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RELAZIONE TECNOLOGIE DEI MEDIA

Piovoso Luisa

Argomento:
Papert S.

"E io penso che il miglior modo per farlo è quello di creare, all'interno delle scuole, delle situazioni in cui i ragazzi
seguono le loro passioni col cuore, portano avanti progetti a cui sono veramente interessati, fanno scoperte prendendo
da Internet le informazioni di cui hanno bisogno, lavorano insieme, realizzano cose difficili. L'insegnante li consiglia, li
guida"

TESTO DELLA RELAZIONE

Secondo Papert, il processo di apprendimento è un processo di costruzione di rappresentazioni più o meno corrette e
funzionali del mondo con cui si interagisce. Rispetto al costruttivismo, il costruzionismo introduce il concetto di
artefatti cognitivi, ovvero oggetti e dispositivi che facilitano lo sviluppo di specifici apprendimenti.
L'essere umano, a prescindere dall'età, ha bisogno di avere a disposizione materiali concreti affinché la conoscenza
acquisita sia tanto più vicina alla realtà.
Papert parte dall'osservazione di attività di alcune civiltà africane in cui i bambini costruivano case in scala o manufatti
in giunco. Secondo Papert, la mente ha bisogno di materiali da costruzione appropriati, esattamente come un
costruttore: il prodotto concreto può essere mostrato, discusso, esaminato, sondato e ammirato.
La lentezza dello sviluppo di un particolare concetto da parte del bambino non è dovuta alla maggiore complessità o
formalità, ma alla povertà della cultura di quei materiali che renderebbero il concetto semplice e concreto. Il bambino
apprende così con l'aiuto di artefatti cognitivi. In particolare, Papert sostiene l'uso del computer come supporto
all'istruzione e ambiente d'apprendimento che aiuta a costruirsi nuove idee. Il computer viene così usato come macchina
per simulare. Realizza anche il LOGO, un programma di computer per bambini delle scuole elementari, dimostrando tra
l'altro l'utilità del computer come supporto per l'apprendimento anche per i più piccoli. LOGO è, infatti, uno strumento
che consente ai bambini di utilizzare il computer per fare qualsiasi cosa vogliano fare: della musica, dell'arte,dei giochi,
delle ricerche storiche. È un modo per dare ai bambini, e anche a chiunque altro, agli adulti come ai bambini, il
controllo del computer.
In quest'ambiente, il docente si trasforma in animatore della comunità, promotore di attività in cui i bambini progettano
e imparano esplicitando e discutendo teorie sul mondo con cui interagiscono.
La classe funziona come comunità di pratiche scientifiche in cui i bambini comunicano e condividono le loro idee,
giuste o sbagliate che siano. Si discute ed ognuno apprende dall'altro.
Le idee proposte possono essere valide, altre un po' meno, ma comunque tutti gli allievi partono da uno stesso piano:
ogni idea ha la stessa dignità.
Nelle didattiche proposte da Papert, ha grande importanza la gestione dell'errore: la sua idea è che l'unico modo per
imparare in modo significativo sia quello di prendere coscienza dei propri errori. Compito dell'insegnante è quindi
anche quello di guidare il bambino nel caso di errore.
Adesso i ragazzi non hanno più bisogno di acquisire nozioni e con la moderna tecnologia dell'informazione possono
imparare molto di più “facendo”; possono imparare facendo ricerca da soli, scoprendo da soli.
Il ruolo dell'insegnante non è quello di fornire tutte le parti della conoscenza ma di fare da guida, di gestire le situazioni
molto difficili, di stimolare il ragazzo, di dare consigli. Ma questa è un'immagine della scuola del tutto diversa da quella
che viene ancora praticata. PAPERT pensa che il vero problema sia come agiamo oggi avendo in mente questa
prospettiva a lungo termine, perché non possiamo cambiare la scuola dall'oggi al domani, non si può realizzare un
megacambiamento da subito; si possono solo fare piccoli cambiamenti per volta come nella logica dei piccoli passi.
Ma dobbiamo smettere di pensare che questi piccoli cambiamenti facciano fare pochi progressi al sistema così come lo
conosciamo. Bisogna pensare ai piccoli cambiamenti come passi verso il grande cambiamento che avverrà. Dobbiamo
sapere in che direzione stiamo andando e poi come preparare il cambiamento. Papert in una sua intervista dice:
Io penso che il miglior modo per farlo è quello di creare, all'interno delle scuole, delle situazioni in cui i ragazzi
seguono le loro passioni col cuore, portano avanti progetti a cui sono veramente interessati, fanno scoperte
prendendo da Internet le informazioni di cui hanno bisogno, lavorano insieme, realizzano cose difficili.
L'insegnante li consiglia, li guida. E, quindi, l'insegnante deve abituarsi all'idea di rispettare gli alunni in quanto
persone che imparano, di riconoscere che essi producono le loro stesse conoscenze, che la vecchia aspirazione che
molti pedagoghi avevano avuto che i ragazzi possano imparare sperimentalmente facendo cose che per loro sono
veramente importanti è veramente possibile.
Queste affermazioni ci fanno sognare e ci fanno credere che i nostri alunni da oggi in poi possono realizzare un grande
obiettivo metacognitivo “Imparare ad imparare”per sapersi adattare alle difficoltà e alle sfide delle nuove scoperte e
accrescere nell’individuo il sentimeno di autoefficacia e di autostima e diventare resilienti.Ma ,per questo è necessario
formare tutto il personale docente in modo qualificato, come è successo a me attraverso la formazione ( vedi Qualità
D’aula sul sito Polo Qualità CSA di Napoli )
E’ interessante riflettere anche sull’incontro di Papert con Feuerstein: essi hanno un riferimento congiunto e una
convinzione che nasce dall’esperienza dell’insegnamento mediato,ispirato proprio al metodo di Feuerstein, per introdurre
nella scuola le Nuove Tecnologie secondo le teorie di Papert. Apparentemente una contraddizione. L’uno, Papert, si associa
all’impiego del computer per insegnare, l’altro, Feuerstein, introduce l’insegnamento mediato, e nella scuola italiana è noto
specialmente per l’applicazione sui bambini Down. Ed invece l’esperienza di applicazione in classe di un approccio didattico
ispirato ad entrambi questi maestri è stata estremamente bello; da proporre e consigliare agli insegnanti che vogliano provare
un’esperienza soddisfacente coi propri alunni, tutti! Il perché, in parte, sta nel fatto che proprio Feuerstein si concentra sul concetto di
Potenziale cognitivo che è in ciascuno di noi, bambino o adulto impegnato ad apprendere. Le ICT contribuiscono enormemente ad
aumentare le conoscenze perché sono alla portata di tutti e contribuiscono molto alla formazione del cittadino,ma con l’introduzione
dell’insegnante mediatore ,opportunamente formato, si mira a trasmettere schemi di apprendimento e modelli di comportamento per
meglio utilizzare le conoscenze del mondo digitale.
Rimane un annoso enigma che pongono molti educatori che affrontano l’eccessivo attaccamento ai media,cioè quali possono essere
le insidie dei media nello sviluppo cognitivo e affettivo del soggetto?

Internet sta conoscendo un'evoluzione incredibile, ha raggiunto come Web 2 una maggiore interattività e socialità..Il Web odierno
pullula di blog, se ne contano ormai nel mondo oltre 50 milioni. Sono una sorta di diario online, una piattaforma facile da utilizzare
anche da chi non ha dimestichezza con la tecnologia. Tramite i blog chiunque può esprimere pensieri, idee e punti di vista e
pubblicare scritti di vario genere, commentati poi dai lettori. Alcuni di questi diari hanno avuto un tale successo, anche in Italia, da
portare i loro curatori alla ribalta delle cronache.Attraverso social-network come YouTube e MySpace milioni di persone, per lo più
giovani e giovanissimi, pubblicano i loro profili, le loro pagine Web personali, i loro video.
In Italia e nel mondo stiamo assistendo al successo esplosivo di Facebook, un sito nato per rimettere in contatto vecchi compagni di
scuola, che si è rivelato invece uno strumento duttile, dalle potenzialità ancora inesplorate, molto utile, oltre che per favorire la
socializzazione di giovani ed adolescenti, anche per sostenere iniziative politiche, culturali e umanitarie.
Fondata da Jimmy Wales, Wikipedia è un'enciclopedia che ha soppiantato tutte le altre enciclopedie cartacee, anche le più
prestigiose.
Io credo si tratti di un mutamento positivo, che genererà molti altri cambiamenti a catena nella società del futuro.Evitando la
separazione netta fra produttore e consumatore, artista e pubblico, scrittore e lettore, esperto e dilettante, professore e studente, la
nuova rivoluzione internettiana apre nuovi spazi di libertà e di democrazia. Lo scambio di idee, la varietà, la concorrenza,
l'espressione facilitata persino dell'antagonismo e del dissenso possono contribuire a sviluppare una società più ricca e più giusta.

Già però si levano, soprattutto da parte degli esponenti dei media tradizionali, proteste e perplessità.
Si dice che il Web 2.0 stia mettendo in difficoltà i grandi giornali, le televisioni, le pop-star, insomma l'establishment dell'industria
della cultura, dello spettacolo e dell'intrattenimento.
Si lamenta che molti giornalisti, redattori, musicisti ed esperti vari stiano perdendo il proprio posto di lavoro o riducendo
drasticamente i propri guadagni.
Le chat sono un pericolo per gli utenti più piccoli, alla mercé di adescatori e psicopatici, mentre i motori di ricerca, sempre più
sofisticati, rappresentano un attentato alla nostra privacy.
Il Web 2.0 fornisce informazioni anche inaffidabili e sembra incoraggiare, per alcuni , il narcisismo più esibizionista, il
pressappochismo, persino la peggiore stupidità e la violenza di individui isolati e delle masse.
Non a caso, - sostengono i censori delle nuove tecnologie -, i più ripugnanti atti di bullismo, filmati col telefonino, finiscono poi su
YouTube o su qualche altro social-network simile, anzi proprio la possibilità di pubblicizzare le proprie azioni violente e insensate
sembra la molla principale a compierle.
C'è senz'altro del vero in tutte queste critiche e recriminazioni, ma c'è soprattutto dell'esagerazione. Personalmente penso che il
cambiamento generi insicurezza e che faccia paura soprattutto a coloro che fino a ieri godevano di privilegi indiscussi. È possibile
che molti di coloro che oggi sono investiti di prestigio e autorità escano ridimensionati dalla rivoluzione epocale che stiamo vivendo.
Sicuramente i prossimi anni vedranno una competizione economica sempre più serrata che selezionerà fatalmente anche su Internet i
più forti, sperando anche che siano coloro che sanno produrre i contenuti migliori.

Nel frattempo molti utili correttivi possono esser introdotti a salvaguardia del diritto d'autore e della sicurezza dei più piccoli, per i
quali, d'altra parte, già esistono dei filtri protettivi della navigazione. Internet abbisogna di una legislazione al passo con i tempi, che
crei poche regole chiare che non intacchino la carica innovativa del nuovo mezzo.

D'altronde, l'industria culturale mi sembra aver già trovato dei nuovi business capaci di compensare, almeno parzialmente, le perdite
attuali generate dal download indiscriminato di canzoni, film e libri, effettuato principalmente tramite i programmi di file sharing.
È infatti vero che forse mai come oggi cantanti, attori e registi hanno goduto però , grazie alla Rete, di una così vasta popolarità. E
mai gli autori hanno venduto un numero così elevato di libri. La popolarità, infine, porta denaro, attraverso passaggi televisivi, nuovi
contratti e scritture e vendita di gadget (magliette, suonerie, videogame), ispirati a personalità o opere di successo.
Certo, si tratta di un mondo nuovo, che dispiacerà ai conservatori, ai pigri, ai tradizionalisti, ai laudatori del tempo passato, ma le
società aperte hanno sempre amato la libertà di espressione, l'inquietudine e la turbolenza.

Nessuno può escludere che dall'universo dilettantesco della Rete non possano emergere, grazie alle maggiori opportunità offerte,
nuove personalità creative, nuovi talenti innovatori. Non dimentichiamo che uno scrittore di successo, molto bravo, come Roberto
Saviano, tanto amato dai giovani, ha esordito scrivendo su un blog letterario. E così molti altri nuovi autori, che sul Web hanno
pubblicato in anteprima i propri scritti.

Su questo principio ,credo, si fondano le possibilità che hanno tutti i fruitori dei media di poter utilizzare in futuro un mezzo utile e
divulgativo delle proprie idee. Conoscere i media fin dall’epoca della prima infanzia con una appropriata mediazione educativa nella
scuola e in famiglia ,può inserire i futuri cittadini nel sistema globale e multimediale riconoscendo vantaggi e svantaggi, sapendoli
gestire per ottenere il meglio possibile dalle moderne tecnologie .

"Il monopolio delle conoscenze è una tassazione sugli uomini attivi, per il mantenimento dell'indolenza, se non delle ruberie,
degli uomini inattivi".

Non lo sostiene un hacker infatuato delle nuove tecnologie, ma lo sosteneva un compassato quanto grande filosofo dell'Ottocento:
John Stuart Mill.

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