci il male
con il bene ,Rv 12,21,. L ancora: Non stan-
chiamoci di are il bene ,Cat 6,9,. 1utti abbiamo
simpatie ed antipatie, e orse proprio in questo
momento siamo arrabbiati con qualcuno. Dicia-
mo almeno al Signore: Signore, sono arrabbiato
con questo, con quella. 1i prego per lui e per lei`.
Pregare per la persona con cui siamo irritati e un
bel passo erso l`amore, ed e un atto di eangeliz-
zazione. lacciamolo oggi! Non lasciamoci rubare
l`ideale dell`amore raterno!
.ttre .fae eccte.iati
102. I laici sono semplicemente l`immensa
maggioranza del popolo di Dio. Al loro serizio
c`e una minoranza: i ministri ordinati. L cresciuta
la coscienza dell`identita e della missione del laico
nella Chiesa. Disponiamo di un numeroso laica-
to, bench non suFciente, con un radicato senso
comunitario e una grande edelta all`impegno del-
82
la carita, della catechesi, della celebrazione della
ede. Ma la presa di coscienza di questa responsa-
bilita laicale che nasce dal Battesimo e dalla Con-
ermazione non si maniesta nello stesso modo
da tutte le parti. In alcuni casi perch non si sono
ormati per assumere responsabilita importanti,
in altri casi per non aer troato spazio nelle loro
Chiese particolari per poter esprimersi ed agire, a
causa di un eccessio clericalismo che li mantiene
al margine delle decisioni. Anche se si nota una
maggiore partecipazione di molti ai ministeri lai-
cali, questo impegno non si rinette nella penetra-
zione dei alori cristiani nel mondo sociale, poli-
tico ed economico. Si limita molte olte a compiti
intraecclesiali senza un reale impegno per l`ap-
plicazione del Vangelo alla trasormazione della
societa. La ormazione dei laici e l`eangelizza-
zione delle categorie proessionali e intellettua-
li rappresentano un`importante sFda pastorale.
103. La Chiesa riconosce l`indispensabile ap-
porto della donna nella societa, con una sensi-
bilita, un`intuizione e certe capacita peculiari che
sono solitamente piu proprie delle donne che
degli uomini. Ad esempio, la speciale attenzio-
ne emminile erso gli altri, che si esprime in
modo particolare, anche se non esclusio, nella
maternita. Vedo con piacere come molte donne
condiidono responsabilita pastorali insieme con
i sacerdoti, danno il loro contributo per l`accom-
pagnamento di persone, di amiglie o di gruppi
ed orono nuoi apporti alla rinessione teolo-
gica. Ma c`e ancora bisogno di allargare gli spa-
zi per una presenza emminile piu incisia nella
83
Chiesa. Perch il genio emminile e necessario
in tutte le espressioni della ita sociale, per tale
motio si dee garantire la presenza delle donne
anche nell`ambito laoratio
2
e nei diersi luo-
ghi doe engono prese le decisioni importanti,
tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali.
104. Le riendicazioni dei legittimi diritti delle
donne, a partire dalla erma coninzione che uo-
mini e donne hanno la medesima dignita, pongo-
no alla Chiesa domande proonde che la sFdano
e che non si possono superFcialmente eludere.
Il sacerdozio riserato agli uomini, come segno
di Cristo Sposo che si consegna nell`Lucaristia, e
una questione che non si pone in discussione, ma
puo dientare motio di particolare connitto se
si identiFca troppo la potesta sacramentale con
il potere. Non bisogna dimenticare che quan-
do parliamo di potesta sacerdotale ci troiamo
nell`ambito della fvviove, non della aigvita e del-
la santita .
3
Il sacerdozio ministeriale e uno dei
mezzi che Gesu utilizza al serizio del suo popo-
lo, ma la grande dignita iene dal Battesimo, che
e accessibile a tutti. La conFgurazione del sacer-
dote con Cristo Capo - ale a dire, come onte
principale della grazia - non implica un`esaltazio-
ne che lo collochi in cima a tutto il resto. Nella
Chiesa le unzioni non danno luogo alla supe-
2
3(,5'4'-'( -(,/'&$'( )*$$% &'2/5'6'% * )*$$% 3%-*,
Covevaio aetta Dottriva ociate aetta Cbie.a, 295.
3
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale, Cbri.tifae
te. taici ,30 dicembre 1988,, 51: .. 81 ,1989,, 493.
84
riorita degli uni sugli altri .
4
Di atto, una don-
na, Maria, e piu importante dei escoi. Anche
quando la unzione del sacerdozio ministeriale si
considera gerarchica`, occorre tenere ben pre-
sente che e ordinata totatvevte alla santita delle
membra di Cristo .
5
Sua chiae e suo ulcro non
e il potere inteso come dominio, ma la potesta di
amministrare il sacramento dell`Lucaristia, da qui
deria la sua autorita, che e sempre un serizio
al popolo. Qui si presenta una grande sFda per
i pastori e per i teologi, che potrebbero aiutare
a meglio riconoscere cio che questo implica ri-
spetto al possibile ruolo della donna li doe si
prendono decisioni importanti, nei diersi ambiti
della Chiesa.
105. La pastorale gioanile, cosi come eraamo
abituati a silupparla, ha soerto l`urto dei cam-
biamenti sociali. I gioani, nelle strutture abituali,
spesso non troano risposte alle loro inquietudi-
ni, necessita, problematiche e erite. A noi adul-
ti costa ascoltarli con pazienza, comprendere le
loro inquietudini o le loro richieste, e imparare
a parlare con loro nel linguaggio che essi com-
prendono. Per questa stessa ragione le proposte
4
-(,&0*&%6'(,* 3*0 $% )(550',% )*$$% 4*)*, Di-
chiarazione vter iv.igviore., sulla questione dell`ammissione della
donna al sacerdozio ministeriale ,15 ottobre 196,, VI: .. 68
,19, 115, citata in: &'(+%,,' 3%($( '': Lsort. ap. postsinoda-
le, Cbri.tifaete. taici ,30 dicembre 1988,, 51 ,nota 190,: .. 81
,1989,, 493.
5
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. ap. Mvtieri. aigvitatev
,15 agosto 1988,, 2: .. 80 ,1988,, 118.
85
educatie non producono i rutti sperati. La pro-
lierazione e la crescita di associazioni e moi-
menti prealentemente gioanili si possono in-
terpretare come un`azione dello Spirito che apre
strade nuoe in sintonia con le loro aspettatie
e con la ricerca di spiritualita proonda e di un
senso di appartenenza piu concreto. L necessa-
rio, tuttaia, rendere piu stabile la partecipazione
di queste aggregazioni all`interno della pastorale
d`insieme della Chiesa.
6
106. Anche se non sempre e acile accostare
i gioani, si sono atti progressi in due ambiti:
la consapeolezza che tutta la comunita li ean-
gelizza e li educa, e l`urgenza che essi abbiano
un maggiore protagonismo. Si dee riconoscere
che, nell`attuale contesto di crisi dell`impegno e
dei legami comunitari, sono molti i gioani che
orono il loro aiuto solidale di ronte ai mali del
mondo e intraprendono arie orme di militanza
e di olontariato. Alcuni partecipano alla ita del-
la Chiesa, danno ita a gruppi di serizio e a di-
erse iniziatie missionarie nelle loro diocesi o in
altri luoghi. Che bello che i gioani siano ian-
danti della ede`, elici di portare Gesu in ogni
strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!
10. In molti luoghi scarseggiano le ocazioni
al sacerdozio e alla ita consacrata. Spesso questo
e douto all`assenza nelle comunita di un erore
6
Cr Proo.itio 51.
86
apostolico contagioso, per cui esse non entusia-
smano e non suscitano attrattia. Doe c`e ita,
erore, oglia di portare Cristo agli altri, sorgo-
no ocazioni genuine. Persino in parrocchie doe
i sacerdoti non sono molto impegnati e gioiosi,
e la ita raterna e erorosa della comunita che
riseglia il desiderio di consacrarsi interamente a
Dio e all`eangelizzazione, soprattutto se tale i-
ace comunita prega insistentemente per le oca-
zioni e ha il coraggio di proporre ai suoi gioani
un cammino di speciale consacrazione. D`altra
parte, nonostante la scarsita di ocazioni, oggi
abbiamo una piu chiara coscienza della necessita
di una migliore selezione dei candidati al sacerdo-
zio. Non si possono riempire i seminari sulla base
di qualunque tipo di motiazione, tanto meno se
queste sono legate ad insicurezza aettia, a ri-
cerca di orme di potere, gloria umana o benes-
sere economico.
108. Come ho gia detto, non ho oluto ori-
re un`analisi completa, ma inito le comunita a
completare ed arricchire queste prospettie a
partire dalla consapeolezza delle sFde che le
riguardano direttamente o da icino. Spero che
quando lo aranno tengano conto che, ogni olta
che cerchiamo di leggere nella realta attuale i se-
gni dei tempi, e opportuno ascoltare i gioani e
gli anziani. Lntrambi sono la speranza dei popoli.
Gli anziani apportano la memoria e la saggezza
dell`esperienza, che inita a non ripetere stupi-
damente gli stessi errori del passato. I gioani ci
chiamano a risegliare e accrescere la speranza,
8
perch portano in s le nuoe tendenze dell`u-
manita e ci aprono al uturo, in modo che non
rimaniamo ancorati alla nostalgia di strutture e
abitudini che non sono piu portatrici di ita nel
mondo attuale.
109. Le sFde esistono per essere superate. Sia-
mo realisti, ma senza perdere l`allegria, l`audacia
e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci
rubare la orza missionaria!
89
CAPI1OLO 1LRZO
L`ANNUNCIO DLL VANGLLO
110. Dopo aer preso in considerazione alcune
sFde della realta attuale, desidero ora ricordare
il compito che ci preme in qualunque epoca e
luogo, perch non i puo essere era eangeliz-
zazione senza l`esplicita proclamazione che Gesu
e il Signore , e senza che i sia un primato della
proclamazione di Gesu Cristo in ogni attiita di
eangelizzazione .

Raccogliendo le preoccupa-
zioni dei Vescoi asiatici, Gioanni Paolo II a-
ermo che, se la Chiesa dee compiere il suo
destino proidenziale, l`eangelizzazione, come
gioiosa, paziente e progressia predicazione della
morte saliFca e della Risurrezione di Gesu Cri-
sto, de`essere la ostra priorita assoluta .
8
Que-
sto ale per tutti.
'" 5255( '$ 3(3($( )' )'(
%,,2,-'% '$ +%,&*$(
111. L`eangelizzazione e compito della Chie-
sa. Ma questo soggetto dell`eangelizzazione e
ben piu di una istituzione organica e gerarchica,

&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv


..ia ,6 noembre 1999,, 19: .. 92 ,2000,, 48.
8
bia., 2: .. 92 ,2000,, 451.
90
poich anzitutto e un popolo in cammino erso
Dio. Si tratta certamente di un vi.tero che aon-
da le sue radici nella 1rinita, ma che ha la sua
concretezza storica in un popolo pellegrino ed
eangelizzatore, che trascende sempre ogni pur
necessaria espressione istituzionale. Propongo di
soermarci un poco su questo modo d`intende-
re la Chiesa, che troa il suo ultimo ondamento
nella libera e gratuita iniziatia di Dio.
|v ooto er tvtti
112. La salezza che Dio ci ore e opera della
sua misericordia. Non esiste azione umana, per
buona che possa essere, che ci accia meritare un
dono cosi grande. Dio, per pura grazia, ci attrae
per unirci a S.
9
Lgli inia il suo Spirito nei nostri
cuori per arci suoi Fgli, per trasormarci e per
renderci capaci di rispondere con la nostra ita
al suo amore. La Chiesa e iniata da Gesu Cristo
come sacramento della salezza oerta da Dio.
80

Lssa, mediante la sua azione eangelizzatrice,
collabora come strumento della grazia diina che
opera incessantemente al di la di ogni possibile
superisione. Lo esprimea bene Benedetto XVI
aprendo le rinessioni del Sinodo: L importan-
te sempre sapere che la prima parola, l`iniziatia
era, l`attiita era iene da Dio e solo inseren-
doci in questa iniziatia diina, solo implorando
9
Cr Proo.itio 4.
80
Cr -(,-" *-21" +%5" II, Cost. dogm. vvev gevtivv
sulla Chiesa, 1.
91
questa iniziatia diina, possiamo anche noi di-
enire - con Lui e in Lui - eangelizzatori .
81
Il
principio del rivato aetta graia de`essere un aro
che illumina costantemente le nostre rinessioni
sull`eangelizzazione.
113. Questa salezza, che Dio realizza e che la
Chiesa gioiosamente annuncia, e per tutti,
82
e Dio
ha dato origine a una ia per unirsi a ciascuno de-
gli esseri umani di tutti i tempi. la scelto di con-
ocarli come popolo e non come esseri isolati.
83

Nessuno si sala da solo, cioe n come indiiduo
isolato n con le sue proprie orze. Dio ci attrae
tenendo conto della complessa trama di relazioni
interpersonali che comporta la ita in una comu-
nita umana. Questo popolo che Dio si e scelto e
conocato e la Chiesa. Gesu non dice agli Apo-
stoli di ormare un gruppo esclusio, un gruppo
di etite. Gesu dice: Andate e ate discepoli tut-
ti i popoli ,Mt 28,19,. San Paolo aerma che
nel popolo di Dio, nella Chiesa non c`e Giudeo
n Greco... perch tutti oi siete uno in Cristo
Gesu ,Cat 3,28,. Mi piacerebbe dire a quelli che
si sentono lontani da Dio e dalla Chiesa, a quelli
che sono timorosi e agli indierenti: il Signore
81
Meaitaiove avravte ta riva Covgregaiove geverate aetta
` ...evbtea geverate oraivaria aet ivoao aei re.cori ,8 ottobre
2012, : .. 104 ,2012,, 89.
82
Cr Proo.itio 6, -(,-" *-21" +%5" II, Cost. past. sulla
Chiesa nel mondo contemporaneo Cavaivv et .e., 22.
83
Cr -(,-" *-21" +%5" II, Cost. dogm. sulla Chiesa v
vev gevtivv, 9.
92
chiama anche te ad essere parte del suo popolo e
lo a con grande rispetto e amore!
114. Lssere Chiesa signiFca essere Popolo di
Dio, in accordo con il grande progetto d`amore
del Padre. Questo implica essere il ermento di
Dio in mezzo all`umanita. Vuol dire annunciare e
portare la salezza di Dio in questo nostro mon-
do, che spesso si perde, che ha bisogno di ae-
re risposte che incoraggino, che diano speranza,
che diano nuoo igore nel cammino. La Chie-
sa de`essere il luogo della misericordia gratuita,
doe tutti possano sentirsi accolti, amati, perdo-
nati e incoraggiati a iere secondo la ita buona
del Vangelo.
|v ooto aai votti rotti
115. Questo Popolo di Dio si incarna nei po-
poli della 1erra, ciascuno dei quali ha la propria
cultura. La nozione di cultura e uno strumento
prezioso per comprendere le dierse espressioni
della ita cristiana presenti nel Popolo di Dio. Si
tratta dello stile di ita di una determinata socie-
ta, del modo peculiare che hanno i suoi membri
di relazionarsi tra loro, con le altre creature e con
Dio. Intesa cosi, la cultura comprende la totalita
della ita di un popolo.
84
Ogni popolo, nel suo
dienire storico, siluppa la propria cultura con
84
Cr ''' -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%8
5',(8%1*0'-%,( * )*' -%0%'9', Docvvevto ai Pvebta ,23 marzo
199,, 386-38.
93
legittima autonomia.
85
Cio si dee al atto che la
persona umana, di natura sua ha assolutamente
bisogno d`una ita sociale
86
ed e sempre rierita
alla societa, doe ie un modo concreto di rap-
portarsi alla realta. L`essere umano e sempre cul-
turalmente situato: natura e cultura sono quanto
mai strettamente connesse .
8
La grazia suppo-
ne la cultura, e il dono di Dio si incarna nella
cultura di chi lo ricee.
116. In questi due millenni di cristianesimo, in-
numereoli popoli hanno riceuto la grazia della
ede, l`hanno atta Forire nella loro ita quotidia-
na e l`hanno trasmessa secondo le modalita cul-
turali loro proprie. Quando una comunita acco-
glie l`annuncio della salezza, lo Spirito Santo ne
econda la cultura con la orza trasormante del
Vangelo. In modo che, come possiamo edere
nella storia della Chiesa, il cristianesimo non di-
spone di un unico modello culturale, bensi, re-
stando pienamente se stesso, nella totale edelta
all`annuncio eangelico e alla tradizione ecclesia-
le, esso portera anche il olto delle tante culture e
dei tanti popoli in cui e accolto e radicato .
88
Nei
diersi popoli che sperimentano il dono di Dio
secondo la propria cultura, la Chiesa esprime la
sua autentica cattolicita e mostra la bellezza di
85
Cr -(,-" *-21" +%5" II, Cost. past. sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo Cavaivv et .e., 36.
86
bia., 25.
8
bia., 53.
88
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. ap. ^oro Mittevvio ivevvte
,6 gennaio 2001,, 40: .. 93 ,2001,, 294-295.
94
questo olto pluriorme .
89
Nelle espressioni cri-
stiane di un popolo eangelizzato, lo Spirito San-
to abbellisce la Chiesa, mostrandole nuoi aspetti
della Rielazione e regalandole un nuoo olto.
Nell`inculturazione, la Chiesa introduce i popoli
con le loro culture nella sua stessa comunita ,
90

perch i alori e le orme positii che ogni cul-
tura propone arricchiscono la maniera in cui
il Vangelo e annunciato, compreso e issuto .
91

In tal modo la Chiesa, assumendo i alori delle
dierenti culture, dienta .ov.a orvata vovitibv.
.vi.`, la sposa che si adorna con i suoi gioielli`
,. 61,10, .
92

11. Se ben intesa, la diersita culturale non
minaccia l`unita della Chiesa. L lo Spirito Santo,
iniato dal Padre e dal liglio, che trasorma i no-
stri cuori e ci rende capaci di entrare nella comu-
nione peretta della Santissima 1rinita, doe ogni
cosa troa la sua unita. Lgli costruisce la comu-
nione e l`armonia del Popolo di Dio. Lo stesso
Spirito Santo e l`armonia, cosi come e il incolo
d`amore tra il Padre e il liglio.
93
Lgli e Colui che
89
bia. 40: .. 93 ,2001,, 295.
90
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. enc. Reaevtori. vi..io , di-
cembre 1990,, 52: .. 83 ,1991,, 299. Cr Lsort. ap. Catecbe.i
1raaevaae ,16 ottobre 199, 53: .. 1 ,199,, 1321.
91
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv
Oceavia ,22 noembre 2001,, 16: .. 94 ,2002,, 384.
92
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv
.frica ,14 settembre 1995,, 61: .. 88 ,1996,, 39.
93
Cr /%, 5(11%/( )7%>2',(, vvva 1beotogiae, I, q. 39,
art. 8, cons. 2: Se si esclude lo Spirito Santo, che e il legame di
entrambi, non si puo comprendere la concordia dell`unita tra il
95
suscita una molteplice e aria ricchezza di doni
e al tempo stesso costruisce un`unita che non e
mai uniormita ma multiorme armonia che at-
trae. L`eangelizzazione riconosce gioiosamente
queste molteplici ricchezze che lo Spirito gene-
ra nella Chiesa. Non arebbe giustizia alla logi-
ca dell`incarnazione pensare ad un cristianesimo
monoculturale e monocorde. Sebbene sia ero
che alcune culture sono state strettamente legate
alla predicazione del Vangelo e allo siluppo di
un pensiero cristiano, il messaggio rielato non si
identiFca con nessuna di esse e possiede un con-
tenuto transculturale. Percio, nell`eangelizzazio-
ne di nuoe culture o di culture che non hanno
accolto la predicazione cristiana, non e indispen-
sabile imporre una determinata orma culturale,
per quanto bella e antica, insieme con la proposta
eangelica. Il messaggio che annunciamo presen-
ta sempre un qualche riestimento culturale, pero
a olte nella Chiesa cadiamo nella anitosa sacra-
lizzazione della propria cultura, e con cio possia-
mo mostrare piu anatismo che autentico erore
eangelizzatore.
118. I Vescoi dell`Oceania hanno chiesto che
li la Chiesa siluppi una comprensione e una
presentazione della erita di Cristo partendo dalle
tradizioni e dalle culture della regione , e hanno
sollecitato tutti i missionari a operare in armo-
nia con i cristiani indigeni per assicurare che la
Padre e il liglio , ibia., I, q. 3, art. 1, ad 3.
96
ede e la ita della Chiesa siano espresse in orme
legittime appropriate a ciascuna cultura .
94
Non
possiamo pretendere che tutti i popoli di tutti i
continenti, nell`esprimere la ede cristiana, imiti-
no le modalita adottate dai popoli europei in un
determinato momento della storia, perch la ede
non puo chiudersi dentro i conFni della com-
prensione e dell`espressione di una cultura parti-
colare.
95
L indiscutibile che una sola cultura non
esaurisce il mistero della redenzione di Cristo.
1vtti .iavo ai.ceoti vi..iovari
119. In tutti i battezzati, dal primo all`ultimo,
opera la orza santiFcatrice dello Spirito che
spinge ad eangelizzare. Il Popolo di Dio e santo
in ragione di questa unzione che lo rende ivfat
tibite iv creaevao. Questo signiFca che quando
crede non si sbaglia, anche se non troa parole
per esprimere la sua ede. Lo Spirito lo guida nel-
la erita e lo conduce alla salezza.
96
Come par-
te del suo mistero d`amore erso l`umanita, Dio
dota la totalita dei edeli di un i.tivto aetta feae - il
.ev.v. faei - che li aiuta a discernere cio che ie-
ne realmente da Dio. La presenza dello Spirito
concede ai cristiani una certa connaturalita con le
realta diine e una saggezza che permette loro di
94
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv
Oceavia ,22 noembre 2001,, 1: .. 94 ,2002,, 385.
95
Cr &'(+%,,' 3%($( '', Lsort.. ap. postsinodale ccte
.ia iv ..ia ,6 noembre 1999,, 20: .. 92 ,2000,, 48-482.
96
Cr -(,-" *-21" +%5" II, Cost. dogm. sulla Chiesa v
vev gevtivv, 12.
9
coglierle intuitiamente, bench non dispongano
degli strumenti adeguati per esprimerle con pre-
cisione.
120. In irtu del Battesimo riceuto, ogni mem-
bro del Popolo di Dio e dientato discepolo mis-
sionario ,cr Mt 28,19,. Ciascun battezzato, qua-
lunque sia la sua unzione nella Chiesa e il grado
di istruzione della sua ede, e un soggetto attio
di eangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare
ad uno schema di eangelizzazione portato aan-
ti da attori qualiFcati in cui il resto del popolo
edele osse solamente recettio delle loro azio-
ni. La nuoa eangelizzazione dee implicare un
nuoo protagonismo di ciascuno dei battezzati.
Questa coninzione si trasorma in un appello
diretto ad ogni cristiano, perch nessuno rinunci
al proprio impegno di eangelizzazione, dal mo-
mento che, se uno ha realmente atto esperienza
dell`amore di Dio che lo sala, non ha bisogno
di molto tempo di preparazione per andare ad
annunciarlo, non puo attendere che gli engano
impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni
cristiano e missionario nella misura in cui si e in-
contrato con l`amore di Dio in Cristo Gesu, non
diciamo piu che siamo discepoli` e missiona-
ri`, ma che siamo sempre discepoli-missionari`.
Se non siamo coninti, guardiamo ai primi disce-
poli, che immediatamente dopo aer conosciu-
to lo sguardo di Gesu, andaano a proclamarlo
pieni di gioia: Abbiamo incontrato il Messia
,Cr 1,41,. La samaritana, non appena terminato
98
il suo dialogo con Gesu, dienne missionaria, e
molti samaritani credettero in Gesu per la pa-
rola della donna ,Cr 4,39,. Anche san Paolo, a
partire dal suo incontro con Gesu Cristo, subito
annunciaa che Gesu e il Fglio di Dio ,.t 9,20,.
L noi che cosa aspettiamo
121. Certamente tutti noi siamo chiamati a cre-
scere come eangelizzatori. Al tempo stesso ci
adoperiamo per una migliore ormazione, un ap-
proondimento del nostro amore e una piu chia-
ra testimonianza del Vangelo. In questo senso,
tutti dobbiamo lasciare che gli altri ci eangelizzi-
no costantemente, questo pero non signiFca che
dobbiamo rinunciare alla missione eangelizza-
trice, ma piuttosto troare il modo di comunica-
re Gesu che corrisponda alla situazione in cui ci
troiamo. In ogni caso, tutti siamo chiamati ad
orire agli altri la testimonianza esplicita dell`a-
more saliFco del Signore, che al di la delle no-
stre imperezioni ci ore la sua icinanza, la sua
Parola, la sua orza, e da senso alla nostra ita. Il
tuo cuore sa che la ita non e la stessa senza di
Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che
ti aiuta a iere e che ti da speranza, quello e cio
che dei comunicare agli altri. La nostra imper-
ezione non de`essere una scusa, al contrario, la
missione e uno stimolo costante per non adagiar-
si nella mediocrita e per continuare a crescere. La
testimonianza di ede che ogni cristiano e chiama-
to ad orire, implica aermare come san Paolo:
Non ho certo raggiunto la meta, non sono arri-
99
ato alla perezione, ma mi sorzo di correre per
conquistarla ... corro erso la meta ,it 3,12-13,.
a fora eravgetiatrice aetta ieta ootare
122. Allo stesso modo, possiamo pensare che
i diersi popoli nei quali e stato inculturato il
Vangelo sono soggetti collettii attii, operatori
dell`eangelizzazione. Questo si eriFca perch
ogni popolo e il creatore della propria cultura ed
il protagonista della propria storia. La cultura e
qualcosa di dinamico, che un popolo ricrea co-
stantemente, ed ogni generazione trasmette alla
seguente un complesso di atteggiamenti relati-
i alle dierse situazioni esistenziali, che questa
dee rielaborare di ronte alle proprie sFde. L`es-
sere umano e insieme Fglio e padre della cul-
tura in cui e immerso .
9
Quando in un popolo
si e inculturato il Vangelo, nel suo processo di
trasmissione culturale trasmette anche la ede in
modi sempre nuoi, da qui l`importanza dell`e-
angelizzazione intesa come inculturazione. Cia-
scuna porzione del Popolo di Dio, traducendo
nella propria ita il dono di Dio secondo il pro-
prio genio, ore testimonianza alla ede riceuta
e la arricchisce con nuoe espressioni che sono
eloquenti. Si puo dire che il popolo eangelizza
continuamente s stesso .
98
Qui rieste impor-
9
&'(+%,,' 3%($( II, Lett. enc. iae. et ratio ,14 settem-
bre 1998,, 1: .. 91 ,1999,, 60.
98
''' -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8
%1*0'-%,( * )*' -%0%'9', Docvvevto ai Pvebta ,23 marzo 199,,
100
tanza la pieta popolare, autentica espressione
dell`azione missionaria spontanea del Popolo di
Dio. Si tratta di una realta in permanente silup-
po, doe lo Spirito Santo e il protagonista.
99
123. Nella pieta popolare si puo cogliere la mo-
dalita in cui la ede riceuta si e incarnata in una
cultura e continua a trasmettersi. In alcuni mo-
menti guardata con sFducia, e stata oggetto di
rialutazione nei decenni posteriori al Concilio.
L stato Paolo VI nella sua Lsortazione apostoli-
ca ravgetii vvvtiavai a dare un impulso decisio
in tal senso. Lgli i spiega che la pieta popolare
maniesta una sete di Dio che solo i semplici e
i poeri possono conoscere
100
e che rende ca-
paci di generosita e di sacriFcio Fno all`eroismo,
quando si tratta di maniestare la ede .
101
Piu i-
cino ai nostri giorni, Benedetto XVI, in America
Latina, ha segnalato che si tratta di un prezioso
tesoro della Chiesa cattolica e che in essa appa-
re l`anima dei popoli latinoamericani .
102

124. Nel Docvvevto ai .areciaa si descriono
le ricchezze che lo Spirito Santo dispiega nella
pieta popolare con la sua iniziatia gratuita. In
450, cr + -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8
%1*0'-%,( * )*' -%0%'9', Docvvevto ai .areciaa ,29 giugno
200,, 264.
99
Cr &'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia
iv ..ia ,6 noembre 1999,, 21: .. 92 ,2000,, 482-484.
100
N. 48: .. 68 ,196,, 38.
101
bia.
102
Di.cor.o avravte ta e..iove ivavgvrate aetta 1 Covfereva
geverate aett`i.coato ativoavericavo e aei Caraibi ,13 maggio
200,, 1: .. 99 ,200,, 446-44.
101
quell`amato continente, doe tanti cristiani espri-
mono la loro ede attraerso la pieta popolare, i
Vescoi la chiamano anche spiritualita popola-
re o mistica popolare .
103
Si tratta di una era
spiritualita incarnata nella cultura dei sempli-
ci .
104
Non e uota di contenuti, bensi li scopre e
li esprime piu mediante la ia simbolica che con
l`uso della ragione strumentale, e nell`atto di ede
accentua maggiormente il creaere iv Devv che il
creaere Devv.
105
L un modo legittimo di iere la
ede, un modo di sentirsi parte della Chiesa, e di
essere missionari ,
106
porta con s la grazia della
missionarieta, dell`uscire da s stessi e dell`essere
pellegrini: Il camminare insieme erso i santuari
e il partecipare ad altre maniestazioni della pieta
popolare, portando con s anche i Fgli o initan-
do altre persone, e in s stesso un atto di eange-
lizzazione .
10
Non coartiamo n pretendiamo di
controllare questa orza missionaria!
125. Per capire questa realta c`e bisogno di
aicinarsi ad essa con lo sguardo del Buon Pa-
store, che non cerca di giudicare, ma di amare.
Solamente a partire dalla connaturalita aettia
103
+ -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8
%1*0'-%,( * )*' -%0%'9', Docvvevto ai .areciaa ,29 giugno
200,, 262.
104
bia., 263.
105
Cr /%, 5(11%/( )7%>2',(, vvva 1beologiae II-II,
q 2, art. 2.
106
+ -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8
%1*0'-%,( * )*' -%0%'9', Docvvevto ai .areciaa ,29 giugno
200,, 264.
10
bia.
102
che l`amore da possiamo apprezzare la ita te-
ologale presente nella pieta dei popoli cristiani,
specialmente nei poeri. Penso alla ede salda di
quelle madri ai piedi del letto del Fglio malato
che si aerrano ad un rosario anche se non san-
no imbastire le rasi del Credo, o a tanta carica di
speranza diusa con una candela che si accende
in un`umile dimora per chiedere aiuto a Maria,
o in quegli sguardi di amore proondo a Cristo
crociFsso. Chi ama il santo Popolo edele di Dio
non puo edere queste azioni unicamente come
una ricerca naturale della diinita. Sono la ma-
niestazione di una ita teologale animata dall`a-
zione dello Spirito Santo che e stato riersato nei
nostri cuori ,cr Rv 5,5,.
126. Nella pieta popolare, poich e rutto del
Vangelo inculturato, e sottesa una orza attia-
mente eangelizzatrice che non possiamo sot-
toalutare: sarebbe come disconoscere l`opera
dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad
incoraggiarla e a raorzarla per approondire il
processo di inculturazione che e una realta mai
terminata. Le espressioni della pieta popolare
hanno molto da insegnarci e, per chi e in grado
di leggerle, sono un tvogo teotogico a cui dobbiamo
prestare attenzione, particolarmente nel momen-
to in cui pensiamo alla nuoa eangelizzazione.
Da er.ova a er.ova
12. Ora che la Chiesa desidera iere un pro-
ondo rinnoamento missionario, c`e una orma
103
di predicazione che compete a tutti noi come im-
pegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo
alle persone con cui ciascuno ha a che are, tanto
ai piu icini quanto agli sconosciuti. L la predi-
cazione inormale che si puo realizzare durante
una conersazione ed e anche quella che attua un
missionario quando isita una casa. Lssere disce-
polo signiFca aere la disposizione permanente
di portare agli altri l`amore di Gesu e questo a-
iene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella
ia, nella piazza, al laoro, in una strada.
128. In questa predicazione, sempre rispettosa
e gentile, il primo momento consiste in un dia-
logo personale, in cui l`altra persona si esprime e
condiide le sue gioie, le sue speranze, le preoc-
cupazioni per i suoi cari e tante cose che riempio-
no il suo cuore. Solo dopo tale conersazione e
possibile presentare la Parola, sia con la lettura di
qualche passo della Scrittura o in modo narratio,
ma sempre ricordando l`annuncio ondamentale:
l`amore personale di Dio che si e atto uomo, ha
dato s stesso per noi e, iente, ore la sua sal-
ezza e la sua amicizia. L l`annuncio che si con-
diide con un atteggiamento umile e testimoniale
di chi sa sempre imparare, con la consapeolezza
che il messaggio e tanto ricco e tanto proondo
che ci supera sempre. A olte si esprime in ma-
niera piu diretta, altre olte attraerso una testi-
monianza personale, un racconto, un gesto, o la
orma che lo stesso Spirito Santo puo suscitare
in una circostanza concreta. Se sembra pruden-
te e se i sono le condizioni, e bene che questo
104
incontro raterno e missionario si concluda con
una bree preghiera, che si colleghi alle preoccu-
pazioni che la persona ha maniestato. Cosi, essa
sentira piu chiaramente di essere stata ascoltata
e interpretata, che la sua situazione e stata posta
nelle mani di Dio, e riconoscera che la Parola di
Dio parla realmente alla sua esistenza.
129. Non si dee pensare che l`annuncio ean-
gelico sia da trasmettere sempre con determinate
ormule stabilite, o con parole precise che espri-
mano un contenuto assolutamente inariabile. Si
trasmette in orme cosi dierse che sarebbe im-
possibile descrierle o catalogarle, e nelle quali il
Popolo di Dio, con i suoi innumereoli gesti e
segni, e soggetto collettio. Di conseguenza, se
il Vangelo si e incarnato in una cultura, non si
comunica piu solamente attraerso l`annuncio
da persona a persona. Questo dee arci pensare
che, in quei Paesi doe il cristianesimo e mino-
ranza, oltre ad incoraggiare ciascun battezzato ad
annunciare il Vangelo, le Chiese particolari deo-
no promuoere attiamente orme, almeno ini-
ziali, di inculturazione. Cio a cui si dee tendere,
in deFnitia, e che la predicazione del Vangelo,
espressa con categorie proprie della cultura in cui
e annunciato, proochi una nuoa sintesi con tale
cultura. Bench questi processi siano sempre len-
ti, a olte la paura ci paralizza troppo. Se consen-
tiamo ai dubbi e ai timori di soocare qualsiasi
audacia, puo accadere che, al posto di essere cre-
atii, semplicemente noi restiamo comodi senza
proocare alcun aanzamento e, in tal caso, non
105
saremo partecipi di processi storici con la nostra
cooperazione, ma semplicemente spettatori di
una sterile stagnazione della Chiesa.
Cari.vi at .erriio aetta covvviove eravgetiatrice
130. Lo Spirito Santo arricchisce tutta la Chiesa
che eangelizza anche con diersi carismi. Lssi
sono doni per rinnoare ed ediFcare la Chiesa.
108

Non sono un patrimonio chiuso, consegnato ad
un gruppo perch lo custodisca, piuttosto si trat-
ta di regali dello Spirito integrati nel corpo ec-
clesiale, attratti erso il centro che e Cristo, da
doe si incanalano in una spinta eangelizzatrice.
Un chiaro segno dell`autenticita di un carisma e la
sua ecclesialita, la sua capacita di integrarsi armo-
nicamente nella ita del Popolo santo di Dio per
il bene di tutti. Un`autentica noita suscitata dallo
Spirito non ha bisogno di gettare ombre sopra
altre spiritualita e doni per aermare se stessa.
Quanto piu un carisma olgera il suo sguardo
al cuore del Vangelo, tanto piu il suo esercizio
sara ecclesiale. L nella comunione, anche se co-
sta atica, che un carisma si riela autenticamente
e misteriosamente econdo. Se ie questa sFda,
la Chiesa puo essere un modello per la pace nel
mondo.
131. Le dierenze tra le persone e le comuni-
ta a olte sono astidiose, ma lo Spirito Santo,
108
Cr -(,-" *-21" +%5" II, Cost. dogm. sulla Chiesa v
vev gevtivv, 12.
106
che suscita questa diersita, puo trarre da tutto
qualcosa di buono e trasormarlo in dinamismo
eangelizzatore che agisce per attrazione. La di-
ersita de`essere sempre riconciliata con l`aiu-
to dello Spirito Santo, solo Lui puo suscitare la
diersita, la pluralita, la molteplicita e, al tempo
stesso, realizzare l`unita. Inece, quando siamo
noi che pretendiamo la diersita e ci rinchiudia-
mo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusi-
ismi, proochiamo la diisione e, d`altra parte,
quando siamo noi che ogliamo costruire l`unita
con i nostri piani umani, Fniamo per imporre l`u-
niormita, l`omologazione. Questo non aiuta la
missione della Chiesa.
Cvttvra, ev.iero ea eavcaiove
132. L`annuncio alla cultura implica anche un
annuncio alle culture proessionali, scientiFche
e accademiche. Si tratta dell`incontro tra la ede,
la ragione e le scienze, che mira a siluppare un
nuoo discorso sulla credibilita, un`apologetica
originale
109
che aiuti a creare le disposizioni per-
ch il Vangelo sia ascoltato da tutti. Quando al-
cune categorie della ragione e delle scienze en-
gono accolte nell`annuncio del messaggio, quelle
stesse categorie dientano strumenti di eange-
lizzazione, e l`acqua trasormata in ino. L cio
che, una olta assunto, non solo iene redento,
109
Cr Proo.itio 1.
10
ma dienta strumento dello Spirito per illuminare
e rinnoare il mondo.
133. Dal momento che non e suFciente la
preoccupazione dell`eangelizzatore di giungere
ad ogni persona, e il Vangelo si annuncia anche
alle culture nel loro insieme, la teologia - non
solo la teologia pastorale - in dialogo con altre
scienze ed esperienze umane, rieste una note-
ole importanza per pensare come ar giungere
la proposta del Vangelo alla arieta dei contesti
culturali e dei destinatari.
110
La Chiesa, impegna-
ta nell`eangelizzazione, apprezza e incoraggia il
carisma dei teologi e il loro sorzo nell`inestiga-
zione teologica, che promuoe il dialogo con il
mondo della cultura e della scienza. laccio appel-
lo ai teologi aFnch compiano questo serizio
come parte della missione saliFca della Chiesa.
Ma e necessario che, per tale scopo, abbiano a
cuore la Fnalita eangelizzatrice della Chiesa e
della stessa teologia e non si accontentino di una
teologia da taolino.
134. Le Uniersita sono un ambito priilegia-
to per pensare e siluppare questo impegno di
eangelizzazione in modo interdisciplinare e in-
tegrato. Le scuole cattoliche, che cercano sempre
di coniugare il compito educatio con l`annuncio
esplicito del Vangelo, costituiscono un contribu-
to molto alido all`eangelizzazione della cultura,
anche nei Paesi e nelle citta doe una situazione
110
Cr Proo.itio 30
108
aersa ci stimola ad usare la creatiita per troa-
re i percorsi adeguati.
111
''" $7(1*$'%
135. Consideriamo ora la predicazione all`in-
terno della liturgia, che richiede una seria aluta-
zione da parte dei Pastori. Mi soermero parti-
colarmente, e persino con una certa meticolosita,
sull`omelia e la sua preparazione, perch molti
sono i reclami in relazione a questo importante
ministero e non possiamo chiudere le orecchie.
L`omelia e la pietra di paragone per alutare la i-
cinanza e la capacita d`incontro di un Pastore con
il suo popolo. Di atto, sappiamo che i edeli le
danno molta importanza, ed essi, come gli stessi
ministri ordinati, molte olte sorono, gli uni ad
ascoltare e gli altri a predicare. L triste che sia
cosi. L`omelia puo essere realmente un`intensa
e elice esperienza dello Spirito, un conortante
incontro con la Parola, una onte costante di rin-
noamento e di crescita.
136. Rinnoiamo la nostra Fducia nella predi-
cazione, che si onda sulla coninzione che e Dio
che desidera raggiungere gli altri attraerso il pre-
dicatore e che Lgli dispiega il suo potere mediante
la parola umana. San Paolo parla con orza della
necessita di predicare, perch il Signore ha oluto
raggiungere gli altri anche con la nostra parola
111
Cr Proo.itio 2.
109
,cr Rv 10,14-1,. Con la parola nostro Signore
ha conquistato il cuore della gente. Veniano ad
ascoltarlo da ogni parte ,cr Mc 1,45,. Restaa-
no meraigliati beendo` i suoi insegnamenti
,cr Mc 6,2,. Sentiano che parlaa loro come chi
ha autorita ,cr Mc 1,2,. Con la parola gli Apo-
stoli, che aea istituito perch stessero con lui
e per mandarli a predicare ,Mc 3,14,, attrassero
in seno alla Chiesa tutti i popoli ,cr Mc 16,15.20,.
t covte.to titvrgico
13. Occorre ora ricordare che ta roctava
iove titvrgica aetta Parota ai Dio, soprattutto nel
contesto dell`assemblea eucaristica, non e tanto
un momento di meditazione e di catechesi, ma e
it aiatogo ai Dio cot .vo ooto, dialogo in cui en-
gono proclamate le meraiglie della salezza e
continuamente riproposte le esigenze dell`Alle-
anza .
112
Vi e una speciale alorizzazione dell`o-
melia, che deria dal suo contesto eucaristico e
a si che essa superi qualsiasi catechesi, essendo
il momento piu alto del dialogo tra Dio e il suo
popolo, prima della comunione sacramentale.
L`omelia e un riprendere quel dialogo che e gia
aperto tra il Signore e il suo popolo. Chi predica
dee riconoscere il cuore della sua comunita per
cercare do`e io e ardente il desiderio di Dio,
e anche doe tale dialogo, che era amoroso, sia
stato soocato o non abbia potuto dare rutto.
112
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. ap. Die. Dovivi ,31 maggio
1998,, 41: .. 90 ,1998,, 38-39.
110
138. L`omelia non puo essere uno spettacolo di
intrattenimento, non risponde alla logica delle ri-
sorse mediatiche, ma dee dare erore e signiF-
cato alla celebrazione. L un genere peculiare, dal
momento che si tratta di una predicazione dentro
la cornice di una celebrazione titvrgica, di conse-
guenza dee essere bree ed eitare di sembrare
una conerenza o una lezione. Il predicatore puo
essere capace di tenere io l`interesse della gente
per un`ora, ma cosi la sua parola dienta piu im-
portante della celebrazione della ede. Se l`omelia
si prolunga troppo, danneggia due caratteristiche
della celebrazione liturgica: l`armonia tra le sue
parti e il suo ritmo. Quando la predicazione si
realizza nel contesto della liturgia, iene incor-
porata come parte dell`oerta che si consegna al
Padre e come mediazione della grazia che Cristo
eonde nella celebrazione. Questo stesso conte-
sto esige che la predicazione orienti l`assemblea,
ed anche il predicatore, erso una comunione
con Cristo nell`Lucaristia che trasormi la ita.
Cio richiede che la parola del predicatore non oc-
cupi uno spazio eccessio, in modo che il Signore
brilli piu del ministro.
a covrer.aiove ai vva vaare
139. Abbiamo detto che il Popolo di Dio, per
la costante azione dello Spirito in esso, eangeliz-
za continuamente s stesso. Cosa implica questa
coninzione per il predicatore Ci ricorda che la
Chiesa e madre e predica al popolo come una
111
madre che parla a suo Fglio, sapendo che il Fglio
ha Fducia che tutto quanto gli iene insegnato
sara per il suo bene perch sa di essere amato.
Inoltre, la buona madre sa riconoscere tutto cio
che Dio ha seminato in suo Fglio, ascolta le sue
preoccupazioni e apprende da lui. Lo spirito d`a-
more che regna in una amiglia guida tanto la
madre come il Fglio nei loro dialoghi, doe si in-
segna e si apprende, si corregge e si apprezzano
le cose buone, cosi accade anche nell`omelia. Lo
Spirito, che ha ispirato i Vangeli e che agisce nel
Popolo di Dio, ispira anche come si dee ascol-
tare la ede del popolo e come si dee predicare
in ogni Lucaristia. La predica cristiana, pertanto,
troa nel cuore della cultura del popolo una onte
d`acqua ia, sia per saper che cosa dee dire, sia
per troare il modo appropriato di dirlo. Come
a tutti noi piace che ci si parli nella nostra lingua
materna, cosi anche nella ede, ci piace che ci si
parli in chiae di cultura materna`, in chiae di
dialetto materno ,cr 2 Mac ,21.2,, e il cuore
si dispone ad ascoltare meglio. Questa lingua e
una tonalita che trasmette coraggio, respiro, or-
za, impulso.
140. Questo ambito materno-ecclesiale in cui si
siluppa il dialogo del Signore con il suo popolo
si dee aorire e coltiare mediante la icinanza
cordiale del predicatore, il calore del suo tono di
oce, la mansuetudine dello stile delle sue rasi, la
gioia dei suoi gesti. Anche nei casi in cui l`ome-
lia risulti un po` noiosa, se si percepisce questo
spirito materno-ecclesiale, sara sempre econda,
112
come i noiosi consigli di una madre danno rutto
col tempo nel cuore dei Fgli.
141. Si rimane ammirati dalle risorse impiegate
dal Signore per dialogare con il suo popolo, per
rielare il suo mistero a tutti, per aascinare gen-
te comune con insegnamenti cosi eleati e cosi
esigenti. Credo che il segreto si nasconda in quel-
lo sguardo di Gesu erso il popolo, al di la delle
sue debolezze e cadute: Non temere, piccolo
gregge, perch al Padre ostro e piaciuto dare a
oi il Regno ,c 12,32,, Gesu predica con quel-
lo spirito. Benedice ricolmo di gioia nello Spiri-
to il Padre che attrae i piccoli: 1i rendo lode, o
Padre, Signore del cielo e della terra, perch hai
nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rielate ai piccoli ,c 10,21,. Il Signore si com-
piace eramente nel dialogare con il suo popolo
e il predicatore dee ar percepire questo piacere
del Signore alla sua gente.
Parote cbe favvo araere i cvori
142. Un dialogo e molto di piu che la comuni-
cazione di una erita. Si realizza per il piacere di
parlare e per il bene concreto che si comunica tra
coloro che si ogliono bene per mezzo delle pa-
role. L un bene che non consiste in cose, ma nel-
le stesse persone che scambieolmente si donano
nel dialogo. La predicazione puramente moralista
o indottrinante, ed anche quella che si trasorma
in una lezione di esegesi, riducono questa comu-
nicazione tra i cuori che si da nell`omelia e che
113
dee aere un carattere quasi sacramentale: La
ede iene dall`ascolto e l`ascolto riguarda la pa-
rola di Cristo ,Rv 10,1,. Nell`omelia, la erita
si accompagna alla bellezza e al bene. Non si trat-
ta di erita astratte o di reddi sillogismi, perch
si comunica anche la bellezza delle immagini che
il Signore utilizzaa per stimolare la pratica del
bene. La memoria del popolo edele, come quella
di Maria, dee rimanere traboccante delle mera-
iglie di Dio. Il suo cuore, aperto alla speranza
di una pratica gioiosa e possibile dell`amore che
gli e stato annunciato, sente che ogni parola nella
Scrittura e anzitutto dono, prima che esigenza.
143. La sFda di una predica inculturata consi-
ste nel trasmettere la sintesi del messaggio ean-
gelico, e non idee o alori slegati. Doe sta la tua
sintesi, li sta il tuo cuore. La dierenza tra ar
luce sulla sintesi e ar luce su idee slegate tra loro
e la stessa che c`e tra la noia e l`ardore del cuore.
Il predicatore ha la bellissima e diFcile missione
di unire i cuori che si amano: quello del Signore
e quelli del suo popolo. Il dialogo tra Dio e il
suo popolo raorza ulteriormente l`alleanza tra
di loro e rinsalda il incolo della carita. Durante
il tempo dell`omelia, i cuori dei credenti anno
silenzio e lasciano che parli Lui. Il Signore e il
suo popolo si parlano in mille modi direttamente,
senza intermediari. 1uttaia, nell`omelia, oglio-
no che qualcuno accia da strumento ed esprima
i sentimenti, in modo tale che in seguito ciascu-
no possa scegliere come continuare la conersa-
zione. La parola e essenzialmente mediatrice e
114
richiede non solo i due dialoganti ma anche un
predicatore che la rappresenti come tale, conin-
to che noi non annunciamo noi stessi, ma Cri-
sto Gesu Signore: quanto a noi, siamo i ostri
seritori a causa di Gesu ,2 Cor 4,5,.
144. Parlare con il cuore implica mantenerlo
non solo ardente, ma illuminato dall`integrita del-
la Rielazione e dal cammino che la Parola di Dio
ha percorso nel cuore della Chiesa e del nostro
popolo edele lungo il corso della storia. L`identi-
ta cristiana, che e quell`abbraccio battesimale che
ci ha dato da piccoli il Padre, ci a anelare, come
Fgli prodighi - e prediletti in Maria -, all`altro
abbraccio, quello del Padre misericordioso che ci
attende nella gloria. lar si che il nostro popolo
si senta come in mezzo tra questi due abbracci,
e il compito diFcile ma bello di chi predica il
Vangelo.
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145. La preparazione della predicazione e un
compito cosi importante che coniene dedicarle
un tempo prolungato di studio, preghiera, rines-
sione e creatiita pastorale. Con molto aetto
desidero soermarmi a proporre un itinerario di
preparazione per l`omelia. Sono indicazioni che
per alcuni potranno apparire oie, ma ritengo
opportuno suggerirle per ricordare la necessita di
dedicare un tempo priilegiato a questo prezioso
ministero. Alcuni parroci soente sostengono che
questo non e possibile a causa delle tante incom-
115
benze che deono solgere, tuttaia, mi azzardo
a chiedere che tutte le settimane si dedichi a que-
sto compito un tempo personale e comunitario
suFcientemente prolungato, anche se si doesse
dare meno tempo ad altri impegni, pur importan-
ti. La Fducia nello Spirito Santo che agisce nella
predicazione non e meramente passia, ma atti-
a e creatira. Implica orirsi come strumento ,cr
Rv 12,1,, con tutte le proprie capacita, perch
possano essere utilizzate da Dio. Un predicatore
che non si prepara non e spirituale`, e disonesto
ed irresponsabile erso i doni che ha riceuto.
t cvtto aetta rerita
146. Il primo passo, dopo aer inocato lo Spi-
rito Santo, e prestare tutta l`attenzione al testo
biblico, che de`essere il ondamento della pre-
dicazione. Quando uno si soerma a cercare
di comprendere qual e il messaggio di un testo,
esercita il culto della erita .
113
L l`umilta del
cuore che riconosce che la Parola ci trascende
sempre, che non siamo n padroni, n arbitri,
ma i depositari, gli araldi, i seritori .
114
1ale di-
sposizione di umile e stupita enerazione della
Parola si esprime nel soermarsi a studiarla con
la massima attenzione e con un santo timore di
manipolarla. Per poter interpretare un testo bibli-
co occorre pazienza, abbandonare ogni ansieta
113
3%($( +', Lsort. ap. ravgetii vvvtiavai ,8 dicembre
195,, 8: .. 68 ,196,, 1.
114
bia.
116
e dare tempo, interesse e dedizione gratvita. Bi-
sogna mettere da parte qualsiasi preoccupazio-
ne che ci assilla per entrare in un altro ambito di
serena attenzione. Non ale la pena dedicarsi a
leggere un testo biblico se si ogliono ottenere
risultati rapidi, acili o immediati. Percio, la pre-
parazione della predicazione richiede amore. Si
dedica un tempo gratuito e senza retta unica-
mente alle cose o alle persone che si amano, e
qui si tratta di amare Dio che ha oluto artare.
A partire da tale amore, ci si puo trattenere per
tutto il tempo necessario, con l`atteggiamento del
discepolo: Parla, Signore, perch il tuo sero ti
ascolta ,1 av 3,9,.
14. Prima di tutto coniene essere sicuri di
comprendere adeguatamente il signiFcato delle
arote che leggiamo. Desidero insistere su qual-
cosa che sembra eidente ma che non sempre e
tenuto presente: il testo biblico che studiamo ha
duemila o tremila anni, il suo linguaggio e molto
dierso da quello che utilizziamo oggi. Per quan-
to ci sembri di comprendere le parole, che sono
tradotte nella nostra lingua, cio non signiFca che
comprendiamo correttamente quanto intendea
esprimere lo scrittore sacro. Sono note le arie
risorse che ore l`analisi letteraria: prestare at-
tenzione alle parole che si ripetono o che si di-
stinguono, riconoscere la struttura e il dinami-
smo proprio di un testo, considerare il posto che
occupano i personaggi, ecc. Ma l`obiettio non
e quello di capire tutti i piccoli dettagli di un te-
sto, la cosa piu importante e scoprire qual e il
messaggio rivciate, quello che conerisce strut-
11
tura e unita al testo. Se il predicatore non com-
pie questo sorzo, e possibile che neppure la sua
predicazione abbia unita e ordine, il suo discorso
sara solo una somma di arie idee disarticolate
che non riusciranno a mobilitare gli altri. Il mes-
saggio centrale e quello che l`autore in primo luo-
go ha oluto trasmettere, il che implica non so-
lamente riconoscere un`idea, ma anche l`eetto
che quell`autore ha oluto produrre. Se un testo e
stato scritto per consolare, non dorebbe essere
utilizzato per correggere errori, se e stato scritto
per esortare, non dorebbe essere utilizzato per
istruire, se e stato scritto per insegnare qualcosa
su Dio, non dorebbe essere utilizzato per spie-
gare dierse idee teologiche, se e stato scritto per
motiare la lode o il compito missionario, non uti-
lizziamolo per inormare circa le ultime notizie.
148. Certamente, per intendere adeguatamen-
te il senso del messaggio centrale di un testo, e
necessario porlo in connessione con l`insegna-
mento di tutta la Bibbia, trasmessa dalla Chiesa.
Questo e un principio importante dell`interpre-
tazione biblica, che tiene conto del atto che lo
Spirito Santo non ha ispirato solo una parte, ma
l`intera Bibbia, e che in alcune questioni il popolo
e cresciuto nella sua comprensione della olon-
ta di Dio a partire dall`esperienza issuta. In tal
modo si eitano interpretazioni sbagliate o par-
ziali, che contraddicono altri insegnamenti della
stessa Scrittura. Ma questo non signiFca indebo-
lire l`accento proprio e speciFco del testo che si
dee predicare. Uno dei dietti di una predicazio-
ne tediosa e ineFcace e proprio quello di non
118
essere in grado di trasmettere la orza propria del
testo proclamato.
a er.ovatiaiove aetta Parota
149. Il predicatore per primo dee siluppare
una grande amiliarita personale con la Parola di
Dio: non gli basta conoscere l`aspetto linguisti-
co o esegetico, che pure e necessario, gli occor-
re accostare la Parola con cuore docile e orante,
perch essa penetri a ondo nei suoi pensieri e
sentimenti e generi in lui una mentalita nuoa .
115

Ci a bene rinnoare ogni giorno, ogni domenica,
il nostro erore nel preparare l`omelia, e eriF-
care se dentro di noi cresce l`amore per la Parola
che predichiamo. Non e bene dimenticare che
in particolare, la maggiore o minore santita del
ministro innuisce realmente sull`annuncio della
Parola .
116
Come aerma san Paolo, annuncia-
mo, non cercando di piacere agli uomini, ma a
Dio, che proa i nostri cuori ,1 1. 2,4,. Se e io
questo desiderio di ascoltare noi per primi la Pa-
rola che dobbiamo predicare, questa si trasmet-
tera in un modo o nell`altro al Popolo di Dio: la
bocca esprime cio che dal cuore sorabbonda
,Mt 12,34,. Le letture della domenica risuoneran-
no in tutto il loro splendore nel cuore del popolo,
se in primo luogo hanno risuonato cosi nel cuore
del Pastore.
115
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale Pa.tore.
aabo robi. ,25 marzo 1992,, 26: .. 84 ,1992,, 698.
116
bia., 25: .. 84 ,1992,, 696.
119
150. Gesu si irritaa di ronte a questi presunti
maestri, molto esigenti con gli altri, che insegna-
ano la Parola di Dio, ma non si lasciaano illu-
minare da essa: Legano ardelli pesanti e diFcili
da portare e li pongono sulle spalle della gente,
ma essi non ogliono muoerli neppure con un
dito ,Mt 23,4,. L`Apostolo Giacomo esortaa:
lratelli miei, non siate in molti a are da mae-
stri, sapendo che riceeremo un giudizio piu se-
ero ,Cc 3,1,. Chiunque oglia predicare, prima
de`essere disposto a lasciarsi commuoere dalla
Parola e a arla dientare carne nella sua esisten-
za concreta. In questo modo, la predicazione
consistera in quell`attiita tanto intensa e econ-
da che e comunicare agli altri cio che uno ha
contemplato .
11
Per tutto questo, prima di pre-
parare concretamente quello che uno dira nella
predicazione, dee accettare di essere erito per
primo da quella Parola che erira gli altri, perch
e una Parola rira ea effcace, che come una spada
penetra Fno al punto di diisione dell`anima
e dello spirito, Fno alle giunture e alle midol-
la, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore
,b 4,12,. Questo rieste un`importanza pasto-
rale. Anche in questa epoca la gente preerisce
ascoltare i testimoni: ha sete di autenticita |.|
reclama eangelizzatori che gli parlino di un Dio
che essi conoscano e che sia a loro amiliare,
come se edessero l`Inisibile .
118
11
/%, 5(11%/( )7%>2',(, vvva 1beotogiae, II-II, q.
188, art. 6.
118
3%($( +', Lsort. ap. ravgetii vvvtiavai ,8 dicembre
195,, 6: .. 68 ,196,, 68.
120
151. Non ci iene chiesto di essere immacolati,
ma piuttosto che siamo sempre in crescita, che
iiamo il desiderio proondo di progredire nella
ia del Vangelo, e non ci lasciamo cadere le brac-
cia. La cosa indispensabile e che il predicatore ab-
bia la certezza che Dio lo ama, che Gesu Cristo
lo ha salato, che il suo amore ha sempre l`ultima
parola. Daanti a tanta bellezza, tante olte sen-
tira che la sua ita non le da gloria pienamente
e desiderera sinceramente rispondere meglio ad
un amore cosi grande. Ma se non si soerma ad
ascoltare la Parola con sincera apertura, se non
lascia che tocchi la sua ita, che lo metta in discus-
sione, che lo esorti, che lo smuoa, se non dedica
un tempo per pregare con la Parola, allora si sara
un also proeta, un truatore o un uoto ciarla-
tano. In ogni caso, a partire dal riconoscimento
della sua poerta e con il desiderio di impegnarsi
maggiormente, potra sempre donare Gesu Cristo,
dicendo come Pietro: Non possiedo n argento
n oro, ma quello che ho te lo do ,.t 3,6,. Il
Signore uole utilizzarci come esseri ii, liberi e
creatii, che si lasciano penetrare dalla sua Parola
prima di trasmetterla, il suo messaggio dee pas-
sare realmente attraerso il predicatore, ma non
solo attraerso la ragione, ma prendendo posses-
so di tutto il suo essere. Lo Spirito Santo, che ha
ispirato la Parola, e Colui che oggi come agli inizi
della Chiesa, opera in ogni eangelizzatore che si
lasci possedere e condurre da lui, che gli suggeri-
sce le parole che da solo non saprebbe troare .
119
119
bia., 5: .. 68 ,196,, 65.
121
a tettvra .iritvate
152. Lsiste una modalita concreta per ascoltare
quello che il Signore uole dirci nella sua Paro-
la e per lasciarci trasormare dal suo Spirito. L
cio che chiamiamo tectio airiva`. Consiste nella
lettura della Parola di Dio all`interno di un mo-
mento di preghiera per permetterle di illuminarci
e rinnoarci. Questa lettura orante della Bibbia
non e separata dallo studio che il predicatore
compie per indiiduare il messaggio centrale del
testo, al contrario, dee partire da li, per cerca-
re di scoprire che cosa dice qvetto .te..o ve..aggio
alla sua ita. La lettura spirituale di un testo dee
partire dal suo signiFcato letterale. Altrimenti si
ara acilmente dire al testo quello che conie-
ne, quello che sere per conermare le proprie
decisioni, quello che si adatta ai propri schemi
mentali. Questo, in deFnitia, sarebbe utilizzare
qualcosa di sacro a proprio antaggio e traserire
tale conusione al Popolo di Dio. Non bisogna
mai dimenticare che a olte anche Satana si ma-
schera da angelo di luce ,2 Cor 11,14,.
153. Alla presenza di Dio, in una lettura calma
del testo, e bene domandare, per esempio: Si-
gnore, che cosa dice a ve questo testo Che cosa
uoi cambiare della mia ita con questo mes-
saggio Che cosa mi da astidio in questo testo
Perch questo non mi interessa , oppure: Che
cosa mi piace, che cosa mi stimola in questa Paro-
la Che cosa mi attrae Perch mi attrae . Quan-
do si cerca di ascoltare il Signore e normale aere
tentazioni. Una di esse e semplicemente sentirsi
122
inastidito o oppresso, e chiudersi, altra tenta-
zione molto comune e iniziare a pensare quello
che il testo dice agli altri, per eitare di applicarlo
alla propria ita. Accade anche che uno inizia a
cercare scuse che gli permettano di annacquare il
messaggio speciFco di un testo. Altre olte rite-
niamo che Dio esiga da noi una decisione troppo
grande, che non siamo ancora in condizione di
prendere. Questo porta molte persone a perde-
re la gioia dell`incontro con la Parola, ma questo
orrebbe dire dimenticare che nessuno e piu pa-
ziente di Dio Padre, che nessuno comprende e sa
aspettare come Lui. Lgli inita sempre a are un
passo in piu, ma non esige una risposta comple-
ta se ancora non abbiamo percorso il cammino
che la rende possibile. Semplicemente desidera
che guardiamo con sincerita alla nostra esisten-
za e la presentiamo senza Fnzioni ai suoi occhi,
che siamo disposti a continuare a crescere, e che
domandiamo a Lui cio che ancora non riusciamo
ad ottenere.
v a.cotto aet ooto
154. Il predicatore dee anche porsi in ascolto
aet ooto, per scoprire quello che i edeli hanno
bisogno di sentirsi dire. Un predicatore e un con-
templatio della Parola ed anche un contempla-
tio del popolo. In questo modo, egli scopre le
aspirazioni, le ricchezze e i limiti, i modi di pre-
gare, di amare, di considerare la ita e il mondo,
che contrassegnano un determinato ambito uma-
no , prestando attenzione al popolo concreto
123
al quale si riolge, se non utilizza la sua lingua,
i suoi segni e simboli, se non risponde ai pro-
blemi da esso posti .
120
Si tratta di collegare il
messaggio del testo biblico con una situazione
umana, con qualcosa che essi iono, con un`e-
sperienza che ha bisogno della luce della Parola.
Questa preoccupazione non risponde a un at-
teggiamento opportunista o diplomatico, ma e
proondamente religiosa e pastorale. In ondo e
una era sensibilita spirituale per saper leggere
negli aenimenti il messaggio di Dio
121
e que-
sto e molto di piu che troare qualcosa di interes-
sante da dire. Cio che si cerca di scoprire e cio
che il Signore ha da dire in questa circostanza .
122

Dunque, la preparazione della predicazione si
trasorma in un esercizio di ai.cervivevto eravgetico,
nel quale si cerca di riconoscere - alla luce dello
Spirito - quell` appello`, che Dio a risuonare
nella stessa situazione storica: anche in essa e at-
traerso di essa Dio chiama il credente .
123
155. In questa ricerca e possibile ricorrere sem-
plicemente a qualche esperienza umana requen-
te, come la gioia di un nuoo incontro, le delusio-
ni, la paura della solitudine, la compassione per
il dolore altrui, l`insicurezza daanti al uturo, la
preoccupazione per una persona cara, ecc., pero
occorre accrescere la sensibilita per riconosce-
120
bia., 63: .. 68 ,196,, 53.
121
bia., 43: .. 68 ,196,, 33.
122
bia.
123
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale Pa.tore.
aabo robi. ,25 marzo 1992,, 10: .. 84 ,1992,, 62.
124
re cio che realmente ha a che are con la loro
ita. Ricordiamo che non bisogna mai ri.ovaere
a aovavae cbe ve..vvo .i ove, neppure e opportuno
orire cronache dell`attualita per suscitare inte-
resse: per questo ci sono gia i programmi telei-
sii. L comunque possibile prendere le mosse da
qualche atto aFnch la Parola possa risuonare
con orza nel suo inito alla conersione, all`a-
dorazione, ad atteggiamenti concreti di raternita
e di serizio, ecc., poich talolta certe persone
hanno piacere di ascoltare nella predica dei com-
menti sulla realta, ma non per questo si lasciano
interpellare personalmente.
trvvevti eaagogici
156. Alcuni credono di poter essere buoni pre-
dicatori perch sanno quello che deono dire,
pero trascurano il cove, il modo concreto di si-
luppare una predicazione. Si arrabbiano quando
gli altri non li ascoltano o non li apprezzano, ma
orse non si sono impegnati a cercare il modo
adeguato di presentare il messaggio. Ricordiamo
che l`importanza eidente del contenuto dell`e-
angelizzazione non dee nasconderne l`impor-
tanza delle ie e dei mezzi .
124
La preoccupazio-
ne per la modalita della predicazione e anch`essa
un atteggiamento proondamente spirituale. Si-
gniFca rispondere all`amore di Dio, dedicandoci
con tutte le nostre capacita e la nostra creatiita
124
3%($( +', Lsort. ap. ravgetii vvvtiavai ,8 dicembre
195,, 40: .. 68 ,196,, 31.
125
alla missione che Lgli ci aFda, ma e anche un
esercizio squisito di amore al prossimo, perch
non ogliamo orire agli altri qualcosa di scar-
sa qualita. Nella Bibbia, per esempio, troiamo
la raccomandazione di preparare la predicazio-
ne per assicurare ad essa una misura adeguata:
Compendia il tuo discorso. Molte cose in poche
parole ,ir 32,8,.
15. Solo per esempliFcare, ricordiamo alcu-
ni strumenti pratici, che possono arricchire una
predicazione e renderla piu attraente. Uno degli
sorzi piu necessari e imparare ad usare immagini
nella predicazione, ale a dire a parlare con im-
magini. A olte si utilizzano esempi per rendere
piu comprensibile qualcosa che si intende spie-
gare, pero quegli esempi spesso si riolgono solo
al ragionamento, le immagini, inece, aiutano ad
apprezzare ed accettare il messaggio che si uo-
le trasmettere. Un`immagine attraente a si che
il messaggio enga sentito come qualcosa di a-
miliare, icino, possibile, legato alla propria ita.
Un`immagine ben riuscita puo portare a gustare
il messaggio che si desidera trasmettere, riseglia
un desiderio e motia la olonta nella direzione
del Vangelo. Una buona omelia, come mi dicea
un ecchio maestro, dee contenere un`idea, un
sentimento, un`immagine`.
158. Dicea gia Paolo VI che i edeli si atten-
dono molto da questa predicazione, e ne ricaa-
no rutto purch essa sia semplice, chiara, diretta,
126
adatta .
125
La semplicita ha a che edere con il
linguaggio utilizzato. De`essere il linguaggio che
i destinatari comprendono per non correre il ri-
schio di parlare a uoto. lrequentemente accade
che i predicatori si serono di parole che han-
no appreso durante i loro studi e in determinati
ambienti, ma che non anno parte del linguaggio
comune delle persone che li ascoltano. Ci sono
parole proprie della teologia o della catechesi, il
cui signiFcato non e comprensibile per la mag-
gioranza dei cristiani. Il rischio maggiore per un
predicatore e abituarsi al proprio linguaggio e
pensare che tutti gli altri lo usino e lo compren-
dano spontaneamente. Se si uole adattarsi al lin-
guaggio degli altri per poter arriare ad essi con
la Parola, si dee ascoltare molto, bisogna con-
diidere la ita della gente e prestari olentieri
attenzione. La semplicita e la chiarezza sono due
cose dierse. Il linguaggio puo essere molto sem-
plice, ma la predica puo essere poco chiara. Puo
risultare incomprensibile per il suo disordine, per
mancanza di logica, o perch tratta contempora-
neamente diersi temi. Pertanto un altro compi-
to necessario e are in modo che la predicazione
abbia unita tematica, un ordine chiaro e connes-
sione tra le rasi, in modo che le persone possano
seguire acilmente il predicatore e cogliere la lo-
gica di quello che dice.
159. Altra caratteristica e il linguaggio positio.
Non dice tanto quello che non si dee are ma
125
bia., 43: .. 68 ,196,, 33.
12
piuttosto propone quello che possiamo are me-
glio. In ogni caso, se indica qualcosa di negatio,
cerca sempre di mostrare anche un alore positi-
o che attragga, per non ermarsi alla lagnanza, al
lamento, alla critica o al rimorso. Inoltre, una pre-
dicazione positia ore sempre speranza, orien-
ta erso il uturo, non ci lascia prigionieri della
negatiita. Che buona cosa che sacerdoti, diaconi
e laici si riuniscano periodicamente per troare
insieme gli strumenti che rendono piu attraente
la predicazione!
'+" 2,7*+%,&*$'66%6'(,*
3*0 $7%330(4(,)'1*,5( )*$ "#$%&'(
160. Il mandato missionario del Signore com-
prende l`appello alla crescita della ede quando
indica: iv.egvavao loro a osserare tutto cio che
i ho comandato ,Mt 28,20,. Cosi appare chia-
ro che il primo annuncio dee dar luogo anche
ad un cammino di ormazione e di maturazione.
L`eangelizzazione cerca anche la crescita, il che
implica prendere molto sul serio ogni persona e il
progetto che il Signore ha su di essa. Ciascun es-
sere umano ha sempre di piu bisogno di Cristo, e
l`eangelizzazione non dorebbe consentire che
qualcuno si accontenti di poco, ma che possa dire
pienamente: Non io piu io, ma Cristo ie in
me ,Cat 2,20,.
161. Non sarebbe corretto interpretare questo
appello alla crescita esclusiamente o prioritaria-
mente come ormazione dottrinale. Si tratta di
128
osserare quello che il Signore ci ha indicato,
come risposta al suo amore, doe risalta, insieme
a tutte le irtu, quel comandamento nuoo che e
il primo, il piu grande, quello che meglio ci iden-
tiFca come discepoli: Questo e il mio comanda-
mento: che i amiate gli uni gli altri come io ho
amato oi ,Cr 15,12,. L eidente che quando gli
autori del Nuoo 1estamento ogliono ridurre
ad un`ultima sintesi, al piu essenziale, il messag-
gio morale cristiano, ci presentano l`ineludibile
esigenza dell`amore del prossimo: Chi ama t`at
tro ha adempiuto la legge ... pienezza della Leg-
ge e la carita ,Rv 13,8.10,. Se adempite quella
che, secondo la Scrittura, e la legge regale: .ve
rai it ro..ivo tvo cove te .te..o, ate bene ,Cc 2,8,.
1utta la legge inatti troa la sua pienezza in un
solo precetto: .verai it tvo ro..ivo cove te .te..o
,Cat 5,14,. Paolo proponea alle sue comunita
un cammino di crescita nell`amore: Il Signore
i accia crescere e sorabbondare nell`amore ra
oi e erso tutti ,1 1. 3,12,.
162. D`altro canto, questo cammino di risposta
e di crescita e sempre preceduto dal dono, perch
lo precede quell`altra richiesta del Signore: bat-
tezzandole nel nome... ,Mt 28,19,. L`adozione a
Fgli che il Padre regala gratuitamente e l`iniziati-
a del dono della sua grazia ,cr f 2,8-9, 1 Cor
4,, sono la condizione di possibilita di questa
santiFcazione permanente che piace a Dio e gli
da gloria. Si tratta di lasciarsi trasormare in Cri-
sto per una progressia ita secondo lo Spirito
,Rv 8,5,.
129
|va catecbe.i /er,gvatica e vi.tagogica
163. L`educazione e la catechesi sono al seri-
zio di questa crescita. Abbiamo a disposizione gia
diersi testi magisteriali e sussidi sulla catechesi
oerti dalla Santa Sede e da diersi Lpiscopati.
Ricordo l`Lsortazione apostolica Catecbe.i traaev
aae ,199,, il Direttorio geverate er ta catecbe.i ,199,
e altri documenti il cui contenuto attuale non e
necessario ripetere qui. Vorrei soermarmi so-
lamente su alcune considerazioni che mi sembra
opportuno rileare.
164. Abbiamo riscoperto che anche nella ca-
techesi ha un ruolo ondamentale il primo an-
nuncio o /er,gva`, che dee occupare il centro
dell`attiita eangelizzatrice e di ogni intento di
rinnoamento ecclesiale. Il /er,gva e trinitario. L
il uoco dello Spirito che si dona sotto orma di
lingue e ci a credere in Gesu Cristo, che con la
sua morte e resurrezione ci riela e ci comunica
l`inFnita misericordia del Padre. Sulla bocca del
catechista torna sempre a risuonare il primo an-
nuncio: Gesu Cristo ti ama, ha dato la sua ita
per salarti, e adesso e io al tuo Fanco ogni
giorno, per illuminarti, per raorzarti, per libe-
rarti`. Quando diciamo che questo annuncio e il
primo`, cio non signiFca che sta all`inizio e dopo
si dimentica o si sostituisce con altri contenuti
che lo superano. L il primo in senso qualitatio,
perch e l`annuncio rivciate, quello che si dee
sempre tornare ad ascoltare in modi diersi e che
130
si dee sempre tornare ad annunciare durante la
catechesi in una orma o nell`altra, in tutte le sue
tappe e i suoi momenti.
126
Per questo anche il
sacerdote, come la Chiesa, dee crescere nella
coscienza del suo permanente bisogno di essere
eangelizzato .
12
165. Non si dee pensare che nella catechesi il
/er,gva enga abbandonato a aore di una or-
mazione che si presupporrebbe essere piu soli-
da`. Non c`e nulla di piu solido, di piu proondo,
di piu sicuro, di piu consistente e di piu saggio di
tale annuncio. 1utta la ormazione cristiana e pri-
ma di tutto l`approondimento del /er,gva che a
acendosi carne sempre piu e sempre meglio, che
mai smette di illuminare l`impegno catechistico,
e che permette di comprendere adeguatamente il
signiFcato di qualunque tema che si siluppa nel-
la catechesi. L l`annuncio che risponde all`anelito
d`inFnito che c`e in ogni cuore umano. La cen-
tralita del /er,gva richiede alcune caratteristiche
dell`annuncio che oggi sono necessarie in ogni
luogo: che esprima l`amore saliFco di Dio pre-
io all`obbligazione morale e religiosa, che non
imponga la erita e che accia appello alla liberta,
che possieda qualche nota di gioia, stimolo, i-
talita, ed un`armoniosa completezza che non ri-
duca la predicazione a poche dottrine a olte piu
FlosoFche che eangeliche. Questo esige dall`e-
126
Cr Proo.itio 9.
12
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale Pa.tore.
aabo robi. ,25 marzo 1992,, 26: .. 84 ,1992,, 698.
131
angelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad
accogliere meglio l`annuncio: icinanza, apertura
al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non
condanna.
166. Un`altra caratteristica della catechesi,
che si e siluppata negli ultimi decenni, e quella
dell`iniziazione vi.tagogica,
128
che signiFca essen-
zialmente due cose: la necessaria progressiita
dell`esperienza ormatia in cui interiene tutta
la comunita ed una rinnoata alorizzazione dei
segni liturgici dell`iniziazione cristiana. Molti ma-
nuali e molte pianiFcazioni non si sono ancora
lasciati interpellare dalla necessita di un rinnoa-
mento mistagogico, che potrebbe assumere or-
me molto dierse in accordo con il discernimento
di ogni comunita educatia. L`incontro catechi-
stico e un annuncio della Parola ed e centrato su
di essa, ma ha sempre bisogno di un`adeguata
ambientazione e di una motiazione attraente,
dell`uso di simboli eloquenti, dell`inserimento in
un ampio processo di crescita e dell`integrazione
di tutte le dimensioni della persona in un cammi-
no comunitario di ascolto e di risposta.
16. L bene che ogni catechesi presti una
speciale attenzione alla ia della bellezza` ,ria
vtcbritvaivi.,.
129
Annunciare Cristo signiFca mo-
strare che credere in Lui e seguirlo non e sola-
mente una cosa era e giusta, ma anche bella, ca-
128
Cr Proo.itio 38.
129
Cr Proo.itio 20.
132
pace di colmare la ita di un nuoo splendore e di
una gioia proonda, anche in mezzo alle proe. In
questa prospettia, tutte le espressioni di autenti-
ca bellezza possono essere riconosciute come un
sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore
Gesu. Non si tratta di omentare un relatiismo
estetico,
130
che possa oscurare il legame insepara-
bile tra erita, bonta e bellezza, ma di recuperare
la stima della bellezza per poter giungere al cuore
umano e ar risplendere in esso la erita e la bon-
ta del Risorto. Se, come aerma sant`Agostino,
noi non amiamo se non cio che e bello,
131
il liglio
atto uomo, rielazione della inFnita bellezza, e
sommamente amabile, e ci attrae a s con lega-
mi d`amore. Dunque si rende necessario che la
ormazione nella ria vtcbritvaivi. sia inserita nella
trasmissione della ede. L auspicabile che ogni
Chiesa particolare promuoa l`uso delle arti nel-
la sua opera eangelizzatrice, in continuita con
la ricchezza del passato, ma anche nella astita
delle sue molteplici espressioni attuali, al Fne
di trasmettere la ede in un nuoo linguaggio
parabolico`.
132
Bisogna aere il coraggio di troa-
re i nuoi segni, i nuoi simboli, una nuoa carne
per la trasmissione della Parola, le dierse or-
me di bellezza che si maniestano in ari ambiti
130
Cr -(,-" *-21" +%5. II, Decr. sui mezzi di comuni-
cazione sociale vter virifca, 6.
131
Cr De vv.ica, VI, XIII, 38: P 32, 1183-1184, Covf.,
IV, XIII, 20: P 32, 01.
132
9*,*)*55( XVI, Di.cor.o iv occa.iove aetta roieiove aet
aocvvevtario .rte e feae - ria vtcbritvaivi. ,25 ottobre 2012,:
`O..erratore Rovavo ,2 ottobre 2012,, p. .
133
culturali, e comprese quelle modalita non con-
enzionali di bellezza, che possono essere poco
signiFcatie per gli eangelizzatori, ma che sono
dientate particolarmente attraenti per gli altri.
168. Per quanto riguarda la proposta morale
della catechesi, che inita a crescere nella edelta
allo stile di ita del Vangelo, e opportuno indica-
re sempre il bene desiderabile, la proposta di ita,
di maturita, di realizzazione, di econdita, alla cui
luce si puo comprendere la nostra denuncia dei
mali che possono oscurarla. Piu che come esperti
in diagnosi apocalittiche o giudici oscuri che si
compiacciono di indiiduare ogni pericolo o de-
iazione, e bene che possano ederci come gio-
iosi messaggeri di proposte alte, custodi del bene
e della bellezza che risplendono in una ita edele
al Vangelo.
`accovagvavevto er.ovate aei roce..i ai cre.cita
169. In una ciilta paradossalmente erita
dall`anonimato e, al tempo stesso, ossessionata
per i dettagli della ita degli altri, spudoratamente
malata di curiosita morbosa, la Chiesa ha biso-
gno di uno sguardo di icinanza per contempla-
re, commuoersi e ermarsi daanti all`altro tutte
le olte che sia necessario. In questo mondo i mi-
nistri ordinati e gli altri operatori pastorali posso-
no rendere presente la ragranza della presenza
icina di Gesu ed il suo sguardo personale. La
Chiesa dora iniziare i suoi membri - sacerdoti,
religiosi e laici - a questa arte dell`accompagna-
134
mento`, perch tutti imparino sempre a togliersi
i sandali daanti alla terra sacra dell`altro ,cr .
3,5,. Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo
salutare della prossimita, con uno sguardo rispet-
toso e pieno di compassione ma che nel medesi-
mo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella
ita cristiana.
10. Bench suoni oio, l`accompagnamento
spirituale dee condurre sempre piu erso Dio,
in cui possiamo raggiungere la era liberta. Alcu-
ni si credono liberi quando camminano in dispar-
te dal Signore, senza accorgersi che rimangono
esistenzialmente orani, senza un riparo, senza
una dimora doe are sempre ritorno. Cessano di
essere pellegrini e si trasormano in erranti, che
ruotano sempre intorno a s stessi senza arriare
da nessuna parte. L`accompagnamento sarebbe
controproducente se dientasse una specie di te-
rapia che raorzi questa chiusura delle persone
nella loro immanenza e cessi di essere un pelle-
grinaggio con Cristo erso il Padre.
11. Piu che mai abbiamo bisogno di uomini e
donne che, a partire dalla loro esperienza di ac-
compagnamento, conoscano il modo di proce-
dere, doe spiccano la prudenza, la capacita di
comprensione, l`arte di aspettare, la docilita allo
Spirito, per proteggere tutti insieme le pecore
che si aFdano a noi dai lupi che tentano di di-
sgregare il gregge. Abbiamo bisogno di eserci-
tarci nell`arte di ascoltare, che e piu che sentire.
La prima cosa, nella comunicazione con l`altro, e
135
la capacita del cuore che rende possibile la pros-
simita, senza la quale non esiste un ero incon-
tro spirituale. L`ascolto ci aiuta ad indiiduare il
gesto e la parola opportuna che ci smuoe dalla
tranquilla condizione di spettatori. Solo a partire
da questo ascolto rispettoso e capace di compati-
re si possono troare le ie per un`autentica cre-
scita, si puo risegliare il desiderio dell`ideale cri-
stiano, l`ansia di rispondere pienamente all`amore
di Dio e l`anelito di siluppare il meglio di quanto
Dio ha seminato nella propria ita. Sempre pero
con la pazienza di chi conosce quanto insegnaa
san 1ommaso: che qualcuno puo aere la grazia
e la carita, ma non esercitare bene nessuna delle
irtu a causa di alcune inclinazioni contrarie
133
che persistono. In altri termini, l`organicita delle
irtu si da sempre e necessariamente iv babitv`,
bench i condizionamenti possano rendere di-
Fcili le attvaiovi di quegli abiti irtuosi. Da qui
la necessita di una pedagogia che introduca le
persone, passo dopo passo, alla piena appropria-
zione del mistero .
134
Per giungere ad un punto
di maturita, cioe perch le persone siano capa-
ci di decisioni eramente libere e responsabili,
e indispensabile dare tempo, con una immensa
pazienza. Come dicea il beato Pietro labro: Il
tempo e il messaggero di Dio .
133
vvva 1beotogiae, I-II, q. 65, art. 3, ad 2: propter ali-
quas dispositiones contrarias .
134
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv
..ia ,6 noembre 1999,, 20: .. 92 ,2000,, 481.
136
12. Chi accompagna sa riconoscere che la
situazione di ogni soggetto daanti a Dio e alla
sua ita di grazia e un mistero che nessuno puo
conoscere pienamente dall`esterno. Il Vangelo ci
propone di correggere e aiutare a crescere una
persona a partire dal riconoscimento della mala-
gita oggettia delle sue azioni ,cr Mt 18,15,, ma
senza emettere giudizi sulla sua responsabilita e
colpeolezza ,cr Mt ,1, c 6,3,. In ogni caso
un alido accompagnatore non accondiscende
ai atalismi o alla pusillanimita. Inita sempre a
olersi curare, a rialzarsi, ad abbracciare la croce,
a lasciare tutto, ad uscire sempre di nuoo per
annunciare il Vangelo. La personale esperienza
di lasciarci accompagnare e curare, riuscendo ad
esprimere con piena sincerita la nostra ita da-
anti a chi ci accompagna, ci insegna ad essere
pazienti e comprensii con gli altri e ci mette in
grado di troare i modi per risegliarne in loro
la Fducia, l`apertura e la disposizione a crescere.
13. L`autentico accompagnamento spirituale si
inizia sempre e si porta aanti nell`ambito del ser-
izio alla missione eangelizzatrice. La relazione di
Paolo con 1imoteo e 1ito e esempio di questo ac-
compagnamento e di questa ormazione durante
l`azione apostolica. Nell`aFdare loro la missione di
ermarsi in ogni citta per mettere ordine in quello
che rimane da are` ,cr 1t 1,5, cr 1 1v 1,3-5,, da
loro dei criteri per la ita personale e per l`azione
pastorale. 1utto questo si dierenzia chiaramente
da qualsiasi tipo di accompagnamento intimista, di
13
autorealizzazione isolata. I discepoli missionari ac-
compagnano i discepoli missionari.
Circa ta Parota ai Dio
14. Non solamente l`omelia dee alimentar-
si della Parola di Dio. 1utta l`eangelizzazione e
ondata su di essa, ascoltata, meditata, issuta, ce-
lebrata e testimoniata. La Sacra Scrittura e onte
dell`eangelizzazione. Pertanto, bisogna ormarsi
continuamente all`ascolto della Parola. La Chiesa
non eangelizza se non si lascia continuamente
eangelizzare. L indispensabile che la Parola di
Dio dienti sempre piu il cuore di ogni attiita
ecclesiale .
135
La Parola di Dio ascoltata e cele-
brata, soprattutto nell`Lucaristia, alimenta e ra-
orza interiormente i cristiani e li rende capaci di
un`autentica testimonianza eangelica nella ita
quotidiana. Abbiamo ormai superato quella ec-
chia contrapposizione tra Parola e Sacramento.
La Parola proclamata, ia ed eFcace, prepara la
recezione del Sacramento, e nel Sacramento tale
Parola raggiunge la sua massima eFcacia.
15. Lo studio della Sacra Scrittura de`essere
una porta aperta a tutti i credenti.
136
L ondamen-
tale che la Parola rielata econdi radicalmente la
catechesi e tutti gli sorzi per trasmettere la e-
135
9*,*)*55( XVI, Lsort. ap. postsinodale 1erbvv Do
vivi ,30 settembre 2010,, 1: .. 102 ,2010,, 682.
136
Cr Proo.itio 11.
138
de.
13
L`eangelizzazione richiede la amiliarita
con la Parola di Dio e questo esige che le dio-
cesi, le parrocchie e tutte le aggregazioni cattoli-
che propongano uno studio serio e perseerante
della Bibbia, come pure ne promuoano la let-
tura orante personale e comunitaria.
138
Noi non
cerchiamo brancolando nel buio, n dobbiamo
attendere che Dio ci riolga la parola, perch
realmente Dio ha parlato, non e piu il grande
sconosciuto, ma ha mostrato se stesso .
139
Acco-
gliamo il sublime tesoro della Parola rielata.
13
Cr -(,-" *-21" +%5" '', Cost. dogm. sulla diina ri-
elazione Dei 1erbvv, 21-22.
138
Cr 9*,*)*55( XVI, Lsort. ap. postsinodale 1erbvv
Dovivi ,30 settembre 2010,, 86- 8: .. 102 ,2010,, 5-60.
139
9*,*)*55( ;+', Meaitaiove avravte ta riva Covgre
gaiove geverate aetta ` ...evbtea Ceverate aet ivoao aei 1e.cori
,8 ottobre 2012,: .. 104 ,2012,, 896.
139
CAPI1OLO QUAR1O
LA DIMLNSIONL SOCIALL
DLLL`LVANGLLIZZAZIONL
16. Langelizzare e rendere presente nel
mondo il Regno di Dio. Ma nessuna deFnizione
parziale e rammentaria puo dare ragione della
realta ricca, complessa e dinamica, quale e quella
dell`eangelizzazione, senza correre il rischio di
impoerirla e perFno di mutilarla .
140
Ora orrei
condiidere le mie preoccupazioni a proposito
della dimensione sociale dell`eangelizzazione
precisamente perch, se questa dimensione non
iene debitamente esplicitata, si corre sempre il
rischio di sFgurare il signiFcato autentico e inte-
grale della missione eangelizzatrice.
'" $* 0'3*0-2//'(,' -(12,'5%0'*
* /(-'%$' )*$ "#$%&'(
1. Il /er,gva possiede un contenuto ineludi-
bilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo i
sono la ita comunitaria e l`impegno con gli altri.
Il contenuto del primo annuncio ha un`immedia-
ta ripercussione morale il cui centro e la carita.
140
3%($( +', Lsort. ap. ravgetii vvvtiavai ,8 dicembre
195,, 1: .. 68 ,196,, 1.
140
Covfe..iove aetta feae e ivegvo .ociate
18. Conessare un Padre che ama inFnita-
mente ciascun essere umano implica scoprire che
con cio stesso gli conerisce una dignita inFni-
ta .
141
Conessare che il liglio di Dio ha assunto
la nostra carne umana signiFca che ogni perso-
na umana e stata eleata al cuore stesso di Dio.
Conessare che Gesu ha dato il suo sangue per
noi ci impedisce di conserare il minimo dubbio
circa l`amore senza limiti che nobilita ogni essere
umano. La sua redenzione ha un signiFcato socia-
le perch Dio, in Cristo, non redime solamente
la singola persona, ma anche le relazioni sociali
tra gli uomini .
142
Conessare che lo Spirito Santo
agisce in tutti implica riconoscere che Lgli cerca
di penetrare in ogni situazione umana e in tutti i
incoli sociali: Lo Spirito Santo possiede un`in-
entia inFnita, propria della mente diina, che sa
proedere e sciogliere i nodi delle icende uma-
ne anche piu complesse e impenetrabili .
143
L`e-
angelizzazione cerca di cooperare anche con tale
azione liberatrice dello Spirito. Lo stesso mistero
della 1rinita ci ricorda che siamo stati creati a im-
magine della comunione diina, per cui non pos-
siamo realizzarci n salarci da soli. Dal cuore del
Vangelo riconosciamo l`intima connessione tra
141
&'(+%,,' 3%($( '', .vgetv. cov i ai.abiti vetta Cbie.a Catte
arate ai O.vbrvc/ |16 noembre1980|: v.egvavevti III,2 |1980|, 1232.
142
3(,5'4'-'( -(,/'&$'( )*$$% &'2/5'6'% * )*$$% 3%-*:
Covevaio aetta Dottriva ociate aetta Cbie.a, 52.
143
&'(+%,,' 3%($( '', |aieva Ceverate |24 aprile 1991|:
v.egvavevti XIV,1|1991|, 856.
141
eangelizzazione e promozione umana, che dee
necessariamente esprimersi e silupparsi in tutta
l`azione eangelizzatrice. L`accettazione del primo
annuncio, che inita a lasciarsi amare da Dio e ad
amarlo con l`amore che Lgli stesso ci comunica,
prooca nella ita della persona e nelle sue azioni
una prima e ondamentale reazione: desiderare,
cercare e aere a cuore il bene degli altri.
19. Questo indissolubile legame tra l`acco-
glienza dell`annuncio saliFco e un eettio amo-
re raterno e espressa in alcuni testi della Scrittura
che e bene considerare e meditare attentamente
per ricaarne tutte le conseguenze. Si tratta di un
messaggio al quale requentemente ci abituiamo,
lo ripetiamo quasi meccanicamente, senza pero
assicurarci che abbia una reale incidenza nella no-
stra ita e nelle nostre comunita. Com`e perico-
losa e dannosa questa assueazione che ci porta
a perdere la meraiglia, il ascino, l`entusiasmo di
iere il Vangelo della raternita e della giustizia!
La Parola di Dio insegna che nel ratello si troa
il permanente prolungamento dell`Incarnazione
per ognuno di noi: 1utto quello che aete atto
a uno solo di questi miei ratelli piu piccoli, l`ae-
te atto a me ,Mt 25,40,. Quanto acciamo per
gli altri ha una dimensione trascendente: Con la
misura con la quale misurate sara misurato a oi
,Mt ,2,, e risponde alla misericordia diina erso
di noi: Siate misericordiosi, come il Padre o-
stro e misericordioso. Non giudicate e non sarete
giudicati, non condannate e non sarete condan-
nati, perdonate e sarete perdonati. Date e i sara
142
dato |.| Con la misura con la quale misurate,
sara misurato a oi in cambio ,c 6,36-38,. Cio
che esprimono questi testi e l`assoluta priorita
dell` uscita da s erso il ratello come uno dei
due comandamenti principali che ondano ogni
norma morale e come il segno piu chiaro per are
discernimento sul cammino di crescita spirituale
in risposta alla donazione assolutamente gratuita
di Dio. Per cio stesso anche il serizio della ca-
rita e una dimensione costitutia della missione
della Chiesa ed e espressione irrinunciabile della
sua stessa essenza .
144
Come la Chiesa e missio-
naria per natura, cosi sgorga ineitabilmente da
tale natura la carita eettia per il prossimo, la
compassione che comprende, assiste e promuoe.
t Regvo cbe ci cbiava
180. Leggendo le Scritture risulta peraltro chia-
ro che la proposta del Vangelo non consiste solo
in una relazione personale con Dio. L neppure
la nostra risposta di amore dorebbe intendersi
come una mera somma di piccoli gesti personali
nei conronti di qualche indiiduo bisognoso, il
che potrebbe costituire una sorta di carita a ta
carte`, una serie di azioni tendenti solo a tranquil-
lizzare la propria coscienza. La proposta e it Regvo
ai Dio ,c 4,43,, si tratta di amare Dio che regna
nel mondo. Nella misura in cui Lgli riuscira a re-
144
9*,*)*55( XVI, Lett. ap. in orma di motu proprio
vtiva ccte.iae vatvra ,11 noembre 2012,: .. 104 ,2012,,
996.
143
gnare tra di noi, la ita sociale sara uno spazio di
raternita, di giustizia, di pace, di dignita per tut-
ti. Dunque, tanto l`annuncio quanto l`esperienza
cristiana tendono a proocare conseguenze so-
ciali. Cerchiamo il suo Regno: Cercate anzitutto
il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste
cose i saranno date in aggiunta ,Mt 6,33,. Il
progetto di Gesu e instaurare il Regno del Padre
suo, Lgli chiede ai suoi discepoli: Predicate, di-
cendo che il Regno dei cieli e icino ,Mt 10,,.
181. Il Regno che iene anticipato e cresce tra
di noi riguarda tutto e ci ricorda quel principio
del discernimento che Paolo VI proponea in
relazione al ero siluppo: ogni uomo e tutto
l`uomo .
145
Sappiamo che l`eangelizzazione
non sarebbe completa se non tenesse conto del
reciproco appello, che si anno continuamente il
Vangelo e la ita concreta, personale e sociale,
dell`uomo .
146
Si tratta del criterio di uniersali-
ta, proprio della dinamica del Vangelo, dal mo-
mento che il Padre desidera che tutti gli uomini
si salino e il suo disegno di salezza consiste nel
ricapitolare tutte le cose, quelle del cielo e quelle
della terra, sotto un solo Signore, che e Cristo
,cr f 1,10,. Il mandato e: Andate in tutto il
mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatu-
ra ,Mc 16,15,, perch l`ardente aspettatia della
creazione e protesa erso la rielazione dei Fgli di
145
Lett. enc. Povtorvv rogre..io ,26 marzo 196,, 14:
.. 59 ,196,, 264.
146
3%($( +', Lsort. ap. ravgetii vvvtiavai ,8 dicembre
195,, 29: .. 68 ,196,, 25.
144
Dio ,Rv 8,19,. 1utta la creazione uol dire an-
che tutti gli aspetti della natura umana, in modo
che la missione dell`annuncio della Buona No-
ella di Gesu Cristo possiede una destinazione
uniersale. Il suo mandato della carita abbraccia
tutte le dimensioni dell`esistenza, tutte le per-
sone, tutti gli ambienti della conienza e tutti i
popoli. Nulla di quanto e umano puo risultargli
estraneo .
14
La era speranza cristiana, che cerca
il Regno escatologico, genera sempre storia.
`iv.egvavevto aetta Cbie.a .vtte qve.tiovi .ociati
182. Gli insegnamenti della Chiesa sulle si-
tuazioni contingenti sono soggetti a maggiori o
nuoi siluppi e possono essere oggetto di di-
scussione, pero non possiamo eitare di essere
concreti - senza pretendere di entrare in dettagli
- perch i grandi principi sociali non rimangano
mere indicazioni generali che non interpellano
nessuno. Bisogna ricaarne le conseguenze prati-
che perch possano con eFcacia incidere anche
nelle complesse situazioni odierne .
148
I Pastori,
accogliendo gli apporti delle dierse scienze, han-
no il diritto di emettere opinioni su tutto cio che
riguarda la ita delle persone, dal momento che
il compito dell`eangelizzazione implica ed esige
una promozione integrale di ogni essere umano.
14
+ -(,4*0*,6% &*,*0%$* )*$$7*3'/-(3%5( $%5',(8
%1*0'-%,( * )*' -%0%'9', Docvvevto ai .areciaa ,29 giugno
200,, 380.
148
3(,5'4'-'( -(,/'&$'( )*$$% &'2/5'6'% * )*$$% 3%-*:
Covevaio aetta Dottriva ociate aetta Cbie.a, 9.
145
Non si puo piu aermare che la religione dee
limitarsi all`ambito priato e che esiste solo per
preparare le anime per il cielo. Sappiamo che Dio
desidera la elicita dei suoi Fgli anche su questa
terra, bench siano chiamati alla pienezza eterna,
perch Lgli ha creato tutte le cose perch pos-
siamo goderne ,1 1v 6,1,, perch tvtti possano
goderne. Ne deria che la conersione cristiana
esige di riconsiderare specialmente tutto cio che
concerne l`ordine sociale ed il conseguimento del
bene comune .
149

183. Di conseguenza, nessuno puo esigere da
noi che releghiamo la religione alla segreta inti-
mita delle persone, senza alcuna innuenza sulla
ita sociale e nazionale, senza preoccuparci per
la salute delle istituzioni della societa ciile, sen-
za esprimersi sugli aenimenti che interessano i
cittadini. Chi oserebbe rinchiudere in un tempio
e ar tacere il messaggio di san lrancesco di As-
sisi e della beata 1eresa di Calcutta Lssi non po-
trebbero accettarlo. Una ede autentica - che non
e mai comoda e indiidualista - implica sempre
un proondo desiderio di cambiare il mondo, di
trasmettere alori, di lasciare qualcosa di miglio-
re dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo
questo magniFco pianeta doe Dio ci ha posto,
e amiamo l`umanita che lo abita, con tutti i suoi
drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le
sue speranze, con i suoi alori e le sue ragilita.
149
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv
.verica ,22 gennaio 1999, 2: .. 91 ,1999,, 62.
146
La terra e la nostra casa comune e tutti siamo ra-
telli. Sebbene il giusto ordine della societa e del-
lo Stato sia il compito principale della politica ,
la Chiesa non puo n dee rimanere ai margini
della lotta per la giustizia .
150
1utti i cristiani, an-
che i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi del-
la costruzione di un mondo migliore. Di questo
si tratta, perch il pensiero sociale della Chiesa
e in primo luogo positio e propositio, orienta
un`azione trasormatrice, e in questo senso non
cessa di essere un segno di speranza che sgor-
ga dal cuore pieno d`amore di Gesu Cristo. Al
tempo stesso, unisce il proprio impegno a quel-
lo prouso nel campo sociale dalle altre Chiese
e Comunita Lcclesiali, sia a liello di rinessione
dottrinale sia a liello pratico .
151
184. Non e il momento qui per siluppare tut-
te le grai questioni sociali che segnano il mon-
do attuale, alcune delle quali ho commentato nel
secondo capitolo. Questo non e un documento
sociale, e per rinettere su quelle arie tematiche
disponiamo di uno strumento molto adeguato
nel Covevaio aetta Dottriva ociate aetta Cbie.a, il
cui uso e studio raccomando iamente. Inoltre,
n il Papa n la Chiesa posseggono il monopo-
lio dell`interpretazione della realta sociale o della
proposta di soluzioni per i problemi contempo-
ranei. Posso ripetere qui cio che lucidamente in-
150
9*,*)*55( XVI, Lett. enc. Dev. carita. e.t ,25 di-
cembre 2005,, 28: .. 98 ,2006,, 239-240.
151
3(,5'4'-'( -(,/'&$'( )*$$% &'2/5'6'% * )*$$% 3%-*:
Covevaio aetta Dottriva ociate aetta Cbie.a, 12.
14
dicaa Paolo VI: Di ronte a situazioni tanto di-
erse, ci e diFcile pronunciare una parola unica e
proporre una soluzione di alore uniersale. Del
resto non e questa la nostra ambizione e neppure
la nostra missione. Spetta alle comunita cristiane
analizzare obiettiamente la situazione del loro
paese .
152
185. Nel seguito cerchero di concentrarmi su
due grandi questioni che mi sembrano onda-
mentali in questo momento della storia. Le si-
luppero con una certa ampiezza perch conside-
ro che determineranno il uturo dell`umanita. Si
tratta, in primo luogo, della inclusione sociale dei
poeri e, inoltre, della pace e del dialogo sociale.
'' $7',-$2/'(,* /(-'%$* )*' 3(+*0'
186. Dalla nostra ede in Cristo attosi poero,
e sempre icino ai poeri e agli esclusi, deria la
preoccupazione per lo siluppo integrale dei piu
abbandonati della societa.
|viti a Dio a.cottiavo vv griao
18. Ogni cristiano e ogni comunita sono chia-
mati ad essere strumenti di Dio per la liberazio-
ne e la promozione dei poeri, in modo che essi
possano integrarsi pienamente nella societa, que-
sto suppone che siamo docili e attenti ad ascolta-
152
Lett. ap. Octoge.iva aareviev. ,14 maggio 191,, 4: ..
63 ,191,, 403.
148
re il grido del poero e soccorrerlo. L suFciente
scorrere le Scritture per scoprire come il Padre
buono desidera ascoltare il grido dei poeri: lo
osserato la miseria del mio popolo in Lgitto e ho
udito il suo grido a causa dei suoi sorintendenti:
conosco le sue soerenze. Sono sceso per libe-
rarlo . Percio a`! Io ti mando ,. 3,-8.10,, e
si mostra sollecito erso le sue necessita: Poi |gli
israeliti| gridarono al Signore ed egli ece sorgere
per loro un salatore ,Cac 3,15,. Rimanere sordi
a quel grido, quando noi siamo gli strumenti di
Dio per ascoltare il poero, ci pone uori dalla
olonta del Padre e dal suo progetto, perch quel
poero griderebbe al Signore contro di te e un
peccato sarebbe su di te ,Dt 15,9,. L la mancan-
za di solidarieta erso le sue necessita innuisce
direttamente sul nostro rapporto con Dio: Se
egli ti maledice nell`amarezza del cuore, il suo
creatore ne esaudira la preghiera ,ir 4,6,. Ritor-
na sempre la ecchia domanda: Se uno ha ric-
chezze di questo mondo e, edendo il suo ratel-
lo in necessita, gli chiude il proprio cuore, come
rimane in lui l`amore di Dio ,1 Cr 3,1,. Ricor-
diamo anche con quanta coninzione l`Apostolo
Giacomo riprendea l`immagine del grido degli
oppressi: Il salario dei laoratori che hanno mie-
tuto sulle ostre terre, e che oi non aete pagato,
grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli
orecchi del Signore onnipotente ,5,4,.
188. La Chiesa ha riconosciuto che l`esigenza
di ascoltare questo grido deria dalla stessa ope-
ra liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per
149
cui non si tratta di una missione riserata solo ad
alcuni: La Chiesa, guidata dal Vangelo della mi-
sericordia e dall`amore all`essere umano, a.cotta it
griao er ta giv.tiia e desidera risponderi con tutte
le sue orze .
153
In questo quadro si comprende
la richiesta di Gesu ai suoi discepoli: Voi stessi
date loro da mangiare ,Mc 6,3,, e cio implica
sia la collaborazione per risolere le cause strut-
turali della poerta e per promuoere lo siluppo
integrale dei poeri, sia i gesti piu semplici e quo-
tidiani di solidarieta di ronte alle miserie molto
concrete che incontriamo. La parola solidarieta`
si e un po` logorata e a olte la si interpreta male,
ma indica molto di piu di qualche atto sporadico
di generosita. Richiede di creare una nuoa men-
talita che pensi in termini di comunita, di priorita
della ita di tutti rispetto all`appropriazione dei
beni da parte di alcuni.
189. La solidarieta e una reazione spontanea di
chi riconosce la unzione sociale della proprieta
e la destinazione uniersale dei beni come realta
anteriori alla proprieta priata. Il possesso pria-
to dei beni si giustiFca per custodirli e accrescerli
in modo che serano meglio al bene comune, per
cui la solidarieta si dee iere come la decisione
di restituire al poero quello che gli corrispon-
de. Queste coninzioni e pratiche di solidarieta,
quando si anno carne, aprono la strada ad altre
trasormazioni strutturali e le rendono possibili.
153
-(,&0*&%6'(,* 3*0 $% )(550',% )*$$% 4*)*, Istru-
zione ibertati. vvvtiv. ,6 agosto 1984,, XI, 1: .. 6 ,1984,, 903.
150
Un cambiamento nelle strutture che non gene-
ri nuoe coninzioni e atteggiamenti ara si che
quelle stesse strutture presto o tardi dientino
corrotte, pesanti e ineFcaci.
190. A olte si tratta di ascoltare il grido di inte-
ri popoli, dei popoli piu poeri della terra, perch
la pace si onda non solo sul rispetto dei diritti
dell`uomo, ma anche su quello dei diritti dei po-
poli .
154
Deploreolmente, persino i diritti uma-
ni possono essere utilizzati come giustiFcazione
di una diesa esacerbata dei diritti indiiduali o
dei diritti dei popoli piu ricchi. Rispettando l`in-
dipendenza e la cultura di ciascuna Nazione, bi-
sogna ricordare sempre che il pianeta e di tutta
l`umanita e per tutta l`umanita, e che il solo atto
di essere nati in un luogo con minori risorse o
minor siluppo non giustiFca che alcune perso-
ne iano con minore dignita. Bisogna ripetere
che i piu aoriti deono rinunciare ad alcuni
dei loro diritti per mettere con maggiore liberalita
i loro beni al serizio degli altri .
155
Per parlare
in modo appropriato dei nostri diritti dobbiamo
ampliare maggiormente lo sguardo e aprire le
orecchie al grido di altri popoli o di altre regioni
del nostro Paese. Abbiamo bisogno di crescere
in una solidarieta che dee permettere a tutti
i popoli di giungere con le loro orze ad essere
154
3(,5'4'-'( -(,/'&$'( )*$$% &'2/5'6'% * )*$$% 3%-*:
Covevaio aetta Dottriva ociate aetta Cbie.a, 15.
155
3%($( +', Lett. ap. Octoge.iva aareviev., 23 ,14 maggio
191,: .. 63 ,191, 418.
151
arteFci del loro destino ,
156
cosi come ciascun
essere umano e chiamato a silupparsi .
15
191. In ogni luogo e circostanza i cristiani,
incoraggiati dai loro Pastori, sono chiamati ad
ascoltare il grido dei poeri, come hanno aer-
mato cosi bene i Vescoi del Brasile: Desideria-
mo assumere, ogni giorno, le gioie e le speranze,
le angosce e le tristezze del popolo brasiliano,
specialmente delle popolazioni delle perierie ur-
bane e delle zone rurali - senza terra, senza tetto,
senza pane, senza salute - iolate nei loro diritti.
Vedendo le loro miserie, ascoltando le loro grida
e conoscendo la loro soerenza, ci scandalizza il
atto di sapere che esiste cibo suFciente per tutti
e che la ame si dee alla cattia distribuzione dei
beni e del reddito. Il problema si aggraa con la
pratica generalizzata dello spreco .
158
192. Desideriamo pero ancora di piu, il nostro
sogno ola piu alto. Non parliamo solamente di
assicurare a tutti il cibo, o un decoroso sosten-
tamento , ma che possano aere prosperita nei
suoi molteplici aspetti .
159
Questo implica edu-
cazione, accesso all`assistenza sanitaria, e special-
mente laoro, perch nel laoro libero, creatio,
156
3%($( +', Lett. enc. Povtorvv Progre..io ,26 marzo
196,, 65: .. 59 ,196,, 289.
15
bia., 15: .. 59 ,196,, 265.
158
-(,4*0=,-'% ,%-'(,%$ )(/ 9'/3(/ )( 90%/'$, igv
cia. eravgetica. e etica. ae .veraao aa vi.eria e aa fove ,aprile 2002,,
Introduzione, 2.
159
&'(+%,,' XXIII, Lett. enc. Mater et Magi.tra, 2
,15 maggio 1961,, 2: .. 53 ,1961,, 402.
152
partecipatio e solidale, l`essere umano esprime
e accresce la dignita della propria ita. Il giusto
salario permette l`accesso adeguato agli altri beni
che sono destinati all`uso comune.
eaetta at 1avgeto er vov correre ivravo
193. L`imperatio di ascoltare il grido dei po-
eri si a carne in noi quando ci commuoiamo
nel piu intimo di ronte all`altrui dolore. Rileggia-
mo alcuni insegnamenti della Parola di Dio sulla
misericordia, perch risuonino con orza nella
ita della Chiesa. Il Vangelo proclama: Beati i
misericordiosi, perch troeranno misericordia
,Mt 5,,. L`Apostolo Giacomo insegna che la
misericordia erso gli altri ci permette di usci-
re trionanti nel giudizio diino: Parlate e agi-
te come persone che deono essere giudicate
secondo una legge di liberta, perch il giudizio
sara senza misericordia contro chi non ara usato
misericordia. La misericordia ha sempre la me-
glio sul giudizio` ,2,12-13,. In questo testo, Gia-
como si mostra erede della maggiore ricchezza
della spiritualita ebraica del post-esilio, che attri-
buia alla misericordia uno speciale alore sal-
iFco: Sconta i tuoi peccati con l`elemosina e
le tue iniquita con atti di misericordia erso gli
anitti, perch tu possa godere lunga prosperita
,Dv 4,24,. In questa stessa prospettia, la lettera-
tura sapienziale parla dell`elemosina come eserci-
zio concreto della misericordia erso i bisognosi:
L`elemosina sala dalla morte e puriFca da ogni
153
peccato ,1b 12,9,. In modo piu plastico lo espri-
me anche il Siracide: L`acqua spegne il uoco
che diampa, l`elemosina espia i peccati ,3,30,.
La medesima sintesi appare contenuta nel Nuoo
1estamento: Soprattutto conserate tra oi una
carita erente, perch la carita copre una mol-
titudine di peccati ,1 Pt 4,8,. Questa erita pe-
netro proondamente la mentalita dei Padri della
Chiesa ed esercito una resistenza proetica, come
alternatia culturale, di ronte all`indiidualismo
edonista pagano. Ricordiamo solo un esempio:
Come, in pericolo d`incendio, corriamo a cerca-
re acqua per spegnerlo, |.| allo stesso modo, se
dalla nostra paglia sorgesse la Famma del peccato
e per tale motio ne ossimo turbati, una olta
che ci enga data l`occasione di un`opera di mise-
ricordia, rallegriamoci di tale opera come se osse
una onte che ci iene oerta perch possiamo
soocare l`incendio .
160
194. L un messaggio cosi chiaro, cosi diretto,
cosi semplice ed eloquente, che nessuna erme-
neutica ecclesiale ha il diritto di relatiizzarlo. La
rinessione della Chiesa su questi testi non do-
rebbe oscurare o indebolire il loro signiFcato
esortatio, ma piuttosto aiutare a arli propri con
coraggio e erore. Perch complicare cio che e
cosi semplice Gli apparati concettuali esistono
per aorire il contatto con la realta che si uole
spiegare e non per allontanarci da essa. Questo
160
/%,57%&(/5',(, De catecbiavai. rvaibv., I, XIV, 22: P
40, 32.
154
ale soprattutto per le esortazioni bibliche che in-
itano con tanta determinazione all`amore rater-
no, al serizio umile e generoso, alla giustizia, alla
misericordia erso il poero. Gesu ci ha indicato
questo cammino di riconoscimento dell`altro con
le sue parole e con i suoi gesti. Perch oscurare
cio che e cosi chiaro Non preoccupiamoci solo
di non cadere in errori dottrinali, ma anche di
essere edeli a questo cammino luminoso di ita
e di sapienza. Perch ai diensori dell`ortodos-
sia` si riolge a olte il rimproero di passiita,
d`indulgenza o di colpeoli complicita rispetto a
situazioni di ingiustizia intollerabili e erso i regi-
mi politici che le mantengono .
161
195. Quando san Paolo si reco dagli Apostoli a
Gerusalemme per discernere se staa correndo o
aea corso inano ,cr Cat 2,2,, il criterio-chia-
e di autenticita che gli indicarono u che non
si dimenticasse dei poeri ,cr Cat 2,10,. Questo
grande criterio, aFnch le comunita paoline non
si lasciassero trascinare dallo stile di ita indii-
dualista dei pagani, ha una noteole attualita nel
contesto presente, doe tende a silupparsi un
nuoo paganesimo indiidualista. La bellezza
stessa del Vangelo non sempre puo essere ade-
guatamente maniestata da noi, ma c`e un segno
che non dee mai mancare: l`opzione per gli ulti-
mi, per quelli che la societa scarta e getta ia.
161
-(,&0*&%6'(,* 3*0 $% )(550',% )*$$% 4*)*, Istru-
zione ibertati. vvvtiv. ,6 agosto 1984,, XI, 18: .. 6 ,1984,,
90-908.
155
196. A olte siamo duri di cuore e di mente, ci
dimentichiamo, ci diertiamo, ci estasiamo con
le immense possibilita di consumo e di distrazio-
ne che ore questa societa. Cosi si produce una
specie di alienazione che ci colpisce tutti, poich
e alienata una societa che, nelle sue orme di
organizzazione sociale, di produzione e di consu-
mo, rende piu diFcile la realizzazione di questa
donazione e la ormazione di quella solidarieta
interumana .
162
t o.to riritegiato aei oreri vet Pooto ai Dio
19. Nel cuore di Dio c`e un posto preerenzia-
le per i poeri, tanto che Lgli stesso si ece po-
ero ,2 Cor 8,9,. 1utto il cammino della nostra
redenzione e segnato dai poeri. Questa salezza
e giunta a noi attraerso il .` di una umile ra-
gazza di un piccolo paese sperduto nella perieria
di un grande impero. Il Salatore e nato in un
presepe, tra gli animali, come accadea per i Fgli
dei piu poeri, e stato presentato al 1empio con
due piccioni, l`oerta di coloro che non potea-
no permettersi di pagare un agnello ,cr c 2,24,
r 5,,, e cresciuto in una casa di semplici laora-
tori e ha laorato con le sue mani per guadagnarsi
il pane. Quando inizio ad annunciare il Regno,
lo seguiano olle di diseredati, e cosi maniesto
quello che Lgli stesso aea detto: Lo Spirito
del Signore e sopra di me, perch mi ha consa-
162
&'(+%,,' 3%($( '': Lett. enc. Cevte.ivv. avvv. ,1 mag-
gio 1991,, 41: .. 83 ,1991,, 844-845.
156
crato con l`unzione e mi ha mandato a portare ai
poeri il lieto annuncio ,c 4,18,. A quelli che
erano graati dal dolore, oppressi dalla poerta,
assicuro che Dio li portaa al centro del suo cuo-
re: Beati oi, poeri, perch ostro e il Regno di
Dio ,c 6,20,, e con essi si identiFco: lo auto
ame e mi aete dato da mangiare , insegnando
che la misericordia erso di loro e la chiae del
cielo ,cr Mt 25,35s,.
198. Per la Chiesa l`opzione per i poeri e una
categoria teologica prima che culturale, sociolo-
gica, politica o FlosoFca. Dio concede loro la
sua prima misericordia .
163
Questa preerenza
diina ha delle conseguenze nella ita di ede di
tutti i cristiani, chiamati ad aere gli stessi senti-
menti di Gesu ,it 2,5,. Ispirata da essa, la Chie-
sa ha atto una oiove er i oreri intesa come una
orma speciale di primazia nell`esercizio della
carita cristiana, della quale da testimonianza tut-
ta la tradizione della Chiesa .
164
Questa opzione
- insegnaa Benedetto XVI - e implicita nella
ede cristologica in quel Dio che si e atto poe-
ro per noi, per arricchirci mediante la sua poer-
ta .
165
Per questo desidero una Chiesa poera per
i poeri. Lssi hanno molto da insegnarci. Oltre a
163
&'(+%,,' 3%($( '', Ovetia avravte ta Me..a er t`erav
getiaiove aei ooti a avto Dovivgo ,11 ottobre 1984,, 5: ..
,1985, 358.
164
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. enc. otticitvao rei .ociati. ,30
dicembre 198,, 42: .. 80 ,1988,, 52.
165
9*,*)*55( ;+', Di.cor.o atta e..iove ivavgvrate aetta 1
Covfereva Ceverate aett`i.coato ativoavericavo e aei Caraibi ,13
maggio 200,, 3: .. 99 ,200,, 450.
15
partecipare del .ev.v. faei, con le proprie soe-
renze conoscono il Cristo soerente. L necessa-
rio che tutti ci lasciamo eangelizzare da loro. La
nuoa eangelizzazione e un inito a riconoscere
la orza saliFca delle loro esistenze e a porle al
centro del cammino della Chiesa. Siamo chiama-
ti a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la
nostra oce nelle loro cause, ma anche ad esse-
re loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad
accogliere la misteriosa sapienza che Dio uole
comunicarci attraerso di loro.
199. Il nostro impegno non consiste esclusia-
mente in azioni o in programmi di promozione
e assistenza, quello che lo Spirito mette in moto
non e un eccesso di attiismo, ma prima di tut-
to un`atteviove riolta all`altro considerandolo
come un`unica cosa con se stesso .
166
Questa
attenzione d`amore e l`inizio di una era preoc-
cupazione per la sua persona e a partire da essa
desidero cercare eettiamente il suo bene. Que-
sto implica apprezzare il poero nella sua bonta
propria, col suo modo di essere, con la sua cul-
tura, con il suo modo di iere la ede. L`amore
autentico e sempre contemplatio, ci permette di
serire l`altro non per necessita o anita, ma per-
ch e bello, al di la delle apparenze. Dall`amore
per cui a uno e gradita l`altra persona dipende il
atto che le dia qualcosa gratuitamente .
16
Il po-
166
/%, 5(11%/( )7%>2',(, vvva 1beotogiae, II-II, q.
2, art. 2.
16
bia., I-II, q. 110, art. 1.
158
ero, quando e amato, e considerato di grande
alore ,
168
e questo dierenzia l`autentica opzione
per i poeri da qualsiasi ideologia, da qualunque
intento di utilizzare i poeri al serizio di interes-
si personali o politici. Solo a partire da questa i-
cinanza reale e cordiale possiamo accompagnarli
adeguatamente nel loro cammino di liberazione.
Soltanto questo rendera possibile che i poeri
si sentano, in ogni comunita cristiana, come a
casa loro`. Non sarebbe, questo stile, la piu gran-
de ed eFcace presentazione della buona noel-
la del Regno .
169
Senza l`opzione preerenziale
per i piu poeri, l`annuncio del Vangelo, che pur
e la prima carita, rischia di essere incompreso o
di aogare in quel mare di parole a cui l`odierna
societa della comunicazione quotidianamente ci
espone .
10

200. Dal momento che questa Lsortazione e
riolta ai membri della Chiesa Cattolica, desidero
aermare con dolore che la peggior discrimina-
zione di cui sorono i poeri e la mancanza di at-
tenzione spirituale. L`immensa maggioranza dei
poeri possiede una speciale apertura alla ede,
hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare
di orire loro la sua amicizia, la sua benedizione,
la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la
proposta di un cammino di crescita e di matu-
razione nella ede. L`opzione preerenziale per i
168
bia., I-II, q. 26, art. 3.
169
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. ap. ^oro Mittevvio ivevvte ,6
gennaio 2001,, 50: .. 93 ,2001,, 303.
10
bia.
159
poeri dee tradursi principalmente in un`atten-
zione religiosa priilegiata e prioritaria.
201. Nessuno dorebbe dire che si mantiene
lontano dai poeri perch le sue scelte di ita
comportano di prestare piu attenzione ad altre
incombenze. Questa e una scusa requente negli
ambienti accademici, imprenditoriali o proes-
sionali, e persino ecclesiali. Sebbene si possa dire
in generale che la ocazione e la missione pro-
pria dei edeli laici e la trasormazione delle a-
rie realta terrene aFnch ogni attiita umana sia
trasormata dal Vangelo,
11
nessuno puo sentirsi
esonerato dalla preoccupazione per i poeri e per
la giustizia sociale: La conersione spirituale,
l`intensita dell`amore a Dio e al prossimo, lo zelo
per la giustizia e la pace, il signiFcato eangelico
dei poeri e della poerta sono richiesti a tutti .
12

1emo che anche queste parole siano solamente
oggetto di qualche commento senza una era in-
cidenza pratica. Nonostante cio, conFdo nell`a-
pertura e nelle buone disposizioni dei cristiani,
e i chiedo di cercare comunitariamente nuoe
strade per accogliere questa rinnoata proposta.
covovia e ai.tribviove aette evtrate
202. La necessita di risolere le cause struttura-
li della poerta non puo attendere, non solo per
11
Cr Proo.itio 45.
12
-(,&0*&%6'(,* 3*0 $% )(550',% )*$$% 4*)*, Istru-
zione ibertati. vvvtiv. ,6 agosto 1984,, XI, 18: .. 6 ,1984,,
908.
160
una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di
ordinare la societa, ma per guarirla da una ma-
lattia che la rende ragile e indegna e che potra
solo portarla a nuoe crisi. I piani assistenziali,
che anno ronte ad alcune urgenze, si doreb-
bero considerare solo come risposte proisorie.
linch non si risoleranno radicalmente i proble-
mi dei poeri, rinunciando all`autonomia assolu-
ta dei mercati e della speculazione Fnanziaria e
aggredendo le cause strutturali della inequita,
13

non si risoleranno i problemi del mondo e in
deFnitia nessun problema. L`inequita e la radice
dei mali sociali.
203. La dignita di ogni persona umana e il bene
comune sono questioni che dorebbero struttu-
rare tutta la politica economica, ma a olte sem-
brano appendici aggiunte dall`esterno per com-
pletare un discorso politico senza prospettie n
programmi di ero siluppo integrale. Quante
parole sono dientate scomode per questo siste-
ma! Da astidio che si parli di etica, da astidio
che si parli di solidarieta mondiale, da astidio che
si parli di distribuzione dei beni, da astidio che si
parli di diendere i posti di laoro, da astidio che
si parli della dignita dei deboli, da astidio che si
parli di un Dio che esige un impegno per la giu-
stizia. Altre olte accade che queste parole dien-
tino oggetto di una manipolazione opportunista
che le disonora. La comoda indierenza di ron-
13
Questo implica eliminare le cause .trvttvrati delle di-
sunzioni della economia mondiale : 9*,*)*55( ;+', Di.cor.o
at Coro Ditovatico ,8 gennaio 200,: .. 99 ,200,, 3.
161
te a queste questioni suota la nostra ita e le no-
stre parole di ogni signiFcato. La ocazione di un
imprenditore e un nobile laoro, sempre che si
lasci interrogare da un signiFcato piu ampio della
ita, questo gli permette di serire eramente il
bene comune, con il suo sorzo di moltiplicare
e rendere piu accessibili per tutti i beni di questo
mondo.
204. Non possiamo piu conFdare nelle orze
cieche e nella mano inisibile del mercato. La
crescita in equita esige qualcosa di piu della cre-
scita economica, bench la presupponga, richie-
de decisioni, programmi, meccanismi e processi
speciFcamente orientati a una migliore distribu-
zione delle entrate, alla creazione di opportunita
di laoro, a una promozione integrale dei poe-
ri che superi il mero assistenzialismo. Lungi da
me il proporre un populismo irresponsabile, ma
l`economia non puo piu ricorrere a rimedi che
sono un nuoo eleno, come quando si pretende
di aumentare la redditiita riducendo il mercato
del laoro e creando in tal modo nuoi esclusi.
205. Chiedo a Dio che cresca il numero di po-
litici capaci di entrare in un autentico dialogo che
si orienti eFcacemente a sanare le radici proon-
de e non l`apparenza dei mali del nostro mondo!
La politica, tanto denigrata, e una ocazione al-
tissima, e una delle orme piu preziose della ca-
rita, perch cerca il bene comune.
14
Dobbiamo
14
Cr -(11'//'(, /(-'%$* )*/ <+=>2*/ )* 40%,-*, Di-
chiarazione Rebabititer ta otitiqve ,1 ebbraio 1999,, 3'( ;',
162
conincerci che la carita e il principio non solo
delle micro-relazioni: rapporti amicali, amiliari,
di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazio-
ni: rapporti sociali, economici, politici .
15
Prego
il Signore che ci regali piu politici che abbiano
daero a cuore la societa, il popolo, la ita dei
poeri! L indispensabile che i goernanti e il po-
tere Fnanziario alzino lo sguardo e amplino le
loro prospettie, che acciano in modo che ci sia
un laoro degno, istruzione e assistenza sanitaria
per tutti i cittadini. L perch non ricorrere a Dio
aFnch ispiri i loro piani Sono coninto che a
partire da un`apertura alla trascendenza potrebbe
ormarsi una nuoa mentalita politica ed econo-
mica che aiuterebbe a superare la dicotomia asso-
luta tra l`economia e il bene comune sociale.
206. L`economia, come indica la stessa parola,
dorebbe essere l`arte di raggiungere un`adeguata
amministrazione della casa comune, che e il mon-
do intero. Ogni azione economica di una certa
portata, messa in atto in una parte del pianeta, si
ripercuote sul tutto, percio nessun goerno puo
agire al di uori di una comune responsabilita. Di
atto, dienta sempre piu diFcile indiiduare so-
luzioni a liello locale per le enormi contraddi-
zioni globali, per cui la politica locale si riempie
di problemi da risolere. Se realmente ogliamo
raggiungere una sana economia mondiale, c`e bi-
sogno in questa ase storica di un modo piu eF-
Me..aggio, 18 dicembre 192.
15
9*,*)*55( ;+', Lett. enc. Carita. iv reritate ,29 giugno
2009,, 2: .. 101 ,2009,, 642.
163
ciente di interazione che, atta sala la soranita
delle nazioni, assicuri il benessere economico di
tutti i Paesi e non solo di pochi.
20. Qualsiasi comunita della Chiesa, nella mi-
sura in cui pretenda di stare tranquilla senza oc-
cuparsi creatiamente e cooperare con eFcacia
aFnch i poeri iano con dignita e per l`inclu-
sione di tutti, correra anche il rischio della dis-
soluzione, bench parli di temi sociali o critichi
i goerni. lacilmente Fnira per essere sommersa
dalla mondanita spirituale, dissimulata con pra-
tiche religiose, con riunioni ineconde o con di-
scorsi uoti.
208. Se qualcuno si sente oeso dalle mie paro-
le, gli dico che le esprimo con aetto e con la mi-
gliore delle intenzioni, lontano da qualunque inte-
resse personale o ideologia politica. La mia parola
non e quella di un nemico n di un oppositore.
Mi interessa unicamente are in modo che quelli
che sono schiai di una mentalita indiidualista,
indierente ed egoista, possano liberarsi da quel-
le indegne catene e raggiugano uno stile di ita e
di pensiero piu umano, piu nobile, piu econdo,
che dia dignita al loro passaggio su questa terra.
.rere cvra aetta fragitita
209. Gesu, l`eangelizzatore per eccellenza e
il Vangelo in persona, si identiFca specialmente
con i piu piccoli ,cr Mt 25,40,. Questo ci ricorda
che tutti noi cristiani siamo chiamati a prender-
ci cura dei piu ragili della 1erra. Ma nel igen-
164
te modello di successo` e priatistico`, non
sembra abbia senso inestire aFnch quelli che
rimangono indietro, i deboli o i meno dotati pos-
sano arsi strada nella ita.
210. L indispensabile prestare attenzione per
essere icini a nuoe orme di poerta e di ra-
gilita in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo
soerente, anche se questo apparentemente non
ci porta antaggi tangibili e immediati: i senza
tetto, i tossicodipendenti, i riugiati, i popoli in-
digeni, gli anziani sempre piu soli e abbandonati,
ecc. I migranti mi pongono una particolare sFda
perch sono Pastore di una Chiesa senza ron-
tiere che si sente madre di tutti. Percio esorto i
Paesi ad una generosa apertura, che inece di te-
mere la distruzione dell`identita locale sia capace
di creare nuoe sintesi culturali. Come sono belle
le citta che superano la sFducia malsana e inte-
grano i dierenti, e che anno di tale integrazione
un nuoo attore di siluppo! Come sono belle le
citta che, anche nel loro disegno architettonico,
sono piene di spazi che collegano, mettono in re-
lazione, aoriscono il riconoscimento dell`altro!
211. Mi ha sempre addolorato la situazione
di coloro che sono oggetto delle dierse orme
di tratta di persone. Vorrei che si ascoltasse il
grido di Dio che chiede a tutti noi: Do`e tuo
ratello ,Cev 4,9,. Do`e il tuo ratello schia-
o Do`e quello che stai uccidendo ogni giorno
nella piccola abbrica clandestina, nella rete della
prostituzione, nei bambini che utilizzi per l`accat-
165
tonaggio, in quello che dee laorare di nascosto
perch non e stato regolarizzato Non acciamo
Fnta di niente. Ci sono molte complicita. La do-
manda e per tutti! Nelle nostre citta e impiantato
questo crimine maFoso e aberrante, e molti han-
no le mani che grondano sangue a causa di una
complicita comoda e muta.
212. Doppiamente poere sono le donne che
sorono situazioni di esclusione, maltrattamento
e iolenza, perch spesso si troano con mino-
ri possibilita di diendere i loro diritti. 1uttaia,
anche tra di loro troiamo continuamente i piu
ammireoli gesti di quotidiano eroismo nella di-
esa e nella cura della ragilita delle loro amiglie.
213. 1ra questi deboli, di cui la Chiesa uole
prendersi cura con predilezione, ci sono anche
i bambini nascituri, che sono i piu indiesi e in-
nocenti di tutti, ai quali oggi si uole negare la
dignita umana al Fne di poterne are quello che
si uole, togliendo loro la ita e promuoendo le-
gislazioni in modo che nessuno possa impedirlo.
lrequentemente, per ridicolizzare allegramente
la diesa che la Chiesa a delle ite dei nascituri,
si a in modo di presentare la sua posizione come
qualcosa di ideologico, oscurantista e consera-
tore. Lppure questa diesa della ita nascente e
intimamente legata alla diesa di qualsiasi diritto
umano. Suppone la coninzione che un essere
umano e sempre sacro e iniolabile, in qualun-
que situazione e in ogni ase del suo siluppo. L
un Fne in s stesso e mai un mezzo per risolere
166
altre diFcolta. Se cade questa coninzione, non
rimangono solide e permanenti ondamenta per
la diesa dei diritti umani, che sarebbero sempre
soggetti alle conenienze contingenti dei potenti
di turno. La sola ragione e suFciente per rico-
noscere il alore iniolabile di ogni ita umana,
ma se la guardiamo anche a partire dalla ede,
ogni iolazione della dignita personale dell`es-
sere umano grida endetta al cospetto di Dio e si
conFgura come oesa al Creatore dell`uomo .
16
214. Proprio perch e una questione che ha a
che are con la coerenza interna del nostro mes-
saggio sul alore della persona umana, non ci si
dee attendere che la Chiesa cambi la sua posi-
zione su questa questione. Voglio essere del tutto
onesto al riguardo. Questo non e un argomento
soggetto a presunte riorme o a modernizzazio-
ni`. Non e progressista pretendere di risolere i
problemi eliminando una ita umana. Pero e an-
che ero che abbiamo atto poco per accompa-
gnare adeguatamente le donne che si troano in
situazioni molto dure, doe l`aborto si presenta
loro come una rapida soluzione alle loro proon-
de angustie, particolarmente quando la ita che
cresce in loro e sorta come conseguenza di una
iolenza o in un contesto di estrema poerta. Chi
puo non capire tali situazioni cosi dolorose
16
&'(+%,,' 3%($( '', Lsort. ap. postsinodale, Cbri.tifae
te. taici ,30 dicembre 1988,, 3: .. 81 ,1989,, 461.
16
215. Ci sono altri esseri ragili e indiesi, che
molte olte rimangono alla merc degli interessi
economici o di un uso indiscriminato. Mi rierisco
all`insieme della creazione. Come esseri umani
non siamo dei meri beneFciari, ma custodi delle
altre creature. Mediante la nostra realta corpo-
rea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo
che ci circonda, che la desertiFcazione del suo-
lo e come una malattia per ciascuno, e possiamo
lamentare l`estinzione di una specie come osse
una mutilazione. Non lasciamo che al nostro pas-
saggio rimangano segni di distruzione e di morte
che colpiscono la nostra ita e quella delle uture
generazioni.
1
In questo senso, accio proprio il
lamento bello e proetico che diersi anni a han-
no espresso i Vescoi delle lilippine: Un`incre-
dibile arieta d`insetti iea nella sela ed erano
impegnati con ogni sorta di compito proprio |.|
Gli uccelli olaano nell`aria, le loro brillanti piu-
me e i loro dierenti canti aggiungeano colore
e melodie al erde dei boschi |...| Dio ha oluto
questa terra per noi, sue creature speciali, ma non
perch potessimo distruggerla e trasormarla in
un terreno desertico |...| Dopo una sola notte di
pioggia, guarda erso i Fumi marron-cioccolato
dei tuoi paraggi, e ricorda che si portano ia il
sangue io della terra erso il mare |...| Come po-
tranno nuotare i pesci in ogne come il rio Pasig e
tanti altri Fumi che abbiamo contaminato Chi ha
1
Cr Proo.itio 56.
168
trasormato il meraiglioso mondo marino in ci-
miteri subacquei spogliati di ita e di colore .
18
216. Piccoli ma orti nell`amore di Dio, come
san lrancesco d`Assisi, tutti i cristiani siamo chia-
mati a prenderci cura della ragilita del popolo e
del mondo in cui iiamo.
'''" '$ 9*,* -(12,* * $% 3%-* /(-'%$*
21. Abbiamo parlato molto della gioia e
dell`amore, ma la Parola di Dio menziona anche
il rutto della pace ,cr Cat 5,22,.
218. La pace sociale non puo essere inte-
sa come irenismo o come una mera assenza di
iolenza ottenuta mediante l`imposizione di una
parte sopra le altre. Sarebbe parimenti una alsa
pace quella che serisse come scusa per giustiF-
care un`organizzazione sociale che metta a tacere
o tranquillizzi i piu poeri, in modo che quelli che
godono dei maggiori beneFci possano mantene-
re il loro stile di ita senza scosse mentre gli altri
sopraiono come possono. Le riendicazioni
sociali, che hanno a che are con la distribuzio-
ne delle entrate, l`inclusione sociale dei poeri e i
diritti umani, non possono essere soocate con
il pretesto di costruire un consenso a taolino o
un`eFmera pace per una minoranza elice. La
18
-%5.($'- 9'/.(3/7 -(,4*0*,-* (4 5.* 3.'$'33',*/,
Lettera pastorale !bat i. aevivg to ovr eavtifvt ava. ,29
gennaio 1988,.
169
dignita della persona umana e il bene comune
stanno al di sopra della tranquillita di alcuni che
non ogliono rinunciare ai loro priilegi. Quan-
do questi alori engono colpiti, e necessaria una
oce proetica.
219. La pace non si riduce ad un`assenza di
guerra, rutto dell`equilibrio sempre precario del-
le orze. Lssa si costruisce giorno per giorno, nel
perseguimento di un ordine oluto da Dio, che
comporta una giustizia piu peretta tra gli uomi-
ni .
19
In deFnitia, una pace che non sorga come
rutto dello siluppo integrale di tutti, non ara
nemmeno uturo e sara sempre seme di nuoi
connitti e di arie orme di iolenza.
220. In ogni nazione, gli abitanti siluppano la
dimensione sociale della loro ita conFgurandosi
come cittadini responsabili in seno ad un popo-
lo, non come massa trascinata dalle orze domi-
nanti. Ricordiamo che l`essere edele cittadino
e una irtu e la partecipazione alla ita politica e
un`obbligazione morale .
180
Ma dientare un o
oto e qualcosa di piu, e richiede un costante pro-
cesso nel quale ogni nuoa generazione si ede
coinolta. L un laoro lento e arduo che esige
di olersi integrare e di imparare a arlo Fno a
19
3%($( +', Lett. enc. Povtorvv Progre..io ,26 marzo
196,, 6: .. 59 ,196,, 294-295.
180
2,'5*) /5%5*/ -(,4*0*,-* (4 -%5.($'- 9'/.(3/,
Lettera pastorale orvivg Cov.cievce. for aitbfvt Citiev.bi
,noembre 200,, 13.
10
siluppare una cultura dell`incontro in una pluri-
orme armonia.
221. Per aanzare in questa costruzione di un
popolo in pace, giustizia e raternita, i sono
quattro principi relazionati a tensioni bipolari
proprie di ogni realta sociale. Deriano dai gran-
di postulati della Dottrina Sociale della Chiesa, i
quali costituiscono il primo e ondamentale pa-
rametro di rierimento per l`interpretazione e la
alutazione dei enomeni sociali .
181
Alla luce di
essi desidero ora proporre questi quattro princi-
pi che orientano speciFcamente lo siluppo della
conienza sociale e la costruzione di un popolo
in cui le dierenze si armonizzino all`interno di
un progetto comune. Lo accio nella coninzione
che la loro applicazione puo rappresentare un`au-
tentica ia erso la pace all`interno di ciascuna
nazione e nel mondo intero.
t tevo e .veriore atto .aio
222. Vi e una tensione bipolare tra la pienezza
e il limite. La pienezza prooca la olonta di pos-
sedere tutto e il limite e la parete che ci si pone
daanti. Il tempo`, considerato in senso ampio,
a rierimento alla pienezza come espressione
dell`orizzonte che ci si apre dinanzi, e il momen-
to e espressione del limite che si ie in uno spa-
zio circoscritto. I cittadini iono in tensione tra
181
3(,5'4'-'( -(,/'&$'( )*$$% &'2/5'6'% * )*$$% 3%-*:
Covevaio aetta Dottriva ociate aetta Cbie.a, 161.
11
la congiuntura del momento e la luce del tempo,
dell`orizzonte piu grande, dell`utopia che ci apre
al uturo come causa Fnale che attrae. Da qui
emerge un primo principio per progredire nella
costruzione di un popolo: il tempo e superiore
allo spazio.
223. Questo principio permette di laorare a
lunga scadenza, senza l`ossessione dei risultati
immediati. Aiuta a sopportare con pazienza si-
tuazioni diFcili e aerse, o i cambiamenti dei
piani che il dinamismo della realta impone. L un
inito ad assumere la tensione tra pienezza e limi-
te, assegnando priorita al tempo. Uno dei peccati
che a olte si riscontrano nell`attiita socio-poli-
tica consiste nel priilegiare gli spazi di potere al
posto dei tempi dei processi. Dare priorita allo
spazio porta a dientar matti per risolere tutto
nel momento presente, per tentare di prendere
possesso di tutti gli spazi di potere e di autoa-
ermazione. SigniFca cristallizzare i processi e
pretendere di ermarli. Dare priorita al tempo
signiFca occuparsi ai iviiare roce..i iv cbe ai o.
.eaere .ai. Il tempo ordina gli spazi, li illumina
e li trasorma in anelli di una catena in costante
crescita, senza retromarce. Si tratta di priilegiare
le azioni che generano nuoi dinamismi nella so-
cieta e coinolgono altre persone e gruppi che le
porteranno aanti, Fnch ruttiFchino in impor-
tanti aenimenti storici. Senza ansieta, pero con
coninzioni chiare e tenaci.
224. A olte mi domando chi sono quelli che
nel mondo attuale si preoccupano realmente di
12
dar ita a processi che costruiscano un popolo,
piu che ottenere risultati immediati che produ-
cano una rendita politica acile, rapida ed eFme-
ra, ma che non costruiscono la pienezza umana.
La storia orse li giudichera con quel criterio che
enunciaa Romano Guardini: L`unico modello
per alutare con successo un`epoca e domandare
Fno a che punto si siluppa in essa e raggiunge
un`autentica ragion d`essere ta ievea aett`e.i.tev
a vvava, in accordo con il carattere peculiare e le
o..ibitita della medesima epoca .
182

225. Questo criterio e molto appropriato anche
per l`eangelizzazione, che richiede di tener pre-
sente l`orizzonte, di adottare i processi possibili
e la strada lunga. Il Signore stesso nella sua ita
terrena ece intendere molte olte ai suoi disce-
poli che i erano cose che non poteano ancora
comprendere e che era necessario attendere lo
Spirito Santo ,cr Cr 16,12-13,. La parabola del
grano e della zizzania ,cr Mt 13, 24-30, descrie
un aspetto importante dell`eangelizzazione, che
consiste nel mostrare come il nemico puo occu-
pare lo spazio del Regno e causare danno con la
zizzania, ma e into dalla bonta del grano che si
maniesta con il tempo.
`vvita rerate .vt covfitto
226. Il connitto non puo essere ignorato o dis-
simulato. De`essere accettato. Ma se rimaniamo
182
Da. vae aer ^eveit, \rzburg, 1965, 30-31.
13
intrappolati in esso, perdiamo la prospettia, gli
orizzonti si limitano e la realta stessa resta ram-
mentata. Quando ci ermiamo nella congiuntura
connittuale, perdiamo il senso dell`unita proon-
da della realta.
22. Di ronte al connitto, alcuni semplicemen-
te lo guardano e anno aanti come se nulla os-
se, se ne laano le mani per poter continuare con
la loro ita. Altri entrano nel connitto in modo
tale che ne rimangono prigionieri, perdono l`o-
rizzonte, proiettano sulle istituzioni le proprie
conusioni e insoddisazioni e cosi l`unita dienta
impossibile. Vi e pero un terzo modo, il piu ade-
guato, di porsi di ronte al connitto. L accettare
di sopportare il connitto, risolerlo e trasormar-
lo in un anello di collegamento di un nuoo pro-
cesso. Beati gli operatori di pace ,Mt 5,9,.
228. In questo modo, si rende possibile si-
luppare una comunione nelle dierenze, che
puo essere aorita solo da quelle nobili persone
che hanno il coraggio di andare oltre la superF-
cie connittuale e considerano gli altri nella loro
dignita piu proonda. Per questo e necessario
postulare un principio che e indispensabile per
costruire l`amicizia sociale: l`unita e superiore al
connitto. La solidarieta, intesa nel suo signiFcato
piu proondo e di sFda, dienta cosi uno stile di
costruzione della storia, un ambito itale doe i
connitti, le tensioni e gli opposti possono rag-
giungere una pluriorme unita che genera nuo-
a ita. Non signiFca puntare al sincretismo, n
all`assorbimento di uno nell`altro, ma alla risolu-
14
zione su di un piano superiore che consera in s
le preziose potenzialita delle polarita in contrasto.
229. Questo criterio eangelico ci ricorda che
Cristo ha uniFcato tutto in S: cielo e terra, Dio
e uomo, tempo ed eternita, carne e spirito, perso-
na e societa. Il segno distintio di questa unita e
riconciliazione di tutto in S e la pace. Cristo e
la nostra pace ,f 2,14,. L`annuncio eangelico
inizia sempre con il saluto di pace, e la pace co-
rona e cementa in ogni momento le relazioni tra i
discepoli. La pace e possibile perch il Signore ha
into il mondo e la sua permanente connittualita
aendolo paciFcato con il sangue della sua cro-
ce ,Cot 1,20,. Ma se andiamo a ondo in questi
testi biblici, scopriremo che il primo ambito in
cui siamo chiamati a conquistare questa paciFca-
zione nelle dierenze e la propria interiorita, la
propria ita, sempre minacciata dalla dispersione
dialettica.
183
Con cuori spezzati in mille rammen-
ti sara diFcile costruire un`autentica pace sociale.
230. L`annuncio di pace non e quello di una
pace negoziata, ma la coninzione che l`unita
dello Spirito armonizza tutte le diersita. Supe-
ra qualsiasi connitto in una nuoa, promettente
sintesi. La diersita e bella quando accetta di en-
trare costantemente in un processo di riconcilia-
zione, Fno a sigillare una specie di patto culturale
che accia emergere una diersita riconciliata`,
183
Cr '" >2'$*/: /"'", ito.ofa ae ta eavcaciv er.ovati.ta,
Buenos Aires, 1981, 46-53.
15
come ben insegnarono i Vescoi del Congo: La
diersita delle nostre etnie e una ricchezza |...|
Solo con l`unita, con la conersione dei cuori e
con la riconciliazione potremo ar aanzare il no-
stro Paese .
184
a reatta e iv ivortavte aett`iaea
231. Lsiste anche una tensione bipolare tra l`i-
dea e la realta. La realta semplicemente e, l`idea si
elabora. 1ra le due si dee instaurare un dialogo
costante, eitando che l`idea Fnisca per separarsi
dalla realta. L pericoloso iere nel regno della
sola parola, dell`immagine, del soFsma. Da qui si
desume che occorre postulare un terzo principio:
la realta e superiore all`idea. Questo implica di
eitare dierse orme di occultamento della re-
alta: i purismi angelicati, i totalitarismi del relati-
o, i nominalismi dichiarazionisti, i progetti piu
ormali che reali, i ondamentalismi antistorici,
gli eticismi senza bonta, gli intellettualismi senza
saggezza.
232. L`idea - le elaborazioni concettuali - e in
unzione del cogliere, comprendere e dirigere la
realta. L`idea staccata dalla realta origina idealismi
e nominalismi ineFcaci, che al massimo classiF-
cano o deFniscono, ma non coinolgono. Cio che
coinolge e la realta illuminata dal ragionamento.
184
-(1'5< 3*01%,*,5 )* $% -(,4<0*,-* *3'/-(3%$*
,%5'(,%$* )2 -(,&(, Me..age .vr ta .itvatiov .ecvritaire aav. te
a,. ,5 dicembre 2012,, 11.
16
Bisogna passare dal nominalismo ormale all`og-
gettiita armoniosa. Diersamente si manipola la
erita, cosi come si sostituisce la ginnastica con
la cosmesi.
185
Vi sono politici - e anche dirigen-
ti religiosi - che si domandano perch il popolo
non li comprende e non li segue, se le loro pro-
poste sono cosi logiche e chiare. Probabilmente e
perch si sono collocati nel regno delle pure idee
e hanno ridotto la politica o la ede alla retori-
ca. Altri hanno dimenticato la semplicita e hanno
importato dall`esterno una razionalita estranea
alla gente.
233. La realta e superiore all`idea. Questo crite-
rio e legato all`incarnazione della Parola e alla sua
messa in pratica: In questo potete riconoscere
lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesu
Cristo enuto nella carne, e da Dio ,1 Cr 4,2,. Il
criterio di realta, di una Parola gia incarnata e che
sempre cerca di incarnarsi, e essenziale all`ean-
gelizzazione. Ci porta, da un lato, a alorizzare la
storia della Chiesa come storia di salezza, a are
memoria dei nostri santi che hanno inculturato il
Vangelo nella ita dei nostri popoli, a raccogliere
la ricca tradizione bimillenaria della Chiesa, sen-
za pretendere di elaborare un pensiero disgiunto
da questo tesoro, come se olessimo inentare il
Vangelo. Dall`altro lato, questo criterio ci spinge
a mettere in pratica la Parola, a realizzare opere
di giustizia e carita nelle quali tale Parola sia e-
185
Cr 3$%5(,*, Corgia, 465.
1
conda. Non mettere in pratica, non condurre la
Parola alla realta, signiFca costruire sulla sabbia,
rimanere nella pura idea e degenerare in intimi-
smi e gnosticismi che non danno rutto, che ren-
dono sterile il suo dinamismo.
t tvtto e .veriore atta arte
234. Anche tra la globalizzazione e la localizza-
zione si produce una tensione. Bisogna prestare
attenzione alla dimensione globale per non cade-
re in una meschinita quotidiana. Al tempo stesso,
non e opportuno perdere di ista cio che e locale,
che ci a camminare con i piedi per terra. Le due
cose unite impediscono di cadere in uno di que-
sti due estremi: l`uno, che i cittadini iano in un
uniersalismo astratto e globalizzante, passeggeri
mimetizzati del agone di coda, che ammirano
i uochi artiFciali del mondo, che e di altri, con
la bocca aperta e applausi programmati, l`altro,
che dientino un museo olkloristico di eremiti
localisti, condannati a ripetere sempre le stesse
cose, incapaci di lasciarsi interpellare da cio che
e dierso e di apprezzare la bellezza che Dio di-
onde uori dai loro conFni.
235. Il tutto e piu della parte, ed e anche piu
della loro semplice somma. Dunque, non si
de`essere troppo ossessionati da questioni li-
mitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo
sguardo per riconoscere un bene piu grande che
portera beneFci a tutti noi. Pero occorre arlo
senza eadere, senza sradicamenti. L necessario
18
aondare le radici nella terra ertile e nella storia
del proprio luogo, che e un dono di Dio. Si la-
ora nel piccolo, con cio che e icino, pero con
una prospettia piu ampia. Allo stesso modo, una
persona che consera la sua personale peculiarita
e non nasconde la sua identita, quando si integra
cordialmente in una comunita, non si annulla ma
ricee sempre nuoi stimoli per il proprio silup-
po. Non e n la sera globale che annulla, n la
parzialita isolata che rende sterili.
236. Il modello non e la sera, che non e supe-
riore alle parti, doe ogni punto e equidistante
dal centro e non i sono dierenze tra un punto
e l`altro. Il modello e il poliedro, che rinette la
connuenza di tutte le parzialita che in esso man-
tengono la loro originalita. Sia l`azione pastorale
sia l`azione politica cercano di raccogliere in tale
poliedro il meglio di ciascuno. Li sono inseriti i
poeri, con la loro cultura, i loro progetti e le loro
proprie potenzialita. Persino le persone che pos-
sono essere criticate per i loro errori, hanno qual-
cosa da apportare che non dee andare perduto.
L l`unione dei popoli, che, nell`ordine uniersale,
conserano la loro peculiarita, e la totalita delle
persone in una societa che cerca un bene comune
che eramente incorpora tutti.
23. A noi cristiani questo principio parla anche
della totalita o integrita del Vangelo che la Chiesa
ci trasmette e ci inia a predicare. La sua ricchez-
za piena incorpora gli accademici e gli operai, gli
imprenditori e gli artisti, tutti. La mistica popo-
19
lare` accoglie a suo modo il Vangelo intero e lo
incarna in espressioni di preghiera, di raternita,
di giustizia, di lotta e di esta. La Buona Notizia
e la gioia di un Padre che non uole che si perda
nessuno dei suoi piccoli. Cosi sboccia la gioia nel
Buon Pastore che incontra la pecora perduta e
la riporta nel suo oile. Il Vangelo e lieito che
ermenta tutta la massa e citta che brilla sull`alto
del monte illuminando tutti i popoli. Il Vangelo
possiede un criterio di totalita che gli e intrinseco:
non cessa di essere Buona Notizia Fnch non e
annunciato a tutti, Fnch non econda e risana
tutte le dimensioni dell`uomo, e Fnch non uni-
sce tutti gli uomini nella mensa del Regno. Il tut-
to e superiore alla parte.
'+" '$ )'%$(&( /(-'%$* -(1* -(,50'925(
3*0 $% 3%-*
238. L`eangelizzazione implica anche un cam-
mino di dialogo. Per la Chiesa, in questo tempo
ci sono in modo particolare tre ambiti di dialogo
nei quali dee essere presente, per adempiere un
serizio in aore del pieno siluppo dell`essere
umano e perseguire il bene comune: il dialogo
con gli Stati, con la societa - che comprende il
dialogo con le culture e le scienze - e quello con
altri credenti che non anno parte della Chiesa
cattolica. In tutti i casi la Chiesa parla a partire
da quella luce che le ore la ede ,
186
apporta la
186
9*,*)*55( XVI, Di.cor.o atta Cvria Rovava ,21 dicem-
180
sua esperienza di duemila anni e consera sempre
nella memoria le ite e le soerenze degli esseri
umani. Questo a aldila della ragione umana, ma
ha anche un signiFcato che puo arricchire quelli
che non credono e inita la ragione ad ampliare
le sue prospettie.
239. La Chiesa proclama il angelo della
pace ,f 6,15, ed e aperta alla collaborazione
con tutte le autorita nazionali e internaziona-
li per prendersi cura di questo bene uniersale
tanto grande. Nell`annunciare Gesu Cristo, che
e la pace in persona ,cr f 2,14,, la nuoa ean-
gelizzazione sprona ogni battezzato ad essere
strumento di paciFcazione e testimonianza cre-
dibile di una ita riconciliata.
18
L tempo di sape-
re come progettare, in una cultura che priilegi
il dialogo come orma d`incontro, la ricerca di
consenso e di accordi, senza pero separarla dalla
preoccupazione per una societa giusta, capace di
memoria e senza esclusioni. L`autore principale,
il soggetto storico di questo processo, e la gente
e la sua cultura, non una classe, una razione, un
gruppo, un`etite. Non abbiamo bisogno di un pro-
getto di pochi indirizzato a pochi, o di una mino-
ranza illuminata o testimoniale che si appropri di
un sentimento collettio. Si tratta di un accordo
per iere insieme, di un patto sociale e culturale.
bre 2012,: .. 105 ,2006,, 51.
18
Cr Proo.itio 14.
181
240. Allo Stato compete la cura e la promozio-
ne del bene comune della societa.
188
Sulla base dei
principi di sussidiarieta e di solidarieta, e con un
noteole sorzo di dialogo politico e di creazione
del consenso, solge un ruolo ondamentale, che
non puo essere delegato, nel perseguire lo silup-
po integrale di tutti. Questo ruolo, nelle circo-
stanze attuali, esige una proonda umilta sociale.
241. Nel dialogo con lo Stato e con la socie-
ta, la Chiesa non dispone di soluzioni per tut-
te le questioni particolari. 1uttaia, insieme con
le dierse orze sociali, accompagna le proposte
che meglio possono rispondere alla dignita della
persona umana e al bene comune. Nel arlo, pro-
pone sempre con chiarezza i alori ondamentali
dell`esistenza umana, per trasmettere coninzio-
ni che poi possano tradursi in azioni politiche.
t aiatogo tra ta feae, ta ragiove e te .cieve
242. Anche il dialogo tra scienza e ede e parte
dell`azione eangelizzatrice che aorisce la pa-
ce.
189
Lo scientismo e il positiismo si riFutano
di ammettere come alide orme di conoscen-
za dierse da quelle proprie delle scienze posi-
tie .
190
La Chiesa propone un altro cammino,
188
Cr. Catecbi.vo aetta Cbie.a Cattotica, 1910, 3(,5'4'-'(
-(,/'&$'( )*$$% &'2/5'6'% * )*$$% 3%-*, Covevaio aetta Dottri
va ociate aetta Cbie.a, 168.
189
Cr Proo.itio 54.
190
&'(+%,,' 3%($( II, Lett. enc. iae. et ratio ,14 settem-
bre 1998,, 88: .. 91 ,1999,, 4.
182
che esige una sintesi tra un uso responsabile delle
metodologie proprie delle scienze empiriche e gli
altri saperi come la FlosoFa, la teologia, e la stes-
sa ede, che elea l`essere umano Fno al mistero
che trascende la natura e l`intelligenza umana. La
ede non ha paura della ragione, al contrario, la
cerca e ha Fducia in essa, perch la luce della
ragione e quella della ede proengono ambedue
da Dio ,
191
e non possono contraddirsi tra loro.
L`eangelizzazione e attenta ai progressi scienti-
Fci per illuminarli con la luce della ede e della
legge naturale, aFnch rispettino sempre la cen-
tralita e il alore supremo della persona umana
in tutte le asi della sua esistenza. 1utta la societa
puo enire arricchita grazie a questo dialogo che
apre nuoi orizzonti al pensiero e amplia le possi-
bilita della ragione. Anche questo e un cammino
di armonia e di paciFcazione.
243. La Chiesa non pretende di arrestare il mi-
rabile progresso delle scienze. Al contrario, si
rallegra e perFno gode riconoscendo l`enorme
potenziale che Dio ha dato alla mente umana.
Quando il progresso delle scienze, mantenendosi
con rigore accademico nel campo del loro spe-
ciFco oggetto, rende eidente una determinata
conclusione che la ragione non puo negare, la
ede non la contraddice. 1anto meno i credenti
possono pretendere che un`opinione scientiFca
191
/%, 5(11%/( )7%>2',(, vvva covtra Cevtite., I, VII,
cr &'(+%,,' 3%($( II, Lettera enc. iae. et ratio ,14 settembre
1998,, 43: .. 91 ,1999,, 39.
183
a loro gradita, e che non e stata neppure suF-
cientemente comproata, acquisisca il peso di un
dogma di ede. Pero, in alcune occasioni, alcuni
scienziati anno oltre l`oggetto ormale della loro
disciplina e si sbilanciano con aermazioni o
conclusioni che eccedono il campo propriamen-
te scientiFco. In tal caso, non e la ragione cio che
si propone, ma una determinata ideologia, che
chiude la strada ad un dialogo autentico, paciFco
e ruttuoso.
t aiatogo ecvvevico
244. L`impegno ecumenico risponde alla pre-
ghiera del Signore Gesu che chiede che tutti
siano una sola cosa ,Cr 1,21,. La credibilita
dell`annuncio cristiano sarebbe molto piu gran-
de se i cristiani superassero le loro diisioni e la
Chiesa realizzasse la pienezza della cattolicita
a lei propria in quei Fgli che le sono certo uniti
col battesimo, ma sono separati dalla sua piena
comunione .
192
Dobbiamo sempre ricordare che
siamo pellegrini, e che peregriniamo insieme. A
tale scopo bisogna aFdare il cuore al compagno
di strada senza sospetti, senza diFdenze, e guar-
dare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel
olto dell`unico Dio. AFdarsi all`altro e qualco-
sa di artigianale, la pace e artigianale. Gesu ci ha
detto: Beati gli operatori di pace ,Mt 5,9,. In
questo impegno, anche tra di noi, si compie l`an-
192
-(,-" *-21" +%5" II, Decr. sull`ecumenismo |vitati.
reaivtegratio, 4.
184
tica proezia: Spezzeranno le loro spade e ne a-
ranno aratri ,. 2,4,.
245. In questa luce, l`ecumenismo e un appor-
to all`unita della amiglia umana. La presenza al
Sinodo del Patriarca di Costantinopoli, Sua San-
tita Bartolomeo I, e dell`Arciescoo di Canter-
bury, Sua Grazia Rowan Douglas \illiams,
193
e
stato un autentico dono di Dio e una preziosa
testimonianza cristiana.
246. Data la graita della controtestimonianza
della diisione tra cristiani, particolarmente in
Asia e Arica, la ricerca di percorsi di unita dien-
ta urgente. I missionari in quei continenti men-
zionano ripetutamente le critiche, le lamentele e
le derisioni che riceono a causa dello scandalo
dei cristiani diisi. Se ci concentriamo sulle con-
inzioni che ci uniscono e ricordiamo il principio
della gerarchia delle erita, potremo camminare
speditamente erso orme comuni di annuncio,
di serizio e di testimonianza. L`immensa mol-
titudine che non ha accolto l`annuncio di Gesu
Cristo non puo lasciarci indierenti. Pertanto,
l`impegno per un`unita che aciliti l`accoglienza di
Gesu Cristo smette di essere mera diplomazia o
un adempimento orzato, per trasormarsi in una
ia imprescindibile dell`eangelizzazione. I segni
di diisione tra cristiani in Paesi che gia sono la-
cerati dalla iolenza, aggiungono altra iolenza
da parte di coloro che dorebbero essere un atti-
193
Cr Proo.itio 52.
185
o ermento di pace. Sono tante e tanto preziose
le cose che ci uniscono! L se realmente credia-
mo nella libera e generosa azione dello Spirito,
quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri!
Non si tratta solamente di riceere inormazioni
sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere
quello che lo Spirito ha seminato in loro come un
dono anche per noi. Solo per are un esempio,
nel dialogo con i ratelli ortodossi, noi cattolici
abbiamo la possibilita di imparare qualcosa di piu
sul signiFcato della collegialita episcopale e sulla
loro esperienza della sinodalita. Attraerso uno
scambio di doni, lo Spirito puo condurci sempre
di piu alla erita e al bene.
e retaiovi cov t`brai.vo
24. Uno sguardo molto speciale si riolge
al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non e
mai stata reocata, perch i doni e la chiamata
di Dio sono irreocabili ,Rv 11,29,. La Chiesa,
che condiide con l`Lbraismo una parte impor-
tante delle Sacre Scritture, considera il popolo
dell`Alleanza e la sua ede come una radice sacra
della propria identita cristiana ,cr Rv 11,16-18,.
Come cristiani non possiamo considerare l`Lbrai-
smo come una religione estranea, n includiamo
gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare
gli idoli per conertirsi al ero Dio ,cr 1 1. 1,9,.
Crediamo insieme con loro nell`unico Dio che
agisce nella storia, e accogliamo con loro la co-
mune Parola rielata.
186
248. Il dialogo e l`amicizia con i Fgli d`Israele
sono parte della ita dei discepoli di Gesu. L`a-
etto che si e siluppato ci porta sinceramene ed
amaramente a dispiacerci per le terribili persecu-
zioni di cui urono e sono oggetto, particolar-
mente per quelle che coinolgono o hanno coin-
olto cristiani.
249. Dio continua ad operare nel popolo
dell`Antica Alleanza e a nascere tesori di saggez-
za che scaturiscono dal suo incontro con la Paro-
la diina. Per questo anche la Chiesa si arricchisce
quando raccoglie i alori dell`Lbraismo. Sebbene
alcune coninzioni cristiane siano inaccettabili
per l`Lbraismo, e la Chiesa non possa rinunciare
ad annunciare Gesu come Signore e Messia, esi-
ste una ricca complementarieta che ci permette
di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica e
aiutarci icendeolmente a siscerare le ricchez-
ze della Parola, come pure di condiidere molte
coninzioni etiche e la comune preoccupazione
per la giustizia e lo siluppo dei popoli.
t aiatogo ivterretigio.o
250. Un atteggiamento di apertura nella erita
e nell`amore dee caratterizzare il dialogo con i
credenti delle religioni non cristiane, nonostante i
ari ostacoli e le diFcolta, particolarmente i on-
damentalismi da ambo le parti. Questo dialogo
interreligioso e una condizione necessaria per la
pace nel mondo, e pertanto e un doere per i cri-
stiani, come per le altre comunita religiose. Que-
18
sto dialogo e in primo luogo una conersazione
sulla ita umana o semplicemente, come propon-
gono i escoi dell`India un`atteggiamento di
apertura erso di loro, condiidendo le loro gioie
e le loro pene .
194
Cosi impariamo ad accettare gli
altri nel loro dierente modo di essere, di pensa-
re e di esprimersi. Con questo metodo, potremo
assumere insieme il doere di serire la giustizia
e la pace, che dora dientare un criterio onda-
mentale di qualsiasi interscambio. Un dialogo in
cui si cerchi la pace sociale e la giustizia e in s
stesso, al di la dell`aspetto meramente pragmati-
co, un impegno etico che crea nuoe condizioni
sociali. Gli sorzi intorno ad un tema speciFco
possono trasormarsi in un processo in cui, me-
diante l`ascolto dell`altro, ambo le parti troano
puriFcazione e arricchimento. Pertanto, anche
questi sorzi possono aere il signiFcato di amo-
re per la erita.
251. In questo dialogo, sempre aabile e cor-
diale, non si dee mai trascurare il incolo essen-
ziale tra dialogo e annuncio, che porta la Chiesa
a mantenere ed intensiFcare le relazioni con i
non cristiani.
195
Un sincretismo conciliante sa-
rebbe in ultima analisi un totalitarismo di quanti
pretendono di conciliare prescindendo da alori
che li trascendono e di cui non sono padroni. La
194
-%5.($'- 9'/.(3/7 -(,4*0*,-* (4 ',)'%, Dichiara-
zione Fnale della 30.ma Assemblea generale: 1be Cbvrcb`. Rote for
a better vaia ,8 marzo 2012,, 8.9.
195
Cr Proo.itio 53.
188
era apertura implica il mantenersi ermi nelle
proprie coninzioni piu proonde, con un`iden-
tita chiara e gioiosa, ma aperti a comprendere
quelle dell`altro e sapendo che il dialogo puo
arricchire ognuno .
196
Non ci sere un`apertu-
ra diplomatica, che dice si a tutto per eitare i
problemi, perch sarebbe un modo di ingannare
l`altro e di negargli il bene che uno ha riceuto
come un dono da condiidere generosamente.
L`eangelizzazione e il dialogo interreligioso,
lungi dall`opporsi tra loro, si sostengono e si ali-
mentano reciprocamente.
19
252. In quest`epoca acquista una noteole im-
portanza la relazione con i credenti dell`Islam,
oggi particolarmente presenti in molti Paesi di
tradizione cristiana doe essi possono celebrare
liberamente il loro culto e iere integrati nella
societa. Non bisogna mai dimenticare che essi,
proessando di aere la ede di Abramo, ado-
rano con noi un Dio unico, misericordioso, che
giudichera gli uomini nel giorno Fnale .
198
Gli
scritti sacri dell`Islam conserano parte degli in-
segnamenti cristiani, Gesu Cristo e Maria sono
oggetto di proonda enerazione ed e ammi-
reole edere come gioani e anziani, donne e
uomini dell`Islam sono capaci di dedicare quoti-
196
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. enc. Reaevtori. vi..io
, dicembre 1990,, 56: .. 83 ,1991,, 304.
19
Cr 9*,*)*55( XVI, Di.cor.o atta Cvria Rovava
,21 dicembre 2012,: .. 105 ,2006,, 51.
198
-(,-" *-21" +%5" II, Cost. dogm. sulla Chiesa vvev
gevtivv, 16.
189
dianamente tempo alla preghiera e di partecipare
edelmente ai loro riti religiosi. Al tempo stesso,
molti di loro sono proondamente coninti che
la loro ita, nella sua totalita, e di Dio e per Lui.
Riconoscono anche la necessita di rispondere a
Dio con un impegno etico e con la misericordia
erso i piu poeri.
253. Per sostenere il dialogo con l`Islam e indi-
spensabile la ormazione adeguata degli interlo-
cutori, non solo perch siano solidamente e gio-
iosamente radicati nella loro identita, ma perch
siano capaci di riconoscere i alori degli altri, di
comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle
loro richieste e di are emergere le coninzioni
comuni. Noi cristiani doremmo accogliere con
aetto e rispetto gli immigrati dell`Islam che ar-
riano nei nostri Paesi, cosi come speriamo e
preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi
di tradizione islamica. Prego, imploro umilmen-
te tali Paesi aFnch assicurino liberta ai cristiani
aFnch possano celebrare il loro culto e iere
la loro ede, tenendo conto della liberta che i cre-
denti dell`Islam godono nei paesi occidentali! Di
ronte ad episodi di ondamentalismo iolento
che ci preoccupano, l`aetto erso gli autentici
credenti dell`Islam dee portarci ad eitare odio-
se generalizzazioni, perch il ero Islam e un`ade-
guata interpretazione del Corano si oppongono
ad ogni iolenza.
254. I non cristiani, per la gratuita iniziatia di-
ina, e edeli alla loro coscienza, possono iere
190
giustiFcati mediante la grazia di Dio ,
199
e in tal
modo associati al mistero pasquale di Gesu Cri-
sto .
200
Ma, a causa della dimensione sacramenta-
le della grazia santiFcante, l`azione diina in loro
tende a produrre segni, riti, espressioni sacre, che
a loro olta aicinano altri ad una esperienza co-
munitaria di cammino erso Dio.
201
Non hanno
il signiFcato e l`eFcacia dei Sacramenti istituiti
da Cristo, ma possono essere canali che lo stesso
Spirito suscita per liberare i non cristiani dall`im-
manentismo ateo o da esperienze religiose me-
ramente indiiduali. Lo stesso Spirito suscita in
ogni luogo orme di saggezza pratica che aiutano
a sopportare i disagi dell`esistenza e a iere con
piu pace e armonia. Anche noi cristiani possiamo
trarre proFtto da tale ricchezza consolidata lungo
i secoli, che puo aiutarci a iere meglio le nostre
peculiari coninzioni.
t aiatogo .ociate iv vv covte.to ai tiberta retigio.a
255. I Padri sinodali hanno ricordato l`impor-
tanza del rispetto per la liberta religiosa, con-
siderata come un diritto umano ondamenta-
le.
202
Lssa comprende la liberta di scegliere la
religione che si considera era e di maniestare
199
-(11'//'(,* 5*($(&'-% ',5*0,%6'(,%$*, t cri.tiave.i
vo e te retigiovi ,1996,, 2: vcb. 1at. 15, n. 1061.
200
bia.
201
Cr ibia., 81-8: vcb. 1at. 15, n. 100-106.
202
Cr Proo.itio 16.
191
pubblicamente la propria ede .
203
Un sano plu-
ralismo, che daero rispetti gli altri ed i alori
come tali, non implica una priatizzazione del-
le religioni, con la pretesa di ridurle al silenzio
e all`oscurita della coscienza di ciascuno, o alla
marginalita del recinto chiuso delle chiese, del-
le sinagoghe o delle moschee. Si tratterebbe,
in deFnitia, di una nuoa orma di discrimi-
nazione e di autoritarismo. Il rispetto douto
alle minoranze di agnostici o di non credenti
non dee imporsi in un modo arbitrario che
metta a tacere le coninzioni di maggioranze
credenti o ignori la ricchezza delle tradizio-
ni religiose. Questo alla lunga omenterebbe
piu il risentimento che la tolleranza e la pace.
256. Al momento di interrogarsi circa l`inci-
denza pubblica della religione, bisogna distingue-
re diersi modi di ierla. Sia gli intellettuali sia
i commenti giornalistici cadono requentemente
in grossolane e poco accademiche generalizza-
zioni quando parlano dei dietti delle religioni e
molte olte non sono in grado di distinguere che
non tutti i credenti - n tutte le autorita religio-
se - sono uguali. Alcuni politici approFttano di
questa conusione per giustiFcare azioni discri-
minatorie. Altre olte si disprezzano gli scritti
che sono sorti nell`ambito di una coninzione
credente, dimenticando che i testi religiosi classi-
ci possono orire un signiFcato destinato a tutte
203
9*,*)*555( XVI, Lsort. ap. postsinodale ccte.ia iv
Meaio Orievte ,14 settembre 2012,, 26: .. 104 ,2012,, 62.
192
le epoche, posseggono una orza motiante che
apre sempre nuoi orizzonti, stimola il pensiero,
allarga la mente e la sensibilita. Vengono disprez-
zati per la ristrettezza di isione dei razionalismi.
L ragioneole e intelligente relegarli nell`oscu-
rita solo perch sono nati nel contesto di una
credenza religiosa Portano in s principi pro-
ondamente umanistici, che hanno un alore ra-
zionale bench siano perasi di simboli e dottrine
religiose.
25. Come credenti ci sentiamo icini anche a
quanti, non riconoscendosi parte di alcuna tra-
dizione religiosa, cercano sinceramente la erita,
la bonta e la bellezza, che per noi troano la loro
massima espressione e la loro onte in Dio. Li
sentiamo come preziosi alleati nell`impegno per
la diesa della dignita umana, nella costruzione di
una conienza paciFca tra i popoli e nella cu-
stodia del creato. Uno spazio peculiare e quello
dei cosiddetti nuoi .reoagbi, come il Cortile
dei Gentili`, doe credenti e non credenti pos-
sono dialogare sui temi ondamentali dell`etica,
dell`arte, e della scienza, e sulla ricerca della tra-
scendenza .
204
Anche questa e una ia di pace per
il nostro mondo erito.
258. A partire da alcuni temi sociali, importanti
in ordine al uturo dell`umanita, ho cercato anco-
ra una olta di esplicitare l`ineludibile dimensione
204
Proo.itio 55.
193
sociale dell`annuncio del Vangelo, per incorag-
giare tutti i cristiani a maniestarla sempre nelle
loro parole, atteggiamenti e azioni.
195
CAPI1OLO QUIN1O
LVANGLLIZZA1ORI CON SPIRI1O
259. Langelizzatori con Spirito uol dire
eangelizzatori che si aprono senza paura all`a-
zione dello Spirito Santo. A Pentecoste, lo Spirito
a uscire gli Apostoli da se stessi e li trasorma
in annunciatori delle grandezze di Dio, che cia-
scuno incomincia a comprendere nella propria
lingua. Lo Spirito Santo, inoltre, inonde la orza
per annunciare la noita del Vangelo con audacia
,arre.ia,, a oce alta e in ogni tempo e luogo,
anche controcorrente. Inochiamolo oggi, ben
ondati sulla preghiera, senza la quale ogni azione
corre il rischio di rimanere uota e l`annuncio alla
Fne e prio di anima. Gesu uole eangelizzatori
che annuncino la Buona Notizia non solo con le
parole, ma soprattutto con una ita trasFgurata
dalla presenza di Dio.
260. In quest`ultimo capitolo non oriro una
sintesi della spiritualita cristiana, n siluppe-
ro grandi temi come la preghiera, l`adorazione
eucaristica o la celebrazione della ede, sui qua-
li disponiamo gia di preziosi testi magisteriali e
celebri scritti di grandi autori. Non pretendo di
rimpiazzare n di superare tanta ricchezza. Sem-
plicemente proporro alcune rinessioni circa lo
spirito della nuoa eangelizzazione.
196
261. Quando si aerma che qualcosa ha spi-
rito`, questo indicare di solito qualche moente
interiore che da impulso, motia, incoraggia e da
senso all`azione personale e comunitaria. Un`e-
angelizzazione con spirito e molto diersa da un
insieme di compiti issuti come un pesante ob-
bligo che semplicemente si tollera, o si sopporta
come qualcosa che contraddice le proprie incli-
nazioni e i propri desideri. Come orrei troare
le parole per incoraggiare una stagione eangeliz-
zatrice piu erorosa, gioiosa, generosa, audace,
piena d`amore Fno in ondo e di ita contagiosa!
Ma so che nessuna motiazione sara suFciente
se non arde nei cuori il uoco dello Spirito. In
deFnitia, un`eangelizzazione con spirito e un`e-
angelizzazione con Spirito Santo, dal momento
che Lgli e l`anima della Chiesa eangelizzatrice.
Prima di proporre alcune motiazioni e sug-
gerimenti spirituali, inoco ancora una olta lo
Spirito Santo, lo prego che enga a rinnoare, a
scuotere, a dare impulso alla Chiesa in un`audace
uscita uori da s per eangelizzare tutti i popoli.
'" 1(5'+%6'(,' 3*0 2, 0',,(+%5(
'132$/( 1'//'(,%0'(
262. Langelizzatori con Spirito signiFca ean-
gelizzatori che pregano e laorano. Dal punto di
ista dell`eangelizzazione, non serono n le
proposte mistiche senza un orte impegno socia-
le e missionario, n i discorsi e le prassi sociali
e pastorali senza una spiritualita che trasormi il
19
cuore. 1ali proposte parziali e disgreganti rag-
giungono solo piccoli gruppi e non hanno una
orza di ampia penetrazione, perch mutilano il
Vangelo. Occorre sempre coltiare uno spazio
interiore che conerisca senso cristiano all`im-
pegno e all`attiita.
205
Senza momenti prolungati
di adorazione, di incontro orante con la Parola,
di dialogo sincero con il Signore, acilmente i
compiti si suotano di signiFcato, ci indebolia-
mo per la stanchezza e le diFcolta, e il erore
si spegne. La Chiesa non puo are a meno del
polmone della preghiera, e mi rallegra immensa-
mente che si moltiplichino in tutte le istituzioni
ecclesiali i gruppi di preghiera, di intercessione,
di lettura orante della Parola, le adorazioni perpe-
tue dell`Lucaristia. Nello stesso tempo si dee
respingere la tentazione di una spiritualita intimi-
stica e indiidualistica, che mal si comporrebbe
con le esigenze della carita, oltre che con la logi-
ca dell`Incarnazione .
206
C`e il rischio che alcuni
momenti di preghiera dientino una scusa per
eitare di donare la ita nella missione, perch la
priatizzazione dello stile di ita puo condurre i
cristiani a riugiarsi in qualche alsa spiritualita.
263. L salutare ricordarsi dei primi cristiani e
di tanti ratelli lungo la storia che urono pieni
di gioia, ricolmi di coraggio, instancabili nell`an-
nuncio e capaci di una grande resistenza attia.
205
Cr Proo.itio 36.
206
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. ap. ^oro Mittevvio ivevvte
,6 gennaio 2001,, 52: .. 93 ,2001,, 304.
198
Vi e chi si consola dicendo che oggi e piu diFci-
le, tuttaia dobbiamo riconoscere che il contesto
dell`Impero romano non era aoreole all`an-
nuncio del Vangelo, n alla lotta per la giustizia,
n alla diesa della dignita umana. In ogni mo-
mento della storia e presente la debolezza uma-
na, la malsana ricerca di s, l`egoismo comodo
e, in deFnitia, la concupiscenza che ci minaccia
tutti. 1ale realta e sempre presente, sotto l`una o
l`altra este, deria dal limite umano piu che dalle
circostanze. Dunque, non diciamo che oggi e piu
diFcile, e dierso. Impariamo piuttosto dai santi
che ci hanno preceduto ed hanno arontato le
diFcolta proprie della loro epoca. A tale scopo
i propongo di soermarci a recuperare alcune
motiazioni che ci aiutino a imitarli nei nostri
giorni.
20
`ivcovtro er.ovate cov t`avore ai Ce.v cbe ci .atra
264. La prima motiazione per eangelizzare e
l`amore di Gesu che abbiamo riceuto, l`esperien-
za di essere salati da Lui che ci spinge ad amarlo
sempre di piu. Pero, che amore e quello che non
sente la necessita di parlare della persona amata,
di presentarla, di arla conoscere Se non proia-
mo l`intenso desiderio di comunicarlo, abbiamo
bisogno di soermarci in preghiera per chiedere
20
Cr V. M. 4*0,C,)*6, Lspiritualidad para la esperan-
za actia . Acto de apertura del I Congreso Nacional de Doctri-
na social de la Iglesia, Rosario ,Argentina,, 2011: |C.ctvatiaaa
142 ,2011,, 16.
199
a Lui che torni ad aascinarci. Abbiamo bisogno
d`implorare ogni giorno, di chiedere la sua gra-
zia perch apra il nostro cuore reddo e scuota
la nostra ita tiepida e superFciale. Posti dinanzi
a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci
contempli, riconosciamo questo sguardo d`amo-
re che scopri Natanaele il giorno in cui Gesu si
ece presente e gli disse: Io ti ho isto quando
eri sotto l`albero di Fchi ,Cr 1,48,. Che dolce e
stare daanti a un crociFsso, o in ginocchio da-
anti al Santissimo, e semplicemente essere da-
anti ai suoi occhi! Quanto bene ci a lasciare che
Lgli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci
a comunicare la sua nuoa ita! Dunque, cio che
succede e che, in deFnitia, quello che abbiamo
eduto e udito, noi lo annunciamo ,1 Cr 1,3,.
La migliore motiazione per decidersi a comu-
nicare il Vangelo e contemplarlo con amore, e
sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se
lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci
stupisce, torna ogni olta ad aascinarci. Percio
e urgente ricuperare uno spirito covtevtatiro, che
ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo
depositari di un bene che umanizza, che aiuta a
condurre una ita nuoa. Non c`e niente di me-
glio da trasmettere agli altri.
265. 1utta la ita di Gesu, il suo modo di trat-
tare i poeri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua
generosita quotidiana e semplice, e inFne la sua
dedizione totale, tutto e prezioso e parla alla
nostra ita personale. Ogni olta che si torna a
scoprirlo, ci si conince che proprio questo e cio
200
di cui gli altri hanno bisogno, anche se non lo
riconoscano: Colui che, senza conoscerlo, oi
adorate, io e lo annuncio ,.t 1,23,. A olte
perdiamo l`entusiasmo per la missione dimenti-
cando che il Vangelo ri.ovae atte vece..ita iv ro
fovae delle persone, perch tutti siamo stati creati
per quello che il Vangelo ci propone: l`amicizia
con Gesu e l`amore raterno. Quando si riesce ad
esprimere adeguatamente e con bellezza il con-
tenuto essenziale del Vangelo, sicuramente quel
messaggio rispondera alle domande piu proon-
de dei cuori: Il missionario e coninto che esi-
ste gia nei singoli e nei popoli, per l`azione dello
Spirito, un`attesa anche se inconscia di conoscere
la erita su Dio, sull`uomo, sulla ia che porta alla
liberazione dal peccato e dalla morte. L`entusia-
smo nell`annunziare il Cristo deria dalla conin-
zione di rispondere a tale attesa .
208
L`entusiasmo nell`eangelizzazione si onda
su questa coninzione. Abbiamo a disposizione
un tesoro di ita e di amore che non puo ingan-
nare, il messaggio che non puo manipolare n
illudere. L una risposta che scende nel piu pro-
ondo dell`essere umano e che puo sostenerlo
ed elearlo. L la erita che non passa di moda
perch e in grado di penetrare la doe nient`altro
puo arriare. La nostra tristezza inFnita si cura
soltanto con un inFnito amore.
208
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. enc. Reaevtori. vi..io , di-
cembre 1990,, 45: .. 83 ,1991,, 292.
201
266. 1ale coninzione, tuttaia, si sostiene con
l`esperienza personale, costantemente rinnoata,
di gustare la sua amicizia e il suo messaggio. Non
si puo perseerare in un`eangelizzazione piena
di erore se non si resta coninti, in irtu del-
la propria esperienza, che non e la stessa cosa
aer conosciuto Gesu o non conoscerlo, non e
la stessa cosa camminare con Lui o camminare
a tentoni, non e la stessa cosa poterlo ascolta-
re o ignorare la sua Parola, non e la stessa cosa
poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o
non poterlo are. Non e la stessa cosa cercare di
costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto
che arlo unicamente con la propria ragione. Sap-
piamo bene che la ita con Gesu dienta molto
piu piena e che con Lui e piu acile troare il sen-
so di ogni cosa. L per questo che eangelizziamo.
Il ero missionario, che non smette mai di essere
discepolo, sa che Gesu cammina con lui, parla
con lui, respira con lui, laora con lui. Sente Gesu
io insieme con lui nel mezzo dell`impegno mis-
sionario. Se uno non lo scopre presente nel cuo-
re stesso dell`impresa missionaria, presto perde
l`entusiasmo e smette di essere sicuro di cio che
trasmette, gli manca la orza e la passione. L una
persona che non e coninta, entusiasta, sicura,
innamorata, non conince nessuno.
26. Uniti a Gesu, cerchiamo quello che Lui
cerca, amiamo quello che Lui ama. In deFnitia,
quello che cerchiamo e la gloria del Padre, iia-
mo e agiamo a lode dello splendore della sua
grazia ,f 1,6,. Se ogliamo donarci a ondo e
202
con costanza, dobbiamo spingerci oltre ogni al-
tra motiazione. Questo e il moente deFnitio,
il piu proondo, il piu grande, la ragione e il senso
ultimo di tutto il resto. Si tratta della gloria del Pa-
dre, che Gesu ha cercato nel corso di tutta la sua
esistenza. Lgli e il liglio eternamente elice con
tutto il suo essere nel seno del Padre ,Cr 1,18,.
Se siamo missionari e anzitutto perch Gesu ci
ha detto: In questo e gloriFcato il Padre mio:
che portiate molto rutto ,Cr 15,8,. Al di la del
atto che ci conenga o meno, che ci interessi o
no, che ci sera oppure no, al di la dei piccoli li-
miti dei nostri desideri, della nostra comprensio-
ne e delle nostre motiazioni, noi eangelizziamo
per la maggior gloria del Padre che ci ama.
t iacere .iritvate ai e..ere ooto
268. La Parola di Dio ci inita anche a ricono-
scere che siamo popolo: Un tempo oi eraa-
te non-popolo, ora inece siete popolo di Dio
,1 Pt 2,10,. Per essere eangelizzatori autentici
occorre anche siluppare il gusto spirituale di ri-
manere icini alla ita della gente, Fno al punto di
scoprire che cio dienta onte di una gioia supe-
riore. La missione e una passione per Gesu ma,
al tempo stesso, e una passione per il suo popolo.
Quando sostiamo daanti a Gesu crociFsso, ri-
conosciamo tutto il suo amore che ci da dignita
e ci sostiene, pero, in quello stesso momento, se
non siamo ciechi, incominciamo a percepire che
quello sguardo di Gesu si allarga e si riolge pie-
203
no di aetto e di ardore erso tutto il suo popolo.
Cosi riscopriamo che Lui uole serirsi di noi per
arriare sempre piu icino al suo popolo amato.
Ci prende in mezzo al popolo e ci inia al popolo,
in modo che la nostra identita non si comprende
senza questa appartenenza.
269. Gesu stesso e il modello di questa scelta
eangelizzatrice che ci introduce nel cuore del
popolo. Quanto bene ci a ederlo icino a tut-
ti! Se parlaa con qualcuno, guardaa i suoi oc-
chi con una proonda attenzione piena d`amore:
Gesu Fsso lo sguardo su di lui, lo amo ,Mc 10,
21,. Lo ediamo aperto all`incontro quando si
aicina al cieco lungo la strada ,cr Mc 10,46-52,
e quando mangia e bee con i peccatori ,cr Mc
2,16,, senza curarsi che lo trattino da mangione
e beone ,cr Mt 11,19,. Lo ediamo disponibile
quando lascia che una prostituta unga i suoi piedi
,cr c ,36-50, o quando ricee di notte Nicode-
mo ,cr Cr 3,1-15,. Il donarsi di Gesu sulla croce
non e altro che il culmine di questo stile che ha
contrassegnato tutta la sua esistenza. Aascinati
da tale modello, ogliamo inserirci a ondo nella
societa, condiidiamo la ita con tutti, ascoltia-
mo le loro preoccupazioni, collaboriamo mate-
rialmente e spiritualmente nelle loro necessita, ci
rallegriamo con coloro che sono nella gioia, pian-
giamo con quelli che piangono e ci impegniamo
nella costruzione di un mondo nuoo, gomito a
gomito con gli altri. Ma non come un obbligo,
non come un peso che ci esaurisce, ma come una
204
scelta personale che ci riempie di gioia e ci con-
erisce identita.
20. A olte sentiamo la tentazione di essere
cristiani mantenendo una prudente distanza dal-
le piaghe del Signore. Ma Gesu uole che toc-
chiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne
soerente degli altri. Aspetta che rinunciamo a
cercare quei ripari personali o comunitari che ci
permettono di mantenerci a distanza dal nodo del
dramma umano, aFnch accettiamo eramente
di entrare in contatto con l`esistenza concreta
degli altri e conosciamo la orza della tenerezza.
Quando lo acciamo, la ita ci si complica sempre
meraigliosamente e iiamo l`intensa esperienza
di essere popolo, l`esperienza di appartenere a un
popolo.
21. L ero che, nel nostro rapporto con il
mondo, siamo initati a dare ragione della nostra
speranza, ma non come nemici che puntano il
dito e condannano. Siamo molto chiaramente a-
ertiti: sia atto con dolcezza e rispetto ,1 Pt
3,16,, e se possibile, per quanto dipende da oi,
iete in pace con tutti ,Rv 12,18,. Siamo anche
esortati a cercare di incere il male con il bene
,Rv 12,21,, senza stancarci di are il bene
,Cat 6,9, e senza pretendere di apparire superiori
ma considerando gli altri superiori a se stesso
,it 2,3,. Di atto gli Apostoli del Signore gode-
ano il aore di tutto il popolo ,.t 2,4, cr
4,21.33, 5,13,. Resta chiaro che Gesu Cristo non
ci uole come principi che guardano in modo
205
sprezzante, ma come uomini e donne del popolo.
Questa non e l`opinione di un Papa n un`opzio-
ne pastorale tra altre possibili, sono indicazioni
della Parola di Dio cosi chiare, dirette ed eidenti
che non hanno bisogno di interpretazioni che to-
glierebbero ad esse orza interpellante. Viiamole
.ive gto..a`, senza commenti. In tal modo spe-
rimenteremo la gioia missionaria di condiidere
la ita con il popolo edele a Dio cercando di
accendere il uoco nel cuore del mondo.
22. L`amore per la gente e una orza spirituale
che aorisce l`incontro in pienezza con Dio Fno
al punto che chi non ama il ratello cammina
nelle tenebre ,1 Cr 2,11,, rimane nella morte
,1 Cr 3,14, e non ha conosciuto Dio ,1 Cr 4,8,.
Benedetto XVI ha detto che chiudere gli occhi
di ronte al prossimo rende ciechi anche di ronte
a Dio ,
209
e che l`amore e in ondo l`vvica luce che
rischiara sempre di nuoo un mondo buio e ci
da il coraggio di iere e di agire .
210
Pertanto,
quando iiamo la mistica di aicinarci agli altri
con l`intento di cercare il loro bene, allarghiamo
la nostra interiorita per riceere i piu bei regali
del Signore. Ogni olta che ci incontriamo con
un essere umano nell`amore, ci mettiamo nella
condizione di scoprire qualcosa di nuoo riguar-
do a Dio. Ogni olta che apriamo gli occhi per ri-
conoscere l`altro, iene maggiormente illuminata
209
9*,*)*55( ;+', Lett. enc. Dev. carita. e.t ,25 dicem-
bre 2005,, 16: .. 98 ,2006,, 230.
210
bia., 39: .. 98 ,2006,, 250.
206
la ede per riconoscere Dio. Come conseguenza
di cio, se ogliamo crescere nella ita spirituale,
non possiamo rinunciare ad essere missionari.
L`impegno dell`eangelizzazione arricchisce la
mente ed il cuore, ci apre orizzonti spirituali, ci
rende piu sensibili per riconoscere l`azione del-
lo Spirito, ci a uscire dai nostri schemi spirituali
limitati. Contemporaneamente, un missionario
pienamente dedito al suo laoro sperimenta il
piacere di essere una sorgente, che tracima e rin-
resca gli altri. Puo essere missionario solo chi si
sente bene nel cercare il bene del prossimo, chi
desidera la elicita degli altri. Questa apertura del
cuore e onte di elicita, perch si e piu beati
nel dare che nel riceere ,.t 20,35,. Non si ie
meglio uggendo dagli altri, nascondendosi, ne-
gandosi alla condiisione, se si resiste a dare, se ci
si rinchiude nella comodita. Cio non e altro che
un lento suicidio.
23. La missione al cuore del popolo non e una
parte della mia ita, o un ornamento che mi posso
togliere, non e un`appendice, o un momento tra i
tanti dell`esistenza. L qualcosa che non posso sra-
dicare dal mio essere se non oglio distruggermi.
Io .ovo vva vi..iove su questa terra, e per questo
mi troo in questo mondo. Bisogna riconoscere
s stessi come marcati a uoco da tale missione
di illuminare, benedire, iiFcare, solleare, gua-
rire, liberare. Li si riela l`inermiera nell`animo, il
maestro nell`animo, il politico nell`animo, quelli
che hanno deciso nel proondo di essere con gli
altri e per gli altri. 1uttaia, se uno diide da una
20
parte il suo doere e dall`altra la propria ita pri-
ata, tutto dienta grigio e andra continuamente
cercando riconoscimenti o diendendo le proprie
esigenze. Smettera di essere popolo.
24. Per condiidere la ita con la gente e do-
narci generosamente, abbiamo bisogno di rico-
noscere anche che ogni persona e degna della
nostra dedizione. Non per il suo aspetto Fsico,
per le sue capacita, per il suo linguaggio, per la
sua mentalita o per le soddisazioni che ci puo
orire, ma perch e opera di Dio, sua creatura.
Lgli l`ha creata a sua immagine, e rinette qualco-
sa della sua gloria. Ogni essere umano e oggetto
dell`inFnita tenerezza del Signore, ed Lgli stesso
abita nella sua ita. Gesu Cristo ha donato il suo
sangue prezioso sulla croce per quella persona.
Al di la di qualsiasi apparenza, ciascuno e ivvev
.avevte .acro e verita it vo.tro affetto e ta vo.tra aeaiio
ve. Percio, se riesco ad aiutare una sola persona a
iere meglio, questo e gia suFciente a giustiF-
care il dono della mia ita. L bello essere popolo
edele di Dio. L acquistiamo pienezza quando
rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di
olti e di nomi!
`aiove vi.terio.a aet Ri.orto e aet .vo irito
25. Nel secondo capitolo abbiamo rinettuto
su quella carenza di spiritualita proonda che si
traduce nel pessimismo, nel atalismo, nella sF-
ducia. Alcune persone non si dedicano alla mis-
sione perch credono che nulla puo cambiare e
208
dunque per loro e inutile sorzarsi. Pensano cosi:
Perch mi dorei priare delle mie comodita e
piaceri se non edo nessun risultato importan-
te`. Con questa mentalita dienta impossibile
essere missionari. Questo atteggiamento e pre-
cisamente una scusa maligna per rimanere chiusi
nella comodita, nella pigrizia, nella tristezza in-
soddisatta, nel uoto egoista. Si tratta di un at-
teggiamento autodistruttio perch l`uomo non
puo iere senza speranza: la sua ita, condanna-
ta all`insigniFcanza, dienterebbe insopportabi-
le .
211
Se pensiamo che le cose non cambieranno,
ricordiamo che Gesu Cristo ha trionato sul pec-
cato e sulla morte ed e ricolmo di potenza. Gesu
Cristo ie eramente. Altrimenti, se Cristo non
e risorto, uota e la nostra predicazione ,1 Cor
15,14,. Il Vangelo ci racconta che quando i pri-
mi discepoli partirono per predicare, il Signore
agia insieme con loro e conermaa la Parola
,Mc 16,20,. Questo accade anche oggi. Siamo in-
itati a scoprirlo, a ierlo. Cristo risorto e glorio-
so e la sorgente proonda della nostra speranza,
e non ci manchera il suo aiuto per compiere la
missione che Lgli ci aFda.
26. La sua risurrezione non e una cosa del pas-
sato, contiene una orza di ita che ha penetrato
il mondo. Doe sembra che tutto sia morto, da
ogni parte tornano ad apparire i germogli della ri-
211
'' %//*19$*% /3*-'%$* 3*0 $7*20(3% )*$ /',()( )*'
+*/-(+', Me..aggio fvate, 1: `O..erratore Rovavo ,23 ottobre
1999,, 5.
209
surrezione. L una orza senza uguali. L ero che
molte olte sembra che Dio non esista: ediamo
ingiustizie, cattierie, indierenze e crudelta che
non diminuiscono. Pero e altrettanto certo che
nel mezzo dell`oscurita comincia sempre a sboc-
ciare qualcosa di nuoo, che presto o tardi pro-
duce un rutto. In un campo spianato torna ad
apparire la ita, ostinata e inincibile. Ci saranno
molte cose brutte, tuttaia il bene tende sempre a
ritornare a sbocciare ed a diondersi. Ogni gior-
no nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita
trasormata attraerso i drammi della storia. I a-
lori tendono sempre a riapparire in nuoe orme,
e di atto l`essere umano e rinato molte olte da
situazioni che sembraano irreersibili. Questa e
la orza della risurrezione e ogni eangelizzatore
e uno strumento di tale dinamismo.
2. Continuamente appaiono anche nuoe
diFcolta, l`esperienza del allimento, meschini-
ta umane che anno tanto male. 1utti sappiamo
per esperienza che a olte un compito non ore
le soddisazioni che aremmo desiderato, i rut-
ti sono scarsi e i cambiamenti sono lenti e uno
ha la tentazione di stancarsi. 1uttaia non e la
stessa cosa quando uno, per la stanchezza, ab-
bassa momentaneamente le braccia rispetto a chi
le abbassa deFnitiamente dominato da una cro-
nica scontentezza, da un`accidia che gli inaridisce
l`anima. Puo succedere che il cuore si stanchi di
lottare perch in deFnitia cerca se stesso in un
carrierismo assetato di riconoscimenti, applausi,
premi, posti, allora uno non abbassa le braccia,
210
pero non ha piu grinta, gli manca la risurrezione.
Cosi, il Vangelo, che e il messaggio piu bello che
c`e in questo mondo, rimane sepolto sotto molte
scuse.
28. La ede signiFca anche credere in Lui, cre-
dere che eramente ci ama, che e io, che e ca-
pace di interenire misteriosamente, che non ci
abbandona, che trae il bene dal male con la sua
potenza e con la sua inFnita creatiita. SigniFca
credere che Lgli aanza ittorioso nella storia in-
sieme con quelli che stanno con lui . i chiama-
ti, gli eletti, i edeli ,. 1,14,. Crediamo al Van-
gelo che dice che il Regno di Dio e gia presente
nel mondo, e si sta siluppando qui e la, in diersi
modi: come il piccolo seme che puo arriare a
trasormarsi in una grande pianta ,cr Mt 13,31-
32,, come una manciata di lieito, che ermenta
una grande massa ,cr Mt 13,33, e come il buon
seme che cresce in mezzo alla zizzania ,cr Mt
13,24-30,, e ci puo sempre sorprendere in modo
gradito. L presente, iene di nuoo, combatte
per Forire nuoamente. La risurrezione di Cristo
produce in ogni luogo germi di questo mondo
nuoo, e anche se engono tagliati, ritornano a
spuntare, perch la risurrezione del Signore ha
gia penetrato la trama nascosta di questa storia,
perch Gesu non e risuscitato inano. Non rima-
niamo al margine di questo cammino della spe-
ranza ia!
29. Poich non sempre ediamo questi ger-
mogli, abbiamo bisogno di una certezza interiore,
211
cioe della coninzione che Dio puo agire in qual-
siasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti
allimenti, perch abbiamo questo tesoro in asi
di creta ,2 Cor 4,,. Questa certezza e quello che
si chiama senso del mistero`. L sapere con cer-
tezza che chi si ore e si dona a Dio per amore,
sicuramente sara econdo ,cr Cr 15,5,. 1ale e-
condita molte olte e inisibile, inaerrabile, non
puo essere contabilizzata. Uno e ben consape-
ole che la sua ita dara rutto, ma senza preten-
dere di sapere come, n doe, n quando. la la
sicurezza che non a perduta nessuna delle sue
opere solte con amore, non a perduta nessuna
delle sue sincere preoccupazioni per gli altri, non
a perduto nessun atto d`amore per Dio, non a
perduta nessuna generosa atica, non a perduta
nessuna dolorosa pazienza. 1utto cio circola at-
traerso il mondo come una orza di ita. A olte
ci sembra di non aer ottenuto con i nostri sorzi
alcun risultato, ma la missione non e un aare
o un progetto aziendale, non e neppure un`or-
ganizzazione umanitaria, non e uno spettacolo
per contare quanta gente i ha partecipato grazie
alla nostra propaganda, e qualcosa di molto piu
proondo, che sugge ad ogni misura. lorse il Si-
gnore si aale del nostro impegno per riersare
benedizioni in un altro luogo del mondo doe
non andremo mai. Lo Spirito Santo opera come
uole, quando uole e doe uole, noi ci spen-
diamo con dedizione ma senza pretendere di e-
dere risultati appariscenti. Sappiamo soltanto che
il dono di noi stessi e necessario. Impariamo a
212
riposare nella tenerezza delle braccia del Padre in
mezzo alla nostra dedizione creatia e generosa.
Andiamo aanti, mettiamocela tutta, ma lascia-
mo che sia Lui a rendere econdi i nostri sorzi
come pare a Lui.
280. Per mantenere io l`ardore missionario
occorre una decisa Fducia nello Spirito Santo,
perch Lgli iene in aiuto alla nostra debolez-
za ,Rv 8,26,. Ma tale Fducia generosa dee
alimentarsi e percio dobbiamo inocarlo co-
stantemente. Lgli puo guarirci da tutto cio che
ci debilita nell`impegno missionario. L ero che
questa Fducia nell`inisibile puo procurarci una
certa ertigine: e come immergersi in un mare
doe non sappiamo che cosa incontreremo. Io
stesso l`ho sperimentato tante olte. 1uttaia non
c`e maggior liberta che quella di lasciarsi porta-
re dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a con-
trollare tutto, e permettere che Lgli ci illumini, ci
guidi, ci orienti, ci spinga doe Lui desidera. Lgli
sa bene cio di cui c`e bisogno in ogni epoca e in
ogni momento. Questo si chiama essere miste-
riosamente econdi!
a fora vi..iovaria aett`ivterce..iove
281. C`e una orma di preghiera che ci stimola
particolarmente a spenderci nell`eangelizzazio-
ne e ci motia a cercare il bene degli altri: e l`in-
tercessione. Osseriamo per un momento l`in-
teriorita di un grande eangelizzatore come San
Paolo, per cogliere come era la sua preghiera. 1ale
213
preghiera era ricolma di persone: Sempre, quan-
do prego per tutti oi, lo accio con gioia |.|
perch i porto nel cuore ,it 1,4.,. Cosi sco-
priamo che intercedere non ci separa dalla era
contemplazione, perch la contemplazione che
lascia uori gli altri e un inganno.
282. Questo atteggiamento si trasorma anche
in un ringraziamento a Dio per gli altri: Anzi-
tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesu
Cristo riguardo a tutti oi ,Rv 1,8,. Si tratta di
un ringraziamento costante: Rendo grazie covti
vvavevte al mio Dio per oi, a motio della grazia
di Dio che i e stata data in Cristo Gesu ,1 Cor
1,4,, Rendo grazie al mio Dio ogvi rotta che mi ri-
cordo di oi ,it 1,3,. Non e uno sguardo incre-
dulo, negatio e senza speranza, ma uno sguardo
spirituale, di proonda ede, che riconosce quello
che Dio stesso opera in loro. Al tempo stesso, e
la gratitudine che sgorga da un cuore eramen-
te attento agli altri. In tale maniera, quando un
eangelizzatore riemerge dalla preghiera, il suo
cuore e dientato piu generoso, si e liberato della
coscienza isolata ed e desideroso di compiere il
bene e di condiidere la ita con gli altri.
283. I grandi uomini e donne di Dio sono stati
grandi intercessori. L`intercessione e come lie-
ito` nel seno della 1rinita. L un addentrarci nel
Padre e scoprire nuoe dimensioni che illumina-
no le situazioni concrete e le cambiano. Possiamo
dire che il cuore di Dio si commuoe per l`inter-
cessione, ma in realta Lgli sempre ci anticipa, e
214
quello che possiamo are con la nostra interces-
sione e che la sua potenza, il suo amore e la sua
lealta si maniestino con maggiore chiarezza nel
popolo.
''" 1%0'%: $% 1%)0* )*$$7*+%,&*$'66%6'(,*
284. Con lo Spirito Santo, in mezzo al popolo
sta sempre Maria. Lei radunaa i discepoli per in-
ocarlo ,.t 1,14,, e cosi ha reso possibile l`esplo-
sione missionaria che aenne a Pentecoste. Lei
e la Madre della Chiesa eangelizzatrice e senza
di lei non possiamo comprendere pienamente lo
spirito della nuoa eangelizzazione.
t aovo ai Ce.v at .vo ooto
285. Sulla croce, quando Cristo soria nella
sua carne il drammatico incontro tra il peccato
del mondo e la misericordia diina, pot edere
ai suoi piedi la presenza consolante della Madre
e dell`amico. In quel momento cruciale, prima di
dichiarare compiuta l`opera che il Padre gli aea
aFdato, Gesu disse a Maria: Donna, ecco tuo
Fglio! . Poi disse all`amico amato: Lcco tua ma-
dre! ,Cr 19,26-2,. Queste parole di Gesu sulla
soglia della morte non esprimono in primo luogo
una preoccupazione compassioneole erso sua
madre, ma sono piuttosto una ormula di rie-
lazione che maniesta il mistero di una speciale
missione saliFca. Gesu ci lasciaa sua madre
come madre nostra. Solo dopo aer atto que-
sto Gesu ha potuto sentire che tutto era com-
215
piuto ,Cr 19,28,. Ai piedi della croce, nell`ora
suprema della nuoa creazione, Cristo ci condu-
ce a Maria. Ci conduce a Lei perch non uole
che camminiamo senza una madre, e il popolo
legge in quell`immagine materna tutti i misteri
del Vangelo. Al Signore non piace che manchi
alla sua Chiesa l`icona emminile. Llla, che lo ge-
nero con tanta ede, accompagna pure il resto
della sua discendenza, |.| quelli che osserano
i comandamenti di Dio e sono in possesso del-
la testimonianza di Gesu ,. 12,1,. L`intima
connessione tra Maria, la Chiesa e ciascun ede-
le, in quanto, in modi diersi, generano Cristo, e
stata magniFcamente espressa dal Beato Isacco
della Stella: Nelle Scritture diinamente ispira-
te, quello che si intende in generale della Chiesa,
ergine e madre, si intende in particolare del-
la Vergine Maria |.| Si puo parimenti dire che
ciascuna anima edele e sposa del Verbo di Dio,
madre di Cristo, Fglia e sorella, ergine e madre
econda |.|. Cristo rimase noe mesi nel seno
di Maria, rimarra nel tabernacolo della ede della
Chiesa Fno alla consumazione dei secoli, e, nella
conoscenza e nell`amore dell`anima edele, per i
secoli dei secoli .
212
286. Maria e colei che sa trasormare una grotta
per animali nella casa di Gesu, con alcune poere
asce e una montagna di tenerezza. Lei e la pic-
cola sera del Padre che trasalisce di gioia nella
lode. L l`amica sempre attenta perch non enga
212
'/%--( )*$$% /5*$$%, ervo 51: P 194, 1863.1865.
216
a mancare il ino nella nostra ita. L colei che ha
il cuore traFtto dalla spada, che comprende tutte
le pene. Quale madre di tutti, e segno di speran-
za per i popoli che sorono i dolori del parto
Fnch non germogli la giustizia. L la missionaria
che si aicina a noi per accompagnarci nella ita,
aprendo i cuori alla ede con il suo aetto ma-
terno. Come una era madre, cammina con noi,
combatte con noi, ed eonde incessantemente la
icinanza dell`amore di Dio. Attraerso le arie
deozioni mariane, legate generalmente ai san-
tuari, condiide le icende di ogni popolo che ha
riceuto il Vangelo, ed entra a ar parte della sua
identita storica. Molti genitori cristiani chiedono
il Battesimo per i loro Fgli in un santuario maria-
no, maniestando cosi la ede nell`azione mater-
na di Maria che genera nuoi Fgli per Dio. L li,
nei santuari, doe si puo osserare come Maria
riunisce attorno a s i Fgli che con tante atiche
engono pellegrini per ederla e lasciarsi guarda-
re da Lei. Li troano la orza di Dio per soppor-
tare le soerenze e le stanchezze della ita. Come
a san Juan Diego, Maria ore loro la carezza della
sua consolazione materna e dice loro: Non si
turbi il tuo cuore |.| Non ci sono qui io, che son
tua Madre .
213

a tetta aetta vvora eravgetiaiove
28. Alla Madre del Vangelo iente chiediamo
che interceda aFnch questo inito a una nuoa
213
^icav Moobva, 118-119.
21
tappa dell`eangelizzazione enga accolta da tut-
ta la comunita ecclesiale. Llla e la donna di ede,
che cammina nella ede,
214
e la sua eccezionale
peregrinazione della ede rappresenta un costan-
te punto di rierimento per la Chiesa .
215
Llla si
e lasciata condurre dallo Spirito, attraerso un
itinerario di ede, erso un destino di serizio e
econdita. Noi oggi Fssiamo lo sguardo su di lei,
perch ci aiuti ad annunciare a tutti il messaggio
di salezza, e perch i nuoi discepoli dientino
operosi eangelizzatori.
216
In questo pellegrinag-
gio di eangelizzazione non mancano le asi di
aridita, di nascondimento e persino di una certa
atica, come quella che isse Maria negli anni di
Nazaret, mentre Gesu crescea: L questo l`ini-
zio del Vangelo, ossia della buona, lieta noella.
Non e diFcile, pero, notare in questo inizio una
particolare atica del cuore, unita a una sorta di
notte della ede - per usare le parole di san
Gioanni della Croce - , quasi un elo attra-
erso il quale bisogna accostarsi all`Inisibile e i-
ere nell`intimita col mistero. L inatti in questo
modo che Maria, per molti anni, rimase nell`in-
timita col mistero del suo liglio, e aanzaa nel
suo itinerario di ede .
21
214
Cr -(,-" *-21" +%5" II, Cost. dogm. sulla Chiesa v
vev gevtivv, cap. VIII, 52-69.
215
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. enc. Reaevtori. Mater
,25 marzo 198,, 6: .. 9 ,198,, 366.
216
Cr Proo.itio 58.
21
&'(+%,,' 3%($( '', Lett. enc. Reaevtori. Mater
,25 marzo 198,, 1: .. 9 ,198,, 381.
218
288. Vi e uno stile mariano nell`attiita ean-
gelizzatrice della Chiesa. Perch ogni olta che
guardiamo a Maria torniamo a credere nella or-
za rioluzionaria della tenerezza e dell`aetto. In
lei ediamo che l`umilta e la tenerezza non sono
irtu dei deboli ma dei orti, che non hanno bi-
sogno di maltrattare gli altri per sentirsi impor-
tanti. Guardando a lei scopriamo che colei che
lodaa Dio perch ha roesciato i potenti dai
troni e ha rimandato i ricchi a mani uote
,c 1,52.53, e la stessa che assicura calore do-
mestico alla nostra ricerca di giustizia. L anche
colei che consera premurosamente tutte que-
ste cose, meditandole nel suo cuore ,c 2,19,.
Maria sa riconoscere le orme dello Spirito di
Dio nei grandi aenimenti ed anche in quel-
li che sembrano impercettibili. L contemplati-
a del mistero di Dio nel mondo, nella storia e
nella ita quotidiana di ciascuno e di tutti. L la
donna orante e laoratrice a Nazaret, ed e anche
nostra Signora della premura, colei che parte dal
suo illaggio per aiutare gli altri senza indugio
,c 1,39,. Questa dinamica di giustizia e di tene-
rezza, di contemplazione e di cammino erso gli
altri, e cio che a di lei un modello ecclesiale per
l`eangelizzazione. Le chiediamo che con la sua
preghiera materna ci aiuti aFnch la Chiesa di-
enti una casa per molti, una madre per tutti i
popoli e renda possibile la nascita di un mondo
nuoo. L il Risorto che ci dice, con una potenza
che ci riempie di immensa Fducia e di ermis-
sima speranza: Io accio nuoe tutte le cose
219
,. 21,5,. Con Maria aanziamo Fduciosi erso
questa promessa, e diciamole:
1ergive e Maare Maria,
tv cbe, vo..a aatto irito,
bai accotto it 1erbo aetta rita
vetta rofovaita aetta tva vvite feae,
totatvevte aovata att`tervo,
aivtaci a aire it vo.tro .
vett`vrgeva, iv iverio.a cbe vai,
ai far ri.vovare ta vova ^otiia ai Ce.v.
1v, ricotva aetta re.eva ai Cri.to,
bai ortato ta gioia a Cioravvi it atti.ta,
facevaoto e.vttare vet .evo ai .va vaare.
1v, tra.atevao ai givbito,
bai cavtato te verarigtie aet igvore.
1v, cbe rivave.ti ferva aaravti atta Croce
cov vva feae ivcrottabite,
e ricere.ti ta gioio.a cov.otaiove aetta ri.vrreiove,
bai raavvato i ai.ceoti vett`atte.a aetto irito
ercbe va.ce..e ta Cbie.a eravgetiatrice.
Ottievici ora vv vvoro araore ai ri.orti
er ortare a tvtti it 1avgeto aetta rita
cbe rivce ta vorte.
Dacci ta .avta avaacia ai cercare vvore .traae
ercbe givvga a tvtti
it aovo aetta bettea cbe vov .i .egve.
1v, 1ergive aett`a.cotto e aetta covtevtaiove,
vaare aett`avore, .o.a aette voe eterve,
ivterceai er ta Cbie.a, aetta qvate .ei t`icova vri..iva,
220
ercbe vai .i rivcbivaa e vai .i fervi
vetta .va a..iove er iv.tavrare it Regvo.
tetta aetta vvora eravgetiaiove,
aivtaci a ri.tevaere vetta te.tivoviava aetta covvviove,
aet .erriio, aetta feae araevte e gevero.a,
aetta giv.tiia e aett`avore rer.o i oreri,
ercbe ta gioia aet 1avgeto
givvga .ivo ai covfvi aetta terra
e ve..vva eriferia .ia rira aetta .va tvce.
Maare aet 1avgeto rirevte,
.orgevte ai gioia er i iccoti,
rega er voi.
.vev. .ttetvia.
Dato a Roma, presso San Pietro, alla chiusu-
ra dell`.vvo aetta feae, il 24 noembre, Solennita
di N. S. Gesu Cristo Re dell`Unierso, dell`anno
2013, primo del mio PontiFcato.
221
INDICL
$% &'('% )*$ +%,&*$( D!E " " " " " " " F
I. Gioia che si rinnoa e si comunica |2-8| . 3
II. La dolce e conortante gioia di eangeliz-
zare |9-13| . . . . . . . . . . . . 9
|v`eterva vorita |11-13| . . . . . . . 10
III. La nuoa eangelizzazione per la trasmis-
sione della ede |14-18| . . . . . . . 13
Proo.ta e tiviti ai qve.ta .ortaiove |16-18| 15
CAPI1OLO PRIMO
LA 1RASlORMAZIONL MISSIONARIA
DLLLA ClILSA
I. Una Chiesa in uscita |20-24| . . . . . 19
Prevaere t`iviiatira, coivrotger.i, accova
gvare, frvttifcare e fe.teggiare |24| . . . . 21
II. Pastorale in conersione |25-33| . . . . 23
|v ivrorogabite rivvoravevto eccte.iate
|2-33| . . . . . . . . . . . . . 25
III. Dal cuore del Vangelo |34-39| . . . . . 30
IV. La missione che si incarna nei limiti uma-
ni |40-45| . . . . . . . . . . . . . 34
V. Una madre dal cuore aperto |46-49| . . 39
CAPI1OLO SLCONDO
NLLLA CRISI
DLLL`IMPLGNO COMUNI1ARIO
I. Alcune sFde del mondo attuale |52-5| . 44
^o a vv`ecovovia aett`e.ctv.iove |53-54| . . 45
222
^o atta vvora iaotatria aet aevaro |55-56| . 4
^o a vv aevaro cbe gorerva ivrece ai .errire
|5-58| . . . . . . . . . . . . . 48
^o att`iveqvita cbe gevera rioteva |59-60| . 49
.tcvve .fae cvttvrati |61-6| . . . . . 51
fae aett`ivcvttvraiove aetta feae |68-0| . 5
fae aette cvttvre vrbave |1-5| . . . . 59
II. 1entazioni degli operatori pastorali |6-109| 63
atta .faa ai vva .iritvatita vi..iovaria
|8-80| . . . . . . . . . . . . . 64
^o att`acciaia egoi.ta |81-83| . . . . . 66
^o at e..ivi.vo .terite |84-86| . . . . 68
atte retaiovi vvore geverate aa Ce.v Cri
.to |8-92| . . . . . . . . . . . . 1
^o atta vovaavita .iritvate |93-9| . . . 6
^o atta gverra tra ai voi |98-101| . . . . 9
.ttre .fae eccte.iati |102-109| . . . . . 81
CAPI1OLO 1LRZO
L`ANNUNCIO DLL VANGLLO
I. 1utto il Popolo di Dio annuncia il Vange-
lo |111-134| . . . . . . . . . . . . 89
|v ooto er tvtti |112-114| . . . . . 90
|v ooto aai votti rotti |115-118| . . . 92
1vtti .iavo ai.ceoti vi..iovari |119-121| . 96
a fora eravgetiatrice aetta ieta ootare
|122-126| . . . . . . . . . . . . 99
Da er.ova a er.ova |12-129| . . . . 102
Cari.vi at .erriio aetta covvviove eravgeti
atrice |130-131|. . . . . . . . . . 105
Cvttvra, ev.iero ea eavcaiove |132-134| . 106
II. L`omelia |135-144| . . . . . . . . . 108
t covte.to titvrgico |13-138| . . . . . 109
223
a covrer.aiove ai vva vaare |139-141| . 110
Parote cbe favvo araere i cvori |142-144|. . 112
III. La preparazione della predicazione |145-
159| . . . . . . . . . . . . . . . 114
t cvtto aetta rerita |146-148| . . . . . 115
a er.ovatiaiove aetta Parota |149-151| 118
a tettvra .iritvate |152-153| . . . . . 121
v a.cotto aet ooto |154-155| . . . . . 122
trvvevti eaagogici |156-159| . . . . . 124
IV. Un`eangelizzazione per l`approondi-
mento del /er,gva |160-15| . . . . . 12
|va catecbe.i /er,gvatica e vi.tagogica
|163-168| . . . . . . . . . . . . 129
`accovagvavevto er.ovate aei roce..i ai
cre.cita |169-13| . . . . . . . . . 133
Circa ta Parota ai Dio |14-15| . . . . 13
CAPI1OLO QUAR1O
LA DIMLNSIONL SOCIALL
DLLL`LVANGLLIZZAZIONL
I. Le ripercussioni comunitarie e sociali del
/er,gva |1-185| . . . . . . . . . . 139
Covfe..iove aetta feae e ivegvo .ociate |18-19| 140
t Regvo cbe ci cbiava |180-181| . . . . 142
`iv.egvavevto aetta Cbie.a .vtte qve.tiovi
.ociati |182-185| . . . . . . . . . . 144
II. L`inclusione sociale dei poeri |186-216|. 14
|viti a Dio a.cottiavo vv griao |18-192| . 14
eaetta at 1avgeto er vov correre ivravo
|193-196| . . . . . . . . . . . . 152
t o.to riritegiato aei oreri vet Pooto ai
Dio |19-201| . . . . . . . . . . 155
covovia e ai.tribviove aette evtrate |202-
208| . . . . . . . . . . . . . . 159
.rere cvra aetta fragitita |209-216| . . . 163
III. Il bene comune e la pace sociale |21-23| 168
t tevo e .veriore atto .aio |222-225| . 10
`vvita rerate .vt covfitto |226-230| . . 12
a reatta e iv ivortavte aett`iaea |231-233| 15
t tvtto e .veriore atta arte |234-23| . . 1
IV. Il dialogo sociale come contributo per la
pace |238-258| . . . . . . . . . . . 19
t aiatogo tra ta feae, ta ragiove e te .cieve
|242-243| . . . . . . . . . . . . 181
t aiatogo ecvvevico |244-246| . . . . . 183
e retaiovi cov t`brai.vo |24-249| . . 185
t aiatogo ivterretigio.o |250-254| . . . . 186
t aiatogo .ociate iv vv covte.to ai tiberta reti
gio.a |255-258| . . . . . . . . . . 190
CAPI1OLO QUIN1O
LVANGLLIZZA1ORI CON SPIRI1O
I. Motiazioni per un rinnoato impulso
missionario |262-283| . . . . . . . . 196
`ivcovtro er.ovate cov t`avore ai Ce.v cbe
ci .atra |264-26| . . . . . . . . . 198
t iacere .iritvate ai e..ere ooto |268-24| 202
`aiove vi.terio.a aet Ri.orto e aet .vo i
rito |25-280| . . . . . . . . . . . 20
a fora vi..iovaria aett`ivterce..iove |281-283| 212
II. Maria, la Madre dell`eangelizzazione
|284-288| . . . . . . . . . . . . . 214
t aovo ai Ce.v at .vo ooto |285-286| . . 214
a tetta aetta vvora eravgetiaiove |28-288| 216

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