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# 1 - Maggio 2014
In questo numero
RIPARTIAMO / Una sfida da vivere insieme di Giampiero Hruby
L'EREDITA' / Un po come rinascere di Claudio Limardi
EDITORIALE / Un grande abbraccio al basket Italiano di Dan Peterson
IL CASO / Minucci, un time out di 18 mesi di Dan Peterson
POZZECCO / Semplicemente Poz di Niccol Trigari
MYERS / Carlton Maguire di Stefano Benzoni
PALASPORT / 40 anni di Status Quo di Dan Peterson
PALADOZZA / L'ombelico del basket di Enrico Schiavina
CAPOBIANCO / Il cacciatore di sogni di Niccol Trigari
REGIONI / Grandi Marche di Alessandro Elia
DATOME / Gigi il guerriero di Pietro Colnago
LEI NON SA CHI ERO IO / Lost in the Woods di Roberto Gotta
NBA / Phila, da AI a MCW di Stefano Benzoni
EUROLEGA / Lanno del Chacho. E poi... Milano di Matteo Zanini
EUROLEGA / Final Four, festa privata di Niccol Trigari
EUROLEAGUE vs FIBA / Guerra fredda di Matteo Zanini
COPPE EUROPEE / Quel treno per lEuropa di Marco Bonfiglio
EUROCHALLENGE / Una coppa Made in Reggio di Enrico Schiavina
TRINCHIERI / Una chance non sfruttata di Matteo Zanini
SERIE A / Milano e non solo di Matteo Zanini
PESARO / Dal tramonto all'alba di Marco Bonfiglio
STORIE / La societ fa lallenatore. E non viceversa di Dan Peterson
LNP GOLD / Italian Gold di Niccol Trigari
LNP GOLD / Trento e le altre di Stefano Benzoni
LNP SILVER / Agrigento, we are happy di Enrico Schiavina
DNB / La solita Fortitudo di Enrico Schiavina
PORTALUPPI-BANCHI / La coppia Olimpia di Niccol Trigari
ALBERANI / Una vita da GM di Marco Bonfiglio
D'ANTONI / Mike, e adesso? di Stefano Benzoni
GALLINARI / Il canto del Gallo di Pietro Colnago
SERIE A / La fuga dei cervelli di Dan Peterson
DIBATTITI / Jugo Perch no? di Sergio Tavar
FINAL FOUR / MAC-CA-BI ! di Pietro Colnago
FINAL FOUR / Vista in TV di Giancarlo Fercioni
ALTRI MONDI / Lezioni da oltre confine di Sergio Tavar
BRUGNARO / "Voglio pi basket sulla Rai" di Marco Bonfiglio
TELEVISIONE / TV del basket, un azzardo necessario di Niccol Trigari
WEB / Il basket e la rete di Matteo Zanini
SCOUTING / Tutti a Portsmouth! di Luigi Gresta
TECNICA / Le lezioni di coach Peterson
SuperbasketOfficialPage
SB
SUPER
BASKET
superbasket.it
ripartiamo
SuperbasketOfficialPage
1
SB
SUPER
BASKET
Lo scorso 9 aprile il Tribunale di Bologna Presa questa decisione mi sono tromi ha rilasciato il documento con il quale J vato subito a rispondere alla domanda pi
and J Company diventata proprietaria di importante, quella che tutti gli editori, piccoli
un marchio che nel nostro mondo significa e grandi, di questi tempi devono affrontare:
tantissimo: Superbasket. Da quel momento, edizione digitale o cartacea? Ed ecco la senella mia nuova veste di editore,ho iniziato conda scelta: il nuovo Superbasket sarebbe
a pensare a come sarebbe stato il nuovo Su- stato una rivista mensile in formato digitale
perbasket, erede della rivista che aveva chiu- anche se nei primi 12 mesi, in almeno 3-4 ocso le pubblicazioni nel febbraio 2012, pagan- casioni "speciali", la rivista sar disponibile
do soprattutto la crisi generale dell'editoria, anche in versione cartacea.
specie quella sportiva.
Dopo queste prime decisioni, prudenti
In questi anni lassenza di un periodico forse ma adeguate alle possibilit della casa
di riferimento per
editrice che si assungli appassionati di
ta questo affascinante
basket si sentita.
impegno, ho iniziato a
Tantissimo. E tantispensare alla squadra.
sime sono state le
Non sono partito dal
voci e anche i tentadirettore ma dal fototivi di far rinascere
grafo: in un mensile di
un progetto legato
qualit, questa figura
a questo nome. Noi
fondamentale. Ma
alle parole abbiala scelta stata facile:
mo preferito i fatti,
Giulio Ciamillo dellarilevando la testata
genzia romana CiamilSuperbasket e prelo-Castoria, che stato
parando un piano di
tra il 2000 e il 2011 il
rilancio senza voli
fotografo ufficiale delpindarici ma al pasla stessa rivista. Un
so con i tempi. Lo
nome importante. Poi
facciamo per dimosono passato allimstrare che il basket
postazione grafica e
italiano ha ancora
subito ho pensato a
la forza e le capaciPaolo Ronca, dellat di lanciare idee Giampiero Hruby, fondatore di J and J
genzia AP Architectunuove, stimolanti
ral Printing di Bologna.
come lo far rivivere questa testata storica.
Anche lui aveva gi lavorato per SB (dal 1998
La prima decisione presa stata doloro- al 2010). Con Ciamillo e Ronca, due ritorni, il
sa ma inevitabile: in un'epoca dominata da nuovo Superbasket ha messo a segno due
internet, dai social network, dall'informazio- colpi importantissimi. Immagini e grafica sane "usa e getta", non avrebbe avuto senso ranno di altissimo livello. Questo sicuro.
pensare ad un settimanale e nemmeno un La parte statistica sar realizzata
quindicinale (almeno per ora); ma forse un "internamente": la societ J and J infatti
mensile s, pu farcela. Quindi la prima vera prima di tutto un'agenzia che sin dal 1996
decisione assunta stata questa: la storica raccoglie e rielabora statistiche di squatestata Superbasket, che per ben 34 anni, dre e giocatori in tutti e cinque i continensettimanalmente, aveva riempito le edicole ti. Il database statistico sar naturalmendi tutta Italia, sarebbe tornata con una ca- te sempre a disposizione di SB (di cui era
denza mensile.
uno dei fornitori gi con leditore Cantelli
superbasket.it
ripartiamo
SB
SUPER
BASKET
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2
superbasket.it
LEREDIT
SuperBasket
stato
lo strumento che
ha fuso le mie
due grandi
passioni
Qui accanto
l'ultima copertina
del settimanale
Superbasket.
E' uscito in edicola
il 6 febbraio 2012.
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superbasket.it
EDITORIALE
Un grande abbraccio
al basket Italiano
di Dan Peterson
La salvezza
di Pesaro?
Un miracolo.
La vittoria di Reggio?
Prestigio per
il basket italiano.
Messina? E' pronto
per l'NBA
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EDITORIALE
nella quale hanno battuto la Russia, la Turchia, la Grecia, la Spagna.
Per, finita la benzina - panchina
cortissima - finito anche il sogno
di prendere parte al Mondiale 2014,
quando sarebbe bastato il settimo
posto per qualificarsi. Ma la squadra c' e l'allenatore pure.
Non voglio nemmeno dimenticare
due risultati ugualmente impressionanti. Pino Sacripanti ha portato
l'Under 20 all'oro agli Europei del
2013, e senza il migliore talento del
torneo; l'ha fatto con la sua bravura
in panchina e una rimonta bellissima nella gara per la medaglia d'oro.
Poi, Andrea Capobianco ha vinto il
famoso Torneo Albert Schweitzer,
un mondiale di categoria, battendo
in finale gli USA, 86-73. Bravo! Anche la FIP, insistendo su tanti Under
nelle varie formazioni, ha dato una
mano allo sviluppo di queste squadre e di questi giovani. Cos si fa!
Pesaro. Una salvezza cos vale
come uno scudetto. Anzi, forse
ancora pi difficile. Coach Dell'Agnello, che ha vinto uno scudetto
con Caserta nel 1991, ha dichiarato
che questa la pi grande soddisfazione della sua carriera. Ci credo. Ma merito anche al presidente
Ario Costa, sempre positivo, come
Dell'Agnello. Pure, strepitoso il lavoro del g.m. Stefano Cioppi, che
ha fatto il mercato con il budget pi
basso nella recente storia della Serie A. Bravo anche al vice allenatore
Umberto Badioli, collaboratore storico quanto importante per Pesaro.
Miracolo? Ditelo forte.
Coppa Italia. Carpe Diem dice
il vecchio proverbio latino. Ecco la
Dinamo Sassari, con dietro l'artefice e deus ex machina, il presidente
Stefano Sardara, guidata dal maxicoach Meo Sacchetti. Sono andati sotto nei quarti contro l'Armani
Milano, anche di 16, giocando al
Forum di Assago, casa dell'Olimpia.
Ma non hanno mollato mai. E sono
riusciti, con astuzia, a cogliere l'occasione. Poi, ancora pi importante, dopo quell'impresa sono riusciti
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e la nostra pagina:
SUPERBASKET OFFICIAL PAGE su
Facebook. Ovvio, sar difficile rispondere a tutte le domande ma...
Ci proveremo!
superbasket.it
IL CASO
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Amici Sportivi,
cliccate
mi piace
sulla nostra
pagina
Facebook.
Vi aspetto!
SB
SUPER
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IL PERSONAGGIO
Semplicemente POZ
Gianmarco Pozzecco uno dei principali fenomeni mediatici
della pallacanestro italiana: il ruolo di allenatore lo ha cambiato,
ma non tanto da renderlo banale.
di Niccol Trigari
Lallenatore
da cui
ho preso
pi cose
... Repesa
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Il successo su Youtube
Quando giocavo, mi sempre stato riconosciuto che nelle interviste dicevo la verit. La mia verit, ovvio. Non pretendo
di conoscere la verit assoluta, ma dicevo
e dico quello che penso. Per un periodo
della mia vita, dopo aver lasciato il basket
giocato e in particolar modo quando lavoravo in televisione, stato pi difficile
poter dire la verit e mi sono reso conto
che farlo comportava delle conseguenze.
Adesso, fortuntamante, posso nuovamente dire ci che penso senza troppi filtri e
sono convinto che questo arrivi alla gente.
Immagino che il segreto dellattenzione
che ricevono le mie dichiarazioni sia tutto
qui. Confesso che anche io riguardo le mie
conferenze stampa e lunica cosa che noto
che dico quello che penso. Oggi, alla
luce delle esperienze che anche io ho vissuto, so che ci sono momenti e situazioni
in cui la maggior parte delle persone non
ha la libert di farlo, o ha paura di farlo, o
comunque ritiene di non avere interesse
a farlo. Sono spaventate dalla reazione,
da quello che determinate dichiarazioni
possono produrre in termini negativi. In
alcuni casi, vale per i giornalisti, come
per i giocatori e gli allenatori, non hanno
le spalle abbastanza larghe, o coperte, per
permettersi di dire quello che pensano.
Io me ne sbatto, perch qui a Capo dOrlando vivo una situazione ideale, ho una
professione mia, un ruolo in cui credo e
vado per la mia strada, esattamente come
quando giocavo.
Il basket e i media
Devo riconoscere che per un giornalista
il problema pi complesso, perch deve
parlare degli altri e dare giudizi sugli altri.
Quando invece giochi, o alleni, a conti
fatti parli di te stesso, della tua squadra e,
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IL PERSONAGGIO
Spettinato, aria scanzonata, viso simpatico: un allenatore sui generis, non trovate?
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IL PERSONAGGIO
In carriera ho
vinto poco, se
divento anche
antipatico
sono proprio
sfigato
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di visibilit.
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IL PERSONAGGIO
Essere coach
Penso che la parte tecnica sia la pi facile della mia professione. I pi grandi
allenatori che abbia avuto non erano tali
per quello che ti facevano fare dal punto
di vista tecnico, ma perch riuscivano a
farti fare quello che serviva alla squadra.
Devi essere un motivatore, avere la capacit di tranquillizare i giocatori, ma anche di
stimolarli. Devi instaurare un rispetto reciproco e riuscire a ottenere da ogni componente della squadra dedizione. Infine devi
convincerli delle tue idee e questo aspetto
intimamente legato alle tue conoscenze
tecniche, perch quando hai interlocutori
come Basile, Soragna e Nicevic, il fatto che
tu sia o meno preparato, viene a galla. Se
guadagni la loro fiducia, saranno disposti
ad accettare i sacrifici che chiederai. Quelli pi difficili da accettare, almeno per la
maggior parte dei giocatori, sono legati
alla fase difensiva, perch la difesa fatica. C chi si diverte un po di pi, come il
Baso, e chi non si diverte per niente, come
era per me, ma per tutti difendere fatica
e lallenatore deve convincerti che il tuo
sacrificio sia utile, a te e alla squadra. Per
questo un buon allenatore deve innanzittutto avere un ascendente sui giocatori. Se
non ti seguono, puoi avere le idee migliori
del mondo, ma non vincerai mai.
Individualit e gruppo
Quando giocavo io, nel rapporto tra le
stelle di una squadra e il resto del gruppo
cera una sorta di livello di sopportazione
e ho limpressione che oggi si stia abbassando troppo. Mi spiego: quando ho iniziato a giocare cerano due americani, che
dagli italiani venivano sopportati e supportati. A loro veniva concesso qualcosa
in pi perch erano quelli che facevano
la differenza e potevano farla proprio perch a loro era concesso di fare qualcosa di
diverso. Quando avevo 20 anni, Michael
Ray Richardson era pi forte degli altri,
ma risultava pi forte anche perch a lui
veniva permesso di tirare 4 o 5 volte di fila
e gli altri lo sopportavano, anzi in quel
periodo lo davano per scontato. Adesso,
forse anche per limportanza che viene
data al concetto di squadra, quel livello di
sopportazione si abbassato notevolmente. Oggi diffusa lidea che tutti i giocatori
debbano essere uguali e, a volte, questo
impedisce a qualcuno di rendere al massimo delle proprie possibilit. Bisogna
avere pi tolleranza nei confronti di chi ha
maggiore talento offensivo, perch a volte
pu sbagliare o forzare un tiro, ma qualche minuto pi tardi, se il resto della squadra continuer a sopportarlo/supportarlo,
potrebbe regalare la giocata decisiva.
Pregi e difetti
Se ho un pregio la coscienza di avere
dei limiti e di poter fare delle sciocchezze.
Da questa certezza nasce lelasticit necessaria per ascoltare il parere di un giocatore. Ho le mie idee, anche abbastanza
precise, ma mi sto rendendo conto che i
giocatori che vanno in campo possono
fartele cambiare. La cosa che non mi piace di me stesso, anzi mi f letteralmente
uscire di testa, come vivo le ore che precedono la partite: se aprisse un negozio
con in vetrina la serenit, sarei il primo
della coda e pagherei qualunque cifra. Il
giorno della partita soffro come un cane,
indipendentemente dallavversario, dalla
situazione, dallimportanza. Per descrivere la gravit della situazione, basti dire
che ero teso anche prima dellultima di
stagione regolare: se non riesci a rilassarti neppure quando giochi in casa contro
Imola, che con tutto il rispetto ha vinto
una sola partita in tutto lanno, allora non
c speranza.
I maestri e i modelli
Pu sembrare strano visti i precedenti
che abbiamo, ma credo che lallenatore da cui ho preso pi cose sia Repesa.
Nove anni fa lavrei tirato sotto con la
macchina, ma facendo anche la retro e
poi rimettendo la prima e di nuovo la re-
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IL PERSONAGGIO
tro Ovviamente col tempo i rapporti tra
noi sono migliorati, ma comunque gli ho
sempre riconosciuto di essere un allenatore con qualit notevoli. Non hai idea di
quante volte inizio la frase dicendo Come
diceva il buon Jasko Repesa. Ho preso
tante cose anche da un altro coach con
cui ho avuto qualche problema, ovvero
Dado Rusconi, che probabilmente considero il migliore col quale abbia lavorato.
Se per devo dire che tipo di allenatore
mi piacerebbe essere, quali sono i miei
modelli, scelgo Tullio Micol e Fulvio Friedrich, ovvero chi mi ha allenato da bambino e da dilettante, in C2, perch voglio
che insieme allaspetto professionale
rimanga sempre quel pizzico di goliardia, di spensieratezza. Per Repesa non
ammissibile, pretende che ogni giocatore
pensi alla pallacanestro 24 ore al giorno.
Io sono convinto che serva un po pi di
equilibrio: se uno come Gianmarco Pozzecco gioca una volta alla settimana,
la sera dopo la partita legittimo che
si ubriachi! Ognuno ha i propri ritmi:
Djordjevic, che era professionale come
pochi altri, la notte prima della partita
non riusciva a dormire e giocava a carte
con Lonar fino alle 6 del mattino. Se un
allenatore glielo avesse impedito, probabilmente avrebbe guardato il soffitto per
Sono
fidanzatissimo
con Tanya,
una ragazza
spagnola.
Evidentemente
una santa,
se sta con me
Abbracciato dai suoi giocatori dopo la vittoria dell'anno scorso a Forl senza Young
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IL PERSONAGGIO
CARLTON... Maguire
A QUATTRO anni dal suo ritiro dai campi, MYERS continua ad essere
un protagonista del mondo del basket. Come Direttore tecnico della sua
agenzia, personaggio tv e testimonial Kinder + sport. QUI ci racconta
il suo presente, con un occhio Al passato fra ricordi, riflessioni,
retroscena e considerazioni molto attuali. Ispirandosi a... Tom Cruise
di Stefano Benzoni
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mesi che vanno sfruttati. Anche per quelli impegnati con la squadra nazionale. S,
anche per loro.
Chi lavora con lei?
C' Pierfilippo Rossi, lui s un vero procuratore, Matteo Franceschini che il direttore generale, Nicol Galli che una segretaria factotum e Paolo Ronci che agisce
come consulente esterno.
Che rapporto ha con i suoi giocatori?
Li sento con regolarit, li seguo, li vedo,
anche se vorrei vederli molto di pi, ma ne
abbiamo una quindicina e facciamo fatica
a vederli sempre tutti domenica dopo domenica. Non oso pensare a come facciano
le altre agenzie che di giocatori da seguire
ne hanno molto di pi: saranno meglio
organizzati... Io imposto il rapporto con i
ragazzi privilegiando l'aspetto umano e
personale. Ricordate il film "Jerry Maguire", quello con Tom Cruise? Lui all'inizio
era un procuratore come tutti gli altri. Poi
riflette, capisce, e si trasforma in una persona diversa, pi umana. Cambia, in meglio, sia se stesso che il suo giocatore.
Ironia della sorte, dopo che stata,
come sponsor della Virtus Bologna,
una delle sue pi acerrime rivali, ora
diventato anche ambasciatore di un'azienda importante come la Ferrero per
il progetto di responsabilit sociale
kinder + sport. Ci spiega il suo ruolo?
E' vero, non ci avevo pensato. Comunque
l'essere stato scelto da un'azienda cos conosciuta e prestigiosa come appunto la
Ferrero mi fa piacere perch, al di l della
soddisfazione e dell'aspetto economico,
rappresenta un riconoscimento importante per quel poco o molto di buono che ho
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IL PERSONAGGIO
Io un procuratore?
Non esatto. Sono
il responsabile
tecnico di
un'agenzia che
aiuta i ragazzi
a crescere
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IL PERSONAGGIO
Divertimento
e passione.
Ma ad alto livello
la differenza
la fa sempre
e solo
la motivazione
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IL PERSONAGGIO
ma perch ero fatto cos. Premesso che
non ho rimpianti per quello che stato e
che tutte le sconfitte che ho subito sono
servite per arrivare ad una vittoria e ad un
incontro molto ma molto pi importante,
quello con il Signore, ad un certo punto
della mia carriera mi sono fermato a riflettere. Lo devi fare per forza perch se le
cose non vanno come vuoi, devi metterti in
discussione e cominciare a farti delle domande. Io l'ho fatto e posso dire che se fossi stato pi comprensivo, pi attento e fossi
venuto pi incontro alle esigenze dei miei
compagni avrei fatto molto, molto meglio,
e soprattutto loro avrebbero reso di pi.
Spesso li ho condizionati negativamente.
Torniamo all'oggi. La si vede spesso
sui campi e sembra che il tempo non
sia passato, ancora in una notevole
forma fisica. Ci sono segreti dietro tutto
questo? Corsa, palestra, diete?
Sono spesso in giro ed ovunque vada mi
porto sempre l'occorrente per correre. Corro tre-quattro volte alla settimana, faccio
pesi in palestra per la parte sopra e per la
parte sotto, sempre seguito da un preparatore, Mauro Manzini che mi ha anche
prescritto una dieta che rispetto dal luned al venerd. Poi il sabato e la domenica
qualche concessione alimentare me la
concedo, anche se non sono mai stato un
mangione.
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IL PERSONAGGIO
A Rimini stiamo cercando di unire tutte
le realt e molte societ sono favorevoli.
Il detto L'unione fa la forza non mai stato attuale come ora. Dobbiamo parlare
con Luciano Capicchioni che un po' l'astronave madre della cosa, ma sono certo che anche lui sar d'accordo. A Pesaro
la situazione complicata, come in altre
parti del resto, ma spero che il basket di
alto livello possa andare avanti. La Fortitudo sono andata a vederla alcune volte
e quando ho sentito l'urlo dei tifosi in un
momento chiave, verso la fine della partita e con il punteggio in equilibrio, beh
confesso che in quel momento se avessi
potuto sarei tornato a giocare. Per non
dimentico Roma...
Dove rimasto tre anni...
E dove ho avuto un grande rapporto
con il presidente Toti, che ha fatto e continua a fare un grande lavoro. Se Roma
ancora nel basket che conta lo deve
esclusivamente a lui e spero da suo amico e tifoso che la passione per il basket
non lo abbandoni mai e che ci sia qualcuno disposto a dargli una mano. Mentre a Bologna c' Romagnoli, una persona che ha fatto molto per il basket del
capoluogo e che spero continui a restare
dentro questo sport. Persone come Toti
e come Romagnoli non vanno perdute.
Cosa ne pensa di quello che sta succedendo a Siena?
Negli anni 80, negli anni 90 e negli
anni 2000, quando ce n'era in abbondanza, tutti hanno approfittato di questa situazione poco controllata. C'era
chi guadagnava 10, chi guadagnava
100 e chi guadagnava 1000 e questo
veniva fatto senza pagare tutte le tasse
ed era ed illecito, e sbagliato. Detto
questo per, quello che non dobbiamo
fare scandalizzarsi perch sarebbe
solamente ipocrisia. Non facciamolo!
Ho fiducia nella giustizia che far il
suo corso. Questo ci insegna a rispettare di pi le leggi e soprattutto che
cambiato il periodo storico nel quale
stiamo vivendo. Assieme ad una crisi
importante ha fatto riscontro un giusto risveglio da parte delle Autorit.
Fra gli altri mi dispiace per Stefano
Sammarini che fino al 2004 ha collaborato con me curando la mia immagine e facendo un ottimo lavoro.
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IL PERSONAGGIO
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INCHIESTA
Pesaro, Adriatic Arena, la pi moderna della Serie A.Ha gi 18 anni di vita...
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INCHIESTA
SIENA aveva il piccolo impianto in
via Sclavo ma ha aperto quello che ora
si chiama PalaEstra nel 1978-79. Venezia
doveva giocare fuori quell'anno perch
la storica palestra della Misericordia
(1500) non aveva la giusta capienza.
Pass prima all'Arsenale, poi al Taliercio di Mestre (3500), impianto aperto
nel 1978, dove gioca tutt'ora. C'era Rieti,
che quell'anno ha dovuto giocare all'Eur
di Roma (11.000), aperto nel 1960, poi
ha aperto il suo palasport, che oggi si
chiama PalaSojourner, nel 1974-75, comunque un impianto piccolo, con pochi
posti. Roma ha giocato all'Eur e oggi al
vecchio Palazzetto (3500) di viale Tiziano, impianto aperto a sua volta nel 1960.
IN 40 ANNI quindi, nuovi impianti
ne sono stati aperti pochi. Negli ultimi
20 anni, a Milano e a Pesaro. Mettiamoci pure Caserta, che ha aperto il PalaMaggi circa 30 anni fa. Mettiamoci
le ristrutturazioni e gli allargamenti a
Sassari e Avellino. Contiamo pure un
impianto abbastanza nuovo a Biella
(5000). Fanno ancora traslochi diversi
club per giocare in un impianto adeguato nonch regolamentare. L'ULEB ha costretto a Cant a giocare a Desio (6000)
per questi motivi. Brava Cant per averlo fatto e chiss se non diventer casa
sua nel futuro. In ogni caso, gli impianti
nel basket italiano sono quelli di 30-4050-60 anni fa.
LNP Gold
BC Barcellona
Pall. Biella
Latte Brescia
Orlandina
Junior Casale
BC Ferentino
Libertas Forl
A. Costa Imola
Aurora Jesi
Azzurro Napoli
PMS Torino
Pall. Trapani
BC Aquila Trento
Pall. Trieste
Basket Veroli
Scaligera Verona
Impianto Capienza
PalAlberti
2.975
Biella Forum 5.007
P.San Filippo 2.400
PalaFantozzi 3.613
PalaFerraris 3.513
Ponte Grande 2.010
P.Cr.Romagna 5.676
PalaRuggi
2.012
PalaTriccoli 4.200
PalaBarbuto 5.500
PalaRuffini
4.500
PalaIlio
4.575
PalaTrento
4.500
PalaRubini
6.943
PalaFrosinone 2.552
PalaOlimpia 5.350
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IL TEMPIO
UESTIONE di consonanti. N
la F n la V, ma la R: quella
biancorossa nello stemma
della Pallacanestro Reggiana, che
a fine aprile ha riportato una finale
europea al PalaDozza. Dimostrando
che si pu fare: il basket di un certo
livello mancava da Piazza Azzarita
ormai da cinque anni, Reggio Emilia - che di fatto il primo club in
regione da un paio di stagioni - ha
riaperto la strada. Il vecchio palazzo nel centro di Bologna, stracarico
di gloria e di problemi, di fascino e
di controindicazioni, pu tornare ad
essere ci che sempre stato: l'ombelico del nostro basket.
LA NOTIZIA non era pi una notizia da tempo, che la Virtus avesse deciso di tornare in citt dopo 17
anni a Casalecchio era ormai chiaro
a tutti anche prima dei recenti annunci di Renato Villata. L'argomento
in citt ha tenuto banco per mesi, pi
o meno tutti hanno una loro opinione, forse ci che un po' ha colpito
che la Virtus abbia deciso un passo
cos importante senza interpellare i
consumatori del suo prodotto, cio
i suoi tifosi, da sempre componente
pesante, anche economicamente, del
mondo bianconero. Difficile dire se
sono di pi quelli contenti di tornare
indietro, presumibilmente la vecchia
guardia nostalgica dell'epopea porelliana, o quelli scontenti perch ormai
abituati alla modernit dell'Unipol
Arena, che dovrebbero essere i pi
giovani. La lista dei pro e dei contro
lunga ed ognuno pu soppesarla a
modo suo. Il palazzo di Casalecchio
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IL TEMPIO
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IL TEMPIO
Sopra, la vista sempre mozzafiato dalla scala degli spogliatoi. Sotto, tanta gente per una partita di minors
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IL TEMPIO
nario amore della sua gente, che
in quarta serie vanta oltre mille
abbonati in pi di quelli che ha fatto la Virtus in serie A, non ha per
abbastanza forza, n tecnica ( pur
sempre un club di DNB, che chiss
se riuscir a salire in Silver...) n societaria per mettersi di traverso tra V
nera e Comune di Bologna. E il famoso crack di 6,4 milioni di euro, proprio per lavori di ammodernamento
al PalaDozza (peraltro eseguiti solo
in parte), ricaduto sulle spalle della
collettivit per colpa di chi ha guidato la Fortitudo in passato. Normale
che oggi al Comune faccia piacere
avere un inquilino in pi.
L'UNICO PADRONE del PalaDozza resta la citt di Bologna ed
esercizio inutile cercare di stabilire
l'appartenenza sportiva di un luogo
pubblico. La Virtus ha innegabili
meriti storici, per prima ha costruito il mito del "Piccolo Madison",
esaurito in abbonamento per un
ventennio, ma la Fortitudo l'ha salvato dall'oblio, dandogli nuova vita.
Il fascino del PalaDozza non appartiene n alla F n alla V: un patrimonio di tutti, di Basket City ma
pi in generale della pallacanestro
italiana. Un prestigio formatosi in
58 anni di partite, importantissime
o anonime, maschili o femminili,
di serie A o leghe minori. Non solo
Fortitudo e Virtus (e Gira), ma finali
di Coppa Campioni, spareggi-scudetto, spareggi-salvezza, Final Four
di Coppa Italia, nazionali, selezioni
NBA, rassegne giovanili, fino a leggendarie finali di tornei liceali che
chi ha giocato ricorder per tutta la
vita. Perch chiunque abbia messo
piede su quel campo anche una sola
volta deve aver percepito la magia di
quei sacri legni, su cui passato un
esercito di grandi campioni, da Wilt
Chamberlain in gi.
INAUGURATO nel 1956, per quarant'anni per i bolognesi stato
semplicemente "Il palazzo", poi
nel 1996 l'intitolazione a Giuseppe
Dozza, il popolarissimo sindaco del
dopoguerra che per primo ebbe la
visione di un grande impianto poli-
NUMB3RS
Pi di mezzo secolo di canestri storici
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GIOVANILI
CAPOBIANCO
il cacciatore di sogni
Il trionfo dellUnder 18 azzurra nel prestigioso
Torneo di Mannheim premia il grande lavoro che Andrea Capobianco
sta facendo con il settore giovanile della Nazionale
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GIOVANILI
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GIOVANILI
quale progetto abbia per te. Quando hai a
disposizione questi elementi, pi facile
scegliere tra rimanere nel settore giovanile
o, per fare qualche esempio, unesperienza
a basso minutaggio in Gold, piuttosto che
in Silver, o un ruolo di maggior spessore in
C. La cosa importante che un giocatore
che voglia fare il salto dal settore giovanile
alla prima squadra, deve essere innanzitutto affidabile, ovvero riconoscere le varie situazioni e avere gli strumenti tecnici,
mentali e fisici per sostenerle. Gli avversari lo attaccheranno su ogni possesso e
non pu risultare nocivo alla squadra. Pi
avanti riuscir anche a mettere i propri
talenti a disposizione dei compagni, avr
responsabilit in attacco, ma inizialmente
deve soprattutto avere la capacit di tenere
il campo. Lesperienza che un ragazzo matura stando con la prima squadra, al fianco
di qualche veterano, anche solo in allenamento, non la trovi altrove, ma lallenatore
deve stare attento a non bruciare i giovani:
deve intuire chi potr sostenere la sfida, soprattutto mentalmente, e chi invece non
ancora attrezzato. Un allenatore non deve
operare le proprie scelte con lobiettivo di
essere simpatico a tutto lo spogliatoio, ma
prendersi cura dei propri giocatori, soprattutto dei pi giovani: quando non sono
pronti, tenerli in panchina il regalo migliore che puoi far loro. Se lavori con i giovani, devi essere altruista. Il coach egoista
un perdente, anche come essere umano.
Allenare i pi giovani, del resto, porta
in dote una responsabilit con forti implicazioni sociali.
NUMB3RS
I 12 gioielli di Capobianco
Ecco chi sono i ragazzi dell'impresa
azzurra di Mannheim
Federico Mussini ('96, P, R. Emilia)
Enrico Merella ('96, P, Sassari)
Martino Mastellari ('96, G, Fortitudo Bo)
Ion Lupusor ('96, A, Viola R. Calabria)
Andrea Spera ('96, A-C, Avellino)
Andrea Picarelli ('96, G, Milano)
Andrea La Torre ('97, A, Stella Azzurra RM)
Luca Severini ('96, A-C, Virtus Siena)
Diego Flaccadori ('96, G, Blu Orobica BG)
Alberto Cacace ('96, A, Azimut Loano)
Bruno Mascolo ('96, P, PMS Torino)
Daniel Donzelli ('96, A, Casalpusterlengo)
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REGIONI
Grandi MARCHE
di Alessandro Elia
Davide Paolini,
Presidente FIP Marche
La voglia di basket
in una regione
prolifica di
entusiasmo
e passione come le
Marche, fa girare
numeri da grande
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CALA DOMESTICA AUTORE: SGUALDINI LUCA - PROPRIET: REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA
TRAVIS DIENER
MANUEL VANUZZO
DRAKE DIENER
MASSIMO CHESSA
MEO SACCHETTI
CONCORSO VALIDO DAL 19/04/2014 AL 31/05/2014. MONTEPREMI TOTALE 3.000,00 EURO (IVA ESCLUSA).
ESTRAZIONE FINALE ENTRO IL 30/06/2014. REGOLAMENTO COMPLETO SU: WWW.TIASPETTIAMOINSARDEGNA.COM
www.dinamobasket.com
www.sardegnaturismo.it
www.sardegnapromozione.it
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LINTERVISTA
GIGI il guerriero
stata una stagione sofferta per Gigi Datome a Detroit.
Ma i pochi minuti passati sul parquet non lo hanno demoralizzato.
ora Ha un'estate intera per lavorare e migliorare. pEr vincere la sua
scommessa. Con laiuto della nazionale
di Pietro Colnago
In quel periodo stavo vivendo emozioni contrastanti: da una parte il dispiacere di non poter scendere in campo, a
causa di un piccolo stiramento, proprio
in quelle partite di preseason dove avrei
potuto avere spazio per dimostrare il
mio valore, dallaltra leccitazione di
vedermi di fronte tutti quei mostri che
fino a qualche mese prima vedevo solo
in televisione. Sono sullo stesso parquet di Lebron e Wade! continuavo a
ripetermi nella testa e mi rendevo conto
piano piano di aver raggiunto un sogno, che ancora per non era diventato
realt. Per essere completo avrei dovuto
dimostrare che su quello stesso parquet
avrei potuto starci anchio. Questa era
la mia missione.
Gigi lo conosciamo tutti. Tutti ne abbiamo apprezzato lo spessore di giocatore
e di uomo, tutti lo abbiamo applaudito
quando, con la canotta di Roma o della
Nazionale, usciva dal campo pieno di
lividi e di piaghe e senza pi una stilla
di energia nel corpo, tutti siamo stati
felici per lui quando, la scorsa estate,
arrivata la chiamata dei Detroit Pistons.
Ora che la prima stagione, difficile,
complicata e sofferta, passata, parlare con lui ancora pi dolce e fa capire
la trasparenza di questo quasi ventisettenne che da Olbia atterrato a Detroit.
Venivo da una stagione lunghissima,
prima con il club e poi con la nazionale agli Europei - comincia a raccontare
- fisicamente non ero certo al massimo,
pieno di acciacchi e di dolori, ma non
mi importava. Non avevo mai sognato di arrivare un giorno a interessare a
squadre della NBA, era un mondo lon-
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LINTERVISTA
Avere un contratto
NBA non vuol
dire essere un
giocatore NBA.
Io voglio essere
un giocatore
e ci riuscir
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LINTERVISTA
Alla nazionale
io non rinuncio.
Io aiuter lei a
vincere e lei aiuter
me ad essere
il giocatore che
sono sempre stato
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LINTERVISTA
ho trovato uno molto bello a Troy, nel lando di fine dicembre, inizio gennaio,
distretto di Birmingham, un quartiere sono uscito dalle rotazioni e non sono
residenziale a 20 minuti dalla citt e pi rientrato. Un momento di difficolt
vicino al nostro centro dallenamen- che un esordiente nella NBA deve coto. E poi quella di entrare al Palace di munque mettere in preventivo, sopratAuburn Hills. Il pi grande di tutta la tutto quando le aspettative di una citt
NBA per ordine di posti. Mi sono accor- nei confronti della propria squadra non
to della sua grandezza quando abbia- vengono rispettate dai risultati.
mo fatto il primo scrimmage tra noi per Il nostro record era in bilico, una sera
presentarci ai tifosi. Quei 18 mila posti eravamo ai playoff, la sera dopo eravariempiti mi hanno fatto davvero impres- mo fuori, si sentiva la tensione, che poi
sione!.
sfociata con lesonero del coach e la
Ma ad impressionare doveva essere lui, promozione a capo dellassistente, che
con il suo atteggiamento sempre positi- non poteva certo fare esperimenti.
vo e la sua carica agonistica.
Datome da solo, sul campo per, perAlle prime uscite, quando ancora ave- ch fuori la famiglia gli sta sempre pi
vo spazio sul parquet, credo di aver mo- vicino.
strato qualcosa. Credo che loro abbiano Sono venuti tutti da me a dicembre e
capito che non ero solo un tiratore, o abbiamo passato assieme le feste (quanalmeno che non ero quel tiratore puro do lo dice il suo tono di voce cambia)
che loro credevano che fossi. Potevo loro per me ci saranno sempre e questo
fare anche altro, adeguandomi alle esi- conta tantissimo. Cos come contano
genze e soprattutto cercando di abituarmi al nuovo sistema.
Che diverso, molto diverso, da quello
che lui aveva sempre giocato in Europa.
Certo, l si tratta di velocizzare il tutto,
sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. Latletismo di quella lega ti
impedisce di pensare, devi prendere
decisioni senza esitare in una frazione
di secondo, altrimenti sei morto. Ho cercato di farlo, rientrando dallinfortunio,
trovando anche scampoli di partita in
cui ho avuto spazio e opportunit, contro Oklahoma e Golden State per esempio, e la squadra andava bene, si stava
stabilizzando in zona playoff.
Poi per qualcosa camHo dimostrato
biato, non tanto nelle
che non sono solo
sue convinzioni quanto
un tiratore ma
in quella del suo coach:
posso fare anche
Dopo quella partita - rialtre cose
corda con un pizzico di
amarezza - ho fatto sei
DNP (did not play) in fila,
poi ho giocato 12 minuti
di garbage time con Houston segnando 12 punti, altri 13 punti in 17 minuti contro
Memphis e poi in 20 minuti contro Orlando ho segnato solo 2 punti,
giocando male come del resto tutta la
squadra. Da quel momento, stiamo par-
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LEI NON SA CHI ERO IO
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LEI NON SA CHI ERO IO
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NBA
Phila,
da AI a MCW
Michael Carter-Williams stato, dopo
Allen Iverson, la seconda matricola nella
storia dei Sixers a conquistare il trofeo
di Rookie dell'anno. Stabilendo una serie di primati
che lasciano a bocca aperta. Un fatto certo:
che fosse un talento lo si capito
fin dalla sua prima partita NBA...
di Stefano Benzoni
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NBA
delphia perde, ma lui chiude con una
tripla doppia che non ha bisogno di
troppi commenti: 27 punti, 12 rimbalzi
e 10 assist. Nel corso della regular season appena andata in archivio ne piazzer un'altra: il 10 Marzo nientemeno
che nella fantastica cornice del Madison Square Garden. I Sixers perdono
(sono nel bel mezzo della loro serie di
26 sconfitte di fila iniziata il 31 Gennaio e terminata il 29 Marzo), ma l'1 della
squadra della citt della Pennsylvania
chiude con 23 punti, 13 rimbalzi e 10 assist. Non malissimo...
Luned 5 maggio 2014 la previsione
di Earvin Johnson, universalmente conosciuto come Magic a seguito del pi
bel soprannome dato ad uno sportivo
probabilmente in tutta la storia, trova
conferma nella realt dei fatti. Infatti
Carter-Williams conquista l'ambito trofeo di Matricola dell'anno aggiudicandosi 104 sui possibili 124 primi posti fra
l'illustre lista di votanti. Il numero 1 dei
Sixers diventa cos il secondo giocatore a conquistare il premio nella storia
della franchigia dopo un certo Allen
Iverson che lo fece suo al termine della
stagione 1996-1997 (23.5 punti, 4.1 rimbalzi, 7.5 assist e 2.1 recuperi di media,
le sue cifre). Il ragazzo contentissimo.
In cuor suo, in fondo, ci sperava. Qualche settimana prima, infatti, lo stesso
Carter-Williams aveva dichiarato che
diventare il miglior rookie della stagione era un suo obiettivo. Non voglio
mentire, ammetto che sia un obiettivo a
cui tengo e che mi piacerebbe conquistare anche perch sarebbe una bella
soddisfazione personale soprattutto
vedere il mio nome accanto a quello
dei grandi campioni che hanno vinto il trofeo e che mi hanno preceduto,
ma ritengo che anche Oladipo (Victor,
guardia di Orlando che ha chiuso al
secondo posto) e Burke (Trey, guardia di Utah, che ha finito terzo) stiano
disputando una stagione eccellente e
stiano avendo un bell'impatto, aveva
risposto sinceramente ma diplomaticamente. Poi era arrivata la notizia che,
a dire il vero, non ha colto di sorpresa
nessuno, forse nemmeno lo stesso giocatore dei Sixers che ha chiuso l'annata
con 16.7 punti, 6.2 rimbalzi, 6.3 assist
Marzo ha chiuso con 14.9 punti, 8.4 rimbalzi e 6.5 assist di media diventando la
prima matricola a chiudere con almeno
14 punti, 8 rimbalzi e 6 assist da quando
ci riusc Grant Hill nell'Aprile del 1995,
senza dimenticare che nell'ultima gara
casalinga dei Sixers Carter-Williams ha
chiuso con 21 punti, 14 rimbalzi, 6 assist
e 4 recuperi, primo rookie a riuscirci da
quando lo fece Bernard King nel 1978.
Fin dalla serata d'apertura stato chiaro a tutti che Michael faceva parte di
questa Lega e che avrebbe potuto dire la
sua in modo importante ha detto Sam
Hinkle, general manager e presidente di
Philadelphia -. Questo premio va a fissare una vita di duro lavoro che Michael
ha portato avanti per crescere da Hamilton a St.Andrews, fino ai Sixers passando ovviamente dai suoi anni a Syracuse.
Credo che, considerando quanto lavora
e quanto impegno mette in quello che
fa, questo sia solo il primo passo per una
carriera che sar caratterizzata da tanti
altri momenti di gloria e successo.
E pensare che Michael Carter-Williams, oggi stella di Philadelphia, da
ragazzino era un fan accanito nientemeno che dei Boston Celtics, quelli di
Paul Pierce e Antoine Walker, fino alla
grande squadra dei Big Three, dice.
Nato infatti ad Hamilton, a nord di Boston, Michael ha sempre nutrito in cuor
suo il sogno di poter indossare un giorno la mitica casacca biancoverde di uno
dei suoi idoli: Rajon Rondo. Confesso
che la prima volta che sono andato a
giocare a Boston quando sono entrato
nell'impianto per alcuni minuti sono
rimasto senza parole e con la pelle d'oca: per me era un sogno che diventava
realt, anche se non con la maglia giusta... ovviamente sto scherzando! Oltre
a Rondo, per, forse il mio giocatore di
TESTA A TESTA
Guardate il raffronto con Lillard
Damian Lillard, super point-guard di Portland ha vinto il trofeo di Rookie dell'anno nel 2013. Qui vi proponiamo un raffronto fra le cifre da rookie di Lillard e quelle
di Carter-Williams. Guardate un po' le differenze. E a favore di chi...
Gare Min Pun Rimb Ass Rec % tiro % da 3 % liberi
Damian Lillard
82 38.6 19 3.1 6.5 0.8 42.9 36.8
84.4
Michael Carter-Williams 70 34.5 16.7 6.2 6.3 1.8 40.5 26.4
70.0
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NBA
riferimento stato Jason Kidd visto che
sia offensivamente, sia difensivamente
era il giocatore chiave delle sue squadre.
Guidava l'attacco, segnava, prendeva
rimbalzi, dava assist, recuperava palloni
e spesso doveva marcare la miglior guardia degli avversari. Per, nonostante il
prestigioso riconoscimento avuto e del
tutto meritato per la continuit di rendimento mostrata (lo scarso rendimento
della squadra lo lasciamo, purtroppo,
da parte, anche perch non che Magic
e Jazz abbiano tanto brillato...), la stagione di Carter-Williams non stata certo una passeggiata: Adattarsi alla fisicit della Lega stato senza dubbio uno
degli aspetti pi difficili del mio campionato. Contrariamente a quanto succede
nel mondo NCAA qui nella NBA ogni
contatto pesante, duro, fisico e devi
adattarti al pi presto perch in caso
contrario vieni spazzato via. A ottobre
confesso di essere rimasto abbastanza
colpito dalla durezza dei contatti, anche
solo in allenamento, cos ho lavorato ancor pi duramente e mi sono adattato,
migliorando allenamento dopo allena-
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EUROLEGA
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EUROLEGA
stema di Ettore Messina. Da segnalare
Bogdan Bogdanovic del Fenerbahce,
prototipo dell'ala piccola di stazza che
sa giocare dentro e fuori. Pi tecnico
ad esempio nel passaggio l'omonimo
del Partizan, Bojan Bogdanovic, ma i
giocatori che escono da quel sistema
vanno rivisti in contesti che non hanno come obiettivo quello di produrre
talenti da rivendere.
LA MIGLIOR ALA GRANDE - Nikola Mirotic del Real Madrid nella regular season ha giocato come se fosse
indemoniato, alternando tiro da fuori
automatico e gioco in avvicinamento. Per quanto
giocare accanto a passatori come Rodriguez
e Fernandez l'abbia certamente aiutato, difficile
pensare ad un 4 migliore
di lui, che sar forse destinato
a Chicago da subito. Da segnalare Joffrey Lauvergne, francese del Partizan
gi scelto da Denver, nettamente il
miglior rimbalzista del torneo anche
se come ala forte apre pochissimo il
campo e questo per il trend europeo
pu diventare il suo grosso limite.
Quello che non ha Derrick Brown, di
Kuban, dotato anche di un grande
senso dell'anticipo.
IL MIGLIOR CENTRO - Sofo
Schortsanitis ha un solo difetto,
quello di avere una condizione atletica che gli impedisce di giocare
pi di 4-5 minuti di fila
ma nessuno quando
in campo produce pi di lui. Il miglior
giocatore di post basso
d'Europa anche abbastanza motivato da aiutare in difesa a molti metri dal
canestro. Da segnalare Ante Tomic del Barcellona che ha mani
d'oro, statura imponente e pu
tirare sopra chiunque. In generale,
il ruolo vive un momento positivo in
Europa: basti pensare a Stephane Lasme che ha grande presenza difensiva
al Panathinaikos o al tedesco di Vitoria Tibor Pleiss, che ha mani educate
e prende i rimbalzi. Tra gli emergenti
metteremmo anche Samardo Samuels.
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LO STUDIO
La corsa alle Final Four di Eurolega sta diventando ogni anno che passa pi prevedibile.
Le squadre turche e Milano sembrano le sole attrezzate per invertire la tendenza.
di Niccol Trigari
NUMB3RS
Abbonate alla Final Four
La classifica delle squadre che hanno giocato il maggior numero di
Final Four (dal 1987/1988): Nelle
prime 6 posizioni figurano le 4 protagoniste delledizione 2014.
Barcelona
CSKA Mosca
Maccabi Tel Aviv
Panatinaikos Atene
Olympiacos Pireo
Real Madrid
14
13
12
11
8
6
Euro-Liga
La Spagna guida la classifica per
Nazioni, lItalia terza.
Spagna 29
Grecia 25
Italia 18
Russia 13
Israele 12
Ex Jugoslavia
8
Francia 4
Turchia 2
Lituania 1
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la Turchia non riesce a spezzare lincantesimo neppure con "Re Mida" Obradovic. Basta aggiungere che le squadre
dell'ex Jugoslavia sono ai minimi storici
e riconoscere come Francia e Lituania,
per ragioni diverse, gi da tempo siano
competitive solo con le rappresentative
nazionali e il quadro completo: non
c alternanza perch, banalmente,
mancano alternative. Nella maggior
parte dei casi linsormontabile divario
a livello di investimenti che traccia la
linea di demarcazione tra pretendenti
e comparse, a volte sono gli errori commessi da chi avrebbe il potere (almeno
economico) per cambiare le cose. Rimane il fatto che il Cska ha guardato in
televisione soltanto una delle ultime 12
edizioni delle Final Four e la Spagna ha
iscritto almeno una rappresentante per
10 anni consecutivi.
Per trovare lultima volta in cui
l'invito venne recapitato a una squadra
francese bisogna risalire fino al 1997,
in Turchia aspettano dal 13 anni, lunica apparizione lituana corrisponde al
trionfo dallo Zalgiris di Tyus Edney e le
rappresentanti dell'ex Jugoslavia, che
avevano dominato le prime edizioni
delle Final Four, le hanno giocate soltanto 3 volte dopo lindimenticabile prodigio di Sasha Djordjevic (1992). Questi
dati dovrebbero far riflettere ben pi del
ridimensionamento subito dal nostro
basket e preoccupare non solo chi stato relegato al ruolo di sparring partner.
A meno che lobiettivo non sia indovinare oggi le magnifiche 4 del 2015.
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IL CASO
Guerra fredda
storia sorprendentemente sottovalutata dai media, nonostante le potenziali implicazioni. Gli Europei si
giocheranno una volta ogni quattro anni, nella stagione di mezzo,
quindi negli anni pari non olimpici: 2018, 2022, 2026 eccetera. Si pu
discutere sulla opportunit della
scelta, ma fin qui solo questo,
appunto una scelta. I Mondiali, il
grande progetto della Fiba, si svolgeranno invece negli anni dispari,
nella stagione che precede le Olimpiadi. Quindi 2019, 2023, 2027 e via
andare. Si pu discutere di pi su
questa scelta: corretto avvicinare
Mondiali e Olimpiadi, comprimerli
nel giro di un anno solare circa, per
poi non avere nessuna competizione intercontinentale per due anni?
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IL CASO
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LO STUDIO
Viaggio nel tempo per scoprire cosa succedeva alla nostra pallacanestro,
in termini di risultati internazionali, durante i periodi di dominio delle grandi potenze.
Per scoprire un'anomalia (Siena) e una costante: l'Olimpia al vertice,
in Italia e in Europa, sempre stata la locomotiva del movimento
di Marco Bonfiglio
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LO STUDIO
si eclissa (un solo scudetto, l'ultimo, targato 1996) e la bussola del nostro basket
vira verso Bologna e Treviso. Basket City
si porta a casa quattro scudetti con la
Virtus (tre consecutivi tra il '93 e il '95 pi
quello del '98) e porta in finale la Fortitudo per tre volte consecutive. C' anche la
crescita esponenziale di Treviso (scudetti
nel '92 e '97, finale nel '95), con gli storici
trionfi di Caserta ('91) e Varese ('99), il primo di sempre al sud e quello della stella
per i varesini. Senza pi Milano a trainare
il movimento, iniziano a sentirsi le prime
fatiche anche in un basket continentale
che diventa pi competitivo, sul piano
tecnico ed economico. Nel decennio arriva una sola Eurolega, quella del '98 della
Virtus Bologna (in finale anche l'anno
successivo). La Coppa delle Coppe, che
nel frattempo diventata prima Eurocup
e poi Coppa Saporta, vinta due volte da
Treviso, nel '95 e '99. La Coppa Korac finisce a Cant ('91), Roma ('92, in finale su
Pesaro), Milano ('93, in finale su Roma)
e alla novit Verona ('98), con Trieste che
perde la finale del 1994 e Milano quelle
del '95 e '96. La Coppa Intercontinentale
si disputa solo nel 1996. Il nostro basket
perde competitivit ai massimi livelli ma
continua a essere convincente, seppure in
progressiva dissolvenza, nelle altre coppe.
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EVENTI
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decenni non ha mai potuto nemmeno sognarlo, un momento cos. Nella stagione
del quarantennale ecco invece il trionfo
europeo, arrivato non per caso ma a coronamento di un lungo percorso. Dietro
all'Eurochallenge c' un grande lavoro
tecnico e societario, ma nelle sue radici c'
qualcosa di pi: la tradizione di una citt
che da una vita mangia pane-e-basket, la
pazienza di un ambiente che ha sopportato di tutto, angherie del Palazzo e terribili
beffe del destino. Con compostezza, ma
senza mai arrendersi. Il caso Lorbek nel
2007, ma anche il caso-Montecatini nel
1997, hanno di fatto tolto alla Reggiana due
volte la serie A a tavolino. Ingiustamente,
ma nessuno ormai se lo ricorda, fuori da
Reggio. Sul campo, il fato le ha scippato da
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EVENTI
sotto il naso almeno un paio di promozioni, clamorose quelle perse in gara5 di finale casalinga contro Livorno e Napoli.
A Reggio Emilia col tempo si era creata
una spessa cortina di negativit, una nuvola di Fantozzi spazzata per via in un
momento preciso: il 6 maggio 2011. Un
tiro di Antonio Porta in uno Scafati-Verona
che non entra e l'allora Trenkwalder evita
all'ultimo seconda la retrocessione in terza
serie. Un mesetto prima, ennesima mossa
disperata di una annata disastrosa: dentro
il quarto diverso allenatore della stagione.
Nessuno ancora lo sa, ma una svolta
storica: l'allenatore, l'unico dei quattro a
capirci qualcosa (Piero Coen, Alex Finelli e
Fabrizio Frates sono gli altri tre), quello
che la Reggiana ha gi in casa da una vita.
Max Menetti, il ragazzo di casa, una vita
nel club tra giovanili e assistentato alla
prima squadra, anche una parentesi al volante nel 2006, in quel folle aprile-maggio
del 2011, vince 4 partite 5, tutte contro le
squadre pi forti della Legadue, e porta
a casa un'eroica salvezza. Confermato a
furor di popolo, da l in poi sar tutta una
cavalcata: promozione nel 2012, playoffscudetto nel 2013, primo trofeo di sempre
nel 2014, e non finita.
ROTTO IL GHIACCIO con la vittoria, la
Reggiana ha tutto per potersi inserire tra
le grandi dei prossimi anni. Una propriet
solidissima innanzi tutto, grande passione
e forti radici nel territorio: Stefano Landi
la regge con pazienza e perseveranza dal
2002, avrebbe la forza di comprarsi chi
gli pare ma ha sempre fatto fare al club
un passo per volta, con umilt, ma dando
sicurezza. Se c' una societ oggi in Italia
che d la sensazione di essere del tutto al
riparo dai morsi della crisi, quella Reggio
Emilia. Poi, sponsor importanti e tifosi vip:
Romano Prodi e Graziano Delrio, entrambi in tribuna a Bologna, per dirne due potenti davvero, in politica. Oppure Giorgio
Squinzi, presidente di Confindustria, gi
sulle maglie biancorsse col marchio Mapei.
NON MANCA nulla. La Reggiana ha
un settore giovanile tra i migliori d'Italia.
Una squadra gi forte che, con l'addizione
Amedeo Della Valle, ha il futuro dalla sua.
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EVENTI
Un attimo prima della finale: tutto pronto per entrare nella storia
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EVENTI
NUMB3RS
Reggiana, quarant'anni di storia
a testa alta contro il destino
1974 Nasce la Pallacanestro Reggiana
1982 Prima promozione in Serie A2, col marchio
Cantine Riunite. Non scender mai pi al di
sotto del secondo campionato
1984 Prima promozione in A1. Allenatore Dado
Lombardi, per lui due cicli storici sulla panchina biancorossa
1988 Scende in A2, ma risale subito in A1 l'anno
dopo, guidata da Piero Pasini, e vi resta fino
al '91. La stella Joe Bryant, con lui in citt
si fa notare il figlioletto, Kobe
1992 Arriva Mike Mitchell, 10 anni di NBA alle
spalle. Rester per 7 stagioni, tuttora recordman per punti e presenze. Sono anni di
"ascensore" tra A1 e A2
1998 Semifinale playoff, sconfitta 0-3 con la Fortitudo col quintetto Davolio-Basile-JentPastori-Damiao. E' il miglior piazzamento di
sempre nel campionato italiano
2001 Beffa nei playoff di Legadue in gara5 di finale contro Livorno. Idem l'anno dopo con
Napoli
2004 Sospirata promozione dalla Legadue, a Ragusa
2005 Finale di Coppa Italia, prima di sempre, persa
con la Benetton a Forl
2007 Torna in Legadue, nonostante il caso Lorbek
2012 Ultima risalita nella massima serie
2014 L'Eurochallenge il primo trofeo di sempre
del club. Per la prima volta centra anche i
playoff-scudetto per due anni in fila
Cinciarini abbraccia White: il Triumph battuto
i livelli e le et usciti dal vivaio biancorosso ed oggi in giro per l'Italia, dalla serie A
(bene Luca Campani a Montegranaro) in
gi: Marco Carra, Filippo Masoni, Max
Defant, Patrizio Verri, Jakob Kudlacek,
Marco Lagan, Francesco Veccia, Pierpaolo Picazio, Andrea Ancellotti, Stefano
Majoli, Kenneth Viglianisi, e si potrebbe
continuare. Tanti piccoli e grandi eredi
di Piero Montecchi e Alessandro Davolio, oppure di Orazio Rustichelli e Mario
Ghiacci, tanto per andare pi indietro nel
tempo. Di sicuro tutti, ovunque si trovassero in giro per il mondo, avranno brindato ognuno a modo suo alla notizia della
vittoria della cara vecchia Reggiana.
CHI NON SALTA bolognese, uno dei
gridi pi gettonati nella notte di baldoria,
anche se di bolognesi paganti, nel PalaDozza colonizzato dalla marea biancorossa, ce n'erano davvero pochissimi. Sar
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EUROCUP
negli ultimi 8 mesi Trinchieri, se ha visto crescere il proprio nome (dopo aver
allenato a certi livelli solo Cant la tua
reputazione aumenta anche per il solo
fatto di allenare Grecia eKazan, anche
pi di quanto lo faccia il titolo di allenatore dell'anno in Eurocup), non ha per
sfondato come avrebbe voluto. Perdendo la guida della Grecia tornato se non
ai livelli di Cant almeno qualche mese
indietro nella sua crescita professionale.
E' tornato ad essere un allenatore emergente ma non ha bruciato le tappe, non
entrato di forza nel club dei grandi.
L'ha solo avvicinato.
Kazan stata un'opportunit non
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sfruttata totalmente, ma stata l'inattesa, estemporanea, sorprendente e magari persino irreale opportunit greca
che Trinchieri non ha capitalizzato.
molto raro che una nazionale di peso e
ambizioni come quella ellenica venga
affidata ad un allenatore con poco pedigree e per di pi straniero. Per intenderci: qualcuno ha mai pensato che l'Italia
potesse essere affidata a Pedoulakis, a
Plaza o Kurtinaitis? Buoni allenatori,
anzi ottimi, ma pressioni e aspettative su
una nazionale impongono scelte nazionaliste o al di sopra di ogni critica. Per
questo la scelta della federazione greca
stata strana, coraggiosa ma eccessiva.Per questo qualunque responsabilit
abbia avuto nel fallimento agli Europei,
l'avvicendamento di Trinchieri era scontato. E questo ci riconduce al concetto
precedente: il coach milanese ha avuto
un'opportunit rarissima, praticamente
unica. Le chance erano probabilmente
contro di lui ma resta il fatto che la Grecia poteva essere la grande scorciatoia
per un ingresso anticipato nel mondo
dei big, e non lo stata. La finale di Eurocup persa contro Valencia, al confronto, stata un incidente di percorso.
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SERIE A
MILANO
e non solo
Keith Langford, nettamente la miglior guardia del campionato per impatto e versatilit
L CAMPIONATO di Serie A alla vigilia dei playoff racconta di una stagione equilibrata allinizio, poi dominata
da Milano ma con un bilanciamento di
fondo alle sue spalle. La considerazione
pi importante: le squadre che hanno
funzionato bene allinizio lhanno fatto anche dopo e viceversa, solo Milano
ha mostrato progressi imponenti, le altre hanno mantenuto sempre gli stessi
standard con eccezione in negativo per
Bologna e in positivo (ma solo in parte)
per Pistoia. Poi Venezia, un caso diverso.
LA SQUADRA MIGLIORE Milano
ha cambiato passo dopo la sconfitta di
Cant nel girone di andata, che era stata
la quinta in 11 gare. Corretto il mal di trasferta, recuperato Samardo Samuels che
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SERIE A
Il tiro micidiale di Drake Diener
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SERIE A
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quindi un giocatore buono per i massimi livelli, anche se qualcosa gli manca
in difesa se il Banco di Sardegna ha perso pi partite di quante avrebbe dovuto
pur avendo lattacco pi prolifico della
Serie A e la valutazione pi alta. Green
il classico "quattro" che apre il campo
e quindi crea spazio per le penetrazioni
dei piccoli e per il gioco in post basso del
centro. Inoltre, ha la taglia per non pagare mai in difesa, cosa che succede quando punti su unala grande che ha nel tiro
la qualit migliore. Da segnalare: Delroy
James di Brindisi non un giocatore di
talento ma ha dinamismo, intensit, attacca i tabelloni e occasionalmente pu
segnare. Per uno che viene da Ferentino
stato un debutto importante in Serie A.
IL MIGLIOR CENTRO Samardo
Samuels di Milano, anche se le cifre lo
penalizzano. Ma si deve tenere conto di
due fattori, linfortunio alla mano che
gli ha fatto perdere una fetta di stagione e i minuti che deve dividere con Gani
Lawal. Nessun centro ha un concorrente cos forte in casa, ma Samuels
il giocatore di post basso pi insidioso
del campionato perch alla forza fisica
abbina una mano non comune. Se solo
impara a finire meglio attorno al ferro
diventa immarcabile. La posizione di
centro non ha grandi interpreti in Italia e anche questo conta. Da segnalare:
i numeri di OD Anosike di Pesaro sono
impressionanti e dovrebbero valergli il
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SERIE A
Pistoia e Brad Wanamaker: un matrimonio decisamente riuscito fra i toscani e la combo guard americana
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L'IMPRESA
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L'IMPRESA
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suo posto. I tempi sono duri, ma l'entusiasmo della citt, dell'ambiente, continua a
essere intatto anche grazie a un continuo
lavoro del club per coinvolgere i tifosi in
quello che rimane un rapporto unico in
Italia, anche per sincerit e trasparenza.
Ed ecco perch alla fine il destino
smette di essere cinico e svela la sua anima romantica: nonostante la VL stazioni
all'ultimo posto in classifica per tutta la
stagione, ai botteghini del palazzo si accorgono con piacere e meraviglia che il
numero di biglietti staccati in aumento
e di conseguenza anche gli introiti generati dalle gare interne. Sui social network,
nelle pagine dedicate alla squadra, i followers sono pi di 4000. Numeri da grande
citt e da grande squadra. E poi ci sono
quelli sul campo. Pesaro lentamente ma
gradualmente inizia a carburare, l'Adriatic Arena viene espugnata nella prima di
ritorno e da l sar terra di conquista nemica solo due volte, per Varese e Cremona. Poi, finale in crescendo, sembra tutto
finito quando mancano tre giornate alla
retrocessione e la striscia aperta di sconfitte dice cinque consecutive. Ma siamo a
Pesaro, dove c' storia vera, e ogni storia
vera non pu finire con l'amaro in bocca.
Le ultime tre partite sono tre vittorie: contro Bologna, nel sacco di Brindisi e in casa
contro Venezia, nell'epilogo al cardiopalma. Si perdono anni di vita negli ultimi secondi, ma ne vale la pena: alla fine quella
missione, da impossibile avventura che
sembrava, si trasforma in formidabile realt.
E' salvezza, e arriva sul campo. E' salvezza ma vale pi di uno scudetto, pure
in una citt dove di scudetti se ne sono
vinti due. Anzi, soprattutto per questo. E'
una grande festa anche per Valter Scavolini, presente sugli spalti, che ha tolto il
marchio dalle canotte ma la societ non
l'ha mai abbandonata. E' una grande festa anche per l'intero movimento italiano,
che infatti celebra ampiamente l'impresa
di un grande club che continuer a stare
dove il suo blasone lo colloca naturalmente, tra le grandi del nostro basket. Il futuro,
prossimo e a lungo termine, sar tutto da
scrivere. Ma intanto una pagina indimenticabile appena stata consegnata ai ricordi. Costruita con determinazione, fiducia
incrollabile, visione positiva. Forse, un'altra piccola scintilla di ottimismo anche per
il futuro della pallacanestro italiana.
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STORIE
La societ fa lallenatore.
E non viceversa
di Dan Peterson
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STORIE
fidanzata di Cristian Ovalle, che lavorava
nel Corpo di Pace, era Soledad Correa, che
lavorava alla Braniff. Era la linea aerea usata pi spesso (insieme a LAN Chile) dal Corpo di Pace. Con un lavoro di squadra (io,
Boucher, Ovalle, Soledad e altri) abbiamo
presentato il progetto a John Wilson, direttore di Braniff Chile, che ha capito tutto subito e ci ha fatto prezzi che ci permettevano
di pagare tutto con le garanzie economiche
delle universit che abbiamo affrontato.
JOHN WILSON. Lui stato incredibile.
Avevamo 22 persone nel gruppo: 16 giocatori, 3 allenatori, 1 arbitro, un dirigente del
Comitato Olimpico, un accompagnatore.
Dovevamo fare Santiago-Miami-Santiago
pi 25 voli interni. Wilson, un genio, disse: "Vi faccio uno sconto gruppo, e anche uno sconto per la durato oltre i 10
giorni, uno sconto per viaggiare nel fine
settimana, uno sconto universitario, uno
scontro squadre sportive, e via dicendo".
Alla fine, abbiamo pagato 21.000 dollari,
meno di 1000 per ogni persona. Ha fatto la
differenza? Alla grande. Alla fine, in banca,
avevo 18 dollari e 75... Senza questo aiuto,
finivo in galera!
WASHINGTON. Quando stavamo a Washington DC, il Comitato Olimpico e il Corpo di Pace (insieme all'Ambasciata USA a
Santiago) hanno organizzato un pranzo per
noi il 5 Novembre 1972 all'Ambasciata Cilena a Washington, con l'ambasciatore Orlando Letelier ad ospitarci. Per i giocatori,
un'esperienza incredibile. C' stato anche
il coordinamento del Dipartamento dello
Stato a Washington, Peace Corps Washington e altri, compreso il presidente del Cile ai
tempi, Salvador Allende. Di tutti gli eventi
nel viaggio, stato il pi importante.
Quindi, certo, ho organizzato il calendario delle partite. E ho fatto diventare matta tutta la Braniff un giorno s e un giorno
no, perch ho inserito nuove partite per
guadagnare soldi dalle garanzie per poter
pagare tutto. Inizialmente avevo 30 partite
in programma, alla fine erano 40, pi 10
della squadra di "Los Lolos," i pi giovani.
E senza l'aiuto di quelle persone citate, non
avrei potuto fare nulla e non avrei avuto il
successo che ho avuto in Cile. A 40 anni di
distanza, sono ancora grato a quelle persone e mi fa piacere ringraziarli e riconoscerli.
Diverse societ hanno 'fatto' questo allenatore, senza ombra di dubbio.
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LNP GOLD
Italian
GOLD
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LNP GOLD
NELLA TEMPESTA che ha attraversato la pallacanestro italiana, una realt
emergente come la PMS Torino, solo per
citare l'esempio maggiormente in vista,
diventata ben pi di una banale scialuppa di salvataggio: societ ambiziosa (e generosa) con un progetto chiaro
in testa, supportata dall'entusiasmo di
una piazza che attende da troppo tempo di rinverdire i fasti dell'Auxilium. In
sostanza l'ambiente ideale per coltivare
il desiderio di rivincita di chi ha progressivamente perso la fiducia dei club di
prima fascia. Il caso del Mancio indubbiamente molto particolare, a suo modo
unico, ma nondimeno sintomatico delle
incongruenze create dalla crisi economica del movimento, i cui effetti hanno
finito per essere ingigantiti dalla normativa sugli stranieri e, in parte, anche dalla difesa, a volte perfino eccessiva, del
merito sportivo. Dopo anni di contratti
fin troppo generosi e complice il calo di
competitivit del made in Italy, le squadre di Serie A hanno deciso di invertire il
rapporto di forze, riservando agli italiani
un numero limitato di posti, responsabilit e, di conseguenza, soldi. Oggi chi ha
un reale potere contrattuale trova spazio
e soddisfazioni (pochi, per la verit, hanno ingaggi superiori a quello di Mancinelli), gli altri sono costretti a sacrificare
le proprie ambizioni agonistiche o economiche, spesso entrambe.
NUMB3RS
Nel mirino di Pianigiani
I protagonisti di Gold e Silver convocati dal CT nel 2014
giocatore (anno, altezza, ruolo, squadra)
Marco Ceron (1992, 1.95, Napoli)
Filippo Baldi Rossi (1991, 2.07, Trento)
Marco Lagan (1993, 1.97, Biella)
Niccol Martinoni (1989, 2.03, Casale Monferrato)
Davide Pascolo (1991, 2.01, Trento)
Lorenzo Saccaggi (1992, 1.89, Forl)
Daniele Sandri (1990, 1.97, Torino)
Matteo Chillo (1993, 2.03, Biella)
Edoardo Giovara (1993, 2.00, Casale Monferrato)
Fabio Mian (1992, 1.96, Agrigento)
Andrea Renzi (1989, 2.08, Trapani)
Michele Ruzzier (1993, 1.85, Trieste)
Marco Santiangeli (1991, 1.92, Jesi)
Marco Spanghero (1991, 1.86, Trento)
Stefano Tonut (1993, 1.92, Trieste)
Gianluca Basile (Capo d'Orlando)
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LNP GOLD
VISTO CHE cercare fortuna all'estero,
per scelta dei giocatori o disinteresse delle squadre straniere, non mai stata una
reale alternativa, rimaneva il bivio tra
ingoiare rospi in Serie A e scendere di categoria. Il fascino della Gold notevole,
perch con due stranieri e mezzo (il naturalizzato), investire sui talenti di casa
nostra diventa una necessit. Inoltre il
mercato mon manca, in quanto le societ ambiziose sono molte, forse perfino
troppe considerando la zavorra dell'unica promozione, sicuramente un numero
sufficiente a mettere in discussione la
sacralit del merito sportivo (che sacro
dovrebbe rimanere fin quando corredato dalla sostenibilit finanziaria). Minuti,
tiri (anche quelli decisivi), gratificazioni
economiche: un quadro intrigante, addirittura irresistibile se incorniciato dalla
speranza di guadagnare sul campo una
promozione, resa ancor pi dolce dal gusto della rivincita.
SE LA GOLD ha convinto Mancinelli, figurarsi i giovani che in A non avrebbero
mai trovato lo spazio per crescere, o i veterani giunti al crepuscolo della carriera,
ma ancora desiderosi (e assolutamente
in grado) di nobilitare una squadra con
quel bagaglio insostituibile di esperienza che f funzionare le cose sul parquet
e nello spogliatoio. Su queste premesse,
nient'altro che il riflesso dei regolamenti
e del quadro economico che caratterizza-
NUMB3RS
LA GOLD SI TINGE DI AZZURRO
Le Top 10 (ordinata per presenze
nel massimo campionato italiano)
dei giocatori che la scorsa estate
hanno lasciato la Serie A per la 2^
divisione. Hanno tutti vestito la maglia della Nazionale.
giocatore
presenze punti
Marco Carraretto
451 1972
Stefano Mancinelli
432 3355
Matteo Soragna
394 2965
Gianluca Basile
390 4089
Fabio Di Bella
358 3606
Mason Rocca
343 2930
Robert Fultz
267 1198
Valerio Amoroso
264 2507
Tommaso Fantoni
188 1024
Giuliano Maresca
175
869
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LNP GOLD
Davide Pascolo (Trento)
TRENTO e le altre...
ANALISI DEl secondo campionato nazionale dopo la regular season.
I migliori italiani e stranieri ruolo per ruolo, gli allenatori in luce
e gli uomini-mercato nel bilancio di un torneo esaltante
di Stefano Benzoni
cie di compendio della stagione regolare
(i playoff non li consideriamo) con tanto di
giudizi, fra gli altri, a squadre, giocatori ed
allenatori. Tutti, ovviamente, opinabili.
LA SQUADRA MIGLIORE Trento, e
non solo perch stata in testa praticamente dall'inizio alla fine. Tutti l'hanno
sottovalutata pensando che tanto, presto
o tardi, sarebbe scoppiata. Invece, giornata
dopo giornata, non solo il botto non l'ha
fatto ma migliorata ed ha acquisito sicurezza e fiducia, fino al meritato primo posto finale. Coach Buscaglia, confermando
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LNP GOLD
CHI HA FATTO DI PIU' Escludendo
ovviamente il duo di testa non possiamo
non citare la meravigliosa Biella, sorpresa
assoluta della stagione, e Veroli, che ha
fatto molto di pi rispetto alle previsioni
della vigilia, ed anche a quelle di met stagione. Biella si pensava fosse un fuoco di
paglia, invece ha causato un incendio dai
bagliori positivi e consolanti per l'intero
movimento, visto il largo impiego di giovani giocatori italiani. Dopo un girone d'andata buono ma non eccezionale, esplosa
nel ritorno con il meritato successo in Coppa di Lega e le 11 vittorie di fila fra coppa
e campionato. Veroli si pensava fosse una
buona squadra, ma che potesse arrivare
dov' arrivata, beh, non era facilissimo da
prevedere. Brave a tutte e due.
CHI HA FATTO DI MENO Visto il roboante roster che ha costruito (inizialmente,
non dimentichiamolo, senza un americano), le ambizioni e le aspettative della vigilia, ci verrebbe da dire Torino, che secondo
molti avrebbe dovuto dominare il campionato ed invece non solo non l'ha fatto,
ma non ci nemmeno andata vicino. Per
alla fine arrivata quinta. Invece chi non
si qualificato per i playoff dopo la finale
dell'anno scorso ed una campagna acquisti molto importante e dispendiosa stata
Brescia, che ha avuto tanto talento quanta
perizia nel disperderlo senza concretizzare i suoi enormi mezzi. Non benissimo
da questo punto di vista anche Ferentino,
squadra che visti i mezzi avrebbe potuto
fare di pi.
LA MOSSA PIU' AZZECCATA A livello
estivo, centrate quelle che hanno portato
Brett Blizzard, Filippo Baldi Rossi, Kevin
Dillard e JazzMarr Ferguson rispettivamente a Veroli, Trento, Casale Monferrato e Forl. Blizzard (11 punti di media con il 48%
NUMB3RS
Momenti d'oro Made in Italy
La nostra classifica dei momenti-gold della stagione regolare, firmati da giocatori italiani
1 Ruzzier vs Forl
11 punti ultimi 3'30" della sfida-salvezza, dal -7 alla vittoria
2 Mancinelli vs Casale Irreale buzzer beater quasi da met campo nel derby
3 Basile vs Verona Tripla con fallo della vittoria del vecchio leone
4 Pascolo a Barcellona Tap-in vincente a fil di sirena
5 Saccaggi a Imola Tripla della vittoria nel derby romagnolo
6 Carra a Torino Coast to coast che anticipa la sirena e colpaccio per Trieste
Brandon Triche
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JR Giddens (Brescia)
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punti, 4.3 assist, il 48% da due ed il 39%
da tre e sarebbe stato uno dei candidati
alla vittoria nella classifica marcatori. Ferguson deve ancora decidere in quale ruolo
specializzarsi da grande. In Australia forse
questa sua duplice veste andava bene ed a
tratti successo anche in questo campionato, ma in Italia Gold o Silver non cambia farebbe meglio a diventare una cosa
sola. Bene, anzi un po' di pi, anche Mays.
LA MIGLIOR ALA FORTE Signore e
signori, ecco alla ribalta un giocatore italiano! Strano, no? Fino ad un certo punto,
se si parla di Davide Pascolo, immarcabile
lungo dell'Aquila Trento: 16 punti e quasi
10 rimbalzi di media, 67% da due, 81% ai
liberi ed anche il 45% da tre pur tirando
solo 33 volte. E' ormai pronto per l'eventuale salto in Serie A. Dietro di lui difficile
non citare Dominique Archie di Capo d'Orlando.
IL MIGLIOR CENTRO Sconosciuto ai
pi quando arrivato a Forl dopo alcune stagioni nel campionato lettone, Tyler
Cain diventato presto il miglior centro del
campionato. Mvp del girone d'andata, ha
chiuso con 17 punti e 11 rimbalzi di media
tirando con il 59% da due e mostrando
una gamma di movimenti in post basso
che non si vedevano da tempo. Sandro Nicevic un altro che andato benino, ma
non certo una sorpresa. Menzioni anche
per alcuni big-man italiani che hanno ben
figurato: Alessandro Cittadini di Veroli,
il sempreverde Mason Rocca di Jesi, ma
soprattutto la sorpresa di Andrea Renzi a
Trapani.
IL MIGLIOR GIOVANE In un campionato che ne ha messi in mostra diversi, andremmo con quelli della squadra di Trieste: la guardia-ala Stefano Tonut, classe
1993 (6.7 punti di media in 22 minuti con il
47% da due ed il 32% da tre), il lungo
Francesco Candussi, classe 1994
(5.8 punti in 15 minuti e mezzo
con il 32% da tre), ma soprattutto il play Michele Ruzzier,
classe 1993 (8.5 punti e 2.7
assist di media in 25 minuti
con il 49% da due ed il 39%
da tre) che ha messo in mostra
grandi miglioramenti, conservando talento e freddezza e che potrebbe essere pronto per un salto in alto,
leggasi serie A.
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VERDE
VITA
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SILVER
AGRIGENTO
We are happy
Grande felicit per la quarta siciliana che approda in Gold dopo aver
dominato la Silver. Vaughn la stella, Ciani il timoniere, e un gruppo con
7 conferme dalla DNB. Grazie anche a una strana pista friulana...
di Enrico Schiavina
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SILVER
della stessa Gold, a lottare addirittura per un posto in A, ma contro la
testa di serie numero 1 Trento non c'
stato nulla da fare, 0-3. Poco male:
ugualmente happy, molto happy,
questa societ alla seconda promozione in fila e questa squadra atipica,
quasi all'antica.
C'E' UN CURIOSO trait-d'union ideale che collega tutti i grandi momenti
cestistici di Agrigento al Friuli. Una
lontana terra di basket da cui provengono sia Luca Corpaci, udinese,
il coach del primo ciclo di trionfi
della Fortitudo tra il 2006 e il 2009,
che aveva portato con s diversi giocatori delle sue parti (tra gli altri
Michele Giovanatto, della provincia
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SILVER
me 6 giornate. Poi la dirompente striscia di 19 vittorie consecutive, o meglio 5+14, per via di uno scivolone a
Lucca, poi cancellato a tavolino. Cio
un'imbattibilit di oltre quattro mesi,
dal 10 novembre al 23 marzo, giorno
della vittoria a Roseto che ha sigillato
la storica promozione in Gold.
KWAME VAUGHN non ha vinto il
premio di MVP del campionato (gli
hanno preferito Mike James di Omegna e Alex Legion di Roseto) ma ci
andato molto vicino. Le sue cifre
(22 punti di media, terzo marcatore
del torneo e miglior tiratore da tre,
45.6%, e di liberi, 90.9%), comunque
notevoli, sono quelle di un grande
cannoniere s, ma al servizio di un
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DNB
La solita Fortitudo...
Un pubblico fantastico anche in quarta serie. Una squadra che doveva vincere
facile e invece si schianta al primo ostacolo. Errori, polemiche, disordini.
Era il primo anno, ed successo di tutto. come nel destino della F...
di Enrico Schiavina
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DNB
giocatori che non vedevano l'ora di farsi
una foto sui sacri legni del PalaDozza, che
mai avevano calcato. In quattromila pi o
meno a tutte le partite, con punte da 4600
(e si fosse andati avanti nei playoff potevano essere di pi), un atto d'amore che si
fa fatica a descrivere efficacemente senza
scivolare nella retorica.
TUTTO E' SUCCESSO per una fortunata
combinazione di fattori: un popolo in crisi
di astinenza, una tradizione fortissima, un
grande bacino d'utenza fertilizzato da una
cultura cestistica sopra la media (il seguito
mediatico in DNB stato pi o meno pari
a quello di una media squadra di A). Poi,
la Fossa dei Leoni a far da catalizzatore,
dopo aver fatto da cane da guardia della rifondazione: vincendo una battaglia
di coerenza durata tre anni, ha ottenuto
di ripartire da un contenitore vergine.
Quindi, rottamazione delle brutte copie
di Fortitudo degli anni scorsi e ripartenza da zero, con Marco Calamai a riunire
sotto una stessa bandiera le varie parti in
lite tra loro. Senza quella ricucitura, senza
l'intransigenza della Fossa, forse non ci
sarebbe mai pi stata una vera Fortitudo.
Per amore solo per amore - tormentone
cantato spesso alle partite - si quindi
riusciti a mettere d'accordo tutti, o quasi
tutti, e a far parlare - bene - della Fortitudo
anche nel giro che conta, pur se giocava in
quarta serie. Poi, sempre per via dei suoi
tifosi, della Fortitudo si molto parlato male - quando le intemperanze di alcuni
di loro hanno fatto sospendere gara2 per
diversi minuti: ce l'avevano con la loro
squadra e i processi sommari sono iniziati
a partita nemmeno finita. Accuse di tradimento, minacce, mani addosso. Una vergogna. Anche questo, tristemente, in puro
stile Fortitudo.
RICOMINCIARE ora sar difficile, in un
certo senso anche pi difficile della ripartenza da zero dell'estate scorsa. Perch l'esaltazione per il solo fatto di esistere non
pu durare in eterno, servirebbe un'offerta cestistica all'altezza della platea. Ma
la promozione che qualcuno dava per
scontata, che avrebbe portato in una categoria - la Silver, cio una terza serie con
gli americani - gi pi accettabile per chi
stato anche in finale di Eurolega, sfumata malamente. E perdere al primo turno
significa non avere praticamente nessuna
Mattia Caroldi
Gherardo Sabatini
chance di ripescaggio, anche a fronte della solita moria di squadre estiva, anche se
ovvio che la Fortitudo se la meriterebbe
una spintarella verso l'alto, con un pubblico cos. Magari non la societ, anche se
questa F in fatto di botteghino ed appeal
per gli sponsor ha un grande potenziale.
Il club ancora una barchetta nell'oceano,
al cui timone Dante Anconetani stato lasciato solo a completare un lavoro enorme.
La propriet, sempre nelle mani di Giulio
Romagnoli, cio l'inventore del maldestro
progetto BBB che con la Fossa vive da separato in casa, si dice debba cambiare da
un giorno all'altro, ma finora sono chiacchiere. Gli imprenditori tirati in ballo temporeggiano, girano largo: le brutte avventure alla Sacrati insegnano.
UN ALTRO ANNO di DNB suona come
una condanna pesante, per un popolo che
ha gi sofferto fin troppo. Ma sforzandosi
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intervista doppia
La coppia OLIMPIA
Uno sguardo nelluniverso EA7 attraverso gli occhi di Flavio Portaluppi
e Luca Banchi, la coppia cui Livio Proli ha affidato il rilancio di Milano
di Niccol Trigari
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intervista doppia
che rimane. Il fatto di essere tornati tra le
prime 8 dEuropa dopo 16 anni e di aver
chiuso in testa la stagione regolare del
campionato italiano dopo 23 anni renderebbe il rammarico di non avere un trofeo
ancora pi grande.
LB: rispetto il giudizio.
Quali episodi hanno indirizzato la
stagione?
FP: la scelta dello staff tecnico innanzitutto. Poi il fatto che i giocatori scelti
abbiano trovato o siano stati aiutati a trovare la capacit di condividere meriti ed
errori. Per individuare invece un momento agonistico, condivido quanto detto da
Alessandro Gentile, ovvero che la sconfitta di Cant ci ha aperto gli occhi.
LB: se guardiamo il trend della stagione, scontato pensare che larrivo di
Hackett abbia determinato la svolta.
Parlando delle partite, la vittoria in
casa sullOlympiacos e la sconfitta contro Sassari in Coppa Italia hanno avuto
una valenza particolare.
La pi grande gioia della stagione?
FP: non c ancora. Ma se devo citare
un motivo di soddisfazione, mi piace ricordare i progressi che alcuni giocatori
hanno fatto, soprattutto quelli che erano
stati messi in discussione, anche da noi,
come ad esempio Jerrells: significa che
hanno trovato nel sistema Olimpia terreno fertile per uscire dalle difficolt e dare
il massimo.
LB: non c ancora stata.
La pi grossa delusione?
FP: la Coppa Italia. C anche il rammarico legato ai quarti di Eurolega, perch
avevamo il vantaggio del fattore campo e
abbiamo affrontato una squadra alla nostra portata, ma a inizio stagione avremmo firmato senza esitazioni per il solo
fatto di tornare tra le prime otto dEuropa.
LB: sicuramente la sconfitta contro Sassari in Coppa Italia, ma anche Gara 1 contro il Maccabi.
Boom di pubblico: frutto dei risultati, dellatteggiamento della squadra o
del lavoro della societ?
FP: a me piace vivere questa esperienza
come il frutto di un lavoro di squadra,
perci credo che anche la risposta del
pubblico sia il frutto di un lavoro di squadra che ha visto coinvolte tutte le componenti.
LB: frutto di una combinazione di fattori, ma mi piace sottolineare il ruolo della squadra, perch ci era stato chiesto
espressamente di costruire un gruppo
che sapesse ispirarsi alla storia dellOlimpia senza subirne il peso, che attraverso il
proprio atteggiamento in campo riuscisse a coinvolgere il pubblico.
Cosa ti rimasto della contestazione
degli Ultras dopo la Coppa Italia?
FP: gli insulti.
LB: niente
La scorsa estate quale progetto di
squadra avevi in testa?
FP: volevamo una squadra fisica, con
DNA spiccatamente difensivo, composta
da giocatori disposti a sacrificarsi.
LB: molto simile a quello che siamo riusciti a realizzare, soprattutto dopo larrivo di Hackett. Aldil dellidentit che la
squadra ha dimostrato e dellatteggiamento che tiene in campo, credo che la
differenza rispetto al recente passato sia
che lOlimpia tornata a valorizzare chi
ne fa parte e intendo i giocatori, ma anche i tecnici e i dirigenti.
Quando sono saltati gli obiettivi
Dunston e Hackett come hai reagito?
FP: aldil del signor Armani e di Livio
Proli, possiamo fare a meno di tutti, compreso me ovviamente. Perci quando
Dunston e Hackett sono saltati, abbiamo
pensato a obiettivi alternativi, che non significa di livello inferiore.
LB: con un piano B e un piano C: in quel
momento il club ha avuto la possibilit di
constatare che, in quel contesto come in
campo, sono un allenatore con idee molto chiare, fermo nelle mie convinzioni,
ma nondimeno preparato alla necessit
di un piano alternativo.
Tanti elementi sono arrivati da Siena: perch?
FP: lallenatore stato scelto perch aveva determinate caratteristiche e i giocatori perch erano funzionali al progetto.
LB: cera la necessit di reclutare una
squadra in grado di accelerare il processo di aggregazione e di condivisione del
progetto: non avrei potuto rinunciare a
giocatori e componenti dello staff, come
Danesi, che conoscevo bene e che mi potevano aiutare nel processo.
Il roster stato sistemato in corsa:
ora tutti i tasselli sono al loro posto?
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Banchi, il coach
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intervista doppia
FP: potr dare una risposta definitiva solo al termine della stagione,
ma alla luce della pallacanestro che
stiamo esprimendo, direi che siamo
completi e che abbiamo costruito la
squadra che avevamo immaginato
durante lestate.
LB: in buona parte il mercato stato frutto dellemergenza infortuni di inizio stagione. Con Hackett, poi, tutto andato al
suo posto.
Banchi dopo lo scudetto 2013: Nel
successo di una squadra la societ
incide per l80%, lallenatore e i giocatori si dividono il restante 20%. Cosa
ne pensi?
FP: il successo per me sempre determinato dal lavoro di squadra: non contano
le percentuali, ma la chimica allinterno
del gruppo di lavoro.
LB: confermo, perch finch non vincer
altrove, mi devo fidare di quello che ho
vissuto a Siena. Continuo a credere che
quella sia la logica ripartizione di responsabilit e, di conseguenza, meriti.
Quali sono le dinamiche interne tra
il presidente Proli, voi due e i giocatori?
FP: il presidente il decision maker,
Luca e io abbiamo la gestione della quotidianit. Naturalmente Luca ha la competenza sulla parte tecnica e io su quella
societaria.
LB: estremamente definite, chiare. Per
me, i miei collaboratori e i giocatori un
sistema di lavoro molto funzionale.
Come definiresti il tuo rapporto con
Livio Proli?
FP: io mi trovo bene, abbiamo un buon
equilibrio. E una persona che sa ascoltare e che sa decidere.
LB: professionalmente appagante.
Quanto conta la sintonia tra allenatore e GM?
FP: penso che sia importante trovare un
equilibrio ed essere sinceri. I problemi e
gli screzi prima o poi arriveranno e non
bisogna nasconderli, ma essere onesti
nellaffrontarli. Quando non c sintonia
bisogna dirlo.
LB: fondamentale, perch c un contatto quotidiano e lobbligo di rappresentare per laltro un possibile contraddittorio.
Chi pi difficile da convincere?
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LINTERVISTA
Una vita da gm
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LINTERVISTA
Nella
pallacanestro
c' molta meno
pallacanestro
di quanto
la gente
immagini
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LINTERVISTA
tecnico. All'inizio sono tutti d'accordo, poi
durante il campionato ci si cavano gli occhi
tra chi difende le proprie scelte e chi attacca
quelle degli altri.
Ecco una visione pi evoluta del ruolo. E ancora a met strada, tra gli uffici
della dirigenza e lo spogliatoio.
Un altro concetto nevralgico: fare la raccolta delle figurine facile, ma quel che bisognerebbe ricordare che per tenerle attaccate all'album ci vuole la colla. Qui a Roma,
nello specifico, la colla Bobby Jones, uno
di quei giocatori che deve essere valutato oltre il rendimento singolo, ma per come rendono i suoi compagni quando lui in campo. Spesso capita, a me o ai miei colleghi, di
prendere soltanto delle figurine, che poi su
quell'album attaccate non ci stanno. E dove
la metto la colla? Nel ruolo di guardia, in
ala, in un elemento che esce dalla panchina? Qui viene il difficile. Guardate Milano:
non avevano bisogno di un uomo da trenta
punti e la stagione cambiata quando arrivato Hackett a fare il collante.
Scegliere gli uomini, non solo i giocatori.
E' un lavoro di alchimia ed decisivo azzeccare i caratteri dei giocatori, ovvero la
parte pi difficile. Un giocatore inizi a conoscerlo veramente soltanto quando l'hai
avuto in squadra, mai prima. Non a caso il
percorso di certi allenatori e di certi giocatori spesso prosegue insieme: la sintonia
tra le persone, non solo sul campo, fondamentale per il successo. Sono dinamiche
molto complesse da tenere sotto controllo
ed difficile rendersene conto, da fuori. E'
per questo che nella pallacanestro c' molta
meno pallacanestro di quanto la gente immagini.
- Poi, naturalmente, per un prodotto di
qualit servono gli ingredienti giusti.
Strumenti indispensabili sono i rapporti
con i colleghi e i procuratori, tenere aggiornati i propri archivi sui giocatori e sui vari
campionati. Non arrendersi mai, tenere gli
occhi aperti in ogni momento della giornata. E della notte.
Non soltanto l'enfatizzare un concetto, la notte. E' un preciso riferimento temporale in un lavoro che, avendo
spesso a che fare con agenti e giocatori
americani, si fa mentre di l giorno e
qui le ore sono piccole.
D'estate devi essere bravo, veloce e prepa-
rato, poi i soldi ti danno una mano. D'inverno solo questione di culo e di soldi. Una
volta dovevo modificare il roster a stagione
in corso e avevo per le mani un americano
che mi avrebbe fatto un gran comodo. L'ho
aspettato per giorni e all'ennesima deadline, alle 4 del mattino, non avevo ancora
una risposta. Alle 4 e un minuto sono andato su un'alternativa, ovviamente pi scarsa.
Alle 4,30 mi chiama l'agente del primo giocatore e mi dice che accetta la mia offerta.
Alla fine ho sbagliato il colpo per 29 minuti.
Essere un gm ha a che fare con l'essenza di s stessi. Non si finge, non si improvvisa.
Io facevo il liceo classico, e quando mia
mamma veniva a controllare se avevo finito la versione di greco mi trovava nascosto
Superbasket sotto il vocabolario. Ogni tanto
me le ha pure date. Per servito a qualcosa, ha dimostrato che fin da piccolo c'era
quella molla pronta a scattarmi dentro.
Bisogna essere un po' malati di basket per
fare questo lavoro, dai, non si pu essere
completamente normali...
Gm si nasce. Ma per diventarlo davvero bisogna coltivare molti altri terreni.
E non ne basta nemmeno una, di vocazione, ne servono due: la tua, e quella della
famiglia e delle persone che ti stanno intorno e accettano i tuoi ritmi di vita cos particolari. La tendenza ad ascoltare, smussare
angoli, l'arte di sapersi girare ogni tanto
dall'altra parte, prendersi le proprie responsabilit, convivere con le tensioni: chiunque sbaglia nel proprio lavoro, il gm sbaglia
sempre. Ogni scelta pubblica e quindi opinabile: non esiste un forum nel quale si di-
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IL COACH
MIKE, e adesso?
mo anno di contratto.
I LAKERS infatti sanno bene che,
a meno di situazioni al momento difficili da prevedere, il prossimo sar
per loro ancora un anno di transizione ed il loro piano sarebbe stato
quello di lasciare in panchina il sacrificato D'Antoni per non bruciarsi
subito un candidato vero, quello che
per oggi sono costretti a cercare con
un anno d'anticipo. Uno con cui si
dovranno comportare in modo ben
diverso rispetto a quanto non abbiano fatto con il coach dimissionario.
Ma D'Antoni non nuovo a gesti di
questo genere. Infatti anche quando
era allenatore dei New York Knicks
si dimise a met della stagione 20112012, decisione sempre non facile e
che solo le persone di un certo quale spessore morale e umano sono in
grado di prendere.
MIKE D'Antoni diventato allenatore dei Los Angeles Lakers il
12 novembre 2012 dopo il licenziamento di Mike Brown (bilancio 1-4
in quell'inizio anno) e cinque gare
condotte dall'assistente Bernie Bickerstaff (bilancio di 4-1). In tanti, a
Los Angeles e non solo, si sarebbero aspettati il ritorno sulla panchina dei gialloviola di un certo Phil
Jackson e quindi l'arrivo di D'Antoni
fu un colpo decisamente a sorpresa,
per lo stesso Mike in primis. E qui arriviamo ad un punto cruciale della
questione: con un quintetto formato
da Steve Nash (suo giocatore preferito), Kobe Bryant, Metta World Peace,
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Pau Gasol e Dwight Howard, D'Antoni ha fatto bene ad accettare l'incarico di allenatore della seconda squadra pi vincente della storia NBA? E'
il senno di poi che parla? Per molti
ma non per tutti. Non era la squadra
ideale di Mike, nonostante il talento
a disposizione e il tasso tecnico degli interpreti del quintetto (magari
non di tutti...), forse avrebbe dovuto
capire che i suoi principi tecnico-tattici mal si sarebbero adattati a certi
interpreti. Forse. Altrettanto certo ,
per, che probabilmente nessuno, e
sottolineiamo nessuno, fra le migliaia di allenatori del pianeta, avrebbe
detto no ad una chiamata dei Los
Angeles Lakers. Ovviamente e giustamente. Troppo elevato il rischio
della sfida, cos come il fascino di
un'avventura unica nel mondo NBA
e delle squadre professionistiche e di
una citt, cos come di un ambiente
che non hanno eguali nella realt
sportiva planetaria.
SAREBBE STATO sovrumano o
disumano se D'Antoni avesse rifiutato la proposta fattagli da Mitch
Kupchak, Jim e Jerry Buss. Non l'ha
fatto e non lo si pu certo accusare
o criticare per questo. Anche perch
in pochi (esagerazione) avrebbero
potuto prevedere tutto quello che
successo in seguito a cominciare dagli infortuni e dai problemi fisici di
Kobe Bryant, sia nella scorsa stagione, sia in quella appena terminata,
senza poi parlare di quelli di Steve
Nash (pretoriano d'antoniano se ce
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IL COACH
Cosa far Mike D'Antoni? Il coach si dimesso dall'incarico di allenatore dei Lakers
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IL COACH
n' uno) o di Pau Gasol, o senza voler arrivare alla difficolt di adattamento di Dwight Howard ed al suo
atteggiamento non proprio impeccabile ed irreprensibile. Nel campionato 2013-14 i Lakers allenati dal
nostro Mike hanno avuto Bryant che
ha giocato solamente 6 partite, Nash
che ne ha giocate 15 e Pau Gasol, in
aperto contrasto con il coach che, fra
alti e bassi, ne ha saltate 22. Il tutto a
fronte di un roster che, dopo gli addii a Howard ed a World Peace, era
pi simile ad una formazione della
lega di sviluppo che ad una squadra
NBA, men che meno i Lakers. Vogliamo parlare dei vari Nick Young,
Jodie Meeks, Xavier Henry, Kendall
Marshall e Kent Bazemore? Ragazzi volenterosi, dal talento limitato,
dall'esperienza ad alto livello particolarmente rivedibile ma che hanno
avuto la migliore stagione della loro
carriera. Jordan Hill stato un altro
che ha disputato una stagione da
ricordare. E che dire di Jordan Farmar che diventato un giocatore che
sotto Phil Jackson non si era quasi
Qui con la dolce e fedele moglie Laurel, al suo fianco da quasi 30 anni
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IL COACH
Qui durante un time-out con la maglia di Team USA. E' stato assistente di Coach K
prestigioso nella Lega) le cose "devono" andare un po' male. Corsi e ricorsi storici vichiani a parte, sono affermazioni dettate dall'invidia, dalla
piccolezza, dalla stupidit e dall'ignoranza. Anche perch non tengono conto di alcuni piccoli-grandi
dettagli. Partiamo dai Nuggets. D'Antoni stato chiamato ad allenare
Denver nella short-season del 1999
dove ha chiuso s con un bilancio di
14 vittorie e 36 sconfitte, ma la sua
permanenza alla guida della squadra stata, diciamo cos, condizionata dal general manager Dan Issel
che, desiderando ardentemente di
allenare e di sedersi in panchina,
non stato di certo il suo miglior
alleato, fino a cacciarlo dopo pochi
mesi di lavoro. Ai Knicks, invece,
D'Antoni andato pur sapendo che
per due anni avrebbe dovuto soffrire (domanda: c' qualche allenatore che avrebbe rifiutato l'offerta per
allenare New York? Su, avanti...) per
poi vincere domani, ma nonostante
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IL COACH
e di conseguenza con profitto ed ottenendo risultati importanti stato
Phoenix dove, nonostante una prima stagione nella quale entrato
in corsa ed ha chiuso con 21 vittorie
e 40 sconfitte, dall'anno seguente la
sua filosofia di gioco si sposata alla
perfezione con i giocatori che aveva.
Le successive quattro stagioni da almeno 54 vittorie (due da 62 e 61) sono
l a dimostrarlo, cos come le quattro
qualificazioni ai playoff e le due sconfitte in finale di conference. D'Antoni
per la qualit, la spettacolarit e l'efficacia del gioco dei Suns avrebbe meritato di giocare una Finale e questo
sarebbe stato possibile se nel 2005-06
Amar'e Stoudemire non si fosse in-
Mike qui premiato al Palaverde di Treviso da Gilberto Benetton, suo grande estimatore
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IL PERSONAGGIO
Non solo il canto, ma anche il... suono, vista la sua nuova passione:
la chitarra. Danilo Gallinari ci racconta i suoi ultimi 13 mesi di passione.
Con una promessa: torner pi forte di prima
di Pietro Colnago
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pei facendo entusiasmare tutti. Poi all'improvviso tutto questo mi sembrato lontano mille chilometri".
Certo mai si sarebbe aspettato di attraversare un periodo cos lungo di sofferenza...
"Dopo la prima operazione ho cominciato il recupero con l'obiettivo ben preciso
di rientrare il pi in fretta possibile - prosegue - poi arrivato il secondo intervento e poi ancora il terzo. Il momento pi
brutto stato indubbiamente dopo il secondo intervento: ero arrivato veramente
vicino al ritorno in campo, giocavo gi
uno contro uno quando mi sono accorto,
ci siamo accorti, che lo stavo facendo senza un crociato, e che avrei avuto bisogno
di un'altra operazione".
Rabbia e delusione, voglia di spaccare
tutto: immaginiamo i sentimenti che in
quel momento riempivano l'animo del
Gallo...
"Il dottore, contro il parere di tutti, aveva
optato per un trattamento particolare che
di solito non si fa, ed aveva assicurato
che sarebbe stato quello giusto. Invece ha
sbagliato l'operazione ed io non potevo
far altro che tornare sotto i ferri. Incredibile! Ma rabbia a parte ho capito che se volevo risolvere il problema alla radice non
potevo far altro che ricominciare tutto da
capo e questa convinzione mi servita
per riprendere energie".
Questa volta a guidare l'intervento stato chiamato il professor Traina, capo
dell'equipe medica dei Nuggets, cognome
inequivocabilmente italiano. "Conosce
anche qualche parola, in estate torna
spesso nel nostro paese" racconta Danilo, che non ha mai pensato nemmeno
per un momento di doversi allontanare
dal suo sogno: "Mai! Mai per un attimo,
altrimenti tutto sarebbe stato molto pi
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IL PERSONAGGIO
Gli iscritti continuano ad aumentare perch Danilo Gallinari un personaggio a 360. La sua pagina Facebook conta pi di 350 mila affezionati ma
il suo Fan Club quello che lo rende unico. Lappuntamento per il 7 giugno al palazzetto di Pieve, vicino a Lodi, praticamente i posti dove lui
nato e cresciuto e come ogni anno sar lo stesso
Gallo a scendere in campo e ad incontrare i suoi
giovani tifosi impegnati in partite del torneo organizzato. Con il sorriso e la disponibilit che ne
hanno sempre contraddistinto la carriera, con la
semplicit che lo ha accompagnato in questi anni
e lappeal che si guadagnato con il suo atteggiamento sul parquet e fuori. Questanno sar diverso: quel giorno Danilo torner a farsi vedere dai
suoi tifosi dopo una stagione passata a lavorare
senza giocare, a preparare la nuova avventura
lontano dai riflettori. Il tam tam gi cominciato e
levento sar un successo. Perch Danilo Gallinari
un nome e una sicurezza. In tutti i sensi.
... E qui li saluta mentre sta uscendo dal campo ancora in maglia EA7
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IL PERSONAGGIO
complicato. Invece ho capito che niente
succede per caso e questa era l'occasione
per provare a me stesso che sarei tornato
pi forte di prima".
Il lavoro quotidiano in palestra, lontano
dalla squadra, dalla squadra di cui era diventato leader, senza pensare a nient'altro che al suo fisico e alla sua condizione.
"Un momento bello e tosto allo stesso
tempo - confessa - bello perch mi ha
dato e continua a darmi l'opportunit
di concentrami su quello che devo fare
senza un attimo di riposo, tosto perch
mi rendo conto che deve passare ancora
tutta l'estate prima di tornare sul parquet.
Ma la cosa positiva che tutto ora sembra
essere alle spalle e questa prova mentale
mi ha reso sicuramente pi forte".
Durante la stagione stato difficile, certo, perch vedere i compagni giocare e
soffrire senza poter dare loro una mano
non certo il massimo della vita. "Stagione negativa per i miei Nuggets - ammette - ma credo che abbiamo battuto tutti i
record mondiali di infortuni: tre crociati,
il tendine di McGee, i problemi infiniti di
Lawson, insomma tutto sembrato andare contro di noi. Spero solo che la franchigia abbia gi pagato tutti i debiti nei confronti della sfortuna e che ora per un po'
ci lasci in pace".
A dargli forza e tranquillit, ma anche ad
aiutarlo nella conduzione della vita giornaliera, la famiglia. "Non mi hanno mai
lasciato da solo, molto spesso sono venuti
a trovarmi anche gli amici, quindi da questo punto di vista tutto bene. Ora che la
stagione finita e i miei compagni sono
tutti partiti per le rispettive case io continuo ad allenarmi qui a Denver. Ora qui
bellissimo, c' sole e fa caldo, Denver in
primavera qualcosa di speciale".
I suoi programmi sono semplici: lavoro,
lavoro e poi ancora lavoro. "Che alterner
con un po' di vacanza in Italia, ma non
voglio perdere nemmeno un secondo per
cercare di tornare pi forte di prima. Ora
sto gi correndo e saltando, non ho ancora spinto alla massima intensit e non ho
ancora giocato con il contatto fisco, ma
sono mentalmente molto pi solido perch sono sicuro che ho fatto tutte le cose
giuste. A livello fisico facile recuperare,
lo fanno tutti, quel che fa la differenza
la condizione mentale e io credo di non
Ho vinto una
scommessa e mi
hanno regalato
una chitarra.
Da allora nata
una passione
incredibile
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IL PERSONAGGIO
avere perso niente sotto questo aspetto".
Uno normale, senza la testa e il cuore di
Danilo, avrebbe potuto avere dei dubbi,
coltivare la paura di doversi riconquistarsi tutto. Non lui, non il Gallo, che ha
sempre fatto della determinazione il suo
credo.
"Non sono mai stato cos carico, non vedo
l'ora che ricominci la stagione per dimostrarlo, e credo che lo status di giocatore
importante che avevo guadagnato prima
dell'infortunio non sia cambiato. Fisicamente non sono mai stato meglio: peso
105 chili con il 9% di grasso, esattamente
come ero a 18 anni quando giocavo a Milano".
A proposito di Milano: anche se dall'altra parte dell'oceano, Danilo non ha mai
smesso di seguire le sorti della squadra e
della societ che lo ha lanciato.
"Come tifoso mi dispiaciuto per come
andata a finire l'Eurolega. stata una stagione incredibile, giocata da protagonista fino alla fine, ad un passo dalle Final
Four. I ragazzi hanno acquistato credibilit a livello europeo e solo un po' di sfortuna unita ad un pizzico di inesperienza
hanno impedito di raggiungere il sogno
della Final Foura Milano. Ora per sotto
con lo scudetto! Quello non pu e non
deve scapparci".
Fin qui il passato e il presente, ora si tratta di dare uno sguardo al futuro. Capitolo
nazionale.
" la seconda estate che sono costretto a saltare e chi mi conosce sa quanto
questo mi dia fastidio. Quella che ho
passato assieme ai ragazzi, due anni
fa ormai, stata entusiasmante. Per
i risultati che abbiamo ottenuto, per
l'entusiasmo che abbiamo creato attorno ad un ambiente che prima era poco
considerato, per il piacere che avevamo
di stare assieme. Poi sono arrivati tutti
questi problemi, non ho potuto giocare
gli Europei e anche questa volta dovr
limitarmi a fare il tifo, ma la maglia
azzurra e sar sempre nel mio cuore.
Spero solo di poter avere l'occasione di
dimostrarlo al pi presto".
Intanto il suo lavoro quotidiano e individuale.
"A giugno torner in Italia e alterner
giorni di vacanza e lavoro in palestra per
arrivare poi pronto al training camp che
apre la prossima stagione. Voglio essere
al massimo per tornare ad essere protagonista". E farlo alla sua maniera, come
recita il suo slogan personale: "A tutto
motore!". "Questo poco ma sicuro! Se
ne accorgeranno tutti!". Noi non abbiamo
dubbi.
un periodo tosto
e bello allo stesso
momento. Bello perch
so che ho fatto la scelta
giusta, tosto perch
deve passare ancora
tutta l'estate prima
di tornare a giocare
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IL PERSONAGGIO
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ALLENATORI
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DIBATTITI
arlare a me, triestino con radici e relativa parentela in almeno tre diverse parti (per lingua,
cultura, abitudini) dell'ex glorioso
Impero austro-ungarico (pardon...non
lo far pi), dei vantaggi che derivano
dall'educazione naturale, congenita,
alla diversit, a quella che chiamano
multiculturalit, pi che spalancare
porte aperte una specie di tautologia. Vale per tutti i campi e ovviamente anche per lo sport. Passando
dai massimi sistemi al basket ricordo
solo che una trentina di anni fa (come
passa il tempo...) mettemmo in piedi,
noi minoranza slovena in Italia, una
squadra di basket che arriv esclusivamente con le proprie forze fino
alla Serie B italiana, quando la Serie
B era quella che ora la Lega Silver,
dunque molto in alto per una Societ
di Sergio Tavar
che faceva dell'appartenenza etnica
un valore imprescindibile e che dunque poteva pescare da un bacino di
popolazione che non supera le 50.000
persone. Fra l'altro la societ esiste
ancora e proprio quest'anno, sempre
rispettando le regole primarie della
lingua d'uso, ritornata in DNB, dunque il suo successo non fu frutto del
caso. Come mai ci riuscimmo? Molto
semplicemente perch noi giovani
tecnici che avevamo allevato quei ragazzi avevamo fatto tutti i corsi tecnici
in Jugoslavia (Slovenia, ovviamente,
ma allora la scuola jugoslava era pi
o meno la stessa dappertutto: ci ritorner in un successivo articolo per analizzare le conseguenze estremamente
istruttive e distruttive - che la dissoluzione politica della Jugoslavia ha
portato in campo cestistico) oltre ad
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aver frequentato per ovvie ragioni burocratiche gli analoghi corsi italiani.
Conoscevamo dunque perfettamente le due scuole e va da s, scuserete, che preferivamo di gran lunga
quella jugoslava. Primo perch era
molto pi consona al nostro modo di
vedere e sentire il basket (per noi l'unico vero basket era quello jugoslavo), e secondo perch implementarla
presso i nostri ragazzi era molto pi
gratificante in quanto caratterialmente erano molto pi pronti a recepirla
in confronto a quella italiana che veniva vista come troppo schiacciata
sul modello americano col risultato di
castrare sul nascere la innata inventiva slava dei ragazzi. Giocavamo ovviamente tante amichevoli oltre confine prendendole sonoramente pi
o meno da tutti, per la cosa ci diede
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quell'esperienza che poi si sarebbe
rivelata decisiva soprattutto in termini di autostima quando, ritornati in
Italia, giocavamo contro squadre robotizzate che godevamo nello sbertucciare in tutti i modi possibili. E dunque in Italia vincevamo anche contro
squadre ben pi dotate di noi dal punto di vista fisico e, perch no, anche
tecnico, di una tecnica per imparata
in modo didattico e dunque sfruttata pi o meno sempre in modo che a
noi appariva sbagliato o comunque
poco funzionale allo scopo che i nostri ragazzi avevano sempre limpido
in mente, che quello che per vincere
a pallacanestro la prima e unica cosa
che importa quella di fare canestro.
Ci sentivamo quasi come alieni nel
panorama del basket italiano, anche
perch stava cominciando il declino
del basket triestino che era stato un'isola felice e fulgida nel panorama italiano grazie all'enorme vantaggio che
avevano avuto i nostri tecnici nell'imparare il basket dagli americani durante la loro presenza a Trieste dal '45
al '54, quando ovviamente in America
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da noi l'impianto sportivo, e in particolare cestistico, anglosassone , pi che
stupido, sbagliato. Con l'aggravante
che sono ormai spariti gli oratori e altri
centri di aggregazione giovanile (tipo i
mitici ricreatori triestini), o meglio continuano a esistere, ma non vengono
pi frequentati, centri che in qualche
modo supplivano al deserto scolastico
in fatto di educazione fisica.
Non credo che sia un caso che ormai in Italia non vengano prodotti pi
veri lunghi, giocatori cio alti, ma normodotati, a parte casi eccezionali tipo
figli d'arte quali Melli e pochi altri,
giocatori cio che abbiano percorso
fin da piccoli tutto il normale percorso
di apprendimento. Vanno a finire tutti
nella pallavolo, che ha il grossissimo
merito, intrinseco a quello sport, che
giocare da piccoli a minivolley una
pizza orribile, per cui la selezione
avviene a un'et ben pi avanzata,
quando cio serve veramente. E anco-
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una ventata di aria nuova a tutti i livelli, dal responsabile del movimento
giovanile che, se arriva dall'estero e
presenta un progetto a lungo termine,
pu essere forse l'unico ad avere le
coperture necessarie (costa, dunque
dobbiamo tenerlo), al tecnico della
prima squadra che pu importare idee
nuove e scuotere in qualche modo
l'auto-referenzialit dei nostri tecnici
che, sentendo quello che si insegna
nei vari corsi, sembrano sempre pi
avvitarsi su idee fossilizzate e tutto
sommato di retroguardia. Certo, non
che altrove si stia molto meglio. Per
aprirsi, confrontarsi senza spocchia,
importando quanto si ritiene sia nuovo e utile, serve dappertutto, non solo
nel basket. La prova in negativo di
quanto sto scrivendo la si avuta analizzando il destino del movimento cestistico jugoslavo dopo la dissoluzione. Cosa che, come detto, far un'altra
volta.
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final four
MAC-CA-BI!
Il capolavoro di una squadra, il trionfo di un club che rappresenta
una nazione ed seguito da un popolo incredibile. LA MAREA GIALLA
DI TEL AVIV di nuovo sul trono dEuropa dopo aver battuto
le corazzate CSKA e Real Madrid. CHIAMATELI ancora underdog
di Pietro Colnago
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final four
che mai, e sottolineiamo il mai, sono
stati offensivi o minacciosi nei confronti
degli avversari e degli arbitri. E alla fine
il trionfo arrivato in una maniera spettacolare: dopo aver vinto la partita nei
tempi regolamentari ed aver subito poi
la rimonta madridista che ha portato la
partita ai supplementari, il Maccabi ha
segnato la bellezza di 25 punti nellovertime, un record assoluto, dando dimostrazione di grande talento e di grande
precisione tecnica e tattica. Gi, perch
in questi giorni di primavera milanese,
quando si parlava di Maccabi, si poneva laccento sulla sua mentalit, sul suo
cuore e sulla sua voglia di combattere
fino alla fine, mai, ma proprio mai, si faceva accenno allo spessore tecnico ed al
talento dei protagonisti, considerati da
tutti un gradino sotto gli avversari che
di volta in volta si trovavano di fronte.
Ed invece quello che hanno fatto sul
parquet milanese giocatori come Rice,
Hickman, Smith, Blu, Tyus, Schortsanitis e tutti gli altri ha le fattezze di un
vero e proprio capolavoro: giocare la
partita, anzi le partite, sapendo esattamente cosa fare e come farlo, trovare
la soluzione giusta in ogni momento
dellincontro, indipendentemente se
il tabellone dice +20 o -20, +1 o -1, sinonimo di preparazione ma anche di
talento. Le azioni di uno contro uno di
Tyrice Rice arrivate costantemente e
puntualmente al ferro contro la difesa
del Real, le conclusioni da distanza siderale di Blu, solo per citare due esempi, non avrebbero ragione di esistere se
non scomodando la parola talento.
Detto tutto ci, che ci fa entrare emozionalmente nellevento, cominciamo a
parlare di pallacanestro, partendo dalle
semifinali.
CSKA-MACCABI: LA CORSA ALLORO. Venerd 16 maggio una data che
in molti ricorderanno per tutta la vita.
Quando le due squadre sono scese in
campo per il riscaldamento la percezione immediata era che ci si trovasse alla
Nokia Arena di Tel Aviv. Seimila tifosi
israeliani sulle tribune che gi da qualche ora prima avevano riempito i loro
settori e scaldavano la voce coi loro cori.
Poi la partita: giocata dal CSKA con la
solita durezza mentale e la solita voglia
WIRED
Il profeta David e i suoi seguaci in gialloblu
Per chi come me ha la fortuna di poter vivere una partita di basket a contatto diretto coi
protagonisti, queste Final Four sono state unesperienza incredibile. Mai, ma dico mai, ho
visto un allenatore guidare la propria squadra come fa David Blatt con il suo Maccabi. Al
di l della preparazione tecnica e tattica, al di l degli schemi disegnati sulla lavagna, il
rapporto dialettico che ha coi suoi giocatori davvero unico. Lui con loro discute, vuole
che rispondano alle domande che di volta in volta pone, e poi li motiva: anche questo il
Maccabi. Eccovi alcuni stralci dei suoi time out in situazioni davvero speciali.
Semifinale con il CSKA, la sua squadra sotto di 10 punti e mancano pochi minuti alla fine
del 3 quarto. Il quintetto si siede in panchina e Blatt comincia con le sue domande. Siamo sotto di 10 - dice guardando il tabellone - credete che per noi sia una situazione nuova,
nella quale non ci siamo mai trovati?. No - rispondono i giocatori - abbiamo gi visto
questo film. E allora sapete gi come andata a finire, vero? fa lui. Si la risposta.
Bene - conclude alzandosi dallhuddle - allora andate in campo e fatemelo rivedere... La
squadra rientra , gioca con unintensit incredibile e a 4 minuti e sotto di 5. Altro time out.
Siamo arrivati a -5 - dice - esattamente dove volevamo essere a questo punto della partita: nessun problema, avete un lavoro da finire e solo voi sapete come si fa a farlo. Detto e
fatto: fortuna o bravura, ma il finale lo conoscete.
Finale con il Real, la sua squadra sotto di 11 quando chiama il time out a met terzo quarto. Sapete cosa dice la gente del Real? chiede ai suoi giocatori. La risposta arriva dopo
qualche secondo No - Blu che parla - ma cosa centra?. Dice che il Real Madrid ha il
reparto esterni pi forte dEuropa, che impossibile batterlo. Volete accettare questa situazione oppure volete dimostrare il contrario?. I primi due giocatori ad alzarsi dalla panchina sono Rice e Hickman, fratelli sul campo e anche fuori, guarda caso compagni di reparto. Come finita? Vi ricordate come Tyrese e Ricky hanno attaccato i propri avversari da
quel momento in poi? Vi ricordate come hanno segnato sopra le teste di Rodriguez e compagni? Ecco, questo il risultato di come Blatt, un vero e proprio profeta da quelle parti,
riesce a motivare i suoi e a vincere partite impossibili. Un pezzo importante di quella coppa che il Maccabi ha alzato nel cielo di Milano appartiene sicuramente a lui, che allinizio
della stagione ha persino dovuto affrontare il rischio tangibile del licenziamento. (P.Col.)
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final four
di imporre la propria legge. Del resto in
panchina l c un certo Ettore Messina,
uno che sa come si fa a vincere, uno
che sempre e costantemente in missione e che sa insegnare ai suoi quel
che occorre per giocare partite come
queste. E infatti i russi tirano la prima
spallata, lo fanno in maniera energica e
il Maccabi sembra accusare. Sembra,
non significa che perch proprio in
quellimpianto, non su quel parquet,
qualche settimana prima, in gara1 dei
quarti di finale con Milano, era accaduta la stessa cosa. Ricordate il +7 Olimpia
a 48 secondi dalla fine della partita?
Ricordate come andata a finire? Ecco,
esattamente in quel preciso momento
qualcosa scattato nella mente dei giocatori di David Blatt, che ha avuto certo
la sua parte in tutto questo (per avere
lesatta percezione delle sue parole vi
rimandiamo al box Wired): hanno
completamente ribaltato linerzia e sono
arrivati a giocarsi la partita esattamente
nel momento e nella maniera a loro pi
congeniale. Con il CSKA in vantaggio
di 4 punti, quindi 2 possessi, ecco che
luomo del destino veste i panni di David Blu: tripla sullo scarico di Rice (e se
andate a guardare bene il contatto del
playmaker del Maccabi con luomo che
marcava Blu non stato certo accidentale) e -1 con 18 da giocare. Time out e
rimessa nella met campo offensiva del
CSKA. Kryapa, il leader occulto di questo quintetto, scambia con Micov ma
poi la palla gli scappa dalle mani. Ne
approfitta Bul che allunga per Rice e la
conclusione dellamericano mancina
solo per quanto riguarda la mano ma
destra, eccome, per quanto riguarda il
risultato. Poi i russi hanno ancora lopportunit di ribaltare il risultato ma la
conclusione di Weems finisce sul ferro.
E apoteosi, con Messina che si mette le
mani nei capelli, i suoi che non riescono ad alzare lo sguardo dal parquet e
gli israeliani che sembrano aver vinto la
coppa del mondo.
Certo, analizzando il tutto occorre parlare anche di fortuna, ma chi riuscito
a vincere un campionato senza mai
avere dalla sua la sorte? Se Kryapa non
avesse perso quel pallone, se Weems
avesse segnato quel canestro Ma i se
si scontrano con i fatti. La prima partita con Milano ci ha insegnato qualcosa ecco la dichiarazione programmatica di
Blu - anche se onestamente non ne avevamo bisogno. Siamo una squadra che
non molla mai, che trova energia nella
sofferenza e che vuole uscire dal campo
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final four
L'MVP
La ricetta vincente? Un chicco di Rice!
Non sono venuto qui per prendermi soddisfazioni personali. I titoli di MVP non contano niente per me, quello che conta
la squadra, e questa sera lMVP tutto il Maccabi e quando dico tutto intendo noi sul campo ma anche i tifosi sugli
spalti. Hanno vinto anche loro perch hanno fatto gli stessi
nostro sforzi. Queste parole Tyrese Rice le ha pronunciate
prima di essere incoronato MVP delle Final Four, in piedi, in
mezzo al parquet con il figlioletto in lacrime tra le braccia.
la verit che non abbiamo mai creduto di essere inferiori a nessuno dei nostri avversari. Noi siamo il Maccabi, una
squadra unica nel suo genere. Io lho imparato in fretta, appena arrivato qui mi hanno fatto sentire parte di una famiglia, di un qualcosa che dura nel tempo. Ora siamo arrivati
sul gradino pi alto dEuropa, abbiamo battuto tutti e ci godiamo il momento. Il suo coinvolgimento totale: quando
alza il trofeo lo fa con gli occhi rivolti ai suoi compagni. Del
resto quello che ha fatto in semifinale, con quel canestro incredibile a pochi secondi dalla fine, e il capolavoro compiuto
nel quarto quarto e nel supplementare con il Real, hanno legittimato questo premio. Ora ditelo pure: il miglior reparto
esterni dEuropa formato da Rice e Hickman, noi lo sapevamo fin dallinizio della stagione, molti altri no, ma questo
non importa. Le parole nel basket stanno a zero, quello che
conta giocare e vincere e noi siamo sempre stati convinti di
poter fare entrambe le cose contro qualsiasi avversario. Hai
ragione tu T.R. Congratulazioni, MVP...
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final four
no incontrate nella Liga spagnola pochi
giorni prima e avevano vinto i catalani,
questa poteva considerarsi una rivincita ma dallo spessore diverso. Il timore e
la preoccupazione di Sergio Rodriguez
(fresco di nomina MVP della stagione)
e compagni evidente nei primissimi
minuti della partita, durante i quali i
blaugrana impongono ritmo e regole
di gioco: segnano e difendono contro
una squadra che non riesce a correre.
Ma solo una fiammata, a poco a poco
il fuoco del Barcellona si spegne e si
accende invece linceneritore dei Blancos. Come si fa a concedere tutto quello spazio a Rudy e Sergio? Non si pu,
non si deve, e allora arrivano una serie
di palle perse, di errori madornali al
tiro mentre il Real mette in piedi il suo
personalissimo spettacolo dalla linea
dei tre punti. E un parziale che spacca
la partita ma anche il cuore del Barcellona: segnano tutti, ma proprio tutti, in
un canestro che sembra diventato una
vasca da bagno, e dal terzo quarto in
poi non c pi partita. Alla fine sono
38 i punti di scarto, mica bruscolini, e il
Real vola in finale con la forza del suo
talento e della sua apparente tranquillit mentale. Mai sconfitta, nella storia
delle Final Four, stata cos eclatante e
trovare scuse pressoch impossibile.
Sar Real Madrid-Maccabi la finale 2014
dellEurolega e la domanda : chi di voi
in quel momento avrebbe scommesso
un solo euro sulla squadra allenata da
Daviid Blatt?
BARCELLONA CSKA: PARTITA TRA
DELUSE. Ma prima di arrivare a quella
partita c la finalina da giocare. Una
partita inutile secondo tutti i protagonisti, una partita che serve solo per le
statistiche, con stati danimo sotto il
livello di guardia. Ma occorre giocarla
e allora perch non farlo nel migliore
dei modi possibili? Certo, con le tribune del Forum semideserte e il tifo praticamente inesistente difficile trovare
il ritmo giusto e chi soffre di pi, dopo
una inizio promettente, il CSKA che a
poco a poco abbassa la guardia e concede il campo al Barca. Ah, a proposito di
Barca: non penserete che un campione
come Juan Carlos Navarro possa lasciare una Final Four senza aver messo la
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final four
Vista dal basso: Rice vola a canestro nel traffico, sullo sfondo la marea gialla
VISTA IN TV
Cuore, cervello e lavoro di squadra. Proprio come il Maccabi...
E buona educazione, quando si entra in una casa non tua, minsegnavano i miei genitori, salutare e presentarsi. Entro nella casa
di SB in punta di piedi: mi chiamo Giancarlo Fercioni e faccio il
regista televisivo dello sport che amo di pi, il basket. Quindi ho
la fortuna di fare un lavoro che mi piace e questo gi positivo. Il
primo compito assegnatomi descrivere (cosa da niente) quello
che televisivamente successo nelle recenti Final 4 di Eurolega. Lo
schieramento di forze, a mia venticinquennale memoria (ma posso
sbagliare) stato il pi importante esibito nel basket italiano: 16
telecamere per il segnale internazionale, cio quello distribuito in
tutta Europa, pi altre 3 telecamere per Fox Italia che trasmetteva
l'evento per il territorio nazionale. Tutte le telecamere avevano un
replay digitale dedicato, di cui due in supermotion per esaltare e
sottolineare le fasi pi spettacolari e le espressioni pi intense dei
protagonisti, oltre ad un sistema in network che, pescando dai vari
replay, pu costruire in tempo reale clip dedicate e impaginate per
arricchire il tutto. Un audio con copertura a tappeto in tutto il palazzo per far vivere ai telespettatori la sensazione di essere in campo
con Baby Shaq o con il Barba Sergio Rodriguez. Poi grafiche supportate da un giornalista dedicato, per informare sempre in modo
pertinente alle immagini e alla storia della partita. Non sono quantificabili le tantissime "unilaterali" (cio le integrazioni delle varie
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Giancarlo Fercioni
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final four
sua firma sotto una vittoria, vero? Ed
ecco allora il grande veterano muoversi
sul parquet come un giovincello, segnare in tutte le maniere che il mondo conosce: la bomba, il tiro in allontanamento,
le penetrazioni con le invenzioni e tutto
il resto. A dargli una mano il Lampe che
nella semifinale si era fatto il sedere a
strisce per tutta la partita e che probabilmente aveva pi motivazioni degli
altri: dimostrare al suo allenatore che
aveva fatto male a non considerarlo, ai
suoi tifosi che lui comunque sempre
pronto e a se stesso di essere sempre il
giocatore che era. Alla fine arrivare terzo meglio che arrivare quarto e, come
dice Huertas: Non oggi, ma tra qualche
mese magari riusciremo anche ad apprezzare il fatto di essere comunque la
terza squadra del continente. Magra
soddisfazione.
MACCABI-REAL MADRID: LA FINALE INATTESA. Sul parquet del forum ci
sono, complessivamente, 31 partecipazioni alla Final Four, il massimo che si
possa aspettare dal basket del Vecchio
Continente, ma allo stesso tempo una
sfida che nei tempi moderni non ha mai
avuto ragione di essere. Maccabi e Real
hanno fatto la storia di questo sport nel
passato remoto. Giocatori come Corbalan o Berkovitz, Rullan e Jamchj, hanno foto e magliette ritirate nei rispettivi
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ALTRI MONDI
Lezioni
da oltre
confine
UNA PROFONDA
RIFLESSIONE suGLI
EFFETTI DELLA
DISGREGAZIONE DELLA
EX JUGOSLAVIA, nel
basket e non solo. lo
sport anticipa sempre
le dinamiche sociali
di Sergio Tavar
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ALTRI MONDI
limitare - e sono convinto che sarebbero stati limitati di molto - i danni.
Ma lasciamo stare, anche se a distanza di pi di 20 anni la frustrazione per
quanto avrebbe dovuto succedere e invece non successo continua a essere
vivissima. Se per fosse stata usata la
medicina giusta non avrei avuto modo
di vedere cosa successo al basket
jugoslavo, cio non avrei potuto avere sott'occhio tutte le dinamiche che
lo sport anticipa in campo sociale,
fungendo da esempio semplificato di
quelle che sono poi le direzioni che
prende l'intera societ.
Allora passiamo al tema, anche per dare un taglio ai paroloni che
mal si addicono a un ignorante
giornalista sportivo, uno cio che,
trattando di argomenti frivoli e insignificanti, nulla pu capire dei massimi sistemi. Allora: la Jugoslavia nel
'91 si sfalda. Nel basket sta fiorendo
quella che avrebbe potuto essere la
pi grande generazione mai nata,
una generazione che alla matura
et media di 21 anni e mezzo (rovinata dai 24 anni di Draen Petrovi)
vinse l'argento alle Olimpiadi di Seul
giocando in finale contro l'URSS (che
aveva appena battuto gli USA) la peggior partita di tutta l'Olimpiade. Pochi
ricordano infatti che nel girone eliminatorio quella stessa Jugoslavia aveva
nascosto la palla ai sovietici (che per
questo erano stati costretti a battere
gli USA prima della finale). Pazienza,
tanto c'era tutto il tempo per rifarsi.
No, non c'era: bast per giocare il miglior basket di sempre agli Europei di
Zagabria 1989, bast per dominare il
Mondiale di Buenos Aires del '90, con
tutti i venti di guerra che gi spiravano
e privi di una Repubblica (la Slovenia
ritir Zdovc per le semifinali e la finale), bast per dominare gli Europei di
Roma '91, e poi croll tutto. Mezza Jugoslavia con il nome di Croazia ebbe il
privilegio di essere la sparring partner
del Dream Team a Barcellona, mentre
l'altra mezza Jugoslavia era bandita
dalle astute cancellerie internazionali
(che allora forse cominciavano a capire cosa era in realt successo mettendo in opera, come sempre in questi
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ALTRI MONDI
in opera dovunque adattandola alle
caratteristiche peculiari dei popoli jugoslavi, diversi per storia, mentalit,
cultura e abitudini. Creando con ci
giocatori che parlavano la stessa lingua cestistica, ma con approcci mentali totalmente diversi, il che dava alla
squadra nazionale una duttilit e una
capacit di adattamento che nessun
altro aveva al mondo. Con la disgregazione della Jugoslavia tutto ci and
ovviamente a farsi benedire. Per paradossalmente gli effetti in un primo
momento furono benefici. La storia,
vedi per esempio la riunificazione tedesca, insegna che nello sport l'unione non fa necessariamente la forza. In
Michael Jordan. Una Jugo unita nel '96 avrebbe potuto batterlo?
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ALTRI MONDI
tri, ma anche e soprattutto perch funzionavano perfettamente. Lasciando
da parte la Bosnia, che, poverina, aveva ben altri problemi con cui confrontarsi, per la Croazia e la Serbia le cose
furono un tantino diverse, nel senso
che per loro emergere nella vecchia Jugoslavia non era un problema, per cui
la produzione di giocatori continu
secondo i vecchi schemi ancora per un
po', continuando dunque a produrne
di bravi in profusione.
In definitiva per un po' le cose andarono che meglio non avrebbero potuto. Da una Jugoslavia ne emersero
dapprima quattro pi o meno equivalenti (forse con la Macedonia un gradino sotto), poi arriv, una volta calmatosi un tantino l'uragano bellico,
la Bosnia (non aggiungo volutamente
l'Erzegovina perch, essendo abitata
prevalentemente da croati, soprattutto
ora, dopo la guerra, si sente in realt
una regione croata, per cui i suoi giocatori, tipo Planini o Bara, optano
automaticamente per la cittadinanza
croata), forse la regione dove crescono, in senso letterale, i giocatori pi
alti e imponenti d'Europa. E infine
arriv il Montenegro che, una volta separatosi dalla Serbia, pot finalmente
esprimere tutto lo straordinario potenziale fisico dei suoi atleti (onestamente: cosa pensereste adesso se in
qualit di CT doveste incontrare una
nazionale che schierasse contemporaneamente Pekovi, Miroti, Dubljevi,
Vuevi e Pavlovi?). Ed era veramente
affascinante vedere come emergessero
poi, cristallizzandosi, le caratteristiche
peculiari dei singoli popoli che nel calderone jugoslavo si perdevano amalgamandosi. Avevamo cos i disciplinati asburgici sloveni, che per per il loro
inguaribile complesso di inferiorit di
popolo piccolo circondato da vicini
grandi e pericolosi tipo italiani a ovest
e tedeschi a nord erano fondamentalmente perdenti; avevamo i croati che
davano sempre l'impressione di essere un esercito in missione; avevamo i
serbi creativi e fantasiosi afflitti per
dal loro innato strafottente sentimento
di superiorit su tutto il mondo, e cos
via.
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ALTRI MONDI
I tempi per passano. Quest'anno in Slovenia e nelle altre repubbliche jugoslave sono usciti dalle scuole
i primi diplomati nati non pi in Jugoslavia, e che dunque la Jugoslavia
non sanno neppure cosa fosse, se non
per sentito dire da genitori e parenti.
Slovenia e Croazia sono nell'UE, dunque fanno parte di un'entit politica
completamente diversa, i giovani sloveni, non pi obbligati a imparare il
serbocroato a scuola, hanno sempre
maggiori difficolt a farsi capire quando passano la Kolpa (il fiume che fa
da confine fra Slovenia e Croazia), insomma la Jugoslavia si sta disgregando pian piano anche nelle teste. E cos
fatalmente si sta disgregando anche la
scuola cestistica, ahim. I vecchi allenatori, salvo alcune rarissime eccezioni, sono in pensione, oppure all'estero, i giovani tecnici sono sempre pi
amalgamati al mainstream mondiale,
leggi americano. Sono cambiate le
condizioni sociali, i giovani ex jugoslavi sono sempre pi simili ai loro coetanei del resto d'Europa, afflitti dalle
moderne diavolerie tecnologiche, per
cui non vedono pi nello sport un
veicolo di affermazione personale,
con tutto quello che ci comporta in
termini di motivazione e di etica del
lavoro, insomma le cose si stanno
normalizzando. Personalmente ero
convinto che, dovunque fossi andato,
se avessi visto all'opera una squadra
sconosciuta di basket, avrei capito
dopo due azioni che non poteva non
essere una squadra serba, o croata, o
slovena, solo per come si muoveva in
campo e per le cose che i suoi giocatori facevano. Grandissima fu perci la
mia afflizione quando due anni fa seguii a Lubiana gli Europei Under 20 e
non riconobbi i serbi, che mi sembravano esattamente come tutti gli altri,
e mai avrei immaginato che potessero
essere serbi se non avessi visto scritto
Srbija sulla maglietta. L capii che le
cose erano definitivamente cambiate
e che una lunga e gloriosa storia era
arrivata al capolinea. Impoverendo in
modo devastante tutto il basket mondiale. O basket jugoslavo, sia ti lieve la
terra natia.
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LINTERVISTA
BRUGNARO: Voglio pi
basket sulla RAI
Ecco un'immagine dell'appello lanciato dalle 16 societ di Serie A per ottenere una maggior visibilit del basket sui canali Rai
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LINTERVISTA
glio, per, trovare alibi: la pecca pi grande
stata la mancanza del gruppo e di quella
coesione che necessaria per raggiungere
gli obiettivi. Non ci sottraiamo alle nostre
responsabilit, io per primo. Siamo al terzo
anno di A, forse qualcuno ha pensato che
la post season dovesse essere scontata, ma
nello sport come nella vita non c nulla di
automatico che viene da solo. Ripartiremo
con ancora pi entusiasmo, con pazienza e
umilt, facendo tesoro dellesperienza per
non ripetere gli stessi sbagli".
Lei ha sempre dimostrato di credere
La Reyer Venezia
molto nei giovani,
un grande progetto
come testimoniano
non solo sportivo,
anche i grandi invema anche sociale
stimenti effettuati in
e culturale. E lo sport
questo settore...
uno strumento
"Il nostro un grande
di scoperta
progetto non solo spore valorizzazione
tivo, ma anche sociale
del talento
e culturale. Sono convinto che lo sport sia un
formidabile veicolo formativo per ragazzi e ragazze: pochissimi di loro riusciranno nellimpresa di diventare
campioni, ma ci che pi importa
che tutti imparino a diventare dei cittadini
migliori, in grado di affrontare le sfide e visione dinsieme strategica. Io credo che la
dare il meglio di se stessi. Io credo ferma- Venezia metropolitana, aperta a Padova e
mente nello sport come strumento di sco- Treviso ma anche a parti di Vicenza, Roviperta e valorizzazione del talento, aiutando go, Belluno e Pordenone, sia unarea dalle
ciascuno a trovare le proprie attitudini e il grandissime potenzialit che per ha bisoproprio spazio nella societ. Per questo sia- gno di veder riconosciuto un nuovo senso
mo orgogliosi che al nostro progetto finora di appartenenza che faccia leva su simboli
abbiano aderito 23 societ del territorio e positivi e vincenti. La Reyer si propone
4500 giovani atleti. Realt che manten- come volno di aggregazione e rilancio per
gono le proprie identit e autonomia, ma un nuovo rinascimento della nostra grande
che entrano a far parte di una famiglia pi citt, un po come accade con il Barcellona
grande per uno scambio di esperienze e un per la Catalogna: i nostri colori orogranata
accrescimento reciproco. Anche questan- vogliono essere lemblema di questo movino il settore giovanile ci ha regalato grandi mento dinclusione, a servizio della comusoddisfazioni, cos come il femminile che al nit per procedere compatti verso gli obietritorno in A ha conquistato il quinto posto tivi che abbiamo davanti".
E anche per questo motivo che non ha
e i playoff".
Pi volte ha sottolineato che il basket mancato di richiamare i propri tifosi a
anche veicolo di aggregazione territo- mettere da parte certi campanilismi?
"Da sempre sono convinto che lunione
riale. Cosa intende?
"E finita lera dei campanilismi, anche faccia la forza e che se vogliamo costruire
perch oggi la competizione si gioca a tutti assieme una realt in grado di competere
i livelli in tutto il mondo tra aree metropo- in ambito europeo, nello sport come nellelitane, in cui le singole identit si armoniz- conomia, dobbiamo abbattere le barriere,
zano dentro a un disegno unitario e a una nelle parole e nei fatti. Penso che, al di l
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della goliardia, sia molto pi utile e opportuno tifare a favore di qualcuno piuttosto
che contro qualcosa. Nel caso specifico, ho
ritenuto di ridimensionare la provocazione
di alcuni cori che andavano oltre la rivalit
sportiva nei confronti di Treviso: una citt
che protagonista di questo movimento di
aggregazione metropolitano necessario per
compiere quel salto di qualit che tutti, anche i tifosi, auspicano".
Oltre alle idee servono anche le strutture e non un mistero che lei a Venezia
vorrebbe realizzare un impianto nuovo.
"Il basket non solo la partita di 40 minuti. In questo senso, siamo chiamati a imparare dagli americani a spettacolarizzare
gli eventi. Ecco perch servono palazzetti
adeguati e utilizzabili non solo per lo sport.
Ho sostenuto personalmente una spesa
di 1 milione e mezzo di euro per mettere a
norma il Taliercio e consentire alla Reyer
di giocare nella propria citt. Ora, per,
unarena pensata con criteri moderni e innovativi servirebbe per crescere e anche
per sfruttare lenorme valore aggiunto del
brand Venezia, che ha un appeal straordinario in tutto il mondo. Dobbiamo lavorare
tutti assieme, anche in collaborazione con
le Istituzioni, affinch nei prossimi anni
Venezia possa ospitare le partite dei grandi
club europei".
Presidente Brugnaro: tra le tante particolarit che caratterizzano il progetto
Reyer c anche la certificazione etica.
Perch ha intrapreso questo percorso?
"Chiariamo subito che essere certificati
non vuol dire avere il cartellino dei primi
della classe. Significa che abbiamo deciso di aprire i nostri cassetti ad un ente
terzo accreditato che ha verificato, e ancora continua a farlo periodicamente, che
tutto ci che facciamo con il nostro lavoro
quotidiano viene svolto con seriet e correttezza.Siamo stati la prima realt professionistica italiana a compiere questa scelta
perch credo che la certificazione etica sia
un modo per garantire la massima trasparenza nel rapporto tra la nostra societ
sportiva e tutti coloro che si relazionano
con noi: gli atleti, il pubblico, gli sponsor.
In generale, un percorso avviato solo di
recente che mi auguro possa coinvolgere
un numero crescente di club, contribuendo
a migliorare limpegno e la credibilit dello
sport nella societ civile".
superbasket.it
BASKET e TV
La TV del BASKET:
un AZZARDO necessario
Di fronte alla crescente difficolt della pallacanestro a reperire partner televisivi,
la Federazione ha deciso di lanciare un progetto ambizioso.
er investire sulla pallacanestro, oggi, necessaria una discreta lungimiranza. Chi la ama
si lamenta per la scarsa visibilit di cui
oggetto, perch non vorrebbe sfogliare tutto il giornale prima di arrivare
alle poche righe che lo interessano, n
seguire un intero notiziario sportivo
prima di accorgersi che la pallacanestro stata esclusa. Preferirebbe vedere qualche partita in pi in televisione
e avere la possibilit, occasionalmente, di gustarsi una trasmissione che
analizzi ci che successo durante il
weekend, descriva i personaggi, racconti qualche bella storia.
Lappassionato cerca disperatamente un modo per alimentare la
propria passione e la sua crescente
frustrazione rimane una delle principali preoccupazioni dellintero
movimento. Tanto pi che viaggia di
pari passo con quella degli sponsor:
di Niccol Trigari
banalizzando, mettere il marchio
su una maglietta (o su un tabellone
pubblicitario) che entra nelle case di
tutta Italia ha un valore ben diverso
rispetto a mostrarla alle poche migliaia che, onore a loro, si presentano ogni domenica sulle tribune per
assistere alla partita dal vivo. La cassa di risonanza determina la misura
dellinvestimento creando un effetto
domino che, nelle sue implicazioni
negative, pu risultare devastante:
un campionato con modesta esposizione diventer sempre pi povero anche tecnicamente e a livello
spettacolare, allontanandosi cos
ulteriormente dalla visibilit di cui
avrebbe bisogno per rialzarsi. Fermare la deriva non facile e richiede,
appunto, lungimiranza, se non un
vero e proprio atto di fede. Sarebbe
stato folle pretenderlo dai media, soprattutto da quelli commerciali, che
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superbasket.it
BASKET e TV
t (della quale sento parlare spesso)
f lievitare il conto a dismisura: non
stupisce che si fatichi a trovare emittenti disposte a sobbarcarsi i costi di
produzione di una partita di basket
(sui diritti di trasmissione dellevento, meglio sorvolare), anche perch
ad appesantire i termini dellinvestimento c il timore che i numeri
(audience) saranno insoddisfacenti.
Quelli del basket, mi dispiace sottolinearlo, a volte lo sono stati, soprattutto alla luce degli oneri che portano
in dote.
Tra il parquet e lo schermo di
casa i passaggi sono complessi e
tuttaltro che a buon mercato, soprattutto se si pretende un determinato
standard di qualit: una partita pu
essere ripresa con poche telecamere o
in HD, senza grafiche o con il SuperSloMo e la differenza enorme, non
solo per il telespettatore. Premesso
un certo grado di approssimazione
e immaginando la vecchia cara televisione come fonte di trasmissione,
credo che si possa fare un lavoro pi
che decoroso con 9 mila euro (basic)
e che ne servano 14 mila per un prodotto di qualit, ma se volete la con-
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economico. Abbracciare questo progetto non significa, peraltro, dimenticare le alternative compatibili, a
cominciare dalle preziosissime emittenti locali. Del resto la partita si pu
seguire anche senza tante telecamere
e, durante la settimana, sar pi facile ritagliare spazi di informazione e
analisi.
E evidente che i problemi incontrati dalla Serie A, soprattutto nella
parte iniziale della stagione in corso,
vadano ben oltre il numero delle telecamere utilizzate, ma con un atteggiamento costruttivo e collaborativo
di tutte le parti coinvolte, possono
essere superati. Dei vari partner che
la pallacanestro ha a disposizione,
bisogna saper cogliere gli aspetti positivi, evitando gli sterili preconcetti
che troppo spesso accompagnano la
critica a sfondo cestistico. Risolvere il problema televisivo (mediatico)
sarebbe strumentale alla crescita
del movimento, perci ogni soggetto
disposto a garantire un contributo
merita il plauso degli appassionati e
ogni iniziativa volta ad affrontarlo
degna del massimo rispetto e di ogni
possibile forma di collaborazione.
superbasket.it
IL WEB
Sportando.com (direttore Emiliano Carchia sito attivo dal 2009). Ben cinque anni
di storia per questo portale, ricco di notizie
e sempre molto aggiornato per quel che riguarda qualsiasi lega. Italia, Europa, Stati
Uniti e non solo. Perfino campionati come
quello cipriota o quello bulgaro trovano il
loro spazio in quello che un vero e proprio
gioiellino dei siti web dedicati alla pallacanestro.
Basketnet.it (direttore Raffaele Baldini
sito attivo dal 2001). Il decano dei portali
cestistici italiani online da ben 13 anni. Ripartito con la nuova propriet Associazione
Basket Coach (editore anche del famosissimo sito per allenatori basketcoach.net)
nell'autunno 2013, ha in fretta recuperato il
terreno perso degli ultimi anni. La curiosit?
Che questo nuovo-vecchio magazine, Superbasket, ha la medesima propriet (J and
J) e lo stesso direttore (Dan Peterson) del BasketNet del 2001. E ormai un'istituzione per
i tantissimi lettori che sono cresciuti masticando pane e BasketNet.
Basketincontro.it (direttore Andrea Alemanni sito attivo dal 2000). Il sito internet
che tiene alto il nome della pallacanestro
del centro Italia. Particolarmente orientato
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superbasket.it
IL WEB
tantissime news di tutti i campionati possibili. Cercate una notizia o un comunicato
stampa? Su Tuttobasket potete trovarla sicuramente. Certo che si tratta di un portale
che d un'impressione di caos, per la gran
quantit di informazioni che vengono immesse nella homepage. Pi che un sito, un
database.
Lagiornatatipo.it (creatore Raffaele Ferraro attivo dal 2014). Non un sito, non
un blog. Ed allora che cos'? Ve lo spieghiamo noi: il fenomeno che ha colpito
il mondo della pallacanestro sul web negli
ultimi mesi. La Giornata Tipo racconta,
tra il serio ed il faceto, cronache, episodi ed
avvenimenti del mondo della palla a spicchi, proponendo una visione alternativa
del modo di parlare di basket. Articoli, personaggi, video: tutti i contenuti pi in voga
della pallacanestro sono trattati in questa
pagina, che ha un carattere davvero innovativo e si sta lasciando dietro tutti i monoliti telematici.
Pianetabasket.com (direttore Roberto
Bernardini sito attivo dal 2000). Ottimo
restyling per questo sito internet dedicato
soprattutto ai campionati nazionali. Stile
pulito, ordinato, senza troppi fronzoli: si
tratta della classica garanzia, che sai sempre che cosa potr darti come rendimento.
Interessante la sezione streaming che propone PianetaBasket TV: da sviluppare
per crescere ancora.
My-basket.it (blog attivo dal 2013). Il
caso pi emblematico di come un blog riesca ad entrare nella top ten dei siti internet
di pallacanestro. Dedicato principalmente
a campionati di un certo livello, come la
NBA, la NCAA, l'Eurolega e la Serie A, la
sua vera forza sono gli approfondimenti e
soprattutto la sezione La Giornata Tipo.
Se si parlasse in termini di campionato, Mybasket potrebbe essere definita la classica
mina vagante. In crescita.
Basketnet.net (direttore Raffaele Baldini
sito attivo dal 2013). Parlavamo di istituzione? Quando si dice basta il nome, ecco
che Basketnet compare nuovamente nei
dieci siti pi cliccati del mondo della pallacanestro. Si dice che invertendo i fattori il
risultato non cambia, qui invece si cambia
il suffisso (da .it a .net) ed il risultato cambia moltissimo: si tratta infatti di un sito
ricchissimo di statistiche, numeri, risultati,
schede tecniche e molto altro ancora.
Mega
Basket
www.megabasket.it
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superbasket.it
SCOUTING
Tutti a PORTSMOUTH!
Report dal PIT, il torneo pi gettonato tra gli addetti ai lavori,
soprattutto italiani. Ecco cosa si visto di interessante
in Virginia quest'anno. Una panoramica che potrebbe risultare
decisiva per chi deve scegliere gli americani per l'anno prossimo...
di Luigi Gresta
AL 16 AL 19 aprile si svolta la
62esima edizione del Portsmouth
Invitational Tournament. Il tanto
amato appuntamento del PIT attrae in
Virginia allenatori, dirigenti e addetti ai
lavori sia di squadre NBA che da oltre
oceano. Appena hanno avuto termine
tutti i campionati universitari, alcuni
dei migliori atleti vengono invitati nella
cittadina a due passi dalloceano per formare otto squadre con lintento comune
di mostrare agli osservatori quanto di
buono si capaci di produrre dentro al
rettangolo di gioco. Foltissima la presenza di italiani: nellultima fila della
tribunetta davanti alle panchine si parlava solo italiano o un qualche dialetto
della penisola. Tanti i dirigenti: Arrigoni,
Alberani, Fadini, Giuliani, Giofr, Della
Fiori, Andrea Conti (il mio caro ex capitano di Cremona, ormai passato dallaltra parte della scrivania), e ancora Iozzelli, Trainotti, Betti, Bartocci, Petronio,
Trovato... Ma anche colleghi allenatori
come Mazzon, Bechi, Cavina, Ramondino. Nutrita anche la presenza di agenti
intervenuti per vedere in prima persona
i nuovi rappresentati o per reclutarne
qualcuno. Sono ormai diverse le edizioni del PIT a cui ho avuto la possibilit di
partecipare: si d il caso che spesso venga organizzato in momenti di pausa del
nostro campionato.
IN LINEA GENERALE penso che la
qualit dei giocatori che hanno partecipato al PIT 2014 sia buona. In particolare, penso che ci siano diversi nominativi
da segnalare fra le ali ed i lunghi. Meno
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ci eravamo ingannati: tutti conoscono la
brillante carriera che Blizzard ha avuto
e sta ancora avendo nei nostri campionati. Esempi come Brett ce ne sono a
decine, come sono tanti coloro che, pur
avendo ben figurato a Portsmouth, si
sono poi rivelati dei veri flop da questa
parte delloceano. Ma di loro meglio non
menzionar ricordi...
Sul sito www.portsmouthinvitational.
com possibile vedere tutte le gare del
torneo. Per questo elencher solo i giocatori che a mio parere sono degni di
nota, e lo far in ordine di squadra anzich di ruolo, per rendere pi agevole un
eventuale confronto con le immagini.
Nello specifico, nella squadra del Norfolk Sports Club vorrei segnalare questi
giocatori.
JavonMcCrea,un 4-5 di 2,00 da Buffalo. Ottimo atleta con attitudine al rimbalzo, in particolare in attacco. Capace
di giocare uno contro uno sia fronte che
spalle a canestro. Pu tirare piazzato da
5 metri, ma la meccanica del tiro alquanto rivedibile. Pronto ed efficace in
difesa. Veramente uno dei migliori ragazzi visti al PIT.
Ronald Roberts jr, un 4 di 2,02 da
Saint Josephs. Pu giocare anche qualche minuto da 5. Con il 60% risultato
decimo di tutta la nazione nella percentuale di tiro dal campo. Ha giocato parte
del torneo anche con la squadra K&D
Rounds Landscaping, ma a causa di
infortuni stato poi spostato nel roster
dei Norfolk Sports Club. Gioca di energia
e sa sfruttare nel miglior modo i grandi
mezzi fisici che possiede. Non ha fondamentali molto raffinati e nemmeno una
buona mano nel tiro frontale. Anzi, posso tranquillamente dire che fronte a canestro non tira proprio. Ma corre benissimo il contropiede, pronto per finire
gli scarichi ed un vulcano a rimbalzo
dattacco. Tanta sostanza ma poca tecnica.
Kadeem Batts, un 5 di 2,05 da Providence. Atleta con buona mano da 5
metri e con un concreto uno contro uno
spalle a canestro, in particolare finendo
con il semigancio di mano destra. anche molto aggressivo a rimbalzo in particolare in attacco.
Shawn Glover, un 3 di 2,00 da Oral
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Oakland. un tiratore micidiale in uscita dai blocchi o in transizione sugli scarichi. Detiene il record di canestri da tre
punti segnati in NCAA quest'anno (504).
Molto meno efficace quando mette la
palla a terra. Uno specialista che a mio
parere pu costruirsi una buona carriera
in Europa.
Richard Solomon, un 5 di 2,08 da
California. Atleta con leve lunghissime,
ottima attitudine a rimbalzo. Capace anche di giocare uno contro uno fronte a
canestro. un giocatore forse ancora un
po acerbo ma con grandissimi margini
di miglioramento.
Davon Usher, un 3 di 1,97 da Delaware. Mancino che ho visto prevalentemente tirare sugli scarichi. un buon
atleta, ma in queste apparizioni al PIT
mi sembrato essere poco determinato
e desideroso di farsi vedere. Ma pu essere unimpressione errata, per questo
rimando ad analisi pi approfondite per
poter fornire un giudizio pi circostanziato relativo allala di Delaware. I numeri sono dalla sua parte.
Di questa squadra penso sia giusto menzionare anche la point guard di 180 cm
proveniente da Alabama Travor Releford, che non ha brillato durante il torneo, ma che penso sia un giocatore da
tenere sotto osservazione, e Augustin
Rubit, un 4-5 di 2,00 da Alabama.
Della squadra di Portsmouth Sports
Club mi sento di descrivere le caratteristiche solamente di Garrick Sherman,
un 5 di 2,10 da Notre Dame. Un bianco
con buona tecnica in particolare nelluno contro uno spalle a canestro. Corre
bene il contropiede da rimorchio ed
presente a rimbalzo. Giocatore interessante che raramente sbaglia scelte.
Al Roger Browns Restaurant di Portsmouth ogni sera aveva luogo il vero
terzo tempo per tutti gli allenatori,
dirigenti e addetti ai lavori in genere. E
la prossima squadra di cui parleremo
stata sponsorizzata proprio dal ristorante che durante tutte queste giornate ci
ha deliziato con i suoi piatti.
Fuquan Edwin, un 3 di 1,98 da Seton
Hall. Senza dubbio uno dei giocatori
pi interessanti della squadra, se non
dellintero torneo. Principalmente un
tiratore da 3 punti sugli scarichi. Pu
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mettere la palla a terra anche se non
il suo marchio di fabbrica. Ottimo atleta
che corre bene il contropiede. Bravo in
difesa dove riesce a collezionare tante
palle recuperate.
Shawn Jones, un 5 di 2,02 da Middle
Tennessee. Mancino. Giocatore potente a cui piace fare a sportellate in area.
Principalmente finalizza gli scarichi in
attacco, ma ha anche una discreta mano
dalla media distanza. Eccellente attitudine a rimbalzo.
Tyler Stone, un 4-5 di 2,03 da SE Missouri State. un giocatore fisico e potente con tiro da tre punti, anche se, a mio
parere, si affida un po troppo spesso a
questa soluzione. Capace anche di giocare uno contro uno fronte a canestro.
Bravo a rimbalzo anche se potrebbe ancora migliorare, visto il fisico che madre
natura gli ha donato.
Della squadra Mike Duman Auto Sales
mi hanno maggiormente impressionato
questi giocatori.
Jamil Wilson, un 3-4 di 2,00 da Marquette. un ragazzo che sa fare tante
cose in campo e sembra sempre giocare
sotto controllo. Come ho gi avuto modo
di dire, pu giocare sia da ala piccola
che da ala forte. Ha un buon tiro da tre
principalmente sugli scarichi, ma non
disdegna mettere la palla a terra per arrivare al ferro. Lho visto muoversi bene
anche in uno contro uno spalle a canestro. Buon atleta e buona predisposizione a lottare per i rimbalzi. In difesa, per
quanto si pu giudicare dalle gare del
PIT, mi sembra attento ed intelligente.
un ragazzo molto interessante.
Davion Berry, guardia di 1,90 cm da
Weber State. un realizzatore puro, un
go-to-guy. Buon tiro da tre punti sugli
scarichi ma anche dal palleggio. Bravo
nel superare luomo grazie ad un ottimo
primo passo. Inoltre ha qualit e forza fisica che gli permette di tenere i contatti
nel traffico. Bravo anche nel fermarsi per
un arresto e tiro. Un giocatore completo in attacco che, probabilmente, deve
in parte migliorare la selezione dei tiri.
Insomma: un americano che "fa lAmericano. Lunico particolare che non mi
molto piaciuto che lho visto un po
troppo frequentemente parlare e replicare a coach e compagni di squadra.
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O.D. Anosike in azione con la VL Pesaro. Uno dei migliori giocatori pescato al PIT 2013
magari proprio in occasione delle Summer League NBA della prossima estate.
Un invito a parteciparvi sicuramente lo
trover.
Nel roster della Portsmouth Partnership
ecco i giocatori che hanno maggiormente destato il mio interesse.
Shayne Whittington, un 5-4 di 2,10 da
Western Michigan. Un bianco che non
ha minimamente sofferto latletismo e
la fisicit degli altri lunghi di colore presenti al PIT. Pu tranquillamente giocare anche da 4, ha piedi molto rapidi per
la stazza. Anche se al college e risultato
poco produttivo da fuori area, al PIT ha
dimostrato di avere uneccellente mano
da tre punti. Infatti gi dalla prima gara
ha impressionato tutti i presenti per la
tranquillit e la fiducia, oltre alla buona tecnica, con cui si preso le triple
in particolare in situazioni di pick and
pop. Ha dimostrato di possedere buoni
fondamentali anche nel gioco spalle a
canestro. Presente e dinamico a rimbalzo, un lungo estremamente interessante. Prevedo per lui una buona carriera in
Europa se, come spero, non dovesse essere chiamato a sedere in fondo a qualche panchina NBA: sarebbe un grosso
spreco.
Akil Mitchell, un 4-5 di 2,01 da Virgi-
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balzista, considerato il ruolo che ricopre.
Durante il torneo ha giocato in maniera
alterna ma esploso nellultima gara,
segnando 7 degli 11 tiri da tre punti tentati.
Jake Odum, play di 1,90 da Indiana
State. Un giocatore che in principio ho
guardato con scetticismo in quanto fisicamente davvero poco dotato. Ma man
mano che il torneo procedeva questo
ragazzo ha dimostrato di avere molto
playmaking: sa far giocare bene i compagni di squadra e certe volte illumina
il gioco con i suoi assist. Pu tirare da
tre punti sebbene non sia un cecchino,
pu arrivare al ferro in penetrazione
sebbene non sia molto esplosivo. Sicuramente un ragazzo intelligente. Altro
atleta da tenere sotto osservazione di
questa squadra Troy Huff, una guardia di 1,90 da North Dakota che sa fare
tante cose in campo ma che riuscito
ad esprimersi al meglio solo nellultima
partita giocata al PIT.
Infine, lottava squadra presente al torneo la Cherry Bekaert. Di essa mi sono
piaciuti questi nomi.
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Le lezioni
di coach Peterson
Il playmaker: introduzione (parte # 1)
ella mia intera carriera, ho quasi sempre avuto in roster un grandissimo playmaker: Art Schwarm e Dave Tremaine (Evanston YMCA); Tom Wheeler (McKendree College
JV); Steve Rymal e John Bailey (Michigan State Freshmen); Steve
Kaplan (Navy Plebes); Vic Orth & Ken Helfand (Delaware); Kiko Valenzuela e Manuel Herrera (Cile); Carlo Caglieris (Virtus Bologna);
Mike D'Antoni (Olimpia Milano). Ogni successo che ho ottenuto
come allenatore una conseguenza diretta di ci che questi grandi giocatori hanno fatto per me in campo: cervello, cuore, gambe,
braccia, occhi. Fantastici, tutti. Invece, quando mi capitato di non
avere un vero playmaker in squadra, ho fatto una fatica enorme.
Sono stato a Delaware cinque anni: i primi due anni con Vic Orth
e gli ultimi due con Ken Helfand. Un anno, quello di mezzo (196869), non ebbi un play puro in squadra. Anche a causa dell'influenza asiatica, che ci ha stesi fisicamente, abbiamo fatto una fatica tremenda e finito la stagione 11-10. Anzi, nel momento in cui uscimmo
dall'influenza, eravamo 6-10. Quando tutta la squadra recuper
fisicamente, mettemmo insieme una striscia di cinque vittorie per
arrivare a 11-10. Ho dovuto rivoluzionare l'intero sistema di gioco
per mascherare questa carenza, usando l'attacco "Orologio".
Anche durante i miei primi due anni in Italia non ho avuto un play
puro di grande livello. Il primo anno alla Virtus, 1973-74, ho avuto un vero play in Pierangelo Gergati, e lui ci ha portati a vincere
la Coppa Italia. Ma, per motivi di lavoro legati alla sua famiglia,
dovuto tornare a Varese e ci mancata la sua personalit. L'anno
dopo, 1974-75, ho chiesto a Renato "Cip" Albonico di fare il play, ma
lui era una guardia di ruolo e, da esemplare professionista, l'ha
fatto solo perch io glielo avevo chiesto. Ma il play super arrivato nel 1975-76, con Charly Caglieris. Ricordo che, sempre nel 1976,
Giancarlo Primo port soltanto due play alle Olimpiadi di Montreal: Pierluigi Marzorati e Giulio Iellini. Io gli suggerii di portare anche
Caglieris, che con noi aveva appena vinto lo scudetto alla Virtus.
Quando allenavo una nazionale, il Cile, convocavo sempre tre pivot
e tre play. Primo invece non lo port e perse i quarti di finale contro
la Jugoslavia, 88-87, perch Iellini e Marzorati erano fuori con cinque falli e non c'era nessuno a marcare Zoran Slavnic, guarda caso
un play, che segn il canestro vincente sulla sirena. E a me dispiacque da morire, per tutti.
Ora, legittimo che voi mi domandiate: Coach, come si identifica
un vero playmaker? Un play puro quello che pensa in quest'ordine: passare prima, tirare dopo. In altre parole, cerca di mettere
i compagni nelle condizioni di segnare e di rendere al meglio
all'interno della partita. Il vero play uno che ha anche una certa
mentalit: prima di tutto un computer che mantiene sempre una
visione lucida per quanto riguarda punteggio, tempo, falli, bonus,
distribuzione del gioco, quale dei suoi compagni ha la mano calda,
quale difensore pu essere attaccato in un momento chiave. Inoltre, uno che pensa sempre in termini di 5 contro 5 e mai di 1 contro
1. Nella prossima puntata inizier a parlare del vero e proprio lavoro in campo, il ruolo del play.
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uando sono diventato capo allenatore dell'Universit di Delaware, 1966-67, dovevo affrontare diverse
squadre che praticavano un ottimo pressing a tutto
campo. Due in particolare: Rutgers, allenata da Bill Foster, che
faceva pressing-uomo, e Temple, allenata da Harry Litwack,
che faceva pressing-zona. La prima che ho affrontato fu
Rutgers, con tre esterni tremendi: Bobby Lloyd, Dick Stewart e
Jim Valvano, in seguito noto coach anche lui. Ci hanno battuto,
92-73, nella prima parte della stagione, in casa nostra: 36 punti
di Valvano (16/17 ai liberi), 30 di Lloyd (10/10 ai liberi).
Pi tardi nella stagione, quando diventammo pi squadra, forse ci avrebbero battuti, ma non di 20 punti in casa nostra. Loro
avevano una grande squadra, terzo posto nel NIT quell'anno,
con altri ottimi giocatori, come i lunghi Bob Greacen e Doug
Brittelle. Dico che contro di noi avrebbero sofferto maggiormente per un solo motivo: abbiamo attaccato il loro pressing
molto bene, con i nostri tre piccoli: Vic Orth, Rick Wright e
Charley Parnell. Sapevo che la differenza fra le squadre era
una questione di talento, classe, esperienza e forse anche il fatto che Bill Foster era pi bravo e pi esperto di me.
Ma io ero soddisfatto di una cosa: la nostra preparazione contro la difesa pressing-uomo a tutto campo. Avevo
imparato il concetto e l'esercizio per batterla parlando con
il mio capo a McKendree College, James "Barney" Oldfield.
McKendree era proprio nella parte sud dell'Illinois, vicino al
Mississippi e alla citt pi importante oltre il fiume, St.Louis,
Missouri. Quella parte dell'Illinois era conosciuta come Little
Egypt, Piccolo Egitto, perch all'estremo sud dell'Illinois si trova la confluenza dei fiumi Mississippi e Ohio, e la citt in quella zona si chiama... Cairo.
Barney Oldfield proveniva da Centralia, proprio nel
centro del Piccolo Egitto. Il coach l era una leggenda vivente,
Arthur Trout, detto The Old Man, Il Vecchio. Aveva vinto tre
titoli dello stato: 1918, 1922, 1942. Potrei scrivere un libro su di
lui. Insegnava ai suoi come attaccare il pressing con il concetto
che, poi, ho copiato io: numero 3 che rimette (perch alto e
non subisce pressioni dalle mani alte del difensore davanti a
lui);1 e 2 in uno stack (1 dietro 2); 4 e 5 fuori. Lui faceva attaccare 1, 2 e 3 contro cinque difensori. Grazie a questa formula,
Centralia contro il pressing era fenomenale.
Nella precedente lezione ho parlato di come il playmaker deve sapere battere il pressing... da solo! Ovvio, in una
partita non si gioca 1-contro-2, come in quell'esercizio, bens
5-contro-5. Poi, io non volevo mai attaccare 5-contro-5 contro
il pressing. Volevo attaccare 3-contro-5 perch i miei lunghi,
contro il pressing, la palla non dovevano toccarla mai. Quindi
li mandavo via, il pi lontano possibile dalla zona pericolosa,
dove la difesa applicava raddoppi e aiuti contro i miei piccoli.
Per riassumere: concetto; esercizio '3-contro-5 Centralia'.
Schieramento. Il numero 3 (cerchio blu) rimette la palla
contro il pressing e si sposta a destra per non colpire il tabellone con la palla quando passa. Numero 1 (play) e 2 (guardia)
fanno uno stack sulla linea di tiro libero, con 1 dietro 2. Stanno
sulla linea di tiro libero per creare spazio e non essere schiacciati sulla linea di fondo. Numero 1 sfrutta il blocco di 2, taglia,
riceve come fosse un rimbalzo, gira sul piede perno, affronta
la difesa. Numero 2 si sposta in avanti a destra. Numero 3 va
nella direzione opposta al passaggio, a sinistra in questo caso,
e anche un po' indietro a 1, per ricevere un passaggio di emergenza.
Esercizio. Tre difensori (X1, X2 e X3) marcano 1, 2 e 3 uomoa-uomo. Altri due difensori (X4 e X5) possono anche pressare,
pure raddoppiare, anticipare, aiutare. Il play (1) deve leggere la
situazione e battere il suo uomo 1-contro-1, come nell'esercizio
1-contro-2. Che succede se raddoppiato? Attacca uno dei due
uomini che lo raddoppiano. Numero 2 e 3 mantengono la spaziatura (distanza) in una specie di triangolo offensivo. Quando
acquisiscono fiducia nel battere il pressing-uomo 3-contro-5,
quello 5-contro-5 in partita sembrer meno impressionante.
Quindi, si lavora anche sulla mentalit.
DETTAGLIo. Dettaglio. Come diceva un mitico coach NCAA,
Everett Case, la "Volpe Argentata" di North Carolina State,
l'obiettivo di una rimessa di riportare la palla in campo. Numero 3 deve fare una finta di passaggio. Per non rischiare un
passaggio deviato o intercettato, bisogna sempre fare almeno
una (ma meglio due o tre) finte di passaggio, per creare incertezza nella difesa. La finta-passaggio, la ricezione-rimbalzo, il
piede perno del play e altri dettagli sono il segreto del successo
di questo concetto-esercizio.
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avanti sul piede perno. Poi, il numero 3 deve sempre fare una
finta di passaggio per ingannare-spostare la difesa. Insomma,
poche cose, ma buone.
Diventa ancora pi bello quando si va a farlo 5-contro-5
perch i due lunghi vengono coinvolti. Appunto, cosa devono
fare i due lunghi? Aspettare che la palla attraversi la linea di
met campo in palleggio, poi tagliare a canestro, numero 4 dal
prolungamento destro della linea di tiro libero, numero 5 dal
prolungamento sinistro della linea di tiro libero. Potete immaginare il danno quando 1 riceve verso met campo: il migliore
palleggiatore-passatore in 3-contro-2 contro due lunghi che
non lo vogliono marcare! Bastano 2-3 canestri in contropiede
con questo sistema e la zona-press salta per aria.
Il play impara molte lezioni qui: riconoscere la difesa,
uomo-press o zona-press; smarcarsi dallo stack contro uomopressing; ricevere un passaggio contro il pressing come fosse
un rimbalzo; girare in avanti sul piede perno per evitare di fare
sfondamento o passi; usare finte di passaggio per ingannare la
difesa; lavorare con 2 e 3; non contare su 4 e 5 fin quando non
avr battuto il pressing. Ovvio, c' di pi. Importante: la squadra sa che pu battere la zona-press pure 3-contro-5, e questo
aumenta la loro sicurezza. Meglio di cos difficile.
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vevo conosciuto il famosissimo esercizio di contropiede "3-contro-2 continuo" all'Universit dell'Illinois quando ero studente l, nel 1954-55, e ho potuto
studiare il grande Harry Combes. Questo esercizio, usato da
ogni coach nella storia del basket negli ultimi 70 anni, era
chiamato "Esercizio di 11 uomini" da John Wooden a UCLA,
poi ha avuto altri nomi con altri allenatori. Era semplice: si
iniziava con un 3 contro 2 poi, dopo avere subito un canestro
o recuperato la palla, i due difensori, con l'aggiunta di un terzo uomo in attesa, attaccavano due difensori all'altro canestro, in continuit.
Il contropiede, fino a met degli anni '50, era sempre 2-contro-1 o 3-contro-2. Fino a quel momento, non avevo mai sentito parlare del contropiede 4-contro-3. Quarto uomo? Ok, ma
era una situazione extra, un ulteriore uomo che arrivava per
fare forse 4-contro-2. Lo chiamavano trailer, cio rimorchio,
termine usato ancora oggi. Ma il concetto di organizzare il
gioco per coinvolgere anche il rimorchio in un ruolo specifico,
come parte integrante del contropiede? Questo no. Poi andai
a fare il vice a McKendree College, una college NAIA, a Lebanon, Illinois, sotto il grande James "Barney" Oldfield.
Avevamo tanti ragazzi in squadra, almeno 25 fra Varsity
(prima squadra) e la mia squadra, la Junior Varsity (riserve).
Ma, avendo solo una piccola palestra e poche ore a disposizione, facevamo allenamento tutti insieme. Se avessimo fatto
solo contropiede 2-1 o 3-2, sarebbero stati coinvolti pochi ragazzi alla volta, con tutti gli altri in attesa passiva a perdere
tempo. Per questo motivo, il classico necessit-virt, Barney
invent un esercizio di contropiede 4-contro-3. Abbiamo notato subito che, in partita, il nostro quarto uomo, il rimorchio,
sentendosi pi coinvolto correva bene e segnava diversi punti.
Ma Barney, perfezionista, non era soddisfatto. Mi disse:
"Dan, non voglio avere un 4-3 con Curt Reed (ala) in mezzo,
con la palla in mano! Lui non ci sar mai in quella situazione. Voglio che Chuck Garrett o Tom Wheeler o Ray Hassett
abbiano la palla in mano sempre." Su questo concetto cardine, quindi, invent l'esercizio "4-contro-3 play fisso". Come
si vede nel disegno, si formano minisquadre di tre giocatori.
Vediamo il play (cerchio nero) in palleggio, con tre compagni
(cerchi blu) contro tre difensori (X1, X2 e X3, bianchi). Si gioca
fino ad un canestro dei blu o rimbalzo-recupero dei bianchi.
Nella fase successiva, il play rimane con i bianchi e
va contro i rossi all'altro canestro. Con il successivo cambio
di possesso, per rimbalzo-recupero o canestro, il play rimane
con i rossi e va all'altro canestro contro i blu. Quindi, come mi
ha fatto capire Barney, si riesce a moltipilicare il numero di
volte in cui il play affronta tre difensori in contropiede. Ovvio,
il coach avr altre opzioni da sviluppare: ali verso il canestro
o ali negli angoli; il rimorchio si ferma sulla linea di tiro libero
o taglia a canestro; turn-out o no turn-out. Quindi, si allenano varie situazioni che poi si presenteranno in partita.
Ho usato questo esercizio durante il resto della mia
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Il playmaker: contropiede,
stop alla linea di tiro libero
(parte # 8)
al play di oltrepassare la linea di tiro libero, metteva alcune sedie in fila sulle due linee di tiro libero.
Quindi, costruiva un muro davanti al play. Wooden,
da ottimo insegnante che era, ha estremizzato il concetto per fissarlo a meglio.
No, non ho usato questo esercizio ogni giorno.
Ma qualche volta s. Come si vede nel disegno, ci sono
delle sedie sulla linea di tiro libero. Da dietro quel
muro, il play pu tirare se libero, perch si possono
mettere solo 4 sedie, per dare modo al difensore di
contrastare il tiro del play. Sopra ogni cosa, per, il
play impara a mantenere il triangolo e rispettare le
distanze. Senza ombra di dubbio, stata non solo la
prima lezione di contropiede che ho imparato, come
detto sopra, ma anche la pi importante, da due dei
pi grandi allenatori di sempre.
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