dappello di Cagliari, nel rispetto del- la normativa vigente, ha dichiarato lin- validit del referendum sulla legge re- gionale statutaria per il mancato rag- giungimento del quorum, ha chiuso un capitolo del tormentone che, per ol- tre un anno, ha letteralmente squassato la politica regionale, impedendo la pro- mulgazione di una legge di fondamen- tale importanza che, dopo mesi di lavo- ro, era stata approvata a maggioranza dal Consiglio regionale. Peraltro, stan- do ai bellicosi messaggi inviati al Presi- dente Soru da alcuni esponenti del Comitato del no, tutto fa pensare che la guerra continui. Il principale cavallo di battaglia dei referendari costituito dalla seconda parte del 4 comma dellart.15 dello Statuto regionale, secondo cui la legge sottoposta a referendum non promul- gata se non approvata dalla maggio- ranza dei voti validi. I referendari non considerano, peraltro, che la prima parte dello stesso comma 4 stabilisce che la disciplina del referendum regio- nale prevista da apposita legge regio- nale e che questultima (L.r. n.21/2002) dispone, allart. !5, che allo svolgimento del referendum si applica, fra laltro, lart.14 della L.r. n.20/1957, secondo cui la Corte dappello dichia- ra non valido il referendum se non vi ha partecipato almeno un terzo degli eletto- ri. Il che quanto avvenuto nel caso in esame in cui la Corte dappello ha fi- nito per prendere atto della normativa vigente dichiarando non valido il refe- rendum appunto per il mancato rag- giungimento del quorum. Altro argo- mento dei referendari che la legge n.21/2002 prevede e disciplina (al- lart.12) la promulgazione della legge statutaria solo per lipotesi in cui il re- ferendum abbia avuto esito favorevole, mentre nulla stabilisce per lipotesi in cui non sia stato raggiunto il quorum. Premesso che la legge in questione non certo un modello di tecnica legi- slativa, la lacuna pare del tutto irrile- vante. E infatti evidente che lipotesi del mancato raggiungimento del quo- rum, costituendo il presupposto per la validit del referendum, sta a monte ri- spetto allipotesi della prevalenza dei si rispetto ai no disciplinata dallart.12, che ha, appunto, come presupposto laccertamento della validit del refe- rendum. Con la conseguenza che, una volta che non risulti raggiunto il quo- rum e il referendum risulti non valido, deve ritenersi del tutto superfluo, per- ch giuridicamente irrilevante, proce- dere al conteggio dei si e dei no. Del resto lipotesi dellinvalidit del referendum determinata dal mancato raggiungimento del quorum non deve ritenersi qualcosa di stravagante o, peg- gio, un corpo estraneo rispetto alla leg- ge n.21. Costituisce, infatti, una ipotesi del tutto analoga alla dichiarazione di illegittimit del referendum prevista dallart. 8 della legge n.21, che, una vol- ta accertata, ha come conseguenza lob- bligo di promulgare la legge. Sia nellu- na che nellaltra ipotesi, si , infatti, di fronte ad un vizio che mina alla base il procedimento referendario e che, in quanto tale, determina il consolida- mento della legge statutaria che, con il ricorso al referendum, si intendeva far cadere. A questo punto, come ha gi anticipato lassessore Massimo Dadea, la cui seriet e operosit dovrebbe esse- re un esempio per il mondo politico sardo, la promulgazione della legge un passaggio obbligato. Ci che, invece sarebbe auspicabile che gli esponenti del fronte del no o, quanto meno, quelli fra costoro che hanno combattuto in buona fede la lo- ro battaglia, prendano atto della situa- zione e, anzich proseguire in una guerra lacerante e rovinosa, che non pu portare da nessuna parte (ove, in- fatti, la legge dovesse essere abrogata continuerebbe ad essere applicata la legge nazionale che attribuisce al Presi- dente maggiori poteri di quella su cui si discute), pongano le loro capacit e competenze a disposizione per miglio- rare la legge seguendo i canali normali del Consiglio regionale. Carlo Dore A ll'opera ci sono le commissioni, so- prattutto quella sul bilancio alle prese con l'assestamento dopo la sentenza della Consulta sulle entrate future. Per il resto, in Consiglio regio- nale non muove foglia: dei lavori in au- la non c' traccia; della discussione sui consorzi industriali, uno dei nodi fon- damentali della legislatura, non si par- la pi; prima convocazione utile: mar- ted prossimo. La pagina del sito inter- net dedicata aggiornata al 9 maggio. E i mesi inattivit diventano pra- ticamente quattro. Da marzo a tutto giugno solo tre leggi approvate: quella sui consorzi di bonifica, arrivata per la prima volta negli uffici di via Roma tre anni fa. Poi quelle, sacrosante, che isti- tuiscono la consulta sulla disabilit e gli aiuti ai familiari delle vittime di in- cidenti sul lavoro. Tutto per la modica cifra di 8 milioni al mese: perch se l'as- semblea ferma, tutto il resto si muo- ve. E costa. Neanche un mese fa aveva- mo dedicato la prima pagina del gior- nale al Consiglio in ferie, dorme da tre mesi. C'erano state reazioni stizzite, ac- cuse di qualunquismo. L'unica reazio- ne dignitosa sarebbe stato uno scatto dell'assemblea, una risposta con azioni concrete alle contestazioni documenta- te di un'inerzia vergognosa con le in- dennit mensilI da ventimila euro. Tut- to continuato come prima, anche peggio. Un'assemblea-fantasma, che tra poco finger attivivismo in qualche se- duta occasionale, con grida e insulti per coprire il vuoto operativo. Un Consi- glio di nullafacenti, di fannulloni con- clamati: altro che gli statali nel mirino. Ne ha dovuto prenedere atto e pa- ciosamente contestarlo perfino il presi- dente dei poltronisti, Giacomo Spissu. Nei giorni scorsi, dopo la presa di posi- zione del capogruppo di Forza Italia Giorgio La Spisa e di quello di Rifonda- zione Luciano Uras, il presidente del Consiglio ha scritto a tutti i capigruppo e ai presidenti delle commissioni consi- liari per chiedere maggiore solerzia nel lavoro. Troppa grazia, lo avevamo scritto a met giugno. Allora il leader dell'Udc in via Roma, Roberto Capelli, aveva parlato di assemblea addormen- tata sotto effetto Spissu: quasi natura- le, sottolineava, con il presidente impe- lagato nelle questioni interne al Partito democratico. Ma sia ben chiaro che non convin- ce il tentativo di attribuire tutta la re- sponsabilit al solo presidente, che pu- re ne ha di decisive. E' uno dei punti fermi nei ragionamenti dell'opposizio- ne: la stasi dei lavori in Consiglio tut- ta legata al gruppo Pd, incapace di tro- vare sintesi al proprio interno e di ri- flesso anche sui temi caldi da affrontare in aula. Una situazione che crea disagio anche negli alleati della maggioranza. L'attenzione, in giugno, era tutta pun- tata sulle amministrative di met me- se: dopo quelle, era l'obiettivo, ripren- deremo il lavoro alla grande, per raffor- zare l'operato della coalizione e rilan- ciarlo in vista delle elezioni del 2009. Di questo passo la pausa estiva vici- na se ne riparler a settembre: quan- do alla Camera sar applicata la propo- sta del presidente Gianfranco Fini per lavorare intensamente tre settimane a Roma e dedicare la quarta alle attivit nei collegi di provenienza. Il contrario della Sardegna: anche in questo, regione autonoma e speciale, specialissima: da buttare. C' del vero in queste accuse: la maggioranza sempre la responsabile principale. Ma cosha fatto e fa l'opposizione, oltre le grida scomposte, le conferenze stampa come una purga a ripetizione inflitte ai di- sgraziati costretti a seguirle per riferir- ne ai cittadini che se ne impippano del tutto? No: sotto accusa c' l'intero Consiglio dei fannulloni, nel quale giusto distinguere tra poltronisti e ono- revoli attivi: ma la condanna ricade ine- vitabilmente sullintero parlamentino senza credibilit e dignit..Basti pensa- re allatteggiamento del centrodestra, tutto complice prech connivente e col- luso nel sabotaggio della riforma dei consorzi industriali, difesi a spada trat- ta perch centri di potere dove anche il Pdl allargato si bagna il becco. Altro che contrapposizione al centrosinistra, a destra sono pappa e ciccia con i finti avversari (almeno una parte) che non vogliono toccare i carrozzoni. E questo vale per mille altri argomenti, senza contare l'ostruzionismo stolido, ad uso mediatico su ogni cosa. Questo un Consiglio non solo incapace e poltroni- sta ma ben consapevole del perch non fa o produce solo sceneggiate per dare segnali di unesistenza altrimenti im- presentabile (A.V.) 2 Venerd 4 Luglio 2008 LAltra Voce SETTIMANALE INDIPENDENTE Direttore responsabile Giorgio Melis Nesos Editoriale Indipendente srl Sede legale: via Molise 6 09127 Cagliari Partita IVa 03062080928 C.C.I.A.A. 2243579 nesos@altravoce.net Redazione Via Pitzolo, 28 09128 Cagliari - Tel. 070 666455 Fax 070 666627 e-mail: redazione@altravoce.net Realizzazione: Prestampa, Quartu S.E. Assemblea di nullafacenti senza credibilit e dignit, tutto fermo tranne le indennit da 20 mila euro al mese La guerra continua? Autolesionismo distruttivo: legge fondamentale rafforzata dalla nullit del referendum Il Consiglio dei poltronisti Da mesi incassa e dorme, anche Spissu segnala lo scandalo C O N S IG L IO IN F E R IE , D O R M E D A 3 M E S I La generosit dei lettori uno stimolo e un aiuto per tenere alta lAltravoce G razie per la sensibilit, la disponibilit, specie il buon cuore di quanti ci stanno mandando i loro contributo per far vive- re lAltravoce con piccoli versamente on line e sul conto ban- cario. Per i prossimi giorni attiveremo anche un conto corren- te postale, come ci stato chiesto da molti lettori. Siamo an- cora lontani da una raccolta sufficiente per portare avanti quei minimi programmi di aggiornamento e miglioramento che ci consentano di proporre unofferta editoriale appetibile anche pubblicitariamente: per integrare le nostre disponibilit oltre la generosit degli amici che hanno concorso dalla prima ora e ai quali ci siamo nuovamente rivolti. I nostri programmi so- no semplici, con qualche ambizione non solo di qualit. Un restyling completo del sito, per fare dellAltravoce un vero e pi completo quotidiano on line, che non sia la semplice proiezione sul web di quelli cartacei, come per i quotidiani sardi. Il rafforzamento del numero di pagine, distribuzione e diffusione del settimanale che stampiamo presso le Grafiche Ghiani, azienda-modello da una settimana ha messo in linea una nuova, modernissima rotativa. Per ora, i versamenti di cui daremo conto la settimana en- trante, vanno indirizzati sul conto di Nesos Editoriale Indi- pendente srl (la societ che pubblica lAltravoce), codice IBAN IT24J0306904800100000013392. Per contribuire onli- ne tramite carta di credito, possibile fare un pagamento si- curo con Paypal. E' sufficiente andare sul sito www.paypal.it, registrarsi gratuitamente e inviare la cifra desiderata a reda- zione@altravoce.net. Ancora grazie a tutti (gm) 3 Venerd 4 Luglio 2008 Statutaria finalmente in vigore Prima delle elezioni una svolta alla Regione e nelle urne, legalit e pulizia Dopo decenni, via norme scandalose cancellate in tutta Italia: persi due anni e un mucchio di soldi pubblici di Giorgio Melis C oshanno capito i sardi di questa Sta- tutaria? Che una roba da azzecca- garbugli, una faccenda senza impor- tanza, un campo di battaglia per esperti di diritto e politici perdigiorno. Grazie anche a tante parte della no- stra grottesca informazione, specie quel- la Zunk-group che spara titoli presunti al fulmicotone, spesso fialette puzzolenti. Di contenuti, di ricadute, di effetti con- creti che interessano la vita della Regio- ne e i sardi, praticamente niente per spie- gare cosa accadr. Neanche ora che la legge sta per essere promulgata dopo la sentenza della Corte dappello di Caglia- ri. Ha dichiarato nullo il grottesco refe- rendum disertato dall85 per cento dei sardi, ai quali stato imposto da un gruppo di consiglieri che hanno fatto spendere alla Regione almeno dieci mi- lioni: per abrogare una legge che era sta- ta approvata (anche da molti dei refen- dari) pochi mesi prima a maggioranza assoluta dallassemblea. Una legge fonda- mentale, che pu finalmente moralizzare gli scandali delle candidature di perso- naggi che abusano di posizioni di potere. Che blocca la crescita abnorme dei con- siglieri (80, contro gli 86 attuali a cresce- re), riduce gli assessori a un massimo di dieci, col 40 per cento di donne. E po- tenzialmente una mezza rivoluzione con effetti pratici importanti. Ma le astiose polemiche si sono concentrate tutte sulla parte formale, sulla pretesa che un refe- rendum cui ha aderito solo il 15 per cen- to dei sardi bastasse a cancellare un prov- vedimento atteso da decenni, sul quale il Consiglio regionale ha lavorato per un anno, approvandolo a maggioranza as- soluta. Il tormentone alla fine. La leg- ge sar promulgata a breve scadenza, an- che se ci sono gli irriducibili che voglio- no continuare la guerra, rilanciando la palla alla Corte costituzionale. E possibi- le ma intanto la legge entrer in vigore e sar operativa prima delle prossime ele- zioni: con effetti salutari sulla moralit delle candidature ed eleggibilit, spaz- zando via abusi impossibili in campo na- zionale e nelle regioni ordinarie. Sprecato un anno di tempo, gettato al vento un mucchio di soldi nostri (die- ci milioni per il solo referendum diserta- to dall85 dei sardi nonostante la gran- cassa mediatica in favore dei golpisti (il fronte del No equiparava la legge a un colpo di Sta(tu)to, bloccato il processo riformatore ulteriore, intasate la Corte Costituzionale e la Corte dappello di Cagliari: per la seconda volta si dovuta occupare della questione dopo essere sta- ta bruscamente richiamata allordine dalla Consulta. Soprattutto, senza quasi parlare dei contenuti, delle norme rin- viate da decenni che finalmente porte- ranno alla cancellazione di vere immora- lit legalizzate nella corsa al Consiglio re- gionale. Erano norme arretratissime, vergognosamente permissive. Opposte a quelle nazionali, la cui estensione in Sar- degna fu fatta impugnare, purtroppo con successo, trentanni fa da Andrea Raggio in nome delle prerogative del- lautonomia: naturalmente non si legi- fer alcun cambiamento, lasciando in piedi situazioni scandalose. Per questo la Sardegna lunica regione a non aver normato una materia cruciale per la mi- nima parit tra i candidati alle elezioni, una parte dei quali fruiva di condizioni di vantaggio enormi e vergognose. Deci- ne di uffici, enti e aziende regionali, pro- vinciali e comunali il cui titolare fosse in corsa per il Consiglio, per decenni sono stati trasformati in uffici elettorali, spes- so con indecoroso voto di scambio pale- se, a spese di tutti e in danno di molti. Ora questo schifo sparir, cos come sar bloccato a 80 il numero, gi enorme, dei consiglieri ed garantita ope legis, non per benevolenza, la quota del 40 per cen- to di donne assessore, applicato da Soru fin dallinizio dela legislatura. Referendari-golpisti zitti e tramortiti, insiste solo il grillo parlante Pubusa: non neanche costituzionalista Quel che pi interessante, in questo epilogo (se non ci sar un'altra puntata) il silenzio del golpisti, quelli veri. I 19 consiglieri regionali che hanno imposto il costoso e disastroso referendum dopo che molti di loro avevano detto di s a una legge fondamentale. Dovrebbero rispondere per il danno fatto alla comunit, grazie alla firmetta messa magari dopo la fatica di aver in- cassato i ventimila euro di appannaggio mensile. Non parla nessuno o quasi. Non Maninchedda, ormai ben deciso cercare alloggio col Psdaz nella destra, come ha fatto a Macomer, nella speranza di un avventurosa rielezione: stavolta senza i voti di Soru, che nel 2004 lo aveva tratto dal buco nero in cui lo aveva scaraventa- to, liberandosene ed espellendolo dalla politica, lex vecchia Dc. Tace Peppino Balia, tra i libertadores pi accesi. Ora pensa a mantenere la se- greteria dello Sdi per poter controllare le scelte e elettorali e le candidature: con- fermato alla guida del partito bench le norme congressuali vietino espressa- mente la figura del segretario- consiglie- re. Grande tempra di legalitari anti-gol- pisti. Tuona solo il querulo Andrea Pubu- sa, professore, avvocato, ex consigliere re- gionale, ex cda della Fondazione Banco di Sardegna. Che dice il grillo parlante Pubusa? Si pu tornare alla Consulta che magari dar luce verde (tante altre Statu- tarie sono state approvate e non ne risul- ta alcuna contestata, bench quasi iden- tiche a quella sarda), Berlusconi non im- pugner la legge ma Soru - dixit grillo- sgridante - non pu promulgare o guai a lui. Ora dice: meglio tornare in Consi- glio, cercare un testo condiviso. Con lui e i suoi moderati amici del colpo di Sta(tu)to? Una soluzione per- fetta. Si torna nel Consiglio dei fannullo- ni, dove regnano larmonia e lalacrit, e il nuovo testo sar pronto in un amen: massimo nel 2015, come le norme su in- compatibilit e ineleggibilit mai fatte anche quando tra i legislatori figurava pure Pubusa: in quegli anni, ascendeva alla cattedra a Scienze politiche. Ma di diritto amministrativo, mica costituzio- nale, Invece lui continua a parlare come fosse la bocca della verit costituzionale. Qualcuno induca il presidente Bile a in- sediarlo come sua fonte primaria, con- sulente per pareri decisivi sui temi costi- tuzionali. Ha proprio stufato, questo begare di azzeccagarbugli oltre i contenuti, fatta solo in odio personale a Soru ma facen- do perdere un fracco di soldi ai sardi e ri- tardando norme sacrosante alcune, altre opinabili che potranno comunque esse- re modificate. Ora Renato Soru potr-dovr pro- mulgare e rendere operativa la legge che, come detto, comporter una nuova or- ganizzazione e articolazione del potere regionale e fisser paletti rigidi contro la commistione Regione-urne (incompati- bili-ineleggibili i funzionario pubblici e i presidenti e direttori di enti e aziende se non si sono dimessi prima di sei mesi del voto: finora facevano campagna elettora- le dalla plancia di comando trasformata in ufficio elettorale). LUnione Sarda ko oscura e censura do- po aver alzato le barricate Laltro fronte del silenzio LUnione Sarda, lorgano dei referendari-anti-gol- pisti, quello che annunciava la disfatta della legge e la vittoria del referendum con ben il 9 per cento a favore, il 6 con- tro e l85 per cento che aveva mandato i i libertadores in copertura di norme inde- centi. Il giornale era rimasto basito quando, un mese fa, la Consulta aveva capovolto la valutazione della Corte dappello: niente in prima pagina, un ta- glio allinterno: sciocchezze trascurabili dopo aver fatto campagna scatenata per mesi. A maggior ragione, neanche un cenno adesso in prima pagina e per li- neffabile Video-Bugiardina era la sesta o settima notizia del giorno: la prima del Tg3 e degli altri giornali. Tutto regolare come sempre. La settimana scorsa lUnione ha oscurato la protesta con occupazione e sciopero della fame degli operatori del mercato ortofrutticolo di viale Monastir che non possono o non vogliono andare al mercato di Sestu, nato pubblico e poi interamente zunkeddizzato: bench rea- lizzato in gran parte con soldi di tutti. Davanti alla protesta, il fiero Sindaco Floris (ah, La Russa: gli nega le ronde mi- litari a Cagliari!!) non aveva trovato di meglio che triplicare i canoni. Una spin- ta brutale della serie: andatevene a Se- stu, qui non c pi trippa. Di certo avr gradito Zuncheddu, che ha invece disap- provato lultima protesta, sfociata in una proroga. Per punire i reprobi di viale Monastir, LUnione non ha dato una ri- ga sul fatto. Giusto cos: il mercato, bel- lezza. Delle notizie prezzolate, dei giornali- sti in ginocchio davanti al padrone al sindaco suo amico: pi che un giornale, talora un mercatino rionale con i box e le notizie esposte. Questa da illuminare, queste da oscurare, queste da falsificare. Dove Zunk dice e vuole. L a legge Statutaria una legge di autor- ganizzazione e ha carattere sovraordi- nato rispetto alle leggi ordinarie. Da non confondere con lo Statuto, una sorta di costituzione in piccolo: la sua approvazione non ha per bisogno del via libera del parlamento nazionale. Forma di governo della Regione: regola i rapporti tra presidente, consi- glio e giunta. Conferma lelezione diret- ta del presidente della Regione: sono i cittadini e non pi il consiglio regionale a esprimere il capo della giunta, sulla base di un programma che vincola tutti, da presentare allinsediamento della nuova assemblea legislativa. Intanto una novit importante: il numero dei consiglieri bloccato a 80, attualmente sono 86 e a rischio crescita, in propor- zione ridicola rispetto alla popolazione. Il presidente della Giunta nomina e re- voca gli assessori, saranno minimo 8 e massimo 10: un ruolo che prima spet- tava al consiglio. In mano allassemblea la possibilit di censurare un compo- nente della giunta ma non pi quello di sfiduciarlo. C chi vede una spropor- zione di poteri a favore del presidente della Regione, in particolare per il prin- cipio del simul stabunt, simul cadent: se va via il presidente eletto va via anche il consiglio, e viceversa. La censura del consiglio nei confronti del presidente pu sfociare in sfiducia. Sarebbe anche una sorta di suicidio per lassemblea, costretta allo scioglimento: ma nel siste- ma presidenziale diretto la soluzione esattamente quella. Invece il consiglio riveste in pieno la sua funzione fonda- mentale: quella di fare le leggi, di appro- vare i programmi e di esercitare il pote- re regolamentare. chiamato a svolge- re una pi incisiva azione di controllo e di verifica in materia di nomine e di va- lutazione dello stato di attuazione delle leggi e delle politiche pubbliche. Incompatibilit e ineleggibilit alle cariche di presidente, assessori e consi- glieri, con indicazioni pi precise rispet- to a quanto gi stabilito in altre leggi re- gionali. La composizione della giunta, a esempio, dovr garantire la rappresen- tanza di genere per almeno il 40 per cento. Non possono essere eletti presi- dente della Regione i componenti del governo nazionale e i dirigenti generali dello stato; i direttori generali della Re- gione e quelli generali di agenzie statali o regionali; i presidenti e i direttori ge- nerali di enti, consorzi e aziende regio- nali ma anche i presidenti, gli ammini- stratori delegati, i rappresentanti legali e i direttori di societ controllate dalla Regione. Tutte cause di ineleggibilit che so- no rimosse se linteressato si dimette al- meno sei mesi prima della scadenza del- la legislatura. A quelle si aggiungono i presidenti di provincia e i sindaci dei comuni capoluogo di provincia o con oltre 15mila abitanti che volessero di- ventare consiglieri regionali. Vale lo stesso per i direttori generali, ammini- strativi e sanitari delle Asl limitatamen- te ai collegi elettorali che in tutto o in parte ricadano nel territorio della stessa azienda sanitaria: lineleggibilit decade con le dimissioni entro 180 giorni dalla fine della legislatura, mentre per i sinda- ci e presidenti di provincia servono 45 giorni minimo. Tra i motivi di incom- patibilit c il contemporaneo incarico in giunta in un comune di oltre tremila abitanti; quello di amministratore di so- ciet, enti, aziende e istituti (anche di credito) la cui nomina o designazione sia di competenza della regione o di en- ti regionali, ma anche quelli di proprie- tario, socio di controllo o rappresentan- te legali di imprese che siano vincolate con la Regione o suoi organi per con- tratti di opere, di beni e servizi o per concessioni o autorizzazioni ammini- strative, che superino un milione di eu- ro di fatturato annuo. Conflitto di interessi. L'esempio re- centissimo l'acquisto de L'Unit da parte del presidente della Regione Soru. Sarebbe una delle cause indicate dalla Statutaria, che interessa chi ha la pro- priet o il controllo di societ per azioni quotate in mercati regolamentati o di societ che abbiano influenza rilevante nella propriet o nella gestione di reti radiotelevisive o di quotidiani o perio- dici a diffusione nazionale o regionale. Lescamotage, in questo ultimo caso, la stipula di un negozio fiduciario con i re- quisiti stabiliti dalla stessa legge: il con- tratto a favore di terzi sottoscritto a fa- vore della Fondazione. COSA CAMBIA CON LA NUOVA LEGGE Regione, sar moralizzato anche il voto Stop a funzionari pubblici in lista, blocco dei consiglieri a 80 , 40% donne-assessori di Cinzia Isola L' ufficiosit della questione non rende il nucleare meno pericolo- so: la sola idea che ancora una volta la Sardegna sia stata individuata come appetibile terra di conquista da suggellare con una bella centrale atomi- ca basta a far scattare l'allarme. Che poi si (ri)pensi di utilizzarla anche come pattumiera per le scorie prodotte, rende la vicenda ancora pi inquietante e preoccupante. Manca l'ufficialit, ma le indiscrezioni ormai, quelle si, ufficiali, bastano e avanzano a promuovere una legittima e sacrosanta opposizione preventiva. Tanto pi che sul misfatto potrebbe calare il segreto di Stato: il rischio quello di ritrovarsi, a cose fatte, delle pericolose ciminiere ra- dioattive a fumare nell'Isola. Al mo- mento, sono queste le uniche cose cer- te: poco prima delle elezioni politiche l'ex ministro dellambiente Alfonso Pe- coraro Scanio aveva dato notizia dei potenziali siti promossi per accogliere le centrali: Trino (Vercelli), Fossano (Cuneo), Chioggia, Monfalcone, Ra- venna, Caorso (Piacenza),Scarlino (Grosseto), San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), Latina, Garigliano (Caserta), Mola (Bari), Scanzano Jonico (Matera), Palma (Ragusa) e Ter- moli (Campobasso). Tra questi spun- tata pure Oristano: piana di Cirras, per l'esattezza, tra Santa Giusta e Arborea. All'epoca, in pieno clima preelettorale, il Popolo delle libert nego tutto: del re- sto si tratta di un tema particolarmen- te caldo per l'Italia. Tanto da alterare il risultato elettorale. Non dimentichia- molo: nel novembre del 1987 gli italiani bocciarono il nucleare con il referen- dum abrogativo. Con percentuali poco opinabili, intorno all'80%. In quell'an- no, dunque, di fatto stato sancito l'ab- bandono, da parte dell'Italia, del ricorso al nucleare come forma di approvvigio- namento energetico. Quando si dice, la memoria corta. Il ritorno in sella al governo del Cavaliere ha rimesso la volont popola- re nel cassetto: il nucleare serve a garan- tire l'indipendenza energetica, sostiene il centrodestra. Ma garantire a chi? La Sardegna produce energia d'esportazio- ne: perch mai dovrebbe concedere allo Stato l'ennesima servit? La Sardegna, terra del vento e del sole, ha un gover- no impegnato nella promozione delle energie alternative. Per quanto riguarda la produzione energetica, la regione pu vantare un surplus da destinare all'esportazione. Lo confermano i dati fornite per il 2007 da Terna (trasmissione elettricit rete nazionale):la produzione destinata al consumo pari a 13.559,1 gwh, la ri- chiesta si attesta invece sui 12.735gwh. Ambientalisti sul piede di guerra, com'era prevedibile. Ma da un punto di vista strettamente politico la predispo- sizione atomica del governo Berlusco- ni spinge a riconsiderare la vocazione federalista di alcune sue componenti: se vale la logica del federalismo fiscale, dovrebbe valere pure quello nucleare. Ma intanto, per ora, non arrivano n conferme ne smentite ufficiali. A far sentire la propria voce in Parlamento, recentemente, l'ex presidente della re- gione e ora deputato dellItalia dei va- lori Federico Palomba, che ha presen- tato uninterrogazione al ministero per le attivit produttive Claudio Scajola. Per esprimere non solo viva preoccu- pazione, ma per ricordare come la Sardegna in nome della ragion di Stato, abbia gi tollerato l'80% delle basi mi- litari esistenti in Italia. Ha sopportato per questa situazione un carico assai pesante costituito anche da malattie collegabili con la loro presenza di ura- nio impoverito. Poi tutti gli elementi che di fatto sconsigliano l'Isola come candidata naturale per ospitare centra- li nucleari: l'insularit, la distanza, i co- sti per il trasporto. Insomma: vero che il governo intenderebbe installare centrali nucleari in Sardegna?. In atte- sa di risposte certe, c' solo da augurar- si che per il governo Berlusconi non si tratti di silenzio assenso. 4 Venerd 4 Luglio 2008 Una centrale a Oristano e le scorie nel Sulcis: il Governo punta a creare il fatto compiuto S empre la stessa storia: se non ci fosse di mezzo l'istruzione, i tagli alla scuo- la non farebbero pi notizia. Sar con questa speranza che il governo Berlusco- ni ha affilato la scure per l'ennesima ra- zionalizzazionedel settore. Che al di l di un semplice conteggio per far quadra- re il bilancio dello Stato (dietro il dito del calo demografico), di razionale non ha niente. E neppure di ragionevole. Specie nelle piccole realt locali, dove la scuola rischia di scomparire proprio. Tra il 2009 e il 2011 sar attuata una ri- duzione del 10% delle cattedre (87.245 insegnanti) e il 17% del personale tecni- co delle scuole (42.500). Non era stato da meno il governo Prodi che per il 2008 lascia in eredit 22mila tagli. Manovra difficile e dolorosa, l'ha definita il mi- nistro Maria Stella Gelmini. Ma utile a risparmiare circa 3miliardi di euro entro il 2012. Che sarebbe bello immaginare reinvestiti in cultura e istruzione. Tutta- via questo non un campo dove la quantit pu svincolarsi dalla qualit. E i numeri non sono l'unica variabile da te- ner presente per praticare la politica del risparmi. Citiamo solo un dato: su 100 studenti della scuola secondaria di 2 grado ci sono 8,7 docenti in Italia, ri- spetto ai 7,9 della media Ocse (organiz- zazione per la cooperazione e lo svilup- po economico), ma non si tiene con che nei dati italiani vengono conteggiati in generale anche i 25.679 insegnanti di re- ligione cattolica (di cui 14.670 di ruolo) che negli altri paesi non vengono con- teggiati. Insomma: a far tornare i conti a proprio vantaggio non ci vuole poi tan- to. Ed solo un esempio. Tra altri chia- riti nel dettaglio in un articolo pubblica- to su l'Unit dello scorso 28 giugno. E in Sardegna? Secondo una prima stima i tagli riguarderanno circa 4mila unit: tra insegnanti (circa 2500) e per- sonale scolastico (1500), ovvero bidelli. Tutto giustificato in nome del sempre utile calo demografico. Qualche dato pi preciso lo fornisce la Cisl che qual- che giorno fa in presenza del direttore generale Armando Pietrella ha illustrato lo stato dell'arte: Le notizie comunicate dallufficio regionale sono state le se- guenti: per lanno scolastico 2008/2009 lorganico di diritto sar pari a 21.416 posti classe interi ; lorganico di fatto sar pari a 22.410 posti classe interi quale conseguenza di un apporto di 944 posti annuali. Poi l'analisi: Da questa presenta- zione risulta quindi evidente per lanno scolastico 2008/2009, rispetto allorgani- co di fatto 2007/2008, un taglio certifi- cato di 1281 posti classe. Posti che risul- tano dai 1281 posti tagliati sullOd e dai 941 sullOf per lanno scolastico 2008/09. Per quanto riguarda l'organi- co del sostegno: 1829 posti sullorgani- co di diritto e 770 posti sullorganico di fatto, a fronte dei 2633 dello scorso an- no. Quindi un ridimensionamento di 34 posti.Abbiamo evidenziato in tutta la sua gravit per i riflessi negativi che fatalmente avr nei confronti delloffer- ta formativa in Sardegna, scrive in una nota il sindacato della Cisl. Una situa- zione che purtroppo avr conseguenze negative anche sulle prossime immissio- ni in ruolo, determinando ancora una ulteriore frustrazione nei colleghi che da tempo sperano di essere stabilizzati in un ruolo magistrale sempre pi caratte- rizzato dal precariato. Rileviamo ancora una volta che intervenendo sul sistema scolastico si incide in modo pesante an- che sugli aspetti occupazionali di una regione gi pesantemente colpita da gra- vi problematiche sociali ed economi- che. Per il segretario regionale Cisl scuola Enrico Frau si tratta di una cosa dirompente, drammatica. L'impressione sulla politica dei tagli negativa: entra in merito al sistema scolastico sardo depri- vandolo della qualit delle risorse uma- ne. I piccoli paesi saranno penalizzati, ma si taglia anche la prospettiva di lavo- ro per i nostri giovani. Ovvero: posti in meno per i precari. Sul fronte della Cgil il giudizio non cambia:Ogni anno per- diamo mille posti di lavoro, denuncia Peppino Loddo, responsabile per la scuola. Nel corso degli ultimi anni ab- biamo avuto un decremento del perso- nale pari a 7mila posti. Questo significa che una parte dovuta al calo fisiologi- co, al calo demografico. Ma l'altra parte dovuta al taglio vivo per coprire buchi del bilancio. Per la Sardegna i tagli in- cidono in maniera ancora pi pesante: Noi siamo una di quelle regioni che quando inizi l'epopea dei tagli eravamo gi messi male. E precisa: Nessuno viene licenziato ma non ci saranno as- sunzioni: insomma non si manda via nessuno, ma le cose non stanno cos. I precari non potranno essere immessi in ruolo: meno posti possibili per entrare in ruolo ma anche in supplenza e man- cher turn over. Critiche anche alla Re- gione: .Da tempo protestiamo: non hanno mai voluto affrontare una discus- sione per mettere in cantiere degli inter- venti nei confronti dello Stato perch i tagli siano meno deteriori rispetto alle altre regioni: la nostra debolezza strut- turale acuita da ulteriori tagli. Insom- ma: Agli altri tolgono la ciliegina e gli resta la torta a noi, invece, tolgono l'a- ria. Cinzia Isola Nucleare, avanti in segreto La Sardegna nel mirino, serve una mobilitazione preventiva Listruzione strategica e prioritaria la prima sacrificata dalla politica di Berlusconi Scuola sarda, ghigliottina dei tagli La Cisl scopre che colpa del governo, non di Soru N U C L E A R E IN S A R D E G N A ? N O , G R A Z IE I l Comune dice si al restyling di Mari- na piccola: a colpi di maggioranza e con l'opposizione moderata sul par- cheggio giardino, ma inflessibile sul conflitto di interessi che coinvolge la fa- miglia Floris. Gi, perch a quanto pare dei 24mi- lioni necessari per il progetto, gli unici certi e sbloccati sono quelli destinati al- lo Yacht club, presieduto dal fratello del sindaco, Alberto. Quanto basta per spingere fuori dall'aula l'opposizione che abbandona polemicamente la seduta consiliare. A questo punto il progetto sar sotto il fuoco incrociato: da una parte resisto- no gli ambientalisti e i cittadini, oltre tremila, che hanno firmato la petizione on line per bloccare il piano previsto ai piedi della Sella del diavolo. Dall'altra l'opposizione di centrosinistra che sem- bra intenzionata e pi interessata a ca- valcare la questione morale. Tanto da convocare per questa mat- tina stessa una conferenza stampa. Ad esempio, sarebbe interessante sapere cosa sarebbe successo se la Regione sbloccasse un finanziamento pubblico per il fratello di Soru, si chiede Andrea Scano del Pd. Pi cauto il capogruppo Ninni Depau: Nessun pregiudizio, ma lopera non coperta finanziariamente e non neppure presente nel piano triennale delle opere pubbliche. Per la cronaca: assente il sindaco parte in causa, il progetto passato al vaglio del consiglio in tarda serata: 14 i voti favorevoli del centrodestra, a cui si aggiunto quello del presidente del consiglio Sandro Corsini. Ma intanto Marina Piccola passa dal via, e fila dritta verso la rivoluzione: 24 milioni per realizzare il parcheggio (1860 posti auto), demolire la sede del- lo Yacht club, (dove sar realizzato il parcheggio nautico), realizzare la nuo- va sede (tre corpi di fabbrica destinati a scuola di vela e foresteria, mensa, circo- lo soci e aree di servizio), restyling per il Corsaro e Lega navale, demolizione dell'anfiteatro, realizzare un nuovo mo- lo per le piccole imbarcazioni. Mentre lungo la passeggiata sorgeranno dieci locali commerciali e artigianali gestiti dalla Motomar. C.I. Marina Piccola, il Comune ha dato il via libera al progetto di restyling: polemiche tra maggioranza e opposizione Premiata ditta Floris&Floris: Emilio finanzia, Alberto lavora di Marco Murgia P rimarie di coalizione? Va bene: ma quello che per il Partito democrati- co diventato il punto centrale del- la discussione, per gli alleati solo uno dei passaggi. Neanche il pi importante: prima c' da capire quale sia la maggioranza; ci sono tre o quattro punti da indivi- duare per portare a termine con succes- so la legislatura; ci sono quelli da sotto- porre agli elettori come programma per le regionali del prossimo anno; solo dopo la questione della leadership. la posizione della sinistra in que- sta fase politica tutta concentrata sulle beghe interne dei veltroniani: ribadita gioved, durante il primo incontro tra i segretari dei partiti dopo il coordina- mento del Pd di domenica scorsa. Quello in cui si avviata ufficialmente la discussione sulla consultazione di ba- se allargata. Mica una novit: gli ex dell'Arcobaleno lo ripetono da mesi. Anche se in un'intervista rilasciata a L'Unione Sarda il segretario del Pd An- tonello Cabras risponde a domanda precisa su cosa chiedano gli alleati: Ci siamo solo sentiti per organizzare un incontro a breve. Non vero, a sentire quelli della coalizione. Michele Piras, segretario di Rifondazione comunista: Con il segretario del Pd ci siamo in- contrati un mese fa e poi ancora una settimana fa: per chiedere un incontro ufficiale. Convocato fuori tempo mas- simo - Oggi saremmo in uno stato di sicuro pi avanzato, se si fosse fatto al- lora - e senza carattere deliberante per le assenze dell'Italia dei Valori e dei so- cialisti: con Federico Palomba impe- gnato alla Camera e Peppino Balia al congresso nazionale del partito. In quel mese qualcosa successo. Tutto il Pd si reso conto della non au- tosufficienza in vista del voto del pros- simo anno. E si girato a sinistra, con una svolta obbligata ma non scontata: come dimenticare che il segretario An- tonello Cabras aveva strizzato pi di un occhio all'Udc e ai sardisti? Succedeva poco pi di un mese fa: quando era an- cora in piedi l'idea di poter mettere sul piatto di Giorgio Oppi e Giacomo San- na un candidato alternativo al presi- dente della Regione Renato Soru. Ipo- tesi praticamente in dissoluzione dopo la scadenza del termine del 30 giugno per la presentazione di nuovi nomi in- terni al Pd. Senza contare che i centristi e il Psd'Az hanno gi fatto la loro scelta di campo: a destra con la spaccatura re- cente tra le federazioni dei Quattro mo- ri, tutte dietro a Sanna e Paolo Manin- chedda a eccezione di quella cagliarita- na. Rifondazione, Sinistra democratica, Pdci e socialisti da una parte valutano positivamente la recente evoluzione della posizione del Pd verso la ricosti- tuzione ed il rinnovamento dell'allean- za di centrosinistra. Dall'altra voglio- no vederci chiaro e i messaggi in questa direzione sono netti: Le primarie po- trebbero essere uno strumento di par- tecipazione, ripete Tore Serra per i Co- munisti italiani, ma ora viene minac- ciato il loro utilizzo o meno per ma- scherare altri problemi: c' il tentativo di attribuire ad altri responsabilit che non competono. Senza peli sulla lin- gua Piras: La maggioranza che ruota attorno al segretario Cabras in estre- ma difficolt: cercano tranquillit nelle primarie di coalizione. Ma quale coali- zione? Con quale programma?. Per il segretario di Rifondazione il clima politico inaccettabile da una parte e incomprensibile dall'altra. Il ri- sultato questo andazzo che non di chi vuole vincere: e noi non siamo di- sposti a farci triturare per i problemi al- trui. Fautore delle primarie apertissi- me ma ai candidati sostenuti dagli elettori e non dai partiti o da pezzi di partiti Pietro Maurandi, coordinato- re di Sinistra democratica. Con metodo certo, da decidere insieme: dopo aver chiarito come andare avanti in questo ultimo scorcio di legislatura. Senza escludere la possibilit, da ve- rificare, di un candidato proprio buono per tutti. Tutto messo in chiaro davanti a Cabras. Insieme alla necessit di un confronto serrato su una agenda di te- mi da affrontare per un progetto di go- verno per la prossima legislatura, che dovr tradursi alla ripresa autunnale nella definizione di una piattaforma politico programmatica che nasca dal coinvolgimento di cittadini, gruppi, movimenti, forze politiche, forze socia- li, che guardano al centrosinistra per un progetto di governo che sul piano poli- tico e sociale rilanci le opportunit del- la Sardegna e sul piano istituzionale de- finisca le linee della nuova specialit della Sardegna e dia vita ad una forma di governo con un esecutivo rappresen- tativo dell'intera coalizione e valoriz- zando il ruolo legislativo e di indirizzo del consiglio regionale. Questione pri- maria, prima delle primarie. 5 Venerd 4 Luglio 2008 I partiti della coalizione puntano a ricostituire lalleanza, non a essere strumentalizzati dalla minoranza del Pd P aolo Maninchedda mi ha dedicato sul suo sito due articoli. Sostiene che sono un gior- nalista senza giornale (preferirei il New York Times: mi accontento e mi diverto con questo piccoletto tutto pepe e libert: specie di sbagliare). Ha anche scritto che nessun editore me ne ha affidato. In effetto ho solo condiviso e per alcuni anni di fatto diretto LUnione Sarda, vicediretto e qualcosa in pi La Nuova Sardegna, avuto un ruolo apica- le a Epolis. Ruoli che ho lasciato da me, alcuni con gravi rinunce, mai buttato fuori co- me accade spesso a Maninchedda. Ha pieno diritto e fa bene a criticarmi: come ho fat- to con lui 16 anni fa. Lavevo perso di vista, ero contento (lo sa benissimo) che Soru la- vesse tratto dalloscurit politica. Vorrebbe esserne il nemico pubblico numero 1: solo un fastidioso pungente avversatore: spreco enorme di talento per autocompiacimento vanitoso. Polemizza con me per dir male di Soru, che non lo fila perci ne fa schiuma. Apprendo da Maninchedda, che uomo donore, dessere un Fidel di Soru. Ammetto: 45 anni di professione da lacch. Ho avuto le mie cadute, tutte con uomini del potere: Emilio Lussu, Luigi Pintor, Umberto Cardia, Michele Columbu col Pdsdaz estinto, Ma- rio Melis prima e dopo la sua presidenza, Pietrino Soddu. Avendo scritto sullUnione, quando lasciava ogni ruolo in Sardegna, che con Soddu il Consiglio perdeva luomo mi- gliore, ho rischiato dessere sbranato: specie da Andrea Raggio. Mai frequentato partiti o avuto tessere. Segnalate le qualit dellesordiente Domenico Pili, personaggio di valo- re che purtroppo ha tralignato, perfino avviato il figlio Mauro al giornalismo. Per il re- sto, 40 anni di monoreddito privato, mai una lira a qualsiasi ragione dalla Regione. Sem- pre rifiutato, caratterialmente inadatto, candidature che allora erano elezioni sicure: una proveniva personalmente da Enrico Berlinguer, come ho ricordato dopo 24 anni di ri- serbo dovuto alla figlia Bianca. Soru ha invece costretto Maninchedda a candidarsi con lui. Diverso il percorso del vate del Marghine. Uomo di Comunione e Liberazione, no- minato commissario prefettizio da Roma, estromesso dai Popolari dopo una epica im- presa: aver impedito di parlare alla Fiera, con fischietti intolleranti e violenti, Pietrino Soddu e Mino Martinazzoli, segretario nazionale: una delle pi belle figure anche mo- rali del cattolicesimo democratico. Poi Antonello Soro aveva rotto i rapporti con Palom- ba perch non si era preso come assessore Maninchedda, nel proseguo allontanato dal- lo stesso Soro e dalla Dc oristanese. Lungo purgatorio e ritorno alla ribalta con Soru, che ne stimava lintelligenza senza valutarne lincontrollabilit egolatrica. E tra i pochi monocoli (anche di pi, siamo obbiettivi) nel paese dei ciechi del Consiglio regionale: una bella intelligenza, infine distruttiva. Unaggravante perch non ne frena larrogante narcisismo in cui disperde le qualit, considerando chiunque altro sotto la soglia della- cume minimo e lui solo degno di cimentarsi con numeri uno: ovviamente inferiori ben- ch provvisoriamente al di sopra, causa destino cinico e baro. Ora si fatto furbastro e opportunista. Da Comunione e liberazione alla peggior ex dc bottegaia, ai residuali sar- disti di sventura alla Giacomo Sanna protoleghista e con lUdc del virginale Oppi. In at- tesa dellaccordo elettorale per le regionali col siculo Raff Lombardo (il gemello di Tot Cuffaro), del quale amicissimo. Nellattesa, lista con la destra a Macomer, sindaco un suo amico del quale aveva chiesto e ottenuto lelezione alla Provincia di Nuoro con i vo- ti di Soru. Coerenza, innanzitutto. Mi chiama Fidel, nome garbato ma inadatto per no- ta indocilit. Ha battute taglienti e colte, ma lo spirito non il suo forte, la leggerezza non si concilia con larrogante presupponenza. Non mi ha mai perdonato di averlo so- prannominato Maninkid, come poi tutti lo chiamavano. Ribatte con Fidel. Va benissi- mo. Preferibile ad altri nomi. Come Giuda, ad esempio. Giorgio Melis Ehi, Maninkid. Chiamami Fidel. meglio di Giuda sazione). In questo modo egli ha umilia- to e scavalcato la Ministra Gelmini che, intanto, lanciava messaggi di pace a scuola e universit. Questo intervento ri- guarda due questioni: la natura delle universit e le remunerazioni degli uni- versitari. Stupisce osservare lignavia universitaria di fronte ad un attacco che mette in questione lo statuto dellistitu- zione e la sua filosofia di fondo e nello stesso tempo mette le mani in tasca agli universitari. Qui c materia di analisi e riflessione per sociologi, psicologi socia- li e finanche antropologi. Il decreto Tre- monti ha il merito di mettere in luce la logica profonda delle riforme universita- rie che imperversano da oltre un decen- nio in Italia e in Europa. Logica rappre- sentata da una quasi esclusiva preoccu- pazione budgetaria. Il decreto Tremonti interviene infatti per bloccare il turn- over universitario in una fase di emer- genza dovuta allondata di pensiona- menti. Inutile dire che si tratter di una ulteriore catastrofe generazionale per i ricercatori italiani. Solo il 20% dei posti liberati con il pensionamento potranno essere coperti. Interviene, inoltre, ridu- cendo drasticamente il Fondo di Finan- ziamento Ordinario. E infine, taglia i no- stri stipendi. Portare lo scatto stipendiale da due a tre anni significa, secondo i cal- coli fatti, per un ricercatore allinizio del- la carriera, una perdita netta cumulata di 180.000 mila euro. E per i pi anziani perdite di diverse migliaia di euro. Mica noccioline. Cosa succede?Le elite politi- che che controllano lo Stato hanno ri- nunciato alle universit. Questo perch non nelle nostre universit che si for- mano le elite (dellindustria e dellalta borghesia) e i loro rampolli. Le elite si formano, non da oggi, nel sistema inter- nazionale di eccellenza. Figuriamoci se queste elite poi faranno le loro donazioni alle malconce universit italiane (cui non devono niente)! Le elite politiche che controllano lo Stato hanno rinunciato da diversi lustri a drenare risorse da investi- re nel sistema nazionale di insegnamento superiore e di ricerca. In parte per inca- pacit di governo, in parte perch la maggior parte delle risorse vengono uti- lizzate per foraggiare un sistema statale e politico largamente clientelare. Il decreto Tremonti ingiunge di tra- sformare le Universit in Fondazioni. Questa proposta ha un unico e infantile obiettivo: quello di drenare risorse dalla societ attraverso donazioni e contribu- zioni di varia natura. Nulla ci dice del si- stema di governance che deve reggere il rapporto tra Fondazioni, universit e fa- colt. La proposta tremontiana non solo sbagliata semplicistica. sbagliata perch improvvisata e semplicistica. Manca per esempio la necessaria distin- zione tra Fondazione universitaria e Uni- versit. Distinzione che potrebbe rendere maggiormente accettabile il progetto di costituire delle fondazioni universitarie. Gi altrove emergono, daltronde, dubbi di incostituzionalit. Notoriamen- te, lultimo comma del suddetto articolo recita: Le istituzioni di alta cultura, uni- versit ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. Occorre che la comunit universita- ria rifletta sul fatto che questo inedito rapporto tra universit e Stato non che lesito di un processo in cui la politica e i ministeri hanno mantenuto uno stretto controllo sulle universit. Ma come possibile, che lo Stato si liberi delle uni- versit senza che ci sia una necessaria reazione? Almeno da parte degli univer- sitari? Questo avviene perch da lungo tempo ormai, numerosi attori politici, delleconomia e dellinformazione han- no avuto interesse a rinforzare un pro- cesso di progressiva delegittimazione delle universit. Processo che nelle uni- versit italiane, diversamente da quello che avviene in Francia o Germania, tro- va scarse resistenze e, anzi, molte compli- cit, di chi usa le universit per guada- gnarci, di chi me fa feudi di natura clien- telare, di chi sconfitto nella competizio- ne nel campo scientifico non accetta i verdetti e trova preferibile bruciare tutta la capanna. In tutti i casi vi un deficit di fedelt istituzionale. E qui ci poniamo la domanda che gi poneva Antonio Gramsci, nelle sue note sulluniversit italiana: perch luniversit in Italia non svolge il ruolo che svolge in altri paesi? Marco Pitzalis Universit-Fondazione la morte tremontiana nellignavia degli atenei Primarie, no al lavoro sporco anti-Soru La Sinistra volta le spalle a Cabras dopo il valzer con Udc e Psdaz Continua dalla prima pagina di Ennio Neri E Cellino torna allattacco sullo sta- dio. Lo vuole fare lui. E in fretta. E il debito con il Comune? A sa scare- scia, dicono in citt. Dato che i consi- glieri comunali di centrodestra, soddi- sfatti del dietrofront sul centro com- merciale e del s ai grandi eventi nel nuovo stadio da edificare senza far uscire un solo euro dalle casse comuna- li, nel comunicato diffuso, si sono di- menticati di fare il nome di quello che deve pagare il conto di 375 mila euro di Iva e canoni daffitto dovuti al Comu- ne. E forse dimenticando anche quei 15-20 milioni di euro che servirebbero per la demolizione del vecchio stadio SantElia, accanto al quale Cellino vuo- le costruire il nuovo. E proprio sui de- biti anche la maggioranza si spaccata: venerd, al vertice tra il presidente ros- sobl, lassessore ai Lavori Pubblici Raf- faele Lorrai e i consiglieri comunali di maggioranza, saltava allocchio lassen- za dellassessore allo Sport Nanni Flo- ris, mai tenero con Cellino. Il presiden- te dal canto suo vanta amicizie politi- che ben dentro il Comune. Gi candi- dato con il centrodestra alle regionali del 2004 come vice rombato di Pili per volont di Berlusconi dopo il grande ri- fiuto di Gigi Riva, da qualche anno Cel- lino assiste alle gare interne del Caglia- ri seduto in tribuna accanto a Mariano Delogu, senatore e coordinatore regio- nale di An: entrambi sempre ben in- quadrati dalle Tv. Ma ora il Cagliari in vacanza. Con la conferma di Acquafresca il mer- cato sembra gi finito e Cellino ha lan- ciato la proposta sullo stadio. Il suo passo indietro questo: Non volete il centro commerciale? Benissimo non lo faccio. Basta che entro agosto, data della scadenza per il mutuo a interessi zero che la Lega calcio concede alle squadre per il rinnovo dello stadio, il Comune gli affidi larea accanto allattuale sta- dio. Lui mette 10 milioni di tasca sua e pi un milione di euro lanno per 20 anni, il tempo necessario per estinguere il mutuo con la Lega. Dopodich lo sta- dio tornerebbe in mani comunali. Ma lopposizione non ci sta. Il ca- pogruppo Pd Ninni Depau e Lorenzo Cozzolino hanno denunciato ancora una volta lassoluta inadeguatezza della Giunta Comunale che, mentre blocca laccordo di programma stipulato con la Regione sul quartiere di S.Elia, del tutto incapace di assumere qualunque decisione in merito allo stadio. Ricor- diamo che il 1 febbraio 2007 la Giun- ta Comunale ha approvato due contra- stanti delibere relative allo stadio di SantElia: la n. 15 prevede una radicale ristrutturazione dello stadio (costo sti- mato 39.577.500 euro, mentre la n. 16 prevede un concorso di idee per la rea- lizzazione di un nuovo stadio nello stesso sito. Il gruppo Pd mentre invita lammi- nistrazione ad un corretto rapporto istituzionale, sottolinea la necessit che vengano assunte rapidamente le deci- sioni relative al nuovo impianto poli- funzionale dello stadio SantElia e ri- tiene che queste debbano avvenire al- linterno del pi generale sviluppo ur- banistico dellarea e della sua valorizza- zione economica e sociale. Mentre la maggioranza contrattacca e difende le sue scelte. Prendiamo atto che la mi- noranza si ostina ad alimentare sterili e puerili polemiche accusano i capi- gruppo, non rendendosi conto che a Cagliari esiste una maggioranza ed un esecutivo che discutono democratica- mente (a differenza di altre maggioran- ze e giunte che non dialogano per le evidenti divisioni interne) e che cerca- no, in sintonia, di individuare e porre in essere le migliori soluzioni per i pro- blemi dei cittadini cagliaritani. Il pro- getto di un nuovo stadio (non solo unesigenza della squadra, ma esigenza avvertita dallintera cittadinanza) da edificare senza far uscire un solo euro dalle casse comunali, la rinuncia da parte del presidente del Cagliari alla realizzazione al suo interno di una nuo- va citt mercato e la possibilit di uti- lizzare la nuova struttura anche per i grandi eventi, rientra tra le soluzioni migliori e rapidamente attuabili. 6 Venerd 4 Luglio 2008 Torna alla carica il discusso presidente del Cagliari, sostenuto da tanti, a partire da Delogu I partiti si potranno pure fondere, ma il nostro cervello non ancora fu- so: quando sono neri, quelli di Allean- za nazionale non usano mezzi termini. Stavolta Berlusconi lha fatta grossa: si schierato per il Betile. Un betilista deccezione visto che il museo, per il centrodestra sardo, lemblema della deriva culturale dellIsola, voluta da So- ru e architettata, a loro dire, da una re- gina delle incompiute: larchistar Zaha Hadid. Non per il Cavaliere. Berlusco- ni mi ha detto: andiamo avanti spedi- tamente col Betile a Cagliari, ha spif- ferato Soru. E i suoi dirigenti hanno aggiunto che il Museo di arte nuragica e contemporanea lopera pi rappre- sentativa che viene finanziata per cele- brare i 150 anni dell'unit d'Italia. E nonostante le polemiche che si fanno in Sardegna, ci stato detto che verr fi- nanziato ancora di pi, ci stato det- to:andiamo avanti. E un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri autorizza persino ad espropriare le aree che servono. Berlusconi non ne pote- va pi di vedere Soru sempre incac- chiato. Se voleva strappargli un sorriso, stavolta, ha fatto centro. Si ride meno tra le fila di An: una bella polpetta av- velenata alla fidata per gli amici-ne- mici prossimi alla fusione fredda con Forza Italia, dentro il calderone delle li- bert. Era ovvio che ci sarebbero rima- sti male: da mesi sono in lotta con la Regione, studiano il progetto, conte- standone forma e sostanza Poi arriva il Boss e manda tutto allaria: a Berlu- sconi piace il betile? Me ne frego! Cera da aspettarselo: principi e coerenza pri- ma di tutto. Per Alleanza nazionale, il Cavaliere non fa eccezione: Se proprio Berlusconi vuole occuparsi del finto museo, mandi tra qualche anno una troupe di Striscia la Notizia per ripren- dere lennesima inutile incompiuta ita- liana, ma eviti di apparire tra coloro i quali hanno posato la fatidica prima pietra. A lanciare la sfida al leader supre- mo Alessandro Serra, capogruppo co- munale. Seguito di li a breve dai legio- nari regionali e parlamentari del partito disobbediente. Spirito fiero e orgoglio- so, stavolta li ha proprio indispettiti: il Betile non sar pi bello se ci mette il cappello Berlusconi. Insomma, lo zoc- colo duro di An, tira dritto per la sua strada: non ci stanno a passare da gre- gari del Cavaliere che, probabilmente, senza sapere nulla del progetto viene a sparigliare le carte. A insabbiare la pro- testa locale. Magari speravano ci met- tesse una pietra sopra. E invece? A quanto pare l'unica pietra che il Pre- mier vorrebbe metterci la prima: quella che dar avvio ai lavori. Altro che cattedrale nel deserto. Altro che mo- stro sul mare: Super Silvio un fan del Betile. E meno male che Silvio c': avranno amaramente canticchiato. Fre- gati, ma comunque leali: concedono il beneficio del dubbio al Betilista di Ar- core. Innocente fino a prova contraria: forse non ha capito bene cos' questo Betile. Un colpo di sole, un abbaglio. In fondo questo Capo popolo delle libert a volte un po esuberante: per gli al- leati locali (forse) non si informato bene. O stato male informato. Tutta- via, che brutto colpo. Che colpo basso. Specie per i duri e puri di Alleanza na- zionale: saranno disciolti e confusi nel Pdl. In citt la fusione ancora in inco- gnito, ma una cosa certa: presto o tar- di, anche senza lo zoccolo duro della destra onore e gloria, non ci sar pi nessuna Alleanza. Se non quella santa e conveniente con Re Silvio. Betile a par- te, naturalmente: su questo fronte non arretrano di un passo. Manca un pro- getto culturale, non c chiarezza sui costi, insistono. Coerenti. Fino alla morte: nessuna ritirata strategica, nep- pure davanti al leader supremo. Del re- sto, boia chi molla. Davanti al Betile, per loro, eia eia, non sar mai s. Piut- tosto, alal. Cinzia Isola Grottesca polemica di Alleanza Nazionale contro il Cavaliere, ora perfino Mariano Delogu lo contesta Sullo stadio le mani di Cellino Vuole tutto ma deve 375 mila al Comune amico, che blocca il piano S. Elia Berlusconi-Soru: elogi al Betile. An furiosa Me ne frego, non abbiamo fuso il cervello di Daniela Paba S e c un filo rosso che unisce la quinta edizione dellIsola delle Sto- rie, il festival letterario che per quattro giorni, fino a domenica, anima il centro barbaricino, la virt del co- raggio. Unico antidoto alle paure, siano esse infantili o adulte, fondate o imma- ginate, il coraggio di parlare, di guarda- re, di indagare la realt fa parte dellumano sentire. E siccome ogni delitto lascia ferite difficili da sanare, Marcello Fois, diret- tore del festival e scrittore nuorese, ha scelto di aprire ciascun incontro con la lettura di brani tratti da un unico libro: La vendetta barbaricina come ordina- mento giuridico, di Antonio Pigliaru, che avr la voce narrante degli attori Lia Careddu, Mariano Nieddu, Marco Spiga, Gisella Vacca, Alessandro Valen- tini. Nei giorni del festival, Gavoi un continuo rimando di incontri, dibattiti, presentazioni, mostre, laboratori, attra- versati da sciami di folle che inseguono toponimi come Santana `e susu, Sa do- mo `e Tiu Maoddi, cercando lombra impossibile tra SantAntiocru e Binza- donnia. Il corso un continuo via vai dincontri, scambi, appuntamenti, ma la notte trova la sua pace tra i tavoli dei bar e lassalto a Chiodo. E se non fosse per lattenzione co- stante del pubblico attento sarebbe da pensare che la presenza degli autori sia quasi una scusa. Ebbene la buona scusa per andare a Gavoi offerta questan- no dalla presenza, venerd alle 19 di Domenico Starnone, lunico scrittore che riesce a raccontare con leggerezza, ma Ex Cattedra, della scuola. A intervistarlo arriva Stefano Gio- vanardi che questanno conduce le in- terviste serali con gli ospiti della sezio- ne Povera Patria. Nello stesso spazio in- terverranno domenica Melania Maz- zucco, vincitrice col romanzo Una vita del premio Strega, e sabato Mauro Co- rona lo scrittore alpinista dei Fantasmi di pietra e le voci del bosco. Da non perdere, in tempi cos diffi- cili, lincontro che vede protagonisti sa- bato a mezzogiorno Ferdinando Impo- simato, Sandro Provvisionato e Ghera- do Colombo, intervistati da Luca Fa- vetto sul tema "Giustizia e societ chi ha pi bisogno dellaltra, e perch?". Il giudice Imposimato e il giornali- sta Provvisionato hanno pubblicato in- sieme Doveva morire, che indaga i mi- steri che ancora circondano il seque- stro Modo, trentanni dopo. Sempre sabato, alle 17,30, nella sezione "Esor- di", lincontro clou con Paolo Giorda- no, il giovane fisico divenuto famoso con La solitudine dei numeri primi che sar presentato insieme a Caterina Ser- ra, che ha esordito per Einaudi con Tilt e Anilda Ibrahimi, poetessa e scrittrice nata a Valona autrice del romanzo Ros- so come una sposa. Gli incontri mattutini al balcone si aprono venerd con Milena Agus, inter- vistata da Gigliola Sulis, che dialogher ancora sabato con Isabella Bossi Fedri- gotti e domenica con la poetessa roma- na, dorigine sarda, Antonella Anedda che lo scorso anno stata al festival di Seneghe. Di editoria si parla con Gian Arturo Ferrari, Marco Cassini e Antonio Selle- rio, durante lincontro di venerd alle 12, coordinato da Gian Luca Favetto. La sezione dedicata alle letterature altre questanno vede protagonista una cop- pia di scrittori anglosassoni che vive a Roma: Zadie Smith e Nick Laird auto- ri rispettivamente di Denti bianchi e La banda delle casse da morto. Sergio Do- gliani intervista la Smith sabato notte, mentre Nick Laird con Michele Vaccai nella sezione esordi di domenica alle 17,30. Se vero che il coraggio simpara da piccoli, il tema dei "ragazzi corag- giosi" accompagna il festival di Gavoi che intreccia laboratori creativi, mostre e presentazioni di libri dedicati ai pi piccoli, grazie alla collaborazione Tere- sa Porcella dellUniversit di Cagliari. Una via parallela da percorrere insie- me. Sul sito www.isoladellestorie.it, informazioni e contatti per un week end d lettori. 7 Venerd 4 Luglio 2008 L"isola delle storie" affronta in ogni incontro lombra della morte di Dina Dore con letture da Antonio Pigliaru Gavoi, un miracolo con coraggio La festa della cultura per esorcizzare la morte e i dmoni di violenza La guerra delle lingue e il silenzio degli intellettuali Il logudorese per forza, violenza e anche bottega: pari dignit al campidanese che si vuole castrare di Daniela Paba N el dedalo del conte Dracula, Marinel- la Lorinczi, dolce e chiara com, for- se non sarebbe sopravissuta a lungo. Il destino lha portata in Sardegna, dove vive e lavora da molti anni come filologa romanza, allUniversit di Cagliari. Allisola e alla sua lingua ha dedicato studi innumerevoli. Da qualche tempo ha aperto una polemica, tanto garbata quanto decisa, sulla politica di valorizza- zione del sardo intrapresa dalla Giunta e sulle sue accelerazioni posa lo sguardo pacato della studiosa che conosce i tempi storici. Dietro la Lingua sarda comune c il logudorese sostiene senza enfasi, e in questa scelta vede una nuova censura del campidanese che difende con natura- lezza, perch, come spiega In Sardegna sono arrivata dal sud, nel Campidano. Lamarmora arrivato tra i graniti della Gallura. Da qui ho la percezione che il povero campidanese venga maltrattato, con la scusa che la vera lingua sarda lo- gudorese. Da bambina ho ricevuto uneduca- zione trilingue, ma tutte erano impor- tanti allo stesso modo, senza complessi dinferiorit, lungherese, litaliano e il romeno. Tutte hanno un registro molto elaborato e, passando dalluna allaltra, non avevo la sensazione di parlare con un registro pi basso. Qui sono pochi quelli che usano la lingua sarda per con- versare di tutto, ci riesce Lilliu. Anche So- ru, ma sempre in situazioni formali. Al- lappuntamento per lintervista si pre- senta con una serie di articoli e con un piccolo volume scritto da Francesco Manconi per la Cuec Tener la patria glo- riosa, dove si tratta dei conflitti tra i sardi del Capo di Sopra e quelli del Capo di Sotto: I popolo che hanno dietro di s origini nomadiche si sentono superiori spiega- Gli ungheresi, i mongoli, i ger- mani hanno fondato imperi. Rumeni e sardi hanno un senso di inferiorit per- ch non possono dimostrare di venire da un altrove. E infatti leroe fondatore non locale. Cosa pensa della LSC, la lingua sarda co- mune? Sul piano psicologico a cosa serve spaccare lopinione pubblica dicendo che il Capo di Sopra vale di pi? E a cosa ser- ve una delibera sullemergenza incendi in LSC, se uno non la capisce? In Molise e Calabria vivono, dal Medioevo comu- nit grecofone, croatofone, albanofone, si tratta di una decina di comunit in trenta villaggi. Tra le iniziative recenti c quella di usare le lingue del posto come attrazione turistica. Ovviamente la ric- chezza nella variet delle lingue. Il turi- sta vuole conoscere la variante locale, e la valorizzazione sta nella variet. Qua di- verso, c una Regione autonoma, ci so- no altri finanziamenti, un altro territo- rio. La maggioranza della popolazione sarda, cos gli algheresi, per dire, vengo- no mollati. una scortesia nei confronti dei catalani. Se ci fosse pi attenzione per Alghero, magari la Catalogna investireb- be di pi per dare visibilit alla Sardegna. I galluresi sono indifferenti, sembrano dire fate vobis, noi parliamo gallurese, sono rivolti alla Francia e ai corsi. Ogni minoranza degna di interesse, e che di- re degli italofoni puri o impuri? Flavio Soriga non scrive mica in sardo, non matto. Ci sono minoranze storiche e ci saranno neo minoranze. In Svizzera se ne discute molto anche in relazione alla scuola. Perch secondo lei, sulla questione della lingua, gli intellettuali non si pronuncia- no? Quelli che hanno dissentito sono sta- ti tacciati di tradimento, ma non posso- no sardizzare ad oltranza. Conoscere le proprie cose un bene vantaggioso ma poi bisogna conoscere laltrui. Per lOc- citano (il provenzale) c una legge del 1951 che forse adesso comincia a dare i suoi frutti. Lo Stato francese molto cen- tralizzato, ma il problema che ci si posti per lintroduzione della lingua a scuola lappesantimento dei programmi: volete il latino o il provenzale? Non possono es- sere in alternativa, la lingua minoritaria deve essere in aggiunta, cosa che i geni- tori non accettano. In pi, non cerano docenti qualificati. Se varr come pun- teggio la conoscenza del sardo, oltre la laurea, bisogna capire che la conoscenza di una lingua non sinonimo di cultura alta. Pu un sardo dire Dante non lo so perch sono sardo? La scuola plurilingue c in Lussemburgo ma sono lingue tutte di prestigio, non si fanno guerra e garan- tiscono ascesa sociale. Lingue minorita- rie sono anche ungherese e romeno ma chiaro cha una madre transilvana punta sullinglese non sullungherese. A mio avviso anche le repubbliche baltiche che hanno rinunciato al russo si sono castra- te. Negli stati baltici gli immigrati russi del primo 900 non imparavano la lingua locale mentre gli abitanti dovevano im- parare il russo. Ora la situazione rove- sciata, chi non parlava la lingua locale stato discriminato. Quindi lei convinta dietro le quinte ci sia una difesa arrogante del logudorese o del nuorese? Per quanto si coprano le spalle con la scusa della lingua degli atti formali si tratta di censura linguistica. Perch non usare due varianti fondamentali? Chi ha detto che lo standard deve essere uno? Limportante che si parli il sardo. La koin si forma, come si gi formata. Ma questi sono i tempi storici e non biologi- ci. I tempi biologici impongono carriere rapida e di sistemarci. Tutto molto uma- no. Come nella disputa descritta da Manconi ci sono due fazioni, i dialetti del capo di sopra e quelli del capo di sot- to. Lo dicono tanti studiosi prima di Wa- gner, ma una percezione comune, docu- mentabile dal 600, riserva un occhio di riguardo al logudorese che non ho capito fino in fondo. La spiegazione, piuttosto infantile, forse che assomiglia di pi al- litaliano e allo spagnolo, con gli infiniti in are, -ere e -ire, d familiarit.. Anche la sillaba in pi in poesia: come si fa a di- re che non c poesia in campidanese, quando abbiamo ottimi poeti improvvi- satori? In sintesi limmagine che alcuni autorevoli critici e studiosi offrono della poesia improvvisata logudorese obnubi- la la presenza di forme di poesia diversa e ne riduce il valore, indicandola come forma a diffusione locale e di ridotto prestigio, e cos i criteri di valore diven- tano che la poesia logudorese pi bella, pi profonda pi sentita. Quando si ar- riva alla questione del bello, a me cado- no le braccia. La bellezza dipende dai va- lori prestigiosi e formali delluso. Infatti non citano mai le commedie di Garau che, come Lobina, non gli torna e non viene mai nominato. Ma perch nessuno parla? Soru ha messo il dito sulla piaga: ba- sta parlare di sardo, parliamo in sardo. Adesso chi troppo attivo non allaltez- za chi sarebbe allaltezza poco attivo. Corraine e Corongiu ce lhanno tanto con laccademia che pure li ha protetti e agevolati dentro lUniversit. Dire ades- so che gli universitari sono contrari of- fensivo. Il loro modo di rappresentare il sardo non mi piace. E poi finch conve- niva loro che fossi luniversitaria, bene. Ora per Diariu Limba non sono pi un professore ordinario di Cagliari ma una studiosa rumena e dirlo in questo mo- mento significa stai zitto che non hai ti- tolo. Quante lingue conosce? Io sono nata da una madre cittadina italiana e da padre ungherese, cittadino rumeno, mi classifico come ungherese di Bucarest, la mia citt, ha il parco urba- no pi bello del mondo. Sono passata at- traverso tante lingue, litaliano, lunghe- rese, il rumeno in casa, a scuola la lingua veicolare era lungherese. Poi ho studia- to latino francese e russo, poco purtrop- po, fino alla maturit. AllUniversit di Bucarest ho studiato spagnolo, tedesco inglese e arabo. Leggo tutte le lingue ro- manze. Il sardo per me stato difficile al- linizio, la variet della Trexenta con tut- te le nasalizzazioni e le metatesi. Per ora capisco bene tutte le variet e Garau lho letto in sardo. Sentendo parlare campi- danese, mi chiedevo spesso ma perch questo meno sardo? Dietro le contrap- posizioni linguistiche ci sono altre con- trapposizioni. Mi sono trovata a difende- re il campidanese senza rendermene conto, anche perch non pensavo che ne avesse bisogno. C un aneddoto molto divertente del giovane Lvi-Strauss che incontra il grande antropologo Franz Boas, nella sua casa in America. Davanti a una cassapanca indiana di grande bel- lezza Levi-Strauss commenta Deve esse- re unesperienza fantastica occuparsi di indiani cos bravi. Boas risponde secco Sono indiani come gli altri. Ogni dia- letto indiano, i logudoresi si sentono pi indiani degli altri, per questo sono pi aggressivi e sono sempre l a sbraita- re. Venerd 4 Luglio 2008 8 Marinella Lorinczi, grande studiosa, poliglotta e docente: requisitoria contro la censura e limposizione della Limba sarda comuna