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Interferenze

Collana di diritto e cultura umanistica



diretta da
E. Conte, R. DOrazio, M.R. Marella, G. Resta

1/Collettanee







































































































Riparare Risarcire Ricordare

Un dialogo tra storici e giuristi



a cura di

GIORGIO RESTA e VINCENZO ZENO-ZENCOVICH




























Editoriale Scientifica
Napoli


Il presente volume pubblicato con il contributo del Ministero dell'Istruzione
dell'Universit e della Ricerca - Fondi PRIN 2008 delle Universit di Roma Tre, di Bari
Aldo Moroe del Salento
























Tutti i diritti sono riservati











Editoriale Scientifica srl ottobre 2012
Via San Biagio dei Librai, 39
80138 Napoli

ISBN 978-88-6342-415-7





Indice



I. La storia e le regole

La storia giuridificata 11
Giorgio Resta Vincenzo Zeno-Zencovich

I custodi della memoria: la disciplina degli archivi
e la ricerca storica 43
Paola Carucci

La storia sotto chiave: il segreto di Stato e il terrorismo
degli anni Settanta 59
Miguel Gotor


II. Accertare la storia in giudizio

Giustizia e storia: metodologie a confronto 73
Antonino Intelisano

Lo storico come consulente 83
Paolo Pezzino


III. Risarcire i pregiudizi della storia

Il risarcimento dei perseguitati politici e razziali:
lesperienza italiana 115
Giuseppe Speciale

Riparare e ricordare la legislazione antiebraica.
La reviviscenza dellistituto della discriminazione (1944-1950) 139
Silvia Falconieri

Privatizzazione dei contenziosi e risarcimento per illeciti storici.
Il caso della Holocaust litigation 156
Noah Vardi



6
Historical injustices: legittimazione passiva e forme
della riparazione nel diritto internazionale ed europeo 173
Mario Carta

Cosa resta di Auschwitz? Il genocidio ruandese
e il superamento del passato attraverso il diritto 209
Pietro Sullo


IV. Costruire la memoria del passato

Rielaborare il passato.
Usi pubblici della storia e della memoria
in Italia dopo la prima Repubblica 241
Filippo Focardi

Memoria, identit e uso pubblico della storia:
linvenzione del derecho indiano 273
Luigi Nuzzo

La costruzione mediatica dei processi storici:
il caso del processo di Norimberga 299
Silvia Leonzi

La diffamazione dei partigiani: il caso Bentivegna 317
Giuseppe Tucci


V. Raccontare la storia

The dark side of historical writing:
reflections on the censorship of history worldwide (1945-2012) 343
Antoon De Baets

Diritto penale e libert dello storico 371
Luigi Cajani

La memoria doverosa. Lesperienza francese
delle lois mmorielles 411
Roberto DOrazio

Negare le ingiustizie del passato: libert o divieto? 447
Claudia Morgana Cascione


7


VI. Il paradigma della verit

La madre, il figlio e la piastra elettrica 475
Olivier Cayla

Il diritto alla verit 497
Stefano Rodot

Notizie sugli autori 517






Il presente volume raccoglie alcuni dei risultati di un Progetto di Ricerca di
Interesse Nazionale finanziato dal Ministero per lUniversit, promosso e svolto
dalle Universit di Roma Tre, di Bari Aldo Moro, di Napoli Federico II e
del Salento, con la collaborazione della Fondazione Centro di Iniziativa
Giuridica Piero Calamandrei, sul tema Le ferite della storia e il diritto
riparatore: unindagine storico-comparatistica.
Il PRIN stato caratterizzato da una forte interdisciplinariet, non soltanto fra i
proponenti (comparatisti e storici del diritto) ma sopratutto fra giuristi e storici,
i quali, pur cos vicini per cultura, raramente dialogano fra di loro.
Il PRIN ha prodotto un sito ricco di documentazione e di riferimenti
bibliografici e giurisprudenziali [https://www.sites.google.com/site/-
storiaediritto/] e questo volume che nello spirito di ogni ricerca finanziata con
fondi pubblici liberamente disponibile on-line con licenza creative commons
(dal sito della Editoriale Scientifica e quello del PRIN).
La particolare impostazione metodologica del progetto di ricerca, connotata da
un approccio realistico ed interdisciplinare ai fenomeni giuridici, ha suggerito
linclusione del presente volume nella collana Interferenze. Collana di diritto e
cultura umanistica, le cui caratteristiche programmatiche sono rappresentate
dalla concezione unitaria della cultura e dallapertura delle scienze giuridiche
agli altri campi del sapere umanistico.
Un particolare ringraziamento va alle dr.sse Claudia Morgana Cascione e
Margherita Colangelo, che hanno sovrainteso allorganizzazione dei due incontri
pubblici nei quali le tematiche della ricerca sono state approfondite e le varie
tesi confrontate e discusse; e che hanno curato ledizione del volume.




LA STORIA GIURIDIFICATA

Giorgio Resta Vincenzo Zeno-Zencovich
*



SOMMARIO: 1. Introduzione 2. La storia oggetto del diritto 3. Le regole della ricer-
ca storica 4. Lo storico nel processo 5. La libert dello storico e i suoi limiti
6. La storia (e la memoria) come risultato del diritto 7. Conclusioni.


1. Introduzione

Da sempre la storia permea il diritto e ne costituisce parte inte-
grante. Il diritto un insieme di regole, le quali si collocano in uno
spazio temporale linizio e la fine della loro vigenza pi o meno
nettamente definito. Allinterno di tale spazio si presentano inter-
pretazioni e applicazioni in genere riferite a casi concreti, i quali pure
hanno una loro dimensione temporale. Mutuando unefficace formula
di Carl Friedrich, si potrebbe dire che law is frozen history
1
. In po-
che parole, non vi diritto senza storia del diritto e da sempre il giuri-
sta, anche senza alcuna vocazione o competenza di storico, indaga e
ricostruisce le regole nella loro genesi e nel loro sviluppo nel corso del
tempo
2
. Anche per questa ragione, si osservato, quella giuridica la
pi past-dependent tra tutte le professioni intellettuali
3
. A ben vedere,
per, tale attenzione non propria soltanto del giurista, ma di tutti co-
loro i quali vogliano conoscere il passato, o utilizzarne le vicende, e lo
fanno (anche) attraverso la presentazione degli istituti giuridici. dav-
vero difficile, per uno storico, trovare degli ambiti non toccati dal di-
ritto o rispetto ai quali possa ignorare il contesto giuridico in cui gli
eventi o i fenomeni si svolsero: il diritto parte integrante dellassetto
istituzionale di qualsiasi comunit ed oltre ad esserne condizionato, ne
condiziona profondamente lo sviluppo.
Quando, per, il binomio storia/diritto viene invertito e si pone
laccento non pi sulla storia del diritto, bens sul diritto della sto-
ria, il quadro diviene immediatamente pi complesso e problematico.

*
Questo saggio costituisce il frutto della ricerca e della riflessione comune dei due
autori. Ai fini dellimputazione del testo, i paragrafi 1, 3-5 debbono ascriversi a Gior-
gio Resta, mentre i paragrafi 2 e 6-7 a Vincenzo Zeno-Zencovich.
1
C.J. Friedrich, Law and History, in 14 Vanderbilt L. Rev. 1027 (1961).
2
La dimensione essenzialmente storica del fenomeno giuridico ben scolpita nel-
la pagina di P. Grossi, Prima lezione di diritto, Roma-Bari, 2004, 43.
3
R. Posner, Past-dependency, Pragmatism, and Critique of History in Adjudication
and Legal Scholarship, in 67 U. Chi. L. Rev. 573 (2000).


12
ben vero che lampia diffusione della formula giuridificazione della
storia nellambito dei discorsi contemporanei sembrerebbe testimo-
niare la definitiva emersione di uno specifico terreno di indagine aper-
to alle riflessioni, oltre che del giurista e dello storico, di molti altri
scienziati sociali
4
. Tuttavia, non appena si rivolga a tale fenomeno uno
sguardo pi approfondito, si potr constatare come la formula in og-
getto, bench indubbiamente efficace, sia affetta da una fondamentale
indeterminatezza ed ambiguit. Sotto lampio e piuttosto generico
mantello di giuridificazione della storia si adagiano una pluralit di
problematiche non necessariamente connesse e talora eterogenee. In
queste pagine vorremmo cercare di sciogliere, o quanto meno ridurre,
lambiguit semantica di tale espressione.
Una prima chiarificazione necessaria attiene alla nozione di giuri-
dificazione. Come equivalente della tedesca Ver-rechtlichung, essa
viene spesso impiegata e cos la utilizzeremo in questo scritto nel
senso di sottoposizione di una serie di attivit umane, in precedenza
libere, o soggette soltanto a convenzioni sociali, a regole formali tanto
nella fonte da cui promanano, quanto nel loro contenuto prescrittivo
5
.
Una seconda precisazione relativa allespressione storia la qua-
le pu essere intesa secondo unaccezione pi ampia ed una pi ristret-
ta. Posta in correlazione con il concetto di giuridificazione, la for-
mula pu assumere due diversi significati.
(a) Di giuridificazione della storia si pu innanzitutto discorrere
nel senso di giuridificazione degli eventi del passato, visti nella loro di-
mensione prettamente fattuale. Tale formula spesso impiegata per
descrivere il processo di progressiva attrazione nella sfera della giuridi-
cit degli accadimenti storici, in quanto fonti di specifiche conseguen-
ze rilevanti per lordinamento, sotto il profilo penale, amministrativo,
ed in misura crescente anche civile. In particolare, si molto discusso

4
Circa il fenomeno in oggetto, talora definito in maniera ancora pi puntuale
come judiciarisation de lhistoire, v. D. de Bellescize, Lautorit du droit sur
lhistoire, in Lautorit (a cura di J. Foyer G. Lebreton C. Puigelier), Paris, 2008,
51 ss., 52; A. Garapon, Peut-on rparer lhistoire? Colonisation, esclavage, Shoah, Paris,
2008, 13; A. Melloni, Per una storia della tribunalizzazione della storia, in O. Marquard
A. Melloni, La storia che giudica, la storia che assolve, Roma-Bari, 2008, 30.
5
Per una puntuale disamina dei significati generalmente ascritti alla formula giu-
ridificazione si veda in particolare G. Alpa, Diritto e giuridificazione, in Oltre il diritto
(a cura di M. Costanza), Padova, 1994, 177 ss. V. inoltre per unindagine ad ampio
raggio S. Rodot, La vita e le regole. Tra diritto e non diritto, Milano, 2006, 9-72; G.
Teubner (a cura di) Juridification of Social Spheres. A Comparative Analysis in the Are-
as of Labor, Corporate, Antitrust and Social Welfare Law, Berlin-New York, 1987; R.
Kreide, Re-embedding the Market through Law? The Ambivalence of Juridification in
the International Context, in Karl Polanyi, Globalisation and the Potential of Law in
Transnational Markets (a cura di C. Joerges J. Falke), Oxford-Portland, 2011, 41 ss.


13
in questi ultimi anni circa la possibilit di rparer lhistoire
6
, guar-
dando dunque agli eventi storici e segnatamente alle ingiustizie della
storia come illeciti produttivi di obbligazioni di risarcimento, restitu-
zione o riparazione in capo ad individui, gruppi o stati
7
. In questo sen-
so, lespressione in oggetto pone laccento su uno dei fenomeni mag-
giormente rilevanti per lo sviluppo delle societ contemporanee; un
fenomeno connotato, essenzialmente, dallattrazione nella sfera del di-
ritto di una serie di vicende e controversie un tempo rimesse alla pote-
st regolatoria della politica (o di altri sub-sistemi) ed oggi divenute
sempre pi il termine di riferimento di norme, procedure ed istituzioni
di natura formale
8
.
(b) Alla formula in questione pu poi attribuirsi un significato pi
ristretto, alludendo non gi alla giuridificazione della storia (come in-
sieme di fatti accaduti nel passato), bens alla giuridificazione della sto-
riografia (come insieme delle attivit volte alla ricostruzione ed inter-
pretazione dei fatti storici)
9
.
Si tratta, allevidenza, di due fenomeni strettamente correlati: alla
crescente giuridificazione del passato corrisponde generalmente una
pi intensa giuridificazione dei processi volti allattribuzione e alla tra-
smissione di significati relativamente a tale passato (basti pensare al
rapporto tra ricostruzione giudiziale del genocidio ebraico e repressio-
ne civile e penale del negazionismo). Tuttavia essi rimangono fonda-
mentalmente distinti sul piano teorico. Per questa ragione tratteremo
separatamente di ciascuno di essi, svolgendo prima alcune considera-
zioni sulla giuridificazione degli eventi del passato, appuntando la no-
stra attenzione principalmente sul fenomeno della ricostruzione giudi-

6
A. Garapon, Peut-on rparer lhistoire? Colonisation, esclavage, Shoah, cit., 9.
7
In questa prospettiva si vedano esemplarmente il volume di M. du Plessis S.
Pet (a cura di), Repairing the Past? International Perspectives on Reparations for Gross
Human Rights Abuses, Antwerpen-Oxford, 2007; e i saggi di C.J. Ogletree, Repairing
the Past: New Efforts in the Reparations Debate in North America, in 38 Harvard Civil
Rights-Civil Liberties L. Rev. 279 (2003); E.A. Posner A. Vermeule, Reparations for
Slavery and Other Historical Injustices, in 103 Colum. L. Rev. 689 (2003). Su questi
temi si soffermano i saggi contenuti nella sezione terza del presente volume; tra questi
si vedano in particolare N. Vardi, Privatizzazione dei contenziosi e risarcimento di illeci-
ti storici. Il caso della Holocaust litigation; e M. Carta, Historical injustices: legittima-
zione passiva e forme della riparazione nel diritto internazionale ed europeo.
8
Tale passaggio dalla politica al diritto, e segnatamente al diritto civile, criti-
camente ricostruito da A. Garapon, Peut-on rparer lhistoire? Colonisation, esclavage,
Shoah, cit., 13 ss. Ma a tal proposito bene ricordare che i confini tra le due logiche
sono meno nitidi e stabili di quanto potrebbe apparire: a questo riguardo sempre
istruttiva la lettura di O. Kirchheimer, Political Justice. The Use of Legal Procedure for
Political Ends, Princeton, 1961, 25, 304 ss.
9
Sulle due accezioni del termine storia ripercorse nel testo si veda soprattutto J.
Le Goff, Histoire, in Id., Histoire et mmoire, Paris, 1988, 180.


14
ziaria della storia, per poi passare al problema della giuridificazione
dei discorsi sul passato.


2. La storia oggetto del diritto

Quando si discorre di giuridificazione degli eventi del passato si
guarda alla storia, fondamentalmente, come oggetto del diritto. Tale
prospettiva forse la pi vicina alla tradizione del giurista, il quale,
proprio con riferimento alla concretezza del fenomeno giuridico, ap-
plica a determinati fatti (lesecuzione di un contratto, un omicidio, una
procedura amministrativa) regole giuridiche
10
. Nella stragrande mag-
gioranza dei casi tali fatti non rientrano nella storia, cos come co-
munemente la si intende. Ma non di raro, invece, essi vi rientrano a
pieno titolo: un attentato, un disastro, un gravissimo dissesto finanzia-
rio vengono ricostruiti nelle aule di giustizia per accertare le responsa-
bilit e irrogare sanzioni. La distinzione fra singolo fatto e vicenda sto-
rica non determinabile con esattezza e dipende da fattori tanto sog-
gettivi quanto estrinseci. Se per si vuole individuare larchetipo di
questa prospettiva, esso lo si rinviene nel processo di Norimberga, non
a caso unanimemente considerato uno spartiacque fondamentale per
la comprensione del diritto contemporaneo
11
.
Non un singolo fatto a cadere sotto la lente dei giudici bens un
lungo periodo 12 anni, di cui gli ultimi sei di guerra totale visto nel
suo insieme, nelle sue cause, nel suo svolgersi, nei suoi effetti, per
giungere ad una condanna anche capitale di singole persone per il
loro ruolo storico, primancora che individuale, giudicato criminale. Il
cambiamento rispetto al passato risulta evidente se si confrontano No-
rimberga con il Trattato di Versailles di un trentennio antecedente: l
determinazione della responsabilit degli imperi centrali nello scatena-

10
Tuttavia opportuno ricordare che, come sottolineato da Y. Thomas, La verit,
le temps, le juge et lhistorien, in Le dbat, 1998, 17 ss., 22, proprio nelloperazione di
valutazione dei fatti che emerge uno degli elementi differenziali dellattivit del giuri-
sta rispetto a quella dello storico. Atteso che nel diritto la questione di fatto intervie-
ne sempre successivamente alla questione di diritto (i fatti devono essere qualificati in
base a norme), corretto affermare che la fattualit stessa dei fatti non della stessa
natura per lo storico e per il giurista (22). In tema v. anche il recente volume di M.
Taruffo, La semplice verit. Il giudice e la costruzione dei fatti, Roma-Bari, 2009, pas-
sim.
11
Cfr. ad es. A. Wieviorka, Justice, Histoire et Mmoire. De Nuremberg Jrusa-
lem, in Droit et socit, 1998, 59 ; R. Teitel, Transitional Justice Genealogy, in 16 Harv.
Hum. Rights J. 69 (2003), 73. Inoltre cfr. L. Douglas, The Memory of Judgment: Mak-
ing Law and History in the Trials of the Holocaust, New Haven, 2005; D. Zolo, La
giustizia dei vincitori. Da Norimberga a Bagdad, Roma-Bari, 2006.


15
re la prima guerra mondiale e imposizione di pesantissime sanzioni a
loro carico. Qui la storia viene portata fuori dal chiuso di una confe-
renza diplomatica e diventa il risultato di un procedimento dialettico
il processo, appunto fra accusa e difesa
12
. il giudice, non il potere
politico, che accerta la storia e ne fa scaturire le conseguenze. La sen-
tenza storica in tutti i sensi del termine: , fa, chiude la storia
13
.
I fatti in quel giudizio accertati producono quel che un processua-
lista formalista definirebbe gli effetti esterni del giudicato: non solo
non discutibili, ma premessa ineludibile di altre decisioni. Affermare
che la storia justiciable significa inserirla allinterno di un sistema
complesso e raffinato i cui pilastri pilastri di civilt sono la prova, il
convincimento, la motivazione
14
. E se doveroso chiedere al giudice il
rispetto di tali criteri quando egli fa la storia, pare inevitabile indicare
lo stesso allo storico quando giudica
15
.
Guardando alle cose in termini pi generali, da quando il giudice
entrato in campo, la storia nel senso di ricostruzione dei fatti del pas-
sato pi o meno recente non pi la stessa, non fossaltro perch de-
ve distinguersi da un processo, da una sentenza. Il processo di Norim-
berga, anche da questo punto di vista, rappresenta un mutamento di
paradigma cruciale per la modernit: esso interrompe la fase della sto-
riografia apologetica di stampo nazionale
16
e inaugura un nuovo mo-
dello di interazione tra giurista e storico. Se quel processo fu condotto
essenzialmente da giuristi, consapevoli di fare la storia
17
, lampia messe
di documenti raccolti in archivio e lattenzione rivolta ad un segmento
spaziale e temporale cos ampio rappresentarono una premessa fon-
damentale per lo sviluppo di una diversa sensibilit ed un nuovo orien-

12
Per un confronto con la precedente esperienza dei processi di Lipsia cfr. G.
Battle, The Trials Before the Leipsic Supreme Court of Germans Accused of War Crimes,
in 8 Va. L. Rev. 1 (1921).
13
Cfr. in chiave retrospettiva le pagine di D. van Laak, Widerstand gegen die Ge-
schichtsgewalt. Zur Kritik an der Vergangenheitsbewltigung, in N. Frei D. van
Laak M. Stolleis (a cura di), Geschichte vor Gericht. Historiker, Richter und die Suche
nach Gerechtigkeit, Mnchen, 2000, 11 ss.
14
V. in generale J.P. Jean, Le procs et lcriture de lhistoire, in Tracs. Rev. sc.
Hum., Hors-srie 2009, 61 ss., spec. 71 ss.; Y. Thomas, La verit, le temps, le juge et
lhistorien, cit., 17 ss.
15
Sul punto v. B. Edelman, Loffice du juge et lhistoire, in Droit et socit, 38,
1998, 52.
16
Cfr. K. Grosse Kracht, Kriegsschuldfrage und zeithistorische Forschung in
Deutschland. Historiographische Nachwirkungen des Ersten Weltkriegs. Wirkungen
und Wahrnehmungen des Ersten Weltkrieges, in Historisches Forum, 3, 2004, 61 ss.
17
Come ha ricordato, da ultimo, V. Petrovi!, Historians as Expert Witnesses in the
Age of Extremes, diss. Budapest, 2009, 110, il processo di Norimberga the greatest
historical seminar ever held- was a seminar held in the absence of historians.


16
tamento degli studi storici
18
, contribuendo anche come si vedr me-
glio in seguito ad un dialogo sempre pi stretto tra il giudice e lo sto-
rico.
Non si tratta, necessariamente, di approcci antagonistici, ma
lepistemologia che vi sottesa diversa
19
. Il processo , e deve rima-
nere, un imbuto nel quale una molteplicit di fatti vengono immessi,
filtrati, cerniti per giungere, alla fine, ad una decisione in ordine alla
responsabilit di un singolo. Tale finalismo assente dalla ricerca sto-
rica, che, libera nei mezzi e nei fini, pu anche presentarsi in una for-
ma antitetica, di imbuto rovesciato; dalla sicura responsabilit di un
individuo ad una catena di eventi che si pongono in posizione causale
risalendo per giungere al paradosso al peccato originale e allomi-
cidio di Caino.
Ma la storia non solo justiciable: anche giudicabile, e si chie-
de ormai a gran voce che essa venga stabilita in Tribunale
20
. A poco
rilevano le pur fondate distinzioni fra giudizio storico e storia giu-
dicata
21
. Quel che interessa che ormai sembra non potersi fare a me-
no di una sentenza che non solo stabilisca le responsabilit, ma soprat-
tutto verifichi e certifichi. In questo vi il riflesso di una generale ten-
denza verso la tutela giudiziale dei diritti, la quale costituisce insieme
un logico portato del costituzionalismo postbellico e della crisi con-
temporanea dei meccanismi di prevenzione e risoluzione dei conflitti
sociali alternativi al diritto
22
. Ma vi , soprattutto, la diffusa percezione
del processo (e della sentenza che lo conclude) come uno degli stru-
menti socialmente, individualmente, psicologicamente pi idonei

18
V. con particolare riferimento allinterazione tra documentazione probatoria
raccolta nei processi e ricerca storica, M. Cattaruzza, La ricerca storica sul nazionalso-
cialismo e le fonti giudiziarie, in 7 Cromhos 1 (2002); D. van Laak, Widerstand gegen
die Geschichtsgewalt. Zur Kritik an der Vergangenheitsbewltigung, cit., 15 ss.; A.
Wieviorka, Justice, Histoire et Mmoire. De Nuremberg Jrusalem, cit., 62.
19
Sul punto si vedano, in generale, P. Calamandrei, Il giudice e lo storico, in Riv.
dir. proc. civ., 1939, I, 105-128; Y. Thomas, La vrit, le temps, le juge et lhistorien,
cit., 17 ss.; M. Stolleis, Der Historiker als Richter der Richter als Historiker, in N. Frei
D. Van Laak M. Stolleis (a cura di), Geschichte vor Gericht. Historiker, Richter und
die Suche nach Gerechtigkeit, cit., 173, 177-179; J.P. Le Crom J.C. Martin, Vrit his-
torique, verit judiciaire, in Vingtime Sicle. Rev. Hist., 1995, 196; J.C. Martin, La d-
marche historique face la vrit judiciaire. Juges et historiens, in Dr. et soc. 1998, 13
ss.; M. Borrello, Sul giudizio. Verit storica e verit giudiziaria, Napoli, 2011.
20
Cfr. A. Melloni, Per una storia della tribunalizzazione della storia, in O. Mar-
quard A. Melloni, La storia che giudica, la storia che assolve, cit.
21
Su queste distinzioni si vedano in particolare i saggi di A. Intelisano, Giustizia e
storia. Metodologie a confronto, e P. Pezzino, Lo storico come consulente, entrambi in
questo Volume.
22
In generale v. ad es. R. Badinter e S. Breyer (a cura di), Judges in Contemporary
Democracy. An International Conversation, New York London, 2004, passim.


17
per sancire e porre rimedio alla ingiustizia
23
. Tutti conoscono gli orrori
della seconda guerra mondiale e la loro paternit consegnata a tutti i
libri di storia: ma ci non pu soddisfare le vittime, i sopravissuti, i lo-
ro parenti. La sentenza e cio la storia scritta o riscritta dal giudice
costituisce il passaggio necessario per far s che la storia sia tale, e cio
passato. Il suo valore, da questo di vista, soprattutto simbolico e te-
rapeutico: il giudizio diventa un vero e proprio vettore di memoria.
Molteplici esempi potrebbero essere addotti a questo riguardo, ma
forse il caso che pu ritenersi maggiormente emblematico quello del-
la giurisprudenza argentina sul diritto alla verit
24
, al quale pu af-
fiancarsi lideale contraltare del contenzioso in tema di negazionismo
25
.
Analogamente, sarebbe difficile comprendere il recente fenomeno di
moltiplicazione delle controversie in tema di risarcimento dei danni da
ingiustizie della storia (come la schiavit, il lavoro forzato, la colo-
nizzazione, ed ovviamente i genocidi)
26
soltanto ragionando nellottica
della diffusione transnazionale del modello di adversarial legalism sta-
tunitense: anche in questi casi, che pure hanno a che fare con pretese
di natura prevalentemente economica, il processo svolge anche una
funzione simbolica di accertamento imparziale del torto e della ragio-
ne, contro i rischi di oblio e occultamento del passato.

23
Ci non esclude, ovviamente, la possibilit di ricorrere anche ad altre tecniche
di superamento del passato diverse dallaccertamento giudiziale della ragione e del
torto nel quadro dei molteplici modelli contemporanei di transitional justice: cfr. in
luogo di molti J. Elster, Closing the Books. Transitional Justice in Historical Perspective,
Cambridge, 2004, 79 ss. Si veda, ad esempio, a proposito delle importanti esperienze
delle Commissioni verit e riconciliazione, lo studio curato da B. Cassin O. Cayla
P.J. Salazar, Vrit, Rconciliation, Rparation, Paris, 2004.
24
E. Maculan, Prosecuting International Crimes at National Level, Lessons from
the Argentine Truth-Finding Trials, in 8 Utrecht Law Review 106 (2012); M. Abreg,
La tutela judicial del derecho a la verdad en la Argentina, in 24 Revista IIDH Instituto
Interamericano de derechos humanos 11 (1996). Sul tema del diritto alla verit si veda il
saggio di S. Rodot, Il diritto alla verit, in questo Volume.
25
In tema R. Kahn, Holocaust Denial and the Law. A Comparative Study, New
York - Basingstoke, 2004, passim; M. Imbleau, La ngation du gnocide nazi. Libert
dexpression ou crime raciste? Le ngationnisme de la Shoah en droit international et
compar, Paris, 2003; nonch, in questo Volume, il contributo di C.M. Cascione, Ne-
gare le ingiustizie del passato: libert o divieto?.
26
In tema v. M. du Plessis S. Pet (a cura di), Repairing the Past? International
Perspectives on Reparations for Gross Human Rights Abuses, cit.; L. Orland, A Final
Accounting. Holocaust Survivors and Swiss Banks, Durham N.C., 2010; H. Muir Watt,
Privatisation du contentieux des droits de lhomme et vocation universelle du juge am-
ricain: rflexions a partir des actions en justice des victimes de lHolocauste devant les
tribunaux des tats-Unis, in Rev. int. dr. comp., 2003, 884 ss.; K.N. Hylton, Slavery and
Tort Law, in 84 Boston University L. Rev. 1209 (2004); C. J. Ogletree, Repairing the
Past: New Efforts in the Reparations Debate in North America, cit.


18
Lo storico coglie subito la concorrenzialit di tale nuovo contesto.
E mentre nel passato era costretto a smontare le falsit giudiziali (un
esempio per tutti: laffaire Dreyfus)
27
, ora viene scavalcato dal giudi-
ce il quale scrive una storia non solo pi vera perch verificata ed
accertata con procedimenti per definizione rigorosi ed imparziali
28

ma soprattutto giusta, il che la pone eticamente al di sopra del sine
ira et studio dello storico inappuntabile.
Sempre in termini generali proprio per il luogo ove si svolge la
storia attraverso il processo non affatto neutrale, ma la storia vista
dal punto di vista delle vittime e in funzione della loro satisfazione,
morale e/o materiale
29
. Il giudice intende dare una mano allo storico
e, come si vedr, questo gliela chiede pure ma ci fa con un intento
sicuramente elevato (rendere giustizia), eppure chiaramente finalizza-
to.
Ora ben possibile che il giudizio storico e la storia giudicata lar-
gamente coincidano (si pensi al nazismo), ma possono ben registrarsi
significative divergenze, in particolare in considerazione della posizio-
ne e del contesto in cui si trova ed opera il giudice. intuibile che la
storia delle foibe e della pulizia etnica post-bellica sia diversa se scritta
in una sentenza resa a Lubiana oppure a Trieste; del pari, unattenta
analisi dei processi civili e penali per diffamazione intentati nei con-
fronti degli storici potrebbe far registrare variazioni particolarmente
significative nella ricostruzione di una determinata verit storica, as-
sunta come causa di giustificazione delladdebito lesivo nelle varie giu-
risdizioni
30
.

27
V. Petrovi!, Historians as Expert Witnesses in the Age of Extremes, cit., 57-62.
28
Cfr. ancora lo studio di M. Taruffo, La semplice verit, cit., 83 ss., da cui si rica-
vano importanti considerazioni circa la funzione epistemica del processo.
29
Ci non significa che lattivit storiografica non sia essa stessa influenzata in
qualche misura dal particolare contesto culturale ed assiologico di riferimento, spe-
cialmente ove si prendano in considerazione le immani tragedie del ventesimo secolo.
Come ha osservato A. Liakos, How to Deal with Tormented Pasts, in Historein, 2011, 5
ss., 6, dopo le esperienze dei crimini di massa e ladozione della Convenzione delle
Nazioni Unite per la prevenzione e repressione del delitto di genocidio, si introdotta
una dimensione morale nel pensare e nello scrivere del passato. La neutralit e
loggettivit imposte alla ricerca storica have, in fact, been replaced by open sympa-
thy and a sense of respect for victims, which has gone along with open public revul-
sion at such acts, captured by the popular expression Never again! Historians could
no longer behave as distant and indifferent observers, without taking into considera-
tion the moral ethic and implications of their writings (Ibidem).
30
N. Mallet-Poujol, Diffamation et verit historique , in D., 2000, 226. Signifi-
cativa, a questo proposito, lesperienza in tema di giudizi per violazione dei diritti della
personalit (di soggetti compromessi con il regime nazista) rispettivamente nella Re-
pubblica Federale e nella Repubblica Democratica nel secondo dopoguerra: cfr. in


19
Il che porta inevitabilmente a interrogarsi se il giudice sia il sogget-
to posto nella migliore delle condizioni per conoscere la storia e cri-
stallizzarla nella sua decisione. Non solo perch la filtra attraverso le
lenti assai poco graduate delle norme; ma perch interessato solo ad
alcuni fatti prossimi e non a quelli pi remoti; perch nella sua attivit
cognitiva sottoposto a vincoli stringenti di carattere procedurale
(specie in punto di assunzione ed utilizzazione delle prove in giudizio)
e sostanziale; perch giudica sulla base di pregresse nozioni di comune
esperienza non sottoposte a vaglio critico; perch in fondo egli non
conosce della storia, ma in realt la fa ed dunque tuttuno con essa,
come il notaio rispetto allatto che attesta essersi verificato in sua pre-
senza
31
.
A ci si aggiunga la facilit con cui due giudici possono giungere a
conclusioni opposte, e non solo perch appartenenti a sistemi (giuridi-
ci e/o di valori) diversi, ma anche allinterno dello stesso ordinamento
e possibilmente anche nello stesso periodo temporale. Un esempio pa-
radigmatico quello delle Fosse Ardeatine: le decisioni dei tribunali
militari considerano lattacco di via Rasella un atto illecito dal punto di
vista del diritto internazionale, compiuto da soggetti che non avevano
la qualit di legittimi belligeranti; le decisioni civili in tema di respon-
sabilit extracontrattuale dei partigiani per i danni subiti dalle vittime
delle Fosse Ardeatine lo qualificano invece come un atto di guerra le-
gittimo ed insindacabile in via giudiziaria; del pari, i giudizi penali de-
gli anni 40 e 50 ammettono la facolt dei tedeschi di agire in rappre-
saglia, condannano il comandante (Kappler) ma solo per un eccesso
nel numero dei fucilati ed assolvono i suoi subordinati; mezzo secolo
pi tardi la Corte di Cassazione condanna un subordinato (Priebke)
per tutte le 335 vittime del massacro delle Ardeatine
32
.
Le sommarie considerazioni appena esposte servono ad evidenzia-
re sia le ragioni sicuramente meritevoli per le quali si chiede al giu-
dice di giudicare gli eventi storici e gli individui che ne furono i prota-
gonisti
33
. Ma anche i notevoli rischi che si corrono e che sono propor-

tema S. Gottwald, Das allgemeine Persnlichkeitsrecht. Ein zeitgeschichtliches Er-
klrungsmodell, Berlin, 1996, 78 ss.
31
V. ancora su questi temi le insuperate pagine di P. Calamandrei, Il giudice e lo
storico, cit., 105-128.
32
Sul punto, per i necessari approfondimenti, sia consentito rinviare a G. Resta
V. Zeno-Zencovich, Judicial Truth and Historical Truth: The Case of the Ardeatine
Caves Massacre, in corso di pubblicazione in 31 Law & History Rev., 2013; si veda
inoltre, in questo Volume, il contributo di G. Tucci, La diffamazione dei partigiani: il
caso Bentivegna.
33
Da ultimo in tema v. S. Buzzelli, Giudicare senza necessariamente punire, in S.
Buzzelli M. De Paolis A. Speranzoni, La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifa-
scisti in Italia. Questioni preliminari, Torino, 2012, 3 ss.


20
zionali allimportanza che si attribuisce alla pronuncia. E mentre a un
libro se ne pu contrapporre un altro, oppure le sue manchevolezze
possono essere emendate in successive edizioni o da altri testi, una sen-
tenza pone un suggello di autenticit e di definitivit sulla ricostruzio-
ne, la quale, oltre ad orientare il dibattito pubblico, finisce indiretta-
mente per incidere sulle stesse modalit della ricostruzione degli eventi
in sede storiografica
34
.


3. Le regole della ricerca storica

Quando si discorre di giuridificazione lo avevamo gi notato in
apertura non si fa riferimento unicamente alla moltiplicazione delle
regole concernenti eventi di rilevanza storica, ma anche ad una cre-
scente attrazione allinterno della sfera della giuridicit dellattivit sto-
riografica. Il mestiere di storico, ci si potrebbe domandare in manie-
ra un po provocatoria, si appresta forse a divenire una professione re-
golamentata?
Per mettere a fuoco tale problema utile formulare alcune pre-
messe di carattere generale.
In primo luogo, quando si discorre di ricerca storica e di stori-
co si fa riferimento quasi esclusivamente alla storia contemporanea e
alla c.d. storia del tempo presente
35
. Un ambito non definibile con
esattezza, ma che abbraccia poco pi di un secolo. Ci che viene pri-
ma: dagli albori della civilt fino ad una parte consistente del XIX se-
colo sembrerebbe sfuggire al processo da pi parti denunciato, o coin-
volto in maniera indiretta quando ci che si vuole colpire
unideologia (ad es. la segregazione razziale, linferiorit delle donne o
di talune etnie ecc.). evidente anche per quanto si dir fra poco
che la storia contemporanea particolarmente interessante per il
grande pubblico. Ma se non si vuole generalizzare e confondere pars
pro toto, bene avere in mente la concreta dimensione del fenomeno.
La giuridificazione riguarda, poi, soltanto un settore della ricerca:
lassoggettamento a regole puntuali, talora invasive, non coinvolge allo
stesso modo ogni ricerca storica contemporanea; tale fenomeno inte-
ressa unicamente determinati ambiti, che si potrebbero qualificare
come storia degli avvenimenti storici. Tante altre aree (della lettera-

34
A proposito dellutilizzazione da parte degli storici delle risultanze processuali
v. J. Staron, Fosse Ardeatine und Marzabotto: Deutsche Kriegsverbre-
chen und Resistenza, Paderborn-Mnchen-Wien-Zrich, 2002, 22-27.
35
Su cui v. P. Lagrou, Ou comment se constitue et se dveloppe un nouveau champ
disciplinaire, in La Revue pour lHistoire du CNRS, 9, 2003, 1.


21
tura, della scienza, delleconomia, etc.) ne rimangono fuori. Il che per
un verso potrebbe essere considerato discriminatorio in danno di talu-
ni studiosi, ma per altro verso un indice sia della circoscritta dimen-
sione applicativa del fenomeno, sia della particolare rilevanza sociale
delle questioni coinvolte. Come si vedr meglio in seguito, la giuridifi-
cazione della ricerca in storia contemporanea si spiega anche e soprat-
tutto in ragione del fatto che le tematiche da essa affrontate a diffe-
renza di quanto avviene in altri ambiti disciplinari toccano nodi sen-
sibili del processo di costruzione di identit e memorie collettive e del-
la tutela di diritti fondamentali di individui e gruppi
36
. Ci determina
conflitti e intensifica le domande sociali di intervento attraverso il di-
ritto.
In terzo luogo, il fenomeno in esame non presenta caratteri omo-
genei sul piano geografico e culturale. Vi sono alcuni sistemi nei quali
la giuridificazione raggiunge un livello di intensit maggiore (interes-
sando quindi lintera attivit dello storico in tutte le sue esplicazioni) e
sistemi nei quali essa assume tratti meno pervasivi. Cos, esemplifican-
do, se lEuropa costituisce larea giuridico-politica nella quale la ten-
denza alla regolamentazione del mestiere di storico appare relativa-
mente pi incisiva, sia per ambiti applicativi, sia per tecniche adopera-
te (tra le quali il diritto penale gioca spesso un ruolo cruciale)
37
; negli
Stati Uniti il quadro appare meno univoco e caratterizzato da elementi
differenti. Mentre le dinamiche delladversarial legalism
38
fanno s che,
in quel sistema, sia massimo il livello di giustiziabilit delle ferite
della storia (come dimostra emblematicamente la c.d. Holocaust litiga-
tion e in genere il ricorso alle tecniche della responsabilit civile quale
strumento di riparazione delle ingiustizie del passato)
39
; per contro, il
rispetto quasi sacrale accordato al principio del freedom of speech di
cui al Primo Emendamento della Costituzione federale
40
produce un
sensibile abbassamento sia della soglia di sindacabilit in via giudiziale
delle opinioni espresse nellesercizio dellattivit di storico, sia della

36
V. in generale C. Vivant, Lhistorien saisi par le droit. Contribution ltude des
droits de lhistoire, Paris, 2007, 397-468.
37
Per unanalisi comparatistica dellesperienza europea v. L. Pech, The Law of
Holocaust Denial in Europe: Toward a (qualified) EU-wide Criminal Prohibition, in
Genocide Denials and the Law (a cura di L. Hennebel T. Hochmann), Oxford, 2011,
185 ss.; J. Luther, Non negare la storia dellantinegazionismo giuridico, in Contempora-
nea, 2009, 117; L. Cajani, Criminal Laws on History: The Case of the European Union,
in Historein, 2011, 19.
38
Su cui v. R. Kagan, Adversarial Legalism : The American Way of Law, Cam-
bridge (Mass.), 2003.
39
Cfr. supra, par. 1.
40
In tema cfr. ad es. E. Zoller, Freedom of Expression: Precious Right in Europe,
Sacred Right in the United States?, in 84 Ind. L. J. 804 (2009).


22
tollerabilit costituzionale dei doveri di condotta e dei vincoli contenu-
tistici imposti in via preventiva attraverso lintervento del legislatore
(leggi memoriali e norme penali anti-negazioniste sarebbero, in po-
che parole, difficilmente concepibili nella prospettiva statunitense)
41
.
Pertanto, se lesperienza statunitense si connota per unintensa giuri-
dificazione de(gli eventi de)l passato, non pu invece parlarsi di una
giuridificazione della ricerca storica che raggiunga livelli analoghi a
quelli osservabili in Europa. Che poi i vincoli posti allautonomia e alla
discrezionalit dello storico possano derivare da fattori sociali diversi
quale ad esempio la religione
42
e assumere di fatto unintensit non
minore dei vincoli giuridici, unaltra questione, certo rilevante, ma
che non inficia la validit di quanto sin qui rilevato a proposito del di-
verso ruolo assunto dalle regole di natura formale e prescrittiva.
In quarto luogo, necessario tenere presente che la giuridificazio-
ne costituisce, pressoch ovunque, uno sviluppo piuttosto recente sul
piano temporale. Se si volesse tentare di delineare un abbozzo di sto-
ria della giuridificazione della storia, si dovrebbe probabilmente as-
sumere la fine della seconda guerra mondiale come principale spar-
tiacque teorico e distinguere ci che si colloca prima e dopo di essa
43
.
Nella fase antecedente ed in particolare nellesperienza ottocentesca
la libert dello storico di utilizzare e diffondere i risultati della pro-
pria ricerca non sembra incontrare ostacoli giuridici di particolare ri-
lievo, o comunque molto diversi da quelli frapposti allesercizio di al-
tre attivit professionali. Assurta al rango di autonoma disciplina scien-
tifica soltanto nel corso del diciannovesimo secolo, la storiografia re-
clama e ottiene una posizione di sostanziale autonomia ed indipenden-
za anche sul piano giuridico.
Una spia abbastanza attendibile di tale processo costituita dal re-
gime delle controversie in materia di responsabilit civile e penale del-
lo storico, in relazione alle quali diverse indagini hanno messo in luce
la presenza di una significativa evoluzione degli atteggiamenti della
giurisprudenza
44
. Mentre in una prima fase prevale unattitudine di de-

41
In tema cfr. P.R. Teachout, Making Holocaust Denial a Crime: Reflections on
European Anti-Negationist Laws from the Perspective of U.S. Constitutional Experience,
in 30 Vt. L. Rev. 655 (2006); e, in una prospettiva pi sistematica, R. Kahn, Holocaust
Denial and the Law. A Comparative Study, cit., 22 ss., 121-135.
42
Si pensi ad esempio allimportante dibattito accompagnato da unampia giuri-
sprudenza della Corte Suprema USA sul ruolo del creazionismo nei curriculum
scolastici pubblici, su cui per una prima introduzione G. Shreve, Religion, Science and
the Secular State: Creationism in American Public Schools, in 58 Am. J. Comp. L. 51
(2010).
43
In tema v. J.P. Le Crom, Juger lhistoire, in Droit et socit, 1998, 33 ss.
44
Cfr. in particolare O. Dumoulin, Le rle social de lhistorien. De la chaire au pr-
toire, Paris, 2003, 129-146 ; J.P. Le Crom, Juger lhistoire, cit., 35-46.


23
ferente rispetto per ci che a quel tempo si definiva les franchises de
lhistoire
45
(complice anche una tutela meramente interstiziale dei be-
ni della personalit, quali la riservatezza e lidentit, idonei ad essere
direttamente incisi dallattivit storiografica); in una seconda fase, che
pu farsi idealmente iniziare con i processi di Tokyo e Norimberga, si
assiste ovunque ad una notevole crescita dimportanza delluso pub-
blico della storia e di risulta
46
ad un sensibile innalzamento della
soglia della diligenza professionale richiesta allo storico
47
. Si intensifi-
ca, pertanto, il sindacato giudiziale sulle pratiche storiografiche, ma si
moltiplicano anche come si vedr meglio in seguito i vincoli indi-
retti posti a presidio della scrittura della storia: norme penali volte a
contrastare talune forme di razzismo e apologia dei crimini contro

45
Per riferimenti v. J.P. Le Crom, Juger lhistoire, cit., 37.
46
Il legame tra i due fenomeni laumento della rilevanza pubblica del mestiere
di storico e lirrigidimento del sindacato giudiziario sullesercizio di tale attivit profes-
sionale argomentato in maniera puntuale da O. Dumoulin, Le rle social de
lhistorien, cit., 131, 134.
47
Basti unicamente ricordare, a testimonianza del primo atteggiamento, la deci-
sione della Corte dAppello di Parigi del 26 aprile 1865, relativa alla controversia ori-
ginata dal libro La Route de Varennes di Alexandre Dumas, ove si afferma che non
esiste verit che la storia non abbia il diritto di dire; che tutti gli avvenimenti della vita
pubblica rientrano nel suo dominio e che nel caso di controversia su versioni contra-
stanti del medesimo accadimento storico lo scrittore ha libert di scegliere quella che
egli ritiene maggiormente fondata, senza incorrere in conseguenze giuridiche, atteso
che non di fronte ai tribunali che [tale controversia] pu trovare i propri giudici
(App. Paris, 26 aprile 1865, in S., 1865, 2, 289). A testimonianza del secondo approc-
cio si pu addurre la nota giurisprudenza anti-negazionista degli anni 90, emblemati-
camente rappresentata dalla controversa decisione della Corte dAppello di Parigi nel
caso Bernard Lewis (TGI Paris, 21 giugno 1995, in Les petites affiches, 29 settembre
1995, n. 117, 17). Lautorevole storico, invitato da un giornalista di Le Monde a espri-
mere il proprio parere sul perch la Turchia non riconoscesse ancora ufficialmente il
genocidio degli Armeni, aveva affermato: Vous voulez dire reconnatre la version ar-
mnienne de laffaire. [] Mais si lon parle de gnocide cela implique quil y ait eu
une politique dlibre, une dcision danantir systmatiquement la nation ar-
mnienne. Cela est fort douteaux. Des documents turcs prouvent une volont de d-
portation, pas une volont dextermination. Investiti di unazione di responsabilit
civile promossa ex art. 1382 c.c. da unassociazione rappresentativa degli interessi del-
le popolazioni armene, asseritamente lesi dal fatto che lo storico avesse messo in dub-
bio che la persecuzione turca si inserisse allinterno di un piano preordinato
allannientamento del popolo armeno (tecnicamente un genocidio), i giudici condan-
nano il convenuto al risarcimento di un franco simbolico. In motivazione, essi formu-
lano un principio esattamente opposto a quello espresso nella sentenza Dumas: in caso
di controversia relativa allinterpretazione di un avvenimento del passato, lo storico
non ha la libert di tacere lesistenza di letture diverse da quella ritenuta pi attendibi-
le, ma deve dar conto della disputa storiografica, pena la violazione dei doveri di og-
gettivit e prudenza ai quali egli tenuto.


24
lumanit e a reprimere il fenomeno del c.d. negazionismo
48
; leggi tese
ad istituire obblighi di ricordo e di memoria (talora munite di uno
specifico apparato sanzionatorio, in altri casi dotate di carattere preva-
lentemente simbolico) e dunque idonee a sollecitare una determinata
interpretazione del passato
49
; disposizioni volte a rafforzare la tutela
civile preventiva e successiva dei beni della personalit (quali la riser-
vatezza, lidentit o la reputazione), suscettibili di essere incisi dalla
rappresentazione pubblica di eventi del passato
50
; regole di natura
pubblicistica tese a promuovere una particolare rappresentazione della
storia nei programmi scolastici e nei libri di testo
51
.
I rilievi appena formulati consentono non soltanto di contestualiz-
zare meglio, ma anche di identificare con maggiore precisione il feno-
meno della giuridificazione della ricerca storica, come comunemente
inteso nei discorsi contemporanei.
Due sono, a nostro avviso, i dati pi importanti sui quali concen-
trare lattenzione. Il primo consiste nella crescente attrazione del-
lexpertise storiografica allinterno dei meccanismi di risoluzione giudi-
ziaria dei conflitti. Il secondo rappresentato dalla proliferazione delle
regole di natura formale tese a disciplinare le tre attivit principali nel-
le quali si concretizza il mestiere di storico: la ricerca delle fonti,
linterpretazione/comprensione dei fatti e la divulgazione dei risultati
della ricerca.

48
V. ad es. M. Imbleau, Denial of the Holocaust, Genocide, and Crimes against
Humanity: A Comparative Overview of Ad Hoc Statutes, in Genocide Denials and the
Law (a cura di L. Hennebel T. Hochmann), cit., 235 ss.; L. Cajani, Criminal Laws on
History: The Case of the European Union, cit.
49
P. Weil, The Politics of Memory: Bans and Commemorations, in Extreme Speech
and Democracy (a cura di I. Hare J. Weinstein), Oxford, 2009, 562 ss.; A. Pugiotto,
Quando (e perch) la memoria si fa legge, in Quad. cost., 2009, 7 ss. Su questo tema si
veda anche L. Cajani, Diritto penale e libert dello storico.
50
Per una prima introduzione v. D. de Bellescize, Lautorit du droit sur lhistoire,
cit., 51 ss.
51
Particolarmente significativo, a questo proposito, lesempio delle leggi france-
si Taubira (l. n. 2001-434, tendant la reconnaissance par la France de la traite et de
lesclavage en tant que crime contre lumanit) e Mkachra (l. n. 2005-158, portant
reconnaissance de la Nation et contribution nationale en faveur des Franais rapatris),
che impongono la menzione degli eventi storici da esse contemplati nellambito dei
programmi scolastici, talora influenzandone anche il concreto indirizzo (come nel caso
dellarticolo 4 della legge Mkachra, che prescriveva una lettura positiva della co-
lonizzazione francese, stabilendo che: les programmes scolaires reconnaissent en parti-
culier le rle positif de la prsence franaise outre-mer, notamment en Afrique du Nord;
tale articolo fu al centro di unintensa polemica e fu infine abrogato nel 2006). Per
unanalisi ad ampio raggio del problema della censura della storia anche attraverso
linsegnamento scolare si veda il contributo in questo Volume di A. De Baets, The
dark side of historical writing: reflections on the censorship of history worldwide (1945
2012).


25
4. Lo storico nel processo

Il primo aspetto stato oggetto di numerose ed importanti analisi
sia in Europa, sia nellAmerica del Nord
52
. sufficiente evocare il di-
battito aperto dal rifiuto espresso dal noto storico francese Henry
Rousso di deporre in qualit di testimone nel processo a carico di
Maurice Papon
53
per percepire immediatamente la delicatezza e il ri-
lievo sociale della questione. A questo proposito opportuno precisa-
re che, a fronte del comportamento di Rousso, ispirato ad un ideale di
difesa dellindipendenza e dellautonomia della professione di storico,
moltissimi sono invece i casi nei quali gli storici hanno accettato di col-
laborare allaccertamento giudiziale di fatti di rilevanza storica, confu-
tando determinati elementi probatori (come nel caso del processo ai
negazionisti), apportandone di nuovi e contribuendo a chiarire il con-
testo che fa da sfondo ad un determinato avvenimento o un comples-
so di avvenimenti oggetto di accertamento giudiziale. Lesempio forse
pi celebre ed importante di tale coinvolgimento degli storici nel pro-
cesso rappresentato dal processo di Francoforte contro diversi uffi-
ciali del campo di Auschwitz-Birkenau
54
, dove le memorie redatte da
Martin Broszat, Helmut Krausnick, Hans Buchheim e Hans-Adolf Ja-
cobsen, tutti storici di professione ed operanti (ad eccezione di Jacob-
sen) presso lInstitut fr Zeitgeschichte di Monaco, offrirono un valido
ausilio allaccertamento dei fatti, nonch un importante contributo
scientifico alla comprensione del funzionamento del regime nazional-
socialista
55
. Sulla stessa scia si collocano tra i tanti anche i procedi-
menti francesi relativi allesperienza di Vichy
56
e quelli italiani sulle
stragi naziste di SantAnna di Stazzema e Monte Sole, ove assunse

52
Oltre ai gi citati volumi di Dumoulin, Le rle social de lhistorien, e di Petrovi!,
Historians as Expert Witnesses in the Age of Extremes, si vedano D. Damamme M.C.
Lavabre, Les historiens dans lespace public, in Socits Contemporaines, 2000, 5, 10-16;
R.J. Evans, History, Memory and the Law: The Historian as Expert Witness, in 41 His-
tory & Theory 326 (2002); D. Rosner, Trials and Tribulations: What Happens When
Historians Enter the Courtroom, in 72 Law & Cont. Probs 137 (2009).
53
In proposito v. H. Rousso, Justiz, Geschichte und Erinnerung in Frankreich.
berlegungen zum Papon-Proze, in Geschichte vor Gericht (a cura di N. Frei D. van
Laak M. Stolleis), cit., 141; nonch P. Pezzino, Lo storico come consulente, in questo
Volume.
54
In proposito cfr. I. Wojak, Die Verschmelzung von Geschichte und Kriminologie.
Historische Gutachten im ersten Frankfurter Auschwitz-Proze, in Geschichte vor
Gericht. Historiker, Richter und die Suche nach Gerechtigkeit (a cura di N. Frei D.
van Laak M. Stolleis), Mnchen, 2000, 29.
55
Le memorie presentate in giudizio furono poi raccolte e pubblicate nel celebre
volume Anatomie des SS-Staates, cit., 1967.
56
In tema si vedano le attente riflessioni di H. Rousso, Justiz, Geschichte und
Erinnerung in Frankreich. berlegungen zum Papon-Proze, cit., 141.


26
grande rilievo la consulenza tenica prestata da storici quali Paolo Pez-
zino e Carlo Gentile
57
. Non si deve, per, pensare che il ricorso agli
storici quali consulenti o testimoni sia limitato allesperienza europea e
circoscritto alle ipotesi di procedimenti per crimini di guerra, o, per
venire ai casi pi recenti, per le vicende giudiziarie connesse alle stragi
e al terrorismo degli anni Settanta
58
. Lesperienza nordamericana, in
primo luogo quella statunitense e pi recentemente anche quella ca-
nadese, altrettanto ricca di esempi di utilizzazione giudiziaria del sa-
pere storiografico
59
. Basti soltanto richiamare, a questo proposito, il
celebre caso Brown v. Board of Education
60
, ove, per sciogliere
limpasse determinatasi nel giudizio sulla legittimit costituzionale del
principio separate but equal, la Corte Suprema USA sollecit le parti a
condurre unaccurata indagine storica sulle posizioni originariamente
assunte dai redattori del Quattordicesimo Emendamento in ordine alla
segregazione razziale
61
. Dopo Brown il ricorso allexpertise dello stori-
co si andato moltiplicando in misura esponenziale, come pure le di-
scussioni sulla compatibilit del ruolo di consulente di parte (remune-
rato) con i requisiti di autonomia, indipendenza e obiettivit della ri-
cerca storica
62
. Losservazione di tale esperienza permette di evidenzia-
re due elementi di specificit rispetto al caso europeo.
Il primo elemento costituito dalla tipologia delle controversie
nelle quali risulta pi frequente il ricorso allexpertise dello storico:
mentre in Europa sono preponderanti i procedimenti penali, segnata-
mente per crimini di guerra e crimini contro lumanit, negli Stati Uni-
ti e in Canada risultano ben rappresentate (se non prevalenti) le con-
troversie di natura civile o amministrativa. In particolare, le ipotesi sta-
tisticamente pi rilevanti sono quelle delle cause in materia di civil
rights (in particolare discriminazione razziale) e protezione dei diritti

57
Una testimonianza di prima mano su questa esperienza giudiziale offerta da
Paolo Pezzino nel saggio Lo storico come consulente, in questo Volume; v. anche in
proposito I. Rosoni, Verit storica e verit processuale. Lo storico diventa perito, in Acta
Historiae, 2011, 127, 133.
58
Su queste ultime ipotesi v. le considerazioni di P. Carucci, I custodi della memo-
ria: la disciplina degli archivi e la ricerca storica, in questo Volume.
59
Per una disamina approfondita v. O. Dumoulin, Le rle social de lhistorien, cit.,
63-106.
60
Brown v. Board of Education of Topeka, 347 US 483 (1954).
61
Gli attori si servirono a tale scopo del supporto di un team di storici autorevoli
(John Hope Franklin, C. Vann Woodward e Alfred H. Kelly), mentre il giudice
Frankfurter si avvalse di un approfondito rapporto redatto da Alexander Bickel. Per i
necessari approfondimenti v. V. Petrovi!, Historians as Expert Witnesses in the Age of
Extremes, cit., 159 ss.
62
In tema v. D. Rosner, Trials and Tribulations: What Happens When Historians
Enter the Courtroom, cit., 138 ss.


27
delle minoranze autoctone (diritti di propriet, particolari immunit
nei confronti della disciplina statale, etc.)
63
.
Il secondo attiene al modo in cui si realizza il coinvolgimento degli
storici nella dinamica processuale: mentre negli ordinamenti europei
pi comune il ricorso alla consulenza tecnica, nel contesto adversarial
nordamericano lo storico generalmente chiamato a partecipare al
giudizio in veste di expert witness, scelto da una delle parti e soggetto a
tutti i vincoli processuali conseguenti, ed in primo luogo al contro-
interrogatorio
64
. Di qui alcuni nodi problematici costantemente evocati
dal dibattito in materia, come la tensione tra i due poli delladvocacy e
dellobjectivity
65
o la difficolt di conciliare il presupposto processuale
del divieto di hearsay con la caratteristica principale dellindagine sto-
riografica, che quella di lavorare con e su documenti formati al di
fuori del processo
66
.
Ulteriori considerazioni potrebbero essere svolte sul ruolo degli
storici nel quadro delle varie commissioni pubbliche istituite con
lobiettivo di contribuire in via non contenziosa allaccertamento della
verit e alla riconciliazione nazionale
67
.
Non potendo entrare nei dettagli, gi sufficiente in questa fase
registrare lesistenza di una tendenza in atto, la quale non pu apparire
sorprendente, se solo si riflette sulla crescente complessit dei feno-
meni giuridici contemporanei. Il diritto e, in maniera crescente, il
giudice ha bisogno dello storico: non soltanto in relazione ad avve-
nimenti epocali o grandi fenomeni sociali, ma gi con riguardo ad
aspetti apparentemente minuti ma decisivi: la storia delle malattie e
delle cure ad esse; la storia di un territorio ed il suo sviluppo urbano;

63
Per una discussione di alcuni casi recenti in materia di diritti dei popoli autoc-
toni, ove emerge con chiarezza il problema dellaccertamento giudiziale di avvenimenti
storici, v. O. Dumoulin, Des faits lintrpretation: lhistoire au prtoire. Un exemple
canadien, in La Revue pour lHistoire du CNRS, 16, 2007, 1; E. Reiter, Fact, Narrative,
and the Judicial Uses of History : Delgamuukw and Beyond, in 8 Indigeneous L. J. 55
(2010).
64
Per una disamina dei principali modelli di expert witnessing, v. V. Petrovi!, His-
torians as Expert Witnesses in the Age of Extremes, cit., 8 ss.; nonch M. Taruffo, La
semplice verit, cit., 215.
65
O. Dumoulin, Le rle social de lhistorien. De la chaire au prtoire, cit., 82 ss.
66
Tale questione ha assunto un rilievo cruciale nel quadro delle controversie di
common law in materia di negazionismo, ove la prova delle condizioni subite dai de-
portati nei campi di sterminio stata resa particolarmente problematica proprio dal
divieto dellhearsay: v. in proposito il secondo capitolo del volume di R. Kahn, Holo-
caust Denial and the Law, cit., 45 ss., significativamente intitolato The Holocaust as
Hearsay?.
67
Anche a questo tema sono stati dedicati studi particolarmente interessanti: v. in
particolare M.R. Stabili, Gli storici e le Comisiones de la verdad latinoamericane, in
Contemporanea, 2009, 137.


28
la storia demo-etnografica; la storia delle colture e dei prodotti agro-
alimentari. E la lista potrebbe continuare allinfinito. Insomma, fuori
dalla luce dei riflettori, nella quotidianit, lo storico aiuta il legislatore,
lamministratore, il giudice, o direttamente, o perch il suo lavoro vie-
ne utilizzato, citato, commentato. Riesce dunque difficile segnare una
linea di confine, soprattutto se la si vuole collocare in base al rilievo
politico (anzich tecnico) della questione.
La risposta al problema del coordinamento tra le diverse sensibilit
istituzionali deve ricercarsi sul piano del metodo: sulla preliminare
chiara distinzione fra ricerca e giudizio; sulla selezione, compulsazione
e presentazione delle fonti; sulla non definitivit dei risultati; sulla loro
collocazione in contesti temporalmente, geograficamente, socialmente
pi ampi
68
. Proprio perch si tratta di problematiche ricorrenti in tutti
i paesi occidentali, scelte condivise dalla comunit scientifica non ap-
paiono affatto irrealizzabili e potrebbero costituire la base di un dialo-
go nel quale si cercano di evitare fraintendimenti e strumentalizzazioni
reciproci, come quelli paventati da Ernst Forsthoff quando
allindomani del processo di Francoforte metteva in guardia dal ri-
schio di forensischen Historismus
69
.


5. La libert dello storico e i suoi limiti

Il secondo aspetto quello che si offre con maggiore nitidezza allo
sguardo del giurista. Esso consiste, come si accennato, nella prolife-
razione delle regole volte, direttamente o indirettamente, a governare
lattivit di scrittura della storia nei suoi principali momenti costitu-
tivi: a) laccesso alle fonti; b) linterpretazione dei fatti; c) la divulga-
zione dei risultati della ricerca.
(a) Il primo profilo, quello dellaccesso alle fonti, particolarmente
importante in quanto evidenzia un dato talora sottovalutato nel-
lambito delle riflessioni sullo storico saisi par le droit. Quando si
parla di giuridificazione, si usa spesso tale formula, consapevolmente o
inconsapevolmente, in unaccezione prevalentemente negativa: come
se il livello quantitativo delle regole in vigore fosse necessariamente in
un rapporto di proporzionalit inversa con il grado di libert ed auto-
nomia riconosciute alla pratica storiografica. In realt il dato della pro-
liferazione delle norme di per s neutro sul piano contenutistico e
non costituisce una spia attendibile del modello di disciplina concre-

68
V. A. Intelisano, Giustizia e storia. Metodologie a confronto, in questo Volume.
69
E. Forsthoff, Der Zeithistoriker als gerichtlicher Sachverstndiger, in NJW, 1965,
574.


29
tamente adottato. Pu ben essere, infatti, che la presenza di un quadro
regolamentare anche articolato rappresenti la precondizione istituzio-
nale delleffettivo esercizio delle libert individuali, e segnatamente
delle libert dello storico. Se si riflette sullo statuto degli archivi, veri e
propri guardiani della memoria
70
, ci emerge in maniera abbastanza
limpida
71
. Infatti, proprio la predisposizione di un sistema formaliz-
zato di acquisizione, classificazione e reperimento dei documenti che,
assicurando la preservazione delle tracce del passato, rende possibile la
prima fase delloperazione di scrittura della storia
72
. Per un verso,
dunque, le regole giuridiche che governano le attivit di selezione,
scarto, versamento e conservazione del materiale documentario realiz-
zano una precondizione essenziale per lesercizio della funzione di sto-
rico: come si legge nel rapporto redatto da Guy Braibant nel 1967 sul-
la situazione degli archivi in Francia, il nest pas dhistoire, pas
dadministration, pas de Rpublique sans archives
73
. Per altro verso,
la predisposizione di un regime di garanzie e limiti allaccesso si rivela
indispensabile per un duplice ordine di ragioni: per assicurare la stessa
effettivit delle politiche di conservazione (un sistema di accesso indi-
scriminato costituirebbe paradossalmente un potente incentivo alla
sottrazione e alla distruzione di molti dei documenti pi delicati) e per
dirimere gli inevitabili conflitti con gli interessi altrui, di natura privata
o pubblica
74
. La sicurezza dello stato costituisce uno degli esempi pi
noti
75
, sul quale, peraltro, la Corte europea dei diritti delluomo stata
recentemente chiamata a confrontarsi, a margine duna controversia
relativa alla libert dello storico di accedere a documenti originaria-
mente classificati come segreti
76
; ma negli ultimi tempi ha assunto un

70
Si veda A. Assmann, Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, Bo-
logna, 2002, 381 ss.
71
In proposito si veda il saggio di P. Carucci, I custodi della memoria: la disciplina
degli archivi e la ricerca storica, in questo Volume.
72
E. Cartier, Histoire et droit: rivalit ou complementarit?, in Rev. fr. dr. const.,
2006, 509, 516.
73
La citazione tratta da E. Cartier, Histoire et droit: rivalit ou complementari-
t?, cit., 517.
74
Per unattenta discussione di questi aspetti v. P. Carucci, La salvaguardia delle
fonti e il diritto di accesso, in Segreti personali e segreti di stato. Privacy, archivi e ricerca
storica (a cura di C. Spagnolo), Fucecchio, 2001, 47 ss.
75
In tema v. M. Brutti, Disciplina degli archivi dei servizi e riforma del segreto di
Stato in Segreti personali e segreti di stato. Privacy, archivi e ricerca storica (a cura di C.
Spagnolo), cit., 111 ss.; A. Graziosi, La mappa del segreto, ivi, 133 ss. Si veda inoltre, in
questo Volume, il contributo di M. Gotor, La storia sotto chiave: il segreto di stato e il
terrorismo degli anni Settanta.
76
Corte eur. dir. uomo, 26 agosto 2009, App. n. 31475/05, Kenedi v. Hungary.


30
rilievo preponderante il tema della protezione dei dati personali e della
riservatezza
77
.
Se la giurisprudenza ha avuto modo, in passato, di occuparsi ripe-
tutamente del conflitto tra la pretesa dellamministrazione di acquisire
documenti per fini archivistici e le esigenze di tutela delle persone
coinvolte (basti ricordare le varie decisioni concernenti i carteggi di
Claretta Petacci)
78
, la crescente valorizzazione del principio dellau-
todeterminazione informativa ha indotto lo stesso legislatore ad assu-
mere importanti iniziative regolatorie in questa materia, le quali hanno
profondamente innovato il quadro normativo preesistente (caratteriz-
zato soprattutto dal d.p.r. 30 settembre 1963, n. 1409). Dopo
lintroduzione della legge 675/1996, due importanti provvedimenti
hanno visto la luce: il d.lgs. 30 luglio 1999, n. 281, relativo al tratta-
mento dei dati per finalit storiche, statistiche e di ricerca scientifica
(poi assorbito nel Codice della privacy, d.lgs. 196/2003); e il Provve-
dimento del Garante del 14 marzo 2001, il quale ha sancito ladozione
del Codice di deontologia e buona condotta per i trattamenti di dati
personali per scopi storici. Tale Codice di condotta non ha un rilievo
meramente interno e limitato alle categorie interessate; esso rappresen-
ta invece una vera e propria fonte normativa secondaria, tanto che il
rispetto delle sue disposizioni costituisce una condizione essenziale di
liceit del trattamento dei dati personali (art. 6, c. 2, d.lgs. 281/1999)
79
.
Esso si articola intorno a due plessi normativi principali: il primo (artt.
3-8) prefigura una serie di regole di condotta in capo agli archivisti,
volte a bilanciare gli interessi pubblici alla comprensivit, qualit, inte-
grit, nonch il libero accesso agli archivi con i principi di tutela dei
dati personali; il secondo (artt. 9-11) si indirizza agli utenti degli archi-
vi, e quindi in primo luogo agli storici che vi accedano per scopi di ri-
cerca scientifica, e, dopo aver ribadito la rilevanza dei criteri di perti-
nenza e indispensabilit (art. 9), stabilisce alcune cautele soprattutto
per lipotesi della diffusione dei dati personali estrapolati da ricerche
darchivio (art. 11).

77
S. Rodot, Tutela della privacy e autonomia della ricerca, in Segreti personali e
segreti di stato. Privacy, archivi e ricerca storica (a cura di C. Spagnolo), cit., 37 ss. Per
unattenta analisi dellesperienza francese in materia cfr. C. Vivant, Lhistorien sais par
le droit. Contribution ltude des droits de lhistoire, cit., 89 ss.
78
Trib. Roma, 24 gennaio 1952, in Foro it., 1952, I, 244; App. Roma, 3 luglio
1953, in Foro it., 1953, I, 990; Cass. S.U. 29 marzo 1956, in Foro it., 1956, I, 699.

79
U. De Siervo, Dalla legge 675/1996 al Codice di deontologia per gli Archivi, in
Segreti personali e segreti di stato. Privacy, archivi e ricerca storica (a cura di C. Spagno-
lo), cit., 62-64.


31
Il Codice deontologico non intende restringere laccesso alle fonti,
ma al contrario promuovere un uso responsabile di esse
80
. Esso appare
pertanto ispirato, nel complesso, da un equilibrato bilanciamento tra i
due poli del rispetto dei diritti delle persone e della salvaguardia della
libert di ricerca ed interpretazione degli accadimenti storici
81
. Non
sempre, per, la giuridificazione della storia riflette unattitudine al-
trettanto flessibile. Talvolta lintervento del sistema giuridico assume
un carattere maggiormente invasivo, finendo per sacrificare in maniera
sproporzionata una delle posizioni in conflitto e suscitando reazioni di
dissenso da parte degli stessi destinatari finali delle regole.
(b-c) Particolarmente rivelatrice, a questo riguardo, levoluzione
che si avuta sul tema che coincide con il secondo profilo dianzi
evocato dei limiti della libert dello storico di diffondere i risultati
della propria ricerca. La pubblicazione di opere a carattere storiografi-
co sempre stata, a dire il vero, fonte di un elevato contenzioso. In
particolare, i repertori sono ricchi di casi relativi al conflitto tra la ri-
cerca storica e la tutela di interessi quali il segreto, lonore, la reputa-
zione
82
. Se si studia da vicino lesperienza giurisprudenziale successiva
alla fine della seconda guerra mondiale, si vedr come, soprattutto nel-
le cause di diffamazione, le corti siano state chiamate ad operare su un
terreno particolarmente insidioso, dove la garanzia dei diritti indivi-
duali entra fisiologicamente in collisione con la libert dello storico di
rappresentare accadimenti del passato e proporne uninterpretazione
critica. In alcuni sistemi, come quello francese, i tribunali hanno godu-
to di pi ampi margini di manovra per sottrarsi al dibattito storiografi-
co: la presenza (almeno sino a poco tempo fa)
83
di una norma che
esclude lopponibilit dellexceptio veritatis per gli addebiti diffamatori
relativi a fatti risalenti a pi di dieci anni addietro disposizione in-
trodotta nella loi sur la presse (art. 35) allindomani della fine della
guerra con lintento di favorire la riconciliazione nazionale e loblio
84

ha neutralizzato uno dei principali fattori dinterferenza tra logica del

80
P. Carucci, La salvaguardia delle fonti e il diritto di accesso, cit., 50-51; sul tema
delluso responsabile delle competenze dello storico merita di essere richiamato il vo-
lume di A. De Baets, Responsible History, New York Oxford, 2010, passim.
81
In questo senso S. Rodot, Tutela della privacy e autonomia della ricerca, cit., 39
ss.
82
In tema v. A. De Baets, Responsible History, cit., 72; C. Vivant, Lhistorien saisi
par le droit, cit., 300- 396; N. Mallet-Poujol, Diffamation et verit historique , in D.,
2000, 226; T. Hochmann, Les limites la libert de lhistorien en France et en Alle-
magne, in Droit et socit, 2008, 527.
83
Nel maggio 2011 il Conseil Constitutionnel ha dichiarato tale norma costituzio-
nalmente illegittima: Cons. const., dcision 20 maggio 2011, n. 2011-131.
84
Si tratta dellOrdonnance del 6 maggio 1944. Per i necessari approfondimenti v.
D. de Bellescize, Lautorit du droit sur lhistoire, cit., 53 ss.


32
giudizio e verit storica. In altri sistemi, quale quello italiano, tale rete
di protezione non mai esistita e le corti non hanno potuto esimersi
dallesercitare, sin dallimmediato dopoguerra, un sindacato piuttosto
intenso su contenuti e metodi delle opere storiografiche (o delle rico-
struzioni giornalistiche relative ad eventi storici)
85
.
In generale si deve registrare negli ultimi trentanni un significativo
incremento delle controversie che vedono, nella veste di convenuti,
storici di professione o autori di opere a carattere storiografico
86
. Basti
ricordare i casi Pacelli c. Katz
87
, Papon c. Jean Luc Einaudi
88
, Aubrac c.
Chauvy
89
, Forum des Association Armniennes de France c. Lewis
90
, per
percepire immediatamente la rilevanza del fenomeno. Tale aumento
del contenzioso pu essere messo in correlazione con quattro fattori
principali: a) lapertura degli archivi pubblici e la scoperta di archivi
privati relativi alla seconda guerra mondiale
91
; b) il crescente rilievo
della storia del tempo presente come autonomo campo di ricerca e
lassottigliamento dei confini tra pratiche storiografiche professionali e
storiografia prodotta dai mass media
92
; c) lespansione degli strumenti
processuali e sostanziali preordinati alla tutela giudiziaria dei beni del-
la personalit (identit, reputazione, riservatezza, oblio, etc.); d) la
moltiplicazione delle leggi memoriali e delle disposizioni normative
preordinate al contrasto del negazionismo.
Il profilo da ultimo indicato merita di essere specificamente rimar-
cato. Infatti non si pu trascurare come negli ultimi anni, specialmente
sul terreno del negazionismo, si sia determinato un circolo, vizioso o
virtuoso a seconda dei punti di vista, tra le risposte della giurispruden-
za e lintervento legislativo. Investiti di un numero crescente di azioni

85
Per alcuni esempi v. Trib. Roma, 22 luglio 1949, in Giust. Pen., 1950, II, 449;
Trib. Roma, 17 dicembre 1951, in Arch. pen., 1952, II, 439; Trib. Milano, 4 aprile
1955, in Giur. it., 1955, I, 2, 497; Trib. Roma, 28 marzo 1967, in Riv. pen., 1968, II,
50. Per un raffronto con la giurisprudenza pi recente v. Cass., 30 marzo 2010, n.
7635, in Foro it., 2011, c. 1817,
86
Cfr. D. de Bellescize, Lautorit du droit sur lhistoire, cit., 51ss.
87
Trib. Roma, 27 novembre 1975, in Temi rom., 1976, 636; App. Roma, 1 luglio
1978, in Temi rom., 1978, 313; Cass. pen., 19 ottobre 1979, in Foro it., 1981, II, 243;
App. Roma, 2 luglio 1981, in Temi rom., 1981, 715; Cass., 29 settembre 1983, in Giust.
pen., 1984, II, 325. Per una discussione dettagliata del caso Katz sia consentito il rinvio
a G. Resta V. Zeno-Zencovich, Judicial Truth and Historical Truth: The Case of the
Ardeatine Caves Massacre, cit.
88
TGI Paris, 26 marzo 1999, in Les petites affiches, n. 106, 1999, 21.
89
TGI Paris, 2 aprile 1998, in Les petites affiches, n. 85, 1998, 24.
90
TGI Paris, 21 giugno 1995, in Les petites affiches, n. 117, 1995, 17.
91
D. de Bellescize, Lautorit du droit sur lhistoire, cit., 51.
92
Sul punto v. T. Detti, La storia in vetrina nellItalia di oggi, in Contemporanea,
2002, 342 ss.; N. Gallerano, Storia e uso pubblico della storia, in Luso pubblico della
storia (a cura di Id.) , Milano, 1995, 17 ss.; P. Ortoleva, Storia e mass media, ivi, 63 ss.


33
promosse soprattutto da enti non profit (associazioni rappresentative
delle vittime di vari crimini contro lumanit) nei confronti dei fautori
di tesi negazioniste
93
, i giudici hanno apprestato con diversa effettivi-
t a seconda dei sistemi giuridici coinvolti un primo meccanismo di
controllo della rappresentazione pubblica di determinati accadimenti
storici
94
. Per colmare le lacune della risposta giurisprudenziale, per sua
natura necessariamente frammentaria, il legislatore intervenuto stabi-
lendo proibizioni e divieti, spesso assistiti da sanzione penale. Ci
avvenuto non soltanto al livello del diritto nazionale (emblematica a
questo riguardo lesperienza francese, a partire dalla Loi Gayssot in
avanti)
95
, ma anche su quello del diritto europeo, come esemplarmente
dimostrato dalla Decisione Quadro del Consiglio del 6 dicembre 2008
sulla lotta contro talune manifestazioni di razzismo e xenofobia
96
. In
tal modo si notevolmente allargato il compasso della tutela giurisdi-
zionale, atteso che si ampliata la legittimazione ad litem; divieti e ri-
medi sono stati proiettati su un orizzonte temporale tendenzialmente
indeterminato (dissociando lazionabilit del divieto dalla concreta
sussistenza di vittime degli eventi storici rilevanti)
97
; si esteso il nove-
ro dei comportamenti interdetti; si sono intensificate le sanzioni
98
. Ma
il riferimento ad un siffatto fenomeno sposta necessariamente il discor-
so su un altro piano, di grande rilevanza, e cio quello delle intersezio-
ni tra diritto e memoria storica.




93
E non solo: in un caso, deciso dal Tribunale di Torino, lUnione degli Armeni
in Italia e la Fondazione Stefano Serapian lamentavano lomessa menzione del geno-
cidio armeno in unopera storico-letteraria a carattere divulgativo. Lazione, basata sul
diritto allidentit personale, stata rigettata: cfr. Trib. Torino, 27 novembre 2008, in
Giur. cost., 2009, 5, 3949, con nota di F. Lisena, Spetta allo Stato accertare la verit
storica?.
94
Per un valido panorama comparatistico comprensivo delle esperienze france-
se, tedesca, statunitense e canadese v. R. Kahn, Holocaust Denial and the Law, cit.,
13-44.
95
Circa la quale si veda P. Nora, History, Memory and the Law in France, 1990-
2010, in Historein, 2011, 10 ss.; P. Weil, The Politics of Memory : Bans and Commemo-
rations, cit., 562 ss.; F. Rome, Retour sur les lois mmorielles, in D., 2007, 489; B. Ma-
thieu, Les lois mmorielles ou la violation de la Constitution par consensus, in D.,
2006, 3001.
96
In tema cfr. L. Cajani, Criminal Laws on History: The Case of the European Un-
ion, cit., 27 ss.
97
E. Cartier, Histoire et droit: rivalit ou complementarit?, cit., 519.
98
Per uno sguardo dinsieme v. L. Pech, The Law of Holocaust Denial in Europe:
Toward a (qualified) EU-wide Criminal Prohibition, cit.; L. Cajani, Diritto penale e li-
bert dello storico, in questo Volume.


34
6. Storia (e memoria) come risultato del diritto

Un primo profilo, che merita di essere sottolineato, quello della
formalizzazione pubblica della ricorrenza di eventi storici. Le tre
grandi religioni monoteiste collegano occasioni di venerazione a vi-
cende si tratti della preparazione della fuga dallEgitto, della crocifis-
sione, della nascita del profeta cui viene data una consistenza storica.
In queste narrazioni la memoria tipicamente legata alla preservazione
di un sentimento di gratitudine
99
. Con la laicizzazione dello Stato an-
che le ricorrenze pubbliche vengono collegate ad eventi fondanti (il 4
luglio negli Stati Uniti, il 14 luglio in Francia) o di natura bellica. Non
questa la sede per addentrarsi in un complesso discorso sulla costru-
zione dellidentit di una nazione o di una comunit. tuttavia eviden-
te che dietro le molteplici occasioni vi sia lintento di conservare il ri-
cordo di un evento per lo pi un evento fausto della storia nazionale
attribuendo ad esso un preciso significato storico
100
. Solo per restare
allesperienza italiana, le date del 25 aprile, del 2 giugno o del 4 no-
vembre sollecitano una costante rievocazione del passato e una rifles-
sione sulla loro valenza a distanza di decenni e decenni dal fatto. Ci
che merita di essere sottolineato che, nella produzione legislativa pi
recente, la giuridificazione della memoria opera non pi in relazione
ad eventi fausti (e positivamente costitutivi di una memoria colletti-
va), bens tragici e traumatici
101
. Eventi rispetto ai quali in passato a
partire dai celebri esempi del decreto ateniese promulgato nel 403 a.C.
a seguito della cacciata dei Trenta tiranni e delleditto di Nantes si
era spesso usata la politica esattamente opposta delloblio e della can-
cellazione del ricordo
102
. Lesempio pi ovvio quello dellistituzione
del giorno della memoria il 27 gennaio in ricordo della Shoah (l.
211/2000)
103
; ma uno sguardo al calendario legislativo restituisce un
panorama particolarmente affollato di tragedie della storia: dal
Giorno del ricordo per le vittime delle foibe e gli italiani espulsi
dallIstria e dalla Dalmazia (10 febbraio), al Giorno della memoria de-
dicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di matrice politica e ma-
fiosa (9 maggio), al Giorno della libert in ricordo dellabbattimento

99
Cfr. A. Margalit, Letica della memoria, Bologna, 2006, 64 ss.
100
A. Pugiotto, Quando (e perch) la memoria si fa legge, cit., 7 ss.
101
A. Pugiotto, Quando (e perch) la memoria si fa legge, cit., 19.
102
Circa gli esempi ricordati nel testo e per una profonda riflessione sul tema
delloblio v. P. Ricoeur, La memoria, la storia, loblio, trad. it., Milano, 2003, 642 ss.
103
In tema v. E. Fronza, The Punishment of Negationism: The Difficult Dialogue
Between Law and Memory, in 30 Vermont L. Rev. 609 (2006), spec. 611.


35
del muro di Berlino (9 novembre)
104
. Un processo, questo, che trova
una precisa ed influente sponda a livello europeo, come testimonia la
Relazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio del 22 di-
cembre 2010, su La memoria dei crimini commessi dai regimi totali-
tari in Europa
105
. Emerge immediatamente come in tal modo il ricor-
do collettivo, imposto dalla legge, trapassi da ci che una comunit
vorrebbe ricordare a ci che dovrebbe ricordare: non debiti di ricono-
scenza, quanto piuttosto esperienze che negano alla radice lidea con-
divisa di umanit, per proteggerla dai rischi della recidiva
106
. Cambia,
pertanto, la ragione del ricorso a tale mnemotecnica giuridica, la qua-
le assume ora una funzione chiaramente terapeutica e profilattica
107
;
cambiano i dispositivi utilizzati per realizzare tale funzione; cambiano,
infine gli effetti e le implicazioni di tale intervento giuridico
108
.
Si notato, in particolare, che ancorch permeata di scelte pro-
priamente politiche, lufficializzazione di ricorrenze attribuisce ad esse
e a quel che rappresentano una presunzione di conformit ad una
certa lettura, ponendo dei vincoli quantomeno intellettuali a ricostru-
zioni diverse
109
. Tutto ci ha una serie di ricadute minori, di cui la pi
evidente la toponomastica stradale. Il discorso si fa pi complesso
quando attraverso la determinazione, quasi banale, di una ricorrenza,
si intende in tempi pi recenti ottenere un suggello legislativo su vi-
cende storiche. dunque il legislatore a scrivere la storia o, almeno, ad
attribuire la patente di autenticit ad una sua ben determinata rico-
struzione
110
. Le finalit sono le pi varie: non solo rendere giustizia
come nel processo, ma ovviamente anche la promozione di taluni valo-
ri, la propaganda di talune idee, lesecrazione di condotte.
La giuridificazione della memoria appare al giurista carica di
implicazioni assiologiche, le quali risultano assolutamente dominanti.
Nelluso giudiziale della storia questa viene forgiata e adattata alle esi-
genze del processo. Qui, invece, il diritto che viene piegato a finalit
tutte politiche che, per quanto possano essere condivise, aprono la

104
A questo proposito v. il saggio di F. Focardi, Rielaborare il passato. Usi pubblici
della storia e della memoria in Italia dopo la prima Repubblica, in questo Volume; cfr.
altres A. Pugiotto, Quando (e perch) la memoria si fa legge, cit., 7-8.
105
COM (2010), 783.
106
A. Pugiotto, Quando (e perch) la memoria si fa legge, cit., 13.
107
Le premesse storiche e culturali di una siffatta prospettiva sono bene indagate
da O. Lalieu, Linvention du Devoir de mmoire, in Vingtime Sicle. Rev. Hist.,
2001, 83 ss.
108
V. ancora P. Weil, The Politics of Memory: Bans and Commemorations, cit.
109
Cos, tra i molti, A. Pugiotto, Quando (e perch) la memoria si fa legge, cit., 14
ss.; e per unattenta disamina del problema, nella prospettiva dello storico, L. Cajani,
Diritto penale e libert dello storico, in questo Volume.
110
In proposito cfr. D. de Bellescize, Lautorit du droit sur lhistoire, cit., 58 ss.


36
strada ad evidenti aporie. La prima riguarda la relazione fra lastratta
immutabilit della statuizione legislativa e la costante evoluzione della
ricerca storica, la quale in ipotesi ma spesso anche in concreto por-
ta a significative modifiche, se non addirittura a ribaltamenti del qua-
dro oggettivo di riferimento
111
. La seconda attiene allambiguit e poli-
semia del termine memoria che risulta evidente nel momento in cui
viene trasferito dagli individui ad una collettivit
112
, e induce a chie-
dersi se se ne possa parlare quando ormai tutte le persone che sono
state in qualche modo testimoni sono scomparse. La terza concerne la
questione dellefficacia di una tale scelta di politica legislativa: non
affatto detto che listituzionalizzazione del ricordo, de-sacralizzata e
spersonalizzata attraverso i meccanismi della burocrazia, riesca effetti-
vamente a svolgere una funzione promozionale della memoria, piutto-
sto che condurre, come spesso accade per tipica eterogenesi dei fini,
alla sua neutralizzazione
113
. Infine inevitabilmente c da chiedersi qua-
li memorie meritino di essere consacrate, da quale legislatore nazio-
nale, se vi sia una parit di trattamento fra vicende storiche, se e in
che modo essa debba essere collegata al principio di maggioranza, op-
pure, al contrario, essa debba privilegiare le minoranze, soprattutto se
vittime di persecuzioni
114
.
Il secondo profilo che emerge con evidenza ed al quale si gi
accennato quello della sanzione nei confronti di affermazioni quali-
ficate come contrarie alla fattualit storica
115
. Il dibattito sul negazio-
nismo troppo ampio da potersi condensare in poche righe e su di es-
so si soffermeranno diversi saggi contenuti nellultima parte di questo
volume
116
. Osservandolo attraverso il prisma dei rapporti fra diritto e

111
Particolarmente significativo a questo riguardo il caso Ptr-Grenouilleau,
nel quale lo storico francese, autore di un importante volume su Les traites ngrires,
vincitore di numerosi premi scientifici, fu citato in giudizio dal Collectif des Antillais,
Guyanais, Runionnais per violazione della legge Taubira, che dichiarava la schiavit e
il commercio Atalantico degli schiavi un crimine contro lumanit (per riferimenti v. P.
Nora, History, Memory and the Law in France, 1990-2010, cit. 11; A. Melloni, Per una
storia della tribunalizzazione della storia, cit., 45).
112
Per una discussione delle tesi di Maurice Halbwachs sulla mmoire collective v.
J. Assmann, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identit politica nelle grandi civil-
t antiche, Torino, 1997, 10 ss.; v. anche V. ad es. J. Le Goff, Mmoire, in Id., Histoire
et mmoire, cit., 105 ss., 170.
113
In generale, sul fenomeno della memoria imposta, v. le pagine di P. Ricoeur,
La memoria, la storia, loblio, cit., 124 ss.
114
Su tutti questi aspetti v. A. Pugiotto, Quando (e perch) la memoria si fa legge,
cit., 19-21.
115
Ma la stessa idea di fattualit storica, in quanto distinta dalla valutazione giu-
ridica, necessita di un attento approfondimento: si veda in proposito il saggio di O.
Cayla, La madre, il figlio e la piastra elettrica, in questo Volume.
116
V. in particolare i contributi di L. Cajani, C.M. Cascione e O. Cayla.


37
storia si pu dire che esso frutto di una visione promozionale e risto-
ratrice del diritto.
La limitazione alla libert di ricerca e di espressione non infatti
giustificata dalla falsit dei contenuti indagati e diffusi (chiunque pu
affermare senza tema di sanzioni se non quelle reputazionali che
Napoleone Bonaparte non mai esistito o che la seconda guerra mon-
diale fu scatenata dagli Stati Uniti dAmerica) bens dalla esigenza di
tutela del sentimento dei sopravvissuti e di riaffermazione della intan-
gibilit della memoria
117
.
Si coglie la differenza rispetto alle tradizionali fattispecie della isti-
gazione e della apologia che presentano le caratteristiche del reato di
pericolo, la cui prevenzione mira ad impedire la commissione di altri e
pi gravi reati di evento
118
. Si riafferma dunque la nozione di una sto-
ria ufficiale la quale non deve essere scalfita da rappresentazioni
grossolanamente alterate
119
.
Dietro le pi che comprensibili ragioni che spingono il legislatore a
muoversi in questa direzione, si agitano questioni di principio non tra-
scurabili. In primo luogo la circostanza che questo approccio preva-
lentemente (anche se non esclusivamente) europeo, dove le atrocit
sono state commesse e ancora vivono nella memoria
120
. Esso scono-
sciuto ed anzi fortemente contestato negli Stati Uniti dAmerica,
che pure avrebbero pi duna ragione per sanzionare loltraggio alla
memoria e dove le azioni giudiziarie volte ad accertare la corresponsa-

117
Sul punto v. Y. Thomas, La verit, le temps, le juge et lhistorien, cit., 24; non-
ch le considerazioni di S. Rodot, Il diritto alla verit, in questo Volume.
118
In generale v. E. Fronza, The Criminal Protection of Memory: Some Observa-
tions About the Offence of Holocaust Denial, in Genocide Denials and the Law (a cura
di L. Hennebel T. Hochmann), cit., 155 ss. ; Id., The Punishment of Negationism:
The Difficult Dialogue Between Law and Memory, cit., 613 ss., 620-624; A. Ambrosi,
Libert di pensiero e manifestazione di opinioni razziste e xenofobe, in Quad. cost.,
2008, 519 ss. In prospettiva pi generale v. anche A. Pizzorusso, Limiti alla libert di
manifestazione del pensiero derivanti da incompatibilit del pensiero espresso con princi-
pi costituzionali, in Diritti, nuove tecnologie, trasformazioni sociali. Scritti in memoria di
Paolo Barile, Padova, 2003, 651 ss.
119
Ma sui limiti di validit di un siffatto modello legislativo, con particolare rife-
rimento alla garanzia della libert despressione e di ricerca storica, si veda la recente
decisione del Conseil constitutionnel francese, che il 28 febbraio 2012 ha dichiarato
costituzionalmente illegittima, per violazione della libert di comunicazione e informa-
zione, lultima delle lois mmorielles, quella approvata dal Parlamento francese il 23
gennaio 2012 (n. 2012-647). Per un commento J.P. Camby, La loi et le ngationnisme:
de lexploitation de lhistoire au droit au dbat sur lhistoire, in Les petites affiches, n. 70,
2012, 11.
120
A questo proposito particolarmente istruttiva la lettura della recentissima Re-
lazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio su La memoria dei crimini
commessi dai regimi totalitari in Europa, Com (2010) 783, del 22 dicembre 2010.


38
bilit di istituzioni private nei crimini del nazismo hanno avuto mag-
giore esplicazione e successo
121
. In secondo luogo esso appare selettivo
e agli occhi di taluni, discriminatorio nella misura in cui non viene
esteso ad altre vicende che vengono equiparate per gravit, durata,
estensione. Ci si rende dunque conto che la storia, anche se vista dalla
parte delle vittime che differenza c fra morire in uno stalag oppure
in un gulag? , non pu trascurare la posizione dei carnefici. Se la sto-
ria deve rendere giustizia, deve anche condannare e mentre per talune
espressioni essa unanime, per altre non si riscontra una simile con-
cordia. Il che finisce del tutto contrariamente alle intenzioni con il
trasformare il rendere giustizia in un assai triste privilegio.
Qualche cenno deve infine essere dedicato alla questione della
rappresentazione mediatica della storia, atteso che questa o la sua
elisione contribuisce in maniera decisiva a stabilirne la percezione
sociale e dunque a giustificare un certo regime giuridico di regolazio-
ne
122
.
A testimonianza del possibile iato fra storia e percezione diffusa si
potrebbe portare il semplice esempio dei film western: il genocidio
degli indiani dAmerica, accertato nei libri di storia e nelle aule di tri-
bunale, risulta invece glorificato (e non certo represso) in centinaia di
pellicole cinematografiche di successo. Specularmente, si potrebbe ri-
flettere sullimmagine dei tedeschi che emerge dai film sulla seconda
guerra mondiale. Lesempio viene portato non certo per sminuirne
lorrenda realt che nessuna pellicola potr compiutamente rappre-
sentare ma per mettere in luce come la diffusa esecrazione del nazi-
smo cresciuta col passare degli anni non tanto perch la ricerca stori-
ca scoprisse la mostruosa dimensione del fenomeno, ma perch tutta la
comunit attraverso la rappresentazione visiva, anche solo in finzione,
ne percepiva progressivamente il disvalore, creando dunque un circui-
to: storia, immagini storiche, diritto.
E sempre sul terreno della storia come percezione sociale si pone
la problematica dellinsegnamento scolastico e dei libri di testo di sto-
ria
123
. Qui le costrizioni giuridiche sono molto evidenti: cos come non

121
Cfr. N. Vardi, Privatizzazione dei contenziosi e risarcimento di illeciti storici. Il
caso della Holocaust litigation, in questo Volume.
122
In tema si confrontino le considerazioni di S. Lenzotti A. Pattuzzi, Le memo-
rie, in Interventi per la pace. Educazione, conservazione della memoria e tutela dei diritti
umani in Emilia-Romagna (a cura di C. Baraldi L. Bertucelli M.D. Panforti), Roma,
2011, 127 ss., 145; P. Ortoleva, Storia e mass media, cit., 63 ss.; nonch il contributo di
S. Leonzi, La costruzione mediatica dei processi storici: il caso del processo di Norimber-
ga, in questo Volume.
123
Su questo tema si veda il saggio di A. De Baets, The dark side of historical writ-
ing: reflections on the censorship of history worldwide (19452012), in questo Volume.


39
pu essere consentito di impartire nozioni errate nel campo scientifico,
pu legittimamente porsi la questione della sindacabilit dei contenuti
di altre materie (assai banalmente, la lingua, la letteratura, la geografia
e, ovviamente, la storia). Tuttavia una volta riconosciuta la ammissibili-
t della verifica si pongono in tutta la loro difficolt le questioni di
procedura e di merito.
a) A chi spetta decidere se un libro di testo scolastico possa esse-
re adottato? Ai singoli docenti, ai singoli istituti oppure ad organismi
posti a livelli gradatamente pi elevati fino a quello nazionale? Ed in
questa decisione che ruolo devono e possono svolgere gli storici?
b) Quali criteri devono essere utilizzati per stabilire che un libro
ha contenuti storici errati, e se e come possibile distinguere fra nar-
razione di fatti e analisi degli stessi?
c) Quale il punto di equilibrio fra precisione storica e sintesi
didascalica? Cio fino a che punto possibile se non necessario sa-
crificare il dettaglio per chiaramente rappresentarne linsieme?


7. Conclusioni

Se ci si interroga sulle premesse sottostanti al processo di giuridifi-
cazione, come sin qui tratteggiato, si dovr probabilmente convenire
sul fatto che dietro la regolazione, diretta o indiretta, della ricerca sto-
rica vi sono policies in larga misura inespresse e estremamente variabi-
li.
a) La storia costruisce lidentit: appare diffusa la percezione che
la rappresentazione corretta della storia indispensabile per la for-
mazione ed il consolidamento di una identit nazionale. Dietro la bat-
tuta parlar male di Garibaldi vi tutto il senso della esigenza di for-
nire una versione ufficiale della storia attorno alla quale i cittadini
possano identificarsi. Tale processo e non un paradosso molto
pi importante in paesi democratici, che in quelli autoritari, perch es-
si non dispongono di strumenti coercitivi e dunque lidentit deve es-
sere frutto di una spontanea adesione. Nessun esempio potrebbe esse-
re pi chiaro delluso della storia, e dei suoi eventi, dai primi coloni in
poi, nella costruzione della identit americana.
b) La storia predice (e previene) il futuro. Vi la radicata convin-
zione altamente suggestiva e che alla radice dellethos dello storico
che la conoscenza degli errori del passato indispensabile per evi-
tarne la ripetizione in futuro. Ovviamente, non vi alcuna possibilit
di provare o confutare lassunto, anche se le ricorrenti doglianze che
non si imparato nulla dalla storia farebbero propendere verso una
cinica constatazione che la storia, pi che maestra, illusione. Tuttavia


40
quel che rileva che dietro la regolamentazione pubblica della storia vi
lidea di una funzione educatrice e ammonitrice che compito dello
Stato assicurare.
c) La storia come riparatrice. Se dagli eventi storici taluni soggetti
hanno subito gravissime e ingiustificabili violenze, si ritiene che la veri-
t sia il primo e doveroso ristoro
124
. Tale compito viene affidato a isti-
tuzioni pubbliche le Corti, i Parlamenti, organi para-giurisdizionali
ma anche allo storico il cui compito pubblico lenire e non urticare le
ferite aperte. In termini strettamente formali riesce per difficile spie-
gare perch al di l del rapporto tributario un soggetto sia tenuto
ad una condotta intesa a riparare i danni altrui. Ma anche vedendo la
questione in termini di protezione della identit di talune comunit
una costruzione rigorosa porterebbe a tutelarle tutte, e non solo alcu-
ne. Il discorso si colora dunque di un alto tasso di opinabilit e di va-
riabilit.
Se compete al giurista cercare di squarciare il velo che avvolge la
regolamentazione pubblica della storia, solo lo storico in grado di
comprenderne in pieno la portata, e di offrire argomenti rigorosi di so-
stegno e di confutazione. In altri termini, se i soggetti pubblici fanno
un uso funzionale (taluni direbbero, strumentale) della storia, solo lo
storico pu controbattere sul piano scientifico e metodologico. Ma ci
richiederebbe che dello statuto dello storico vi fosse una nozione
condivisa, il che non (come anche dimostra il fatto che non possibi-
le rispondere in termini rigorosi alla domanda, sollecitata da ultimo
dallintroduzione del Codice deontologico per i trattamenti di dati
personali per scopi storici, su chi sia uno storico)
125
.
Il giurista ed il comparatista ancor pi ha un ulteriore compito:
quello di evidenziare la variet di approcci normativi nella regolamen-
tazione della storia, indice sintomatico della sua valenza fortemente
politica.
Si trovano, infatti, regimi giuridici assai diversi fra di loro che ren-
dono possibile e lecito in un paese, ci che non lo in altri. Vi dun-
que una sorta di nazionalizzazione della storia, ciascun paese senten-
dosi legittimato a fissare dei limiti, soprattutto per la propria storia.
Ma poich la ricerca storica non pu essere riservata ai cittadini dello
Stato che fissa le regole si evidenzia la loro natura extra-territoriale e
dunque planetaria: il che rende necessario valutarne la appropriatezza
alla luce del principio di proporzionalit. Risulta poi evidente il perico-

124
V. ancora S. Rodot, Il diritto alla verit, in questo Volume.
125
Sul punto v. il Dibattito tra Pavone, Romanelli, Carucci, Graziosi e Rodot ri-
prodotto in Segreti personali e segreti di stato. Privacy, archivi e ricerca storica, (a cura
di C. Spagnolo), cit., 75-78.


41
lo tuttaltro che teorico, come bene evidenzia il caso del genocidio
armeno
126
di guerre storiche (o guerre della memoria) ove pi
stati o persino pi maggioranze di un medesimo stato, come insegna
lemblematica vicenda dellHolodomor ucraino
127
fissino regole anta-
gonistiche relative ai medesimi eventi. Il fenomeno si presenta in rela-
zione a rivendicazioni di territori sulla base di dati etnici, linguistici,
religiosi di cui si offre una forma storica. Luso pubblico della storia
nelle relazioni internazionali si pone dunque come principio di policy
della regolazione, ma anche evidenza della difficolt di stabilire un ter-
reno comune.

126
In tema v. T.R. Salomon, Meinungsfreiheit und die Strafbarkeit des Negationi-
smus, in ZRP, 2012, 48 ; D. Fraser, Laws Holocaust Denial. State, Memory, Legality, in
Genocide Denials and the Law (a cura di L. Hennebel T. Hochmann), cit., 23-27, 39
ss.
127
Su tale vicenda si sofferma L. Cajani, Diritto penale e libert dello storico, in
questo Volume.

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