La nozione di differenza ontologica appare per la prima volta solo ne I problemi fondamentali della fenomenologia, il ciclo di lezioni pensato dallautore come quella che sarebbe dovuta essere la terza sezione della prima parte di Essere e Tempo. Vista lestrema vicinanza temporale e tematica tra le due trattazioni, riteniamo di poter usare a buon diritto la nozione per chiarire la problematica del paragrafo analizzato in questa sede. Per giustificare luso di questa nozione urge ricapitolare le tappe della breve analisi fin qui esposta. Il fenomeno pu assumere significati diversi in relazione al comune intendere o alluso fenomenologico del suo concetto. Seguendo lesposizione di tali significati operata da Heidegger nel 7 scopriamo che, nellottica della ricerca che l viene impostata, anche il concetto ordinario di fenomeno porta con s una particolare valenza ontologica (apparenza come annunciante). Questo fatto, per cos dire, pi linguistico e terminologico, ricalca il campo in cui la ricerca effettivamente si muove: se il fenomeno come apparenza, solitamente usato per indicare lontico, pu indirizzare verso la chiarificazione del suo concetto fenomenologico (da cui peraltro deriva) solo perch lessere lo sfondo di senso di ogni determinazione ontica e a partire da questultima si pu giungere ad una chiarificazione del piano ontologico pi originario. Da qui la necessit di partire dal piano fattuale in cui lEsserci gettato per procedere verso ci che originariamente fenomeno; non per mezzo di un puro e, agli occhi di Heidegger, sterile speculativo, ma a partire da ci con cui primariamente lente esistente ha a che fare, lunico accesso alla via verso ci che sempre si d, ma mai tematicamente. Abbiamo visto, in merito al significato di annunciare e annunciante (specialmente nellanalisi della struttura del mondo), che il concetto fenomenologico intende tutte le modificazioni, derivazioni e i modi dellessere, mentre questultimo rappresenta ci dietro cui non sta pi nulla. Cos rileviamo la gradualit della ricerca fenomenologica, la necessit del metodo come unico mezzo per attraversare lintreccio di rimandi e di stratificazioni tra ontico e ontologico, ma anche come assicurazione contro i possibili preconcetti derivanti dalla tradizione o dalla comprensione ordinaria. stato dato anche un grossolano scorcio di come lautore tenti di pervenire da quello che d origine ai comuni sensi dessere intesi nel vivere quotidiano (semplice-presenza e utilizzabilit), ma ancora non stato mostrato il luogo in cui si gioca il passaggio del conoscere da ci che fenomeno ordinario a ci che lo in senso eminente. a questo che miriamo trattando la nozione basilare della differenza ontologica. LEsserci esiste al modo dellessere-nel-mondo, gi sempre determinato dallesser-presso gli enti intramondani. La sua conoscenza segnata primariamente dalla comprensione ontica, atta a districarsi tra la molteplicit di sussistenti che il vivere quotidiano gli dispone innanzi. in questa dimensione e solo in essa che nasce linterrogazione filosofica sul significato di ci che , sul senso dellessere che sta dietro a ci che ci si d immediatamente. La domanda sullessere, lontologia, pu imporsi soltanto sul piano ontico, anzi, si radica proprio su un ente. Certo, un ente particolare, poich lente che pu comprendere lessere, ma pur sempre un ente. Ma come pu il comprendere innalzarsi (o penetrare in profondit) fino al piano dellontologico? Invischiato com tra gli enti, sempre occupato nel modo della sussistenza, posta la domanda sul was e, soprattutto, sul wie dellessere, come pu sapere cosa cercare? 5.1 Lo strappo nellente Esposito ha dedicato buona parte del suo lavoro al chiarimento della fenomenologia heideggeriana, mettendo in luce le difficolt e i paradossi che i tentativi di svelamento del fenomeno incontrano. Dal momento in cui la domanda filosofica per eccellenza nasce con e nellEsserci, la fondazione ontica dellontologia porta a riconoscere proprio che lessere dellente (umano e intramondano) non ricalcabile sullente 1 , non ne unastrazione invariante, un modello. Questa impossibile sovraincisione dellessere sullente ci che determina la finitezza dellEsserci. Tuttavia, esplicita Heidegger, il progetto di ostensione dellessere richiede prima un approccio adeguato allente 2 , a partire dal senso del suo uso possibile che assume nel reticolo del mondo e dal suo modo dessere. Esposito ribadisce proprio questo, ovvero che Heidegger intende il fenomeno come ci che esprime qualcosa che innanzitutto e per lo pi, si manifesta, cio lente, aggiungendo<che, fenomenologicamente, lessere che si manifesta dal suo nascondimento appartiene allente stesso come suo senso e fondamento, e dunque si manifesta attraverso lente 3 , rimandando a quel significato (attribuito agli enti) di apparenza come emanazione esposto nel paragrafo preso in esame. In base a quanto ricavato dallesposizione del fenomeno della verit nella sezione 3 e ricordando i caratteri metodici della fenomenologia rilevati nella sezione 4, laccesso adeguato allente deve portare alla tematizzazione dellessere e delle sue strutture, sempre ritratto rispetto allente e, ad ogni modo, costantemente presupposto da noi in ogni incontro con gli enti. Perch questo avvenga lente deve in qualche modo sottrarsi dalla sua posizione di primariamente tematico, deve arretrare per lasciare il passo al fenomeno dellessere che nella sua stessa intrinseca natura, chiede e tende a pervenire nella fenomenicit, cio allautomanifestazione 4 . Mettiamo in luce la distinzione terminologica operata da Heidegger tra fenomenico e fenomenologico, nella misura in cui pu condurre ad unit i diversi caratteri della fenomenologia in relazione al suo campo di applicazione. Con il primo termine indicato ci che risulta dato ed esplicabile nella modalit di incontro col fenomeno, le possibili strutture o i rimandi che si evidenziano a partire da ci che manifesto, magari come delegato dellannuncio di qualcosa che sta oltre. E in questo caso si pu dire fenomenologico ci che attinente al modo di mostrare e di esplicare 5 , quale via per compiere quella tendenza alla fenomenicit che propria dellessere. Ritorna la questione dei poli che la ricerca fenomenologica schiera, in cui sorta la domanda sulla priorit delle due forze manifestative (da parte dellesserci e da parte del fenomeno originario). In realt scopriamo tale domanda non avere senso, in quanto queste due forze (sempre che si possa trattare il problema ontologico in termini fisici) si risolvono in una coappartenenza continua, che affiora nel porre la domanda sullessere: Il manifestarsi da se stesso, da parte dellessere, accade dunque come il lasciar vedere da parte dellesserci; ma questo lasciar vedere non attira in una sfera interna ci che dato, bens, secondo Heidegger, porta
1 C. Esposito, Il fenomeno dellessere. Fenomenologia e ontologia in Heidegger, Dedalo, Bari 1984; cit. p. 162 2 M. Heidegger, Essere e Tempo, cit. p. 53 3 C. Esposito, Il fenomeno dellessere, cit. p. 160 4 C. Esposito, Il fenomeno dellessere, cit. p. 100 5 M. Heidegger, Essere e Tempo, cit. pp. 52-53 lesserci al di l di se stesso come ente, l dove (ma oltre ogni spazio e tempo determinati onticamente) lessere, come pura possibilit della differenza, si illumini nellassenza, meglio: nella non-presenza dellente 6 . Emerge ora la valenza della differenza ontologica quale conquista fondamentale della fenomenologia, che funge tuttavia solo da base per il prosieguo della ricerca, poich ne assicura lessenziale distanza del suo oggetto da qualunque altro campo gnoseologico. La differenza ontologica, difatti, sempre seguendo Esposito, un fenomeno di trascendenza, in cui la comprensione propria dellesserci diviene, per cos dire, trasparente alla manifestazione dellessere e dellente 7 . Non necessario ripeterlo, ma lEsserci ha a che fare primariamente con lintramondano e a partire da esso, dalla comprensione del suo uso nel mondo e dal suo proprio modo dessere, si apre la via verso lessere che ne deriva il senso. Anzi, poich lessere sempre essere dellente, proprio nel mezzo dellente stesso si opera quella frattura non ricomponibile che la fenomenologia heideggeriana si propone di scavalcare per afferrare il fenomeno originario. Lessere, che essenzialmente tende allautomanifestazione, opera uno strappo nellente, stravolgendolo, apre unaltra dimensione al di l e, tuttavia, sempre in esso. La differenza ontologica questo strappo, labisso ontologico che separa ente ed essere, totalmente altro il primo dal secondo, per quanto strettamente connessi e, quasi, paralleli. Il possibile emergere dellessere deve escludere necessariamente lente: La sua manifestazione *dellessere+, infatti, significa, temporalmente, il nulla di ente; e solo nel suo occultamento e attraverso di esso (quale momento fenomenologico originario, non negativo, ma condizione di manifestativit) possiamo incontrare gli enti 8 . Usare il termine nulla pu sembrare troppo forte, ma ci che effettivamente esprime la possibilit della realizzazione della ricerca fenomenologica: solo nullificando lente, insieme con tutti i modi del comprendere che su esso si fondano, pu portare alla delineazione di un concetto genuino dellessere. Solo in questa annichilazione lessere pu finalmente giungere alla piena automanifestazione: il fenomeno originario che lessere, si visto che, in quanto irriducibile al singolo ente o alla totalit sommatoria degli enti, propriamente ci che si manifesta nella differenza ontologica 9 . Una considerazione complessiva della totalit degli enti non ontologicamente fondata non porterebbe a nulla, in merito ad una chiarificazione dellessere. Al contrario, tentare la via di una comprensione globale dellontico non servirebbe ad altro che fuorviare la ricerca fenomenologica, impedendo il sorgere di quella dimensione interferenziale che, con Komel, abbiamo visto essere la verit. Lapertura di questa interferenzialit la differenza ontologica, quale obiettivo e, al tempo stesso, campo dimpiego di quella componente del metodo fenomenologico che la riduzione nel senso di Heidegger, ovvero, come visto poco pi sopra, il ricondurre lo sguardo fenomenologico dal coglimento dellente, quale che sia la sua determinazione, alla comprensione dellessere di questo ente 10 .
6 C. Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, Levante editori, Bari 1992; cit. p. 49 7 C. Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, cit. p. 78 8 C. Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, cit. p. 90 9 C. Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, cit. p. 191 10 M. Heidegger, I problemi fondamentali della fenomenologia, cit. p. 19 5.2 Il vedere fenomenologico Definire quale tipo di sguardo abbia in mente Heidegger tuttaltro che semplice, ma preferiamo evitare di paragonare la riduzione fenomenologica ad una sorta di conversione gestaltica, dove ci che era invisibile perch non riconosciuto diventa palese. La fenomenologia non una configurazione dello sguardo perch si adatti a recepire il dato secondo la conformazione di questo. Fenomenologia un lavoro di dissotterramento che trascende, porta lEsserci al di l di ogni s, empirico o razionalista che sia, verso un genere di fenomeni di tuttaltro stampo, perch lessere il transcendens puro e semplice 11 , pi universale di qualsiasi genere o categoria. Lessere il nulla di ente. Ma comunque essere dellente e questultimo, come apparenza annunciante di ci che non si manifesta tematicamente, d le indicazioni per scoprirlo. Come sar connotato allora lo sguardo a cui deve condurre la riduzione fenomenologica? E, pi precisamente, potr trattarsi di una vera e propria conversione completa dellatteggiamento filosofico? Se ente ed essere non possono co-manifestarsi nella comprensione che lEsserci, ma, in un modo non del tutto esplicitato rispetto alla priorit che li correla, non possono mai separarsi, conveniamo che il fenomeno ontologico originario dunque inteso da Heidegger come unoscillazione onticamente e, pi ancora, ontologicamente irrisolta tra ente ed essere, nella quale ciascuno dei due poli per mostrarsi deve, per cos dire, annullarsi in sospensione rispetto allaltro 12 . Con limmagine delloscillazione possiamo rendere conto dei caratteri della ricerca fenomenologica che finora sono stati delineati. Loscillazione di un pendolo pu essere pi o meno forte e pi o meno ampia, ovvero pi o meno distante dallasse perpendicolare al terreno. Immaginiamo i due poli dotati di forza magnetica e il pendolo come un oggetto metallico: il pendolo, una volta acquisita la spinta iniziale, sar attratto da uno dei due poli, il quale amplier loscillazione dando al pendolo pi slancio verso il polo opposto, che a sua volta attrarr a s il pendolo conferendogli ancora maggiore slancio verso il primo. La chiarificazione dellente intramondano (rispetto al suo uso proprio, al mondo che si annuncia in esso) apre cos la possibilit dello svelamento dellessere, che in quanto preliminare di ogni comprensione ontica, permetter di definire i diversi modi dessere dei molteplici enti, avvicinandosi sempre di pi ad uneffettiva formulazione generale del senso dessere. In questaccezione si parlato pi sopra di gradualit della ricerca fenomenologica. Stabilito cos il movimento tra i due poli ontico-ontologico, che si attua impedendo di affacciarsi verso un polo quando diretto a quello opposto, non resta che riconoscere nel pendolo il posto dellesserci: esso esiste come oscillazione della verit, nella quale lente presente, per essere, ci si d nel nascondimento e nelloblio dellessere; e questultimo, per manifestarsi nel suo senso originario, si illumina, oltre e altro dallente, non come ente totale o supremo esso stesso, ma come labissale e irrisolvibile differenza 13 . LEsserci esistente e comprendente il custode ed il protagonista dellaprirsi della differenza. La fenomenologia laccoglienza da parte dellEsserci delloscillazione, laccordarsi con la complessa struttura che lega e, tuttavia, separa il fenomenico dal fenomenologico. Da qui deriva lindispensabile analitica dellesserci come fondamento di ogni ricerca ontologica. In base ad essa,
11 M. Heidegger, Essere e Tempo, cit. p. 54 12 C. Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, cit. p. 55 13 C. Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, cit. p. 39 quale origine della domanda sul senso dellessere in generale da parte dellente che solo pu comprendere lessere, si potr tentare di delineare la risposta a tal domanda: lapertura dellorizzonte in cui si rende innanzi tutto comprensibile qualcosa come lessere in generale equivale alla chiarificazione della possibilit della comprensione dellessere in generale, comprensione anchessa appartenente alla costituzione dellente che noi chiamiamo Esserci 14 . La fenomenologia, in quanto metodo dellontologia, caratterizzata da questa circolarit che sembra renderne pi ardua la giustificazione. Innestandosi su una domanda, non pu che procedere da essa rivolgendosi al domandante e al cercato, agli atteggiamenti del primo e, ugualmente, ai modi manifestativi del secondo, in un continuo rimando fondativo circolare, in cui loscillazione irrisolvibile propriamente ci che costituisce il senso originario (temporale) dellente e dellessere 15 .
14 M. Heidegger, Essere e Tempo, cit. p. 278 15 C. Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, cit. p. 89