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I

l provvedimento con cui la Corte


dappello di Cagliari, nel rispetto del-
la normativa vigente, ha dichiarato lin-
validit del referendum sulla legge re-
gionale statutaria per il mancato rag-
giungimento del quorum, ha chiuso
un capitolo del tormentone che, per ol-
tre un anno, ha letteralmente squassato
la politica regionale, impedendo la pro-
mulgazione di una legge di fondamen-
tale importanza che, dopo mesi di lavo-
ro, era stata approvata a maggioranza
dal Consiglio regionale. Peraltro, stan-
do ai bellicosi messaggi inviati al Presi-
dente Soru da alcuni esponenti del
Comitato del no, tutto fa pensare che
la guerra continui.
Il principale cavallo di battaglia dei
referendari costituito dalla seconda
parte del 4 comma dellart.15 dello
Statuto regionale, secondo cui la legge
sottoposta a referendum non promul-
gata se non approvata dalla maggio-
ranza dei voti validi. I referendari non
considerano, peraltro, che la prima
parte dello stesso comma 4 stabilisce
che la disciplina del referendum regio-
nale prevista da apposita legge regio-
nale e che questultima (L.r.
n.21/2002) dispone, allart. !5, che allo
svolgimento del referendum si applica,
fra laltro, lart.14 della L.r. n.20/1957,
secondo cui la Corte dappello dichia-
ra non valido il referendum se non vi ha
partecipato almeno un terzo degli eletto-
ri. Il che quanto avvenuto nel caso
in esame in cui la Corte dappello ha fi-
nito per prendere atto della normativa
vigente dichiarando non valido il refe-
rendum appunto per il mancato rag-
giungimento del quorum. Altro argo-
mento dei referendari che la legge
n.21/2002 prevede e disciplina (al-
lart.12) la promulgazione della legge
statutaria solo per lipotesi in cui il re-
ferendum abbia avuto esito favorevole,
mentre nulla stabilisce per lipotesi in
cui non sia stato raggiunto il quorum.
Premesso che la legge in questione
non certo un modello di tecnica legi-
slativa, la lacuna pare del tutto irrile-
vante. E infatti evidente che lipotesi
del mancato raggiungimento del quo-
rum, costituendo il presupposto per la
validit del referendum, sta a monte ri-
spetto allipotesi della prevalenza dei si
rispetto ai no disciplinata dallart.12,
che ha, appunto, come presupposto
laccertamento della validit del refe-
rendum. Con la conseguenza che, una
volta che non risulti raggiunto il quo-
rum e il referendum risulti non valido,
deve ritenersi del tutto superfluo, per-
ch giuridicamente irrilevante, proce-
dere al conteggio dei si e dei no.
Del resto lipotesi dellinvalidit del
referendum determinata dal mancato
raggiungimento del quorum non deve
ritenersi qualcosa di stravagante o, peg-
gio, un corpo estraneo rispetto alla leg-
ge n.21. Costituisce, infatti, una ipotesi
del tutto analoga alla dichiarazione di
illegittimit del referendum prevista
dallart. 8 della legge n.21, che, una vol-
ta accertata, ha come conseguenza lob-
bligo di promulgare la legge. Sia nellu-
na che nellaltra ipotesi, si , infatti, di
fronte ad un vizio che mina alla base il
procedimento referendario e che, in
quanto tale, determina il consolida-
mento della legge statutaria che, con il
ricorso al referendum, si intendeva far
cadere. A questo punto, come ha gi
anticipato lassessore Massimo Dadea,
la cui seriet e operosit dovrebbe esse-
re un esempio per il mondo politico
sardo, la promulgazione della legge
un passaggio obbligato.
Ci che, invece sarebbe auspicabile
che gli esponenti del fronte del no o,
quanto meno, quelli fra costoro che
hanno combattuto in buona fede la lo-
ro battaglia, prendano atto della situa-
zione e, anzich proseguire in una
guerra lacerante e rovinosa, che non
pu portare da nessuna parte (ove, in-
fatti, la legge dovesse essere abrogata
continuerebbe ad essere applicata la
legge nazionale che attribuisce al Presi-
dente maggiori poteri di quella su cui si
discute), pongano le loro capacit e
competenze a disposizione per miglio-
rare la legge seguendo i canali normali
del Consiglio regionale.
Carlo Dore
A
ll'opera ci sono le commissioni, so-
prattutto quella sul bilancio alle
prese con l'assestamento dopo la
sentenza della Consulta sulle entrate
future. Per il resto, in Consiglio regio-
nale non muove foglia: dei lavori in au-
la non c' traccia; della discussione sui
consorzi industriali, uno dei nodi fon-
damentali della legislatura, non si par-
la pi; prima convocazione utile: mar-
ted prossimo. La pagina del sito inter-
net dedicata aggiornata al 9 maggio.
E i mesi inattivit diventano pra-
ticamente quattro. Da marzo a tutto
giugno solo tre leggi approvate: quella
sui consorzi di bonifica, arrivata per la
prima volta negli uffici di via Roma tre
anni fa. Poi quelle, sacrosante, che isti-
tuiscono la consulta sulla disabilit e
gli aiuti ai familiari delle vittime di in-
cidenti sul lavoro. Tutto per la modica
cifra di 8 milioni al mese: perch se l'as-
semblea ferma, tutto il resto si muo-
ve. E costa. Neanche un mese fa aveva-
mo dedicato la prima pagina del gior-
nale al Consiglio in ferie, dorme da tre
mesi. C'erano state reazioni stizzite, ac-
cuse di qualunquismo. L'unica reazio-
ne dignitosa sarebbe stato uno scatto
dell'assemblea, una risposta con azioni
concrete alle contestazioni documenta-
te di un'inerzia vergognosa con le in-
dennit mensilI da ventimila euro. Tut-
to continuato come prima, anche
peggio. Un'assemblea-fantasma, che tra
poco finger attivivismo in qualche se-
duta occasionale, con grida e insulti per
coprire il vuoto operativo. Un Consi-
glio di nullafacenti, di fannulloni con-
clamati: altro che gli statali nel mirino.
Ne ha dovuto prenedere atto e pa-
ciosamente contestarlo perfino il presi-
dente dei poltronisti, Giacomo Spissu.
Nei giorni scorsi, dopo la presa di posi-
zione del capogruppo di Forza Italia
Giorgio La Spisa e di quello di Rifonda-
zione Luciano Uras, il presidente del
Consiglio ha scritto a tutti i capigruppo
e ai presidenti delle commissioni consi-
liari per chiedere maggiore solerzia
nel lavoro. Troppa grazia, lo avevamo
scritto a met giugno. Allora il leader
dell'Udc in via Roma, Roberto Capelli,
aveva parlato di assemblea addormen-
tata sotto effetto Spissu: quasi natura-
le, sottolineava, con il presidente impe-
lagato nelle questioni interne al Partito
democratico.
Ma sia ben chiaro che non convin-
ce il tentativo di attribuire tutta la re-
sponsabilit al solo presidente, che pu-
re ne ha di decisive. E' uno dei punti
fermi nei ragionamenti dell'opposizio-
ne: la stasi dei lavori in Consiglio tut-
ta legata al gruppo Pd, incapace di tro-
vare sintesi al proprio interno e di ri-
flesso anche sui temi caldi da affrontare
in aula. Una situazione che crea disagio
anche negli alleati della maggioranza.
L'attenzione, in giugno, era tutta pun-
tata sulle amministrative di met me-
se: dopo quelle, era l'obiettivo, ripren-
deremo il lavoro alla grande, per raffor-
zare l'operato della coalizione e rilan-
ciarlo in vista delle elezioni del 2009.
Di questo passo la pausa estiva vici-
na se ne riparler a settembre: quan-
do alla Camera sar applicata la propo-
sta del presidente Gianfranco Fini per
lavorare intensamente tre settimane a
Roma e dedicare la quarta alle attivit
nei collegi di provenienza.
Il contrario della Sardegna: anche
in questo, regione autonoma e speciale,
specialissima: da buttare. C' del vero in
queste accuse: la maggioranza sempre
la responsabile principale. Ma cosha
fatto e fa l'opposizione, oltre le grida
scomposte, le conferenze stampa come
una purga a ripetizione inflitte ai di-
sgraziati costretti a seguirle per riferir-
ne ai cittadini che se ne impippano del
tutto? No: sotto accusa c' l'intero
Consiglio dei fannulloni, nel quale
giusto distinguere tra poltronisti e ono-
revoli attivi: ma la condanna ricade ine-
vitabilmente sullintero parlamentino
senza credibilit e dignit..Basti pensa-
re allatteggiamento del centrodestra,
tutto complice prech connivente e col-
luso nel sabotaggio della riforma dei
consorzi industriali, difesi a spada trat-
ta perch centri di potere dove anche il
Pdl allargato si bagna il becco. Altro che
contrapposizione al centrosinistra, a
destra sono pappa e ciccia con i finti
avversari (almeno una parte) che non
vogliono toccare i carrozzoni. E questo
vale per mille altri argomenti, senza
contare l'ostruzionismo stolido, ad uso
mediatico su ogni cosa. Questo un
Consiglio non solo incapace e poltroni-
sta ma ben consapevole del perch non
fa o produce solo sceneggiate per dare
segnali di unesistenza altrimenti im-
presentabile
(A.V.)
2 Venerd 4 Luglio 2008
LAltra Voce
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La guerra continua? Autolesionismo distruttivo:
legge fondamentale rafforzata dalla nullit del referendum
Il Consiglio dei poltronisti
Da mesi incassa e dorme, anche Spissu segnala lo scandalo
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La generosit dei lettori uno stimolo e un aiuto per tenere alta lAltravoce
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razie per la sensibilit, la disponibilit, specie il buon cuore
di quanti ci stanno mandando i loro contributo per far vive-
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cario. Per i prossimi giorni attiveremo anche un conto corren-
te postale, come ci stato chiesto da molti lettori. Siamo an-
cora lontani da una raccolta sufficiente per portare avanti quei
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consentano di proporre unofferta editoriale appetibile anche
pubblicitariamente: per integrare le nostre disponibilit oltre
la generosit degli amici che hanno concorso dalla prima ora e
ai quali ci siamo nuovamente rivolti. I nostri programmi so-
no semplici, con qualche ambizione non solo di qualit. Un
restyling completo del sito, per fare dellAltravoce un vero e
pi completo quotidiano on line, che non sia la semplice
proiezione sul web di quelli cartacei, come per i quotidiani
sardi. Il rafforzamento del numero di pagine, distribuzione e
diffusione del settimanale che stampiamo presso le Grafiche
Ghiani, azienda-modello da una settimana ha messo in linea
una nuova, modernissima rotativa.
Per ora, i versamenti di cui daremo conto la settimana en-
trante, vanno indirizzati sul conto di Nesos Editoriale Indi-
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(gm)
3 Venerd 4 Luglio 2008
Statutaria finalmente in vigore
Prima delle elezioni una svolta alla Regione e nelle urne, legalit e pulizia
Dopo decenni, via norme scandalose cancellate in tutta Italia: persi due anni e un mucchio di soldi pubblici
di Giorgio Melis
C
oshanno capito i sardi di questa Sta-
tutaria? Che una roba da azzecca-
garbugli, una faccenda senza impor-
tanza, un campo di battaglia per esperti
di diritto e politici perdigiorno.
Grazie anche a tante parte della no-
stra grottesca informazione, specie quel-
la Zunk-group che spara titoli presunti al
fulmicotone, spesso fialette puzzolenti.
Di contenuti, di ricadute, di effetti con-
creti che interessano la vita della Regio-
ne e i sardi, praticamente niente per spie-
gare cosa accadr. Neanche ora che la
legge sta per essere promulgata dopo la
sentenza della Corte dappello di Caglia-
ri. Ha dichiarato nullo il grottesco refe-
rendum disertato dall85 per cento dei
sardi, ai quali stato imposto da un
gruppo di consiglieri che hanno fatto
spendere alla Regione almeno dieci mi-
lioni: per abrogare una legge che era sta-
ta approvata (anche da molti dei refen-
dari) pochi mesi prima a maggioranza
assoluta dallassemblea. Una legge fonda-
mentale, che pu finalmente moralizzare
gli scandali delle candidature di perso-
naggi che abusano di posizioni di potere.
Che blocca la crescita abnorme dei con-
siglieri (80, contro gli 86 attuali a cresce-
re), riduce gli assessori a un massimo di
dieci, col 40 per cento di donne. E po-
tenzialmente una mezza rivoluzione con
effetti pratici importanti. Ma le astiose
polemiche si sono concentrate tutte sulla
parte formale, sulla pretesa che un refe-
rendum cui ha aderito solo il 15 per cen-
to dei sardi bastasse a cancellare un prov-
vedimento atteso da decenni, sul quale il
Consiglio regionale ha lavorato per un
anno, approvandolo a maggioranza as-
soluta. Il tormentone alla fine. La leg-
ge sar promulgata a breve scadenza, an-
che se ci sono gli irriducibili che voglio-
no continuare la guerra, rilanciando la
palla alla Corte costituzionale. E possibi-
le ma intanto la legge entrer in vigore e
sar operativa prima delle prossime ele-
zioni: con effetti salutari sulla moralit
delle candidature ed eleggibilit, spaz-
zando via abusi impossibili in campo na-
zionale e nelle regioni ordinarie.
Sprecato un anno di tempo, gettato
al vento un mucchio di soldi nostri (die-
ci milioni per il solo referendum diserta-
to dall85 dei sardi nonostante la gran-
cassa mediatica in favore dei golpisti
(il fronte del No equiparava la legge a un
colpo di Sta(tu)to, bloccato il processo
riformatore ulteriore, intasate la Corte
Costituzionale e la Corte dappello di
Cagliari: per la seconda volta si dovuta
occupare della questione dopo essere sta-
ta bruscamente richiamata allordine
dalla Consulta. Soprattutto, senza quasi
parlare dei contenuti, delle norme rin-
viate da decenni che finalmente porte-
ranno alla cancellazione di vere immora-
lit legalizzate nella corsa al Consiglio re-
gionale. Erano norme arretratissime,
vergognosamente permissive. Opposte a
quelle nazionali, la cui estensione in Sar-
degna fu fatta impugnare, purtroppo
con successo, trentanni fa da Andrea
Raggio in nome delle prerogative del-
lautonomia: naturalmente non si legi-
fer alcun cambiamento, lasciando in
piedi situazioni scandalose. Per questo la
Sardegna lunica regione a non aver
normato una materia cruciale per la mi-
nima parit tra i candidati alle elezioni,
una parte dei quali fruiva di condizioni
di vantaggio enormi e vergognose. Deci-
ne di uffici, enti e aziende regionali, pro-
vinciali e comunali il cui titolare fosse in
corsa per il Consiglio, per decenni sono
stati trasformati in uffici elettorali, spes-
so con indecoroso voto di scambio pale-
se, a spese di tutti e in danno di molti.
Ora questo schifo sparir, cos come sar
bloccato a 80 il numero, gi enorme, dei
consiglieri ed garantita ope legis, non
per benevolenza, la quota del 40 per cen-
to di donne assessore, applicato da Soru
fin dallinizio dela legislatura.
Referendari-golpisti zitti e tramortiti,
insiste solo il grillo parlante Pubusa:
non neanche costituzionalista
Quel che pi interessante, in questo
epilogo (se non ci sar un'altra puntata)
il silenzio del golpisti, quelli veri. I 19
consiglieri regionali che hanno imposto
il costoso e disastroso referendum dopo
che molti di loro avevano detto di s a
una legge fondamentale.
Dovrebbero rispondere per il danno
fatto alla comunit, grazie alla firmetta
messa magari dopo la fatica di aver in-
cassato i ventimila euro di appannaggio
mensile. Non parla nessuno o quasi. Non
Maninchedda, ormai ben deciso cercare
alloggio col Psdaz nella destra, come ha
fatto a Macomer, nella speranza di un
avventurosa rielezione: stavolta senza i
voti di Soru, che nel 2004 lo aveva tratto
dal buco nero in cui lo aveva scaraventa-
to, liberandosene ed espellendolo dalla
politica, lex vecchia Dc.
Tace Peppino Balia, tra i libertadores
pi accesi. Ora pensa a mantenere la se-
greteria dello Sdi per poter controllare le
scelte e elettorali e le candidature: con-
fermato alla guida del partito bench le
norme congressuali vietino espressa-
mente la figura del segretario- consiglie-
re. Grande tempra di legalitari anti-gol-
pisti.
Tuona solo il querulo Andrea Pubu-
sa, professore, avvocato, ex consigliere re-
gionale, ex cda della Fondazione Banco
di Sardegna. Che dice il grillo parlante
Pubusa? Si pu tornare alla Consulta che
magari dar luce verde (tante altre Statu-
tarie sono state approvate e non ne risul-
ta alcuna contestata, bench quasi iden-
tiche a quella sarda), Berlusconi non im-
pugner la legge ma Soru - dixit grillo-
sgridante - non pu promulgare o guai a
lui. Ora dice: meglio tornare in Consi-
glio, cercare un testo condiviso.
Con lui e i suoi moderati amici del
colpo di Sta(tu)to? Una soluzione per-
fetta. Si torna nel Consiglio dei fannullo-
ni, dove regnano larmonia e lalacrit, e
il nuovo testo sar pronto in un amen:
massimo nel 2015, come le norme su in-
compatibilit e ineleggibilit mai fatte
anche quando tra i legislatori figurava
pure Pubusa: in quegli anni, ascendeva
alla cattedra a Scienze politiche. Ma di
diritto amministrativo, mica costituzio-
nale, Invece lui continua a parlare come
fosse la bocca della verit costituzionale.
Qualcuno induca il presidente Bile a in-
sediarlo come sua fonte primaria, con-
sulente per pareri decisivi sui temi costi-
tuzionali.
Ha proprio stufato, questo begare di
azzeccagarbugli oltre i contenuti, fatta
solo in odio personale a Soru ma facen-
do perdere un fracco di soldi ai sardi e ri-
tardando norme sacrosante alcune, altre
opinabili che potranno comunque esse-
re modificate.
Ora Renato Soru potr-dovr pro-
mulgare e rendere operativa la legge che,
come detto, comporter una nuova or-
ganizzazione e articolazione del potere
regionale e fisser paletti rigidi contro la
commistione Regione-urne (incompati-
bili-ineleggibili i funzionario pubblici e i
presidenti e direttori di enti e aziende se
non si sono dimessi prima di sei mesi del
voto: finora facevano campagna elettora-
le dalla plancia di comando trasformata
in ufficio elettorale).
LUnione Sarda ko oscura e censura do-
po aver alzato le barricate
Laltro fronte del silenzio LUnione
Sarda, lorgano dei referendari-anti-gol-
pisti, quello che annunciava la disfatta
della legge e la vittoria del referendum
con ben il 9 per cento a favore, il 6 con-
tro e l85 per cento che aveva mandato i i
libertadores in copertura di norme inde-
centi. Il giornale era rimasto basito
quando, un mese fa, la Consulta aveva
capovolto la valutazione della Corte
dappello: niente in prima pagina, un ta-
glio allinterno: sciocchezze trascurabili
dopo aver fatto campagna scatenata per
mesi. A maggior ragione, neanche un
cenno adesso in prima pagina e per li-
neffabile Video-Bugiardina era la sesta o
settima notizia del giorno: la prima del
Tg3 e degli altri giornali. Tutto regolare
come sempre.
La settimana scorsa lUnione ha
oscurato la protesta con occupazione e
sciopero della fame degli operatori del
mercato ortofrutticolo di viale Monastir
che non possono o non vogliono andare
al mercato di Sestu, nato pubblico e poi
interamente zunkeddizzato: bench rea-
lizzato in gran parte con soldi di tutti.
Davanti alla protesta, il fiero Sindaco
Floris (ah, La Russa: gli nega le ronde mi-
litari a Cagliari!!) non aveva trovato di
meglio che triplicare i canoni. Una spin-
ta brutale della serie: andatevene a Se-
stu, qui non c pi trippa. Di certo avr
gradito Zuncheddu, che ha invece disap-
provato lultima protesta, sfociata in una
proroga. Per punire i reprobi di viale
Monastir, LUnione non ha dato una ri-
ga sul fatto. Giusto cos: il mercato, bel-
lezza.
Delle notizie prezzolate, dei giornali-
sti in ginocchio davanti al padrone al
sindaco suo amico: pi che un giornale,
talora un mercatino rionale con i box e
le notizie esposte. Questa da illuminare,
queste da oscurare, queste da falsificare.
Dove Zunk dice e vuole.
L
a legge Statutaria una legge di autor-
ganizzazione e ha carattere sovraordi-
nato rispetto alle leggi ordinarie. Da
non confondere con lo Statuto, una
sorta di costituzione in piccolo: la sua
approvazione non ha per bisogno del
via libera del parlamento nazionale.
Forma di governo della Regione:
regola i rapporti tra presidente, consi-
glio e giunta. Conferma lelezione diret-
ta del presidente della Regione: sono i
cittadini e non pi il consiglio regionale
a esprimere il capo della giunta, sulla
base di un programma che vincola tutti,
da presentare allinsediamento della
nuova assemblea legislativa. Intanto
una novit importante: il numero dei
consiglieri bloccato a 80, attualmente
sono 86 e a rischio crescita, in propor-
zione ridicola rispetto alla popolazione.
Il presidente della Giunta nomina e re-
voca gli assessori, saranno minimo 8 e
massimo 10: un ruolo che prima spet-
tava al consiglio. In mano allassemblea
la possibilit di censurare un compo-
nente della giunta ma non pi quello di
sfiduciarlo. C chi vede una spropor-
zione di poteri a favore del presidente
della Regione, in particolare per il prin-
cipio del simul stabunt, simul cadent:
se va via il presidente eletto va via anche
il consiglio, e viceversa. La censura del
consiglio nei confronti del presidente
pu sfociare in sfiducia. Sarebbe anche
una sorta di suicidio per lassemblea,
costretta allo scioglimento: ma nel siste-
ma presidenziale diretto la soluzione
esattamente quella. Invece il consiglio
riveste in pieno la sua funzione fonda-
mentale: quella di fare le leggi, di appro-
vare i programmi e di esercitare il pote-
re regolamentare. chiamato a svolge-
re una pi incisiva azione di controllo e
di verifica in materia di nomine e di va-
lutazione dello stato di attuazione delle
leggi e delle politiche pubbliche.
Incompatibilit e ineleggibilit alle
cariche di presidente, assessori e consi-
glieri, con indicazioni pi precise rispet-
to a quanto gi stabilito in altre leggi re-
gionali. La composizione della giunta, a
esempio, dovr garantire la rappresen-
tanza di genere per almeno il 40 per
cento. Non possono essere eletti presi-
dente della Regione i componenti del
governo nazionale e i dirigenti generali
dello stato; i direttori generali della Re-
gione e quelli generali di agenzie statali
o regionali; i presidenti e i direttori ge-
nerali di enti, consorzi e aziende regio-
nali ma anche i presidenti, gli ammini-
stratori delegati, i rappresentanti legali
e i direttori di societ controllate dalla
Regione.
Tutte cause di ineleggibilit che so-
no rimosse se linteressato si dimette al-
meno sei mesi prima della scadenza del-
la legislatura. A quelle si aggiungono i
presidenti di provincia e i sindaci dei
comuni capoluogo di provincia o con
oltre 15mila abitanti che volessero di-
ventare consiglieri regionali. Vale lo
stesso per i direttori generali, ammini-
strativi e sanitari delle Asl limitatamen-
te ai collegi elettorali che in tutto o in
parte ricadano nel territorio della stessa
azienda sanitaria: lineleggibilit decade
con le dimissioni entro 180 giorni dalla
fine della legislatura, mentre per i sinda-
ci e presidenti di provincia servono 45
giorni minimo. Tra i motivi di incom-
patibilit c il contemporaneo incarico
in giunta in un comune di oltre tremila
abitanti; quello di amministratore di so-
ciet, enti, aziende e istituti (anche di
credito) la cui nomina o designazione
sia di competenza della regione o di en-
ti regionali, ma anche quelli di proprie-
tario, socio di controllo o rappresentan-
te legali di imprese che siano vincolate
con la Regione o suoi organi per con-
tratti di opere, di beni e servizi o per
concessioni o autorizzazioni ammini-
strative, che superino un milione di eu-
ro di fatturato annuo.
Conflitto di interessi. L'esempio re-
centissimo l'acquisto de L'Unit da
parte del presidente della Regione Soru.
Sarebbe una delle cause indicate dalla
Statutaria, che interessa chi ha la pro-
priet o il controllo di societ per azioni
quotate in mercati regolamentati o di
societ che abbiano influenza rilevante
nella propriet o nella gestione di reti
radiotelevisive o di quotidiani o perio-
dici a diffusione nazionale o regionale.
Lescamotage, in questo ultimo caso, la
stipula di un negozio fiduciario con i re-
quisiti stabiliti dalla stessa legge: il con-
tratto a favore di terzi sottoscritto a fa-
vore della Fondazione.
COSA CAMBIA CON LA NUOVA LEGGE
Regione, sar moralizzato anche il voto
Stop a funzionari pubblici in lista, blocco dei consiglieri a 80 , 40% donne-assessori
di Cinzia Isola
L'
ufficiosit della questione non
rende il nucleare meno pericolo-
so: la sola idea che ancora una
volta la Sardegna sia stata individuata
come appetibile terra di conquista da
suggellare con una bella centrale atomi-
ca basta a far scattare l'allarme.
Che poi si (ri)pensi di utilizzarla
anche come pattumiera per le scorie
prodotte, rende la vicenda ancora pi
inquietante e preoccupante. Manca
l'ufficialit, ma le indiscrezioni ormai,
quelle si, ufficiali, bastano e avanzano a
promuovere una legittima e sacrosanta
opposizione preventiva. Tanto pi che
sul misfatto potrebbe calare il segreto di
Stato: il rischio quello di ritrovarsi, a
cose fatte, delle pericolose ciminiere ra-
dioattive a fumare nell'Isola. Al mo-
mento, sono queste le uniche cose cer-
te: poco prima delle elezioni politiche
l'ex ministro dellambiente Alfonso Pe-
coraro Scanio aveva dato notizia dei
potenziali siti promossi per accogliere
le centrali: Trino (Vercelli), Fossano
(Cuneo), Chioggia, Monfalcone, Ra-
venna, Caorso (Piacenza),Scarlino
(Grosseto), San Benedetto del Tronto
(Ascoli Piceno), Latina, Garigliano
(Caserta), Mola (Bari), Scanzano
Jonico (Matera), Palma (Ragusa) e Ter-
moli (Campobasso). Tra questi spun-
tata pure Oristano: piana di Cirras, per
l'esattezza, tra Santa Giusta e Arborea.
All'epoca, in pieno clima preelettorale,
il Popolo delle libert nego tutto: del re-
sto si tratta di un tema particolarmen-
te caldo per l'Italia. Tanto da alterare il
risultato elettorale. Non dimentichia-
molo: nel novembre del 1987 gli italiani
bocciarono il nucleare con il referen-
dum abrogativo. Con percentuali poco
opinabili, intorno all'80%. In quell'an-
no, dunque, di fatto stato sancito l'ab-
bandono, da parte dell'Italia, del ricorso
al nucleare come forma di approvvigio-
namento energetico. Quando si dice, la
memoria corta.
Il ritorno in sella al governo del
Cavaliere ha rimesso la volont popola-
re nel cassetto: il nucleare serve a garan-
tire l'indipendenza energetica, sostiene
il centrodestra. Ma garantire a chi? La
Sardegna produce energia d'esportazio-
ne: perch mai dovrebbe concedere allo
Stato l'ennesima servit? La Sardegna,
terra del vento e del sole, ha un gover-
no impegnato nella promozione delle
energie alternative.
Per quanto riguarda la produzione
energetica, la regione pu vantare un
surplus da destinare all'esportazione.
Lo confermano i dati fornite per il 2007
da Terna (trasmissione elettricit rete
nazionale):la produzione destinata al
consumo pari a 13.559,1 gwh, la ri-
chiesta si attesta invece sui 12.735gwh.
Ambientalisti sul piede di guerra,
com'era prevedibile. Ma da un punto di
vista strettamente politico la predispo-
sizione atomica del governo Berlusco-
ni spinge a riconsiderare la vocazione
federalista di alcune sue componenti: se
vale la logica del federalismo fiscale,
dovrebbe valere pure quello nucleare.
Ma intanto, per ora, non arrivano
n conferme ne smentite ufficiali. A far
sentire la propria voce in Parlamento,
recentemente, l'ex presidente della re-
gione e ora deputato dellItalia dei va-
lori Federico Palomba, che ha presen-
tato uninterrogazione al ministero per
le attivit produttive Claudio Scajola.
Per esprimere non solo viva preoccu-
pazione, ma per ricordare come la
Sardegna in nome della ragion di Stato,
abbia gi tollerato l'80% delle basi mi-
litari esistenti in Italia. Ha sopportato
per questa situazione un carico assai
pesante costituito anche da malattie
collegabili con la loro presenza di ura-
nio impoverito. Poi tutti gli elementi
che di fatto sconsigliano l'Isola come
candidata naturale per ospitare centra-
li nucleari: l'insularit, la distanza, i co-
sti per il trasporto. Insomma: vero
che il governo intenderebbe installare
centrali nucleari in Sardegna?. In atte-
sa di risposte certe, c' solo da augurar-
si che per il governo Berlusconi non si
tratti di silenzio assenso.
4 Venerd 4 Luglio 2008
Una centrale a Oristano e le scorie nel Sulcis: il Governo punta a creare il fatto compiuto
S
empre la stessa storia: se non ci fosse
di mezzo l'istruzione, i tagli alla scuo-
la non farebbero pi notizia. Sar con
questa speranza che il governo Berlusco-
ni ha affilato la scure per l'ennesima ra-
zionalizzazionedel settore. Che al di l
di un semplice conteggio per far quadra-
re il bilancio dello Stato (dietro il dito
del calo demografico), di razionale non
ha niente. E neppure di ragionevole.
Specie nelle piccole realt locali, dove la
scuola rischia di scomparire proprio.
Tra il 2009 e il 2011 sar attuata una ri-
duzione del 10% delle cattedre (87.245
insegnanti) e il 17% del personale tecni-
co delle scuole (42.500). Non era stato
da meno il governo Prodi che per il 2008
lascia in eredit 22mila tagli. Manovra
difficile e dolorosa, l'ha definita il mi-
nistro Maria Stella Gelmini. Ma utile a
risparmiare circa 3miliardi di euro entro
il 2012. Che sarebbe bello immaginare
reinvestiti in cultura e istruzione. Tutta-
via questo non un campo dove la
quantit pu svincolarsi dalla qualit. E i
numeri non sono l'unica variabile da te-
ner presente per praticare la politica del
risparmi. Citiamo solo un dato: su 100
studenti della scuola secondaria di 2
grado ci sono 8,7 docenti in Italia, ri-
spetto ai 7,9 della media Ocse (organiz-
zazione per la cooperazione e lo svilup-
po economico), ma non si tiene con che
nei dati italiani vengono conteggiati in
generale anche i 25.679 insegnanti di re-
ligione cattolica (di cui 14.670 di ruolo)
che negli altri paesi non vengono con-
teggiati. Insomma: a far tornare i conti a
proprio vantaggio non ci vuole poi tan-
to. Ed solo un esempio. Tra altri chia-
riti nel dettaglio in un articolo pubblica-
to su l'Unit dello scorso 28 giugno.
E in Sardegna? Secondo una prima
stima i tagli riguarderanno circa 4mila
unit: tra insegnanti (circa 2500) e per-
sonale scolastico (1500), ovvero bidelli.
Tutto giustificato in nome del sempre
utile calo demografico. Qualche dato
pi preciso lo fornisce la Cisl che qual-
che giorno fa in presenza del direttore
generale Armando Pietrella ha illustrato
lo stato dell'arte: Le notizie comunicate
dallufficio regionale sono state le se-
guenti: per lanno scolastico 2008/2009
lorganico di diritto sar pari a 21.416
posti classe interi ; lorganico di fatto
sar pari a 22.410 posti classe interi
quale conseguenza di un apporto di 944
posti annuali.
Poi l'analisi: Da questa presenta-
zione risulta quindi evidente per lanno
scolastico 2008/2009, rispetto allorgani-
co di fatto 2007/2008, un taglio certifi-
cato di 1281 posti classe. Posti che risul-
tano dai 1281 posti tagliati sullOd e dai
941 sullOf per lanno scolastico
2008/09. Per quanto riguarda l'organi-
co del sostegno: 1829 posti sullorgani-
co di diritto e 770 posti sullorganico di
fatto, a fronte dei 2633 dello scorso an-
no. Quindi un ridimensionamento di
34 posti.Abbiamo evidenziato in tutta
la sua gravit per i riflessi negativi che
fatalmente avr nei confronti delloffer-
ta formativa in Sardegna, scrive in una
nota il sindacato della Cisl. Una situa-
zione che purtroppo avr conseguenze
negative anche sulle prossime immissio-
ni in ruolo, determinando ancora una
ulteriore frustrazione nei colleghi che da
tempo sperano di essere stabilizzati in
un ruolo magistrale sempre pi caratte-
rizzato dal precariato. Rileviamo ancora
una volta che intervenendo sul sistema
scolastico si incide in modo pesante an-
che sugli aspetti occupazionali di una
regione gi pesantemente colpita da gra-
vi problematiche sociali ed economi-
che. Per il segretario regionale Cisl
scuola Enrico Frau si tratta di una cosa
dirompente, drammatica. L'impressione
sulla politica dei tagli negativa: entra in
merito al sistema scolastico sardo depri-
vandolo della qualit delle risorse uma-
ne. I piccoli paesi saranno penalizzati,
ma si taglia anche la prospettiva di lavo-
ro per i nostri giovani. Ovvero: posti in
meno per i precari. Sul fronte della Cgil
il giudizio non cambia:Ogni anno per-
diamo mille posti di lavoro, denuncia
Peppino Loddo, responsabile per la
scuola. Nel corso degli ultimi anni ab-
biamo avuto un decremento del perso-
nale pari a 7mila posti. Questo significa
che una parte dovuta al calo fisiologi-
co, al calo demografico. Ma l'altra parte
dovuta al taglio vivo per coprire buchi
del bilancio. Per la Sardegna i tagli in-
cidono in maniera ancora pi pesante:
Noi siamo una di quelle regioni che
quando inizi l'epopea dei tagli eravamo
gi messi male. E precisa: Nessuno
viene licenziato ma non ci saranno as-
sunzioni: insomma non si manda via
nessuno, ma le cose non stanno cos. I
precari non potranno essere immessi in
ruolo: meno posti possibili per entrare
in ruolo ma anche in supplenza e man-
cher turn over. Critiche anche alla Re-
gione: .Da tempo protestiamo: non
hanno mai voluto affrontare una discus-
sione per mettere in cantiere degli inter-
venti nei confronti dello Stato perch i
tagli siano meno deteriori rispetto alle
altre regioni: la nostra debolezza strut-
turale acuita da ulteriori tagli. Insom-
ma: Agli altri tolgono la ciliegina e gli
resta la torta a noi, invece, tolgono l'a-
ria.
Cinzia Isola
Nucleare, avanti in segreto
La Sardegna nel mirino, serve una mobilitazione preventiva
Listruzione strategica e prioritaria la prima sacrificata dalla politica di Berlusconi
Scuola sarda, ghigliottina dei tagli
La Cisl scopre che colpa del governo, non di Soru
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l Comune dice si al restyling di Mari-
na piccola: a colpi di maggioranza e
con l'opposizione moderata sul par-
cheggio giardino, ma inflessibile sul
conflitto di interessi che coinvolge la fa-
miglia Floris.
Gi, perch a quanto pare dei 24mi-
lioni necessari per il progetto, gli unici
certi e sbloccati sono quelli destinati al-
lo Yacht club, presieduto dal fratello del
sindaco, Alberto.
Quanto basta per spingere fuori
dall'aula l'opposizione che abbandona
polemicamente la seduta consiliare. A
questo punto il progetto sar sotto il
fuoco incrociato: da una parte resisto-
no gli ambientalisti e i cittadini, oltre
tremila, che hanno firmato la petizione
on line per bloccare il piano previsto ai
piedi della Sella del diavolo. Dall'altra
l'opposizione di centrosinistra che sem-
bra intenzionata e pi interessata a ca-
valcare la questione morale.
Tanto da convocare per questa mat-
tina stessa una conferenza stampa. Ad
esempio, sarebbe interessante sapere
cosa sarebbe successo se la Regione
sbloccasse un finanziamento pubblico
per il fratello di Soru, si chiede Andrea
Scano del Pd. Pi cauto il capogruppo
Ninni Depau: Nessun pregiudizio, ma
lopera non coperta finanziariamente
e non neppure presente nel piano
triennale delle opere pubbliche.
Per la cronaca: assente il sindaco
parte in causa, il progetto passato al
vaglio del consiglio in tarda serata: 14 i
voti favorevoli del centrodestra, a cui si
aggiunto quello del presidente del
consiglio Sandro Corsini.
Ma intanto Marina Piccola passa
dal via, e fila dritta verso la rivoluzione:
24 milioni per realizzare il parcheggio
(1860 posti auto), demolire la sede del-
lo Yacht club, (dove sar realizzato il
parcheggio nautico), realizzare la nuo-
va sede (tre corpi di fabbrica destinati a
scuola di vela e foresteria, mensa, circo-
lo soci e aree di servizio), restyling per
il Corsaro e Lega navale, demolizione
dell'anfiteatro, realizzare un nuovo mo-
lo per le piccole imbarcazioni. Mentre
lungo la passeggiata sorgeranno dieci
locali commerciali e artigianali gestiti
dalla Motomar.
C.I.
Marina Piccola, il Comune ha dato il via libera al progetto di restyling: polemiche tra maggioranza e opposizione
Premiata ditta Floris&Floris: Emilio finanzia, Alberto lavora
di Marco Murgia
P
rimarie di coalizione? Va bene: ma
quello che per il Partito democrati-
co diventato il punto centrale del-
la discussione, per gli alleati solo uno
dei passaggi.
Neanche il pi importante: prima
c' da capire quale sia la maggioranza;
ci sono tre o quattro punti da indivi-
duare per portare a termine con succes-
so la legislatura; ci sono quelli da sotto-
porre agli elettori come programma
per le regionali del prossimo anno; solo
dopo la questione della leadership.
la posizione della sinistra in que-
sta fase politica tutta concentrata sulle
beghe interne dei veltroniani: ribadita
gioved, durante il primo incontro tra i
segretari dei partiti dopo il coordina-
mento del Pd di domenica scorsa.
Quello in cui si avviata ufficialmente
la discussione sulla consultazione di ba-
se allargata. Mica una novit: gli ex
dell'Arcobaleno lo ripetono da mesi.
Anche se in un'intervista rilasciata a
L'Unione Sarda il segretario del Pd An-
tonello Cabras risponde a domanda
precisa su cosa chiedano gli alleati: Ci
siamo solo sentiti per organizzare un
incontro a breve. Non vero, a sentire
quelli della coalizione. Michele Piras,
segretario di Rifondazione comunista:
Con il segretario del Pd ci siamo in-
contrati un mese fa e poi ancora una
settimana fa: per chiedere un incontro
ufficiale. Convocato fuori tempo mas-
simo - Oggi saremmo in uno stato di
sicuro pi avanzato, se si fosse fatto al-
lora - e senza carattere deliberante per
le assenze dell'Italia dei Valori e dei so-
cialisti: con Federico Palomba impe-
gnato alla Camera e Peppino Balia al
congresso nazionale del partito.
In quel mese qualcosa successo.
Tutto il Pd si reso conto della non au-
tosufficienza in vista del voto del pros-
simo anno. E si girato a sinistra, con
una svolta obbligata ma non scontata:
come dimenticare che il segretario An-
tonello Cabras aveva strizzato pi di un
occhio all'Udc e ai sardisti? Succedeva
poco pi di un mese fa: quando era an-
cora in piedi l'idea di poter mettere sul
piatto di Giorgio Oppi e Giacomo San-
na un candidato alternativo al presi-
dente della Regione Renato Soru. Ipo-
tesi praticamente in dissoluzione dopo
la scadenza del termine del 30 giugno
per la presentazione di nuovi nomi in-
terni al Pd. Senza contare che i centristi
e il Psd'Az hanno gi fatto la loro scelta
di campo: a destra con la spaccatura re-
cente tra le federazioni dei Quattro mo-
ri, tutte dietro a Sanna e Paolo Manin-
chedda a eccezione di quella cagliarita-
na.
Rifondazione, Sinistra democratica,
Pdci e socialisti da una parte valutano
positivamente la recente evoluzione
della posizione del Pd verso la ricosti-
tuzione ed il rinnovamento dell'allean-
za di centrosinistra. Dall'altra voglio-
no vederci chiaro e i messaggi in questa
direzione sono netti: Le primarie po-
trebbero essere uno strumento di par-
tecipazione, ripete Tore Serra per i Co-
munisti italiani, ma ora viene minac-
ciato il loro utilizzo o meno per ma-
scherare altri problemi: c' il tentativo
di attribuire ad altri responsabilit che
non competono. Senza peli sulla lin-
gua Piras: La maggioranza che ruota
attorno al segretario Cabras in estre-
ma difficolt: cercano tranquillit nelle
primarie di coalizione. Ma quale coali-
zione? Con quale programma?.
Per il segretario di Rifondazione il
clima politico inaccettabile da una
parte e incomprensibile dall'altra. Il ri-
sultato questo andazzo che non di
chi vuole vincere: e noi non siamo di-
sposti a farci triturare per i problemi al-
trui. Fautore delle primarie apertissi-
me ma ai candidati sostenuti dagli
elettori e non dai partiti o da pezzi di
partiti Pietro Maurandi, coordinato-
re di Sinistra democratica. Con metodo
certo, da decidere insieme: dopo aver
chiarito come andare avanti in questo
ultimo scorcio di legislatura.
Senza escludere la possibilit, da ve-
rificare, di un candidato proprio buono
per tutti. Tutto messo in chiaro davanti
a Cabras. Insieme alla necessit di un
confronto serrato su una agenda di te-
mi da affrontare per un progetto di go-
verno per la prossima legislatura, che
dovr tradursi alla ripresa autunnale
nella definizione di una piattaforma
politico programmatica che nasca dal
coinvolgimento di cittadini, gruppi,
movimenti, forze politiche, forze socia-
li, che guardano al centrosinistra per un
progetto di governo che sul piano poli-
tico e sociale rilanci le opportunit del-
la Sardegna e sul piano istituzionale de-
finisca le linee della nuova specialit
della Sardegna e dia vita ad una forma
di governo con un esecutivo rappresen-
tativo dell'intera coalizione e valoriz-
zando il ruolo legislativo e di indirizzo
del consiglio regionale. Questione pri-
maria, prima delle primarie.
5 Venerd 4 Luglio 2008
I partiti della coalizione puntano a ricostituire lalleanza, non a essere strumentalizzati dalla minoranza del Pd
P
aolo Maninchedda mi ha dedicato sul suo sito due articoli. Sostiene che sono un gior-
nalista senza giornale (preferirei il New York Times: mi accontento e mi diverto con
questo piccoletto tutto pepe e libert: specie di sbagliare). Ha anche scritto che nessun
editore me ne ha affidato. In effetto ho solo condiviso e per alcuni anni di fatto diretto
LUnione Sarda, vicediretto e qualcosa in pi La Nuova Sardegna, avuto un ruolo apica-
le a Epolis. Ruoli che ho lasciato da me, alcuni con gravi rinunce, mai buttato fuori co-
me accade spesso a Maninchedda. Ha pieno diritto e fa bene a criticarmi: come ho fat-
to con lui 16 anni fa. Lavevo perso di vista, ero contento (lo sa benissimo) che Soru la-
vesse tratto dalloscurit politica. Vorrebbe esserne il nemico pubblico numero 1: solo
un fastidioso pungente avversatore: spreco enorme di talento per autocompiacimento
vanitoso. Polemizza con me per dir male di Soru, che non lo fila perci ne fa schiuma.
Apprendo da Maninchedda, che uomo donore, dessere un Fidel di Soru. Ammetto:
45 anni di professione da lacch. Ho avuto le mie cadute, tutte con uomini del potere:
Emilio Lussu, Luigi Pintor, Umberto Cardia, Michele Columbu col Pdsdaz estinto, Ma-
rio Melis prima e dopo la sua presidenza, Pietrino Soddu. Avendo scritto sullUnione,
quando lasciava ogni ruolo in Sardegna, che con Soddu il Consiglio perdeva luomo mi-
gliore, ho rischiato dessere sbranato: specie da Andrea Raggio. Mai frequentato partiti
o avuto tessere. Segnalate le qualit dellesordiente Domenico Pili, personaggio di valo-
re che purtroppo ha tralignato, perfino avviato il figlio Mauro al giornalismo. Per il re-
sto, 40 anni di monoreddito privato, mai una lira a qualsiasi ragione dalla Regione. Sem-
pre rifiutato, caratterialmente inadatto, candidature che allora erano elezioni sicure: una
proveniva personalmente da Enrico Berlinguer, come ho ricordato dopo 24 anni di ri-
serbo dovuto alla figlia Bianca. Soru ha invece costretto Maninchedda a candidarsi con
lui. Diverso il percorso del vate del Marghine. Uomo di Comunione e Liberazione, no-
minato commissario prefettizio da Roma, estromesso dai Popolari dopo una epica im-
presa: aver impedito di parlare alla Fiera, con fischietti intolleranti e violenti, Pietrino
Soddu e Mino Martinazzoli, segretario nazionale: una delle pi belle figure anche mo-
rali del cattolicesimo democratico. Poi Antonello Soro aveva rotto i rapporti con Palom-
ba perch non si era preso come assessore Maninchedda, nel proseguo allontanato dal-
lo stesso Soro e dalla Dc oristanese. Lungo purgatorio e ritorno alla ribalta con Soru,
che ne stimava lintelligenza senza valutarne lincontrollabilit egolatrica. E tra i pochi
monocoli (anche di pi, siamo obbiettivi) nel paese dei ciechi del Consiglio regionale:
una bella intelligenza, infine distruttiva. Unaggravante perch non ne frena larrogante
narcisismo in cui disperde le qualit, considerando chiunque altro sotto la soglia della-
cume minimo e lui solo degno di cimentarsi con numeri uno: ovviamente inferiori ben-
ch provvisoriamente al di sopra, causa destino cinico e baro. Ora si fatto furbastro e
opportunista. Da Comunione e liberazione alla peggior ex dc bottegaia, ai residuali sar-
disti di sventura alla Giacomo Sanna protoleghista e con lUdc del virginale Oppi. In at-
tesa dellaccordo elettorale per le regionali col siculo Raff Lombardo (il gemello di Tot
Cuffaro), del quale amicissimo. Nellattesa, lista con la destra a Macomer, sindaco un
suo amico del quale aveva chiesto e ottenuto lelezione alla Provincia di Nuoro con i vo-
ti di Soru. Coerenza, innanzitutto. Mi chiama Fidel, nome garbato ma inadatto per no-
ta indocilit. Ha battute taglienti e colte, ma lo spirito non il suo forte, la leggerezza
non si concilia con larrogante presupponenza. Non mi ha mai perdonato di averlo so-
prannominato Maninkid, come poi tutti lo chiamavano. Ribatte con Fidel. Va benissi-
mo. Preferibile ad altri nomi. Come Giuda, ad esempio.
Giorgio Melis
Ehi, Maninkid. Chiamami
Fidel. meglio di Giuda
sazione). In questo modo egli ha umilia-
to e scavalcato la Ministra Gelmini che,
intanto, lanciava messaggi di pace a
scuola e universit. Questo intervento ri-
guarda due questioni: la natura delle
universit e le remunerazioni degli uni-
versitari. Stupisce osservare lignavia
universitaria di fronte ad un attacco che
mette in questione lo statuto dellistitu-
zione e la sua filosofia di fondo e nello
stesso tempo mette le mani in tasca agli
universitari. Qui c materia di analisi e
riflessione per sociologi, psicologi socia-
li e finanche antropologi. Il decreto Tre-
monti ha il merito di mettere in luce la
logica profonda delle riforme universita-
rie che imperversano da oltre un decen-
nio in Italia e in Europa. Logica rappre-
sentata da una quasi esclusiva preoccu-
pazione budgetaria. Il decreto Tremonti
interviene infatti per bloccare il turn-
over universitario in una fase di emer-
genza dovuta allondata di pensiona-
menti. Inutile dire che si tratter di una
ulteriore catastrofe generazionale per i
ricercatori italiani. Solo il 20% dei posti
liberati con il pensionamento potranno
essere coperti. Interviene, inoltre, ridu-
cendo drasticamente il Fondo di Finan-
ziamento Ordinario. E infine, taglia i no-
stri stipendi. Portare lo scatto stipendiale
da due a tre anni significa, secondo i cal-
coli fatti, per un ricercatore allinizio del-
la carriera, una perdita netta cumulata di
180.000 mila euro. E per i pi anziani
perdite di diverse migliaia di euro. Mica
noccioline. Cosa succede?Le elite politi-
che che controllano lo Stato hanno ri-
nunciato alle universit. Questo perch
non nelle nostre universit che si for-
mano le elite (dellindustria e dellalta
borghesia) e i loro rampolli. Le elite si
formano, non da oggi, nel sistema inter-
nazionale di eccellenza. Figuriamoci se
queste elite poi faranno le loro donazioni
alle malconce universit italiane (cui non
devono niente)! Le elite politiche che
controllano lo Stato hanno rinunciato da
diversi lustri a drenare risorse da investi-
re nel sistema nazionale di insegnamento
superiore e di ricerca. In parte per inca-
pacit di governo, in parte perch la
maggior parte delle risorse vengono uti-
lizzate per foraggiare un sistema statale e
politico largamente clientelare.
Il decreto Tremonti ingiunge di tra-
sformare le Universit in Fondazioni.
Questa proposta ha un unico e infantile
obiettivo: quello di drenare risorse dalla
societ attraverso donazioni e contribu-
zioni di varia natura. Nulla ci dice del si-
stema di governance che deve reggere il
rapporto tra Fondazioni, universit e fa-
colt. La proposta tremontiana non solo
sbagliata semplicistica. sbagliata
perch improvvisata e semplicistica.
Manca per esempio la necessaria distin-
zione tra Fondazione universitaria e Uni-
versit. Distinzione che potrebbe rendere
maggiormente accettabile il progetto di
costituire delle fondazioni universitarie.
Gi altrove emergono, daltronde,
dubbi di incostituzionalit. Notoriamen-
te, lultimo comma del suddetto articolo
recita: Le istituzioni di alta cultura, uni-
versit ed accademie, hanno il diritto di
darsi ordinamenti autonomi nei limiti
stabiliti dalle leggi dello Stato.
Occorre che la comunit universita-
ria rifletta sul fatto che questo inedito
rapporto tra universit e Stato non che
lesito di un processo in cui la politica e i
ministeri hanno mantenuto uno stretto
controllo sulle universit. Ma come
possibile, che lo Stato si liberi delle uni-
versit senza che ci sia una necessaria
reazione? Almeno da parte degli univer-
sitari? Questo avviene perch da lungo
tempo ormai, numerosi attori politici,
delleconomia e dellinformazione han-
no avuto interesse a rinforzare un pro-
cesso di progressiva delegittimazione
delle universit. Processo che nelle uni-
versit italiane, diversamente da quello
che avviene in Francia o Germania, tro-
va scarse resistenze e, anzi, molte compli-
cit, di chi usa le universit per guada-
gnarci, di chi me fa feudi di natura clien-
telare, di chi sconfitto nella competizio-
ne nel campo scientifico non accetta i
verdetti e trova preferibile bruciare tutta
la capanna. In tutti i casi vi un deficit di
fedelt istituzionale. E qui ci poniamo la
domanda che gi poneva Antonio
Gramsci, nelle sue note sulluniversit
italiana: perch luniversit in Italia non
svolge il ruolo che svolge in altri paesi?
Marco Pitzalis
Universit-Fondazione la morte tremontiana nellignavia degli atenei
Primarie, no al lavoro sporco anti-Soru
La Sinistra volta le spalle a Cabras dopo il valzer con Udc e Psdaz
Continua dalla prima pagina
di Ennio Neri
E
Cellino torna allattacco sullo sta-
dio. Lo vuole fare lui. E in fretta. E il
debito con il Comune? A sa scare-
scia, dicono in citt. Dato che i consi-
glieri comunali di centrodestra, soddi-
sfatti del dietrofront sul centro com-
merciale e del s ai grandi eventi nel
nuovo stadio da edificare senza far
uscire un solo euro dalle casse comuna-
li, nel comunicato diffuso, si sono di-
menticati di fare il nome di quello che
deve pagare il conto di 375 mila euro di
Iva e canoni daffitto dovuti al Comu-
ne.
E forse dimenticando anche quei
15-20 milioni di euro che servirebbero
per la demolizione del vecchio stadio
SantElia, accanto al quale Cellino vuo-
le costruire il nuovo. E proprio sui de-
biti anche la maggioranza si spaccata:
venerd, al vertice tra il presidente ros-
sobl, lassessore ai Lavori Pubblici Raf-
faele Lorrai e i consiglieri comunali di
maggioranza, saltava allocchio lassen-
za dellassessore allo Sport Nanni Flo-
ris, mai tenero con Cellino. Il presiden-
te dal canto suo vanta amicizie politi-
che ben dentro il Comune. Gi candi-
dato con il centrodestra alle regionali
del 2004 come vice rombato di Pili per
volont di Berlusconi dopo il grande ri-
fiuto di Gigi Riva, da qualche anno Cel-
lino assiste alle gare interne del Caglia-
ri seduto in tribuna accanto a Mariano
Delogu, senatore e coordinatore regio-
nale di An: entrambi sempre ben in-
quadrati dalle Tv.
Ma ora il Cagliari in vacanza.
Con la conferma di Acquafresca il mer-
cato sembra gi finito e Cellino ha lan-
ciato la proposta sullo stadio. Il suo
passo indietro questo: Non volete il
centro commerciale? Benissimo non lo
faccio.
Basta che entro agosto, data della
scadenza per il mutuo a interessi zero
che la Lega calcio concede alle squadre
per il rinnovo dello stadio, il Comune
gli affidi larea accanto allattuale sta-
dio. Lui mette 10 milioni di tasca sua e
pi un milione di euro lanno per 20
anni, il tempo necessario per estinguere
il mutuo con la Lega. Dopodich lo sta-
dio tornerebbe in mani comunali.
Ma lopposizione non ci sta. Il ca-
pogruppo Pd Ninni Depau e Lorenzo
Cozzolino hanno denunciato ancora
una volta lassoluta inadeguatezza della
Giunta Comunale che, mentre blocca
laccordo di programma stipulato con
la Regione sul quartiere di S.Elia, del
tutto incapace di assumere qualunque
decisione in merito allo stadio. Ricor-
diamo che il 1 febbraio 2007 la Giun-
ta Comunale ha approvato due contra-
stanti delibere relative allo stadio di
SantElia: la n. 15 prevede una radicale
ristrutturazione dello stadio (costo sti-
mato 39.577.500 euro, mentre la n. 16
prevede un concorso di idee per la rea-
lizzazione di un nuovo stadio nello
stesso sito.
Il gruppo Pd mentre invita lammi-
nistrazione ad un corretto rapporto
istituzionale, sottolinea la necessit che
vengano assunte rapidamente le deci-
sioni relative al nuovo impianto poli-
funzionale dello stadio SantElia e ri-
tiene che queste debbano avvenire al-
linterno del pi generale sviluppo ur-
banistico dellarea e della sua valorizza-
zione economica e sociale. Mentre la
maggioranza contrattacca e difende le
sue scelte. Prendiamo atto che la mi-
noranza si ostina ad alimentare sterili e
puerili polemiche accusano i capi-
gruppo, non rendendosi conto che a
Cagliari esiste una maggioranza ed un
esecutivo che discutono democratica-
mente (a differenza di altre maggioran-
ze e giunte che non dialogano per le
evidenti divisioni interne) e che cerca-
no, in sintonia, di individuare e porre
in essere le migliori soluzioni per i pro-
blemi dei cittadini cagliaritani. Il pro-
getto di un nuovo stadio (non solo
unesigenza della squadra, ma esigenza
avvertita dallintera cittadinanza) da
edificare senza far uscire un solo euro
dalle casse comunali, la rinuncia da
parte del presidente del Cagliari alla
realizzazione al suo interno di una nuo-
va citt mercato e la possibilit di uti-
lizzare la nuova struttura anche per i
grandi eventi, rientra tra le soluzioni
migliori e rapidamente attuabili.
6 Venerd 4 Luglio 2008
Torna alla carica il discusso presidente del Cagliari, sostenuto da tanti, a partire da Delogu
I
partiti si potranno pure fondere, ma
il nostro cervello non ancora fu-
so: quando sono neri, quelli di Allean-
za nazionale non usano mezzi termini.
Stavolta Berlusconi lha fatta grossa: si
schierato per il Betile. Un betilista
deccezione visto che il museo, per il
centrodestra sardo, lemblema della
deriva culturale dellIsola, voluta da So-
ru e architettata, a loro dire, da una re-
gina delle incompiute: larchistar Zaha
Hadid. Non per il Cavaliere. Berlusco-
ni mi ha detto: andiamo avanti spedi-
tamente col Betile a Cagliari, ha spif-
ferato Soru. E i suoi dirigenti hanno
aggiunto che il Museo di arte nuragica
e contemporanea lopera pi rappre-
sentativa che viene finanziata per cele-
brare i 150 anni dell'unit d'Italia. E
nonostante le polemiche che si fanno in
Sardegna, ci stato detto che verr fi-
nanziato ancora di pi, ci stato det-
to:andiamo avanti. E un decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri
autorizza persino ad espropriare le aree
che servono. Berlusconi non ne pote-
va pi di vedere Soru sempre incac-
chiato.
Se voleva strappargli un sorriso,
stavolta, ha fatto centro. Si ride meno
tra le fila di An: una bella polpetta av-
velenata alla fidata per gli amici-ne-
mici prossimi alla fusione fredda con
Forza Italia, dentro il calderone delle li-
bert. Era ovvio che ci sarebbero rima-
sti male: da mesi sono in lotta con la
Regione, studiano il progetto, conte-
standone forma e sostanza Poi arriva
il Boss e manda tutto allaria: a Berlu-
sconi piace il betile? Me ne frego! Cera
da aspettarselo: principi e coerenza pri-
ma di tutto. Per Alleanza nazionale, il
Cavaliere non fa eccezione: Se proprio
Berlusconi vuole occuparsi del finto
museo, mandi tra qualche anno una
troupe di Striscia la Notizia per ripren-
dere lennesima inutile incompiuta ita-
liana, ma eviti di apparire tra coloro i
quali hanno posato la fatidica prima
pietra.
A lanciare la sfida al leader supre-
mo Alessandro Serra, capogruppo co-
munale. Seguito di li a breve dai legio-
nari regionali e parlamentari del partito
disobbediente. Spirito fiero e orgoglio-
so, stavolta li ha proprio indispettiti: il
Betile non sar pi bello se ci mette il
cappello Berlusconi. Insomma, lo zoc-
colo duro di An, tira dritto per la sua
strada: non ci stanno a passare da gre-
gari del Cavaliere che, probabilmente,
senza sapere nulla del progetto viene a
sparigliare le carte. A insabbiare la pro-
testa locale. Magari speravano ci met-
tesse una pietra sopra. E invece? A
quanto pare l'unica pietra che il Pre-
mier vorrebbe metterci la prima:
quella che dar avvio ai lavori. Altro che
cattedrale nel deserto. Altro che mo-
stro sul mare: Super Silvio un fan del
Betile. E meno male che Silvio c':
avranno amaramente canticchiato. Fre-
gati, ma comunque leali: concedono il
beneficio del dubbio al Betilista di Ar-
core. Innocente fino a prova contraria:
forse non ha capito bene cos' questo
Betile. Un colpo di sole, un abbaglio. In
fondo questo Capo popolo delle libert
a volte un po esuberante: per gli al-
leati locali (forse) non si informato
bene. O stato male informato. Tutta-
via, che brutto colpo. Che colpo basso.
Specie per i duri e puri di Alleanza na-
zionale: saranno disciolti e confusi nel
Pdl. In citt la fusione ancora in inco-
gnito, ma una cosa certa: presto o tar-
di, anche senza lo zoccolo duro della
destra onore e gloria, non ci sar pi
nessuna Alleanza. Se non quella santa e
conveniente con Re Silvio. Betile a par-
te, naturalmente: su questo fronte non
arretrano di un passo. Manca un pro-
getto culturale, non c chiarezza sui
costi, insistono. Coerenti. Fino alla
morte: nessuna ritirata strategica, nep-
pure davanti al leader supremo. Del re-
sto, boia chi molla. Davanti al Betile,
per loro, eia eia, non sar mai s. Piut-
tosto, alal.
Cinzia Isola
Grottesca polemica di Alleanza Nazionale contro il Cavaliere, ora perfino Mariano Delogu lo contesta
Sullo stadio le mani di Cellino
Vuole tutto ma deve 375 mila al Comune amico, che blocca il piano S. Elia
Berlusconi-Soru: elogi al Betile. An furiosa
Me ne frego, non abbiamo fuso il cervello
di Daniela Paba
S
e c un filo rosso che unisce la
quinta edizione dellIsola delle Sto-
rie, il festival letterario che per
quattro giorni, fino a domenica, anima
il centro barbaricino, la virt del co-
raggio. Unico antidoto alle paure, siano
esse infantili o adulte, fondate o imma-
ginate, il coraggio di parlare, di guarda-
re, di indagare la realt fa parte
dellumano sentire.
E siccome ogni delitto lascia ferite
difficili da sanare, Marcello Fois, diret-
tore del festival e scrittore nuorese, ha
scelto di aprire ciascun incontro con la
lettura di brani tratti da un unico libro:
La vendetta barbaricina come ordina-
mento giuridico, di Antonio Pigliaru,
che avr la voce narrante degli attori
Lia Careddu, Mariano Nieddu, Marco
Spiga, Gisella Vacca, Alessandro Valen-
tini. Nei giorni del festival, Gavoi un
continuo rimando di incontri, dibattiti,
presentazioni, mostre, laboratori, attra-
versati da sciami di folle che inseguono
toponimi come Santana `e susu, Sa do-
mo `e Tiu Maoddi, cercando lombra
impossibile tra SantAntiocru e Binza-
donnia. Il corso un continuo via vai
dincontri, scambi, appuntamenti, ma
la notte trova la sua pace tra i tavoli dei
bar e lassalto a Chiodo.
E se non fosse per lattenzione co-
stante del pubblico attento sarebbe da
pensare che la presenza degli autori sia
quasi una scusa. Ebbene la buona scusa
per andare a Gavoi offerta questan-
no dalla presenza, venerd alle 19 di
Domenico Starnone, lunico scrittore
che riesce a raccontare con leggerezza,
ma Ex Cattedra, della scuola.
A intervistarlo arriva Stefano Gio-
vanardi che questanno conduce le in-
terviste serali con gli ospiti della sezio-
ne Povera Patria. Nello stesso spazio in-
terverranno domenica Melania Maz-
zucco, vincitrice col romanzo Una vita
del premio Strega, e sabato Mauro Co-
rona lo scrittore alpinista dei Fantasmi
di pietra e le voci del bosco.
Da non perdere, in tempi cos diffi-
cili, lincontro che vede protagonisti sa-
bato a mezzogiorno Ferdinando Impo-
simato, Sandro Provvisionato e Ghera-
do Colombo, intervistati da Luca Fa-
vetto sul tema "Giustizia e societ chi
ha pi bisogno dellaltra, e perch?".
Il giudice Imposimato e il giornali-
sta Provvisionato hanno pubblicato in-
sieme Doveva morire, che indaga i mi-
steri che ancora circondano il seque-
stro Modo, trentanni dopo. Sempre
sabato, alle 17,30, nella sezione "Esor-
di", lincontro clou con Paolo Giorda-
no, il giovane fisico divenuto famoso
con La solitudine dei numeri primi che
sar presentato insieme a Caterina Ser-
ra, che ha esordito per Einaudi con Tilt
e Anilda Ibrahimi, poetessa e scrittrice
nata a Valona autrice del romanzo Ros-
so come una sposa.
Gli incontri mattutini al balcone si
aprono venerd con Milena Agus, inter-
vistata da Gigliola Sulis, che dialogher
ancora sabato con Isabella Bossi Fedri-
gotti e domenica con la poetessa roma-
na, dorigine sarda, Antonella Anedda
che lo scorso anno stata al festival di
Seneghe.
Di editoria si parla con Gian Arturo
Ferrari, Marco Cassini e Antonio Selle-
rio, durante lincontro di venerd alle
12, coordinato da Gian Luca Favetto.
La sezione dedicata alle letterature altre
questanno vede protagonista una cop-
pia di scrittori anglosassoni che vive a
Roma: Zadie Smith e Nick Laird auto-
ri rispettivamente di Denti bianchi e La
banda delle casse da morto. Sergio Do-
gliani intervista la Smith sabato notte,
mentre Nick Laird con Michele Vaccai
nella sezione esordi di domenica alle
17,30.
Se vero che il coraggio simpara
da piccoli, il tema dei "ragazzi corag-
giosi" accompagna il festival di Gavoi
che intreccia laboratori creativi, mostre
e presentazioni di libri dedicati ai pi
piccoli, grazie alla collaborazione Tere-
sa Porcella dellUniversit di Cagliari.
Una via parallela da percorrere insie-
me. Sul sito www.isoladellestorie.it,
informazioni e contatti per un week
end d lettori.
7 Venerd 4 Luglio 2008
L"isola delle storie" affronta in ogni incontro lombra della morte di Dina Dore con letture da Antonio Pigliaru
Gavoi, un miracolo con coraggio
La festa della cultura per esorcizzare la morte e i dmoni di violenza
La guerra delle lingue
e il silenzio degli intellettuali
Il logudorese per forza, violenza
e anche bottega: pari dignit
al campidanese che si vuole castrare
di Daniela Paba
N
el dedalo del conte Dracula, Marinel-
la Lorinczi, dolce e chiara com, for-
se non sarebbe sopravissuta a lungo.
Il destino lha portata in Sardegna, dove
vive e lavora da molti anni come filologa
romanza, allUniversit di Cagliari.
Allisola e alla sua lingua ha dedicato
studi innumerevoli. Da qualche tempo
ha aperto una polemica, tanto garbata
quanto decisa, sulla politica di valorizza-
zione del sardo intrapresa dalla Giunta e
sulle sue accelerazioni posa lo sguardo
pacato della studiosa che conosce i tempi
storici. Dietro la Lingua sarda comune
c il logudorese sostiene senza enfasi, e
in questa scelta vede una nuova censura
del campidanese che difende con natura-
lezza, perch, come spiega In Sardegna
sono arrivata dal sud, nel Campidano.
Lamarmora arrivato tra i graniti della
Gallura. Da qui ho la percezione che il
povero campidanese venga maltrattato,
con la scusa che la vera lingua sarda lo-
gudorese.
Da bambina ho ricevuto uneduca-
zione trilingue, ma tutte erano impor-
tanti allo stesso modo, senza complessi
dinferiorit, lungherese, litaliano e il
romeno. Tutte hanno un registro molto
elaborato e, passando dalluna allaltra,
non avevo la sensazione di parlare con
un registro pi basso. Qui sono pochi
quelli che usano la lingua sarda per con-
versare di tutto, ci riesce Lilliu. Anche So-
ru, ma sempre in situazioni formali. Al-
lappuntamento per lintervista si pre-
senta con una serie di articoli e con un
piccolo volume scritto da Francesco
Manconi per la Cuec Tener la patria glo-
riosa, dove si tratta dei conflitti tra i sardi
del Capo di Sopra e quelli del Capo di
Sotto: I popolo che hanno dietro di s
origini nomadiche si sentono superiori
spiega- Gli ungheresi, i mongoli, i ger-
mani hanno fondato imperi. Rumeni e
sardi hanno un senso di inferiorit per-
ch non possono dimostrare di venire da
un altrove. E infatti leroe fondatore non
locale.
Cosa pensa della LSC, la lingua sarda co-
mune?
Sul piano psicologico a cosa serve
spaccare lopinione pubblica dicendo che
il Capo di Sopra vale di pi? E a cosa ser-
ve una delibera sullemergenza incendi
in LSC, se uno non la capisce? In Molise
e Calabria vivono, dal Medioevo comu-
nit grecofone, croatofone, albanofone,
si tratta di una decina di comunit in
trenta villaggi. Tra le iniziative recenti c
quella di usare le lingue del posto come
attrazione turistica. Ovviamente la ric-
chezza nella variet delle lingue. Il turi-
sta vuole conoscere la variante locale, e la
valorizzazione sta nella variet. Qua di-
verso, c una Regione autonoma, ci so-
no altri finanziamenti, un altro territo-
rio. La maggioranza della popolazione
sarda, cos gli algheresi, per dire, vengo-
no mollati. una scortesia nei confronti
dei catalani. Se ci fosse pi attenzione per
Alghero, magari la Catalogna investireb-
be di pi per dare visibilit alla Sardegna.
I galluresi sono indifferenti, sembrano
dire fate vobis, noi parliamo gallurese,
sono rivolti alla Francia e ai corsi. Ogni
minoranza degna di interesse, e che di-
re degli italofoni puri o impuri? Flavio
Soriga non scrive mica in sardo, non
matto. Ci sono minoranze storiche e ci
saranno neo minoranze. In Svizzera se
ne discute molto anche in relazione alla
scuola.
Perch secondo lei, sulla questione della
lingua, gli intellettuali non si pronuncia-
no?
Quelli che hanno dissentito sono sta-
ti tacciati di tradimento, ma non posso-
no sardizzare ad oltranza. Conoscere le
proprie cose un bene vantaggioso ma
poi bisogna conoscere laltrui. Per lOc-
citano (il provenzale) c una legge del
1951 che forse adesso comincia a dare i
suoi frutti. Lo Stato francese molto cen-
tralizzato, ma il problema che ci si posti
per lintroduzione della lingua a scuola
lappesantimento dei programmi: volete
il latino o il provenzale? Non possono es-
sere in alternativa, la lingua minoritaria
deve essere in aggiunta, cosa che i geni-
tori non accettano. In pi, non cerano
docenti qualificati. Se varr come pun-
teggio la conoscenza del sardo, oltre la
laurea, bisogna capire che la conoscenza
di una lingua non sinonimo di cultura
alta.
Pu un sardo dire Dante non lo so
perch sono sardo? La scuola plurilingue
c in Lussemburgo ma sono lingue tutte
di prestigio, non si fanno guerra e garan-
tiscono ascesa sociale. Lingue minorita-
rie sono anche ungherese e romeno ma
chiaro cha una madre transilvana punta
sullinglese non sullungherese. A mio
avviso anche le repubbliche baltiche che
hanno rinunciato al russo si sono castra-
te. Negli stati baltici gli immigrati russi
del primo 900 non imparavano la lingua
locale mentre gli abitanti dovevano im-
parare il russo. Ora la situazione rove-
sciata, chi non parlava la lingua locale
stato discriminato.
Quindi lei convinta dietro le quinte ci
sia una difesa arrogante del logudorese o
del nuorese?
Per quanto si coprano le spalle con la
scusa della lingua degli atti formali si
tratta di censura linguistica. Perch non
usare due varianti fondamentali? Chi ha
detto che lo standard deve essere uno?
Limportante che si parli il sardo. La
koin si forma, come si gi formata. Ma
questi sono i tempi storici e non biologi-
ci. I tempi biologici impongono carriere
rapida e di sistemarci. Tutto molto uma-
no.
Come nella disputa descritta da
Manconi ci sono due fazioni, i dialetti
del capo di sopra e quelli del capo di sot-
to. Lo dicono tanti studiosi prima di Wa-
gner, ma una percezione comune, docu-
mentabile dal 600, riserva un occhio di
riguardo al logudorese che non ho capito
fino in fondo. La spiegazione, piuttosto
infantile, forse che assomiglia di pi al-
litaliano e allo spagnolo, con gli infiniti
in are, -ere e -ire, d familiarit.. Anche
la sillaba in pi in poesia: come si fa a di-
re che non c poesia in campidanese,
quando abbiamo ottimi poeti improvvi-
satori? In sintesi limmagine che alcuni
autorevoli critici e studiosi offrono della
poesia improvvisata logudorese obnubi-
la la presenza di forme di poesia diversa
e ne riduce il valore, indicandola come
forma a diffusione locale e di ridotto
prestigio, e cos i criteri di valore diven-
tano che la poesia logudorese pi bella,
pi profonda pi sentita. Quando si ar-
riva alla questione del bello, a me cado-
no le braccia. La bellezza dipende dai va-
lori prestigiosi e formali delluso. Infatti
non citano mai le commedie di Garau
che, come Lobina, non gli torna e non
viene mai nominato.
Ma perch nessuno parla?
Soru ha messo il dito sulla piaga: ba-
sta parlare di sardo, parliamo in sardo.
Adesso chi troppo attivo non allaltez-
za chi sarebbe allaltezza poco attivo.
Corraine e Corongiu ce lhanno tanto
con laccademia che pure li ha protetti e
agevolati dentro lUniversit. Dire ades-
so che gli universitari sono contrari of-
fensivo. Il loro modo di rappresentare il
sardo non mi piace. E poi finch conve-
niva loro che fossi luniversitaria, bene.
Ora per Diariu Limba non sono pi un
professore ordinario di Cagliari ma una
studiosa rumena e dirlo in questo mo-
mento significa stai zitto che non hai ti-
tolo.
Quante lingue conosce?
Io sono nata da una madre cittadina
italiana e da padre ungherese, cittadino
rumeno, mi classifico come ungherese di
Bucarest, la mia citt, ha il parco urba-
no pi bello del mondo. Sono passata at-
traverso tante lingue, litaliano, lunghe-
rese, il rumeno in casa, a scuola la lingua
veicolare era lungherese. Poi ho studia-
to latino francese e russo, poco purtrop-
po, fino alla maturit. AllUniversit di
Bucarest ho studiato spagnolo, tedesco
inglese e arabo. Leggo tutte le lingue ro-
manze. Il sardo per me stato difficile al-
linizio, la variet della Trexenta con tut-
te le nasalizzazioni e le metatesi. Per ora
capisco bene tutte le variet e Garau lho
letto in sardo. Sentendo parlare campi-
danese, mi chiedevo spesso ma perch
questo meno sardo? Dietro le contrap-
posizioni linguistiche ci sono altre con-
trapposizioni. Mi sono trovata a difende-
re il campidanese senza rendermene
conto, anche perch non pensavo che ne
avesse bisogno. C un aneddoto molto
divertente del giovane Lvi-Strauss che
incontra il grande antropologo Franz
Boas, nella sua casa in America. Davanti
a una cassapanca indiana di grande bel-
lezza Levi-Strauss commenta Deve esse-
re unesperienza fantastica occuparsi di
indiani cos bravi. Boas risponde secco
Sono indiani come gli altri. Ogni dia-
letto indiano, i logudoresi si sentono
pi indiani degli altri, per questo sono
pi aggressivi e sono sempre l a sbraita-
re.
Venerd 4 Luglio 2008 8
Marinella Lorinczi, grande studiosa, poliglotta e docente: requisitoria contro la censura e limposizione della Limba sarda comuna

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