equilibrio
instabile
Donatella Vitale
Scuola di Formazione Insegnanti di Biodanza sistema Rolando Toro Napoli
Direttore Flavio Boffetti
Giugno 2011
Un perfetto Equilibrio Instabile
Un po di citazioni. Mi piacevano, mi hanno accompagnato per anni, mi hanno fatto sorridere e
riflettere, e continuano a essere vive.
Sii acqua
Bruce Lee
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sar cos difficile che incontri qualcuno al quale tu
possa andare bene come sei. Quindi, vivi come credi, fai quello che ti dice il cuore. La vita un'opera
di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama. Vivi intensamente ogni momento della tua
vita, prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi!
Charles Chaplin
"L'uomo costituito da due parti: la mente ed il corpo, ma il corpo quello che si diverte di pi.
Woody Allen
Abbiamo conquistato il cielo come gli uccelli e il mare come i pesci, ma dobbiamo imparare di nuovo
il semplice gesto di camminare sulla terra come fratelli.
Martin Luther King
Non fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te, i loro gusti potrebbero essere diversi.
George Bernard Shaw
Quello che mi ha sorpreso di pi negli uomini dellOccidente, che perdono la salute per fare i soldi e
poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il
presente in tale maniera che non riescono a vivere n il presente n il futuro. Vivono come se non
dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.
Dalai Lama
13 gennaio 2011
Gli inizi dellanno per me sono una sorpresa!
Il 10 gennaio del 2006 ho partecipato alla mia prima sessione di biodanza; oggi, 13 gennaio 2011,
forse, ho trovato la mia monografia definitiva. Negli ultimi due anni si sono susseguiti diversi temi:
identit e affettivit, biodanza come percorso sciamanico, la vita al centro, ed ogni volta ne
scrivevo lintroduzione, prendevo appunti qua e l, ma nulla di pi. Ogni volta era come se il cammino
che stavo facendo mi portasse ad un nuovo livello che abbracciava, completava e conteneva il
precedente. Poi, quelle due parole qua e l, che ogni tanto qualcuno pronunciava e mi continuavano a
risuonare in testa incontro epifanico. Ho chiesto in giro di che si trattasse, ma in realt non mi ci sono
mai soffermata molto e intanto, di tanto in tanto, mi continuavano ad apparire allimprovviso. Come
con il mio incontro con la biodanza, nel 2004, in un pomeriggio di tarda estate, in un paesino della
Toscana, dove ho assistito (eh s, sono una delle poche ad aver guardato da fuori una sessione di
biodanza, senza partecipare) ad una presentazione della biodanza. Cera Claudia Cardelli con il suo
gruppo. Sono rimasta incantata, affascinata, mi sono innamorata della biodanza. Ma, per cominciare,
ho aspettato pi di un anno, fino a quel fatidico gennaio del 2006. Ed eccomi ora, fra una settimana,
sar io con Cristina, col nostro gruppo, a fare una presentazione in una Fiera del Benessere.
Ecco, da quel primo incontro con lincontro epifanico passato pi di un anno, durante il quale ci ho
ripensato, ci sono tornata, fino alla settimana scorsa, Epifania, sessione col nostro gruppo e col gruppo
di Napoli di Cristina, lincontro Cilento-Napoli, ci stavamo pensando da un po. Quindi era arrivato il
momento urgente di scoprire cose fosse questo incontro epifanico. E mi torna in mente una frase che
ho sentito dire pi volte da Rolando in quei due soli stage in cui lho incontrato: e andiamo a fare
degli incontri. (lunga pausa) anzi, un incontro, mi piace approfondire!.
Mi sono imbattuta in un articolo sul sito di Biodanza Italia su Lvinas e lEtica del Tu. Una specie
di illuminazione! Da qua questa monografia, che spero sia la definitiva. In un certo senso stato un po
come girare, partire da un punto, aprirmi a spirale e tornare a quello stesso punto portando con me tutto
quello che avevo raccolto lungo il percorso.
Laltro pi importante di me, ma.. io sono laltro per laltro!
P.S. questa monografia aveva un indice e dei capitoli con relativi titoli. Non ci sono pi. So che,
quando si ha a che fare con un libro divulgativo, questo un po scomodo, a me capitato di andare a
cercare qualcosa in un libro e, senza titoli di capitoli, la ricerca difficile, manon c soluzione di
continuit!
1.
Un attimo di smarrimento, a pensare di parlare di io e di identit, senza parlare dellaltro. In questo
periodo sto conducendo gruppi per gli OSS (Operatori Socio Sanitari) e continuo a parlare dellIo in
relazione allAltro, dellessere nelle professioni di aiuto. Isolare questo Io, questa identit nuda e cruda,
questo solipsismo, come direbbe Rolando Toro, mi risulta ostico. Mi viene in mente una frase che ho
sentito ogni tanto da piccola, da mia madre, Io il figlio di un somaro. Non ricordo il contesto, non
ricordo quando, come e a chi fosse rivolta, se a me o a mia sorella, o se addirittura parlasse di qualcun
altro, ma cos, ora, mi viene da pensare, estrapolandola, che viviamo in una societ che blocca lo
sviluppo naturale della formazione dellidentit del bambino e ci ritroviamo adulti con un Io tuttaltro
che adulto!... Ma questa una considerazione estemporanea.
Ultimamente mi capita spesso di citare Eugenio Pintore alla sua presentazione al I Forum di Biodanza
Sociale e Clinica: Quando Rolando parlava della biodanza in luoghi in cui non si era mai parlato di
biodanza, cominciava normalmente con due esempi. Il primo era quello legato alla sua esperienza
nellospedale psichiatrico a Santiago quando faceva esperienze di applicazioni dellarte in ambito di
supporto psichiatrico. Il secondo era quasi sempre un racconto sui disastri della civilt del 900;
Rolando cominciava sempre il racconto dicendo siamo una civilt che nellultima guerra mondiale ha
provocato morti, disastri, violenze, e continuava con questa storia politica, sociale, per dire che siamo
arrivati ad una civilt malata. Mai ha cominciato Rolando parlando del singolo soggetto che deve
svilupparsi, realizzarsi, anche se poi faremo quello.
Ma chi questo singolo soggetto che deve svilupparsi, realizzarsi, e qual il nesso fra questo Io, le
guerre, la civilt malata
Heidegger d una formulazione del principio di Identit secondo cui A A. Detta cos, sembra ovvio!!!
Certo che A A, certo che Io sono Io, non sono qualcun altro! Ma. Io sono io, lattimo eterno al di
fuori del tempo e dello spazio, immutabile, e sono io momento per momento, mai uguale al prima e al
dopo, immersa nel tempo, in continua trasformazione, ma sempre la stessa nella mia essenza. La mia
essenza, il S, la ghianda, il daimon. Il processo di individuazione. Trovare la propria vita nella vita,
creare un flusso, una pulsazione continua fra il proprio mondo interiore e il mondo esterno, stare in
contatto. Ascoltare il nostro S interiore, manifestarlo fuori e danzarlo. Trovare lautenticit. Si tratta
di un processo nel corso del quale si devono spesso ricercare soluzioni a problemi che sono ignoti a
qualsiasi altro soggetto E inutile spiare furtivamente gli altri, per individuare il modo in cui si
sviluppano le varie personalit, perch ciascuno si trova davanti un compito di auto realizzazione che
presenta caratteri di unicit. Se molti problemi umani sono simili, non sono mai identici. Tutti i pini si
assomigliano (altrimenti non li potremmo definire pini), ma nessuno esattamente simile a un altro.
Proprio per lincidenza di questi fattori di similitudine e differenza, difficile schematizzare le infinite
possibilit di variazione. Il fatto che ciascuno di noi deve fare qualcosa di diverso, qualche cosa di
assolutamente suo. ( Marie-Luise von Franz)
Cerchiamo il nostro gesto unico, sentito, il nostro gesto pieno di significato, la nostra espressione in
contatto con la nostra emozione. Non possibile parlare di identit senza parlare di autenticit. In
questo processo di individuazione, che comincia dalla nascita e prosegue per buona parte della vita, che
parte dal distacco, dallo scoprire i propri confini corporei dove prima cera solo il tutto, da una
lacerazione che cercheremo per tutta la vita di lenire, lunica possibilit di non soffrire la ricerca
dellautenticit, del cosa vogliamo, del dove siamo, del cosa sentiamo, non quello che lesterno vuole
da noi.
Sempre secondo Heidegger, nella parola "autentico" racchiusa una radice greca che significa "se
stesso"; una cosa, pertanto, sar autentica quando se stessa, quando propria fino in fondo.
Lesistenza autentica quando l'esser-ci, soggetto dell'esistenza, compie scelte vere, appunto
"autentiche", quando nelle scelte mette in gioco se stesso. L'uomo infatti, nel suo relazionarsi col
mondo, potr assumere atteggiamenti che lo portino a rinunciare all'autenticit, rinunciando in questo
modo all'esistenza, attraversando una vita in cui l'unica vera scelta che compie quella di non
scegliere, cio di lasciarsi vivere passivamente: e questa esistenza non vera, inautentica. L'esistenza
inautentica, precisa Heidegger, caratterizzata dal "si riflessivo (si fa, si pensa, si crede, ecc),
imperante nell'et della massificazione, atteggiamento caratteristico di un'esistenza non propria. Questo
atteggiamento nasce nel momento in cui l'uomo rinuncia alle proprie scelte per comportarsi nel modo
in cui lo spinge a comportarsi il "si", cio la collettivit: e in ci egli diventa una "cosa", viene
passivamente trascinato dalla corrente e si trova di fronte alla scelta conformistica. Quando l'esistenza
umana inautentica, perch dominata dal "si", l'uomo non parla pi n indotto ad aspirare alla
conoscenza: il parlare cede il passo alla "chiacchiera" e la conoscenza viene sostituita dalla "curiosit".
Nel momento in cui cedo al "si", non parlo pi di cose che coscientemente sento mie e di cui voglio
parlare con gli altri, ma "chiacchiero" avvalendomi di modi di pensare comune e tendo a parlare delle
cose di cui tutti parlano nel modo in cui tutti ne chiacchierano. (Questa cosa mi fa venire in mente la
parola allinterno del relato di vivencia, quando si dice di dare voce alla parola sentita, di non attivare
diatribe e botte e risposte, secondo me vuol dire questo e interpretazioni) E Heidegger nota una
cosa piuttosto interessante: non si pu sfuggire al "si" nemmeno facendo gli anticonformisti perch, in
definitiva, anche l'anti-conformismo un conformismo. Nel momento in cui regna il conformismo,
infatti, tutti cercano disperatamente di sottrarsi ad esso e perci si rifugiano nell'anti-conformismo che,
diventando meta di tutti, ancora sotto il controllo del "si": trasgredendo la norma non si esce dai
ranghi del "si", perch non si compie una libera scelta personale, ma si trasgredisce come "si"
trasgredisce, cio nello stesso modo in cui lo fanno anche gli altri. Il risultato di questa situazione la
deiezione, cio la trasformazione dell'uomo in cosa come tutte le altre: egli perde la sua libert di
scelta e tradisce l'esistenza autentica.
Libert di scelta. Ma per avere libert di scelta, occorrono gli strumenti, necessita che qualcuno ti abbia
dato una qualche possibilit per vedere che possibile. Occorre che senti la tua voce interiore.
Cosa la Coscienza? E la capacit di rendersi conto di se stesso e della realt ordinaria. La coscienza
della realt vincolata allIdentit: chi sono io. Nessuno ha la stessa Identit dellaltro, ci che fa la
differenza e ci rende unici (Rolando Toro)
Biodanza una possibilit, una possibilit di sentire la nostra voce interiore e danzarla, di darle corpo,
materia, movimento, emozione, di renderla viva e vivente, una possibilit di contattare qualcosa che a
volte si agita dentro e non ha un volto e un nome, indefinito, e dargli forma, colore, voce.
Trasformare la possibilit, i potenziali, come diciamo in biodanza, in vita vissuta, in vivencia. E dare
la possibilit, a chi pensava, o a chi avevano fatto pensare, di non avere la capacit di creare, di sentire
che pu creare la propria vita, il proprio gesto, il proprio posto; la possibilit, a chi pensava di non
essere capace di creare relazioni, di sapere donare una carezza, un abbraccio e di potersi sentire accolto
in esso; la possibilit, a chi credeva che non esisteva nulla al di fuori di quello che materia e si fa
quotidianamente, di vedere che la materia e il fare contiene il mondo e gli altri esseri viventi; la
possibilit, a chi pensava che non ci fosse bellezza e vita, di contattare la sensazione intensa e
commovente di essere vivo, che costituirebbe lesperienza primordiale dellidentit. La possibilit,
creare ecofattori positivi per favorire la fioritura, che non solo una parola poetica che usiamo noi,
ma che ritroviamo in ambito economico, di diritti umani; viene utilizzata da Amartya Sen e da Martha
Nussbaum quando parlano di creazione delle condizioni adatte al pieno sviluppo delle capacit umane.
Sviluppo delle capacit umane, vale a dire sviluppo dei potenziali genetici. Penso sia capitato a tutti di
incontrare qualcuno sofferente e ingabbiato in una falsa identit che gli era stata incollata addosso e
intuirne le potenzialit; di aver pensato trova come uscirne, cos ne muori!. Non unesagerazione, i
potenziali, la nostra identit nel corpo!
Osservando al microscopio i movimenti di organismi unicellulari vivi come i bioni o le amebe,
Wilhelm Reich ha scoperto delle leggi che, secondo lui, regolano i processi vitali pulsatori all'interno di
questi organismi unicellulari e nelle relazioni tra di loro. W. Reich ha chiamato questi unicellulari "bio-
sistemi". Un "bio-sistema" consiste in un nucleo energetico pulsante al centro, il plasma, e in una
membrana che lo contiene. L'energia pulsa all'interno della membrana e un campo energetico si estende
intorno a essa. Se l'ambiente stimolante, l'ameba si espande con un movimento fluido, cio l'energia
fluisce verso la periferia e il campo di energia si allarga. Se invece la stimolazione da parte
dell'ambiente ostile, l'ameba si contrae, cio la sua energia fluisce dalla periferia verso il centro, e
cos anche il campo di energia si ritrae. Se la stimolazione da parte dell'ambiente continua ad essere
negativa, la pulsazione cessa e l'ameba muore.
Per W. Reich, metaforicamente, come se, nel caso di un ambiente stimolante, l'ameba dicesse "s" con
il movimento di espansione verso l'esterno; mentre invece con quello di contrazione dicesse "no".
(Centro Studi Eva Reich)
2.
In biodanza, la vivencia di identit, di riconoscimento della nostra unicit, del piacere di sentirci noi
stessi, nasce dalla sensazione vibrante di sentirci vivi, di sentire il nostro corpo come fonte di piacere e
non di sofferenza, di intasi e di estasi. Ma la vivencia della nostra identit anche nellincontro con
laltro. La vivencia, questo essere totalmente nel corpo, nellemozione, nellistante. Questo contatto
immediato, fulminante, assoluto, per cui sei e sai allistante quello che biologia, fisiologia,
filosofia, psicologia hanno impiegato decenni per sapere, e ancora non sanno completamente. La
coscienza stata unidea astratta prima di diventare una registrazione bioelettrica che indica i livelli di
coscienza. Il Mitsein (essere con) dei fenomenologi oggi specificato dagli studi biologici che
dimostrano come un individuo non possa sopravvivere se non scambia informazioni con lambiente che
lo circonda (Boris Cyrulnik)
E riprendendo ancora Reich nei suoi studi sugli esseri unicellulari: L'ameba cerca l'incontro piacevole
con altre amebe mediante un movimento ondulatorio e fa "contatto" con loro attraverso un "ponte di
energia". Il processo di "contatto" avviene quando due campi di energia di due bio-sistemi pulsanti si
attraggono, si toccano, si sovrappongono e si compenetrano, emanando luce e vibrando insieme.
W. Reich ne deduce che il movimento della "bioenergia" nel plasma dell'ameba sia funzionalmente
identico al movimento del plasma in tutti gli esseri viventi (biosistemi pi complessi) e che l'emozione
(espansione = "s"; contrazione = "no") sia un reale movimento energetico-espressivo del plasma. Egli
chiama questo movimento "linguaggio espressivo del vivente".
Ho provato a parlare dellio e dellidentit senza soffermarmi sullaltro, ma qua e l compaiono
continui riferimenti allambiente, allaltro, come se questa identit, da sola, come se questessere, da
solo, non esistesse. Come ha detto Rolando Toro, E attraverso linterazione con le altre persone che
si produce il processo despansione e di crescita. Secondo il nostro approccio, non esiste unevoluzione
isolata.
Lintegrazione, l'individuo integrato in se stesso, con l'altro e con il mondo che lo circonda; non esiste
l'essere, esiste l'essere nel mondo e l'essere con il mondo. La strutturazione progressiva dellidentit,
nel bambino, la coscienza di s come essere differenziato dalla madre si costruisce poco a poco. E
continueremo per tutta la vita a confrontare, confermare e plasmare la nostra identit nellincontro con
laltro. Secondo Buber "In principio la relazione", luomo non una sostanza, ma una fitta trama di
rapporti e di relazioni, lIo autentico si costituisce unicamente rapportandosi con le altre persone, giacch
lIo si fa Io solo nel Tu; la vita non soggettivit, ma intersoggettivit, soggetto e intersoggettivit sono
sincronicamente complementari. N l'Io, n il Tu vivono separatamente, ma essi esistono nel contesto
Io-Tu, antecedente la sfera dell'Io e la sfera del Tu.
Sempre Buber differenzia un rapporto Io-Tu ed uno Io-Esso, secondo cui lIo-Esso la dimensione del
possesso e dellavere, mentre lIo Tu la profonda ed intima dimensione del dialogo e dellessere: Io-Tu
corrisponde allessere, Io-Esso allavere. Questa differenziazione fra lIo-Tu essere e lIo-Esso possesso
mi fa tornare in mente una consegna di una danza di pulsazione: danza con reciprocit partendo dalla
nostra natura a volte possessiva, invitando a lasciare andare la nostra possessivit per la reciprocit;
questo valido in un rapporto di coppia, ma anche nelle amicizie, si sente molto; quando amiamo
tendiamo ad essere possessivi, e a volte la possessivit rischia il soffocamento dellaltro. Linvito ad
una danza con reciprocit, nella quale andremo a prendere e lasciare andare laltro, in pulsazione. Ma
questo invito alla reciprocit, al non condurre laltro, al non imporre la propria danza allaltro, torna in
biodanza in tutte le danze a due, dalla sincronizzazione ritmica alla sincronizzazione melodica, alle
danze creative, alle fluidit, questo invito a stare in feedback, a questo dialogo continuo fra il dove sono
io e il dove sei tu.
Sempre secondo Buber, sovente Io-Tu fa posto all'Io-esso (Io-Tu o Io-esso non dipendono dalla natura
dell'oggetto, ma dal rapporto che il soggetto istituisce con l'oggetto). L'essere umano non pu
trasfigurarsi ed accedere a una dimensione di vita autentica senza entrare nella relazione Io-Tu,
confermando cos l'alterit dell'altro, che comporta un impegno totale: La prima parola Io-Tu non pu
essere detta se non dall'essere tutto intero, invece la parola Io-esso non pu mai essere detta con tutto
l'essere. Una relazione richiede che l'uno non cerchi di condizionare l'altro n di utilizzarlo, esige
un'apertura totale dell'Io, esponendosi quindi anche al rischio del rifiuto. Una relazione autentica e
paritaria si radica nel dialogo, mentre il rapporto strumentale si realizza nel monologo, che trasforma il
mondo e l'essere umano stesso in oggetto. Nel piano del monologo l'altro utilizzato, diversamente dal
piano del dialogo, dove incontrato, riconosciuto e nominato come essere singolare. Nel monologo
abbiamo una esperienza superficiale degli attributi esteriori dell'altro o una esperienza interiore
insignificante, mentre nel dialogo c la relazione autentica che interviene tra due esseri umani. Si
differenzia in questo modo una relazione di potere e una relazione damore.
"Lautentico dialogo e quindi ogni reale compimento della relazione interumana significa accettazione
dellalterit. [] Lumanit e il genere umano divengono in incontri autentici". Martin Buber
Danze a due che partano dallautenticit e incontro che parta dallautenticit. Biodanza come poetica
dellincontro umano.
Lidentit si manifesta a partire dallincontro con laltro, cio dallo scambio, dal confronto,
dallarricchimento reciproco. Potremmo paradossalmente affermare che proprio quando ci mettiamo in
gioco nellincontro umano, rischiando di perdere alcune delle nostre certezze, maggiormente
rafforziamo la nostra identit. Poich unidentit sana per la biodanza non si fonda sullego (volizione)
ma sul s (essenza e sua espressione).
Lidentit si manifesta solo attraverso laltro, superando la divisione fra medesimezza e alterit. Entrare
in relazione con l'altro innegabilmente vuol dire entrare in contatto con un'altra identit, cio con
qualcuno che "diverso" da me. E attraverso questo gesto, oltre a sviluppare maggiore coscienza della
mia identit, io posso diventare pi ricco dell'alterit riconosciuta.
Lanno scorso avevo presentato in una scuola un progetto, rivolto ad insegnanti, alunni e genitori, sul
mettere la vita al centro. Parlavo di educazione biocentrica per intervenire contro il bullismo, e della
necessit di ritrovare la propria autenticit, la propria unicit, la propria identit e non lidentificazione
che porta a creare gruppi chiusi, bande lun contro laltri armati. Perch a volte si cerca di annullare
la diversit che ci rende tutti cos meravigliosamente unici, si tende a creare universi omologati,
comunit di simili dove il singolo si deve identificare con il gruppo. Cos l'alterit e la diversit
vengono attribuite non a ciascun individuo in quanto essere differente da un altro, ma solo ad alcuni
che presentano particolari caratteristiche che li rendono dissimili rispetto all'omologazione del gruppo.
La diversit spesso vista come minaccia e la presenza del diverso frequentemente genera sentimenti
di paura, ansia, sospetto. Invece di percepire la differenza come un valore, una risorsa, come scoperta e
affermazione della propria identit, a volte il pregiudizio, sono le opinioni, che muovono le nostre
azioni e condizionano le nostre relazioni sociali, ostacolando le opportunit di contatto, incontro,
esplorazione, scoperta, che sono i fondamenti del rapporto con l'altro.
"La nostra ricchezza collettiva, ha scritto Albert Jacquard, data dalla nostra diversit. L'altro, come
individuo o come gruppo, prezioso nella misura in cui dissimile.
Uguali e diversi, identit e alterit, riconoscere se stesso nellaltro e riconoscerlo allo stesso tempo
diverso.. Lidentit permeabile alla musica e allaltro. Lincontro fra la nostra identit e lidentit
altra avviene nellincontro.
Ricordo ancora lo stage alla scuola sullaffettivit. Allinizio, quando Creusa de Silveira fece un giro di
domanda su cosa fosse secondo noi laffettivit, risposi mettere fuori quello che siamo dentro.
Intendevo, andare nellincontro con laltro semplicemente mostrandoci per come siamo. Nellincontro
con laltro, noi andiamo, nudi e vulnerabili, ma forti proprio di questo, con le nostre emozioni, i nostri
trasporti, i nostri timori, i nostri slanci, le nostre timidezze, il nostro desiderio. Andiamo riconoscendo
nellaltro la sua diversit e la sua vulnerabilit, i suoi slanci e i suoi timori, le emozioni sue proprie, ma
andiamo anche riconoscendo il suo cuore che batte forse un po pi veloce o un po pi lento del
nostro, ma che pulsa comunque allo stesso modo. Tum tum, una richiesta e una risposta, tum tum, una
richiesta una risposta. Un dialogo di pulsazioni e di feedback. Io sono questo, tu chi sei? Braccia che
si protendono con slancio o si allungano pian piano, mani che si stringono o si sfiorano, occhi che si
spalancano o si socchiudono, corpi che si ritrovano con sensibilit e con passione. A partire dal
contattare quello che realmente sentiamo, andiamo incontro alla diversit, facendo delle azioni chiare,
scegliendo verso chi vogliamo andare, entrando nel feedback della relazione a due che permette
lincontro; e ogni incontro diverso dallaltro, perch ognuno diverso, unico e, nel qui ed ora, nello
scorrere della mutevolezza dellio, diverso anche da comera in un altro momento. A partire da uno
sguardo: scegliersi con lo sguardo, incontrarsi nello sguardo, quello sguardo che conferma la presenza,
lidentit, laltro. Con abbandono e presenza allo stesso tempo, con amore.
Difficile per me separare identit e affettivit, lidentit richiede unalterit per riconoscersi, unalterit
richiede laffettivit per essere riconosciuta.
Ma laffettivit parte dallaffettivit per noi stessi, dalla cura per noi stessi, noi stessi per primi che
non ascoltiamo, sono i nostri desideri che non sentiamo e, se non sentiamo e abbiamo cura di noi stessi,
difficile sentire e prendersi cura dell'altro, perch non sappiamo neanche come fare. Laltro un
desiderio altro; riconoscere laltro come diverso da me riconoscere che ha desideri diversi dai miei;
dire no differenziare i miei desideri dai tuoi, differenziare i tuoi desideri dai miei. E differenziare
la mia identit dalla tua. Ma un atto damore. E a partire dalla chiarezza del no, dal porre ciascuno i
propri limiti, che nasce lautenticit del s. Se non so che, quando non vuoi, mi dici no, non so se,
quando mi dici s, mi stai veramente dicendo s. Se non do allaltro lopportunit di sapere cosa mi fa
star bene e cosa mi fa star male, e viceversa, non possiamo creare un rapporto autentico. Con il
linguaggio affettivo, con il linguaggio dellemozione, aprendo il cuore per lasciare entrare, altrimenti
ognuno si mette sulle difensive, ognuno si trincera sulle proprie posizioni, si cristallizza tutto, non
fluisce nulla e nulla si crea.
Dalla separazione nasce la capacit dellopposizione, dal riconoscere e laccogliere nasce lintimit e
larmonia, dallopposizione armonica nasce lincontro.
L'affettivit non necessariamente qualcosa di inespressivo, non necessariamente molle, l'affettivit
pu essere intensa, presenza intensa, con desiderio intenso, con fuoco modulato. Era per
unopposizione armonica, ma un passaggio, nella vita, oserei dire inevitabile, fra due identit che si
incontrano e riconoscono. E tutto una pulsazione continua. Non possiamo andare insieme, non
possiamo creare insieme, se prima non sappiamo ognuno di noi dov, chi , quali sono i nostri
desideri. Nellemozione del corpo, nella pulsazione del cuore, nella sensibilit della pelle. Nellascolto.
Dentro e fuori.
In ogni danza a due, dalla camminata alla pi espressiva, conta sempre quello che si va a creare; non
sono io che danzo la mia danza e tu che danzi la tua, ma la nostra danza che creiamo nel dialogo fra
noi due. Quando vado a sommare 1+1 un po' pi di 2; la somma delle parti pi grande della totalit;
quando sono con unaltra persona, noi non siamo 2, siamo 3: io, te e noi; io, te e la relazione, creare
una nuova realt che in noi. Sono io, io non sparisco, sei tu, tu non sparisci, ma appare il noi, siamo
noi. Ognuno offre la possibilit a questo momento di lasciare apparire la relazione: sto con te, tu stai
con me e creiamo insieme.
Ed in questa relazione, che parte da un atteggiamento emotivo che mi consente di lasciarmi
modificare dal mondo di unaltra persona, che coniugo lidentit con laffettivit.
Le modiche che avvengono nellincontro con unaltra persona non sono solo emotive, o meglio sono
emotive ma intrinsecamente correlate ad una modifica fisiologica: cambia il tono muscolare, cambia la
dilatazione della pupilla, cambia la temperatura corporea, cambiano i livelli di ossitocina. La biodanza
dice: io sono in te, tu sei in me, sono qui per soddisfare le tue aspettative e tu le mie, se ci incontriamo
bellissimo, se non ci incontriamo, una tragedia.... I risultati di ricerche hanno dimostrato che siamo tutti
connessi in una rete di messaggi che vanno e vengono
Una mattina presto, cominciava ad albeggiare, ero in dormiveglia ed ho avuto una strana visione: ho
visto il modello teorico di biodanza come un uomo, i piedi affondati nella terra, nella filogenesi, nelle
origini della vita; la spirale delle linee di vivencia che gli facevano da colonna vertebrale e la loro
integrazione, la grazia, che gli fioriva dalla sommit della testa come un fiore che si apriva proteso
verso la luce della vita cosmica; le braccia che si aprivano e chiudevano come in un respiro danzante,
pulsando al ritmo del cuore fra identit e regressione. E ho sentito le parole di Rolando I nostri piedi e
il nostro cuore sono ritmici. Le nostre mani sono melodiche, cos come il nostro collo e il nostro
sorriso. Ma, larmonia dobbiamo cercarla nel fondo degli occhi, nellincontro di sguardi, dove si
stabilisce il circuito iniziale, il circuito di vita.
3.
Larmonia nellincontro di sguardi, incontrarsi nello sguardo. Ogni invito a danzare insieme nasce da
uno sguardo, con cui ti scelgo; ogni incontro nasce con uno sguardo, con cui ti riconosco e ti
riconfermo, riconoscimento reciproco e accettazione incondizionata. Sguardo in cui mi abbandono. Ed
da questo abbandonarci, da questo accogliere, da questo confermare che nasce la vincolazione
affettiva. Nasce la comunicazione da cuore a cuore, nasce lincontro epifanico. Ognuno si rivela
allaltro nella sua nudit, nel suo assoluto infinito. Epifania, dal greco !!"#$%&"', epifaneia,
manifestazione, apparizione; phinein, manifestarsi, letteralmente significa manifestazione della
divinit in forma sensibile. Ed proprio questo, il manifestarsi dellaltro e allaltro, ognuno nella
propria divinit, ognuno nella propria luce. La divinit e la luce di ognuno, che Rolando Toro ha spesso
ricordato: Molte persone non sanno che portano dentro la divinit La nostra luce esiste per vedere
gli altri nella loro essenza Lepifania, come superamento dellempatia. Nellempatia ci pu essere
un aspetto di asimmetria: mi metto al posto dellaltro, percepisco quello che lui sente (senza mettermi
al suo posto, n agire al suo posto), cerco di capire le cose dal suo punto di vista, per incontrarlo, per
raggiungerlo dove lui , avvicinandoci. Nellepifania ci incontriamo nellessenza, nella nostra luce e da
quella irradiamo. E il miracolo che a volte succede negli incontri, quando qualcosa si scioglie e dilaga
fra il cuore e lo sguardo e non esiste nientaltro. Lesperienza di legame intimo con il prossimo una
esperienza culminante che si prova poche volte nella vita. Provarla anche una sola volta permette di
cambiare il proprio atteggiamento di fronte a s e agli altri. Sapere con certezza che non siamo isolati,
che partecipiamo al movimento unificante del cosmo, una esperienza sufficiente per spostare la nostra
scala di valori. Ma questo sapere con certezza non intellettuale, commovente e trascendente.
E commovente e trascendente, ma anche corporeo; commoventemente e trascendentemente nel
corpo. Mi piace la biodanza, questo rimettere tutto insieme, questo integrare continuamente le varie
funzioni. Questo richiamarci continuamente allabitare il nostro corpo. Questo sapere con certezza nel
corpo e poi andare a confrontarci fuori. Andare a scoprire, nelle neuroscienze, che lamigdala, la
sentinella delle emozioni del nostro cervello, ha una sua via privilegiata con locchio e lorecchio, che
bypassa il neocortex, per cui gli input sensoriali, prima di essere elaborati dal cervello razionale,
producono una reazione emotiva potente e primitiva. Dallo sguardo, dagli occhi, direttamente al cuore.
Come a dire, questo miracolo che a volte avviene, avviene perch c gi, dentro di noi, dentro il
nostro corpo, dobbiamo solo dargli ascolto. Questattimo eterno la connessione con la vita, che non
solo la nostra vita, ma la vita assoluta, dentro e fuori di noi, dentro di me e dentro laltro che vado a
incontrare; siamo parti della vita.
Lattimo eterno, la luce, il calore; la danza dellangelo dellamore, in cui mi connetto con la luce
dellaltro, con laspetto luminoso. Lamore si nutre dellamore; non posso amare da solo, dobbiamo
amarci insieme, altrimenti altro. Luce, che in quanto tale, infinita. Millumino dimmenso e
Tillumino dimmenso. Illuminazione: ne aveva gi parlato Jung. Illuminazione, come dice Rolando
Toro, che non ha la finalit di sentirsi illuminati, ma illuminare gli altri, vederli nellombra e dare
luce.
Questimmenso, questinfinito mi riporta a Lvinas, quando parla dellAltro come dimensione infinita,
trascendente, grazie alla quale nasce in noi il desiderio dAltri, di rispondere affermativamente alla
silenziosa richiesta dellAltro di diventare nostro ospite cosmico, di accogliere il suo mistero, senza
commenti e senza richieste. E la biodanza come poetica dellincontro umano, occasione di
celebrazione dellaltro come occasione di scoperta, di riconoscimento, di connessione con la propria
identit. LIncontro con lAltro che , per Lvinas, la dimensione fondamentale dellesistenza, la fonte
dellidentit, che va dallAltro allIo: nellincontro con lAltro si realizza la possibilit di essere, di
essere me stesso. LAltro venendomi incontro mi espelle dalla mia solitudine, col suo volto nudo, che
chiede unicamente di venire accolto. Quel Altro che infinito, che sfugge a qualsiasi tentativo di
categorizzazione, di spiegazione, di utilizzo.
Molte le similitudini fra il pensiero lvinasiano e la biodanza. Anche per Lvinas c il corpo,
lincontro con lAltro avviene nella corporeit, parla di intercorporeit, di una rete che unisce tutti gli
esseri umani. Il gesto del corpo celebrazione del mondo, poesia di Lvinas, richiama molto
Vivere un'opportunit molto speciale, l'opportunit di percepire l'umanit eterna e sentire nel
corpo il piacere della sacralit della vita di Rolando Toro. In ambedue i casi, il ritorno alla vivencia,
allesperienza dellessere vivo qui e ora, al contatto come occasione di ritrovamento, di connessione
profonda, di integrazione a s e allaltro, allincontro attraverso labbraccio che diventa il momento di
massima espressione nellaccogliere la vita dellaltro dentro di me e permettere che laltro faccia lo
stesso con me. Accogliere ed essere accolti, farsi carico dellaltro e permettergli di farsi carico di me,
affidarsi. Quante vivenia, su questo affidarsi ed accogliere! E su questo che si basa lEtica di Lvinas,
che la responsabilit per lAltro, la responsabilit del vincolo con lAltro, in cui lidentit appunto
lessere responsabile dellaltro; secondo un passo lvinasiano: Io posso sostituire tutti, ma nessuno
pu sostituirsi a me. Nella responsabilit dellAltro e nella regola del feedback, possiamo ritrovare
lessenza delletica lvinasiana: larte del feedback, la reciprocit dellascolto di s e dellaltro, la
realizzazione delletica.
E alla luce della reciprocit, del feedback, che laltro pi importante di me di Lvinas acquista un
valore non di priorit identiaria, ma di relazione, in cui io non invado con quello che voglio a tutti i
costi, ma ascolto e sono nel piacere di sentire e darti quello che desideri, non nella necessit di importi
quello che voglio. L'altro mi riguarda nei due sensi della parola "riguardare". In francese si dice che
"mi riguarda" qualcosa di cui mi occupo, ma "regarder" significa anche "guardare in faccia" qualcosa,
per prenderla in considerazione: lapparizione dell'altro, il volto umano. Riguardare. C una
definizione molto bella della parola riguardare anche in italiano, che avere cura, custodire, avere
relazione.
Ma dobbiamo riconoscere le differenze fra di noi, le diversit che sono alla base. La mia esperienza
non sar mai paragonabile a quella di un altro, io non posso vivere il dolore, la gioia e altre esperienze
di un altro. Posso solo accoglierlo, nel rispetto della sua alterit e del suo mistero. Nella relazione ci
deve essere qualcosa che garantisca la distinzione dei soggetti, ci deve essere una separazione che
impedisca la strumentalizzazione. Poich se non c' distinzione non si pu neppure pi parlare di
relazione. E dalla distinzione fra chi sono io e chi sei tu, dal nostro riconoscerci differenti, dal
riconoscere e rispettare i miei spazi e i tuoi, che nasce la relazione e la vincolazione affettiva. E dal
non volere interpretare laltro, dal non volerlo possedere, dal non volerlo inglobare ed assimilare a me,
che lo riconosco come infinito ed espressione della vita.
E in questa connessione con laltro, e con linfinito che rappresenta, che c la connessione con la vita,
c il principio biocentrico, c il mettere la vita al centro come etica di vita.
4.
Unicit
Lintelligenza divina si trasmette attraverso migliaia di anni
per affiorare nella nostra coscienza come memoria delleterno.
Siamo cugini dei fiori e avi del vento che ci feconda.
Siamo dei paesi del mare, siamo i discendenti impazziti delle conchiglie.
Siamo, nel sogno della terra, crisalidi e larve, orme di stelle
e negli abbracci eterni respiriamo luce cosmica.
E dallamore riapprendiamo
i circuiti squisiti dellintelligenza divina,
il sentire palpitante della vita.
Rolando Toro
La vita al centro non solo un principio etico, filosofico. Nasce, per Rolando Toro, dalla
considerazione che "Il punto di partenza del principio biocentrico la vivencia di un universo
organizzato in funzione della vita. Tutto ci che esiste nell'universo, dagli elementi, alle stelle, alle
piante e agli animali compresi gli umani, fa parte di un sistema vivente pi vasto. L'universo esiste
perch la vita esiste. E non il contrario." Luniverso generato dalla vita, e non il contrario. La vita come
attrattore e organizzatore di elettroni, neutroni e protoni, come generatore della materia, che non mai
statica, ma partecipa a questo movimento oscillatorio, a questa incessante danza cosmica di energia.
La cosa incredibile che la terra oscilla alla frequenza di 7.5 hz, che la stessa frequenza oscillatoria
del cervello dei neonati. E una frequenza, nellessere adulto, che si ritrova nelle onde alfa del cervello
(dai 7 ai 13 hz), associata ad uno stato di coscienza vigile ma rilassata, in cui la mente calma e
ricettiva; predominante nei momenti introspettivi, meditativi, quando viene stimolato lemisfero
destro del cervello ed facilitata chiudendo gli occhi. Tale frequenza di onde stata riscontrata
strumentalmente in persone in stato di rilassamento e meditazione; fa riflettere il fatto che noi
dobbiamo "meditare" per tornare ad uno stato con cui siamo nati e da cui ci siamo allontanati
crescendo: l'incanto e la naturalezza dei bambini, il loro collegamento con l'universo, il loro essere
"pezzi" dell'universo. La ricerca stata fatta da un biologo, Tonegawa, premio Nobel per la medicina,
che associa lattivazione di tali frequenze ad un alto stato vitale, alla felicit, alla gioia. Mi domando se
non sia possibile provare ad applicare la ricerca anche alla biodanza, al suo favorire situazioni che
creino stati di allegria, di benessere, di gioia, di piacere, di abbandono; alle tante vivenia di
stimolazione dellumore endogeno, di innalzamento dello stato vitale, alle tante vivencia di regressione
e di piacere. Sarebbe veramente interessante una misurazione delle onde alfa dei biodanzanti durante
o dopo una sessione! La vita che vibra dentro di noi in risonanza con la vita dentro luniverso.
Luniverso come sistema pulsante, danzante la danza della vita. In un pomeriggio di fine estate, seduto
in riva alloceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando
allimprovviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca danza
cosmica vidi scendere dallo spazio esterno cascate di energia, nelle quali si cercavano e si
distruggevano particelle con ritmi pulsanti; vidi gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo
partecipare a questa danza cosmica di energia; percepii il suo ritmo e ne sentii la musica; e in quel
momento seppi che questa era la danza di Shiva. Questa la vivenia, mi sembra la definizione pi
adatta, di Fritjof Capra.
Capra non stato lunico fisico ad assimilare il movimento delluniverso ad una danza. Kenneth Ford,
studiando il processo di creazione e distruzione degli atomi, ha parlato di danza di creazione e
distruzione e di danza di energia. La fisica moderna ha mostrato che ritmo e movimento sono
propriet essenziali della materia e che tutta la materia, sia sulla terra che nello spazio esterno,
coinvolta in una continua danza cosmica. Immediato il collegamento con la danza di Shiva.
Shiva, dio della danza e dei cambiamenti, archetipo di ci che vive e muove, del rinnovamento
continuo, della trasformazione che nasce dal cambiare gli equilibri e genera il salto evolutivo, la
transtasi. La danza di Shiva, la danza delle trasformazioni. In fisica, lenergia che si distrugge e si crea;
nelluniverso, la materia che si distrugge e si crea; dentro di noi, il passato che si distrugge per creare il
nuovo. Tutto il nostro corpo, tutto luniverso, in movimento in questo perfetto equilibrio instabile.
Tutto cambia e si trasforma, il movimento distrugge il vecchio per generare il processo di creazione. Il
fuoco brucia e rinasce un nuovo corpo pi libero. E poesia, ma anche scienza, com poesia ma
anche scienza che siamo fatti della stessa materia di cui sono fatte le stelle!
In questo continuo movimento, in questo pulsare allo stesso ritmo delluniverso, se ci guardiamo
attorno, ci rendiamo conto di quanto tutto partecipi e tutti partecipino alla stessa pulsazione. E una
grande sinfonia in cui ciascuno suona il proprio strumento, a fiato, a percussione, a corde, danzando
anche quando sembra stia fermo. Ricordo un pomeriggio lestate scorso, quando, in giro in moto,
ammiravo il panorama scorrermi intorno, mi sono improvvisamente fermata e mi sono resa conto di
quanto ogni pianta, ogni fiore, ogni sasso, avesse una propria parte, di quanto ogni singolo elemento
contribuisse allesistenza di quel grandangolo fotografico che guardavo.
Noi a volte ce ne dimentichiamo, dimentichiamo quanto la nostra vita dipenda dallesistenza di tante
altre persone, in modo proprio concreto dallattivit di tante altre persone, che producono i vestiti che
indossiamo, le case che abitiamo, le macchine che usiamo. Dimentichiamo che la nostra vita dipende
dallaria che respiriamo, dalla terra di cui ci nutriamo, dallacqua che beviamo.
Da questa vita concreta, da questo organizzatore, discende il mettere la vita al centro, la vita come
punto partenza, come motore delle nostre azioni, come principio etico.
La coscienza etica lo stadio pi evoluto degli esseri umani. Essa in diretta relazione con la sacralit
della vita. Letica differente dalla morale. La morale un insieme di norme stabilite da un gruppo
sociale per regolare i comportamenti e conformarli alle ideologie. Al contrario letica si origina dal
nucleo affettivo degli esseri umani, dal profondo rispetto per essi e dal sentimento che la vita sacra.
La poetica della vita una percezione originale che ci consente di scoprire come tutto ci che ci ruota
attorno, tutto ci che siamo e facciamo, una ierofania, ovvero una manifestazione del sacro:
lapparizione del meraviglioso e la riscoperta di unesperienza ancestrale, paradisiaca e mistica. E alla
base concettuale della biodanza vi una meditazione su questo carattere sacro della vita, che nasce
talvolta dalla disperazione, dal desiderio di trascendere i nostri gesti disperati, la nostra vacua e sterile
struttura di repressione. Potremmo dire con certezza, una meditazione che nasce dalla nostalgia
dellamore. Rolando Toro
Ho un sogno, costituire un movimento biocentrico. Un movimento che riunisca tutte le persone che
sentono che importante porre la vita al centro: al centro delle loro azioni, dei loro comportamenti,
della loro vita di tutti i giorni. Tutti coloro che sentono, riconoscono e rispettano tutte le forme di vita,
che sanno che non c' differenza fra s e l'altro, che quello che facciamo all'altro, alla terra, alla natura,
lo facciamo a noi stessi. Tutti quelli che sentono che ci stiamo staccando dalla vita che , usando senza
consapevolezza quello che ci d; che si adoperano, chi in un modo chi nellaltro, perch qualcosa
cambi. Se sentiamo che siamo ognuno parte di una realt in un mondo condiviso, se lasciamo spazio
alle differenze senza volerle ridurre ad uno, se stiamo nella percezione di non essere separati tra noi,
dagli altri, dallambiente, dal mondo; se ognuno opera un piccolo cambiamento nella propria vita, le
cose un po per volta cambiano, non vero che non serve a niente!
"Lasciamo che la danza generi degli atti creativi di trasformazione. Perch se lo facciamo anche solo
fino a una certa soglia riusciremo ad ottenere il potere della causalit discendente in breve tempo e in
un numero senza precedenti di individui". Non lha detto Rolando Toro, ma Amit Goswami, un fisico
nucleare quantistico. Ma lo stesso principio della massa critica: "se saranno alcuni di noi ad iniziare si
realizzer il cambiamento in tutta lumanit Possiamo cambiare noi stessi e il mondo
contemporaneamente".
Questidea che siamo tutti parte di un sistema pi grande, che siamo tutti collegati, che la nostra vita
dipende dalla vita degli altri e della terra, in una parola, che tutto dipende dalla vita, si fa sempre pi
strada. Esiste una commissione europea per la biodiversit, il cui slogan : lo scoiattolo connesso
alla quercia che connessa al passero che connesso a te. La rete, la rete della vita di cui facciamo
tutti parte, in cui siamo tutti collegati. Leffetto farfalla che si propaga. La responsabilit per laltro che
ritorna. E sempre tutto correlato. Io, tu, luniverso. Il posto che noi occupiamo nelluniverso lo stesso
che luniverso occupa dentro di noi. Intasi ed estasi. Sentirsi parte del tutto e contenere il tutto dentro di
s. Sentire che espandere il proprio spazio significa contenere pi spazio. Sentire non che la propria
libert finisce dove inizia la libert dellaltro, ma che, quanto pi grande la mia libert, pi grande la
tua e viceversa. La mia libert ti d il permesso di sentire la tua. La tua libert mi d il permesso di
sentire la mia. Insieme, possiamo nella vita creare condizioni affinch siamo tutti pi liberi. La
repressione nasce dal non sentirsi liberi di essere, di esprimere, di espandersi, cos, dopo avere represso
noi stessi, reprimiamo gli altri, imbrigliamo gli altri negli schemi e stereotipi in cui abbiamo imbrigliato
noi stessi. Soffochiamo la vita. O meglio, tentiamo di soffocare la vita. Ma la vita l, pronta a
schizzare fuori quando meno te laspetti, in un incontro, in uno sguardo, in una carezza, in un tocco, in
un gesto, in un sorriso, come una gemma a primavera che esplode allimprovviso, come gli alberi che
ieri erano nudi e oggi sono coperti di foglie e fiori, come lerba che invade in un attimo i terreni nudi,
come un sogno che rivive allimprovviso, con limpeto del fuoco, con la costanza dellacqua, con la
leggerezza dellaria, con la presenza della terra.
Nessuno di noi mai veramente solo.
Laria che respiriamo viene respirata anche dagli altri
Il sole che splende su di me splende anche sul mio vicino.
E per questo che ogni minima cosa intimamente connessa con tutte le altre
ed per questo che sono legato ai miei amici
cos come sono legato ai miei nemici.
In ultima istanza
non c nessuna differenza fra me e i miei amici
cos come non c nessuna differenza fra me e i miei nemici.
Nessuno di noi mai veramente solo.
Anonimo maestro zen
5.
Non mi interessa sapere come ti guadagni da vivere.
Voglio sapere che cosa ardentemente vuoi
e se osi sognare lincontro con il desiderio del tuo cuore.
Non mi interessa sapere quanti anni hai.
Voglio sapere se rischieresti di sembrare un pazzo
per amore
per il tuo sogno
per lavventura di vivere.
Non mi interessa sapere dove, con chi e che cosa
hai studiato.
Voglio sapere che cosa ti sostiene, dentro,
quando tutto il resto crolla.
Voglio sapere se sei capace di essere solo
con te stesso
e se davvero apprezzi la compagnia che hai...
Oriah Mountain Dreamer
E un po quello che succede in biodanza. Partecipiamo ad uno stage, danziamo con persone che
magari non avevamo mai conosciuto prima, non sappiamo chi siano e magari ce ne andremo senza
sapere molto di pi della loro vita, ma le avremo conosciute ed incontrate nelle loro emozioni, nei loro
entusiasmi, nei loro desideri, nel loro piacere. Ci saremo incontrati nella nostra essenza pi intima.
Secondo gli indiani Naskapi, la generosit e lamore del prossimo e degli animali attraggono e
vitalizzano il grande uomo (che qualcosa di interiore, corrispondente a quello che Jung chiama S)
aiutando lindividuo ad entrare in un pi profondo rapporto con il grande uomo. Assomiglia molto a
quello che diciamo in biodanza, che attraverso lincontro con laltro, che non ci giudica, che ci
accoglie e riconosce, attraverso lincontro con la diversit, che confermiamo la nostra identit.
La biodanza un cammino. Pi cammini, pi si diramano ulteriori strade; pi chiaro il percorso che
devi seguire, pi ampio e le infinite strade ti riportano ad altre, che si intersecano e si incrociano: la
rete umana, che rete di nutrimento come i ruscelli e i fiumi, come la rete dellacqua che nutre la terra,
linfa vitale che eternamente si rinnova, rete della vita che eternamente partorisce e nutre.
E un cammino nella conoscenza di s e delluniverso, che poi, in un certo senso, sono la stessa cosa.
E una connessione con s e con luniverso. Attraverso il corpo. Molto simile, come processo, ad un
percorso sciamanico. Al di l dei mezzi utilizzati e di alcuni aspetti pi o meno folkloristici o propri
di alcune culture.
Lo stesso Carlos Castaneda, da cui ha preso le mosse il neosciamanesimo, cos racconta: allinizio
del mio apprendistato don Juan parlava a lungo di alleati, di piante di potere, di mescalito, del
fumino, del vento, degli spiriti dei fiumi e delle montagne, dello spirito del chaparral desertico e cos
via. Quando in un secondo tempo lo interrogai in merito allenfasi che dava a quegli elementi, ammise
senza vergogna che nella fase iniziale del mio apprendistato aveva fatto ricorso a tutte quelle tiritere
pseudo indiane per il mio bene: Ti ho ingannato trattenendo la tua attenzione su elementi del tuo
mondo che esercitavano su di te un grande fascino, e tu hai abboccato in pieno. Tutto quello di cui
avevo bisogno era la tua completa attenzione Tu stesso mi hai ripetuto pi volte che restavi con me
perch trovavi affascinante quanto avevo da dire sul mondo questo fascino si basava su un vago
riconoscimento, da parte tua, degli elementi di cui ti parlavo. Pensavi che tale vaghezza fosse
sciamanesimo, e poich anelavi ad esso, sei rimasto Noi non siamo maestri n guru.
Una caratteristica propria ad ogni cultura primitiva, tradizionale, che limportante soprattutto il
presente. Non c tanto la ricerca metafisica della origine primordiale, dei destini dellanima dopo la
morte, del destino degli uomini; le cose importanti sono qui, in questo mondo, in quello che in esso
accade. Non esiste una supernatura, sede di ci che spirituale, divino, ecc. Tutto natura e tutto
nella natura: gli spiriti non sono trascendenti, ma immanenti, sono realmente il cielo, la foresta, il tal
albero, il tal luogo non si stanno usando delle metafore, dei simboli. E il qui e ora, il sacro e il
profano insieme.
In tutti i riti sciamanici viene utilizzata la danza accompagnata da percussioni o da ogni genere di
strumento costruito con parti di alberi, piante, animali.
Qualcuno tempo fa mi ha raccontato che c un popolo, in Africa, fra cui c lusanza, quando si
incontra uno straniero, non di chiedergli come ti chiami, ma quale danza danzi.
In tutte le popolazioni ci sono delle danze specifiche, il linguaggio universale; quando ti insegnano la
loro danza, in qualche modo ti stanno trasmettendo il loro codice, perch sono i codici dellinconscio
collettivo a creare queste danze. Attraverso la danza, arrivi nei codici profondi della vita; quindi se
qualcuno vuole avere una comunicazione col proprio spirito affinch gli mostri i codici della vita, si
mette a danzare, perch la vita una danza, tutto si muove, tutto ha ritmo, tutto ha movimento. Se
perdiamo il movimento della vita, stiamo perdendo il codice della vita. Quindi quando camminiamo
con agilit, con coordinazione, con scioltezza, vuol dire che siamo pronti per entrare nei codici della
vita; la fluidit ha molto a che vedere coi codici della vita.
La biodanza ha un elemento che facilita molto la connessione con laspetto ancestrale, che il processo
di trance; quello che cerca il processo di trance lespansione della coscienza; il mondo sciamanico
ricerca attraverso differenti cammini, attraverso differenti modi, di espandere la coscienza.
Le situazioni ancestrali cominciano sempre in cerchio, in circolo, per parlare, per confrontarsi, per
guarirsi; le sessioni di biodanza iniziano sempre con una ronda, per guardarsi, per salutarsi, per
sorridersi; e prima c una condivisione.
Il cammino di uno sciamano comincia dallassumersi la responsabilit della propria vita, della propria
felicit, della propria realizzazione, del proprio amore. E un cammino di relazioni sane, in cui io non ti
rendo responsabile di ci che succede a me.
Con le esperienze sciamaniche si cerca il senso di unit: tutto con il tutto. Il cammino dello
sciamanesimo di camminare nellincontro di noi stessi con la vita, vedere la nostra vita come un
tutto e non frammentata o a pezzi. Il compito della nostra vita la totalit.
Il processo sempre integrare; nella nostra vita tutto deve essere integrato, non deve essere tolto nulla
alla nostra vita, nulla di quello che ci accade, non risolviamo i nostri problemi allontanandoli o
ignorandoli. Del resto in biodanza, la proposta del modello teorico di biodanza, unintegrazione di
tutti gli aspetti della nostra vita.
Uno sciamano viene definito da alcuni come un "ponte" tra il mondo terreno e quello ultraterreno. A
me vengono in mente le posizioni generatrici e le danze di connessione con linfinito, di connessione
cielo-terra; mi vengono in mente le danze degli angeli, lessere il mondo naturale e il soprannaturale un
tuttuno. Mi viene in mente una frase di Rolando Toro Peregrini della terra e del cielo, gli esseri umani
percorrono il loro tragitto esistenziale e invocano le forze sconosciute che, sotto forma di angeli, li
proteggono e guidano. Il mondo popolato di angeli, soltanto che non li vediamo perch sono
invisibili. In realt gli angeli sono un presentimento, una specie di energia leggera che si agita dentro il
petto quando si rendono presenti. Tutte le persone hanno un angelo. Nella presenza fisica a volte vinta
e a volte splendente, si definisce una specie di atmosfera nella quale possible intuire langelo
nascosto. Imparare a vedere langelo delle persone una forma di evoluzione. La percezione
dellinvisibile ci che fa trascendere le apparenze. Trascendenza e immanenza.
Siamo strane creature. Non siamo n sotto n sopra, n della terra n del cielo, i piedi sulla terra la testa
verso il cielo, le nostre due nature che si contrappongono e ci tirano in un verso o nellaltro. Una terra
da cui ci stacchiamo ogni volta che solleviamo un piede e saltiamo, un cielo da cui ripombiamo gi
ogni volta che il pensiero non va abbastanza lontano, cercando di riconnetterci in un salto sinergico. E
in mezzo le emozioni, strana roba che modifica il nostro corpo di carne, altera pulsazioni e respiro, si
intromette nel nostro sistema immunitario e allo stesso tempo ci fa volare al di l di qualsiasi concetto
di materia tempo e spazio.
Il nostro cammino iniziatico comincia ogni volta che nasciamo, rivestendo man mano di corpo una luce
che dentro di noi va poi rendendosi poco a poco di nuovo visibile. Il nostro cammino iniziatico la
ricerca della luce nella sacralit del corpo, nella scoperta del mistero di noi stessi e dellaltro, il
beyond lio, che laltro come espressione della totalit, nella visione della sua luce che accende la
nostra
Non siamo luce perch trascendiamo dalla nostra natura umana, ma perch rendiamo luminoso il nostro
essere umani con la gioia, con il piacere, col riconoscerci. La nostra luce nellessenza e il nostro
incontrarci in essa nellessenza.
Ho trovato, su un sito di formazione sciamanica una frase che mi ha colpito: Lo scopo ultimo di
questo percorso quello di vedere accesa una luce particolare negli occhi di ogni partecipante, quella
luce che distingue colui che sempre connesso con il potere dell'amore e della guarigione, e che lo fa
distinguere da ogni altro essere umano: quella luce che risplende da sempre negli sciamani di tutti i
tempi. La luce negli occhi della connessione con il potere dellamore. Il potere della guarigione
discende dallamore. Lamore salver il mondo, pare labbia detto Cristo!
Ho accennato ad alcune corrispondene fra riti sciamanici e la biodanza, il cerchio, la danza, la musica,
il canto, la connessione con lancestrale, con la natura, il processo di trance e lespansione di coscienza,
la ricerca della felicit, la connessione con il tutto. In realt sono aspetti comuni a tutti le societ tribali,
a tutti i popoli che vivono in contatto con la terra e la natura! Parlo di percorso sciamanico, e non
iniziatico, anche se il secondo un termine pi appartenente alla nostra tradizione culturale, perch
liniziatico risente e comprende una scissione fra corpo e mente, una metafisica propria della nostra
cultura, mentre lo sciamanico sempre immanente, nella natura, qui e ora.
Il prezzo del progresso sociale e tecnologico che abbiamo vissuto, stata la definitiva separazione tra
l'uomo e la natura. Nell'occidente contemporaneo industrializzato si attua una separazione radicale tra
gli esseri, gli oggetti e le entit viventi. Per la cultura sciamanica tutto vivo e personale e noi siamo
parte di un cosmo vivente che comprende tutto. La nostra relazione con tutte le cose viva. Lo
sciamanesimo mette in connessione l'individuo con la natura, e cos facendo non cerca affatto di
manipolare, controllare o sfruttare, ma piuttosto di promuovere una cooperazione e un sostegno attivo,
evoluto, di tutte le forme di vita, in un atteggiamento reciproco di autosviluppo e crescita. Non ha nulla
a che fare con il cos detto "sovrannaturale", riconosce ogni cosa come un sistema energetico a s,
all'interno di un sistema energetico pi grande; ogni piccolo sistema energetico a sua volta collegato a
quello di qualunque altra cosa, sicch tutto merita lo stesso tipo di rispetto, in quanto ogni elemento ha
un suo ruolo nel grande schema cosmico delle cose. Non un sistema di credenze perch non propaga
alcuna dottrina; non si fonda sulla fede, ma sulla acquisizione di una conoscenza tramite lesperienza. Il
concetto di verit per lo sciamano si fonda sulla esperienza personale. Non si richiede di superare prove
di fede n intellettuali; ci si limita a fare le cose per conoscerle. Per lo sciamano vi solo la fonte di
energia interiore che aspetta di essere risvegliata, e alcune linee guida necessariamente da rispettare per
percorrere il sentiero. L'esperienza sciamanica l'integrazione delle parti rifiutate. Ci impone di
trasformare il nostro Ego. Ci insegna a prenderci la responsabilit totale del nostro essere qui, ad
ascoltare il silenzio e ad affrontare la paura del vuoto. Se vogliamo davvero cambiare qualcosa,
dobbiamo cominciare a cambiare noi stessi e la ingegnosa macchina suicida che tutti abbiamo
collaborato a costruire. Non si tratta di insorgere o combattere contro l'ordine costituito, ma di sottrarci
poco a poco alla sua presa e imparare di nuovo a pensare e ad agire da esseri indipendenti. La via del
guerriero ci d i mezzi necessari per rompere le catene e risvegliarci dalla nostra trance quotidiana; ci
aiuta a liberarci dalla servit e ci fa provare la differenza tra una vita in libert, protagonisti della realt,
e un vegetare senza scopo in una societ malata, alla deriva in una tempesta cosmica.
E' il principio biocentrico, il richiamo ad unintegrazione con s e con luniverso che porta alla
libert, immanenza, qui e ora ed anche trascendenza. E la connessione immediata con le leggi che
conservano e permettono l'evoluzione della vita, che si propone di restaurare nell'essere umano il
vincolo originario con la specie come totalit biologica e con l'universo come totalit cosmica.
La trascendenza la capacit di andare al di l del proprio ego e di integrare unit sempre pi grandi,
attraverso l'espansione della coscienza e lo stato di estasi, il legame con la natura e il sentimento di
appartenenza all'universo. La biodanza non risolvere problemi individuali, ma risvegliare risorse che
appartengono alla vita, lavorare sulla parte sana e risvegliare le potenzialit; non risolvere problemi,
pensare in un modo diverso. Non si eliminano i problemi della vita, ma ci ritroviamo pi forza per
affrontarli.
Penso che il compito di un facilitatore di biodanza sia di aiutare ad attivare le risorse proprie di ognuno
e avviarlo sulla strada della sua propria autonomia, della sua propria visione.
Ognuno di noi contiene tutto, ha dentro di s la possibilit di tutto, deve solo attivarla; contiene il
mondo intero e la sua memoria:
Siamo la memoria del mondo,
dobbiamo solo ricordare ci che nelle nostre cellule.
I frutti dellestate e lamore voluttuoso.
La capacit di immedesimarsi nellaltro
Il contatto
E il coraggio di rinnovarsi
Labbraccio, laddio e lincontro.
Il mare la nostra pelle.
La musica della vita
La danza della vita.
Biodanza ci sviluppa la memoria ancestrale
La possibilit assoluta damore.
Rolando Toro
Bibiliografia
Carl Gustav Jung, Luomo e i suoi simboli, Mondadori 1984
Boris Cyrulnik, Di carne e danima, Frassinelli 2007
Rolando Toro Araneda, Luomo che parla con le rose
Bruno Ribant, Mettere la vita al centro della vita
Daniel Goleman, Intelligenza emotiva, Bur 2007
Emmanuel Lvinas, Totalit e infinito, Jaka Book 1990
Fritjof Capra, Il tao della fisica, Adelphi 2006
Peter Orzechowski, La via sciamanica dei quattro sacri elementi, Red edizioni 2008
Carlos Castaneda, La ruota del tempo, Bur 2007
Grazie a Flavio Boffetti, direttore della nostra scuola di formazione
Grazie a Eugenio Pintore, relatore nellavventura di questa monografia
Grazie a tutti quelli che mi hanno accompagnato
Grazie a tutti quelli che mi accompagnano