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Non possiamo negare che le abitudini di lettura, svago e comunicazione dei bambini di
oggi siano diverse da quelle dei loro coetanei delle generazioni passate. Questo non è
necessariamente un male. Dobbiamo distinguere tra la lettura come mera abilità
funzionale di decodifica di testo scritto e la lettura di testi narrativi. Se la lettura è
informativa e di aggiornamento, Internet e i nuovi media sono mezzi eccezionali, perché
permettono ai bambini di accedere a un’enorme varietà di fonti informative, il problema
semmai è quello di sapere scegliere e valutare l’informazione ottenuta. Altro discorso è
l’ineffabile amore per la lettura, quel qualcosa che ci fa immergere in un libro e berlo tutto
d’un fiato per farlo nostro per sempre. La lettura di piacere, quella sinora legata al mezzo
fisico libro cartaceo, è destinata a scomparire con Internet? Noi non siamo né apocalittici
né integrati, crediamo che, come al solito, la verità stia nel mezzo. I bambini di oggi, la
Google generation o Net generation che dir si voglia, vive in un mondo fatto di Internet e di
nuovi media, ma per la propria crescita personale ha ancora bisogno di sapersi ritagliare
uno spazio per le lettura silenziosa.
Questa attività magari meno naturale e “cool” del navigare su Internet va loro mostrata
dalle scuole, dalle biblioteche, dalle famiglie perché lo spazio del piacere di leggere non è
ancora stato soddisfatto dalla Rete, sia per la poca amichevolezza della lettura a schermo,
sia perché l’attività su Internet e i testi che circolano in rete (quelli scritti per Internet, non
quelli nati su altro mezzo e trascritti in Internet, i cosiddetti testi digitali ex post) sono
frammentari, brevi, non permettono ad esempio di entrare nella psicologia di un
personaggio e di identificarsi con lui come si fa con un romanzo. Il compito di coloro che
hanno a che fare coi bambini è mostrare loro la possibilità di leggere oltre lo schermo, sta
poi ai bambini scegliere se coltivare questa abilità o meno. L’amore per la lettura non si
può imporre, ma si può solo seminare e sperare che germogli.
Si tratta di un tema affascinante e molto sentito, soprattutto dai bibliotecari. La ricerca che
menzioni non stupisce chi ha a che fare tutti i giorni per lavoro con i ragazzi. La loro facilità
generazionale con l’uso dei nuovi mezzi non coincide con la capacità di discernere un
contenuto valido e rilevante da un altro che non lo è. Internet contiene informazioni di
qualità e altre erronee e fasulle. Saper scegliere e valutare sarà la capacità chiave che
verrà richiesta ai giovani di oggi nel loro futuro lavorativo. Sicuramente i soggetti che
menzioni hanno il dovere istituzionale (biblioteche e scuole soprattutto) di produrre
contenuti di qualità che rispondano ai bisogni informativi della loro utenza. Ma ancora di
più devono insegnare l’abilità di ricerca e valutazione delle informazioni: la cosiddetta
“information literacy”. Questo è sempre stato un ruolo che le biblioteche hanno svolto, si
tratta di sostenerlo in maniera ancora più forte e sentita e di estenderlo anche ai nuovi
media.
Internet sembra pian piano superare i mezzi di “consumo passivo” come la Tv, sebbene
questa sia ancora molto amata dai bambini. Quali sono i vantaggi che internet può offrire,
anche e soprattutto a livello educativo, rispetto alla televisione?
Il fatto che i bambini possano affiancare alla televisione, mezzo passivo e generalista, la
Rete che permette di essere produttori e consumatori di contenuti al tempo stesso
(prosumer), offre delle potenzialità educative stimolanti. Come accennavamo a proposito
del caso YouTube, la vera sfida educativa è insegnare a produrre dei contenuti che
arricchiscano i bambini, li facciano riflettere e li stimolino alla conoscenza.
Una rivoluzione copernicana nel mondo delle biblioteche è stata l’introduzione dello
scaffale aperto, cioè quel tipo di organizzazione che permette all’utente di non dovere
passare per la mediazione del bibliotecario, ma entrare direttamente in contatto con il libro;
l’utente è diventato finalmente in grado di “navigare” la biblioteca e incontrarsi col libro, ma
soprattutto di incontrare accanto al libro che sta cercando, altri testi di potenziale
interesse; il processo di serendipity che abbiamo appena esposto nella Rete è presente in
maniera esponenziale.
Esistono bambini che usano questo strumento e creano le proprie biblioteche virtuali. Il
potenziale di uno strumento come questo per attività di didattica della biblioteca è enorme
e permette ai bambini di avere un’immediata gratificazione nel vedere i loro contenuti sotto
gli occhi del mondo. Sono i formatori, i bibliotecari, i genitori che devono imparare dai loro
studenti, utenti, figli quali sono gli strumenti che essi usano e amano, per dare loro la
possibilità di condividere e comunicare le proprie esperienze. Non si tratta di nulla di
nuovo in termini assoluti, cambia solo il mezzo: qualche anno fa le scuole incentivavano la
corrispondenza con amici di penna nel resto del mondo per favorire l’apprendimento di
una lingua straniera e di una cultura differente, la mail e la chat hanno reso solo tutto più
facile.
Valeria Sciacca