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Roma. Stavolta niente dj-vu.

Dopo due
anni di indugi e titubanze il primo effetto
del ritorno alla ricerca sui combustibili nu-
cleari da parte di Teheran la risposta sec-
caeinequivocabiledapartedellUnioneeu-
ropea. Aparole, senonancoraconi fatti. Ma
per lIran potrebbero esserci in serbo brut-
tesorprese: il deferimentoal Consigliodi si-
curezza, le sanzioni e la perdita di decisive
spalle diplomatiche.
E unpassonelladirezionesbagliata. Sia-
momoltopreoccupati hacommentato Ch-
ristina Gallach, portavoce dellalto rappre-
sentanteper lapoliticaesteradellUeJavier
Solana concorderemounaposizionecomu-
ne dei partner europei entro gioved. E se-
condoil ministrode-
gli Esteri tedesco,
Frank-Walter Stein-
meier, lIran ha in-
viato un messaggio
disastroso. Non po-
tranno non esserci
conseguenze. Allor-
dine del giorno per
Londra, Parigi eBer-
linooraclafredda
riflessione sullop-
portunit di tenere
ancora in piedi la
trattativa con T ehe-
ran, dopo la rottura
degli accordi siglati
nellautunno del 2004. Il prossimo incontro
trai rappresentanti dellatroikaeuropeaeil
teamiranianochefacapoadAli Lairjani in
calendarioper il 18 gennaio, maSteinmeier
nonnascondeche, vistelepremesse, potreb-
be essere il caso di mandare tutto allaria.
Anchelapazienzaolimpicadel prudentissi-
mo Mohammed ElBaradei agli sgoccioli:
LIranhaattraversatolalinearossadellaco-
munitinternazionale. Questasettimanasar
decisiva. Il dossier iraniano vicino come
mai primadoraal tavolodel Consigliodi si-
curezza e la spinta finale potrebbe arrivare
nellaprossimasessionestraordinariadellA-
genzia atomica, che si terr entro una setti-
mana. Siamo adunpunto ha aggiunto El-
Baradei incui gli eventi potrebberopreci-
pitarci inunacrisi profonda.
Sono infine maturati i tempi per la linea
dura. Se lIran continua cos ha ammoni-
toieri laCasaBianca nonci saraltrascel-
ta che trasferire il dossier al Consiglio di si-
curezza. E una posizione che sta guada-
gnando rapidamente consensi proprio tra i
grandi elettori del Consiglio. Il primo banco
di provaper lanuovastrategiasarlinviodi
una serie di avvertimenti a Teheran da par-
te dei cinque membri permanenti. Secondo
fonti del dipartimento di stato, gli Stati Uni-
ti propendevano per una posizione congiun-
ta in ununica missiva ma le remore del-
la Cina hanno fatto ripiegare su testi sepa-
rati, e il monito cinese stato adeguatamen-
te annacquato per non ferire la suscettibi-
lit iraniana ed i lucrosi accordi energetici
tra Teheran e Pechino. A stretto giro di po-
sta, mentre sulle ambizioni nucleari infu-
riavano le reazioni internazionali, lagenzia
iraniana Irna sottolineava la dichiarazione
morbida e vaga del ministro degli Esteri ci-
nese Li Zhaoxing. Perplessit cinesi a parte,
quello che emerso dal test di coesione al-
linterno del Consiglio di sicurezza che la
posizione della Russia tuttaltro che grani-
tica. Pur auspicando la risoluzione pacifica
della questione atomica, stato il ministro
della Difesa russo, Sergei Ivanov, il primo a
pronunciare la parola guerra, certo augu-
randosi che non capiti mai, ma quasi a sug-
gerire che lipotesi sul piatto della bilan-
cia e che nulla si pu escludere.
I dubbi del e sul Cremlino
Del resto se Mosca ha sempre evitato di
prendere posizione, riparandosi dietro una
comoda neutralit (utile punto di partenza
per leingenti commessemilitari di Teheran)
i tempi ed i modi con cui stata lanciata la
proposta russa arricchire luranio in
Russia hanno insinuato negli iraniani il
dubbio che quella di Putinpiche una scia-
luppa di salvataggio fosse unimboscata.La
Russia ha fatto una proposta molto ragione-
volecherispettail dirittointernazionaleha
affermato Ivanov, ma a T eheran, sdegnata
per essere stata informata del progetto dal-
la stampa prima ancora che dagli amici
russi (una dinamica che ha fatto pensare a
una pressione ulteriore), i rilievi sono stati
tuttaltro che entusiastici. Nessuno nel team
nucleare si arrischia a dire, tout court, pro-
posta bocciata, come ha fatto il quotidiano
Kayhan; ma sono convinti che i toni indecisi
siano soltanto un escamotage per perdere
tempoeconfondereleacque. Gli iraniani te-
mono la dipendenza da Mosca e sono con-
vinti che cedere alla Russia, appoggiata da
Bruxelles e da Washington, priverebbe lI-
ran di una carta vincente, pi utile da gioca-
recontrogli europei. Teherancontavacheil
credito europeo non fosse ancora esaurito
che divisa sul da farsi lUe avrebbe ancora
una volta temporeggiato. Ma lEuropa per la
primavoltadimostradi nonesserepipron-
ta ad aspettare le nuove mosse del regime.
IL FOGLIO
ANNO XI NUMERO 9 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MERCOLED 11 GENNAIO 2006 - 1
quotidiano
Rotti i sigilli sul nucleare
LIran sfrenato ora fa
paura anche in Europa,
sanzioni Onu pi vicine
Si va verso il Consiglio di sicurezza. Bush
preme. Mosca agita perfino la parola
guerra. Merkel: basta finti negoziati
La Cina sta con i mullah
Roma. Dal momento in cui a farsene pro-
tagonistaRomanoProdi (tesseranumero4
in ordine di tempo), laccelerazione sul par-
tito democratico diventa una mossa tipica-
mente elettorale. Intanto perch la visione
prodiana difficilmente sovrapponibile al
progettodemocrat vagheggiatodallingegne-
re Carlo De Benedetti (tessera numero 1) e
dai suoi prediletti Francesco Rutelli e Wal-
ter Veltroni (tessere 2 e 3). Quando il profes-
sore parla di partito democratico, pensa
semplicemente a ottenere ci che fino a po-
co tempo fa gli veniva negato dai partiti
principali dellUnione: una versione aggior-
nata e sotto altro nome del vecchio Ulivo,
con i suoi tratti anti-
partitici e leaderisti-
ci. In questo momen-
to, anche se per ve-
dere qualcosa di
concreto bisogner
aspettareil dopoele-
zioni, Prodi sogna di
incassare a costo ze-
ro lobiettivo dellin-
vitolanciatoperiodi-
camente attraverso
Arturo Parisi fin dal
marzo2004: Cari Ds,
scioglietevi e lo far
anche la Margheri-
ta. La disponibilit
della maggioranza
diessina cresce di pari passo con lindeboli-
mento provocato dalla vicenda Unipol, visi-
bile nella ricerca frettolosa di una pacifica-
zione interna da raggiungere oggi nella di-
rezionenazionale. Uneffettoimmediatodel-
lamanovraprodianalagitazionedi Fausto
Bertinotti. Il segretario di Rifondazione ha
criticato la soluzione democrat (una rispo-
sta inadeguata) perch intravede il declino
dello schema politico piconveniente per il
proprio partito. Questo schema Bertinotti
lo ha ammesso pi volte prevede per lU-
nione tre blocchi distinti e in competizione
fra loro: un centro espresso dalla Margheri-
ta, una sinistra radicale rappresentata da
Rifondazione e nel mezzo la sinistra social-
democratica. Cio i Ds, sempre pronti a ce-
dere qualcosa agli uni e agli altri (soprattut-
to elettoralmente). Dopo aver rifiutato lap-
parentamento arcobaleno che gli propo-
nevano Oliviero Diliberto (Pdci) e i V erdi,
Bertinotti diceoradi voler costruireintorno
a Rifondazione una lista ampia collegata al
Partito della sinistra europea. Ma il primo
obiettivo del 2006 non rimanere schiaccia-
to nella formula di dieci anni fa, quella del-
lUlivo pi Rifondazione, e accogliere gli
emigranti della sinistra ds contrari alla di-
luizione del partito.
Chi non in condizione di dettare condizioni
Malgrado la comune bocciatura del par-
tito democratico, la sinistra diessina segue
una strategia che non prevede la separa-
zione cruenta dalla maggioranza del parti-
to. Da Fabio Mussi a Cesare Salvi, lidea
prevalente che ogni decisione sul futuro
dei Ds devessere rinviata a un congresso
post elettorale. Se fino a poco tempo fa il ri-
sultato delle urne appariva felice e sconta-
to, adesso si ragiona sulla possibilit di una
vittoria risicata. In questo caso il corrento-
ne e i socialisti di Salvi metteranno sotto
accusa il gruppo dirigente fassinian-dale-
miano e punteranno ad archiviare lagenda
democrat. Un segnale giunto ieri, quando
Mussi ha chiesto di correggere il modello
consolare con il quale stato gestito laf-
fare Unipol. I consoli Massimo DAlema e
Piero Fassino oggi dovrebbero sentirsi rim-
proverare pi o meno cos: Di fronte alle
accuse di collateralismo avete preteso una
risposta orgogliosa e unitaria alle differen-
ti anime del partito. Ci avete chiesto di
fronteggiare gli attacchi esterni e il fuoco
amico proveniente da alcuni settori della
Margherita. Cos stato, pure se a vario gra-
do, adesso non potete chiederci di accetta-
re lo scioglimento dellex Pci in un partito
democratico dalla fisionomia ancora incer-
ta e comunque sgradita. Durante il collo-
quio di ieri con Prodi, verosimile che Fas-
sino e DAlema abbiano implicitamente di-
mostrato per usare un gioco di parole di
provenienza diessina di non essere in
condizione di dettare condizioni. Salvo
agitare il rischio di una frana che muoven-
do dal vertice ds travolgerebbe tutti.
Prodi obbligato ad amministrare la rin-
corsa personale al partito unico stando at-
tento a non giocare a favore di altri (Rutel-
li e Veltroni) e a non allargare le fratture
nella Quercia. La cui maggioranza, dopo
lautocritica dalemiana, incassa un ulterio-
re sostegno nella difesa sulle scalate estive
(Mussi: Evocare una nuova Tangentopoli
una provocazione infame). Tutti sanno che
con il fallimento dellopa Unipol su Bnl tra-
monta anche linvestimento forte della di-
rigenza diessina per la competizione inter-
na ai nuovi democrat, eppure qualcuno si
sentir perfino sollevato. A meno che, per-
fide e puntuali, non sopraggiungano nuove
intercettazioni telefoniche. Al Botteghino
temono oggi stesso.
Romano Prodi, tessera n. 4
Pi bocciata Unipol,
pi promosso il partito
democratico. Primi per
Lidea del prof non la stessa di CDB (e di
Rutelli e Veltroni). Correntone e Prc
di traverso. I guai dei due consoli ds
Profumo dintercettazioni
Quelle che (col caldo abbraccio
della Cgil) manifesteranno
a Milano in difesa della 194
Donne in piazza
C
era stato un appello, il 29 novembre, e
poi riunioni autoconvocate a Milano, a
Roma, un po ovunque in giro per lItalia.
Nasce cos, sul passaparola e con lo slogan
Usciamo dal silenzio, la manifestazione
per la libert femminile e per la difesa
della 194 in programma per il pomeriggio
di sabato prossimo a Milano. In parte con-
correnziale (e la cosa ha ovviamente provo-
cato qualche serio malumore, poi metabo-
lizzato in nome di un ponte ideale tra le
due iniziative) con laltra manifestazione,
Tutti in pacs, stavolta a Roma, stessa ora
e stesso giorno. Un cuore e due palchi, per
forza di cose, anche se Radio Popolare ga-
rantir i duetti di Ottavia Piccolo, a Milano,
con Lella Costa, a Roma.
Lappello che convoca la manifestazione
milanese parla di libert femminile allo-
rigine della vita e denuncia un evi-
dente e insidioso attacco alla 194,
una legge che funziona, autorizzan-
do laborto senza favorirlo, proteg-
gendo la salute delle donne e di-
minuendo drasticamente il nu-
mero delle interruzioni di gravi-
danza. Lindagine voluta dal mi-
nistro Storace, le proposte di
guardiani della morale e di dis-
suasori nei consultori, i ripetu-
ti violenti attacchi delle ge-
rarchie ecclesiastiche allau-
todeterminazione oltre a
penalizzare la professionalit
degli operatori rappresentano unintimi-
dazione nei confronti delle donne, soprat-
tutto delle giovanissime e delle straniere.
Ci si fa dunque carico di difendere la pro-
fessionalit degli operatori, oltre a dare
per scontata lintenzione di attacco alla 194,
anche se il ministro Storace giura (lo ha fat-
to anche a Matera pochi giorni fa) che solo
di ricerca di piena applicazione, e non di
attacco, si tratta. Ma la cosa ormai , para-
dossalmente, irrilevante. Quello che conta
che si rimesso in moto il movimento, in
unatmosfera a met tra il grande freddo,
per le anziane, e la scoperta, per le giovani.
E questa laria che si respira nelle affolla-
te assemblee milanesi e romane, ed an-
che limpressione che si ricava dalla lettu-
ra del forum sul sito della manifestazione
(usciamodalsilenzio.org). Certo, qualche
problema c. Labbraccio della Cgil, per
esempio, che a Milano ha messo a disposi-
zione gli spazi per discutere e organizzare
la manifestazione, rischia di diventare un
po troppo stretto.
Stessi doveri e stessi diritti anche
per il padre, il NYT d ragione
ad Alito sullaborto informato
Il terzo incomodo
Roma. Il giudice americano Samuel Ali-
to sar anche un terribile reazionario, lor-
rore delle femministe, convinto com che
la Costituzione non preveda la protezione
di un diritto allinterruzione di gravidan-
za, ma la sua posizione sui diritti dei padri
a essere informati dellaborto di un figlio
che hanno, evidentemente, contribuito a
concepire, sta facendo ragionare e discute-
re lAmerica, non solo quella pro life. Per-
ch il principio degli uguali doveri pu es-
sere facilmente capovolto in uguali diritti,
e allora un uomo dovrebbe poter sapere di
essere improvvisamente quasi padre, e ma-
gari anche poter esprimere, da quasi pa-
dre, un parere. E difficile che un processo
culturale cos complicato, che cancella la
potenza del corpo femminile e lo riduce-
semplicemente a una delle tre parti in cau-
sa (padre, madre, concepito), possa essere
imposto per legge, ma il giudice Alito ci ha
provato: da giudice federale consider co-
stituzionale una legge della Pennsylvania
che rendeva obbligatoria la notifica al ma-
rito della scelta di abortire, a meno che do-
vesse temere abusi fisici (e, nel caso di mi-
norenni, anche ai genitori). Il New York Ti-
mes si era posto il problema il primo di-
cembre scorso, con un dirompente edito-
riale di Dalton Conley, sociologo della New
York University, che reclamava, come pa-
dre, il diritto di essere informato se sua mo-
glie avesse deciso di abortire: V ogliamo
rendere i padri rilevanti, anche loro hanno
dei diritti. Dovrebbero essere in grado di
ottenere uningiunzione contro laborto del
feto che hanno contribuito a creare. Ieri
John Tierney, editorialista pro choice di
area conservatrice che ha sostituito sul Nyt
William Safire, non ha chiesto ingiunzioni,
ma ha proposto un ragionamento semplice:
ci sono due grandi ostacoli da superare, ha
scritto, per poter criticare con successo Sa-
muel Alito. Il primo lopinione pubblica,
poich la maggior parte degli americani ri-
tiene, secondo i sondaggi, che un marito
debba essere avvisato prima di un aborto.
Il secondo ostacolo la logica del femmini-
smo: La comunicazione matrimoniale
stata denunciata come retrogada dagli stes-
si sostenitori delluguaglianza di genere al
lavoro e a casa: se ci si aspetta che gli uo-
mini siano genitori con identiche respon-
sabilit rispetto alle donne, perch non do-
vrebbe essere loro permesso, almeno, di di-
scutere se avere un figlio?. Tierney spiega
che per i pro life la questione semplicis-
sima da risolvere.
Lago della bilancia non sar Alito
ma Kennedy, un cattolico che ha
dato molte soddisfazioni ai liberal
Corte Suprema Usa
Roma. I pi conservatori lo canzonano di-
cendo che sembra un pilota della Seconda
guerra mondiale. Fu nominato da Reagan
alla Corte suprema nel 1987, al posto dello-
stracizzato Robert Bork. I liberal si spaven-
taronoallideadi uncattolicoadecideresul-
laborto. Ma Anthony Kennedy si rivelato
finora il pi prezioso alleato dei democrati-
ci. Nel 1992 il suo voto risult fondamentale
nel confermare il cuore della sentenza Roe,
quandolaCortestabil lincostituzionalitdi
unaleggedellaPennsylvaniacheprevedeva
che il medico non poteva praticare laborto
su una donna sposata se questa non avesse
prima sottoscritto un documento con il qua-
le dichiarava di aver comunicato al marito
lintenzione di abortire. Allora fu il giudice
della Corte dappello Samuel Alito a
scontrarsi con Kennedy . Il nuovo
swing vote della Corte di John Ro-
berts non sar litaloamericano
che sostituisce luscente San-
dra Day OConnor e che in
questi giorni affronta la com-
missione Giustizia del Senato.
Ma il californiano Anthony
Kennedy. Lo aveva gi previsto
il NewYorker nel 1996. Coni li-
beral Breyer, Souter, Stevens e
Bader Ginsburg daunaparte, e
i federalisti cattolici Scalia, Ro-
berts, Alito e Thomas dallal-
tra, Kennedy sar il quinto
votocruciale. Enonsolonel-
le sentenze sullaborto.
Amico di Laurence Tribe, storico avvoca-
to dei democratici, Kennedy ha mosso i pri-
mi passi sul pavimento di casa di Earl W ar-
ren, il pi progressista dei chief justice del-
la Corte suprema. Alcuni dicono che si sia
spostato a sinistra per farsi adulare da Lin-
da Greenhouse, storica corrispondente del
New York Times dalla Corte. Scalia lo dete-
sta e lo ha accusato di scambiare una guer-
ra culturale con un accesso di malvagit. Il
papa evangelico James Dobson lo ha defini-
to luomo pi pericoloso dAmerica. Se-
condoWeekly Standard, Kennedy pensache
la Costituzione cambi insieme al suo umore.
Il suo voto risultato decisivo nellabolizio-
ne della pena di morte per i minorenni e in
uncasodi incostituzionalitdellapreghiera
collettivanellescuolepubbliche. Scaliabol-
lladecisionedi Kennedy comepsicologia
praticata da amateurs. Kennedy ha soste-
nuto labrogazione di una vecchia legge fe-
derale che vietava di portare armi in prossi-
mit degli edifici pubblici e si espresse con-
tro unaltra che nel 1990 aveva creato di-
stretti elettorali per dare la maggioranza ai
neri. Ha scritto (insieme a OConnor) le due
principali sentenze pro-gay nella storia del-
la Corte suprema. Fu lui ad annunciare che
la Corte non avrebbe accolto lestrema tra-
gica richiesta della madre di Terri Schiavo.
Contro Alito, Kennedy nel 1992 stabil che
al cuore della libert costituzionale c il
diritto di definire il proprio concetto di esi-
stenza, di significato, di universo e del mi-
stero della vita umana. Roberts, Scalia,
Thomas eAlitononavrebberomai usatopa-
role simili. Nellaprile del 2002 la Corte ha
rimosso alcuni vincoli che erano stati impo-
sti per legge allindustria porno sullutilizzo
di immagini virtuali di minori impegnati in
atti sessuali. La firma sempre di Kennedy .
Poi per spiazza i liberal esprimendosi a fa-
vore dei Dieci Comandamenti davanti agli
edifici pubblici.
Tentato dallimperialismo del diritto
E un conservatore, ma ha una visione
imperialista del diritto, dice al Foglio Pao-
lo Carozza, giurista della Notre Dame Uni-
versity. Per Kennedy la Corte suprema
una sorta di guardiano che annuncia i valo-
ri alla nazione. E presuntuoso e non ha il
senso del limite del diritto. I liberal della
Corte sono eredi del legal realism, il mo-
vimento che ha valorizzato il ruolo del giu-
dice. Dimostrando di provenire da tuttaltra
scuola giuridica, Alito ha detto di non avere
unagenda. I liberal rispondonocheim-
possibile, per loro tutto diventa sospetto
continua Carozza Il legal realism aveva
giustamente valorizzato il valore del giudi-
ce. Maoggi pensanocheil dirittosiasoloci
che esce dalla bocca del magistrato. Ken-
nedy impersonifica le tentazioni dellimpe-
rialismo del diritto della sinistra, ma con un
temperamento ideologico di destra, meno
interessato a rendere il diritto pi umano.
Se Kennedy voter per una restrizione di
Roe v. Wade dipende solo dalle circostanze.
Per Carozzamettercertamenteenfasi sul-
lautonomia della donna. E uno di cui dif-
ficile dire se sar stato fedele al suo passa-
to. Breyer o Scalia, diversi e geniali a un
tempo, saranno sempre coerenti luno con-
tro laltro. Kennedy non sar mai un grande
giudice, ma solo uno swing vote, perch non
hacoerenzaintellettuale. Il fattochesiacat-
tolico non mai stato rilevante nel suo caso,
adifferenzadegli altri tre. SecomunqueAli-
to passa lesame del Senato, come credo, la
prossima Corte suprema cambier moltissi-
morispettoagli ultimi quarantanni. Manon
nel senso di destra o di sinistra. Anche San-
dra OConnor era conservatrice. Cambier
piuttosto nel temperamento e nei dettagli.
Alito e Roberts sono intellettualmente dei
leaders. Resta il fatto che nei giochi di Ca-
pitol Hill niente va come uno si aspetta.
John Paul Stevens, nominato da Gerald
Ford, cominci da centrista. Oggi il pi a
sinistra di tutti. Larciprete della Corte.
Non sar coltissimo,
ma cera bisogno di es-
sere cos spietati? Non
avr assimilato del tut-
to la Storia, che diami-
ne, ma occorreva pro-
prio prenderlo a cia-
battate sul muso? Cos
ci si comporta con un signore di nobile ca-
sato che si fatto da s, prima alla Fiat, poi
di corsa alla Cinzano, poi di qua, poi di l,
poi di qua e di l, tutta una vita tesa a crea-
re lavoro faticando nella penombra senza
mai un grazie? Si poteva evitare. Altri ave-
vano signorilmente notato ed erano passa-
ti oltre con magnanima souplsse, perci
stupisce molto che un giornale con la-
plomb del Corriere non glielabbia voluta
risparmiare. Che gli abbia dedicato quel ti-
tolo maligno: Montezemolo alla sinistra:
Non fate come Giulio Cesare che vedeva
ovunque complotti. Come dire: evitate di
fare come Churchill che sera preso la fis-
sa dei tedeschi. V ogliamo dirlo? Questa
volta il Corriere non ci piaciuto. Inten-
diamoci, Mieli un direttore indipenden-
te che pu anche maltrattare il suo edito-
re. Ma non fino al punto da ridurlo in Con-
findustria coperto da un foulard di Herms
a ripetere come un ossesso: T u quoque,
Paoline, fili mi?.
MAHMOUD AHMADINEJAD
ROMANO PRODI
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
(segue a pagina quattro)
(segue a pagina quattro)
La Giornata
* * *
In Italia
Nel mondo
LABANCADITALIAHABOCCIATOLO-
PA DI UNIPOL SU BNL. In una nota ieri la
Banca centrale ha comunicato alla compa-
gnia assicuratrice i motivi ostativi allacco-
glimentodellistanzadi autorizzazioneallac-
quistodel controllodellaBnl. Adetermina-
re il giudizio negativo sarebbe stato lesame
delladocumentazionesullasoliditpatrimo-
nialedi Unipol. Attesoper oggi lannunciouf-
ficialeal mercato. Il neopresidentedel grup-
po, Stefanini, nonhavolutocommentare.
Berlusconi ha smentito ogni collegamento
con Gnutti e Consorte, cos come ha definito
infondate le accuse di aver tratto vantaggio
dal condono fiscale. Poi ha attaccato i Ds su
Unipol: Hanno mentito. Non hanno fatto solo
il tifo, sono scesi in campo personalmente. Ca-
sini: Guai a confondere le degenerazioni col
mondo della cooperazione.
* * *
La scalata Telecom nel mirino dei pm. I
magistrati che indagano sulla scalata An-
tonveneta stanno allargando il campo di in-
dagine per chiarire i punti chiave delope-
razione avvenuta nel 2001.
* * *
La Procura di Lodi ha aperto unindagine
sulla Banca popolare italiana ipotizzando
il reato di falso in bilancio.
Sacchetti si dimesso da membro del
Cda del Monte dei Paschi di Siena.
* * *
S allamnistia in Commissione giustizia. In
serata stato approvato lemendamento
Buemi che la introduce accanto allindulto.
A favore della proposta si sono espressi
Forza Italia, Prc, Verdi, Sdi e Udc; contro
An e Lega, mentre si sono astenuti Ds e
Margherita. Lemendamento esclude dal-
lamnistia i reati pi gravi come terrorismo,
mafia ma anche i reati finanziari.
* * *
La legge ex Cirielli conforme ai principi
della Costituzione Ue. Lo ha deciso ieri la
Corte di Cassazione.
* * *
Borsa di Milano. Mibtel: 27.268 (-0,26%).
Leuro chiude (1,2063) in calo sul dollaro.
TEHERAN HA TOLTO I SIGILLI AGLI
IMPIANTI NUCLEARI, nonostante il pare-
re contrario dellUe e degli Stati Uniti. Im-
mediatastatalareazionedellaCasaBian-
ca: Questa decisione porter a una grave
escalation. Non c altra scelta che deferire
la questione al Consiglio di sicurezza del-
lOnu. Il presidente francese Chirac ha av-
vertito lIran che sta commettendo un gra-
ve errore, mentre il governo inglese si
detto preoccupato. Il cancelliere tedesco
Merkel ha parlato di segnali preoccupan-
ti. Consultazioni tra Parigi, Londra e Ber-
lino sono previste per marted prossimo.
* * *
Arrestati in Spagna 20 estremisti islamici.
Fra loro ci sono i reclutatori di uno dei due
terroristi suicidi che si fecero saltare in
aria il 12 novembre 2003 a Nassiriyah.
* * *
Il governo ucraino di Yekharunov stato
sfiduciato dal Parlamento per laccordo
con la Russia sul prezzo del gas.
Articolo a pagina tre
* * *
Sharon non corre pericoli immediati
per i medici che lo stanno svegliando dal
coma farmacologico. Il premier israeliano
ha mosso anche la parte sinistra del corpo.
Il ministro israeliano della Difesa, Mofaz:
I palestinesi di Gerusalemme Est potran-
no votare alle elezioni del 25 gennaio. Ma
il premier ad interim, Olmert, ha precisato
che una decisione sar presa dal governo
soltanto domenica prossima.
* * *
Nuovo caso dinfluenza aviaria conferma-
to ieri in T urchia. LOrganizzazione mon-
diale della sanit ha rassicurato: Nessun
contagio da uomo a uomo.
* * *
E mia convinzione che Assad abbia da-
to lordine di uccidere lex premier libane-
se Hariri. L ex vice presidente siriano,
Khaddim, ha rilanciato le sue accuse nei
confronti del presidente.
La Giornata realizzata incollaborazione conDire
Questo numero stato chiuso inredazione alle 20,15
Lescalation delle commesse
putiniane a Teheran accompagna
lacrisi versoil puntodi nonritorno
La contraerea russa
Mosca. E difficile per il
Cremlino continuare a
fare lavvocato difenso-
re di Mahmoud Ahma-
dinejad. Il leader ira-
niano sembra divertirsi
smentendo le assicura-
zioni russe sulle intenzio-
ni pacifiche di T eheran.
Ogni volta che a Mosca si insi-
ste sul carattere difensivo delle armi ven-
dute agli ayatollah che non cambiereb-
bero il rapporto delle forze regionali
Ahmadinejad attacca Israele minaccian-
do di cancellarlo dalla mappa o di tra-
sferirlo in Alaska, dichiarando di non
tollerarlo pi oppure negando lOlocau-
sto. Lultima volta una delegazione russa
arrivata a Teheran proprio mentre lI-
ran si dichiarava pronto a riprendere la
realizzazione dei programmi nucleari.
Tralasciando per ora la proposta del
Cremlino di arricchire luranio iraniano
sul territorio russo le trattative, assicura
Mosca, continueranno a febbraio quello
che sbalordisce sono i modi scelti dal ca-
po della delegazione V alentin Soboljev
per comportarsi come lavvocato difenso-
re del regime iraniano. Alto rappresen-
tante del Cremlino, e vicesegretario del
Consiglio di sicurezza russo, Soboljev in-
tervenuto con una serie di rivelazioni:
molti punti di vista della Russia e dellI-
ran sullo sviluppo degli eventi nella re-
gione coincidono; la collaborazione fra
i due paesi, connessa alle zone di conflit-
to nella regione, alla lotta contro il terro-
rismo e il narcotraffico, si svilupper an-
che nel futuro; la Russia intende conti-
nuare la sua attiva partecipazione nei
progetti congiunti e nelle ricerche.
La Federazione russa sembra voler
mantenere buone relazioni sia con Israe-
le sia con gli Stati Uniti. Che senso ha al-
lora la sua collaborazione con lIran nel-
la zona mediorientale, dove la parola
dordine : Morte a Israele, morte allA-
merica!? Di quale lotta congiunta contro
i terroristi si pu trattare, mentre T ehe-
ran sponsorizza organizzazioni terroristi-
che? E, soprattutto, come si spiega lo-
stentazione con cui continua la vendita di
alte tecnologie militari russe al regime
dei mullah? Putin tace.
Missili sempre pi potenti
A Mosca si racconta che tutto comin-
ciato con la cooperazione russa nella co-
struzione dellimpianto nucleare a Bu-
sher. Negli ambienti giornalistici si cita
una fonte militare per la
quale la Russia obbli-
gata a curare la sicurezza
di questa centrale, la cui
distruzione pu trasfor-
marsi in una tragedia
ecologica per tutto il me-
dio oriente. Quindi il
ministro della Difesa
russo, Serghey Ivanov, ha
accettato di rifornire lI-
ran con il missile T or-
M1. Il contratto sulla
vendita di 29 sistemi missilistici porta al-
la Russia circa 700 milioni di dollari e al-
lIran la capacit di abbattere aerei, eli-
cotteri e anche missili da crociera. Ades-
so si parla anche della vendita allIran
nei mesi a venire di sistemi missilistici
ancora pi potenti: i Peciora-2A. Si sa
inoltre che il regime di Teheran cerca di
acquistare in Russia sistemi missilistici
S-300 PMU1. Saranno prima o poi vendu-
ti anche quelli? Il Cremlino ne guada-
gner ancora un paio di miliardi di dol-
lari. Non molto rispetto agli enormi in-
troiti ricavati dalle vendite del petrolio e
del gas.
VLADIMIR PUTIN
(segue a pagina due)
LETTERA DA MOSCA
Q
ualche volta i politici democratici sem-
brano davvero odiare il proprio partito.
Basta guardare le udienze per il candidato
allaCorteSupremadegli Stati Uniti Samuel
Alito. Tutti, tranne i senatori democratici di
tendenze pi liberal, comprendono perfet-
tamente che la cosa pi intelligente da fare
confermarlo il pi rapidamente possibile.
Ogni giorno perso a discutere sulla nomina
di Alito un giorno trascorso a discutere
sullaborto, il matrimonio omosessuale e i
privilegi razziali, ossia su questioni sulle
quali i democratici perdono invariabilmen-
te. Ogni giorno perso a discutere sulla nomi-
na di Alito un giorno trascorso senza di-
scutere sul prezzo della benzina e sulla
guerra in Iraq, ossia su questioni nelle qua-
li i democratici possono vincere. La logica
conclusione politica che il partito demo-
craticosi devemettereallespallelanomina
il pi presto possibile. Il problema che la
sua sempre pi radicale base di donatori
non permetter di fare ci che logico.
A differenza dei repubblicani, che rac-
colgono milioni di dollari attraverso piccole
donazioni, i democratici contano sullaiuto
dei grandi donatori. Lo scorso anno, il Cen-
ter for Responsive Politics (un think tank in-
dipendente di Washington D.C.) ha pubbli-
cato unanalisi dettagliata dei finanziamen-
ti politici nelle elezioni del 2002, dalla qua-
le risulta che i repubblicani hanno raccolto
68 milioni di dollari da donatori che han-
nooffertomenodi 1.000 dollari ciascuno. Da
questo gruppo i democratici hanno raccolto
soltanto 44 milioni di dollari. I democratici
hannoinveceraccoltopidel doppiodei re-
pubblicani dai grandi donatori: dal grup-
po che ha donato 100.000 dollari o pi i de-
mocratici hanno raccolto 72 milioni di dol-
lari, mentre i repubblicani soltanto 34.
Chi dona tutto questo denaro ai democra-
tici? Hollywood. Tra il 1989 e 2003, il partito
democratico ha ricevuto circa 100 milioni di
dollari dallindustria dellintrattenimento.
Ecco un modo per considerare questa som-
ma nella giusta prospettiva: si tratta circa
della stessa cifra che i repubblicani hanno
ricevutodallindustriapetrolifera. Per quan-
to sulle questioni economiche siano di soli-
to pi conservatori degli altri elettori demo-
cratici, i democratici di Hollywood sono
schierati pi a sinistra sulle questioni cul-
turali e morali ossia proprio sulle questio-
ni nelle quali la Corte suprema ha un ruolo
di primaria importanza. In altre parole,
stanno aprendo la strada per un acceso
scontro su Samuel Alito, e il partito demo-
cratico non ha altra scelta che quella di pie-
garsi alla forza del loro denaro. Allo stesso
tempo, i democratici pi intelligenti si ren-
dono conto che questa una battaglia che
non sono in grado di vincere.
Alla fine del primo giorno di udienze, un
sondaggiodel WashingtonPost/Galluphain-
dicato che il 57 per cento degli americani
vuole la conferma di Samuel Alito. Soltanto
il 24 per cento si oppone.
La follia collettiva
E non c nulla di cui stupirsi. T imido e
modesto, Samuel Alito giunto a rivestire
gli incarichi pi prestigiosi partendo dal
nulla, grazie alle sue qualit personali. Suo
padre era nato in Italia nel 1914, ed emigr
negli Stati Uniti quando Samuel era ancora
bambino. Lavor come riparatore stradale,
prest servizio durante la Seconda guerra
mondiale, e termin la sua carriera come
insegnante. Il giovane Samuel Alito super
gli esami per entrare alla Princeton Uni-
versity e poi alla Yale Law School. Dopo gli
studi si dedic al servizio pubblico e fu no-
minato alla Corte suprema da Ronald Rea-
gan, con lapprovazione unanime del Sena-
to. Si dimostrato uno dei pi brillanti giu-
risti americani. E esattamente il tipo di giu-
dice che ogni ragionevole democratico do-
vrebbe augurarsi fosse nominato da un pre-
sidente repubblicano proprio come, per
esempio, Stephen Breyer (nominato alla
Corte suprema dal presidente Clinton nel
1994) era esattamente il tipo di giudice che
ogni ragionevole repubblicano si sarebbe
augurato di veder nominato da un presi-
dente democratico. La nomina di Breyer fu
approvata dal Senato con 87 voti a favore e
9 contro. Anche Samuel Alito avrebbe do-
vuto ricevere analogo trattamento, e sareb-
be andata cos se il partito democratico non
fosse stato spinto a una follia collettiva da
un decennio di sconfitte. Ahim per i de-
mocratici, le cattive decisioni che stanno
prendendo nella loro follia collettiva po-
trebbero servire soltanto a garantire un al-
tro decennio di sconfitte.
David Frum
(traduzione di Aldo Piccato)
ANNO XI NUMERO 9 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 11 GENNAIO 2006
Vienna. Nel dibattito sulla detenzione di
David Irving, arrestato l11 novembre scor-
so in Austria, intervenuta anche Deborah
Lipstadt, la studiosa americana contro la
quale lo storico inglese nel 2000 aveva in-
tentato un processo per diffamazione. Li-
pstadt laveva definito un pericoloso nazi-
sta e negazionista. Il processo, durato tre
mesi, venne clamorosamente perso da Ir-
ving. Come riporta il quotidiano austriaco
Der Standard, Lipstadt in unintervista al-
la BBC si sarebbe detta ora favorevole alla
sua scarcerazione. Il processo rischia di
traformareIrving inunmartire. Risaleall8
novembre1989 il mandatodi catturacontro
lautore del bestseller Apocalisse a Dre-
sda e di libri controversi come La strada
di Hitler verso la guerra e La guerra di
Hitler, nei quali sostiene tra laltro che il
Fhrer non sapesse nulla della soluzione
finale. Allora aveva tenuto due conferenze
una a Leoben e una a Vienna in cui aveva
negato lOlocausto e lesistenza delle ca-
mere a gas. Come allora, anche questa vol-
ta lo storico era stato invitato dalla confra-
ternita studentesca Olympia, una delle pi
radicali e vicine allideologia neonazista. Il
L AUS T RI A S I DI V I DE S UL REA T O D OPI NI ONE
clamore internazionale suscitato dal suo ar-
resto ha provocato un certo stupore da par-
te austriaca. Tant che lo Standard online
riprendendo gran parte delleditoriale del
Foglio (Non si arresta nel silenzio uno sto-
rico per i suoi libri), aveva aggiunto un toc-
co polemico al titolo dellarticolo Un gior-
nale di Berlusconi difende Irving. Certo
lAustria si trova in una posizione non faci-
le, dice al Foglio il politologo Anton Pe-
linka. Se non fosse stato arrestato, non so-
lo si sarebbe contravvenuti alla legge che
vieta lapologia del nazismo e qualsiasi
azione volta a diffonderlo nuovamente, ma
avremmo fatto, come spesso accaduto in
passato, di nuovo notizia per un atteggia-
mento troppo clemente verso questo tipo di
reato. Sono daccordo che il reato di opi-
nione vada trattato in maniera diversa, ma
cambiare una legge spinti dalla contingen-
za sarebbe un segnale pericoloso.
Che lAustria si trovi tra lincudine e il
martello lha sottolineato anche lopinioni-
sta Georg Hoffmann-Ostenhof sul settima-
nale Profil. Una volta tanto il paese non
fa notizia per le sue mai sopite simpatie na-
ziste, ma per non ammettere deroghe alla
legge che ne vieta la promulgazione. Resta
per il dubbio, se questo tipo di reato sia
veramente da perseguire con il carcere, op-
pure se non sarebbe pi utile, proprio in un
paese come il nostro, dibatterne pubblica-
mente. E il dibattito c stato. Il sociologo
Ralf Dahrendorf in un articolo ha sottoli-
neato che la restrizione della libert di opi-
nione rischia di essere ancora pi perico-
losa dellopinione stessa e di creare situa-
zioni paradossali. Come quella accaduta
nel carcere di Graz, dove Irving ha trascor-
so i primi giorni di detenzione prima di es-
sere trasferito in quello viennese. Nella bi-
blioteca cerano ben due sue opere e un se-
condino gli aveva chiesto di autografarle.
La direzione del carcere ha prontamente
smentito gli autografi, aggiungendo per
che le opere stesse erano state immediata-
mente tolte dalla circolazione. Di parere
opposto a quello di Dahrendorf Paul
Lendvai, direttore della rivista di geopoliti-
ca Europische Rundschau. Non tanto
sulle sorti di Irving, perch che venga
espulso (come accadde nel 1984, dopo il pri-
mo arresto in Austria) o processato, una
questione che deve risolvere la magistratu-
I NT ERNET, L AS T A DEI PI XEL DI AL EX T EW
Come fare pi di un milione di dollari muovendo solo un dito
C
i avessero pensato i furbetti magari non
avrebbero avuto neanche bisogno di al-
zarlo, il telefono. Al massimo avrebbero do-
vutosolocollegarlo. Unapresa, uncomputer.
Niente opa, plusvalenze, Canaletti, banche,
conti allestero. E se pure li avessero inter-
cettati non si sarebbero certo vergognati di
ammetteredi aver guadagnatounmilionedi
dollari. Senzafare, praticamente, nulla. Sen-
za muovere un dito. O meglio. Muovendone
uno solo, di dito, sul mouse. Come ha fatto
Alex Tew: un milione di dollari in un anno.
Alex, studente di ventuno anni, nessun dol-
laro in tasca e non solo perch si trova in In-
ghilterra. Perch anche le sterline scarseg-
giano dalle sue parti. Comincia luniversit.
Unlavoro? Troppoimpegnativo, dicelui. Ma
i soldi mancano. Alexcompraundominiosu
Internet. MillionDollarHomepage.com. Uni-
dea, un telefono (collegato) e un milione di
pixel da vendere. Ovvero un milione di quei
minuscoli picture element (i pixel, appunto)
checompongolarappresentazionedi unim-
magine su un computer. Un dollaro a pixel.
Meglio il dollaro, sarebbe stato poco attrat-
tivo dire one million pound homepage, am-
mette Alex. Aveva un brogliaccio sulle gam-
be, era agosto, scarabocchiava su un block
notes. Arriva lidea. Duecentomila visitatori
la settimana. Un dollaro a pixel. Oggi sono
999.000 quelli venduti. Ma la scalata di Alex
inizia a rilento. Perch uno si sarebbe dovu-
to comprare un pixel di uno sconosciuto sito
di uno sconosciuto studente britanico? Ma
lidea comincia a girare. Alex compra alcu-
ne parole chiave per apparire sempre pi
spesso in cima ai motori di ricerca. E arriva-
no i primi finanziatori. Blog, aziende, siti,
giornali (c anche il Times). Diecimila per-
sone al giorno. Nella settimana prima di Ca-
podanno sul suo indirizzo sono passate, non
certo per caso, due milioni di persone. Due
milioni di click in questi giorni. E gli ultimi
1.000 pixel a disposizione Alex ha deciso, ov-
viamente, di metterli allasta su Ebay. Su In-
ternet, ci mancherebbe. Chiaro, il prezzo di
partenza sempre quello. Un dollaro a
pixel. Ma il suo sito ormai diventato un fe-
nomeno. Se avesse potuto il listino dei prez-
zi lo avrebbe fatto lievitare probabilmente
molto tempo prima. Ma unasta unasta. E
in pochissimi giorni i teorici mille dollari di
valore dei mille pixel restanti (grandi, per
capirci, lametdi ununghiadel mignolo) so-
no lievitati. Arrivando a ricoprire (lasta si
chiude oggi alle 19) una plusvalenza di qua-
si centosessantamila dollari. Guadagni (cla-
morosi) per Tew, ma guadagni (consistenti)
anche per gli investitori. Un pixel unico non
lo ha mai acquistato nessuno in realt. La
quota minima per poter visualizzare una
qualsiasi immagine riconoscibile sul moni-
tor di almeno 100 pixel. Ma cosa sono cen-
to dollari da investire su un sito che rester
in vita almeno per i prossimi cinque anni e
che in questo momento arrivato a essere il
centoventisettesimo luogo pi cliccato della
rete? Nulla, appunto. E le piccole e grandi
aziende che si sono trovate pi o meno vo-
lontariamentecoinvoltedallincredibilesuc-
cesso del sito (Alex stato ripreso da CNN,
Wall Street Journal, V anity Fair, MSNBC,
ABC News, Fox News, BBC) si sono trovate
spiazzate. Nel senso che improvvisamente,
conpochecentinaiadi euro, levisite(egli af-
fari) hanno avuto unimpennata insospetta-
bile. Raddoppiando in molti casi il numero
di accessi. Lafamigliadi Alexora, asuespe-
se, andata a Londra. Owna piece of Inter-
net history, sentenzia pomposamente nella
presentazione della sua fonte di uova doro
il piccoloTewcheora, conunmilionedi dol-
lari in tasca senza aver (quasi) mosso un di-
to sta gi pensando a come reinvestirli. In
Borsa, su Internet e nelluniversit. Con un
telefono e un computer. A un vero furbetto
basta poco.
Claudio Cerasa
S ACRI PAL AZ Z I
Piccolo ritardo per lenciclica di Papa Ratzinger, problemi di traduzione
Si avvicina la data di pubblicazione della
prima enciclica di Benedetto XVI, il cui ti-
tolo sar Deus caritas est. Il 23 dicembre
il portavoce vaticano Joaquin Navaro-Valls
ha dichiarato allAnsa che lenciclica risul-
ter firmata il giorno di Natale e che verr
pubblicata in questo mese di gennaio. Lu-
scita dellenciclica dovrebbe comunque es-
sere precedente al 23 gennaio quando in
Vaticano si apre un Convegno di due giorni
organizzato dal pontificio Consiglio Cor
Unum proprio sui temi della carit, a cui
dedicata lenciclica. Allappuntamento, ol-
tre che ai membri del dicastero pontificio,
sono stati invitati anche tutti i presidenti
delle conferenze episcopali del mondo,
nonch rappresentanti di ordini religiosi
caritativi e di organizzazioni cattoliche di
aiuto e di assistenza. Ovviamente un ap-
puntamento del genere sar di fatto una
cassa di risonanza della prima enciclica di
Papa Ratzinger. Se la Santa Sede decider
di dedicare una conferenza stampa alla
nuova enciclica bisogna ricordare infatti
che per il Compendio del Catechismo della
Chiesa cattolica, il primo testo impegnativo
del pontificato ratzingeriano, non ci fu una
presentazione ufficiale ai mass media al-
loraquestaconferenzastampapotrebbeac-
cadere nella settimana che va dal 16 al 21
gennaio. Tra i presentatori del testo ci do-
vrebbe essere il presidente del Cor Unum,
larcivescovo tedesco Paul Josef Cordes e
forse anche il prefetto della Congregazione
per la dottrina della fede, lo statunitense
William Joseph Levada, che in questi giorni
si trova in patria per le festivit natalizie, e
il cui rientro previsto appunto a met set-
timana prossima.
De bello teutonico. Uno dei motivi che
hanno reso problematica luscita della pri-
maenciclicadellattualeponteficeriguarda
alcuni problemi sorti allinternodellasezio-
netedescadellaSegreteriadi statodovela-
voraoraIngridStampa, cheper unasolaset-
timana aveva fatto da governante nellap-
partamento di Papa Ratzinger. Sembra in-
fatti chelarcivescovoPaoloSardi, il nunzio
conincarichi speciali cheguidalquipedei
ghostwriters pontifici, e che conosce la
Stampadaormai ventanni, lapreferiscaco-
me interlocutrice nelle questioni riguar-
danti i testi intedescodel Papa, bypassando
cos il responsabiledellasezione, il bavare-
semonsignor ChristophKhn, contutti i di-
sguidi del caso
Novit di un discorso. Aver evocato la lo-
cuzione scontro di civilt non stata lu-
nica novit di rilievo del discorso tenuto lu-
ned dal Papa ai diplomatici accreditati
presso la Santa Sede. Per la prima volta in
una allocuzione di questo genere stato in-
fatti citato espressamente lo Stato dIsrae-
le. Un altro aspetto poco sottolineato dai
media che Papa Ratzinger non si limita-
to a ribadire la condanna e la richiesta di
perdono della Chiesa per i gravi errori
compiuti nel passato da suoi membri, ma
ha allargato il mea culpa anche a sue isti-
tuzioni. Riguardo poi a un punto delicato
del discorso quando il Papa ha affermato
che il terrorismo tanto pi deprecabile
quando si fa scudo di una religione (dau-
tant plus blmable quelle se pare du bou-
clier dune religion, nella versione origi-
nalefrancese), pidi undiplomaticosi po-
sto la domanda: ma quella una religione
da leggersi in forma indeterminata o si fa
riferimento a una particolare religione e
cio a quella islamica?
Domani mattina il Papa riceve in udienza
le giunte del Comune e della Provincia di
Roma e della Regione Lazio, tutte rette da
coalizioni di centrosinistra. C molta attesa
delle parole che il Papa pronuncer nel-
loccasione dopo che il settimanale Roma7
del Vicariato di Roma, allegato alla copia
domenicale di Avvenire diffusa nellUrbe,
ha attaccato la giunta Marrazzo per lipote-
si che la Regione istituisca i Pacs, lassesso-
re al Bilancio della giunta Veltroni per al-
cune sue dichiarazioni riguardanti lIci do-
vuta da enti ecclesiastici, nonch il X Muni-
cipio che ha annunciato di voler istituire
dei registri per le coppie di fatto.
Alito il quinto cattolico? Se Samuel Alito
sar confermato dal Senato Usa sar il
quinto cattolico a siedere nella Corte su-
prema. Un record impensabile solo alcuni
anni fa. Degli altri 8 membri sono cattolici
infatti il chief justice John Roberts,
Anthony Kennedy. Antonin Scalia e Claren-
ce Thomas. David Souter e John Paul Ste-
vens sono protestanti, Stephen Breyer e
Ruth Bader Ginsburg sono di religione
ebraica.
ra. Secondo Lavendai importante invece
cheinpaesi comeAustriaeaGermania, ma
anche Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia,
dove i fenomeni di neonazismo sono parti-
colarmentevirulenti, rimangaunarigidale-
gislazione. Perch la tentazione di relati-
vizzare, alla luce dei crimini stalinisti quel-
li nazisti, cos Lavendai, continua a essere
presente.
Intanto Irving ha fatto sapere il suo di-
fensore Elmar Kresbach ha rivisto parte
delle sue convinzioni. Come ha detto ai ma-
gistrati inquirenti lo storico stesso: negli an-
ni Novanta, durante ricerche negli archivi
dellUnione Sovietica, avrebbe avuto prove
inconfutabili dellesistenza delle camere a
gas. Anche alla luce di queste ammissioni,
argomenta Kresbach, la detenzione e le ac-
cuse mosse al suo cliente sono ormai inso-
stenibili. Per questo il 29 gennaio chieder
per la seconda volta la sospensione della
custodia cautelare (la prima era stata re-
spinta). Il 20 febbraio si terr il processo a
Vienna. Irving, tenendo conto dei suoi 67
anni, rischia una pena da 1 a 10 anni (e non
i 20 previsti dalla legge).
Andrea Affaticati
Irving ancora in carcere, ma in biblioteca trova due suoi libri vietati
Autolesionismo
Facciamoci del male, massima per
i democratici yankee contrari
al giudice Alito alla Corte Suprema
L
a tentazione forte. Ma, in momenti co-
me questi, lamericano sa che non
saggio abbandonarsi alla tentazione di gri-
dare contro tutte le cose che, a suo giudi-
zio, in Italia non vanno in questi giorni di
Fazio-Fiorani-Consorte-Fassino-DAlema-
Berlusconi. Per lamericano meglio non
fare il moralista. O almeno, per ora, me-
glio cominciare con Jack Abramoff. Il lob-
bista di Washington che, la scorsa settima-
na, si dichiarato colpevole di corruzione
dimostra che i furbi (e i non cos furbi) vi-
vono, mentono e rubano su entrambe le
sponde dellAtlantico. Come ha osservato
Massimo Gaggi sul Corriere della Sera, lo
scandalo scoppiato a Washington dimostra
che neppure la dura risposta legislativa al-
la vicenda della Enron stato un vaccino
sufficientemente potente per prevenire
unaltra degenerazione dei rapporti tra
affari e politica. Abramoff finir in gale-
ra: ricever una pena ridotta di dieci anni
per aver collaborato con gli investigatori,
che cercano di perseguire anche i legisla-
tori coinvolti nello scandalo. Il numero di
membri del Congresso (per lo pi repub-
blicani) che saranno beccati con Abra-
moff dipender dal risultato del tentativo
dei pm di ampliare la definizione del con-
cetto di tangente. Le campagne elettora-
li americane sono finanziate in gran parte
per mezzo di contribuzioni private fatte da
singoli individui e grandi corporation. De-
finire corruzione qualsiasi collegamento
tra una donazione privata e un successivo
voto sulla legislazione sarebbe folle. Per-
ch si possa parlare di crimine, si deve
provare lesistenza di un pagamento fatto
in cambio di un sostegno legislativo. In tal
caso, i pm possono provare ad ampliare la
definizione includendo contribuzioni lega-
li di cui si possa provare che sono state da-
te nellaspettativa di un appoggio su una
specifica legge.
Il senso delletica
I pm possono anche tentare di ottenere
condanneper laccusadi unamancanzadi
onesto servizio, in virt della quale devo-
no dimostrare soltanto che un legislatore
ha agito per il suo personale interesse e
non per quello degli elettori. Il solo scrive-
re la parola elettori fa venire a un ameri-
cano la tentazione di puntare il dito accu-
satore. Cio di dire, in definitiva, che la de-
mocrazia americana pi democratica di
quella italiana. Ma procediamo con calma,
unaquestioneallavolta. 1) Cunproblema
semantico: perch nella politica italiana la
parola etica impiegata in senso affer-
mativo, come qualcosa che bisogna rag-
giungere o che si dichiara di avere? Nella
politica americana, questa parola usata
quasi esclusivamente quando qualcosa
andato storto: Unindagine sulletica o
una macchia etica che pende sulla testa
di qualcuno. Altrimenti, si d per scontato
che i politici debbano avere un comporta-
mento etico. 2) Quando capir Piero Fassi-
no che per il leader di un importante parti-
to fuori luogo fare il tifo per unopera-
zione di mercato? Nel momento stesso in
cui un politico parla (in pubblico o in pri-
vato) di un determinato affare commercia-
le, la voce dello Stato si impone su quellaf-
fare, indebolendo il peso del mercato. Inol-
tre, perch i leader ds non hanno voluto
semplicemente informarsi sul progresso
della scalata di Fiorani? Avrebbero potuto
chiedere a Fazio il suo numero di telefono.
3) Qualcuno dir prima o poi a Massimo
DAlema che una querela da parte un po-
tenteleader politicocontroungiornalenon
mai un atto doveroso ma soltanto un
atto nervoso? 4) Perch la sola lezione che
Giuliano Ferrara ha saputo trarre da Tan-
gentopoli che Bettino Craxi stato il pi
onesto dei corrotti? Come dimostrano le vi-
cendedellaEnron, di Abramoff edellaPar-
malat, il problemadellacorruzioneiniziae
finisce non con gli ipocriti, ma con i corrot-
ti. Craxi avrebbe potuto diventare un eroe
se avesse parlato dei soldi ai partiti prima
di essere beccato. 5) Infine, Silvio Berlu-
sconi. Dopo la pubblicazione della telefo-
nata fra Frassino e Consorte (sul giornale
diretto da suo fratello Paolo), Berlusconi
avrebbe fatto bene a starsene a guardare i
suoi avversari scatenarsi in una faida. Ma,
cosa ancora pi importante, sembra esser-
si dimenticato ci che i suoi stessi sondaggi
gli hannocomunicato: gli elettori italiani di-
cono che i loro leader possono anche colti-
vare i propri interessi fintanto che fanno
anche i loro. Linsistenza di Berlusconi sul
fatto di essersi preso cura degli italiani
una storia che richiede ben pi del Giorna-
le (o persino di Mediaset) per essere credi-
bile. Comunque, il 9 aprile ci ricorder che
in Italia la democrazia relativamente in
buona salute. Al di l di questo, lamerica-
no continuer a soffrire la malattia di pre-
tendere il meglio dai leader politici. Lita-
liano a pretendere il peggio. Sembra ne-
cessario un vaccino pi forte per entrambi.
Jeff Israely
(traduzione di Aldo Piccato)
Collateralismo
Il finanziamento della politica
allamericana pu insegnare
qualcosa ai politici italiani
San Nicola di Bari, pro-
teggi la Puglia e liberala
dallattore folcloristico
Sergio Rubini, questo Lino Banfi magro,
questo Lino Banfi senza nemmeno una
Edwige sotto la doccia. Da oggi fallo par-
lare, per miracolo, con fortissimo accen-
to veneto, cos che dopo La terra non
possa fare altri film sul sud, e la pianti
una volta per tutte con le famiglie nume-
rose, i fichidindia, le contraddizioni e le
tradizioni, tutta merce scaduta che se
qualcuno la compra poi rimane deluso e
d la colpa alla Puglia, che stavolta non
centra niente.
PREGHIERA
di Camillo Langone
THE RIGHT MAN
(segue dalla prima pagina) Le perdite in ogni
caso sono di gran lunga superiori: una
crescente sfiducia verso la Russia da
parte degli Stati Uniti capace pure di
trasformarsi in danni economici ma so-
prattutto la maggiore instabilit nella-
rea mediorientale e nelle vicinanze del-
le proprie frontiere.
La difesa antiaerea iraniana, costruita
con il contributo decisivo della Russia, in-
crementa la minaccia
dellincursione aerea
dapartedellIrancon-
tro Israele: attaccare
per tornare subito sot-
to lombrello dei pro-
pri sistemi contraerei.
Vale a dire: i missili
antiaerei russi, invece
di distendere latmo-
sfera, incoraggiano lI-
ran a impossessarsi
dei mezzi nucleari. In
queste condizioni nes-
suno pu dare garan-
zie che una leader-
ship fanatica e impre-
vedibile si accontenti
dellarricchimento
delluranio a fini paci-
fici in Russia, e non lo
produca in parallelo
sul proprio territorio.
Difficilmente Israele aspetter che la
ripresa del programma nucleare da parte
dellIran porti il regime degli ayatollah a
possedere larma di distruzione di massa.
Uno dei politologi russi pi stimati, An-
drey Piontkovsky, rileva: le minacce conti-
nue di Ahmadinejad non lasciano allo sta-
to maggiore dIsraele altra scelta: tra die-
ci e quindici siti-chiave del progetto
Manhattan iraniano devono essere di-
strutti prima della messa a punto a T ehe-
ran della prima testata nucleare. Basta ci-
tare, ironizza il politologo, un esperto mi-
litare tanto autorevole qual il presiden-
te Vladimir Putin: Se qualcuno cercher
di usare unarma potente come sono quel-
le di distruzione di massa contro il nostro
paese, risponderemo con misure corri-
spondenti alla minaccia.
Israele in questo caso avrebbe a che fa-
re con conseguenze gravi, tra le quali spic-
cherebbe la reazione
negativa dellopinio-
ne europea e russa.
Ma continua An-
drey Piontkovsky
lalternativa al colpo
preventivo da parte
di Gerusalemme
larma nucleare nelle
mani proprio delluo-
mo profondamente e
appassionatamente
convinto della neces-
sit della soluzione
definitiva della que-
stione ebraica, come
lo era una volta il
cancelliere della Ger-
mania, Adolf Hitler .
Se lIran continuer
il suo programma nu-
cleare il colpo sar
assestato.
Certamente Israele vuole evitare di
prendere la decisione fatale fino allulti-
mo, finch non sar del tutto scomparsa la
speranza di trovare una soluzione nego-
ziata. Tuttavia, se come ci si aspetta i
nuovi sistemi della difesa contraerea ira-
niana provvisti dai russi saranno dispie-
gati verso lautunno del 2006, cio tra una
decina di mesi, vuol dire che manca pro-
prio poco al punto di non ritorno.
Felix Stanevskiy
Eppure Putin sa bene che Israele non ha alternative
IL FOGLIO quotidiano
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WILL TELL
ANNO XI NUMERO 9 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 11 GENNAIO 2006
Dopo radio, riviste e siti Internet arriva anche lemittente satellitare, in tempo per le elezioni. Mentre lAnp rischia la bancarotta
Il Parlamento ucraino non accetta laccordo con Gazprom. Timoshenko vendica il suo licenziamento. LEuropa perde (soft) potere
A Milano una sinistra a rilento. Il programma in alto mare, il disturbo di Dario Fo e le insoddisfazioni dei riformisti
Ramallah. La crisi interna allAnp si aggrava. Poco dopo
le dichiarazioni di stanchezza del presidente Abu Mazen
che si detto pronto a rassegnare le dimissioni per linca-
pacit di tenere sotto controllo la situazione ieri il respon-
sabile della Banca mondiale nei territori palestinesi, Nigel
Roberts, ha rivelato che lAutorit sullorlo della banca-
rotta. Potrebbenonessereingradodi pagaregli stipendi dei
suoi oltre130 miladipendenti giapartiredal prossimome-
se. Sullaltro fronte, quello estremista, i preparativi per le
elezioni eoltreprocedonoinvecebene. Il gruppoarmatopa-
lestinese, Hamas, ha ufficialmente lanciato il primo canale
televisivo privato a Gaza. Al Aqsa tv il nome dellemit-
tente, scelto per ricordare la battaglia del movimento isla-
mico per la conquista di Gerusalemme sar il primo passo
verso la creazione di un canale satellitare sulle orme di al
Manar, quello gestito dagli hizbollah in Libano.
Un esponente del gruppo armato ha dichiarato che pre-
sto tutto il popolo palestinese e il mondo intero potranno
ascoltare con una semplice parabolica il messaggio di Ha-
mas, mandato in onda da Aqsa tv da Dubai, dove il movi-
mento intende aprire la stazione per la trasmissione satel-
litare. Per adesso, lesperimento televisivo per ancora
fermo. Domenica scorsa, dopo aver trasmesso per poco pi
di unora la lettura del Corano seguita da un breve notizia-
rio e da canti del gruppo, nessun altro programma stato
mandato in onda per motivi tecnici. Chi si sintonizza sulla
rete, in questi giorni, vede soltanto l'immagine della mo-
schea al Aqsa a Gerusalemme. Da parte israeliana non
mancano le preoccupazioni. Un mezzo di comunicazione
cos accessibile, gestito da Hamas saltando il filtro di con-
trollo dellAnp, rischia di trasformarsi in un canale mono-
tematico dedicato allincitamento allodio contro Israele e
gli ebrei. Al Manar considerato da Hamas come il model-
lo da seguire per al Aqsa tv nonostante sia stato oscurato
in Francia dalle autorit a causa della programmazione an-
tisemita, continua a trasmettere filmati e dibattiti contro il
nemico sionista. Secondo i portavoce del movimento, Ha-
mas non sembra essere intenzionato a fare di meno. Il grup-
po, che per adesso mantiene la tahdia, la calma, in vista
delle elezioni, determinato ad arrivare in Parlamento e
propagandare la propria politica di restrizioni religiose per
i palestinesi e di uno stato per due popoli. A poche setti-
mane dalle elezioni legislative, Hamas che allultimo vo-
to, nelle municipali, ha gi aumentato i suoi seggi spera
attraverso il proprio canale tv di ottenere un maggiore suc-
cesso elettorale.
Il gruppo armato non nuovo alla gestione dei mass me-
dia. A Gaza, Hamas pubblica da pi di due anni il giornale,
al Rissalah, in cui appaiono articoli contro gli ebrei avidi
e criminali, e sta promuovendo al contempo uno stato pa-
lestinese di matrice islamista. La radio pi importante e
ascoltata nella Striscia la Voce di al Aqsa, ascoltabile an-
che su internet, che appartiene sempre a Hamas. L emit-
tente stata utilizzata non soltanto per incitare alla violen-
za, ma anche per dare istruzioni ai terroristi per la traietto-
ria e il lancio di missili Qassam su villaggi israeliani. I siti
di Hamas o affiliati al movimento sono in aumento. Chatli-
ne e forum attraggono i pi giovani a discutere su come
combattere il nemico. La pagina internet del braccio ar-
mato di Hamas (http://www.alqassam.com/arabic/) esalta i
martiri e inneggia alla shahada. E possibile accedere a vi-
deo, a una sezione in inglese e contattare via e-mail il mo-
vimento, che risponde senza esitazione alle domande del
navigatore. Hamas ha anche creato un centro per linfor-
mazione on line dal 1999, in cui possibile leggere agenzie
in almeno cinque lingue sul movimento, sulle le forze di
occupazione e sul terrorismo sionista. Alcuni dei siti ge-
stiti da Hamas sono ospitati dalla compagnia V ault
Networks, a Miami, sfruttando la libert di espressione che
vige negli Stati Uniti. Hamas ha anche creato siti internet
dedicati ai bambini, come al Fateh (www.al-fateh.net), con
foto, racconti e vignette di propaganda.
Milano. Mancano meno di venti giorni alle primarie del-
lUnione, ma il clima di bassa pressione politica e (u)morale
che ha colpito la sinistra sembra gravare anche sullavvio
delle grandi manovre che dovrebbero portare lex prefetto
Bruno Ferrante a Palazzo Marino. Ferrante ha iniziato sen-
za strepiti, ma anche senza troppa energia, la sua campagna
per mercati e quartieri, partendo dalla Comasina che un
tempo fu di Vallanzasca e giocando unimmagine radical-
menteoppostaaquelladi LetiziaMoratti, affidataal suolin-
do sito web e al suo asettico call center . Per, intanto, ogni
voltacheinpiazzasi favedereDarioFogli applausi egli slo-
gan sono tutti per lui, che gioca con gigionesca irresponsa-
bilit sui temi della questione morale, facendo da catalizza-
tore ai malumori della base per i pasticci Unipol e dintorni,
tagliando la (gi rada) erba sotto i piedi al rivale Ferrante.
Non un problema solo dimmagine, per quanto Ferran-
te nonsia ancora riuscito a darsene una che abbia laria vin-
cente. E che il candidato faticosamente uscito dal cilindro
di una faticosa mediazione non ancora riuscito a mettere
daccordo la sinistra pi di quanto non lo ci fosse riuscito
Umberto Veronesi. Cio niente. Anzi, non infrequente im-
battersi in critici che accusano Ferrante di essere sostenuto
dalla stessa rete politico-economica che aveva sponsorizza-
to Veronesi. In attesa che la campagna pubblicitaria griffata
Emanuele Pirella decolli, la linea del candidato unitario
per il momento quella di non esporsi e di non rispondere.
Aspetta le primarie. E allora, quando le avr vinte, i suoi av-
versari interni dovranno fare buon viso.
Non c solo questo, ovviamente. La candidatura di Fer-
rante il frutto di un accordo non proprio entusiasta tra
MargheritaeQuercia, cheaMilanohannodueanimesepos-
sibileancorapidistanti chealivellonazionale. Econladu-
ra competizione in corso a Roma, le conseguenze si sentono
fin qui. Le parole dordine sono sempre le stesse: lista uni-
taria, programma. Luned si svoltoil primoverticetraMar-
gherita e Ds. Tutto quello che si portato a casa limpegno
a sostenere con forza lex prefetto di Milano alle primarie
del 29 gennaio. E ci mancherebbe, visto le voci che circola-
no nelle sezioni e che danno, con un certo spavento, Dario
Foinbuonaposizione. MaDarioFoil tipicoproblemadel-
la sinistra che non si sa mai se giudicare grave o serio. Ieri,
comunque, il premio Nobel ha smentito le voci a mezzo
stampa che lo vorrebbero candidato contro Ferrante anche
in caso di sconfitta alle primarie: Non mi mai venuto in
mente di correre per sindaco al di fuori dellUnione.
Sulla lista unitaria, i Ds frenano. E per quanto riguarda il
progetto politico, ancora non si vede. Laltro ieri Franco Mi-
rabelli, segretario dei Ds, e Nando Dalla Chiesa, capo della
Margherita, hanno soltanto preso atto che il programma non
pronto e che se ne parler tra un mese. Il Cantiere per Mi-
lano messo in piedi a giugno fermo, e dal sito web tristan-
zuolo di Ferrante ciondolano affermazioni che pi generi-
che non si potrebbe, lambiente, la mobilit, la casa, la cul-
tura e le culture. Le persone al centro della buona politica,
con il contorno di sciape idee dordinanza di milanesi quasi
illustri: lo scrittore Antonio Scurati, i comici Pali & Dispari,
la manager Beatrice Trussardi. Un po poco, per un candi-
dato che ha da costruire tutto, sul piano della politica, e che
finora si mostrato debole proprio nel convincere le diver-
se anime che dovrebbe rappresentare. T ra cui linfluente
area socialista e riformista, rimasta orfana dei propri sogni
(Veronesi), e sotto ricatto girotondista. Significativa una fra-
se di Paolo Pillitteri: Tutto sarebbe pi facile se una parte
della sinistra non si vergognasse di se stessa, di quella sini-
stra che ha governato Milano per decenni.
Intanto, Letizia Moratti incontra il presidente della Pro-
vincia Filippo Penati, si trova molto in sintonia con lui, e
Ferrante costretto a incassare nervosamente lo strano fee-
ling tra la candidata sindaco di centrodestra e il presidente
provinciale di centrosinistra. Quel Penati che, al momento,
risulta essere il pi intraprendente protagonista della cam-
pagna per il sindaco. Per la quale non corre
La nuova tv di Hamas contro lo stanco Abu Mazen e Israele
Il governo di Kiev cade sulla faida del gas, lUe sta a guardare
DonFerrante aspetta le primarie, tanto nonsa che cosaltro fare
Bruxelles. I fornelli di Kiev hanno ripre-
so a funzionare, ma la guerra del gas conti-
nua a infiammare la politica ucraina. T utto
merito di Julia Timoshenko, lex pasionaria
della rivoluzione arancione, che da ieri ha
iniziato la sua battaglia elettorale contro il
presidente Viktor Yushenko, colpevole di
averla licenziata dallincarico di primo mi-
nistro dopo nove mesi di governo comune.
Susuainiziativail Parlamento(Rada) havo-
tato una mozione di censura contro il gover-
no del primo ministro, Iuri Y ekhanurov, e
laccordo sul gas con Mosca. Il patto con il
diavolo (Vladimir Putin) non piaciuto alla
Timoshenko perch impone un prezzo trop-
po alto il doppio di quanto sborsava pre-
cedentemente lUcraina e perch non
conforme agli interessi nazionali: la russa
Gazprom, attraverso la compartecipata Ro-
sUkrEnergo, controllerebbe infatti i prezio-
si gasdotti ucraini. La bella Julia che da
Giustizia, Serhiy Holovatyi, ha parlato di
caos istituzionale: dopo le modifiche alla
Costituzione, n il presidente n il Parla-
mento sarebbero in grado di nominare un
nuovo primo ministro. Di conseguenza, Yu-
shenko non esclude lo scioglimento della
Rada e il suo blocco politico chiede lintro-
duzionedi unamministrazionepresidenzia-
le fino al voto del 26 marzo. Nel frattempo,
per, la guerra del gas potrebbe raggiunge-
re nuove punte di intensit. Se Gazprom di-
chiara che tutti i contratti sono gi firmati
e il premier Yekhanurov simpegna a fare
di tutto per evitare che ci siano impatti
sullaccordo, la Rada ha istituito una com-
missione parlamentare per indagare sul-
limpatto finanziario ed economico dellin-
tesaconi russi, mentredallaDumadi Mosca
arrivano nuove minacce belliche. Non da
escludere che, alla vigilia delle elezioni, la
Russia chiuda di nuovo i rubinetti dei ga-
sdotti diretti a Kiev.
Invece, nonostante le possibili ripercus-
sioni, chi ancora tace Bruxelles. La Com-
missione, chelascorsasettimanaavevaqua-
lificato la guerra del gas come una disputa
traduepaesi chenonfannopartedellUe,
mantienelastessalineapilatesca. LAustria,
che ha la presidenza Ue, assiste imbarazza-
ta e impotente: la contestata RosUkrEnergo
per met controllata dallaustriaca Raif-
feisenbank, mentre, se Kiev rientra nelle
aspirazioni di influenza di Vienna, la russo-
filiadi Francia, GermaniaeItaliaimpedisce
allAustria di mediare a nome di tutta lUe.
LEuropa ha diviso la squadra arancione e
sta perdendo influenza. La Russia, per con-
tro, manipola e nuoce: linaspettata vittoria
di Timoshenko, che sperava al massimo nel-
ledimissioni del ministrodellEnergiaedel
direttore di Naftogaz, stata decisa dai par-
titi nemici della rivoluzione arancione.
imprenditrice aveva presieduto la United
Energy Systems of Ucraine garantendo al
paese il controllo sui traffici del gas dalla
Russia verso lEuropa occidentale e che da
politica era stata arrestata dal clan pro-rus-
so di Leonid Kochma per la sua ostilit a
Mosca nel settore energetico non pu tol-
lerare che i tubi ucraini finiscano nelle ma-
ni del diavolo. Cos, 250 deputati hanno boc-
ciatoYekhanurov elaccordoconGazprom
solo 50 parlamentari su 450 hanno votato a
favore aprendo lennesima crisi istituzio-
nale a poco pi di due mesi dalle elezioni
che determineranno il futuro politico e geo-
strategico ucraino.
Ovviamente il presidente Yushenko, che
erauscitorafforzatodal bracciodi ferrocon
Mosca riuscendo a evitare alla popolazione
il freddo pi freddo, non ci sta e ieri ha bol-
lato la mozione di sfiducia come incostitu-
zionale. In suo soccorso, il ministro della
La commissione Giustizia approva lemendamento Buemi grazie a Pecorella. Ds e Dl si astengono. Ora la prova dellaula
Dopo la marcia di Pannella, lamnistia fa un altro passo
Roma. Ieri la commissione Giustizia del-
la Camera ha approvato lemendamento
che introduce lamnistia per i reati com-
messi fino al giugno del 2001 puniti con pe-
na non superiore ai quattro anni. Dal testo
del provvedimento, che prevedeva gi lin-
dulto e che giaceva da tre anni nelle more
dei lavori parlamentari, sono esclusi i rea-
ti pi gravi, come quelli legati al terrori-
smo e alla mafia, ma anche quelli di tipo
ambientale e finanziario. E il primo passo,
un successo, della campagna lanciata da
Marco Pannella e appoggiata dai marcia-
tori del giorno di Natale, ed stato favori-
to dalla svolta avvenuta nella giornata di
ieri: i Ds, la cui posizione ufficiale prima
era contraria al provvedimento e molto in-
fluenzata dal diktat negativo del capo-
gruppo Luciano Violante, hanno via via de-
ciso di astenersi, come la Margherita.
Fin dalla mattina si era capito che i nu-
delle recenti scalate lodigiane e bolognesi.
Andremo avanti tutta la notte, minac-
ciava ieri pomeriggio con decisione un pim-
pante Pecorella. E bastato meno. Alla fine,
con Ds e Margherita astenuti, hanno votato
a favore dellemendamento Buemi (depu-
tato della Rosa nel pugno) Forza Italia,
Udc, Prc, Pdci e Rosa nel pugno. Contrarie
Lega Nord e An. Anche se allinterno di Al-
leanza nazionale qualcosa sta cambiando.
Con il versante della destra sociale meno
rigido sulla posizione di intransigenza tota-
le, i voti di alcuni deputati finiani potreb-
bero essere decisivi nella votazione in au-
la. I numeri razionalmente potrebbero an-
che esserci per provare a raggiungere lam-
nistia dice al Foglio Sergio DElia segre-
tario di Nessuno tocchi Caino e membro
della direzione della Rosa nel Pugno la
strada sembra quella giusta. Il dialogo tra i
parlamentari finora stato molto buono e,
meri, almeno in commissione, cerano per
approvare lamnistia. Restava il problema
di accontentare le naturali gelosie e mire
di primazia tra i due schieramenti. A stop-
pare leccesso di tatticismo e di protagoni-
smo dei vari gruppi ci ha pensato il presi-
dente della commissione Giustizia, Gaeta-
no Pecorella, avvocato di Forza Italia, che
prima ha subito detto che i lavori sarebbe-
ro andati avanti a oltranza perch il ter-
mine ultimo scadeva oggi a mezzogiorno
poi dopo un lungo dibattito ha proposto di
evitare riferimenti precisi e interpretazio-
ni e di affidarsi invece al significato lette-
rale dellarticolo 79 della Costituzione,
quello in base al quale lamnistia e lin-
dulto possono essere applicati ai reati
commessi successivamente alla presenta-
zione del disegno di legge. Restano dunque
fuori tutte le ipotesi di reato (e i relativi
imbarazzi ad partitum) legati alle vicende
fatto insolito, stato dato anche il permes-
so di pubblicizzare i testi dei lavori di com-
missione. E la bozza su cui ha lavorato la
commissione prevedeva soltanto un indul-
to non superiore ai due anni per chi abbia
scontato un quarto della pena e non supe-
riore ai diecimila euro per le pene pecu-
niarie. Un indulticchio, altro che indulti-
no, commenta DElia. Per questo il risul-
tato ottenuto in commissione, anche se so-
lo un primo passo, di notevole portata.
Ieri, di fronte a Montecitorio, poco prima
della riunione dei deputati, c stata una
manifestazione con Pannella ed Enrico Bo-
selli. La battaglia del fronte pro amnistia
continua. Ora si attende la discussione in
aula e il presidente della Camera, Pier Fer-
dinando Casini, ieri ha confermato la sua
disponibilit alla calendarizzazione del te-
ma. La notte porta la decisione sulla data.
Forse gi la settimana prossima.
EDITORIALI
La discriminante discriminatoria
C
i sempre piaciuto quel tipaccio,
per quegli occhi da lupo, per quello
strano mestiere di salariato della paura,
e ci aveva commosso la sua solitudine e
marginalit anche nella morte per ma-
no del nemico, solitudine della retrovia,
marginalit della patria inesistente, il
ritorno a casa imbarazzato, il disprezzo
che circondava il corpo vivo e la sua
spoglia, che nessuno sapeva come acco-
gliere, inumata poi nella mestizia a Ge-
nova, tra le cure della famiglia e dei
compagni davventura, strani omoni con
gli occhiali scuri, padri che si fasciava-
no nel tricolore bianco rosso e verde, un
paese che cera e non cera. C misura
e proporzione, sebbene tristi, nel fatto
che litalianit celebrativa, fatta di lu-
singhe e di premiazzi e parole troppo
alte per virt spesso corte, non abbia
saputo che farsene di quella italianit
poco perbene, percepita da subito co-
me una sospetta truffa, quelle parole
troppo intense per essere ascoltate,
quel vi faccio vedere come muore un
italiano consegnato a un filmato che la
buona societ avrebbe voluto lasciare
in ostaggio a una tv araba, sperando
che si disperdesse nel deserto, che fos-
se seppellita in una buca, mai trasmes-
sa nella tv di stato.
Ora che abbiamo visto il corpo ingi-
nocchiato di Fabrizio Quattrocchi un at-
timo prima dellesecuzione, e le ombre
che gli giravano intorno, la kefia sulla
faccia del condannato, quella sciarpet-
ta usata dai giovani pacifisti, stilisti di
strada della giocondit del vivere e del
benessere, che a lui invece precludeva
la vista, che voleva levarsi dagli occhi
(posso?), ora gli vogliamo ancora pi
bene. Perch nei modi, nella verit di
quei modi da ordinario italiano moren-
te che non proclamavano, non millanta-
vano, e soltanto dicevano un sentimen-
to ormai sconosciuto, spesso aborrito,
cio la nazione, il coraggio, si riflette ca-
povolta la frivola allegria celebrativa
con cui sono stati riaccolti i liberati del
riscatto in moneta sonante, le ragazze in
djellabah con il Corano in mano, il sou-
venir del popolo iracheno oppresso, il
messaggio nemico che il solo di cui
sembriamo ormai degni. In fondo il
body guard che per denaro fa il suo la-
voro in territorio di guerra, questa figu-
ra segnata dalla sua e dalla nostra am-
biguit, anche lui parte di unorganiz-
zazione non governativa. Ma in pi un
non garantito della cultura, vive nella
luce fosca della forza, magari al servizio
di privati, e per estremo paradosso toc-
ca a lui, mercenario, pagare con il suo
riscatto personale, corporale, il prezzo
dellindifferenza dei pi, dellimbaraz-
zo ideologico dei portatori di kefia svo-
lazzanti e libere nel vento. Una meda-
glia troppo e troppo poco, ma per una
volta potrebbe tintinnare come una ve-
ra indulgenza, non come moneta falsa.
L
a bocciatura della Banca dItalia
del progetto di Unipol di scalata al-
la Banca nazionale del lavoro era ora-
mai data per scontata dal mercato, tan-
to vero che le azioni della compagnia
assicuratrice avevano subito un rialzo
negli ultimi giorni, nella previsione
che questo accadesse. Ci normale
quando una societ si impegna in una
scalata molto superiore alle sue forze
e, per conseguenza, si indebita per po-
terla finanziare. La circostanza che la
spesa per lacquisto della Bnl non avr
pi luogo genera un risparmio di liqui-
dit che Unipol potr impiegare altro-
ve. Ma genera anche un problema ri-
guardo al pacchetto azionario di Bnl
che essa possiede. Unipol ha offerto
per lacquisto 2,755 euro ad azione, un
prezzo che corrisponde alla cifra che
essa ha speso per comprare, lievemen-
te maggiorata in relazione ad acquisti
effettuati, nello stesso periodo, da
Deutsche Bank, alleato che agiva pa-
rallelamente. Ora si pone la questione
del prezzo a cui queste azioni saranno
rilevate da chi avr, da solo o assieme
ad altri soggetti, la maggioranza di Bnl.
Unipol infatti bench non abbia, da so-
la, il 51 per cento della Bnl, ne ha un
pacchetto molto superiore a quello che
pu competere a un socio minoritario.
E quindi dovr liberarsene e tornare
sotto il 30 per cento. Ci anche ne-
cessario, al fine di consentire al mer-
cato di procedere alla costituzione del-
la nuova maggioranza. Appare equo e
ragionevole che Unipol ora non venga
strangolata, con condizioni di prezzo
inferiori a quelle a cui ha acquistato le
azioni che dovr rivendere. La quota-
zione di Borsa di Bnl era ieri di 2,88 eu-
ro. Quindi il mercato ha emesso un giu-
dizio che dovr essere tenuto presente,
per evitare un ingiustificato danno agli
azionisti di Unipol. Gli errori compiuti
dal suo vertice non debbono indurre a
una soluzione espropriatrice, priva di
basi economiche. Al momento, il mer-
cato ipotizza il ritorno degli spagnoli
del Banco di Bilbao. Se Bbva ripropo-
nesse unofferta pubblica di scambio
alle stesse condizioni della primavera
scorsa (concambio 5 a 1), questo com-
porterebbe una valutazione del titolo
Bnl di poco superiore ai 3 euro. Sareb-
be una soluzione economicamente re-
sponsabile.
G
iancarlo Caselli, oggi procuratore
generale a Torino, stato, come ca-
po della procura palermitana, il prota-
gonista dellattacco giudiziario a Giulio
Andreotti, rivelatosi un bluff privo di
consistenza. Anche dopo le ripetute
sentenze che hanno smontato il suo
teorema giuridico-politico, ha sempre
insistito nel sostenere, contro leviden-
za, la solidit dellimpianto accusato-
rio. Non ha mai sopportato critica al
comportamento delle procure politi-
cizzate, anche quando stata esercita-
ta dai massimi organismi giudiziari, co-
me la Corte di cassazione.
Ora, di questa sua idiosincrasia per-
sonale ha fatto una specie di teoria. So-
stiene che c un discrimine allinteno
del mondo politico italiano. Non si
tratta della diversit di obiettivi e di
programmi, quella sulla quale sono
chiamati a giudicare gli elettori, ma tra
chi rispetta la funzione della magi-
stratura e chi invece cerca di ostaco-
larla. Per magistratura, evidentemen-
te, intende le procure, che considera
detentrici uniche della funzione di
controllo di legalit, che invece, se-
condo il nostro sistema emerge dal
contraddittorio alla pari tra accusa e
difesa e viene sanzionato da chi giudi-
ca. Lidea che chi si difende con con-
vinzione ostacola il controllo di lega-
lit nasce da una concezione totalitaria
del ruolo dellaccusa, alla quale sareb-
be proibito imputare qualsiasi parzia-
lit in base al principio della cosiddet-
ta obbligatoriet dellazione penale,
che in pratica ne consente la pi asso-
luta discrezionalit. Se il discrimine
tra le forze politiche stesse nella loro
maggiore o minore accettazione dei
diktat delle procure, ne conseguirebbe
che a decidere non deve essere lelet-
torato ma la corporazione giudiziaria.
E forse comprensibile, anche se poco
giustificabile, che lesponente di punta
di una potente categoria rivendichi un
ruolo di selezione del personale politi-
co che non le compete. Sarebbe ora,
per, che la politica respingesse, unita,
queste continue invasioni di campo,
che non giovano neppure a chi pensa
di trarne vantaggio.
Ora, occhio al prezzo
Italiano, cio mercenario
Il no allopa non deve penalizzare economicamente Unipol e gli azionisti Bnl
Solo un tipaccio poteva affrontare il suo boia con quella dolce grinta
Per Caselli il politico buono rispetta i pm, chi si difende ostacola la giustizia
OGGI Nord: poconuvolosodallaLigu-
ria al Trentino Alto Adige. Stessa in-
tensitdi nuvoleancheinLombardiae
Piemonte. Centro: nel LazioeinEmilia
Romagna tendenza al miglioramento.
Sempreesoltantonuvole. Pioggepoche
oquantomenononpreviste. Sud: varia-
bile con peggioramenti tangibili nella
Siciliaorientale. Moltonuvolosoin Sar-
degnaein Campania.
DOMANI Nord: soleasprazzi inLom-
bardiaePiemonte. Centro: nubi sempre
piaffollateacavallodelladorsaleap-
penninica. Sud: pioggeeneveinBasili-
cata. Nuvoleinquietanti in Sicilia.
G
li ultimi decenni del secolo scorso so-
no stati segnati, e non solo nella filo-
sofia, dalla convinzione che la storia fosse
finita, che non avesse senso cercare di
tracciare percorsi indirizzati a un fine
nellaccatastarsi degli eventi, n fosse
possibile parlare di verit in riferimento
a un mondo costruito dai media, fatto di
immagini e simulacri. Il secolo scorso con
quello che si pu forse definire il suo ap-
prodo nichilistico finito l11 settembre
del 2001, con due aerei schiantati contro
il World Trade Center di New Y ork tra-
sformando in sanguinosa realt uno dei
simulacri prodotti dallimmaginario cine-
matografico occidentale.
La collisione catastrofica e imprevista
di reale e immaginario ha dato luogo a
una revisione di quellassenza di fedi che
sembrava assurta a religione contempo-
ranea: se Francis Fukuyama ha decretato
la fine della fine della storia, in Italia
unistituzione sensibile al contemporaneo
come la Fondazione Prada ha organizzato
un incontro con lUniversit San Raffaele
di Milano sul tema dellattualit della fi-
losofiadellastoria. Unafilosofiadellasto-
ria che, come chiarisce anche Givone in
questo libro dedicato al rapporto tra filo-
sofia e romanzo, non pu pi essere inte-
sa come ricostruzione del dispiegarsi del-
lo spirito nella storia, come ricerca di una
legge univoca dellaccadere, ma di cui
non si pu fare a meno se si vuole cercare
di raccogliere la sfida del presente.
Il percorso de Il bibliotecario di Leib-
niz tocca tappe fondamentali del pensie-
ro e della letteratura moderni, da Hegel
al romanticismo, dalla teodicea di G. W .
Leibniz alla transvalutazione nietzschea-
na dei valori, da Luigi Pareyson a Gilles
Deleuze, Jacques Derrida, J.L. Borges,
Marcel Proust, James Joyce, finoaLudwig
Wittgenstein e al filosofo analitico Stanley
Cavell. Analizzando le possibili configu-
razioni del rapporto tra filosofia e roman-
zo, racconto e verit, Givone individua la
vera provocazione del nichilismo moder-
no nel riconoscimento del nulla come fon-
damento della realt, ossia della realt
come contingenza e libert assoluta una
libert che richiede da parte delluomo
una assunzione altrettanto radicale di re-
sponsabilit, la quale prende forma in
quello che lautore chiama il pensiero tra-
gico: un pensiero che risponde alla li-
bert radicale del reale come ermeneu-
tica della differenza e della contraddizio-
ne e affacciato sul mondo della vita
n lo rispecchia n tanto meno lo produ-
ce. Semmai lo interroga. Assecondando
linfinito trascorrere delle sue forme.
LIBRI
Sergio Givone
IL BIBLIOTECARIO DI LEIBNIZ
FILOSOFIA E ROMANZO
210 pp. Einaudi, euro 19
ANNO XI NUMERO 9 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 11 GENNAIO 2006
Donne in piazza
Ma a dire Gi le mani dalla
194 ci possono venire
anche i maschi oppure no?
La preoccupazione,
insomma, che sia forte la tentazione, da
parte di sindacati, partiti e partitini, sigle
e siglette (basta del resto leggere lappello
dei Cobas, sul manifesto di due settimane
fa) di mettere il cappello su uniniziativa
che dovrebbe essere soprattutto, se non
soltanto, delle donne. Timore non fugato
dalla circostanza che, soprattutto nelle pri-
me riunioni, molte di coloro che interveni-
vano si presentavano con la loro etichetta
politica, sono una sindacalista della Cgil,
sono una diessina, sono di Rifondazione
comunista. Abbastanza da far scrivere a
Vicky Franzinetti, nome storico del fem-
minismo torinese, che le spaccature tra le
donne presenti alle assemblee, moderate e
tranquille, erano legate allappartenenza
di partito o di associazione politica o sin-
dacale, non a posizioni diverse di donne.
Tra le tante facce anche quelle di allora.
Con gli anni lautocoscienza stata sosti-
tuita dalla politica, i litigi dalle denunce,
anche a datori di lavoro, una pratica alla
base di tanti fondamentalismi, convinte
che tutto lecito se si pensa di fare del be-
ne, senza mai mettersi in discussione, sca-
valcando confini di ogni genere. Non so
per se pratiche di questo tipo, in cui n
corpo n anima vengono pi messi in di-
scussione, in cui il bene (delle altre) e il
giusto (per s) hanno sostituito la coscien-
za e lautocoscienza, e i ruoli non si tocca-
no, coinvolgeranno al di l della manife-
stazione, cui andr certamente.
Nel frattempo fioccano le adesioni di
coordinamenti sindacali, della segreteria
nazionale della Fiom, di comitati locali del-
lArci. E non manca il dilemma per eccel-
lenza, visto il tema della manifestazione:
corteo separatista o corteo misto? Se il mo-
vimento torna, i tempi sono cambiati, e non
detto che lo siano in peggio: ci saranno
spezzoni di sole donne e spezzoni nei quali
marceranno anche gli uomini, per la tran-
quillit di tutti.
Lautogol del presidente.
Nel rispondere alle do-
mande televisive di Giuliano Ferrara e di
RitannaArmeni il capodel governohadet-
toauncertopunto lohadettoeripetuto
cheper entrarealavoraredagiornalisti in
televisione o sei di sinistra o niente. E va
benecheinpoliticadevi fareediredi tut-
to, ma a tutto c un limite. Il presidente
Berlusconi stava parlando a un pubblico
adusato alla politica, a unpubblico che sa
a memoria che lui il proprietario di tre
dei piimportanti telegiornali nazionali e
che altri due su tre li condiziona politica-
menteconlasuamaggioranza. Ealloraper-
ch dire una cosa palesemente non vera,
perchfareunautogol? Chi raccontail cal-
cio spiega che un difensore incappa nel-
lautogol operchtecnicamentemodestoo
perch formidabile la pressione dellat-
taccoavversario, unapressionechelomet-
te in apprensione e disagio. A noi sembra
che in questo momento la pressione della
sinistrasiatuttaltrocheformidabile, eper
i noti motivi legati al nomeUnipol eper la
sua perseverante assenza di identit pro-
grammatica. Npensiamoper unsoloistan-
techeil capodel governosiatecnicamente
inettoinpolitica. Eallora, perchunauto-
gol cos clamoroso?
UFFA!
di Giampiero Mughini
In Italia Ris e Tatafiore chiedono
di coinvolgere anche il padre
nella decisione sullaborto
Il terzo incomodo
Infatti non solo vor-
rebbero che agli uomini venisse annunciata
lagravidanza, maanzi vorrebberopoter por-
reunvetosullaborto. Essendoprochoice
scriveTierney nonsonodaccordoconque-
staposizione, maneammirolalogica: una
politica di genere neutro. Che il fronte pro
choice non ha adottato, e c comunque, su
questo, unagrandediversitfisicatrai sessi:
ladonnachedeveabortireoandareavanti
nellagravidanza. Comehadettolasociologa
Frances Goldscheider, democraticaprochoi-
ce, ledonnehannopipoteredegli uomini,
perch hanno lesclusivo controllo sul pro-
prio corpo. Ma non solo una questione di
diritti femminili emaschili, nonungiocodi
potere: ci sonoi diritti di qualcunaltroche
vannoconsiderati: cunbambino. Tierney
ritiene che, come dice il giudice Alito, non
sia un cos ingiusto fardello per una moglie
parlareconil maritoprimadi unaborto, e
pensachenonsianemmenotantosleale, per
unadonnasinglecheaspettaunbambino, co-
municarloal padreil primapossibile, (come
hapropostolasociologaGoldscheider) inmo-
dochepossaalmenoespletarelepropriere-
sponsabilitfinanziarie.
InItaliail dibattitosui diritti (edoveri) dei
padri portatoavanti dasempredallopsica-
nalistaClaudioRis, chehapreparatounap-
pello, Per il padre, firmatotragli altri dal-
la femminista storica Roberta Tatafiore: de-
nuncianonecessitdi unmaggior aiutoeri-
conoscimentoal padredispostoadassumer-
si ogni onere per il figlio concepito, che la
madresiaintenzionataadabortire, vorreb-
berounamodificadellenormedi legge, per-
ch la prassi oggi vigente priva il padre di
ogni responsabilit nel processo riprodutti-
vo. Parlanodi dignitdelluomodaequipa-
rareaquelladelladonnanellaprocreazione.
MainItalianoncancorastataunaveradi-
scussione, e una modifica della legge 194 in
questosensosembradavveroimproponibile.
Solo una modifica nellatteggiamento cultu-
raleversolabortopotrebberestituireagli uo-
mini ladignitchesentonodi nonavere.
(segue dalla prima pagina)
(segue dalla prima pagina)
Al direttore - Ad Alessandria un uomo tene-
va lo scheletro della madre nellarmadio. Che
c di strano? In via Nazionale c chi tiene in
banca lo scheletro del Consorte.
Maurizio Crippa
Al direttore - Dal procuratore Grasso, sul
Corriere della Sera di ieri, il professor Sartori
stato indotto a pentirsi. Il che gli fa onore. Ma
aver ravvisato nei Ginsborg, Lodato, Travaglio
la fonte del proprio giudizio e del proprio com-
mento non pu che definirsi concorso esterno
in associazione a delinquere. Da sempre at-
tento alle definizioni, Sartori doveva a Grasso
pi rispetto di quello riservato alla sua fonte.
Luigi Compagna, senatore Udc
Ironia, vero? Senn, querele.
Al direttore - Seguendo le ultime polemiche
che hanno coinvolto la struttura della sinistra
italiana, non ho potuto non pensare a un pas-
so di Martin Walser: Il nuovo Tartufo un uo-
mo di sinistra. Erano bei tempi quelli in cui gli
ipocriti erano di destra.
Ardian Ndreca, Roma
Al direttore - Sono perfettamente daccordo
con la richiesta a Ciampi di insignire Fabrizio
Quattrocchi della medaglia al valor civile. Non
ho visto il video ma gli articoli di cronaca sono
chiarissimi. Sostengo la richiesta del Foglio.
Andrea Baccherini, via Internet
Al direttore - Ormai basta morire non im-
portacome per essere fregiati del titolo di eroe.
Mi avevano insegnato che eroe colui che si
batte per la giustizia contro linvasore. La figu-
ra delleroe stata sempre associata allimma-
gine di un David che si batte contro il gigante
Golia. Eroe pu essere definita la giornalista
Ilaria Alpi, assassinata perch indagava sui lo-
schi traffici dei potenti in Somalia. Si ricordi
Gianfranco Fini che Fabrizio Quattrocchi era,
invece, in Iraq, non contro, ma al servizio e al
soldo degli invasori e dei potenti.
Certo, occorre avere piet per chiunque
muoia; ma il rispetto unaltra cosa e va riser-
vato solo a chi lo merita.
Claudio Buttazzo, via Internet
Al direttore - Origene e SantAgostino, nel
Medioevo, ricorsero alle casistiche sulla guerra
giusta per scongiurare il precipizio dellEuropa
nelle guerre di tutti contro tutti. Origene (afri-
cano di Alessandria, morto attorno al 253),
SantAgostino (africano di Tagaste, morto nel
430)? Ma Barbara Spinelli impazzita?
Miska Ruggeri, Milano
Al direttore - Complimenti. Come sempre,
quando il mare in burrasca e le acque si
confondono, il suo pensiero il pilucido, il pi
penetrante, il pi coraggioso e il pi vero. Per-
ch il nodo proprio l dove lei punta il dito: lI-
talia delle menzogne, dove la politica furbizia
e potere, dove ci si combatte conle calunnie, do-
ve linformazione in mano ai soldi, dove un
partito ridicolmente pretende superiorit mo-
rale e diversit genetica, dove lunico uomo po-
litico che ha detto la verit sui soldi e sulla po-
litica stato costretto ad abbandonare lItalia
che amava, dove la verit non di casa, dove i
cittadini, atredici anni di distanza, ancoranon
hanno potuto capire che quelle di Mani pulite
erano le mani pi sporche della partita. Dove,
dove, dove Caro direttore, gli articoli che ha
scritto in un impulso di verit che le fa onore
meritano di diventare la bandiera di una gran-
de battaglia politica. Poco conta che la traco-
tanzadi DAlemalo spingaatrascinarlaingiu-
dizio, anzi mi auguro che la mia sottoscrizione
totale ai suoi articoli lo spinga a querelare an-
che me, lietadi essere al suo fianco. Questamia
lettera avallata dallintero gruppo dirigente
della Giovane Italia. La proporremo a tutti i
nostri alleati assieme a una proposta di legge
per un nuovo sistema di finanziamento della
politica. Vedremo chi sar della parti-
ta. Fraternamente
Stefania Craxi
Il nuovo Tartufo un uomo di sinistra, lo aveva gi scritto Martin Walser
Dicono al bar dellHassler alcuni ami-
ci di Maria Angiolillo che i pi importan-
ti salotti di Roma riprenderanno la
loro regolare attivit dopo la cam-
pagna elettorale.
Alta Societ
Roma. La polemica sulle agevolazioni al-
lecooperativeripartedal Cav., mentresi de-
lineano i nuovi organigrammi nella catena
di comando di Unipol dopo le dimissioni di
Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti. Ma no-
nostante i cambiamenti al vertice del grup-
po assicurativo bolognese, da Bankitalia
giunta la bocciatura per lopa della compa-
gniaconsedeinviaStalingrado: lavigilanza
di Palazzo Koch, ora governato da Vincenzo
Desario, in attesa dellarrivo di Mario Dra-
ghi, ha fornito parere negativo allopa di
Unipol sulla Banca nazionale del lavoro
presieduta da Luigi Abete.
Le parole del premier Silvio Berlusconi,
secondo cui le cooperative sono un sistema
ormai intollerabile perch queste azien-
denonpaganoletassecomegli altri hanno
lasciato il segno. Anche se, sul differente
trattamentotributariodegli utili, ladiversit
c, seppure minore rispetto a un paio di an-
ni fa dopo le innovazioni, in senso restritti-
vo, introdotte da due decreti firmati dal mi-
nistrodellEconomiaedelleFinanze, Giulio
Tremonti.
Ricorriamo a un esempio per vedere lat-
tuale normativa fiscale sugli avanzi econo-
mici desercizio delle imprese cooperative.
Poniamo sia di cento euro limponibile del-
la cooperativa. Trenta euro vanno a riserva
legale non tassata. Sui restanti 70 euro, lim-
presa cooperativa paga le imposte solo sul
40 per cento (20 per cento nel caso di azien-
de agricole) di 70 euro. Ma se di quei 70 eu-
ro una percentuale viene distribuita ai soci,
quella percentuale viene tutta tassata. Di
fatto spiega lesperto fiscale di una delle
maggiori centrali cooperative le coopera-
tive pagano le imposte solo sul 30 per cento
dellimponibile, la percentuale scende al 20
per quelle agricole. Invece, prima del ciclo-
ne Tremonti, lesenzione era pressocch to-
tale. La restrizione era talmente nellaria
che alla fine il giudizio complessivo delle
maggiori associazioni che rappresentano
cooperativesolidaristichenondel tuttone-
gativo. Spiegano fonti della Legacoop pre-
sieduta da Giuliano Poletti: Limpostazione
originaria del governo di centrodestra era
ancorapidrastica, per quelloallafinepos-
siamo ritenere non inaccettabile la nuova
normativa tributaria.
Sostiene Poletti
Lamaggioranzadi centrodestrainterve-
nuta anche sul diritto commerciale con la
riforma Vietti che prende il nome dallex
sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti
(Udc), oraal dicasterodellEconomia. Conla
riforma Vietti le cooperative si suddividono
in due grandi categorie: quelle a mutualit
prevalente, le sole destinatarie delle agevo-
lazioni fiscali, e quelle ordinarie, non a mu-
tualit prevalente. Lo scambio mutualistico,
e cio il complesso delle prestazioni svolte
dalla cooperativa nellinteresse dei soci,
qualifica le cooperative a mutualit preva-
lente. Viene richiesto il requisito della pre-
valenza nel senso che lattivit svolta deve
essere rivolta in misura superiore al 50 per
cento ai soci. Cos, ad esempio, una coope-
rativa di consumo deve realizzare la mag-
gior parte dei ricavi dalle cessioni di beni o
servizi nei confronti dei soci. Lecooperative
agevolate avranno il divieto di distribuire
dividendi in misura superiore allinteresse
massimo dei buoni postali fruttiferi aumen-
tato del 2,5 per cento (si ritiene che lau-
mento sia di 2,5 punti e non in percentuale);
inoltre esse non possono remunerare gli
strumenti finanziari emessi in misura supe-
riore al 2 per cento del limite massimo pre-
visto per i dividendi. Infine, non possono di-
stribuire le riserve e in caso di scioglimen-
to devono devolvere il patrimonio al netto
del valore nominale delle quote sociali, al
Fondo per lo sviluppo della cooperazione.
Le cooperative non a mutualit preva-
lente possono deliberare la trasformazione
in societ lucrativa (di capitali, quindi una
societ per azioni o una societ a respon-
sabilit limitata): in questo caso obbliga-
toria la devoluzione delle riserve indivisi-
bili ai fondi mutualistici per lo sviluppo
della cooperazione. Fonti della Confcoope-
rative presieduta da Luigi Marino sottoli-
neano che la riforma Vietti non la nostra
riforma, anche se rappresenta la migliore
che si potesse spuntare date le condizioni.
La trasformazione in societ di capitali in
caso venga meno la prevalenza mutualisti-
ca uno degli aspetti di dettaglio che non
ha condiviso la Legacoop: Non negativa
la nostra opinione sulla riforma Vietti ha
spiegato al Foglio il presidente Giuliano
Poletti siamo daccordo sulla distinzione
tra cooperative prevalentemente e non pre-
valentemente mutualistiche. Quello che
non abbiamo apprezzato la possibilit
prevista dalla normativa di trasformazione
in spa o in srl della cooperativa non preva-
lentemente mutualistica.
Dalla terza centrale cooperativa, lAgci
presieduta da Maurizio Zaffi, si ricorda che
anche limpostazione della bozza Mirone
nella scorsa legislatura, dal nome del sotto-
segretario ds alla Giustizia, era peggiorativa
della normativa precedente. Un altro aspet-
to peculiare delle imprese cooperative
quello di finanziare un fondo mutualistico
gestito da societ che fanno capo alle singo-
le centrali cooperative, che esprimono an-
che gli amministratori della societ stessa.
Infatti il 3 per cento degli utili netti annuali
di ogni cooperativa versato a questi fondi
che finanziano la costituzione di nuove so-
ciet cooperative oppure erogano crediti al-
le imprese gi esistenti per sviluppo e inve-
stimenti. Tutti i tipi di finanziamenti prove-
nienti da questi fondi sono erogati a tassi
non di mercato che in alcuni casi si aggira-
no a un livello inferiore al 5 per cento.
Milano. Un paese con poca cultura libe-
rale, uno stato ancora invasivo e mercati
condizionati da imprese in posizioni domi-
nanti. E in questo quadro che si dispongo-
no i rapporti (a volte inevitabilmente col-
laterali) tra chi organizza e indirizza il con-
senso attraverso le tecniche della politica
e quanti, alla guida delle loro aziende, cer-
cano il profitto. Due giorni fa Affari & Fi-
nanza di Repubblica, elaborando dati del-
lufficio studi di Mediobanca, ha eviden-
ziato il peso significativo di stato ed enti lo-
cali su Piazza Affari. Il ministero del Teso-
ro, la Cassa Depositi e Prestiti e un pugno
di Comuni (Milano, Roma, Torino, Brescia
e Genova) controllano 15 imprese che, al
31 dicembre 2005, valevano 175,6 miliardi
di euro: il 26,3 per cento della capitalizza-
zione complessiva della Borsa. In portafo-
glio hanno partecipazioni per oltre 50,4
miliardi. La componente pubblica italiana
non riguarda soltanto il mercato azionario,
ma pervade lintero sistema: lIstat ha mi-
surato che la spesa pubblica nel 2004 ha
inciso per il 48,5 per cento sul pil.
Ma il deficit liberale avverte Enrico
Colombatto, allievo di Sergio Ricossa, do-
cente di Politica Economica allUniversit
di Torino e a Paris II non appannaggio
esclusivodellatradizionesocialistaedella
cultura cattolica dellItalia. In realt, ri-
guarda lintera Europa continentale. Nel
nostro Paese, comunque, esiste unampia
sceltadi varianti: dallaavversionestoricaal
liberomercatochestatountrattofondan-
te della cultura di sinistra fino alla fine de-
gli anni 80, alla diffidenza per la sua auto-
nomiaespressadal mondocattolico, cheper
esempio abbiamo visto in azione nella os-
sessioneregolatoriaesostanzialmentediri-
gista dellex governatore della Banca dIta-
liaAntonioFazio, finoalletentazioni corpo-
rativedel sindacatooquelleneoprotezioni-
stichedi alcuneforzedel centrodestra.
Nel delicato gioco dei rapporti fra poli-
tica ed economia riflette Michele Salvati,
docente di Economia Politica allUniver-
sit di Milano la sinistra mostra un rifles-
so condizionato: ha la propensione a pilo-
tare gli assetti proprietari, scegliendo i pro-
pri campioni. Una tendenza profonda che,
al di l delle motivazioni razionali con cui
si appoggia di volta in volta questo o quel-
lhomo novus, risale alla cultura industria-
le di cui essa portatrice. Questo atteg-
giamento dice Salvati, oggi uno dei punti
di riferimento intellettuali per larea rifor-
mista una eredit della cultura della
pianificazione economica. Lidea che, an-
che in questo modo, sia possibile fare me-
glio di come il mercato farebbe se fosse la-
sciato libero di esprimersi.
Il rapporto fra imprenditori e uomini
politici di ogni schieramento fisiologico.
Mi pare banale ricordarlo dice Colom-
batto ma la scelta di rappresentare inte-
ressi di gruppi specifici, finanziari e non,
fa parte da sempre della tecnica della po-
litica democratica, che fonda il consenso
sulle alleanze, sulle scelte e sullattribu-
zione di privilegi. Poi, che si ammetta o
meno esplicitamente di tifare per luno o
per laltro, questo riguarda le opzioni del-
la segretezza e della trasparenza dellagi-
re politico. Ma, se non si vuole che i parti-
ti mettano cos tanto il becco nelle opera-
zioni finanziarie, una ricetta c: si riduca
lintera sfera dello stato.
Sugli effetti di un corpaccione pubblico
ancora cos strabordante, interviene An-
drea Pininfarina, vicepresidente di Confin-
dustria: Senzaltro pu rappresentare un
brodo di coltura per la degenerazione del
cosiddetto collateralismo. Anche per que-
sto importante un cambiamento: il siste-
ma pubblico faccia le regole, il mondo pro-
duttivo le applichi e alla fine il mercato, os-
sia i consumatori, abbia lultima parola sul-
la loro efficienza.
Nella inevitabile dialettica fra politica e
affari, il problema non soltanto lattuale
presenza dello stato. Conta di pi la forma
di mercato. Sono il monopolio e loligopo-
lio privati dice Roberto Brunetta, consi-
gliere economico della Presidenza del Con-
siglio a inquinare la vita politica. Perch
unimpresa che si trova in queste condizio-
ni, o mira a diventarlo, ha bisogno di qual-
cuno che le dia una mano per conservare o
accrescere il proprio potere. Ed ecco la po-
litica assumere una discrezionalit che pu
venire influenzata mediante le tangenti.
Diverso il caso dei settori che si avvicinano
alla concorrenza perfetta, per esempio i be-
ni di largo consumo: I prezzi e le quantit
dei prodotti precisa Brunetta sono sol-
tanto frutto delle dinamiche di mercato.
Ma, che sia o meno favorita da una par-
ticolare forma di mercato, la prassi del
passaggio di denaro dalle imprese ai deci-
sori pubblici rappresenta uno dei punti ne-
vralgici della storia italiana. Si introdur-
rebbe un forte elemento di razionalizza-
zione conclude Pininfarina se si adot-
tasse il sistema americano: piena traspa-
renza del finanziamento della vita pubbli-
ca da parte delle aziende.
Paolo Bricco
Lafreschezzadellanominadi MarioDra-
ghi a via Nazionale offre unoccasione uni-
ca alla politica per indicare sin da subito
gi dalla prossima riunione del Cicr, il co-
mitatointerministerialeper il creditoeil ri-
sparmio lorientamento che si vorr dare
allosviluppostrategicodel settorebancario
in Italia e decidere se farlo coincidere, co-
me sarebbe il caso, anche con lo sviluppo
del settore bancario italiano. Un silenzio
iniziale della politica sarebbe facilmente
interpretabile come una delega in bianco,
circostanza cheal contrariodi quantopen-
sa Guido Tabellini comporterebbe un ri-
schio di eccessiva indipendenza della figu-
ra del governatore nel nuovo contesto legi-
slativo. Non tanto un problema della sin-
gola persona, vista lattenzione istituzionale
che Draghi ha sempre prestato ai rapporti
con i vari ministri succedutisi al T esoro,
quanto un problema di attribuzione della
responsabilit riguardo alle scelte strategi-
che in campo bancario che la normativa at-
tuale (anche la pi recente legge del rispar-
mio) lascia nellambiguit e che quindi ri-
solta con le consuetudini e le prassi, ambe-
due tutte da ricostruire nel dopo-Fazio.
Lesperienza di Draghi al Tesoro e presso
GoldmanSachs testimonianounaculturadi
apertura al sistema internazionale superio-
re a quella di Fazio. Alcuni osservatori giu-
dicanoquestapredisposizionepositiva, pre-
vedendo un aumento della concorrenza nel
settorebancario. Cqualcunoinvece, come
chi scrive, che se ne preoccupa: la presenza
di player stranieri non un valore in se
stesso, particolarmente nel settore banca-
rio, strategico quanto quello della difesa e
dei rifornimenti energetici. Naturalmente
la difesa di un settore strategico non pu
compromettere la stabilit del sistema ban-
cario e la tutela del risparmio. Dunque,
naturale che per garantire la comunque ne-
cessaria crescita del settore bancario, Dra-
ghi potrebbe trovarsi anche suo malgrado
costretto a non opporsi alla cessione di por-
zioni anche consistenti a soggetti esteri.
Del resto, se qualcosa le recenti vicende
hanno insegnato che guardando allinter-
no dei confini territoriali, non facile tro-
vare patrimoni sufficienti che permettano
la crescita nella stabilit finanziaria. Se al-
linterno del sistema bancario pare diffici-
le reperirli, chi pu immettere capitali nel-
le banche? Le imprese non bancarie? E
bene ricordarsi che allo stesso Draghi vie-
ne chiesto implicitamente di mettere mano
alla regolamentazione interna della Banca
dItalia riguardo ai controlli incrociati tra
banche e imprese per evitare quei conflitti
dinteresse (cos macroscopici nei casi Ci-
rio, Antonveneta e infine Bnl), che in ulti-
ma analisi sono nocivi alla stabilit del si-
stema finanziario e alla tutela del rispar-
mio. Se tali benvenuti vincoli al controllo
dovessero essere resi pi stringenti (per
esempio impedendo controlli delle impre-
se su banche nazionali) lo sforzo di capita-
lizzare le nostre banche non potr essere
chiesto alle nostre imprese.
Se consideriamo che lepoca dello stato
o delle fondazioni ormai lontana, non re-
sterebbero che gli stranieri. O forse no. V i
un altro giocatore, ancora troppo debole
da noi, che pu incidere sugli assetti pro-
prietari delle banche e delle nostre altre
imprese quotate: i fondi pensione. Essi in-
fatti non assicurerebbero solo quella rivo-
luzione democratica silenziosa che in Cile,
per esempio, ha trasformato la classe lavo-
ratrice nella pi grande constituency inter-
na contro linflazione, per il risparmio e la
crescita che si possa immaginare. I fondi
non si limiterebbero a permettere ai pen-
sionati italiani di diversificare nei prossimi
anni il crescente rischio demografico che
metter a repentaglio le promesse pensio-
nistiche degli attuali governi. I fondi tran-
quillizzano anche pi di altri investitori, le
imprese, tesi come sono alla ricerca di ren-
dimenti competitivi pi che al controllo
proprietario. Ma non rinunciano a preten-
dere trasparenza rigorosa dei bilanci e so-
no pronti ad abbandonare imprese poco
competitive o poco trasparenti.
In unepoca globalizzata, in assenza di
fondi pensione, difficile per un Paese co-
me lItalia, improvvisamente troppo piccolo
rispetto al terreno di gioco diventato enor-
me, tenere in mano il pallino del controllo
proprietario delle imprese che producono
ricchezza in Italia. Ma i fondi pensione non
nascono sotto i cavolfiori, hanno bisogno di
un contesto favorevole. Il decreto Maroni
sulla destinazione del tfr un primo passo
in questa direzione. Il suo principale difet-
to che ha effetti modesti nel breve-medio
periodo in quanto si occupa solo dei flussi
futuri delle liquidazioni. La proposta rivo-
luzionaria fatta da alcuni esponenti di go-
verno di cartolarizzare tutto lo stock di tfr
esistente che avrebbe incontrato il favore
di tutte le controparti interessate e che
avrebbe garantito in una sola notte lingres-
so dellItalia tra le nazioni a pi alta inci-
denza di risparmio gestito dai fondi pensio-
ni stata inspiegabilmente messa da par-
te. Nemmeno il risparmio individuale che
fa prosperare i fondi nasce sotto i cavolfio-
ri. Ma nel dibattito sulle diverse riforme fi-
scali inquesti dieci anni nonabbiamoudito
politici pronunciarsi afavoredelladetassa-
zionecompletadel risparmio, comeavviene
negli Usa dalle parti dellAmministrazione
repubblicana. Solo voci di tassazione sulle
renditefinanziarie, ovverotassazionesul no-
strofuturo. Primadi avviareundibattitosul-
le preferenze del governatore entrante ri-
guardo litalianit delle banche, per favore
diamogli la possibilit di scegliere, irrobu-
stendoil mercatofinanziarionazionale.
Gustavo Piga
Il collateralismo nipote delleccesso di stato in economia
Cresce la spesa farmaceutica, Domp spiega come tenerla sotto controllo
zione che rappresenta pi di 200 imprese
italiane del farmaco sottolineando il dato
positivo, che lincremento dellattesa di vita
registrato negli ultimi cinquantanni qual-
cosa di incredibile: oltre 15 anni di vita in
pi per le donne, attorno ai 13 per gli uomi-
ni, in un lasso di tempo che in certi casi pu
essere la differenza di et tra genitori e fi-
gli. Poi, certo, questa straordinaria acquisi-
zione comporta conseguenze che bisogna
considerare, ma certi discorsi sulla razio-
nalizzazione del sistema (ad esempio che
doveroso risparmiare le scarse risorse del
Ssn sulla pelle di chi abbia superato una
certa et) funzionano alla perfezione finch
quellocoinvoltonontuopadre. UnSsndo-
ve tutti abbiano le stesse chance di curarsi
per me un valore assolutamente irrinun-
ciabile. Preferisco affrontare il problema
del rapporto tra invecchiamento e consumo
di farmaci a partire dallurgenza di capita-
lizzare meglio il modello nostrano. Ci sono
regioni in Italia Lombardia ed Emilia per
esempio che hanno sistemi sanitari molto
efficienti e oggi possono ipotizzare di cede-
re servizi anche allestero. Non un miste-
ro che per alcune patologie i nostri costi di
cura sono competitivi al punto da rimanere
convenienti, per esempioper uninglese, an-
che includendo nel paragone il prezzo del
volo da Londra. Dunque, vista dallindu-
stria farmaceutica, la situazione del Ssn
meno tragica di quanto si narra. Per resta
fuori di dubbiocheil pesodellasanitde-
stinato a salire pericolosamente: Un au-
mento inevitabile. Ma spessosi commette
lerroredi parlaredi spesainsensoassolu-
to, mentre una spesa da un milione di euro
puesseremoltopiragionevoledi unaspe-
sadadiecimilaeuro. E chiarochesedoma-
ni fossero risolte altre tre o quattro patolo-
gieoggi incurabili i costi salirebbero, madi
questosaremmocontentissimi tutti. Tralal-
trolaspesafarmaceutica, ingenere, riduce
spese sanitarie di tipo diverso: negli ultimi
anni abbiamo avuto un taglio dei tempi di
degenza di diversi giorni. Non poco, visto
cheper lepatologiepiimportanti ungior-
nodi degenzacostaquantoi farmaci neces-
sari atrecittadini per uninteroanno.
Analisi informaticadei consumi
Insomma, per Domp sacrosanto il ri-
chiamo alla razionalizzazione della sanit,
manonsi pupretenderedi sborsaremeno
dellannoprecedenteecontemporaneamen-
tedi ottenerepiservizi emagari pureunul-
terioreannodi aspettativadi vita: Nontor-
nerannomai i conti, comespessoaccaduto
in passato. Negli ultimi dieci anni la spesa
sanitaria stata regolarmente sottostimata,
del 4,5-5 per cento. Oltre alla razionalizza-
zione, spiegaDomp, occorrechetutti i sog-
getti coinvolti perseguanoancheesoprattut-
tolappropriatezzadei servizi, apartiredal-
ladefinizionedel lorocosto. Poi, aproposi-
todi misureconcretechepossanoinqualche
modo calmierare consumi e spesa farma-
ceutica, comeunavoltafacevail famigerato
ticket (lacui abolizionenel gennaiodel 2001
hadeterminatounamancanzaintermini di
cassadi 1.600 miliardi dellevecchielirenel
solo anno successivo), Domp fa valere da
tempo una posizione definita: Non penso
cheil ticket dasolopossarisolverealcunch,
ma al tempo stesso, far sparire quello stru-
mento moderatore minimo non stata una
bellatrovata: aincominciaredallebustinedi
zucchero, quandolecosesonogratuitesi ri-
schiachequalcunoneabusi. Mapichedi
nuoveleggi, concludeil presidentedegli in-
dustriali del farmaco, lItaliahabisognodi
picontrolli, chesononecessitfisiologiche.
Laprimamisuradi contenimentodellaspe-
salanalisi dei consumi. Oggi, tramiteFar-
mindustria, maanchegrazieallatesserasa-
nitaria e al sistema informatico di cui le re-
gioni ormai si sonodotate, si possonoanaliz-
zarefacilmentei bisogni dei cittadini evalu-
tarecomemai, per esempio, inunpaeseper
certe terapie si spendano 100 vecchie lire e
in un altro, magari a pochi chilometri di di-
stanza, si spenda il 30 per cento in pi. Si
pu tentare di elaborare modelli sulla ba-
se dei quali capire se ci sono emergenze
oppure se qualcuno sta sbagliando. Posto
che nessuno si sognerebbe mai di chiede-
re conto di una spesa troppo elevata in ca-
so di esigenze reali, il confrontarsi (anche
sui costi) non mai negativo.
Roma. Lanotiziabuonachechi vieneal
mondooggi, inItalia, conunpo di fortunae
qualche cautela, pu sperare di arrivare a
campare anche 77 anni. Se il nascituro
femmina, poi, la sua aspettativa di vita su-
pera gi gli 83 anni. Niente male, se si con-
sidera che ancora nel 1950 i pronostici da-
vano ai maschi non pi di 63-64 anni e alle
femmine poco pi di 67. La notizia cattiva,
invece, che lItalia invecchia. Nel 1950, in-
fatti, gli anziani rappresentavano appena
l8,2 per cento della popolazione nazionale,
mentre nel 2001 gi superavano in numero
i giovani (10,6 contro 8,1 milioni) occupando
una fetta pari al 18,6 per cento dellintera
torta. Si calcola che nel 2050 gli over 65 sa-
ranno 17,8 milioni e i giovani 5,9 milioni,
meno di un terzo. Fatti due conti, se vero
che dicono le statistiche l80 per cento
della spesa sanitaria si concentra nellulti-
mo 20 per cento di vita, ovvio che la noti-
zia pessima sia quella che incombe sul por-
tafogli: popolazionepivecchia, Serviziosa-
nitario nazionale (Ssn) pi costoso. Anche
perchlecurestesse, crescendoinefficacia
e complessit, costano di pi. Vittorio Ma-
pelli, docente di Economia sanitaria alla
Stataledi Milano, inunsaggiouscitoloscor-
so gennaio per il Sole 24 Ore (Invecchia-
mento e consumo di farmaci), ha tentato
una previsione per il 2010: solo per quanto
riguarda i farmaci a carico del Ssn, nello
scenario forse pi probabile la spesa totale
aumenterebbe del 124,1 per cento, in quel-
lopipessimisticolaspesacrescerebbedel
142,7. Si delinea il tracollo del sistema so-
lidaristico allitaliana?
Preferisco un approccio pi pacato a
questi temi diceSergioDomp, chedagiu-
gno presidente di Farmindustria, associa-
Se Testore fosse innanzitutto il capro espiatorio della Ferrovieide
individuare con chiarezza e difficilmente si
risolverconungirodi poltrone. Certoil fat-
tochedaanni, ormai, il gruppodirigentesia
costituitodamanager catapultati alleFerro-
vie da settori che conesse hanno assai poco
daspartirehail suopeso. Testorearrivadal-
lindustria metalmeccanica, altri proveniva-
no dalla chimica o dallenergia, come Mario
Schimberni, CesareVaciago, LorenzoNecci,
lostessoCimoli, odallelettronica, comeElio
Catania, exIbm. Lultimoveroespertodel set-
tore che si ricorda risale ai tempi di Necci,
era il direttore generale Rizzotti, che certo
non avrebbe mai avallato lormai celebre
pubblicitcheinvitaadandareintrenoaMa-
tera, perchsapevabenissimocheaMatera,
per lappunto, il treno non arriva. Dunque,
manager inesperti, primoproblema, manon
il solo. Gli osservatori citanoi buchi di bilan-
ciodifficilmentespiegabili soloconlinespe-
rienza rispetto alla collocazione di una sta-
zione: il contoconsolidatodel 2005sarebbein
perdita per 600 milioni di euro, quello del
prossimo anno rischia di essere il triplo. Le
ultimecinquefinanziariehannosistematica-
mente spostato le risorse per le ferrovie al-
lanno successivo, e lazienda ormai in gi-
nocchio. Cataniahaavvisato: conquesti tagli
riusciremoaconcludereil 2005, per il prossi-
moannonongarantisconulla. Sempreinte-
madi quattrini, cchi accusaleretribuzioni
eccessivedel management: LorenzoNecci co-
me capo delle Fs prendeva 250 milioni lan-
no, arrivCimoli epreteseunmiliardo(veni-
vadal privato, potevafarlo), daalloraquella
statalamisuraper tutti i manager. Oggi Ca-
tania, si dice, viaggi sui 2,5 milioni di euro
lanno, Testore (fin che rester) un milione.
Qualcuno accusa leccesso di personale, la
protezionedei sindacati: il grossodei tagli
statogifatto, Necci ridussei dipendenti da
210 a 140 mila, Cimoli a 90 mila (e ottenne
buoni risultati economici), ma Catania non
pu andare oltre: qualcuno i treni deve pur
farli muovere. Cchi spiegacheil problema
delletariffe, fermeal 2001, noneconomica-
mente determinante (dai passeggeri arriva
soloil 30 per centodel costodi unviaggio, il
restocelomettonostatoeregioni), mamolto
contribuisce, invece, adaddormentarei grup-
pi dirigenti. Il regime di monopolio non sol-
lecita fantasia e sforzi organizzativi, non c
unaCinaafar concorrenzaalleferrovie. An-
cora: c chi d la colpa allUnione europea,
checonsentegli aiuti di statosoloper gli in-
vestimenti infrastrutturali e non per quelli,
altrettantonecessari, nel materialerotabile;
per questocheabbiamotreni vecchi, zozzi
elenti. Eapropositodi lentezza: cchi fari-
salire gli attuali guai proprio alla scelta di
quindici anni fa, di puntaretuttopropriosul-
lalta velocit, che ha distolto investimenti
dal prodottoper puntarli sulleinfrastrutture,
peraltromai realizzate. Lunicatrattaadalta
velocit resta la recentissima Romaquasi
Napoli (per oraci si fermaadAcerra). Cchi
osservachelaFrancia il Tgv celhadadieci
anni, malaGermania, chevantaunottimare-
te ferroviaria, nonce lha affatto. LItalia, in-
vece, continua a sognare unalta velocit,
mentrelasuaretetradizionalecollassa.
Nunzia Penelope
Roma. LeFerroviehannonuovamentebi-
sognodi uncaproespiatorioeparesiastato
individuato, questavolta, inRobertoTestore.
Il manager venuto dal privato, ennesimo in-
nesto nellostico tessuto di una azienda che
da decenni tritura dirigenti inquantit pari
soloallAlitalia(nonuncasocheal vertice
dellacompagniadi bandieravacilli Giancar-
lo Cimoli, gi ad delle ferrovie), sta per fare
levaligiesullasciadegli ultimi disastri. ATe-
store sono state addossate, probabilmente
consolidemotivazioni, lerecenti disfunzioni
chehannocausato, oltrechedisagi agli uten-
ti, anchequalchelutto. Si dicetuttavia chela
sceltadi far caderepropriolasuatestasiail
frutto di unaccordo fra Elio Catania e il mi-
nistroPietroLunardi, autori di uncomunica-
tocongiuntonel qualeil presidenteeammi-
nistratore delegato delle ferrovie ha sotto-
scritto lo stato disastroso del gruppo da lui
stessoguidato. Inrealt, il problemacheim-
pedisce alle Fs di funzionare in maniera al-
meno adeguata ai circa 10 miliardi di euro
che costa ogni anno allo Stato, difficile da
Litaliana Lottomatica gioca dazzardo in America comprando Gtech
azione, inlineaconlandamentodel titoloa
Wall Street. Unbel saltoper duesocietre-
lativamente giovani: Gtech ha visto la luce
nel 1976 daunprogettomessoapuntodal gi-
ganteamericanoIbm, dallingegnodi unana-
listaamericanoGuy Snowdenedal matema-
ticoVictor Markowicz, mentrelaromanaLot-
tomaticastatafondatanel 1990 edhavisto
il propriodebuttoaPiazzaAffari nel maggio
del 2001. Gtechhapoi vistoil debuttoaNew
York, un primo delisting e poi un secondo
riapprodo sui mercati finanziari, sulla scia
del successo delle grandi lotterie nazionali:
quelleincui vengonopagati sinoacentinaia
di milioni di dollari dietro il pagamento di
biglietti dapochedecine. Quali sianoperi
piani di Lottomaticaallindomani dellacon-
quistaamericanafacileprevedere: innan-
zituttolapossibilitdi estendereancheagli
americani lapossibilitdi usufruiredei ser-
vizi legati agli apparecchi studiati emessi a
punto dalla Lottomatica come il pagamento
di bolli, tasseericarichedei cellulari. Uni-
potesi che potrebbe scontrarsi con la buro-
crazia americana perch sar necessario
chiedere ai singoli stati la possibilit di po-
ter offrirequestotipodi servizi. Poi, sempli-
ce, banaleedalquantoredditizio, metterele
mani sul business delle lotterie americane
che, dal 2001 ad oggi, ha registrato tassi di
crescita costanti. A dire la verit Gtech e le
suecontrollateinBrasileealleBarbados co-
meinDanimarcasi sonorivelategallinedal-
leuovadoroper i propri azionisti.
Lottomaticahainiziatoil processodi con-
solidamento del settore: Il business delle
lotterienonpuespandersi ancoraeineter-
notrannenel casoincui lalicenzaconcessa
da ungoverno sia sul punto di scadere tem-
poralmente, spiega unanalista americano.
questo il caso, per esempio, delle lotterie
inGranBretagna, unapiazzaallaqualesta-
rebberoguardandoanchealtresocietcon-
correnti di Gtech. MalastrategiadellaDe
Agostini a suscitare interesse. In molti si
chiedonoperchungruppoeditorialeaffer-
matocomequellodi Novarastiapuntandoin
manieramassicciasuunacontrollata. Tanto
pi che la nuova Lottomatica non verr pi
guidata da un uomo (italiano) di fiducia ma
piuttosto dallattuale amministratore dele-
gatoamericanoBruceTurner, exbanchiere
della Salomon Smith Barney , approdato al
business dellelotteriesetteanni fa. DeAgo-
stini ha annunciato che sottoscriver gran
parte dellaumento di capitale necessario
per finalizzare loperazione e che le quote
chenonverrannosottoscritteverranoacqui-
site da Credit Suisse e GoldmanSachs. Dal-
le casse del gruppo usciranno almeno otto-
cento milioni di euro. La reazione delle
agenzie di rating stata immediata: Stan-
dard & Poors ha posto in CreditWatch con
indicazioni negativeil rating di Lottomatica.
Per Guy Deslondes, analista dellagenzia,
nonostante la dimensione delloperazione,
unavoltachesi sarconclusalatransazione
possibileunabbassamentodei rating sulla
nuovaLottomaticadi unsologradinoaBBB-
/A-3 mantenendoloutlookstabile. Difficile
direquindi seLottomaticaabbiafattosalta-
reil banco.
Milano. Lottomaticasi apprestaadiventa-
re la regina delle lotterie del mondo occi-
dentale. Conpossibili espansioni inTurchia
einGrecia, senzaescluderei paesi dellest.
Lannuncio dellacquisizione della statuni-
tense Gtech ha sorpreso gli operatori finan-
ziari europei chepuntavanosullacreazione
di unveicolofinanziariocapitanatodaalcu-
ne societ di private equity straniere e par-
tecipatodallaDeAgostini per lacquisizione
dellasocietamericana. Einveceloperazio-
ne, il cui valorestimatodi circaquattromi-
liardi di dollari, statafattadallacontrolla-
ta Lottomatica, la societ che sino al com-
pletamentodellacquisizionesarguidatada
Rosario Bifulco. Lottomatica diventer lea-
der in un settore, quello delle lotterie e dei
servizi, destinato a crescere in tutto il mon-
do. Il nuovo gruppo potr contare su opera-
zioni inoltre50 paesi nel mondoconunfat-
turatoper il 2005 stimatoincirca1,6 miliar-
di di euro. Eanchei piccoli azionisti di Gte-
ch possono brindare visto che Lottomatica
ha annunciato che pagher 35 dollari per
ANNO XI NUMERO 9 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 11 GENNAIO 2006
La coop delle libert
Per il Cav. il sistema intollerabile,
ma non lo ha penalizzato troppo.
Ecco le riforme e le agevolazioni
Pi politica bancaria
In difesa dellitalianit delle banche
sarebbe utile rafforzare i fondi pensione
con una riforma pi radicale del tfr
IL FOGLIO 24 ORE
ANNO XI NUMERO 9 - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO MERCOLED 11 GENNAIO 2006
TRANI
Un locale a tutta carne
vicino al porto dove
gustare antipasti e salsicce
al riparo dal vento.
Se solo il tavolo fosse
di altezza giusta
CACCIANFERNO
Via San Nicola, 9
Trani (Bari)
tel. 0883.585978
S
ulla guida dellEspresso rientra-
to il Melograno, bisogna dargli
unocchiata. Sul men appeso alla por-
ta il primo piatto a base di pesce per-
sico (pesce persico al mare?) e noi fre-
schi seguaci di Zac Goldsmith (cugino
di Clio e direttore di The Ecologist,
uno Slow Food ancora pi snob), se-
condo il quale per salvare cultura e
natura bisogna cibarsi il pi possibile
di prodotti locali, decidiamo che que-
sto ristorante non avr i nostri soldi.
Quindi si cambia genere. A Trani i ri-
storanti di pesce aprono e chiudono,
aprono e chiudono, aprono e chiudo-
no, losteria Caccianferno lunico lo-
cale a tutta carne e tiene botta da un-
dici anni. Oggi il suo successo sembra
ovvio, presidiando in splendida solitu-
dine unintera fascia gastronomica, ma
a quel tempo chi lavrebbe detto, in
una citt turistica e di mare a pochi
metri dal porto? La famosa Cattedrale,
solitudine e sorriso enigmatico di
Dio (Guido Ceronetti, Albergo Ita-
lia) cos vicina che si pu toccare.
Siamo nel punto pi freddo di T rani.
Langolo tra lo slargo della chiesa e via
San Nicola spazzato in perpetuo dal
vento: forse lantico toponimo Cac-
cianferno deriva da questo, o dalla vi-
cinanza a un vecchio carcere, inferno
dei vivi. Nellinferno dantesco c il
fuoco e a Caccianferno c la brace, un
grande mirabile efficiente camino do-
ve viene arrostita la carne. Che bello,
adesso che inverno, sedersi a un ta-
volo vicino al camino, sorseggiando
Castel del Monte vigna Pedale di T or-
revento, che in due una bottiglia non
basta, tanto scende veloce. Sarebbe
ancora pi bello se il tavolo fosse di al-
tezza giusta, basterebbe segare le gam-
be di due o tre centimetri. Trani pie-
na di falegnami, in poco tempo e con
pochi soldi le proporzioni diverrebbe-
ro perfette, cos come insegna il mae-
stro Arrigo Cipriani, teorico e pratico
del giusto rapporto sedia-tavolo per
una migliore conversazione e degusta-
zione (allAntica Corona Reale il tavo-
lo ad altezza denti blocc le papille gu-
stative e fu un peccato, perch il cuo-
co era molto pi bravo dellarredato-
re). Lunga la fila degli antipasti: for-
maggi, salumi (capocollo, salame pic-
cante), frittate, bruschette, zucchine,
peperoni, con un elogio particolare
per la difficile parmigiana di melan-
zane. Ai primi bisogna stare attenti:
evitare gnocchetti speck e gorgonzola
e schiaffoni noci ricotta e salsa rosa,
anzi far finta di non averli nemmeno
sentiti nominare, e puntare diritto su-
gli spaghetti alla sangiovanniello (san-
giovannidd, in dialetto), saltati in pa-
della con alici e pomodori appesi. E il
momento dei piaceri della carne, so-
prattutto di maiale: fra le tante opzio-
ni assaggiare almeno i tre tipi di sal-
siccia. Infine qualche dolce tipo pan-
na cotta ad uso delle tavolate volgari,
ma anche un buon bab con la crema.
ASCOLI
PICENO
Un fortino, un baluardo
del gusto in cui si serve
il fresco e solo il fresco.
E se la rana pescatrice
non si fa acchiappare
si rimedia con altre specie
DA VITTORIO
Via della Liberazione, 31
San Benedetto del Tronto
(Ascoli Piceno)
tel. 0735.811114
L
a regione si chiama Marche e non
Marca e anche nella ristorazione la
pluralit fortissima. Il vertice (c bi-
sogno di far nomi?) si trova a nord di An-
cona, quindi praticamente in Romagna.
Sotto il Conero il tono si abbassa, un
dato di fatto che nessuno pu negare.
Perci importante il ruolo di questo ri-
storante, baluardo del gusto in un tratto
di costa dove dilaga lo sciatto andante.
Basta ledificio per avere limpressione
del fortino in cui rifugiarsi. E lunica co-
struzione guardabile nel raggio di molte
centinaia di metri. San Benedetto Bassa
(il 99 per cento della citt, che la San Be-
nedetto Alta si limita a una chiesa e
quattro case) straordinariamente or-
renda, sui giornali parlano a vanvera di
vocazione turistica, tutto per qualche
palma poco cresciuta e unestate di fa-
miglie che non hanno soldi per andare
altrove. Venire apposta da Vittorio ma-
gari no ma pu essere una buona tappa,
trovandosi a met strada fra Nord e Sud,
fra Milano e Bari. Somiglia a una vec-
chia stazione di posta e giustamente di-
spone di camere, ben insonorizzate per
cui si dorme bene anche se via della Li-
berazione corrisponde alla strada stata-
le n 16. Avete presente i men in cui i
ristoratori elencano i fornitori di olio e
di pasta? Bene, qui si comincia citando
per nome i motopescherecci del porto di
San Benedetto a cui si deve la pregiata
materia prima. Per sceglierla, Vittorio si
alza ogni mattina prima delle cinque. Al
sacrificio del sonno si aggiunge quello
del portafoglio, il pesce costa sempre di
pi essendocene sempre di meno, lA-
driatico non regge allo sforzo di pesca
imposto dallittiomania dello stermina-
to ceto medio italiano, solo qui a San Be-
nedetto a forza di reti vuote i motope-
scherecci sono passati in soli dieci anni
da 130 a 70 e le lampare, le poetiche
lampare, da 23 a 10. Capito il motivo per
cui la ristorazione ricorre massiccia-
mente allallevato e al congelato? Chi
serve il fresco e solo il fresco merita mil-
le elogi. Un cavallo di battaglia, la trip-
pa di rana pescatrice, stasera non di-
sponibile, semplicemente perch sta-
notte la bestiola non ha usato la cortesia
di farsi acchiappare. E allora le mezze
maniche alle frattaglie di mare si faran-
no con altre specie, e va bene cos. Nel-
la lunga teoria di squisiti assaggi, tutti
serviti in piatti tondi che compensano
qualche dettaglio kitsch degli ambienti,
svettano: 1) il gamberetto su crostino in-
tegrale con rosmarino, guanciale e vino
bianco; 2) il brodetto alla sambenedette-
se (pesci, crostacei, peperoni), perfe-
zionato confezionandolo in cartoccio di
alluminio che una volta srotolato sparge
sulla tavola profumi paradisiaci; 3) il
sorbetto di limone, liquido, poco zuc-
cheroso, rinfrescante davvero. Il tutto ar-
moniosamente accompagnato dai vini
Cocci Grifoni: Passerina e Pecorino.
PESCARA
In uno dei due centri
di una citt sempre
troppo sconosciuta,
con vini filosofi, perfette
fritture e rotondi primi di
pesce. Si sopporta persino
lo schermo al plasma
REGINA ELENA
Viale Regina Elena, 39
Pescara
tel. 085.4429838
A
tavola con uno storico della filo-
sofia leibniziano che tra monadi e
lezioni universitarie trova il modo,
non si sa come ma lo trova, di essere
uno dei migliori produttori di vino
abruzzesi quindi italiani perci del
mondo: Luigi Cataldi Madonna. Cera-
suolista spavaldo, siccome il mercato
non gradisce il vino rosa ne ha messi
in produzione due. In questo nuovo ri-
storante tuttopesce del centro di Pe-
scara (o meglio, di uno dei due centri
di Pescara, citt la cui complessa na-
tura sconosciuta alla stragrande
maggioranza degli italiani e forse an-
che a molti pescaresi) ci affidiamo
per al suo Trebbiano. E un perfettis-
simo bianco italiano, venduto in canti-
na sotto i 4 euri, di quei vini che risol-
vono i problemi e non li complicano,
che accompagnano i cibi e non li sep-
pelliscono. Bella bottiglia borgognona
(i maccheronici amano le borgognone,
latine, sensuali, monastiche, e odiano
le bordolesi, anglofile, cerebrali, bor-
ghesi). Bellissima etichetta col famoso
guerriero cappelluto di Capestrano,
riemerso dalla notte dei tempi a breve
distanza dalle vigne del nostro eroe.
Qui al Regina Elena, dal nome piace-
volmente monarchico, lo servono come
si deve mettendolo subito nel secchiel-
lo. Uno di coloro che si aggirano fra i
tavoli, forse un cameriere forse un pro-
prietario, se avesse una giacca sare-
rebbe meglio per lui e meglio per tutti
ma per il resto questo un ristorante
molto ristorante, benestante, rilassan-
te. Davanti alla porta c un grande
schermo al plasma che grazie al cielo
non mostra programmi televisivi ma
documentari naturalistici di ambiente
marino, quindi silenziosi. Quasi non d
fastidio. Tavoli dalle forme abbondan-
ti, alcuni dei quali rotondi. Mirabile
soffitto a onde. Tra i clienti alcune bel-
le donne, ma questo non merito del
locale bens dellalta media pescarese.
Si comincia con una irreprensibile frit-
tura di pesce e le seppioline alla gri-
glia con carciofi. I primi sono le con-
suete paste pesce e verdura (cavatelli
cime di rapa e scampi, paccheri zuc-
chine e scampi) per ben eseguite e
servite in sorridenti piatti rotondi. Un
leggero eccesso di sale? Parte della ta-
vola dissente. La coda di rospo ricca
di umori, un po ricorda il rombo fritto
nello zucchero da Ettore Bocchia a Vil-
la Serbelloni (il pesce cotto pi vivo
dItalia). Le patate di contorno sono ec-
cellenti e pure questo sar un merito
pescarese, anche la sera prima a casa
di Cinzia, la cugina che abita sui colli,
erano straordinarie. Al momento del
conto ci si accorge del sottofondo di El-
ton John: per fortuna in questa rubrica
non si danno voti, altrimenti bisognava
togliere un punto (quando sentiamo
una canzone di Elton John il pensiero
va subito a un bel rogo di fascine, ma-
gari dalle parti di Campo de Fiori).
IL SAMBUCO
Via Messina 10, Milano tel. 02.33610333
acciughe) sono pi corti che a Mon-
talcino. Il cappon magro un trionfo
di pesce e verdure al vapore, condi-
to col pesto, uno spettacolo per gli
occhi e una festa per il palato. Per
una volta il tradimento filologico va
applaudito, il cappon magro nasce in
Liguria come cibo per marinai a cor-
to di ciccia e di quattrini, una gran
fortuna che la versione del Sambuco
non faccia pensare alla miseria ma
al suo contrario. Nemmeno la zup-
petta di cipolle fa pensare al suo
prototipo plebeo e simenoniano e
questo per un peccato (laggiunta
di calvados e foie gras, nobilitando-
la, le tolgono motivo di interesse). La
milanese di tonno attira per il nome
e per il gioco. A questo punto non c
pi posto per il branzino fritto inte-
ro, salto mortale e vanto del Sambu-
co. Sar per unaltra volta, si dice
sempre cos. Per quanto sazi, quando
arriva il gelato alla pala bisogna al-
zare le braccia. Pi che altro un ri-
to: la golosissima crema viene servi-
ta staccandola con bel gesto dalla
paletta. Si beve il Verdicchio dei Ca-
stelli di Jesi di Bucci, perfetto come
sempre, mentre la fazione rossista
della tavolata ordina il Merlot dei
baroni Planeta che nonostante il tri-
plo handicap (Merlot, Sicilia, barri-
que) si rivela elegante e bevibile.
Piccola delusione il carrello dei di-
stillati, non allaltezza di questo si-
gnor ristorante.
U
n vino poetico, e per trovarlo non sar un caso che occorra uscire dallI-
talia politica, nello stesso tempo inetta e prosaica. Restiamo nellItalia
geografica, ovvio, in quella che oggi Slovenia e prima della guerra perdu-
ta faceva parte della provincia di Gorizia. La valle del Vipacco sempre sta-
ta vinosa e multinazionale, un po slovena un po austriaca un po italiana.
Noi che italiani siamo di italiani parliamo. Piero Chiara nel 1932, sperando
che della Porta Raffo non abbia da pignoleggiare sulla data, prese servizio
alla pretura di Aidussina (ne scrive in Vedr Singapore?, bisognerebbe leg-
gerlo). Pochi chilometri dopo e pochi anni prima, Idria 1930, troviamo Pier
Paolo Pasolini ragazzo, al seguito del padre militare. A V ipacco paese, nel
palazzo dei conti Lantieri, soggiorn Carlo Goldoni. Di Sambasso (Sempas in
sloveno), il paese del vino poetico, era la madre di un pittore con propensio-
ne per il nudo, Luigi Spazzapan. Si chiamava Giuseppina Mervic e Mervic,
guarda caso, il cognome del produttore della Ribolla Gialla (Rebula in slo-
veno) che stiamo bevendo. Chiara, Pasolini, Goldoni a questo punto lasciano
il passo a Carolus Cergoly. La signora Stefi porta due bottiglie di Kinder-
macher il vino bianco di Vipacco che un vino da favola un vino da cera una
volta un vino che si spillava e per fortuna si spilla ancora nella valle del V i-
pacco scrive il nostalgico conte triestino nel Complesso dellImperatore.
Kindermacher? Cergoly ha pensato anche a chi non conosce il tedesco. Sot-
to al tiglio / Incoron de piera / Bevo vin / Etichett de stemmi / Color oro zec-
chin / Torchi a Vipacco / Con lalcol / Sui 14 scalini / Un facitor de fioi / Un
tonico damor / O mntula felice. Dentro questa poesia di poeta oraziano del
XX secolo (e nostalgico del XIX) c il vino di V ipacco del secolo XXI. Il ti-
glio bisogner procurarselo. La pietra sar unimmagine poetica, boh. Il vi-
no eccolo qui, trovato come per miracolo alla vineria T abarro di strada Fa-
rini 5, Parma. Letichetta non reca stemmi aristocratici ma un ghirigoro con
la parola Jnk (si legge Jenk), soprannome prima del bisnonno e poi dellin-
tera famiglia Mervic. Il colore oro zecchino come dice il Conte: la foglia do-
ro dei restauratori, il fondo oro dei trecentisti senesi. La ricetta lunga: ven-
demmia alla massima maturazione, macerazione sulle bucce di ben quattro
giorni, solforosa totale 20 mg (uninezia, se ne pu bere una bottiglia intera e
il giorno dopo niente mal di testa), filtraggio ridotto al minimo, chiarifica-
zione abolita. La parola mentula non ha bisogno di essere spiegata, o alme-
no si spera.
Ribolla Gialla - MERVIC (SAMBASSO/SEMPAS)
telefono del distributore italiano 049.8862442
P
rima della cena al Sambuco fare
un salto per laperitivo alle Canti-
ne Isola di via Paolo Sarpi 30: bello,
in una Milano dal commercio cos am-
biguo, che nel giro di pochi metri esi-
stano due locali cos fedeli alla pro-
pria vocazione, un ristorante molto ri-
storante e unosteria molto osteria
(quasi un trani alla Giorgio Gaber).
Due climi e due faune in apparenza
agli antipodi ma la stessa attenzione
per il vino. Tanto basta. Un salto alle
Cantine significa aperitivo doppio
perch poi godevole farsi stappare
un supremo Prosecco di Nino Franco
nella sala dellhotel Hermitage dove il
Sambuco racchiuso (ebbene s, un
ristorante di albergo). Per accompa-
gnamento farsi portare un assaggio
del famoso fritto della Casa: zucchine,
calamaretti e qualche pesciolino. Cor-
re voce che il Sambuco sia il miglior
ristorante di pesce di Milano ma pri-
ma del pesce, sapendo che la cuoca
ferrarese, bisogna provare i cappel-
lacci di zucca. Qui li fanno con gli
amaretti (mai abbastanza) e c il toc-
co magico della salvia fritta, una foglia
che si scioglie in bocca, come una ci-
liegina aromatica sulla torta. La pasta
pi sottile di quella faticosamente
ingoiata a Ferrara (Oca giuliva e Don
Giovanni) ma pi spessa di quella gu-
stata a Bologna (Franco Rossi, ormai
unossessione). Eccezionale il risotto
al nero di seppia. I pici (di grano sara-
ceno con ricciola, asparagi e salsa di
LA DIVA BOTTIGLIA
Questinverno alcuni
hanno ucciso un lupo
e lhanno mangiato.
Dicono che era saporito.
Giovanni Russo
Baroni e contadini, 1955
GUIDA PALATALE, INSERVIBILE MA PREZIOSA
a cura di Camillo Langone
MACCHERONICA

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