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Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Con le svariate ramificazioni il sistema fasciale si insinua nell’intera struttura
corporea, connettendo con le sue espansioni il sistema muscolo-scheletrico
con quello viscerale, ciò a dimostrazione del fatto che il muscolo è uno
strumento al servizio della fascia, che nel suo insieme costituisce un vero e
proprio “scheletro fibroso”.
Proprio tramite questa reale continuità una cicatrice o un qualsiasi trauma
(distorsioni, stiramenti, contratture, ecc) possono determinare tensioni,
squilibri e dolori anche in zone del corpo molto distanti, che, nei limiti del
possibile, verranno tamponati dai meccanismi di difesa deputati a preservare
la nostra conservazione (il loro fine è proteggere le funzioni vitali e saranno
numericamente proporzionati all’importanza delle stesse). Quindi l’organismo
tradurrà ogni elemento ritenuto nocivo in un’aggressione a cui i sistemi di
adattamento e di difesa reagiranno, nel rispetto di tre regole principali.
La prima è la salvaguardia delle funzioni egemoniche dette così poiché
devono, prioritariamente, essere garantite (funzione respiratoria, alimentare,
statica, bipodalica, binoculare e sessuale) e che beneficiano di svariati rinforzi
muscolari, è questa la ragione per cui i muscoli inspiratori sono più potenti e
numerosi degli espiratori. Lo stesso vale per i muscoli potenti con
caratteristiche statiche e con una più resistente componente contrattile
rispetto ai muscoli più deboli con caratteristiche dinamiche, ne sono un
esempio i muscoli della prensione che consentono il nutrimento.
La seconda è sopprimere o ancor meglio evitare il dolore e la terza, nel
caso venga eliminata l’aggressione, è minimizzare al massimo le eventuali
conseguenze psicologiche come l’ angoscia e la sofferenza relegandole
allo stadio inconscio, salvaguardando in questo modo lo stato di equilibrio e
unità dell’essere umano.
Un esempio chiarificatore può essere una distorsione di caviglia dove si
zoppica per evitare tutti i movimenti rischiosi dell’articolazione lesionata, con
una contrazione ipertonica del tricipite della sura e degli ischio-crurali
(compensi) che immobilizza conseguentemente caviglia e ginocchio.
I muscoli spinali compensano la bascula automatica del bacino e la spalla
opposta si alza per alleggerire l’appoggio del piede dolorante durante il
cammino, relegando per quanto possibile il dolore allo stato inconscio.
Quindi, secondo questo principio detto dei riflessi antalgici, anche i muscoli
lontani dal problema iniziale sono fortemente coinvolti nel processo di difesa
(tabella 1).
tabella 1
Questi sono tutti adattamenti messi in atto in modo involontario e automatico
dal Sistema Nervoso Centrale nel rispetto delle leggi a cui il corpo obbedisce
nella sua globalità ovvero: Equilibrio, Economia e Comfort (quest’ultimo
inteso come assenza di dolore). Attuando un controllo inibitorio di una
particolare zona dolorosa, la si escluderà dal movimento sovraccaricando
un’altra zona. Così delle ipo-sollecitazioni quali l’inibizione, il raffreddamento,
la fissazione e il blocco in alcuni distretti determineranno delle iper-
sollecitazioni con conseguente affaticamento e stress in altri. Sembra chiaro,
quindi, che non si potrebbe vivere senza i meccanismi di difesa, i quali
garantiscono la sopravvivenza e la salvaguardia della vita stessa. Tuttavia è
da sottolineare che la prestazione del sistema antalgico dipende dalla qualità
del potenziale vitale di partenza, cioè dall’ereditarietà più che dalle condizioni
di vita e dall’ambiente.
Un altro concetto a cui ci rifaremo riguarda la muscolatura.
Originata dal mesoderma si presenta organizzata in unità motorie (elemento
funzionale dell’attività motoria) e più nello specifico da fibre muscolari
innervate da motoneuroni alfa periferici. Il numero di unità motorie varia (a
seconda del muscolo preso in esame) da un minimo di 3 fibre per unità
motoria nei muscoli oculo-motori ad un massimo di 1500 fibre per unità
motoria nel gastrocnemio. Didatticamente la muscolatura striata dell’essere
umano si presenta suddivisa in unità motorie fasiche o dinamiche e unità
motorie toniche o statiche. Ulteriore classificazione viene fatta per il tipo di
fibra che Burke (1973) e Heuleu (1988) suddividono in:
- fast-faticable (bianche-fasiche) denominate di tipo IIB,
- slow (rosso-toniche) denominate di tipo I e
- fast-resistent (caratteristiche intermedie rispetto alle precedenti)
denominate di tipo IIA (tabella 2).
tabella 2