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Teorema delle Funzioni Implicite

Sia F una funzione di due variabili denita in un opportuno dominio D di


R
2
. Consideriamo lequazione F(x, y) = 0, questa avr`a come soluzioni coppie
di valori (x, y) che formeranno un luogo geometrico sul piano cartesiano.
Questo corrisponder`a ad una curva di livello della funzione F.
Alcuni esempi
Esempio 1 Consideriamo F(x, y) = x
2
+ y
2
+ 1 = 0. In questo caso non
esiste nessuna coppia (x, y) che soddisfa questa equazione.
Esempio 2 Consideriamo F(x, y) = x
2
+ y
2
= 0. In questo caso lunica
soluzione `e data dallorigine degli assi (0, 0).
Esempio 3 Consideriamo F(x, y) = x
2
+ y
2
1 = 0. Finalmente un vero
luogo geometrico, una circonferenza di centro lorigine e raggio 1.
Esempio 4 Consideriamo F(x, y) = x
2
y
2
= 0. La soluzione `e data dalle
due bisettrici y = x e y = x.
Questi esempi mostrano che possono accadere varie situazioni, lunica
cosa in comune `e il fatto che possiamo trovare le soluzioni esplicitamente.
Ora consideriamo F(x, y) = e
xy
x1+y. In questo caso `e piuttosto dicile
dire come `e fatto il luogo geometrico F(x, y) = 0 al pi` u ci possiamo trovare
qualche soluzione, ad esempio possiamo osservare che (0, 0) ci fornisce una
soluzione dellequazione.
Ci piacerebbe almeno sapere se vicino al punto (0, 0) ci sono altre soluzioni,
l Esempio 2 ci mostra che in generale ci`o non `e detto.
Inoltre ci chiediamo se, almeno localmente, tutte le soluzioni dellequazione
F(x, y) = 0 si possono rappresentare tramite una funzione della sola x op-
pure tramite una funzione della sola y, ovvero se esiste una funzione f tale
che F(x, f(x)) = 0 o esiste una funzione g tale che F(g(y), y) = 0.
Consideriamo lEsempio 3, ssiamo ad esempio il punto (0, 1) che `e soluzione
dellequazione F(x, y) = 0. In questo caso possiamo rappresentare local-
mente le soluzioni tramite i punti del tipo (x,

1 x
2
), quindi f sar`a uguale

1 x
2
. Se invece consideriamo il punto (1, 0) ci accorgiamo che in un in-
torno di questo punto non esiste un unica funzione f tramite la quale poter
rappresentare le soluzioni; infatti nell intorno di questo punto le soluzioni
sono date da tutti i punti del tipo (x,

1 x
2
). Daltra parte in questo
1
caso esister`a una funzione g =

1 y
2
, tale che tutte le soluzioni si potran-
no rappresentare in un intorno del punto tramite g, ovvero saranno del tipo
(g(y), y).
Nell Esempio 4 nell intorno dell origine non riusciamo a rappresentare
le soluzioni ne tramite una funzione della x ne tramite una funzione della y.
Dopo aver visto tutte queste possibilit`a `e arrivato il momento di enun-
ciare il Teorema delle funzioni implicite, noto anche come Teorema del Dini.
Questo risponder`a a qualche nostra domanda.
Teorema 1 Sia D un aperto di R
2
, sia F C
1
(D), sia (x
0
, y
0
) D,
supponiamo che le seguenti ipotesi siano vericate
i) F((x
0
, y
0
)) = 0;
ii) F
y
((x
0
, y
0
)) = 0.
Allora esistono due costanti positive a e b ed una funzione f : (x
0
a, x
0
+
a) (y
0
b, y
0
+b), tali che
F(x, y) = 0 in (x
0
a, x
0
+a) (y
0
b, y
0
+b) y = f(x)
Inoltre f C
1
((x
0
a, x
0
+a)) e
f

(x) =
F
x
(x, f(x))
F
y
(x, f(x))
.
Ovviamente sar`a f(x
0
) = y
0
ed in realt`a, in generale, questo `e lunico
valore che conosciamo esplicitamente per la funzione f, per il resto sappiamo
solo che esiste e che la sua derivata si scrive in una certa forma implicita.
Dimostrazione de Teorema. Sappiamo per ipotesi che F((x
0
, y
0
)) = 0 e
che F
y
((x
0
, y
0
)) = 0, consideriamo il caso in cui F
y
((x
0
, y
0
)) > 0, laltro caso
`e completamente analogo. Per il teorema della permanenza del segno esister`a
un intorno del tipo (x
0
, x
0
+)(y
0
b, y
0
+b) con e b opportune costanti
positive in cui F
y
rimarr`a di segno strettamente positivo. Dal momento che
F(x
0
, y
0
) = 0 e la funzione `e crescente in y avremo che F(x
0
, y
0
+ b) > 0 e
F(x
0
, y
0
b) < 0, applicando ancora il teorema della permanenza del segno
alle funzioni F(, y
0
+ b) e F(, y
0
b) (mettiamo il punto per indicare che
pensiamo F come funzione solo di quella variabile) avremo che esister`a una
costante a tale che
F(x, y
0
+b) > 0, F(x, y
0
b) < 0 per ogni x (x
0
a, x
0
+a).
2
A questo punto per ogni x (x
0
a, x
0
+a) ssato possiamo considerare
la funzione F(x, ) pensata come funzione della sola y. Applicando il teorema
sull esistenza degli zeri avremo che
x (x
0
a, x
0
+a) ! y (y
0
b, y
0
+b) tale che F(x, y) = 0.
Questo dimostra la prima parte del teorema la funzione f `e individuata dalla
propriet`a precedente.
Vediamo la seconda parte. Fissiamo x (x
0
a, x
0
+ a). Per ogni
h piccolo vale luguaglianza 0 = F(x + h, f(x + h)) F(x, f(x)), questo
semplicemente per come `e denita la funzione f. Ora riscriviamo il secon-
do membro dell uguaglianza precedente utilizzando il teorema di Lagrange
valido in pi` u variabili (pag. 66 Vol II/1). Abbiamo che per ogni h esiste
(0, 1) tale che
0 = F(x +h, f(x +h)) F(x, f(x)) =
F
x
(x +h, f(x) +(f(x +h) f(x)))h+ (1)
F
y
(x +h, f(x) +(f(x +h) f(x)))(f(x +h) f(x)).
Perci`o abbiamo
|f(x +h) f(x)| =

F
x
(x +h, f(x) +(f(x +h) f(x)))
F
y
(x +h, f(x) +(f(x +h) f(x)))

.|h|
Dal momento che F
y
sar`a pi` u grande di un opportuna costante positiva in
(x
0
a, x
0
+a) (y
0
b, y
0
+b), avremo che esiste una costante positiva M
(dipendente da F
x
e F
y
) tale che
|f(x +h) f(x)| M|h|
e quindi la funzione f sar`a continua in x. Dall arbitrariet`a di x si ha la
continuit`a in tutto lintervallo.
Per dimostrare la derivabilit`a ripartiamo dalluguaglianza (1) e ottenia-
mo
f(x +h) f(x)
h
=
F
x
(x +h, f(x) +(f(x +h) f(x)))
F
y
(x +h, f(x) +(f(x +h) f(x)))
passando al limite per h tendente a zero e utilizzando la continuit`a ora nota
della funzione f, avremo che tale funzione risulter`a derivabile con derivata
proprio uguale a
Fx(x,f(x))
Fy(x,f(x))
.
3
Si pu`o dimostrare che se F ha regolarit`a C
k
(D) allora anche la funzione
f denita in modo implicito avr`a la stessa regolarit`a. In particolare se F ha
derivate parziali continue no al secondo ordine si avr`a
f

(x) =
F
2
y
F
xx
2F
x
F
y
F
xy
+F
2
x
F
yy
F
3
y
(x, f(x)).
Esempio 5 Riprendiamo la funzione F(x, y) = e
xy
x 1 + y, studiamo
il problema F(x, y) = 0. Abbiamo visto che F(0, 0) = 0, ora vediamo se
possiamo applicare il Teorema del Dini, consideriamo le derivate parziali di
F rispetto ad x ed y.
F
x
(x, y) = ye
xy
+ 1, F
y
(x, y) = xe
xy
1.
Osserviamo che F
y
(0, 0) = 1 = 0, allora possiamo applicare il Teorema
e quindi siamo sicuri che esiste una funzione f(x) tale che le soluzioni del
problema sono date localmente dai punti (x, f(x). Questo ci dice in partico-
lare, che esistono altre soluzioni dell equazione F(x, y) = 0 e aggiunge una
informazione interessante circa queste soluzioni.
Inoltre tramite la seconda parte del Teorema abbiamo che possiamo anche
calcolarci f

(0), questa sar`a uguale ad 1


Esercizio 1 Dimostrare che lequazione F(x, y) = e
x
sin(y)+e
y
cos(x)1 =
0 denisce implicitamente in un intorno di (0, 0) una funzione y = f(x) tale
che F(x, f(x)) = 0. Dire se in 0 la funzione f ammette max o min relativo.
Esercizio 2 Data lequazione F(x, y) = x
5
sin(y) + y cos(x) = 0. Di-
mostrare che
i) esiste un unico y
0
tale che F(0, y
0
) = 0.
ii) lequazione denisce implicitamente in un intorno di (0, y
0
) una fun-
zione y = f(x) tale che F(x, f(x)) = 0.
iii) Calcolare il polinomio di Taylor di ordine 2 della funzione f(x).
Esercizio 3 Dimostrare che lequazione F(x, y) = e
tan(x+y)
x3y1 = 0
denisce implicitamente in un intorno di (0, 0) una funzione y = f(x) tale
che F(x, f(x)) = 0. Dire se in 0 la funzione f ammette max o min relativo.
Esercizio 4 Dimostrare che lequazione F(x, y) = y +x
2
sin(y) +xcos(y) +
xy = 0 denisce implicitamente in un intorno di (0, 0) una funzione y = f(x)
tale che F(x, f(x)) = 0. Calcolare
lim
x0
f(x) +x
x
2
.
4
Abbiamo visto che il Teorema del Dini ci assicura, sotto opportune ipote-
si, che una equazione F(x, y) = 0 denisce implicitamente una funzione
f(x) tale che F(x, f(x)) = 0, ovviamente con le opportune modiche que-
sta denir`a implicitamente anche una funzione g(y) tale che F(g(y), y) = 0.
Infatti vale il seguente risulatato.
Sia F C
1
(D), sia (x
0
, y
0
) D, supponiamo che
i) F((x
0
, y
0
)) = 0;
ii) F
x
((x
0
, y
0
)) = 0.
Allora esistono due costanti positive a e b ed una funzione g : (y
0
b, y
0
+b)
(x
0
a, x
0
+a), tali che
F(x, y) = 0 in (x
0
a, x
0
+a) (y
0
b, y
0
+b) x = g(y).
Inoltre g C
1
((y
0
b, x
0
+b)) e
g

(y) =
F
y
(g(y), y)
F
x
(g(y), y)
.
Esercizio 5 Ritrovare, utilizzando questa ultima forma del Teorma del Di-
ni, le ipotesi sotto le quali una funzione f di regolarit`a C
1
`e invertibile lo-
calmente, in particolare scrivere, utilizzando il risultato di sopra, la derivata
dell inversa.
Esercizio 6 Dimostrare che lequazione F(x, y) = y
2
+ x + e
x
2
+y
2
1 = 0
denisce implicitamente in un intorno di (0, 0) una funzione x = g(y) tale
che F(g(y), y) = 0. Calcolare g

(0).
Da quanto visto, segue che data lequazione F(x, y) = 0, se (x
0
, y
0
) `e
una soluzione di questa e contemporaneamente F(x
0
, y
0
) = (0, 0) allora
lequazione denisce localmente una curva la cui retta tangente nel punto
(x
0
, y
0
) `e data dall equazione
F
x
(x
0
, y
0
)(x x
0
) +F
y
(x
0
, y
0
)(y y
0
) = 0. (2)
La condizione F = (0, 0) `e suciente ma non necessaria come mostra
lesempio F(x, y) = (x y)
2
; infatti in tal caso le soluzioni dell equazione
F(x, y) = 0 sono date dalla retta y = x che `e evidentemente una curva
regolare, ma il gradiente di F `e nullo in tutti i punti della retta.
Se consideriamo lintersezione di due curve denite implicitamente dalle
equazioni F(x, y) = 0 e G(x, y) = 0, possiamo calcolare il coseno dellangolo
5
che formano le due curve nel punto di intersezione (x
0
, y
0
), questo sar`a
dato da
cos() =
F
x
G
x
+F
y
G
y

F
2
x
+F
2
y

G
2
x
+G
2
y
(x
0
, y
0
).
In particolare abbiamo che le due curve sono ortogonali nel punto (x
0
, y
0
)
se e solo se
(F
x
G
x
+F
y
G
y
)(x
0
, y
0
) = 0.
Mentre le due curve sono parallele, sempre nel punto (x
0
, y
0
), se e solo se
(F
x
G
y
F
y
G
x
)(x
0
, y
0
) = 0.
Il Teorema del Dini si pu`o generalizzare a funzioni di pi` u variabili come
mostra il seguente
Teorema 2 Sia D R
3
, sia F C
1
(D), sia (x
0
, y
0
, z
0
) D, supponiamo
che le seguenti ipotesi siano vericate
i) F((x
0
, y
0
, z
0
)) = 0;
ii) F
z
((x
0
, y
0
, z
0
)) = 0.
Allora esistono tre costanti positive a, b e c ed una funzione : (x
0
a, x
0
+
a) (y
0
b, y
0
+b) (z
0
c, z
0
+c), tali che
F(x, y, z) = 0 in (x
0
a, x
0
+a)(y
0
b, y
0
+b)(z
0
c, z
0
+c) z = (x, y).
Inoltre C
1
((x
0
a, x
0
+a) (y
0
b, x
0
+b)) e

x
(x, y) =
F
x
(x, y, (x, y))
F
z
(x, y, (x, y))
,

y
(x, y) =
F
y
(x, y, (x, y))
F
z
(x, y, (x, y))
.
Se invece della condizione (ii) nel Teorema precedente avessimo avuto
la condizione F
x
(x
0
, y
0
, z
0
) = 0 o la condizione F
y
(x
0
, y
0
, z
0
) = 0 avremmo
potuto esplicitare rispetto alle altre variabili. Quindi se F(x
0
, y
0
, z
0
) =
(0, 0, 0) l equazione F(x, y, z) = 0 denisce localmente in modo implicito
una supercie e lequazione del piano tangente nel punto (x
0
, y
0
, z
0
) `e data
da
F
x
(x
0
, y
0
, z
0
)(x x
0
) +F
y
(x
0
, y
0
, z
0
)(y y
0
) +F
z
(x
0
, y
0
, z
0
)(z z
0
) = 0.
6
Date due funzioni F, G denite in D R
3
, consideriamo il sistema

F(x, y, z) = 0
G(x, y, z) = 0,
(3)
supponiamo che (x
0
, y
0
, z
0
) sia una soluzione di (3), allora se F(x
0
, y
0
, z
0
) =
(0, 0, 0) e G(x
0
, y
0
, z
0
) = (0, 0, 0), le due equazioni deniscono intorno a
questo punto (x
0
, y
0
, z
0
) due superci, possiamo calcolare il coseno dellan-
golo formato dalle due normali alle superci nel punto in questione, questo
sar`a dato da
cos() =
F
x
G
x
+F
y
G
y
+F
z
G
z

F
2
x
+F
2
y
+F
2
z

G
2
x
+G
2
y
+G
2
z
(x
0
, y
0
, z
0
).
In questo caso possiamo aspettarci che lintersezione tra le due superci dia
luogo ad una curva nello spazio qualora i due piani tangenti alle superci
non coincidano. Ovvero F e G non siano paralleli nel punto (x
0
, y
0
, z
0
).
Consideriamo lequazione F(x, y, z) = 0 e supponiamo che valga la con-
dizione F
z
(x
0
, y
0
, z
0
) = 0 allora esiste per il Teorema 2 una funzione (x, y)
tale che localmente le soluzioni dell equazione sono date dai punti (x, y, (x, y)),
sostituiamo nella seconda equazione, questa diventa
H(x, y) := G(x, y, (x, y)) = 0.
Ora vogliamo vedere se questa equazione denisce in modo implicito la y in
funzione di x. Sappiamo che H(x
0
, y
0
) = 0 e vogliamo che sia vericata la
condizione H
y
(x
0
, y
0
) = 0. Abbiamo
H
y
(x, y) = G
y
(x, y, (x, y))+G
z
(x, y, (x, y))
y
(x, y) = (G
y

G
z
F
y
F
z
)(x, y, (x, y)).
La seconda condizione del dini `e vericata se
(G
y
F
z
G
z
F
y
)(x
0
, y
0
, z
0
) = 0, (4)
in tal caso esiste una funzione (x) tale che localmente la soluzione di
H(x, y) = 0 `e data dai punti (x, (x)).
Perci`o le soluzioni del sistema iniziale le possiamo rappresentare local-
mente tramite una curva (x, (x), (x, (x))), parametrizzata tramite il
parametro x.
Riassumendo vale il seguente risultato
7
Proposizione 1 Sia (x
0
, y
0
, z
0
) una soluzione del sistema (5) supponiamo
che sia vericata la condizione (4), allora esistono tre costanti positive a, b
e c e due funzioni
: (x
0
a, x
0
+a) (y
0
b, y
0
+b), : (x
0
a, x
0
+a) (z
0
c, z
0
+c),
tali che

F(x, y, z) = 0
G(x, y, z) = 0
in (x
0
a, x
0
+a)(y
0
b, y
0
+b)(z
0
c, z
0
+c) y = (x), z = (x).
Inoltre e C
1
((x
0
a, x
0
+a) e

(x) =
G
x
F
z
G
z
F
x
G
z
F
y
G
y
F
z
(x, (x), (x)),

(x) =
G
y
F
x
G
x
F
y
G
z
F
y
G
y
F
z
(x, (x), (x)).
Anche in questo caso se non vale la condizione (4) possiamo comunque
sperare che il sistema denisca implicitamente una curva, condizione suf-
ciente perche ci`o avvenga `e che il rango della matrice

F
x
F
y
F
z
G
x
G
y
G
z

sia uguale a 2. Ovvero che i due vettori gradienti non siano paralleli. Os-
serviamo che la condizione (4) equivale a dire che la matrice

F
y
F
z
G
y
G
z

abbia determinante non nullo. Se fosse diverso da zero il determinante della


matrice

F
x
F
y
G
x
G
y

allora la curva si parametrizzerebbe tramite la varia-


bile z, mentre se fosse non nullo il determinante

F
x
F
z
G
x
G
z

la curva si
parametrizzerebbe tramite la variabile y.
Per ottenere lespressione relativa alle derivate e basta derivare entrambe
lequazioni del sistema

F(x, (x), (x)) = 0


G(x, (x), (x)) = 0,
(5)
e poi risolvere il sistema lineare in

che si ottiene.
Esercizio 7 Dimostrare che lequazione F(x, y, z) = e
z
+ze
x+y
e
xy
= 0
denisce implicitamente in un intorno di (0, 0, 0) una funzione z = (x, y)
tale che F(x, y, (x, y)) = 0. Trovare il piano tangente nel punto (0, 0, 0)
alla supercie denita in modo implicito.
8
Esercizio 8 Dato il sistema

cos(x) +z sin(y) = 0,
sin(x) cos(yz) = 0
dimostrare che si pu`o applicare la Proposizione 1 nel punto (,

2
, 1) e quin-
di che tale sistema denisce implicitamente nellintorno di tale punto due
funzioni e tali che i punti (x, (x), (x)) sono soluzioni del sistema.
Esercizio 9 Dimostrare che lequazione F(x, y, z) = sin(xe
y
) + cos(z)e
y

1 = 0 denisce implicitamente una supercie in un intorno di (0, 0, 0).


Trovare il piano tangente alla supercie nel punto (0, 0, 0).
Esercizio 10 Dimostrare che lequazione G(x, y, z) = x
2
e
xz
z + 1 = 0
denisce implicitamente una supercie in un intorno di (0, 0, 0). Trovare il
piano tangente alla supercie nel punto (0, 0, 0).
Esercizio 11 Siano F e G le funzioni denite negli esercizi precedenti.
Dimostrare che il sistema

F(x, y, z) = 0
G(x, y, z) = 0,
denisce implicitamente in un intorno del punto (0, 0, 0) una curva nello
spazio. Calcolare la retta tangente alla curva nellorigine.
Concludiamo largomento enunciando una forma pi` u generale del teore-
ma delle funzioni implicite.
Teorema 3 Sia D un aperto di R
n+m
, data la funzione vettoriale
H : D R
m
, H = (F
1
, , F
m
), F
1
, , F
m
, C
1
(D).
Indichiamo con X il vettore (x
1
, , x
n
) e con Y il vettore (y
1
, , y
m
),
deniamo inoltre la matrice mm
H
Y
:=

F
1
y
1
F
1
y
2
F
1
ym
F
2
y
1
F
2
y
2
F
2
ym

F
m
y
1
F
m
y
2
F
m
ym

e la matrice mn
H
X
:=

F
1
x
1
F
1
y
2
F
1
xn
F
2
x
1
F
2
x
2
F
2
xn

F
m
x
1
F
m
x
2
F
m
xn

9
Supponiamo che nel punto (X
0
, Y
0
) : (x
0
1
, , x
0
n
, y
0
1
, , y
0
m
) D siano
vericate le seguenti condizioni
i) H(X
0
, Y
0
) = (0, 0, , 0),
ii) la matrice
H
Y
calcolata nel punto (X
0
, Y
0
) abbia determinante diverso
da zero.
Allora esiste un intorno R = I J di (X
0
, Y
0
) (I R
n
e J R
m
) ed
una funzione f : I J, tale che
H(X, Y ) = (0, , 0) in I J Y = f(X).
Inoltre f C
1
(I) e la matrice mn delle derivate parziali
f
X
(X) :=

f
1
x
1
f
1
x
2
f
1
xn
f
2
x
1
f
2
x
2
f
2
xn

f
m
x
1
f
m
x
2
f
m
xn

H
Y

1
H
X
(X, f(X)).
Esercizio 12 Utilizzando il Teorema precedente si verichi che una con-
dizione suciente anche una funzione regolare : D R
n
R
n
sia inver-
tibile con inversa derivabile in un intorno di un suo punto X
0
= (x
0
1
, , x
0
n
)
`e che il determinante dello Jacobiano della funzione nel punto dato X
0
sia
non nullo.
Suggerimento si consideri la funzione H : R
2n
R
n
denita da H =
(y
1

1
(x
1
, , x
n
), , y
n

n
(x
1
, , x
n
)) e si applichi il teorema prece-
dente cercando di vedere quando lequazione H = (0, , 0) permette di espli-
citare le variabili X in funzione delle variabili Y .
10

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