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Madrid.

NellaSpagnadi Zapaterolartico-
lo di una delle riviste pastorali dei gesuiti,
Sal Terrae, che invoca clemenza per i divor-
ziati non fa notizia. Per nella Conferenza
episcopalespagnolaclostessopreoccupa-
zione. Leaffermazioni del teologogesuitaPa-
blo Guerrero Rodrguez nel suo articolo
Labbracciochenonarriva? nonhannoan-
coratrovatoeconei grandi giornali spagnoli.
Nel suo saggio padre Guerrero assicura che
il divorziononpeccatoechelapersonadi-
vorziata non inuna situazione irregolare.
Questogesuita, chesi occupadi pastoralefa-
miliare, ricordaladottrinadellaFamiliaris
consortio, cheproibisceil sacramento
della comunione per quelle perso-
nedivorziatechevivonoinunasi-
tuazione irregolare e invoca una
maggior flessibilit nellapplica-
zione della norma generale. Ca-
pisco la necessit della norma ge-
nerale. Per, inverit, lapplicazioneai
casi concreti nondovrebbe essere im-
prontataallamisericordia?. Senzaaz-
zardarsi a dare una risposta chiara,
Guerrero finisce per chiedersi se la
soluzione migliore quella di escludere
dai sacramenti dellaChiesaalcuneper-
sonechesi sonoseparatesenzacolpada
parte loro. Fonti della Conferenza epi-
scopale responsabili della vita religiosa
esprimonolaloropreoccupazioneper queste
affermazioni e per molte altre rilasciate da
membri di altre congregazioni religiose.
Nonuncasoisolato. Si stadiffondendoun
insegnamentodapartedi sacerdoti
e religiosi che non conforme al-
laChiesa, alcunepubblicazioni at-
tentanogravementeallasalutemora-
ledei cattolici. Loabbiamodiscussoanche
conRoma assicuranoquestefonti episcopa-
li. Provachenonuncasoisolato: nellostes-
so numero della rivista Sal T errae un altro
gesuita, Eduardo Lpez Azpitarte, sostiene
chebisognaaccettareil valorepositivodel-
la disobbedienza (alla Chiesa) e della tra-
sgressione. Oggi inSpagna forse il caso pi
paradigmaticoquellodel gesuitaJuanMa-
si Clavel, autore del libro T ertulias de
Biotica, pubblicato anchesso da Sal T er-
rae. NellaConferenzaepiscopalespagnolail
caso preoccupa inmaniera particolare, per-
chMasiClavel cattedraticodi Bioeticaal-
lUniversitpontificiadi Comillas. E tornato
in Spagna di recente, dopo aver passato pi
di 25 anni inGiappone.
IL FOGLIO
ANNO XI NUMERO 11 DIRETTORE GIULIANO FERRARA VENERD 13 GENNAIO 2006 - 1
quotidiano
DAlema alla Dire-
zione: Una cosa vor-
rei che fosse chiara.
Il compagno A non
il compagno B. Il
compagno B non il
compagno C. Il com-
pagno C non il com-
pagno D. Il compagno D non il compagno
E. Il compagno E non il compagno F . Il
compagno F non il compagno H. Il compa-
gno H non il compagno I. Il compagno I
non il compagno L. Il compagno M non il
compagno N. Il compagno N non il compa-
gno O. Il compagno O non il compagno P. Il
compagno P non il compagno Q. Il compa-
gno Q non il compagno R. Il compagno R
non il compagno S. Il compagno S non il
compagno T. Il compagno T non il compa-
gno U. Il compagno U non il compagno Z.
E tanto dovrebbe bastare. Non esisono in
Italiacompagni J, KoY. Nonhosaltatoaca-
so i compagni G e V. Il compagno G, e dicia-
molo pure, G come Greganti, non solo di-
verso dal compagno C, C come Consorte, ma
che non abbia mai dato soldi al partito lo ha
stabilitolamagistratura. Quantoallinsinua-
zione velenosa che possa averne dati, dati,
ripeto, non presi, il compagno V, lho tenuta
alla fine perch il fatto che V stia per Velar-
di taglia la testa al toro.
Roma. A parte le conclusioni sulla possi-
bilit dei divorziati risposati di accedere al-
leucarestia, esclusa dallultimo Sinodo, la
posizione di Sal Terrae non poi cos etero-
dossacomepusembrareaprimavista, di-
ceal FoglioGiovanni MariaVian, studiosodi
storiadellaChiesa. Chevedenelleparoledi
Pablo Guerrero Rodrguez, pi che il conta-
giozapateristanellacompagniadi Ges, una
polemica con i canonisti dellOpus Dei del-
lUniversit di Navarra, considerati dai ge-
suiti spagnoli particolarmenterigidi. Non
laprimavoltachegli eredi di Ignaziodi Loyo-
la si ritagliano la parte dei critici della dot-
trina, dei fautori dellinnovazione,
degli sparigliatori. Anchese,
dice Vian, sarebbe davvero
riduttivo pensare alla loro
storia soltanto in questi ter-
mini. I gesuiti, in realt, non
sono n progressisti n tradi-
zionalisti. Sonolapuntadi lancia
dellaChiesamoderna, lasuaavanguar-
dia. Nasconopocoprimadel Con-
cilio di T rento, e fin da subito
hanno un legame privilegiato
con il Papa. Sar proprio que-
sto aspetto a conquistare loro
antipatieeaperteostilit, molta
gloria e molti guai. Di volta in
voltaguardiani dellortodossiao
innovatori, intempi recenti sem-
braprevalereunloroatteggia-
mentomodernista. Manon
dimentichiamo
la Civilt Catto-
lica diceVian la
loro rivista-simbolo, che
raccoglie molte diverse ten-
denze, madove, al terminedi ogni discussio-
ne, laposizionefinalevienesemprefattapro-
pria dalla Segreteria di stato vaticana. I ge-
suiti, semmai, sonolontani daogni integrali-
smo. E il loromarchiodi fabbrica, leredit
di unastoriaintellettuale, edi fede, unica.
La sfida delle missioni e quella culturale
LastoriadellaCompagniadi Ges, fonda-
tadaIgnaziodi LoyolaaParigi nel 1534, sin-
treccia con la storia della formazione delle
classi dirigenti europeenei secoli successivi,
eaggiungeVian, granpartedellastoriacul-
turaledel cattolicesimomodernosidentifica
conquelladei gesuiti. E lostessoargomen-
tocheHonordeBalzac (chedai gesuiti ave-
vastudiato) avanzinunpamphlet anonimo
del 1824 enel qualecaldeggiavalariabilita-
zione dellordine anche in Francia. Sciolta
nel 1773 daPapaClementeXI (francescano),
dopo che, spiega Vian, era entrata in con-
flittoconi monarchi borbonici inSpagnaein
Portogallo, la Compagnia di Ges fu ricosti-
tuitaconPioVII, nel 1814. Finoadallora, in
un crescendo persecutorio, i gesuiti erano
stati privati dei beni ederastatoimpeditolo-
rodi insegnare. Si arrivalladeportazionedi
migliaiadi loro, eil generale dellepoca, Lo-
renzo Ricci, mor prigioniero a Castel
SantAngelo. Furonoconsiderati troppocon-
tigui al poteree, quindi, troppopotenti. Edo-
polariabilitazione, per moltotempoammae-
strati dalle disavventure, i gesuiti si dimo-
strarono pipapisti del Papa. Ma furono (e
sono) anche scienziati, umanisti, missionari
che oggi definiremmo illuminati. Come
MatteoRicci, RobertodeNobili, Alessandro
Valignano, chenel XVI secolopartironoper
laCina, lIndia, il Giapponeeche, diceVian,
singegnaronoaconvertiremaancheavalo-
rizzareleparti di veritdellanticasapienza
di quei paesi. Ancheper questo, il lorosti-
lefuconsideratoriprovevoledaaltri ordini,
comei francescani oi carmelitani.
Oggi i gesuiti sono 20 mila: ancora molti,
ma quasi dimezzati rispetto ai 36 mila del
1965. Laloropigrandesfidapersa, per Vian,
quella del fallimento delle missioni asia-
tiche. Malasfidavintaquelladi aver sapu-
toconservarelagrandetradizionedelluma-
nesimo cristiano nellet della secolarizza-
zioneedopolatrasformazioneconciliare.
Pubblichiamo i passaggi pisignifica-
tivi dellarticolo del gesuitaspagnolo Pa-
blo Guerrero per larivistaSal Terrae.
S
i trattadi chiederci tutti assieme: chesuc-
cedeai divorziati, acoloroai quali nonri-
sultafacilevivereconnormalitepienezzala
lorovitacristiana? Incheconsisteil loropec-
cato? Cosa devono tenere in conto e fare le
personeconresponsabilitaffinchil lorodi-
scernimentoelalorodecisione, oltreasma-
scherareunasituazionedi peccatochepara-
lizza, faciliti laliberazione, lavitaelaricon-
ciliazionecheGes, il Cristo, offreoggi esem-
pre? Perch, disgraziatamente, nella nostra
comunit, assiemeallacompassioneversole
persone in situazioni difficili, esiste anche
moltadurezzaeintransigenza.
[] Questoarticolountentativodi dar vo-
ceapersoneconcrete, conproblemi, biogra-
fie, desideri, fallimenti e successi concreti.
Persone profondamente buone. T utti le co-
nosciamo. Oggi le troviamo in quasi tutte le
famiglie. Sonopersonechesi sentonoincom-
prese. Personechesonocoscienti delladiffi-
colt della loro situazione. Persone che in
molti casi sonotornateasposarsi per proteg-
gere i loro figli, per tentare di farli crescere
inunambientedi amore, per offrir loroi frut-
ti che questo nuovo amore genera Questi
uomini e queste donne hanno sguardi con-
creti esetedi felicit, di affetto, di essereab-
bracciati sul serio, di essere accolti e com-
presi. Sono persone che sono morte, ma
che sono anche resuscitate. Perch divorzio
significasconfittaefallimento, mapuanche
significarevittoriaesuccesso. Significapena
edolore, maanchecura, perdonoepace. Si-
gnifica rifiuto, ma anche pu significare ac-
cettazione. Significaperditadi speranzaefi-
nale di sogni, ma anche pu significare una
nuova vita, nuove speranze e nuovi sogni. In
una parola, il divorzio significa morte, per
anchepusignificareresurrezione. []
Troppo spesso, non prestiamo attenzione
alla situazione reale delle persone che di-
vorziano. Tutti gli studi realizzati finoal mo-
mento considerano la separazione-divorzio
comeunadelletresituazioni pistressanti e
dolorose concui si pu confrontare unesse-
re umano. Le altre due situazioni sono: la
mortedi unfiglioelamortedel coniuge. []
Pu essere necessario chiarire un paio di
punti, giacch in varie occasioni, incluso in
alcune omelie, si ascoltano frasi che sono
frutto, quanto meno, della pi profonda
ignoranza. Primo: i cattolici divorziati godo-
no di una piena e assoluta unione con la
Chiesa, non sono scomunicati e possono ri-
cevere la comunione eucaristica. Cio, in
linguaggio chiaro e semplice, il divorzio non
peccato. La persona divorziata, per il me-
ro fatto di esserlo, non sta in una situazione
irregolare.
LASPRA CRISI DELLA FAMIGLIA
La rivista dei gesuiti spagnoli
assolve il divorzio. Per i vescovi
un attentato alla morale cattolica
Lo storico non sorpreso, nella
Compagnia di Ges da sempre la
tradizione convive col modernismo
Roma. Siccomecertocheil mondofat-
to a scale, oggi si scala e domani si precipi-
ta. Quartierati e incarcerati, dimissionati e
intercettati, gente da strambata e gente da
mazzata, governatori pii e opisti atei: c chi
parla e c chi ascolta, si capisce. E un po
sagra e un po dolce vita, il generale ri-
morchio unintercettazione, unintervista,
uno sfogo, una cazzata qualcosa si trova,
qualsiasi cosa si stampa, tutto si commenta.
Raramente con la politica in tempi di af-
flizione, una generalizzata candelora si so-
no incrociate cos mirabilmente grosse que-
stioni e repliche surreali. Di colpo, dietro
allindignazione o alla provocazione, scatta
il diavoletto della pernacchietta, il ruttino
del surreale, lammirevole innovazione.
Non tanto una faccenda da Unipol o Bpl o
Bankitalia, tutta laria che tira che a un
certo punto porta al cazzeggio, alla sparata,
allinverosimile. Unaviaria political-me-
diatica. Un po dramma, praticamente
drammetto, e un certo dissoluto diverti-
mento. La dolce vita al tempo dei furbetti (e
non solo al tempo loro).
Scappalapenna, lavoce,
il senno. E tutto un venti-
cello, un clima. Per dire,
uno scorre le agenzie e sco-
pre che il senatore Nando
Dalla Chiesa intervenuto
in Senato contro linappel-
labilit delle sentenze di
proscioglimento, ma lha
fatto con un discorso in ri-
ma baciata: Bentornati se-
natori/ dalle feste e dai ri-
stori/ tutti insieme per votare/ la gran legge
secolare/ la pi urgente, la pi bella/ s, la
legge Pecorella () falsa di Marx la tesi/
che lo Stato dei borghesi;/ ci insegnate, voi
del Polo/ che lo Stato di uno solo. C da
dire che, se nessuno sa come andr a finire,
almeno una certezza acquisita: le patrie
lettere guadagneranno dal tormentato fran-
gentepolitico. E notiziadelleultimeoreche
la consorte (nel senso, appunto, di consorte)
di Piero Fassino, Anna Serafini, di questi
giorni amari pur conlaconsolazionedel-
la vacanza messicana, siamo andati a vede-
re le donne campesinos fare il pane in-
tende dare pubblica testimonianza, e an-
nuncia che dopo le elezioni pubblicher un
libro, parlo anche della faccenda Unipol,
dei dieci difetti capitali dellantipolitica. Il
titolo : Cinico trendy. Va detto che, dopo
le elezioni, se il centrosinistra non prende
Palazzo Chigi, almeno lo Strega e il Cam-
piello gli toccano. C fervore democratico e
fervore letterario. Pure Veltroni, per esem-
pio, ha annunciato per dopo le elezioni
(Vuolter vuole lettori, non elettori), luscita
di un suo libro, una sorta di thriller, che ho
scritto ad agosto, quando ero rimasto a Ro-
ma per lallarme terrorismo, con il resto
dellafamigliaal mareelafafuori dallapor-
ta. Crea di suo, Walter, ed esorta a creare in-
torno a lui. A veva qualche dubbio, Dario
Franceschini, dirigentedellaMargherita, se
buttarsi sullanarrativa, eil sindacodi Roma
lo ha spinto a non tenere nel cassetto il suo
Nelle vene quellacqua dargento, che in-
fatti finitosui pubblici scaffali, esul sitodi
Franceschini sta in primo piano insieme a
Senza Patricio di Veltroni stesso sono i
Fruttero&Lucentini del centrosinistra.
M sfuggita la catena di giocattoli
Essendo il dolce cazzeggio equamente ri-
partito, il Cav., che non uomo da sottrarsi
alla tenzone, ha scelto la parte dellispetto-
re Rock, quello che unerrore solo aveva fat-
to, non usare la brillantina Linetti. Qui non
si evoca, beninteso, la pelata dellispettore
dei Carosello che il Cav. di suo ha corretto
ma se quello un errore aveva fatto, il pre-
mier una cosa non ha avuto. Anzi, pi cose,
cos luned sera a Otto e mezzo deliziava gli
ascoltatori con lintero elenco di ci che gli
sfuggito, tra cui catene di giocattoli: gli
mancata la Barbie, lorso Teddy e Pingu,
mica puoi compensare con il partito unico
del centrodestra. Uomo di vasto ingegno e
di vastissimi stupori (Non sapevo che mio
fratello Paolo avesse fatto un accordo per
distribuire i decoder), anche in grado il
Cav. di stupire. Cos, nei giorni della dolce
vita nel paese e nei quartierini, ha lasciato
tutti di sasso annunciando che sarebbe an-
datodai pmsenzachei pmloavesserochia-
mato(chesenn). Nessunoci credevaein-
vece lo ha fatto. I maligni ancora a immagi-
nare la scenetta (T oc, toc, sulla porta del
pm. Chi ? Sono Berlusconi Collega,
piantala con questi scherzi del cazzo), e lui
gi a collaborare con la giustizia. Una pas-
seggiata di salute, avendo ancora da fron-
teggiare Anna La Rosa. Da Vespa, poi, lal-
tra sera stato un trionfo: orologio del Mi-
lan a Bertinotti, sottratto a fatica a un con-
sigliere (praticamente a un passo dalla re-
furtiva), san Paolo filosofo greco manco fos-
se Del Debbio, i cinesi ridotti a un milione
e trecentomila (praticamente, li ha conteg-
giati in euro). E certo, la mia conoscenza
approfondita della storia mi fa dire che.
Nella causa, tutto si getta e tutto si usa.
Fassino si fa sette ore filate di riunione sen-
zamuoversi dallasedia. Ammirazioneinsa-
la, unanime condivisione del partito: Ma
come fa?. Spiega al Corriere (che destrut-
tura la sinistra ma rispetta gli apparati uro-
genitali): Sono allenato, dopo decenni di
riunioni e assemblee anche la prostata si
abitua. E mentre Fassino la teneva, V el-
troni la buttava l: Mi sento, si parva licet,
un po come Vittorio Foa, un vecchio saggio
fuori dalla mischia. E poi c Massimo.
Pi acqua simbarca, pi di barche lui par-
la. Laltrogiornosenandatoal circolodel-
la Marina militare, per incontrare velisti e
graduati, la vera tensione qui, e ad am-
miragli e marinai DAlema ha raccontato
che in Fgci gi volevo una barca mia, an-
cora un passo e come Walter finir che non
era comunista manco Massimo. O forse no,
visto che in difesa della sua passione mari-
nara si schiera pure il compagno rifondato-
re Leo Gullotta, una delle colonne del Ba-
gaglino. L, nelle spettacolo T orte in fac-
cia, destinato al pubblico di Canale 5, DA-
lema velista viene ripetutamente sfottuto.
Mascesodal palco, Gullottafasapere: Con-
tro di lui sono state lanciate accuse grandi
come una casa proprio perch si chiama
DAlema Contro i Ds si scatenata una
campagna di veleni, stiamo assistendo a un
abbattimento brutale.
La vita dolce, pure il congresso si di-
verte e nel mondo fatto a scale c chi scen-
de e c chi sale. Cos salgono comunque ai
vertici delle coop sempre i soliti dalemiani
di provincia, vede lammiraglio che tira
fuori lo spinnaker, e il vento miracolosa-
mentesi alza, cominciamoafilaresulleon-
de, e pi che salire sinnalza nella gloria
dei cieli Guido Rossi, lex presidente della
Consob che aveva gi preso per mano gli
olandesi di AbnAmro e adesso pure il Bil-
bao gioca la carta di Guido Rossi, e se ven-
gono i norvegesi e quelli dei Paesi Bassi,
qui siamo Che tempi, questi del mondo
fatto a scala(ta). C quel sottofondo di in-
tercettazioni, nastri che girano, finanzieri
che registrano, giudici che ascoltano e av-
vocati che accorrono. Tesori, tesoretti, teso-
racci. Canali, Canaletti e canaloni. Eppure
il momento resta lo stesso dolce, la vita
una tartina, come quando si aspetta Vespa
per andare in onda a Porta a porta. V eltro-
ni, nelle pause letterarie, si concede quelle
cinamatografiche, e cos presta la sua voce,
in un cartone animato, a Rino il T acchino,
sindaco un po fellone di unimmaginaria
metropoli che, appena arrivano gli alieni, si
sbriga a consegnare le chiavi della citt.
Personaggio non esemplare, ma giusta cau-
sa (compenso naturalmente devoluto). Al
tempo dolce del quartierino, si divideva il
futuro partito democratico non solo su Fa-
zio (Antonio), ma anche su Fazio (Fabio), ac-
cusato da Europa di essere noioso, noioso e
noioso, e da Veltroni elogiato, elogiato, elo-
giato. Di l, il Cav. se la prende con i fan-
nulloni, Casini dice che fannullone non
si sente, anzi, una caduta di stile, allora
il Cav. tira fuori il sondaggio che lo d in ri-
monta unincollatura, il centrosinistra ha
il fiato sul collo poi va a fare unaltra inau-
gurazione a Motore Azzurro (che poi, sto
motore pare avere, al momento, lo scatto
della Topolino amaranto di Paolo Conte), va
a fare unaltra presentazione del poliziotto
di quartiere, si mette pure il berretto dello
sbirro con lo stesso effetto spiazzante del-
la bandana racconta una barzelletta di
guardie poco sveglie che dovrebbero porta-
re un pinguino allo zoo e sincasinano, con
tutte le conseguenze del caso (tra gli ap-
plausi e le risate generali, agenzia Agi), ne
racconta unaltra sul punto G delle donne,
G come shopping. E vario, il Cav ., quindi
varia. Fa diventare Forza Italia, sui manife-
sti, Italia, forza, va a capire la strategia
subliminale, ma del resto ha dovuto rinun-
ciare, si lamentato, pure a Blockbuster , e
adesso se vuole vedersi un film, deve persi-
no farsi la tessera e poi andare di persona a
prenderselo.
Il mancato viaggio di nozze di Ricucci
Che dolce, la vita, al calare del quin-
quennio del Cav., vita a scala(te), vita inter-
cettata. Era arrivato rumorosamente, il
Cav., prendendosela con Michele Santoro.
Finisce, con Michele Santoro che torna in
televisione, alla vigilia della campagna
elettorale. Magari gli riap-
pare pure Biagi. Forse
Luttazzi. T roppo buono,
Silvio, come si lamenta
Cornacchione. E se nella
gloria del 96 Ivano Fossati
cant alzati che si sta al-
zando, e si lev Prodi,
ora pronto Cara demo-
crazia, ritorna a casa che
non tardi, e sar pure
unesortazione civile che
non ha niente a che fare
con la politica, come dice il cantautore,
ma intanto si cantano democrazie pubbli-
citarie, democrazie allo stadio, democrazie
quotate in borsa, fantademocrazie. Del re-
sto, lampante che la cosa non riguarda il
Cav., che ha fatto sapere a Bertinotti che
nel Milan non mette bocca, non ha lHopa
con Gnutti in pratica: non ce lho a fine
mese e non ho mai approfittato di bene-
fici fiscali. Tempi dolci, dolce vita. Solo il
re del quartierino che ha reso immortale
la definizione di furbetti ha da lamentare
qualcosa: la sua consorte (nel senso di mo-
glie) Anna Falchi, ha fatto notare che nel
parapiglia c andato di mezzo il loro viag-
gio di nozze. Tenere duro, farsi dolce la vi-
ta. Come dice ai compagni il compagno G
(che non il punto, di cui sopra, individua-
to dal Cav.) non si capisce perch una for-
za politica come i Ds debba farsi mettere in
un angolo a piagnucolare. Forte il cuore,
non solo la prostata.
LA DOLCE VITA DELLA POLITICA
In un tempo fatto a scale e scalate, il surreale impera e il cazzeggio
simpone. Ivertici dellasinistrasi dannoallaletteratura, il Cav. corredietro
ai pm, Santoro torna giusto per le elezioni, il compagno G d consigli
Roma. Il deferimento al Consiglio di si-
curezza si avvicina. LIran cerca lo scon-
tro, non il dialogo, ha detto ieri il segreta-
rio di stato americano, Condoleezza Rice.
Ma il crescendo parossistico del regime
iraniano per ora non subisce contraccolpi.
La retorica quella aspra e intimidatoria
degli ultimi mesi: irride le sanzioni e vati-
cina disfatte in caso di offensiva militare.
La nazione iraniana non teme le potenze
straniere e il loro rumore, ha replicato al-
la comunit internazionale il presidente
Mahmoud Ahmadinejad, confermando che
niente e nessuno svier il paese dai suoi
legittimi e pacifici obiettivi nucleari. Le
nostre installazioni nucleari non si limita-
no alle citt di Isfahan, Natanz e Aradakan,
abbiamo pi di 300 siti nel nostro territorio
e siamo pronti a difenderli tutti, ha spie-
gato orgoglioso nel corso di un seminario
sulla tecnologia nucleare Haji Najjar, diri-
gente dellufficio politico dei pasdaran.
Tuttavia, dietro tanta sicurezza esibita si
celano corpose inquietudini. Lo stesso
Najjar haammessochedi questi tempi non
pensiamo che i russi e i cinesi siano buoni
amicielapoliticadellosguardoaoriente
nonhaancoraprodottoi risultati sperati. In
questo clima non stupisce che limmunit
dallapauramillantatadai vertici abbiaben
pocapresasugli iraniani. Chelafugadei ca-
pitali registri in questi mesi unimpennata
colossale non certo un mistero, e la que-
stionespessodibattutasui quotidiani degli
Emirati. Al Ittihadscrivecheormai il 25 per
centodellapopolazionedi Dubai iraniana
e il 30 per cento delle transazioni immobi-
liari in mano loro. Secondo lautorevole
ayatollah Shahroudi sono almeno 700 mi-
liardi di dollari i capitali iraniani allestero,
elemorragianondsegni di tregua. Per ar-
ginare la deriva il governo ha deciso di ri-
portareinpatriai proventi del petroliopre-
cedentementedepositati inistituti di credi-
to stranieri. Il timore, neanche troppo vela-
to, chelebanchestranierericevanolordi-
nedi congelarei beni dellaRepubblicaisla-
mica allestero. La svizzera Ubs ha gi san-
citolachiusuradei conti degli iraniani non
residenti inSvizzera.
Hamas minacciosa
Il tempo dellinquietudine ha raggiunto
anche Damasco. Rice ha minacciato di de-
ferire anche la Siria al Consiglio di sicurez-
za, per le responsabilit nellassassinio del
primo ministro libanese Rafiq Hariri e lo-
struzionismo tenacemente opposto alle atti-
vit di indagine. Ricordando che la Siria ha
gi violato cinque risoluzioni del Consiglio
di sicurezza e che il suo sostegno al terrori-
smo riconosciuto dalla comunit interna-
zionale come un motivo di grande preoccu-
pazione, il segretario di stato ha invitato il
regime a cambiare rotta prima che sia trop-
po tardi: La Siria ha detto Rice dovr
cooperare pienamente e senza condizioni.
Ma a Damasco la musica non cambia: le
rivelazioni choc dellex vicepresidente Ab-
del Khaddoum (che ha parlato delle minac-
ce di Bashaar al Assad a Hariri prima del-
la sua morte), unite alle voci che lo accre-
ditano gi papabile leader di un futuro re-
gime-change, assottigliano lo spazio per
concessioni che potrebbero profumare di
resa. La Siria ha comunicato in un primo
momento il ministro dellInformazione
Mahdi Dakhallah rifiuta di considerare la
possibilit di un incontro tra gli inquirenti
dellOnu e il presidente Bashar el Assad: si
tratterebbe di un attacco alla sovranit na-
zionale. Poche ore dopo per la posizione
ufficiale era gi cambiata: il ministro si
corretto, la decisione non ancora definiti-
va, il punto stabilire se lo spirito quello
dellinterrogatorio o quello di unudien-
za. Perch il presidente ha puntualizzato
Dakhallah riceve molti ospiti dalla Siria e
dallestero, ma ben altra cosa sarebbe man-
care di rispetto a lui e al paese intero con
modi inquisitori. Per ora il solo a essere in-
terrogato sar il ministro degli Esteri, Fa-
rouk al Shaara.
Alla vigilia delle elezioni, neanche Ha-
mas non rinuncia ai vecchi capisaldi: an-
che in caso di vittoria elettorale, ha pun-
tualizzato Mahmoud Zahar, noto leader di
Hamas, lorganizzazione continuer a ne-
gare il riconoscimento allo stato di Israe-
le, nonostante lUe minacci di tagliare i
fondi. Non solo, in caso di successo alle
urne Hamas rimetter in discussione gli
accordi tra Israele e lAutorit palestine-
se. La calma finita, ha dichiarato
Zahar, riferendosi alla tregua del 2005: le
armi taceranno soltanto in assenza di pro-
vocazioni.
Teheran cerca lo scontro,
Damasco quasi. Rice dura
Sanzioni in vista. Ubs chiude conti
iraniani. Il regime siriano barcolla
Lasse del male
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
I Ds violantiani e la Margherita
fanno una grande coalizione
con Lega e An. E affossano lamnistia
Il giorno inclemente
Roma. Paradosso ha voluto che fosse pro-
prio Piero Fassino, ieri, nel giorno in cui un
singolare inciucio soppressivo targato Le-
ga-An-Ds-Margherita faceva naufragare alla
Camera lamnistia (e di conseguenza lin-
dulto), a ricordare la maledizione del prov-
vedimento di clemenza, sempre sbandiera-
to e mai votato. Quando ero ministro della
Giustizia raccontava Fassino proposi un
provvedimento di amnistia. Il giorno dopo
sui giornali tutti dissero s, quando poi an-
dai in Parlamento quel s di facciata si tra-
sform in reticenza. E aggiungeva che era
meglio lindulto di unamnistia rischiosa
per la sicurezza dei cittadini. Detto e fatto.
N amnistia n indulto. Ieri, infatti, dopo
lapprovazione (con lapporto determinante
dei voti Ds eDl) dellemendamentoLega-An
di cancellazione dellarticolo 1 del provve-
dimento di clemenza in esame, veniva
affondata lamnistia. Mezzora dopo, per
perverso effetto del tu non voti il mio, io
non voto il tuo, cadeva anche lindulto. Ve-
niva infatti approvato un altro emendamen-
to An-Lega, stavolta con lapporto dei voti di
Forza Italia (favorevole a una clemenza bi-
fronte amnistia pi indulto, ma non al
provvedimento a met voluto dai Ds e dai
Dl). Paradosso ha voluto che i favorevoli ai
due emendamenti soppressivi fossero inen-
trambi i casi 206, anche se in un caso gli
affossatori si chiamavano Ds e nellaltro
Forza Italia. Dopodich 353 voti cancellava-
no anche lindulto non superiore a un anno.
Paradosso dei paradossi, nello stesso gior-
no il Senato tramutava in legge, con i voti
della maggioranza e il biasimo dellUnione,
la legge Pecorella, che prevede linappel-
labilit delle sentenze di proscioglimento,
per le quali laccusa ora potr soltanto ri-
correre in Cassazione.
Sergio DElia, segretario di Nessuno Toc-
chi Caino e membro della direzione della
Rosa nel pugno, denuncia i veti incrociati,
convergenti con la demagogia forcaiola di
An e Lega, che hanno determinato laffossa-
mento di amnistia e indulto. Solo un accor-
do tra capo della maggioranza e capo del-
lopposizione poteva portare alla soluzione
dellapigrandequestionesocialeitaliana,
lasciata da parte proprio dai Ds che, dice
DElia, fanno parte di una sinistra per tra-
dizione legata alle grandi questioni sociali,
ma soltanto a quelle garantite dal sindaca-
to. Quanto alle preoccupazioni sulla sicu-
rezza e ai timori che fossero amnistiati i col-
pevoli di reati finanziari, dice DElia, ba-
stava, come tra laltro era stato previsto,
escludere dal provvedimento alcune tipolo-
gie di reato. Lamnistia prima di tutto un
provvedimento di buon governo. Con 9 mi-
lioni di processi pendenti ora saranno i pro-
curatori a decidere quali sono i casi da ri-
solvere. Gli altri cadranno in prescrizione,
determinando unamnistia clandestina o,
peggio, di classe, basata sulla possibilit di
pagarsi un buon avvocato. Enrico Buemi,
deputato della Rosa nel pugno, tra i primi
firmatari del provvedimento, sostienelara-
gionevolezza dellabbinamento tra amnistia
eindulto esottolinealincoerenzadellat-
teggiamento dei Ds: Hanno bocciato un
provvedimentochericalcavai limiti di quel-
lo da loro proposto al Senato. Nei Ds sem-
brainsommaaver vintolalineaViolante-Fi-
nocchiaro (s allindulto, no allamnistia) su
quella di Massimo DAlema, presente alla
marcia di Natale. Con il risultato che ieri si
diceva contrario alla linea di partito un so-
litario Umberto Ranieri.
Cassandre e profeti
Giuliano Pisapia, responsabile Giustizia
di Rifondazione comunista, attribuisce la
maggiore responsabilit per la dbcle
allostruzionismo di An e Lega, ma racconta
che, poco prima della marcia natalizia, i re-
sponsabili giustizia del centrosinistra, nel
corsodi unariunione, avevanodefinitone-
cessari entrambi i provvedimenti. Un ac-
cordo durato poche ore. Pisapia considera
grave la responsabilit di Ds e Dl perch
era in gioco la possibilit di restituire al
paeseunagiustiziadegnadi questonome.
Mentre il margheritico Pierluigi Ca-
stagnetti accusava Forza Italia di strumen-
talismo (Avete utilizzato il tema dellam-
nistiacomeargomentoobliquoper direno
allindulto), il presidente della Commis-
sione Giustizia Gaetano Pecorella accusava
la sinistra del contrario: Hanno fatto un
gioco politico sporco, una manovra per
affossare tutto. Roberto Giachetti, deputa-
to della Margherita favorevole personal-
mente allamnistia, raccoglitore delle fir-
me per la convocazione straordinaria della
Camera il 27 dicembre scorso, non vedeva
invece incoerenza nellatteggiamento di Ds
e Dl: Sempre stati per il solo indulto.
Per li esortava a indicare nel programma
una serie di riforme per risolvere il pro-
blema alla radice.
C poi chi si attacca al ve lavevo detto.
Antonio Di Pietro, segretario dellItalia dei
Valori, contrario allamnistia, si doleva di
aver fatto ancora una volta da Cassandra.
Facile profeta si autodefiniva pure il pre-
sidente della Camera Pier Ferdinando Ca-
sini. Mentre An esultava, il ministro della
Giustizia Roberto Castelli ripeteva il suo
leit-motiv: Illusi i detenuti. Rispondeva
Marco Pannella: Se credono di aver deluso
i detenuti si sbagliano. Per Pannella i de-
lusi saranno gli elettori che speravano non
ci fosse unUnione clerico-fascista di Bossi,
La Russa, Violante e vari margheritini.
OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO
LASCIENZA
FAAUTOCOSCIENZA
NATURE, SCIENCE e i sospettabi-
li imbrogli del falso clonatore co-
reano (editoriale pagina 3)
SCOOP DABAGHDAD. Dal 1999 al
2002 Saddam ha addestrato ottomi-
la terroristi di al Qaida (inserto II)

(segue a pagina due)


(segue a pagina due)
SILVIO
BERLUSCONI
MASSIMO
DALEMA
Il testo del teologo Guerrero:
Il divorzio significa morte, ma pu
anche significare resurrezione
Nel frastuono generale prodotto dallamise-
racadutadei furbetti dellafinanzafacilee
nel polverone sollevato dalle reciproche ac-
cusedei furbetti (si faper dire) dellapoli-
tica, qualcuno si accorto che una protago-
nista delleconomia post-industriale, la Lot-
tomatica, hacompiutolapigrandeacquisi-
zione mai fatta da una societ italiana negli
Usa? No, troppo impegnati a
leggereintercettazioni ea
pronosticare i prossimi
avvisi di garanzia. T utta-
via, sarebbeoracheguar-
dassimo allessenza vera
delle vicende che vanno
sotto il nome di Bancopo-
li (earretrati), laqualenon
attiene al cot giudiziario
francamente di relativa importanza bens
riguardail presenteesoprattuttoil futurodel
nostrocapitalismo. Facendolo, nededurrem-
mo che stiamo diventando sempre di pi la
terraelettadellarendita, sempremenoquel-
la della produzione manifatturiera (inevita-
bilmente) e con sempre meno probabilit
quella delleconomia della conoscenza
(drammaticamente). Il puntodi svolta, inne-
gativo, senza dubbio lOpa T elecom del
1999. ChecchsembradirnelamicoRoberto
Colaninno mi riservodi leggereil suolibro-
intervista, incuriosito anche dalla domanda
chesi fannounpo tutti: Machi glielhafat-
to fare, oggi che a cavallo della V espa, di
riesumare il passato? si trattato di una
puraoperazionefinanziaria, eper di pifat-
ta con strumenti (il debito e il leverage non
chiusodallospezzatino) chenegli Usaerano
stati volontariamenteaccantonati dal merca-
to gi da molti anni. Non mi importa cono-
scereseessahageneratoilleciti oancheso-
loopacitnel rapportoconil mondopolitico,
mi bastasaperechehaindebitato, zavorran-
dolarispettoallepotenzialitdi sviluppoedi
crescita internazionale, la pi grande e pi
promettente azienda del Paese. E, detto per
inciso, questa la responsabilit politica su
cui farebbebeneMassimoDAlemaadauto-
criticarsi: per unuomo politico e di governo
noncnientedi peggiocheaver datoil pro-
prio avallo a qualcosa che compromette le
prospettivedel sistema-paese.
I Ds ottenebrati dallOpa Telecom
Daallora, daquellachefudefinitalapie-
tra miliare della modernizzazione del vec-
chiocapitalismotricolore(sic), il processodi
finanziarizzazionedellanostraeconomiaha
preso a galoppare. L attivit immobiliare
nonsolodi vecchi enuovi protagonisti, maso-
prattuttodelleimpreseindustriali equella
finanziariahannofinitocol prevalere, diven-
tandononsolounmodofaciledi faregrandi
guadagni, maassurgendoancheastatus sym-
bol della business community. Anche qui la
politica ha avuto il torto nonsoltanto di non
occuparsi delleconomiareale inquesti an-
ni di bipolarismostraccionenullahaunitoi
due poli come la mancanza di politica indu-
striale madi benedirelarenditaei suoi uo-
mini simbolo. Lohafattoil centro-destra e
nonsolo per gli interessi di Silvio Berlusco-
ni, ma anche per unmalinteso senso di rap-
presentanza del patrimonio rispetto al
reddito ma non meno il centro-sinistra,
vuoi per lasmaniadi promuovereunestabli-
shment amico, vuoi per il vuotoprogettua-
lesucui poggiail suopragmatismopost-ideo-
logico, maturatoper statodi necessit(laca-
duta del comunismo) e non per scelta. Nel-
laffermazionedi PieroFassino(intervistaal
Sole 24 Ore del 7 luglio 2005) secondo cui
non c unattivit imprenditoriale che sia
pregiudizialmente migliore o peggiore di
unaltra, n sul piano morale n su quello
economico e che tanto nobile costruire
automobili oessereconcessionariodi telefo-
nia, quantooperarenel settorefinanziarioo
immobiliare, ctuttalapovertdellanalisi
della sinistra post-comunista (purtroppo an-
che di quella riformista). Enonperch deb-
bavalereil pregiudiziocontrario, maperch
cos il leader dei Ds ottenebrato dalla ne-
cessitdi dires allOpadi Unipol suBnl (il
titolodi quellintervista) edallavogliadi be-
nedirechi stavascalandoil nemico Corrie-
re della Sera ha dimostrato di nonavere a
mentecheproprioleccessivapatrimonializ-
zazioneefinanziarizzazionedegli italiani il
vero nodo che soffoca la crescita del Paese.
Anche qui, sulla base di questo errore po-
liticoassolutamentestrategicocheavremmo
volutosentirelautocriticadi Fassino, nonsu
altro. Per fortuna ogni tanto spunta qualche
Lottomaticaadaccenderelasperanzacheil
declino sia arrestabile. Ma dura poco, se ve-
di intv che Berlusconi si fa spiegare (effica-
cemente) da Bertinotti cosa significa gover-
nareungrandepaeseliberale.
Enrico Cisnetto
ANNO XI NUMERO 11 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 13 GENNAIO 2006
I
l copione gi scritto. Robert Altman
salir sul palco, preceduto da un mon-
taggio delle sue scene pi celebri. Proba-
bilmente da ospite cortese non dir, ag-
giornando le cifre, quel che disse nel 1989:
Sono ormai ventuno anni che non lavoro
per Hollywood e ne vado fiero. Prender
il suo Oscar alla carriera, in risarcimento
alle cinque nomination rimaste tali, per
America Oggi, Gosford Park, I prota-
gonisti, Mash e Nashville. Ringra-
zier gli aventi diritto, sar salutato con
una standing ovation, e il giorno dopo leg-
geremo sui giornali le immarcescibili lodi
a Nashville, specchio degli Stati Uniti e
delle loro contraddizioni. Le stesse parole
di elogio che da trentanni vengono tribu-
tate al film evento ambientato nella capi-
tale del country, seicentomila abitanti e
duecento studi di registrazione.
Sar la parte pi prevedibile e meno in-
teressante della faccenda. Al solo pensie-
ro viene voglia di fuggire. Sappiamo gi
tutto: il film corale, la politica che si fa
spettacolo (il concerto dovrebbe appog-
giare il candidato di un immaginario Ter-
zo partito), i 24 personaggi in cerca di tra-
OS CAR PER UN V ECCHI O L EONE
ma (detto come se fosse un pregio e non un
difetto), il Partenone rifatto allinsegna del
kitsch, lomicidio in scena di Barbara Jean
(Ronee Blakley, poi signora W enders), la
dilettante Albuquerque che attacca a can-
tare It Dont Worry Me (non mi impor-
ta), mentre il pubblico fa il coro, dopo che
scattata la parola dordine Siamo a Na-
shville, non a Dallas!. Sappiamo che una
delle attrici si era davvero fatta assumere
come cameriera, che sui muri di Nashville
erano stati affissi i falsi manifesti elettora-
li, che gli attori ricevevano al massimo mil-
le dollari a settimana (poco, anche nel
1975), che le comparse erano pagate dieci
dollari al giorno. Sappiamo tutto e non lo
vogliamo risentire unaltra volta. N vo-
gliamo riascoltare Im Easy di Keith Car-
radine, messa qualche mese fa da Premie-
re nella lista delle scene sopravvalutate,
facendo leffetto dellimpertinente che sus-
surra il re nudo, mentre tutti ne lodano
gli abiti sontuosi.
Non lesa maest. Neanche dispetto-
sit. E che lo abbiamo rivisto allo scorso
festival di Locarno, pensando tutto il tem-
po che avremmo preferito vedere Short
Cuts America oggi. Altro film corale, di-
cono i critici con il riflesso condizionato.
Dove per la finzione della vita come vie-
ne e i trenta personaggi sono governa-
ti con precisione millimetrica. Invece del-
lantipaticissima giornalista inglese Geral-
dine Chaplin, che va in giro a fare intervi-
ste come La Vecchia Europa al Cospetto
del Nuovo Mondo, Sconvolta, molto me-
glio lincredibile Tim Robbins, che parla
mentre si rigira in bocca uno stuzzicaden-
ti, poi bacia una fanciulla, e un attimo do-
po lo stuzzicadenti sta ancora l, tra le lab-
bra. Quante volte abbia dovuto ripetere la
scena, non importa. Il risultato da ap-
plauso. E i figlioli che lo implorano di ri-
prendere a fumare, perch non ne soppor-
tano pi il nervosismo, pure. E i tre amici
in gita, che pescano tranquilli per lintero
weekend nonostante il cadavere della don-
na nel fiume, a ripensarci fa venire i brivi-
di. E la madre di famiglia che cambia i
pannolini al bambino mentre fa la voce
sexy, e dice sconcezze al telefono, perch
lavora in una linea erotica, sarebbe pia-
ciuta a Todd Solondz. Its a comedy, pre-
cis Robert Altman, rintuzzando chi ne
V OGL I O PARL ARE ANCORA DI QUA T T ROCCHI
Siamo un paese di tante rumorose Simone e di un solo Fabrizio
V
oglio parlare ancora di
Quattrocchi, adesso che
non ne parlano pi gli
altri. E e a quattroc-
chi, con voi: a proposi-
to, lavranno preso in
giro, da piccolo, con quel co-
gnome? Voglio parlarne con la-
mara consapevolezza che abbiamo assistito
a un altro giro di giostra, al solito gattopar-
desco balletto italiano. E con lamara sod-
disfazione di chi constata di aver avuto ra-
gione, e sa che Fabrizio Quattrocchi, anco-
raunavolta, hafottutotutti, trannei suoi fa-
miliari e i suoi amici.
Stavo a Baghdad, allora, e sostenni, con
una certa impervia solitudine, quel che
adesso accettano in tanti. Non solo il tenore
di quella frase fatidica vi mostro come
muoreunitaliano anchesedallItaliaci fu
chi mi telefon per dirmi quel che in Italia
sapevano tutti, e che cio il body guard ave-
va sostenuto che avrebbe mostrato come
muore un fascista. Ma le premesse e il si-
gnificato di quella morte. Ero andato sulle
loro tracce, avevo ricostruito lincredibile
serie di circostanze impacciate che aveva
portato i quattro, inermi, in braccio ai loro
sequestratori. Avevo capito qualcosa dei lo-
ro contratti, e del loro giro, e mi aveva col-
pito lapprossimazione pi che il segreto, in
quel business della sicurezza, e mi aveva
colpito come tutto, visto da vicino, fosse as-
sai pi confuso di quello che le risposte
pronte dei miei concittadini, in Italia, ave-
vano prontamente reso categoria: ad esem-
pio, era o non era, una delle reclutatrici
unex volontaria di Un ponte per? E non
erano stati disarmati, i quattro, da un posto
di blocco americano? E non si erano infila-
ti, grazie a un autista preso allultimo mo-
mento, proprio in quel tratto di strada che
tutti, tranne due giapponesi, sapevano esse-
re il tratto da evitare? Avevo capito che ce-
rano molti dettagli da chiarire non ultimo
il sequestro, appena pochi giorni prima, di
dueagenti italiani, ritrovati inunamoschea
da un fotografo della Reuters, e poi liberati
inunsilenziochecoprivaunabrillanteope-
razione ma certo non aiutava a mettere in
guardia altri italiani, meno protetti, meno
avvertiti ma quel che avevo visto mi bast
per direcheQuattrocchi eramortocomeun
eroe strano, come un Sordi o un Gasman
della Grande guerra, pur non essendo stato
pavido in vita ma in fondo era l per gua-
dagnare di che comprarsi la casa, e sposar-
si: molto italiano come uno che sul punto
di morire, sa come morire. A vvertivo che
questo, fuori dal film, era poco italiano: io
sarei morto come lingegnere inglese, ur-
lando di non voler morire. Giuliana Sgrena,
in video, fu molto pi italiana. Le due Si-
mone, liberate furono italianissime. Passa-
to inosservato, per via del contemporaneo
rapimento nello Yemen, stato molto ita-
liano il giornalista pacifista romano: sono
un eroe per caso, colpa degli israeliani.
Avvertivo che in quel fascista stava non
solo lo sfregio, ma anche la considerazione:
se si comportato cos non pu che essere
un fascista, un camerata della Decima rein-
carnato, un Di Canio che ha smesso di gio-
care, efasul serio. Appostascrissi cheQuat-
trocchi era lunico resistente, e la sua mor-
te sapeva delle ultime lettere dei condan-
nati a morte della Resistenza europea.
No, non facciamoci beffe di Quattrocchi,
nonfacciamocenescudo, nonmettiamoci in
riga dietro di lui: noi siamo cresciuti quel-
li della mia generazione a Maroncelli e
Silvio Pellico, Naziario Sauro e Cesare Bat-
tisti. Poi siamo passati a Che Guevara e Sac-
co e Vanzetti. Nei migliori dei casi abbiamo
ripiegato su Sordi e Gassman, antieroi qua-
lunque, o sul capitano Corelli, e Nelson
Mandela. Per il resto, resta Che Guevara, e
gli si pu aggiungere, con la malinconia di
una giornata in cui tutti andarono incontro
a un destino inevitabile, Carlo Giuliani.
Ma Quattrocchi no, ha fatto vedere come
muore uno degli italiani, non un italiano
campione simbolico e statistico dei suoi
connazionali. Noi italiani non sappiamo
neppure bene cosa siamo, tanto che se do-
vessimo fare, come fanno gli americani
quando riconoscono un nuovo cittadino,
unacerimoniasempliceincui si giuraqual-
cosa e si consegna una bandiera, avremmo
imbarazzo a far giurare sulla Costituzione e
un qualche riserbo a maneggiare un trico-
lore ripiegato. Era un italiano, Quattrocchi,
quasi normale, mezzo meridionale e mezzo
no, mezzoinnamoratodellavventuraemez-
zo della famiglia, mezzo professionista e
mezzo arruffone. E lui il pi incazzato, in
quelle prime immagini dei sequestrati, lui
chechiss, si assegnaunacolpaingiustaper
aver ficcato i compagni in quel casino. Lui
che sopporta male tutte quelle urla e quel-
la prepotenza. Lui che capisce, gi in auto,
insistendo a domande, che lo stanno por-
tando a morire. Lui che vuole sollevare la
kefia, e guardare (dora in poi non potranno
non sapere, i nostri ragazzi che portano al
collo la benda di un condannato a morte co-
raggioso). La sua morte, cos poco italiana
e ho spesso provato a immaginare la morte
di quellaltra povera e dimenticata vittima,
Enzo Baldoni, altro strano connazionale, e
mi capitato di pensare che lui invece ha
sorriso, pensando che non era vero, o che si
poteva proteggersi dietro un sorriso, ma in-
somma il risultato che la morte di Baldo-
ni non stata esibita come un trionfo che
deve aver inquietato anche Al Jazeera: per-
chnonlamandaronoinonda? Perchme-
si di mistero? Li aveva fregati, i suoi boia,
Fabrizio Quattrocchi, senza nessuna iattan-
za, senza nessun eroismo da posteri, un uo-
mo solo in mezzo a ombre che urlano il no-
me di Dio, e si capisce che il solo uomo
lui, forse questo che non si deve vedere,
neanche su Al Jazeera. Ci ha fregati anche
a noi, sul filo di lana dei venti mesi trascor-
si, cos calmo e immobile in quegli eterni
secondi. Enoi aproteggerci, aparlaredi vie
e medaglie, tutti daccordo e tutti ravveduti,
a piantar bandiere su quella dignit che
non la nostra. Noi in rete mettiamo s una
canzone rap su come muore un italiano, ma
scriviamo anche: ma ke eroe del cazzo, era
l per vendere armi e poi un fascista in me-
no sulla faccia della terra (firmato fralle20,
blog di Libero.it). Dobbiamo, adesso, augu-
rarci che di Quattrocchi facciano una fic-
tion? Non lo so, ma so che mi piacerebbe
che il suo messaggio, cos sobrio, cos poco
risorgimentale, cos inusuale, restasse solo
un messaggio scomodo, non glorificato e
svuotato. Noi siamo eroi per caso, noi quel-
la kefia che imprigiona gli occhi di Quat-
trocchi lavediamoportarecomeunaruvida
pashmina, noi siamo la regola, un paese di
rumorose Simone, di poche silenziose Cle-
mentine, di un solo Fabrizio, che non per
caso non pi tra noi, e ritorna, tra le no-
stre braccia improvvisamente aperte, come
unfantasma, lebracciasi stringonosunien-
te, se ci vogliamo dire la verit. V i e ci ha
fregato ancora una volta, il Quattrocchi Fa-
brizio, con quella calma da giocatore di bi-
liardo, davanti allultima partita.
Toni Capuozzo
H
ovistointv unuomo, AdrianoProsperi,
direconsemplicitcheascoltareledon-
ne, lirruzione della loro parola nella scena
pubblica negli anni 70, lo ha spinto a ripen-
saretuttoapropositodi procreazione, nasci-
ta, gravidanza, parto, aborto, insomma del
modoincui si vieneononsi vieneal mondo.
E che da questo ripensamento dovuto alla-
scolto delle donne ha preso corpo Dare la-
nima (Einaudi), il bellissimo libro incui ha
profusounaricercaventennaleetuttalasua
competenza di storico per analizzare il caso
di LuciaCremonini, infanticidacondannataa
morte nel 1709 a Bologna. Ecco, ascoltare le
donne, accettareunaltropuntodi vista, con-
siderare quali pensieri vengono alla luce se
si riconosce che al centro della scena della
procreazione c prima di tutto una donna,
nonsuccedespessointv neppurealtrove, a
direil vero neancheinunatrasmissionedi
approfondimento, come lInfedele di Gad
Lerner. Noncapitaspessocheunuomorico-
noscachelaparoladelledonnehaavutoun
peso nella sua vita, intellettuale e non solo.
Mi sembra, questascheggiadi buonativv,
uneccellente viatico per accostarsi a La li-
bertfemminilealloriginedellavita, loslo-
gancheapreil volantinofirmatodallassem-
blea Usciamo dal silenzio per la convoca-
zione della manifestazione di Milano, mani-
festazione a cui, lo dichiaro subito, io parte-
cipo. Perch un buon viatico? Perch per-
mette di vedere ci che avviene quando si
prestaattenzione, finoacambiarepuntodi vi-
sta, alla parola delle donne. Succede che si
dipanaundiversomododi ordinarsi dei fatti
edellerelazioni, chesi prospettaundiverso
mododi strutturare, pensare, ancheimmagi-
narelavita. Comemi paresialaperturaal fu-
turo che possa venire da questa manifesta-
zione, proprio perch mette allinizio la li-
bert femminile. Non dunque una manife-
stazionedi reazione, di difesa, ancheseil pri-
mo impulso, il motore veniva da un basta,
bastaallattaccodispiegatonegli ultimi mesi
alla parola delle donne. Non che non fosse
necessariobloccareuncrescendodi presedi
posizioni semprepiisterichecontroledon-
ne, lalorocapacitdi discernimento, conle-
vocazionedel fantasmachesi supponevaor-
mai svanito della povera decerebrata, della
sciocchinachehasemprebisognodi qualcu-
no che le spieghi quali sono le sue vere in-
tenzioni. InquestosensoUsciamodal silen-
zio mi sembra avere gi prodotto un primo
risultatodi snebbiamento, per esempioil pre-
sidentedellaCameraCasini haaffermatocon
insolita chiarezza che la 194 non va toccata.
Ma dalla manifestazione, dalle assemblee,
dalla rinnovata parola pubblica femminile
chedaquesteazioni politicheprendecorpo,
nonvienesolounadifesadella194, leggeche
nel tempo mostra la solidit di un compro-
messo ben costruito tra mondo cattolico e
mondolaico, incardinatosullaautonomade-
cisione della donna. La manifestazione, che
pureunaformapoliticadel secoloscorso, e
hatralepromotrici donneradicatenegli an-
ni 70, apre al futuro. Unfuturo gi presente,
incui il venireal mondononavvienepinel-
lordine patriarcale, lordine incui alluomo
competeil dirittodi dareil nomeeil lignag-
gio, la discendenza. E uno snodo fondamen-
tale, chei 30 anni di nuovelegislazioni sulla-
bortoedi libertdi sceltaci consentonooggi
di vedere con una chiarezza prima impossi-
bile. E solo se si mette al centro la libert
femminilechesi capisceinchesensolabor-
to non un diritto. E si pu ripensare, per
esempio, lapresenzadel padre. Perchlasua
nonsarpilaparolaproprietaria, mauna
paroladi relazione. Leggoinquestosensola
scommessa di aprire la manifestazione agli
uomini, unaverarotturaconlanticosepara-
tismo femminista. Una sfida conqualche in-
cognita: quanti uomini parteciperanno? E
quanti saranno in unautentica posizione di
ascolto? Il rischio, dicono in molte, ritro-
varsi tra sigle di partiti e sindacato, perdere
lautonomiadelledonne. Iopreferiscoavere
fiducia. Fiducianellacapacitdelledonnedi
mostrarelaproprialibert, fiducianellanuo-
vavisionechesi fastrada.
Bia Sarasini
L E F EMMI NI S T E T RENT ANNI DOPO
Com dura parlare di aborto da Gad liberandosi degli anni Settanta
Roma. Parlare con alcune femministe
non semplicissimo: non mai il momen-
to di dire certe cose. Non lo era nemmeno
laltra sera, in una trasmissione dedicata
(quasi del tutto) a loro e allaborto (era
lInfedele, su La7, conduceva Gad Lerner ,
unico maschio in studio insieme ad Adria-
no Prosperi). Anna Bravo era l, finalmen-
te riabilitata, dopo che il fuoco delle ami-
che laveva colpita, quasi un anno fa (era
febbraio, prendevano forma i mesi terri-
bili della campagna referendaria) per ave-
re scritto un saggio, Noi e la violenza.
Trentanni per pensarci, in cui racconta-
va un pezzo di storia dellaborto, e spiega-
va che s, leggerezza ce nera stata, e vio-
lenza anche, quella per cui sul dolore del
feto, sopraffatto per superiore necessit
dal bisogno della madre di non prosegui-
re la gravidanza, non si era riflettuto (Ci
sono molte cose di cui allora si parlava po-
co o quasi niente ha scritto Anna Bravo
Che il feto fosse materia vivente non im-
plicava considerarlo una vita nei nostri
documenti non c mai traccia della soffe-
renza del feto ecco: non eravamo sfiora-
te da timori e inquietudini). Non
glielhanno perdonata, n allora n ades-
so, qualcuna le ha tolto il saluto, qualcuna
ha scritto che stava sbagliando tutto, qual-
cunaltra, come la sociologa Chiara Sara-
ceno, le ha detto laltra sera in tiv, sorri-
dendo gelida: Io non sono tra quelle che
ha scritto contro di te, cara, per certo,
quando ho letto il tuo saggio ho provato un
po di disagio, ho pensato che non era il
momento: perch cera in ballo la fecon-
dazione assistita, e quindi poteva addirit-
tura sembrare che tu stessi dallaltra par-
te. Allora Anna Bravo, che se ne era sta-
ta buona buona a dire che s, la libert
delle donne sotto attacco, spaventoso
equiparare laborto alla Shoah e bisogna
andare a Milano a manifestare (perfino
sotto le bandiere della Cgil, che non risul-
ta essere mai stata particolarmente ac-
canto alle ragazze negli anni formidabili
delle rivendicazioni e della richiesta di
depenalizzazione dellaborto, o pi sem-
plicemente di part time per poter stare vi-
cine ai figli), Anna Bravo in quel momen-
to ha smesso di essere buona ed sbotta-
ta: Ma allora, quand il momento? Mai?.
Quand che le donne possono parlare fra
loro di donne e di figli, libere finalmente
dagli slogan di sicurezza, dramma, pia-
ga dellaborto clandestino, libert,
conquista di civilt?
Ripensare una cosa importante, ha
detto la Bravo, che manifester con chi ri-
tiene che davvero le donne rischino di do-
ver tornare allaborto clandestino perch
la legge 194 sotto attacco (nonostante nes-
suno labbia mai nemmeno lontanamente
detto, e nonostante per la prima volta nel-
la storia la Chiesa abbia invece mostrato di
tenerne conto, e di tenere alla sua seria ap-
plicazione), manifester con Chiara Sara-
ceno che si infastidisce nel sentire defini-
re lembrione essere umano, e vorrebbe
trovare unespressione meno netta e pi
rassicurante. Laltra sera da Lerner si do-
veva dimostrare (perfino utilizzando il li-
bro di Prosperi, Dare lanima, sicura-
mente bellissimo ma sicuramente ambien-
tato nel 1700) che i nemici delle donne so-
no tornati e stanno l, minacciosi, agitando
feti e strangolando la libert che, come ha
detto in tiv Susanna Camusso della Cgil
con uno slogan vecchio quanto vecchi sono
gli scontri, allorigine della vita (ha an-
che detto tolta la legge rimane laborto, e
allora vero che nessuna riesce a muover-
si dagli anni 70). I nemici sono tornati e
Gianna Pomata raccontava a Gad Lerner
qual il vero rischio: che i militanti del
Movimento per la Vita compiano atti ter-
roristici nei confronti dei medici abortisti,
cio vadano a sparare fuori dagli ospedali.
Mentre una volontaria dellospedale Man-
giagalli di Milano spiegava, semplicemen-
te, che il loro metodo mettersi accanto a
una donna in difficolt, condividerne la
storia personale, ascoltarla se vuole, dare
consigli e offrire una mano. Non uccide-
re la libert, non il funerale a un feto
abortito, non abrogare la 194. Bisognava
dimostrare (per circa unora di trasmissio-
ne) che la Chiesa non difende davvero la vi-
ta, se nel 1700 i bambini non battezzati non
andavano in paradiso, ma se adesso in In-
dia e in Cina alle bambine non permesso
di nascere, comehaprovatoaraccontarela
ginecologa Patrizia Vergani, perch vengo-
no abortite dopo lecografia (ed realt, so-
no numeri), non centra niente ed meglio
parlare daltro. Cio del tremendo, imma-
ginato attacco alla legge 194. (ab)
aveva scritto come di un film apocalittico,
forse per il terremoto che arriva nel finale.
Una commedia adattata dai racconti di
Raymond Carver, che non poteva sperare
in un regista migliore.
Rinunciamo volentieri a Nashville, se
in cambio possiamo tenerci Mash, o Il
lungo addio o I protagonisti. Oppure
Gosford Park, il film che dopo parecchie
delusioni Pret--porter e Il dottor T &
le donne, dove il regista confessa di aver
invidiato fin da piccolo i ginecologi, Quin-
tet non conta perch incomprensibile ai
pi mostra che non mai troppo tardi per
assestare una zampata da vecchio leone
(Altman ha compiuto 80 anni il 20 febbraio
scorso). Magari trasferendosi in Inghilterra,
prima che lo facesse Woody Allen. E met-
tendo in scena una commedia dove i servi,
a tavola, imitano le gerarchie dei piani alti,
e naturalmente non ci rinuncerebbero per
nulla al mondo. Una storia che sta a met
tra Manderlay di Lars von Trier e Il ser-
vo di Joseph Losey. Lustrata e rifinita, in
opposizione allestetica del frammento che
ha fatto invecchiare Nashville.
Mariarosa Mancuso
Applaudite pure alla carriera di Altman, ma fuggite da Nashville
Bancopoli nella terra eletta
della rendita finanziaria
I peccati di gola di una classe politica
che ha abbandonato lindustria
Tre palle, un soldo
(segue dallaprimapagina) Masihaaccompagnato
il suo ritorno inpatria conalcune dichiara-
zioni incui criticavalaposizionedellaChie-
sasualcunequestioni di morale. Espertoan-
chedi dialogoconil buddismo, gli sembrava
chenelleposizioni dei cattolici spagnoli ce-
ratroppastoricit, troppacarnalit. Hoper-
cepito hadetto unambientestranonella
Chiesa spagnola, mi preoccupa lattenzione
eccessiva, lintromissione inopportuna di
istanze ecclesiastiche per dettare moralit
allasocietcivile. Masisembraaverequal-
che simpatia per lidea del pre-embrione.
Con parole complicate sostiene che il pro-
cessodel concepirefiniredi accoglierenel
senomaterno, allafinedel processoevoluti-
vo di approssimatamente due settimane,
questastrutturachechiamiamoembrione.
Masi rifiuta la clonazione riproduttiva ma
lasciaapertalaportaatecnichedi clonazio-
neconfinalitnonriproduttiva. Manonper
questo pensa di essere in dissenso con la
Chiesa. Colui chestafuori indissensocon
la Chiesa, noi che stiamo dentro stiamo in
dissenso nella Chiesa, sentendo la respon-
sabilitdi farloelaresponsabilitdi parla-
re. NellaConferenzaepiscopalenonaccol-
gono con favore questo gioco di parole. Il
vero problema spiega al Foglio Jos Rico,
giovane segretario della commissione della
Dottrina della fede e che questo professo-
re, in una universit della Chiesa, in nome
della Chiesa, spiega una dottrina che non
quelladellaChiesa. ERicoavverte: Senon
fa dichiarazioni che contraddicano quello
che ha detto finora pu perdere questa cat-
tedra. Non sarebbe strano se nei prossimi
mesi ci fosse un pronunciamento. Il caso lo
stannostudiandoi suoi superiori nellacom-
pagnia di Ges, la Conferenza episcopale
spagnola e i responsabili dellUniversit
pontificiadei Comillas. Sui casi Guerreroe
Masail Padreprovincialeper laSpagnadel-
la Compagnia di Ges, Elas Royn non si
pronuncia. Lasuaaddettastampaspiegache
preferisce non fare dichiarazioni. I supe-
riori nonfannodichiarazioni, alcuni religio-
si scommettonosullatrasgressione.
Fernando de Haro
Divorzio e gesuiti
Il caso di Sal Terrae non
isolato. Il dissenso nella Chiesa
spagnola anche sullembrione
(segue dallaprimapagina) Questo, ci sonomolti cat-
tolici che, disgraziatamente, nonlosanno. E
quel che pi grave: ci sono sacerdoti che
nonlo predicano. Secondo: i cattolici divor-
ziati esposati di nuovosenzaottenerelanul-
litdel loroprimomatrimoniononsonosco-
municati. Anzi, compitodei pastori edi tut-
ta la Chiesa procurare con sollecita carit
chenonsi considerinoseparati dallaChiesa,
potendoeanchedovendo, inquantobattez-
zati, partecipare alla sua vita. Esiste le-
spressarichiestacheli si esorti adascolta-
relaParoladi Dio, afrequentareil sacrificio
della Messa, a perseverare nella preghiera,
aincrementareleoperedi cariteleinizia-
tivedellacomunitinfavoredellagiustizia,
aeducarei figli nellafedecristiana, acolti-
varelospiritoeleoperedi penitenzaper im-
plorareinquestomodo, giornoper giorno, la
graziadi Dio. Si constatail desiderioelari-
chiestachelaChiesapreghi per loro, li ani-
mi, si presenti comemadremisericordiosae
cos li sostenganellafedeenellasperanza.
Tutti i virgolettati appartengono allesorta-
zioneapostolicaFamiliaris consortio. []
[Dice un documento dei vescovi] Certa-
mente una cosa deve essere chiara: una so-
luzionesempliceenettadellecomplessesi-
tuazioni dei divorziati chesonotornati aspo-
sarsi nonpuesistere. Capiscolidealeeca-
piscochedebbaesserecercato, desideratoe
lottato. Capisco la necessit di norme ge-
nerali. Ma, veramente, nondovrebbelappli-
cazioneai casi concreti essereimprontataal-
la misericordia? [] Considerare i casi par-
ticolari, guardare con affetto e tenerezza il
dolore delle persone concrete e, di l, inter-
pretare la legge, pronunciare una parola di
conforto e liberazione, far partecipare que-
sti fratelli chesoffronodel Panespartito, ri-
partitoecompartitoE relativismo? E las-
sismo morale? Io credo di no. Al contrario,
non dobbiamo domandarci se non stiamo
correndoil rischiodi cadereinunlegalismo
disincarnato, inunrigorismomoraleche, in-
vecedi renderepitrasparenteil Diodella
vita, lo rende opaco alla vita di alcuni dei
suoi figli efiglie? Debboriconoscerechemi
rendono molto nervoso le persone che met-
tono la legge davanti alle persone. E credo
che il Dio di Ges non comprenda molto di
questorispettareil sabato.
Chi haqualcheresponsabilitnellaChie-
sa, per piccolachesia, dovrebbedomandar-
si conlamanosul cuoreecol cuorevicinoal
Signoreselesclusionedai sacramenti del-
la Chiesa di alcune persone che si sono se-
paratesenzacolpadaparteloro, evivonoun
secondo matrimonio umanamente buono
possa oggi apportare qualcosa in ordine al
rinforzare la lealt al vincolo indissolubile
del matrimonio o fortificare i cristiani di
fronteallatentazione (B. Hring).
Il teologo Guerrero
Che molte donne legga-
no il Cantico dei Cantici -
un re stato preso dalle
tue trecce e raccolgano i capelli in
crocchie cristiane come le adorabili Yu-
liya Timoshenko e Isolde Kostner, e spen-
gano la televisione quando appare Maria
Cuffaro volata a Teheran per mostrare il
fularino di ordinanza maomettana e dire
che la presente crisi nucleare fa comodo
a Bush perch gli permette di evocare il
Grande Satana. (Proprio lei, che molto
pi bella oggi di quanto lo fosse quindici
anni fa da Santoro, e se questa non ope-
ra del diavolo mi faccia sapere di chi, che
ci vado subito.)
PREGHIERA
di Camillo Langone
OCCHIAIE DI RIGUARDO
BIAPOLITICA
Usciamo dal silenzio. In piazza a Milano in difesa della 194 , ecco perch ci sar
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ISSN 1128 - 6164
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EDITORIALI
ANNO XI NUMERO 11 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 13 GENNAIO 2006
A Langley, sulle scrivanie delle segretarie
sono scomparse le decorazioni natalizie. Ai
primi di gennaio il palazzo della Cia tor-
nato a fremere. Si lavora a pieno ritmo nel-
le sezioni che si occupano di alcuni paesi
del medio oriente. Iran in testa. Il regime
dei mullahinquesto momentoincimaal-
le preoccupazioni: per il tentativo di co-
struire una bomba atomica, per la forte at-
tivit di penetrazione nei gangli vitali del
potere iracheno, per i tentacoli sempre pi
ramificati in Libano, per linfiltrazione con-
tinua di spie e di provocatori in Afghani-
stan, Bahrein, Arabia Saudita e nel Golfo,
per i rapporti, sempre pi stretti con il ca-
denteregimesirianodi Bashar al-Assad. In
Libano gli Hezbollah, gruppo terroristico-
politico sciita, controllato interamente da-
gli iraniani e rappresentato in Parlamento
nel governo di coalizione, stanno proget-
tando di prendere piano piano il controllo
lahdaDamasco, IbrahimAminal Seid, pre-
sidente del Consiglio politico degli hezbol-
lah ha denunciato lattuale sistema. E ha
definito ipocriti, corruttori e infedeli gli at-
tuali dirigenti che stanno consegnando il
Libano nelle mani dellAmerica. Gli Hez-
bollah chiedono che il Libano diventi una
repubblica islamica modello Iran. Le dure
parole dei leader hezbollah sono sostenute
da un forte rafforzamento dell organizza-
zione militare, un vero esercito perfetta-
mente addestrato e pronto a scontrarsi con
le forze regolari in caso di conflitto.
A Langley hanno studiato con attenzione
lincidente aereo del 9 gennaio scorso in
Iran. Un Falcon della forza presidenziale
cadutonellazonamontagnosadi Orumiyeh.
Entrambi i motori si sono bloccati. A bordo
del lussuoso Falcon, da poco revisionato
dalla sezione della fabbrica aeronautica
francese che opera in Iran, cera la cupola
militare e di intelligence delle forze terre-
stri dei pasdaran, il corpo di lite del regi-
me, dal quale proviene anche il presidente
iraniano. Insieme al suo stato maggiore
morto il generale Ahmad Khazemi, fedelis-
simo di Ahmadinejad. E il secondo uomo
di fiducia del presidente al vertice dei pa-
sdaran che scompare in pochi mesi in cir-
costanze poco chiare. Il 14 dicembre scorso,
in uno strano incidente nel Balochistan
rimastouccisoil capodellasicurezzadi Ah-
madinejad. Negli ambienti dellintelligence
occidentale a Teheran si pensa che linci-
dente aereo sia stato in qualche modo pro-
curato dagli oppositori interni di Ahmadi-
nejad, benoccultati dentroil regime. Laten-
sionefortedentroil regime. Ahmadinejad
tantoestremista, brutaleeignorantedaes-
sersi persino urtato con la guida spirituale
dellIran, layatollah Ali Khamenei, un tem-
posignoreepadronedei pasdaraneoggi di-
sturbato dalla sua violenta sete di potere.
C chi prevede entro lanno lattentato con-
tro il presidente per toglierlo dai piedi.
del paese. Finoallescorseelezioni sonosta-
ti tranqulli, sonodiventati ragionevoli edia-
gonali. Ma da met novembre del 2005, co-
me hanno potuto osservare i diplomatici in
loco, molto cambiato. Soprattutto perch
inquei giorni cstatounincontrosegretoa
Damasco fra lo sceicco Hassan Nasrallah, il
leader degli hezbollah e il ministro degli
Esteri iranianoMottaki, inviatospecialedel
presidente iraniano Mahmoud Ahmadi-
nejad. Teheran ha infatti deciso che il siste-
ma politico libanese basato sullequlibrio
delle diverse componenti religiose va mo-
dificatoechedasistemabasatosuquotefis-
se con assegnazione del presidente di cri-
stiani, del primo ministro ai sunniti e del
presidente del Parlamento agli sciiti debba
saltare. La Repubblica islamica ha imposto
agli hezbollah di chiedere libere elezioni,
non vincolate da nessun limite etnico-reli-
gioso, inmododamettereil paesenellema-
ni della maggioranza sciita. Proprio il 23
novembre scorso, dopo il ritorno di Nasral-
citynet ed la cifra dei cattivi pensieri di
tutti gli amanti della mela si chiede: Ma
perch non vendere tutto a Microsoft a
questo punto? Spero che dalla prima ver-
sione di Tiger per x86 ( il nome generico
del microprocessore Intel, ndr) ci sia an-
che il primo supervirus che faccia saltare
la macchina intera. Funerale oggi. Domani
giuro vado a prendermi un pc. I mac-ma-
niaci saranno pure delusi dal passaggio al
lato oscuro della Forza, ma a Wall Street il
titolo continua a volare e mercoled ha
chiuso a quota 83,90 dollari per azione
(+3,76 per cento).
Accordo Sky-Murdoch. E solo una part-
nership, ma vedere insieme Microsoft e
Sky, Rupert Murdoch e Bill Gates (il deci-
mo e il primo Chief Executive pi apprez-
zati al mondo nel 2005), anche solo per un
accordo, diventa un segnale molto chiaro
di come Internet e la televisione siano de-
stinate a entrare sempre pi in strettissi-
mo contatto. Un segnale. E non certo il pri-
mo. Lo scorso 15 luglio la stessa News Cor-
poration (societ che comprende tutto il
pacchetto tv di Murdoch) aveva pagato 580
milioni di dollari per acquistare una serie
di siti Internet (tra i quali cera anche My-
Space.com, uno dei siti pi famosi al mon-
do con 15 milioni di accessi mensili) che
facevano capo a Intermix Media. La Briti-
sh Sky Broadcasting Group (BSkyB) ha an-
nunciato che comincer a distribuire i
suoi nuovi servizi di video on demand (vi-
deo a richiesta) attraverso lultima piat-
taforma lanciata da Microsoft: W indows
Xp Media Center. Nientaltro che un nuo-
vo sistema digitale per permettere di ve-
dere la televisione on line. Per il momen-
to il servizio funzioner solo in Gran Bre-
tagna. Dove in questi giorni arrivata
unaltra importante novit. Sempre in ca-
sa Murdoch. L emittente satellitare Sky
Movies ha dato infatti, per la prima volta
al mondo, la possibilit di scaricare film
gratuitamente da Internet. Il tutto in col-
laborazione con alcuni grandi studi di
Hollywood. Ma lavvicinamento alla rete
di Murdoch non si fermato qui. Laustra-
liano ha acquistato per 392 milioni di dol-
lari una piattaforma (EasyNet) che in poco
tempo gli permetter di commercializzare
tv, web e voice over ip (Voip, il servizio di
telefonia attraverso Internet) insieme, sen-
za doversi pi appoggiare ai provider (for-
Mac news. I mac-maniaci marted devo-
no essersi sentiti come quei lettori del Cor-
riere della Sera questestate, quando in
edicola si ritrovarono un giornale ristretto
e a colori. Con sei mesi danticipo e dopo
trentanni di purismo tecnologico, la Apple
ha presentato al MacWorld di San Franci-
sco i suoi nuovi computer equipaggiati con
Core Duo, nuovo processore della Intel. Le
indiscrezioni davano per certo un coniglio
bianco nascosto nel cappello del CEO di
Apple, Steve Jobs, e ne sono arrivati addi-
rittura due: liMac e il MacBook Pro (fino
a quattro volte pi veloce del PowerBook
G4). Per sei mesi cio da quel giugno
2005 in cui fu annunciato laccordo fra Ap-
ple e Intel gli irriducibili della mela mor-
sicata hanno gridato al tradimento e un
sondaggio realizzato a caldo dallautorevo-
le sito www.macitynet.it con i voti dei suoi
visitatori utile per tastarne il polso. Mol-
ti i delusi dalla scelta di contaminare i Mac
con gli odiati processori Intel: il 20,53 per
cento dei votanti perplesso e si sente
tradito, mentre il 10,27 sconvolto e
considera la transizione la fine di Apple,
ma il 40,86 la ritiene una scommessa sul
futuro, da vedere positivamente. Nei com-
menti al sondaggio c addirittura chi pen-
sa al PowerBook come a un pezzo danti-
quariato bisogna tenerselo stretto, anche
perch magari, non pensando al definitivo
tiro mancino di Apple, lo si comprato so-
lo due mesi fa ed gi magicamente vec-
chio. Ma se la mela considerata bacata
e il baco sono i processori Core Duo per-
ch fra molti utenti circola la domanda
delle domande: ma sui nuovi Macintosh gi-
rer normalmente Windows? E il gusto del
proibito che si sveglia dopo essere stato so-
pito per trentanni (era il 76 quando nac-
que Apple)? I mac-maniaci sono tristi, de-
pressi, angustiati, incazzati, affranti, vesto-
no di nero e sono in lutto. Un utente di Ma-
Gates morde (e baca?) la mela e si allea con la tv di Murdoch
Uno strano incidente, tra il tintinnio di sciabole a Teheran
Roma. Si fa presto a dire che c stata
una rivoluzione antidalemiana nella galas-
sia Unipol. Certo, il numero uno e il nume-
ro due della compagnia assicurativa, Gio-
vanni Consorte e Ivano Sacchetti, si sono di-
messi, e il loro progetto di scalata alla Bnl
ha avuto lo stop di Bankitalia. Ma Pierluigi
Stefanini, successore di Consorte, ha messo
le mani avanti, preannunciando la direzio-
ne di marcia: Continuare a crescere anche
con Mps, e nessuna iniziativa contro Con-
sorte. Inoltre, analizzandolastoriadei nuo-
vi arrivati al vertice della compagnia assi-
curativa, e delineando gli scenari finanziari
e bancari col nuovo ruolo di Mps, la sensa-
zione di una rivoluzione antidalemiana
sembra affievolirsi. In via Stalingrado, sede
di Unipol, lera post Consorte si apre in ve-
rit nel segno della continuit, fanno notare
ambienti sindacali. Il posto di Consorte
statopresodaquellochedopoSacchetti era
considerato uno degli uomini a lui pi vici-
ni, ovvero Stefanini, 53 anni, numero uno di
pre pi pervasivo con la progressiva fuoriu-
scita della fondazione senese (ora al 49 per
cento di Mps) dallistituto, per effetto delle-
mendamentoEufemi, nonacasoappoggiato
in Parlamento con unaccorta astensione al
momento del voto da parte dei ds Massimo
Bonavita e Nicola Latorre, braccio destro di
DAlema. E che la sintonia di Mps col Botte-
ghino non possa che lievitare desumibile
da una consuetudine di rapporti col sempre
pi emergente Bellaveglia rivelata proprio
da Latorre al Corriere della Sera: Io e Ste-
fano Bellaveglia ci conosciamo da una vita,
siamo amici, ci sentiamo spesso, spessissi-
mo. Altra figura di spicco ben vista da am-
bienti vicini al presidente Ds Claudio Le-
vorato, classe 1949, neovicepresidente di
Finsoe (finanziaria di Holmo che controlla
Unipol) da 21 anni presidente di Manuten-
coop, uno dei gioielli della Legacoop che da
tempodiventataunamodernaholding che
spazia dai servizi ambientali alla gestione
immobiliare. La notoriet di Levorato nel
settore cooperativo e nel Botteghino deriva
da due caratteristiche. Levorato stato uno
dei primi manager cooperativi a teorizzare
e realizzare una gestione aperta dellimpre-
sa, anche con alleanze con spa capitalisti-
che. Manutencoopha una controllata, MFM,
nel cui azionariato compaiono anche i fondi
dellaPopolaredi VicenzaelaSgr (societdi
gestione del risparmio) di Mps. Inoltre Le-
vorato siede nel comitato direttivo di As-
soimmobiliare, associazione confindustria-
le presieduta dalleconomista prodiano
Gualtiero Tamburini. Altra caratteristica
che il presidente di Manutencoop ha accre-
sciutonel tempoquelladi sostenereil cen-
trosinistra, non solo i Ds. In base ai dati
provvisori inpossessodel Parlamentochesi
riferisconoal 2005, Manutencooplazienda
della Legacoop che ha pi finanziato partiti
e politici dellUnione, con pi di 470 mila
euro in totale e, ad esempio, due versamen-
ti da 5 mila euro a Latorre per le suppletive
per il Senato da lui vinte lanno scorso.
Coopadriatica, colossodellacooperazionedi
consumo primo azionista di Unipol. Stefani-
ni, con Consorte alla guida di Unipol, sta-
to presidente di Holmo, la holding finanzia-
ria che raggruppa le cooperative socie della
compagnia. Come Stefanini, anche V anes
Galanti, 55 anni, oranumeroduedellUnipol
in qualit di vice di Stefanini, ha condiviso i
piani di espansione di Consorte.
Se invece si guarda al Monte Paschi di
Siena (Mps), l interpretazione prevalente
che il fallimento del piano di Consorte su
Bnl abbiadatoragioneallefreddezzedi Sie-
na sullopa di Unipol. Eppure la situazione
attuale, in cui la banca toscana storicamen-
te legata prima al Pci e poi ai Ds, assume
sempre pi un ruolo potenzialmente deter-
minante nel risiko bancario oltre che finan-
ziario (vedi la sua presenza in Hopa e le sue
ricadute su Olimpia-Pirelli), va nella dire-
zione auspicata in passato da Consorte nel
mondo coop e dai dalemiani nel partito. Un
ruolo, quellodel Monte, chesarinfatti sem-
La rivoluzione antidalemiana delle Coop molto dalemiana
Tra i macintoshiniani integralisti c chi prepara un funerale e chi si chiede:
Perch allora non vendere tutto a Microsoft?. Sondaggi e nuovi acquisti.
Sempre pi stretto il rapporto tra web (di windows) e tv (del magnate
australiano). In Svezia nasce il partito degli internauti libertari
nitori di servizi) esterni. Sullaltro fronte
Bill Gates ha invece confermato di lavora-
re insieme allemittente americana Di-
rectTv, a un progetto simile a quello appe-
na sottoscritto con BSykyB.
Il partito dei pirati. Si chiamano pirati,
ma se il prossimo settembre dovessero rac-
cogliere le circa 225 mila preferenze ne-
cessarie per raggiungere la soglia del 4 per
cento dei voti che permetterebbe loro di
aggiudicarsi almeno un seggio in Parla-
mento, il partito dei pirati in Svezia po-
trebbe avere non solo valore legale ma an-
che legislativo. E non sarebbe certo sol-
tanto una provocazione quella lanciata dal
sito internet svedese Piratpartiet, che ha
subito messo in rete il suo manifesto elet-
torale composto da tre unici punti. T re
obiettivi, nessun altro programma per com-
battere ogni tipo di violazione dei diritti
personali. Privacy, abrogazione delle leggi
sui diritti intellettuali e annullamento del-
le decisioni sulla data redention dellU-
nione europea che, come misura cautelare
anti terrorismo, prevede larchiviazione di
tutte le informazioni sulle transazioni di
dati. Comprese ovviamente anche le te-
lefonate e le connessioni a Internet. In Sve-
zia liniziativa ha colpito molto. Soprattut-
to i tabloid: subito dopo la presentazione
del nuovo partito (che dopo tre soli giorni
ha accolto liscrizione di 4.600 utenti con
una media di 23 hits al secondo) hanno lan-
ciato un sondaggio per valutare in che mo-
do il Piratpartiet fosse valutato dai cittadi-
ni. Con un buon sessanta per cento di sve-
desi favorevole al nuovo partito. E molti
altri movimenti di questo tipo si stanno per
sviluppare in tutta Europa, scrive il fon-
datore del partito Rick Falkvinge su un
blog. Con il risultato che se non verranno
eletti almeno un po di pubblicit lavran-
no avuta. Al sito, ma anche alla propria
campagna di sensibilizzazione sulla salva-
guardia della privacy.
I MAC-MANIACI SI SENTONO TRADITI, MA LA BORSA PREMIA IL PRIMOGENITO DELLA COPPIA APPLE-INTEL. ARRIVANO I PIRATI
Unindegna sceneggiata
L
a scienza fa autocoscienza. E luni-
co effetto positivo finora prodotto
dallincredibile frode del professore
sudcoreano Hwang Woo-suk, che mai
clon staminali embrionali su misura,
e la cui casa stata perquisita due
giorni fa. La scienza fa autocoscienza,
dunque, a partire da due riviste-san-
tuario: lamericana Science, il cui di-
rettore, Donald Kennedy, ha dichiara-
to ieri al Monde che la truffa del vete-
rinario coreano un disastro che toc-
ca linsieme della comunit scientifi-
ca e soprattutto i ricercatori specia-
lizzanti nel nuovo promettente campo
delluso che potr essere fatto delle
cellule staminali embrionali umane.
E poi la britannica Nature, che nel nu-
mero uscito ieri riesuma una sua in-
chiesta pubblicata il 6 maggio del 2004,
nella quale gi si parlava di due ricer-
catrici sudcoreane forse invitate da
Hwang a fornire gli ovociti (leggi: ricat-
tate e costrette). Quella storia nessuno
la riprese. La stessa rivista la lasci ca-
dere e anzi, nel 2005, pubblic lo studio
del coreano sul cane clonato Snuppy .
Insomma, si prefer girare lo sguardo e
credere alle promesse della ricerca.
Allo stesso modo, un anno fa, nessuno
si era stupito della piccola cifra di
427 ovociti che Hwang aveva detto di
aver usato per la clonazione di stami-
nali su misura, e nessuno si preoc-
cup che le donne sottoposte a ipersti-
molazione ovarica fossero state avver-
tite dei rischi fisici a cui si sottopone-
vano. Dal rapporto dellUniversit di
Seul, emerge ora che gli ovociti utiliz-
zati da Hwang (perdipi senza succes-
so) furono in verit 2.061, provenienti
da 129 donne, la maggior parte delle
quali, stando al rapporto, tenute allo-
scuro sui pericoli della donazione.
Ora anche Nature parla con toni cru-
di di una comunit scientifica rilut-
tante a considerare le voci che co-
minciavano ad addensarsi su Hwang,
mentre il direttore di Science ragiona
pubblicamente sui dispositivi da adot-
tare per non cadere pi in un falso co-
s devastante (era stata la sua rivista a
pubblicare i risultati della ricerca sud-
coreana). Al New York Times, Kennedy
ha detto che la vera domanda da porsi
adesso una sola: Rester qualcosa
della ricerca con le staminali embrio-
nali?. Gli unici che non vacillano sono
i clonatori inglesi, capitanati da Ian
Wilmut, padre scientifico della peco-
ra Dolly, forse confortati dal crollo del
concorrente (ed ex socio) sudcoreano.
Ora, dicono, hanno bisogno di 2.000
ovociti, e sono in cerca di volontarie.
I
l nuovo ministro delleconomia del
Giappone Kaoru Yosano ha dichia-
rato che il governo deve cessare di
avanzare aspre critiche alla Boj, la
banca centrale Giapponese, perch ci
ne mina lindipendenza e il prestigio.
Pertanto, le critiche, quando ci sono,
vanno fatte in modo riservato. Questo
commento viene dopo una sequela di
reprimende al governatore della Boj,
Toshihiko Fukui, da parte del ministro
degli interni Heizo Takenaka, autore-
vole economista e soprattutto di Hide-
nao Nakagawa responsabile politico e
degli affari parlamentari del Partito
Liberal Democratico, uomo di fiducia
del premier Junichiro Koizumi, cio il
Sandro Bondi nipponico. Costoro,
Nakagawa in particolare, hanno soste-
nuto che se Toshihiko Fukui aumen-
tasse il tasso di interesse, come aveva
affermato, ci potrebbe compromette-
re gravemente il successo della politi-
ca economica effettuata dal governo in
tutti questi anni per uscire dalla spi-
rale negativa della depressione. E per
conseguenza bisognerebbe riesamina-
re seriamente il principio dellindi-
pendenza della Boj. Ci che Nakagawa
sottintende, con questa espressione,
la revisione dei poteri della banca cen-
trale con riguardo alla politica mone-
taria in relazione allobbiettivo di cre-
scita dei prezzi. Essa dovrebbe accor-
darsi con il governo a mantenere il tas-
so di interesse inalterato, con una po-
litica del credito permissiva, al fine di
permettere ai prezzi di aumentare. Se-
condo il governo sinch non c un po
di inflazione, bisogna tenere fermo il
basso tasso di interesse, per evitare
che si ripiombi di nuovo nella defla-
zione, da cui il Giappone sembra usci-
to ma non del tutto. La situazione eu-
ropea e quella tedesca e italiana in
particolare simile, anche se per noi
la discussione non si fa sul livello di
crescita zero dei prezzi, ma su quello
di crescita oltre il 2 per cento. La que-
stione che Nakagawa e Koizumi pon-
gono molto seria. Pu la Banca Cen-
trale essere cos libera da ignorare
lobbiettivo di politica economica di
uscire da una crescita zero o quasi ze-
ro del pil? Oppure ci debbono essere
dei parametri, concordati con il gover-
no, sul rapporto tassi e prezzi per evi-
tare di compromettere la crescita?
L
a battaglia per sancire un atto di
clemenza generalizzata era diffici-
le, a caua della norma capestro inseri-
ta nella Costituzione che richiede una
maggioranza dei due terzi su ogni sin-
golo articolo. Avrebbe per potuto es-
sere condotta in modo serio, cercando
unintesa tra tutti i favorevoli, supe-
rando le contraddizioni tra chi prefe-
riva lamnistia, che cancella il reato, e
chi lindulto, che cancella soltanto la
pena. Invece non si cercata onesta-
mente una soluzione nel dibattito in
commissione, e questo ha fatto preva-
lere le posizioni di bandiera dei sin-
goli partiti, con il previsto e prevedi-
bile esito catastrofico di ieri.
Infatti il fronte (si fa per dire) dei so-
stenitori di un gesto di clemenza si
sfaldato. Prima la Margherita e poi i Ds
hanno deciso di approvare lemenda-
mento soppressivo dellarticolo sul-
lamnistia, dopo che molti dei loro
esponenti avevano partecipato alle ma-
nifestazioni pubbliche che la richiede-
vano. A questo punto Forza Italia, che
aveva dichiarato di volere ambedue le
misure, amnistia e indulto, ha votato
lemendamento di Lega e Alleanza na-
zionale soppressivo dellindulto, con
largomento che non intendeva far pas-
sare un provvedimento dimezzato. Pro-
babilmente il risultato finale non sa-
rebbe stato diverso se la maggioranza,
a parole, pro clemenza avesse votato
compattamente, ma almeno si sarebbe
verificato che questa maggioranza in
Parlamento esiste, anche se non rag-
giunge il quorum richiesto. Invece il
voltafaccia dei maggiori partiti dellop-
posizione sullamnistia ha provocato ri-
picche a catena, che hanno portato a un
risultato che suona come unirrisione
delle aspettative dei carcerati. Se i pro-
tagonisti di questa indegna sceneggiata
pensavano di ottenere qualche risulta-
to propagandistico, si sono sbagliati.
Quel che appare chiarissimo che an-
che su un tema umano e delicato come
questo non si riusciti a superare le
meschinit, lottica miope del presunto
tornaconto elettorale, per dare una pro-
va di coraggio. Che, come diceva Man-
zoni, chi non lha non se lo pu dare.
C un Trichet anche a Tokyo
La scienza fa autocoscienza
Perch il governo Koizumi polemizza con la Banca centrale del Giappone
Nature, Science e i sospettabili imbrogli del falso clonatore coreano
La battaglia sullamnistia era dura, il suo finale stato grave ma non serio
R
acconti di artisti e ritratti di signore.
La signora per che ancorch at-
tempata lartista ritrae pi delle altre
con innamorata e riverente ammirazione,
Firenze: Antica straordinaria amante
invulnerabile al tempo con cui ci si sen-
te come un giovane sensibile e ambizioso
davanti a una bella donna matura dotata
di un passato. Il giovane Henry James,
americano sensibile al complesso del
Nuovo Mondo della sua provenienza da
il nostro clima aspro e abbagliante, il no-
stro passato silenzioso, il nostro presente
assordante e ambizioso di far sue arti,
storia e bellezze del Vecchio Continente,
doveva cedere senza riserve a una sedut-
trice della classica terra italiana. Tanto
pi se urbana, toscana e in et.
Approdato a venticinque anni in Euro-
pa, sfiorava i trenta quando nel 1873 la
dipingeva sullo sfondo della non meglio
messa a fuoco Madonna del futuro. Re-
sta avvolta infatti in un velo di vaghezza la
sacra effigie che d il titolo al primo dei
suoi racconti ispirati alla composizione fi-
gurativa e composti come una teoria del-
linvenzione narrativa: soggetto di un Ca-
polavoro sconosciuto (proprio come scri-
veva Balzac, preso a modello della short
story) e Incompiuto (proprio come lolio
su tela di Philip Burne-Jones, scelto a il-
lustrare la narrazione) che nessuno ha
mai visto e che lumana pazienza ha ces-
sato di attendere. Sotto gli occhi di tutti
e a dura prova di umana pazienza Ja-
mes mette invece i tormenti dellautore
che il culto della perfezione, la passione
della forma e lintransigente autocoscien-
za dartista inducono a prolungare e ral-
lentare il lavorio sulla tela fino alla para-
lisi creativa. Per fortuna dallaltra parte
della tela c Serafina che posa: La su-
blime Serafina, una tipica italiana pro-
sperosa, tutta semplicit di contegno,
mansuetudine matronale e mite im-
perturbabilit intellettuale, spia di len-
tezza di mente. Non nemmeno pi gio-
vane e, per parlar chiaro, la donna stava
ingrassando. E spietato con la signora
del ritratto quanto pietoso verso lartista
il narratore di turno, in questo come negli
altri pezzi della raccolta (selezionati nel-
la storica antologia del 1944 da Francis O.
Matthiesen e ora tradotti da Cesare Ru-
sconi per la cura di Susi Petri) sempre
americano inesperto esposto a unaltra
temperatura estetica in Europa.
Sempre aspirante scrittore. Sempre
credulo, simpatetico complice del mae-
stro al lavoro: in un atelier fiorentino, in
uno studio londinese o in una residenza
dautore nella campagna inglese. E sem-
pre simpaticamente pungente con la mu-
sa che gli al fianco: la consorte del fa-
moso romanziere, la sua sorellina nubile
o la dama gentile e noiosa, lunga come
una lettera indecifrabile, ignara dei tor-
menti della forma e infine morta come
un libro senza successo, abile per a in-
ventare racconti a metri e a lavorar da
pasticcera mettendoci abbondanza di
zucchero e rosso di cocciniglia.
Sono appunto gli ingredienti che ren-
dono appetibili, gustose, golose perfino,
queste prose tutte metaletterarie, cucina-
te col complesso materiale tratto dalle
profondit della mente. Le scuote dalla
trappola dellautoriflessivit una buona
gomitata dellimmaginazione, sempre
utile scrive James a spingere in pagina
ogni aneddoto della vita pura: La fem-
mina sfacciata e impudente che la vita
stessa. Che James desse poi di gomito
contro il gentil sesso non pare impulso di
misoginia. Non per caso in quegli anni
(nel 1881) avrebbe eletto un alter ego fem-
minile a protagonista di Ritratto di si-
gnora: quella Isabel Archer che di lui pa-
tiva lo stesso conflitto Europa/America, lo
stesso dissidio vita/scrittura e che, strap-
pata alla sua biblioteca e agli Stati Uniti
in cui viveva immersa nei libri si lasci
portare dalla zia fino a Firenze.
LIBRI
Henry James
RACCONTI DI ARTISTI
372 pp. Einaudi, euro 60
OGGI Nord: sul nord-ovest bel tempo,
isolati banchi di nebbia al mattino in
pianura. Splendido pomeriggio di sole
sul restodelleregioni, venti deboli. Cen-
tro: bensoleggiatoper tuttalagiornata.
Temperaturestazionarie. Sud: al matti-
noancoratempomoderatamenteinsta-
bile con qualche rovescio su Calabria
jonica, BasilicataenordSicilia. Dal po-
meriggioi fenomeni tenderannoaloca-
lizzarsi sullaSicilia.
DOMANI Nord: generalmente soleg-
giato, molto freddo nelle vallate in om-
bra per gran parte della giornata. Ge-
late notturne e qualche locale situazio-
ne nebbiosa. Centro: bel tempo su To-
scana, Umbria e Lazio; sulla Sardegna
nuvolosit irregolare. Sud: nuvolosit
irregolare con ampie schiarite e ad-
densamenti associati a brevi rovesci.
ELETTRONIC@
FOGGY BOTTOM
Nel mondo
ANNO XI NUMERO 11 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 13 GENNAIO 2006
La Giornata
* * *
In Italia
BERLUSCONI E ANDA TO IERI DAI
MAGISTRATI ROMANI che indagano sulla
scalata di Unipol a Bnl, per riferire i fatti
di cui a conoscenza. Il presidente del
Consiglio, in un colloquio che durato cir-
ca mezzora, ha deposto negli uffici giudi-
ziari di Roma di fronte al capo della Pro-
cura Giovanni Ferrara, come ha spiegato
Niccol Ghedini, avvocato del premier che
ha partecipato allincontro.
Ho versato 2 milioni di euro su conto ci-
frato di Consorte. Cos il broker Bruno
Bertagnoli, in unintervista a Panorama.
* * *
Bocciati dalla Camera amnistia e indulto.
Lapprovazione degli emendamenti di An e
Lega ha fatto decadere le norme del testo
relative agli atti di clemenza.
E stata definitivamente approvata dal
Senato la legge che prevede linappellabi-
lit delle sentenze di assoluzione. Il primo
presidente della Cassazione, Marvulli: So-
no sbigottito.
* * *
Berlusconi: Siamo in grande rimonta. I
sondaggi ci danno al 48,4 per cento contro
il 49,6 dellopposizione. E sul programma
del centrosinistra: E acqua fresca.
* * *
Ciampi: Evitare che il confronto politico
si trasformi in uno scontro frontale anche
in epoca elettorale.
* * *
Occorre evitare di introdurre farmaci
che nascondano la gravit dellaborto. Co-
s Benedetto XVI con un chiaro riferimen-
to alla pillola abortiva Ru486. Il Papa ha
poi difeso la famiglia fondata sul matri-
monio, mentre altre forme di unione sono
un grave errore di cui non c effettiva
esigenza sociale.
* * *
Il rapporto deficit/pil si attestato al 4,4
per cento nei primi nove mesi del 2005.
E TEMPO CHE LONU SI OCCUPI DEL-
LA CRISI NUCLEARE IRANIANA. Lo
hanno affermato i ministri degli Esteri di
Francia, Gran Bretagna e Germania che si
sono incontrati ieri a Berlino. Il Consiglio
di sicurezza dovr essere coinvolto per
rafforzare lautorit delle risoluzioni del-
lAiea, di cui stata chiesta una sessione
straordinaria. Della crisi iraniana si occu-
per anche una riunione urgente di fun-
zionari Usa, russi, cinesi e dellUe la setti-
mana prossima a Londra. La nostra deci-
sione irreversibile, ha ribadito il mini-
stro degli Esteri iraniano Mottaki. Il segre-
tario di stato americano Condi Rice: T ehe-
ran vuole lo scontro, non il dialogo.
Il presidente iraniano Ahmadinejad:
Via il diavolo dal Golfo Persico.
* * *
Oltre 300 pellegrini sono morti alla Mecca,
calpestati nella calca durante il tradiziona-
le rito del lancio di pietre contro i tre pila-
stri che simboleggiano Satana.
* * *
Ali Agca uscito ieri dal carcere di Istan-
bul. Il ministro della Giustizia turco far ri-
corso contro il provvedimento.
Confermato un terzo decesso in Turchia
causato dal virus dellinfluenza aviaria.
* * *
Restano serie ma stabili le condizio-
ni di salute del premier israeliano Ariel
Sharon. Tre ministri del Likud si sono di-
messi ieri dal governo israeliano di Olmert.
Articoli nellinserto I
* * *
La Bce ha lasciato invariati i tassi. Il pre-
sidente della Banca centrale, Trichet: Le-
conomia mantiene il suo vigore, ma restano
i rischi di un rialzo dellinflazione.
* * *
Tareq Aziz in fin di vita, rinchiuso in
una cella adatta ai cani. Lo ha detto il le-
gale dellex numero due del regime di Sad-
dam, Kasawneh. Si rivolger al Papa.
La Giornata realizzata incollaborazione conDire
Questo numero stato chiuso inredazione alle 20,15
Al direttore - Da non sottovalutare, per tut-
ti, la recente statistica stilata dallIstat che di-
ce: Gli uomini colti sono superiori agli incol-
ti nella stessa misura in cui i vivi sono supe-
riori ai morti.
Gianni Boncompagni
Al direttore - Diritto & tv. Le squadre di cal-
cio che perdono allandata non potranno pi
ricorrere in ritorno.
Maurizio Crippa
Al direttore - Dunque in Italia, anzi forse
nel mondo, tutto (non solo la politica, la so-
ciet e i costumi ma anche larte, la letteratu-
ra, la poesia) sta andando a rotoli a causa
dellassenza di morale. Parola di Cesare Se-
gre, sommo maestro di filologia romanza, che
ha recentemente riproposto il tema in due in-
terventi sul Corriere della Sera. Evitando tut-
tavia di chiedersi come mai la morale, nono-
stante la sua assenza, non abbia mai fatto
parlare tanto di s. Partiti che invece di por-
re questioni politiche pongono questioni mo-
rali; magistrati che anzich limitarsi ad ap-
plicare la legge sferrano un giorno s e laltro
pure campagne moralizzatrici; libere associa-
zioni di capitalisti, finanzieri, intellettuali, fi-
losofi e giuristi votate al lancio di nuove bat-
taglie morali; gazzette sulle quali battaglioni
di moralisti dassalto si affrontano incessan-
temente in nobili zuffe morali; narratori, poe-
ti e pensatori che scrivono a getto continuo
romanzi, versi e trattati gonfi di impegno mo-
rale; rivistone culturali piene zeppe di appel-
li e proclami morali; raffiche di convegni, se-
minari e tavole rotonde su questa o quellal-
tra questione morale; sciami di guitti, stilisti,
registi, parrucchieri e pornostar col pallino
del messaggio che discettano di morale: si era
mai vista una cos esaltante epidemia di mo-
ralite acuta? E questo non dovrebbe incorag-
giarci a sospettare che la vera causa di tutto
ci che nel nostro paese va storto potrebbe
non essere affatto lassenza di morale ma al
contrario la sua onnipresenza?
Ruggero Guarini, Roma
Al direttore - Sono favorevole allindulto e
contrario allamnistia. Esattamente la posi-
zione dellUlivo. Giudico lindulto listituto che
pi corrisponde allatteso atto di clemenza
verso i detenuti. Lamnistia piuttosto una ri-
nuncia a fare giustizia celebrando i processi.
Ho manifestato la preoccupazione che non si
alimentino illusioni tra chi, in carcere, gi pa-
tisce sofferenza, perch mi chiarissimo (in ve-
rit lo un po a tutti coloro che siedono in
Parlamento) che non ci sono le condizioni per
assicurare la richiesta maggioranza dei due
terzi dei componenti le Camere. Le cose, pur-
troppo, mi stanno dando ragione. E questa
una posizione cos isolata e blasfema? Eppure
sembra che sia sufficiente per meritarmi la re-
primenda di don Mazzi. Pazienza, ciascuno ha
il suo stile. Solo mi preme chiarire che non ho
mai pronunciato le parole offensive a lui indi-
rizzate che egli mi attribuisce. Nonso dove mai
le abbia lette. Capisco che con gli amici si sia
pi esigenti, ma gradirei che non mi si attri-
buissero parole e giudizi che non mi appar-
tengono e che ci riconoscessimo reciproca-
mente lonest e la responsabilit delle nostre
opinioni quandanche diverse.
Franco Monaco, deputato della Margherita
Al direttore - Con riferimento allarticolo
Quella mezza dozzina di banchieri (sempre
loro) che scalano in Italia, pubblicato ieri dal
Foglio, JPMorgan precisa che la propria sede
di Milano non ha operato con la Banca Po-
polare di Lodi con riferimento alle vicende ci-
tate nellarticolo. JPMorgan precisa inoltre di
non avere messo in liquidazione alcuna so-
ciet fiduciaria svizzera controllata da Banca
popolare di Lodi.
JPMorgan Relazioni Esterne
Monaco spiega perch per lindulto e non per lamnistia. Bocciati entrambi
Triste Farnesina. Classe turistica in ae-
reo. Anche per gli ambasciatori. Il
conte Sforza si rivolta nella tomba.
Alta Societ
Un autogol per la sini-
stra. E stato un errore
alla grande che la sini-
stra abbia lasciato farsi rappresentare da
Fausto Bertinotti nel confronto di merco-
led sera con Silvio Berlusconi a Porta a
Porta. Eravamo tutti esterrefatti, gli amici
con i quali abbiamo visto la puntata, e a
partequegli agghiaccianti venti minuti ini-
ziali dedicati astabilirequantopuzzasseil
cadavere del comunismo, se molto (versio-
ne Berlusconi) o cos e cos (versione Ber-
tinotti). Non sta n in cielo n in terra che
la sinistra italiana odierna sia rappresen-
tata da un imbelle parolaio, da un dema-
gogo la cui riuscita mondana uno dei se-
gni dellodierna tragedia politica italiana,
e lo dico naturalmente senza nessuna osti-
lit per la persona, di cui tutti mi assicu-
ranolapiacevolezza. Sedobbiamoparlare
dellItalia del 2006, allora la sinistra si fac-
cia rappresentare da Massimo DAlema, o
da Francesco Rutelli, o da Romano Prodi,
o da Giuliano Amato, o magari dalleccel-
lentesenatoreFrancoDebenedetti, per di-
re di persone che possono raccontare lI-
taliarealeoqualcosachegli assomiglia. A
un certo punto Bertinotti ci stava facendo
capirechetutti i problemi dellevasionefi-
scale vengono dai tipi alla maniera di Ste-
fano Ricucci, gente che ce ne sar una cin-
quantina e forse nemmeno in tutto il pae-
se. MentreBertinotti parlavail padronedi
casa, ossiaCarloRipadi Meana, hadettoa
voce alta che a chiedere una fattura nel-
lUmbria rossa dove lui ha una seconda
casa, lagentesi rifiutadi farti il lavoro. N
pi, n meno.
UFFA!
di Giampiero Mughini
L
uscita dalla scena politica di Ariel Sha-
ron rappresenta non solo la fine della
pi importante figura nella politica israe-
liana ma pure la conclusione dellera for-
mativa della storia israeliana, un periodo
che Sharon ha incarnato nella sua persona.
Sharon stato associato a ogni fonda-
mentale evento di questa storia. Ufficiale di
fanteria nella battaglia per il corridoio di
Gerusalemme nella guerra dindipendenza
del 1948, capo dei par nella campagna del
56 inSinai, fupoi generaleecomandantedi
divisione nella Guerra dei sei giorni nel 67
e nella guerra del Kippur nel 73. Come mi-
nistro di governo, stato il principale archi-
tetto dellinvasione israeliana del Libano
nell82, e la forza trainante del movimento
dei coloni e degli insediamenti nei Territo-
ri. Con la sola eccezione di Shimon Peres,
stato membro della Knesset pi a lungo di
qualsiasi altro, elasuacapacitdi costruire
coalizioni rimane insuperata. Ha comincia-
to la carriera politica a sinistra, passato
poi nella destra e si infine indirizzato al
centro. Sharon, pidi qualsiasi altro, harap-
presentato gli ideali pi alti dello stato
israeliano: il suoeroismo, lasuatenaciaela
sua versatilit. E, esattamente come lo stato
di Israele, stato un coacervo di contraddi-
zioni. Il partito da lui creato nel 77, Shlom-
zion, ha sostenuto i negoziati con lOlp e la
creazione di uno Stato palestinese nei terri-
tori conquistati da Israele nel 67. Tuttavia,
dopo essere entrato nel Likud, allora guida-
to da Begin, Sharon diventato un nemico
implacabiledellOlpedel suoleader, Yasser
Arafat. Alla met degli anni 70, si opposto
alle proposte di pace del presidente egizia-
no Sadat e ha promosso la costruzione di in-
sediamenti nel Sinai. Ma nel82 ha sradicato
gli insediamenti e ritirato le truppe dal Si-
nai per rispettare i termini dellaccordo fra
Israele ed Egitto. Numerosi leader israelia-
ni, Begin compreso, temevano che Sharon
rappresentasse una minaccia per la demo-
crazia. Ciononostante, quando uninchiesta
lo ha giudicato moralmente colpevole per il
massacro dei civili palestinesi da parte dei
miliziani cristiani aSabraeChatila, Sharon,
ministro della Difesa, ha immediatamente
accettato la sentenza e ha rassegnato le di-
missioni. Nessuna questione ha dimostrato
le svolte di Sharon pi dei cosiddetti accor-
di di Oslo che Israele ha sottoscritto con
Arafat nel 93. Sia come leader dellopposi-
zione di destra sia come ministro del gover-
no a maggioranza Likud guidato da Benja-
min Netanyahu, Sharon ha sempre sostenu-
to che Arafat non avrebbe mai rinunciato al
terrorismo e che il processo di Oslo avrebbe
condotto Israele al disastro. Le sue previsio-
ni si sonoavveratenel 2000, quandoil Fatah
di Arafat ha fatto causa comune coi gruppi
terroristici. Eletto nel febbraio 2001, si ri-
fiutatodi incontrareArafat, eallafinehaor-
ganizzato una controffensiva che ha distrut-
tolinfrastrutturaterroristicaelasciatoAra-
fat isolato e assediato nel suo quartier gene-
rale. Poi, per, ha fatto dietrofront e ha sot-
tolineato la necessit di fare dolorosi sa-
crifici per la pace, ed diventato il primo
premier israelianochehaapprovatolacrea-
zione dello stato palestinese.
Il polso della nazione
Quelle che sembrano incongruenze di
Sharon sono state spesso un riflesso della
suacapacitdi percepirelepreferenzedel-
lopinionepubblica. Quandoapparsochia-
ro che la maggioranza degli israeliani non
sarebbepistatadispostaacombattereper
difendere8.000 coloni aGaza, Sharonhafat-
to evacuare gli insediamenti e ha lasciato
Gaza. Quando gli israeliani hanno dato il
proprioappoggioallacostruzionedi unabar-
riera in Cisgiordania, Sharon, che origina-
riamentesi eraopposto, hacominciatoaco-
struirla. Quandolamaggior partedegli israe-
liani hamostratosfiducianellostatus quoe
nella possibilit di trovare una leadership
palestineseingradodi negoziareconIsrae-
le, Sharon ha lasciato il Likud e ha fondato
Kadima, un partito capace di ridisegnare i
confini di Israeleinmodounilaterale.
Limmagine di Israele e dello stesso Sha-
ron profondamente cambiata dopo la fon-
dazionedel nuovopartito. Laprimafasedel
suo premierato stata contrassegnata da
manifestazioni in Europa occidentale nelle
quali Sharon stato paragonato a Hitler e
accusato di crimini di guerra. Dopo il ritiro
da Gaza, la comunit internazionale ha ini-
ziato a considerare Israele in modo pi po-
sitivo. Sharon stato calorosamente accolto
allOnu e applaudito da buona parte dei
suoi precedenti critici europei come uno
statista e un uomo di pace. Il biondo e affa-
scinante soldato, il politico obeso, il bull-
dozer che ha spinto migliaia di israeliani
negli insiediamenti e poi li ha costretti ad
abbandonarli, lappassionato di cultura
ebraica la cui lingua madre era il russo, il
laico che ha un profondo rispetto per la fe-
de, il combattente di molte guerre e, infine,
il campione della pace: Sharon ha avuto
molteplici identit. Ciononostante, rima-
sto sempre profondamente israeliano, lin-
carnazione della natura multiforme e para-
dossale dello stato dIsraele. Ora Israele sta
per entrare in una nuova fase. Meno diviso
e pi deciso sui confini che desidera e sul
tipo di societ cui aspira: separato dai pale-
stinesi ma pronto a fare compromessi con
loro; in grado di mantenere relazioni co-
struttive con la comunit internazionale e
forte di una salda alleanza con gli Stati Uni-
ti. E lIsraele che ci lascia Sharon, unere-
dit formidabile per affrontare il futuro.
Michael Oren
The Wall Street Journal
per gentile concessione di Milano Finanza
(traduzione di Aldo Piccato)
Tel Aviv. Le condizioni del primo mini-
stro israeliano, Ariel Sharon, restano criti-
che. E stato richiesto lintervento di altri
specialisti. Il soffio al cuore si sta aggra-
vando. I chirurghi hannoasportatounapar-
tedellacalottacranica, checonservanoper
un successivo reimpianto. Ma dopo giorni
di sospensione, la vita politica del paese
ripresa. Per la prima volta dal ricovero del
leader, mercoled scorso, il presidente
americano George W. Bush ha telefonato al
premier in carica, Ehud Olmert, che po-
trebbe presto recarsi in visita alla Casa
Bianca. E ripresa anche la campagna elet-
torale, in vista del 28 marzo. Il comitato
centrale del Likud ha votato ieri la lista di
candidati da presentare alla Knesset, il
Parlamento israeliano. Lo ha fatto nel gior-
noincui il leader, BenjaminNetanyahu, ha
affrontato la maggiore sollevazione interna
dallinizio del suo mandato: i quattro mini-
stri cui aveva chiesto, prima della malattia
del premier, di lasciare il governo, hanno
rifiutato di dare le dimissioni, ieri mattina.
Soltanto pi tardi, tre di loro hanno conse-
gnato le lettere. Non ci saranno effetti sul
governo. Il quarto, il ministro degli Esteri
Silvan Shalom, ha detto che riparler di di-
missioni sabato. Pensa che la mossa inde-
bolir il Likud. Il partito non forte, oggi.
Non pi il Likud di Arik; non ancora
quello che vorrebbe Bibi.
Ieri, a Ganei Tarucha, la fiera di Tel Aviv,
latmosfera non era quella dei voti passati.
In simili occasioni, la stampa aveva parlato
di uncarnevale. Netanyahuhavolutounvo-
to dignitoso, considerate le condizioni del
primo ministro. Tuttavia, alla fiera di T el
Aviv, i sostenitori dei singoli candidati in-
dossano magliette e cappellini colorati, con
il nome e il numero del loro uomo; distri-
buiscono spillette con la bandiera del
Likud e dIsraele, adesivi che incollano sul-
le braccia e le borse dei passanti; cantano
inni. Ogni candidato ha un tavolo, in una
parte della dispersiva fiera, dove il suo
team distribuisce pamphlet e informazioni,
mentre a poca distanza una fila di stand
vende bretzel, hot dog e caff caldo. Piove.
A causa del clima, i vertici del partito te-
mevano un basso afflusso alle urne. Nel po-
meriggio soltanto il 40 per cento dei 3.000
membri del comitato centrale si presen-
tato alla fiera. Non sono soltanto la pioggia
e il fango a tenere lontani gli elettori. Molti
sono gi passati nelle file di Kadima, altri,
dicono fonti interne al partito, se ne an-
dranno una volta chiuse le urne. Il movi-
mento deve ancora trovare un nuovo equi-
librio dopo luscita di Sharon e soprattutto
dopo la nascita di unentit di centro, Kadi-
ma, creata dal premier , che ha spinto il
Likud ancora pi a destra (Netanyahu pro-
mette per un partito di centrodestra). Le
divisioni interne, che hanno obbligato Sha-
ron a lasciare il suo storico movimento, non
si sonoannullateconlasuapartenza. Il pre-
mier aveva fronteggiato un gruppo di ri-
belli, questestate, che si opponeva al riti-
ro dalla Striscia di Gaza. Con il loro costan-
te ostruzionismo, non sarebbe stato in gra-
do di portare avanti il suo progetto, e ha la-
sciato il Likud, assieme ad altri deputati.
Nel partito ci sono ancora membri vicini al
primo ministro. Ieri, il quotidiano Haaretz
raccontava lesistenza di una lista nera con-
tenente i nomi dei ribelli che hanno por-
tato alla rottura e alla crisi. I compilatori
vorrebbero allontanarli, per creare un par-
tito sano. Nessuno sa molto a riguardo, al-
la fiera di Tel Aviv.
In molti non possono fare a meno di rim-
piangere Sharon. Nir, 27 anni, l per soste-
nere il suo candidato. Indossa una felpa
gialla con il numero della lista. E triste per
la malattia del premier. Continua a consi-
derare Ariel Sharon una sorta di mito, uno
dei padri del Likud. E rimastodelusoquan-
doil leader halasciatoil movimento, maan-
cora di pi dal comportamento di quei ri-
belli che hanno provocato la partenza di
Sharon. Suzanne Amor una nuova candi-
data. E una delle donne che sperano di ot-
tenere un posto in una lista che si prean-
nunciaquasi tuttaal maschile. Suomarito
stato sindaco di una cittadina del nord del
paese. Affondando il viso nel suo collo di
pelliccia, racconta al Foglio come il Likud
sia sempre sopravvissuto al succedersi dei
suoi leader: Menachem Begin, Ytzhak Sha-
mir, Netanyahu, Sharon, ancoraNetanyahu.
Le dispiace per la malattia del premier. Di-
ce che Bibi comunque una persona bril-
lante, incompresa in Israele. Ha fatto cose
eccellenti per la nostra economia e spiega
come il partito, senza Sharon, non andr al-
la deriva verso lestrema destra: Rimane il
partito che conosco da trentanni.
A pochi passi, Liran Strauber , portiere
del Tel Aviv Maccabi, una delle maggiori
squadre di calcio del paese, abbraccia la fi-
danzata: Inbal Gavrieli, deputata alla Knes-
set, membro di una delle pi grosse fami-
glie dIsraele, che cerca di ottenere un altro
mandato. Dice al Foglio di non essere mol-
to attivo politicamente. E preoccupato per
il premier. E stato deluso dalla sua parten-
za dal Likud ma, ammette, il nuovo, a vol-
te, pu rivelarsi buono.
Rolla Scolari
I
l premier israeliano Ariel Sharon sta-
to colpito da una gravissima emorragia
cerebrale e la sua lunga carriera politica
sembra a dir poco essere compromessa.
Cosa comporter ci per la politica israe-
liana e per i rapporti arabo-israeliani?
Fondamentalmente, ci segna un ritor-
no alla vita di sempre. Sin dal 1948, anno di
nascita dello stato di Israele, la vita politi-
ca israeliana dominata da due visioni in
merito ai rapporti con gli arabi, rappre-
sentate (in base agli attuali nomi dei due
schieramenti) dal Partito laburista, a sini-
stra, e dal Likud, a destra. I laburisti han-
no argomentato a favore di una maggiore
flessibilit e di un atteggiamento pi acco-
modante nei confronti degli arabi, il Likud
ha ritenuto opportuno adottare una posi-
zione pi inflessibile. Ognuno degli 11 pre-
mier israeliani proveniva da questi due
partiti, e nessuno di essi apparteneva ai
numerosi altri schieramenti politici. Il
Likud e il Partito laburista, pur avendo su-
bito un declino di popolarit di lunga data,
hanno continuato a essere i cardini e i do-
minatori della vita elettorale israeliana. E
questo sino a sei settimane fa. Il 21 novem-
bre scorso, Sharon ha lasciato il Likud per
formare un nuovo partito chiamato Kadi-
ma. Egli ha scelto di compiere questo pas-
so radicale per due motivi: poich le sue
idee in merito ai palestinesi si erano di-
stanziate dalla linea politica nazionalista
del Likud, come mostrato dal ritiro avve-
nuto a met del 2005 dellesercito israe-
liano e dei civili da Gaza, e giacch, a cau-
sa della sua accresciuta popolarit, egli si
riteneva allaltezza di fondare un partito a
sua immagine. La sua mossa stata mira-
bilmente tempestiva e ben riuscita. Imme-
diatamente, i sondaggi hanno mostrato co-
me Kadima sia riuscito a soppiantare il
Partito laburista e il Likud. Un recente
sondaggio condotto da Dialogue ha mo-
strato vincitore Kadima, che otterrebbe 42
seggi sui complessivi 120 della Knesset, il
Parlamento israeliano, seguito dal Partito
laburista con 19 seggi e dal Likud con ap-
pena 14 seggi.
Leccezione di Pim Fortuyn
Lo sbalorditivo successo di Kadima ha
messo a soqquadro la politica di Israele.
Gli storici cavalli di battaglia sono stati co-
s tagliati fuori e si speculato in merito al
fatto che Sharon potesse formare un go-
verno senza persino prendersi il disturbo
di allearsi con luno o con laltro. Ancor pi
sorprendente apparsa lautorit perso-
nale di Sharon in seno a Kadima; Israele
non aveva mai assistito alla comparsa di
un siffatto uomo forte. (E di rado succes-
so in altre mature democrazie; unaltra ec-
cezione rappresentata dal caso di Pim
Fortuyn nei Paesi Bassi). Sharon riuscito
a portarsi rapidamente dietro nel nuovo
partito illustri politici laburisti, likudisti e
appartenenti ad altri schieramenti che
hanno poco in comune, a parte la disponi-
bilit a seguire la sua guida. Si trattata di
unimpresa audace, ambiziosa, virtuosisti-
ca e acrobatica, una di quelle che riuscir
a durare soltanto a condizione che Sharon
mantenga il tocco magico. Oppure se si ri-
mette in salute. Sin dal principio ho
espresso il mio scetticismo verso Kadima,
definendolo, a una settimana dalla sua fon-
dazione, come uniniziativa tendente a
sfuggire alla realt che cadr tanto rapi-
damente come sorto e si lascer alle
spalle un misero retaggio. Se la carriera
di Sharon finita, sar cos anche per Ka-
dima. Egli lo ha creato, lo ha guidato, ha
deciso la sua linea politica, e nessun altro
adesso in grado di controllare i suoi ele-
menti. Senza Sharon gli elementi che com-
pongono Kadima se ne torneranno alle lo-
ro vecchie case nel Likud, nel Partito la-
burista e altrove. Con un tonfo, la politica
di Israele torna alla normalit.
Nelle elezioni di marzo, il Likud, che in
precedenza era previsto al terzo posto,
sembra essere il partito che maggiormen-
te avr da guadagnare dalluscita dalla
scena politica di Ariel Sharon. Infatti i
membri di Kadima provengono in modo
sproporzionato dalle sue file e adesso il
Likud, sotto lefficace leadership di
Benjamin Netanyahu, plausibilmente
avrebbe buone possibilit di rimanere al
potere. Le prospettive del Likud sembra-
no sempre pi promettenti visto che il
Partito laburista ha appena eletto un nuo-
vo leader radicale e inesperto, Amir Pe-
retz. In linea di massima, limprovvisa
svolta a sinistra della politica di Israele,
nella scia della svolta personale di Sha-
ron a sinistra, si fermer e probabilmente
sar perfino ribaltata.
Riguardo ai rapporti israelo-palestine-
si, Sharon ha commesso errori madornali
negli ultimi mesi. In particolare, il ritiro
israeliano da Gaza stata una conferma
per i palestinesi del fatto che la violenza
funziona, provocando un fuoco di sbarra-
mento di missili sul suolo israeliano e lin-
fiammarsi del clima politico.
Dal momento che Israele tende a tor-
nare a uno stadio pi normale della pro-
pria vita politica, nel quale nessun politi-
co godr della popolarit di Sharon, le
azioni del governo saranno nuovamente
tenute sotto stretta sorveglianza da parte
dellopinione pubblica. Pu darsi che ne
risulter una linea politica nei confronti
dei palestinesi pi realista e meno incli-
ne a sfuggire alla realt e probabilmente
vi sar persino un movimento di avanza-
mento a favore di una risoluzione del con-
flitto israelo-palestinese.
Daniel Pipes
(traduzione di Angelita La Spada)
Il Likud rammaricato riparte senza Sharon e con le solite liti
Laprossimavoltachepuntai suoi cannoni sudi melafaccioarrestare
L
a prossima volta che passa il Canale di
Suez e punta i suoi cannoni su di me, la
faccio arrestare. Cos, con un sorriso sul-
la bocca, dopo avergli stretto con vigore la
mano, Anwar el Sadat minacci scherzosa-
mente Ariel Sharon. Era il 19 novembre
1977, erano allingresso della Knesset, e il
presidente egiziano si apprestava a pren-
dere la parola, primo e unico leader arabo,
nel Parlamento degli israeliani, per co-
struire la pace dopo la guerra. Gesto per
cui sarebbe stato assassinato.
In quella stretta di mano, in quel sorri-
so, in quella frase, in quel rais arabo che
rende omaggio al Parlamento degli ebrei,
siglando cos la pace e assieme la sua stes-
sa condanna a morte, racchiuso il miste-
ro che la vita di Sharon e quella di Sadat
ci consegnano. Perch Sadat era stato na-
zista, ammiratore di Hitler, nel 1942 da uf-
ficiale era stato imprigionato per cospira-
zione a favore dellAsse nazi-fascista, poi,
nel 1945, era stato membro dei Fratelli
musulmani, aveva combattuto contro Israe-
le tre guerre e lultima quella del 1973, era
anche riuscito a non perderla. Specular-
mente, dallaltra parte della linea del fuo-
co, nel 1942 Sharon, a 14 anni era entrato
nellHaganah, a fianco degli inglesi contro
lAsse, per poi combattere gli inglesi e tut-
te e tre le guerre contro gli arabi. Contro
Sadat. Nel 73 era a Ismailia, sulla sponda
egiziana del Canale, e scaldava i motori
dei suoi carri armati, pronto a partire ver-
so il Cairo, che era soltanto a 110 chilome-
tri di distanza. Sadat aveva sentito, lette-
ralmente, il suo fiato nemico sul collo.
Luno e laltro erano stati spietati in guer-
ra, nel combattersi, e spietato era stato Me-
nahem Begin, e la cornice in cui era avve-
nuto il primo colloquio tra i due premier, in
quel giorno del 1977, lo ricordava in pieno.
Begin e Sadat, infatti, prima di recarsi alla
Knesset, avevano discusso a quattrocchi in
una sala dellhotel King David di Gerusa-
lemme. Una normale procedura, non fosse
che quella stessa sala era stata distrutta nel
1947 proprio da Menahem Begin, con un at-
tentato terrorista diretto contro il comando
militare inglese. Sadat, Begin e Sharon,
quel giorno, si strinsero la mano e il tratta-
to di pace che poi siglarono disegn pro-
prio quella road map che ancora oggi sul
tavolo della trattativa.
Si pu andare avanti allinfinito a rac-
contare episodi della cruda odissea che ha
forgiato e stroncato i destini di Sharon, Sa-
dat, Begin, Rabin e tanti altri. Ma, anche se
letti tutti insieme, ci permettono solo di af-
ferrare i contorni del mistero che intreccia
guerra e pace nelle vite loro e dei loro po-
poli. Resta infatti difficile, doloroso, pene-
trare il loro nucleo duro, biblico, di milita-
ri spietati, che hanno dato ordini feroci,
che hanno ucciso e ordinato di uccidere
per difendere i loro popoli e che poi uni-
ci hanno saputo deporre le armi, costrui-
re trattati, fatto la pace.
Ariel Sharon, questo il dramma di que-
ste ore, lultimo di questi cinici eroi della
guerra che sanno essere caparbi costrutto-
ri di pace.
Israele lo sa e prega smarrito.
Dopo Sharon verr un altro premier. Ma
sar soltanto un politico, non un eroe ca-
parbio, e non potr fare quello che solo lui
pu fare. Solo lui ha potuto sgomberare Ga-
za, proprio perch aveva chiesto e ottenuto
il voto del popolo di Israele per non ab-
bandonare mai Gaza. Sembra un gioco di
parole, ma non lo . La vita di Sharon, la fe-
rocia, la determinazione, lincoscienza te-
meraria di Sharon in guerra sono stati tali
che quando proprio lui ha annunciato a
Israele che doveva tradire il mandato rice-
vuto, la parola data, Israele gli ha creduto.
Soltanto lui poteva convincere Israele che
quello andava fatto, come stato fatto. So-
lo Arik Sharon poteva mandare soldati di-
sarmati a scacciare e abbracciare coloni di-
sarmati, a piangere gli uni nelle braccia de-
gli altri per la violenza terribile che dove-
vano fare e subire. Cos, soltanto lui pu
trattare sulla Cisgiordania, sapendo di ave-
re Israele dietro di s.
Come sempre, quanto accade in Palesti-
na ha lo spessore di una storia antica, ma
nessun poeta cieco lo sa raccontare.
Come sempre, ora si imporr la saggia
normalit delle procedure e delle istituzio-
ni. Ma, chiunque sar, il prossimo premier
che giurer sulla Torah avr una biografia
che non potr pi essere spesa davanti al
popolo di Israele. Sar un politico, un otti-
mo politico. Ma non un uomo che vuole la
pace, per laterribileragionechesenteden-
tro di s, perch le ha combattute, una per
una, nella sua carne, il peso di tutte le guer-
re che insanguinano quella terra da mille e
mille anni.
Carlo Panella
Gerusalemme. Le condizioni del primo
ministro Ariel Sharon sono molto gravi. Le
televisioni di mezzo mondo hanno smonta-
to le tende del campo improvvisato nel cor-
tile dellospedale Hadassah. Il paese aspet-
ta, ma difficile non pensare che questa
sia la lenta uscita di scena del guerriero
Arik. Per molti, in Israele, a prescindere
dalleappartenenzepolitiche, Sharonuna
della ultime figure di unepoca mitica. A
parte lex leader laburista, Shimon Peres,
la scena politica occupata da una genera-
zione pi recente, senza legami con quel
passato. Il premier appartiene a quel grup-
po di uomini e donne che hanno fatto il 48,
che hanno contribuito alla fondazione del-
lo stato dIsraele. Ha servito trentanni nel-
lesercito di Tsahal, un general maggiore.
Ha combattuto la guerra dei Sei giorni, nel
1967, la guerra dello Yom Kippur, nel 1973,
stato in Libano, nel 1982. Ha fondato, agli
inizi degli anni Settanta, assiemeadaltri, il
Likud. E una figura controversa: per molti
leroe delle armi, luomo che in pi di
unoccasione si rivelato centrale nella di-
fesa del paese. Per altri rimane il macel-
laio di Beirut: era ministro della Difesa ai
tempi della strage di Sabra e Chatila, in Li-
bano. Una commissione israeliana lo ha
giudicato indirettamente responsabile per
il massacro. Ma non detto che le giovani
generazioni vedano tutto questo nella figu-
ra del loro primo ministro ricoverato in un
letto dospedale. Hanno vissuto uno Sharon
diverso, un Arik politico, non guerriero.
Non detto che la sua uscita di scena sia
percepitaallostessomododapadreefiglio.
La Hebrew university di Gerusalemme
affollata allora di pranzo. Shai parla al
Foglio da uno dei rumorosi bar dellate-
neo. Ha 24 anni, studia scienze politiche
ed economia, ed attivo nei gruppi giova-
nili del Partito laburista. Ha accompa-
gnato Amir Peretz, neoleader di A voda,
nella recente campagna per le primarie.
Per lui, luscita di scena del premier non
un vero problema. Ma sottolinea non
per le sue posizioni politiche diverse. Cre-
de che il vecchio leader non sia insosti-
tuibile. Il paese esiste dal 1948. Ha mol-
te tradizioni e regole di governo. Il prossi-
mo esecutivo sapr guidare il paese. In
fondo ricorda quando Ytzhak Rabin
morto siamo andati avanti.
Chi lo avrebbe mai detto che un arabo
Seduti allo stesso tavolo, Ronen, capo
del gruppo universitario dei settlers, e
Ariel, ex assistente di un parlamentare
arabo laburista, discutono delleredit del
primo ministro. Per Ronen, il ritiro dalla
Striscia di Gaza non stato democratico,
non stato umano. Nonostante ci, a li-
vello personale, triste per le condizioni
del premier. Dice per di non confondere
politica e sentimenti personali. Il tempo
di questi vecchi politici ormai passato
spiega come se a mio nonno gli chie-
dessi di navigare su Internet. Ariel non
daccordo. Per lui il disimpegno stato un
passo importante, nonostante non sia poli-
ticamente vicino a Sharon. Ma lui al gover-
no non vorrebbe i giovani. Non si fida. So-
no i vecchi che sanno portare avanti il pae-
se, hanno esperienza e saggezza. Non han-
no paura per il futuro.
Entrambi, larancione e il laburista, pen-
sanocheIsraelesiaunademocrazia. Ronen
parla di una forte democrazia, Ariel di
una semidemocrazia. Comunque, non
sentonominacceper il paese, inassenzadel
premier. Sharon, studentessa, credenel lea-
der malato. E la prima volta che vota in
Israele, perch ha appena preso la cittadi-
nanza. Prima della malattia del primo mi-
nistro avrebbe dato la sua preferenza a Ka-
dima. Adesso che alla testa del partito c
Ehud Olmert non ne pi convinta. Ha un
amico arabo israeliano, Mohammed, che ha
appena finito di studiare medicina. Rac-
conta che la sua famiglia prova un senti-
mento ambiguo. Pi di cinque anni fa, dice,
ogni arabo avrebbe associato a Sharon la
parola crimine. Ma quello che successo
dopo pazzesco: Mio padre ha circa ses-
santanni, ha vissuto tutta la politica dI-
sraele, dalla sua fondazione. Mohammed
lo ha sentito dire: Chi lo avrebbe mai det-
to che un arabo sarebbe stato triste per la
malattia di Sharon. E lunico in Israele
che pu fare qualcosa per il processo di pa-
ce, dice. Ora sento che tutto quello che sta-
va per succedere non arriver. Non crede
che Olmert abbia la forza di Sharon per im-
porre il suo progetto.
Sharon si reinventato. Qualche giorno
fa, Zvi Barel, sul quotidiano Haaretz, scri-
veva, riguardo al premier, che leredit de-
gli insediamenti sta lasciando spazio sem-
pre di pi a una nuova eredit, quella del
disimpegno. Ricorda Sergio Minerbi, ex
ambasciatore israeliano a Bruxelles, che
oggi la popolarit del primo ministro non
deriva dal fatto che abbia combattuto la
guerra dello Yom Kippur, ma dovuta al
ritiro dalla Striscia di Gaza, unoperazio-
ne recentissima, che anche i giovani ricor-
dano bene e che ha riscosso un grande suc-
cesso, contro ogni previsione. Nel suo sa-
lotto pieno di libri, Minerbi dice che non
basta la carta didentit per essere giova-
ni. Bisogna vedere se questa et anagrafi-
ca pi bassa porta con s cambiamenti e
riforme positive. (rol.s)
Giovani israeliani tifano vecchia guardia, arabi tristi per lex nemico
Doppia minaccia per Israele. Una nuova
strategia riunisce tutti i gruppi estremisti
palestinesi e gli hezbollah libanesi per con-
centrarelapressionemilitaresuIsraele. Le
redini delle operazioni sono sempre pi
nelle mani dellIran, che rifornisce di armi
e consiglieri militari dei pasdaran Hamas e
Hezbollah, legati da unalleanza stipulata
nel 2000, masemprepiinfluenteanchesu-
gli altri gruppi palestinesi che di fatto con-
trollano Gaza: il Jihad islamico, le Brigate
Martiri di al Aqsaesoprattuttoi Comitati di
ResistenzaPopolare, legati adal Qaida. Lo-
biettivo tenere aperti simultaneamente
due fronti militari contro lo stato ebraico,
lungo la frontiera settentrionale con il Li-
banoequellameridionaleconlaStrisciadi
Gaza, e per gestire le operazioni stata
creata una vera struttura militare di co-
mando e controllo controllata da ufficiali
dei pasdaran. Il comando strategico della
nuova campagna contro Israele sembra es-
sere a Bandar Abas, in Iran presso il quar-
tier generaledel CorpodelleGuardieper la
Rivoluzione islamica, dove si recato un
mesefail leader di Hamas, KhaledMeshaal.
I comandi operativi sono situati invece nel
Libano del Sud e a Gaza, dove Hezbollah ha
istituito un comando militare con laiuto di
Hamas. I risultati dellanuovaoffensivasi so-
no gi visti: Israele ha dovuto intensificare
leazioni di contenimentolungoil confineli-
banese e creare una fascia di sicurezza a
sud, lungo il confine di Gaza, da dove parto-
no i razzi Qassam diretti contro obiettivi ci-
vili israeliani. Ieri unkamikazesi fattosal-
tare in aria contro militari israeliani vicino
a Jenin, senza fare vittime.
Anp senza legge e ordine. A Gaza le forze
di sicurezza dellAnp sono sempre pi allo
sbando e incapaci di garantire la sicurezza
e il rispetto degli accordi. Nel complesso su
60 mila poliziotti le autorit palestinesi am-
mettono che non stato neppure possibile
conoscere i nomi di tutti gli agenti ufficial-
mente assunti e a libro paga, dei quali circa
il 25 per cento non si reca mai al lavoro pur
percependo lo stipendio ogni mese. Solo in
retribuzioni le forze di sicurezza assorbono
oltre 350 milioni di dollari al mese. La Ban-
ca mondiale ha inoltre di recente fatto sa-
pere che lAutorit palestinese rischia la
bancarotta. A pochi giorni dalle elezioni.
Nuove armi per Hezbollah. Dopo aver ac-
cumulato migliaia di razzi campali con i
quali colpire il territorio israeliano, le mi-
lizie hezbollah hanno ricevuto dalla Siria
nuove armi anticarro russe e i lanciarazzi
Rpg-29, considerati tra i pi potenti e in
grado di perforare le corazzature pi resi-
stenti utilizzate da tank occidentali e
israeliani. Il governo libanese ha confer-
mato che, dopo gli scontri di confine con le
forze israeliane di fine dicembre, Hezbol-
lah ha rafforzato la presenza dei miliziani
nel Libano meridionale. Beirut ha deciso
di contrastare maggiormente lafflusso di
armi provenienti dalla Siria e dirette a
Hezbollah e miliziani palestinesi, ma per
farlo ha concentrato gran parte delle sue
truppe lungo il confine siriano, sguarnen-
do la frontiera meridionale con Israele,
concedendo cos ampi spazi ai miliziani
Hezbollah.
Intesa anglo-libanese. Preso tra Siria e
Israele, il Libano sta stringendo rapporti
sempre pi forti sul piano della difesa e
della sicurezza con la Gran Bretagna. Il mi-
nistro della Giustizia di Beirut, Charles
Rizck, e lambasciatore britannico, James
Watt, hanno ratificato a fine dicembre un
accordo di estradizione che imporr a Bei-
rut di consegnare a Londra molti ricercati
per terrorismo che da tempo hanno trovato
rifugio in Libano. Accordi simili sono stati
gi firmati da Londra con Libia e Giorda-
nia, ma le relazioni con Beirut sembrano
particolarmente salde anche sul fronte mi-
litare e dintelligence. In ottobre unit na-
vali libanesi e due fregate britanniche han-
no condotto per la prima volta manovre
congiunte lungo la costa settentrionale del
Libano, a ridosso delle coste siriane, nel
quadro della cooperazione bilaterale nella
lotta al terrorismo. Londra mantiene una
forte presenza militare nellarea ed effet-
tua operazioni di controllo elettronico e in-
telligence grazie ai sofisticati strumenti
presenti nelle basi di Akrotiry e Dekhelya,
situate sullisola di Cipro.
Regia e armi dei pasdaran per la grande offensiva contro Gerusalemme
ANNO XI NUMERO 11 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 13 GENNAIO 2006
Il soldato biondo
Oren spiega che Arik incarna
tutto Israele e lascia
una formidabile eredit
Una tesi critica
Pipes sostiene che Kadima
non sopravviver e che il bulldozer
ha commesso errori
IL SOFFIO DI ARIEL
NETANYAHU OTTIENE A FATICA LE DIMISSIONI DI TRE MINISTRI. LA LISTA DI RIBELLI E LA FESTA MALINCONICA DEI NUOVI CANDIDATI
MILITARIA
no di stroncare lemergenza terrorista non
negoziabile. Lassedio di Fallujah, quello
di Ramadi e di tante altre citt, hanno di-
mostrato che il sostegno ai terroristi non
conviene alla popolazione sunnita.
Finita la complicit con gli estremisti
La svolta maturata nel settembre del
2005, quandoi principali partiti sunniti han-
no ottenuto una modifica costituzionale da-
gli sciiti e dai curdi che permetteva loro di
puntaresuunamodificadel testodellaCar-
ta fondamentale e su una piena partecipa-
zione al processo politico.
Una volta dimostrata la forza del voto
sunnita che ha bocciato il testo anche con
percentuali del 90 per cento i partiti sun-
niti hanno deciso di cessare di strizzare
locchio al terrorismo, e di partecipare con
impegno alle elezioni politiche del 15 di-
cembre. Proprio tra le due scadenze elet-
torali di ottobre e dicembre, sono cos ini-
ANNO XI NUMERO 11 - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERD 13 GENNAIO 2006
ritorio, sostituendo la propria autorit del
terrore a quella delle consolidate gerarchie
di clan e trib. Un dirigente dei servizi se-
greti iracheni non ha dubbi: Le trib non
ne possono pi dellinvasione violenta del
loro territorio e del mancato rispetto della
loro autorit da parte di al Qaida e non lo
tollerano. A Samara, ad esempio, unintera
trib si scatenata per individuare ed eli-
minare i militanti di al Qaida che avevano
ucciso a ottobre il popolare e autorevole
sheikh Hekmat Mumtaz al Baz, colpevole di
essersi recato qualche settimana prima a
Baghdadper chiederepersonalmenteal mi-
nistro degli Interni una maggiore presenza
delle forze di sicurezza irachene nella citt.
Setacciata la citt e i dintorni, i parenti del-
la vittima e tutto il suo clan, sono riusciti ad
arrestare 17 fedayn di al Qaida, alcuni pro-
venienti dal Marocco, Algeria, Y emen e
Arabia Saudita. Tre di loro, indicati come
autori materiali dell'omicidio dello sheikh
sono stati uccisi a mitragliate in pubblico.
Quellomicidio stato un terribile errore di
al Zarqawi e ora le trib hanno preso co-
raggio e vogliono eliminare al Qaida dal lo-
ro territorio.
A queste dinamiche che attraversano il
campo sunnita, si sommano quelle ancora
pi complesse della vastissima regione
centrale mesopotamica, in cui sunniti e
sciiti convivono da sempre in pace, ma in
cui oggi gli sciiti sono oggetto di continui at-
tentati da parte di al Qaida che fanno stra-
ge, come quella di Moqtadjia il 5 gennaio
scorso, con una trentina di morti provocati
da un kamikaze durante un funerale. An-
che in queste zone, si susseguono sempre
pi frequenti azioni di clan locali che pren-
dono liniziativa, individuano i santuari di
al Qaida e li attaccano.
Naturalmente, questi episodi sonoancora
marginali e non sono in grado di arrestare
liniziativa terrorista di al Zarqawi, che con-
ta su un imponente retroterra internaziona-
le, siainArabiaSaudita(circaduemilacom-
battenti e 400 kamikaze esplosi sono sauditi,
secondo lintelligence americana), sia in Si-
riaeinGiordania(oltrecheinPakistan, Ma-
rocco e Algeria). Il loro rilievo politico per
notevole, perch segnala uninversione di
tendenza, perch segue il fallimento totale
del tentativo insurrezionale in ambito sciita
tentatodaMoqtadaal Sadr nel 2004, chesi
trovato prima isolato proprio nel mondo dei
clan e delle trib irachene e quindi stato
soffocatoper viamilitaredaamericani eira-
cheni. Questi episodi di resistenza popolare
al terrorismo, anche se solo iniziali, raffor-
zano soprattutto la presa nel corpo sunnita
dellalternativa che tutti i partiti sunniti
stanno indicando al terrorismo. Terminata
la lunga fase di favoreggiamento pio meno
esplicito dei ribelli, tutti i pi responsabili
leader sunniti si sono resi conto che la vo-
lont degli americani e del governo irache-
Roma. Dalla provincia irachena giungo-
no sempre pi notizie di intensi scontri ar-
mati trafazioni contrappostedi ribelli. I pri-
mi incidenti sonoavvenuti il 23 ottobrescor-
so a Taji, a nord di Baghdad, quando i mili-
tanti dellEsercito islamico hanno deciso di
reagire contro i continui soprusi di al Qai-
da, che aveva ucciso due loro fedayn. Han-
no individuato nei pressi della cittadina il
commando di al Zarqawi e si sono scontrati
a lungo, armi alla mano.
Secondo quanto sostiene il New York Ti-
mes, scontri tra gruppi iracheni e al Qaida
si stannoormai espandendoindiversecitt
del triangolo sunnita Taji, Yusefiya, Qaim,
Husabya, Dhuluiya, Karmah e Ramadi e
sembrano essersi intensificati negli ultimi
tempi. Lintelligence americana segue con
estremo interesse questa dinamica che ha
origine nella rivolta dei tradizionali poteri
costituiti a livello locale, contro levidente
tentativo di al Qaida di egemonizzare il ter-
ziati i loro contatti con i gruppi terroristi
per convincerli a seguire la stessa tattica.
Adnan al Dulaimi, segretario generale del
Congresso popolare iracheno, che assie-
me al Partito islamico iracheno e al Consi-
glio per il dialogo nazionale ha dato vita
al Fronte della Concordia (che ha poi pre-
so circa il 20 per cento dei suffragi alle po-
litiche), ha annunciato il 2 novembre scor-
so che capi tribali nella provincia sunnita
di al Anbar, a ovest di Baghdad, avevano
avviato contatti con gli insorti per facilita-
re le elezioni e che analoghi contatti era-
no stati avviati anche nelle altre due pro-
vince di Salahuddin e Mosul.
Leccellente risultato di questi colloqui si
poi visto il 15 dicembre quando in tutta
questa area i seggi sono stati letteralmente
protetti dalle minacce di al Qaida, da ribel-
li sunniti in armi, mentre i muezzin chiama-
vano dai minareti ad andare a votare.
Carlo Panella
Perch ora sono gli insorgenti iracheni a dare la caccia e a uccidere gli uomini di al Zarqawi
tare il numero due del futuro premier , ha
fatto sapere riservatamente agli occidenta-
li che londata di violenza una forma di
pressione dei sunniti per far sentire la pro-
pria voce e indurre a maggiori concessio-
ni. Il problema che gli sciiti minacciano,
come contro mossa, di tornare a scatenare
le loro milizie in operazioni anti guerriglia.
Inoltre i sunniti, che formalmente hanno
aderitoal bloccoMaram cherespingei ri-
sultati delle elezioni perch inficiati da
vero ago della bilancia, ma hanno gi in-
cassato una mezza promessa dagli sciiti sul
controllo della strategica citt di Kirkuk,
ricca di petrolio, di cui Saddam aveva cam-
biato la composizione etnica con esodi for-
zati di curdi e arrivi di arabi. A capo dello
statorimarril leader curdoJalal Talabani,
benvistodatutti etroppoanzianoper poter
impensierire in futuro i rampanti politici
iracheni. Laltro grande leader curdo, Mu-
stafa Barzani, ha per aperto ai sunniti sul
nodo della revisione costituzionale, a patto
che non venga cancellata lautonomia del
Kurdistan.
In tutta risposta gli sciiti hanno utilizzato
il primo giorno della festa del sacrificio, la
pi importante del mondo musulmano, per
annunciare con Abdul Aziz al-Hakim, lea-
der dello Sciri, uno dei partiti che ha vinto
le elezioni il principio prioritario di non
cambiare lessenza della Costituzione, ap-
provata dal popolo iracheno.
Secondo una fonte della diplomazia occi-
dentale a Baghdad si tratta di mosse pub-
bliche, che fanno parte del negoziato per la
formazione del nuovo governo. In realt gli
sciiti sono pronti ad ampie concessioni ai
sunniti, se prenderanno le distanze dalle
violenze. Invece gli attentati sono aumen-
tati, con 498 morti fra gli iracheni e 54 sol-
dati americani uccisi dal giorno del voto.
Hussain al-Sharistani, vice presidente del
disciolto Parlamento, che potrebbe diven-
G
li sciiti non vogliono modificare la co-
stituzione, i sunniti sfruttano gli atten-
tati come arma di pressione per ottenere
maggiori concessioni e i curdi fanno da pa-
cieri, incassando il controllo di Kirkuk.
Una volta annunciati i risultati definitivi
delleelezioni parlamentari irachenedel 15
dicembre scorso, attesi in questi giorni, la
volont dei maggiori partiti formare un
governo di unit nazionale in breve tempo,
nel giro di una o due settimane.
Fonti diplomatiche del Foglio a Bagh-
dad propendono per lipotesi che il nuovo
esecutivo sar formato dal listone sciita,
che ha vinto le elezioni, dai curdi, seconda
forza del paese e dai sunniti del Fronte
della concordia irachena. Questultima
coalizione, guidata dallo sceicco Adnan al
Duleimi, contiguo ad alcune frange della
guerriglia e da Tariq Hashimi leader del
Partito islamico, ispirato dai Fratelli mu-
sulmani avrebbe ottenuto pi di un mi-
lione e 200 mila voti nella regione della ca-
pitale. Con 41-43 seggi il Fronte sarebbe la
terza forza del paese, ma nel governo po-
trebbe entrare anche Saleh Mutlaq, altro
leader sunnita, che conterebbe su 11 parla-
mentari.
Il problema dei sunniti che vogliono a
tutti i costi cambiare la costituzione e stan-
no cercando di trovare un accordo in tal
senso con i curdi. Questultimi saranno il
supposti brogli potrebbero ottenere sod-
disfazioneallalororichiestainizialedi ave-
re dieci eletti in pi. Duecentotrenta seggi
del Parlamento sono ripartiti a livello pro-
vinciale, ma ne rimangono 45 assegnati su
base nazionale, per favorire le formazioni
politiche minori che pur avendo raggiunto
la quota nazionale , non hanno ottenuto al-
cun seggio nelle province. E un sistema
complessodal qualepotrebberosaltarefuo-
ri i posti che calmerebbero i sunniti.
Ahmed Chalabi, uscito dal listone sciita,
non avrebbe ottenuto alcun seggio. A titolo
personale gli stata offerta una carica mi-
nisteriale di secondordine, che sarebbe
propenso a rifiutare. A Baghdad fanno no-
tare che lex pupillo del Pentagono dovr
guardarsi le spalle, adesso che ha perso il
potere, perch ha parecchi nemici mortali.
Lex premier Iyad Allawi avrebbe ottenu-
to un risultato deludente con poco pi di
una ventina di parlamentari. Il suo listone
laico e multietnico, che tante speranze ave-
va ispirato, soprattutto fra gli americani, si
sta gi sfaldando. Allawi sembra intenzio-
nato a rimanere allopposizione, mentre i
suoi alleati, come i sunniti dellex presi-
dente al Yawer, i liberali di Pachachi ed al-
tri hanno intavolato trattative con i maggio-
ri partiti per garantire lappoggio al nuovo
governo.
Fausto Biloslavo
I sunniti tentano di correggere i risultati del voto a colpi di mortaio, ma riconoscono il nuovo Iraq
Questi documenti iracheni e afghani si
trovano inuna base americana inQatar do-
ve si sta procedendo a una lenta traduzione
nellambito di un programma denominato
Docex. Aoggi ne sono stati tradotti soltanto
50 mila sudue milioni, circa il 2,5 per cento
del totale. In corso c una campagna gior-
nalistica avviata da Hayes e appoggiata dal
deputato Pete Hoekstra per ottenere le tra-
scrizioni integrali dei documenti gi declas-
sificati, ma lAmministrazione nonha anco-
ra deciso che cosa fare. Il servizio di Hayes
stato pubblicato sabato, ma non stato ri-
preso da nessuno. Neanche un giornale di
quelli solitamenteattentissimi aogni notizia
o soffiata di intelligence sullIraq ha scritto
una riga sulle nuove prove. Ne ha parlato il
vicepresidente Dick Cheney alla Fox News.
I rapporti tra Saddam e il fondamentali-
ti preparati a combattere circa duemila ter-
roristi, per un totale di ottomila reclute per
linternazionale del terrore. I combattenti
provenivano da gruppi fondamentalisti nor-
dafricani legati ad al Qaida, in particolare
dallAlgeria, edai sudanesi dellesercitoisla-
mico. Fonti di intelligence citate da Hayes
nellarticolo sostengono che alcuni di questi
terroristi siano tornati in Iraq a combattere
contro gli eserciti occidentali arrivati nel
paese nel 2003 per liberarlo dalla dittatura
di Saddam. Gi la Commissione americana
sull11 settembre aveva raccontato di alcuni
incontri tra gli iracheni e Osama, di vari ten-
tativa di cooperazione e, in particolare, di
una precisa richiesta di Bin Laden di otte-
nere spazi per campi di addestramento e
assistenza per la fornitura di armi, ma appa-
rentemente lIraqnonha mai risposto. Oggi
i documenti trovati aBaghdadproverebbero
cheSaddaminveceharispostoallarichiesta.
In altri documenti si legge che a partire
dal 1992 il regime iracheno considerava Bin
Laden un assett, una risorsa, dei propri
servizi segreti. Si legge che Saddam ha pro-
tettoenascostoil cittadinoirachenocheave-
va ammesso di aver preparato lordigno del-
lattentatoalleTorri Gemelledel 1993. Si leg-
ge che Saddam aveva accettato la richiesta
di Osama di trasmettere propaganda anti-
saudita alla televisione di Stato irachena. Si
legge, infine, che secondo Hudayfa Azzam,
cio il figlio del mentore di bin Laden, Sad-
dam aveva accolto a braccia aperte mem-
bri di al Qaida entrati inIraqingrande nu-
mero per mettere su lorganizzazione che si
sarebbe opposta alloccupazione.
Tutte queste informazioni provengono da
una piccola parte dei due milioni di docu-
menti, compact disc, audiocassette, video-
cassette e dischi rigidi di computer seque-
strati dalle forze alleate subito dopo la ca-
duta del regime. Gli ispettori della Cia, gui-
dati da David Kay, avevano subito accanto-
nato i documenti che a prima vista non ri-
guardavano i programmi di armi nucleari,
chimiche e batteriologiche. L urgenza del-
lintelligence era quella di trovare la prova
fumantedellearmi di sterminio, sicchqual-
siasi cosanonriguardassegli armamenti non
stata nemmeno tradotta. Se le rivelazioni
di Hayes saranno confermate ufficialmente,
lAmministrazione Bush potr essere accu-
sata di aver commesso lennesimo errore
strategico, perch nonsi accorta che aveva
a disposizione la prova dei rapporti tra Sad-
dame il terrorismo.
Milano. Saddam Hussein ha addestrato
migliaiadi terroristi islamici provenienti da
tutto il mondo arabo nei quattro anni prece-
denti linvasione angloamericana dellIraq,
dal 1999 al 2002. La clamorosa notizia, che
smentiscelasuppostaestraneitdel dittato-
re nazionalsocialista allislamismo radicale,
contenuta indocumenti e fotografie trova-
ti a Baghdad, ed stata confermata al gior-
nalista del W eekly Standard, Stephen
Hayes, da undici funzionari americani. I
campi di addestramento segreti erano tre, a
Samarra, a Ramadi e a SalmanPak, edera-
nodiretti dalleunitdelitedellesercitoira-
cheno. Le forze della coalizione angloame-
ricana hanno interrogato i dirigenti civili e
militari del regime, i quali hanno ammesso
lesistenza del programma.
Ogni annonei trecampi iracheni sonosta-
smo nonsono una novit, nonostante il fron-
te contrario allintervento in Iraq abbia de-
scrittolIraqcomeunregimelaico. Nonne-
cessario ricordare i numerosi punti di con-
tatto tra lislamismo radicale e il nazionali-
smo arabo, ideologie entrambe influenzate
dal nazifascismo europeo. E sufficiente sot-
tolineare quanto la realt irachena fosse di-
stante da quelle descrizioni. Negli anni 80 il
regime aveva compiuto una svolta islamista,
ospitando lannuale Conferenza Popolare
Islamicasimileaquelladel fondamentalista
Hasan al Turabi. Saddam aveva lanciato la
campagna per la fede imponendo la sha-
ria, vietandoil consumopubblicodi alcol, in-
serendo la scritta Allah grande nella
bandiera, introducendo lo studio del Corano
edesami religiosi per i membri del partito.
ChristianRocca
Scoop da Baghdad, dal 1999 al 2002 Saddam ha addestrato ottomila terroristi di al Qaida
ora anche il consiglio di sicurezza del-
lUe , al quale la Germania entro il 21
febbraio dovr dare spiegazioni su come
si mossa da quando nel giugno del 2004
stata informata di Masri.
Quello che interessa ancora di pi lo-
pinione pubblica tedesca tuttavia che
cosa il governo di Schrder sapesse vera-
mente di questo rapimento. Il primo moti-
vo che si sa gi che il 31 maggio del 2004
lambasciatore americano a Berlino, Dan
Coats aveva chiamato il ministro degli In-
terni tedesco, Otto Schily, per informarlo
in via confidenziale di uno spiacevole er-
rore: il rapimento di Masri (sospettato di
attivit terroristica, di fatto si tratt di uno
scambio di persona). Coats telefon due
giorni dopo il suo rilascio. Il secondo mo-
manenza rimasta fino a oggi celata allopi-
nione pubblica, decisa per, cos dice una
fonte del servizio di sicurezza tedesco, in
accordo con il cancelliere e il suo staff.
Una notizia di per s gi dirompente, visto
quanto ribadito in ogni occasione da
Schrder: Siamo contro la guerra, non for-
niremo alcun aiuto. Ma a dir poco esplo-
sivo potrebbe risultare, se accertato, anche
il compito affidato ai due agenti tedeschi.
Secondo la fonte del Bnd, i due dovevano
segnalare agli americani no targets, cio
obiettivi da non bombardare (scuole, ospe-
dali, ambasciate). A smentire questa ver-
sione per un ex consulente del ministe-
ro della Difesa americano. Il vero compito
era aiutare a individuare e colpire obietti-
vi sensibili. Cos il 7 aprile 2003, dopo aver
ricevuto da un informatore iracheno la no-
tizia della presenza di Saddam Hussein
nel quartiere Mansur di Baghdad, gli ame-
ricani, volendo andare sul sicuro, avreb-
bero chiesto ai tedeschi di controllare. Gli
agenti confermarono la presenza di un cer-
to numero di limousine nere. Dopo poco
un jet americano bombard il quartiere,
distruggendo due palazzi, ma Saddam Hus-
sein non era in nessuno degli edifici.
Si allarga il sospetto che lex cancelliere
Schrder abbia voluto giocare sottobanco
una doppia partita. A inizio dicembre, era-
no passate appena tre settimane dallinse-
diamento della coalizione guidata da An-
gela Merkel, era gi scoppiato il caso dei
frequenti voli segreti della Cia con scalo in
Germania. Secondo una lista consegnata
dallAutorit di sicurezza aeroportuale te-
desca al nuovo governo, tra il 2002 e il 2003
due velivoli registrati dalla Cia come pri-
vati avrebbero usato lo spazio aereo te-
desco ben 283 volte, facendo anche uso de-
gli aeroporti di Berlino, Francoforte e del-
la base militare di Ramstein. Nessuno
sembra essere in grado di spiegare per
quale ragione, e che cosa trasportassero
(forse limam Abu Omar prelevato a Mila-
no, il cui aereo ha fatto scalo a Ramstein).
Poi c il caso pi scottante dei cittadini
tedeschi prelevati a forza da uomini dei
servizi segreti americani. Quello su cui si
fatta pi luce riguarda il tedesco libanese
Khaled el Masri, rapito in Macedonia nel
dicembre del 2003 e liberato nel maggio
del 2004. A chiedere spiegazioni in merito
Berlino. Gerhard Schrder voleva esse-
re ricordato come il cancelliere della pa-
ce, lo statista che aveva tenuto fuori la
Germania dalla guerra in Iraq. Se per
quanto rivelato ieri dalla Sddeutsche
Zeitung e dal magazin Panorama del ca-
nale televisivo Ard dovesse risultare vero,
rischia di essere ricordato per tuttaltro.
Secondo fonti rimaste anonime, infatti, il
servizio di sicurezza della Germania (Bnd),
avrebbe collaborato attivamente nella pri-
mavera del 2003 con i servizi segreti mili-
tari americani (la Dia) in Iraq.
Sarebbero stati due gli uomini del Bnd
che appoggiandosi alla rappresentanza
francese, lambasciata tedesca era stata
sgomberata il 17 marzo 2003 avrebbero
aiutato lintelligence americana. Una per-
tivo sta in quanto dichiarato da Masri alla
magistratura di Monaco: una settimana pri-
ma di essere liberato a Kabul, aveva in-
contrato un tedesco che si faceva chiama-
re Sam e gli aveva promesso che entro una
settimana sarebbe stato rilasciato. Se si
trattasse di un agente del Bnd non stato
ancora appurato.
Schrder e il suo vice e ministro degli
Esteri Fischer tacciono. Chi chiamato a
rispondere al momento il ministro degli
Esteri Frank-Walter Steinmeier, capo del-
lufficio di Schrder nella precedente legi-
slatura. I liberali chiedono ora listituzione
di una commissione dinchiesta. Richiesta
alla quale, a questo punto, il governo non
sembra volersi opporre.
Andrea Affaticati
Spioni e spiate, voli Cia e sequestri. La guerra segreta di Schrder, alleato dellodiato Bush
LIraq index una minuziosa indagine,
continuamente aggiornata quasi in tempo
reale, pubblicata dalla Brookings Institu-
tion. E un indice indipendente, compilato
per dare la misura del punto a cui sono ar-
rivati gli sforzi per la ricostruzione in Iraq.
Non manca nulla. Criminalit, fatti di san-
gue, prezzi del petrolio, dati sulla rete te-
lefonica e gli impianti idrici, vittime tra le
forze della Coalizione, tra i civili e tra le for-
ze di sicurezza, guerriglieri morti o cattu-
rati, sondaggi politici e risultati elettorali.
Per questo lindex diventato la fonte favo-
rita dei giornali, ma soltanto quando si trat-
ta di pubblicare statistiche sugli attentato-
ri suicidi. Resta da vedere, non lo fa nessu-
no, gli altri dati. In Iraq, dicono i numeri,
oggi conviene molto fare il concessionario
dautomobili, molto pi che in Italia, e mol-
to poco fare il terrorista.
Un problema il traffico. Da quando il
regime di Saddam Hussein, dei suoi figli e
dei suoi colonnelli stato spodestato, nelle
citt almeno quintuplicato. Merito delle
auto in circolazione, il cui numero au-
mentato del doppio in soltanto due anni.
Erano un milione e mezzo nel 2003, ora so-
no pi di tre milioni.
E semplicemente uno dei tanti indicato-
ri economici girati da tempo, e stabilmente,
sul positivo: leconomia irachena sta pom-
pando, le occasioni di affari crescono, lin-
flazione, dopo due anni di comprensibile
impazzimento, si di nuovo assestata sui li-
velli seppure alti precedenti allinter-
vento bellico. Il prodotto interno lordo del
paese passato da 13,6 a 29,3 miliardi di
dollari. La cifra, prima della guerra, era di
20,5. Tre milioni di persone in pi ricevono
acqua potabile, rispetto ai tempi di Saddam.
Ci sono, prima non esistevano nemmeno, 42
televisioni commerciali. Ci sono, neanche
queste prima esistevano, 72 radio private. E
ci sono anche oltre un centinaio di riviste e
giornali indipendenti.
Gli abbonamenti telefonici sono passati
da 600 mila, sotto il regime, a quattro mi-
lioni e mezzo. Gli abbonamenti a internet
sono cresciuti in percentuale molto mag-
giore: da 4.500, oggi sono 147.076. Dove pri-
ma cera un solo partito autorizzato, il Baath
nazionalsocialista, ora ne esistono 300, po-
nendo lIraq davanti a quasi tutti gli altri
paesi arabi nella classifica che misura il
grado di democrazia nelle istituzioni. La po-
lizia irachena conta pi di 140 mila agenti,
da soli 7.000 che erano rimasti dopo la ca-
duta di Baghdad. I bambini che si sono
iscritti alle scuole elementari lanno passa-
to, meraviglioso segno di normalit, sono
4,3 milioni.
Le informazioni arrivate agli americani
contro i terroristi sono passate dalle 483 di
marzo alle 4.700 dello scorso settembre.
E tutta unaltra Baghdad. Lo dice il minuzioso report della Brookings

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