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Numeri ordinali
Uno degli scopi per cui i numeri naturali vengono impiegati in Matematica, quello di indicare la grandezza di un insieme nito; tal
utilizzo sar esteso al cosiddetto `transnito' tramite la teoria dei
numeri cardinali. Ma intuitivamente il `contare' gli elementi di un
insieme presuppone un buon ordine dello stesso ed, infatti, i numeri
naturali spesso descrivono la posizione di un elemento all'interno di
una sequenza.
I numeri ordinali costituiscono esempi canonici di insiemi ben
ordinati. La nozione di ordinale infatti strettamente connessa al
tipo d'ordine che si pu dare ad un insieme, ossia al modo con cui
possibile ordinarne gli elementi. Tale idea, di carattere intuitivo, si
traduce in maniera ecace nel concetto del buon ordinamento.
Inoltre l'assioma della scelta (AC) enunciato precedentemente ci
assicura che, se accettato, ogni insieme pu essere bene ordinato.
Daremo qui alcune denizioni che torneranno utili pi avanti.
1 Per classe si intende una generica collezione i cui oggetti possono essere univocamente
identicati (per esempio, tramite una propriet che li accomuni).
Tutti gli insiemi sono classi, ma non vero il contrario. Una classe che non sia un insieme
si dice classe propria.
<
Lemma 1.3.
i) 0 = un ordinale;
ii) se un ordinale e allora anche un ordinale;
iii) se = sono ordinali e allora ;
iv) se e sono ordinali allora accade che o
oppure = (Legge di tricotomia).
Utilizzando il lemma precedente si dimostrano i seguenti risultati:
C un ordi-
X un
ordinale.
Prima di passare alla ricorsione transnita, soermiamoci su alcuni concetti la cui trattazione di particolare importanza al ne di
comprendere il suddetto principio.
Dato un insieme X , una funzione a valori in X il cui dominio
l'insieme N detta una successione. Denoteremo una successione
con il simbolo
an : n <
Per successione transnita, si intender invece una funzione che ha
per dominio un ordinale:
a : < .
Quest'ultima anche detta una successione o una successione di
lunghezza . Diremo anche che una successione a : < un
enumerazione del suo codominio {a : < } .
Spesso chiameremo successione anche una funzione su On:
a : On
Per `denizione di una ricorsione transnita' intederemo la seguente
cosa:
sia G una funzione (sulla classe di successioni transnite), allora
per ogni esiste un'unica successione
a : <
tale che a = G ( a : < ).
Daremo ora una versione generale del teorema in modo da costruire la successione a : Ord .
allora la formula
F () = x
ne G sull'insieme di tutte la successione transnite in X di lunghezza minore di tale che ran(G)X esiste un'unica succesione
a : < in X tale che a = G ( a : < ) per ogni < .
Dimostrazione. Sia dunque
).
F () = G(F
5 Gli assiomi ZermeloFraenkel della teoria degli insiemi, abbreviati con ZF, sono gli assiomi
standard della teoria assiomatica degli insiemi su cui si basa tutta la matematica moderna. Il
sistema assiomatico scritto mediante un linguaggio del primo ordine; ha un numero innito
di assiomi poich viene usato uno schema di assiomi.
In generale dalla teoria ZF non emerge che ogni insieme sia dotato di una funzione di scelta. L'assioma della scelta elimina questa
possibilit postulando, per ogni insieme non vuoto, l'esistenza di
siatta funzione. E' possibile provare come il suddetto assioma sia
indipendente da tutti gli altri assiomi della teoria ZF . Vedremo
subito che esso permette di `strutturare' un insieme senza esplicitare alcuna propriet dei suoi elementi; infatti un'altra formulazione
equivalente ad AC , che dest scalpore nella comunit matematica
di inizio novecento, il celebre teorema di Zermelo, il quale aerma
che ogni insieme si pu ben ordinare e ci implica, come vedremo,
che ogni insieme innito ha cardinalit uguale ad un qualche .
Teorema 2.2. (di Zermelo) Per ogni insieme S esiste una relazione
di buon ordine.
dinabile suciente costruire una sequenza {a : < } che enumera S . Ci pu essere realizzato per induzione usando una funzione di
scelta f su una famiglia S di sottoinsiemi non vuoti di S . Per ogni ,
consideriamo a = f [S {a : < }] con S {a : < } = . Sia
quindi il minimo ordinale tale che S = {a : < }. Ovviamente
{a : < } enumera S .
Enunciamo un risultato equivalente ad AC, noto come Lemma di
Zorn.
Lemma 2.3. (di Zorn) Sia (S, <) un insieme non vuoto e parzial-
6 Sia (S, ) un insieme ordinato e X una sua parte non vuota tale che la relazione d'ordine
indotta da su X sia una relazione d'ordine totale, allora si dice che X una catena di S .
Numeri cardinali
Daremo ora dei cenni sulla teoria dei numeri cardinali che vengono
utilizzati, in qualche modo per misurare la `grandezza' di un insieme.
Mentre per gli insiemi niti la grandezza indicata da un numero
naturale, e cio il numero di elementi, i numeri cardinali classicano
oltre a questi anche diversi tipi di insiemi inniti. Da un lato
possibile che un sottoinsieme proprio di un insieme innito abbia la
stessa cardinalit dell'insieme che lo contiene, d'altra parte non
detto che tutti gli insiemi inniti abbiano la stessa grandezza.
Quindi esiste una caratterizzazione formale di come alcuni insiemi inniti siano `pi piccoli' di altri insiemi inniti. Vedremo
che i numeri cardinali rappresentano un caso particolare dei numeri ordinali; l'intuizione che sta dietro alla loro denizione formale,
consiste nella decrizione della `grandezza' di un insieme senza per fare riferimento al tipo di elementi che l'insieme contiene e alla
presenza o meno di relazione d'ordine in esso. Per tali motivi, un
concetto fondamentale per poter denire i numeri cardinali quello
di equipotenza.
3.1 Cardinalit
Denizione 3.1. Due insiemi X e Y si dicono
hanno la stessa cardinalit
equipotenti o che
|X| = |Y |
|X| |Y |
se esiste una funzione iniettiva da X a Y
Y = {x X : x f (x)}
/
non nel rango di f : se esistesse z X tale che f (z) = Y allora
z Y se e solo se z Y e giungeremmo ad una contraddizione.
/
Inoltre poich f non una funzione suriettiva da X in Y allora
|X| = |P (X)|.
la funzione f (x) = {x} una funzione iniettiva da X in P (X) e
quindi |X| |P (X)|. Allora |X| < |P (X)|.
Deniamo ora le operazioni sui numeri cardinali. Siano X e Y
insiemi rispettivamente di cardinalit e :
+ = |X Y | con X, Y disgiunti
= |X Y |
= |X Y |
1 xA
0 se x X A
9
< 2
per ogni cardinale .
Lemma 3.5.
se un ordinale limite.
= =
<
Corollario 3.6.
a) , ( < < )
b) se A un insieme di ordinali,
= con =
A
;
A
. Se <, A e +1 = +
; per la legge di
Teorema 3.7. = .
11
Teorema 4.1. (di Cantor) L'insieme dei numeri reali non numerabile.
L'equipotenza di R con l'insieme delle parti diN seguir mostrando l'equipotenza di quest'ultimo con l'intervallo (0, 1)
Un interessante risultato l'equipotenza di R con ogni suo intervallo (a, b) con a < b. Ci si prova considerando ad esempio la
funzione
tg
ba
a+b
2
12
, 2 = +1
Gli studi di Gdel e Cohen hanno permesso di stabilire che
o
N BG + AC + GCH consistente e che CH indipendente dagli
assiomi di N BG. Questo un esempio di un'importante aermazione a cui possibile rispondere soltando dopo aver accettato quale
gruppo di assiomi utilizziamo per costruire la nostra Matematica.
4.1 Sottoinsiemi di Rn
4.1.1
Sottoinsiemi strani di
Rn
e diagonalizzazione
In questa sezione costruiremo alcune sottoinsiemi di Rn con `strane' propriet geometriche e dicilmente `visualizzabili', li costruiremo ricorsivamente utilizzando il principio di induzione transnita. Prima di arontare l'argomento abbiamo bisogno delle seguenti
notazioni.
7 Teoria alternativa nitamente assiomatizzabile per la teoria degli insiemi dovuta a von
Neumann,Bernays,Gdel che aggiungono il concetto di classe in aggiunta a quello di insieme.
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AJ =
J F
(1)
|A {x} R| = 1
x R
(2)
L'idea della dimostrazione dell'esistenza dell'insieme A che soddisfa il teorema, quella di costruire, utilizzando il principio d'induzione transnita su < c, un insieme A0 = {(x , y ) : < c} che soddis la (1) e tale che x R, A0 interseca ogni retta del tipo {x}R
/
al pi un punto. Inne A = A0 (x, 0) : A0 [{x} R] = O . Innanzitutto si noti che |F| = c dato che c = |R| |F| |R3 | = c.
Sia {J : < c} un'enumerazione della famiglia F . Se per qualche
< c la successione {(x , y )}< gi stata denita, scegliamo
(x , y ) J \
{x } R
(3)
<
8 Un sottoinsieme X di uno spazio topologico S si dice denso in S se, e soltanto se, per
/
/
ogni aperto A = O di S risulta X A = O.
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E' possibile eettuare tale scelta poich per ogni < c risulta che
|J | = |R| = c > || J
{x } R
<
Allora l'insieme A =
Costruiremo C = {C : < c} utilizzando il principio di induzione su < c. Scegliamo una enumerazione {P : < c} dello spazio
euclideo e per ogni P scegliamo una circonferenza C passante per
esso. In questo modo otteremo un ricoprimento di R3 di circonferenze; si osservi per che in generale nulla ci garantisce che essi siano a
due a due disgiunti. Per ovviare a questo incoveniente sceglieremo
C tale
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(1)
/
C = O
(2)
<
R3 l'insieme l
C =
<
<
i) A = {a : } {b : }
ii) b a = r
iii) se a, b, a , b sono tali che b a = b a = 0
allora a = a e b = b
A ha
<c
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Se (B + r ) B = e b B (B + r ) allora a = b r B e
possiamo denire a = a e b = b.
La condisione ii) soddisfatta dalla scelta di a e b, mentre la iii)
dal fatto che A = B .
Supponiamo, invece, che (B + r ) B = e notiamo che se
troviamo a = x allora b = a + r = x + r univocamente determinato. Allora suciente trovare un elemento x che garantisca la
condizione iii). Per trovarlo dobbiamo evitare la condizione:
ba=b a =0 e b=b
(1)
Si .
i=1
In tutti i teoremi di questa sezione abbiamo utilizzato, durante la costruzione, propriet da preservare di carattere nitario come condizioni di non collinearit, intersezioni nite di cerchi e cos
via. Il fatto che queste condizioni sono state preservate quando
prendiamo un unione di insiemi costruiti precedentemente. Questo
approccio in generale non funziona sempre.
Ora dimostreremo un teorema dovuto ad Erds e Hajnal del
o
1969 che aerma
Se provassimo a dimostrare il teorema 4.7 dovremmo iniziare sicuramente con un'enumerazione {P : < c} dei punti di R2 ed al
passo aggiungere il punto P ad un insieme Si . Se cos fosse al passo
potremmo trovarci in errore, infatti, potrebbe succedere che per
ogni i < c' gi un elemento Pn Si , con n < , con distanza
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m
{F (z1 , . . . , zm ) : F F dom F = X m (z1 , . . . zm ) Zn }
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Fpq (x, y) = z R2 : |x z| = p |y z| = q
<
Notiamo che Fpq (x, y) [R2 ] dal fatto che ha al pi due punti.
Sia F = {Fpq : p, q Q} e sia X = < X , dove X : <
una successione di sottoinsiemi chiusi sotto l'azione di F come nel
lemma precedente (b).
Deniremo una decomposizione di X in insiemi Si denendo
g : X e Si = g 1 (i) (tale funzione ci dir che l'elemento
x X appartiene all'insieme Sg(x) ). La funzione g deve avere la
propriet che
se g(x) = g(y) per x, y X e x = y allora |x y| Q
/
(1)
Deniamo la funzione g induttivamente sugli insiemi X
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per < .
Assumiamo che per qualche < la funzione g gi stata denita su ogni X per tutti gli < . Se un ordinale limite ,
allora g gi stata denita su X = < X ed facile mostrare
che soddisfa la propriet (1). Supponiamo che un ordinale successore, diciamo = + 1. Allora g denita su X . Dobbiamo
estendere la nostra denizione all'insieme Z = X+1 \ X .
Poich |Z| |X+1 | < possiamo trovare una funzione
h : Z che soddisfa la (1). Potremmo provare a denire la
g su Z come su h. Comunque, ci potrebbe non funzionare, poich
per qualche z Z potrebbe esserci un x X tale che |z x| Q.
Ma X chiuso sotto l'azione di F . Allora per ogni z Z c' al pi
xz X tale che |z xz | Q.
Cos deneremo g su Z tale che per ogni z Z e h(z) = n in
modo tale cheabbiamo g(z) {2n, 2n + 1}. Allora g|Z soddisfa la
(1), cos come h. Basta ora scegliere g(z) diverso da g(xz ), se xz
esiste, o un valore arbitrario in {2n, 2n + 1}.
Anche Rn per qualsiasi n N pu essere decomposto come dimostrato nel teorema 4.9, ma la dimostrazione alquanto dicoltosa.
L'ultimo teorema di questa sezione dovuto a Sierpinski (1919).
Anche se la dimostrazione essenzialmente semplice ci d un interessante risultato: l'insieme costruito esiste se e solo se assunta
l'ipotesi del continuo.
R2 \ A
per ogni x, y R.
Dimostrazione. : Assumiamo l'ipotesi del continuo. Sia c = 1 e
R2 \ A
=
(x, y) R2 : (x, y) A
/
(x, y) R2 : y
= {y R : y
=
x}
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