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PRESENTATO IL 04/10/2007
La razionalizzazione della spesa è uno dei compiti prioritari della politica; rendere le istituzioni funzionanti,
capaci di rispondere ai bisogni dei cittadini e del territorio con costi accettabili e credibili è uno degli
obiettivi della buona politica.
La capacità delle istituzioni, in una fase difficile, di essere trasparenti e di adeguare le proprie spese di
funzionamento alla necessità di fornire servizi che possono essere considerati dai cittadini un valore
aggiunto per le prospettive di sviluppo del territorio, per la costruzione del proprio futuro e non un balzello
o un costo insopportabile è il compito che tutti i soggetti politici presenti in Consiglio regionale devono
assolvere con determinazione.
Siamo convinti che la razionalizzazione della pubblica amministrazione - che non si abbandoni ad una
demagogica e fumosa campagna iconoclasta che denuncia tutto e non cambia nulla - sia un lavoro da fare
con provvedimenti organici che richiedono un’attenta ricognizione delle sacche di privilegio che si sono
costruite negli anni nelle pieghe di una pubblica amministrazione non sempre trasparente.
Una completa riorganizzazione del modo di funzionare di tutta la macchina amministrativa regionale e del
governo politico va messa urgentemente all’ordine del giorno, il nuovo Statuto e i nuovi regolamenti del
Consiglio e della Giunta devono rispondere in modo adeguato a queste tematiche.
Riteniamo che uno dei parametri fondamentali al quale agganciare la dinamica della spesa pubblica sia
quello del rispetto del “patto di stabilità” interno.
Vanno segnalate le aree in cui è più urgente un’attenta riflessione:
1. Il trattamento indennitario dei Consiglieri e i suoi automatismi;
2. Il regime dei vitalizio dei Consiglieri;
3. riorganizzazione dei gruppi consiliari, impedendo la eccessiva frammentazione;
4. Riorganizzazione dell’Esecutivo, evitando la proliferazione degli Assessori;
5. riorganizzazione delle strutture amministrative della Regione e delle funzioni dirigenti;
6. la trasparenza delle cariche e degli emolumenti;
7. riduzione dei componenti e dei compensi degli amministratori delle società regionali;
8. riorganizzazione della governance regionale superando la sovrapposizione di enti e strutture.
Nell’affrontare queste tematiche sarà opportuno anche per evitare derive demagogiche o moralistiche
raccordarsi con il lavoro svolto dalla Conferenza Stato Regioni, dal Parlamento, con l’obiettivo di costruire
un profilo delle Istituzioni e della pubblica amministrazione che pur garantendo l’autonomia ai diversi
livelli, mantenga i comuni tratti di imparzialità ed unitarietà.
Il progetto di legge nel segnalare la necessità di una ricognizione più attenta e in profondità propone di
agire da subito per affrontare almeno tre questioni:
1. Il blocco al 31/12/2006 dell’indennità dei consiglieri regionali, decurtando l’incremento prodotto sulle
buste paga dei consiglieri dall’incremento deciso dal parlamento nazionale;
2. l’innalzamento a 65 anni per il diritto al vitalizio;
3. diritto al vitalizio solo se si sono svolti almeno 5 anni di mandato e non due anni, sei mesi e un giorno
come ora;
4. il divieto di cumulo tra il vitalizio ed emolumenti dovuti ad incarichi politici.
Articolo 1
Trattamento indennitario dei Consiglieri regionali
1. Il trattamento indennitario dei Consiglieri regionali di cui all’art. 1 della l.r. n. 17 del 23 luglio 1996
resta fissato al valore del 31/12/2006.
2. Dall’1/1/2007 non si da corso alle variazioni in aumento determinate dagli incrementi delle
indennità percepite dai membri del parlamento nazionale così come previsto dagli articoli 2 e 3 della
l.r. n. 17 del 23 luglio 1996.
Articolo 2
Alla l.r. n. 12 del 20 marzo 1995, recante “ Disposizioni in material di assegno vitalizio e indennità di
fine mandato dei Consiglieri”, sono apportate le seguenti modifiche:
all’articolo 2, il comma 1 è così sostituito:
1. L’assegno vitalizio mensile compete ai consiglieri cessati dal mandato che abbiano compiuto 65
anni di età e che abbiano corrisposto il contributo di cui all’articolo 4 per un periodo di almeno
cinque anni di mandato svolto nel Consiglio regionale e, se inferiore, che abbiano esercitato la
facoltà di cui all’art. 5, o che abbiano compiuto 60 anni e svolto il mandato in Consiglio regionale
per almeno 10 anni effettivi.