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I L SAPERE SCI ENTI FI CO E LI NDAGI NE CAUSALE *


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Rocco Blaiotta
24 5 2004


1. I l sapere scientifico ed il dibattito sulla causalit. Una breve storia. - 2. La pronunzia delle Sezioni
unite. - 2.1. I passaggi fondamentali della sentenza. 3. Causalit, scienza, esperienza: il giudice
onnivoro. 4. Un modello per l'utilizzazione del sapere incerto nella giurisprudenza delle Sezioni unite:
induzione ed abduzione. - 5. Probabilit logica e credibilit razionale. - 6. La spiegazioni storica di
eventi singoli e lindagine giudiziaria. - 7. I l modello nomologico deduttivo. - 7.1 I limiti del
modello nomologico deduttivo di spiegazione causale. - 7.2 . I limiti del modello nomologico deduttivo
nellesperienza giuridica. 8. I l pensiero ipotetico deduttivo falsificazionista. - 8.1 - I l modello
ipotetico-deduttivo nel pensiero di K. POPPER. - 8 . 2 I l modello ipotetico deduttivo e lesperienza
giuridica. - 8.3 I l modello ipotetico deduttivo e linferenza fattuale. - 9. Verso la conclusione. -
9.1 - La spiegazione dellevento. - 9.2 La dimostrazione del rilievo condizionante della condotta
omessa. 9.3 . La risoluzione di problemi causali nuovi. - 9.4 Le buone intenzioni e le vie
dellinferno. - 9.5 La verifica in ordine alla scientificit del sapere utilizzato.



1. I l sapere scientifico ed il dibattito sulla causalit. Una breve storia. - Il dibattito
sullutilizzazione del sapere scientifico nel processo penale si colloca storicamente attorno alle
problematiche inerenti alla causalit. Esso ha subito negli ultimi anni una fortissima accelerazione; ed stato
alimentato da alcuni importanti contributi dottrinali nonch dalla pressione di numerosi e complessi casi
giudiziari. Lesperienza giudiziaria ha riguardato in primo luogo le persone cui istituzionalmente
demandato il governo delle situazioni di rischio nelle quali entra in questione il sapere scientifico:
progettisti, medici aziendali, sanitari. In particolare, alla responsabilit connessa allesercizio della
professione medica si dedicata larga parte della giurisprudenza in tema di causalit, in parte per lelevato
numero di processi che tale attivit quasi naturalmente genera ed in parte perch in tale ambito sintrecciano
complessi e delicati problemi che mettono a dura prova le classiche elaborazioni ed interrogano linterprete
su temi che non rientrano nel tradizionale orizzonte del giurista. Cos, accaduto che nelle pronunzie di
legittimit sono comparsi termini e sintagmi inusuali come leggi universali e statistiche, probabilit logica,
induzione, abduzione e simili. Si tratta di una contingenza che ha un preciso significato che non pu essere
trascurato e di cui, anzi, occorre acquisire consapevolezza. Infatti, ben noto che la giurisprudenza, ancorata
ad un sano pragmatismo alimentato dal senso comune, rifugge solitamente da disquisizioni teoriche, astratte.
Pertanto, linsistenza con cui sono stati trattati temi cari al dibattito epistemologico segnala lesistenza di un
problema cruciale da risolvere che riguarda, in sintesi estrema, il metodo dellindagine causale e pi in
generale dellindagine sul fatto nelle contingenze nelle quali entra in questione lutilizzazione della
conoscenza scientifica.
Il dibattito giurisprudenziale, pur tra molte incertezze, ha costituito un formidabile banco di prova
per saggiare la tenuta di astratte elaborazioni teoriche e per dare ai problemi teorici una dimensione
concreta, vivificata dalle esigenze della prassi. Esso ha trovato recentemente compimento in una importante
decisione delle Sezioni unite, incentrata proprio sulla professione medica, che ha trattato la difficile materia
con sorprendente profondit; ed ha offerto per la prima volta una originale ed argomentata presa di posizione
di carattere generale sulla causalit e pi in generale sul metodo giudiziale di accertamento del fatto, che
apre per la giurisprudenza una nuova stagione, tutta da scrivere. Cos, non esagerato affermare che la
recente discussione critica sui temi della causalit, finemente intessuta tra teoria e prassi, costituisce un
patrimonio di inestimabile valore dellesperienza giuridica italiana, di cui vale la pena di acquisire
consapevolezza e conservare memoria, nella prospettiva dei problemi non lievi che attendono linterprete.

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* Brani da R. BLAIOTTA, La causalit nella responsabilit professionale. Tra teoria e prassi.
Giuffr, 2004
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Non possibile comprendere tutta la novit dellapproccio espresso dalle Sezioni unite e la
complessit del programma applicativo indicato senza ripercorrere nel modo pi sintetico le linee del
dibattito sulla casualit in Italia.
A partire dalla monografia dellAntolisei del 1935 che costituisce latto fondativo del tema nella
dottrina italiana e per un lungo tratto il dibattito si incentrato su temi classici: le concause; le dispute
teoriche sulla definizione della dottrina causale accolta nel nostro sistema, tra condicio, causalit adeguata o
umana, dottrina del rischio.
Negli anni settanta dello scorso secolo il panorama improvvisamente mutato, con l'affacciarsi di
problemi applicativi nuovi e concreti, gravidi di conseguenze radicali sulla sorte del giudizio, imperniati
fondamentalmente sul rapporto tra sapere scientifico e diritto penale.
Nelle elaborazioni dottrinali viene sottolineato con ragione a tale riguardo l'avviarsi della stagione
del rischio pervasivo, generalizzato, che caratterizza la cosiddetta modernit e laccentuarsi, quindi, della
difficolt e complessit dei temi della causalit.
Laccrescersi delle difficolt saccompagna ad una maggiore complessit delle elaborazioni teoriche:
alcuni fondamentali contributi dottrinali inquadrano per la prima, con rigore metodologico, gli aspetti
normativi, epistemologici e scientifici del giudizio causale. Tali opere, in un modo o nell'altro, hanno
fortemente influenzato ed arricchito la dottrina. Le elaborazioni teoriche sono penetrate nel lessico e negli
schemi concettuali della giurisprudenza, contribuendo ad infondervi rigore metodologico nell'affrontare i
problemi connessi all'applicazione di conoscenze scientifiche.
L'altro dato di rilievo costituito dall'affacciarsi nella prassi di casi concernenti eventi di rilevante
portata con implicazioni di carattere scientifico: macchie blu, Seveso, Stava, Atr 42, petrolchimico, amianto.
Le problematiche di carattere scientifico hanno assunto evidenza insistita particolarmente nella responsabilit
connessa alla professione medica. Qui, a partire dagli anni ottanta, a causa dell'accresciuto controllo sociale e
giuridico su tale delicatissima attivit e dell'abbandono della giurisprudenza "indulgente" in tema di colpa,
si assistito ad un lavorio che alla base delle dispute presenti.
In sintesi la Corte, avvedutasi che in quel contesto caratterizzato da conoscenze incerte e soprattutto
dalla fine, imponderabile interazione tra fattori causali, non era possibile addivenire a giudizi di certezza
circa l'effetto risolutivo, salvifico, delle cure omesse ha affermato il principio che fosse sufficiente ad
attribuire l'evento una mera probabilit. Il peso di tale probabilit stato in vario modo definito con
aggettivazioni piuttosto vaghe ed approssimate.
Tale modello d'imputazione, consolidatosi in quasi vent'anni di giurisprudenza, ha costituito, sebbene
in modo inespresso ed addirittura inconsapevole, una completa deviazione rispetto a quello di tipo
condizionalistico. Infatti, la teoria delle condicio esprime una correlazione necessaria tra una condizione ed
un evento, che trova per cos dire il suo banco di prova nel giudizio controfattuale: con un atto immaginativo
si riproduce la sequenza delle condizioni escludendo quella ritenuta causale; se l'evento viene meno, tale
condizione causale, mentre se non l'evento si produce ugualmente essa non causale. Nelle situazioni
omissive il meccanismo controfattuale viene posto in opera immaginando la condotta mancata e verificando
se la sua adozione avrebbe impedito la produzione dell'evento.
Nei giudizi causali della indicata giurisprudenza tale caratterizzante relazione necessitata non si
rinviene poich, come si accennato, l'evitamento dell'evento lesivo costituisce solo una probabilit pi o
meno qualificata. Si dunque in presenza di un criterio d'imputazione oggettiva fondato non su una relazione
causale di tipo condizionalistico, ma sull'aumento del rischio, o meglio, sulla sua mancata diminuzione. Si
tratta di un indirizzo contro cui sono state espresse critiche fondate principalmente sul fatto che tale
imputazione oggettiva finisce con l'obliterare un tratto della tipicit costituito dal nesso causale di tipo
condizionalistico.
La Corte suprema - evidentemente- ha infine avvertito il peso di tali critiche e, alla fine del secolo
scorso, con diverse pronunzie di analogo tenore, ha sovvertito la precedente giurisprudenza, affermando che
nell'ambito della causalit medica e di quella omissiva in generale, non pu farsi luogo a valutazioni di tipo
probabilistico, ma occorre riscontrare un necessario nesso di condizionamento, essendosi in presenza di un
requisito della fattispecie legale. Soluzione discutibile, ma lineare e largamente condivisa in dottrina.
Intrapresa tale nuova direzione, la giurisprudenza di legittimit ha pure ritenuto di dover esplicitare
il contenuto concreto di tale nesso, con alcune enunciazioni che riguardano il distinto problema del suo
accertamento. La risposta a tale cruciale problema ha preso le mosse dalla tradizionale concezione
nomologico-deduttiva della causalit e dalla dottrina che l'ha espressa nel modo pi organico. Si
affermato, quindi, che l'indagine va compiuta facendo ricorso al modello generalizzante della sussunzione
sotto leggi scientifiche di copertura. Esse possono essere tanto universali quanto statistiche. In tale ultimo
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caso, essendosi in presenza di generalizzazioni probabilistiche, il nesso causale potr essere ritenuto quando
la probabilit sia assai elevata, cio assai prossima a cento.
Con tali riflessioni il dibattito epistemologico entra di prepotenza nella discussione giurisprudenziale
che, pure, incline ad evitare eccessive complicazioni teoriche. Non che i temi del sapere scientifico ed
esperienziale non fossero stati gi evocati in precedenti importanti pronunzie. Tuttavia in quelle occasioni si
era in presenza di enunciazioni di principio colte ma prive di decisive implicazioni applicative. Invece nella
discussione pi recente il giudizio dimputazione si fonda proprio sulla preliminare risoluzione di un
problema di principio che riguarda, in sintesi estrema, la possibilit di far ricorso a criteri probabilistici e pi
in generale le modalit di utilizzazione del sapere incerto.
Lapproccio espresso dalla indicata pi recente giurisprudenza presenta alcuni aspetti fortemente
problematici. Il pi rilevante riguarda limpossibilit dincludere nel giudizio di responsabilit il calcolo
statistico delle probabilit; non cio possibile affermare che limputato giuridicamente responsabile
poich statisticamente assai probabile che egli lo sia effettivamente. Tale soluzione viziata dal fatto di
imperniare completamente la risoluzione del problema causale sulla forza esplicativa delle generalizzazioni
utilizzate, che sono spesso non sufficientemente affidabili.

2. La pronunzia delle Sezioni unite. - La censurabilit dellapproccio giurisprudenziale in
questione si per rivelata risolutiva, giacch ha indirizzato le Sezioni unite
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a percorrere itinerari
alternativi e pi fecondi in tema di accertamento del nesso di condizionamento.
La Corte ha sciolto in primo luogo un nodo tanto cruciale quanto discusso, che riguarda la causalit
omissiva. La pronunzia pone in luce la forte componente normativa di tale forma dimputazione del fatto, ma
perviene alla conclusione che tale peculiarit, che evidenzia una rilevante diversit dellimputazione rispetto
a quella naturalistica propria della causalit commissiva, non giustifica lerosione del paradigma causale
condizionalistico verificatasi nella giurisprudenza di legittimit attraverso lintroduzione di criteri di tipo
probabilistico espressi in termini di aumento o mancata diminuzione del rischio di lesione del bene protetto o
di diminuzione di chanches di salvezza del medesimo bene. Il paradigma condizionalistico valido anche
per i reati omissivi impropri, poich resta valido lunitario paradigma condizionalistico: lo statuto logico del
rapporto di causalit rimane sempre quello del condizionale controfattuale. Occorrer quindi verificare se,
qualora si fosse tenuta la condotta doverosa e diligente, il singolo evento di danno non si sarebbe verificato o
si sarebbe verificato ma in epoca significativamente posteriore o con minore intensit lesiva.
La sentenza ha quindi affrontato un altro tema centrale, quello del metodo dellaccertamento del
nesso di condizionamento. In passato, in alcune importanti sentenze, la Corte aveva espresso ampiamente
adesione al modello di spiegazione nomologico-deduttivo, tutto fondato sulla forza esplicativa indiscussa
delle generalizzazioni utilizzate. Tuttavia si era trattato di enunciazioni di principio, prive di decisive
implicazioni in ambito applicativo. La tenuta di tale dottrina, insomma, non era stata chiamata alla prova dei
fatti.
Invece, la delicata materia della responsabilit professionale in ambito medico ha posto tutti, ed
infine la stessa Corte suprema, di fronte ad una situazione assai complessa, giacch qui non si quasi mai in
presenza di generalizzazioni esplicative talmente forti da poter essere applicate nel giudizio causale secondo
lo schema deduttivo e quindi idonee ad infondere nelle conclusioni un connotato di certezza gi implicato
nella premessa maggiore. I tentativi compiuti in giurisprudenza di conferire dignit di generalizzazioni
causali ad enunciazioni statistiche spesso vaghe e comunque non rigorosamente approssimate ad uno hanno
subito mostrato la loro insufficienza, per la rischiosa ed inaccettabile utilizzazione di informazioni
meramente statistiche, solitamente alquanto vaghe. Tale soluzione implica la conseguenza, difficilmente
accettabile, di esprimere pure il giudizio di responsabilit, sotto il profilo dell'imputazione oggettiva, in
termini probabilistici, con approssimazioni in chiave numerica per nulla rigorose.

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Sez. un. 10 luglio 2002, Franzese, in Cass. pen. 2002, p. con note di MASSA, Le Sezioni unite davanti a nuvole e
orologi e di BLAIOTTA, Con una storica sentenza le Sezioni unite abbandonano il modello nomologico deduttivo di
spiegazione causale di eventi singoli. Un nuovo inizio per la giurisprudenza, 2003, p. 1176; in Foro it. 2002, II, p. 601,
con nota di DI GIOVINE, La causalit omissiva in campo medico-chirurgico al vaglio delle Sezioni unite; in Riv. it.
dir. proc. pen. 2002, p. 1131, con note di STELLA, Etica e razionalit del processo penale nella recente sentenza sulla
causalit delle sezioni unite, della Suprema corte di cassazione, ivi, 2002, p. 767; ID Verit, scienza e giustizia,: le
frequenze medio-basse nella successione di eventi, ivi, 2002, p. 1215; in Dir. pen. proc. 2003, p. 50, con nota di DI
MARTINO, Il nesso causale attivato da condotte omissive tra probabilit, certezza e accertamento

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Questa la situazione nella quale si trovavano le Sezioni unite, aperta a due possibili soluzioni:
ribadire la validit dell'approccio statistico conducendo la teoria giudiziale dell'accertamento del fatto in un
vicolo cieco, attesa l'impossibilit di utilizzare generalizzazioni non rigosamente approssimate alla certezza e
soprattutto le massime d'esperienza, che costituiscono il sostrato purtroppo ineliminabile di quasi tutti i
giudizi penali; oppure mostrare un diverso metodo di intendere ed utilizzare le generalizzazioni approssimate
ed incerte della scienza e dell'esperienza. La Corte ha finalmente inteso il cuore del problema, uscita da
astratte enunciazioni di maniera che avevano caratterizzato molte pronunzie del passato, ed ha espresso
lucidamente una decisa scelta verso la seconda opzione, abbandonando quindi l'irrealistico modello
nomologico-deduttivo; ed aprendo invece la strada verso una diversa teoria dell'accertamento del nesso
causale e pi in generale del fatto, nella quale, in sintesi estrema, le generalizzazioni approssimate non
vengono poste in chiave deduttiva, ma si confrontano, nella irripetibilit di ciascun caso concreto, con le
evidenze disponibili al fine di verificare, altrettanto concretamente, se in quello specifico caso esse possano
costituire una attendibile chiave di spiegazione dell'evento o se , invece, nell'evidenza vi sia un segno che
ponga in crisi la spiegazione probabile. Un mutamento di prospettiva senza dubbio storico, che conclude una
stagione soprattutto nell'ambito della riflessione teorica. Infatti, nella prassi accadeva ed accade qualcosa di
notevolmente diverso da quanto enunciato nelle teorizzazioni di maniera: il diritto penale scienza causale
per eccellenza; risolve continuamente problemi di spiegazione di fatti; risponde a domande di tipo causale
utilizzando conoscenze e generalizzazioni le pi diverse, quasi mai avvalendosi della pura forza esplicativa
delle generalizzazioni certe, ed assai pi spesso attingendo in chiave critica e problematica a generalizzazioni
(come le massime d'esperienza) che sono non completamente affidabili.
Come si detto, la decisione delle Sezioni unite apre, sul piano teorico, in una nuova direzione e
propone, soprattutto nei contesti caratterizzati dal sapere scientifico, itinerari in larga misura inesplorati, che
pongono nuovi problemi realmente assai seri: evitare il ritorno verso soluzioni naive, nelle quali le
conoscenze scientifiche vengono ingenuamente manipolate, evitare altres soluzioni di tipo argomentativo,
retorico, nelle quali la attendibilit della spiegazione del fatto riposi pi sulle suggestioni verbali che su un
rigoroso accertamento dei segni e su una loro lettura in modo integrato; sfuggire, infine, al timore di un uso
autoritario del principio del libero convincimento. Con questi temi la giurisprudenza chiamata a
confrontarsi.


2.1. I passaggi fondamentali della sentenza. Occorre quindi evidenziare i passaggi fondamentali
della sentenza. La Corte parte dalla constatazione che pu dirsi assolutamente dominante la teoria
condizionalistica o dellequivalenza causale: per essa, causa penalmente rilevante la condotta umana, attiva
od omissiva, che si pone come condizione necessaria nella catena degli antecedenti che hanno concorso a
produrre il risultato, senza la quale levento da cui dipende lesistenza del reato non si sarebbe verificato. La
verifica della causalit postula il ricorso al giudizio controfattuale articolato sul condizionale congiuntivo
se. allora. (nella forma di un periodo ipotetico dellirrealt in cui il fatto enunciato nella protasi
contrario ad un fatto conosciuto come vero) e costruito secondo la tradizionale doppia formula, nel senso che
a) la condotta umana condizione necessaria dellevento se, eliminata mentalmente dal novero dei fatti
realmente accaduti, levento non si sarebbe verificato; b) la condotta umana non condizione necessaria
dellevento se, eliminata mentalmente mediante il medesimo procedimento, levento si sarebbe egualmente
verificato. Peraltro, prosegue la Corte, vi pure accordo sul fatto che in tanto pu affermarsi che, operata
leliminazione mentale dellantecedente costituito dalla condotta umana il risultato non si sarebbe verificato
o si sarebbe comunque prodotto, in quanto si sappia gi da prima che da una determinata condotta discende,
o non, un determinato evento. E la spiegazione causale dellevento verificatosi hic et nunc pu essere dettata
dallesperienza tratta da attendibili risultati di generalizzazioni del senso comune, ovvero facendo ricorso al
modello generalizzante della sussunzione del singolo evento, opportunamente ri-descritto nelle sue modalit
tipiche e ripetibili, sotto leggi scientifiche esplicative dei fenomeni che possono essere sia (rare) leggi
universali che asseriscono nella successione di determinati eventi invariabili regolarit senza eccezioni, sia
da leggi statistiche che si limitano ad affermare che il verificarsi di un evento dal verificarsi di un altro
evento in una certa percentuale di casi e con una frequenza relativa con la conseguenza che esse (
ampiamente diffuse nei settori delle scienze naturali, quali la biologia la medicina e la chimica) sono tanto
pi dotate di alto grado di credibilit razionale o probabilit logica quanto pi trovano applicazione in un
numero sufficientemente elevato di casi. Il ricorso al sapere scientifico consente di ancorare il giudizio
controfattuale, altrimenti insidiato da ampi margini di discrezionalit ed indeterminatezza, a parametri
oggettivi.
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Dopo tale preliminare ricognizione, la Corte rammenta che la definizione di causa penalmente
rilevante ha trovato coerenti conferme anche nella giurisprudenza pi recente che, nellenunciare la struttura
logica della spiegazione causale, ne ha evidenziato la natura di elemento costitutivo della fattispecie di reato
e la funzione di criterio di imputazione dellevento lesivo. Dello schema condizionalistico integrato dal
criterio di sussunzione sotto leggi scientifiche sono state sottolineate, da un lato la portata tipizzante, in
ossequio alle garanzie costituzionali di legalit e tassativit delle fonti di responsabilit penale e di
personalit della stessa (artt. 25 comma 2 e 27 comma 1 Cost.) e dallaltro, nellambito delle fattispecie
causalmente orientate, la funzione selettiva delle condotte rilevanti e perci delimitativa dellarea dellillecito
penale. In conclusione il classico paradigma condizionalistico non solo appare coerente con lassetto
normativo dellordinamento positivo, ma rappresenta altres un momento irrinunciabile di garanzia.
Tale inquadramento serve ad affrontare il tema della causalit nel reato omissivo impropio, di cui
viene posta in luce lautonomia rispetto alla causalit commissiva, dovuta allinnesto della clausola generale
di equivalenza causale stabilita dallart. 40 secondo comma sulle disposizioni di parte speciale che
prevedono le ipotesi base di reato commissivo orientate verso la produzione di un evento lesivo, suscettive
cos di essere convertite in corrispondenti ipotesi omissive.
La causalit omissiva ha una spiccata componente normativa: da un lato lequivalente normativo
della causalit; dallaltro il forte nucleo normativo relativo alla posizione di garanzia; infine, nei reati
colposi, gli specifici doveri di diligenza. Tuttavia ci non giustifica lerosione del paradigma causale
nellomissione verificatasi nella giurisprudenza di legittimit che, prevalentemente nellambito della
responsabilit medica, ha ritenuto di poter fondare limputazione oggettiva del fatto sulla base della mera
possibilit o anche dalla probabilit salvifica del comportamento doveroso omesso. Tale indirizzo viene
esattamente colto come una importante deviazione rispetto al modello condizionalistico, indirizzata verso
lalternativo modello dimputazione fondato sullaumento o mancata diminuzione del rischio di lesione del
bene protetto o di diminuzione di chanche di salvezza del medesimo bene. La Corte afferma che anche per i
reati omissivi impropri va configurato lunitario paradigma condizionalistico, giacch lo statuto logico del
rapporto di causalit identico ed espresso dal condizionale controfattuale: si tratta di verificare se,
qualora si fosse tenuta la condotta doverosa e diligente, il singolo evento di danno non si sarebbe verificato o
si sarebbe verificato ma in epoca significativamente posteriore o con minore intensit lesiva.
Posto tale generale inquadramento della causalit omissiva, la Corte osserva che le pi recenti
incertezze giurisprudenziali hanno riguardato i criteri di determinazione e di apprezzamento del valore
probabilistico della spiegazione causale. Per via di tale centrale problema "Non messo in crisi lo statuto
condizionalistico e nomologico della causalit, bens la sua concreta verifica processuale giacch i confini
della elevata o alta credibilit razionale del condizionamento necessario non sono definiti dalla legge di
copertura". La prassi evidenzia che nell'ambito della responsabilit professionale del sanitario il giudice
applica largamente generalizzazioni del senso comune, massime d'esperienza, enunciati di leggi biologiche,
chimiche o neurologiche di natura statistica ed anche la pi accreditata letteratura scientifica del momento
storico. Tale constatazione non legittima l'abbandono della concezione condizionalistica in favore di quella
dell'aumento del rischio; ma pone in luce il rilievo decisivo che assume il momento del concreto
accertamento del nesso causale nello specifico di ciascuna vicenda processuale e rispetto alla stessa
definizione del concetto di causa penalmente rilevante. : "la definizione del concetto di causa penalmente
rilevante si rivela significativamente debitrice nei confronti del momento di accertamento processuale, il
quale resta decisivo per la decodificazione , nei termini effettuali, dei decorsi causali rispetto al singolo
evento, soprattutto in presenza dei complessi fenomeni di causazione multipla legati al moderno sviluppo
delle attivit". Il processo penale, passaggio obbligato della conoscenza giudiziale del fatto di reato, appare
invero sorretto da ragionamenti probatori di tipo prevalentemente inferenziale-induttivo che partono dal fatto
storico copiosamente caratterizzato nel suo concreto verificarsi e dalla formulazione della pi probabile
ipotesi ricostruttiva di esso secondo lo schema argomentativo dell'abduzione, rispetto ai quali i dati
informativi e giustificativi della conclusione non sono contenuti per intero nelle premesse dipendendo, a
differenza dell'argomento deduttivo, da ulteriori elementi conoscitivi estranei alle premesse stesse. E' chiaro
che tale momento produttivo dell'indagine non pu essere svolto che in chiave induttiva cio focalizzando sui
fatti del caso specifico; e la Corte coerentemente accede a tale soluzione, cio al ruolo preminente
dell'inferenza induttiva giacch la opposta pretesa "utopistica" di risolvere la spiegazione causale con
strumenti di tipo deterministico e nomologico-deduttivo finirebbe col frustrare gli scopi preventivo-repressivi
del diritto e del processo penale in settori nevralgici per la tutela di beni primari. La conseguenza che
l'accertamento del nesso causale va compiuto sulla base dell'evidenza disponibile e delle generalizzazioni;
ed esso dimostrato solo quando la condotta dell'agente condizione necessaria dello specifico evento
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lesivo sulla base di tradizionali canoni di certezza processuale conducenti, all'esito del ragionamento
probatorio di tipo largamente induttivo, ad un giudizio di responsabilit caratterizzato da "alto grado di
credibilit razionale o conferma dell'ipotesi formulata sullo specifico fatto da provare". Un giudizio che,
prosegue la Corte, pu essere anche espresso in termini di elevata probabilit logica o probabilit confinante
con la certezza.
La pronunzia prosegue chiarendo ulteriormente e concretizzando il proprio pensiero in alcuni
ulteriori, importanti passaggi: il modello nomologico pu svolgere il suo ruolo esplicativo tanto meglio
quanto pi alto il grado di probabilit di cui l' explanans portatore, ma non sostenibile che si elevino a
schemi di spiegazione del condizionamento necessario solo leggi scientifiche universali e statistiche che
esprimano un coefficiente probabilistico prossimo ad uno. Soprattutto in contesti come quello della
medicina, necessario ricorrere anche a leggi statistiche dotate di coefficienti medio-bassi di probabilit
frequentista nonch, in qualche modo, anche a generalizzazioni empiriche del senso comune nonch a
rilevazioni epidemiologiche. Occorre in tali ambiti una verifica particolarmente attenta e puntuale della
fondatezza delle generalizzazioni sia della loro applicabilit nella fattispecie concreta. Ma nulla esclude che
pure tali situazioni , sulla base di un positivo riscontro probatorio, condotto secondo le cadenze tipiche della
pi aggiornata criteriologia medico-legale, circa la sicura non incidenza nel caso specifico di altri fattori
interagenti in via alternativa, possa giungersi alla dimostrazione del necessario nesso di condizionamento.
Viceversa, livelli elevati di probabilit statistica o schemi interpretativi dedotti da (rare) leggi di
carattere universale pur configurando un rapporto di successione tra eventi rilevato con regolarit o in un
numero percentualmente alto di casi, pretendono sempre che il giudice ne accerti il valore eziologico
effettivo, insieme con l'irrilevanza nel caso concreto di spiegazioni diverse, controllandone quindi
l'attendibilit in riferimento al singolo evento e all'evidenza disponibile.
La pronunzia reca infine un ultimo importante passaggio, che deve essere fortemente sottolineato,
esplicativo del criterio di credibilit razionale o probabilit logica in precedenza indicato quale cardine del
giudizio d'imputazione causale, che segna la definitiva presa di distanza dal modello nomologico-deduttivo:
la probabilit logica non riguarda la legge esplicativa utilizzata, bens i profili inferenziali della verifica
probatoria di quel nesso rispetto all'evidenza disponibile ed alle circostanze del caso concreto; non potendosi
dedurre automaticamente e proporzionalmente dal coefficiente di probabilit statistica espresso dalla legge la
conferma dell'ipotesi sul nesso di causalit. La probabilit logica, seguendo l'incedere induttivo del
ragionamento inferenziale probatorio per stabilire il grado di conferma dell'ipotesi formulata in ordine allo
specifico fatto da provare, contiene la verifica aggiuntiva, sull'intera evidenza disponibile, dell'attendibilit
dell'impiego della legge statistica per il singolo evento e della persuasivit dell'accertamento giudiziale. Tale
giudizio di probabilit logica che esprime il grado di corroborazione dell'explanandum, essendo in questione
un comportamento umano e non un evento delle scienze naturali, va espresso non gi mediante cristallizzati
coefficienti numerici bens in un giudizio qualitativo. Tale valutazione si esprime in un giudizio di razionale
credibilit, di certezza processuale. Si tratta di un procedimento logico non dissimile dalla sequenza del
ragionamento dettato in tema di prova indiziaria dall'art. 192.2 c.p.p. , dall'art. 191.1 c.p.p. per quanto attiene
alla valutazione della prova in generale e dall'art. 546.1.e per quanto attiene alla ponderazione delle ipotesi
antagoniste. L'oggetto del giudizio di certezza processuale riguarda, conclusivamente, la condotta umana
quale condizione necessaria dell'evento. Per contro, il plausibile, ragionevole dubbio, implicando la
neutralizzazione dell'ipotesi accusatoria, implica l'esito assolutorio.
La sintesi dei passaggi fondamentali della pronunzia evidenzia chiaramente le innovazioni che si
affacciano all'orizzonte della giurisprudenza e propongono ad essa un inquadramento teorico nuovo ed al
contempo un compito applicativo non privo di difficolt. Si tratta di novit che non potranno essere
ponderate a fondo in breve momento e che, anzi, indicano un vasto programma; un nuovo inizio. Segnare
queste novit in breve non facile. In termine assolutamente generici, si possono accennare alcuni aspetti
cruciali. Da un lato una chiara presa di posizione sul tema della causalit omissiva; dallaltro la complessa
elaborazione in tema di accertamento del nesso causale. Qui la Corte segna labbandono del modello
nomologico deduttivo che viene ritenuto utopistico ed inidoneo a governare il processo di accertamento del
fatto nel composito scenario che caratterizza il processo penale; ed accenna un nuovo modello di tipo
ipotetico, congetturale, che integra abduzione ed induzione, cio un'ipotesi ricostruttiva (l'abduzione) e la
copiosa caratterizzazione del fatto storico nel suo concreto verificarsi (l'induzione) nella prospettiva di
pervenire ad una ricostruzione corroborata del fatto. Si tratta di un tema complesso che richiede la messa a
fuoco su alcune parole chiave non tutte vicine allelaborazione teorica del giurista: il sapere scientifico ed
esperienziale, lo schema ipotetico, labduzione e linduzione, la probabilit logica.

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3. Causalit, scienza, esperienza: il giudice onnivoro. Il primo dato di rilievo
nellorientamento delle Sezioni unite quello della possibilit di prudente utilizzazione di conoscenze che si
muovono sul terreno esperienziale
3
.
Gi in passato la Suprema corte aveva affermato la possibilit di applicare regole d'esperienza
nell' ambito del rapporto di causalit, osservando che in diritto penale, attese le finalit di repressione che
l'ordinamento persegue, la prova non pu essere identificata con quella scientifica e non pu essere quindi
fondata esclusivamente su regolarit senza eccezioni: in molti casi, soprattutto nell'ambito della medicina e
della biologia, in assenza di leggi scientifiche, devono considerarsi validi e sufficienti ai fini dell'indagine
causale anche i risultati di generalizzazioni del senso comune
4
. E tuttavia mancata una precisa indicazione
circa i modi dell'utilizzazione di tali informazioni esperienziali nell'ambito del giudizio causale.
Il problema delle massime desperienza stato affrontato in unimportante sentenza
5
nella quale, dopo
aver prestato adesione al modello nomologico deduttivo di spiegazione dellevento ed aver affermato che
laccertamento del nesso di condizionamento deve avvenire secondo criteri obiettivi estraibili
dall'osservazione empirica e connotabili dei requisiti della generalit e delle ripetitivit con alto grado di
conferma (leggi universali o leggi statistiche, cio ricorrenti secondo l'id quod plerumque accidit), si
ammette altres la possibilit di ricorrere a massime d'esperienza, con la precisazione che le generalizzazioni
esplicative devono essere conformi all'id quod plerumque accidit, tratte dall'esperienza gi formata e non da
quella che il caso in esame potrebbe suggerire; esse, inoltre, devono avere elevata capacit generalizzante e
devono essere, quindi, comunemente accettate. Dunque, sembra d'intendere che l'utilizzazione di tali
massime deve avvenire secondo un modello di tipo deduttivo, nel quale, cio l'inferenza tutta basata
sull'affidabilit della generalizzazione. Si tratta di una soluzione criticabile per quanto attiene alle modalit di
utilizzazione di tale "sapere", come tutte quelle che focalizzano interamente la soluzione dei problemi
causali su generalizzazioni comunque incerte. Ma comunque da rimarcare positivamente la realistica
consapevolezza dellimpossibilit di rinunziare al sapere esperienziale.
Ci che quasi sempre non viene percepito o comunque evidenziato dalle vaghe enunciazioni
giurisprudenziali un dato che invece presenta grandissimo interesse: la massime desperienza, anche
quando sono affidabili sono comunque incerte, vaghe" perch esprimono generalizzazioni di senso comune
e non leggi scientifiche. E' difficile immaginare una delimitazione quantitativa attendibile di nozioni che
tendono a riflettere genericamente quello che il senso comune considera normale o si aspetta che accada
nella maggior parte dei casi. Accade talvolta che quantificazioni percentuali di queste nozioni vengano
adoperate, ma si tratta di modi di dire solitamente inattendibili e fuorvianti, sicuramente non idonei ad una
effettiva riduzione della vaghezza di tali nozioni
6
.
In conseguenza, utilizzando le regole esperienziali in chiave deduttiva secondo il tradizionale stile
sillogistico, non si pu fare a meno di trasferire nelle conclusioni del ragionamento ineferenziale la
vaghezza e lincertezza da cui esse sono caratterizzate
7
.

3
Per una ampio affresco sul sapere esperienziale, JEDLOWSKI, Il sapere dellesperienza, Il Saggiatore, 1995.
4
Cass. 27 aprile 1987, Mancinelli, in C.E.D. Cass. n. 176926; nello stesso senso Sez. IV, 24 giugno 1986, in C.E.D.
Cass. n. 174512;
5
Cass. 27 maggio 1993, Rech, in Cass. pen. 1995, p. 2898, n. 1714, con nota di BLAIOTTA, Il caso ATR 42: causalit, scienza,
esperienza nel diritto penale.
6
TARUFFO, La prova dei fatti giuridici cit. p. 210.
7
E' sufficiente leggere l'opera di G. CALOGERO La logica del giudice e il suo controllo in Cassazione, Cedam,
1937 per rendersi conto di quanto irrealistico sia il modello sillogistico di utilizzazione di generalizzazioni incerte.
LAutore osserva, per ci ch riguarda il cosiddetto sillogismo probatorio che utilizza come premessa maggiore le
massime desperienza, che la stessa chiarezza analitica con cui lo schema viene proposto aiuta a comprendere che la sua
necessit non altro che quellineluttabilit automatica, che permetterebbe di affidare a una macchina lincarico delle
decisioni giudiziali. In realt quel che realmente importa non simile procedimento conclusivo, che per la sua logicit
lapalissiana pu essere compiuto da chiunque, ma quello per cui si perviene ai suoi punti di partenza. Quel che importa
sono, come sempre, solo le premesse (quando si voglia continuare a chiamarle cos) nella determinazione delle quali il
giudice libero sempre, se per libert sintende lesclusione di quella necessit aproblematica che propria del
tautologismo sillogizzante, e non libero mai, se per libert sintende la mera possibilit arbitraria di decidersi in un
senso piuttosto che in un altro. La costruzione sillogistica un portato della logica scolastica ; mentre leffettivo
procedimento del giudice verso la decisione un concreto processo di ricerca in cui , momento per momento, egli
avverte la maggiore o minore pressione di certi motivi mentali, e la sua situazione indecisa rispetto a certi altri, fino al
raggiungimento della convinzione. E tale inadeguatezza del sillogismo giudiziario costituisce solo il riflesso della
tautologica inutilit di ogni schematizzazione logica e sillogistica dellumano pensare. Per qualche ragguaglio in pi
8
In dottrina proprio la considerazione dellincertezza di cui si parla, induce generalmente ad
escludere la possibilit di fare applicazione nell'ambito causale di regole tratte dall'esperienza, giacch la
salvaguardia della certezza del diritto garantita solo a patto che le regolarit utilizzate nel giudizio di
imputazione dell'evento siano regolarit stabilite dalla scienza e non generalizzazioni del senso comune che
difettano del requisito del "controllo critico" a differenza delle teorie scientifiche, che sono sottoposte al
vaglio di numerosi ed eterogenei controlli.
Pare, invece, che la proscrizione del sapere esperienziale costituisca unenunciazione
eccessivamente rigorosa e non praticabile realisticamente, che contrasta con la stessa natura della
giurisprudenza, che scienza del multiforme atteggiarsi del reale ispirata al senso comune, sia pure con
atteggiamento rigorosamente critico.
Discorso quasi perfettamente sovrapponibile pu esser fatto per ci che riguarda il sapere
scientifico per qualche verso incerto, costituito da generalizzazioni non universali e quindi con un margine
pi o meno ampio dapprossimazione. Anche qui si in presenza di un sapere di cui non certo possibile
fare a meno; e che tuttavia non pu essere gestito assimilandolo fittiziamente a quello fondato su leggi
universali in nome di una inaccettabile assimilazione della probabilit alla certezza. Si pure visto che
quando la Suprema corte ha tentato di utilizzare in chiave deduttiva incerte e lacunose informazioni di tipo
statistico incorsa in grave errore.
La conclusione che con il sapere incerto, scientifico o esperienziale che sia, purtroppo inevitabile fare
i conti, con una difficolt che costituisce in punto di massima ed inesplorata complessit della scienza
giuridica. Il riconoscimento indiscusso di tale necessit nella prassi costituisce uno dei motivi di pi radicale
contrasto tra dottrina e giurisprudenza.
Lo stato delle cose stato efficacemente sintetizzato: "Quanto alla congruenza del giudizio di fatto,
vengono in evidenza soprattutto i criteri in funzione dei quali il giudice valuta le prove e costruisce le
inferenze che lo conducono allaccertamento finale della "verit" dei fatti del caso. Talvolta pu trattarsi di
parametri di carettere scientifico, ed allora occorre che il giudice -servendosi di esperti quando
necessario- faccia ricorso a nozioni scientificamente attendibili e non alla junk science il cui uso pure cos
diffuso nelle aule giudiziarie. Pi spesso accade che il giudice non disponga di criteri conoscitivi
scientificamente convalidati, e che quindi non possa che far uso della background knowlwdges che
costituiscono la sua cultura di uomo medio, ovvero alla sua cultura di uomo medio, alle massime
d'esperienza. In questo caso che di gran lunga il pi frequente, sorgono molti e complicati problemi, che
non possibile discutere qui. In sintesi si pu dire che il giudice deve fare riferimento alle nozioni presenti
nella cultura media del suo tempo e del luogo in cui si trova, poich e con questa cultura che le premesse e i
criteri della sua decisione debbono essere congruenti. D'altro lato, per, queste nozioni non sono
scientificamente controllate e sono spesso inattendibili o frutto di errori e pregiudizi consolidati nel senso
comune, sicch possono rappresentare una guida all'errore piuttosto che un aiuto nella ricerca della verit. Il
giudice deve quindi non di rado risolvere un complesso e delicato problema culturale, trovandosi a dover
individuare i criteri della decisione in fatto entro un repertorio di topoi, che spesso incerto, lacunoso, e
contraddittorio, ma che tuttavia rappresenta il contesto al quale il giudizio di fatto va ricondotto. Non
esistono soluzioni generali ready made per questo genere di problemi: spetta al giudice fondare le proprie
inferenze fattuali sulle migliori basi conoscitive disponibili nella cultura del suo tempo
8
".
Insomma, il giudice una creatura onnivora: si nutre di quello che c' o almeno ci prova. Pure le
Sezioni unite, come si visto, accedono realisticamente a tale conclusione.
Peraltro, constatato che dell'incerto e fallace sapere esperienziale e di generalizzazioni scientifiche
dotate di un incerto (perch non assai prossimo ad uno) significato esplicativo non possibile fare a meno, si
apre il tema arduo che riguarda i modi dell'utilizzazione di tale repertorio di conoscenze.


4. Un modello per l'utilizzazione del sapere incerto nella giurisprudenza delle Sezioni unite:
induzione ed abduzione. - Le Sezioni unite, contrastando le affermazioni di segno contrario contenute
nella precedente giurisprudenza, escludono che generalizzazioni incerte possano essere utilizzate in chiave
deduttiva, cio facendo discendere sul caso concreto la (incerta) forza esplicativa che le caratterizza.

sulla produzione tanto preziosa quanto trascurata dell'Autore, BLAIOTTA, Il realismo critico di K. POPPER: un ideale
di conoscenza oggettiva per il giudizio penale, in Cass. pen., 1997, p. 3699 e ss.

8
TARUFFO, Legalit e giustificazione della creazione giudiziaria del diritto, in Riv. trim. dir. proc. pen. 2000, p. 25.
9
Integrando accenni sparsi contenuti nella pronunzia, si riesce pure a cogliere un'indicazione circa l'alternativo
modello di utilizzazione di tali generalizzazioni che viene delineato: un paradigma che integra abduzione ed
induzione, cio lipotesi circa la spiegazione degli accadimenti (l'abduzione) e la concreta caratterizzazione
del fatto storico (l'induzione): la prospettiva quella di giungere ad una ricostruzione del fatto dotata di
elevata probabilit logica, ovvero di elevata credibilit razionale.
Ciascuno di tali termini merita una breve precisazione teorica.
L'idea centrale della teoria dell'induzione che la conoscenza scientifica nasce e cresce da
proposizioni semplici e imparziali costruite sulla base delle prove dei sensi. Essa si fonda, quindi, soprattutto
sull'osservazione dei fatti e sul ragionamento "logico". La base osservativa pu essere costituita
dall'annotazione della ripetizione di eventi nella prospettiva della individuazione di regolarit statistiche o
universali: l'induzione per enumerazione cui si prima fatto un cenno, pertinenti. Ma al ragionamento
induttivo pu pure farsi riferimento pure nella prospettiva dell'analisi causale retrospettiva di un
accadimento verificatosi. In tale distinto contesto, che afferisce alla spiegazione di eventi singoli,
l'evocazione dell'induzione attiene a ci che la Corte suprema definisce icasticamente come la copiosa
caratterizzazione del fatto storico nel suo concreto verificarsi: un diverso dispiegamento dell'analisi fattuale,
di cui bene cogliere la diversit, e che accompagna una diversa inflessione di significato del termine
"induzione".
Per meglio comprendere di cosa si parla appare utile un esempio: "Supponiamo di aver effettuato
alcune culture di tessuti di cellule viventi, usando diversi mezzi che poi siano stati buttati via; e supponiamo
che alcune delle culture, non tutte, siano state attaccate da un'infezione batterica e che, naturalmente si debba
scoprire perch. In questo caso la risposta la potremmo ottenere solo usando le cinque regole di Mill. I
mezzi che abbiamo usato con tutte le culture non possono essere causa dell'infezione. Se soltanto le culture
infette sono state preparate su mezzi di una certa specie particolare, v' quasi la certezza che proprio tali
mezzi sono i responsabili del male; e tale interpretazione delle cose trover conferma se si scoprir che le
culture pi attaccate dall'infezione sono quelle per le quali il mezzo sospettato stato usato stato usato in
maggiore quantit. Rimaniamo tuttavia sorpresi se, da uno studio pi completo dei dati, scopriamo che certe
culture sono sfuggite all'infezione bench il mezzo preparato sia stato quello sospetto; tutto si risolve per
quando viene a risultare che tali culture anomale differiscono da quelle che sono state effettivamente
contaminate perch nel prepararle si usato un ingrediente battericida che ha impedito all'infezione di
svilupparsi. E si potrebbe continuare a lungo rendendo la situazione sempre pi complessa. Il ragionamento
usato per risolverla sarebbe per sempre semplice: un ragionamento "logico" nel senso che pu essere
realizzato mediante una formula o uno schema meccanico; un ragionamento che o pu essere conclusivo
soltanto se i fatti empirici cos come sono stabiliti, rappresentano tutta la verit e nient'altro che la verit. Al
contrario, se le conclusioni sono sbagliate, la causa deve risiedere in un errore dei fatti da cui l'induzione
partita"
9
.
L'epistemologia contemporanea ha espresso contro l'induttivismo critiche che hanno ridimensionato
il peso di tale modello d'indagine ed alle quali si far in prosieguo un cenno pi ampio. Qui interessa
soprattutto sottolineare sinteticamente che la critica pi rilevante riguarda la mancata spiegazione dell'errore,
determinato di solito non da un'errata interpretazione dei fatti, da un uno sbaglio nelle informazioni, quanto
piuttosto dalla prova contraddittoria prodotta da una nuova osservazione; e pi in generale dalla mancata
comprensione della funzione critica dell'osservazione e della sperimentazione rispetto ad una teoria,
un'ipotesi. Linduzione, nella spiegazione di eventi singoli, non certo irrilevante, ma essa -da sola-
costituisce uno strumento concludente solo di fronte a fatti plurimi, certi, altamente significativi.
Le Sezioni unite hanno evidentemente colto questo aspetto del dibattito epistemologico e, in un
passaggio tanto rapido quanto importante della pronunzia, hanno legato induzione ed abduzione.
Occorre allora chiedersi cosa sia esattamente l'abduzione. Il termine venne coniato dal filosofo
Peirce, personalit estremamente complessa del pragmatismo americano cui si deve, tra l'altro, uno dei pi
fondamentali contributi allo sviluppo del pensiero ipotetico.
PEIRCE, essendo interessato alla logica dell'indagine, prestava grande attenzione ai ragionamenti
induttivi e ipotetici, in quanto forma di inferenza sintetica produttiva di informazioni. Per l'autore la
spiegazione un'ipotesi: "Il primo avvio dell'ipotesi e l'intrattenimento di essa, sia come semplice
interrogazione sia con qualche grado di fiducia, un passo inferenziale che propongo di chiamare
abduzione". Essa dunque costituisce una proposizione o spiegazione la cui verosimiglianza non pu essere
misurata, non quantificabile: da sola non in grado di attribuire alla spiegazione alcuna forza o certezza .

9
MEDAWAR, Induzione e intuizione nel pensiero scientifico, Armando, 1974. p 66 s.
10
L'unica caratteristica che l'ipotesi deve avere di spiegare i fatti. Indi, "la prima cosa da fare , una volta
adottata un'ipotesi, sar quella di trarne le probabili conseguenze sperimentali. Questo passo la
deduzione.". Dunque, se vogliamo sapere quale delle nostre ipotesi vera, o per meglio dire verificata,
dobbiamo testarne le conseguenze sui fatti.
"Avendo tratto per deduzione da un'ipotesi le previsioni dei risultati di un esperimento, procediamo a
saggiare l'ipotesi eseguendo l'esperimento e confrontando quelle previsioni con i risultati effettivi di esso.
e se l'ipotesi resiste alla sperimentazione cominciamo ad accordarle dignit tra i risultati scientifici".
Questa l'induzione : "L'operazione di verificare un'ipotesi sperimentalmente, che consiste nel notare che ,
se vera, delle osservazioni fatte in certe condizioni dovrebbero avere certi risultati, far s che tali condizioni
siano soddisfate, notare o risultati e, se sono favorevoli, attribuire una certa fiducia all'ipotesi, ci lo
chiamiamo induzione" . Dunque, come stato efficacemente sintetizzato, all'inferenza come atto logico
viene aggiunta una parte sperimentale, comprendente l'attuazione delle condizioni sperimentali stabilite e la
notazione dei risultati. La logica si mescola cos con la pratica osservativa e sperimentale. Alla parte
sperimentale segue poi la parte generalizzante che conclude con l'invalidazione o l'estensione dell'ipotesi. Lo
scopo dichiarato dell'induzione , dunque, quello di "attribuire fiducia all'ipotesi". N la deduzione n
l'induzione producono leggi, ma semplicemente ne traggono le conseguenze e le generalizzano. L'unico
argomento che produce informazione l'abduzione
10
.
E' interessante cogliere che in tale elaborazione l'abduzione (cio l'ipotesi) e l'induzione s'intreccino
dialetticamente; e l'induzione costituisce, in sostanza, il banco di prova critica rispetto all'ipotesi. Si tratta di
una tesi sull'indagine assai vicina a quella accolta dalla Suprema corte quando ravvisa la necessit di
raffrontare le generalizzazioni probabili con i segni fattuali presenti nel processo, al fine di verificare se esse
siano in grado di spiegare e raccogliere in un costrutto coerente quegli stessi segni.
Forse un esempio sar chiarificatore pi di un lungo discorso: immaginiamo che un archeologo, nel
corso di uno scavo, si trovi davanti i frammenti di un antico manufatto. Se vorr ricostruirlo secondo il
metodo induttivo dovr pazientemente porsi davanti ad esso, tentare di far combaciare tutti i frammenti fino
a quando non riuscir a comporli in un insieme. A quel punto lopera sar compiuta senza incertezze con un
metodo semplice e sicuro. Supponiamo, per, che i frammenti disponibili siano pochi. In tal caso il metodo
induttivo non risulter soddisfacente. Risulter invece pi producente il metodo ipotetico, fondato
sullintreccio tra labduzione (lipotesi) e linduzione. Immaginiamo che larcheologo, per precedenti
esperienze o solo per intuito, giunga ad ipotizzare che si sia in presenza di un vaso corrispondente ad una
tipologia che gli nota. Egli allora, con ogni probabilit, si munir di un modello che riproduca tale genere
di manufatto e verificher se i frammenti disponibili possano essere collocati attorno a quel modello. Se
loperazione dar esito positivo e consentir di individuare frammenti sovrapponibili alle parti pi
caratterizzanti di quella tipologia di vaso, sar possibile giungere alla conclusione che si effettivamente in
presenza di un oggetto di quella determinata classe, anche nel caso in cui i frammenti siano pochi ma
significativi. Questo tipo dindagine funziona proprio sulla base del raffronto dialettico tra unipotesi (il
modello di vaso) ed i fatti (i frammenti ritrovati nel corso dellindagine archeologica).
Volendo rapportare, dunque, tali linee ipotetiche alla prassi giudiziaria nelle situazioni nelle quali si
dispone di generalizzazioni scientifiche o esperienziali, potrebbe affermarsi che scopo dell'indagine causale
la verifica in ordine all'ipotesi circa la riferibilit di un evento concreto ad una spiegazione racchiusa nella
stessa generalizzazione (Amplius 8 e 9).
Sembra allora chiaro quanto distante sia l'approccio descritto rispetto a quello nomologico deduttivo
tutto centrato sulla forza esplicativa dell' explanans; e rispetto a quello (meramente) induttivo centrato sui
fatti e sulla loro lettura in chiave logica.
Tale diversit non costituisce solo una elaborazione teorica, ma ha implicazioni pratiche che la
pronunzia non trascura di indicare. Infatti, si afferma che non esclusa pregiudizialmente la possibilit di
giungere alla dimostrazione del nesso causale quando si dispone di generalizzazioni scientifiche
statisticamente incerte o di generalizzazioni del senso comune (massime d'esperienza). Anzi, si ammette la
possibilit di trarre conclusioni anche in situazioni nelle quali si dispone soltanto di informazioni
epidemiologiche: si tratta di uno dei contesti nei quali maggiore la distanza tra le informazioni disponibili
e la spiegazione dell'evento singolo, giacch le stesse informazioni riguardano la causalit generale, classi di
eventi e non una contingenza determinata.

10
La sintesi riguarda il pensiero pi maturo di Peirce ed tratta da PRONI, Introduzione a Peirce, p. 66 e s. ; 303 ss.
Sul tema v. pure BONFANTINI, La semiosi e l'abduzione, Bompiani, 1987.
11
A tale riguardo la Corte sottolinea la necessit di verifiche attente e puntuali sia della fondatezza
scientifica che della applicabilit alla fattispecie concreta. In particolare, nell'ambito della medicina biologica
e clinica sar possibile attingere, ai fini della valutazione dell'interazione tra le emergenze fattuali, al
metodo criteriologico elaborato in medicina legale che, nelle sue espressioni pi moderne, valorizza proprio
lanalisi critica delle emergenze proprie di ciascun caso alla luce del sapere scientifico disponibile: mentre la
scienza sperimentale dispone di metodi di ripetibili e standardizzabili, la medicina clinica e quella legale non
consentono verifiche di questo tipo; e lindagine causale si sviluppa attraverso il confronto, caso per caso,
delle conoscenze scientifiche con i dati dellosservazione clinica, anatomo-patologica e di laboratorio.
Sotto questo aspetto la pronunzia segna la riconciliazione tra giurisprudenza e medicina legale, nel
segno, si potrebbe dire, dell'aderenza ai fatti, della strenua ricerca dei segni del caso concreto e di
un'altrettanto rigorosa analisi del loro significato sulla base del sapere scientifico. Su quest'ultimo aspetto
occorre una precisazione, per evitare fraintendimenti: tutto il dibattito epistemologico sulla spiegazione di
eventi singoli della storia o della natura parte dell'implicito presupposto che non possa farsi a meno di leggi
esplicative, condizioni iniziali, fatti : ".. l'attivit diagnostica e quella investigativa consistono in un ri-
conoscimento della situazione che ha portato allo stato morboso o all'atto criminale; il riconoscimento del
modo spesso complessissimo in cui i pi svariati elementi possono essere intrecciati ed aver agito gli uni
sugli altri sino a condurre a quell'esito che la malattia o il delitto. Diagnosticare e investigare significano ri-
conoscere. E ri-conoscimento non possibile se gi non si conoscono le leggi (psicologiche, economiche,
chimiche, biologiche o fisiologiche) che presiedono al mutevole configurarsi ed intrecciarsi di condizioni
singole che conducono a stati patologici o a situazioni criminose
11

L'aspetto problematico riguarda piuttosto il peso di ciascuno di tali fattori e soprattutto le modalit
della loro interazione. La questione, in apparenza teorica, ha in realt anche un preciso significato pratico che
riguarda (per restare al tema della discussione) le basi, il contenuto e le finalit dell'indagine scientifica nel
processo. A tale cruciale problema la Corte ha dato la risposta di cui s detto, fondata sullintreccio tra
lipotesi ed i fatti.
.
5. Probabilit logica e credibilit razionale. - Cos chiarito il senso della connessione tra
abduzione ed induzione evocata dalla Corte, resta ancora da chiedersi a quali condizioni possa ritenersi
raggiunta la dimostrazione, in termini di razionale certezza, dell'assunto causale: un problema che riguarda
propriamente l'accertamento processuale del nesso tra condizione ed evento. La Corte fornisce
un'indicazione pure a tale riguardo: si tratta di un giudizio di conferma dell'ipotesi su basi induttive,
caratterizzato da una elevata probabilit logica o credibilit razionale.
Occorre allora chiarire cosa sia realmente la probabilit logica che viene evocata quale chiave di
volta dell'intera intricata questione.
Un primo dato: il termine "probabilit logica" viene frequentemente utilizzato senza che a tale
enunciazione faccia seguito un qualche approfondimento che ne chiarisca il significato e l'utilit. La
pronunzia, a tale riguardo, chiarisce un punto di grandissimo rilievo teorico e pratico che pu essere espresso
nei seguenti termini: la probabilit logica alla quale interessato il giudice non quella del sapere
nomologico utilizzato per la spiegazione del caso, bens attiene ai profili inferenziali della verifica probatoria
condotta in chiave induttiva, cio alla luce delle emergenze del caso concreto. Insomma, essa riguarda il
significato probatorio delle prove valutate nel loro complesso.
Si tratta di una puntualizzazione solo apparentemente banale, giacch essa colloca correttamente il
problema in discussione nel peculiare contesto della spiegazione di eventi singolari. Ma ci, da solo,
ovviamente non basta.
Allora, non possibile fare a meno di un qualche sommario approfondimento sul concetto di
probabilit logica o induttiva. Tale espressione chiave nasce sul terreno dell'epistemologia della scienza
neopositivista (amplius 7), ove viene valutata la fondatezza di generalizzazioni esplicative di classi di
eventi. Essa costituisce un portato teorico della epistemologia che si fonda eminentemente sull'induzione
per enumerazione. In sintesi, la constatazione del regolare ripetersi di un fenomeno non ha significato solo
sul terreno statistico e delle applicazioni statistiche; ma contribuisce ad alimentare l'affidamento sulla
plausibilit della generalizzazione desunta dalla osservazione dei casi passati quale chiave di volta per la
previsione di eventi futuri e per la spiegazione di eventi passati dei quali si investiga la sequenza causale. In
tale ambito di filosofia della scienza, il dato di maggior interesse il tentativo di quantificare formalmente il

11
BALDINI, Karl Popper e Sherlock Holmes, Armando, 1998.
12
grado di conferma sulla base della frequenza riscontrata e dellentit della base informativa costituita dai
rapporti osservativi.
Si tratta di una elaborazione che non andata esente da censure che, in ultima analisi traggono
alimento da una critica radicale nei confronti della stessa induzione per enumerazione.
Tale dibattito, tuttavia, non ha un reale, diretto interesse per il giurista, giacch -come si
accennato- esso si pone sul piano dell'indagine scientifica, nella quale vengono studiate le generalizzazioni,
le leggi scientifiche appunto, che riguardano classi di eventi. Rispetto a tale contesto il giudice si pone con
un atteggiamento piuttosto recettivo: di fronte ad una generalizzazione diffusamente accolta in ambito
scientifico, chiaro che non ha interesse pratico discutere, sul filo di disquisizioni altamente sofisticate, se
tale risultato sia stato conseguito partendo dalla scintilla di un'ipotesi creativa corroborata e non falsificata o ,
invece, partendo dall'osservazione di regolarit o altrimenti. Al contrario, una generalizzazione ritenuta
affidabile dalla comunit scientifica per il giudice un importante punto di partenza, anche se non poi di
certo privo d'interesse comprendere quale sia il grado attendibilit dellenunciazione generalizzante.
Il discorso muta completamente quando ci si colloca sul terreno di un caso concreto da risolvere. Qui
si propriamente in un ambito in cui la giurisprudenza esplica la propria azione di giudizio istituzionale:
occorre allora interrogarsi su cosa significhi effettivamente la probabilit logica riferita non a classi di eventi
ma all'ipotesi ricostruttiva di un evento singolo. Si tratta di un punto di estremo interesse sul quale si vuole
particolarmente coinvolgere l'attenzione del lettore.
Sebbene l'elaborazione complessa e formale della probabilit logica concepita da CARNAP abbia
subito molte critiche tanto che non l'intera teoria ma solo l'idea base pu considerarsi valida
12
, alcuni
studiosi, primo tra tutti L. J. COHEN,
13
ritengono che essa, nel suo nucleo concettuale, possa essere utile nei
giudizi della giurisprudenza
14
.
Anche qui si in presenza di una base fattuale o, se si vuole, induttiva costituita dalle prove
disponibili. Ma qui il termine induzione ha un significato diverso rispetto alle regolarit osservative
riscontrate nell'ambito dell'indagine scientifica e riguarda propriamente emergenze eterogenee,
irripetibilmente caratteristiche di ciascuna vicenda.
E' allora chiaro che la probabilit logica dell'ipotesi esplicativa di un caso concreto non potr
assumere quel connotato di quantificazione formalizzata concepito nell'ambito dell'induzione per
enumerazione. Come stato condivisibilmente sottolineato, la versione formalizzata della probabilit logica
non applicabile nel contesto del processo, poich il ragionamento del giudice non formalizzato e con
ogni probabilit non neppure formalizzabile in quanto impiega largamente nozioni e regole di senso
comune ed fondato in gran parte su concetti vaghi
15
. Tuttavia si ritiene che l'idea base di tale teoria possa
considerarsi valida ed in qualche modo utile nell' ambito giudiziario: lo schema di base quello dell'ipotesi
caratterizzata da un certo grado di conferma: il problema che la decisone deve risolvere se questa ipotesi
possa considerarsi vera, il che equivale a stabilire se essa ha un grado di probabilit logica sufficiente a farla
assumere come descrizione attendibile del fatto. Si tratta in altri termini di una valutazione relativa al grado
di conferma che l'ipotesi ha ricevuto sulla base delle prove: se tale grado ritenuto sufficiente l'ipotesi
attendibile e quindi pu essere assunta come base della decisione, se tale grado ritenuto insufficiente
l'ipotesi inattendibile. Si tratta di una valutazione, ossia di un apprezzamento essenzialmente discrezionale
che il giudice compie in sede di decisione, in base al grado di conferma che le prove acquisite conferiscono
all'ipotesi sul fatto. Essa sfugge ad ogni rigida determinazione quantitativa: si tratta del momento principale
in cui trova manifestazione il prudente apprezzamento o il libero convincimento del giudice. "Poich per
non vale l'alternativa rigida tra calcolo quantitativo e soggettivismo irrazionale, opportuno considerare che
la valutazione in esame pu essere condotta a criteri razionali anche se inevitabilmente caratterizzati da una
certa vaghezza e quindi irriducibilmente elastici.".
16
.
A questo punto pare traspaia a sufficienza che l'evocazione, non priva di suggestioni, della
probabilit logica dell'ipotesi sul fatto, quale chiave di volta del problema dell'accertamento del nesso
causale, ha un significato limitato, poco decisivo ai fini della risoluzione dei gravosi problemi che la materia
pone al giudice.

12
TARUFFO, La prova dei fatti giuridici, Giuffr, 1992, p. 213.
13
L. J. COHEN, The Probable and the provable, Oxford press, 1977.
14
Ampiamente in proposito BESSO MARCHEIS, Probabilit e prova: considerazioni sulla struttura del giudizio di
fatto, in Riv. trim. dir. proc. pen. 1991. P. 1119 e ss. ; TARUFFO, La prova dei fatti cit. p.
15
TARUFFO, La prova dei fatti giuridici, Giuffr, 1992, p. 214
16
TARUFFO, La prova cit. p. 270 s.
13
In ogni caso, l'idea di probabilit qui evocata di tipo valutativo; non ha un contenuto numerico e
neppure, di solito, una solida base statistica riferita alle generalizzazioni esplicative utilizzate. Si potrebbe
addirittura temere che il termine probabilit in questa chiave risulti fuorviante, inducendo all'idea di
approssimazione imponderabile quale premessa per un inaccettabile, surrettizio ritorno verso criteri naives,
intuitivi o autoritari di accertamento del nesso di condizionamento. Proprio la difficile manovrabilit del
termine alla base della tendenza a non insistere pi del necessario sull'uso di questa o quella nozione
generale di probabilit e a concentrare invece l'attenzione sui vari tipi di situazioni inferenziali e sulle
inferenze che si realizzano nell'ambito dello schema generale costituito dal rapporto tra ipotesi ed elementi
di conferma. Si parla sempre meno di probabilit, anche se ci si muove pur sempre entro l'idea generale
della probabilit come relazione logica, e si parla sempre pi di evidence ad inference per designare
specificamente ogni tipo di problema consistente nel determinare l' attendibilit di ipotesi sulla base di
relativi elementi di conferma
17

Pi univoco appare il senso dell'evocazione compiuta dalle Sezioni unite con lespressione
"credibilit razionale": riconduzione della valutazione a criteri di razionalit che non "n calcolo n
arbitrio"
18
. In tale chiave va inteso pure il riferimento al libero convincimento del giudice: rispetto della
logica, del sapere scientifico, corrispondenza con l'esperienza comune, in un quadro di inercomunicabilit
intersoggettiva delle argomentazioni contenuta nella motivazione
19
. Ma occorre ammettere che in ci non vi
nulla di realmente nuovo.
L'aspetto pi significativo dell'elaborazione di cui si discute sembra essere proprio quello del suo
stesso porsi sul terreno del giudizio sull' ipotesi ricostruttiva del fatto concreto, piuttosto che su quello
astratto, irrealistico, di un sapere scientifico sempre pronto all'uso e pronto per essere applicato in modo
quasi automatico, senza incertezze. E' questo il passaggio che segna la novit e l'importanza della decisone
delle Sezioni unite. La Corte, infatti, con acuta sensibilit per il ruolo della giurisprudenza, abbandona alcune
irrealistiche enunciazioni contenute in precedenti sentenze tutte focalizzate sulla forza nomologica del
sapere scientifico; segna fortemente il passaggio dalla probabilit della generalizzazione esplicativa a quella
dell'ipotesi sul fatto.
In conclusione: apprendiamo dalle Sezioni unite che lindagine si muover attorno al raffronto tra
lipotesi sulla spiegazione causale ed i segni, le circostanze concrete che la confermano o la confutano;
sappiamo pure che tale analisi sar concludente se consentir di pervenire ad un giudizio di certezza
processuale espressa non in termini quantitativi, numerici, ma in termini valutativi; se cio tale giudizio si
porr in termini di probabilit logica o credibilit razionale. Infine, siamo consapevoli pure che tale giudizio
di probabilit induttiva non scevro da incertezze. Allora, si sente quasi intuitivamente, che occorre tentare
di compiere un ulteriore passo per conseguire quella corroborazione dellipotesi che costituisce lideale di
una certezza umana. Si tratta di un passo da compiere ponendosi sul terreno dei fatti, con il caparbio
proposito di sfuggire alla tentazione di risolvere sul piano argomentativo, retorico, questioni che attengono
al cuore della decisone giudiziaria.
In questa istanza non vi nulla di profondamente originale: il giudice si trova in compagnia di altre
figure come storici, medici detective. Ebbene se ci si rivolge alla letteratura semiologica generata dalla
dottrina abduttiva di PEIRCE ci accorgiamo che le indagini di questi professionisti sono state oggetto di
innumerevoli studi, che hanno evidenziato nella semeiotica medica, nellindagine poliziesca un paradigma
indiziario, fondato secondo lo stile di PEIRCE, sul raffronto tra lipotesi ed i segni del caso concreto. Si
tratta di un universo di riflessioni che si muovono sul terreno del pensiero ipotetico, estremamente stimolanti
di cui qui non ho proprio la possibilit di darvi conto. Chi vorr trover contributi seducenti di studiosi come
ECO, PRONI, BONFANTINI, SEBEOCK e tanti altri. Tuttavia, in tali analisi sar difficile trovare accenni a
ci che alla fine dar la cosiddetta certezza o la verit oggettiva, o come altro si voglia chiamare quel
qualcosa, quellesito che si cerca nel processo, che tranquillizza la coscienza del giudice e si offre
serenamente al giudizio critico. Per dirla in modo teoretico, si tratta di uno stile di dindagine che si muove
sul terreno del pensiero filosofico pragmatista, ove domina una concezione debole di verit di tipo
fenomenista ed antirealista: la verit ci che funziona
20
.
Occorre allora chiedersi se possibile procedere oltre, anche se di poco, sul terreno che sembra
ormai sia stato sufficientemente definito, quello della relazione tra fatto e generalizzazioni esplicative.

17
TARUFFO, La prova cit. p. 214.
18
TARUFFO, La prova cit. p. 269.
19
MAIWALD, Causalit e diritto penale, Giuffr, 1999, p.101 ss.
20
BRANDOM, Pragmatismo, fenomenismo e discorso sulla verit, in Il neopragmatismo, La nuova Italia, p.
14
Sembra che qualcosa daltro possa esser detto, partendo dalla constatazione che il dibattito in atto nella
giurisprudenza non completamente nuovo, ma anzi ripropone questioni gi discusse in altri ambiti anche in
un passato non recente. Pertanto il modo migliore per progredire nella riflessione quello di riandare a tale
discussione.


6. La spiegazioni storica di eventi singoli e lindagine giudiziaria. - Di solito laffacciarsi del
giurista sui temi del sapere scientifico si prevalentemente all'epistemologia della scienza. E' senza dubbio qui
che il moderno dibattito epistemologico sorto e si sviluppato. Tuttavia, tale incursione nella filosofia della
scienza pu risultare fuorviante se non si tiene conto di un aspetto molto importante: mentre l'indagine
scientifica pura si occupa della spiegazione di classi di eventi, il diritto penale interessato alla spiegazione
di eventi singoli, nei quali svolge solitamente un ruolo preponderante la irripetibile interazione tra condizioni
le pi eterogenee. In tale ambito si pone pure, per eccellenza, l'indagine medico-legale in tema di
responsabilit professionale.
Il problema della spiegazione causale allora un problema di spiegazione storica, dove il
riferimento alla "storia" deve essere inteso nel senso pi lato, giacch "ogni spiegazione di un evento
singolare sempre storica, in quanto la causa sempre descritta da condizioni iniziali singolari"
21
.
Compare cos la distinzione, cui si prima fatto cenno, tra induzione riferita alle classi di eventi ed
indagine riferita ai segni presenti sulla scena degli eventi singoli. Tale distinzione tutt'altro che
accademica, poich riporta a contesti diversi, a diversi oggetti dell'indagine, ad un diverso atteggiarsi della
relazione tra le generalizzazioni esplicative ed i fatti.
Si pu allora enunciare che il dibattito giurisprudenziale presente, imperniato -appunto-
sullinterazione tra sapere scientifico ed esperienziale ed i fatti da spiegare, pu essere ricondotto al dibattito
epistemologico in ordine alla spiegazione storica.
Occorre a questo punto chiarire un po meglio qual l'ambito della spiegazione storica e come vi si
collocano l'indagine giudiziaria e quella medico-legale in particolare. Occorre in particolare comprendere se
e come la diversit dell'oggetto (fatti concreti e non categorie di fatti) incida sul metodo.
Il problema stato di recente toccato con accenti suggestivi: "Medici, detective e scienziati sono
sulla stessa barca metodologica. Tuttavia, mentre l'interesse degli scienziati volto a scoprire e provare
sperimentalmente leggi universali, detective e medici, ma anche storici accettano senza discussione le leggi
universali e si servono di queste per spiegare eventi specifici o particolari. Solo molto raramente essi
(medici, storici e detective) si trovano nelle condizioni di doversi preoccupare delle leggi universali implicate
nelle loro spiegazioni."
22
La distinzione corrisponde grosso modo a quella tra scienze pure e scienze
applicate, ed implica peraltro una demarcazione non rigida. Infatti medici, storici e detective si muovono sul
terreno dell'indagine concreta, applicata; non perseguono nuove scoperte, ma non di rado, ad esempio, la
diagnostica clinica implica un talento scientifico che d luogo ad una forma impoverita di scoperta. E d'altra
parte una parte della storia della scienza ricostruibile come una serie di avventure poliziesche, come una
serie di trame per gialli avvincenti. Allora tra detective e scienziato vi "una certa aria di famiglia". Non a
caso la ricerca del "metodo" dell'indagine si focalizzata , in ambito epistemologico, sullo stile
dell'investigatore ed in particolare del pi famoso, Sherloch Holmes, considerato di volta in volta come un
mago dell'induzione baconiana fondata sulla raccolta sistematica e sulla classificazione dei dati; o come un
inconsapevole assertore del pensiero ipotetico abduttivo ( l'abduzione di cui parlano le Sezioni unite) ; come
un popperiano falsificazionista (che si vergogna di esserlo) ; o infine come un precursore dell'anarchismo
metodologico. Per tornare all'ambito "storico", tra medico e detective vi una stretta somiglianza: il clinico
uno storico quando stabilisce la diagnosi, quando cio individua la cause di un processo morboso; al pari del
detective non fa ricerca pura ma applica a casi particolari leggi prese a prestito dalle scienze pi varie, cio
spiega eventi specifici in connessione a teorie rilevanti e accreditate. Medico e detective risolvono un
esercizio a pi soluzioni, tra le quali devono scegliere quella che di volta in volta la pi probabile. Si tratta
di quel ri-conoscimento della situazione che ha portato allo stato morboso o all'atto criminale. L'unica
differenza riguarda il fine ultimo di tali indagini
23
.

21
POPPER, Miseria dello storicismo, Feltrinelli, 1975, p. 128 .
22
BALDINI, Karl Popper cit. p. 8. Su Holmes v. pure Il segno dei tre. Holmes, Dupin, Peirce, a cura di ECO e T.
SEBEOK, Bompiani 1983.
23
BALDINI, Karl Popper cit. p. 30 ss.
15
Che dire, a questo punto dell'indagine giudiziaria? Senza dubbio essa per alcuni versi vicina a
quella del detective ed ancor pi a quella dello storico. Come lo storico il giudice si occupa di fatti non
osservabili, persegue asserzioni retrospettive
24
che non possono esser confermate con lesperienza, e assai
raramente si offrono a verifiche sperimentali; tenta di comporre in un insieme coerente frammenti, tracce dei
fatti passati che in modo sovente casuale gli si pongono innanzi, e di conseguire una ricostruzione dei fatti
chiara ed oggettivamente documentata. Tuttavia, vista la posta in gioco, pi dello storico il giudice penale ha
lassillo di perseguire lobiettivo o forse meglio lideale della verit oggettiva, rigorosamente ancorata ai
fatti e sorretta da una compiuta argomentazione dimostrativa. Ci vale a spiegare perch, quando si pongono
problemi conoscitivi, il giurista si rivolge verso lepistemologia delle scienze fisiche con la sua incalzante
ricerca delle condizioni di scientificit dellindagine e di verit degli enunciati. Lepistemologia che si
occupa della spiegazione di eventi singoli ha prodotto un'ampia gamma di elaborazioni, tuttavia il giurista
istintivamente attratto da quelle sviluppatesi partendo da teorie conoscitive della filosofia della scienza. I
modelli di riferimento sono sostanzialmente due, quello nomologico deduttivo e quello ipotetico deduttivo,
prodotti da scuole di pensiero fortemente intrise di rigore dimostrativo, oggettivismo e razionalismo e quindi
vicine alle esigenze del giudice ed ai problemi afferenti all'utilizzazione del sapere scientifico.
Il tema ha assunto interesse intorno alla met dello scorso secolo, soprattutto a partire dal dibattito
tra C.G. HEMPEL e W. DRAY. A tale dibattito allora utile riandare, partendo proprio dal modello
nomologico deduttivo.


7. I l modello nomologico deduttivo. - Come si gi accennato, il modello epistemologico
nomologico deduttivo di stile neopositivista senza dubbio quello che pi si avvicina allesigenza di
oggettivazione della conoscenza che, come si detto, in qualche modo crea un parallelismo tra scienza e
giurisprudenza ed ha per questo attratto l'attenzione dei giuristi.
Tale teoria aspira a definire un criterio di validit scientifica di tutte le enunciazioni di una
disciplina, nei termini di un rigoroso rapporto con lesperienza e di unaltrettanto oggettiva controllabilit. Il
pensiero scientifico tale in quanto composto da predicati osservabili e quindi suscettibili di verifica. Lo
strumento di tale approccio ai problemi della conoscenza costituito dallinduzione. Il suo linguaggio ideale
quello universale della fisica, con la sua rigorosa definizione di variabili e relazioni. Le movenze di tale
modello si trovano tutte sul piano della logica deduttiva o induttiva e del calcolo matematico. Si tratta di un
punto di vista che storicamente matura in opposizione al dogmatismo ed al formalismo, ed appare ispirato
dalla ricerca di un'autorit superiore, certa , oggettiva sottratta agli umori ed alle intuizioni dell'uomo.
Lambizione dellepistemologia neopositivista di imporre il proprio modello di teoria della
conoscenza nellambito delle altre scienze ed in particolare di quelle storiche. Nasce cos l'idea riduzionista
di scienza, fondata sulle metodologie di misurazione ed osservazione induttiva, nonch sulla logica
matematico-deduttiva. Tale concezione della scienza giustifica le discipline umane solo alla condizione che
siano utilizzati gli strumenti delle scienze fisiche.
Si quindi determinata una eccessiva enfatizzazione di strumenti quantitativi anche fuori dalle
scienze fisiche, nellambito di discipline come psicologia, economia, storiografia, che difficilmente si
prestano ad essere studiate sulla base di criteri matematici.
Nell'ambito del dibattito epistemologico cui si fatto cenno HEMPEL, il massimo fautore della
trasposizione del modello delle scienze fisiche nellambito della storiografia, ha analizzato i tratti essenziali
del modello di spiegazione scientifica, anche alla luce delle critiche rivolte alla sua applicazione alle scienze
storiche. Un dato fenomeno empirico spiegato con la deduzione dellexplanandum, cio dellasserto che
descrive levento in questione , da un insieme di proposizioni chiamate explanans. Questo insieme consiste
di alcune leggi generali e di proposizioni descriventi certi fatti o condizioni particolari, che normalmente
sono antecedenti e/o simultanei allevento da spiegare. Ad esempio, in una spiegazione causale un evento
individuale presentato come leffetto di certi altri particolari eventi e condizioni da cui risulta, in accordo
con determinate leggi generali. Nelle spiegazioni di tipo deduttivo o nomologico-deduttivo le leggi di
copertura sono tutte di forma strettamente universale ; e ci significa che si tratta di proposizioni che si
applicano in tutti i casi possibili
25
.
Ma vi un altro tipo di spiegazione del tutto differente dal punto di vista logico che pu essere
denominata probabilistica o induttiva . Pure essa sorretta da leggi di copertura, che -per- hanno forma

24
SCHROEDINGER, Limmagine del mondo, Boringhieri, 1987.
25
HEMPEL, Come lavora uno storico, Armando, 1977, p. 76.
16
probabilistico-statistica. Si tratta , cio, non di leggi universali ma di asserzioni caratterizzate da unalta
probabilit induttiva. Tuttavia, in tali casi la probabilit che lexplanans conferisce allexplanandum non
di tipo statistico. Si tratta piuttosto di una relazione logica tra due asserti. Questa relazione di supporto o
probabilit logico-induttiva costituisce il concetto centrale delle teorie logiche della probabilit. Il tratto
saliente di tale tipo di spiegazione che la sussunzione dellexplanandum sotto le leggi di copertura si
fonda non su unimplicazione deduttiva, ma su una relazione di supporto induttivo tra l explanans e
lexplanandum. Naturalmente, lexplanans di una spiegazione statistica conferisce allexplanandum
tecnicamente una probabilit induttiva pi o meno alta, ma non lo implica con necessit deduttiva come nel
caso delle spiegazioni nomologico-deduttive
26
.
Tale schema di pensiero presenta un notevole parallelismo con le tradizionali linee giurisprudenziali a
proposito dellutilizzazione delle massime desperienza nellambito dell' inferenza indiziaria. Infatti, nella
giurisprudenza di legittimit la definizione della struttura dellinferenza indiziaria avviene tradizionalmente
proprio in chiave deduttiva e sillogistica e quindi, in sostanza, secondo lo schema nomologico: attraverso
generalizzazioni affidabili espresse dalle massime desperienza costituenti la premessa maggiore del
sillogismo, ed un fatto noto costituente la premessa minore, si perviene alla conclusione costituita dal fatto
ignoto da provare.
Nel recente passato, soprattutto a partire dagli anni 50 dello scorso secolo, il metodo nomologico
deduttivo di stampo positivista ha costituito il modello di scientificit per le teorie che cercavano di
assicurare una adeguata fondazione empirica al metodo giuridico; sebbene tale concezione attreversi una
crisi profonda e quasi irreversibile
27
.
Nellambito della dottrina penale (STELLA) stata compiuta unopera di completa trasposizione del
neopositivista modello nomologico-deduttivo nellambito della spiegazione causale: la causalit un
requisito del fatto e deve essere conseguenemente accertata sulla base di criteri oggettivi alla luce del
principio costituzionale di tassativit della fattispecie
28
. Poich al diritto penale serve una nozione di causa
che funzioni da criterio dimputazione , la nozione pi adeguata quella di condizione necessaria intesa in
senso generalizzante. Le generalizzioni utilizzabili sono quelle stabilite dalla scienza. Lo strumento logico
dellanalisi causale costituito dal giudizio controfattuale compiuto sulla base di leggi scientifiche
universali o statistiche
29
. La natura statistica di alcune leggi soprattutto biologiche e fisiologiche conferisce
ai giudizi controfattuali del giudice struttura probabilistica nel senso che lenunciato formulato
caratterizzato da probabilit logica o credibilit razionale e non da certezza deduttiva
30
. Nelle situazioni
nelle quali manchi la possibilit di dare una spiegazione causale sulla base di leggi scientifiche,
limputazione causale sar possibile solo quando la condotta dellagente risulti condizione necessaria in tutti
gli ipotizzabili (o nei probabili) processi esplicativi. In tale quadro, ed in perfetta adesione allimpostazione
positivista, come si gi visto, non quasi mai possibile fare ricorso alle generalizzazioni del senso comune
che sono inaffidabili in quanto difettano del controllo critico, a differenza delle teorie scientifiche che sono
sottoposte a numerose verifiche
31
.


7.1 I limiti del modello nomologico deduttivo di spiegazione causale. Il modello esplicativo di
cui si parla presenta due aspetti che ne denotano l'insufficienza nellambito della spiegazione giudiziaria di
eventi singoli. Da un lato (come si evidenziato) lastrattezza deduttiva ed il ripudio del sapere meramente
esperienziale da cui caratterizzato appare insufficiente a coprire tutti gli aspetti della realt cui s'interessa il
giudice penale, tanto pi man mano che ci si allontana da situazioni nelle quali si dispone di leggi
universali e si entra in ambiti sorretti da generalizzazioni probabilistiche in senso statistico o comunque
incerte. Tale modello di spiegazione mostra la propria insufficienza proprio nell'ambito della spiegazione
storica e di quella giudiziaria, ove non sempre si dispone di generalizzazioni tanto affidabili da poter essere
utilizzate in chiave deduttiva. Dall'altro lato, poi, il ricorso allo schema nomologico-induttivo ed alla
probabilit logica quale strumento di trasposizione di evidenze statistiche entro lintima struttura di una
spiegazione non vale, alla fine, a superare un problema: la misura di incertezza insita in una proposizione

26
HEMPEL, Come lavora uno storico cit. , p. 77 e s. , p. 89 .
27
VILLA, Teorie delle scienze giuridiche cit. p.
28
STELLA, Leggi scientifiche e spiegazione causale nel diritto penale, Giuffr, 1990, p. 90 .
29
STELLA, La nozione penalmente rilevante di causa : la condizione necessaria, in Riv. it. dir. e proc. pen. 1988, p.
1237.
30
STELLA, La nozione cit. , p. 1242.
31
STELLA, Leggi scientifiche cit, p. 145.
17
esplicativa di natura probabilistica non pu non trasferirsi nelle conclusioni del procedimento inferenziale.
Tale diffusa critica stata efficacemente sintetizzata osservando che il probabilismo altro non che la
logica deduttiva del calcolo delle probabilit .
32

Si spiega cos la perdita dinteresse del paradigma neopositivista
33
. Esso, ha subito critiche che hanno
colpito le basi stesse della teoria. Particolarmente penetranti quelle espresse dalla feconda scuola di pensiero
neopragmatista. Nitide le osservazioni del suo maggiore esponente, H. PUTNAM: nel lavoro carnapiano
fondato sulla logica induttiva non c' in pratica alcun riferimento all'esperimento: " Le teorie scientifiche
vengono confermate dai dati probatori nei sistemi carnapiani di logica induttiva ma irrilevante ( non esiste
cio alcun modo per rappresentare la differenza nell'ambito del formalismo) se questi dati probatori , questi
enunciati osservativi, vengono ottenuti come risultato di una sperimentazione intelligentemente diretta o
siano disponibili soltanto per caso. L'osservazione passiva e l'intervento attivo non vengono distinti e il
problema riguardante se si effettivamente cercato di falsificare le ipotesi che sono state altamente
confermate non un problema che possa venir posto e risolto nei linguaggi costruiti da CARNAP. Perch
proprio non fa alcuna differenza dal punto di vista della logica induttiva carnapiana se le nostre osservazioni
sono attive o passive, se noi guardiamo soltanto o interveniamo, parimenti non fa nessuna differenza se
l'osservazione cooperativa o no. Il punto di vista fondamentalmente quello di un singolo spettatore isolato
che fa delle osservazioni attraverso uno specchio a senso unico e scrive degli enunciati osservativi. Valutare
le teorie per le loro virt cognitive non allora che una questione relativa all'uso di un algoritmo per
determinare se un enunciato possiede una relazione matematica con un altro enunciatoil metodo scientifico
costruito come un metodo di calcolo
34

Subito dopo PUTNAM ricorda che l'immagine pragmatista della scienza totalmente differente:
un'interazione umana e cooperativa con un ambiente; e l'intervento attivo, l'attiva manipolazione
dell'ambiente e la cooperazione con altri esseri umani sono vitali..."Ancor prima della nascita di Popper,
Peirce sottolineava che molto spesso le idee non saranno falsificate a meno che non ci alziamo e non
cerchiamo attivamente di falsificare le esperienze. Le idee devono essere messe sotto tensione se devono
dimostrare il loro valore"
35
.
Il modello neopositivista quello dell'induzione per enumerazione. Il modello sempre quello di un
singolo scienziato che determina i colori delle palle estratte per successione da un'urna tentando di stimare le
frequenze con cui si succedono quei colori delle palle estratte in successione da un'urna. Per i pragmatisti il
modello un gruppo di ricercatori che cercano di escogitare delle buone idee mettendole poi alla prova per
vedere quali sono quelle buone. Radicale, inoltre, la critica del modello algoritmico. Secondo i pragmatisti
sia che si tratti di scienza o di etica quel che abbiamo sono massime e non algoritmi; e le massime stesse
hanno bisogno di un'interpretazione contestuale
36
.
In conclusione, il giudizio senza riserve e costituisce un utile promemoria anche per il giurista: "
Un metodo nel senso di un algoritmo che risolva tutti i nostri problemi epistemologici una fantasia
filosofica
37
".
Non meno radicale lopposizione al modello di cui si discute espressa dallepistemologia
popperiana, che confuta lo stesso principio dinduzione (Amplius 8 e ss.)
Altre critiche non meno diffuse e severe riguardano la trasposizione del modello di questione fuori
dalle scienze fisiche. Lidea riduzionista di scienza propria dellepistemologia neopositivista, fondata sulle
metodologie di misurazione ed osservazione induttiva, nonch sulla logica matematico-deduttiva, poco
verosimile e difficilmente praticabile particolarmente nellambito delle scienze umane. Come si accennato,
si giunti ad una sorta di mitizzazione delle quantit e della misura e si sono cos prodotte inutili forzature
della realt.
Nellepistemologia contemporanea vi diffusa consapevolezza che i metodi delle scienze sono
toccati dalle diversit che le caratterizzano; che diversi livelli di realt sono propri di differenti contesti
scientifici; che in particolare il monismo metodologico non sattaglia a scienze come la psicologia e la
sociologia che presentano caratteristiche ontologiche profondamente diverse da quelle di altre scienze, si
occupano di fenomeni psichici o sociali che lasciano presupporre lesistenza di entit certamente diverse da

32
MUSGRAVE, Senso comune, scienza e scetticismo, Cortina, 1995, p. 204 .
33
Per una diffusa analisi in proposito VILLA, Teorie delle scienze giuridiche cit. p 9 ss;
34
PUTNAM, Il pragmatismo ed il dibattito contemporaneo in ID Il pragmatismo, una questione aperta, Laterza, 1992,
p. 79 e s.
35
PUTNAM, Il pragmatismo cit. , p. 81
36
PUTNAM, Il pragmatismo cit., p. 82
37
PUTNAM, Il pragmatismo cit. , p.78
18
quelle postulate dalle scienze naturali; e che in tali ambiti particolarmente difficile proporre un modello di
spiegazione causale di tipo nomologico deduttivo
38
.

7.2 . I limiti del modello nomologico deduttivo nellesperienza giuridica. Linsufficienza del
paradigma nomologico deduttivo si manifestata in modo concreto e vistoso proprio nellesperienza
giurisprudenziale. Quando la giurisprudenza ha tentato di adeguarvisi ha compiute una serie di forzature
della realt che si sono rivelate ed hanno denunziato linsufficienza del modello di spiegazione proposto. Si
pu dire che una delle pi significative chiavi di lettura della recente giurisprudenza proprio in questo
tentativo fallito.
E allora tentare di capire le ragioni di tale insuccesso.
La pratica del diritto si nutre di approssimazioni, sicch l'idea di una certezza attenuata, espressa da
una fortissima probabilit, non per nulla intrinsecamente inaccettabile, purch essa venga intesa in tutto e
per tutto per quella che e per quella che stata la sua origine storica, che va ricercata nella discussione sul
metodo delle scienze fisiche, ove si riscontrano approssimazioni assolutamente stringenti. In un sistema di
sapere fondato sull'induzione, cio sulla ripetizione delle osservazioni, la probabilit logica costituisce in
effetti una enunciazione discussa ma coerente, connessa al carattere infinito delle osservazioni possibili: la
incalzante ripetizione delle osservazioni sorregge la teoria fondata sulle osservazioni ed accresce la sua
probabilit. Allora, la probabilit logica comunque un'approssimazione alla certezza sorretta da una serie
altissima di osservazioni confermative severamente controllate, che consentono l'enunciazione di una
"legge". Quando non si dispone di un'approssimazione siffatta non si dispone di una "legge" da utilizzare in
chiave deduttiva e non quindi possibile fare applicazione del modello nomologico-deduttivo, proprio
perch non si dispone di uninformazione certa o "quasi" certa e comunque rigorosamente controllata, da
utilizzare nel procedimento inferenziale. Una legge statistica, proprio perch ammette eccezioni, gi indica di
per s l'assenza di necessit e il minimo che si possa esigere che essa sia vicinissima all'universalit, ossia
che la frequenza relativa che essa esprime sia vicinissima a uno
39
. Naturalmente, tale probabilit
accuratamente approssimata alla certezza e come tale ad essa assimilabile cosa diversa dal criterio di
probabilit usato sovente in diritto per diverse ragioni. In primo luogo la probabilit statistica
dell'enunciazione esplicativa, in moltissimi casi, non per nulla vicina ad uno ed esprime valori indicativi di
una approssimazione assai lontana dalla certezza. Inoltre il valore numerico della probabilit statistica
frequentemente ignoto. Si parla allora di probabilit in senso soggettivo, quasi intuitivo. L'idea di probabilit
assume allora, nel migliore dei casi, il valore di una sofferta, controllata approssimazione alimentata per un
verso dall' incertezza delle generalizzazioni e per l'altro dal carattere empirico e non sperimentale
dell'indagine, nella quale operano molteplici fattori che interagiscono tra loro finemente, in un modo
talmente complesso e spesso ignoto da non poter essere riprodotto nell'ambito della simulazione
controfattuale. Quando si in presenza di un siffatto genere di probabilit, che sovente si accompagna ad
aggettivi quanto mai vaghi e non misurabili, il ricorso al modello di spiegazione nomologico
obiettivamente insufficiente.
Tale premessa ha importanti ricadute: i riferimenti spesso contenuti nelle trattazioni dottrinali e nella
giurisprudenza alla probabilit logica costituiscono, quasi sempre, nulla pi che una suggestione verbale.
Infatti, mai o quasi mai, scendendo al concreto, si in presenza di una "vera" legge statistica, bens dincerte,
lacunose informazioni statistiche. N mai nelle trattazioni viene spiegato cosa s'intenda in concreto per
probabilit logica, al di l dell'introduzione di un'espressione sostitutiva, la "credibilit razionale". Purtroppo
non si spiega neppure cosa sia la credibilit razionale: se essa sia riferita alla forza della "legge" statistica
applicata o ad altro. Se si fa riferimento alla "legge", valgono le osservazioni poste prima: una legge
logicamente probabile solo quella asseverata in modo stringente dall'osservazione induttiva. Se si fa
riferimento ad altro, estraneo al rigore intrinseco della legge, chiaro che si fuori da un modello di
spiegazione di tipo nomologico cui si dichiara adesione, e cadono cos le stesse premesse del discorso.
In conclusione, restando sul terreno dellesperienza giuridica, il paradigma nomologico deduttivo,
indipendentemente dalle ( fondate) critiche cui si stato storicamente sottoposto, pu trovare applicazione
solo in contesti nei quali sono disponibili generalizzazioni che assumono propriamente la veste di leggi nei
termini prima indicati. Esso diviene tanto pi inutilizzabile quanto pi ci si allontana da settori nei quali
dominano teorie scientifiche convincenti ed ampiamente confermate, e ci si muove in ambiti nei quali le
ipotesi esplicative sono diverse o si giunge addirittura ad aspetti della vita umana nei quali elaborazioni

38
VILLA, Teorie delle scienze giuridiche cit. p. 27 ss.
39
AGAZZI, La spiegazione causale di eventi individuali ( o singoli ), in Riv. it. dir. e proc. pen. , 1999, 400 ss.
19
scientifiche difettano del tutto. Certamente non possono essere utilizzate secondo lo schema nomologico le
massime d'esperienza. Le affermazioni di segno contrario che talvolta si rinvengono in giurisprudenza non
sono condivisibili: l'errore sempre quello di utilizzare in chiave deduttiva generalizzazioni che non sono
per nulla affidabili ed approssimate a certezza., scambiando per "leggi" enunciazioni che possono valere
solo come ipotesi pi o meno forti da sottoporre, comunque, a verifica nel contesto del caso concreto.
In particolare, il modello nomologico non quasi mai applicabile all'ambito dei giudizi inerenti alle
attivit professionali, solitamente caratterizzati da complesse interazioni eziologiche, e particolarmente
nellambito della professione medica. Sul punto la dottrina medico-legale ha prodotto osservazioni
veramente illuminati: essa ha una visione dellindagine causale di tipo induttivo, cio fondata sui fatti
caratteristici di ciascuna evenienza, conformemente alla complessit ed irripetibilit di ciascuna vicenda,
fortemente caratterizzata, di solito, dall'interazione di numerosi fattori causali. Da questo punto di vista
lapproccio simile a quello dellindagine clinica: non si tratta di dedurre da premesse certe conclusioni
logicamente rigorose, ma di basarsi su osservazioni fondate statisticamente e probabilistiche, di raccogliere
tutti i dati inerenti l'ambito biologico, e di risalire ad ogni antecedente causale di un evento sottolineandone i
caratteri e le modalit d'azione ed interazione nel complesso processo che conduce all'evento. Su tali basi,
non potendo avvalersi del metodo matematico, viene espresso un giudizio esclusivamente sulla base di
considerazioni logiche e di sintesi valutative. Un metodo lontano dall'astratta assiomaticit del ragionamento
nomologico deduttivo, come del resto naturale se si considera che nell'ambito della scienza medica si
dispone di una vasta congerie di informazioni scientifiche, ma non si riscontra quasi per nulla un apparato
nomologico capace di porsi quale premessa maggiore di un ragionamento deduttivo. Tale metodo empirico
assai affine a quello delineato dalle Sezioni unite; ed particolarmente interessante rilevare che esso muove
proprio dalla lucida critica del modello d'indagine proposto dalla dottrina penale dominante e dalla
constatazione del carattere astratto, assiomatico del ragionamento nomologico deduttivo.
Come si vede, tale analisi compiuta dall'interno della scienza medica evidenzia con argomenti tratti
dalla prassi scientifica il carattere irrealistico del modello di spiegazione causale di tipo rigidamente
nomologico. Il fatto, tanto semplice quanto negletto, che l'apparato nomologico ipotizzato non esiste quasi
del tutto.
Le ragioni sin qui esposte per evidenziare le ragioni dellinsufficienza del modello nomologico
trovano una preciso riscontro nella prassi giudiziaria. Quando, nellambito dellindagine causale in tema di
responsabilit medica, la Suprema corte ha tentato dimpostare la risoluzione del problema causale in chiave
nomologica non avendo in realt la disponibilit dellapparato nomologico vagheggiato, si trovata a dover
utilizzare in chiave deduttiva informazioni statistiche, spesso assolutamente vaghe, in parte anche
contraddittorie, basate sull'analisi di pochissimi casi, che -contrariamente a quanto assunto dal lessico
giudiziario- non sono n una legge n una regolarit utilizzabile in chiave deduttiva. Ha allora pensato di
poter enunciare la possibilit di utilizzare in chiave deduttiva generalizzazioni affidabili ma prive di un
margine di approssimazione ad uno assolutamente stringente.
In realt, come si accennato, non possibile esprimere il giudizio di responsabilit valendosi del
calcolo statistico delle probabilit quando le generalizzazioni utilizzate non hanno margini dincertezza
assolutamente tenui, giacch ci implica laccettazione formale della possibilit dellerrore. Lapproccio
nomologico deduttivo espresso recentemente dalla Corte suprema e poi censurato dalle Sezioni unite appare
insoddisfacente proprio a causa dellerroneit della sua premessa metodologica: quella di postulare la
risoluzione del problema causale solo sulla base della forza esplicativa delle generalizzazioni utilizzate,
anche quando esse non sono rigorosissime; e di trascurare la lettura critica di tutte le specifiche contingenze
del caso concreto.
La constata insufficienza del modello nomologico deduttivo incoraggia a saggiare lalternativo
modello ipotetico-deduttivo che, senza ovviamente abbandonare l'approccio nomologico, lo colloca pi
incisivamente nello specifico contesto del caso esaminato e valorizza la ricerca e l'analisi critica di tutti i
fattori presenti ed interagenti. Si tratta di un modello simile non solo all'empiria della vita quotidiana ma
anche, per quel che qui interessa, all'indagine medico-legale che di fatto basa la sua metodologia
fondamentalmente su una serie di controlli critici sull'ipotesi iniziale, appunto secondo il popperiano
modello ipotetico-deduttivo. Del resto, la consapevolezza dell'utilit di un approccio di tipo congetturale
secondo il modello popperiano sembra ora farsi strada nella dottrina medico-legale, che tende a privilegiare
20
la verifica empirica delle proposizioni scientifiche rispetto alla deduzione logico-matematica. Lo stile
dogmatico non appartiene alla conoscenza scientifica che procede attraverso gli errori e le verifiche
40
.
La parola dordine che sembra possa contrassegnare tale stile di pensiero : le generalizzazioni
disponibili vanno confrontate con le emergenze del caso concreto nella prospettiva di pervenire ad una teoria
esplicativa di quello stesso caso. Occorre vedere un po pi da vicino di cosa si tratta.


8. I l pensiero ipotetico deduttivo falsificazionista. - Commentando il dibattito HEMPEL-DRAY,
ANTISERI osserva che la teoria hempeliana pone in luce un aspetto dell'indagine che certamente non pu
essere trascurato. Infatti non vi pu essere spiegazione senza leggi di copertura: se si cerca di comprendere
come avvenuto un determinato incidente automobilistico non possibile fare a meno delle leggi dell'ottica
che spiegano l'abbagliamento, di meccanica che spiegano il fracassarsi della macchina e di biologia che
spiegano la morte del guidatore. Tuttavia tali leggi sono date per scontate e non presentano solitamente
aspetti problematici. Nella spiegazione dell'incidente si presentano invece diverse questioni problematiche
che vengono affrontate e risolte in chiave congetturale: accaduto un incidente stradale "si guardano le
condizioni che hanno provocato il disastro e il loro intrecciarsi, cio il come si sono presentate queste
condizioni. Si ipotizza che il guidatore fosse un po brillo, (e si cerca di controllare questa ipotesi singolare)
si guardano le gomme nell'eventualit che fossero troppo lisce; si controlla lo stato die freni; si cerca di
vedere se sulla strada ci fossero gi delle macchie d'olio, ma occorre ancora accertarsi se quest'olio quello
perduto nell'incidente dalla macchina o se c'era gi prima, e allora si fanno delle analisi chimiche; e poi, chi
c'era accanto al guidatore? Il guidatore aveva il sistema nervoso scosso? Sulla strada venivano altre macchine
in senso contrario? Tenevano accesi i fari abbaglianti? O semplicemente un cane attraversava la strada?" e
cos via. Emerge cos che l'indagine " consistita nella ricostruzione della situazione, in una serie di
problemi che scoppiavano uno dopo l'altro, di congetture formulate per tentare di rispondere a tali domande e
di prove di queste congetture per arrivare infine alla congettura risolutrice che, alla luce dell'evidenza
disponibile, appare al momento la meglio corroborata
41
.
Lo stesso ANTISERI in un recente saggio ha tratteggiato nei medesimi termini lo stile dellindagine
clinica finalizzata alla diagnosi, che appare per molti versi simile allindagine che si compie nellambito
medico-legale. Anche latto diagnostico un procedimento esplorativo che avanza per congetture e
confutazioni. E un dialogo spesso rapido tra le ipotesi proposte dalla mente del medico e le osservazioni. La
diagnosi come qualsiasi altra ipotesi si prova sulle sue conseguenze
42
.
C' allora da chiedersi cosa sia esattamente questa diversa ricostruzione dell'accadimento che fa leva
sulla risoluzione in chiave congetturale delle situazioni problematiche che si dipanano inevitabilmente in
un'indagine fattuale ed aspira ad una teoria fattuale corroborata.
Si tratta di un'elaborazione che ha trovato espressione compiuta nell'opera di POPPER, ma trova radici
assai profonde nel pensiero ipotetico
43
, a lungo sommerso, ha avuto in PEIRCE un interprete tanto
importante quanto trascurato ed stato alimentato dalla filosofia pragmatista. Tale scuola di pensiero ha
assunto la sua forma pi matura attraverso la teoria falsificazionista, che connette vigorosamente, in chiave
critica, le teorie con i fatti e che risponde quindi alle attese di chi (come il giudice) persegue quelle istanze di
oggettivit e razionalit cui si ripetutamente fatto cenno. Essa costituisce uno strumento convincente, assai

40
FIORI, Medicina legale della responsabilit medica, Giuffr, 1999, p. 59 e s. Nello stesso senso quanto all
configurazione della metodologia medico-legale come controllo critico sull'ipotesi iniziale sia pure in modo solo
accennato, G. GIUSTI, Le incomprensioni tra scienza giuridica e scienza medico-legale, in Riv. it. med. leg. , 1980, p.
750;
41
ANTISERI, in introduzione a HEMPEL, Come lavora uno storico, Armando, 1977, p. 64 s.
42
ANTISERI, Epistemologia contemporanea e logica della diagnosi clinica, in ANTISERI, FEDERSPIEL,
SCANDELLARI, Epistemologia, clinica medica e la questione delle medicine eretiche, Rubettino, 2003, p. 36 ss. Il
clinico procede nelle argomentazioni di prova della sua diagnosi in questo modo: se la mia diagnosi giusta, allora
dovrebbe per esempio darsi che: lanamnesi deve portare in evidenza i fatti T1, . Tn, le analisi di laboratorio
dovrebbero dare i risultati p1pn, la radiografia dovrebbe mettere in luce i dati R1, ....R2, la terapia dovrebbe portare
agli esiti E1, . E2. Se i controlli risultano negativi, se cio gli effetti previsti non si verificano, allora il clinico cadr
ancora sotto le morse del dubbio.Sotto la pressione del dubbio egli proporr una nuova diagnosi anchessa
controllabile sulle proprie conseguenze.
43
Per una sintesi antologica del pensiero ipotetico ANTISERI, La logica dell'ipotesi in Ernest Naville e l'ipotetismo tra
ottocento e novecento, in introduzione a NAVILLE, La logica dell'ipotesi, Rusconi, 1989.
21
utilizzato in molti campi di ricerca, sorretto com dalla convergenza tra il punto di vista psicologico e
quello logico.
Partiamo dal pensiero di sorprendente chiarezza di MEDAWAR, personalit che coniuga i talenti del
ricercatore e dell'epistemologo. Muovendo dalla propria esperienza nel campo della ricerca biologica,
lautore coglie le movenze del pensiero ideativo e le strategie attraverso le quali esso rafforza la fiducia
nelle mete via via conseguite, e le definisce con una tale finezza che -forse- ogni lettore potr riconoscervi i
tratti del proprio agire ideativo.
Anche MEDAWAR parte dal principio dinduzione: al centro dellinduzione sta lopinione,
apparentemente innocente, secondo la quale il pensiero che conduce alla scoperta scientifica, o alla proposta
di una nuova teoria scientif ica, logicamente spiegabile e descrivibile. Anche se non appaiono nellatto, i
processi di ragionamento e le azioni logicamente motivate che conducono lo scienziato verso quella che egli
ritiene la verit possono essere rivelati da unanalisi retrospettiva. Nella considerazione induttiva lo stesso
procedimento di raggiungimento di unidea, o di formulazione di una proposizione generale, che pu essere
logicamente analizzato. Ne consegue che , nello schema induttivo, scoperta e giustificazione costituiscono un
unico atto di pensiero: ci che ci conduce a formarci unopinione anche ci che giustifica il fatto che noi
manteniamo tale opinione; i procedimenti intellettuali che ci portano verso una generalizzazione
costituiscono il terreno stesso su cui si basa la supposizione che tale generalizzazione sia vera
44
. In realt
linduttivismo nella letteratura scientifica solo un atteggiamento che gli scienziati scelgono quando va su il
sipario e il pubblico li vede. Nella vita reale scoperta e giustificazione sono quasi sempre due diversi
procedimenti. Una metodologia che voglia essere sana deve tener conto di tale diversit e chiarirla
45
.
Linduttivismo non solo non offre unidea del reale andamento dellideazione, ma presenta alcuni vizi
che possono essere cos sintetizzati: - Tale teoria non fornisce un incentivo formale ad effettuare
unosservazione piuttosto che unaltra. Non produce una teoria dellincentivazione o della motivazione .
46
--
Pi spesso che del tutto rifiutate, le teorie vengono emendate; e una metodologia della rettifica (variante
logica del feedback negativo) qualcosa che dobbiamo aspettarci di trovare in ogni soddisfacente
spiegazione formale del ragionamento scientifico
47
. - Linduttivismo non offre una spiegazione adeguata
della possibilit dellerrore scientifico. Lerrore non dipende di solito da unerrata interpretazione dei fatti.
Quello che dimostra linadeguatezza o lerroneit di una teoria non , di regola, la scoperta di uno sbaglio
nelle informazioni sulla base delle quali la teoria stessa stata proposta; molto pi spesso la prova
contraddittoria prodotta da una nuova osservazione .
48
- La teoria classica dellinduzione non rivela alcuna
chiara comprensione della funzione critica della sperimentazione. - Soprattutto, noi di rado ragioniamo
induttivamente. Il ragionamento induttivo costituisce un processo semplice, chiaro e quasi banale: un
ragionamento logiconel senso che pu essere realizzato mediante una formula o uno schema meccanico :
un ragionamento che o pu essere conclusivo soltanto se i fatti empirici , cos come sono stabiliti
rappresentano solo e tutta la verit .
Al contrario di quanto accade nellambito dellepistemologia induttivista, secondo la metodologia
ipotetico-deduttiva la scienza non spinta in avanti per via logica. Il ragionamento scientifico un dialogo
esplorativo che pu sempre risolversi fra due episodi di pensiero, luno immaginativo e laltro critico, che
salternano e agiscono uno sullaltro. Nellepisodio immaginativo lo scienziato si forma unopinione,
concepisce una certa veduta, avanza una congettura sulla base delle informazioni in suo possesso, da cui pu
essere spiegato il fenomeno sul quale si indaga. Esplicitamente ispirandosi a PEIRCE, MEDAWAR ricorda
che latto creativo la formazione di unipotesi, perch il ragionamento ipotetico lunica base da cui pu
partire una nuova idea. Il processo attraverso il quale si giunge a formulare unipotesi non illogico ma
alogico, ossia estraneo alla logica. Una volta per che ci si sia formata unopinione la si pu sottoporre a
critica, generalmente mediante sperimentazione ; e questo episodio di pensiero appartiene alla logica , e della
logica fa uso , perch consiste in una prova empirica delle conseguenze logiche delle nostre opinioni.
Formata lipotesi diciamo: se la nostra ipotesi giusta ne consegue che... Se le nostre predizioni si
confermano logiche e non caduche trova giustificazione un aumento della nostra fiducia nellipotesi
affacciata
49
.

44
MEDAWAR, Induzione e intuizione nel pensiero scientifico, Armando, 1974, p. 50 .
45
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 52 .
46
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 55 .
47
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 56.
48
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 60 .
49
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 76 .
22
Il ragionamento scientifico perci un dialogo tra due voci, una immaginativa, laltra critica; un dialogo
tra il possibile e lattuale , tra la proposta e la realt, lipotesi e la critica , tra ci che pu esser vero e ci che
di fatto lo . In questa concezione del pensiero scientifico immaginazione e critica si integrano a vicenda.
Limmaginazione senza critica pu scoppiare in una comica profusione di nozioni grandiose e stupide. Il
ragionamento critico da solo sterile
50
.
Se accettiamo lidea che il ragionamento scientifico una specie di dialogo fra il possibile e il reale,
riduciamo il dominio delle scienze a una sola categoria delle opinioni possibili , ossia a quelle sole opinioni
che per principio sono passibili di modifica attraverso un esame critico. Il criterio della verificabilit va cos
sostituito col criterio della falsificabilit. Condotta nel modo giusto la deduzione ci garantisce che, se le
nostre ipotesi sono vere, debbono necessariamente esser vere anche le inferenze che da esse si traggono. Se,
perci, unipotesi conduce ad aspettative che non vengono confermate, deve necessariamente esservi
qualcosa di sbagliato. Tuttavia, se le nostre aspettative vengono confermate, ci non vuole assolutamente
dire che le ipotesi che ad esse ci hanno condotto siano vere, in quanto anche ipotesi false possono condurre a
conclusioni vere.
51

Il criterio della falsificabilit definisce la distinzione fra le proposizioni che appartengono alla scienza
e al mondo del buon senso e le proposizioni che, nonostante appartengano a qualche altro discorso, non
vengono respinte come assurde
52
. Sotto tale riguardo la sensatezza e la coerenza sono condizioni necessarie
ma non sufficienti per un processo intellettivo che vuol chiamarsi del buon senso o anche scientifico. Tutte le
teorie devono avere senso, ma inoltre ci si attende che si conformino alla realt, che siano empiricamente
vere, che si confrontino coi fatti
53
.
L'Autore, nella sua seducente esposizione, lascia infine il contesto scientifico per dir igersi sul terreno,
caro al giurista, della vita ordinaria: il metodo ipotetico-deduttivo non un procedimento caratteristicamente
scientifico e neppure caratteristicamente intellettuale. E puramente un contesto scientifico per un molto
pi generale stratagemma , che sta sotto quasi tutti i procedimenti regolativi, o i procedimenti di controllo
continuo: precisamente la retroazione (feedback), o controllo dellesecuzione attraverso le conseguenze
dellatto eseguito. Nello schema ipotetico-deduttivo, le inferenze che traiamo da unipotesi sono, in un certo
senso, il suo logico prodotto (output). Se esse sono vere, lipotesi non ha bisogno di essere modificata, ma
una correzione dobbligo se esse sono false. La continua retroazione dallinferenza all ipotesi implicata
nella spiegazione del metodo scientifico
54
. Ogni scienziato scorger la struttura intellettuale della ricerca
che compie nella rapida alternanza di episodi intellettuali immaginativi e critici: ipotesi e deduzione,
feedback e modificazione dellipotesi. Tuttavia tale incedere proprio di quasi tutti i processi esplorativi o
investigativi nella vita normale
55
e nella comprensione storica
56

Lo schema generale di pensiero ipotetico-deduttivo cos delineato per MEDAWAR una sintesi di
immaginazione e temperamento critico. Esso offre un quadro ragionevolmente vivo dellindagine scientifica
considerata come una forma di comportamento umano; e fa della scienza un fatto veramente umano : un
potenziamento del buon senso esercitato con la fermissima determinazione di non persistere nellerrore , se
un esercizio della mano o della mente pu liberare dallerrore stesso.
57

Pare che lanalisi di MEDAWAR, compiuta dallinterno della ricerca scientifica, fornisca notevoli
spunti di riflessione: lindagine scientifica ed in genere il pensiero problematico razionale costituiscono
espressioni di un generale stratagemma dialettico mosso dal pensiero immaginativo; uno sviluppo del
senso comune sorretto da uninflessibile vocazione critica. Come si vede, proprio la valorizzazione, sia pure
in chiave critica, del senso comune distingue tale elaborazione rispetto a quella nomologico-deduttiva che,
come si ripetutamente sottolineato, ripudia il senso comune.
In particolare, in tale quadro estremamente persuasivo e realistico, appare che nel pensiero ricostruttivo
del giudice, nelle situazioni fattuali problematiche, le generalizzazioni tratte dallesperienza vanno inserite
con una variabile misura di ipoteticit o problematicit nel processo di feedback che incessantemente
trascorre dalla teoria ai fatti, dallipotetico al reale.

50
MEDAWAR, Difesa della scienza, Armando, 1978, p. 27 .
51
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 79 .
52
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 79 .
53
MEDAWAR, Difesa cit. , p. 37 e s.
54
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 85 .
55
MEDAWAR, Difesa cit. , p. 112 .
56
MEDAWAR, Difesa cit. , p. 36 .
57
MEDAWAR, Induzione cit. , p. 88 e s.
23
La sintesi che si proposta del pensiero di MEDAWAR trae dichiaratamente ispirazione
dall'epistemologia popperiana. Ad essa pare utile attingere per cogliere meglio un aspetto che interessa
particolarmente al giurista, quello della giustificazione dell'ipotesi che, come si visto, viene ricondotto al
confronto critico tra la teoria ed i fatti, nel tentativo di porla in crisi, di falsificarla.


8.1 - I l modello ipotetico-deduttivo nel pensiero di K. POPPER. - Lepistemologia ipotetico-
deduttiva trova la sua pi piena espressione nel pensiero di K. POPPER. Essa, sebbene sorta sul medesimo
terreno storico e culturale di epistemologia delle scienze empiriche nel quale matur il pensiero
neopositivista, e pur essendo caratterizzata da quella forte istanza di oggettivit cui si ormai pi volte fatto
cenno, presenta soluzioni assai differenti ed addirittura antitetiche in pi punti essenziali. Si tratta di
unelaborazione che ha avuto unenorme influenza in moltissimi ambiti e costituisce un utile strumento pure
per il giurista nellapproccio allinferenza fattuale. Pare perci utile dedicarvi un cenno un po ampio, non
prima di aver chiarito che si tratta di una dottrina che trova una diretta ascendenza nella scuola di pensiero
ipotetico e segnatamente nellopera di PEIRCE evocata pure dalle Sezioni unite.
Il punto di partenza costituito dal rifiuto del principio dinduzione. La critica humiana ha posto in luce
nel modo pi definitivo che , essendo infiniti i fatti osservabili, nessun numero di proposizioni di controllo
vere pu giustificare, da solo, la pretesa che una teoria universale esplicativa sia vera
58
. POPPER
audacemente ne trae le conseguenze estreme: linduzione non esiste, un mito
59
. Noi non facciamo quasi
mai inferenze induttive, n facciamo uso di procedure induttive. Limpossibilit di fare inferenze verificanti
dallosservazione alla teoria lascia per aperta la possibilit di fare inferenze falsif icanti; uninferenza dalla
verit di un enunciato osservativo (questo un cigno nero) alla falsit di una teoria ( tutti i cigni sono
bianchi ) pu essere perfettamente valida dal punto di vista deduttivo
60
. Ci pu essere enunciato dal punto
di vista logico affermando che la conoscenza avviene in chiave deduttiva. La derivabilit o deduzione
implica essenzialmente la trasmissione della verit e la ritrasmissione della falsit : in uninferenza valida la
verit trasmessa dalle premesse alla conclusione . Ma la falsit anche ritrasmessa dalla conclusione ad
(almeno) una delle premesse , e questo accade soprattutto nelle controprove o confutazioni e nelle
discussioni critiche
61
. La logica deduttiva dunque lorgano della critica: la ripercussione della falsit dalla
conclusione alle premesse un corollario della trasmissione della verit dalle premesse alla conclusione
62
.
Nella vita quotidiana, considerando le cose da un punto di vista psicologico, accade qualcosa di molto
simile allo schema deduttivo e falsif icazionista delineato in chiave logica: in ogni gesto dellesperienza si
procede per tentativi ed eliminazione degli errori . I vari tentativi corrispondono alla formazione di teorie in
competizione ; e leliminazione degli errori corrisponde alleliminazione di teorie mediante controlli che
pongono in luce fatti che le confutano
63
.
Il parallelismo tra ci che avviene nellesperienza quotidiana e nella ricerca scientifica porta POPPER a
definire il principio euristico di transizione : in linea del tutto generale ci che vale in logica vale anche -
purch sia opportunamente tradotto- in psicologia
Il passaggio dal quadro della vita comune al metodo della scienza avviene con la creazione del
linguaggio descrittivo ed argomentativo. La formulazione linguistica delle teorie ci permette di criticarle.
Appare cos accanto alla conoscenza soggettiva , intesa come processo intellettivo di comprensione, la
conoscenza oggetiva costituita dal contenuto logico delle teorie , congetture , supposizioni . Esempi di
conoscenza oggettiva sono teorie pubblicate in giornali e libri e immagazzinate in biblioteche; discussioni di
queste teorie; difficolt e problemi messi in luce in connessione con queste teorie
64
. Solo la conoscenza
oggettiva criticabile e la conoscenza soggettiva diviene criticabile solo quando diviene oggettiva, quando
cio noi esponiamo ci che pensiamo e ancor pi quando lo scriviamo e lo stampiamo
65
.
Lultimo ingrediente (per cos dire) del metodo scientifico un atteggiamento consapevole e sistematico
di critica verso le nostre teorie. Si tratta di un aspetto sul quale POPPER insiste frequentemente. Esso

58
POPPER, Conoscenza oggettiva, Armando, 1983, p. 26 e s.
59
POPPER, Poscritto alla logica della scoperta scientifica. Il realismo e lo scopo della scienza. Il Saggiatore, 1984 , p.
63 .
60
POPPER, Poscritto cit. , p. 78 .
61
POPPER, Conoscenza cit. , p. 400 .
62
POPPER, Conoscenza cit. , p. 54 .
63
POPPER, Conoscenza cit. , p 46.
64
POPPER, Conoscenza cit. , p. 103.
65
POPPER, Conoscenza cit. , p. 46.
24
espresso nel modo pi efficace con una similitudine che costituisce uno degli spunti pi noti del suo
pensiero: la differenza fondamentale tra Einstein e unameba che Einstein cerca coscientemente
leliminazione degli errori. Egli cerca di uccidere le sue teorie : coscientemente critico delle sue teorie che,
per questa ragione egli cerca di formulare esattamente piuttosto che vagamente. Ma lameba non pu essere
critica riguardo alle sue aspettative o ipotesi: esse sono parte di s
66
. Dunque la differenza fondamentale
che sebbene ambedue usino il metodo del tentativo e delleliminazione dellerrore , allameba dispiace
sbagliare mentre Einstein ne stuzzicato: egli cerca consciamente i suoi errori nella speranza di imparare
dalla loro scoperta ed eliminazione . Il metodo della scienza il metodo critico.
67

Lapproccio critico cos sinteticamente descritto pu introdurre allesposizione della preferenza teoretica
tra tesi in competizione. Il teorico sar interessato a trovare la pi controllabile fra le teorie al fine di
sottometterla a nuovi controlli: si tratta quindi di quella dotata del pi grande contenuto dinformazione e
del pi elevato potere esplicativo. Sar in breve la migliore delle teorie in concorrenza in un tempo
determinato. Se essa sopravviver ai controlli sar anche la meglio collaudata di tutte le teorie considerate.
POPPER tiene a precisare ( si tratta di un punto di grande interesse ai nostri fini ) che tale teoria della
preferenza non ha nulla a che fare per la preferenza per unipotesi pi probabile in senso statistico o del
calcolo delle probabilit : per grado di corroborazione di una teoria sintende un conciso resoconto dello
stato (ad un certo tempo) della discussione critica di una teoria, riguardo al modo in cui risolve i suoi
problemi; il suo grado di controllabilit ; la severit dei controlli cui stata sottoposta, il modo in cui li ha
superati.
Tale approccio critico nella scienza non al fondo dissimile dalla preferenza pragmatica: un uomo
dazione pratica deve sempre scegliere fra alternative pi o meno definite , dal momento che anche
linazione una specie dazione .
Tutta la conoscenza acquisita procede col metodo di prova ed eliminazione dellerrore o per congettura,
confutazione ed autocorrezione. Il senso comune sempre parte di questapparato
68
. Esso esprime
qualcosa di vago e mutevole , gli spesso adeguati o veri e spesso inadeguati o falsi istinti o opinioni di molti
uomini e dunque non costituisce un punto di partenza sicuro. Tuttavia di tale punto di partenza non
possibile fare a meno. Scienza, filosofia, pensiero razionale , tutto deve cominciare dal senso comune.
Ognuna delle nostre assunzioni di senso comune da cui partiamo pu essere messa in discussione e criticata
con successo e respinta. In tal modo il senso comune modificato dalla correzione. Tutta la scienza e tutta la
filosofia sono senso comune illuminato
69
.
Linteresse per il senso comune ed il riconoscimento del ruolo della conoscenza di sfondo
nellelaborazione dialettica del pensiero critico costituiscono alcuni dei tratti di maggior interesse del
pensiero popperiano. Daltro canto proprio lapertura -sia pure con approccio critico- alle credenze della
comune esperienza vale a differenziare vigorosamente lepistemologia del pensiero critico rispetto a quella
neopositivista che -come si accennato- si caratterizza per un reciso, radicale rifiuto del senso comune
ritenuto inaffidabile e volgare. Si tratta di questione di particolare interesse nellambito di unindagine sulle
categorie teoriche della giurisprudenza, visto il ruolo indiscusso che vi svolgono le generalizzazioni del
senso comune o massime desperienza. Conviene -dunque- tentare di cogliere , sia pure disorganicamente
qualche altro spunto sulla conoscenza comune e sui suoi rapporti con le categorie della verit e della
certezza, in vista dellapproccio metodologico alla conoscenza storica cui in definitiva lesposizione
precipuamente diretta: il senso comune essenzialmente realista nel senso che distingue tra apparenza e
realt. Al senso comune inoltre risale la teoria (difesa e perfezionata da A. TARSKI) della verit come
corrispondenza con i fatti e la realt: anche per la comune esperienza una teoria vera se e solo se
corrisponde ai fatti
70
. Vi inoltre una nozione di certezza propria del senso comune che significa in breve
abbastanza certo per scopi pratici. POPPER propone a tale riguardo alcuni esempi illuminanti che si vuole
proporre in sintesi estrema: quando guardo il mio orologio che molto fidato ed esso ticchetta e mostra che
sono le otto, allora sono ragionevolmente certo, o certo per scopi pratici, che siamo abbastanza vicini alle
otto. Quando compro un libro e ricevo un pence di resto sono completamente certo che la moneta non
contraffatta, giacch linflazione ha fatto s che non valesse la pena di falsificare tale moneta. Ma se molto
dipende dalla verit del mio giudizio penso che dovrei andare alla banca pi vicina e chiedere allimpiegato

66
POPPER, Conoscenza cit. , p. 46 .
67
POPPER, Conoscenza cit. , p. 100 .
68
POPPER, Conoscenza cit. , p. 108 .
69
POPPER, Conoscenza cit. , p. 59 .
70
POPPER, Conoscenza cit. , p. 70 .
25
di guardare accuratamente il pezzo; e se la vita di un uomo dipendesse da ci, tenterei di andare anche dal
Cassiere Capo della Banca dInghilterra e gli chiederei di certificare la genuinit del pezzo
71
. Il risultato di
tutto ci che loggettiva certezza assoluta unidea limite . La certezza sperimentata o soggettiva dipende
non solo dal grado di credenza e dallevidenza, ma anche dalla situazione, dallimportanza di ci che in
gioco, dalla seriet della condizione problematica in cui agiamo
72
.
Tale punto di vista pu essere applicato interamente allinterpretazione storica che costituisce la forma
di comprensione pi solidamente ancorata al senso comune. Lattivit di comprensione ha natura
essenzialmente psicologica. Essa deve essere tenuta distinta dal suo esito, dallo stato finale della
comprensione che costituito dallinterpretazione. Linterpretazione costituisce un dato di conoscenza
oggettiva ( un oggetto del terzo mondo nel linguaggio popperiano) , una sintesi di catene argomentative e di
evidenze espressa in una teoria. La spiegazione storica costituisce una tipica teoria del caso concreto che, in
quanto oggettivata, pu essere sottoposta alla discussione e valutazione critica. Essa si fonda a sua volta su
altre teorie e su evidenze fattuali. Lattivit di comprensione che conduce alla formulazione della teoria
interpretativa pu essere rappresentata secondo lo schema generale di soluzione di problemi con il metodo
delle congetture immaginative e della critica , o delle congetture e confutazioni. Si parte da un problema; si
scorge una soluzione immaginativa, congetturale; essa viene sottoposta ad un severo esame critico
consistente, per esempio, nelluso critico di evidenze documentali, e se abbiamo a questo stato iniziale pi di
una congettura a nostra disposizione , consister anche di una discussione critica e valutazione comparativa
delle congetture in competizione. Una comprensione soddisfacente sar raggiunta se linterpretazione , la
teoria congetturale, trova conferma nel fatto che pu gettare nuova luce su vari problemi, o se trova
conferma nel fatto che spiega molti sottoproblemi. Tale indagine si muove sulla base di molte assunzioni
teoriche, non poste in discussione almeno per il momento. Tale ordine concettuale stato ripetutamente
sintetizzato da POPPER con laffermazione che la comprensione storica ha carattere situazionale. Essa
consiste nella composizione coerente di determinate emergenze fattuali. Rispetto allesigenza di
composizione del quadro fattuale lanalisi delle generalizzazioni esplicative utilizzate nellambito della
discussione critica ha un limitato rilievo.
Tutto ci comporta un decisivo mutamento di quadro rispetto allimpostazione nomologico-deduttiva
della storiografia neopositivista. La prospettiva si sposta dalle leggi universali e dalle generalizzazioni
probabilistiche ai fatti particolari e concreti. Non si dubita affatto che anche lanalisi storica faccia ampio uso
di sfondi teorici e di generalizzazioni esplicative, tuttavia esse costituiscono la parte meno problematica
dellindagine. Si tratta per lo pi di leggi cos ovvie e banali , cos profondamente incorporate nel sapere
diffuso che non vi solitamente bisogno di specificarle e di assumerle in evidenza
73
. Proprio la banalit
del quadro teorico che fa da sfondo induce a concentrare lindagine sugli elementi concreti della situazione
data , sulla base della logica della situazione che trova il suo primo sostegno nellovvia, implicita legge
generale che le persone sane agiscono di norma pi o meno razionalmente . Si tratta di proporre un modello
razionale che riassuma coerentemente modelli teorici dellagire, fini ed interessi personali e gli indefiniti altri
fattori di una situazione specifica. Naturalmente ( ed ci che qui maggiormente interessa) lanalisi della
situazione problematica implicata in ogni indagine fattuale si sviluppa secondo lo schema delle congetture e
confutazioni : lanalisi situazionale costituisce un tipo di spiegazione tentativa e congetturale di qualche
azione umana che si riferisce alla situazione in cui lagente si trova. Questo metodo di analisi situazionale
pu essere descritto come unapplicazione del principio di razionalit
74
.


8 . 2 I l modello ipotetico deduttivo e lesperienza giuridica. - Il realismo critico popperiano non
promette certo di risolvere magicamente i problemi che il giudice affronta nellaccertamento del fatto.
Tuttavia, esso presenta per il giurista spunti che sembrano interessanti:
- nelle situazioni fattuali problematiche, le generalizzazioni tratte dallesperienza vanno inserite con una
variabile misura di ipoteticit o immaginativit nel processo di feedback che incessantemente trascorre dalla
teoria ai fatti, dallipotetico al reale.

71
POPPER, Conoscenza cit. , p. 109.
72
POPPER, Conoscenza cit. , p. 110.
73
POPPER, Miseria dello storicismo, 1975 , p. 128 e s.
74
POPPER, Conoscenza cit. , p. 235 .
26
-Lintegrit morale, un maturo e rigoroso atteggiamento critico assumono finalmente non solo una
dimensione eticheggiante ma anche un definito ruolo pratico: non c conoscenza senza un sincero,
disinteressato desiderio di vedere drasticamente criticate le proprie congetture.
- Il modello situazionale oggettivato: tenta una ricostruzione idealizzata del dato fattuale che presenta
una certa misura di astrattezza rispetto a un tentativo di comprensione empatica, che tuttavia compensata
dalla sua ostensibilit, dalla sua trasposizione in una definita teoria ricostruttiva. Lidealizzazione
determinata precipuamente -pare- da una qualche tipizzazione di alcune componenti della situazione, che
presenta notevole affinit con la tipizzazione insita nei modellli teorici della giurisprudenza . - La
comprensione implica sempre un approccio critico, dialettico. Tuttavia la dialettica non semplicemente
una brillante contesa verbale tra opinioni a confronto sul filo della retorica. Non si tratta cio della dialettica
tradizionale ( triade di tesi, antitesi, sintesi), nella quale la sintesi va al di l sia della tesi che dellantitesi
riconoscendo il peculiare valore di entrambe e cercando di conservarne i vantaggi, pur evitandone i limiti.
Per contro la dialettica popperiana tende a porre in rilievo qualche specie di contraddizione sia allinterno
della teoria , sia soprattutto tra essa e alcuni fatti. Il principio di esclusione delle contraddizioni serve non a
ricercare punti di vista che ci consentano di evitarle, ma ad eliminare unipotesi insoddisfacente
75
. La
dialettica come confronto tra lipotesi e i fatti costituisce, forse, laspetto pi originale e fecondo del
pensiero congetturale, ed di rilevantissimo interesse anche per il giurista.
-Il punto di vista critico riguarda anche la valutazione comparativa di ipotesi ricostruttive in
competizione. La discussione critica di cui POPPER parla quale strumento di approssimazione alla verit
riguarda non laspetto per cos dire verbale delle teorie, ma la loro attitudine a spiegare i fatti senza esserne
smentite. La motivazione della sentenza costituisce loggetto di conoscenza oggettiva nel quale le ragioni
critiche sono obiettivate e possono essere a loro volta sottoposte a revisione.
- La marcia di avvicinamento alla verit, cio allipotesi migliore nel senso che si detto prima, trova
inevitabilmente il suo punto di partenza nel senso comune. Esso carico di errori, ma non pu farsene a
meno : si tratta di teorie o ipotesi diffuse ed accolte tra gli uomini che devono costituire la base ipotetica di
quel severo giudizio critico che pu condurre, nella scienza come nel pensiero razionale e nel giudizio penale
, al senso comune illuminato.
Tutto ci in certo modo sdogmatizza la procedura di comprensione ed interpretazione dei fatti. La
congruenza di unipotesi non discende dalla sua coerenza formale, o dalla corretta applicazione di schemi
inferenziali di tipo deduttivo, bens dalla aderenza ai fatti espressi da una situazione data. In particolare, la
verit di unenunciazione fattuale non pu essere legata interamente a generalizzazioni induttive espresse in
chiave probabilistica (nel senso frequenziale o statistico). ll problema della conoscenza nelle situazioni
problematiche non pu essere risolto tutto intero nella logica deduttiva della probabilit non solo perch
(per dirla con Popper) linduzione quale criterio di verit non esiste; ma anche e soprattutto perch -su un
piano pi immediato- allimputato non si pu dire che ritenuto colpevole perch probabile (in senso
statistico), che lo sia.
In particolare quando (come nel processo penale) in gioco unalta posta, anche se si dispone di una
regola desperienza affidabile occorre invece rivolgersi ai fatti e quando, come nelle inferenze indiziarie, si
trascorre dallignoto al noto sulla base di generalizzazioni tratte dallesperienza non basta attenersi
allaffidabilit delle regole, ma esse vanno confrontate con la concreta situazione problematica nella quale
vengono utilizzate.
In sintesi, le generalizzazioni o massime desperienza, sebbene affidabili, non possono essere utilizzate
acriticamente in chiave deduttiva, bens in unottica problematica o ipotetica volta alla composizione del
quadro fattuale con un confronto serrato tra il possibile ed il reale. Solo in tal senso -infine- potr ritenersi
preferibile unipotesi ricostruttiva. Essa sar vera non tanto per via della coerenza verbale, della semplicit
o della persuasivit che sovente si sentono evocare nelle trattazioni sulle inferenze giudiziarie; bens per la
capacit di comporre e spiegare un articolato quadro fattuale senza essere confutata (falsificata) da alcuna
emergenza contraria, e senza lasciar spazio ad ipotesi alternative dotate di qualche ragionevole grado di
verosimiglianza. O meglio, tali attributi potranno essere utilizzati solo per significare il felice esito del
tentativo di composizione del quadro fattuale, e non unidea formale di verit, alternativa alla concezione del
senso comune (e di A. TARSKI) della verit come corrispondenza ai fatti. Solo cos potr parlarsi di
conoscenza oggettivata, sorretta da una stringente argomentazione dimostrativa esposta in un documento (la
motivazione) frutto di discussione critica ed esso stesso suscettibile di discussione critica.

75
POPPER, Congetture e confutazioni, Il Mulino, 1994, p. 533 e s.
27
Tale ideale (in senso regolativo) non del tutto fuori della portata del giudizio penale. Non a caso
proprio con riferimento alla pratica della giustizia POPPER pone lesigenza di fondare unepistemologia
capace di proporre una concezione oggettiva della conoscenza: La credenza propria di un liberale -la
credenza cio nella possibilit che si diano una regolamentazione legale, una giustizia uguale per tutti, dei
diritti fondamentali e una societ libera- pu sopravvivere alla constatazione che i giudici non sono
onniscienti, che possono fare errori riguardo ai fatti e che, in pratica la giustizia assoluta non mai realizzata
appieno nei particolari casi legali. Ma ben difficilmente la credenza nella possibilit di una regolamentazione
legale della giustizia e della libert pu sopravvivere allaccettazione di unepistemologia che insegna che
non ci sono fatti oggettivi; non soltanto in questo caso particolare ma in ogni altro caso; e che il giudice non
pu avere commesso un errore riguardo ai fatti perch , relativamente ad essi, non pu avere torto pi di
quanto non possa avere ragione
76
.
E chiaro che la tensione verso lideale di conoscenza oggettiva costituisce unantitesi rispetto alle tesi
che, in modo sconfortante, risolvono la verit fattuale del giudizio nella persuasione di argomenti probabili
o verosimili e definiscono largomentazione come strumento non per stabilire una verit oggettiva o una
realt oggettiva, ma per convincere il giudice
77
.


8.3 I l modello ipotetico deduttivo e linferenza fattuale. - Su tale sfondo pare necessario tentare
qualche ulteriore riflessione sul sapere esperienziale. Le generalizzazioni di senso comune esprimono
lintero universo del sapere pratico; talvolta fallaci ed ingenue, talaltra realistiche e sensate. Esse,
ineliminabile punto di partenza, vanno considerate analiticamente. Il giudice non le crea, ma neppure le
accetta acriticamente. Qui il discorso grandemente differenziato. Vi sono regole che indirizzano con
successo le scelte quotidiane e che, talvolta, costituiscono la volgarizzazione di leggi scientifiche. Il
successo in un contesto pratico costituisce, da un punto di vista concettuale, condizione sufficiente perch
una teoria sia scientifica, anche se lapplicazione di tale approccio implica delicati problemi atteso il
carattere confuso in cui avvengono le applicazioni pratiche
78
. Tale punto di vista pu essere riproposto, sia
pure con ancor maggiore prudenza, nellambito delle generalizzazioni della vita pratica. Sotto tale riguardo
,dunque, non certo priva di significato la sedimentazione dellesperienza passata. MUSGRAVE , partendo
dal punto di vista ipotetico-deduttivo, ne ha colto i collegamenti col senso comune osservando
79
che
confutare unipotesi alla luce dellesperienza passata un modo importante di sottoporla a critica, anche se
non lunico. Ed daltro canto ragionevole credere in ipotesi che non sono state confutate piuttosto che in
ipotesi confutate. Infine, altrettanto ragionevole credere nellattitudine di tale ipotesi nelle predizioni su
casi futuri o su casi non osservati.
Come si visto, il riferimento allesperienza passata e collettiva costituisce un tratto classico delle
definizioni giurisprudenziali di massima desperienza, che vale a distinguerla dalle mere congetture.
Tuttavia , a ben vedere, occorre ammettere che laffidabilit della regola nella maggior parte dei casi non
legata tanto allanalisi della sua conferma induttiva quanto -invece- al suo carattere razionale. Cos, ci
che nel linguaggio legale norma tratta da esperienze consimili ( delle quali il giudice non ha , ad esser
franchi, per nulla cognizione) sovente solo specificazione del carattere razionale dellagente normale.
Anche guardando le cose da questo punto di vista appare il carattere in qualche modo congetturale della
generalizzazione; e lanalisi che si compie sulla sua affidabilit pu esser vista non tanto come una
verifica sulla sua forza deduttiva ma come una presa di misura sul suo coefficiente di problematicit e,
conseguentemente, sulla problematicit dellipotesi sul caso concreto.
A voler tentare di schematizzare in qualche modo ci che accade nel corso del naturale , tumultuoso
progredire dellanalisi fattuale sul filo di quel processo di retroazione cos ben descritto da MEDAWAR, pu
dirsi che la valutazione dell'inferenza ottenuta da un segno attuale significativo alla luce di una
generalizzazione esperienziale, costituisce un sottoproblema nellambito del pi generale problema relativo

76
POPPER, Congetture e confutazioni cit, p. 14.
77
ROSONI , Quae singula non prosunt collecta iuvant, Giuffr, 1995, p. 309 e s. Si tratta della scuola di pensiero
generata dalla dottrina di C. Perelman sul carattere retorico ed argomentativo della logica giuridica: C. PERELMAN,
Logica giuridica, nuova retorica, Giuffr, 1979, p. 157 e s. Come si accennato, tale indirizzo di pensiero ha
influenzato un approccio sociologico e retorico alla comprensione dellimpresa scientifica. Per una sintesi su tale
complesso scenario v. M. SPRANZI, La sociologia e la retorica della scienza, in Introduzione alla filosofia della
scienza, Bompiani, 1994.
78
GILLIES in GILLIES e GIORELLO, La filosofia della scienza nel XX secolo, Laterza, 1995, p. 275 .
79
MUSGRAVE, Senso comune, scienza e scetticismo, Cortina, 1995, p. 206 e s.
28
allipotesi ricostruttiva oggetto dellesame. Tale situazione problematica (sottoproblema) costituisce uno
scenario nel quale non improbabile che nascano altri problemi; ma qui sufficiente mettere in evidenza
che si tratta di una contingenza che reca una dimensione di incertezza da misurare. D'altra parte lincertezza
dellinferenza non costituisce un dato isolato ma connessa anche alla misura della problematicit del
quadro probatorio, e quindi discende dallanalisi dello stato di ciascuna sua componente in s ed in rapporto
alle altre e di tutte nel loro insieme, e quindi dalla tenuta -allo stato- dellipotesi nel complesso. Tale
andamento a spirale, se procede fruttuosamente, tende a rafforzare progressivamente la fiducia nei risultati
via via conseguiti e quindi a consolidare il giudizio di attendibilit dellipotesi sul fatto. Ma ci che qui conta
maggiormente che la problematicit dellinferenza eminentemente situazionale ; ed quindi collegata in
primo luogo ai fatti specificamente significativi nellambito del sottoproblema. Tali fatti potranno
manifestarsi coerenti con la massima, con lo stato ordinario delle cose che essa rappresenta; o -invece-
segnalare un dubbio, una diversa direttrice, unipotesi diversa. La definizione e soluzione dello stato
problematico potr suggerire un approfondimento che -tuttavia- non si muover probabilmente verso la
significativit della massima, bens verso la individuazione di altri fatti rilevanti che valgano come
conferma o smentita della teoria posta in chiave problematica. Si tratta di una contingenza vividamente
presente nellesperienza del giudice. Non vi nulla di pi frustrante di uno scenario vuoto, teorico ( la pura
forza esplicativa della massima), nel quale mancano segni capaci di confermare il quadro ipotetico o di
suggerire realisticamente unipotesi alternativa incompatibile. In tale situazione anche nel giudizio compete
al giudice di esperire un proprio itinerario di ricerca e valorizzazione di elementi capaci di sdogmatizzare
linferenza: rivisitazione e ricomposizione del materiale probatorio, acquisizione di nuovi elementi di prova.
Sotto tale riguardo lart. 507 c.p.p. sembra proprio costituisca il riconoscimento pi vistoso
dellinsopprimibile ruolo critico del giudice. Infatti, in un processo che si sia sviluppato in modo fisiologico,
nel quale cio le parti abbiano efficacemente sorretto le rispettive ipotesi, difficile immaginare che il
giudice possa concepire e giungere a dimostrare una propria, distinta ipotesi sui fatti; ed ben pi probabile
che intervenga criticamente per verificare le tesi sul tappeto, o al pi in vista del possibile aggiustamento di
qualche specifico aspetto di alcuna di esse.
Il procedimento di collocazione della regola nei segni concreti del processo ha struttura essenzialmente
falsificazionista: si tratta -come si detto- di valutare sul piano logico e su quello fattuale se vi siano fatti
incompatibili con lipotesi, o se -comunque- sia prospettabile realisticamente unipotesi alternativa.
I segni, gli indizi si compongono in qualcosa che diverso dalla loro somma, acquistano una definitiva
forza dimostrativa in quanto sono raccolti in una teoria del caso concreto capace di mettere in ordine il
quadro fattuale senza essere confutata da emergenze contrarie . Tale ipotesi , pur non essendo
necessariamente ed intrinsecamente vera (la verit unidea regolativa) razionalmente,
ragionevomente preferibile sulla base di quei criteri che, con diversa intensit, guidano le scelte
teoretiche e quelle pragmatiche, ed ai quali si fatto un cenno nellesposizione del pensiero di POPPER.
Occorre tuttavia ribadire che in tale idea di preferenza razionale per lipotesi pi corroborata vi un
pericolo di fraintendimento: lidea di scegliere tra due ipotesi tranciando il dubbio non pu costituire una
scorciatoia. La ragionevole razionalit dellipotesi preferibile ha un aspetto comparativo riferito alle ipotesi
alternative concrete o teoriche che devono costituire, rispetto ad essa, uneventualit inverosimile; ma
essenzialmente discende dalla coerenza e soprattutto dalla ricchezza e vastit del quadro fattuale su cui si
fonda. Se lapproccio ipotetico un atteggiamento antidogmatico, esso pu esistere solo sulla base di un
serrato confronto con i fatti che, conseguentemente, dovranno essere strenuamente e disinteressatamente
ricercati. Senza un quadro fattuale ricercato ed interrogato ai limiti del possibile non vi razionalit
dellipotesi. Solo cos la coerenza logico-argomentativa diviene oggettiva dimostrazione.
Dunque a partire dalla ricerca dei fatti viene in luce latteggiamento critico e dialettico.
Come si vede, la discussione sulle generalizzazioni esperienziali conduce verso la teoria dell'indizio.
Una direzione del resto colta delle Sezioni unite che, come si visto, pure a tale ambito si ispirata nel
proporre la sua articolata soluzione in chiave ipotetica del problema dell'inferenza causale e contro la
concezione sillogistica delle generalizzazioni esperienziali e scientifiche. Dunque, la pronunzia conduce ad
un esito inatteso quanto sperato che va oltre il pur importante ambito causale e coinvolge la teoria
dell'indizio: una soluzione antidogmatica del problema dell'inferenza indiziaria, ispirata al pensiero
ipotetico
80
. Un risultato che conferma ulteriormente l'importanza della pronunzia, le cui complesse
implicazioni, in questa direzione, non possono essere qui analizzate.

80
In dottrina per una lettura in chiave ipotetica dell'indizio IACOVIELLO, La motivazione della sentenza e il suo
controllo in Cassazione, Giuffr, 1997; FASSONE, Dalla certezza all'ipotesi preferibile: un metodo per la
29


9. Verso la conclusione. - Resta da chiedersi se la proposta lettura situazionale in chiave critica di
eventi singoli possa essere utilizzata negli ambiti (come quello della medicina) coperti da generalizzazioni
scientifiche incerte. La risposta cautamente positiva. Il principio ispiratore dellindagine sempre lo stesso:
la congruenza di unipotesi non discende dalla sua coerenza formale o dalla corretta applicazione di schemi
inferenziali di tipo deduttivo, bens dalla aderenza ai fatti caratteristici di una determinata situazione.
Particolarmente quando (come nel processo penale) in gioco unalta posta, anche se si dispone di una
regola scientifica o esperienziale affidabile, occorre invece rivolgersi anche ai fatti: non basta attenersi
allaffidabilit delle regole, ma esse vanno confrontate con la concreta situazione problematica nella quale
vengono utilizzate. Si tratta di uno stile di tipo indiziario, affine a quello adombrato dalle Sezioni unite.
Tuttavia, non pu nascondersi che in questo approccio si annida un pericolo insidioso: espressioni come
probabilit logica o credibilit razionale, riferite ad unindagine inerente ad un concreto fatto storico
possono risultare fuorvianti, perch implicano il pericolo di accreditare nel lettore non sufficientemente
avvertito lidea che vi possano essere spiegazioni causali fondate su malferme informazioni probabilistiche
di tipo statistico, che astraggano dalle contingenze del caso concreto e proiettino sulla decisione tutte le
incertezze contenute nelle informazioni probabilistiche.
Le stesse espressioni, con il loro dichiarato significato valutativo, implicano il pericolo ancora maggiore
di incoraggiare a cavalcarne, per cos dire, la vaghezza per giungere ad una decisione risolta in chiave
retorica, persuasiva: un modo diverso ma non meno inquietante di aggirare i gravosi problemi posti
dallesigenza di una rigorosa, oggettiva dimostrazione del nesso di condizionamento. Proprio alla luce della
recente sentenza delle Sezioni unite, tali timori sono stati efficacemente condensati, paventando che la
probabilit logica possa costituire un ectoplasma evocato dalla scienza privata di qualcuno per colmare il
divario fra le statistiche e le probabilit controfattuali
81
.
Si visto che il paradigma ipotetico deduttivo suggerisce un approccio piuttosto affine allistintivo stile
della giurisprudenza, fondato su una rigorosa adesione ai fatti e su una serrata analisi critica di essi, ispirato
da una forte istanza di oggettivit, di verit, sia pure intese solo come un ideale, un principio regolativo. Qui
si scorto un punto interessante: in sintesi estrema, quello della convergenza tra un dato psicologico
(l'andamento a feedback di congettura e confutazione) ed un enunciato logico (la ripercussione deduttiva
della falsit dalla conclusione alle premesse). Si tratta di un dato nuovo, aggiuntivo rispetto alla tradizionale
teoria dell'ipotesi, se non altro per l'evidenza che vi assume l'aspetto critico: la teoria (nel nostro caso la
teoria del caso concreto) deve confrontarsi con i fatti, non solo per rinvenirvi segni che vi si conformino, ma
anche e forse soprattutto per cercare elementi di critica, di crisi.
Insomma, pur non potendosi certamente sottovalutare (tanto pi nell'ottica pragmatica cara al
giudice) la rilevanza degli elementi di conferma, assume rilievo pure la parola chiave "falsificazione":
falsificazione con i fatti, cio critica con i fatti.
Si discute su quale sia la prima traccia dell'uso della falsificazione ed in particolare se essa sia
presente gi nel pensiero di Peirce o se sia attribuibile a Popper. E' stato dimostrato che Peirce us, nella sua
vastissima produzione, il termine in questione (la proposizione ipotetica "may be falsified by a single state of
things")
82
.
D'altra parte tale metodo forse era gi presente nel pensiero medioevale
83
. E un approccio
problematico e critico pure rinvenibile nell'antica storiografia greca
84
.
Tutto ci comprensibile, se si considera che il metodo per congetture e confutazioni un naturale
metodo di risoluzione di situazioni problematiche che trova applicazione con successo nella vita ordinaria
dell'uomo (il dato psicologico cui si fatto cenno).
Tuttavia non pu essere neppure posto in dubbio che il falsificazionismo ha assunto tutto il suo
rilievo nell'opera di POPPER e nella scuola di pensiero che vi si ispira, nell'ambito di una teoria della
conoscenza realista, critica, oggettivista imperniata attorno alla teoria della conoscenza nell'ambito della

valutazione, in Riv. it. dir. e proc. pen., 1995, p. 1104; Sia pure consentito di rinviare a tale riguardo a BLAIOTTA, Il
realismo critico di K. Popper: un ideale di conoscenza oggettiva per il giudizio penale, in Cass. pen, 1997 p. 3689.
81
GARBOLINO, Dalleffetto probabile alla causa probabile, in Cass. pen. 2004,
82
ANTISERI, in Introduzione a NAVILLE, La logica dell'ipotesi cit.
83
ECO, SEBEOCK, in Introduzione a Il segno dei tre cit.
84
BUTTI DE LIMA, L'inchiesta e la prova, Einaudi, 1996, p. 127 ss.
30
scienza: un terreno comune, per intendersi, a quello della teoria nomologico-deduttiva di stampo
neopositivista.
Comunque sia, per, per il giudice non poi decisivo inseguire indagini sulla di primogenitura e,
comunque, poco appropriato risolvere i pressanti problemi conoscitivi da cui gravato mediante l'adesione
al pensiero di un autore o di un altro. Ci che conta realmente che il criticismo falsificazionista vicino al
metodo naturale della risoluzione dei problemi ed offre quindi uno strumento utile ed efficace nella prassi;
anche quella del giudice, che si discosta radicalmente dagli arcaici ed irrealistici modelli impostile dalle
tradizionali concettualizzazioni della giurisprudenza ispirate a schemi sillogistici.
Dunque, uno strumento metodologico e logico utile. Ma utile a cosa? Non certo al conseguimento
garantito dell'agognata ed inafferrabile certezza; ma certamente a tentare di conseguire la corroborazione
dell'ipotesi.
La conclusione: non c' corroborazione senza una serrata ricerca dei fatti, dei segni, che
accompagnano ogni vicenda analizzata sotto il profilo eziologico; e senza un'altrettanto rigorosa analisi di
tali fatti, nel tentativo di confutare l'ipotesi. Come si gi ripetutamente evidenziato, l'atteggiamento critico
non di tipo argomentativo, dialettico, ma logico; e trova la sua sintassi nei fatti. Esso, comunque, non
garantisce alcunch: per quanto eroicamente si voglia investigare ed analizzare un accadimento, non per
nulla certo che si trovi un elemento di confutazione dell'ipotesi. E se pure non si trova un elemento di
confutazione dell'ipotesi non per nulla certo che essa sia fondata. Il criticismo, insomma, non ci consente
di raggiungere la verit, e se pure ce lo consentisse noi non potremmo saperlo. Tuttavia, noi non abbiamo di
meglio: esso costituisce, come si visto, la base del giudizio di corroborazione dell'ipotesi cui il giudice,
come lo scienziato, tende. Di certo, allora, lo scenario "vuoto" ingombrato magari solo di fallaci arzigogoli
statistici, la negazione della corroborazione. Occorre -dunque- animare la scena con i fatti: un itinerario
faticoso, tutto da percorrere, per i difficili mestieri di giudice e di perito.


9.1 - La spiegazione dellevento. - Per uscire dall'astratto, si pu tentare di indicare i due momenti
che segnano laccertamento del nesso causale nel classico contesto della professione medica, al quale la
giurisprudenza si diffusamente dedicata: da un lato la spiegazione degli accadimenti, dallaltro la verifica
del rilievo condizionante della condotta sanitaria mancata.
Il primo aspetto, quello della spiegazione dellevento, propone solitamente una situazione d'incertezza
determinata dal dubbio circa la possibilit di riferire un evento a differenti fattori causali: il problema della
pluralit delle cause. La questione problematica da risolvere riguarda l'attendibilit dell'ipotesi circa la
riconducibilit dell'evento ad una (piuttosto che ad un'altra) classe di eventi ed alle diverse generalizzazioni
esplicative disponibili; e la difficolt dellindagine connessa anche alla variet ed al peso delle diverse
possibili ipotesi scientificamente accreditate di un determinato evento. Sar quindi importante definire il
contesto problematico entro il quale ci si muove. Il riferimento alla situazione problematica, al contesto,
consente pure di richiamare il discorso gi accennato sul carattere appunto contestuale dellindagine causale,
che si spera assuma ora un significato pi definito. Si gi visto che il significato della frequenza di
determinati accadimenti influenzato dal contesto. Ed proprio analizzando a fondo il contesto che si potr
tentare di risolvere i dubbi quasi immancabilmente presenti nellindagine causale.
Si tratter, in breve, di raffrontare le diverse teorie con i fatti al fine di selezionare lipotesi causale
preferibile e di stornare il pericolo che fattori di disturbo presenti nel contesto offuschino lindagine e
mostrino una relazione causale solo apparente. Qui, la forza probabilistica delle generalizzazioni esplicative
disponibili non per nulla risolutiva. Lenunciazione in tal senso della sentenza delle Sezioni unite
pienamente condivisibile. Ad esempio, potr accadere che anche una generalizzazione che esprime una
correlazione tra una condizione ed un evento in una percentuale modesta di casi abbia un forte significato
causale, quando non configurabile (in linea di principio o solo in concreto) unipotesi causale alternativa.
In casi del genere una non accorta utilizzazione di argomenti statistici potrebbe condurre a pensare che lo
scarso rilievo probabilistico dellinformazione causale, debba condurre ad escludere il nesso causale. In
realt non cos. E stato gi proposto (Cap. I, 5.3) un esempio assai eloquente, tipico delleziologia
monofattoriale, quello del veleno che produce una lesione assolutamente tipica, specifica, che tuttavia si
rivela letale solo in alcuni casi, a causa delle variabili che segnano la specificit della risposta di ciascun
organismo allagente patogeno. Si tratta di una contingenza presente nelle lesioni o malformazioni
conseguenti all'assunzione di un farmaco
85
. Anche la recente esperienza giurisprudenziale mostra frequenti

85
MAIWALD, Causalit cit. p. 98 e s.
31
applicazioni di tale genere di relazione causale. Si fa riferimento in particolare alla relazione tra lesposizione
alle polveri di amianto e talune patologie, quali lasbestosi ed il mesotelioma pleurico: tali affezioni sono
tipicamente connesse in modo pressoch esclusivo, anche se non in modo immancabile, con linalazione
dellamianto, sicch nei casi nei quali stata riscontrato il protratto contatto tra il lavoratore e la sostanza, la
giurisprudenza riconosce senza esitazioni il nesso di condizionamento a cagione della natura sostanzialmente
monofattoriale delle malattie in questione.
Un discorso pi articolato, ma non dissimile, potr essere condotto nel caso in cui siano possibili
differenti processi eziologici e tuttavia il materiale probatorio mostri segni univocamente coerente solo con
uno di essi.
Pare, dunque, che non possa esservi dubbio che la tesi della necessit di un raffronto serrato tra teorie e
fatti costituisca la chiave di volta dellindagine causale.
Ne emerge la necessit di sottrarre tale indagine allastrattezza che spesso la caratterizza e che si risolve
solo nellevocazione astratta di numeri, percentuali e simili. Un importante contributo in tale direzione potr
venire, non solo, come ovvio, dallaccuratezza delle acquisizioni probatorie, ma anche dagli apporti del
perito. Questi dovr fornire al giudice due categorie d'informazioni: da un lato quelle di carattere generale
inerenti alle modalit d'azione dei diversi fattori, allo loro incidenza statistica, agli altri fattori che
interagiscono con essi e ne influenzano l'azione; dall'altro quelle relative alla presenza nel processo di segni,
fatti cio, che si presentano in accordo con l'esplicazione dal fattore considerato. Ma vi anche un altro
momento non meno importante alla luce del modello falsificazionista di cui si parlato: si tratta di ricercare
prima e di analizzare poi tutte le informazioni pertinenti possibili e di valutare infine se vi siano segni che si
rivelino incompatibili con l'ipotesi accusatoria e quindi la smentiscano; e ancora di accertare se vi siano
elementi che accreditino (e in che misura) l ipotesi che coinvolge nella spiegazione dell'evento l'alternativa
ipotesi fattoriale. Tale ultimo aspetto pu anche essere visto come un confronto tra ipotesi. Tuttavia occorre
ripetere qui quanto gi in precedenza evidenziato in linea generale: la valutazione comparativa tra teorie non
pu essere un modo sbrigativo per accedere comunque a quella pi probabile. Si ricadrebbe cos nella mai
abbastanza criticata prassi di risolvere i problemi di dimostrazione del nesso causale su basi statistiche.
Occorre, invece, che la teoria preferita sia in s robusta e che inoltre non sia smentita da fatti e argomenti che
abbiano un minimo di ragionevole plausibilit. Cos il metodo critico falsificazionista costituisce un
importante banco di prova aggiuntivo per saggiare la corroborazione dell'ipotesi. Tutto questo, se si vuole,
pu essere posto sotto le insegne della "probabilit logica" evocata anche dalle Sezioni unite, giacch in
fondo, un contrassegno vale l'altro, purch sia chiaro che la valutazione complessiva in ordine alla
corroborazione non di tipo statistico ma valutativo, situazionale e critico-falsificazionista.

9.2 La dimostrazione del rilievo condizionante della condotta omessa. Una volta conseguita
la corroborata spiegazione degli accadimenti nel loro complesso, non ancora dimostrato il nesso
condizionalistico tra la condotta umana e levento. In particolare nellambito della responsabilit medica,
nella stragrande maggioranza dei casi occorrer dimostrare che le terapie adeguate che avrebbero potuto
essere attuate e che sono invece mancate avrebbero certamente scongiurato lesito pregiudizievole per la vita
e per la salute. E il tema del giudizio controfattuale che, come si visto, connota la causalit
condizionalistica specialmente nellambito dei reati omissivi impropri.
Il tema, senza dubbio assai problematico, stato esaminato ampiamente nel capitolo terzo e qui solo
possibile evocarne nel modo pi schematico i punti cruciali: lindividuazione delle situazioni nelle quali si
effettivamente in presenza di una condotta radicalmente omissiva o in cui il disvalore del fatto espresso,
comunque, da componenti omissive della condotta; i dubbi sui connotati della causalit omissiva e sulla sua
autonomia rispetto a quella attiva; le discussioni sulla possibilit di ritenere in tale ambito criteri di
accertamento meno rigorosi rispetto a quelli propri della causalit attiva; la possibilit di configurare in
determinati contesti unimputazione non condizionalistica.
In particolare, si visto che la relazione tra la patologia e la reazione di ciascun paziente allaffezione ed
alle cure, che quasi sempre alla base dellindagine medico-legale in tema di responsabilit professionale,
introduce ad un aspetto altamente complesso dellindagine causale: quello della sfumata e spesso
imponderabile interazione di fattori di segno contrario nel processo che presiede all'evoluzione di una
malattia. Tale interazione rende spesso assai arduo rispondere in termini di certezza alla cruciale domanda
sulla attitudine dell'intervento medico omesso ad evitare l'evento lesivo.
Come si ripetutamente avuto occasione di evidenziare, l'indagine medico-legale appare spesso
insoddisfacente proprio perch, nel tentativo di adeguarsi al deprecato metodo dogmatico e sillogizzante
evocato da certa parte della dottrina e della giurisprudenza, si tentato di dare risposte a partire da
32
generalizzazioni esplicative di carattere scientifico che nella maggior parte dei casi in realt semplicemente
non esistono. Si cos assistito all'altrettanto deplorevole trasformazione di incerte e lacunose informazioni
statistiche in altrettante "leggi" scientifiche. In realt, nella maggior parte dei casi si era in presenza di
informazioni nelle quali il dato numerico circa l'efficacia di un trattamento non era quasi mai spiegato, cio
rapportato ai fattori interagenti nel complesso incedere della patologia. Di qui un che di astratto e quindi di
insoddisfacente nella giurisprudenza. La pronunzia delle Sezioni unite (e, si spera, le riflessioni qui proposte)
additano un itinerario parzialmente diverso, maggiormente centrato sul caso concreto e sui suoi segni nella
prospettiva di un giudizio di corroborazione dell'ipotesi sul fatto. Anche qui, in una parola, le conoscenze
scientifiche vanno raffrontate con le emergenze del caso concreto.
Occorre tuttavia dar conto che recentemente, proprio alla luce della pronunzia delle Sezioni unite, stato
posto con acutezza il dubbio che la focalizzazione dellindagine sulle emergenze del caso concreto possa
essere realmente utile nellambito del giudizio controfattuale, aggiungendo qualcosa alla generalizzazioni
scientifiche di carattere statistico al fine di tentare di superarne le incertezze. In sintesi estrema, si ricordato
che la probabilit statistica si riferisce ad osservazioni immaginarie: anche quando sono disponibili
informazioni statistiche sulla frequenza delle persone sopravvissute ad un determinato trattamento, esse non
sono applicabili automaticamente alle situazioni nelle quali la persona cui si riferisce lindagine causale non
stata trattata. Il carattere immaginativo del procedimento inferenziale esclude che la misura dincertezza
insita nella informazione statistica possa essere superata attingendo alle particolarit del caso concreto. Tali
particolarit potrebbero indurre alla ricerca di leggi statistiche differenti, riguardanti, ad esempio, la
sottopopolazione nella fascia di et alla quale appartiene il soggetto considerato. Le indagini sul caso
concreto potrebbero pure fornire informazioni per unappropiata collocazione del soggetto considerato entro
una determinata categoria di rischio, o per escludere la presenza di fattori di disturbo che mostrano una
relazione causale solo apparente. Tali investigazioni, tuttavia, non consentirebbero di pervenire, sulla base di
una probabilit statistica, al controfattuale se la condotta del medico fosse stata X allora levento lesivo Y
non si sarebbe verificato
86
.
Non c dubbio che lobiezione coglie laspetto irresolubilmente problematico della causalit omissiva
che stata diffusamente analizzata. Proprio tale connotazione del problema del controfattuale costituisce, del
resto, il motivo principale che ha indotto a concepire la possibilit di pervenire in determinati contesti- ad
unimputazione non condizionalistica ma probabilistica.
Tuttavia, pare che lobiezione sia fondata su una visione rigidamente statistica del problema causale
e trascuri un po lo stile dellindagine in giurisprudenza. Si vuol dire che non vi dubbio che il controfattuale
nella causalit omissiva immaginativo o doppiamente ipotetico. Tuttavia (ed questo il punto che si
vuol rimarcare) concreto il contesto nel quale il processo immaginativo si colloca, se si avuta la sagacia
di indagarlo. Si ritiene che proprio il contesto, caratterizzato da peculiarit significative, interagisca spesso,
in qualche misura, con le informazioni generalizzanti disponibili, consentendo di conferire maggiore
concretezza e concludenza allindagine causale. Un esempio render pi chiaro il discorso: supponiamo che
si discuta della efficacia salvifica di una terapia intensiva mancata, nei confronti di un paziente affetto da una
patologia cardiaca in fase critica. Non c dubbio che le moderne pratiche di terapia intensiva hanno una
sicura efficacia nel ridurre significativamente la mortalit dei pazienti nelle situazioni critiche, quantomeno
differendo levento. Ed pure vero che il felice esito di tale intervento terapeutico legato allinterazione di
numerose variabili che ben difficilmente possono essere ponderate in modo accurato. E le informazioni
statistiche disponibili sulle percentuali di persone che sopravvivono nellindicata situazione critica a seguito
di trattamenti adeguati non gettano una luce risolutiva sul caso concreto: per quanti sforzi si facciano, non
sar quasi possibile essere certi che lintervento terapeutico mancato sarebbe stato risolutivo. Tuttavia, non
sar certo indifferente per il giudice e per il perito che il paziente sia giovane o anziano, che soffra di una
patologia pi o meno grave, che abbia subito gi altri eventi critici, che sia affetto da altre gravi patologie che
complicano il quadro clinico. Tutti questi fattori, senza dubbio significativi, non possono essere
realisticamente inscritti entro le coordinate di leggi statistiche, tanto alta la loro variet e tanto difficile la
ponderazione della loro interazione. In queste situazioni, ci che il modello dindagine di tipo ipotetico

86
Supponete di essere sicuri al 100% della verit della proposizione laumento del rischio relativo nella popolazione
pari al 68,5 %, non ci sono fattori di disturbo, lindividuo fa parte della popolazione e la legge biologicamente
plausibile: concludereste che vera la proposizione se la condotta del medico fosse stata X allora levento lesivo Y
non sarebbe accaduto?. La regola ad hoc obbligherebbe ad una risposta affermativa, ma ci di cui siamo certi che
almeno in 3 decessi su 10 la responsabilit non da attribuirsi allomesso intervento: perch dovremmo essere certi che
lindividuo di cui stiamo trattando non uno di questi tre?. GARBOLINO, Dalleffetto probabile alla causa probabile
cit. p.
33
propone un approccio in chiave indiziaria. Per ripetere le discusse enunciazioni delle Sezioni unite, si tratta
di confrontare in chiave problematica le generalizzazioni con i fatti al fine di pervenire ad un giudizio di
probabilit logica, credibilit razionale o corroborazione: un giudizio di tipo valutativo che si sottrae ad
un'impossibile quantificazione numerica. Tale approccio, in qualche caso, potr dire qualcosa di pi di
quanto enunciato nelle informazioni statistiche, conducendo alla dimostrazione (in termini di credibilit
razionale) del nesso di condizionamento. Nel caso prospettato, ad esempio, potr accadere che si sia in
presenza di un paziente che presenti profili assolutamente tranquillanti in ordine a tutti i profili di rischio
(et, condizioni generali, gravit dellaffezione, tempestivit del possibile intervento intensivo, adeguatezza
delle risorse tecniche ed umane disponibili ecc.) s da condurre il giudice a ritenere con ragionevole certezza
che un intervento appropriato avrebbe evitato l exitus in quel determinato contesto temporale.
Naturalmente, tale giudizio sar tanto pi legittimo quanto pi si riterr che le peculiarit della
causalit omissiva ammettano una qualche attenuazione del parametro di razionale certezza proprio della
causalit condizionalistica. Si visto, a tale riguardo, che laffermazione delle Sezioni unite a proposito della
piena equivalenza tra causalit attiva e quella omissiva non sembrano aver chiuso definitivamente il dibattito
giurisprudenziale. Daltra parte, come pure si visto, levocazione contenuta nella detta pronunzia a
proposito del giudizio di probabilit logica o credibilit razionale quale chiave di volta per un giudizio
dimputazione causale di tipo valutativo e non aritmetico sembra voler proprio offrire, in ambito applicativo,
uno strumento rigoroso ma non impossibile, per risolvere i problemi causali con quel margine di
approssimazione che proprio della giurisprudenza.
Nel capitolo dedicato alla causalit omissiva si tentato di mostrare che non di rado si riscontrano
contesti nei quali la condotta attiva prescritta non in grado di assicurare con ragionevole certezza la
salvezza del bene protetto. In tali casi, come si accennato, lindagine causale sar concentrata, con il
consueto rigore investigativo e speculativo, sulle particolarit del caso concreto, per verificare se le
chances teoriche di successo della terapia mancata potessero concretizzarsi nella specie.
Lindicazione verso unindagine causale maggiormente focalizzata sul caso concreto fornisce anche
qualche riflessione squisitamente applicativa. Accade spesso che l'indagine medico-legale sia fondata sulle
informazioni disponibili nella cartella clinica. Si tratta di un'indagine che viene compiuta al primo avvio
della ricostruzione del fatto e dalla quale si attendono risultati spesso irrealistici. Infatti, su tali basi, si
dispone spesso di informazioni lacunose ed incerte, che conferiscono astrattezza alle risposte del consulente
medico che, spesso, conseguentemente orientato a dare risposte tutte centrate su informazioni statistiche
sull'andamento di certe affezioni o sulle probabilit di successo di determinate terapie, senza focalizzare
adeguatamente sul caso specifico.
Ancora, tenendo presente il carattere valutativo del giudizio affidato al giudice alla stregua della
pronunzia delle Sezioni unite, non sar utile porre al consulente quesiti volti ad una impossibile risposta
assiomatica, certa, ma andr piuttosto chiesto di descrivere accuratamente, leggere, analizzare i segni fattuali,
di esporre tutte le conoscenze scientifiche che ne consentono una valutazione sotto il profilo dell'interazione
causale, nella prospettiva dell'elaborazione della teoria del caso concreto, della spiegazione -cio- del fatto
oggetto del giudizio. Gli si chieder, insomma, un complesso di informazioni e di valutazioni scientifiche,
piuttosto che una risposta che costituisca essa la risoluzione del problema causale e del processo. Ci
comporter certamente per il giudice un intervento pi critico e penetrante nella ricostruzione degli
accadimenti, non scevro da difficolt.


9.3 . La risoluzione di problemi causali nuovi. - Non meno rilevanti, infine, le conseguenze per ci
che attiene al problema della risoluzione di un problema causale nuovo, nel quale cio non vi sia
disponibilit di preesistenti conoscenze che consentano di inquadrarlo in modo sicuro. E' proprio in tali
situazioni che nato e si sviluppato il dibattito sull'accertamento del nesso causale che, come ormai
chiaro, costituisce il cuore del problema causale: i casi del talidomide
87
e delle macchie blu
88
costituiscono
gli esempi pi noti e dibattuti di tale contingenza. E' chiaro che se si parte dalla (criticata) giurisprudenza che
immagina la spiegazione come deduzione da generalizzazioni gi generatesi in precedenza e fondate
sull'osservazione di casi analoghi, non possibile ed anzi escluso in radice, per una ragione di principio che

87
SJOSTROM-NILSSON, Il talidomide ed il potere dell'industria farmaceutica, Milano 1973.
88
Trib. Rovereto, 17 gennaio 1969, in Riv. it. dir. proc. pen. 1971, con nota di Nobili, Diniego di perizia e utilizzazione
di indagini tecniche svolte in sede amministrativa. Ambedue i casi indicati sono diffusamente analizzati in STELLA,
Leggi scientifiche cit.
34
il giudice, con l'aiuto dei periti e del sapere scientifico possa in linea di principio, e ferme le intuitive
difficolt di una tale impresa, tentare di giungere ad una coerente, affidabile spiegazione del caso. Tale
prospettiva non invece preclusa se ci si pone sul piano dell'ipotesi e del processo quale verifica di
un'ipotesi, quale additato dalla Sezioni unite.
Si vuole brevemente ricondurre il problema alla radice, che si evocata allinizio di questo lavoro:
lidea di causa parte essenziale dellimmagine che luomo ha del mondo ed anche uno strumento
insostituibile per la soluzione di problemi esistenziali di ogni genere che incessantemente insorgono. Cos,
lidea che la risoluzione di un problema causale debba sempre sottendere una base scientifica certa
precostituita e certa appare non realistica e determinata dal modo scientista dintendere la realt. Uno
sguardo profondo sui mitici albori dellumanita mostra gi uomini intelligenti alle prese con problemi
complessi, testimoniati dalle realizzazioni visibili delle civilt antiche: ledificazione di edifici di
sorprendente complessit, la metallurgia, il calcolo di cicli astronomici complicatissimi
89
.
Un esempio varr pi di un lungo discorso: "Un uomo di media intelligenza si accorge di avere lo
stomaco in disordine. Pur non avendo mai neppure sentito il nome di Bacone, egli col suo ragionamento
procede in stretta conformit alle regole esposte nel secondo libro del Novum Organum, e si convince che la
causa del suo malessere il pasticcio di frutta secca e carne tritata. Vediamo come procede: ho mangiato il
pasticcio luned e mercoled e sono stato sveglio tutta la notte per l'indigestione ( comparentia ad intellectum
instantiarun convenientum). Non ne ho mangiato marted e venerd e sono stato bene ( comparentia
instantiarum in proximo quae natura data privantur) . Ne ho mangiato molto poco domenica e la sera ho
avuto una leggera indisposizione; ma il giorno di Natale ne ho mangiato in grande quantit e sono stato tanto
male che mi pareva di morire (comparentia instantiarum secundum magis et minus). Non pu essere stato il
brandy che ho bevuto col pasticcio, perch di brandy ne ho bevuto per anni senza sentirmi male (reiectio
naturarrum). Il nostro malato arriva perci a quella che Bacone chiama la vindemiatio e asserisce che il
pasticcio di frutta secca e carne non fa per lui". Vi anche qui un'analisi causale retrospettiva dei dati, ossia
delle informazioni date, che procede pur senza avere conoscenze scientifiche su affezioni gastrointestinali,
allergie, intolleranze
90
.
Linsegnamento che si pu trarre da tale caso appare piuttosto chiaro: sebbene non accada
frequentemente, unindagine di tipo induttivo, alimentata dalle peculiarit particolarmente caratteristiche e
chiare dei dati empirici di una determinata vicenda, pu in alcuni casi condurre alla razionale spiegazione
dellevento; anche se non dispone di informazioni scientifiche ad hoc.
Peraltro, lesempio proposto risale al diciottesimo secolo. Oggi non pi realistica lidea di un processo
causale alla cui analisi la scienza non possa apportare alcun contributo, e che debba essere risolto solo
analizzando fatti fortunatamente chiari nelle loro connessioni. In realt, anche quando non si dispone di una
preesistente generalizzazione ad hoc, quasi sempre la conoscenza scientifica di sfondo aiuta ad inquadrare,
ad analizzare qualche aspetto del problema nuovo. In questo senso pu affermarsi che anche la risoluzione di
un problema causale nuovo potr nella maggior parte dei casi avvenire su basi scientifiche.
Certamente nelle situazioni che sono state descritte lindagine causale dovr essere condotta con grande
rigore, secondo lo stile che si gi indicato del confronto tra lipotesi ed i fatti, e potr condurre a risultati
sicuri solo quando i fatti siano numerosi, rigorosamente ricostruiti e conducano tutti insieme, con coerenza,
ad una spiegazione dellaccadimento che non presenta punti critici. In casi di tale genere pare non sia
essenziale la presenza di uninformazione scientifiche capace spiegare analiticamente le modalit dello
sviluppo dellaccertata relazione causale tra la condizione e levento.
Per evitare puerili trionfalismi, occorre solo soggiungere che non sempre l'itinerario indicato potr essere
percorso senza difficolt e per intero. Gli ostacoli sono costituiti dall'incertezza del sapere scientifico e forse
ancor pi dall'inevitabile incompletezza delle informazioni disponibili. Tuttavia, sembra che una nuova
traccia sia stata segnata per l'indagine sul fatto e per il giudizio d'imputazione causale: la strenua ricerca dei
fatti e la rigorosa adesione ad essi.

9.4 Le buone intenzioni e le vie dellinferno. - Come si accennato ripetutamente, lo stile dindagine
di cui si da ultimo parlato di tipo indiziario. Non a caso, sia nella pronunzia delle Sezioni unite che nei
commenti dottrinali che vi si sono ispirati, vengono evocate le classiche categorie della giurisprudenza: le
massime desperienza, il principio del libero convincimento del giudice, lobbligo della motivazione, le

89
DE SANTILLANA, VON DECHEND, Il mulino di Amleto, Adephi, 1983, p. 84 e ss.
90
Lesempio tratto da MACAULAY, ed riportato in MEDAWAR, Induzione e intuizione nel pensiero scientifico,
Armando, 1974, p. 67, nota 31.
35
regole di giudizio, il controllo di legittimit da parte della Corte di cassazione del complesso ragionamento
probatorio che fonda la decisione sul fatto. A tale ultimo riguardo si affermato che la garanzia del controllo
di legittimit sulla motivazione rinvia ad uno schema epistemologico che pretende la trasparenza e al
comunicabilit intersoggettiva della trama giustificativa delle ragioni e della logica della decisione in fatto;
ed inoltre che il controllo sul ragionamento probatorio debba investire non soltanto la coerenza logica ab
intrinseco della argomentazioni giustificative, la congruenza interna della motivazione, ma anche la base
giustificativa della premessa maggiore del sillogismo giudiziario, la cosiddetta giustificazione esterna.
Infine, si affermato che il controllo sulla razionalit delle argomentazioni giustificative -la cosiddetta
giustificazione esterna- inerisce ai dati empirici assunti dal giudice di merito come elementi di prova, alle
inferenze formulate in base in base ad essi ed ai criteri che sostengono i risultati probatori. Lanalisi
retrospettiva, muovendo dalle conclusioni e ripercorrendo allindietro le linee giustificative della decisione,
al fine di verificare la validit delle inferenze che la compongono ed i nessi che legano questultime luna
allaltra, investe dunque non la decisione, ma il contesto giustificativo di essa, come esplicitato dal giudice di
merito nella motivazione in fatto. La Corte di cassazione non pu certo sostituire la propria legge di
copertura a quella postulata dal giudice di merito, ma deve verificare, sotto il profilo della manifesta
illogicit della motivazione, la razionale plausibilit dellargomentazione induttiva che indica la fonte e ne
radica la garanzia conoscitiva
91
.
Tuttavia, ripetendo un dubbio gi pi volte espresso, c da chiedersi se tale elaborazione tenga
sufficientemente conto delle difficolt che segnano il passaggio dalle informazioni statistiche al
condizionamento espresso in termini di certezza perentoriamente enunciato quale insopprimibile esigenza
dellordinamento. Sembra che venga lasciato un po in ombra un aspetto dellindagine che pure le Sezioni
unite avevano acutamente adombrato, quello del raffronto dialettico tra abduzione ed induzione, lipotesi ed i
fatti. Il punto che non c' corroborazione senza una serrata ricerca dei fatti, dei segni, che accompagnano
ogni vicenda analizzata sotto il profilo eziologico; e senza un'altrettanto rigorosa analisi di tali fatti, nel
tentativo di confutare l'ipotesi. Come si gi ripetutamente evidenziato, l'atteggiamento critico non di tipo
argomentativo, dialettico, ma logico; e trova la sua sintassi nei fatti. Esso non garantisce alcunch, tuttavia
non vi nulla di meglio. Di certo, allora, un quadro probatorio approssimato, non investigato in modo
penetrante e non raffrontato con lo scenario del sapere di sfondo, rischia di essere la negazione della
corroborazione. Pare, in sintesi estrema, che la logicit della motivazione debba essere soppesata anche sotto
il profilo dellanalisi critica alimentata dalla serrata investigazione e ponderazione dei fatti tipici di una
specifica contingenza.

9.4 La verifica in ordine alla scientificit del sapere utilizzato. Infine, non si pu mancare di
chiedersi se un itinerario probatorio cos complesso come quello di cui si parla, spesso in bilico tra
complicati scenari scientifici e non meno intricate emergenze fattuali, possa essere effettivamente gestito in
modo affidabile dal giudice. Gli studi che hanno tentato di analizzare da vicino linfluenza delle informazioni
scientifiche sul processo offrono un quadro desolante. Sebbene si tratti di notazioni ispirate prevalentemente
dallesperienza del processo di common law, appare utile un riferimento ai principali problemi: la mancanza
di formazione scientifica dei giudici; la sprovvedutezza dei giurati cui pure compete in buona parte la
responsabilit di accertare legalmente i fatti; la stessa configurazione dei sistemi di common law, secondo cui
ciascuna della parti si avvale dei propri esperti che depongono in qualit di testimoni; la mercificazione degli
esperti, il cui valore sul mercato dipende pi dalla capacit di persuadere che dalle effettive credenziali
scientifiche; il fatto che la stessa autorevolezza delle tesi scientifiche non deriva direttamente dalla loro
capacit di rappresentare la realt fisica, ma indirettamente, dalla certificazione di tali posizioni realizzata
mediante numerose negoziazioni informali e spesso occulte tra i membri delle discipline interessate; il
carattere decostruttivo delle affermazioni scientifiche nel processo accusatorio; la presenza di fattori
estranei allepistemologia nella determinazione della credibilit dellesperto; la complessit degli incidenti e
delle catastrofi di massa e la difficolt di esaminare i fatti con sguardo neutro dal punto di vista dei valori; la
provvisoriet e mutabilit delle opinioni scientifiche; la presenza addirittura di consulenze false, di
manipolazioni di dati; la presenza di scienza spazzatura priva cio dei necessari connotati di rigore; gli

91
CANZIO, Prova scientifica, ragionamento probatorio e libero convincimento del giudice nel processo penale, in Dir.
pen. proc., 2003, p. 1193 ss. Lanalisi meritevole di particolare attenzione, poich ne autore lestensore della
sentenza delle Sezioni unite.
36
interessi dei committenti delle ricerche
92
. Incertezze tutte che hanno indotto la Corte suprema degli Stati
Uniti a definire, nel famoso caso Daubert, le condizioni di accettabilit della testimonianza scientifica
93
.
Tali difficolt appaiono in certa misura esagerate in rapporto allesperienza del nostro ordinamento.
Tuttavia il fondo di verit che vi si pu scorgere induce a ritenere che il giudice non pu certamente
assumere un ruolo passivo di fronte allo scenario del sapere scientifico, ma deve svolgere un penetrante
quanto difficile ruolo critico, divenendo custode del metodo scientifico. Da questo punto di vista il sistema
processuale italiano presenta forse qualche aspetto positivo: il giudice professionista protagonista unico
dellammissione della prova e della ricostruzione probatoria del fatto; la progressiva scansione nelle diverse
fasi del processo degli elementi probatori di tipo tecnico-scientifico; lobbligo di razionale giustificazione
delle scelte decisorie secondo il modello normativo della motivazione in fatto; il controllo di legittimit della
Corte di cassazione, secondo una prospettiva di coerenza e sufficienza, del complessivo ragionamento
probatorio che fonda la decisone
94
. Tale pur confortante constatazione, peraltro, non attenua la
particolare ed ineludibile difficolt dellindagine affidata al giudice, segnata dalla necessit di analizzare
criticamente complessi scenari scientifici e fattuali.




92
CENTONZE, Scienza spazzatura e scienza corrotta nelle attestazioni e valutazioni dei consulenti tecnici del
processo penale, in Riv. it. 2001, p. 1244 ss; STELLA, Giustizia e modernit, Giuffr, 2001, p. 357 ss.; JASANOV, La
scienza davanti ai giudici, Giuffr, 2001. P. 81 e ss..

93
La Sentenza riportata in STELLA Leggi scientifiche e spiegazione causale, ed. 2000, p. 424; in proposito STELLA,
Giustizia e modernit cit. p. 346 ss; TARUFFO, Le prove scientifiche nella recente esperienza statunitense, in Riv. trim.
dir. proc. civ. 1996, 219 ; JASANOV, La scienza cit. p. 11 ss. FIORI, LA MONACA, ALBERTACCI, Le Sezioni unite
della Cassazione cit.; TAGLIARO, DALOJA, SMITH, Lammissibilit della prova scientifica in giudizio e il
superamento del Frye standard: note sugli orientamenti negli USA successivi al caso DAUBERT V. MERREL DOWN
PHARMACEUTICALS, INC. in Riv. it. med. leg. 2000, p. 719.

94
CANZIO, Prova scientifica cit. p. 1194 ss.

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