Un cupo tuono interruppe il profondo sonno nella mia testa, cos ripresi coscienza
come una persona che destata violentemente; allora, levatomi in piedi, volsi in
torno gli occhi riposati, e guardai attentamente per rendermi conto del luogo do
ve ero. Il fatto che mi trovai sul margine della profonda voragine del dolore, c
he in s contiene il fragore di innumerevoli lamenti,(La voragine) era buia e prof
onda e fumosa tanto che, per quanto tentassi di penetrarvi fino in fondo con lo
sguardo, non riuscivo a distinguervi nulla."Ora scendiamo quaggi nel mondo delle
tenebre" cominci a dirmi Virgilio, che era impallidito, "io andr per primo, e tu m
i seguirai. "Ed io, che avevo notato il suo pallore, dissi: "Con quale animo pot
r seguirti, se tu, che sempre mi infondi coraggio allorch sono preso dal timore, h
ai paura? " Ed egli: "La tragica sorte dei dannati diffonde sul mio volto quel p
allore che tu interpreti come un segno di paura. Muoviamoci, poich il lungo cammi
no (che dobbiamo percorrere) ci costringe a non perdere tempo". Dicendo questo s
i avvi e mi fece entrare nel primo cerchio che chiude tuttintorno il baratro. Qui,
per quel che si poteva arguire dalludito, non vi era altra manifestazione di dol
ore fuorch sospiri, che facevano fremere latmosfera infernale. Sospiri, che l'aura
etterna facevan tremare: questi " sospiri " si contrappongono idealmente all'in
composto bestemmiare delle anime del canto precedente, e individuano una nuova t
onalit: elegiaca, non pi tragica. Ci avveniva a causa del dolore non provocato da t
ormenti corporali che colpiva schiere, numerose e folte, di bambini e di donne e
di uomini. l buon maestro mi disse: "Non mi chiedi che sorta di anime sono ques
te che si offrono al tuo sguardo? Voglio dunque che tu sappia, prima di proceder
e oltre, che non hanno commesso peccato; e se hanno meriti, questi non bastano (
a redimerli), perch furono privi del battesimo, che la parte essenziale della fed
e in cui tu credi. E se vissero prima dellavvento del Cristianesimo, non adoraron
o nel modo dovuto Dio (come invece avevano fatto i patriarchi dellAntico Testamen
to): e io stesso sono uno di loro. Per tale mancanza, non per altra colpa, siamo
esclusi dalla beatitudine, e siamo tormentati in questo soltanto, che viviamo n
el desiderio (di conseguire la visione beatifica di Dio) destinato a restare ina
ppagato". Provai un grande dolore nelludire queste parole, poich seppi che alti in
gegni (gente di molto valore) si trovavano in una condizione intermedia fra la d
isperazione dei dannati e la felicit dei beati in quellorlo estremo (della voragin
e infernale). Desiderando avere da lui la conferma (per volere esser certo) dell
e verit di quella fede che al di sopra di qualsiasi dubbio, gli chiesi: "Dimmi, m
aestro, dimmi, signore, usc mai di qui alcuno, o per merito proprio o per merito
altrui, per assurgere poi alla beatitudine?" Ed egli, che comprese il significat
o nascosto delle mie parole, rispose: "Mi trovavo da poco in questa condizione,
quando vidi scendere quaggi un potente (Cristo), circonfuso dello splendore della
sua divinit. Port via di qui lanima di Adamo, il capostipite del genere umano (pri
mo parente: primo genitore), quelle del figlio di lui Abele e di No, quella del l
egislatore Mos, sempre sottomesso ai voleri di Dio; e inoltre port via il patriarc
a Abramo e il re Davide, Giacobbe (Isral) col padre Isacco e i suoi dodici figli
e la moglie Rachele, per ottenere la mano della quale tanto si adoper; e molti al
tri ancora, e li rese beati; e voglio che tu sappia che, prima di loro, nessun a
ltro era salito in paradiso" . Per il fatto che egli parlasse non interrompevamo
il nostro procedere, continuando ad aprirci un varco nella selva, nella selva,
intendo, costituita da un numero sterminato di anime vicinissime le une alle alt
re. Non avevamo ancora percorso molta strada dal margine pi alto del cerchio, qua
ndo vidi una sorgente di luce che per mezzo cerchio intorno a s dissipava le tene
bre. Ci trovavamo ancora un poco lontani da questa sorgente di luce, non tanto t
uttavia, che io non potessi intuire che una schiera di anime degne di onore occu
pava quel posto. "O tu che onori scienza e arte, chi sono costoro che hanno tant
a dignit, che li distingue dalla condizione degli altri? " E Virgilio a me: "La f
ama onorevole di cui godono nel mondo dei vivi, ottiene (per essi) un particolar
e favore presso Dio che conferisce loro un tale privilegio. In quellistante fu da
me udita una voce: "Onorate il sublime poeta: la sua anima, che si era allontan
ata, torna fra noi ", Dopo che la voce si arrest e ci fu silenzio, vidi venire ve
rso di noi quattro ombre maestose: il loro aspetto non era n triste n lieto. Virgi
lio prese a dire: " Guarda, quello che ha in mano la spada, e precede gli altri
tre come un sovrano. Omero, il sommo di tutti i poeti; dietro di lui viene Orazi
o, poeta satirico; Ovidio il terzo, e lultimo Lucano. Poich ciascuno si accomuna a
me nellappellativo di poeta pronunciato poco fa da uno di loro (nel nome che son
la voce sola), mi tributano onore, e fanno bene a tributarmelo ( perch in me onor
ano la poesia )". Vidi cos adunarsi il bel gruppo guidato dal pi eccelso dei poeti
epici, la cui poesia si leva come aquila al di sopra di quella degli altri. Dop
o aver parlato a lungo tra loro, si volsero a me con un cenno di saluto; e Virgi
lio sorrise per questo segno di onore: e mi onorarono ancora di pi, poich mi accol
sero nel loro gruppo, in modo che diventai il sesto tra quei cos grandi sapienti,
Procedemmo insieme fino alla zona luminosa, trattando argomenti di cui (ora) op
portuno tacere, non meno di quanto fosse conveniente parlarne nel luogo ove allo
ra mi trovavo. Giungemmo ai piedi di un maestoso castello, circondato da sette o
rdini di alte mura, protetto tuttintorno da un leggiadro corso dacqua. Lo attraver
sammo come se fosse stato di terra solida; penetrai con quei sapienti (nel caste
llo) attraverso sette porte: arrivammo in un prato verde e fresco. Ivi erano per
sone dagli sguardi pacati e dignitosi, di grande autorit nel loro aspetto: scambi
avano fra loro poche parole, con persuasiva dolcezza. Allora ci portammo in uno
degli angoli, in una radura, luminosa e sovrastante il terreno circostante, in m
odo che (di qui) era possibile abbracciare con lo sguardo tutti gli spiriti (ivi
raccolti). L dirimpetto a me, sul verde compatto e brillante dellerba mi vennero
indicati i grandi spiriti, ripensando alla vista dei quali sento ancora il mio a
nimo esultare. Vidi Elettra con molti dei suoi discendenti, fra i quali riconobb
i Ettore ed Enea, Giulio Cesare in armi e con occhi sfavillanti come quelli di u
n uccello rapace. Vidi Camilla e Pentesilea; dal lato opposto, vidi il re Latino
che sedeva accanto a sua figlia Lavinia. Vidi quel Bruto che cacci Tarquinio, Lu
crezia, Giulia, Marzia e Cornelia: e isolato, in disparte, vidi il Saladino. Dop
o aver sollevato un poco gli occhi (il gruppo dei filosofi e degli scienziati si
trova pi in alto di quello degli uomini dazione), vidi Aristotile, il maestro dei
sapienti, seduto in mezzo ad altri filosofi. Tutti hanno gli occhi fissi su di
lui. tutti gli rendono onore: tra gli altri vidi Socrate e Platone, che, in posi
zione preminente rispetto agli altri, sono a lui pi vicini; Democrito, che attrib
uisce al caso la formazione del mondo, Diogene, Anassagora e Talete, Empedocle,
Eraclito e Zenone; e vidi il sagace classificatore delle qualit (delle erbe), int
endo dire Dioscoride; e vidi Orfeo, Tullio Cicerone e Lino e Seneca, autore di s
critti di morale; Euclide geometra e Tolomeo, Ippocrate, Avicenna e Galeno, Aver
ro, autore del grande commento. Non posso riferire su tutti in modo esauriente, p
oich la lunghezza dellargomento (che devo trattare) mi sollecita a tal punto, che
spesso il mio racconto insufficiente rispetto al grande numero di eventi da narr
are. La schiera dei sei poeti diminuisce dividendosi in due gruppi: la mia saggi
a guida mi conduce per un cammino diverso, fuori dellaria immobile (del castello)
, nellaria tremante (per i sospiri delle anime); e giungo in un punto dove, non c t
raccia di luce.
Canto V
Scesi dunque dal primo nel secondo cerchio, che contiene in s meno spazio (essend
o la sua circonferenza pi piccola), ma una pena tanto pi crudele, che spinge a lam
entarsi. Ivi si trova Minosse in atteggiamento terrificante, e ringhia: valuta,
allingresso del cerchio, le colpe (dei peccatori); li giudica e li destina (ai ri
spettivi luoghi di punizione) a seconda del numero di volte che attorciglia (la
coda intorno al proprio corpo). Voglio dire che quando lanima sciagurata si prese
nta al suo cospetto, rivela tutto di s; e quel giudice dei peccati comprende qual
e parte dellinferno si addice ad essa; si avvolge con la coda tante volte per qua
nti cerchi infernali vuole che venga precipitata in basso. Davanti a lui ve ne s
ono sempre in gran numero: le une dopo le altre si sottopongono ciascuna al suo
giudizio; si confessano e ascoltano (la sentenza), e poi vengono travolte nellabi
sso. "O tu che giungi alla dimora del dolore", disse Minosse a me quando si acco
rse della mia presenza, interrompendo lesercizio della sua cos alta funzione, "con
sidera attentamente il modo in cui stai per entrare (se hai cio i meriti necessar
i per compiere incolume il viaggio nellinferno) e colui in cui riponi la tua fidu
cia (Virgilio non unanima redenta): non lasciarti trarre in inganno dalla larghez
za dellingresso!" E Virgilio di rimando: " Perch ti affatichi a gridare ? Non osta
colare il suo viaggio predestinato: si vuole cos l dove si pu fare tutto ci che si v
uole, e non chiedere altro". A questo punto cominciano a farsi sentire le voci d
el dolore; ora sono arrivato l dove molti pianti colpiscono il mio udito. Giunsi
in un posto privo dogni chiarore, che rumoreggia come un mare in tempesta, sotto
la furia di venti contrari. La tempesta di questo cerchio dellinferno, destinata
a non avere mai tregua, trascina le anime con impeto travolgente: le tormenta fa
cendole vorticare (in tutti i sensi) e facendole cozzare (fra loro ). Quando giu
ngono davanti alla rupe franata, qui prorompono in grida, in pianto unanime, in
lamenti; bestemmiano qui la potenza di Dio. Compresi che a una siffatta pena son
o condannati i lussuriosi, che sottomettono la ragione alla passione. E come le
ali portano nella stagione invernale gli stornelli, che si dispongono in gruppi
ora diradati ora compatti, cos da quel vento le anime perverse sono trascinate di
qua, di l, in basso, in alto; mai nessuna speranza, non solo di una cessazione t
emporanea, ma nemmeno di un castigo alleviato, loro di conforto. E come le gru s
ono solite intonare i loro lamenti, quando solcano laria in lunghe file, cos vidi
avvicinarsi, emettendo gemiti, le anime portate dal turbine sopra menzionato: pe
r questo dissi: " Chi sono mai, maestro, quegli spiriti che il vento buio in tal
modo punisce? " "La prima di quelle anime di cui tu mi chiedi notizia" mi rispo
se allora Virgilio, "regn su molti popoli di lingua diversa. Fu a tal punto dedit
a alla lussuria, che dichiar, sotto le sue leggi, permesso ci che a ciascuno piace
sse, per cancellare la riprovazione in cui era incorsa. E Semiramide, di cui le s
torie narrano che fu sposa di Nino, cui succedette (sul trono): fu sovrana della
regione che attualmente il sultano governa, Laltra Didone, che si tolse la vita,
per amore, e non rimase fedele al marito morto, Sicheo, e ce anche la lussuriosa
Cleopatra. Guarda Elena, a causa della quale trascorsero tanti anni luttuosi, e
guarda il famoso Achille, che alla fine ebbe per avversario amore. Guarda Parid
e, Tristano "; e mi indic pi di mille anime, facendo i nomi di persone che amore s
trapp alla vita. Dopo aver ascoltato il mio maestro in quella lunga rassegna di d
onne ed eroi dellantichit, fui colto da compassione, e fui sul punto di perdere i
sensi. Presi a dire: "Poeta, desidererei parlare con quei due che procedono unit
i, e che sembrano opporre cos debole resistenza al vento". E Virgilio: " Farai at
tenzione al momento in cui ci saranno pi vicini; e tu allora pregali in nome di q
uellamore che li conduce, ed essi verranno. Non appena il vento li volse verso di
noi, dissi: "O anime tormentate, venite a parlarci, se qualcuno (Dio) non lo vi
eta ! " Come le colombe, ubbidendo allimpulso amoroso, si dirigono nel cielo vers
o lamato nido, planando con le ali spiegate e immobili, portate dal desiderio, co
s esse uscirono dalla schiera delle anime di cui fa parte anche Didone, venendo v
erso noi attraverso laria infernale, tanto efficace era stata la mia ardente preg
hiera. "O uomo cortese e benevolo che attraverso laria buia vieni a trovare noi c
he (morendo) macchiammo il mondo col nostro sangue. se il re del creato ci fosse
amico, noi lo pregheremmo di darti serenit, dal momento che provi compassione pe
r il nostro atroce tormento. Ascolteremo e vi diremo quelle cose che vorrete dir
e e ascoltare, per tutto il tempo che la bufera, come fa (adesso), attenuer la su
a violenza, La citt dove nacqui si stende sul litorale verso il quale discende il
Po per trovare, coi suoi affluenti, quiete. Amore, che rapidamente fa presa su
un cuore nobile, si impadron di Paolo per la mia bellezza fisica, bellezza di cui
fui privata (quando venni uccisa); e lintensit di questo amore fu tale, che ancor
a ne sono sopraffatta. Amore, che non permette che chi amato non ami a sua volta
, mi sospinse con tanta forza a innamorarmi della bellezza di Paolo, che, come b
en puoi vedere (dal fatto che siamo uniti), ancora mi lega a lui. Amore ci port a
morire insieme: colui che ci ha tolto la vita atteso nel cerchio dei traditori
(la Caina la zona del nono cerchio destinata ai traditori dei parenti)." Queste
parole ci vennero rivolte da loro. Udite quelle anime travagliate, abbassai io s
guardo, e lo tenni abbassato tanto a lungo, che alla fine Virgilio mi chiese: "A
cosa pensi? " Quando risposi, cominciai: "Ohim, quanti teneri pensieri, quanto r
eciproco desiderio condusse Poi, rivolto a loro, parlai, e dissi: "Francesca, le
tue sofferenze mi rendono triste e pietoso fino alle lagrime. Per dimmi: quando
la vostra passione si manifestava soltanto attraverso dolci sospiri, con quale i
ndizio e in che modo Amore permise che luno conoscesse i sentimenti dellaltra, fin
o allora incerti d essere corrisposti ? " E Francesca "Nulla addolora maggiorment
e che ripensare ai momenti di gioia quando si nel dolore; e di ci consapevole il
tuo maestro. Ma se un cos affettuoso interesse ti spinge a interrogarmi sul modo
in cui si manifest per la prima volta il nostro amore, far come chi parla tra le l
agrime. Noi leggevamo un giorno, per svago, la storia di Lancillotto e dellamore
che simpadron di lui: eravamo soli e non avevamo nulla da temere. Pi volte quella l
ettura fece incontrare i nostri sguardi, e ci fece impallidire; ma solo un passo
ebbe ragione di ogni nostra resistenza. Quando leggemmo come la bocca desiderat
a ( di Ginevra ) fu baciata da un cos nobile innamorato, Paolo, che mai sar separa
to da me, mi baci, trepidante, la bocca. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: q
uel giorno non proseguimmo oltre nella sua lettura". Mentre una delle due anime
diceva queste cose, laltra (Paolo) piangeva, cos che per la compassione perdetti i
sensi non altrimenti che per morte: e caddi come cade un corpo inanimato.
Canto VI
Quando riprendo la conoscenza, che era rimasta in me offuscata alla vista del pi
anto doloroso di Paolo e Francesca, pianto che mi aveva, per la tristezza, compl
etamente sconvolto, vedo intorno a me nuove pene e nuovi puniti, dovunque io vad
a, o mi rigiri, o volga lo sguardo. Mi trovo nel terzo cerchio, il cerchio della
pioggia destinata a non aver termine, tormentatrice, gelida e pesante; mai non
cambia il suo ritmo ne la materia di cui fatta. Grossi chicchi di grandine, acqu
a sudicia e neve cadono con violenza attraverso l aria buia; la terra che accogli
e tutto questo emana un fetido odore. Cerbero, belva crudele e mostruosa, latra,
a modo di cane, attraverso tre gole, incombendo sulle turbe che in questacqua im
pura sono immerse. Ha gli occhi iniettati di sangue, la barba unta e nera, il ve
ntre capace, e le mani munite di artigli; graffia le anime dei peccatori, le scu
oia e le squarta. Sul piano allegorico, secondo gli antichi commentatori, gli oc
chi... vermigli stanno a significare l'avidit rabbiosa, la barba unta la ributtan
te ingordigia, il ventre largo l'insaziabilit, le unghiate mani l'indole rapace.
La pioggia li spinge a lamentarsi in modo disumano: con uno dei fianchi proteggo
no laltro; gli infelici peccatori continuano a rivoltarsi (cercando inutilmente d
i sottrarsi al tormento). Quando Cerbero, lorribile mostro, ci vide, spalanc le bo
cche e ci mostr i denti; un fremito di rabbia lo agitava tutto. Virgilio tese le
mani aperte, afferr della terra, e, riempitosene i pugni, la gett nelle tre bramos
e gole. Come quello del cane che, abbaiando, manifesta il suo desiderio, e si ca
lma solo dopo aver addentato il cibo, poich tutto intento nello sforzo di divorar
lo, tale divenne il sozzo aspetto del triplice volto del diavolo Cerbero, che (c
oi suoi latrati) stordisce i peccatori a tal punto, da far loro desiderare la so
rdit. (Camminando) calpestavamo le ombre che la pioggia fastidiosa prostra, e met
tevamo le piante dei nostri piedi sulla loro inconsistenza materiale, che ha lapp
arenza di un corpo umano. Erano tutte distese per terra, ad eccezione di una che
si lev a sedere, non appena ci vide passarle davanti. "O tu che sei condotto per
questo inferno", parl, "vedi se sei in grado di riconoscermi: tu nascesti prima
che io morissi." E io: "La pena che ti tormenta forse ti allontana dalla mia mem
oria, cos che mi sembra di non averti mai veduto. Ma dimmi chi sei, anima colloca
ta in un posto cos doloroso ed assegnata ad un tale tormento, che, se pur ve ne s
ono di pi grandi, nessuno altrettanto fastidioso". Ed egli "Firenze, che a tal pu
nto colma di odio da non poterne pi contenere, mi ebbe fra i suoi abitanti quando
vivevo sulla terra. Voi concittadini mi chiamaste Ciacco: per il peccato rovino
so della gola, come vedi, mi struggo sotto la pioggia. N io (qui) sono il solo sp
irito infelice, poich tutti questi altri sono soggetti ai medesimi tormenti per l
a medesima colpa". E pi non pronunci parola. Gli risposi: "Ciacco, il tuo dolore m
i affligge tanto, da indurmi a piangere; ma dimmi, se lo sai, a quali estremi si
ridurranno gli abitanti della citt divisa in fazioni; se in essa si trova qualcu
no che sia giusto; e dimmi anche il motivo per cui tanta discordia ha cominciato
a travagliarla". Ed egli: "Dopo una lunga contesa si arriver a un fatto di sangu
e, e il partito degli uomini del contado (la parte selvaggia: quella dei Cerchi,
i Bianchi) mander in esilio gli esponenti del partito avversario (quello dei Don
ati, i Neri) danneggiandoli gravemente. In seguito destino che il partito dei Bi
anchi soccomba prima che siano trascorsi tre anni, e che il partito dei Neri abb
ia il sopravvento con laiuto di qualcuno che attualmente si barcamena (fra le due
opposte fazioni). Il partito dei Neri spadronegger a lungo. tenendo sottomessa l
a fazione avversa con provvedimenti iniqui, per quanto questa si lamenti e si sd
egni. I cittadini giusti sono due, ma nessuno d loro ascolto: la superbia, linvidi
a e la brama di guadagni sono le tre scintille che hanno appiccato il fuoco agli
animi (aizzando i Fiorentini gli uni contro gli altri)". A questo punto pose te
rmine al suo discorso doloroso; e io: "Vorrei avere da te ancora altri schiarime
nti, e vorrei che tu mi facessi la grazia di continuare a parlare. Farinata e Te
gghiaio, che furono cos degni di onore, Jacopo Rusticucci, Arrigo e Mosca e gli a
ltri cittadini che si adoperarono per il bene di Firenze, dimmi dove si trovano
e fa in modo che io apprenda qualcosa di loro; perch grande il desiderio che ho d
i sapere se il paradiso d loro dolcezza, o linferno li amareggia". E Ciacco: "Si t
rovano tra i dannati pi colpevoli: peccati diversi (da quello punito in questo ce
rchio) pesano su di loro in modo da tenerli nella parte bassa dellinferno: se sce
nderai fin laggi, potrai vederli. Ma quando sarai tornato tra i vivi, ti prego di
richiamare il mio nome alla loro memoria: pi non parler n ti risponder". Allora str
avolse gli occhi che fino allora avevano guardato diritti davanti a se; per un a
ttimo ancora mi guard, e poi abbass la testa: piomb gi con essa allo stesso livello
degli altri dannati (ciechi: in quanto privi della luce dellintelletto). E Virgil
io mi disse: "Pi non si alzer prima del suono delle trombe degli angeli, quando ve
rr il giudice nemico del reprobi (Cristo): ogni dannato rivedr ( allora ) il suo t
riste sepolcro, assumer nuovamente il corpo e laspetto che aveva da vivo, ascolter
la sentenza che decider la sua sorte per l eternit". La solennit di questa rappresen
tazione del Giudizio Universale non trova riscontro che in alcuni dei pi grandi c
apolavori delle arti figurative. Cosi, razionando un poco intorno alla vita doltr
etomba, camminammo lentamente attraverso l immondo miscuglio fatto di ombre di pe
ccatori e di acqua; e pertanto mi rivolsi a Virgilio: " Maestro, queste pene aum
enteranno o diminuiranno dintensit dopo Il Giudizio Universale, o saranno dolorose
come adesso? " E Virgilio: "Ripensa alla tua dottrina, secondo la quale, quanto
pi una cosa perfetta, tanto pi intensamente sente il piacere non meno del dolore.
Bench i dannati non possano mai conseguire la vera perfezione (che si ha solo qu
ando luomo e vicino a Dio), attendono di essere perfetti dopo il Giudizio pi che n
on prima". Percorremmo il cerchio secondo la sua circonferenza, discorrendo assa
i di pi di quanto io non abbia qui riferito; giungemmo nel punto ove da questo ce
rchio si scende nel successivo: ivi ci imbattemmo in Pluto, lorribile diavolo.
Canto XIII
Nesso non era, ancora arrivato di l (dal guado), quando noi entrammo in un bosco
che non aveva alcuna traccia di sentieri. Non cerano foglie verdi, ma di colore s
curo; non rami lisci e diritti, ma nodosi e contorti; non frutti, ma spine con v
eleno: quegli animali selvaggi che (in Maremma) tra il fiume Cecina e la localit
di Corneto odiano i luoghi coltivati, non hanno (per loro dimora) macchie cos irt
e e pungent e cos folte. Qui fanno i loro nidi le sozze Arpie, che costrinsero all
a fuga dalle isole Strofadi i Troiani con la funesta profezia di mali futuri. Ha
nno ali larghe, colli e facce di esseri umani, piedi con artigli, e il grande ve
ntre coperto di penne; si lamentano, in modo strano, sugli alberi. E il valente
maestro: " Prima che tu ti inoltri, sappi che sei nel secondo girone " cominci a
dirmi, " e vi starai fino a quando tu arriverai allorribile distesa sabbiosa: per
ci guarda ripetutamente e con attenzione; cos facendo vedrai cose tali che toglier
ebbero credito alle mie parole". lo sentivo da ogni parte emettere lamenti acuti
, e non vedevo nessuno che li facesse; per questo tutto smarrito mi fermai. Rite
ngo che Virgilio pensasse che io credessi che voci cos numerose uscissero, (passa
ndo) tra quegli alberi secchi, da gente che si nasc:ondesse a noi. Perci il maest
ro disse: " Se tu spezzi un qualsiasi ramoscello di una di queste piante, i tuoi
pensieri si dimostreranno tutti erronei ". Allora stesi la mano un poco in avan
ti, e colsi un ramoscello da un grande albero spinoso; e il suo tronco grid: " Pe
rch mi schianti ? " Poi, dopo che si copr di sangue, ricominci a dire: " Perch mi st
rappi ? non hai tu alcun senso di piet? Fummo uomini, e ora siamo trasformati in
piante selvatiche: la tua mano dovrebbe essere anche pi pietosa, se fossimo state
anime di serpi ". Come da un tizzone verde al quale ad una estremit sia appiccat
o il fuoco, che dallaltra stilla gocce di umore e stride a causa dellarla interna
che ne esce, allo stesso modo dal ramo rotto uscivano insieme parole e sangue; p
erci io lasciai cadere il ramoscello, e rimasi immobile come chi ha paura. "Se eg
li avesse potuto credere senza provare" rispose il saggio Virgilio: "o anima fer
ita, ci che ha veduto soltanto per mezzo della mia poesia, non avrebbe stesa la m
ano contro di te; ma la cosa, in s incredibile, mi spinse a indurlo a compiere un
atto che rincresce a me per primo. Ma digli chi tu fosti, cosicch invece di un q
ualche risarcimento ravvivi la tua fama nel mondo dei vivi, dove gli lecito rito
rnare. " E il tronco (disse) : " Mi attiri, con lesca delle tue dolci parole in m
odo tale, che io non posso tacere; e a voi non pesi se io mi trattengo un poco a
discorrere. Io sono colui, che tenni tutte e due le chiavi del cuore di Federic
o, e che le girai, aprendo e chiudendo, cos delicatamente, che esclusi quasi ogni
altra persona dalla sua intimit: fui tanto fedele al mio glorioso incarico, che
a causa di ci perdetti la quiete e la salute. Linvidia, rovina di tutti male delle
corti, che mai ha distolto il suo sguardo disonesto dalla corte imperiale, aizz
tutti gli animi contro di me; e gli aizzati aizzarono tanto limperatore, che le g
loriose onorificenze si convertirono in cupi dolori. Il mio animo, per sprezzant
e compiacimento, credendo che con la morte si sarebbe sottratto al disprezzo, mi
rese ingiusto contro me stesso (che ero invece) giusto. Per le mostruose radici
di questo albero vi giuro che mai venni meno alla fedelt verso il mio signore, c
he fu tanto degno di rispetto. E se luno o laltro di voi torna nel mondo, renda gi
ustizia alla mia memoria, che ancora prostrata per il colpo che linvidia le infer
se ". Virgilio attese un poco, e poi mi disse: " Dal momento che egli tace non p
erdere tempo; ma parla, rivolgigli domande, se hai piacere di sapere di pi ". Per
ci io dissi a lui: " Domanda ancora tu ci che credi possa appagarmi; perch io non p
otrei, da cos grande piet sono toccato nel cuore! " Perci riprese: " Se ti verr fatt
o spontaneamente il favore che le tue parole chiedono in tono di preghera, spirit
o prigioniero, ti sia gradito ancora di dirci in che modo lanima si rapprende in
questi duri nodi; e rivelaci, se puoi, se mai qualche anima si libera da simili
membra. Allora il tronco soffi forte, e poi quel soffio si convert in tali parole
" Vi sar data una risposta breve. Quando lanima crudele (contro il corpo) si separ
a dal corpo dal quale essa stessa si strappata, Minosse la manda al settimo cerc
hio. Cade nella selva, e non le prescelto il luogo; ma l dove il caso la scaglia,
qui germoglia come seme di frumento. Cresce in forma di virgulto e di pianta se
lvatica: poi le Arpie, pascendosi delle sue foglie, le procurano dolore, e un va
rco alle manifestazioni di esso. Come le altre (anime) verremo (nella valle di G
iosaft) a riprendere i nostri corpi, ma non per questo alcuna di noi se ne rivest
ir, poich non giusto avere ci di cui ci si privati. Trascinererno penosamente i nos
tri corpi (fin qui), ed essi saranno appesi nella mesta selva, ciascuno alla pia
nta in cui chiusa la sua anima nemica a se stessa ". Noi eravamo ancora tutti in
tenti allalbero, credendo che ci volesse dire altre cose, quando fummo sorpresi d
a un rumore, come colui che sente arrivare il cinghiaie e i cani e i cacciatori
al luogo dove si appostato, e ode le bestie e lo stormire delle fronde. Ed ecco
apparire due dal lato sinistro, nudi e pieni di graffi, che scappavano cos in fre
tta, da rompere ogni fronda del bosco. Quello (che correva) davanti (gridava): "
Presto corrimi in aiuto, corrimi in aiuto, o morte ! " E laltro, che si accorgev
a di restare pericolosamente indietro, gridava: " Lano, non furono cos abili le t
ue gambe nella battaglia del Toppo! " E poich forse gli mancava il fiato, di s e d
i un cespuglio fece un viluppo annodato strettamente. Dietro di loro cera la selv
a piena di nere cagne, bramose e veloci come cani da caccia sguinzagliati in que
l momento, Azzannarono quello che si era nascosto (nel cespuglio), e lo laceraro
no pezzo per pezzo; poi se ne andarono portando (con s) quelle membra dolenti. Al
lora la mia guida mi prese per mano, e mi condusse al cespuglio che piangeva inu
tilmente attraverso gli squarci sanguinanti. Diceva il cespuglio: " O Giacomo da
SantAndrea, a che ti servito farti scudo di me? che colpa ho io della tua vita c
olpevole? " Quando il maestro si ferm presso di lui, disse: " Chi fosti, che attr
averso tante ferite emetti parole dolorose insieme a sangue? " Ed egli (rispose)
a noi: " O anime che siete arrivate per vedere lo strazio indecoroso che ha sta
ccato con tanta violenza le mie fronde da me stesso, radunatele ai piedi del ces
puglio miserevole. Io fui della citt (Firenze) che mut il primo patrono (Marte) co
n il Battista (San Giovanni Battista); onde egli (Marte) a causa di ci sempre la
affligger con la sua arte (la guerra); e se non fosse che sul ponte dellArno riman
e ancora unimmagine di lui, quei cittadini che pi tardi la fondarono nuovamente su
lle ceneri rimaste dopo Attila, avrebbero fatto fare il lavoro inutilmente. Io m
i impiccai nella mia casa ".