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I layer del sacro funerale

©arch.drd. Mariana Nitu


I layer del sacro funerale

Il sacro contemporaneo è un settore attivo che si apre su varie direzioni e che comprende un
universo caratterizzatto dalla sua materialità e dalla sua simbolistica. Comprende tutta una grammatica
vincolata da regole, da canoni liturgici, e sorprende con la sua nuova facciata che contiene nei suoi
strati l‟impronta della civiltà attuale sovrapposta su degli strati storici.

Come tutta l‟architettura che ha attraversato i tempi, l‟architettura sacra si mostra ai nostri
occhi come un contenitore di archetipi, dalle pure regole della geometria sacra, su cui si possono
caricare i segni e i simboli per creare quel senso unico di sacralità.

L‟ architettura sacra dovrebbe essere inclusa in una categoria tipologica ancora piu grande
che sarrebbe lo spazio sacro. Su questo titolo possiamo inquadrare tutte le forme sacre costruite: i
cimiteri, le chiese, le cappelle, gli altari, etc.

Il panorama del sacro si presenta come testimone della sparizione dell‟uomo verso l‟eternità di
Dio. Nel construito architettonico sacro il motivo dell‟ eternità è stato incluso aiutandosi dalla grandezza
architetturale e dal prestigio del sacro. Tutta l‟architettura sacra fa testimonianza dalla credenza in una
nuova vita, che diventa lo scopo delle costruzioni.

La più chiara dimostrazione si puo notare nell‟architettura sacra funerale, e mentre mostra il
posto definitivo dell‟essere umano consacra la dimensione trascendentale dalla vita umana, in oggeti
caricati di sacro tramite simboli e segni religiosi.

L‟uomo, come presenza fisica, attraversa nella vita, spazi sacri e profani, per finire
definitivamente, nel sacro. L‟universo della morte, per essere sacro, dobbiamo scoprirlo come spazio
organizzato. “Le tecniche di ordinazione [...]non sono altro che tecniche per construire lo spazio sacro”i .
Il cimitero come spazio sacro organizatto comprende, in una teoria personale, una
sovrapposizione di strati ognuna diversa dall‟ altra, ma omogena, che funzionando tutti insieme creano
la sacralità richiesta da uno spazio sacro.

La mia proposta, di organizazzione ha sviluppo su piani sovrapposti verticali. Non si tratta di


una organizzazione planimetrica dello spazio, ma è bensì una composizione che contiene il materiale e
l‟immateriale, la vita e la morte, architettura e scenografia. L‟organizzazione è, non solo una visuale, ma
di più , una organizzazione mentale, che condivide concetti teologici, filosofici, e architetturali.
La "sistemazione" verticale è concepita nell‟ idea di scoprire il programma di architettura , il
cimitero, come un complesso che richiede una coerenza spaziale, creata su un modo di ragionare
basato su concetti.
La "sistemazione" verticale è concepita nell‟ idea di scoprire il programma di architettura, il
cimitero, come un complesso che richiede una coerenza spaziale, creata su un modo di ragionare
basato su concetti. Per concepire visualmente questa stratificazione, ho scelto il concetto di layer.
“Layers are like transparent overlays on which you organize and group objects in a drawing.”
ii(Autodesk,
2008).

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Utilizzando questo termine tecnico, il concetto transferito in campo filosofico e teologico offre
la possibilità di più significanti.
Il layer è un concetto che offre la transparenza, e la immaterialità dei concetti secondari che
riguardano la morte. Utilizza più elementi che anche se sono diversi si trovano sotto un concetto
generale. Un altro termine che offre l‟idea dell‟immagine è il layout, questo offre la percezione visuale,
e la dimensione fisica del soggetto.
La morte per l‟uomo significa il passaggio dall‟ entità viva al corpo inattivo. L‟anima e lo spirito
sono due entità immateriali dell‟uomo. Loro “convivono”, con l‟uomo sulla terra, ma l‟abbandonano alla
fine. La morte , come uno dei sette misteri della chiesa, segue come passo evolutivo l‟entrata nel sacro.
La destinazione finale non deve essere solo uno spazio architettonico. Non è solo la gloria della vita
che si fa vedere nei monumenti: abbiamo uno spazio sacro in cui inseriamo elementi simili o diversi ,
come attestazioni della fine della vita. Questo spazio terrestre diventa lo spazio della tragedia umana e
della memoria.
La sparizione della presenza fisica della persona, diventa per i vivi, una presenza nascosta.
Questa sparizione si conclude a terra è qui vi è il layer underground, all‟ interno del quale vi si trovano
il corpo, oggetti funerari, e terra con tutto il suo movimento vivo dall‟interno.
In superfice, di questa materialità interratta, si trova la croce. Possiamo prendere la croce come
simbolo dell‟ architettura funeraria. Nata dal dolore, questa construzione della tragedia umana, è il
simbolo della evanescenza umana. E‟ la forma visiva dalla tragedia. Possiamo usare di nuovo il
concetto di layer, ma più chiaro sarebbe il concetto di layout , che è praticamente la forma reale nel
caso del disegno stampato ( seguendo una definizione tecnica). Per un cimitero, come luogo sacro,
l‟identificazione di questo layer-layout sarebbe la sua architettura.
Il cimitero può essere inquadrato come programma di architettura, ma dobbiamo guardare bene i
suoi elementi distintivi, che fanno praticamente la differenza tra lui e altri programmi sacri. É uno spazio
sacro, delimitato tra muri di cinta, spostato oggi verso la parte esteriore delle città. Dentro scopriamo un
universo tagliato dalla natura, in cui domina una solennità sacra. Identificando gli elementi fisici dello
spazio sacro, abbiamo: le tombe, le volte, dei parcheggi, delle aree pedonali, zone verdi, la capella, gli
edifici annessi. L‟ordine risultato dalla disposizione di questa composizione architettonica deve creare
l‟ambiente tranquillo e sereno molto specifico dei cimiteri.
Se studiamo l‟utilizzo del cimitero, scopriamo due tipi di utenti, che creano zone diverse. La zona
statica, riservata ai defunti, molto organizata, e la zona attiva, dinamica, riservata ai vivi.
Il dinamico impone il percorso nello statico, che è lineare. L‟incrocio di queste due componenti,
genera un complesso di relazioni funerari attivo-passive. Sono delle relazioni molto intense, nate dai
percorsi psicologici della memoria. Il percorso lineare dello statico, permette l‟attivazione della
memoria in una forma primaria, che diventerà un percorso familiare, nato dalla tragedia. Il percorso,
eccede il suo ruolo funzionale, per inscriversi in una rete invisibile, sovrapposta sopra il disegno
architettonico, tradotto in realtà come spazio pedonale.
Il momento che inizia questo percors è generato con la discesa nella tomba. Da questo momento
inizia il rituale del regresso alla tomba. Con la ritualizzazione dello spazio sacro, si inserisce nella carta
mentale, la posizione del luogo sacro definitivo. Finisce un periodo e ne inizia un altro nuovo. Nella
memoria delle conoscenze , la presenza della persona defunta è associata con la tomba.
I percorsi hanno caratteristiche temporali, abbiamo un ciclo dei ritorni, che nascono dall‟affetto
per la persona amata. E un altro atto della tradizione. Ci sono rituali, nella comunità ortodossa, dopo il
funerale, quando la famiglia non può andare alla tomba, ma un parente deve portare dell‟acqua al

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cimitero per il morto. La famiglia torna, nei momenti in cui, si fa la messa per la memoria del defunto
( di 7 giorni, 40 giorni, un anno).
Scopriamo nel caso di layer-layout concreto, una rete spazio-temporale, su cui possiamo
identificare elementi di architettura.
Si crea un‟architettura temporale, basata sull‟idea del percorso.
Si puo seguire l‟idea dell‟esperimento dello spazio, tagliandolo in frammenti coleggati al percorso,
visto come una varietà di esperienze, che hanno una finalità spaziale.
Il tempo e lo spazio sono inseriti in immagini, ricordi e esperienze del passato, del presente e del
futuro. L‟ architettura temporale è fatta da diversi modi di sperimentare i layer del tempo.
Il percorso significa movimento in tempo e spazio. Così, percorrendolo , si scoprono gli elementi
del layer del concreto. Quando si sposta nello spazio l‟individuo colletta instantanei temporali. Questi
nascono nella memoria su uno strato del subconscio e sono inseriti in un quadro visuale, delimitato
molto bene spazialmente.
Per concepire, l‟architetto che dovrebbe progettare un tale spazio sacro, deve disegnare i layer
temporali, ma all‟inizio del progetto, nella fase concettuale. I layer temporali sono generati dall‟entità
umana, e quindi si deve insistere sul suo apporto al paesaggio, sul suo modo di partecipazione di
convivenza con lo spazio. Il suo movimento si materializza nelle linee, che diventano in una fase
progressiva dei percorsi.
Al livello terrestre il percorso attraversa più piani, ma al livello orizzontale che possono essere
considerate frammenti dello spazio. Questi frammenti fanno più evidente il percorso, che è l‟espressione
temporale dalla modalità di utilizzare lo spazio antropologico. Il percorso è l‟equivalente della scrittura.
Tali come non possiamo discutere una frase solo al livello sintattico di composizione, così non
possiamo dimenticare i significati semantici del percorso visto come l‟espressione artistica di
architettura.
Il percorso si può leggere nell‟architettura funerale su due dimensioni spaziale: una orizontale e
una verticale. Questo fatto è dovuto agli utilizzatori dell‟oggetto architetturale: i vivi e i morti. Abbiamo un
percorso orizzontale per i vivi, e uno verticale per i morti. Per i morti ci sono due direzioni: una è dalla
terra in giù, che è praticamente generata dall‟atto di mettere nella tomba il morto, e l‟altra è dalla terra in
su. Qui parliamo dello spirito della persona defunta che può arrivare ad un livello trascendentale.
L‟interfaccia tra le due direzioni, è la terra con i suoi percorsi. Tutte due le traiettorie sono nella
sfera statica del cimitero, una perchè è unica e succede una sola volta, e l‟altra perchè anche se si
tratta di un possibile movimento, questo non entra nella percezione degli uomini vivi.
La dinamicità dello spazio funebre è attivata su percorsi orizzontali. L‟inizio è la tomba con la
sua croce e ci porta verso l‟esterno dello spazio sacro. Ma, la croce, è sempre il motivo del ritorno.
Nella geometria dello spazio queste traversate sono il risultato di movimenti ipotetici che sono
capaci di generare nuove forme. Le forme si sviluppano dalle forme primare, alle forme più complesse,
capaci di nascondere la funzionalità e che riempiono lo spazio. Esiste una gerarchia dello spazio, una
misura e una intensità delle tracce, come generatori di forme, che hanno sempre una radice
emozionale.
Quando ha progetatto il cimitero Igualaga, Enric Miralles a sperimentato il concetto del tempo :
“ Il tempo diventa un luogo preciso, dove pensi alla forma.”iii

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Nel cimitero ogni spazio è stato progettato per stimolare le emozioni. Sulla traiettoria, nel
movimento, si scoprono dei paesaggi significanti, gli spazzi raggruppano momenti del passato, momenti
importanti. Esiste una relazione molto forte tra l‟esperienza attuale e il trasferimento in un‟altra
dimensione. Questa relazione è la base della architettura temporale di Miralles.

E‟ molto evidente che questa architettura non può essere concepita per ogni funzione. Solo un
luogo sacro, che ha caratteristiche spirituali può fornire la base spaziale.
Si lavora con due tempi: uno utilizzato al modo sperimentale e uno come riferimento. Abbiamo il
presente attivo, e il passato come memoria, o generatore della memoria.
In questo senso, il passato, il presente e il futuro interferiscono e si ricreano tra loro.
Il tempo sperimentale riguarda il presente, il percorso “iniziatico”, quando l‟uomo come individuo
anima il cimitero. In questa esperienza sensoriale , lui si muove nello spazio sacro e si sente dentro. Si
producono sensazioni corporali e mentali, collegate al momento presente. Non sono sensazioni
profonde, e durano relativamente poco. Discutiamo di reazioni “istintuali” generate dall‟istinto, che non
possono assomigliare a quelle prodotte dal ricordo.
Per un percorso spaziale facile il design deve essere molto fluido. E su questo sostegno,
dobiamo trovare inseriti dei punti di “attrattività”, di interesse verso l‟architettura. Il cimitero crea spazi
per produrre emozioni diverse in certi momenti.
L‟ idea è di creare atmosfere diverse in cui l‟uomo sperimenta nello spazio fisico, la solitudine,
l‟intimità.
Si può parlare del cimitero come una struttura statica di elementi, in cui le sculture diventonno
oggetti di architettura, e vivono con le altre construzioni.
Un altro elemento essenziale dell‟architettura funerare è il suo limite. All‟esterno, tra lo spazio
sacro, e lo spazio profano, c‟è un confine, il recinto del cimitero. L‟entrata in questo spazio, porta in un
altro mondo, quello dei morti e le loro storie. Cambiamo di anima, e animiamo lo statico. In questo
nuovo universo, in cui l‟uomo vivo non si sente confortato e a suo agio, lo spazio offre una divisione
territoriale. Ogni tomba ha il suo spazio, dalla terra in giù e in sù, e non solo sulla terra. Possiamo
parlare anche di uno spazio in aria, al di sopra, che non pùo essere molto preciso, ma la sua esistenza
è collegata al percorso dell‟anima in cielo per il giudizio finale.
Il cimitero ha svilupatto un altro tipo di confine, quello tra la tomba e le altre tombe, e la zona
pedonale. E un recinto tra un altro più grande , un limite inferiore, nell‟intero globale. Non è una forma
che ha significati teologici, ma la separazione è molto visibile, e ha preso forme che ospitano simboli
che riguardano la morte. Il materiale è molto diverso, e le forme gli seguono.
In questo recinto sacro, l‟architettura funerare conosce stili e forme diverse, dalle forme semplice
delle croci, alle volte familiare e le capelle.
La forma centrale del cimitero rimane la cappella funerare. E la forma che raggruppa simboli e
che ha azioni solenni. La cappella, come la chiesa, ha il suo rituale di santificazione , il che significa il
cuore della area sacra. Tutti i rituali generati dalla morte sono molto cambiati ultimamamente, e siamo i
testimoni della perdita della sacralità. La società contemporanea rifiuta , per colpa del suo ritmo intenso
di vita, di capire nel vero senso i più importanti segreti della vita: la nascita, il matrimonio e la morte.

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Sono elementi del cerchio chiuso della essistenza umana, che per essere vissuti nel loro vero
senso, devono essere fatti davanti a Dio. Siamo nati, davanti Lui, ci sposiamo davanti a Lui, e muoriamo
sempre con il Suo accordo.
In questi tre rituali sacri, rimaniamo sempre intorno al luogo sacro: la chiesa, la cappella, il
cimitero. I rituali sono eseguito davanti il mondo, che approva come testimone, davanti a Dio, le nuove
realtà. Praticamente ogni evento fondamentale della vita umana, è un salto della evoluzione personale,
inscritta nella storia della società.
Quello che offre il cimitero da la sensazione si trovarsi come a casa, con i tuoi dolori e le tue
sofferenze, ma nello stesso tempo, ci si trova in un luogo pubblico. E‟ un raddoppio di sensazioni, di
sentimenti che si installano al livello della percezione dell‟ambiente. Abbiamo la sensazione familiare,
anche di essere nel privato. Una cosa intima delle persone care , è esposta in un luogo pubblico. La
morte, è visibile a tutti. E‟ come un quadro visto in una galleria d‟arte,che è li per tutti, ma che ha sensi e
significati diversi. Per le persone che non conoscono la persona , “il quadro”, rimane impercettibile, ma
per le conoscenze ha una valore immensa.
L‟immagine architettonica del cimitero è attivata dall‟azione umana. Questa significa non solo
rituali funerari, ma anche visite con altri interessi come la commemorazione. La parte importante di
questa attività umana è quella sacra, che si riferisce ai rituali, nati da abitudini e gesti umani , diventati
tradizione. Le abitudini costituiscono la permanenza della sacralità, nel cimitero, i gesti sono fatti con
“oggetti ritualici”, e sono considerati come elementi ciclici. La ripetitività dei gesti sacri, installa
l‟inscrizione e la circolazione della tradizione, e così della permanenza del messaggio culturale. La
morte porta , come testimonio, nelle sue rappresentanze , la qualità culturale dalla società, o per
restringere il cerchio, della comunità.
Come contenitore della tradizione, il cimitero prova anche il suo lato specifico, quello della
appartenenza a una regione o religione. La specificità, è marcata con differenze stilistiche, o delle
forme, ma il messagio principale deve rimanere sempre chiaro.
Nella transformazione dell‟individuo umano è rimasto sempre un servitore della liturgia cosmica,
che si sta ripetendo fino alla fine. Nella sua esistenza, lui raggiunge un suo fondamento reale, unico ed
essenziale. E‟ il pastore di quelle viste e quelle non viste. E loro sono il motivo della organizzazione
della sua vita. L‟ordine divino, cosmico è sorpresa a un livello minimo anche nell‟ esistenza umana, e lo
organizza.
Sono rifatti con un rigore temporale, e indicano vari momenti, sull„ intervallo del tempo che
comincia con l‟inserimento della persona defunta nello spazio sacro.
La realtà costruita, costituita di croci e altri elementi , è la schiena materiale generata da un
evento essenziale della vita umana. Anche se sia un evento tragico , lo condividiamo con il mondo
intero, lo attestiamo davanti a tutti, e lo marchiamo con una architettura specifica. Dai tempi antichi, la
morte sorprende e rimane nella zona misteriosa dell‟esistenza umana.
Abbiamo nella vita, tre eventi fondamentali:la nascita, il matrimonio e la morte.
I tre rituali sono quasi obbligatori in assenza di uno , e ripresa artificialmente davanti la morte,
perchè, per il giudizio finale dobbiamo chiudere il cerchio della nostra essitenza.
Passiamo all‟ultimo stadio della nostra vita, con il carico dei nostri peccati. Siamo giudicati dopo
di loro, e di conseguenza andiamo al Paradiso o all‟Inferno.

©arch.drd. Mariana Nitu


La terza forma di esitenza , che è la più interessante,correlata al sacro funerare, e quella che
rimane intoccabile, è il layer trascendentale. In questa zona, accessibile solo agli uomini religiosi, quelli
che possono vedere oltre il limite esistenziale umano, troviamo la fede in una nuova vita, il giudizio
finale, tutto il percorso tra ”le frontiere” del cielo, e di più.
Tutti e tre i layer hanno ognuno il proprio tempo. Non discutiamo di anni, di periodi storici ma di
tempi riferiti ad un sogetto. La persona morta, è sempre il riferimento. In conclusione, ragioniamo in
funzione dopo il momento della morte.
Il layer underground nasconde il tempo del passato, nasce di conseguenza il tempo della
memoria. E‟ un tempo attivo e presente perchè vive nella memoria e nelle storie delle persone.
C‟è anche un tempo futuro e poichè questo riguarda la persona persa parliamo di un futuro
passato. Questo futuro si riferisce alla nuova vita. Viviamo nei pensieri di una nuova vita, dopo morte.
Per cui tutte le azioni, riguardano l‟acceso al paradiso o all‟ inferno.
Nel cimitero, come luogo sacro l‟uomo segue un percorso tra tempi, che è un percorso
verticale, e un percorso tra spazi orizzontali. Gli spazi del layer underground e del layer trascendentale,
non sono raggiungibili dall‟entità umana.
“Noi non siamo di quelli che credono in quello che vedono, perchè quelli sono passanti; noi
siamo legati a quelle che non si vedono, che sono eterne. “iv
L‟invisibile di cui parla S. Ap. Pavel, e la Verità.

i
Mircea Eliade , “Sacru şi profan” Humanitas, Bucureşti, 1995
ii
Menu Help, Autocad ( programma di progettazione), 2008
iii
Luis Diego Quiros, Stefanie MaKenzie, Derek Mc Murray, „Enric Miralles : Architecture of Time”,
http://www.quirpa.com/docs/architecture_of_time__enric_miralles.html
iv
Sf. Ap. Pavel, “Biblia”,“Scrisoare către corinteni”, Editura Institului Biblic și de misiune ortodoxă a Bisericii ortodoxe
române, București, 1975

Bibliografia:

Mircea Eliade , “Sacru şi profan” Humanitas, Bucureşti, 1995

“Martor”, nr.13/2008, “Artcraft Market”, Muzeul Țăranului Român , București, 2008

Philippe Aries, “Omul În faţa morţii”, I-II, Meridiane, Bucureşti, 1996

Panihida- „Slujba înmormântării mirenilor”, Bucureşti, Trinitas, 2000

Jean-Jacques Wunenburger, Sacrul, Cluj-Napoca, Dacia, 2000

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