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Appunti del Corso Analisi 1

Anno Accademico 2013-2014


Roberto Monti
Versione del 12 Novembre 2013
1
Contents
Chapter 1. Cardinalit`a 5
1. Insiemi e funzioni. Introduzione informale 5
2. Cardinalit` a 8
3. Insiemi niti, inniti e numerabili 10
4. Numeri naturali e induzione 12
5. Esercizi 14
Chapter 2. Numeri reali 17
1. Relazioni dordine 17
2. Introduzione assiomatica dei numeri reali 17
3. Costruzione di R con le sezioni di Q 21
4. R come spazio metrico 22
5. R
n
come spazio metrico 24
6. Esercizi 26
Chapter 3. Successioni reali e complesse 29
1. Successioni numeriche 29
2. Esempi di successioni elementari 33
3. Successioni monotone 35
4. Limiti inferiore e superiore 37
5. Esercizi 39
Chapter 4. Serie reali e complesse 47
1. Serie numeriche. Denizioni 47
2. Serie geometrica. Serie telescopiche 48
3. Criterio della radice e del rapporto per serie reali 49
4. Criterio di condesazione di Cauchy per serie reali 51
5. Convergenza assoluta di serie reali e complesse 52
6. Criterio di Abel-Dirichlet e criterio di Leibniz 53
7. Esercizi 56
3
CHAPTER 1
Cardinalit`a
1. Insiemi e funzioni. Introduzione informale
1.1. Insiemi e operazioni elementari sugli insiemi. Non diamo una denizio-
ne di insieme. Diremo intuitivamente che un insieme `e una collezione o famiglia di
elementi scelti da un preassegnato insieme ambiente, che indicheremo con X. Se un
elemento x di X appartiene ad un insieme A scriveremo x A. Se x non appartiene
ad A scriveremo x / A. Con A B si intende linclusione di insiemi, ovvero
A B se e solo se x A x B.
Il simbolo viene talvolta indicato con . Se A B e B A gli insiemi A e B
contengono gli stessi elementi, ovvero sono uguali, A = B.
Lunione e lintersezione di due insiemi A e B si deniscono, rispettivamente, nel
seguente modo:
A B =
_
x X : x A oppure x B
_
,
A B =
_
x X : x A e x B
_
.
Linsieme che non contiene alcun elemento, linsieme vuoto, si indica con . Chiara-
mente, si ha A per ogni insieme A. Due insiemi A e B si dicono disgiunti se
A B = .
La dierenza di insiemi A B (leggi A meno B) `e denita nel seguente modo:
A B =
_
x A : x / B
_
.
Talvolta la dierenza A B `e indicata con A B.
Il complementare di un insieme A in X `e linsieme A

= X A. Talvolta il
complementare `e indicato con A
c
. Con tale notazione si ha A B = A B

. Le
formule di De Morgan legano unione, intersezione e complementare:
(A B)

= A

,
(A B)

= A

.
Pi` u in generale, sia una famiglia di indici e siano A

insiemi indicizzati da .
Allora lunione e intersezione della famiglia (A

sono:
_

=
_
x X : esiste tale che x A

_
,

=
_
x X : x A

per ogni
_
.
Le formule di De Morgan sono
_
_

,
_

=
_

,
5
6 1. CARDINALIT
`
A
che forniscono anche le formule per la dierenza
X
_

X A

,
X

=
_

X A

.
1.2. Funzioni fra insiemi. Una funzione f : A B dallinsieme A allinsieme
B `e unapplicazione che associa ad ogni elemento x A un elemento f(x) B.
Linsieme A si dice dominio e linsieme B si dice codominio della funzione.
Ricordiamo che il prodotto cartesiano di due insiemi A e B `e linsieme
A B =
_
(x, y) : x A, y B
_
.
Con (x, y) si indica la coppia ordinata formata da x e y, nellordine. Il graco di una
funzione f : A B `e il seguente sottoinsieme di A B:
gr(f) =
_
(x, f(x)) A B : x A
_
.
Osservazione 1.1. La denizione formale di funzione `e la seguente. Una funzione
da A a B `e una terna ordinata (A, B, G) dove G AB `e un sottoinsieme che verica
la seguente propriet` a: per ogni x A esiste un unico y B tale che (x, y) G.
Linsieme G = gr(f) `e il graco della funzione. Noi useremo sempre la notazione
f : A B per indicare una funzione.
Definizione 1.2 (Immagine ed antimmagine). Dato un insieme C A, linsieme
f(C) =
_
f(x) B : x C
_
=
_
y B : esiste x C tale che f(x) = y
si dice immagine di C rispetto ad f.
Dato in insieme D B, linsieme
f
1
(D) =
_
x A : f(x) D
_
si dice antimmagine o immagine inversa di D ripetto ad f. Nel libro di G. De Marco,
lantimmagine viene indicata con la notazione f

(D) = f
1
(D).
Proposizione 1.3. Immagine ed antimmagine commutano con unione e inter-
sezione. Precisamente, siano A

A e B

B, . Allora si ha:
f
_
_

_
=
_

f(A

), f
_

f(A

),
f
1
_
_

_
=
_

f
1
(B

), f
1
_

_
=

f
1
(B

).
(1.1)
1. INSIEMI E FUNZIONI. INTRODUZIONE INFORMALE 7
Dim. Proviamo lidentit` a in alto a sinistra:
y f
_
_

_
esiste x
_

tale che f(x) = y


esiste x ed esiste tale che x A

e f(x) = y
esiste ed esiste x A

tale che f(x) = y


esiste tale che y f(A

)
y
_

f(A

).
Nellequivalenza centrale abbiamo usato il fatto che x. . . . . . x.
Proviamo lidentit` a in basso a destra:
x f
1
_

_
f(x)

per ogni si ha f(x) B

per ogni si ha x f
1
(B

)
x

f
1
(B

).
Proviamo linclusione in alto a destra:
y f
_

_
esiste x

tale che f(x) = y


esiste x tale che per ogni si ha x A

e f(x) = y
per ogni esiste x A

tale che f(x) = y


per ogni si ha y f(A

)
y

f(A

).

Osservazione 1.4. Si noti che nellultimo argomento della dimostrazione prece-


dente si hanno tutte equivalenze tranne che limplicazione centrale, che `e del tipo
x : A(x, ) `e vera x : A(x, ) `e vera,
dove A(x, ) `e unaermazione che riguarda x e . Tale implicazione non pu`o essere
invertita. Infatti, nellantecendente c`e una x che rende vera laermazione per ogni
. Nella conseguente, invece, per ogni c`e una x (che quindi dipende da ) che
rende vera laermazione.
Esempio 1.5. Sia A = 0, 1 un insieme formato da due elementi e sia B = 0.
Lunica funzione f : A B `e f(0) = f(1) = 0. Detti A
0
= 0 e A
1
= 1, si ha
A
0
A
1
= e quindi f(A
0
A
1
) = , mentre f(A
0
) f(A
1
) = 0 , = .
Definizione 1.6. Una funzione f : A B si dice:
i) iniettiva (1-1) se f(x) = f(y) implica x = y (equivalentemente se x ,= y
implica f(x) ,= f(y));
ii) suriettiva (su) se per ogni y B esiste x A tale che f(x) = y;
8 1. CARDINALIT
`
A
iii) biiettiva o corrispondenza biunivoca (1-1 e su) se `e iniettiva e suriettiva.
Talvolta useremo la seguente notazione:
f : A
11
B funzione iniettiva,
f : A
su
B funzione suriettiva,
f : A
11

su
B funzione iniettiva e suriettiva.
Definizione 1.7 (Funzione inversa e composta). Se f : A B `e una funzione
iniettiva, allora f : A f(A) `e iniettiva e suriettiva. Si pu`o allora denire la funzione
inversa f
1
: f(A) A ponendo
f
1
(y) = x se e solo se f(x) = y.
Siano f : A B e g : C D due funzioni tali che f(A) C. Allora `e ben denita
la funzione composta g f : A D
g f(x) = g(f(x)).
Chiaramente, se f : A
11

su
B allora si ha:
f
1
f = Id
A
funzione identit` a su A,
f f
1
= Id
B
funzione identit` a su B.
Definizione 1.8. Sia f : A B una funzione. Una funzione g : B A si dice
inversa sinistra di f se g f = Id
A
. Una funzione h : B A si dice inversa destra
di f se f h = Id
B
.
Osservazione 1.9. Se f : A B `e suriettiva, allora per ogni y B la bra
f
1
(y) ,= `e non vuota. Con lAssioma della Scelta, per ogni y B si pu` o
selezionare un elemento x f
1
(y) e denire una funzione h : B A ponendo
h(y) = x. Dunque, si ha f h(y) = f(h(y)) = y per ogni y B. La funzione h `e
uninversa destra di f.
2. Cardinalit`a
Deniremo la cardinalit` a di un insieme in modo relativo, dichiarando cosa signica
che un insieme ha cardinalit`a minore o uguale alla cardinalit` a di un secondo insieme.
Definizione 2.1. Siano A e B insiemi. Diremo che:
i) Card(A) Card(B) se esiste una funzione iniettiva f : A B;
ii) Card(A) = Card(B) se esiste una funzione iniettiva e suriettiva f : A B;
iii) Card(A) < Card(B) se Card(A) Card(B) ma non esiste alcuna funzione
suriettiva f : A B.
Se Card(A) = Card(B) diremo che gli insiemi A e B sono equipotenti. Due insiemi
hanno sempre cardinalit`a confrontabile.
Teorema 2.2 (Tricotomia dei cardinali). Vale sempre una delle seguenti tre
possibilit`a: Card(A) < Card(B), oppure Card(A) = Card(B), oppure Card(B) <
Card(A).
2. CARDINALIT
`
A 9
La dimostrazione di questo teorema richiede lAssioma della Scelta ed `e omessa.
Proveremo invece che laermazione Card(A) = Card(B) equivale allesistenza di una
funzione iniettiva f : A B e di una funzione iniettiva g : B A.
Ricordiamo che linsieme potenza di un insieme A `e linsieme costituito da tutti i
sottoinsiemi di A:
T(A) =
_
E : E A
_
.
Lesistenza di tale insieme va garantita con un apposito assioma. Linsieme T(A)
contiene sempre lelemento .
Teorema 2.3 (Cantor-Schroder-Bernstein). Siano A e B due insiemi, e siano
f : A B e g : B A due funzioni iniettive. Allora esiste una funzione iniettiva e
suriettiva h : A B.
Dim. Premettiamo un argomento preparatorio. Consideriamo una funzione T :
T(A) T(A) che preserva le inclusioni:
(2.2) E F T(E) T(F).
Aermiamo che esiste F T(A) tale che F = T(F) (punto sso).
Si consideri la famiglia di insiemi / =
_
E T(A) : E T(E)
_
.
`
E certamente
/ , = in quanto /. Formiamo linsieme unione
F =
_
EA
E.
Verichiamo che T(F) = F. Infatti, usando le propriet` a (1.1) e (2.2) si trova
F =
_
EA
E
_
EA
T(E) = T
_
_
EA
E
_
= T(F).
Daltra parte, applicando T allinclusione F T(F) si ottiene T(F) T(T(F)) e
quindi T(F) /, da cui segue linclusione opposta T(F) F. La conclusione `e che
T(F) = F.
Veniamo alla dimostrazione del teorema. Sia T : T(A) T(A) la funzione
T(E) = A g(B f(E)).
Con una verica elementare si controlla che T preserva le inclusioni:
E F f(E) f(F)
B f(F) B f(E)
g(B f(F)) g(B f(E))
A g(B f(E)) A g(B f(F)).
Dunque, per le considerazioni precedenti esiste un punto sso A
1
T(A) di T
ovvero un insieme tale che T(A
1
) = A
1
. Deniamo i seguenti ulteriori insiemi
A
2
= A A
1
, B
1
= f(A
1
), B
2
= B B
1
.
Abbiamo chiaramente A = A
1
A
2
e B = B
1
B
2
con unioni disgiunte. La funzione
f : A
1
B
1
`e iniettiva e suriettiva. Controlliamo che g(B
2
) = A
2
. Infatti, si ha
A
1
= T(A
1
) = A g(B f(A
1
)) = A g(B
2
) A
2
= g(B
2
).
10 1. CARDINALIT
`
A
Dunque, g : B
2
A
2
`e iniettiva e suriettiva. Si pu` o allora denire la funzione
iniettiva e suriettiva h : A B nel seguente modo:
h(x) =
_
f(x) se x A
1
g
1
(x) se x A
2
.

Proposizione 2.4. Per ogni insieme A risulta Card(A) < Card(T(A)).


Dim. Certamente Card(A) Card(T(A)) in quanto la funzione f : A T(A),
f(x) = x `e iniettiva. Supponiamo per assurdo che esista una funzione suriettiva
f : A T(A). La dimostrazione si basa sul paradosso di Russell. Si consideri
linsieme
A
0
= x A : x / f(x).
Poich`e f `e suriettiva, esiste x
0
A tale che f(x
0
) = A
0
. Ci sono due casi:
Caso 1: x
0
A
0
. Allora: x
0
/ f(x
0
) = A
0
, assurdo.
Caso 2: x
0
/ A
0
. Allora: x
0
f(x
0
) = A
0
, assurdo.

3. Insiemi niti, inniti e numerabili


I numeri naturali sono linsieme
N = 0, 1, 2, . . ..
Scegliamo la convenzione di far partire i numeri naturali da 0. Scriveremo n N con
n 1 per escludere lo 0.
1. Insieme nito. Un insieme A si dice nito se esistono n N ed una funzione
f : 1, . . . , n A iniettiva e suriettiva. Diremo in questo caso che Card(A) = n.
Se A non `e nito, diremo che A `e innito (contiene inniti elementi) e scriveremo
Card(A) = .
Proposizione 3.1. Se A `e un insieme nito ed f : A A `e una funzione, sono
equivalenti le seguenti aermazioni:
1) f `e iniettiva;
2) f `e suriettiva;
3) f `e biiettiva.
La prova di questa aermazione `e lasciata come esercizio e si pu`o fare per induzione
sulla cardinalit`a di A.
Esempio 3.2. Linsieme dei numeri pari 2N = 0, 2, . . . , 2n, . . . `e innito ed `e
equipotente con N. Infatti, la funzione f : N 2N, f(n) = 2n `e iniettiva e suriettiva.
In particolare, un insieme pu`o essere equipotente ad un suo sottoinsieme proprio.
Questa osservazione `e di Galileo.
Definizione 3.3 (di Dedekind). Un insieme `e innito se `e equipotente ad un suo
sottoinsieme proprio.
3. INSIEMI FINITI, INFINITI E NUMERABILI 11
2. Insieme numerabile. Un insieme A si dice numerabile se esiste una funzione
iniettiva e suriettiva f : N A. Diremo in questo caso che:
Card(A) = Card(N) =
0
(Alef zero).
Il cardinale
0
`e il pi` u piccolo cardinale innito. Infatti, se A `e un insieme innito
allora esiste una funzione iniettiva f : N A. La costruzione di f `e induttiva:
i) Se denisce f(0) A a piacere;
ii) Deniti f(1), . . . , f(n) A distinti, si osserva che linsieme Af(0), . . . , f(n)
non `e vuoto, altrimenti A sarebbe nito. Quindi si pu` o scegliere un elemento f(n +
1) A f(0), . . . , f(n). Ne risulta una funzione f : N A iniettiva.
Gli elementi di un insieme numerabile A possono essere enumerati, ovvero scritti
come successione di elementi indicizzati da n N:
A = a
0
, a
1
, . . . a
n
, . . ..
3. Z `e numerabile. Linsieme Z = 0, 1, 2, . . . dei numeri interi `e numer-
abile. Infatti, la funzione f : N Z cos` denita
(n) =
_
_
_
n
2
se n `e un numero pari,

n + 1
2
se n `e un numero dispari
`e iniettiva e suriettiva.
4. NN `e numerabile. Proviamo che il prodotto cartesiano NN `e numerabile,
ovvero che
Card(N N) = Card(N).
Infatti, la funzione f : N NN, f(n) = (n, 1) `e iniettiva. Daltra parte, la funzione
g : N N N, g(n, m) = 2
n
3
m
`e pure iniettiva, per la rappresentazione unica degli
interi in fattori primi. Dunque, per il Teorema 2.3 esiste una funzione iniettiva e
suriettiva h : N N N.
Esercizio 3.1. Controllare che la funzione h : N N N cos` denita
h(n, m) = 2
m
(2n + 1) 1, m, n, N,
`e una biiezione.
5. A A `e numerabile se A `e numerabile. Se A `e numerabile, anche il
prodotto cartesiano AA `e numerabile. Sia f : N A iniettiva e suriettiva. Allora
F : NN AA, F(n, m) = (f(n), f(m)) `e iniettiva e suriettiva. La composizione
G = F h
1
: N A A `e allora iniettiva e suriettiva. Qui h `e la funzione denita
sopra.
6. Q `e numerabile. Linsieme dei numeri razionali
Q =
_
p
q
: p, q Z relativamente primi con q > 0
_
`e numerabile. Infatti N Q e quindi linclusione `e iniettiva da N in Q. Si consideri
la funzione g : Q Z Z
g(x) = (p, q) se x =
p
q
, con p, q Z rel. primi e q > 0.
12 1. CARDINALIT
`
A
La funzione g `e iniettiva. Siccome ZZ `e numerabile, esiste h : ZZ N iniettiva
e suriettiva. Dunque h g : Q N `e iniettiva.
7. Unione numerabile di insiemi numerabili `e numerabile.
Proposizione 3.4. Siano A
n
, n N con n 1, insiemi niti o numerabili. Allora
lunione A =

n=1
A
n
`e al pi` u numerabile.
Dim. Senza perdere di generalit` a possiamo supporre che gli insiemi A
n
siano a
coppie disgiunti, ovvero A
n
A
m
= se n ,= m, e che A
n
,= . Vogliamo provare che
A `e numerabile.
Enumeriamo gli elementi di A
n
in questo modo:
A
n
= a
n,1
, a
n,2
, . . . , a
n,j
, . . .,
dove lenumerazione `e eventualmente nita. La funzione f : N A, f(n) = a
n,1
`e iniettiva. Costruiamo una funzione g : A N iniettiva.
`
E noto che linsieme
P N dei numeri primi (ci interessano quelli maggiori di 1) `e innito (e numerabile).
Enumeriamo P:
P = p
1
= 2, p
2
= 3, . . ..
Deniamo la funzione g : A N nel seguente modo:
g(a
n,j
) = p
j
n
, n, j N, n, j 1.
La funzione g `e iniettiva in quanto
g(a
n,j
) = g(a
m,k
) p
j
n
= p
k
m
n = m, j = k a
n,j
= a
m,k
.

8. R non `e numerabile. Vedremo in seguito che linsieme dei numeri reali R


non `e numerabile.
`
E pi` u che numerabile.
4. Numeri naturali e induzione
Dal modo stesso in cui i numeri naturali vengono costruiti o deniti, discende la
validit`a del Principio dinduzione.
Principio dinduzione. Sia A(n) unaermazione che riguarda il numero natu-
rale n N. Supponiamo che:
i) A(0) (oppure A(1) se N inizia da 1) `e vera (base induttiva);
ii) A(n) A(n + 1) per ogni n N (passo induttivo).
Allora A(n) `e vera per ogni n N.
4.1. Formula per la somma geometrica. Per ogni numero reale x R, x ,= 1
e per ogni n N si ha
(4.3) 1 + x + x
2
+ . . . + x
n
=
1 x
n+1
1 x
.
La formula vale anche se x C `e un numero complesso x ,= 1. La prova `e per
induzione su n 1. Per n = 1 si ha
1 x
2
1 x
=
(1 + x)(1 x)
1 x
= 1 + x.
4. NUMERI NATURALI E INDUZIONE 13
Supponiamo vera la formula (4.3) per n N. Allora si ha
1 + x + x
2
+ . . . + x
n+1
= 1 + x + x
2
+ . . . + x
n
+ x
n+1
=
1 x
n+1
1 x
+ x
n+1
=
1 x
n+1
+ (1 x)x
n+1
1 x
=
1 x
n+2
1 x
.
4.2. Disuguaglianza di Bernoulli. Sia x R un numero reale tale che x > 1.
Allora per ogni n N si ha:
(4.4) (1 + x)
n
1 + nx.
La prova `e per induzione su n 1. Per n = 1 si ha unidentit` a. Supponiamo vera le
(4.4) per un certo n N e proviamola per n + 1:
(1 + x)
n+1
= (1 + x)
n
(1 + x) (1 + nx)(1 + x) = 1 + nx + x + nx
2
1 + (n + 1)x.
4.3. Formula del Binomio di Newton. Il fattoriale n! si denisce per in-
duzione nel seguente modo:
i) 0! = 1 e 1! = 1;
ii) (n + 1)! = (n + 1) n! .
Dati n, k N con k n, si deniscono i coecienti binomiali
_
n
k
_
=
n!
k!(n k)!
.
Siano x, y R e n N. Verichiamo per induzione la formula per il Binomio di
Newton:
(x + y)
n
=
n

k=0
_
n
k
_
x
nk
y
k
.
Quando n = 1 la verica `e elementare:
1

k=0
_
1
k
_
x
1k
y
k
=
_
1
0
_
x +
_
1
1
_
y = x + y.
Supponiamo vera la formula per n e proviamola per n + 1:
(x + y)
n+1
= (x + y)(x + y)
n
= (x + y)
n

k=0
_
n
k
_
x
nk
y
k
=
n

k=0
_
n
k
_
x
nk+1
y
k
+
n

k=0
_
n
k
_
x
nk
y
k+1
=
n

k=0
_
n
k
_
x
nk+1
y
k
+
n+1

k=1
_
n
k 1
_
x
nk+1
y
k
=
_
n
0
_
x
n+1
+
n

k=1
__
n
k 1
_
+
_
n
k
__
x
n+1k
y
k
+
_
n
n
_
y
n+1
.
14 1. CARDINALIT
`
A
Ora utilizziamo la formula di Stiefel, la cui verica `e un facile esercizio. Per ogni
n, k N con k n vale lidentit` a
_
n + 1
k
_
=
_
n
k 1
_
+
_
n
k
_
.
Si trova allora
(x + y)
n+1
=
_
n + 1
0
_
x
n+1
+
n

k=1
_
n + 1
k
_
x
n+1k
y
k
+
_
n + 1
n + 1
_
y
n+1
=
n+1

k=1
_
n + 1
k
_
x
n+1k
y
k
.
5. Esercizi
Esercizio 5.1. Completare la dimostrazione della Proposizione 1.3. Sia f : A
B una funzione e siano B

B, . Provare che
f
1
_

_
=

f
1
(B

)
Esercizio 5.2. Sia f : A R la funzione f(x) = x

1 x
2
, x A R.
1) Calcolare il dominio A R di f, ovvero il pi` u grande insieme di numeri reali
su cui f `e denita.
2) Calcolare limmagine f(A) R.
3) Stabilire se f `e iniettiva.
4) Al variare di y R calcolare le bre f
1
(y) A.
Esercizio 5.3. Siano D = z C : [z[ 1 il disco unitario, z
0
C con [z
0
[ < 1,
ed f : D D sia la funzione
f(z) =
z + z
0
1 + z
0
z
.
1) Vericare che f `e denita su tutto D e che f(D) D;
2) Provare che f `e iniettiva e suriettiva e calcolare la funzione inversa f
1
:
D D.
Esercizio 5.4. Sia f : A B una funzione.
1) Provare che per ogni insieme C A si ha
C f
1
(f(C)).
Tramite un esempio provare che linclusione pu` o essere stretta. Discutere il
caso in cui f sia iniettiva.
2) Provare che per ogni insieme D B si ha
f(f
1
(D)) D.
Tramite un esempio provare che linclusione pu` o essere stretta. Discutere il
caso in cui f sia suriettiva.
5. ESERCIZI 15
Esercizio 5.5. Siano A, B, C insiemi niti e indichiamo con [A[ = Card(A) la
cardinalit` a. Provare che
[A B C[ = [A[ +[B[ +[C[ [A B[ [A C[ [B C[ +[A B C[.
Esercizio 5.6. Siano [0, 1] = x R : 0 x 1, [0, 1) = x R : 0 x < 1
e (0, 1) = x R : 0 < x < 1. Esibendo biiezioni concrete, provare che:
1) Card([0, 1]) = Card([0, 1));
2) Card([0, 1]) = Card((0, 1));
3) Card([0, 1]) = Card(R).
Esercizio 5.7. Vericare mediante induzione le seguenti identit`a per n N,
n 1:
n

k=1
k
2
=
n(n + 1)(2n + 1)
6
,
n

k=1
k
3
=
_
n

k=1
k
_
2
.
Esercizio 5.8. Sia x R un numero reale tale che 0 < x < 1. Usando il principio
di induzione, mostrare che per ogni n N, n 1, vale
(1 x)
n
<
1
1 + nx
.
Esercizio 5.9. Dimostrare per induzione che
1)
n

k=1
1

k
2(

n + 1 1), n 1
2)
n

k=1
1
k
2
2
1
n
, n 1,
3) n! <
_
n
2
_
n
, n 6.
Esercizio 5.10. Sia / =
_
I R : I intervallo un insieme costituito da inter-
valli non degeneri I = (a, b) R con < a < b < . Supponiamo che / verichi:
I, J / con I J ,= implica I = J (ovvero, gli intervalli sono a coppie disgiunti).
Dimostrare che / `e numerabile.
Suggerimento: stimare il numero di intervalli di / di lunghezza maggiore di 1/n
contenuti nellintervallo (m, m), con n, m 1.
Esercizio 5.11. Siano a, b R ed n, m N con n m. Calcolare il resto della
divisione del polinomio p(x) = (x+a)
n
per il polinomio q(x) = (x+b)
m
. Precisamente,
calcolare i polinomi s(x) (il quoziente della divisione) ed r(x) (il resto della divisione)
tali che p(x) = s(x)q(x) + r(x), dove il grado di r `e al pi` u m1.
16 1. CARDINALIT
`
A
Esercizio 5.12. Sia f : Z Z una funzione iniettiva tale che per ogni x, y Z
si abbia
[x y[ 10 [f(x) f(y)[ 10.
Determinare la funzione f.
Esercizio 5.13. i) Costruire una funzione f : [0, 1] [0, 1] tale che f
1
(y) sia
numerabile per ogni y [0, 1].
ii) Costruire una funzione f : [0, 1] [0, 1] tale che Card
_
f
1
(y)
_
= Card(R)
per ogni y [0, 1]. Assumere come noto il fatto che Card([0, 1] [0, 1]) = Card([0, 1]).
CHAPTER 2
Numeri reali
1. Relazioni dordine
Premettiamo le denizioni di relazione, relazione dordine parziale e relazione
dordine totale.
Definizione 1.1 (Relazione). Una relazione su un insieme X `e un sottoinsieme
R X X. Dati x, y X, diciamo che x `e nella relazione R con y se (x, y) R.
Scriveremo in questo caso xRy.
Definizione 1.2 (Ordine parziale). Una relazione su un insieme X `e una
relazione di ordine parziale se per ogni x, y, z X si ha:
i) x x (propriet` a riessiva);
ii) Se x y e y x allora x = y (propriet` a antisimmetrica);
iii) Se x y e y z allora x z (propriet` a transitiva).
Ad esempio, linsieme X = T(A) con la relazione di inclusione insiemistica `e
parzialmente ordinato.
Definizione 1.3 (Ordine totale). Una relazione su un insieme X `e una re-
lazione di ordine totale se per ogni x, y, z X si ha:
i) x x (propriet` a riessiva);
ii) Se x y e y x allora x = y (propriet` a antisimmetrica);
iii) Se x y e y z allora x z (propriet` a transitiva);
iv) x y oppure y x (confrontabilit`a).
2. Introduzione assiomatica dei numeri reali
Introduciamo in modo assiomatico i numeri reali come campo ordinato completo.
Discuteremo in seguito la costruzione eettiva dei numeri reali.
Definizione 2.1. I numeri reali sono un insieme R munito di due operazioni
+ : R R R e : R R R e di una relazione di ordine totale che vericano,
per ogni x, y, z R, la seguente lista di assiomi.
Assiomi della somma:
(S1) x + y = y + x (propriet` a commutativa);
(S2) x + (y + z) = (x + y) + z (propriet` a associativa);
(S3) esiste 0 R tale che x + 0 = x per ogni x R (esiste lelemento neutro);
(S4) per ogni x R esiste x R tale che x + (x) = 0 (esiste lopposto).
Assiomi del prodotto (o moltiplicazione):
(P1) x y = y x (propriet` a commutativa);
(P2) x (y z) = (x y) z (propriet` a associativa);
17
18 2. NUMERI REALI
(P3) esiste 1 R, 1 ,= 0, tale che 1 x = x per ogni x R (esiste lelemento
neutro);
(P4) per ogni x R, x ,= 0, esiste x
1
R tale che x x
1
= 1 (esiste il reciproco).
Propriet` a distributiva:
(D) x (y + z) = x y + x z.
Assiomi dellordine:
(O1) se x y allora x + z y + z;
(O2) se x y e z 0, allora x z y z.
Assioma di completezza:
(AC) Ogni insieme non vuoto A R superiormente limitato ha estremo superiore.
Chiariremo lassioma di completezza fra breve.
Definizione 2.2 (Campo, campo ordinato, campo ordinato completo).
i) Un insieme X munito di due operazioni + e che vericano gli assiomi (o
propriet` a) (S1)-(D) si dice campo.
ii) Se, in aggiunta ad i), vi `e su X una relazione di ordine totale che verica gli
assiomi (O1)-(O2) si ottiene un campo ordinato.
iii) Se, inne, (X, +, , ) verica anche lassioma di completezza, si ottiene un
campo ordinato completo.
Ad esempio, Q, R e C sono campi; Q ed R sono campi ordinati; R `e un campo
ordinato completo.
Gli insiemi N, Z, Q sono in modo naturale sottoinsiemi di R.
Esempio 2.3. A titolo di esempio, facciamo alcuni calcoli basandoci solo sugli
assiomi di campo ordinato.
1) Si ha (1) (1) = 1. Infatti:
0 = 0 (1) = (1 + (1)) (1) = 1 (1) + (1) (1) = 1 + (1) (1)
e la tesi segue sommando a destra e sinistra 1.
2) Si ha x = (1) x. Infatti:
0 = 0 x = (1 + (1)) x = 1 x + (1) x = x + (1) x,
e aggiungendo a destra e sinistra x si trova la tesi.
3) Si ha x
2
0 per ogni x nel campo ordinato. Infatti, se x 0 allora x x x 0 = 0.
Se invece x 0 allora x 0 e quindi
0 (x) (x) = (1) x (1) x = (1)
2
x
2
= x
2
.
Proposizione 2.4. I numeri complessi C sono un campo sul quale non `e possibile
introdurre alcuna relazione dordine totale.
Dim. Che C sia un campo `e noto dal corso di Geometria. Supponiamo per assurdo
che ci sia su C una relazione dordine totale . Lunit` a immaginaria i =

1
dovrebbe allora vericare 1 = i
2
0 e quindi si avrebbe 1 0. Daltra parte si ha
anche 1 = 1
2
0. Si deduce che 1 = 0 e questo non `e possibile.
2. INTRODUZIONE ASSIOMATICA DEI NUMERI REALI 19
Definizione 2.5 (Maggiorante, estremo superiore, massimo). Sia A R un
sottoinsieme di R.
i) Un elemento y R `e un maggiorante di A se x y per ogni x A.
ii) Linsieme A si dice superiormente limitato se ha un maggiorante.
iii) Un elemento x R si dice estremo superiore di A se `e un maggiorante di
A e se x z per ogni altro maggiorante z di A (ovvero x `e il minimo dei
maggioranti). Se x R `e lestremo superiore di A porremo
sup A = x.
iv) Se A non `e superioremente limitato porremo
sup A = .
La convenzione naturale per linsieme vuoto `e di porre sup = .
v) Un numero x R si dice massimo di A se x = sup A ed x A. Scriveremo
in questo caso
max A = x.
Lestremo superiore e il massimo, se esistono, sono unici.
Osservazione 2.6 (Caratterizzazione dellestremo superiore). Un numero x R
`e lestremo superiore di un insieme A R se e solo se:
i) y x per ogni y A (x `e un maggiorante);
ii) Per ogni > 0 esiste y A tale che y > x (x `e il minimo dei maggioranti).
Definizione 2.7 (Minorante, estremo inferiore, minimo). Sia A R un sottoin-
sieme di R.
i) Un elemento y R `e un minorante di A se y x per ogni x A.
ii) Linsieme A si dice inferiormente limitato se ha un minorante.
iii) Un elemento x R si dice estremo inferiore di A se `e un minorante di A e se
z x per ogni altro minorante z di A (ovvero x `e il massimo dei minoranti).
Se x R `e lestremo inferiore di A porremo
inf A = x.
iv) Se A non `e inferiormente limitato porremo
inf A = .
La convenzione naturale per linsieme vuoto `e di porre inf = .
v) Un numero x R si dice minimo di A se x = inf A ed x A. Scriveremo in
questo caso
min A = x.
Osservazione 2.8 (Formulazioni equivalenti dellassioma di completezza). Rienun-
ciamo lAssioma di completezza dei numeri reali:
(AC) Ogni insieme non vuoto A R superiormente limitato ha estremo superiore.
Tale assioma pu`e essere riformulato in diversi modi fra loro equivalenti:
1) Ogni sottoinsieme non vuoto e inferioremente limitato di R ha estremo infe-
riore.
20 2. NUMERI REALI
2) Ogni sezione di R ha un unico elemento separatore.
3) Ogni successione monotona e limitata in R `e convergente.
4) Ogni successione limitata in R ha una sottosuccessione convergente (propriet` a
di Bolzano-Weierstrass).
5) Ogni successione di Cauchy in R `e convergente (ovvero, R `e uno spazio
metrico completo).
6) Ogni successione di intervalli chiusi non vuoti I
k
= [a
k
, b
k
] R, k N, tale
che I
k+1
I
k
verica

k=1
I
k
,= .
Ritorneremo su questi concetti durante il corso.
2.1. Conseguenze della completezza.
Proposizione 2.9 (Propriet` a di Archimede). Per ogni coppia di numeri reali
x, y R, x, y > 0, esiste un numero naturale n N tale che nx > y.
Dim. Supponiamo per assurdo che esistano numeri reali x, y R con x, y > 0 tali
che nx y per ogni n N. Allora linsieme
A =
_
nx R : n N
`e superioremente limitato, in quanto y ne `e un maggiorante. Per lAssioma di com-
pletezza esiste lestremo superiore x = sup A. Il numero x R `e caratterizzato dalle
seguenti due propriet`a:
1) nx x per ogni n N, ovvero x `e un maggiorante di A;
2) Per ogni > 0 esiste n N tale che nx > x , ovvero x `e il minimo dei
maggioranti.
Scegliamo = x > 0 nella propriet` a 2) e sia n N il corripondente numero
naturale, ovvero nx > x x. Allora da 1) e 2) si ottiene:
x (n + 1)x = nx + x > x x + x = x,
che `e una contraddizione.
Definizione 2.10 (Parte intera e frazionaria). Sia x R un numero reale e si
consideri linsieme
A
x
=
_
p Z : p x
_
.
Per la propriet` a di Archimede, esiste n N tale che n > x. Quindi A
x
`e un insieme
di numeri interi superiormente limitato che ha dunque massimo. Deniamo la parte
intera di x
[x] = max
_
p Z : p x
_
Z.
Il numero [x] Z `e il pi` u grande intero minore o uguale ad x. La parte frazionaria
di x `e il numero x = x [x].
Parte intera e parte frazionaria vericano le seguenti disuguaglianze:
[x] x < [x] + 1, 0 x < 1.
Proviamo che i numeri razionali Q sono densi in R.
3. COSTRUZIONE DI R CON LE SEZIONI DI Q 21
Proposizione 2.11 (Densit` a di Q in R). Per ogni x, y R, x < y, esiste q Q
tale che x < q < y.
Dim. Siccome y x > 0, per la propriet` a di Archimede esiste n N tale che
n(y x) > 1, ovvero ny nx > 1, ovvero nx < ny 1. Segue che
nx < ny 1 < [ny] ny x <
[ny]
n
y.
Cerchiamo ora m N tale che
x <
[ny]
n

1
m
< y.
La disuguaglianza a sinistra `e equivalente a
m
_
[ny]
n
x
_
> 1,
ed un tale m N esiste per la propriet` a di Archimede.
3. Costruzione di R con le sezioni di Q
La denizione assiomatica dei numeri reali lascia aperte due questioni: 1) lesistenza
di almeno un campo ordinato completo; 2) Lunicit`a di un campo ordinato completo.
`
E possibile dimostrare (ma noi non lo faremo) che due campi ordinati completi
sono fra loro isomor. In questo senso esiste un unico campo ordinato completo, i
numeri reali R.
Illustriamo brevemente, senza dimostrazioni, la costruzione dei numeri reali tramite
le sezioni di numeri razionali. Sottolineamo che lAssioma di Completezza `e ora un
Teorema.
Definizione 3.1. Un insieme A Q `e una sezione (di Dedekind) se:
(i) A, A

,= , dove A

`e il complementare di A in Q;
(ii) se a A allora b A per ogni numero razionale b a;
(iii) se a A esiste b A con a < b.
Osservazione 3.2. La propriet` a (iii) precisa che vogliamo considerare solo sezioni
aperte di Q. In questo modo, ad ogni numero razionale q Q corrisponde lunica
sezione
A
q
=
_
a Q : a < q
_
.
Esistono sezioni che non corrispondono a numeri razionali. Ad esempio, questo `e il
caso della sezione
A =
_
a Q : a 0 oppure a
2
< 2
_
.
Indichiamo con /linsieme di tutte le sezioni. Indichiamo con 0 = a Q : a < 0
la sezione nulla e con I = a Q : a < 1 la sezione unitaria.
1. Relazione dordine. Se A e B sono sezioni, diciamo che A B se A B.
Linsieme / `e totalmente ordinato dalla relazione .
2. Somma. Se A e B sono sezioni, deniamo la sezione somma
A + B = a + b Q : a A, b B.
22 2. NUMERI REALI
La sezione opposta `e per denizione A = b Q : esiste a > b tale che a A

.
Scriviamo A B = A + (B).
3. Prodotto. La sezione prodotto si denisce per casi. Se A, B 0 deniamo
A B = a b Q : a A, b B, tali che a 0 e b 0 x Q : x < 0.
Se A, B 0 si denisce A B = (A) (B), se A 0 e B 0 si denisce A B =
(A(B)), e se A 0 e B 0 si denisce AB = (A)B. Inne, per ogni sezione
A > 0 si denisce la sezione reciproca A
1
= b Q : esiste a > b tale che a
1
A

.
Se invece A < 0 si denisce A
1
= (A)
1
.
Con pazienti veriche si controlla che / `e un campo ordinato rispetto alle oper-
azioni e alla relazione dordine introdotte.
4. Assioma di completezza. Proviamo la propriet`a di completezza.
Teorema 3.3. Linsieme / con le operazioni + e e con la relazione dordine
`e un campo ordinato completo.
Dim. Ci interessa vericare la completezza. Sia B / un insieme superioremente
limitato e non vuoto. Questo signica che esiste una sezione A / tale che B A
per ogni sezione B B. Vogliamo provare che B ha estremo superiore. Deniamo
linsieme unione
C =
_
BB
B Q.
Controlliamo che C `e una sezione di Q:
i) C ,= in quanto B ,= . Inoltre, C A implica A

e poich`e per ipotesi


A

,= , segue che C

,= .
ii) Siano x, y Q tali che x C e y x. Allora esiste B B tale che x B, e
siccome B `e una sezione segue che y B. Dunque si ha anche y C.
iii) Se x C allora esiste B B tale che x B. Siccome B `e una sezione, esiste
y B tale che x < y. Ma allora sia ha anche y C.
Verichiamo inne che C = sup B.
i) Sicuramente B C per ogni B B, ovvero C `e un maggiorante di B.
ii) Proviamo che C `e il minimo dei maggioranti. Sia D / un maggiorante di
B. Dalle inclusioni B D per ogni B B, segue che
C =
_
BB
B D.

`
E possibile una costruzione puramente metrica di R, che prescinde dalla relazione
dordine. Precisamente, R pu` o essere costruito come il completamento metrico di Q.
4. R come spazio metrico
La funzione modulo o valore assoluto su R `e la funzione [ [ : R R denita, per
ogni x R, nel seguente modo
[x[ = maxx, x =
_
x se x 0;
x se x 0.
4. R COME SPAZIO METRICO 23
Valgono le disuguaglianze elementari x [x[ e x [x[, ed inoltre:
i) [x[ 0 per ogni x R e [x[ = 0 se e solo se x = 0;
ii) [x[ = [ x[;
iii) [x + y[ [x[ +[y[ per ogni x, y R (subadittivit` a).
La verica di iii) segue dalle disuguaglianze
x + y [x[ +[y[ e (x + y) = x y [x[ +[y[.
Una conseguenza di iii) `e la disuguaglianza triangolare
[x y[ [x z[ +[z y[ per ogni x, y, z R.
Infatti, [x y[ = [x z + z y[ [x z[ + [z y[. Dalla iii) segue anche [x[ =
[x y + y[ [x y[ + [y[ che riordinata fornisce [x[ [y[ [x y[. Siccome i ruoli
di x, y si possono scambiare, si ottiene la disuguaglianza

[x[ [y[

[x y[.
Deniamo la funzione distanza d : R R [0, ), d(x, y) = [x y[. Questa
funzione verica le seguenti propriet` a:
i) d(x, y) 0 per ogni x, y R e d(x, y) = 0 se e solo se x = y;
ii) d(x, y) = d(y, x) per ogni x, y R;
iii) d(x, y) d(x, z) + d(z, y) per ogni x, y, z R (disuguaglianza triangolare).
La coppia (R, d) `e allora uno spazio metrico. La funzione d(x, y) = [x y[ si dice
distanza standard o Euclidea su R.
Possiamo anticipare la denizione generale di spazio metrico.
Definizione 4.1 (Spazio metrico). Uno spazio metrico `e una coppia (X, d) dove
X `e un insieme e d : X X [0, ) `e una funzione, detta metrica o distanza, che
per ogni x, y, z X verica le seguenti propriet`a:
1) d(x, y) 0 e d(x, y) = 0 se e solo se x = y;
2) d(x, y) = d(y, x) (simmetria);
3) d(x, y) d(x, z) + d(z, y) (disuguaglianza triangolare).
Dato uno spazio metrico (X, d), ssato un punto x
0
X ed un raggio r > 0,
linsieme
B
r
(x
0
) = B(x
0
, r) = B
X
(x
0
, r) =
_
x X : d(x, x
0
) < r
_
si dice sfera o palla (aperta) di centro x
0
e raggio r. Nel seguito, useremo le palle per
denire una topologia su uno spazio metrico.
Nello spazio metrico R con la distanza standard, le palle sono intervalli aperti che
si indicano anche con la seguente notazione:
I
r
(x
0
) =
_
x R : [x x
0
[ < r
_
= (x
0
r, x
0
+ r).
24 2. NUMERI REALI
4.1. Intervalli. Gli intevalli di R possono essere limitati, non limitati, aperti,
chiusi, aperti a destra o a sinistra. Ecco lelenco. Siano < a < b < . Si
deniscono i seguenti intervalli limitati:
(a, b) =
_
x R : a < x < b
_
intervallo aperto,
[a, b) =
_
x R : a x < b
_
intervallo aperto a destra,
(a, b] =
_
x R : a < x b
_
intervallo aperto a sinistra,
[a, b] =
_
x R : a x b
_
intervallo chiuso.
Poi si deniscono gli intervalli illimitati:
(, b) =
_
x R : x < b
_
intervallo aperto,
(, b] =
_
x R : x b
_
intervallo chiuso,
(a, ) =
_
x R : x > a
_
intervallo aperto,
[a, ) =
_
x R : x a
_
intervallo chiuso,
cui si aggiunge lintervallo R = (, ).
La famiglia degli intervalli di R coincide con la famiglia degli insiemi convessi di R.
Inoltre, la famiglia degli intervalli di R coincide con la famiglia degli insiemi connessi
di R.
5. R
n
come spazio metrico
Indichiamo con R
n
lo spazio Euclideo n-dimensionale, n N con n 1:
R
n
= R . . . R
. .
n volte
.
Un elemento x R
n
ha n coordinate reali x = (x
1
, . . . , x
n
). Su R
n
`e denita
unoperazione di somma vettoriale
x + y = (x
1
+ y
1
, . . . , x
n
+ y
n
).
Questa operazione `e associativa e commutativa. Su R
n
`e denita unoperazione di
prodotto per uno scalare. Dati x R
n
e R, deniamo
x = (x
1
, . . . , x
n
).
In questo modo R
n
ha una struttura di spazio vettoriale, come si vedr` a nel corso di
geometria.
Definizione 5.1 (Prodotto scalare). Deniamo loperazione , : R
n
R
n
R
x, y = x
1
y
1
+ ... + x
n
y
n
.
Tale operazione si dice prodotto scalare (standard) di R
n
.
Il prodotto scalare `e bilineare (ovvero lineare in entrambe le componenti), sim-
metrico e non degenere. Precisamente, per ogni x, y, z R
n
e per ogni , R
valgono le seguenti propriet`a:
1) x + y, z = x, z + y, z;
2) x, y = y, x;
3) x, x = 0 se e solo se x = 0.
5. R
n
COME SPAZIO METRICO 25
Talvolta, il prodotto scalare si indica anche con il simbolo (x, y) oppure con il simbolo
x y.
Definizione 5.2 (Norma Euclidea). La norma Euclidea su R
n
, n 1, `e la fun-
zione [ [ : R
n
[0, ) cos` denita
[x[ =
_
n

i=1
x
2
i
_
1/2
, x = (x
1
, ..., x
n
) R
n
.
Equivalentemente, [x[ =
_
x, x.
La norma Euclidea verica le propriet` a di una norma. Precisamente, per ogni
x, y R
n
e per ogni R si verica:
1) [x[ 0 e [x[ = 0 se e solo se x = 0;
2) [x[ = [[[x[ (omogeneit` a);
3) [x + y[ [x[ +[y[ (subadittivit` a).
La verica delle propriet` a 1) e 2) `e elementare. Per vericare la subadittivit`a
occorre la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz.
Proposizione 5.3 (Disuguaglianza di Cauchy-Schwarz). Per ogni x, y R
n
vale
la disuguaglianza
[x, y[ [x[[y[.
Dim. Il polinomio reale della variabile t R:
P(t) = [x + ty[
2
= [x[
2
+ 2tx, y + t
2
[y[
2
non `e mai negativo, P(t) 0 per ogni t R, e dunque il suo discriminante verica
= 4x, y
2
4[x[
2
[y[
2
0. La tesi segue estraendo le radici.
Verichiamo la subadittivit` a della norma Euclidea. Dalla disuguaglianza di Cauchy-
Schwarz si ha
[x + y[
2
= x + y, x + y = [x[
2
+ 2x, y +[y[
2
[x[
2
+ 2[x[[y[ +[y[
2
= ([x[ +[y[)
2
ed estraendo le radici si ottiene la propriet` a 3).
La norma Euclidea induce su R
n
la funzione distanza d : R
n
R
n
[0, ),
d(x, y) = [x y[, x, y R
n
,
Lo spazio metrico (R
n
, d) si dice spazio metrico Euclideo. Le propriet`a 1), 2), e 3) si
vericano in modo elementare. In particolare, si ha:
d(x, y) = [xy[ = [xz +z y[ [xz[ +[z y[ = d(x, z) +d(z, y), x, y, z R
n
.
Linsieme
B
r
(x) =
_
y R
n
: [x y[ < r
_
`e la palla Euclidea di raggio r > 0 centrata in x R
n
.
26 2. NUMERI REALI
6. Esercizi
6.1. Numeri reali e razionali. Parte intera e frazionaria.
Esercizio 6.1. Usando gli Assiomi (S1)-(O2) per un campo ordinato provare che
per ogni x, y, z vale limplicazione: x y e z 0 yz xz.
Indicare in ciascun passaggio la propriet`a che si utilizza.
Esercizio 6.2. i) Vericare che

2 +

3 / Q. ii) Vericare che log


10
2 / Q.
Esercizio 6.3. Vericare che per ogni x R e per ogni n N, n 1, si ha:
[x] + [x + 1/n] + . . . + [x + (n 1)/n] = [nx],
dove [x] `e la parte intera di x.
6.2. Estremo superiore ed inferiore. Massimo e minimo.
Esercizio 6.4. Sia A R il seguente insieme
A =
_
xy
x + y
R : 0 < x, y < 1
_
.
1) Calcolare sup A e dire se esiste max A.
2) Calcolare inf A e dire se esiste min A.
Esercizio 6.5. Sia A R il seguente insieme
A :=
_
n

n
2
1 R : n N, n 1
_
.
1) Calcolare sup A e dire se esiste max A.
2) Calcolare inf A e dire se esiste min A.
Esercizio 6.6. Sia A R il seguente insieme
A :=
_
nlog(1/n)
n + 1
R : n N, n 1
_
.
Provare che inf A = .
Esercizio 6.7. Siano m, n N numeri naturali positivi. Provare che `e sempre
vera una delle due disuguaglianze
m
n
<

2 <
m + 2n
m + n
oppure
m + 2n
m + n
<

2 <
m
n
.
Calcolare il minimo
min
_

m
n

m + 2n
m + n

_
.
Esercizio 6.8. Siano dati i seguenti sottoinsiemi di R:
A =
_
1 + 2n
2
1 + n
2
R : n N
_
, B =
_
xy
x
2
+ y
2
R : x, y R, x, y > 0
_
,
C =
_
x
2
2x sin x R : x R, x 0
_
, D =
_
n
2
cos(1/n)
1 n
R : n N, n 2
_
.
1) Determinare inf A e sup A. Dire se esistono min A e max A.
6. ESERCIZI 27
2) Determinare inf B e vericare che sup B = 1/2. Dire se esistono min B e
max B.
3) Vericare che sup C = .
4) Vericare che inf D = .
Esercizio 6.9. Sia A R il seguente insieme:
A =
_
_
n
n + 1

n + 1
n
R : n N
_
,
dove N = 1, 2, . . .. Calcolare sup A, inf A e dire se esistono max A e min A.
6.3. Spazi metrici.
Esercizio 6.10. Sia (X, d) uno spazio metrico e deniamo la funzione : XX
[0, )
(x, y) =
d(x, y)
1 + d(x, y)
, x, y X.
Vericare che (X, ) `e uno spazio metrico.
Esercizio 6.11. Sia d : R
2
R
2
[0, ) la funzione cos` denita:
d(x, y) =
_
[x y[ se x, y e 0 sono collineari,
[x[ +[y[ altrimenti.
Provare che d `e una metrica su R
2
e descrivere (gracamente) le palle in questa
metrica.
Esercizio 6.12. Sia d : R
n
R
n
[0, ), n 1, la funzione denita in ciascuno
dei seguenti tre casi per x, y R
n
: A) d(x, y) = [x y[
1/2
; B) d(x, y) = [x y[
2
; C)
d(x, y) = log(1 + [x y[). Dire in ciascuno dei tre casi se d `e una distanza su R
n
oppure no. Provare ogni aermazione.
Esercizio 6.13. Sia (0, 1] e deniamo la funzione d : R
n
R
n
[0, )
d(x, y) = [x y[

, x, y R
n
,
dove [ [ indica la norma Euclidea di R
n
. Provare che (R
n
, d) `e uno spazio metrico.
Ad esempio per = 1/2.
6.4. Disuguaglianze.
Esercizio 6.14. Siano x, y R e t R con t > 0. Provare la disuguaglianza:
xy
1
2
_
tx
2
+
1
t
y
2
_
.
Esercizio 6.15. Siano x, y R
n
punti tali che x, y = [x[[y[ , = 0. Provare che
esiste un numero reale > 0 tale che x = y.
Esercizio 6.16. Siano x
1
, . . . , x
n
0 numeri reali e sia x = x
1
+. . . +x
n
la loro
somma. Provare che
n1

k=1
x
k
x
k+1

x
2
4
.
28 2. NUMERI REALI
Esercizio 6.17. Siano x
i
(0, 1/2], i = 1, . . . , n, numeri reali. Provare che
n

i=1
x
i
_
n

i=1
x
i
_
n

i=1
(1 x
i
)
_
n

i=1
(1 x
i
)
_
n
.
CHAPTER 3
Successioni reali e complesse
1. Successioni numeriche
Una successione reale (risp. complessa) `e una funzione a : N R (risp. a :
N C). Indicheremo con a
n
= a(n) R (risp. a
n
C) lelemento n-esimo della
successione. La successione si indica con il simbolo (a
n
)
nN
. La successione si pu` o
anche denire elencando in modo ordinato i suoi elementi. Ad esempio, la successione
(a
n
)
nN
con a
n
=
n
n+1
, n N, `e formata dagli elementi
0,
1
2
,
2
3
, . . . ,
n
n + 1
, . . . .
Definizione 1.1 (Successioni convergenti). Diciamo che una successione reale o
complessa (a
n
)
nN
converge ad un limite L R (risp. L C) se per ogni > 0 esiste
n N tale che
[a
n
L[ < per ogni n n.
Diremo in questo caso che la successione `e convergente e scriveremo anche
L = lim
n
a
n
oppure a
n

n
L.
Il numero L si dice limite della successione.
Esempio 1.2. Verichiamo ad esempio che
lim
n
n
n + 1
= 1.
Fissiamo > 0 e cerchiamo n N tale che per n n si abbia

n
n + 1
1

<
1
n + 1
< n >
1

1.
Quindi `e suciente scegliere un numero naturale n N tale che n >
1

1. Un tale
numero esiste per la Propriet`a di Archimede dei numeri reali.
Proposizione 1.3 (Unicit`a del limite). Se una successione reale risp. complessa
(a
n
)
nN
ha limite L R (risp. L C) allora questo limite `e unico.
Dim. Siano L ed M entrambi limiti della successione (a
n
)
nN
. Fissato > 0 a
piacere, esiste n N tale che [a
n
L[ < e [a
n
M[ < per ogni n n. Dalla
disuguaglianza triangolare segue che
[L M[ = [L a
n
+ a
n
M[ [L a
n
[ +[a
n
M[ < 2.
Siccome > 0 `e arbitrario, questo implica che [L M[ = 0 e quindi L = M.
29
30 3. SUCCESSIONI REALI E COMPLESSE
Osservazione 1.4. Una successione complessa (a
n
)
nN
si pu` o scomporre nella
sua parte reale e immaginaria:
a
n
= Re a
n
+ iIma
n
, n N.
Una successione complessa (a
n
)
nN
converge se e solo se convergono le successioni
reali (Re a
n
)
nN
e (Ima
n
)
nN
. Inoltre, in questo caso si ha
lim
n
a
n
= lim
n
Re a
n
+ i lim
n
Ima
n
.
Queste aermazioni seguono dalle disuguaglianze
max[Re(a
n
L)[, [Im(a
n
L)[ [a
n
L[ [Re(a
n
L)[ +[Im(a
n
L)[.
Definizione 1.5. Diremo che una successione reale (a
n
)
nN
diverge a (pi` u
innito) se per ogni M R (arbitrariariamente grande) esiste n N tale che
a
n
M per ogni n n.
Scriveremo in questo caso lim
n
a
n
= .
Analogamente, diremo che una successione reale (a
n
)
nN
diverge a (meno
innito) se per ogni M R (arbitrariariamente grande) esiste n N tale che
a
n
M per ogni n n.
Scriveremo in questo caso lim
n
a
n
= .
Esercizio 1.1. Vericare usando la denizione che
lim
n
n
3
nlog(1 + n)
n
2
+ 1
= .
Fissato M > 0 arbitrariamente grande, dobbiamo trovare n N tale che
(1.5)
n
3
nlog(1 + n)
n
2
+ 1
M per ogni n n.
Usiamo il metodo delle maggiorazioni e riduciamo la disuguaglianza data ad una
disuguaglianza elementare. Come primo passo stimiamo il logaritmo con la disugua-
glianza fondamentale
log(1 + x) x per ogni x R con x > 1.
In eetti, ci basta la disuguaglianza log(1+n) n per n N, che pu` o essere vericata
per induzione. Usando questa informazione, si ottiene
n
3
nlog(1 + n)
n
2
+ 1

n
2
(n 1)
n
2
+ 1

n 1
2
,
per n 1. Dunque ci siamo ridotti alla disuguaglianza elementare
n 1
2
M n 2M + 1.
Con una scelta di n N tale che n 2M + 1, la (1.5) `e vericata.
1. SUCCESSIONI NUMERICHE 31
Delle successioni reali che non cadono n`e nel caso della Denizione 1.1 (successione
convergente) n`e nei casi della Denizione 1.5 diremo che non hanno limite, n`e nito
n`e .
Una successione (a
n
)
nN
si dice limitata se linsieme A = a
n
: n N `e limitato
in R (risp. in C). Equivalentemente, la successione `e limitata se esiste C > 0 tale che
[a
n
[ C < per ogni n N.
Proposizione 1.6. Se una successione reale o complessa (a
n
)
nN
`e convergente
allora `e limitata.
Dim. Sia L R (risp. L C) il limite della successione. Fissiamo a nostro piacere
un > 0. Allora esiste n N tale che [a
n
L[ < per ogni n > n. Scegliamo
C = max[a
1
[, . . . , [a
n
[, [L[ + .
Allora [a
n
[ C per ogni n = 1, . . . , n, elementarmente. Inoltre, per n > n si ha
[a
n
[ = [a
n
L + L[ [a
n
L[ +[L[ < +[L[ C.

Teorema 1.7 (Operazioni coi limiti). Siano (a


n
)
nN
e (b
n
)
nN
due successioni in
R (risp. in C) convergenti. Allora:
1) La successione somma (a
n
+ b
n
)
nN
`e convergente e inoltre
lim
n
a
n
+ b
n
= lim
n
a
n
+ lim
n
b
n
.
2) La successione prodotto (a
n
b
n
)
nN
`e convergente e inoltre
lim
n
a
n
b
n
= lim
n
a
n
lim
n
b
n
.
3) Se b
n
,= 0 per ogni n N e il limite di (b
n
)
nN
non `e 0, allora la successione
quoziente (a
n
/b
n
)
nN
converge e inoltre
lim
n
a
n
b
n
=
lim
n
a
n
lim
n
b
n
.
Dim. Indichiamo con L, M R (risp. L, M C) i limiti delle successioni (a
n
)
nN
e (b
n
)
nN
. Fissiamo > 0 e sia n N tale che [a
n
L[ < e [b
n
M[ < per ogni
n n.
1) Allora si ha per ogni n n:
[a
n
+ b
n
(L + M)[ [a
n
L[ +[b
n
M[ < 2.
2) Per la Proposizione 1.6, esiste C > 0 tale che [a
n
[ C e [b
n
[ C per ogni
n N. Allora si ha per ogni n n:
[a
n
b
n
LM[ = [a
n
b
n
Lb
n
+Lb
n
LM[ [b
n
[[a
n
L[+[L[[b
n
M[ C+[L[ = (C+[L[).
3) Per il punto 2), `e suciente provare laermazione nel caso a
n
= 1 per ogni
n N. Siccome M ,= 0 per ipotesi, esiste n N tale che per ogni n n si ha
[b
n
[ = [b
n
M + M[ [M[ [b
n
M[
[M[
2
.
32 3. SUCCESSIONI REALI E COMPLESSE
Dunque, per n max n, n si ha

1
b
n

1
M

=
[b
n
M[
[b
n
[[M[

2
M
2
.

Teorema 1.8 (Teorema del confronto). Siano (a


n
)
nN
, (b
n
)
nN
e (c
n
)
nN
succes-
sioni reali tali che esiste n N tale che n n si ha
a
n
b
n
c
n
.
Supponiamo che esistano i limiti L, M R delle successioni (a
n
)
nN
e (c
n
)
nN
, rispet-
tivamente. Se L = M, allora anche (b
n
)
nN
converge e lim
n
b
n
= M.
Dim. Fissato > 0 sia n N tale che [a
n
L[ < e [c
n
L[ < per ogni n n.
Allora si ha anche
b
n
L c
n
L [c
n
L[ < ,
L b
n
L a
n
[L a
n
[ < ,
e quindi [b
n
L[ < per ogni n N tale che n n.
Definizione 1.9. Sia A(n) unaermazione che riguarda il generico numero nat-
urale n N. Se esiste n N tale che A(n) `e vera per ogni n n diremo che
laermazione A(n) `e vera denitivamente.
Il Teorema sulle operazioni coi limiti e il Teorema del confronto coprono solo alcuni
dei casi che si possono presentare. Nel seguito discutiamo alcune altre situazioni
esemplari.
Proposizione 1.10. Siano (a
n
)
nN
una successione innitesima (ovvero lim
n
a
n
=
0) e (b
n
)
nN
una successione limitata. Allora la successione prodotto (a
n
b
n
)
nN
`e
innitesima.
Dim. Sia C > 0 una costante tale che [b
n
[ C per ogni n N. Fissato > 0
esiste n N tale che [a
n
[ per ogni n n. Allora si ha
[a
n
b
n
[ = [a
n
[[b
n
[ C, per ogni n n.
Questo prova che la successione prodotto `e innitesima.
Esercizio 1.2. Provare le seguenti aermazioni.
1) Siano (a
n
)
nN
e (b
n
)
nN
due successioni reali tali che a
n
b
n
per ogni n N.
Allora si ha
lim
n
a
n
= lim
n
b
n
= .
2) Siano (b
n
)
nN
e (c
n
)
nN
due successioni reali tali che b
n
c
n
per ogni n N.
Allora si ha
lim
n
c
n
= lim
n
b
n
= .
3) Sia (a
n
)
nN
una successione reale che diverge a , e sia (b
n
)
nN
una succes-
sione reale limitata. Provare che la successione somma (a
n
+ b
n
)
nN
diverge
a .
2. ESEMPI DI SUCCESSIONI ELEMENTARI 33
4) Sia (a
n
)
nN
una successione reale che diverge a , e sia (b
n
)
nN
una succes-
sione reale, positiva, staccata da 0 ovvero: esiste > 0 tale che b
n
per
ogni n N. Allora la successione prodotto (a
n
b
n
)
nN
diverge a .
2. Esempi di successioni elementari
Esempio 2.1 (Quoziente di polinomi). Siano P e Q polinomi a coecienti reali
(o complessi) nella variabile x R di grado p e q, rispettivamente, con p, q N.
Precisamente, supponiamo di avere
P(x) = a
p
x
p
+ . . . + a
1
x + a
0
, x R
Q(x) = b
q
x
q
+ . . . + b
1
x + b
0
, x R.
Avremo a
p
,= 0 e b
q
,= 0 e senza perdere di generalit`a supponiamo che a
p
> 0 e b
q
> 0.
Allora si ha
lim
n
P(n)
Q(n)
=
_

_
se p > q,
a
p
b
q
se p = q,
0 se q > p.
La verica `e elementare e utilizza il teorema sulle operazioni con i limiti partendo
dalla seguente identit` a:
a
p
n
p
+ . . . + a
1
n + a
0
b
q
n
q
+ . . . + b
1
n + b
0
= n
pq
a
p
+ a
p1
n
1
. . . + a
1
n
1p
+ a
0
n
p
b
q
+ b
q1
n
1
+ . . . + b
1
n
1q
+ b
0
n
q
.
Esempio 2.2 (Successione geometrica). Sia q R un numero reale ssato. Stu-
diamo la convergenza delle successione geometrica a
n
= q
n
per n N. Vericheremo
le seguenti aermazioni:
lim
n
q
n
=
_

_
0 se [q[ < 1,
1 se q = 1,
se q > 1
non esiste se q 1.
Lultima aermazione signica che il limite non esiste n`e in R n`e .
Esaminiamo il caso 1 < q < 1.
`
E suciente considerare il caso 0 < q < 1. Allora
q = 1 x con x (0, 1). Per tali x valgono le disuguaglianze
0 (1 x)
n

1
1 + nx
, n N.
Questa disuguaglianza pu`o essere vericata per induzione (esercizio).Siccome
lim
n
1
1 + nx
= 0,
dal Teorema del confronto segue che
lim
n
q
n
= lim
n
(1 x)
n
= 0.
Nel caso q > 1 si pu`o scrivere q = 1 + x con x > 0. Dalla disuguaglianza di
Bernoulli si ottiene
q
n
= (1 + x)
n
1 + nx,
34 3. SUCCESSIONI REALI E COMPLESSE
e per confronto si trova lim
n
q
n
= .
Sia ora z C un numero complesso. Dallidentit` a [z
n
[ = [z[
n
si deduce che per
[z[ < 1 si ha
lim
n
z
n
= 0.
Se invece [z[ 1 e z ,= 1 il limite non esiste.
Esempio 2.3 (Radice n-esima). Per ogni numero reale p > 0 si ha
lim
n
n

p = 1.
`
E suciente considerare il caso p > 1. Il caso 0 < p < 1 si riduce a questo passando ai
reciproci. Se p > 1 si ha
n

p = 1 + a
n
con a
n
> 0. Dalla disuguaglianza di Bernoulli
p = (1 + a
n
)
n
1 + na
n
,
si ottiene
0 < a
n

p 1
n
,
e quindi lim
n
a
n
= 0.
Esempio 2.4 (Radice n-esima di una potenza di n). Per ogni numero reale > 0
si ha
lim
n
n

= 1.
Proviamo leermazione nel caso = 1. Si ha certamente
n
_

n = 1 + a
n
con
a
n
0 per ogni n 1. Usando nuovamente la disuguaglianza di Bernoulli si trova

n = (1 + a
n
)
n
1 + na
n
,
e quindi
0 a
n

n 1
n
.
Dal Teorema del confronto segue che lim
n
a
n
= 0. In conclusione, si ottiene
lim
n
n

n = lim
n
(1 + a
n
)
2
= 1.
Esempio 2.5 (Confronto fra potenze ed esponenziali). Siano a, R numeri reali
tali che a > 1 e > 0. Si ha:
lim
n
n

a
n
= 0.
Esaminiamo la successione
b
n
=
n

a
n
, n N.
Dal momento che
lim
n
b
n+1
b
n
= lim
n
(n + 1)

a
n
a
n+1
n

= lim
n
1
a
_
1 +
1
n
_

=
1
a
< 1,
ssato
1
a
< q < 1, esiste n N tale che b
n+1
< qb
n
per ogni n n. Iterando tale
disuguaglianza si ottiene
0 b
n
qb
n1
. . . q
n n
b
n
= q
n

b
n
q
n
.
3. SUCCESSIONI MONOTONE 35
Per confronto con la successione geometrica si deduce che lim
n
b
n
= 0.
Esempio 2.6 (Confronto fra esponenziale e fattoriale). Sia a R un numero reale
tale che a > 0. Si ha:
lim
n
a
n
n!
= 0.
Esaminiamo la successione
b
n
=
a
n
n!
n N.
Dal momento che
lim
n
b
n+1
b
n
= lim
n
a
n + 1
= 0,
ssato 0 < q < 1, esiste n N tale che b
n+1
< qb
n
per ogni n n. Come sopra, si
conclude che b
n
0 per n .
Esempio 2.7 (Confronto fra potenze e logaritmi). Per ogni , R con , > 0
risulta
lim
n
log

n
n

= 0.
Con la sostituzione x
n
= log n, ovvero n = e
x
n
, si ottiene per n 1
0
log

n
n

=
x

n
e
x
n


([x
n
] + 1)

(e

)
[x
n
]
.
Siccome e > 1 e > 0, la base dellesponenziale verica e

> 1. Dunque, ssato


> 0 esiste M R tale che risulti
([x
n
] + 1)

(e

)
[x
n
]
<
non appena [x
n
] > M. Ma siccome
lim
n
[x
n
] = lim
n
[log n] = ,
esiste n N tale che [x
n
] > M per ogni n n. Abbiamo cos` provato che per ogni
> 0 esiste n N tale che per ogni n n si ha
0
log

n
n

< .
3. Successioni monotone
Definizione 3.1 (Successioni monotone). Una successione reale (a
n
)
nN
si dice:
i) crescente se a
n
a
n+1
per ogni n N;
ii) strettamente crescente se a
n
< a
n+1
per ogni n N;
iii) decrescente se a
n
a
n+1
per ogni n N;
iv) strettamente decrescente se a
n
> a
n+1
per ogni n N.
Una successione crescente o decrescente si dice monotona.
Proposizione 3.2. Sia (a
n
)
nN
una successione crescente e (superiormente) li-
mitata. Allora la successione `e convergente e inoltre
lim
n
a
n
= sup
_
a
n
R : n N = sup
nN
a
n
.
36 3. SUCCESSIONI REALI E COMPLESSE
Dim. Linsieme A =
_
a
n
R : n N `e superiormente limitato e quindi esiste
nito
L = sup A R.
Siccome L `e un maggiorante di A si ha a
n
L per ogni n N. Fissiamo > 0.
Siccome L `e il minimo dei maggioranti di A, esiste n N tale che a
n
> L . Dal
fatto che (a
n
)
nN
`e crescente, si deduce che per n n si ha:
a
n
a
n
> L .
Abbiamo dunque provato che per ogni > 0 esiste n N tale che per n n risulta
L < a
n
L < L + .
Questa `e la tesi della proposizione.
Se una successione crescente (a
n
)
nN
non `e superiormente limitata, allora un ar-
gomento analogo al precedente prova che
lim
n
a
n
= .
Per le successioni decrescenti valgono aermazioni analoghe. Ad esempio, se (a
n
)
nN
`e decrescente e inferiormente limitata, allora
lim
n
a
n
= infa
n
N : n N R.
Nella dimostrazione della Proposizione 3.2 abbiamo usato lAssioma di completezza
dei numeri reali per assicurarci dellesistenza del numero L R. La Proposizione 3.2
implica a sua volta lAssioma di completezza. La dimostrazione di questo fatto `e
lasciata come esercizio.
Esercizio 3.1 (Successioni ricorsive). Sia (a
n
)
nN
la seguente successione denita
in modo ricorsivo:
a
0
= 0, a
n+1
=

2 + a
n
, n 0.
Provare che la successione converge a calcolarne il limite.
Mostriamo che la successione `e crescente e superiormente limitata. Sia f(x) =

2 + x la funzione, denita per x 2, che interviene nella denizione ricorsiva


a
n+1
= f(a
n
). Studiamo la disuguaglianza
f(x) > x 1 < x < 2.
Dunque, ntantoch`e 0 a
n
< 2 risulta a
n+1
> a
n
. Proviamo per induzione che
0 a
n
< 2. Per n = 0 questo `e chiaro. Inoltre, si ha
a
n+1
< 2

2 + a
n
< 2 a
n
< 2.
Questo prova che la successione `e crescente (strettamente) e superiormente limitata.
Dunque esiste nito
L = lim
n
a
n
.
Passando al limite nella relazione ricorsiva a
n+1
= f(a
n
) ed usando la continuit` a di f
si trova
L = lim
n
a
n+1
= lim
n
f(a
n
) = f( lim
n
a
n
) = f(L).
Le soluzioni dellequazione L = f(L) sono L = 1 che `e da scartare ed L = 2.
Dunque, il limite `e L = 2.
4. LIMITI INFERIORE E SUPERIORE 37
4. Limiti inferiore e superiore
Sia (a
n
)
nN
una successione reale. Per ogni n N si deniscano:
b
n
= infa
m
R : m n = inf
mn
a
m
,
c
n
= supa
m
R : m n = sup
mn
a
m
.
Pu` o essere b
n
= per qualche n N. In tal caso si ha b
n
= per tutti gli
n N. Pu` o essere c
n
= per qualche n N. In tal caso si ha c
n
= per tutti gli
n N.
La successione (b
n
)
nN
`e monotona crescente:
b
n+1
= inf
mn+1
a
m
inf
mn
a
m
= b
n
, n N.
Infatti, al crescere di n linsieme di cui si calcola lestremo inferiore si restringe.
Analogamente, la successione (c
n
)
nN
`e monotona decrescente:
c
n+1
= sup
mn+1
a
m
sup
mn
a
m
= c
n
, n N.
Dunque, le successioni (b
n
)
nN
e (c
n
)
nN
hanno limite (nito o innito).
Definizione 4.1 (Limiti inferiore e superiore). Si deniscono i limiti inferiore e
superiore di una successione reale (a
n
)
nN
rispettivamente come:
liminf
n
a
n
= sup
nN
inf
mn
a
m
R ,
limsup
n
a
n
= inf
nN
sup
mn
a
m
R .
La comodit`a dei limiti inferiore e superiore `e che sono sempre deniti.
Esempio 4.2. Ad esempio si ha:
liminf
n
(1)
n
n
n + 1
= 1, limsup
n
(1)
n
n
n + 1
= 1.
Proposizione 4.3. Sia (a
n
)
nN
una successione reale e sia L R. Allora sono
equivalenti le seguenti aermazioni (A) e (B):
(A) L = limsup
n
a
n
;
(B) Valgono le aermazioni i) e ii):
i) Per ogni > 0 e per ogni n N esiste n n tale che a
n
> L ;
ii) Per ogni > 0 esiste n N tale che per ogni n n si ha a
n
< L + .
Dim. Sia L = inf
nN
sup
mn
a
m
, ovvero L `e il massimo dei minoranti dellinsieme A =
_
c
n
R : n N, con c
n
= sup
mn
a
m
.
Aermiamo che L `e un minorante di A se e solo se vale i). Infatti, L `e un minorante
di A se e solo se:
n N si ha sup
m n
a
m
L > 0 n Nn n tale che a
n
> L .
38 3. SUCCESSIONI REALI E COMPLESSE
Aermiamo che L `e il massimo dei minoranti di A se e solo se vale laermazione
ii). Infatti, L `e il massimo dei minoranti di A se e solo se L + per ogni > 0 non `e
un minorante di A, ovvero se e solo se:
> 0 n N tale che sup
m n
a
m
< L+ > 0 n Nn n si ha a
n
< L+.

Per il limite inferiore si ha unanaloga caratterizzazione che riportiamo senza


prova.
Proposizione 4.4. Sia (a
n
)
nN
una successione reale e sia L R. Allora sono
equivalenti le seguenti aermazioni (A) e (B):
(A) L = liminf
n
a
n
;
(B) Valgono le aermazioni i) e ii):
i) Per ogni > 0 e per ogni n N esiste n n tale che a
n
< L + ;
ii) Per ogni > 0 esiste n N tale che per ogni n n si ha a
n
> L .
La prova `e omessa.
Chiaramente, vale la disuguaglianza
liminf
n
a
n
limsup
n
a
n
.
Se si ha unuguaglianza allora esiste il limite della successione (a
n
)
nN
.
Corollario 4.5. Sia (a
n
)
nN
una successione reale. Allora il limite
L = lim
n
a
n
esiste (nito o innito) se e solo se
liminf
n
a
n
= limsup
n
a
n
= L.
Dim. Quando L `e nito, la dimostrazione segue dallaermazione ii) della Propo-
sizione 4.3 insieme allaermazione ii) della Proposizione 4.4. Quando L = oppure
L = la dimostrazione `e lasciata al lettore.

Proposizione 4.6. Siano (a


n
)
nN
e (b
n
)
nN
successioni reali. Valgono le seguenti
disuguaglianze:
liminf
n
(a
n
+ b
n
) liminf
n
a
n
+ liminf
n
b
n
,
limsup
n
(a
n
+ b
n
) limsup
n
a
n
+ limsup
n
b
n
.
Le disuguaglianze possono essere strette.
Dim. La prova segue passando al limite per n nelle disuguaglianze
inf
mn
(a
m
+ b
m
) inf
mn
a
m
+ inf
mn
b
m
,
sup
mn
(a
m
+ b
m
) sup
mn
a
m
+ sup
mn
b
m
.

5. ESERCIZI 39
Esempio 4.7. Si consideri la successione (a
n
)
nN
cos` denita
a
n
=
n
2
cos(n)
n
2
+ 1
.
Proviamo che
liminf
n
a
n
= 1, limsup
n
a
n
= 1.
Partiamo dal limite superiore. Chiaramente, per ogni > 0 e per ogni n N si ha
a
n
1 < 1 + .
Daltra parte, per ogni n N `e possibile trovare n n tale che a
n
> 1 , in quanto
lim
n
a
2n
= lim
n
4n
2
4n
2
+ 1
= 1.
Per il limite inferiore si argomenta in modo analogo. Da un lato si ha a
n
1 > 1
per ogni n N. Inoltre, per ogni n N esiste n n tale che a
n
< 1 + in quanto
lim
n
a
2n+1
= lim
n
(2n + 1)
2
(2n + 1)
2
+ 1
= 1.
5. Esercizi
5.1. Limiti di successione.
Esercizio 5.1. 1) Usando la denizione di limite, vericare che
lim
n
2n
2
+ 3n 4
3n
2
+ 2 cos n
=
2
3
.
2) Usando il teorema sulle operazioni elementari coi limiti, calcolare il valore L
R del seguente limite:
L = lim
n
_
n

n
2
n
_
.
Vericare la correttezza del risultato utilizzando la denizione.
Esercizio 5.2. Usando la denizione, vericare che
lim
n

e
n/2
+ e
n/2
e
n/4
= 1.
Esercizio 5.3. Calcolare il seguente limite:
lim
n
n

2
n
+ 3
n
.
Esercizio 5.4. Calcolare il seguente limite
lim
n
_
1

n
2
+ 1
+ . . . +
1

n
2
+ n
_
.
Esercizio 5.5. Calcolare i seguenti limiti:
1) lim
n
n
2
3
n
+ n
2
sin(n) + 1
n
3
2
n
+ n
2
+ (1)
n
; 2) lim
n
2n

n!
n
; 3) lim
n
log
4
(n) + narctan(n)
n
2
+ log n
;
4) lim
n
n

n
n+1

n + 1 . . .
2n

2n; 5) lim
n
n
_
n
2
log n + 1/n; 6) lim
n
n

n!.
40 3. SUCCESSIONI REALI E COMPLESSE
Esercizio 5.6. Sia z C un numero complesso e si consideri la successione
complessa (a
n
)
nN
con
a
n
=
_
z
n
+
i
2
_
n
, n N.
Provare che per [z[ < 1 la successione converge e che per [z[ > 1 la successione non
converge.
Esercizio 5.7. Al variare di z C studiare la convergenza della successione
complessa (a
n
)
nN
a
n
=
_
3z
n
+
2ni
3ni + 1
_
n
, n N,
e, quando esiste, calcolarne il limite.
Esercizio 5.8. Al variare di z C studiare la convergenza della successione
complessa (a
n
)
nN
con
a
n
=
1 + iz
n
i +[z[
2n
, n N.
Esercizio 5.9. Al variare dei numeri reali , > 0 studiare la convergenza della
successione reale
a
n
=
2
n

(n!)

, n N.
Esercizio 5.10. Al variare di b R con b > 0, studiare la convergenza della
successione numerica (a
n
)
nN
con
a
n
=
1
b
n
_
2n
n
_
, n N.
Esercizio 5.11. Sia m N con m 1. Calcolare tutti i valori del parametro
R in funzione di m tali che il limite
L = lim
n
n

_
m

n + 1
m

n
_
esista nito e risulti L ,= 0.
Esercizio 5.12. Determinare tutte le coppie di numeri reali x, y R tali che
risulti
lim
n
n
_
x
2n
+ y
4n
= x
2
.
Risposta: x y
2
oppure x y
2
.
Esercizio 5.13. Studiare la convergenza della successione a
n
=
_
2
_
3 . . .

n,
n 2, e della successione a
n
=
_
1!
_
2! . . .

n!, n 1.
5. ESERCIZI 41
Esercizio 5.14 (Fattoriale ed n
n
). Vericare che
lim
n
n!
n
n
= 0.
Esercizio 5.15. Sia (a
n
)
nN
una successione reale positiva, a
n
> 0 per ogni n N.
Supponiamo che esista nito
L = lim
n
a
n+1
a
n
.
Provare allora che anche lim
n
n

a
n
= L.
Esercizio 5.16. Al variare del parametro reale > 0 calcolare il seguente limite
lim
n
log n!
n

.
Esercizio 5.17. Provare il seguente teorema. Data una successione reale (a
n
)
nN
,
sono equivalenti le seguenti due aermazioni:
(A) La successione (a
n
)
nN
converge (ad un limite nito);
(B) Esiste un numero L R con questa propriet` a: ogni sottosuccessione di
(a
n
)
nN
ha una ulteriore sottosuccessione che converge ad L.
Limplicazione interessante `e (B)(A).
Esercizio 5.18. Risolvendo le forme indeterminate, calcolare i seguenti limiti:
1) lim
n
_
n
2
1
n
2
+ 1
_ n
3
2n+1
; 2) lim
n
_
1 +
1
n
n
_
n!
; 3) lim
n
n
n
+ n! log(n + 1)
2
n
+ (n + 1)
n
.
5.2. Successioni ricorsive.
Esercizio 5.19. Sia a
0
C un numero complesso ssato e deniamo ricorsiva-
mente la successione
a
n+1
=
1
8
_
3a
n
i
_
, n 0.
Provare che la successione (a
n
)
nN
converge in C e calcolarne il limite.
Esercizio 5.20. Sia : R R la funzione (x) = x x
3
. Assegnato a
0
R,
deniamo la successione (a
n
)
nN
in modo ricorsivo tramite la relazione
a
n+1
= (a
n
), n N.
1) Provare che se a
0
[1, 1] la successione (a
n
)
nN
converge e calcolarne il limite.
2) Provare che la successione converge se e solo se [a
0
[ <

2.
Esercizio 5.21. Siano > 0 e a
0
0. Deniamo in modo ricorsivo la succes-
sione
a
n+1
=
a
2
n
1 + a
2
n
, n 0.
Discutere al variare di > 0 e a
0
0 la convergenza della successione (a
n
)
nN
e, se
esiste, calcolarne il limite. Studiare prima il caso 0 < < 2, poi il caso = 2 e inne
> 2.
42 3. SUCCESSIONI REALI E COMPLESSE
Esercizio 5.22. Siano a
0
, a
1
> 0 e per n 1 si denisca in modo ricorsivo
a
n+1
=

a
n
+

a
n1
.
i) Supponendo che a
n+1
2 provare che

a
n+1
2

a
n
2[ +[

a
n1
2[
2 +

2
.
ii) Calcolare il limite lim
n
a
n
.
Esercizio 5.23. Sia 0 < x
0
< e per n 1 sia x
n
= sin x
n1
. Calcolare il limite
lim
n
_
n
3
x
n
.
Risposta: 1.
Esercizio 5.24. Sia (a
n
)
nN
la successione denita ricorsivamente nel seguente
modo: a
0
(0, 1) `e un numero ssato e a
n+1
= a
n
a
2
n
per n 0.
1) Provare che il limite lim
n
a
n
esiste e calcolarlo.
2) Calcolare il limite lim
n
na
n
.
Esercizio 5.25. 1) Sia a
n
, n 2, la successione denita in modo ricorsivo da
a
2
=

2, a
n+1
= (n + 1)
1
2
n
a
n
, n 2.
Stabilire se la successione (a
n
)
n2
converge.
2) Studiare la convergenza della successione a
n
=
_
1!
_
2! . . .

n!, n 1.
Esercizio 5.26. 1) Siano
0
,
1
, . . . ,
n
1, 0, 1. Provare lidentit` a

0
_
2 +
1
_
2 + . . . +
n

2 = 2 sin
_

4
n

i=0

1
. . .
n
2
i
_
.
2) Sia (a
n
)
nN
la successione denita in modo ricorsivo da a
0
= 0 e a
n+1
= (a
n
+2)
1/2
.
Calcolare il seguente limite
lim
n
2
n
(2 a
n
)
1/2
.
Esercizio 5.27. Provare che la successione (a
n
)
nN
, denita ricorsivamente da
a
1
=

2, a
n+1
= 2
a
n
/2
, n 1,
`e convergente e calcolarne il limite.
5. ESERCIZI 43
5.3. Limiti superiore e inferiore.
Esercizio 5.28. Vericare che
liminf
n

n = 0, limsup
n

n = 1,
dove indica la parte frazionaria.
Esercizio 5.29. Dimostrare che la successione numerica
a
n
=
n
2
cos(n)
n + 1
log
_
n
n + 1
_
, n 1,
non ha limite per n .
Esercizio 5.30. Sia (a
n
)
nN
una successione reale. Provare che
liminf
n
(a
n
) = limsup
n
a
n
,
limsup
n
(a
n
) = liminf
n
a
n
.
Esercizio 5.31. Sia x Q un numero razionale non negativo, x 0. Calcolare
il limite superiore:
L
+
= limsup
n
_
sin
__
1
2
+ nx
_

1
n
_
.
Casa si riesce a dire del limite inferiore?
L

= liminf
n
_
sin
__
1
2
+ nx
_

1
n
_
Esercizio 5.32. Sia x Q un numero tale che x = p/q con p intero dispari e
q 2 intero pari. Calcolare i seguenti
liminf
n

e
2nxi
+ 1

2
e limsup
n

e
2nxi
+ 1

2
.
Esercizio 5.33. Si consideri la successione numerica
a
n
= n! +
(1)
n
n
, n N = 1, 2, . . ..
Al variare del numero razionale x Q calcolare i seguenti
L
+
= limsup
n
nsin
_
xa
n
) e L

= liminf
n
nsin
_
xa
n
).
Esercizio 5.34. Dimostrare che la successione numerica
a
n
=
n
2
cos(n)
n + 1
log
_
n
n + 1
_
, n 1,
non ha limite per n .
44 3. SUCCESSIONI REALI E COMPLESSE
Esercizio 5.35. Siano z, w C due numeri complessi. Calcolare il limite supe-
riore
limsup
n
[z
n
w
n
[
1/n
.
Cosa si riesce a dire sullesistenza del limite?
5.4. Altri esercizi.
Esercizio 5.36. Calcolare i seguenti limiti:
lim
n
1
log n
n

k=1
1
k
, lim
n

j,k>1,j+k=n
1
jk
.
Esercizio 5.37. Sia k > 0. Calcolare il limite lim
n
_
2k
1/n
1
_
n
.
Esercizio 5.38. Sia (a
n
)
nN
una successione reale che verica a
1
> 1 e a
1
+. . . +
a
n1
< a
n
per ogni n 2. Provare che esiste un numero reale q > 1 tale che a
n
> q
n
per ogni n 1.
Esercizio 5.39. Usando il limite
lim
n
_
1 +
1
n
_
n
= e
e le propriet` a elementari dei limiti, vericare che
lim
n
_
1
1
n
_
n
=
1
e
.
Esercizio 5.40. Calcolare il limite lim
n
n
2

k=1
n
n
2
+ k
2
. Risp.:

2
.
Esercizio 5.41. Sia (a
n
)
nN
una successione reale tale che lim
n
a
n
n

j=1
a
2
j
= 1.
Provare che lim
n
(3a
n
)
1
3
a
n
= 1.
Esercizio 5.42. Provare che lim
n
nsin(2n!e) = 2.
Esercizio 5.43. Sia (a
n
)
nN
una successione positiva, a
n
> 0, convergente ad
L R. Provare che
lim
n
(a
1
a
2
... a
n
)
1/n
= L.
Esercizio 5.44. Calcolare il seguente limite
lim
n
1
n
2
_
2
n

n 1
_
n
.
5. ESERCIZI 45
Esercizio 5.45. Siano a
n
, b
n
> 0, n N, tali che a
n
a > 0 e b
n
b > 0.
Siano p, q > 0 tali che p + q = 1. Calcolare il limite
lim
n
(pa
n
+ qb
n
)
n
.
Esercizio 5.46. Calcolare il seguente limite
lim
n

n
_
1
0
_
1 x
2
)
n
dx.
Esercizio 5.47. Per n N sia a
n
R lunica radice positiva del polinomio
p
n
(x) = x
n
+ x
n1
+ . . . + x 1 nella variabile x R. Provare che la successione
(a
n
)
nN
converge e calcolarne il limite.
Esercizio 5.48. Calcolare il seguente limite
lim
n
(n + 1)
1/2
sup
xR
sin
n
(x) cos(x).
Esercizio 5.49. Calcolare il seguente limite
lim
n
n
2

k=1
n [

k 1]

k +

k 1
.
Esercizio 5.50. Sia

(R) linsieme di tutte le successioni reali limitate:

(R) =
_
(a
n
)
nN
successione in R limitata
_
.
Nel seguito indichiamo con x = (a
n
)
nN
un generico elemento di

(R).
1) Vericare che

(R) `e uno spazio vettoriale reale con le usuali operazioni di


somma e moltiplicazione scalare per le successioni.
2) Vericare che la funzione | |

(R) R cos` denita


|x|

= sup
_
[a
n
[ R : n N
_
denisce una norma.
3) Vericare che la funzione d

(R)

(R) [0, ) cos` denita


d

(x, y) = |x y|

`e una distanza su

(R).
CHAPTER 4
Serie reali e complesse
1. Serie numeriche. Denizioni
Sia (a
n
)
nN
una succesione reale ocomplessa. Vogliamo denire, quando possibile,
la somma di tutti gli a
n
al variare di n N. Tale somma di inniti termini si indica
con il seguente simbolo:
(1.6)

n=0
a
n
.
Con tale notazione si vuole indicare un numero reale o complesso. Chiameremo
unespressione come in (1.6) una serie reale (risp. complessa).
Formiamo la successione delle somme parziali
s
n
=
n

k=0
a
k
= a
0
+ . . . + a
n
, n N.
La successione (s
n
)
nN
pu` o convergere in R o C, oppure pu`o non convergere. Nel caso
reale la successione (s
n
)
nN
pu` o divergere a o .
Definizione 1.1. i) Se la successione delle somme parziali (s
n
)
nN
converge ad
un numero s R oppure s C, poniamo

n=0
a
n
= s,
e diremo che la serie converge ed ha come somma s.
ii) Nel caso reale, se la successione delle somme parziali (s
n
)
nN
diverge a o
, diremo che la serie diverge a o e scriveremo

n=0
a
n
= .
iii) Se la successione delle somme parziali (s
n
)
nN
non ha limite in R o C, e nel
caso reale non diverge n`e a n`e a , diremo che la serie non `e denita.
iv) Il generico addendo a
n
, n N, che appare nella serie (1.6) si dice termine
generale della serie, ed (a
n
)
nN
`e la successione dei termini generali.
Teorema 1.2 (Condizione necessaria di convergenza). Se una serie reale o com-
plessa

n=0
a
n
47
48 4. SERIE REALI E COMPLESSE
converge allora la successione dei termini generali `e innitesima, ovvero
lim
n
a
n
= 0.
Dim. Per ipotesi esiste s R oppure s C tale che
lim
n
s
n
= s.
Dunque, si ha
lim
n
a
n
= lim
n
(s
n
s
n1
) = lim
n
s
n
lim
n
s
n1
= s s = 0.

2. Serie geometrica. Serie telescopiche


2.1. Serie geometrica. Sia z C un numero complesso tale che z ,= 1. Ricor-
diamo la formula per le somme geometriche parziali
n

k=0
z
k
=
1 z
n+1
1 z
, n N.
Se [z[ < 1, allora lim
n
z
n+1
= 0. Se invece [z[ 1 il limite non esiste (o non esiste
nito). Dunque, si ottiene la formula per la serie geometrica

n=0
z
n
=
1
1 z
, z C, [z[ < 1.
Ad esempio, con z = 1/2 si trova la somma della serie geometrica reale di ragione
1/2

n=1
1
2
n
= 1 +

n=0
1
2
n
= 1 +
1
1 1/2
= 1.
2.2. Serie telescopiche. Sia (a
n
)
nN
una successione reale o complessa e formi-
amo la successione delle dierenze b
n
= a
n+1
a
n
, n N. Allora si ha
n

k=0
b
k
=
n

k=0
(a
k+1
a
k
) =
n

k=0
a
k+1

k=0
a
k
= a
n+1
a
0
.
Se la successione (a
n
)
nN
converge ad un limite L, allora la serie con termine generale
b
n
converge e inoltre

n=0
b
n
= L a
0
.
Ad esempio, si trova

n=1
1
n(n + 1)
=

n=1
_
1
n

1
n + 1
_
= lim
n
n

k=0
_
1
k

1
k + 1
_
= lim
n
_
1
1
n + 1
_
= 1.
3. CRITERIO DELLA RADICE E DEL RAPPORTO PER SERIE REALI 49
2.3. Somma di tutti gli 1/n
2
. Vogliamo provare che la serie

n=1
1
n
2
<
converge.
`
E noto che la sua somma `e
2
/6, ma non lo proveremo. Dalle disuguaglianze
n
2
n(n 1)
1
n
2

1
n(n 1)
si ottiene

n=2
1
n
2

n=2
1
n(n 1)
=

n=1
1
n(n + 1)
<
e per confronto la serie in esame converge.
2.4. Somma di tutti gli 1/n. Vogliamo provare che la seguente serie (detta
armonica) diverge a :

n=1
1
n
= .
In eetti, si ha

n=1
1
n
= 1 +
1
2
+
_
1
3
+
1
4
_
+
_
1
5
+
1
6
+
1
7
+
1
8
_
+ . . .
1 +
1
2
+
_
1
4
+
1
4
_
+
_
1
8
+
1
8
+
1
8
+
1
8
_
+ . . .
= 1 +
1
2
+
1
2
+
1
2
+ . . . = ,
e dunque la serie diverge a . Trasformeremo questa idea di dimostrazione in un
criterio generale (Criterio di condensazione di Cauchy).
3. Criterio della radice e del rapporto per serie reali
Se (a
n
)
nN
`e una successione reale non negativa, allora la successione delle somme
parziali
s
n
= a
0
+ a
1
+ . . . + a
n
, n N,
`e monotona crescente e quindi il limite di (s
n
)
nN
esiste sempre, nito oppure .
Teorema 3.1 (Criterio del confronto). Siano (a
n
)
nN
e (b
n
)
nN
successioni reali
tali che 0 a
n
b
n
denitivamente (ovvero per ogni n n per qualche n N).
Allora:
i)

n=0
a
n
=

n=0
b
n
= ;
ii)

n=0
b
n
<

n=0
a
n
< .
50 4. SERIE REALI E COMPLESSE
Dim. Senza perdere di generalit` a supponiamo che 0 a
n
b
n
per ogni n N.
Le somme parziali
s
n
= a
0
+ a
1
+ . . . + a
n

n
= b
0
+ b
1
+ . . . + b
n
vericano s
n

n
per ogni n N ed inoltre convergono perch`e sono monotone
crescenti. Dunque si ha
lim
n
s
n
lim
n

n
,
da cui si ottengono le conclusioni i) e ii).

Teorema 3.2 (Criterio della radice). Sia (a


n
)
nN
una successione reale non nega-
tiva, a
n
0 per ogni n N, e sia
L = limsup
n
n

a
n
.
Allora si hanno i seguenti due casi:
i) Se L < 1 allora la serie converge

n=0
a
n
< .
ii) Se L > 1 allora la serie diverge

n=0
a
n
= . Di pi` u, il termine generale non
`e innitesimo.
Se L = 1 la serie pu` o sia convergere che divergere.
Dim. i) Sia > 0 tale che q = L + < 1. Per la caratterizzazione del limite
superiore, esiste n N tale che
n

a
n
q per ogni n n. Dunque a
n
q
n
per ogni
n n, e quindi

n= n
a
n

n= n
q
n
< .
Per confronto, questo prova la convergenza della serie data.
ii) Sia > 0 tale che q = L > 1. Per la caratterizzazione del limite superiore,
per ogni n N esiste un indice k
n
N tale che k
n
n e
k
n

a
k
n
> q. Inoltre, `e possibile
scegliere la successione (k
n
)
nN
in modo tale che k
n
< k
n+1
. La (sotto)successione
(a
k
n
)
nN
verica
lim
n
a
k
n
= .
Quindi la successione (a
n
)
nN
non `e innitesima, e per la condizione necessaria di
convergenza la serie non converge, e dunque diverge (essendo a termini non negativi).

Teorema 3.3 (Criterio del rapporto). Sia (a


n
)
nN
una successione reale positiva,
a
n
> 0 per ogni n N, e sia L = lim
n
a
n+1
/a
n
. Allora si hanno i seguenti due casi:
i) Se L < 1 allora la serie converge

n=0
a
n
< .
4. CRITERIO DI CONDESAZIONE DI CAUCHY PER SERIE REALI 51
ii) Se L > 1 allora la serie diverge

n=0
a
n
= . Di pi` u, il termine generale
verica
lim
n
a
n
= .
Se L = 1 la serie pu` o sia convergere che divergere.
Dim. i) Esiste > 0 tale che q = L + < 1. Dalla denizione di limite segue che
esiste n N tale che a
n
/a
n1
q per ogni n n. Dunque si ha
a
n
qa
n1
. . . q
n n
a
n
per ogni n n, e pertanto

n= n
a
n
a
n
q
n

n= n
q
n
< .
Per confronto, questo prova la convergenza della serie.
ii) Esiste > 0 tale che q = L > 1, ed esiste n N tale che per ogni n n si
abbia
a
n
qa
n1
. . . q
n n
a
n
.
Questo prova che lim
n
a
n
= e dunque non `e vericata la condizione necessaria di
convergenza e la serie

n=1
a
n
diverge.
4. Criterio di condesazione di Cauchy per serie reali
Teorema 4.1 (Criterio di Cauchy). Sia (a
n
)
nN
una successione non negativa,
monotona decrescente. Allora si ha:

n=1
a
n
<

n=0
2
n
a
2
n < .
Dim. Per n N, n 1, sia i N un indice tale che 2
n1
i 2
n
1. Siccome la
successione (a
n
)
nN
`e monotona decrescente, per tali i si ha a
i
a
2
n1, e sommando
si ottiene
2
n
1

i=2
n1
a
i
a
2
n1(2
n
2
n1
) = 2
n1
a
2
n1.
Sommando ora su n si trova

i=1
a
i
=

n=1
2
n
1

i=2
n1
a
i

n=1
2
n1
a
2
n1.
Se converge la serie a destra, allora per confronto converge anche la serie a sinistra.
Proviamo limplicazione opposta. Se lindice i N verica 2
n1
+ 1 i 2
n
per
qualche n N, allora a
i
a
2
n. Sommando su tali i e poi su n N, si trova

i=2
a
i
=

n=1
2
n

i=2
n1
+1
a
i

1
2

n=1
2
n
a
2
n.
Per confronto, se converge la serie a sinistra, converge anche la serie a destra.
52 4. SERIE REALI E COMPLESSE
Esempio 4.2 (Serie armonica generalizzata). Sia > 0 un parametro reale ssato,
e studiamo la convergenza della serie

n=1
1
n

.
Abbiamo gi`a discusso il caso = 1, 2. La successione a
n
= 1/n

, n 1, `e monotona
decrescente. Esaminiamo la serie

n=1
2
n
a
2
n =

n=1
2
n
(2
n
)

n=1
_
1
2
1
_
n
.
Se > 1 si ha una serie geometrica convergente. Se 0 < 1 la serie diverge.
Dunque, la serie in esame converge se e solo se > 1:

n=1
1
n

< > 1.
Esempio 4.3 (Serie logaritmiche). Sia > 0 un parametro reale ssato, e stu-
diamo la convergenza della serie

n=2
1
nlog

n
.
La successione a
n
= 1/(nlog

n), n 2, `e monotona decrescente. Esaminiamo la


serie

n=1
2
n
a
2
n =

n=1
1
n

log

2
.
Per quanto visto sulla serie armonica generalizzata, la serie in esame converge se e
solo se > 1.
5. Convergenza assoluta di serie reali e complesse
In questa sezione illustriamo il Criterio della convergenza assoluta, che fornisce
una condizione suciente per la convergenza di serie complesse e di serie reali non
necessariamente positive.
Definizione 5.1. Sia (a
n
)
nN
una successione reale o complessa. Diciamo che la
serie

n=1
a
n
converge assolutamente se converge la serie reale

n=1
[a
n
[ < .
Teorema 5.2. Sia (a
n
)
nN
una successione reale o complessa. Se la serie

n=1
a
n
converge assolutamente allora converge anche semplicemente ed inoltre
(5.7)

n=1
a
n

n=1
[a
n
[.
6. CRITERIO DI ABEL-DIRICHLET E CRITERIO DI LEIBNIZ 53
Dim. Iniziamo a considerare il caso in cui (a
n
)
nN
sia una successione reale e
deniamo per ogni n N la parte positiva e la parte negativa della successione nel
seguente modo
a
+
n
= maxa
n
, 0, a

n
= mina
n
, 0.
Le successioni (a
+
n
)
nN
e (a

n
)
nN
vericano le seguenti propriet`a: i) a
+
n
0 e a

n
0;
ii) a
n
= a
+
n
+ a

n
; iii) [a
n
[ = a
+
n
a

n
; iv) a
+
n
, a

n
[a
n
[. Dal teorema del confronto
abbiamo
0

n=1
a
+
n

n=1
[a
n
[ < , 0

n=1
a

n=1
[a
n
[ < .
Dalle identit` a
n

k=1
a
k
=
n

k=1
(a
+
k
+ a

k
) =
n

k=1
a
+
k
+
n

k=1
a

k
segue allora anche lesistenza nita del limite
lim
n
n

k=1
a
k
=

k=1
a
+
k
+

k=1
a

k
.
Inne, dalla disuguaglianza

k=1
a
k

k=1
[a
k
[
segue la tesi (5.7). Questo termina la prova nel caso reale.
Sia ora (a
n
)
nN
una successione complessa e deniamo
n
= Re(a
n
) e
n
= Im(a
n
).
Dalle disuguaglianze [
n
[ [a
n
[ e [
n
[ [a
n
[ deduciamo che le serie reali

n=1

n
e

n=1

n
convergono assolutamente e quindi semplicemente. Converge allora anche la serie

n=1
a
n
=

n=1

n
+ i

n=1

n
.
La prova di (5.7) `e identica al caso reale.
6. Criterio di Abel-Dirichlet e criterio di Leibniz
In questa sezione vogliamo studiare la convergenza di serie reali oscillanti della
forma

n=1
(1)
n
a
n
, a
n
0,
e di serie complesse della forma

n=1
a
n
e
in
, [0, 2).
Partiamo dalla seguente formula di somma per parti.
54 4. SERIE REALI E COMPLESSE
Lemma 6.1. Siano (a
n
)
nN
e (b
n
)
nN
due successioni reali o complesse. Allora per
ogni N N si ha
(6.8)
N

n=1
a
n
b
n
= a
N
B
N

N1

n=1
B
n
(a
n+1
a
n
),
dove abbiamo posto B
n
=
n

k=1
b
k
per n 1 e convenuto che B
0
= 0.
Dim. La verica `e elementare e parte dallidentit`a b
n
= B
n
B
n1
. Si ha
N

n=1
a
n
b
n
=
N

n=1
a
n
(B
n
B
n1
) =
N

n=1
a
n
B
n

n=1
a
n
B
n1
=
N

n=1
a
n
B
n

N1

n=0
a
n+1
B
n
= a
N
B
N

N1

n=1
B
n
(a
n+1
a
n
).

Per analogia con gli integrali potremmo chiamare la successione delle somme
parziali (B
n
)
nN
con B
n
=
n

k=1
b
k
la primitiva della successione (b
n
)
nN
.
Teorema 6.2 (Criterio di AbelDirichlet). Sia (a
n
)
nN
una successione reale de-
crescente e innitesima. Sia (b
n
)
nN
una successione complessa con primitiva limitata:
esiste C > 0 tale che [B
n
[ C per ogni n N. Allora la seguente serie converge

n=1
a
n
b
n
.
Dim. Usando la formula di somma per parti (6.8) si trova
n

k=1
a
k
b
k
= a
n
B
n

n1

k=1
B
k
(a
k+1
a
k
).
Dalla disuguaglianza [a
n
B
n
[ C[a
n
[ segue che
lim
n
a
n
B
n
= 0.
Se proviamo che la serie

k=1
B
k
(a
k+1
a
k
).
converge assolutamente, allora converge anche semplicemente per il teorema sulla
convergenza assoluta. La tesi segue.
6. CRITERIO DI ABEL-DIRICHLET E CRITERIO DI LEIBNIZ 55
Usiamo un argomento di confronto. Usando le propriet` a delle serie telescopiche,
troviamo

k=1
[B
k
(a
k+1
a
k
)[ C

k=1
[a
k+1
a
k
[ = C

k=1
(a
k
a
k+1
) = Ca
1
< .
Per togliere il valore assoluto abbiamo usato il fatto che la successione (a
n
)
nN
`e
decrescente.

Da un esame della dimostrazione precendente `e chiaro che il Teorema 6.2 ha la


seguente variante.
Teorema 6.3. Sia (a
n
)
nN
una successione complessa innitesima tale che

n=1
[a
n+1
a
n
[ < .
Sia (b
n
)
nN
una successione con le stesse propriet` a del Teorema 6.2. Allora la seguente
serie converge

n=1
a
n
b
n
.
Un caso speciale del Teorema 6.2 `e il Criterio di Leibniz.
Teorema 6.4 (Criterio di Leibniz). Sia (a
n
)
nN
una successione reale decrescente
e innitesima. Allora la serie

n=1
(1)
n
a
n
converge.
Dim. La tesi segue dal Teorema 6.2, infatti la successione b
n
= (1)
n
, n N, ha
primitiva limitata:

k=1
(1)
k

1, n N.

Esempio 6.5. Per ogni numero reale 0 < 1 la serie

n=1
(1)
n
n

`e convergente per il Criterio di Leibniz, in quanto la successione a


n
= 1/n

`e decres-
cente ed innitesima. La serie, tuttavia non `e assolutamente convergente, come si
deduce dal Criterio di condensazione di Cauchy.
Esempio 6.6. Per 0 < 1 e [0, 2), studiamo la convergenza della serie
complessa

n=1
e
in
n

n=1
cos(n)
n

+ i

n=1
sin(n)
n

.
56 4. SERIE REALI E COMPLESSE
Per = 0 la serie diverge. Studiamo il caso 0 < < 2. Posto b
n
= e
in
, la
successione delle somme parziali `e
B
n
=
n

k=1
e
ik
=
n

k=1
_
e
i
_
k
=
1 e
i(n+1)
1 e
i
1 =
e
i
e
i(n+1)
1 e
i
,
con formula ben denita per e
i
,= 1. Dunque, per ogni n N si ha
[B
n
[ =

e
i
e
i(n+1)
1 e
i


2
[1 e
i
[
< .
Per il Criterio di Abel-Dirichlet, la serie in esame converge per (0, 2).
7. Esercizi
7.1. Serie geometria e serie telescopiche.
Esercizio 7.1. Calcolare esplicitamente la somma della seguenti serie
i)

n=1
1
n
2
+ 2n
, ii)

n=1
n
2
n
.
Esercizio 7.2. Per 0 r < 1 ed x R calcolare la somma delle seguenti serie

n=1
r
n
sin nx,

n=1
r
n
cos nx,

n=1
r
n
sin nx
n
,

n=1
r
n
cos nx
n
.
7.2. Criteri del confronto, radice, rapporto e condensazione.
Esercizio 7.3. Studiare la convergenza delle seguenti serie numeriche:
i)

n=0
n + e
n
(n + 1)!
; ii)

n=0
4
n
3
n
+ 5
n
; iii)

n=0
(n!)
2
2
n
2
; iv)

n=1

sin(sin n)

n
.
Esercizio 7.4. Studiare la convergenza delle seguenti serie:
i)

n=1
log n
n
2
+ 1
; ii)

n=1
1

nlog(n + 1)
; iii)

n=0
_
x
2n
+[2x[
n
, x R.
Esercizio 7.5. Al variare dei numeri reali a, b > 0 discutere la convergenza delle
serie:
i)

n=1
nlog(1 + a
n
); ii)

n=1
a
n
1 + b
n
; iii)

n=0
a

n
.
Esercizio 7.6. Al variare del numero reale x > 1 discutere la convergenza della
serie

n=1
1
(log x)
log n
.
Esercizio 7.7. Al variare del parametro reale R discutere la convergenza
delle serie:
i)

n=1
1
n

log
_
n
2
+ 1
n
2
_
; ii)

n=1
1
n

1 + n
4
n
2
_
; iii)

n=1
log n
n

+ 1
.
7. ESERCIZI 57
Esercizio 7.8. Discutere la convergenza della serie

n=1
sup
x>0
_
x
1 + x
n
_
n
.
Esercizio 7.9. Provare che la serie

n=2
1
(log n)
log log n
diverge.
Esercizio 7.10. Al variare del numero reale > 0 studiare la convergenza della
serie

n=2
1
(log n!)

.
Esercizio 7.11. Al variare di x R, studiare la convergenza della seguente serie

n=1
2
nx
(n + 1)
n+2
(n + 3)!
.

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