Narrazioni in corso dopera Luigi Maccaro Rosy Marino Vincenzo Moretti Alessio Strazzullo
Pagina di 1 30 Il senso di questa storia Vincenzo Moretti
1. Questa storia ha inizio nel settembre 2012, quando arrivo a Exodus Cassino per un dibattito sui nuovi media digitali e incontro Luigi Maccaro, responsabile della comunit e referente nazionale delle attivit legate alla comunicazione, al web e ai social network. Mi bastano poche battute per rendermi conto che le cose che racconta Luigi non sono usuali, qualche minuto ancora e comincio a pensare che quello potrebbe essere il posto giusto per provare ad aggiungere un nuovo mattoncino alla voce narrazione e inchiesta partecipata. Naturalmente, assieme alle ragioni e ai contenuti, sono anche la reciproca simpatia, lapproccio scugnizzo e il daimon, la streppegna, che mi aiutano a intuire, a immaginare, questa opportunit, e cos comincio a raccontare di Le vie del lavoro, lattivit di narrazione e inchiesta partecipata nata dalla collaborazione tra Fondazione Ahref e Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Da qui al progetto Botteghe, questi luoghi sociocognitivi serendipitosi dove vorremmo provare a tenere assieme informazione e partecipazione, narrazione e inchiesta, qualit e verica del processo informativo, il passo breve. Alla ne butto l per genio e per caso che sarebbe bello mettere su una Bottega Exodus Ahref e farla funzionare con lapporto delle ragazze e dei ragazzi della comunit.
Devo dire che mi sempre piaciuta lidea della Bottega associata alla possibilit di sviluppare, allinterno di specici contesti sociali che hanno gi sperimentato processi di mobilitazione e di cambiamento dal basso, percorsi sul giornalismo (scrittura di articoli, produzione di foto e video, ecc.), sullo storytelling e sullutilizzo dei nuovi media (blog, web radio, media civici), sul coinvolgimento dei cittadini nella pratica del citizen journalism (strumenti, interazione, metodo Timu, inchiesta partecipata, giornale iperlocale), con il duplice obiettivo di coinvolgere i partecipanti in percorsi di senso, formativi e informativi che migliorino la loro occupabilit e di dare loro la possibilit di essere protagonisti pi consapevoli del processo di cambiamento nel quale le associazioni, le cooperative, ecc. di quel determinato contesto o territorio stanno investendo. Nel caso di Exodus Cassino lopportunit mi sembra ancora pi grande, con il passare delle settimane diventer sempre pi evidente che nello specico di Exodus Cassino il modello standard non basta, che c bisogno di una metodologia e di un approccio che tenga conto delle Pagina di 2 30 caratteristiche speciche dei nostri cittadini reporter, che possiamo per grandi linee comprendere in tre tipologie: quelle/i che sono arrivate/i non si sa pi quanti anni prima e vi hanno trovato letteralmente casa, chi trasformandosi in operatore, chi rendendosi in vario modo utile, chi acquisendo lo status di ospite sso che fuori di l non saprebbe dove andare; quelle/i che fanno il percorso che devono fare, della durata di un tot numero di mesi, e dopo provano a reinserirsi, con tutte le fatiche che questo comporta; quelle/i che sono come le nuvole di De Andr, vengono, vanno, qualche volta ritornano.
Per ora, per, il gioco interamente nelle mani di Luigi, che un po mi asseconda e un po di pi intuisce che lidea buona. Quando ci salutiamo mi dice che la proposta interessante, che naturalmente bisogna approfondirla, che per se si decide di partire bisogna organizzarla bene, perch altrimenti si rischia che si blocca tutto al primo intoppo. Sono contento. Di pi, mi sembra un ottimo inizio.
2. Quando ne parlo con Alessio Strazzullo sono consapevole che senza le sue competenze, la sua energia e il suo tempo la mia idea destinata a rimanere soltanto unastrazione. Alessio lo conosco bene, mi aspetto la sua risposta tipo, che in casi come questi Vincenzo, ci devo pensare, e invece questa volta no, questa volta solo Vincenzo uguale, perch il resto mi sembra unottima idea, da questa esperienza possiamo tirare fuori qualcosa di veramente bello. Ci mettiamo al lavoro. Nello zaino abbiamo la metodologia in tre mosse che abbiamo adottato n dai giorni de La scuola abbandonata, la prima inchiesta di Fondazione Ahref alla quale abbiamo partecipato: i. scegliere con cura le persone con le quali lavorare; ii. denire gli obiettivi, individuare il percorso per raggiungerli nella maniera pi chiara possibile e condividere gli uni e laltro con tutti coloro con i quali in vario mondo ci troveremo a interagire; iii. riettere nel corso dellazione sulle cose che facciamo, il che vuol dire che dal lavoro in bottega dovremo tirare fuori gli elementi per valutare lefcacia del percorso, la sua rispondenza agli obiettivi, la necessit di apportare aggiustamenti. Pagina di 3 30 Deniamo una primissima bozza di lavoro, ci riettiamo e ci lavoriamo un bel po su e nalmente viene il momento in cui tiriamo fuori le cinque idee guida (parole chiave) che ci saranno utili per la nostra attivit prossima ventura: lavoro; ci che va quasi bene non va bene; sensemaking; timu; racconto.
3. Lavoro lavoro, lo dice la parola stessa. Il lavoro che c dietro le cose, il lavoro che non solo un modo per soddisfare esigenze materiali, il lavoro che anche sinonimo di identit, rispetto di s e degli altri, collaborazione, socializzazione.
Ci che va quasi bene non va bene denisce lapproccio, quello che ti spinge a fare bene le cose perch cos che si fa, quello ti porta a fare le cose come se avessi la febbre nel cuore, quello che ti fa pensare lo faccio bene, dunque sono, valgo, merito considerazione. Vale per il lavoro, vale per lo studio, vale per la vita.
Il sensemaking, lattivit di costruzione di senso e signicato, un processo sociale strettamente legato alle persone e al loro vissuto che si basa su 7 caratteristiche: identit (chi sono io, in che contesto agisco, perch ho molte identit); retrospezione (riettendo su ci che accaduto lo interpreto e lo comprendo); enactment (istituzione di ambienti sensati, con le mie idee e il mio comportamento inuisco sull'ambiente circostante e lo plasmo); sociale (la relazione con l'altro fondamentale); continuo (il sensemaking potenzialmente non ha mai termine); centrato su e da informazioni selezionate (si commenta da solo); guidato dalla plausibilit pi che dall'accuratezza (l'importanza dell'istinto, la capacit di gettare il cuore oltre lostacolo).
Timu il media civico che fa da interfaccia web alle nostre attivit di narrazione, di citizen journalism e di inchiesta, ci aiuter a pensarci come cittadini reporter a partire dal suo metodo e dai quattro principi su cui si basa: accuratezza; imparzialit; indipendenza; legalit.
Per dire a cosa serve il racconto e perch ha senso condividerlo mi faccio aiutare da tre citazioni a cui sono molto affezionato, idee e pensieri partoriti dalle teste ben fatte di Karl Weick (1997), di Barry Lopez (1999) e di Richard Pagina di 4 30 Sennett (2002), che loro lo hanno raccontato cos bene che un peccato dirlo in un altro modo che alla ne ci metti pi tempo e lo dici peggio.
Le tre citazioni sono, nellordine, le seguenti: Le storie aiutano la comprensione, perch integrano quello che si sa di un evento con quello che ipotizzato [...]; suggeriscono un ordine causale tra eventi che in origine sono percepiti come non interconnessi [...]; consentono di parlare di cose assenti e di connetterle con cose presenti a vantaggio del signicato [...]; sono mnemotecniche che permettono di ricostruire eventi complessi precedenti [...]; possono guidare lazione prima che siano formulate delle routine e possono arricchire le routine quando sono state formulate [...]; consentono di costruire un database dellesperienza da cui possibile inferire come vanno le cose. Le storie che raccontiamo alla ne si prendono cura di noi. A volte una persona per sopravvivere ha bisogno di una storia pi ancora che di cibo. Ecco perch inseriamo queste storie nella memoria gli uni degli altri. il nostro modo di prenderci cura di noi stessi. Un racconto non solo un semplice susseguirsi di eventi, ma d forma al trascorrere del tempo, indica cause, segnala conseguenze possibili.
4. Di tutto questo e di molto altro ancora discuteremo a pi riprese con Luigi, con il quale ci impegnano a condividere tutto questo, e il tanto altro che strada facendo incroceremo, con leggerezza. La leggerezza che toglie peso alla teoria e ai concetti, che aiuta a coinvolgere e non ad arruolare le persone, che porta a fare tesoro, no allinnito e oltre, delle esperienze e delle buone pratiche della comunit, che consente di costruire la redazione sulla base di un metodo condiviso, di esempi e metafore. Lauspicio, la scommessa, riuscire non solo a collegare il lavoro della bottega ad argomenti condivisi ma anche a farlo in un contesto sufcientemente ampio e libero da mettere chiunque nella condizione di partecipare senza doversi chiedere se o no allaltezza.
Trascorsa una prima fase di orientamento, perch s, Alessio e io come tutte le persone normali abbiamo avuto bisogno di orientarci, decidiamo di organizzare le nostre attivit in due format complementari: il laboratorio, il venerd pomeriggio, in plenaria, al quale partecipano tutte/i Pagina di 5 30 le ragazze e i ragazzi ospiti di Cassino pi almeno un operatore e qualche volontaria/o; la bottega pi propriamente detta, che si incontra di norma con Alessio 2- 3 volte a settimana e con me il venerd, della quale fanno parte di volta in volta due - tre persone sulle quali abbiamo pensato, in qualche caso sperato, di poter fare afdamento per una certa fase, insomma le persone sulle quali contare, quelle che se a un certo punti ne perdi una, nei casi pi fortunati perch ha terminato il proprio percorso, devi riuscire in men che non si dica a trovarne unaltra perch altrimenti non ce la farai a vericare la possibilit di attivare processi di isomorsmo, di continuare l il lavoro che stai facendo e di esportare in altri contesti questa esperienza.
5. Quando penso che per quanto riguarda la sperimentazione possiamo dire di avercela fatta resto dellidea che per chi sta vivendo questa esperienza normalmente eccezionale chiamata Bottega Exodus Ahref di Cassino la cosa veramente importante non lessere riusciti a coprire nel migliore dei modi, proprio come dei giornalisti veri, una settimana piena piena di eventi come la Mille Giovani per la Pace 2013. Certo che fa piacere farcela, quando le persone ci mettono tanta fatica, passione, impegno, non solo normale, indispensabile che ti faccia piacere perch altrimenti, come si diceva a Secondigliano da ragazzi, signica che stai a problemi. Diciamo che fa piacere per dentro di te lo sai che la parola giusta, la cosa davvero importante, si chiama opportunit, Lopportunit che hai contribuito a mettere su grazie alle ragazze e ai ragazzi della comunit che, per quanto il posto sia accogliente, loro se stanno l non certo perch ci sono venuti a passare le ferie. Lopportunit che hai costruito insieme a chi dirige la comunit e a chi nella comunit ci lavora, perch poi, in contesti cos, se non si rema tutti nella stessa direzione non che la barca affonda, ma solo perch non riesce neanche a staccarsi dal molo. Lopportunit che queste ragazze e questi ragazzi a nale si sono costruiti da soli, perch in fondo, come ci ricorda il poeta si pu comunicare solo ci che condiviso dallaltro, le parole presuppongono esperienze condivise e se non fosse stato cos non avrebbero potuto mica cominciare il loro lavoro in bottega da cavie, denizione loro, of course, e nirlo da cittadine/i reporter.
Pagina di 6 30 6. Afnch chi legge non sia preso dal dubbio che abbiamo giocato a fare i giornalisti come da bambini si giocava a fare i dottori, che dato il contesto non ci sarebbe stato neanche niente di male, solo che non centra con la nostra storia, provo a mettere in la alcune, ma davvero solo alcune, delle cose che la Bottega Exodus Ahref di Cassino ha imparato a fare e ha fatto nel corso di questi 18 mesi: i. condivisione del metodo e delle quattro parole chiave che lo riassumono: accuratezza, indipendenza, imparzialit, legalit; ii. come si fanno articoli, foto, interviste audio e video; iii. come si usano i social network; iv. che cos e come si usa il media civico Timu; v. come si organizza e si fa un giornale; vi. come si copre un evento dal punto di vista giornalistico.
In ossequio al diritto del lettore di dubitare di ci che legge, che magari nei romanzi non serve e solo per questo Pennac non ci ha pensato, ma qui invece si, metto in la una parte, davvero solo una parte, dei risultati prodotti da questo lavoro: i. lattivit di narrazione e inchiesta partecipata della bottega su Timu; ii. i 5 numeri del bimestrale BEA (realizzati tutti ma proprio tutti dalle ragazze e dai ragazzi della comunit); iii. il prolo Facebook; iv. il canale youtube; v. il sito della Mille Giovani per la Pace (la struttura preesistente ma la stragrande maggioranza dei contenuti foto, audio, video e testo relativi alledizione 2013 sono stati realizzati dalla Bottega).
7. Ecco, adesso che vi ho raccontato come cominciato, come si sviluppato e un po anche come nito una parte del nostro lavoro alla Bottega Exosud Ahref di Cassino, posso aggiungere che quando lavevo visto per la prima volta, G., era unaltra G. Guardinga, per taluni versi persino sospettosa, gelosa delle sue cose e del suo sapere, che si vedeva subito che lei aveva un background culturale superiore alla media. In fondo era stato proprio questo a indurmi in errore, quella sera che ho cercato di tirarla per la giacca, si, di coinvolgerla senza preavviso, senza darle il tempo di capire e soprattutto di decidere, perch come sempre e pi di sempre in posti come la comunit di Cassino funziona cos, le cose cambiano veramente quando le persone decidono Pagina di 7 30 consapevolmente di farle cambiare, e per fortuna G. da l a poco ha deciso ed stata una delle colonne della Bottega per un bel numero di mesi e di risultati.
Mi ricordo anche che stata contenta quando le ho detto che Luca De Biase, giornalista, scrittore, presidente della Fondazione Ahref, aveva raccontato sul suo blog di Andrea Contino che cita un pezzo di Callie Schweitzer, su Medium, e commenta: Siamo ci che condividiamo. S, stata contenta perch proprio lei, G., durante la riunione del venerd pomeriggio, quando abbiamo chiesto di denire con una parola il tema intorno al quale organizzare il numero successivo di Bea, il periodico online della Bottega, ha propostocondivisione. Lei che non ha neanche nito di pronunciare la fatidica parola che una voce alle mie spalle, quella di L., un altro degli inquilini di casa Exodus, ha aggiunto: forzata?. Sapete cosa abbiamo pensato noi a quel punto, quando apparso evidente a tutti che avevamo individuato al primo colpo il tema giusto non solo dal versante cittadini ma anche da quello reporter? Che nelle settimane successive avremmo dovuto continuare a scavare nelle relazioni feconde e pericolose tra il sostantivo e laggettivo, tra condivisione e forzata.
Perch si, quando questi ragazzi di Exodus ti spiegano che nella comunit la vita e il tempo li condividi per intero, che mangiare, dormire, fumare, guardare un lm, fare sport, lavorare non sono mai unattivit individuale, ma sempre collettiva, e poi ti dicono delle difcolt che tutto questo comporta, soprattutto allinizio, e poi ti raccontano che pi vanno avanti e pi si rendono conto che pi condividono e pi stanno meglio, sicamente e mentalmente, con la testa e con il cuore, allora ti rendi conto che ti stanno suggerendo qualcosa che non banale, che non vale solo per loro, qualcosa che ha un valore generale. Perch in fondo le regole non sono anche uno strumento per forzare i processi di condivisione? E quando si vuole recuperare un gap, uno squilibrio, non c forse bisogno di forzare il corso per cos dire normale dei processi economici e sociali?
8. Forzare le regole. Un po come abbiamo fatto Luigi, Rosy, Alessio e io che allinizio avevamo pensato di scrivere un saggio a pi mani e poi invece ci siamo detti - dopo averne discusso il tempo necessario -, che un lavoro di Pagina di 8 30 quel tipo andr fatto magari pi avanti, con una storia pi lunga alle spalle e maggiori elementi di valutazione. Per adesso, a un anno e mezzo dalla nascita della Bottega Exodus Ahref di Cassino e con una cinquantina di persone che in vario modo con diversi ruoli e per vario tempo ci sono passate/i, meglio lasciare spazio alla narrazione in corso dopera di questa esperienza molto particolare di storytelling a pi teste, a pi mani e a pi cuori.
9. Tre cose ancora prima di passare il testimone a Luigi. La prima che il titolo di questo nostro racconto un omaggio al libro di Luca De Biase, I Media Civici. Informazione di mutuo soccorso (Feltrinelli Vita). Di Luca ho gi detto e anche dei mille sentieri che connettono la Fondazione Ahref, che Luca dirige assieme al direttore generale Michele Kettmaier, con la Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi, avete trovato e troverete tracce a pi riprese in questo nostro racconto. Quello che mi preme invece rimarcare ancora che intorno a questo lone che connette linformazione con la narrazione c uno spazio vero in grado di sostenere le persone nei loro quotidiani sforzi per recuperare senso e rispetto di s, per leggere meglio i contesti nei quali vivono, per comunicare meglio con gli altri. Se vero, come sostiene il losofo Salvatore Veca, che un criterio importante per vivere vite pi degne di essere vissute data dalla qualit e dalla quantit di connessioni che riusciamo a stabilire con altri esseri, come noi, umani, ecco che il senso di questa sperimentazione si evidenzia in tutte le sue potenzialit e la sua rilevanza, al netto dei molti limiti di chi la sta conducendo, i miei obiettivamente molti di pi di quelli di Alessio, di Luigi e di Rosy.
La seconda che la vita nella bottega non tutta rose e ori. Le persone che devono fare i conti con la droga, con lalcool, con la dipendenza da gioco, con il reinserimento che troppe volte non c (a proposito, proprio il reinserimento sar la storia di copertina di un altro numero di Bea), le opportunit devono prenderle a morsi, ogni giorno, ogni momento, perch la vita non regala loro niente e non mai scontato che quello che fanno con te sia per loro una cosa che vale. Finisce cos che loro prendono a morsi la vita e le opportunit, e tu prendi a morsi il loro interesse, la loro disponibilit, la loro voglia di uscire dalla situazione nella quale si sono e sono state cacciate. Forse per questo che quando ci riesci Pagina di 9 30 sei contento, contento per quel pezzettino pi o meno piccolo che ci riesci, per quella cosa che fanno e tu glielo leggi negli occhi che sono contente di averla fatta bene, per il fatto che a un certo punto qualcuno ti dice che le attivit della Bottega sono entrate a far parte del programma ufciale di recupero delle donne e degli uomini che sono ospiti della Comunit. Mio padre, uomo molto saggio nonostante la licenza di quinta elementare strappata alla guerra e alla fatica, amava dire che la vita fatta soprattutto di soddisfazioni. Credetemi, pap aveva ragione.
La terza che ci piacerebbe, darebbe pi senso al nostro lavoro, che queste nostre riessioni fossero il pretesto per aprire una discussione con tutti coloro - ospiti della comunit, cittadini, educatori, storyteller, sociologi, psicologi, giornalisti, amministratori, politici - che pensano che due teste sono meglio di una, quattro meglio di due, otto meglio di quattro e cos via no allinnito e oltre. Perch si, Luigi, Rosy, Alessio e io la pensiamo esattamente cos, e saremo davvero felici di leggere le vostre riessioni, le vostre proposte, le vostre critiche.
Pagina di 10 30 La Parola che educa Luigi Maccaro
Per Exodus la Parola stata una conquista: all inizio cerano prevalentemente le cose da fare, le attivit, le persone da accogliere, poi dopo un paio di anni si cominciato a connotare in maniera specica il momento di confronto di gruppo con i ragazzi. In modo signicativo ha cambiato anche nome: da riunione diventata la parola. La parola il momento centrale della giornata, nel quale ognuno impara a svelare, proprio nel senso di togliere il velo (quello che copre il volto e nasconde i fatti) nel quale ognuno impara a puricare la propria parola, a renderla pi vera.
Si compreso che la parola elemento vitale delle relazioni. Tra le persone e tra i corpi sociali. C un grande bisogno di puricare la parola anche allinterno del pi vasto mondo sociale, sempre pi intossicato da parole false. C bisogno di cercare parole autentiche e per questo motivo don Antonio Mazzi non solo ha dato alla parola un posto rilevante allinterno dei programmi educativi delle comunit ma ha messo tante sue energie per farla diventare anche strategia comunicativa con e verso la societ intera e veicolo fondamentale per la testimonianza di un possibile mondo migliore. Per far questo ha utilizzato gli strumenti che erano a disposizione: la radio, la televisione, internet, con i loro canoni, senza vagheggiare strumenti pi puri, senza attendere che si confezionassero format adeguati. Cos, rischiando e giocando la partita dallinterno, ha potuto autorevolmente proporre un approccio critico alla grande macchina della comunicazione mediatica. Ha usato la parola sia per lanciare con il suo stile i contenuti della follia positiva e sia per invitare al consumo critico dellinformazione.
La comunicazione testimonianza se ha caratteristiche precise. umile, fatta di piccoli fuochi, non di incendi. Siamo consapevoli delle nostre energie. esigente, una azione che chiede di uscire allo scoperto, non solo teoria sperimentata allinterno della casa. paziente: non bisogna accenderlo una sola volta! I fuocherelli si possono spegnere e allora se ne devono accendere altri. familiare: il fuoco raduna la famiglia, attorno al fuoco si fa festa. visibile: i fuochi sono cose che non stanno nascoste. Anzi sono proprio messi per fare luce. Inne vitale: il fuoco si muove, genera calore, energia. Il piccolo fuoco pu essere linizio di un grande movimento. Pagina di 11 30
Dunque la comunicazione, per Exodus, senza dubbio uno strumento essenziale per promuovere e valorizzare una esperienza educativa che vuole essere modello per la societ, per promuovere e valorizzare il tema delleducazione a partire dalle nostre attivit, per rendere visibile, riconoscibile ed apprezzabile la presenza sui territori. E, non ultimo, per sostenere lattivit di raccolta fondi che nella comunicazione trova un sostegno importantissimo.
Con queste idee nella testa non potevamo non accogliere con entusiasmo la proposta di Vincenzo Moretti di iniziare, assieme alla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e alla Fondazione Ahref, un percorso sui temi della comunicazione ma, soprattutto, sulla possibilit che i ragazzi della Comunit fossero i protagonisti di questa esperienza. Cosa non affatto scontata, anzi! La comunicazione per una organizzazione come la nostra certamente una scelta di fondo, che per nell'azione educativa scompare e si mescola negli stili e nelle capacit degli educatori. Oppure un'opzione fondamentale nel momento in cui ci rivolgiamo alla societ e proponiamo un paradigma fondato sulle relazioni sociali. Inne la comunicazione si riduce al ruolo di tecnica nalizzata alla raccolta fondi.
Stavolta invece la proposta era realmente nuova, innovativa, inaspettata, carica di sviluppi possibili: lavorare insieme ai ragazzi con gli strumenti della comunicazione e, attraverso la condivisione di questa esperienza, sperimentare una comunicazione realmente capace di rinforzare la riessione su di s, la riessione intorno al gruppo fuori dagli schemi classici, la costruzione di un sistema di relazioni capace di rinnovare dal di dentro l'ossatura del gruppo.
Ecco la parola che educa, teorizzata dagli educatori e messa in pratica dai ragazzi all'interno di un processo di autoeducazione di grande efcacia. Ecco che comunicare diventa realmente mettere sul tavolo, a disposizione di tutti, una parte importante di s. Ecco che la parola non pi chiacchiera, sfogatoio, narcisismo come facilmente pu accadere che sia, talvolta anche sui social network, ma diventa specchio di quello che siamo: ognuno di noi quello che dice. Anzi, ognuno di noi continuamente rigenerato dalla parola. E noi sappiamo quanto, in posti come la comunit, ci sia bisogno di rigenerarsi! Pagina di 12 30
La riunione di redazione dunque diventa un momento educativo di altissimo livello. L'articolo si scrive dopo una riessione su di s e sul gruppo, dopo un confronto anche serrato. Il giornalino della comunit parla della profondit di questa esperienza, narrandone le vicende la trasforma e le consente di ridenire la propria identit. Perch la comunit non una struttura ma un organismo che vive delle persone che la compongono e si trasforma, cresce, cambia insieme a loro.
Le comunit poi si portano dietro da sempre una caratteristica di isolamento, a causa dei modelli organizzativi piuttosto che dei pregiudizi della gente, una caratteristica che, se da un lato favorisce la costruzione del gruppo, la riessione su di s, dall'altro rischia di lasciare le persone in una bolla di sapone. Rischia di pregiudicare quelle opportunit formative e di crescita che vengono dallo scambio, dal confronto col mondo esterno. Questo scambio di risorse fra comunit e territorio vitale ed facile comprenderlo se si pensa che le persone stanno in comunit solamente per prepararsi a rientrare nella societ da persone libere, autonome e consapevoli.
La comunicazione straricca di strumenti che ci aiutano, non solo a non perdere il contatto con l'esterno, ma soprattutto a far si che questo contatto sia virtuoso per entrambi i mondi: per i ragazzi afnch non subiscano processi di alienazione, per la societ che ne trae un benecio in termini educativi e di prevenzione. Il giornalino, il blog, l'organizzazione di eventi, le campagne informative, l'utilizzo dei social network hanno la capacit di mescolare l'interno e l'esterno se sostenuti da una riessione educativa appropriata come quella di cui possiamo beneciare grazie alla collaborazione con la Fondazione Ahref e grazie al genio di Vincenzo ed Alessio.
Ovviamente per utilizzare questi strumenti necessario anche un percorso di formazione professionale, ad un livello adeguato alle persone con le quali si lavora: la ricerca sui temi, utilizzando le fonti o intervistando le persone, le tecniche di scrittura per la stampa e per il web, l'acquisizione e l'elaborazione delle immagini, la realizzazione ed il montaggio di video servizi giornalistici, le tecniche di diffusione dei contenuti. Un lavoro che mette in moto risorse della persona tenute a riposo per diversi anni, Pagina di 13 30 dunque un contributo alla motivazione delle persone a crescere, a cambiare, a costruire senso e signicati nuovi e pi profondi alla propria esistenza. Non ultimo, la possibilit di ottenere un feedback del proprio impegno non solo pi dagli educatori della comunit, istituzionalmente deputati a valutare la progressione personale degli ospiti della comunit, ma da un pubblico pi grande composto dai lettori del giornalino, del blog, dei social.
Ma la comunicazione, anche quella agita in un contesto educativo come quello della comunit, porta con s una serie di rischi che dobbiamo tener presenti per non trasformare una buona intenzione in una esperienza ne a se stessa. La comunicazione l'opposto della conoscenza. E' nemica delle idee perch le essenziale dissolvere tutti i contenuti ammonisce Perniola nel suo Contro la comunicazione. E' importante allora cogliere un'ulteriore opportunit, quella di educare anche alla qualit delle cose, all'appropriatezza delle forme e dei contenuti, alla attendibilit di ci che si comunica, ad un fare ben fatto che richiede passione, impegno e responsabilit.
Un'esperienza dunque che si inserisce perfettamente nel progetto educativo della comunit, che fornisce un contributo di altissimo livello all'offerta formativa proposta agli ospiti, un'occasione di crescita umana e professionale per persone impegnate nella costruzione di un nuovo percorso di vita che, dopo aver commesso sbagli anche importanti, sono alla ricerca di una via di riscatto.
Chi sbaglia si chiude a riccio. Diventa un rizoma: pianta senza radice e senza fusto. Un fusto che vive senza radice e una radice che vive senza fusto. Il riuto totale dell'altro. Per sopravvivere, molte volte, la persona che ha commesso errori gravi come la droga, l'alcol, la prostituzione, si chiude in se stesso, taglia tutti i ponti con gli altri. Riattivare canali di comunicazione con gli altri e con il gruppo dunque di vitale importanza. Riscoprire la parola che educa, la parola che costruisce relazioni, la parola che motivo di condivisione caratteristica essenziale della comunit Exodus.
Pagina di 14 30 Michel Foucault, in "Le parole e le cose" dice: "Il linguaggio non viene parlato, ma dal linguaggio si parlati". La comunicazione con gli altri allo stesso tempo, dono di s e ricostruzione continua della propria identit. Chi scopre la parola scopre questa ebbrezza. E tutto diventa liturgia della parola, o meglio, memoriale della parola. La scoperta della parola vera, d origine alla scoperta della comunit. Comunit non fatta di segregazioni, regole, vigilanze, mura. O meglio, ci sono anche delle paratie, ma solo quelle appena sufcienti a non spegnere la amma che si sta liberando. Quel fuocherello tipico fatto di legna dura, senza vampate, che scava dentro gli occhi di tutti, le storie, anche le pi piccole, perch la amma qualcosa pi dell'acqua: non solo purica ma il suo gioco di luce ed ombra come un bisturi, pulisce pezzo per pezzo il volto, poi il cuore, poi il corpo, poi l'anima. La conversazione questa amma. La Bottega di comunicazione Exodus-Ahref uno splendido focolare. Pagina di 15 30 Un laboratorio per raccontarsi Rosy Marino
E' passato ormai quasi un anno e mezzo da quando ha avuto inizio l'esperienza del Laboratorio di Web Journalism. Ricordo ancora la prima volta che ho visto Vincenzo, un omone altissimo e dall'aspetto di un gigante buono, che parlava con Luigi, il responsabile di sede, che ha fortemente voluto questo Laboratorio con grande entusiasmo. Io non nascondo invece che all'inizio, schiava ormai delle pastoie della comunit che rallentano e/o scoraggiano ogni nuova iniziativa, ero molto scettica; pensavo che questo sarebbe stato l'ennesimo tentativo di motivare, coinvolgere i ragazzi che sono apatici nei confronti di ogni nostra proposta ed ero convinta che anche questa bella iniziativa sarebbe naufragata nel giro di poco tempo cos come molte altre, ma strada facendo mi sono dovuta ricredere! L'entusiasmo di questo omone che con il suo simpatico e coinvolgente idioma partenopeo riesce ad abbattere ogni pregiudizio e la tenacia di Alessio che ha afancato dall'inizio il prof. Moretti (il gigante buono n.d.r.) e che ancora oggi continua a portare avanti il Laboratorio, sono riusciti a coinvolgere cos tanto i ragazzi della comunit (ovviamente non tutti... n.d.r.) da riuscire a realizzare perno un giornalino dove ciascuno trova spazio per raccontarsi e per raccontare l'esperienza che stanno vivendo.
Scrivere di s, raccontarsi uno degli obiettivi pi importanti per dare inizio al proprio percorso educativo, che prevede la costruzione di un Progetto educativo individualizzato che va pian piano denendosi attraverso piccoli step che la ragazza o il ragazzo raggiunge mediante l'impegno e la costanza che profonde nel portare avanti i suoi obiettivi personali. Tra questi il pi importante, nei primi mesi di comunit, proprio la stesura della propria storia di vita che poi il ragazzo sceglie di condividere con i suoi compagni di viaggio. A distanza di circa un anno dalla permanenza in sede, il ragazzo si riscrive e questo gli d la possibilit di vericare come e quando la presa di consapevolezza e la conoscenza migliore di se stessi ci aiuta a rivedere la nostra storia in maniera diversa. Tutto questo per far capire a chi legge quale grande opportunit offriva, a chi intendeva coglierla, questo laboratorio che era un momento privilegiato per imparare a raccontarsi e scriversi piuttosto che raccontare e scrivere! Pagina di 16 30
Leggere il primo numero di BEA (il giornalino realizzato dai ragazzi n.d.r) mi commosse moltissimo poich mi riportava alla mente ricordi felici della mia adolescenza e della mia giovinezza che raccontai a chi colse la mia commozione.
Ricordo con molta tenerezza la mia prima esperienza di piccola giornalista tredicenne nel mio gruppo scout. I capi ci lanciarono una sda (Impresa di giornalismo nel gergo scout n.d.r.) e cio la realizzazione di un giornalino a cadenza mensile in cui raccontare la vita del Reparto (il Reparto la branca che accoglie ragazzi/e in una fascia di et compresa tra gli 11 ed i 15 anni n.d.r). E ricordo anche che la realizzazione di quella Impresa ci vide impegnati pomeriggi interi a discutere, a realizzare interviste da riportare in pulito con una Olivetti portatile! Le mie esperienze da reporter sono poi continuate al liceo con il comitato studentesco. (Io non ho vissuto il '68 se non attraverso i racconti dei miei cugini pi grandi di me, ma in compenso ho vissuto intensamente il fervore politico degli anni '70 no ad arrivare ai tragici eventi dell'uccisione di Aldo Moro n.d.r). Ricordo che con i miei compagni mettemmo su una sorta di redazione che denunciava tutto ci che a scuola non andava o che avremmo voluto migliorare, e anche l pomeriggi interi rubati allo studio della letteratura Latina e Greca per non arrivare impreparati alla prossima assemblea d'Istituto che, proprio perch agognata e partecipata, durava sempre oltre l'orario scolastico per la disperazione di insegnanti e bidelli che dovevano trattenersi oltre il loro orario di lavoro!
Ecco, tutto questo per dire che mi sembrato ad un certo punto dell'evolversi dei lavori del Laboratorio, di cogliere in alcuni dei ragazzi lo stesso entusiasmo che muoveva me ed i miei compagni. Ho iniziato cos ad interessarmi un po' di pi, ho voluto capire un po' meglio come si svolgevano gli incontri e sono rimasta piacevolmente stupita dal coinvolgimento di molti di loro. Ho iniziato quindi ad ascoltare di pi i responsabili del laboratorio, a cogliere le loro richieste di fare in modo di pretendere un maggiore coinvolgimento anche da parte di coloro che non sembravano troppo interessati e che soprattutto non avevano troppo rispetto per l'impegno ed il lavoro degli altri. Pagina di 17 30 Insieme a loro, a Vincenzo ed Alessio, abbiamo cercato quindi di capire come migliorare ed ottimizzare il Laboratorio al ne di riuscire a coinvolgere anche quelli pi resistenti, e devo dire che sia Alessio con la sua pazienza e dedizione, che Vincenzo con la sua capacit di sdrammatizzare ogni cosa e di rendere semplici anche le cose che apparentemente sembrano impossibili, hanno reso possibile il tutto e sono riusciti ad ottenere il meglio da ciascuno dei ragazzi.
Un primo traguardo importante stato la realizzazione di un lavoro multimediale in occasione della Manifestazione 1000 Giovani Per La Pace 2013 che si tiene in sede ogni anno i primi di settembre. Alcune di loro ci hanno lavorato con talmente tanta dedizione da vederle piangere di rabbia quando per un inconveniente tecnico - il video che girava al rallentatore invece che a velocit normale - non hanno potuto condividere con il pubblico la loro creatura. Erano letteralmente incazzate nere, gridavano vendetta! Ecco, in quel momento ho pensato che se noi educatori riuscissimo a coinvolgerli con lo stesso entusiasmo nelle attivit che quotidianamente svolgono in sede, avremmo risolto la met dei nostri problemi.
La proposta educativa che Exodus mette in campo per il recupero dei disagi di cui sono portatori i ragazzi che ospitiamo, una proposta principalmente educativa, che utilizza strumenti semplici per cercare di rinnoviate i ragazzi alla vita. Lo sport, il teatro, la musica ed il lavoro/ volontariato sono quelle che nel metodo sono denite Le Quattro Ruote. Purtroppo per non sempre noi educatori siamo capaci di coinvolgere i ragazzi come si potrebbe fare e in qualche caso fanno le persone che hanno dedicato la loro vita a tali attivit. Accade cos che la presenza di Nadia (la volontaria che allena i ragazzi n.d.r) riesca a rendere piacevole anche unattivit che, svolta quotidianamente soprattutto nelle mattine invernali, non sempre crea entusiasmo. Oppure che la presenza di Fulvio (il direttore del Coro S. Giovanni Battista citt di Cassino che da alcuni mesi ci ha messo a disposizione la sua professionalit n.d.r.) riesca a fare miracoli riuscendo a far cogliere la nota giusta anche a quelli pi stonati! E' evidente dunque che persone come Vincenzo, Alessio, Nadia, Fulvio e molti altri volontari che ci regalano un po' del loro tempo, sono per noi risorse preziose per riuscire a tirare fuori i ragazzi dalla loro congenita apatia nei confronti della vita. Pagina di 18 30 E' per questo che mi sento di ringraziare tutti per la dedizione e la disponibilit che ci dimostrano e l'amicizia di cui ci fanno dono!
Pagina di 19 30 Gli strumenti della narrazione Alessio Strazzullo
Ho capito che avremmo fatto sul serio quando Enzo, al tempo educatore nella comunit di Fondazione Exodus Onlus di Cassino, ha accettato di farsi intervistare. Non da me, al quale avrebbe dato una serie di risposte probabilmente prevedibili, ma dai ragazzi della Bottega, i suoi ragazzi, quelli che seguiva da qualche mese, in alcuni casi, o da qualche anno in altri. Non stato tanto per il fatto che ero ducioso che i ragazzi avrebbero fatto le domande giuste, anche se come si sa nulla pi importante di una domanda giusta ai ni di unintervista. E stato perch in tutto il casino che stavamo mettendo in piedi (un casino controllato e metodologicamente accurato, sia chiaro) un operatore della comunit si stava prestando ad un gioco molto serio. Sui nostri spazi online, abbiamo caricato un video che mostra proprio questa intervista. C' un momento in cui compaio nell'inquadratura - la telecamera era stata afdata a S. che in passato aveva lavorato come operatrice video - in cui si vede chiaramente il mio sguardo cambiare espressione. Non che ci fossimo mai lasciati sfuggire quanto quel luogo fosse pieno di possibilit, pieno di vita e di reali esperienze da condividere sin dal primo momento in cui abbiamo messo piede al di qua del cancello, ma in quel momento - credo si trattasse del secondo o del terzo incontro - ho capito che saremmo andati no in fondo. Da un lato quindi abbiamo un operatore, una delle guide dei ragazzi e delle ragazze della comunit che hanno intrapreso un percorso per liberarsi da una dipendenza, e dall'altro i ragazzi stessi, che con telecamera alla mano e registratore pongono delle domande all'operatore. Domande scelte e formulate durante la prima riunione di redazione, buone domande che ottengono buone risposte.
Il primo incontro, una settimana prima, aveva visto come protagonista un oggetto materiale, la piccola camera dolly che con i miei colleghi ed amici avevo costruito per girare una sequenza con carrellata in un documentario che stavo girando. Cosa c'entra la camera dolly con il percorso di Storytelling, comunicazione e di citizen journalism che stavamo impostando nella comunit di Cassino di Fondazione Exodus? Non era tanto l'oggetto in se a spingermi a partire da l, ma il modo in cui l'avevamo costruito. Insieme, certo, con altri tre amici dalle competenze pi variegate, Pagina di 20 30 ma soprattutto grazie alla rete e grazie a due ragazzi indiani che avevano permesso a tutti di scaricare i progetti per costruire un prototipo modicabile. Ecco apparire la rete quindi, come un moltiplicatore di possibilit.
Poi siamo passati all'analisi dei modi attraverso i quali si pu stare in rete, abbiamo analizzato come lavorano i giornali sul web ed abbiamo discusso i temi caldi a riguardo: il rapporto tra blog e giornali, il modo attraverso il quale si veicolano le notizie, l'ossessione per le visualizzazioni (la versione pi moderna della corsa alla notizia a tutti i costi), i procedimenti, spesso facilmente interpretabili alla base, della capacit di un contenuto di essere appetibile o no. La prima cosa che noto, non banale, il modo in cui recepiscono l'idea di informazione. Un'idea pratica, legata a quello che sulle pagine dei giornali locali stato scritto su di loro, spesso vissuto come gogna mediatica.
Come si struttura un'intervista? Quali domande fare? Quali evitare e soprattutto perch? L'idea che ci siano domande scomode, e quindi inappropriate un tema da affrontare, perch, cos come suggeriscono i ragazzi durante i primi incontri, uno dei problemi che riscontrano negli esempi che studiamo l'incapacit di affrontare frontalmente un problema da parte del giornalista. Per quanto ci riguarda, almeno in questa prima fase di studio ed analisi, ci afdiamo ai quattro principi alla base della metodologia per migliorare la qualit dell'informazione sviluppata da Fondazione Ahref: Accuratezza, Imparzialit, Indipendenza, Legalit. E la seconda prova che affrontiamo nel laboratorio proprio di tipo giornalistica, molto pi accurata della prima, fondata sulla volont di sperimentare un primo percorso, di testare l'istinto, di mettere alla prova la risposta dei muscoli allo sparo dello starter.
un esperimento, il secondo, di giornalismo al quadrato: intervistiamo Carlo Ruggiero, giornalista. Durante una riunione stabiliamo le domande e qual il tema della nostra intervista. La scelta cade sul mestiere del giornalista, scelta non casuale perch l'idea di raccontare il lavoro, in una comunit che alla base del suo percorso terapeutico pone l'attivit pratica, ci sembra un buon modo per avviare un interessante percorso di Storytelling. Pagina di 21 30
In previsione dell'aiuto che la Bottega potr dare alle attivit di comunicazione della Comunit intera studiamo una serie di questioni teoriche e pratiche: come strutturare un piano di comunicazione, e quindi come comporre i comunicati stampa, un press kit e come impostare visivamente la nostra comunicazione. E partiamo dalla base, dal logo che ci dovr identicare. Gelosamente custodisco i fogli con le bozze disegnate quel pomeriggio, e l'immagine di Matteo, che dopo aver visto il logo digitalizzato e chiamato in causa per dire una battuta sul signicato di quel logo (l'idea scelta nella cinquina presentata la sua) - battuta da inserire in un comunicato stampa di inizio lavori della Bottega - in un primo momento mi chiede di non inserire alla ne della citazione il suo nome. Ne parliamo insieme, gli spiego che capisco il suo bisogno di non voler far sapere in giro di essere in una Comunit, e che in qualche modo rmare col proprio nome, in un posto del genere un qualsiasi prodotto, pu voler dire caricarsi di una grande responsabilit. Passano alcuni giorni, il logo viene perfezionato e piace molto anche a graphic designer professionisti, Matteo gira il foglio tra le mani e al momento di preparare il comunicato accetta di rmare il logo. Per una volta che faccio qualcosa di buono - dice - mettiamoci nome e cognome.
Dopo una prima fase pi giornalistica, nei mesi successivi ci siamo concentrati sulle basi dello storytelling e del racconto. Da dove partire per raccontare la comunit? Che strumenti utilizzare per invitare la cittadinanza di Cassino a venire a vivere un luogo che ghetto non , ma anzi, un luogo pieno di vita in cui si possono realizzare cose importanti? Decidiamo prima di tutto di partire dalla verit, utilizzando tutto quello che possibile utilizzare: foto, video, scritti, disegni.
L'occasione per testare le nostre capacit su un prodotto audiovisivo arrivano quando Luigi Maccaro, la cui pazienza, cortesia e ducia nei confronti del progetto non mai venuta a mancare nonostante le difcolt, ci propone di realizzare un paio di video. Il primo uno spot per la 99 giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati, in cui decidiamo di raccontare in un video molto breve, la storia di Asif, uno dei ragazzi ospiti della comunit, fuggito dall'Afganistan a soli diciassettenne anni.
Pagina di 22 30 Scegliamo uno stile, ci dividiamo i compiti e facciamo del nostro meglio. F. fa l'operatore, io gli controllo il fuoco sul monitor, T. il fonico di presa diretta, gli altri ragazzi bloccano le attivit della comunit per qualche minuto. Il risultato ci soddisfa e molto anche, ma con il secondo video che testiamo davvero le nostre capacit. Per la prima volta calchiamo un terreno difcile, quello della testimonianza. La comunit parteciper ad un incontro che ha come tema la violenza sulle donne, e dobbiamo raccogliere il racconto di due ragazze, provare a trasformarlo in un video che riesca in qualche modo ad essere efcace ma che allo stesso tempo abbia rispetto della storia che raccontiamo, e dei visi di chi ci parler.
Dopo una lunga riunione, ad L. viene un'ottima idea. Piuttosto che riprendere il testimone di spalle, dice, perch non provare a raccontarlo solo con le parole, e le immagini di mani ed occhi? Gli spiego che una cosa ottima da cui partire, ma che una tecnica abbastanza consumata quella di utilizzare una voce narrante e immagini di copertura per nascondere i volti. Ma commetto un errore, perch in un primo momento sottovaluto l'idea di L., che mi si avvicina e mi spiega meglio cosa vuole fare: due telecamere che riprendono le reazioni di occhi e mani in tempo reale, e contemporaneamente al racconto cogliere l'emozione attraverso i pi impercettibili segnali del corpo, senza utilizzare in una seconda fase immagini di copertura. L'idea non solo molto buona, ottima e la sua resa davvero emozionante. Certo, in parte dipende dalle nostre due storie, storie dure e vere, terribili nella loro spietatezza, ma in parte anche dallo stile scelto: liberate dalla paura di mostrare il proprio volto, le due testimoni rivelano davvero se stessi, e lo fanno nel modo pi incisivo possibile, con sguardo, lacrime, occhi e mani.
Contemporaneamente lanciamo il primo numero del nostro giornale BEA Magazine, completamente realizzato all'interno della Bottega, con l'aiuto di Fabio Ariano, altra gura chiave del progetto. A guidare il progetto editoriale sempre la voglia di raccontarsi, attraverso la scelta di un argomento e di un percorso tematico da sviluppare.
La nostra voglia di dimostrare, appoggiati in maniera incondizionata da Luigi Maccaro, che le attivit di Storytelling e comunicazione possano in qualche modo migliorare il percorso dei ragazzi e la vita stessa della comunit, la capacit di Vincenzo di scovare possibilit e di avviare percorsi Pagina di 23 30 di senso, il mio lavoro e quello degli operatori e volontari che ci hanno aiutato nella prima fase (su tutti Enzo Passaretti, Andrea Volante, Fabio Ariano, Egidio Cavallaro, Chiara Soave e Ambra Dell'unto) ci porta a chiederci sosa possiamo fare di pi. Che l'incontro tra Fondazione Exodus Onlus e Fondazione Ahref abbia portato dei primi risultati indubbio, che la Bottega debba fare un salto di qualit, anche. Ci proviamo, e i nostri sforzi vengono premiati quando Rosy Marino, supervisore del progetto educativo, ci informa che questa attivit di Storytelling e Comunicazione diventer uno dei settori della Comunit. Questo vuol dire che esattamente come per i lavori quotidiani in cucina e nella lavanderia, nell'orto e nel reparto manutenzione, ci sar un gruppo di ragazzi che ci dedicher tempo e si occuper dei lavori della Bottega durante tutta la settimana (rimando, per considerazioni pi speciche riguardo il percorso terapeutico e l'aiuto del nostro progetto alle parole di Rosy Marino).
I miei viaggi da Napoli a Cassino si intensicano e passano a tre volte alla settimana, prevediamo incontri in mattina e pomeriggio, lavoriamo intensamente (anche grazie all'aiuto di Federica Palmirani). Consapevoli, per, che le riessioni sulla Comunit e su come poterla raccontare non possano prescindere dalle considerazione dell'intero gruppo di abitanti della Comunit stessa confermiamo alcune ore per svolgere una riunione plenaria alla settimana, per condividere temi, scegliere gli argomenti da trattare su BEA magazine, discutere di come portare avanti i lavori, farci venire nuove idee ed ipotizzare nuovi percorsi.
Esperienza molto forte l'organizzazione degli eventi della Mille Giovani Per la Pace 2013, tenutasi dal 2 al 8 settembre, evento che la Comunit Exodus di Cassino porta avanti da 19 anni. La Bottega ha avuto un ruolo organizzativo importante, gestendo la comunicazione dell'evento a 360. Una settimana intensa, passata all'interno della comunit, raccontando in rete quello che accadeva, tra musica ed incontri di altissimo spessore come quello con padre Alex Zanotelli. Durante la manifestazione la bottega ha realizzato un video per raccontare l'evento, presentato la sera della chiusura.
Il quarto numero del giornale, arrivato dopo il primo numero di presentazione, un numero sulla condivisione ed un numero sul lavoro ben Pagina di 24 30 fatto, tratta del reinserimento lavorativo. In redazione, dopo aver discusso tanto, venuta a G. un'idea molto interessante. Per ottenere risposte sincere, riguardo la possibilit o meno di dare ad un ex-tossicodipendente un lavoro per ricostruirsi una vita, abbiamo postato una domanda su Yahoo Answers. E di risposte, alcune molto dure, ne abbiamo ricevute molte. Ma il numero del magazine che ne venuto fuori crediamo sia molto valido, proprio per la capacit che ha avuto la redazione di mettersi in discussione in maniera cos netta.
Prima di lasciarmi andare ad una serie di considerazioni pi personali, riguardo quanto quest'esperienza possa aver modicato alcuni miei orizzonti che consideravo immutabili, vorrei spendere alcune righe per descrivere alcuni comportamenti, secondo me molto indicativi, ed alcune risposte dei partecipanti al laboratorio. La frase condensata in un pensiero di P., altro membro attivo nella redazione, che chiamato ad esprimersi sull'ultimo numero del magazine prodotto ha fatto spallucce ed ha aggiunto: E pensare che avevamo cominciato con gli sbadigli e i vaffanculo. Si, proprio cos, non sempre stato tutto rose e ori, e mai lo sar, perch come ha scritto Vincenzo loro se stanno l non mica perch ci sono venuti a passare le ferie. E le criticit sono alte, perch immaginare una Comunit come un luogo in cui le cose accadono lentamente o in cui - peggio ancora - non accade nulla vuol dire commettere un errore. Tra chi decide di andare via, chi molla prima del tempo, chi costretto a farlo, chi torna, chi decide di occuparsi d'altro, chi perde ducia, si rischia di non farcela, di perdere la direzione, di non riuscire a portare a termine quello che si cominciato. Il gruppo si modica, e quando arrivano ragazzi nuovi bisogna ripartire. Ma quella frase di P., quella frase contiene una verit difcile da mettere in discussione. Nel corso dei mesi - anche chi non riponeva ducia nei lavori della Bottega ha cambiato idea. Penso al primo gruppo con cui abbiamo lavorato in maniera continuativa, penso a G., S. e F., che hanno prodotto materiale eccellente, articoli di alto livello la seconda, fotograe piene di intuito e talento la terza, e mostrato, nel caso di G., capacit organizzative davvero di altissimo prolo, nonostante nelle prime settimane di attivit fossero molto scettiche a riguardo, spaventate dalla possibilit di rmare un lavoro, di attribuirsi un merito. Richiamo la frase di M., quella che ho citato all'inizio: Per una volta che faccio qualcosa di buono mettiamoci nome e cognome. Si, perch alla Pagina di 25 30 ne, scavando tra le tante cose fatte, risplende il nucleo pi puro della questione: la creazione di qualcosa di bello, di utile, di ben fatto e prendersene i meriti. E in un'attivit di Storytelling o giornalistica, o che pi comunemente viene denita autoriale, si pi portati a mostrare se stessi. Si spinti a mostrarsi di pi. Accade a F., che in un articolo su Bea Magazine #3 racconta del proprio lavoro, e parla dei motivi che l'hanno spinto ad entrare in Comunit. Nonostante potesse scegliere di non farsi fotografare, di non mostrare il suo volto, preso atto dell'importanza delle sue parole, del racconto fatto, di ci che ha voluto comunicare, decide di pubblicare una sua foto. Un atto estremamente coraggioso, forse, o molto consapevole, pi vicino all'accettazione di se stessi che ad altro.
Imparare a comunicare, a raccontare se stessi. Ma non banalmente, come sentiamo spesso, per mettere in atto false rappresentazioni di s, ma per costruire percorsi di senso, per riettere sulla propria storia, per trasmettere qualcosa a chi verr dopo di noi, imparare, insomma, a prendersi cura di ci che abbiamo da raccontare, per rimettere in circolo ci che abbiamo vissuto, per fare in modo che sia utile a noi stessi e agli altri. Ed oggi, oltre a poter essere autori, possiamo essere autori insieme, condividendo grandi narrazioni, grandi percorsi d'inchiesta, intrecciando pensieri e competenze. Uno dei punti di partenza di questa bella esperienza, base mai venuta meno a quello che di fatto un lavoro di ricerca, la voglia di non ngere. Abbiamo fatto sul serio no ad ora e continueremo a fare sul serio, mettendo in condizione i gruppi di lavoro che verranno, di diventare autori come quelli che li hanno preceduti, protagonisti: di renderli, cos come intu T. all'inizio del nostro percorso buttando gi alcune idee per il titolo del comunicato stampa, Da cavie dei cittadini reporter.
Storytelling, condivisione, sensemaking, comunicazione. Parole gi presenti nella Comunit di Cassino prima che arrivassimo noi, perch in un luogo del genere, se viene a mancare la comunicazione rischia di saltare tutto. Parola la chiamano, essenzialmente, per denire quel momento in cui ci si riunisce e si fa il punto della situazione, si discute delle ultime novit, di qualcosa di bello o brutto che accaduto, di qualcosa che possa modicare i rapporti interni. O semplicemente si dice la propria su di un argomento. Quale luogo migliore, quindi, per ragionare sul Sensemaking e gli aspetti che lo compongono? Quale sda migliore da raccogliere di quella che Pagina di 26 30 vede come protagonisti i ragazzi e le ragazze della comunit e come obiettivo il racconto di una realt poco conosciuta?
Per chi ama le storie, e soprattutto per chi ama ascoltare quelle degli altri, un'esperienza del genere come una corsa sulle montagne russe. Esistono territori di conne, in cui accadono cose che la maggior parte di noi ignora. Scoprire questi luoghi, entrare in contatto con queste storie pu rappresentare un punto di svolta per rimettere in discussione i nostri orizzonti immutabili, quelli personali, e quindi della societ intera. Allo stesso modo, probabilmente, c' bisogno che questi luoghi riescano a raccontarsi in maniera adeguata - ovviamente quanto basta e senza mettere in pericolo il piano educativo e terapeutico - per diventare luoghi in cui passare e trascorrere tempo da ospiti possa essere piacevole ed educativo.
Cosa diventer la Bottega Exodus Ahref? Dipender molto da ci che decideremo, ma anche molto dalle risposte che avremo. L'idea che questo luogo possa diventare un centro d'aggregazione per il territorio un'idea che ci affascina e ci convince, di non facile realizzazione, ma la Bottega pu essere un motore capace di spingere verso questa direzione. E poi ci sono i rapporti personali e gli orizzonti che cambiano. Le certezze messe in discussione, l'impatto con storie difcili che mettono a dura prova le cose in cui credi, i dubbi, i forti rapporti personali che si possono instaurare in luoghi del genere. E l'esperienza, che considero preziosa e impagabile, di mettere in discussione e alla prova la propria professionalit, arricchendo la propria cassetta degli attrezzi di strumenti che solo luoghi del genere ti insegnano ad usare, o a rispolverarne altri che credevi non servissero pi.
Pagina di 27 30 Per saperne di pi
Bottega Exodus Ahref Lo spazio della Bottega su Timu, media civico realizzato da Fondazione Ahref. https://timu.civiclinks.it/it/m/inquiry/bottega-exodus/
BEA Magazine La pagina online che raccoglie i numeri del periodico prodotti dalla Bottega. http://issuu.com/bottegaexodusahrefcassino
Pagina Facebook https://www.facebook.com/bottegaexodusahref.cassino
Fondazione Exodus Onlus www.exodus.it
Fondazione Ahref www.ahref.eu
Scriveteci bottegaexodusahref@gmail.com Pagina di 28 30 About us
Luigi Maccaro in Exodus dal 1994, prima come volontario, poi come operatore, dal 1999 come Responsabile della sede di Cassino. E Presidente dellAgenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze e membro del Consiglio Direttivo di Comunitalia, organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tra le numerose esperienze precedenti stato Presidente del CdA della Coop. Kelle terre, Presidente di CO.E.SO. (Consorzio per lEconomia Sociale), componente della Commissione consultiva in materia di Dipendenze patologiche nel settore della prevenzione, del consumo e dellabuso di sostanze psicoattive, nonch della cura e del reinserimento sociale dei tossicodipendenti, componente della Commissione degli operatori e degli esperti sulle tossicodipendenze, componente del Gruppo di lavoro della Consulta degli esperti e degli operatori sociali del Ministero della Solidariet Sociale, su: Il sistema dei servizi: integrazione, coordinamento e governance, Responsabile del Servizio Civile Nazionale per lAmministrazione provinciale di Frosinone.
Rosy Marino, psico-pedagoga, docente di ruolo utilizzata dallanno scolastico 1997/98 presso la Fondazione Exodus, sede di Cassino (FR), per svolgere attivit di prevenzione del disagio psico- sociale, assistenza, cura, riabilitazione e reinserimento di tossicodipendenti ai sensi della Legge 23.12.98 n. 448. E' la responsabile del progetto educativo della sede; coordina l'equipe educativa, la programmazione e la realizzane delle attivit educative rivolte ai ragazzi ed i PEI (progetti educativi individualizzati); coordina il Progetto Famiglie destinato ai familiari dei ragazzi; coordina gli incontri di prevenzione realizzati in sede con le scuole del territorio; tutor referente per i tirocini formativi delle studentesse universitarie di scienze dell'educazione. Ha partecipato al coordinamento ed alla realizzazione di progetti di cooperazione internazionale promossi dall'Associazione Educatori senza Frontiere in Madagascar, Kenia, Patagonia negli anni 2002 - 2007.
Vincenzo Moretti, sociologo, dirige la sezione Societ, Culture e Innovazione della Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Pagina di 29 30 E responsabile della disseminazione dei risultati e dellanalisi delle possibili ricadute socio-economiche di progetti di ricerca in campo energetico nell'ambito del progetto ICT based Intelligent management of Integrated RES for the Smart Grid optimal operation - I3RES del Dipartimento di Ingegneria dell'Universit del Sannio. E ideatore di Le vie del lavoro, attivit di narrazione e inchiesta partecipata promossa da Fondazione Ahref e Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Innovazione e cambiamento (culturale, sociale, tecnologico) sono i muri maestri della sua attivit di studio e di ricerca. Sensemaking, decision making, organizing, serendipity, storytelling, processi di competizione collaborazione, apprendimento i tag che lo aiutano a saperne di pi. E autore di numerosi volumi. Testa, Mani e Cuore, il romanzo del lavoro ben fatto, nelle librerie da Marzo 2013. Per Ediesse ha scritto anche Bella Napoli (2011, 2 ed.), Rione Sanit (2011, con Cinzia Massa), Dizionario del pensiero organizzativo (2008, 3 ed.). stato professore a contratto di Sociologia dellorganizzazione presso la Facolt di Lettere e Filosoa dellUniversit di Salerno. Scrive attualmente per Resto al Sud, Nva100 - Il Sole 24 Ore, Rassegna Sindacale, Rassegna.it
Alessio Strazzullo, giornalista ed autore multimediale, da diversi anni impegnato nella ricerca di storie di lavoro ben fatto e approccio artigiano per Le vie del lavoro inchiesta partecipata promossa da Fondazione Ahref e Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Regista (Tutti i cinesi conoscono il Kung Fu, La tela e il ciliegio, La notte del lavoro narrato - anteprima). Sensemaker e storyteller, adora ascoltare le storie degli altri, e riettere sul modo attraverso il quale queste ultime possano cambiare il senso e la cultura di societ, organizzazioni e comunit. E autore di 101 tesori nascosti di Napoli da vedere almeno una volta nella vita (Newton Compton, 2012) Pagina di 30 30