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Cipriano, Squassina
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PRESENTATO IL 19/05/2009
CONSULTIVA I
RELAZIONE
Strutture di questo tipo, dislocate strategicamente sul territorio, permettono di fornire un’assistenza
intermedia locale soddisfacente soprattutto agli anziani (molti) ed ai bambini (pochi) delle comunità
presenti nella nostra regione. L’istituzione compulsiva di strutture ospedaliere ed ambulatoriali
sempre più numerose sul territorio regionale, quasi tutte profit, fa lievitare i costi, senza raggiungere
capillarmente i cittadini per soddisfare puntualmente e celermente i loro bisogni sanitari.
A partire dalla metà degli anni ’90, la situazione sociale ed economica ha sollecitato una serie di
cambiamenti strategici nell’erogazione dell’assistenza sanitaria.
La società italiana ha subito importanti cambiamenti: oggi, un Paese sempre più vecchio e a troppo
lento ricambio generazionale introduce nuovi bisogni e richieste di salute proprio mentre le risorse
economiche vengono continuamente ridotte così come gli ospedali tradizionali (348 ospedali
disattivati o riconvertiti nel periodo dal 1995 al 2000, con 87.000 posti letto in meno). La famiglia,
in passato punto di riferimento dell'assistenza soprattutto agli anziani tanto da essere definita la più
grande azienda sanitaria del paese, ha perso alcune delle sue caratteristiche per ragioni a tutti note,
ridotta nel numero dei componenti e sempre meno disponibile.
L'Italia è dopo il Giappone, la nazione più vecchia al mondo con il 17,9% della popolazione over
65anni (circa 11 milioni di persone), delle quali il 20% con disabilità parziali e il 5% con disabilità
gravi; le proiezioni al 2020 stimano a 25-30% gli over 65anni, che nel 2045 saranno 18,5 milioni,
circa 8 milioni in più rispetto agli attuali (+78%). L'attesa di vita alla nascita - che all'inizio del
secolo scorso era di 43 anni per le donne e di 42,5 per gli uomini - attualmente è di 76 anni per gli
uomini e 84 per le donne e salirà nel 2020 rispettivamente a 78,3 e 84,7; nel 2050 si incrementerà
ulteriormente per entrambi i sessi, raggiungendo gli 81,4 anni per i maschi e gli 88,1 anni per le
femmine. Tutto ciò mentre l'indice di dipendenza degli anziani (rapporto popolazione over 65 su
popolazione attiva 20-65 anni) passerà dall'attuale 29,4 al 68,6 nel 2050. Queste stime evidenziano
un sensibile aumento dei costi del SSN: la spesa sanitaria, assumendo il rapporto tra Consumo
Medio Standardizzato (CPS) e il Prodotto Interno Lordo (PIL), passerebbe dal 6,3% del 2003 al 7,2
del 2050.
A fronte di tale crescita complessiva, la spesa per l'acute care aumenterebbe del 26% mentre quella
per la long term care del 61%. In questa situazione, la necessità di fornire comunque risposte
appropriate alla domanda di salute espressa soprattutto dagli anziani può essere soddisfatta solo
attivando nuove tipologie di servizi e modificando alcune logiche assistenziali. Appare quindi
strategico realizzare strutture in grado di fornire risposte socio-sanitarie non basate soltanto sull'alta
tecnologia ma che risultino appropriate, attente a superare anche quei disagi che il trasferimento
lontano dalla propria residenza comporta, sia per gli ammalati che per i loro familiari.
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Per tali motivi, da alcuni anni si sono sperimentati modelli di gestione della cronicità in grado di
offrire una alternativa ai regimi assistenziali impropri, sempre più costosi e la cui efficacia sul
miglioramento delle condizioni di vita della persona non sempre è dimostrata. A partire dalla metà
degli anni 90 è stato così possibile delineare una modalità assistenziale che consentisse di affrontare
in termini di efficacia ed efficienza il problema delle patologie cronico-degenerative, con il
complesso di problematiche clinico-assistenziali e gestionali ad esse collegato e sperimentazioni in
tale senso sono in atto in varie regioni italiane (Toscana, Umbria, Emilia-Romagna).
La Casa della salute è una struttura pubblica dove sono collocati, in uno stesso spazio fisico, i
servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di Medicina
Generale e Specialistica ambulatoriale, e sociali per una determinata e programmata porzione di
popolazione. In essa si realizza la prevenzione per tutto l’arco della vita e la comunità locale si
organizza per la promozione della salute e del ben-essere sociale.
La realizzazione della casa della salute è uno degli obiettivi che il Ministero ha identificato per un
potenziamento del sistema di cure primarie. Come tale, essa è parte integrante del programma del
Ministero della Salute “Un New deal della salute” presentato in Parlamento in data 27 giugno 2006
e per la sua realizzazione la Legge Finanziaria (Legge 296/2007 articolo 1 comma 805) ha previsto
uno specifico stanziamento di 10 milioni di euro. Ai fini dell’attribuzione di tale co-finanziamento
da parte dello Stato espressamente rivolto all’avvio della sperimentazione, le regioni dovranno
presentare apposito progetto in linea con le indicazioni delle linee guida predisposte dal Ministero
della salute.
La istituzione della Casa della salute ha come principale obiettivo quello di favorire, attraverso la
contiguità spaziale dei servizi e degli operatori, la unitarietà e l’integrazione dei livelli essenziali
delle prestazioni sociosanitarie, principi fondamentali affermati esplicitamente dalla legge n.
229/’99 e dalla legge n. 328/2000 ma finora scarsamente applicati. La realizzazione della Casa della
salute è ovviamente possibile laddove le condizioni geografiche di non eccessiva dispersione
territoriale consentano l’aggregazione dei servizi e non comportino una difficoltà di accesso per i
cittadini.
Per tale motivi la casa della salute deve intendersi come un presidio delle aree sub distrettuali
corrispondenti all’incirca ad un bacino di 5-20.000 persone.
Gli obiettivi
La Casa della salute è una sede fisica e insieme un centro attivo e dinamico della comunità locale
per la salute e il benessere, che raccoglie la domanda dei cittadini e organizza la risposta nelle forme
e nei luoghi più appropriati, nell’unità di spazio e di tempo. La Casa della salute deve:
- garantire la continuità assistenziale e terapeutica per 24 ore e sette giorni su sette;
- assicurare un punto unico di accesso dei cittadini alla rete dei servizi e la presa in carico
della domanda;
- operare per programmi condivisi, sulla base del Programma delle Attività Territoriali del
distretto (PAT), del Piano sociale di Zona (PSZ) e del Piano integrato di salute (PIS)
laddove adottato;
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- promuovere e valorizzare la partecipazione dei cittadini, soprattutto delle loro
Associazioni, assicurando forme di gestione sociale (programmazione dei servizi e
valutazione dei risultati) nei vari presidi e servizi;
- sviluppare programmi di prevenzione per tutto l’arco della vita, basati su conoscenze
epidemiologiche e sulla partecipazione informata dei cittadini;
Il Volontariato
Il volontariato - con la sua articolazione nelle varie associazioni, protezione civile, assistenza
anziani, trasporto ammalati, donatori di sangue ecc. - rappresenta una risorsa insostituibile per poter
gestire strutture sanitarie come la Casa della salute, legate strettamente al territorio ed alla sua
aggregazione comunitaria con le peculiari caratteristiche dovute alla sua collocazione cittadina o
rurale. La dedizione e la conoscenza dettagliata del territorio ne fanno una risorsa preziosa per
l’efficace funzionamento in modo articolato e continuativo di strutture sanitarie decentrate locali,
integrando lo staff di medicina di generale ed infermieri nella gestione del quotidiano.
L’ospedale di Comunità
In tale contesto si inserisce anche la nascita di una esperienza innovativa che in Italia a partire dalla
metà degli anni 90 ha consentito di delineare una modalità assistenziale che consentisse di
affrontare in termini di efficacia ed efficienza il problema delle patologie cronico-degenerative, con
il complesso di problematiche clinico-assistenziali e gestionali ad esse collegato. Ci riferiamo alla
esperienza conosciuta come Ospedale di Comunità o Country Hospital che tra il 1995 e 1996 nasce
in Emilia-Romagna, prima a Premilcuore e poi a Modigliana, e negli anni successivi ha iniziato a
diffondersi nelle Regioni del centro-nord (Toscana, Marche), ed ancora in Umbria, Puglia, Friuli
Venezia Giulia, Piemonte, Lazio, mentre altre come la Lombardia, la Campania e la Liguria sono
molto interessate, con “micro-realizzazioni” che si avvicinano molto a questo modello (es. Liguria,
con i posti letto di Comunità).
Si tratta di un modello sociosanitario e assistenziale che suscita interesse non solo fra gli operatori
della Sanità ma anche nel mondo scientifico, del volontariato, in quello sindacale, fra gli
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amministratori pubblici e le Aziende Sanitarie Locali: non a caso, ha ottenuto lusinghieri
riconoscimenti ed è stata l'esperienza d'assistenza territoriale più trattata sulle riviste specializzate
negli ultimi otto anni. Ciò è avvenuto perché attiva posti letto gestiti dai MMG destinati a persone
prevalentemente anziane, a basso costo ed alto gradimento da parte dei ricoverati, spesso
recuperando immobili (ex- ospedali) sotto-utilizzati o destinati al degrado, risparmiando risorse da
destinare ad altri servizi e liberando gli ospedali dai cosiddetti "ricoveri impropri" che ne limitano le
potenzialità.
Queste prime sperimentazioni hanno generato una serie di modelli. Ora si pone il problema di come
gestire questi modelli e attraverso quali linee di indirizzo implementare la loro applicazione a livello
aziendale, uscendo di fatto dalla sperimentazione e consentendo di individuare alcune caratteristiche
fondamentali in grado di realizzare una più ampia diffusione.
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3. CRITICITA' E POSSIBILI DEBOLEZZE DEL MODELLO "OSPEDALE DI COMUNITA'"
La realizzazione di diverse esperienze di Ospedale di Comunità ha messo in evidenza anche una
serie di criticità e punti di debolezza su cui è necessario riflettere al fine di garantire un corretto
sviluppo di questo innovativo modello assistenziale. Proprio per configurarsi come struttura
flessibile e collocandosi come ponte ideale tra ospedale e territorio, le criticità e le debolezze si
presentano con contenuti particolari, ponendo anche nuove problematiche. Le aree più fortemente
critiche al momento sono rappresentate da:
a. Difficoltà di integrazione e coordinamento tra gli operatori ed i servizi per l'inserimento di
una nuova modalità assistenziale nella rete, evidenziando la necessità di strumenti per il
governo clinico e la scelta del percorso assistenziale;
b. Rischio di uso inappropriato delle risorse della residenzialità, che potrebbe trasformare l'
OdiC in generatore di spesa, se gli ingressi non sono attentamente valutati ed accettati sulla
base di un percorso sanitario e socio-assistenziale condiviso (valutazione
multidimensionale);
c. Rischio di burn-out per il personale addetto all'assistenza e per i MMG, soprattutto in quelle
condizioni in cui l'impegno professionale complessivo non è correttamente calibrato con
quello dell'OdiC e se il lavoro non segue corrette regole gestionali e di organizzazione
(medicina di associazione, integrazione delle competenze, continuità dell'assistenza, rapporti
con gli specialisti, ecc.);
d. Difficoltà nel valutare l'attività degli OdiC per disomogeneità nelle definizioni, criteri
strumenti e per la individuazione degli indicatori (di attività e risultato, ecc.), a causa di
eccessive variabilità nelle sperimentazioni;
e. La flessibilità del modello è uno dei vantaggi maggiori (grazie anche alla flessibilità della
normativa, che ha consentito il realizzarsi di molteplici esperienze) ma questo rende
necessaria ogni volta la rilettura dell'esperienza sulla base delle esigenze e delle risorse
locali che, essendo altamente variabili, non permettono di definirne a priori tutte le
caratteristiche;
f. Mancanza di percorsi formativi specifici.
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Per sviluppare concretamente questi percorsi e affrontare le aree indicate come problematiche,
occorre in prima istanza individuare un uso strategico della FORMAZIONE per sviluppare
conoscenze, competenze e capacità coerenti con lo sviluppo dei percorsi assistenziali proposti. In
particolare, va sottolineata l'importanza di una formazione integrata tra gli operatori, in grado di
supportare non solo gli aspetti professionali che tali modelli individuano, ma anche quelli
organizzativi, gestionali e di coordinamento, necessari per il corretto governo clinico dei modelli
assistenziali che si realizzano nel territorio. Tali aspetti riguardano, infatti,
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Conclusione
Con questo pdl si intende istituire una struttura intermedia tra la medicina generale dei medici di
famiglia e la specialistica ambulatoriale di primo livello, affidata ai medici di medicina generale,
agli infermieri ed alle associazioni di volontariato e gli ospedali con degenza e day-hospital, con
compiti di assistenza socio-sanitaria integrata.
E’ auspicabile (ma non indispensabile) che esista una stretta contiguità tra i vari momenti operativi
per rappresentare un riferimento preciso e definito per i cittadini di un territorio di 5.000 – 20.000
abitanti secondo la situazione geografica e le condizioni di mobilità, nonché la situazione
epidemiologica locale. Il controllo della comunità sulla struttura deve essere continuo ed effettivo,
esercitato dagli enti locali per mezzo di un comitato di gestione. Oltre ai benefici sulla salute dei
cittadini ci si attende, sulla base dell’attuazione in molti paesi, stati o lander di nazioni federali e
delle sperimentazioni in atto in alcune regioni italiane, anche un netto calo della spesa sanitaria ed
una diminuzione delle prestazioni di base ed intermedie attualmente erogate dalle aziende
ospedaliere e quindi effetti positivi sul tasso di affollamento di tali strutture e di allungamento delle
liste di attesa per interventi ad alta specializzazione.
Punto di forza qualificante di questo progetto di legge regionale è la partecipazione dei cittadini
come comunità alla progettazione, alla gestione ed al controllo delle attività socio-sanitarie che
riguardano il proprio territorio attraverso le associazioni di volontariato e gli enti locali.
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Capo I
La Casa della salute
Articolo 1 (Definizione)
1. La Casa della Salute è il presidio dell’area elementare del distretto socio-sanitario, costituita,
indicativamente, da una popolazione compresa tra i 5 mila e i 20 mila abitanti, tenendo
conto della conformazione del territorio, della densità della popolazione, della rete di
comunicazioni per l’accesso ai servizi. Le aeree elementari sono definite tra l’Azienda
Sanitaria Locale ed il Comune singolo o associato che svolge le funzioni di governo del
distretto sanitario e della zona sociale.
2. La Casa della salute è una struttura di base del Servizio Sanitario Regionale nella quale i
cittadini di una area territorialmente definita si organizzano per la promozione della salute e
il soddisfacimento dei bisogni socio-sanitari della comunità.
Articolo 2 ( Finalità)
1. L’istituzione della Casa della Salute si propone di rispondere in modo puntuale alle
necessità dei cittadini in campo socio-sanitario operando in modo unitario, decentrato e
partecipato.
Articolo 3 (Obiettivi)
1. Per fare fronte alle richieste di una specifica comunità per il mantenimento dello stato di
salute e di benessere dei cittadini, indicate dagli studi epidemiologici del territorio di
competenza, la Casa della Salute opera secondo una programmazione condivisa con la
popolazione, i medici di medicina generale e gli operatori socio-sanitari locali, intervenendo
sui temi di educazione alla salute, di prevenzione primaria e secondaria, delle cure di base
ed intermedie, dell’assistenza socio-sanitaria, della riabilitazione funzionale e dei servizi
sociali.
2. La Casa della Salute esercita in ogni caso il coordinamento e la verifica di tutte le attività
sanitarie e sociali che sono assegnate all’area elementare.
3. La Casa della Salute risponde con l’organizzazione interna alle esigenze di lavoro di gruppo
degli operatori, per svolgere in modo unitario e partecipato le attività di educazione
sanitaria, di prevenzione e di cura della popolazione.
Articolo 4 (Sede)
1. La Casa della Salute ha sede, di norma, in un unico edificio o in sedi contigue, raggiungibili
facilmente da parte dei cittadini dell’area di competenza ed accessibile alle persone disabili
o con difficoltà motorie. Per ragioni economiche e di utilizzo di strutture già esistenti alcuni
servizi possono essere collocare in sedi esterne e separate. Deve essere collocata sul
territorio secondo le condizioni geografiche e della mobilità, ed organizzata in modo da
erogare in modo unitario, contemporaneo e contiguo tutte le prestazioni socio-sanitarie di
base e intermedie attraverso i servizi, gli ambulatori, e le degenze a basso grado di
assistenza, di cui i cittadini della comunità necessitano sulla base di studi epidemiologici
locali. La sede è dotata di arredi, attrezzature e dotazioni informatiche e diagnostiche,
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nonché di servizi sanitari per erogare le prestazioni socio-sanitarie, in regime ambulatoriale,
di day-hospital e di degenza a bassa necessità di assistenza.
Capo 2
La Casa della Salute nel distretto socio-sanitario
Capo 3
Le attività della Casa della Salute
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Articolo 9 (Area della contiguità assistenziale, dei prelievi, delle medicazioni e delle donazioni
di sangue)
1. Nella Casa della salute, sulla base della programmazione distrettuale, è collocato il Servizio
di Pronto intervento 118 con ambulanza e medico a bordo.
2. Nella Casa della salute è collocato il Servizio della continuità assistenziale in orario notturno
e in giornate festive e il servizio delle visite e dei prelievi a domicilio del cittadino.
3. Tra i medici della continuità assistenziale, i medici di medicina generale e i pediatri di libera
scelta è stipulato uno specifico protocollo per realizzare lo scambio di informazioni,
l’utilizzo degli archivi sanitari, le forme di collaborazione che garantiscono al cittadino la
continuità e la qualità terapeutica ed assistenziale.
4. L’attività di prelievo ambulatoriale è svolta in uno spazio funzionale della Casa della salute.
5. Per l’attuazione del servizio delle risposte a domicilio (entro le 48 ore), l’Amministrazione
regionale stipula un protocollo con le Poste italiane s.p.a.
6. Nella Casa della salute è organizzato un Ambulatorio medico chirurgico delle prime cure, in
funzione nelle ore diurne, per i piccoli interventi di sutura e di medicazione.
7. In questa stessa area, viene organizzata l’attività di donazione del sangue, con l’apporto
delle Associazioni di volontariato.
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Articolo 12 ( le associazioni di volontariato)
1. Alla gestione della Casa della salute partecipano le associazioni di volontariato. Le
associazioni devono trovare collocazione all’interno della struttura socio-sanitaria
elementare con spazi propri anche multifunzionali e cogestiti, al fine di dare continuità alla
presenza dei volontari ed alla loro operatività, richiesta anche continuativamente nell’arco
della giornata per tutto l’anno.
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Articolo 16 ( Area delle attività riabilitative )
1. L’Area delle attività riabilitative svolge l’attività di recupero e di riabilitazione funzionale
sia negli spazi propri che in sedi esterne (a domicilio, in strutture sanitarie protette, in Centri
diurni, nell’ambiente scolastico ).
2. L’Area è sede di un Centro per l’assegnazione dei presidi sanitari, degli ausili tecnici
occorrenti all’attuazione del progetto riabilitativo personalizzato a favore di soggetti con
disabilità temporanee o permanenti, lievi o gravi, ivi compresi i bambini e gli anziani.
L’Area è dotata delle attrezzature necessarie, comprese palestra e piscina terapeutica, anche
in convenzione con altre unità di offerta,
Capo 4
Funzionamento interno della Casa della Salute
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Articolo 20 ( Il Comitato di partecipazione dei soggetti sociali e dei cittadini)
1. In ogni Casa della salute è costituito un Comitato di partecipazione dei soggetti sociali e dei
cittadini. Il Regolamento stabilisce la composizione del Comitato, le modalità di
designazione, il ruolo assegnato e le forme del suo funzionamento.
2. Il Comitato interviene in materia di programmazione, gestione e controllo della efficacia e
qualità degli interventi e dei servizi erogati.
3. Il Comitato promuove iniziative che contribuiscono a realizzare obiettivi di salute
individuale e collettiva anche nelle forme dell’ autogoverno e dell’auto aiuto.
Articolo 21 (Regolamento)
1. La Casa della salute è dotata di un Regolamento relativo al suo funzionamento, che
determina i compiti del Responsabile della Casa della salute, la composizione e il ruolo
dell’Ufficio di coordinamento e del Comitato di partecipazione e stabilisce le relazioni che
devono intercorrere tra questi Organi della Casa della salute.
2. Il Regolamento stabilisce, inoltre, procedure e tempi per la definizione del programma
annuale prevedendo le forme di partecipazione come passaggio vincolante per la legittimità
degli atti.
3. Il Regolamento è approvato dall’Azienda sanitaria locale d’intesa con il Comune interessato,
previa consultazione degli operatori riuniti in Conferenza dei servizi.
Capo 5
Comuni e Regione per la Casa della salute
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4. La Regione costituisce, all’interno del Dipartimento per la salute dei cittadini, uno specifico
Servizio multidisciplinare per la programmazione delle Case della salute da attivare nelle
Aziende sanitarie locali.
5. Nella fase iniziale, la Regione stabilisce che ogni Azienda sanitaria locale provveda alla
realizzazione di almeno una Casa della salute in un’area distrettuale.
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