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INDICE
***


1. INTRODUZIONE: PUBBLICO, ORDINE E DISSENSO 5
2. FARE FIASCO 21
3. L 37
4. E 47
5. I SOPRANNOMI DEL 51
BIBLIOGRAFIA 55



5
1. Introduzione: pubblico, ordine e dissenso



Una delle differenze che pi saltano allocchio a chi voglia comparare dramma moderno e
dramma greco il molto pi audace modo di porsi del pubblico nei confronti di ci che sta
vedendo in scena. Da un punto di vista moderno ci potrebbe apparire difficile da spiegare se ci
si ricorda che i festival (al cui interno si tenevano le competizioni drammatiche) oltre ad essere
espressione di valori secolari
1
conservavano una natura religiosa. Per quanto riguarda lAtene di
V e IV secolo, lepoca doro di commedia e tragedia, il meglio documentato di questi festival
anche il pi importante, le Dionisie cittadine. Durante il periodo del suo svolgimento, cera una
generale atmosfera di pacificazione: si evitavano le assemblee
2
, non si potevano intentare azioni
legali, n riscuotere debiti
3
; i prigionieri potevano essere temporaneamente liberati per assistere

1
La tragedia stata analizzata ora come espressione della volont di propaganda della , come
apparato ideologico di stato (CERRI 1979, 269) ora come autonoma espressione artistica del poeta ora
come qualcosa di pi sobriamente compreso fra questi due estremi. La bibliografia troppo vasta per
darne conto, ma si pu partire da RHODES 2003.
2
Non era comunque impossibile che se ne tenessero quando ve ne fosse bisogno. Thuc. 4.118 testimonia
che nel 423 a.C. la tregua tra Atene e Sparta fu votata in una seduta dellAssemblea tenutasi il 14 di
Elafebolione; ancora, le clausole del trattato di pace del 421 a.C. (Thuc. 5.23) prevedevano che gli
ambasciatori spartani ogni anno andasse a rinnovare la pace alle grandi Dionisie. FERGUSON 1948, 134 n.
46 elenca tutte le testimonianze epigrafiche a lui note di assemblee durante le Dionisie. Discussioni del
problema si leggono in PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 59, 61, 64, FERGUSON 1948, 1335 n. 46 e
DINSMOOR 1954, 3068.
3
Cos si legge nella Legge di Evegoro riportata in Dem. In Meid. 10:
, <>
, ,
, ,
, . , ,
,
. piuttosto sicuro che la legge risalga al IV secolo, se si pu identificare, con
DAVIES 1971, 360 e MACDOWELL 1990, 230 questo personaggio con l (entrambi
nomi rarissimi) , marito di (il personaggio dellomonimo dialogo
platonico) che conosciamo dalla lapide I.G. ii
2
7045, databile alla met del IV secolo. Il ritrovamento della
tomba di Liside, non ci d molte altre informazioni (vd. STROUD 1984). verosimile che la situazione
precedente alla legge di Evegoro non fosse stata radicalmente diversa.


6
agli spettacoli, a patto di trovare chi garantisse per loro
4
. Al suo interno aveva enorme
importanza il rituale: una di grande importanza si teneva prima dellinizio delle
competizioni
5
; ogni giorno prima dellinizio della rappresentazione delle opere in gara si
tenevano sacrifici e libagioni
6
. La statua di Dioniso Eleutereo dal centro dellorchestra assisteva
agli spettacoli
7
. La rilevanza del sacro non costringeva per i presenti a restare in , in
silenzio rituale. Latmosfera quella di una festa, con cibo e bevande che circolano liberamente,
come sappiamo da un passo di Filocoro (FrGrHist 328 F 171 ap. Athen. 11 464f), che scrive agli
inizi del III secolo a.C, ma che, citando lautorit del comico Ferecrate, fornisce una
testimonianza valida anche per la met del V, epoca in cui questultimo fu attivo:


,

.
, ' .
(I 202, 194 K), '
.


4
Capitava che i prigionieri ne approfittassero per scappare. Demostene (in Androt. 68) rivolge questa
accusa al padre di Androzione: [] . ,
' ' . Schol ad. loc.

.
5
PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 5966. La processione si teneva la mattina del 10 di Elafebolione, nei tre
giorni successivi si rappresentavano le tetralogie. Le iscrizioni efebiche I.G. ii
2
1006, 1008, 1011, 1028, si
datano alla seconda met del II secolo a.C. ma descrivono con ogni probabilit una situazione anche
precedente. Le iscrr. distinguono bene la dall in teatro della statua del dio (che non
faceva parte del festival vero e proprio) da un tempio nella zona dellAccademia dove era stata in
precedenza portata; in I.G. ii
2
1011 si parla anche di un sacrificio. La era un evento di grande
importanza, in cui i partecipanti portavano una notevole quantit di sacrifici: oltre al corteo di efebi
recanti un toro da sacrificare nel , di cui sono testimonianza le iscrizioni sopra citate, abbiamo
notizia di altre vittime animali (I.G. ii
2
1496, su cui FERGUSON 1948, 134) e di offerte incruente
(PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 61 n.6).
6
Harp. s.v. , Plut. Cim. 8, PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 67.
7
Ar. Eq. 533-6 , / , , ' , /
, / ,
. Dio Chrys. 31.121 testimonia che una statua era ancora presente tra I e II d.C. Ci vale molto
probabilmente anche per let successiva, sebbene il ridicolo aneddoto di Philostr. Vit. Apoll. 4.22 sia
degno di poca fiducia.


7
Di questi argomenti si occupa Filocoro scrivendo cos: Gli ateniesi
durante gli agoni dionisiaci andavano allo spettacolo avendo prima fatto
colazione e bevuto, e assistevano con la testa cinta da una corona.
Durante tutta la gara si versava vino e si passava frutta secca. E quando
entravano i cori versavano da bere e quando questi terminavano la gara
e uscivano versavano da bere di nuovo. Filocoro dice anche Ferecrte
il comico testimonia in favore di queste, dicendo che fino alla sua epoca
chi assisteva agli spettacoli non rimaneva digiuno
8
.


Se anche non fosse circolata nemmeno una goccia di vino, sarebbe stato comunque molto
impegnativo mantere alta lattenzione e rimanere composti durante lintero agone, che per
impegnava almeno cinque giorni
9
e che ogni giorno in programma teneva occupati sin dallalba
10
.
Grande era anche il numero di persone che veniva a partecipare al festival, sia cittadini ateniesi
che greci da ogni parte del Mediterraneo. Possiamo fare alcune stime basandoci sulla capienza
del teatro di Dioniso, che poteva contenere allepoca di Licurgo tra 14.000 e 17.000 persone
11
. Se
cos ampio era il numero di spettatori e se, come vedremo, questi non avevano remore ad
esprimere il proprio disappunto, non ci sorprende la paura e il disgusto di un pensatore di filone
oligarchico come Platone nei confronti della nuova rumorosit (Leg. III 700a-701b
12
, che parla di
agoni musicali, non teatrali, ma a questi ultimi perfettamente applicabile) risultata dal
sovvertimento delle leggi che un tempo regolavano la musica. La conservazione della sobriet
dei nomoi sarebbe stata consentita dal rigido controllo esercitato da

8
Aristotele (Eth. Nic. 10 1175b) ci testimonia che gli spettatori approfittavano anche dei momenti in cui si
esibivano attori di scarso talento per mangiare :
, , ,
, ' . verosimile che ne approfittassero per alzare
ulteriormente il gomito.
9
PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 7980: il 10 di Elafebolione si svolgeva la e la gara ditirambica,
dall11 al 14 venivano presentate le tetralogie e le commedie (cinque, rappresentate in un unico giorno,
una dopo laltra). GUDEMAN 1934, 305 utilizza poco convincentemente Arist. Poet. 1456a16-19 a
sostegno della sua tesi che pi di tre poeti tragici partecipassero alle Grandi Dionisie. Ar. Av. 786 segg.
mostra che nel 414 a.C. la commedia fu portata in scena nel pomeriggio, dopo la rappresentazione di una
tetralogia. Se ne dedotto (LUPPE 1972; PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 6466) che durante la guerra del
Peloponneso vennero presentate tre commedie anzich cinque, una in ciascuno dei tre giorni dedicati ai
tragici.
10
Aeschin. In Ctes. 76, Dem. In Meid. 74, Xen. Oec. 3.7 (forse relativo alle Dionisie rurali).
11
PICKARD-CAMBRIDGE 1946, 140-1. difficile fare stime per i periodi precedenti.
12
Del passo avr occasione di parlare a pagina <inserireriferimento>.


8
, e la sobriet dei nomoi avrebbe avuto un benefico effetto sulla morale e sulla
disciplina dei giovani. Le innovazioni di alcuni poeti, per, avrebbero a un certo punto introdotto
una certa resistenza al controllo che avrebbe portato, allepoca di Platone, ad un sovvertimento
che non esita a definire, utilizzando quella che appare come una sua neoconiazione,
. In 700c si legge:

,

, ,
, , '
,
,
.

Dopo che queste e altre cose furono fissate, non fu pi possibile
applicare la forma delluna allaltra. Lautorit che aveva il compito di
conoscere queste cose e, conoscendole, giudicare e multare chi non
obbediva, non era il fischio n certo le sgradevoli urla della folla, come
succede adesso, n gli applausi che elargiscono la lode; avevano invece
per s stessi stabilito quelli che si occupavano dei giovani di ascoltare in
silenzio fino alla fine, per i giovani e per i pedagoghi e per le masse
cera invece il monito disciplinante del bastone.


Vegono menzionati le modalit principali di comunicazione tra pubblico e artisti sia in negativo
(, sostantivo del verbo , frequentissimo nelle fonti, e ) che positivo (),
entrambi presentati in cattiva luce, in netta contrapposizione al silenzio dellepoca precedente.
Poco pi avanti il filosofo insiste ancora sulla rumorosit della massa degli spettatori come indice
della sua democratica negativit, da contrapporre invece allintelligenza e al gusto
dellaristocrazia dei giudici (701a):

' ,
,
.

Perci gli spettatori da muti che erano acquistarono la voce, come se
sapessero distinguere ci che in musica bello da ci che non lo ; e al
posto dellaristocrazia l sorse una miserabile teatrocrazia.


9


Se la o, pi in generale, il (III 700d, comprende tutte le forme di espressione che
coinvolgono menzionate in precedenza) sono ci che viene messo in relazione al potere dei
perch il teatro di V e IV secolo non conosce luso della violenza nel rapporto tra
pubblico da una parte e performers e poeta dallaltro. Il suono allora lo strumento democratico
di espressione del gradimento da parte della massa degli spettatori, essendo invece la
premiazione formalmente in mano ai giudici, il cui giudizio non era legalmente vincolato a
quello degli astanti, sebbene sia certamente vero che ci deve essere stata una influenza di questi
ultimi sui primi. A differenza di questa poco credibile aristocrazia teatrale vagheggiata da
Platone il popolo ateniese non ha bisogno del bastone tenere in piedi la sua .

Esistono, vero, testimonianze di situazione di tensione durante gli agoni: una forse il tumulto
che nel 468 port Cimone a istuire una giuria straordinaria composta dai dieci strateghi (Plut.
Cim. 8)
13
:

'
. ,
, ,
,
,
, '
, .
.

Ricordavano anche la quella sua famosa decisione avvenuta negli agoni
tragici. Quando Sofocle, ancora giovane, assunse la prima didaskala,
larconte Anepsione, essendoci rivalit e partigianeria tra gli spettatori,
non sorteggi i giudici dellagone; ma, non appena Cimone giunse coi
compagni di strategia in teatro e fece le libagioni prescritte al dio, non
permise che se ne andassero, ma forzandoli a giurare li costrinse a
sedere e ad essere i giudici, dal momento che erano dieci, ciascuno da
una delle trib. Lagone, allora, anche per via della reputazione dei
giudici fu eccezionale per limpegno dimostrato.

13
vd. PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 956; FORREST 1960, 238.


10


In che modo si fossero manifestate queste e il testo non ce lo dice; ma vista
leccezionalit del provvedimento si pu bene immaginare che vi siano stati scontri. Comunque
sia stato questa non la normalit nelle dinamiche del festival.
Un episodio cui molto difficile prestar fede quello tramandato da una fonte latina, Sen. Ep.
115.14. Per corroborare la sua tesi secondo cui il vizio non resta impunito Seneca cita dei versi
che Euripide avrebbe messo in bocca a Bellerofonte, (pi probabilmente appartenenti alla Danae).
Il pubblico non grad affatto:

Cum hi novissimi versus in tragoedia Euripidis pronuntiati essent, totus
populus ad eiciendum et actorem et carmen consurrexit uno impetu,
donec Euripides in medium ipse prosilivit petens ut expectarent
viderentque quem admirator auri exitum faceret. Dabat in illa fabula
poenas Bellerophontes quas in sua quisque dat.

Quando questi stranissimi versi furono pronunciati nella tragedia di
Euripide, tutta la platea si alz come un sol uomo per cacciare via
lattore e la tragedia, finch Euripide non si mise in mezzo chiedendo che
che essi aspettassero di vedere que fine avrebbe fatto lammiratore
delloro. In quella storia Bellerofonte sottostava a quelle punizione a cui
chiunque deve sottostare nella sua.


A parte la mancanza di un parallelo di questa modalit di protesta, con gli spettatori che si alzano
per cacciare con la forza lattore, mi pare inverosimile pensare che un pubblico di consumata
esperienza tragica come quello ateniese trovasse cos intollerabile ascoltare un brano in cui si
veicola un messaggio che riteneva poco condivisibile. inutile dire che non tutti i personaggi
della tragedia sono caratterizzati positivamente. Laneddoto sembra piuttosto autoschediastico,
fabbricato da Seneca o, come mi pare pi probabile, da qualche fonte greca
14
che citava i versi,
magari sbagliandone lattribuzione. Andando pi avanti nel tempo un passo di Demostene (De

14
Il passo fu spessissimo antologizzato probabilmente perch comodo da inserire in discussioni sul valore
della ricchezza, tema frequentissimo nella letteratura greca e latina. La citazione di Seneca per pi
ampia, perch include versi non riportati da quelle greche, che ho difficolt a pensare composti ex novo da
lui.


11
Cor. 262) parla di ferite ricevute da Eschine quando faceva lattore alle Dionisie rurali. Ancora
una volta poca fiducia si pu riporre nella svelatissima calunnia contro il rivale:

' ,
{}
15

,
16
,
,
,

, ' '
.

Per Zeus, non disonorasti nessuna delle cose fatte in passato con la
condotta successiva! Ti guadagnavi il pane a servizio di quei cani di
Simicca e Socrate
17
, raccogliendo fichi e uva e olive da i campi degli
altri come un ladro di frutta, e ne ricavavi pi che dalle gare, in cui
combattevi per la tua stessa vita. Non cera tregua o armistizio per voi
contro gli spettatori, per mano dei quali ricevendo tali ferite che non c
da meravigliarsi che ti prendi gioco di chi non ha esperienza di tali
pericoli.


Si interpreta in genrere
come un riferimento alla pratica (anche moderna) di lanciare cibo sul palco
per esprimere fastidio nei confronti degli attori, a cui alluderebbe anche il riferimento ironico alla
lapidazione () in Dem. De falsa leg 337. Eschine, ironizza Demostene, a costo di
terribili ferite ( []), avrebbe raccolto dal palco ci che era stato lanciato; e,
mettendo in vendita ci che aveva ottenuto, avrebbe ricavato una somma maggiore di quella che
gli veniva dalla partecipazione agli agoni, sia per la cospicuit del bombardamento, sia per la

15
Accolgo lespunzione di Kassel. Come ha spiegato YUNIS 2001, 257, non altro che uno
dei modi di riferirsi ad attori (come in Philostr. Vit. Soph. 507 Olearius; un elenco di termini di
dispregiativi in Poll. 4.114), non il soprannome di questi due personaggi; va dunque
espunto come glossa. Arpocrazione (s.v. ) e Suda (s.v. ) citano questo passo omettendo
lintera espressione : la si potrebbe ritenere tutta inautentica.
16
vd. PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 1335 e TODD 1938 sul significato della parola.
17
Conosciamo Simicca da un frammento di Teofrasto (fr. 130 W. ap. Ath. 8.348a), che lo ricorda come
attore di nessun valore; il nome non per sicuro, perch i mss. hanno la lezione . Nulla sappiamo
del suo compagno.


12
mancanza di talento della compagnia, sia per lirrilevanza delle competizioni a cui Eschine
partecipava
18
. YUNIS (2001, 257) interpreta invece il riferimento a fichi, uva e olive in modo
diverso: A. took the opportunity to steal fruit from the fields like a thieving small fruit seller, a
stock figure of primitive comic mime
19
. Se si accetta la sua interpretazione si pu pensare che la
battuta celi un riferimento a qualche non precisato episodio di ricezione eccezionalmente
negativo della performance di Eschine che gli cost se non proprio [] almeno
qualche ceffone; ma se qualcosa di simile fosse veramente avvenuto Demostene non avrebbe
avuto alcuno scrupolo a raccontarlo il pi esplicitamente possibile, avendo tutto linteresse a
mettere lavversario nella luce pi negativa possibile. Se un riferimento davvero c devessere a
qualche episodio di simile a quello raccontato in Dem. De falsa leg. 337
20
e non
smentito Eschine nel discorso di difesa
21
.





Se le fonti non sono piene di testimonianze di incidenti lo si deve a due ragioni: 1) alla
ripugnanza ateniese nei confronti delluso della violenza non solo a teatro ma in generale in tutti
gli eventi connessi alle grandi Dionisie e alle altre manifestazioni religiose, come le Lenee, le
Targelie e i Misteri; 2) alla presenza di un servizio dordine ad occuparsi di eventuali risse, ma
che non si occupava di mantenere la quiete.


18
Si ipotizzato che Eschine competesse alle Dionisie rurali sulla base di questo passo, dove levocazione
di fichi, uva ed olive rimanda ad un ambiente agreste, e sulla base di De cor. 242, dove viene apostrofato
come , (Hesych. s.v. :
, ) A
proposito del ruolo di Enomao Democare (FrGrHist 75 F6a ap. Vit. Aeschinis 7) nipote di Demostene,
ricorda che durante una rappresentazione Eschine cadde rovinosamente a terra, which may be a malicious
fabrication (YUNIS 2001, 212).
19
PICKARD-CAMBRIDGE 1962, 1346
20
<inserireriferimento>
21
HARRIS 1995, 20 e 301:


13
Il primo punto emerge evidentemente dalla lettura dellorazione di Demostene Contro Midia. Su
questo tab fa leva infatti loratore nel costruire la sua accusa contro il politico, che lo aveva
schiaffeggiato in teatro. Dopo aver citato (par. 8) prima una legge che stabiliva nel giorno dopo
le Pandie la seduta dellassemblea in cui si sarebbero dovute presentare le accuse relative a fatti a
venuti durante lo svolgimento del festival dionisiaco e poi (par. 10) la legge di Evegoro
22
che
vietava la riscossione di debiti nello stesso periodo, dice (par. 11):

', ,
,
'
. '
,
, ,

' .


Considerate, giudici, che mentre nel primo decreto
23
laccusa davanti
allassemblea contro quelli che infrangono le leggi che regolano la
festa, in questultimo prevedeste le accuse pubbliche anche contro quelli
che chiedono indietro debiti inesatti o prendono qualcosa da qualcuno o
fanno violenza. Non solo non credete opportuno che qualcuno venga
fisicamente oltraggiato in quei giorni o si danneggi ci che uno provveda
spendendo del suo sostenendo una liturga
24
, ma avete anche concesso
che ci per legge e decreto dei vincitori della cause rimanga per tutta
la durata del festival in possesso di chi la causa lha persa e che
possedeva quei beni allinizio.

Scrive giustamente MACDOWELL 1990, 235: [is] a gratuitous addition by D. to suit
his own case. The law of Euegoros refers only to seizure of property, not to other acts of violence.
Ci incontestabile, ma bisogna aggiungere che lo spirito della legge evidentemente quello di
evitare durante il festival spiacevoli situazioni di conflitto tra cittadini o stranieri. A maggior
ragione, sebbene questo non sia specificatamente prescritto da questa legge, era severamente

22
vd. p. <inserisciriferimento> n. <inserisciriferimento>
23
Dem. In Meid. 8.
24
Midia era penetrato nottetempo nella bottega dellorefice incaricato di ornare doro i paramenti che un
coro lirico, di cui Demostene era corego, avrebbe dovuto indossare (Dem. In Meid. 16, 26).


14
punito il levare le mani contro unaltra persona durante gli agoni, e ce ne rendiamo conto
leggendo i parr. 175-80 della stessa orazione, dove leggiamo un elenco di tre precedenti: 1) la
legge di Evegoro era identica ad unaltra legge relativa invece ai Misteri
25
. Un tale Evandro di
Tespie aveva vinto una causa commerciale contro un cario, Menippo
26
e gli riusc di rintracciarlo
solo mentre questultimo era in Attica per i Misteri; lo blocc con la forza e gli sequestr un
talento. Menippo accus a sua volta Evandro e questi fu condannato a pagargli due talenti, pi i
danni risultanti dalla forzata permanenza ad Atene; la giuria era in realt intenzionata a
condannarlo a morte, se laccusatore lavesso proposto, ma questi non lo fece perch persuaso
() da Evandro (175-7). 2) Il padre e dellarconte Caricleide
27
aveva messo
le mani su un uomo che aveva illegittimamente occupato il posto riservato al figlio in teatro per
gli agoni dionisiaci. Questuomo aveva poi accusato il padre di Caricleide ed era stato votato
colpevole in una , ma laccusatore mor prima di comparire davanti una vera e propria
giuria (178-9). 3) Tale Ctesicle, ubriaco, aveva frustato durante la un suo nemico. Fu
allunanimit ritenuto colpevole dallAssemblea e poi condannato a morte dal
(180). Un quarto caso la stessa vicenda di Midia. Sappiamo da Eschine
28
che Demostene
riusc ad assicurarsi un giudizio di colpevolezza da parte dellassemblea salvo poi si farsi
corrompere o, come gi pensava Plutarco (Dem. 12), fu indotto a lasciar cadere laccusa dalla
potenza politica degli amici di Midia. Come che sia, il denaro e/o le minacce e il giudizio
unanime dellAssemblea (e secondo anche dei dicasti riuniti per la prima votazione) contro un
uomo che poteva contare sulla protezione di Eubulo ci dicono la gravit del reato, la cui
punizione sarebbe stata senza dubbio esemplare.

25
MACDOWELL 1990, 393: Probably (though there is no other evidence) the provisions for probole at the
Dionysia were made in two stages [ndr prima la legge di 8 sulle da tenersi nel giorno successivo
alle Pandie, poi la legge di Evegoro], some years apart, and then later, because they seemed to work well,
similar provisions for probole were made in a single enactment about the Mysteries.
26
Mi attengo alla spiegazione di MACDOWELL 1990, 3925. I problemi che la testimonianza pone sono
molti, e non mi soffermo a darne conto in questa nota, perch sono solo tangenzialmente rilevanti a questa
trattazione.
27
Caricleide fu arconte nel 363/2, quindi questa la data dellincidente. Quella di una
posizione di prestigio (non sappiamo bene di cosa si occupassero, ma erano soggetti secondo
Aristot. Ath. Pol. 56.1 a docimasia e rendiconto) che gli arconti spesso assegnavano ai parenti; vd.
MACDOWELL 1990, 3956.
28
In Ctes. 52: ' ,

. Accenna di nuovo allepisodio in 212.


15

percepibile limbarazzo avuto da Demostene nel trovare dei precedenti da portare a sostegno
dellaccusa: dei tre addotti il primo s calzante, ma relativo ai Misteri, non alle Dionisie; il
secondo debole perch si parla di un giudizio di colpevolezza ma non ci fu una condanna,
seppure per circostanze esterne. Si potrebbe dire che la sua difficolt dovuta al fatto che la
severit nel punire comportamenti violenti durante i festival sia cosa recente; e ci si accorda in
effetti bene a ci che ipotizziamo sulla datazione della legge di Evegoro. Ma la legge di Evegoro
non riguarda altro che lesazione di debiti, mentre una norma scritta che esplicitamente sancisca
norme pi severe durante le Dionisie non esiste, oppure Demostene lavrebbe senzaltro citata.
La severit con cui furono puniti Menippo e Ctesicle (e con cui sarebbero stati puniti il padre di
Caricleide e Midia) deve venire da una legge non scritta di natura religiosa, la stessa che deve
aver spinto il legislatore a codificare il divieto di forme di violenza non ovvie, quali il recupero
dei crediti.
Ad ogni modo va contro il buon senso credere che in una platea cos ampia, dove circolava vino,
che stava seduta per cinque giorni da mane a sera, che sappiamo piuttosto indisciplinata non
nascessero mai litigi o risse. Altrettanto illogico credere che questi sfociassero costantemente in
una azione giudiziaria: allora come spiegare la difficolt nel reperire precedenti? Ad esaminare
bene i personaggi menzionati in In Meid. 175-80 ci si accorge che con leccezione forse di
Ctesicle (nome troppo comune per poterlo identificare con un personaggio preciso), lunico finito
veramente male, il cui caso era troppo eclatante (e troppo umiliante sarebbe stata lonta per il
frustato se la cosa fosse stata lasciata cadere), sono tutti molto bene in vista. Midia era un politico
di primo piano; Caricleide e suo padre erano persone necessariamente ben note. Unaccusa
intentata a loro avrebbe senza dubbio portato molta pubblicit allaccusatore: loccasione deve
essere stata ghiotta per il giovane Demostene e, sospetto, anche per lignoto usurpatore del posto
dellarconte. La contesa tra Evandro e Menippo tra due ricchissimi uomini daffari, come
testimoniano le somme coinvolte. Ma tensioni dovevano senza dubbio capitare, e statisticamente
parlando anche con maggiore frequenza, anche tra persone di rango pi umile. Chi si occupava
delle risse tra beoni? Suda ci informa della presenza di guardie a teatro, i (o
), poste presso laltare di Dioniso per il buon ordine della platea (


16
)
29
. Ma cosa significa con precisione ? Quali erano concretamente i compiti di
questo personale di servizio? Lespressione usata da Suda li pone in relazione col pubblico, ma la
loro prima apparizione nella letteratura greca in una fonte contemporanea gli attribuisce compiti
che certo non erano loro, e bisogna tenerne pochissimo conto. Difficilmente si potrebbe infatti
prendere sul serio questo appello di Aristofane (Pax 734-5):

,
.

Bisognerebbe che le guardie le dessero al commediografo che lodi s
stesso davanti al pubblico negli anapesti della parabasi


Non possiamo ricavarne nullaltro che la constatazione che nel 421 a.C. queste guardie erano
presenti a teatro, ma non col compito che vorrebbe Aristofane. Oltre allevidente implausibilit
della seriet di una simile esortazione, dalle fonti successive emerge chiaramente che questi
signori non avevano nulla a che fare con gli attori
30
. Vengono infatti sempre menzionati (con
leccezione di Thuc. 5.50.4, testimonianza che per non ha nulla a che fare col teatro
31
; Luc. Apol.
5 e Rev. 33, su cui vd. infra, si riferiscono sicuramente ad epoca pi tarda e non specificano
chi che abbia il compito di frustare gli attori) in riferimento a disordini sorti tra spettatori. Nel
gi citato passo delle Leggi sul sovvertimento dei musicali (III 700c), gli spettatori
sarebbero stati costretti a rimanere in silenzio e disciplina mediante luso della forza
32
:
. N i rabduchi
n guardie o attendenti vengono esplicitamente menzionati, ma non si pu leggere altrimenti il
riferimento al bastone. Sicuramente non avevano, nel IV secolo, compiti di questo tipo o Platone
non avrebbe avuto motivo di lagnarsi del potere della massa a teatro, della . Poco ci

29
Suda s.v. .
30
Prende un abbaglio MACDOWELL 2002, 396
31
Nellestate del 420, gli elei esclusero gli spartani dalle competizioni olimpiche. Un tale spartano Lica
decise di competere comunque coi suoi cavalli alla corsa dei carri, e vinse. Le cose non vanno come aveva
sperato, perch vengono dichiarati vincitori i Beoti, arrivati secondi, mentre lo spartano, ci dice Tucidide
, perch aveva tentato di incoronare comunque il suo auriga.
32
Qui non si parla nello specifico di agoni teatrali, ma il pubblico degli agoni musicali ad esso
sovrapponibile.


17
importa che qui il filosofo dellAccademia stia proiettando le sue idee musicali (e le sue idee sul
rapporto tra lite e massa) in un idealizzato passato precedente allo scombussolamento operato da
personaggi come Timoteo di Mileto e Cinesia, e che la testimonianza del filosofo abbia con ogni
probabilit poco valore da punto di vista storico. Platone doveva avere in mente la funzione che
questo servizio dordine svolgeva alla sua epoca e doveva, nellimmaginare questo passato averla
modificata, per renderla degna del carattere severo che attribuiva a quellaureo periodo, cio
l nel senso che un pensatore oligarchico poteva ritenere appropriato: il
docile silenzio. Pi realisticamente, in una citt come Atene e in condizioni come quelle che
abbiamo descritto qualche pagina fa, i rabduchi dovevano occuparsi di mantenere lordine
impedendo che si verificassero risse o incidenti. Il loro compito era particolarmente importante
alla luce di ci che abbiamo visto analizzando i passi della Contro Midia sul divieto di ogni
forma di violenza nel corso delle Dionisie. Vale la pena di riesaminare Dem. In Meid. 179,
questa volta avendo davanti il testo greco. Demostene sta riproponendo in forma drammatica
larringa dellanonimo accusatore contro il padre di Caricleide:

, , , , ,
, , ;
, . '
,
' .

Se avessi usurpato un posto, o se, come tu dici, non avessi obbedito agli
avvertimenti, che cosa potresti fare tu in prima persona secondo le
leggi? Che cosa anzi potrebbe fare lo stesso arconte? Dire agli
attendenti di mandarmi via, non certo voi stessi percuotermi. Cos no di
certo. Multarmi, tutto fuorch tu stesso menar le mani: le leggi si sono
date un gran daffare per evitare che subissimo violenza fisica.


Le figure degli qui menzionate non posso che essere identificate con i rabduchi
33
. Non
avrebbe infatti senso ipotizzare ben due tipologie di attendenti a svolgere compiti di
mantenimento dellordine fra gli spettatori. Questi personaggi sono qui menzionati in quanto

33
Su questa linea PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 273. Su questa identificazione pi cauto MACDOWELL
2002, 396.


18
unici a potere fare uso della forza per mantenere ordine in necessaria deroga alla norma generale,
potere precluso persino agli arconti. Ora, i rabduchi erano chiamati in questo modo proprio
perch dovevano portare dei bastoni. Ricapitolando, il compito dei rabduchi quello di
mantenere ordine, risolvendo eventuali controversie sorte per esempio a riguardo di occupazione
illecite di posti riservati; ragionevole pensare che si occupassero anche di sedare eventuali
screzi fra facinorosi.

Vedremo pi avanti come il fallimento abbia a che fare con gli spettatori e come giudici e
attendenti non intervenissero per interrompere la rappresentazione. Abbiamo per delle
testimonianze che sembrano contraddire questa affermazione, in cui una performance malriuscita
viene punita a colpi di , di frusta. Due passi di Luciano (Apol. 5, Rev. 33), per esempio, ci
dicono che gli attori tragici potevano talvolta persino essere frustati, quando recitavano
indegnamente:


,
34

,
, ,
.

Sulla scena ciascuno di loro un Agamennone, un Creonte, un Eracle
persino, ma fuori Polo o Aristodemo, messe via le maschere sono
tragedianti salariati, che fanno fiasco e vengono fischiati, certe volte
alcuni di loro frustati, come piaccia al teatro.


,
'
.


34
Per Polo cf. RE Polos
6
XXI 2 coll. 1425-6. Per Aristodemo cf. RE Aristodemos
10
II 1 col. 923.
Originario di Metaponto, attore tragico di met IV secolo, contemporaneo di Demostene che, comera
costume allepoca, partecip allambasceria a Filippo dellinizio del 346.


19
I giudici sono soliti frustare, se qualche attore, vestiti i panni di Atena o
Poseidone o Zeus, non reciti bene n adeguatamente alla dignit degli
dei.


Le testimonianze sono difficili da riferire nel tempo e nello spazio. Per quanto riguarda la prima
implausibile che Luciano, solo per il fatto di citare personaggi di epoca classica, stia nello
specifico parlando di una pratica risalente o anche solo da lui ritenuta risalire a quel periodo. Polo
e Aristodemo non sono altro che namesakes, attori famosi di IV secolo che lui conosceva bene
dalla lettura della grande oratoria attica e, in quanto famosi, rappresentativi della categoria nella
sua interezza. La possibilit che gli attori venissero frustati deve essere stata piuttosto una
caratteristica della sua epoca, come appare evidentemente dalla seconda testimonianza citata,
dove ci viene chiarito dalluso del perfetto con valore di presente . Il passo dellApologia
chiarisce che non si tratta in ogni caso del modo stardard di trattare i che
rappresentino malamente i testi teatrali: si specifica nel primo passo che solo alcuni di loro
vengono frustati. Probabilmente ci avveniva in caso di esibizioni indecorose; certamente con
particolare severit (si veda la seconda testimonianza) erano giudicati gli attori che
interpretavano la parte di divinit, le cui defaillances erano punite in quanto offesa al dio, oltre
che al gusto di giudici e spettatori.



21
2. Fare fiasco



Il verbo ha una storia molto lunga, che risale almeno allepoca omerica. Usato nel suo
senso pi generale il verbo ha il valore di essere cacciati via, s che funge spesso da passivo di
, nonostante sia diffusamente attestato. La costruzione pi frequente in
questo senso essere scacciati da qualche luogo ( + genitivo) per mano di qualcuno ( +
genitivo). Fra tutti si pu citare come esempio un passo di Erodoto (8.141):


,

,


Gli Spartani, venuti a sapere che Alessandro era giunto ad Atene per
spingere gli Ateniesi ad un accordo col barbaro, ricordandosi di come
gli oracoli predicessero che essi sarebbero stati cacciati dal
Peloponneso insieme ad altri Dori per mano dei Medi e degli Ateniesi,
temettero molto che gli Ateniesi si accordassero con la Persia.


Da questo significato si passa facilmente a quello di essere privati di qualcosa (in genitivo),
frequentissimo specie con sostantivi come , , . Eccone un esempio tratto da
Eschilo (Prom. 752-7):

.: ,


'
, .
.: ' ;



22
Prom.: Mal sopporteresti le mie sventure, di me che non ho avuto
in sorte di morire. Quella sarebbe una liberazione dai mali. Ora invece
non c per me una fine stabilita delle sofferenze, se prima Zeus non sia
privato della tirannide.
Io: possibile che Zeus un giorno sia privato del potere?


Luso del verbo oggetto della presente trattazione per relativo ad un ambito molto pi ristretto,
che costituisce una minima parte delle migliaia di occorrenze della parola: il fallimento della
rappresentazione di un dramma. Si tenter di dimostrare che esso in questi contesti non ha il
valore di to be hissed off the stage, come proposto per esempio dal LSJ e, sulla scorta del
dizionario, da moltissimi traduttori e commentatori, n tantomeno un mero doppione di
, ma il termine tecnico che indica il fiasco, usato con coerenza da molti, seppur
non da tutti, autori, in particolare di IV secolo. Prima di questa data non possediamo infatti
alcuna occorrenza del termine nel contesto di agoni drammatici, per cui impossibile seguirne
levoluzione fino alle prime testimonianze in Aristotele e Demostene. Si pu per ipotizzare che
in un primo periodo un cittadino ateniese potesse dire ad un altro: ,
intendendo con ci dire che lattore in questione era stato costretto ad andarsene per via dei fischi.
Lespressione per si lessicalizza, perdendo il valore etimologico; il baricentro semantico passa
dallidea di essere cacciati fuori a quella ad essa connessa di fallire
35
, sempre per nellambito di
un agone teatrale o comunque di un qualche tipo di performance. Il punto che il verbo usato in
questo modo non ha tanto a che fare con lallontanamento, quanto con lidea che la performance,
risultata particolarmente spregevole agli occhi del pubblico, sia stata oggetto di una
manifestazione di mancato gradimento cos plateale da venire considerata di particolare gravit e
dunque motivo di profonda vergogna per il poeta. Non un caso, ma anzi largomento pi forte
a sostegno della mia tesi, che, a parte un passo della Biblioteca di Fozio (493a), il verbo usato in
questo senso tecnico non compaia mai in congiunzione a + genitivo o genitivo semplice,
costruzioni invece utilizzate nella larghissima maggioranza delle attestazioni del termine e che

35
Un parallelo (gi intuito da Lodge 1891, 241 n. 54) che pu forse avere qualche rilevanza si pu trovare
in alcune lingue moderne, dove verbi etimologicamente indipendenti dalla radice *-, ma
semanticamente affini, come lingl. to fall ted. fallen, in composizione con preposizioni o avverbi
assumono il significato appunto di fallire, es: ingl. to fall down, to fall flat, to fall through e ted.
durchfallen.


23
non si possono immaginare se non quando il verbo conservi il valore di passivo di .
Lespressione diretta del gradimento o dello sdegno era, nellAtene classica
36
, la modalit
principe di validazione o rifiuto del pubblico nei confronti del poeta, dal momento che a stilare la
classifica dei vincitori, sebbene la reazione del dovesse avere un peso sulle loro scelte,
era una giuria. I modi negativi di questa reazione sono quelli anche a noifamiliari: i
potevano fischiare (), far versi (), battere con i piedi sui banchi (),
gridare () o generalmente far confusione (). Questo non toglie che per la
maggioranza dei passi in un cui si fa menzione di un evento di si possa verosimilmente
ipotizzare anche un . Il fischiare via o comunque il costringere questi personaggi ad
andarsene facendo rumore infatti ampiamente attestato da verbi come o ,
in molti loci ipotizzabile come significato, mentre altri lo escludono. Si deve immaginare che il
primo termine rappresenti un insieme semantico, al cui interno si pu trovare il secondo. Ogni
presuppone un fallimento, ma il contrario non sempre vero.

La prima occorrenza registrata da LSJ nellaccezione di to be hissed of stage non riguarda il
teatro ma loratoria, e si trova nel Gorgia di Platone (516d-517a); risalirebbe dunque alla prima
met del IV secolo:

{.} ' .
{.} .
{.} ' .
,
;
;
, ,
; , , ,
. '
,
, ' ' ' '
;
{.} .
{.} , , ,
.

36
Sulla quale si concentrano, naturalmente, le notizie antiche. Ma verosimile che anche in epoca e in
altri luoghi della Grecia la situazione non fosse radicalmente diversa.


24
, ,
, ,
,
.

Socrate: Pericle, seguendo questo ragionamento, non era un valido
politico.
Callicle: Non come dici.
Socrate: E neanche tu, a giudicare da quello che hai ammesso. E a
riguardo di Cimone dimmi: non lo ostracizzarono forse quegli stessi che
lo avevano servito, perch non ne sentissero la voce per dieci anni? E
non successe la stessa cosa a Temistocle e non gli inflissero pure
lesilio? E Milziade, quello di Maratona, non votarono forse che fosse
gettato in un pozzo? E se non fosse stato per il pritano lo avrebbero fatto.
Se fossero stati grandi uomini, come dici tu, non avrebbero mai patito
una tale sorte. Non capita certo che i grandi aurighi agli inizi della loro
carriera non si facciano sbalzare dal carro per poi, quando abbiano
addestrato i cavalli ed essi stessi siano diventati aurighi migliori, farsi
sbalzare. Ci non possibile n nelle corse dei carri n in nessunaltra
cosa. Ti pare che non sia cos?
Callicle: No di certo.
Socrate: Quindi erano vere, come sembra, le cose che abbiamo detto
prima, cio che noi non sappiamo di nessun uomo che sia diventato
valente nel campo della politica in questa citt. Tu ammetti che nessuno
fra i nostri contemporanei lo sia, ma hai scelto quelli fra i loro
predecessori. Ma apparso chiaramente che erano pari ai presenti
cosicch, se erano oratori, non si sono serviti della vera retorica - non
sarebbero stati sbalzati fuori dal carro - e neppure di quella adulatoria.

Anche alla pi superficiale delle letture appare evidente che non si sta parlando di personaggi
hissed of stage
37
: Milziade, eroe della prima guerra persiana, fu accusato da Santippo, padre di
Pericle e condannato in contumacia, perch costretta a letto da una brutta ferita procuratasi
durante lassedio di Paro del 489, a pagare lenorme somma di 50 talenti; ma mor dopo poco di
cancrena
38
; Temistocle e Cimone, figlio di Milziade, furono entrambi ostracizzati. Niente nel
testo rimanda ad un evento preciso di insuccesso (quale per esempio una demegora riuscita
particolarmente sgradevole alluditorio) che possa giustificare linterpretazione del LSJ; in

37
Pure certamente male LSJ classifica l'occorrenza di Plat. Phileb. 13d, in cui . ha il raro
significato di venire meno, perdere efficacia, che ricorre ancora molto pi tardi in Ep. Rom. 9.6.1.
38
vd. Her. VI 132-136, MACAN 1895, I 3901.


25
nessun modo si potrebbe applicare questa interpretazione alla vicenda di Milziade, che nemmeno
assistette alla seduta della Bul che lo condann
39
. Come interpretare allora
di 517a? Lespressione ha creato pi di qualche imbarazzo, tanto che sono state molteplici gli
interventi, a volte molto goffi, sul testo
40
. Certo che non pu significare non sarebbero stati
esiliati, perch ancora una volta la biografia del vincitore di Maratona non lo permette. Il termine
riprende la raffinata analogia sviluppata nelle righe precedenti, che compara gli aurighi che non
si fanno sbalzare dal carro ( ), una volta raggiunta la maturit
professionale, ai politici ateniesi, che mai hanno raggiunto un grado tale di competenza da non
essere mai metaforicamente sbalzati dal carro. Non si pu per escludere che Platone non abbia
scelto la metafora a caso, se gi alla sua epoca lepressione aveva allargato i suoi campi di
applicazione e indicava il fiasco piuttosto che lallontanamento, allora probabile che il filosofo
abbia voluto giocare con le accezioni e complicare la similitudine paragonando pi velatamente i
politici agli attori o ai poeti.

Ben altra consistenza ha lutilizzo, pi frequente e sistematico, della parola a riguardo del
dramma attico. Di particolare interesse sono le tre occorrenze che si leggono nella Poetica di
Aristotele
41
, che verranno adesso analizzate. Un passo (1456a 16-19) mette in guardia il
tragediografo dal rappresentare in scena un soggetto troppo ampio, portando lesempio del fiasco
di Agatone. Sono presenti rilevanti difficolt testuali, per cui mi affido alla ricostruzione di ELSE
1957, 5448
42
:

,

43
,
,
44
.

39
Le fonti concordano su questo particolare.
40
LODGE 1891, 241 n. 54: We find additions, such as , , , and the like;
also , ( , Hdt. iii. 14). Queste proposte vogliono ricondurre lespressione
alluso pi comune del verbo, su cui vd. p. <inserireriferimento>.
41
La discussione pi dettagliata, ma comunque del tutto insoddisfacente, in GUDEMAN 1934, 305. Se ne
parla inoltre in vari punti degli innumerevoli commenti alla Poetica. Si veda in particolare LUCAS 1968,
175, 192; ELSE 1957, 4688, 540, 547, 602.
42
cf. anche LUCAS 1968, 191.
43
non si riferisce ad un poema ciclico ma a tutto il materiale mitico relativo alla presa di
Troia. Else, diversamente dagli altri commentatori, interpreta (sulla base di 1456a 2-3) /



26

Ne desempio il fatto che quanti rappresentarono la presa dIlio per
intero e non come Euripide ha fatto per lEcuba (non come Eschilo), o
fanno fiasco o non vanno bene nellagone, perch anche Agatone fall in
questo solo dramma.


Aristotele ammette due risultati possibili: . Appare evidente il
fatto che doveva esserci una differenza tra le due cose. La seconda espressione del tutto
perspicua e doveva indicare un cattivo piazzamento posto nellagone drammatico. Luso
aristotelico del termine e le coeve occorrenze in Demostene non lasciano dubbi sul fatto che
indichi qualcosa di pi forte. Partendo da questa banale considerazione, Gudeman ne
dedusse che pi di tre poeti partecipavano allagone e che dunque i due termini significassero
rispettivamente non classificarsi proprio e ottenere il terzo posto
45
. A sostegno di questa tesi lo
studioso port indizi esterni abbastanza deboli e insufficienti
46
; non si capisce nemmeno bene
quando questi poeti in pi avrebbero dovuto esibirsi, giacch Gudeman ammette che le
rappresentazioni tragiche dovevano esaurirsi in tre giorni, tra l11 e il 13 di Elafebolione. Per
quanto la ricostruzione abbia una coerenza interna, senzaltro da rigettare. Il suo merito, invece
stato per quello di aver colto la sostanziale differenza delluso aristotelico in questopera e

non tanto come lopposizione tra il rappresentare la storia per intero e sceglierne una parte, ma tra il
rappresentare la tradizione mitica cos come tramandata o scegliere un tema principale da arricchire con
linserzione di episodi. Tra ed il testo di Kassel stampa un , integrazione del Vahlenz
non basata sullautorit di alcun manoscritto. al posto di una lezione che ricaviamo
dalla traduzione latina del Valla. Else sceglie queste lezione perch non sappiamo di nessun trattamento
epico della vicenda dei Niobidi, n la vicenda si presta ad essere trattata secondo il modello ;
lEcuba (o le Troiane, cui pure potrebbe riferirsi) di Euripide costruita invece in questo modo.
in contrapposizione a , sicuramente in riferimento al
trattamento della vicenda troiana nella trilogia di Aiace (Il giudizio delle armi, Le donne di
Tracia, Le donne di Salamina) o nella trilogia di Achille (Mirmidoni, Nereidi, Frigi).
44
BYWATER 1930, 253 rimarca la considerazione di Aristotele per Agatone.
45
GUDEMAN 1934, 305.
46
GUDEMAN 1934, 305: Bei der staunenswert groen Zahl der selbst uns noch bekannten Tragiker war
es an und fr sich schon hchst unwahrscheinlich, da man nicht mehr als drei Bewerber zulie und
folglich nur drei Preistrger hatte. Ein auch nur entfernt stichhaltiger Beweis ist fr diese Annahme
niemals erbracht worden, und auch der Einwand, da die dramatischen Auffhrungen sonst mehr als drei
Tage beansprucht htten, steht auf sehr schwachen Fen, da die Auffhrungen schon in aller
Morgenfrhe anfingen.


27
luso generale
47
. Else lunico dei commentatori ad intendere come in questo
solo dramma, anzich in questo solo aspetto, notando che is not , and looks very
definite, as if it referred to a particular play, sebbene ammetta come la conoscenza dellopera di
Agatone sia troppo scarsa per poter collegare il passo ad una specifica tragedia, visto che i titoli
tramandati non offrono questa possibilit
48
. Se dunque qui si parla di una circostanza reale, vale a
dire di un insuccesso avvenuto per colpa di una cattiva scelta del soggetto da trattare, ovvio che
il termine possiede un valore concreto. Che questo valore sia, con Else, to fail
49
e non to be
hissed away, lo si vedr dalla valutazione complessiva anche delle altre occorrenze in Aristotele.
Il medesimo significato deve avere anche una seconda attestazione nel corso nella stessa opera
(1459b 31). Aristotele, che sta parlando di cosa faccia le tragedie afferma:





, ' .
'

.

La poesia epica ha un grosso vantaggio per quanto riguarda
laccrescere la grandezza, per il fatto che in tragedia non permesso
rappresentare molte parti, ma solo la parte in scena. Nellepica invece,
per il fatto che narrazione possibile rappresentare molte parti che si
svolgono contemporaneamente, dalle quali, se non vanno fuori tema,
risulta accresciuto il peso del poema. Cos lepica possiede questo pregio
funzionale alla magnificenza e allo spostare lattenzione dellascoltatore
e a diversificare con episodi diversi. La monotonia, infatti, che subito
sazia, fa fallire le tragedie.


47
LUCAS 1968, 175 nota che il termine ha un valore tecnico anche in un altro campo, quello dellatletica.
Cf. Her. 5.22.
48
ELSE 1957, 547-8. LUCAS 1968, 192 non si sbilancia, per obietta alla ricostruzione di Else che il
successivo sembrerebbe in contrapposizione con , che dovrebbe
quindi indicare una caratteristica della tragedia, non una tragedia; ma il potrebbe semplicemente
riferirsi al periodo precedente nel suo complesso.
49
Sembra per accettare o almeno ritenere plausibile la spiegazione di Gudeman, se a p. 547 n. 100 si
invita a leggere GUDEMAN 1934, 305 sul problema del significato di .


28
Dal momento che usato sempre intransitivamente ci vuole dire che
soggetto. Ma il verbo ha invece come soggetto in tutte le altre occorrenze una persona o un
gruppo di persone. Mi sembra che la metonmia sia molto pi forzata e che stoni in un contesto
prosastico come questo se la si intende come la monotona fa cacciare via le tragedie, piuttosto
che fa fallire le tragedie.
Il termine ricorre ancora unaltra volta nella Poetica, e come le altre due sopra citate
anche in questo caso si descrive una grave carenza nellideazione della tragedia, ma si dice anche
qualcosa di pi. Aristotele sta parlando dellimportanza di avere sempre in mente, componendo,
laspetto visuale-spaziale della rappresentazione e riporta lesempio di Carcino
50
(1455a 26)
51
:

.
,
52
,
.

Esempio di ci si pu imputare a Carcino. Anfiarao usciva di nuovo dal
tempio (circostanza che gli era sfuggita perch non aveva visualizzato la
scena) e fece fiasco sulla scena perch gli spettatori si indignarono per
questo.


qui evidente il rapporto tra e fiasco: poich gli spettatori si erano indignati fece fiasco
sulla scena. Sappiamo adesso che 1) rappresenta un passo in avanti rispetto a
2) questo dipende dal pubblico e non dai giudici. Lucas
53
sostiene che
lespressione vada letta probably in its literal sense was hissed of stage. Ma in nessuno dei tre
passi sopra citati compare qualcosa che implichi un allontanamento di qualcuno; e se non
compare perch non quello il punto: ad Aristotele non interessano tanto le modalit del
fallimento, ma il fatto che ci sia stato un fallimento da poter portare come exemplum. Gli

50
vd. OCD s.v. Karkinos
51
Mi affido ancora una volta, per quanto riguarda il testo e linterpretazione, alla ricostruzione di ELSE
1957, 488-9. Varie sono state le opinioni dei commentatori, soprattutto rispetto a quale sia stato lerrore di
Carcino. Si rimanda a i vari commenti.
52
Tra e i mss. hanno . Per Else si tratta di una glossa, altri, di diverso
avviso, hanno conservato il testo e hanno tradotto la qual cosa non sfuggiva alla vista dello spettatore.
53
Lucas 1968, 175


29
spettatori, vero, hanno mostrato una particolare ostilit nei confronti di Carcino e dellattore
che interpretava Anfiarao, e lostilit intensa ci che contraddistingue l dal
; ci, quindi, che fa s che una rappresentazione sia ricordata come particolarmente
degna di biasimo, vale a dire un fiasco. Ma lostilit intensa non deve per forza concretizzarsi in
una , un allontanamento: significativo che non venga mai usato in Aristotele (n
tantomeno nelle altre occorrenze del termine) + genitivo; allontanamento poteva essere
effettivamente avvenuto, ma non implicato dal verbo , che non un sinonimo di
, ma un suo iperonimo. Non vedo in 1456a 16-19 e 1459a 31 un uso diverso di un
termine che certo altamente specializzato, giacch lunico usato per esprimere il concetto in
tutta lopera.
Si pu citare a questo punto unaltra occorrenza del termine in Aristotele, questa volta nel terzo
libro della Retorica (1413a 10):


,
,
,
. ' ,
,

Sta bene quando ci sia una metafora: si pu equiparare lo scudo alla
coppa di Ares e una rovina ai resti di una casa, e dire che che Nicerato
Filottete morso da Prati, come fece Trasimaco vedendo Nicerato agli
agoni rapsodici sconfitto da Prati, ancora coi capelli lunghi ed in
malaffare. In queste cose soprattutto falliscono i poeti quando non
compongano bene, e quando lo fanno, hanno successo.


Sebbene in astratto potrebbe avere il valore di essere cacciati via dal palco, come
per esempio sostiene COPE 1877, III 140, sulla base di un superficiale parallelo con altre
occorrenze in autori di IV secolo, mi pare evidente che il valore sia quello di fare fiasco, come
nelle precedenti attestazioni aristoteliche, anche perch ritorna identica la costruzione con +
dativo che avevamo incontrato in Poet. 1456a 19. Inoltre illuminante lantitesi in cui allaver
successo (), espressione di carattere generale, si contrappone il non aver successo, cio
il far fiasco (), termine tecnico s, ma piuttosto vago e dunque riferibile ad una gamma


30
di manifestazioni, piuttosto che lessere allontanati, che denota s una forma di insuccesso, ma
che si offre molto meno al parallelo con .

Si detto dunque del rapporto tra e pubblico. In Aristot. Poet. 1455a 30 non si detto
nulla del modo in cui questo rapporto si esplicita, fatto salvo che lespressione implica una
reazione di fastidio da parte delluditorio. Per tentare di chiarirlo si pu prendere in esame un
passo del De corona (265), in cui Demostene nel contrapporre i propri successi alla miseria del
proprio rivale ed ex-attore Eschine si esprime cos:

' , ,
, ' '
. , ' . , '
. , ' . , '
. , ' .

Esamina ora parallelamente come ho vissuto io e come hai vissuto tu,
Eschine, con calma e senza astio. Poi chiedi la sorte di chi ciascuno dei
presenti preferirebbe. Tu insegnavi labbicc, io frequentavo le lezioni, tu
iniziavi ai misteri, io venivo iniziato; tu eri un segretario dellassemblea,
io dibattevo; tu facevi il terzo attore, io assistevo agli spettacoli; tu facevi
fiasco, io fischiavo.

SPENGEL 1854, xviii voleva espungere lultima antitesi in quanto ognuna di queste doveva
corrispondere ad un singolo punto dellla ricapitolazione della vita di Eschine con la successione
dei suoi lavori
54
. Ma, come fa notare WANKEL 1976, ii 11623, non c bisogno di rispettare

54
Dem. De falsa leg. 199-200 elenca tre momenti sicuramente in successione cronologica: laiuto alla
madre sacerdotessa, lufficio di sottosegretario e infine la carriera attoriale; non si fa menzione dellaiuto
dato al padre nella scuola dove lavorava. Ancora nella stessa orazione i parr. 246-50 parlano di nuovo
dellargomento (citando questa volta lufficio svolto presso il padre). La stesa ritorna in De cor. 129-30 e
258-265, che non citano per lufficio di per lAssemblea e per la Bul, successivo alla
carriera attoriale, di cui invece si parla in 127, 209. Questultima la pi estesa testimonianza a riguardo.
54
Lordine delle professioni di Eschine in sostanza questo 1) laiuto dato alla madre nelle iniziazioni
misteriche probabilmente in contemporanea a 2) laiuto dato al padre nella sua scuola (su entrambi
HARRIS 1995, 2330. 3) lufficio di sottogretario (De cor. 261; vd. anche HARRIS 1995, 30-
1 e MACDOWELL 1990, 307); 4) la carriera teatrale con lassociazione agli attori Teodoro e Aristodemo
(Dem. De falsa leg. 246-7) e/o Simicca e Socrate (De cor. 262). Eschine si esibiva probabilmente alle
Dionisie Rurali: in De cor. 242 Demostene apostrofa lavversario come ,
; Eschine aveva avuto una parte nella replica dellEnomao di Sofocle (vd. Hesych. s.v.



31
pedantemente la successione ed comprensibilissimo che nellultimo punto Demostene, in
seinem bermut, si lasci trasportare e lo sdoppi in due antitesi. Il gioco retorico che adorna
questa malignit costruito tutto sulla opposizione dei ruoli fra i due personaggi, di cui uno
rende possibile laltro: da una parte Eschine aiutava il padre Atrometo nella sua scuola, mentre
Demostene, di condizione molto pi agiata, frequentava le lezioni. Il primo aiutava la madre
Glaucotea, probabilmente sacerdotessa di qualche piccolo culto misterico di origine orientale,
mentre laltro si faceva iniziare. Quando Eschine, eletto con lincarico di leggere i
documenti alla e all, sfruttava la carica per farsi conoscere e inserirsi nella
complessa politica ateniese di met IV secolo, Demostene, pur pi giovane di sei anni del rivale,
era gi ben conosciuto. Ogni elemento di questa climax pesato con grande attenzione, cosicch
lo schema perderebbe di pregnanza se la relazione non fosse immediata e speculare
55
:
deve coincidere con , dove per il solo una delle tante manifestazione
di disappunto di cui il pubblico ateniese era capace, che verranno analizzati nei capitoli seguenti.
Da notare nellequazione entra il verbo , ma nella sua forma semplice, mentre quando si
vuole esprimere la volont di cacciare via coi fischi un attore si usa il composto .
Anche da questa testimonianza si pu tranquillamente escludere che funga da passivo
di .
La stessa associazione compare nellApologia di Luciano (5):

,
' ,
,


) nel demo urbano di Collito (180: '
). Mi pare verosimile, data linsistenza di Demostene su questa particolare
tragedia, che non debba essere stata una delle sue prove migliori. 5) Secondo MACDOWELL 1990, 307,
che identifica la posizione svolta da Eschine con quella di ,
testimoniata dalle fonti epigrafiche (vd. RHODES 1972, 134141, RHODES 1981, 599605), la posizione
deve essere stata occupata per un anno dopo la fine della carriera da attore; per HARRIS 1995 21-33la
posizione era stata occupata prima dellinizio della carriera di attore. Cf. anche MACDOWELL 1990 288-
90, 306-9, WANKEL 1976, 690-2, YUNIS 2001, 253-9.
55
Per YUNIS 2001, 258-9 non sarebbero qui messi a confronto Eschine e Demostene: A.s meanness
contrasts not with D. the aristocrat but with the attainments and prerogatives enjoyed by D. and his
audience, good citizens all.


32
, ,
, .

Gli accusatori non avranno scarsit di altri modelli contro di te, ma
saranno simili a quegli attori tragici che sulla scena sono ognuno un
Creonte o persino Eracle, ma fuori, messe da parte le maschere,
diventano Polo o Aristodemo, attori di tragedia salariati, che fanno
fiasco e sono fischiati, talvolta alcuni di loro anche frustati, come piaccia
al teatro.


Anche questa volta i due termini sono in relazione, ma in relazione di endiadi.
chiarisce e completa , nel senso che il primo indica lazione che determina il secondo.
Giova ripetere quella che differenza tra e semplice : questultimo
un piazzamento deludente nellagone, in cui il pubblico ha s parte, ma solo in quanto riesce ad
influenzare la decisione dei giudici. Il fallimento dipende dagli spettatori, che umiliano attori e
poeta col loro comportamento, talvolta sino al punto di rendere impossibile la prosecuzione della
rappresentazione. Questo spiega perch il termine si trovi quasi sempre riferito a persone e solo
una volta riferito alla tragedia
56
: perch sono le persone ad incassare i fischi, le grida e i fichi.
Cos nel passo di Aristotele su Carcino, (cio lattore che interpretava quel ruolo)
che , nonostante che la colpa a ben vedere non sia stata minimamente sua.

Se c almeno un fondo di verit in quello che Demostene racconta in tribunale sulla carriera di
Eschine, luso dellimperfetto nel gi citato passo del De corona e ancora di pi il confronto con
un altro brano della stessa orazione
57
ci inducono a pensare che l non fosse un evento
cos raro, almeno nel contesto delle Dionisie rurali, dove il livello delle rappresentazioni doveva
essere sicuramente pi basso. Ci viene difficile credere che Eschine e i due coattori Simiche e
Socrate, che loratore chiama gli ululatori
58
(), guadagnassero di pi raccogliendo

56
Aristot. Poet. 1455b 31
57
Dem. De cor. 262; vd. supra.
58
YUNIS 2001, 257 nota che il termine era uno degli epiteti pi comuni per gli attori dinfimo ordine (vd.
Poll. Onom. 4.114), e non il soprannome di questi due personaggi.


33
fichi, uva e olive gettati sul palco che dagli agoni
59
, ma verosimile che il lancio di cibo o i
fischi avvenissero con una certa frequenza. N doveva essere impensabile il fiasco dei grandi
tragediografi: nel gi citato passo della Poetica (1456a 19) contro le tragedie che hanno un
soggetto troppo esteso si dice esplicitamente che ; in varie
occasioni anche Euripide dovette scontrarsi con lostilit del pubblico
60
, anche se difficile dire
se si tratt o meno di un .

Alle testimonianze del verbo in ambito teatrale bisogna aggiungerne alcune che compaiono per
da epoca pi tarda e sono probabilmente derivate da un allargamento delluso originario di
, arrivato ad indicare un fallimento qualsiasi in una performance. Per esempio leggiamo
in Plutarco (An seni respubl. ger. sit 795c-d) un aneddoto sulla vita di Demostene, consolato da
un vecchio dopo un insuccesso di fronte al popolo:



,
.

Si dice che un vecchio, uno di quelli che avevano ascoltato Pericle, abbia
preso le mani di Demostene, che aveva fatto fiasco nella Bul e ma lo
sopportava, e che costui dicesse che, siccome era simile a lui era senza
ragione che se la prendeva con s stesso.


Anche qui non compare nessuno degli elementi che quasi sempre sono in costruzione con
come passivo di (principalmente + genitivo o il genitivo semplice), ne c
riferimento alcuno ad un allontanamento, per cui ipotizzabile senza troppi dubbi il valore di
fare fiasco. Era facile che nel contesto della vita assembleare, che comporta comunque un

59
Cos viene generalmente inteso
, . Secondo YUNIS 2001, 257 qui si
starebbe parlando di furti di frutta.
60
Sen. Ep. 115.


34
rapporto performer/pubblico, una espressione simile (che nacque e per un primo momento rimase
confinata in ambito teatrale) trovasse un facile campo di applicazione.
questo stesso episodio che viene ripreso e ampliato in un passo delle Vitae decem oratorum
(845a) tramandate nel corpus delle opere di Plutarco, sicuramente non sue e probabilmente
successive. Oltre allincontro col vecchio, di cui qui si tramanda il nome (ma dellincontro col
quale non si danno i particolari) si racconta anche che incontr un tale Andronico, attore, del
quale divenne discepolo:

'
'
, '
' ,
'
.
<> ,
.

Un giorno [scil. Demostene] dopo aver fiasco in assemblea se ne stava
tornando a casa scoraggiato. In lui si imbatt Eunomo di Triaso, che era
gi di una certa et, e lo incoraggi; ma soprattutto lo aiut lattore
Andronico, dicendo che i suoi discorsi erano validi, ma ci che
riguardava la recitazione era carente. Recit dunque alcuni dei passi
declamati da Demostene in assemblea. Questi, credendogli, si affid ad
Andronico. Perci, sentendosi chiedere quale fosse la prima cosa
nellarte oratoria, disse: La recitazione. E cos sentendosi chiedere
quale invece fosse la seconda, disse: La recitazione. E cos sentendosi
chiedere quale invece fosse la terza, disse: La recitazione.


Ritroviamo qui una costruzione del tutto analoga all [] di Aristot.
Poet. 1455a. Unaltra versione della storia conservata da una fonte molto pi tarda. In quella
strana opera che la Biblioteca del patriarca Fozio compare una lunga sezione che una curiosa
esposizione delle vite degli oratori canonici. Ricalca, con differenze a volte minute, a volte
importanti, lintera opera dello pseudo-Plutarco di cui abbiamo detto
61
.

La sostanza dellepisodio

61
vd. SCHAMP 2000, che contiene anche una esposizione delle posizioni degli studiosi che hanno scritto
sullargomento.


35
nella versione di Fozio (che si legge in 493a) non diversa, ma le espressioni usate cambiano a
tal punto che non possibile considerare le differenze come semplicemente imputabili alle
vicende della tradizione testuale:

(sc. )
,
,
.
,
.
.
, ;
;

Quando un giorno [scil. Demostene] fu scacciato dal theatron mentre
declamava una demegoria, scoraggiato se ne stava tornando a casa. Per
strada si imbatt in lui Eunomo di Triaso, gi vecchio, e questi,
apprendendo la causa dello scoramento lo spinse a farsi coraggio e
ottenne la sua approvazione. E ancora pi di lui lattore Andronico
dicendo che il suo discorso era ben costruito per quanto possibile, ma
era in difetto per quanto riguarda la recitazione. Demostene si affid a
lui e da lui si esercit nellarte della recitazione. Perci un giorno,
sentendosi chiedere cosa fosse la prima cosa nelloratoria, rispose: La
recitazione. E cos sentendosi chiedere quale invece fosse la seconda,
disse: La recitazione. E cos sentendosi chiedere quale invece fosse la
terza, disse: La recitazione.

Compare anche qui ma notevole la differenza tra questo uso e dello Pseudo-Plutarco:
qui regge il genitivo ablativo , che deve nascere da una incomprensione del
significato tecnico di e una conseguente interpretazione nel senso molto pi comune di
essere cacciati via. Lo pseudo-Plutarco (e Fozio) include laltra parte dellaneddoto che invece
non interessava a Plutarco, che scriveva unopera sul problema dellopportunit del
coinvolgimento in politica dellanziano e per cui era importante riportare un exemplum
riguardante appunto un anziano: deve dunque esistere una fonte comune a tutti e due. Questa
fonte, per noi perduta, aveva certamente utilizzato in congiunzione a o
o ad una espressione simile; gi in questa fonte doveva esserci lallargamento del
campo di applicazione del verbo. Fozio riprende senza dubbio il testo delle Vite, piuttosto che
utilizzare questa fonte comune: impossibile non notare la puntuale corrispondenza delle pericopi.


36
Il patriarca si prenda per continuamente la libert di cambiare le espressioni che sentiva come
pi difficili: ben comprensibile dunque che Fozio non abbia bene interpretato un uso non tra i
pi comuni, specie nei testi postclassici, e labbia assimilato al ben pi comune uso di
come passivo di .
Per esempio, in un passo delle Quaestiones convivales (710b 10) di Plutarco che discute
lopportunit di ingaggiare flautiste per i simposi si parla dellipotetico fiasco di una di esse che
sarebbe stato inevitabile al banchetto a casa di Agatone descritto nel Simposio platonico:


, '
<> ,
(Prot. 347c 710.B.5 Conv. 176e)
' , .
<>
'

, '
' .

A Cheronea si discusse al simposio, alla presenza di Diogeniano di
Pergamo. Avemmo dei problemi a difenderci dal barbuto filosofo della
Sto, che in soccorso della sua tesi port lesempio di Platone, che
biasimava chi insieme col vino si serve delle flautiste, non essendo in
grado di passare il tempo fra uomini in conversazione. Eppure essendo
presente Filippo di Prusa, filosofo della medesima scuola, esortava a
lasciar perdere quegli uomini a cena da Agatone, che dicevano cose pi
dolci di ogni flauto e lira. Dal momento che quelli erano presenti non
cera da meravigliarsi che una flautista facesse fiasco, ma del fatto che
non si fossero dimenticari di bere e mangiare per il piacere e per lincanto.

Il contesto rimane comunque quello di una performance, sebbene di pi basso livello. Se del
simposio di Agatone si loda soprattutto la piacevolezza e dolcezza dei discorsi difficile
ipotizzare che Plutarco intenda dire che una avrebbe ricevuto un trattamento inelegante
quale lessere fischiata via o essere fatta accompagnare fuori. avr dunque qui il valore
di semplice fallimento, senza tutto quello che lidea di comporta in ambito teatrale.





37

3. L


Abbiamo visto nel capitolo precedente come, malgrado nel suo uso generale conservi il
valore di cader fuori, e da questo quello dunque di essere scacciato, in ambito teatrale compaia
piuttosto con il significato di fallire, fare fiasco, senza alcun riferimento allallontanamento
dellattore o del tragediografo. Lallontanamento espresso invece, nel modo pi generale, dal
verbo . Il verbo non implica necessariamente una violenza sullespulso, come vediamo
soprattutto dalle definizioni di alcuni glossografi. NellOnomasticon di Polluce (4.122) si legge
per esempio:


, , '
.

Il colpire i sedili con i talloni chiamavano . Facevano
questo quando volevano allontanare qualcuno. Per questo stesso fine
anche facevano versi e fischiavano.

Polluce cita tre verbi (, , ) indicanti azioni che quelli vissuti prima
di lui avrebbero compiuto quando volevano che qualcuno se ne andasse da teatro, e tutte e tre
indicano modalit non violente di allontanamento. un termine che occorre solo
qui, e non rappresenta di certo un uso linguistico normale, tant vero che si sente la necessit di
glossarlo: poteva forse essere una neoconiazione di un poeta comico; se il significato quello qui
proposto, non c necessit di supporre, come hanno fatto alcuni
62
, che la parola debba risalire ad
unepoca in cui i festival drammatici si svolgevano in teatri fatti di , impalcature di legno.
indica la modalit privilegiata di espressione di ostilit da parte del pubblico, il
fischiare; ma non si pu certo credere che ogni volta che gli spettatori fischiassero la loro azione

62
vd. PICKARD-CAMBRIDGE 1946, 19, PICKARD-CAMBRIDGE 1968, 273 n. 1.


38
dovesse matematicamente implicare lallontanamento dellattore o poeta, che doveva invece
avvenire quando questo fischiare era talmente prolungato e insistente, da rendere impossibile
continuare lesibizione. Per , che compare spessissimo in associazione a
63
,
possiamo facilmente credere che valga quanto detto per il termine precedente. Questi due ultimi
termini indicano modalit di espressione del mancato gradimento sostanzialmente equivalenti,
tranne che per la diversa realizzazione del suono, come dimostra la loro frequente associazione
nei retori della seconda sofistica
64
.
Che tutto ci che si detto per - il fatto, cio, che abbia in contesti teatrali un senso
tecnico che non si lascia facilmente ricondurre alluso generale del verbo - non sia applicabile
anche ad lo si pu vedere chiaramente da un passo di Demostene (De falsa leg. 337)
contro il solito Eschine:


, .
' , ,
' , ' '
'
, ' , '
' ,
' .

Eppure forse si deve dire qualcosa a riguardo della voce [scil. di
Eschine]. Sento che ne tronfio, perch grazie ad essa vi incanta. Ma a
me parreste fare la cosa pi strana del mondo se - dal momento che
quando interpretava le sventure di Tieste e degli uomini che
combattevano a Troia lo cacciaste e fischiaste via dai teatri e solo non lo
lapidaste, cos che, appesa la maschera al chiodo, dovette smettere di
fare il tritagonista - prestaste attenzione a questo qui, che sa ben parlare,
giacch non sulla scena, ma nei pi grandi interessi della citt ha fatto
danni a non finire.



63
<inserireriferimento>
64
Tanto frequente che uno scrittore tardo come larcivescovo Eustazio (ad Od. i 75 ed. Stallbaum) sentiva
di dover chiarire che .


39
Non c alcun dubbio sul fatto che, almeno nella ricostruzione di Demostene, Eschine sia stato
costretto ad allontanarsi da teatro: a tal proposito chiarisce luso di e genitivo. Bisogna
tuttavia fare alcune precisazioni a riguardo delle modalit dell. Si pu facilmente vedere
che lespressione ' ' costituisce una endiadi. Il
composto , di attestazione estremamente sporadica
65
e dunque assolumente non
lessicalizzata, rispetto al verbo semplice rappresenta un restringimento semantico in virt del
valore pieno dell: indica non un fischiare qualsiasi, ma un fischiare deliberatamente teso a
costringere lattore o loratore ad abbandonare lesibizione ed allontanarsi, come nellitaliano
fischiar via o nellinglese to hiss off
66
. Tra da una parte ed dallaltra v
rapporto di strettissima parentela semantica, nel senso che il secondo rappresenta un singolo
modo del primo. Lendiadi di cui abbiamo appena detto rende impossibile credere che
Demostene abbia voluto dire che Eschine sia stato espulso con la forza dal teatro, interpretazione
sostenuta anche da MacDowell nel suo commento allorazione
67
. Non avrebbe infatti senso dire
che Eschine sia stato cacciato sia con le botte sia con i fischi, perch evidentemente la prima
eventualit escluderebbe ogni rilevanza dei fischi. Neppure potrebbe lasciare soddisfatti una
interpretazione del tipo lo cacciaste via da teatro e accompagnaste la sua espulsione con i fischi,
perch non ci si spiegherebbe a questo punto la motivazione delluso di al posto di
un pi normale . Va inoltre preso in considerazione il fatto che Demostene non si fa in
nessun modo scrupoli a gettare fango sulla carriera di Eschine, anche a costo di fare affermazioni
decisamente inverosimili; se Eschine fosse stato allontanato con la forza o comunque
accompagnato fuori da degli attendenti o, ancora pi improbabilmente, costretto a scappare dalla
folla inferocita laccusatore avrebbe avuto tutto linteresse ad usare una espressione pi chiara,
che non lasciasse alcun dubbio.

65
Oltre allappena citato Dem. De falsa leg. 337 solo in Antiphanes fr. II 90 K. <inserireriferimento citare
da K.-A.> e Luc. Nigr. 8.
66
Un simile rapporto si pu ipotizzare tra , usato nel suo senso di battere le mani, ed di
Dem. De falsa leg. 23, se il secondo non usato nel senso, ampiamente attestato, di mandar via, cacciare.
potrebbe indicare il battito ritmico delle mani utilizzato per snervare, usato occasionalmente
anche oggi in et contemporanea: esempio pi noto la reazione del pubblico ad un discorso di Tony
Blair al Women Institute nel 2000. Tuttavia questo genere di protesta necessita di silenzio per essere
efficace, escluso dallassociazione con il verbo ; sarei portato a credere che Demostene abbia qui
indicato un battere le mani o i piedi contro qualcosa per far rumore, similmente allo .
67
MACDOWELL 2000, 352: this verb does not here refer to legal exclusion, but to heckling or booing, so
that Ais. could not continue his performance.


40
Qualche problema pone invece unaltra occorrenza ricorrente proprio nel discorso parallelo a
quello di Demostene, il De falsa legatione di Eschine (4), riguardante questa volta un episodio
avvenuto allavversario durante larringa in tribunale:

, ,
' , '
, ' .
,

' ,
'
, ' ,
.

A me, Ateniesi, sentendo laccusa di Demostene, non mai capitato di
provare paura come in questo giorno, n adirarmi pi che ora, n
rallegrarmi cos alleccesso. Ho avuto paura che (e ancora adesso ne
sono scosso) qualcuno di voi venisse tratto in inganno a riguardo di me,
trascinato dalle antitesi maligne che costui ha escogitato contro di me.
Persi il controllo e non riuscii a sopportare laccusa, quando asseriva
che da ubriaco avessi fatto violenza ad una donna libera, di stirpe
olintia
68
. Gioii invece quando nel mezzo dellaccusa lo interrompeste, e
credo che lo abbiate fatto per via della mia moderazione.


Non si pu che intendere come aggettivo concordato con ; si deve cos dare un
valore metaforico allespressione, che letteralmente andrebbe tradotta come lo cacciaste via
69
. Il
complesso della difesa di Eschine, infatti, non permette di credere che Demostene sia stato
costretto ad abbandonare il tribunale e non abbia avuto cos occasione di portare a termine la sua
accusa. Quello che si sta dicendo semplicemente che laccusatore fu costretto a lasciar perdere
quel particolare episodio e a passare avanti. Anche qui totalmente da escludere una
connotazione di violenza nelluso del verbo .


68
Dem. De falsa leg. 153-8.
69
CAREY 2000, 94 n. 5 afferma che lespressione va intesa come you threw/drove him off, a metaphor
from the theatre; traduce poi per you shouted him down as he was making this accusation.


41
utile a questo punto seguire un filo cronologico. In area ateniese e comunque ovunque lagone
avesse valenza cultuale mi sento di escludere la possibilit delluso della violenza nel trattare il
fallimento. Certamente questo discorso include gli agoni panellenici (di cui naturalmente
sappiamo molto meno). Pochissima fiducia ispira un aneddoto riportato da Luciano nellAdv. ind.
9:

' , ,



, .
,
,
,
,
,
,


Quando venne il giorno dellagone erano in tre, ed Evngelo ebbe in
sorte di andare in scena per secondo: cos dopo Tespi di Tebe, che si era
esibito niente affatto male, costui entra tutto scintillante doro e smeralfi
e berilli e giacinti. Ed adornava il vestito la porpora, che si mostrava
attraverso loro. Avendo impressionato prima dellesibizione il teatro e
riempito di grandi aspettative il pubblico, quando poi dovette cominciare
a cantare e suonare la cetra, cominci unaria stonata e sconnessa,
spezz tre corde insieme colpendo la cetra pi violentemente del dovuto e
cominci a cantare un brano poco ispirato e insipido, cosicch tutti gli
spettatori cominciarono a ridere, mentre i giudici colmi di sdegno per
limpudenza dopo averlo frustato lo cacciarono dal teatro.

La gara in questione non fra tragediografi, ma tra suonatori di cetra, ai giochi pitici a Delfi. La
storia riguarda due personaggi di cui sappiamo veramente molto poco. Tespi di Tebe
probabilmente il citarodo menzionato in Ar. V. 1479, che lo scolio distingue da Tespi di Icaria
della tragedia
70
. Di Evngelo di Taranto non sappiamo altro al di fuori di quello che ci
dice il passo in questione. Qui ha sicuro una valenza violenta: i giudici frustano lo

70
RE Thespis
3
VI A 1 col. 64.


42
sfortunato Evngelo e poi lo cacciano via da teatro. Vista la perlomeno dubbia consistenza
dellepisodio (per il suo contenuto moralistico lo si pu immaginare inventato da un biografo
successivo) difficilmente ne possiamo ricavare dati anche solo probabili di tipo storico-letterario.
Quello che invece possiamo dire che il passo perfettamente in consonanza con limmagine
dellinsuccesso sulla scena che ricaviamo da altri passi di Luciano
71
, che riflette una diversa
concezione dellagone (probabilmente contemporanea allautore), adesso indipendente dal sacro,
in cui la punizione corporale smette di essere un tab. Forse anche anche in Nigr. 8 lo scrittore di
Samosata si riferisce ad una situazione in cui era lo staff del teatro, giudici o attendenti o servizio
dordine, ad occuparsi di accompagnare fuori chi si esibiva pietosamente:

, . ' ,
,

,
;

Dici bene, e cos bisogna fare. Ma, amico mio, ti gi capitato di vedere
quegli attori tragici o, per Zeus, comici di nessun valore; quelli, dico,
che vengono fischiati e fanno a pezzi i copioni e infine vengono cacciati
via, quandanche portino in scena opere ben scritte e che gi in passato
hanno vinto.


In questo caso indicherebbe che chi di dovere si occupa infine, dopo aver sentito per
un po i fischi del pubblico, di rimuovere lattore da teatro. Pure possibile che Luciano voglia
dire che quando i fischi continuano viene impedita la continuazione della performance; oppure
che sono gli stessi attori a capire che non aria e a lasciare lo spettacolo a met (magari per
evitare di assaggiare la frusta).
Il termine ricorre poi in alcuni dei passi che parlano dellaccoglienza riservata alla
rappresentazione della Distruzione di Mileto del tragediografo Frinico nel 492. Lepisodio

71
Apol. 5; Rev. sive pisc. 33. Se ne parlato a pag. <inserireriferimento>.


43
raccontato da un ampio numero di fonti, le pi attendibili e antiche fra le quali parlano per di
una , di una multa
72
. In Claud. Ael. Var. hist. 13.17 si legge:


.

Quando Frinico il tragediografo recitava la Distruzione di Mileto gli
Ateniesi in lacrime lo scacciarono, mentre lui era impaurito e se ne stava
rannicchiato.

Una versione della storia non esclude laltra: a Frinico fu senza dubbio comminata una multa
soltanto dopo la rappresentazione dellagone, per volont di qualcuno degli organi deliberativi
ateniesi. Ma anche nelle fonti che non parlano esplicitamente di si dice che gli
spettatori furono profondamente scossi nel vedersi riproporre questo evento drammatico e
recentissimo, tanto che scoppiarono in lacrime. quindi verosimile che abbiano a questo punto
fischiato Frinico, cos da costringerlo ad interrompere la rappresentazione e lasciare il teatro.
Abbiamo in uno scolio al verso 1346 della Medea di Euripide la notizia che il tragediografo fu
costretto all per qualche cosa l contenuta:

', .
schol ad loc.:
.

Alla malora, svergognata ed assassina di figli.
Scolio B: Pare che Euripide sia stato allontanato dicendo questo verso:
per questo motivo stato segnato con un asterisco.

PAGE 1976, 176 spiega la strana affermazione dello scoliasta con un frammento di delle
di Macone riportato da Athen. 13.582
c
.

72
Parla di una multa a Frinico Her. 6.21.2 (la fonte pi attendibile a riguardo):


, . Oltre a lui Strab. 14.1.7,
Plut. Praec. ger. reip. 814b; si parla invece di , oltre che nel passo in oggetto, in Liban. 13.1.54
e negli scoli al v. 1490 di Ar. V.


44


,

, , , ,

;
, , , , ,
;
'
73
;

Dicono che Laide di Corinto una volta
vedendo Euripide in un giardino
una tavoletta e uno stilo pendente
da quella. Rispondimi, disse, o poeta,
per quale motivo scrivesti in una tragedia
Alla malora, sporcacciona? . Euripide preso alla sprovvista
dalla sua impudenza rispose: Chi sei tu, donna,
se non una sporcacciona?. Lei ridendo rispose:
Che vergogna , se non pare a chi la pratica?


Questo scambio di battute non mai avvenuto. Si tratta di una invenzione di Macone o di una
delle sue fonti
74
nata perch gi tra IV secolo e inizio del III assume un significato
osceno, come si deduce dalluso che se ne fa in questo passo
75
. Considerando anche che la
tragedia ottenne solo un disonorevole terzo posto nellagone del 431, linventore dellaneddoto
fece per questo Euripide oggetto dello scherno della prostituta Laide, che cita con disinvoltura
versi di sue tragedie; la rabbia del poeta sottende il rancore per lonta subita per lallontanamento
dal teatro e lo scoliasta non fa altro che recepire questa tradizione.

73
Verso tratto dallAiolos di Euripide. Cf. ibid.
74
Probabilmente Linceo di Samo, i cui contenevano scambi di battute tra
prostitute e poeti: vd. BRUZZESE 2013, 6970.
75
LSJ s.v: fellator. Cf. Aristoph. Biz. fr. 24 Nauck ap. Eust. ad Il. p. 741, 21:

,
.


45
Rielaborazione di una disavventura di Euripide raccontata da una fonte greca deve essere un
episodio raccontato da Seneca in Ep. 115. Durante la rappresentazione della Danae un
personaggio pronunciava un elogio della ricchezza
76
. Il pubblico non diede mostra di apprezzare:

Cum hi novissimi versus in tragoedia Euripidis pronuntiati essent, totus
populus ad eiciendum et actorem et carmen consurrexit uno impetu,
donec Euripides in medium ipse prosilivit petens ut expectarent
viderentque quem admirator auri exitum faceret.

Quando furono pronunziati questi stranissimi versi nella tragedia di
Euripide, lintero pubblico si alz insieme come un sol uomo per
espellere lattore e il dramma, finch Euripide in persona si precipit in
mezzo a loro chiedendo che aspettassero e vedessero quale fine avrebbe
fatto lammiratore delloro.

Il verbo latino eicere rappresenta anche strutturalmente un parallelo al greco
77
.
facile che la fonte greca di Seneca usasse appunto questo verbo, senza magari dare troppi
particolari. Interpretando la notizia nel senso di un intervento diretto e fisico del pubblico (che in
ambito greco non ha paralleli) Seneca avrebbe costruito un episodio funzionale allintento
moralistico delle Epistulae ad Lucilium.
Arriviamo infine alla prima et ellenistica. Lepisodio raccontato nelle Vite dei filosofi di
Diogene Laerzio (7.173) e riguardante il poeta della Pleiade Sositeo di Alessandria in Troade e il
filosofo stoico Cleante di Asso deve essere avvenuto nel corso di un agone tragico ad Atene tra
263 e 232 a.C.
78
, dove il primo aveva presentato un dramma satiresco:

76
Eur. fr. 324. Kannicht. Leditore seguendo Stobeo 4.31.4 attribuisce i versi alla Danae di Euripide;
Seneca sarebbe quindi in errore a mettere in bocca la lode della ricchezza a Bellerofonte, che non ha parte
nel mito di Danae.
77
Cic. De Orat. 3.196: Itaque non solum verbis arte positis moventur omnes, verum etiam numeris ac
vocibus. Quotus enim quisque est qui teneat artem numerorum ac modorum? At in eis si paulum modo
offensum est, ut aut contractione brevius fieret aut productione longius, theatra tota reclamant. Quid, hoc
non idem fit in vocibus, ut a multitudine et populo non modo catervae atque concentus, sed etiam ipsi sibi
singuli discrepantes eiciantur?
78
Cio tra lanno della morte di Zenone di Cizio, cui Cleante successe come scolarca della Sto - il verso
implica che il filosofo potesse contare su uno stuolo di devoti discepoli - e lanno della morte dello stesso
Cleante. Suda s.v. : ,
; il dato della sua origine ateniese o siracusa potrebbe aver trovato la sua origine dalla
notizia di una sua permanenza ad Atene e Siracusa.


46

,

79
,
'
, . '
,
, '
.

Quando il poeta Sositeo recit in teatro il verso rivolto a lui, presente:
i quali come buoi trascina la follia di Cleante,rimase impassibile.
Ammirati da questa cosa gli spettatori applaudirono lui, ma scacciarono
Sositeo. Perdon lui che si era pentito delloffesa, dicendo sarebbe stato
strano se Dioniso ed Eracle, fatti oggetto delle ciance dei poeti non si
siano infuriati, e lui se la fosse presa per una ingiuria qualsiasi.


Il testo non fornisce alcun indizio diretto sulle modalit dell, ma non si vede alcuna
ragione per dare un significato diverso rispetto a Dem. De falsa leg. 337.

79
TrGF <inserireriferimento> 99 fr. 4 vol. 1 p. 272


47

4. e

La pi comune associazione con il fiasco quella con il verbo , fischiare. Lo troviamo
messo direttamente in relazione con l nel gi citato Dem. De cor. 265 (,
' ) come pi comune manifestazione di disappunto da parte del pubblico. Una
occorrenza interessante del termine si trova in Dem. In Meid. 226; si sta descrivendo lentrata in
teatro del rivale alle Dionisie:

'
, ' ' .

Quelli fra di voi che hanno assistito alle Dionisie lo fischiavano e gli
facevano versi mentre entrava in teatro e mostravate tutti quelli che sono
i segni dellodio.


Qui non fischiato un attore o un drammaturgo, ma quelli che ci interessano sono i modi della
contestazione, che non devono essere differenti da quelli dell propriamente detto. Nel
passo il fischiare, insieme al (vd. infra), vengono dunque qualificati tra i ;
il passo implica che ve ne fossero anche altri. Possiamo facilmente immaginare che Demostene
abbia citato solo i pi comuni, i primi che vengano in mente pensando ad un pubblico che non
gradisce quello che sta succedendo in scena. Altra testimonianza molto interessante del fischiare,
questa volta al passivo, nel senso di essere fischiati la troviamo molto pi tardi nel Nigrino di
Luciano (par. 5). Lautore sta per raccontare racconta ad un amico il suo colloquio con Nigrino,
filosofo medioplatonico, ma, prima di cominciare, con intento svelatamente parodistico imita le
premesse convenzionali dei dialoghi. Nel punto che ci interessa Luciano si scusa in anticipo della
sua insufficienza a riferire il colloquio, paragonandosi agli attori di scarso valore:

,



48
,
;

Luc: Vedesti gi gli attori tragici o, per Zeus, comici pietosi, parlo di
quelli fischiati, che fanno a pezzi i versi e infine sono costretti ad
andarsene, sebbene spesso di per s i drammi siano ben costruiti e
abbiano vinto in passato vinto?


Compare qui lassociazione del verbo con l, che non costituisce alcuna sorpresa,
giacch ne costituisce lo strumento principale. La si trova cos anche in Poll. 4.122, dove si
tramandano i nomi di alcuni dei modi della protesta del pubblico, partendo dalla spiegazione di
un termine raro:


, , '
.

Il battere coi calcagni i sedili chiamavano . Facevano
questo ogni volte che volessero cacciar via qualcuno, e per lo stesso
scopo facevano schioccare la lingua e fischiavano.


Il rapporto non per cos immediato come vuole Polluce e i due verbi non indicano per forza il
fischiare teso deliberatamente a constringere lattore ad andar via dal teatro. Nessuna indicazione
in questo senso danno i gi citati Dem. De cor. 265, In Meid. 226 e Nigr. 5. Si pu aggiungere
alla lista Plut. An seni 795d:


,
' .

And so also when Timothes was hissed for being new-fangled and was
said to be committing sacrilege upon music, Euripides told him to be of
good courage, for in a little while the theatres would be at his feet.


49
Per indicare specificamente il fischiare con questo tipo di intenzione il greco utilizza piuttosto il
raro composto , che ricorre per esempio nel celebre frammento, tramandato da
Ateneo, della Poiesis di Antifane comico <inserireriferimento K.-A.>, in cui si contrappone la
facilit nel comporre tragedie, che hanno trame conosciute a tutti, alle difficolt commedie, le cui
trame devono essere completamente inventate dal commediografo :

' ,
, ,

, , ,
.

80
,
' .

Noi questi vantaggi non li abbiamo, ma dobbiamo inventare
tutto, nomi nuovi ...
... cose successe
prima e altre di adesso, la conclusione,
linizio. E se un Fidone o un Cremete
tralasci qualcosa di queste, viene fischiato via.
A Peleo e a Teucro invece possibile farlo.


Frequente nelle fonti lassociazione di e . Labbiamo gi incontrata in in Dem.
In Meid. 226, in Poll. 4.122 e in Esichio alle voci e . La rivediamo ancora
ancora in Ael. Arist. p. 403 ed. Jebb:

'
, , , ,
' ,
,

. '
.

80
Fidone e Cremete non sono nomi di commediografi ma pi probabilmente di personaggi di commedia;
il primo per esempio il nome del padre di Strepsiade nelle Nuvole, mentre il secondo uno dei
personaggi delle Ecclesiazuse.


50


Ritroviamo la formula (oppure ) ancora in passi di oratori tardi come
Sinesio (Aeg. 1.13), Alcifrone (Ep. 3.35.3), Libanio (Ep. 218.7.4). Ne ricaviamo che con buona
probabilit i due termini indicano due azioni simili. Se ne trova conferma nelle varie attestazioni
del termine che troviamo nei raccoglitori di glosse (Hes. s.v. , , Harp. s.v.
, Suda , EM s.v. , , Phot. Lex. s.v. ). Da Fozio ci
viene la descrizione pi dettagliata di che suono fosse:

<>:

, .

<>: mandar via qualcuno producendo un rumore con la lingua;
e quel suono era chiamato . Tirando gi la lingua e colpendo il
palato producevano un rumore di questo tipo.


Si tratta senza dubbio dello schiocco di lingua (pi scientificamente detto click). Qualche dubbio
sulla correttezza della spiegazione sorge dalla ridotta efficacia di un simile rumore, specie
rispetto rispetto al fischio e allurlo. Altro problema che il verbo viene spesso associato
ad un uccello, il , la taccola (Coloedus monedula), per esempio in Poll. 5.89 ( '
[] ) o nella di Niceta Coniata p. 391 van Dieten,
dove un verso fatto da cacciatori presumibilmente per attirate la preda ('

). Con ogni probabilit Fozio interpreta male il valore del verbo, che deve indicare il
gracchiare o qualcosa di simile.


51
5. I soprannomi del


Un interessante passo di Polluce (4.114) ci testimonia alcuni degli epiteti affibbiati ad agli attori
da strapazzo:

' , , , ,
,
, ,
.


La prima, banale, considerazione che si pu fare che tutti gli epiteti elencati hanno a che fare
con la voce, il che la dice lunga sullimportanza dellaspetto sonoro della rappresentazione
rispetto a quello visivo. La lista divisa in due parti: prima 6 termini generali, poi 4 composti di
. Analizzeremo i pi interesanti di entrambe le categorie:

: abbiamo gi incontrato il termine in Dem. De cor. 262, dove venivano cos definiti
Simicca e Socrate, attori di scarso successo con cui si associ Eschine. un composto di
pi la radice di /. La prima attestazione al v. 794 () delle Eumenidi
di Eschilo, dove significa piuttosto con gravi lamenti; forse una neoconiazione creata per
riassumere quanto detto dalle Erinni nello stasimo
81
. In Soph. Oed. R. 1233 (e schol. ad loc.) e
nella profezia citata in Pausania 10.9.11 ha il significato leggermente differente di degno di
grandi lamenti. Forse da una delle due accezioni, evidentemente con intento di parodia, ha
origine luso scommatico del termine che troviamo testimoniato anche in un frammento di
Epicuro (fr. 103 Arrighetti) e in retori della seconda Sofistica (Flav. Phil. Vit. soph. p. 507 ed.
Olearius; Synes. Ep. 4).


81
Cf. SOMMERSTEIN 1989, 243


52
: Di questo termina e del con ogni probabilit doppioni e le fonti
danno tre tipi di spiegazione: a) = , dalla voce sottile
82
perch i hanno
dimensioni ridotte; b) gridare pi forte
83
, probabilmente utilizzando le mani a mo di rudimentale
megafono; c) parlare con voce cupa, come se lo si facesse attraverso un
84
: questo tipo di
vaso, molto utilizzato come funerario, spesso privo di fondo. Questultima appunto la
spiegazione scelta da LSJ , che traduce come declaim in a hollow voice, as though
speaking into a . Rocci, spinto, credo, dal parallelo col lat. ampullari (parlare
utilizzando espressioni gonfie come lampulla romana, che aveva forma globulare) e con lit.
ampolloso, traduce dico, svolgo, scrivo ampollosamente; il parallelo non per dei pi calzanti,
perch lidea di gonfiezza non si attaglia bene alla forma del . Sarei dunque portato a
prendere per buona la spiegazione di LSJ, a patto che le si dia il valore metaforico di parlare con
tono solenne, non coincidente con la sfumatura di gonfiezza retorica che d al termine Rocci.
Entrambe le traduzione si adattano bene comunque ai contesti delle due attestazioni di
in lettertura (Callim. Iamb. fr. 215 Pfeiffer, Strab. Geogr. 13.1.54) e allunica di
(Plut. Non posse suav. 1086e).

e : Urlatore oppure attore che scandisce troppo le parole.
Per Arpocrazione (s.v. .) ,
' , generalmente inteso in riferimento al
volume della voce. Certamente questo il senso da dare al verbo in vari passi: Ar. Eq. 358 (qui
costruito con laccusativo: superare qualcuno col volume della voce), Dem. De cor. 291, Luc.
Lexiph. 24, Iambl. Babil. fr. 20 Habrich ap. Suda s.v , Synes. Ep. 148. Per due
occorrenze lucianiane (Rhet. praec. 19 e, con minore sicurezza, Amor. 36) un altro significato
possibile. Il nesso non indica un alto tono di voce, ma una pronuncia larga,
scandita, come bene di evince da Demetr. De eloc. 177, che la attribuisce al dorico (
). Arpocrazione, in sostanza si starebbe riferendo ad un tipo di

82
Suda s.v. , Phot. Lex. s.v. .
83
Schol. c ad Acharn. 589 [] , Suda s.vv. ,
.
84
Phrynich. Soph. Praep. Soph. p. 89 ed. De Borries:
, ; Hesych. s.v. : .


53
declamazione affettata, artificiale, che sacrificava la naturalezza per una pi facile comprensione.
Cos anche interpretava il termine lo pseudo-Erodiano Philetaer. s.v. :
. per Polluce (2.207) una forma pi arcaica rispetto
; non possediamo altre attestazioni. e indicano parti anatomiche
distinte (cf. it. laringe e faringe), ma sono spesso confuse, specie in poesia.


55
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