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Descrizione:
Primo Testamento (TaNaK)
1 IL CANONE DEL PRIMO TESTAMENTO 11
1.1 CANONI DEL PRIMO/ANTICO TESTAMENTO 11
1.2 LA FORMAZIONE DEL CANONE EBRAICO 12
1.3 SCRIPTURA SECUNDUM SCRIPTURAS 14
1.4 SIGNIFICATO DELLA FORMA CANONICA DELLA BIBBIA EBRAICA 16
1.5 BIBLIOGRAFIA 20
2 PRIMO TESTAMENTO E BIBBIA CRISTIANA 22
2.1 IL CANONE CRISTIANO DELL’ANTICO/PRIMO TESTAMENTO: TRA CANONE BREVE E CANONE AMPIO 22
2.2 IL PRIMO TESTAMENTO COME STORIA DELLA SALVEZZA 23
2.3 IL POSTO DEI LIBRI DIDATTICI 23
2.4 I PROFETI E LA PROSPETTIVA MESSIANICA 24
2.5 LA CONCLUSIONE DEL PRIMO TESTAMENTO 24
2.6 DUE FORME CANONICHE A CONFRONTO 25
2.7 IL PRIMO TESTAMENTO COME PRIMA PARTE DELLA BIBBIA CRISTIANA 25
2.8 PROSPETTO SULLE DIFFERENZE CANONICHE TRA LE VARIE CHIESE. 28
2.9 BIBLIOGRAFIA 29
IL TESTO DEL PRIMO TESTAMENTO E LA SUA STORIA
3 IL TESTO MASORETICO (TM) 33
4 IL TESTO PRE–MASORETICO 34
5 IL PENTATEUCO SAMARITANO 38
6 I MANOSCRITTI DEL TENAK 39
6.1 1. IL CODEX LENINGRADENSIS (L) 39
6.2 IL CODEX ALEPPENSIS (A) 39
6.3 IL CODEX CAIRENSIS (C) 40
6.4 IL CODEX N 40
6.5 IL CODEX B 40
6.6 IL CODEX D 40
7 LE EDIZIONI A STAMPA 41
7.1 EDIZIONI SECOLO XX–XXI 44
8 LA STORIA DEL TESTO DELLA BIBBIA EBRAICA (TANAK) – TABELLA RIASSUNTIVA 45
9 ELENCO DEI LIBRI DEL תנך – TENAK 47
9.1 תורה – TÔRĀH 48
9.2 נביאים – NEBI’ÎM 50
9.3 כתובים – KETÛBÎM 58
LE TRADUZIONI DELLA BIBBIA
10 LA VERSIONE GRECA: I SETTANTA (LXX) 67
10.1 ORIGINE DEI LXX 67
10.2 LE ANTICHE REVISIONI DEI LXX 69
10.3 LE EDIZIONI CRISTIANE DEI LXX 70
10.4 I MANOSCRITTI ANTICHI DEI LXX 70
10.5 IL VALORE CULTURALE DEI LXX 73
10.6 BIBLIOGRAFIA 75
11 I TARGÛMÎM. LE VERSIONI ARAMAICHE DELL’ANTICO TESTAMENTO 76
11.1 LA LINGUA ARAMAICA 76
11.2 IL TARGÛM 76
11.3 UN ESEMPIO DEL METODO TARGUMICO 78
11.4 CARATTERISTICHE PECULIARI DELLA TRADUZIONE TARGUMICA 83
11.5 I VARI TARGÛMÎM 84
11.6 APPENDICE: LA LETTERATURA MIŠNICA E TALMUDICA 85
11.7 BIBLIOGRAFIA 87
12 LE TRADUZIONI DI ORIGINE CRISTIANA 89
12.1 INTRODUZIONE 89
12.2 LA VETUS LATINA 89
12.3 LA VULGATA 90
12.4 TRADUZIONI SIRIACHE 93
12.5 LE ALTRE VERSIONI ANTICHE ORIENTALI E OCCIDENTALI 95
12.6 BIBLIOGRAFIA 98
12.7 LE TRADUZIONI MODERNE: XV–XIX SECOLO 99
12.8 LE TRADUZIONI ITALIANE: XX–XXI SECOLO 106
13 LXX– SEPTUAGINTA 110
13.1 EDIZIONI E TESTO CRITICO 112
14 I MANOSCRITTI DI QUMRAN 114
14.1 STORIA DELLA SCOPERTA 114
14.2 INVENTARIO DEI MANOSCRITTI 118
14.3 LE GROTTE E I MANOSCRITTI 119
14.5 QUMRAN E IL CRISTIANESIMO 130
14.6 IL CALENDARIO ESSENO 131
14.7 APPENDICE 133
Nuovo Testamento
1 IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO 137
1.1 IL FRAMMENTO MURATORIANO 137
1.2 UNA TABELLA RIASSUNTIVA SULLE VARIE PROPOSTE DI CANONE 142
2 IL TESTO DEL NUOVO TESTAMENTO 143
2.1 SCRITTURA E SUPPORTI MATERIALI 143
2.2 I TESTIMONI DEL TESTO 174
2.3 I CARATTERI DEL TESTO 177
2.4 LA CRITICA TESTUALE 179
2.5 LE EDIZIONI CRITICHE DEL NUOVO TESTAMENTO 182
I LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO
3 ELENCO DEI LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO 196
3.1 ΚΑΤΑ ΜΑΘΘΑΙΟΝ: VANGELO SECONDO MATTEO (1–28) 197
3.2 ΚΑΤΑ ΜΑΡΚΟΝ: VANGELO SECONDO MARCO (1–16) 200
3.3 ΚΑΤΑ ΛΟΥΚΑΝ: VANGELO SECONDO LUCA (1–24) ΠΡΑΞΕΙΣ ΑΠΟΣΤΟΛΩΝ: ATTI DEGLI APOSTOLI (1–28) 203
3.4 ΚΑΤΑ ΙΩΑΝΝΗΝ: VANGELO SECONDO GIOVANNI (1–21) – ΑΠΟΚΑΛΥΨΙΣ ΙΩΑΝΝΟΥ: APOCALISSE DI GIOVANNI (1–22) 206
3.5 ΠΡΟΣ ΡΩΜΑΙΟΥΣ: AI ROMANI (1–16) 208
3.6 ΠΡΟΣ ΚΟΡΙΝΘΙΟΥΣ Α: PRIMA AI CORINZI (1–16) 209
3.7 ΠΡΟΣ ΚΟΡΙΝΘΙΟΥΣ B: SECONDA AI CORINZI (1–13) 210
3.8 ΠΡΟΣ ΓΑΛΑΤΑΣ: AI GALATI (1–6) 211
3.9 ΠΡΟΣ ΕΦΕΣΙΟΥΣ: AGLI EFESINI (1–6) 212
3.10 ΠΡΟΣ ΦΙΛΙΠΠΗΣΙΟΥΣ: AI FILIPPESI (1–4) 213
3.11 ΠΡΟΣ ΚΟΛΟΣΣΑΕΙΣ: AI COLOSSESI (1–4) 214
3.12 ΠΡΟΣ ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΕΙΣ Α: PRIMA AI TESSALONICESI (1–5) 215
3.13 ΠΡΟΣ ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΕΙΣ B: SECONDA AI TESSALONICESI (1–3) 216
3.14 ΠΡΟΣ ΤΙΜΟΘΕΟΝ Α B – ΠΡΟΣ ΤΙΤΟΝ: PRIMA E SECONDA A TIMOTEO – A TITO (LETTERE PASTORALI) 217
3.15 ΠΡΟΣ ΕΒΡΑΙΟΥΣ: LETTERA AGLI EBREI (1–13) 219
3.16 ΙΑΚΩΒΟΥ: LETTERA DI GIACOMO (1–5) 221
3.17 ΠΕΤΡΟΥ Α: PRIMA LETTERA DI PIETRO (1–5) 222
3.18 ΠΕΤΡΟΥ B: SECO
Primo Testamento (TaNaK)
1 IL CANONE DEL PRIMO TESTAMENTO 11
1.1 CANONI DEL PRIMO/ANTICO TESTAMENTO 11
1.2 LA FORMAZIONE DEL CANONE EBRAICO 12
1.3 SCRIPTURA SECUNDUM SCRIPTURAS 14
1.4 SIGNIFICATO DELLA FORMA CANONICA DELLA BIBBIA EBRAICA 16
1.5 BIBLIOGRAFIA 20
2 PRIMO TESTAMENTO E BIBBIA CRISTIANA 22
2.1 IL CANONE CRISTIANO DELL’ANTICO/PRIMO TESTAMENTO: TRA CANONE BREVE E CANONE AMPIO 22
2.2 IL PRIMO TESTAMENTO COME STORIA DELLA SALVEZZA 23
2.3 IL POSTO DEI LIBRI DIDATTICI 23
2.4 I PROFETI E LA PROSPETTIVA MESSIANICA 24
2.5 LA CONCLUSIONE DEL PRIMO TESTAMENTO 24
2.6 DUE FORME CANONICHE A CONFRONTO 25
2.7 IL PRIMO TESTAMENTO COME PRIMA PARTE DELLA BIBBIA CRISTIANA 25
2.8 PROSPETTO SULLE DIFFERENZE CANONICHE TRA LE VARIE CHIESE. 28
2.9 BIBLIOGRAFIA 29
IL TESTO DEL PRIMO TESTAMENTO E LA SUA STORIA
3 IL TESTO MASORETICO (TM) 33
4 IL TESTO PRE–MASORETICO 34
5 IL PENTATEUCO SAMARITANO 38
6 I MANOSCRITTI DEL TENAK 39
6.1 1. IL CODEX LENINGRADENSIS (L) 39
6.2 IL CODEX ALEPPENSIS (A) 39
6.3 IL CODEX CAIRENSIS (C) 40
6.4 IL CODEX N 40
6.5 IL CODEX B 40
6.6 IL CODEX D 40
7 LE EDIZIONI A STAMPA 41
7.1 EDIZIONI SECOLO XX–XXI 44
8 LA STORIA DEL TESTO DELLA BIBBIA EBRAICA (TANAK) – TABELLA RIASSUNTIVA 45
9 ELENCO DEI LIBRI DEL תנך – TENAK 47
9.1 תורה – TÔRĀH 48
9.2 נביאים – NEBI’ÎM 50
9.3 כתובים – KETÛBÎM 58
LE TRADUZIONI DELLA BIBBIA
10 LA VERSIONE GRECA: I SETTANTA (LXX) 67
10.1 ORIGINE DEI LXX 67
10.2 LE ANTICHE REVISIONI DEI LXX 69
10.3 LE EDIZIONI CRISTIANE DEI LXX 70
10.4 I MANOSCRITTI ANTICHI DEI LXX 70
10.5 IL VALORE CULTURALE DEI LXX 73
10.6 BIBLIOGRAFIA 75
11 I TARGÛMÎM. LE VERSIONI ARAMAICHE DELL’ANTICO TESTAMENTO 76
11.1 LA LINGUA ARAMAICA 76
11.2 IL TARGÛM 76
11.3 UN ESEMPIO DEL METODO TARGUMICO 78
11.4 CARATTERISTICHE PECULIARI DELLA TRADUZIONE TARGUMICA 83
11.5 I VARI TARGÛMÎM 84
11.6 APPENDICE: LA LETTERATURA MIŠNICA E TALMUDICA 85
11.7 BIBLIOGRAFIA 87
12 LE TRADUZIONI DI ORIGINE CRISTIANA 89
12.1 INTRODUZIONE 89
12.2 LA VETUS LATINA 89
12.3 LA VULGATA 90
12.4 TRADUZIONI SIRIACHE 93
12.5 LE ALTRE VERSIONI ANTICHE ORIENTALI E OCCIDENTALI 95
12.6 BIBLIOGRAFIA 98
12.7 LE TRADUZIONI MODERNE: XV–XIX SECOLO 99
12.8 LE TRADUZIONI ITALIANE: XX–XXI SECOLO 106
13 LXX– SEPTUAGINTA 110
13.1 EDIZIONI E TESTO CRITICO 112
14 I MANOSCRITTI DI QUMRAN 114
14.1 STORIA DELLA SCOPERTA 114
14.2 INVENTARIO DEI MANOSCRITTI 118
14.3 LE GROTTE E I MANOSCRITTI 119
14.5 QUMRAN E IL CRISTIANESIMO 130
14.6 IL CALENDARIO ESSENO 131
14.7 APPENDICE 133
Nuovo Testamento
1 IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO 137
1.1 IL FRAMMENTO MURATORIANO 137
1.2 UNA TABELLA RIASSUNTIVA SULLE VARIE PROPOSTE DI CANONE 142
2 IL TESTO DEL NUOVO TESTAMENTO 143
2.1 SCRITTURA E SUPPORTI MATERIALI 143
2.2 I TESTIMONI DEL TESTO 174
2.3 I CARATTERI DEL TESTO 177
2.4 LA CRITICA TESTUALE 179
2.5 LE EDIZIONI CRITICHE DEL NUOVO TESTAMENTO 182
I LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO
3 ELENCO DEI LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO 196
3.1 ΚΑΤΑ ΜΑΘΘΑΙΟΝ: VANGELO SECONDO MATTEO (1–28) 197
3.2 ΚΑΤΑ ΜΑΡΚΟΝ: VANGELO SECONDO MARCO (1–16) 200
3.3 ΚΑΤΑ ΛΟΥΚΑΝ: VANGELO SECONDO LUCA (1–24) ΠΡΑΞΕΙΣ ΑΠΟΣΤΟΛΩΝ: ATTI DEGLI APOSTOLI (1–28) 203
3.4 ΚΑΤΑ ΙΩΑΝΝΗΝ: VANGELO SECONDO GIOVANNI (1–21) – ΑΠΟΚΑΛΥΨΙΣ ΙΩΑΝΝΟΥ: APOCALISSE DI GIOVANNI (1–22) 206
3.5 ΠΡΟΣ ΡΩΜΑΙΟΥΣ: AI ROMANI (1–16) 208
3.6 ΠΡΟΣ ΚΟΡΙΝΘΙΟΥΣ Α: PRIMA AI CORINZI (1–16) 209
3.7 ΠΡΟΣ ΚΟΡΙΝΘΙΟΥΣ B: SECONDA AI CORINZI (1–13) 210
3.8 ΠΡΟΣ ΓΑΛΑΤΑΣ: AI GALATI (1–6) 211
3.9 ΠΡΟΣ ΕΦΕΣΙΟΥΣ: AGLI EFESINI (1–6) 212
3.10 ΠΡΟΣ ΦΙΛΙΠΠΗΣΙΟΥΣ: AI FILIPPESI (1–4) 213
3.11 ΠΡΟΣ ΚΟΛΟΣΣΑΕΙΣ: AI COLOSSESI (1–4) 214
3.12 ΠΡΟΣ ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΕΙΣ Α: PRIMA AI TESSALONICESI (1–5) 215
3.13 ΠΡΟΣ ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΕΙΣ B: SECONDA AI TESSALONICESI (1–3) 216
3.14 ΠΡΟΣ ΤΙΜΟΘΕΟΝ Α B – ΠΡΟΣ ΤΙΤΟΝ: PRIMA E SECONDA A TIMOTEO – A TITO (LETTERE PASTORALI) 217
3.15 ΠΡΟΣ ΕΒΡΑΙΟΥΣ: LETTERA AGLI EBREI (1–13) 219
3.16 ΙΑΚΩΒΟΥ: LETTERA DI GIACOMO (1–5) 221
3.17 ΠΕΤΡΟΥ Α: PRIMA LETTERA DI PIETRO (1–5) 222
3.18 ΠΕΤΡΟΥ B: SECO
Primo Testamento (TaNaK)
1 IL CANONE DEL PRIMO TESTAMENTO 11
1.1 CANONI DEL PRIMO/ANTICO TESTAMENTO 11
1.2 LA FORMAZIONE DEL CANONE EBRAICO 12
1.3 SCRIPTURA SECUNDUM SCRIPTURAS 14
1.4 SIGNIFICATO DELLA FORMA CANONICA DELLA BIBBIA EBRAICA 16
1.5 BIBLIOGRAFIA 20
2 PRIMO TESTAMENTO E BIBBIA CRISTIANA 22
2.1 IL CANONE CRISTIANO DELL’ANTICO/PRIMO TESTAMENTO: TRA CANONE BREVE E CANONE AMPIO 22
2.2 IL PRIMO TESTAMENTO COME STORIA DELLA SALVEZZA 23
2.3 IL POSTO DEI LIBRI DIDATTICI 23
2.4 I PROFETI E LA PROSPETTIVA MESSIANICA 24
2.5 LA CONCLUSIONE DEL PRIMO TESTAMENTO 24
2.6 DUE FORME CANONICHE A CONFRONTO 25
2.7 IL PRIMO TESTAMENTO COME PRIMA PARTE DELLA BIBBIA CRISTIANA 25
2.8 PROSPETTO SULLE DIFFERENZE CANONICHE TRA LE VARIE CHIESE. 28
2.9 BIBLIOGRAFIA 29
IL TESTO DEL PRIMO TESTAMENTO E LA SUA STORIA
3 IL TESTO MASORETICO (TM) 33
4 IL TESTO PRE–MASORETICO 34
5 IL PENTATEUCO SAMARITANO 38
6 I MANOSCRITTI DEL TENAK 39
6.1 1. IL CODEX LENINGRADENSIS (L) 39
6.2 IL CODEX ALEPPENSIS (A) 39
6.3 IL CODEX CAIRENSIS (C) 40
6.4 IL CODEX N 40
6.5 IL CODEX B 40
6.6 IL CODEX D 40
7 LE EDIZIONI A STAMPA 41
7.1 EDIZIONI SECOLO XX–XXI 44
8 LA STORIA DEL TESTO DELLA BIBBIA EBRAICA (TANAK) – TABELLA RIASSUNTIVA 45
9 ELENCO DEI LIBRI DEL תנך – TENAK 47
9.1 תורה – TÔRĀH 48
9.2 נביאים – NEBI’ÎM 50
9.3 כתובים – KETÛBÎM 58
LE TRADUZIONI DELLA BIBBIA
10 LA VERSIONE GRECA: I SETTANTA (LXX) 67
10.1 ORIGINE DEI LXX 67
10.2 LE ANTICHE REVISIONI DEI LXX 69
10.3 LE EDIZIONI CRISTIANE DEI LXX 70
10.4 I MANOSCRITTI ANTICHI DEI LXX 70
10.5 IL VALORE CULTURALE DEI LXX 73
10.6 BIBLIOGRAFIA 75
11 I TARGÛMÎM. LE VERSIONI ARAMAICHE DELL’ANTICO TESTAMENTO 76
11.1 LA LINGUA ARAMAICA 76
11.2 IL TARGÛM 76
11.3 UN ESEMPIO DEL METODO TARGUMICO 78
11.4 CARATTERISTICHE PECULIARI DELLA TRADUZIONE TARGUMICA 83
11.5 I VARI TARGÛMÎM 84
11.6 APPENDICE: LA LETTERATURA MIŠNICA E TALMUDICA 85
11.7 BIBLIOGRAFIA 87
12 LE TRADUZIONI DI ORIGINE CRISTIANA 89
12.1 INTRODUZIONE 89
12.2 LA VETUS LATINA 89
12.3 LA VULGATA 90
12.4 TRADUZIONI SIRIACHE 93
12.5 LE ALTRE VERSIONI ANTICHE ORIENTALI E OCCIDENTALI 95
12.6 BIBLIOGRAFIA 98
12.7 LE TRADUZIONI MODERNE: XV–XIX SECOLO 99
12.8 LE TRADUZIONI ITALIANE: XX–XXI SECOLO 106
13 LXX– SEPTUAGINTA 110
13.1 EDIZIONI E TESTO CRITICO 112
14 I MANOSCRITTI DI QUMRAN 114
14.1 STORIA DELLA SCOPERTA 114
14.2 INVENTARIO DEI MANOSCRITTI 118
14.3 LE GROTTE E I MANOSCRITTI 119
14.5 QUMRAN E IL CRISTIANESIMO 130
14.6 IL CALENDARIO ESSENO 131
14.7 APPENDICE 133
Nuovo Testamento
1 IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO 137
1.1 IL FRAMMENTO MURATORIANO 137
1.2 UNA TABELLA RIASSUNTIVA SULLE VARIE PROPOSTE DI CANONE 142
2 IL TESTO DEL NUOVO TESTAMENTO 143
2.1 SCRITTURA E SUPPORTI MATERIALI 143
2.2 I TESTIMONI DEL TESTO 174
2.3 I CARATTERI DEL TESTO 177
2.4 LA CRITICA TESTUALE 179
2.5 LE EDIZIONI CRITICHE DEL NUOVO TESTAMENTO 182
I LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO
3 ELENCO DEI LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO 196
3.1 ΚΑΤΑ ΜΑΘΘΑΙΟΝ: VANGELO SECONDO MATTEO (1–28) 197
3.2 ΚΑΤΑ ΜΑΡΚΟΝ: VANGELO SECONDO MARCO (1–16) 200
3.3 ΚΑΤΑ ΛΟΥΚΑΝ: VANGELO SECONDO LUCA (1–24) ΠΡΑΞΕΙΣ ΑΠΟΣΤΟΛΩΝ: ATTI DEGLI APOSTOLI (1–28) 203
3.4 ΚΑΤΑ ΙΩΑΝΝΗΝ: VANGELO SECONDO GIOVANNI (1–21) – ΑΠΟΚΑΛΥΨΙΣ ΙΩΑΝΝΟΥ: APOCALISSE DI GIOVANNI (1–22) 206
3.5 ΠΡΟΣ ΡΩΜΑΙΟΥΣ: AI ROMANI (1–16) 208
3.6 ΠΡΟΣ ΚΟΡΙΝΘΙΟΥΣ Α: PRIMA AI CORINZI (1–16) 209
3.7 ΠΡΟΣ ΚΟΡΙΝΘΙΟΥΣ B: SECONDA AI CORINZI (1–13) 210
3.8 ΠΡΟΣ ΓΑΛΑΤΑΣ: AI GALATI (1–6) 211
3.9 ΠΡΟΣ ΕΦΕΣΙΟΥΣ: AGLI EFESINI (1–6) 212
3.10 ΠΡΟΣ ΦΙΛΙΠΠΗΣΙΟΥΣ: AI FILIPPESI (1–4) 213
3.11 ΠΡΟΣ ΚΟΛΟΣΣΑΕΙΣ: AI COLOSSESI (1–4) 214
3.12 ΠΡΟΣ ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΕΙΣ Α: PRIMA AI TESSALONICESI (1–5) 215
3.13 ΠΡΟΣ ΘΕΣΣΑΛΟΝΙΚΕΙΣ B: SECONDA AI TESSALONICESI (1–3) 216
3.14 ΠΡΟΣ ΤΙΜΟΘΕΟΝ Α B – ΠΡΟΣ ΤΙΤΟΝ: PRIMA E SECONDA A TIMOTEO – A TITO (LETTERE PASTORALI) 217
3.15 ΠΡΟΣ ΕΒΡΑΙΟΥΣ: LETTERA AGLI EBREI (1–13) 219
3.16 ΙΑΚΩΒΟΥ: LETTERA DI GIACOMO (1–5) 221
3.17 ΠΕΤΡΟΥ Α: PRIMA LETTERA DI PIETRO (1–5) 222
3.18 ΠΕΤΡΟΥ B: SECO
0 Indice 0 INDICE .......................................................................................................................................... 3 Primo Testamento (TaNaK) 1 IL CANONE DEL PRIMO TESTAMENTO ........................................................................................ 11 1.1 CANONI DEL PRIMO/ANTICO TESTAMENTO ........................................................................................................................ 11 1.2 LA FORMAZIONE DEL CANONE EBRAICO ............................................................................................................................. 12 1.3 SCRIPTURA SECUNDUM SCRIPTURAS ................................................................................................................................. 14 1.3.1 Una scrittura normativa: la Trh .................................................................................................................. 14 1.3.2 Un libro per lottare e sperare: i N e bm ............................................................................................................. 15 1.3.3 La sapienza diventa libro: i K e tbm ................................................................................................................... 16 1.4 SIGNIFICATO DELLA FORMA CANONICA DELLA BIBBIA EBRAICA ......................................................................................... 16 1.4.1 Il primo blocco: Trh .......................................................................................................................................... 16 1.4.2 Il secondo blocco: N e bim......................................................................................................................................17 1.4.3 Il terzo blocco: K e tbm .........................................................................................................................................17 1.4.4 Lapocalittica: il Primo Testamento avanza verso il suo compimento............................................................. 19 1.5 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................................................... 20 2 PRIMO TESTAMENTO E BIBBIA CRISTIANA ............................................................................... 22 2.1 IL CANONE CRISTIANO DELLANTICO/PRIMO TESTAMENTO: TRA CANONE BREVE E CANONE AMPIO ...................................................... 22 2.2 IL PRIMO TESTAMENTO COME STORIA DELLA SALVEZZA .................................................................................................... 23 2.3 IL POSTO DEI LIBRI DIDATTICI ........................................................................................................................................... 23 2.4 I PROFETI E LA PROSPETTIVA MESSIANICA ......................................................................................................................... 24 2.5 LA CONCLUSIONE DEL PRIMO TESTAMENTO ...................................................................................................................... 24 2.6 DUE FORME CANONICHE A CONFRONTO............................................................................................................................. 25 2.7 IL PRIMO TESTAMENTO COME PRIMA PARTE DELLA BIBBIA CRISTIANA .............................................................................. 25 2.8 PROSPETTO SULLE DIFFERENZE CANONICHE TRA LE VARIE CHIESE. ................................................................................... 28 2.9 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................................................... 29 IL TESTO DEL PRIMO TESTAMENTO E LA SUA STORIA 3 IL TESTO MASORETICO (TM) ...................................................................................................... 33 4 IL TESTO PREMASORETICO ...................................................................................................... 34 5 IL PENTATEUCO SAMARITANO .................................................................................................. 38 6 I MANOSCRITTI DEL T E N A K ........................................................................................................ 39 6.1 1. IL CODEX LENINGRADENSIS (L) .................................................................................................................................... 39 6.2 IL CODEX ALEPPENSIS (A) ................................................................................................................................................ 39 6.3 IL CODEX CAIRENSIS (C) .................................................................................................................................................. 40 6.4 IL CODEX N ...................................................................................................................................................................... 40 6.5 IL CODEX B....................................................................................................................................................................... 40 6.6 IL CODEX D ...................................................................................................................................................................... 40 7 LE EDIZIONI A STAMPA ............................................................................................................... 41 7.1 EDIZIONI SECOLO XXXXI .............................................................................................................................................. 44 8 LA STORIA DEL TESTO DELLA BIBBIA EBRAICA (TANAK) TABELLA RIASSUNTIVA ............... 45 9 ELENCO DEI LIBRI DEL T E N A K .............................................................................................47 9.1 TRH ................................................................................................................................................................... 48 9.1.1 Genesi (150) .......................................................................................................................................... 48 9.1.2 Esodo (140) ............................................................................................................................................... 48 9.1.3 Levitico (127) ........................................................................................................................................... 49 9.1.4 Numeri (136) .......................................................................................................................................... 49 9.1.5 Deuteronomio (134) ................................................................................................................................ 50 9.2 N E BIM ................................................................................................................................................................ 50 9.2.1 Giosu (124)............................................................................................................................................. 50 9.2.2 Giudici (121)........................................................................................................................................... 51 9.2.3 12 Samuele (131; 124) ....................................................................................................................... 51 9.2.4 12 Re (122; 125) .................................................................................................................................. 51 9.2.5 Isaia (166)............................................................................................................................................... 52 9.2.6 Geremia (152) ......................................................................................................................................... 53 4
9.2.7 Ezechiele (148) ....................................................................................................................................... 54 9.2.8 Dodici profeti minori ............................................................................................................................................ 55 9.2.8.1 Osea (114) .....................................................................................................................................................................55 9.2.8.2 Gioele (14) ....................................................................................................................................................................55 9.2.8.3 Amos (19) .....................................................................................................................................................................55 9.2.8.4 Abdia (1) ..........................................................................................................................................................................55 9.2.8.5 Giona (14) .................................................................................................................................................................... 56 9.2.8.6 Michea (17) .................................................................................................................................................................. 56 9.2.8.7 Nahum (13).................................................................................................................................................................. 56 9.2.8.8 Abacuc (13) ................................................................................................................................................................... 57 9.2.8.9 Sofonia (13) .................................................................................................................................................................. 57 9.2.8.10 Aggeo (12) ..................................................................................................................................................................... 57 9.2.8.11 Zaccaria (114) ............................................................................................................................................................... 57 9.2.8.12 Malachia (13) ............................................................................................................................................................... 58 9.3 K E TBM .............................................................................................................................................................. 58 9.3.1 Salmi (150) ................................................................................................................................................ 58 9.3.2 Giobbe (142) .............................................................................................................................................. 59 9.3.3 Proverbi (131) ........................................................................................................................................... 59 9.3.4 Rut (14) ....................................................................................................................................................... 60 9.3.5 Cantico dei cantici (18) ................................................................................................................... 60 9.3.6 Qoelet (112) ............................................................................................................................................... 60 9.3.7 Lamentazioni (15) .................................................................................................................................... 61 9.3.8 Ester (110) ................................................................................................................................................ 61 9.3.9 Daniele (112) ............................................................................................................................................ 61 9.3.10 Esdra (110) e Neemia (113) ................................................................................................... 62 9.3.11 12 Cronache (129; 136)............................................................................................................... 62 LE TRADUZIONI DELLA BIBBIA 10 LA VERSIONE GRECA: I SETTANTA (LXX) ...................................................................................67 10.1 ORIGINE DEI LXX ........................................................................................................................................................ 67 10.2 LE ANTICHE REVISIONI DEI LXX ................................................................................................................................... 69 10.2.1 Primo ................................................................................................................................................................. 69 10.2.2 Secondo ............................................................................................................................................................. 70 10.2.3 Terzo .................................................................................................................................................................. 70 10.3 LE EDIZIONI CRISTIANE DEI LXX .................................................................................................................................. 70 10.4 I MANOSCRITTI ANTICHI DEI LXX ................................................................................................................................. 70 10.5 IL VALORE CULTURALE DEI LXX ................................................................................................................................... 73 10.6 BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................................................. 75 11 I TARGMM. LE VERSIONI ARAMAICHE DELLANTICO TESTAMENTO .....................................76 11.1 LA LINGUA ARAMAICA ................................................................................................................................................... 76 11.2 IL TARGM ................................................................................................................................................................... 76 11.3 UN ESEMPIO DEL METODO TARGUMICO......................................................................................................................... 78 11.3.1 Il rapporto tra Targm e Midra ....................................................................................................................80 11.4 CARATTERISTICHE PECULIARI DELLA TRADUZIONE TARGUMICA .................................................................................... 83 11.5 I VARI TARGMM......................................................................................................................................................... 84 11.5.1 Il Targm palestinese ...................................................................................................................................... 84 11.5.2 Il Targm babilonese ....................................................................................................................................... 85 11.6 APPENDICE: LA LETTERATURA MINICA E TALMUDICA .................................................................................................. 85 11.6.1 La raccolta della Minh ................................................................................................................................. 85 11.6.2 La raccolta di Tosefta....................................................................................................................................... 86 11.6.3 Il Talmud ........................................................................................................................................................... 86 11.6.4 Il Talmud di Gerusalemme .............................................................................................................................. 86 11.6.5 Il Talmud Bably o babilonese .......................................................................................................................... 86 11.7 BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................................................. 87 11.7.1 Alcune edizioni di testi targumici .................................................................................................................... 87 11.7.2 Per il midra ..................................................................................................................................................... 87 12 LE TRADUZIONI DI ORIGINE CRISTIANA ................................................................................... 89 12.1 INTRODUZIONE ............................................................................................................................................................ 89 12.2 LA VETUS LATINA......................................................................................................................................................... 89 12.3 LA VULGATA ................................................................................................................................................................. 90 12.3.1 La storia della Vulgata .................................................................................................................................... 91 12.3.2 La Vulgata come Bibbia ufficiale della chiesa cattolica: il Concilio di Trento ............................................ 92 12.4 TRADUZIONI SIRIACHE ................................................................................................................................................. 93 12.5 LE ALTRE VERSIONI ANTICHE ORIENTALI E OCCIDENTALI .............................................................................................. 95 5
12.5.1 Antiche versioni orientali................................................................................................................................. 95 12.5.1.1 Antiche versioni occidentali .......................................................................................................................................... 96 12.6 BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................................................. 98 12.6.1 Per i problemi teorici dellevento di traduzione cfr. ..................................................................................... 98 12.6.2 Sulla Vetus Latina ............................................................................................................................................ 98 12.7 LE TRADUZIONI MODERNE: XVXIX SECOLO ............................................................................................................... 99 12.7.1 Inglese ............................................................................................................................................................... 99 12.7.1.1 Tyndales New Testament, 1525.................................................................................................................................... 99 12.7.1.2 Coverdale Bible, 1525 Matthew Bible 1537 ............................................................................................................. 100 12.7.1.3 Great Bible, 153940 / Bishops Bible 1568 ............................................................................................................... 100 12.7.1.4 Geneva Bible, 1560 ....................................................................................................................................................... 101 12.7.1.5 DouaiReims Bible, 15821610................................................................................................................................... 101 12.7.1.6 King James Bible, 1611 .................................................................................................................................................102 12.7.2 Francese .......................................................................................................................................................... 102 12.7.2.1 Bible de Olivetan, 1535 .................................................................................................................................................102 12.7.2.2 Bible de Sebastien Castellion, 1555 ..............................................................................................................................103 12.7.2.3 Bible de Genve, 1588 ..................................................................................................................................................103 12.7.2.4 Bible de port Royal, 1667, 16721693 .........................................................................................................................103 12.7.2.5 Bible de David Martin, 1696 (1707, 1744) ...................................................................................................................103 12.7.2.6 Bible de JeanFrdric Ostervald, 1744 ......................................................................................................................104 12.7.2.7 Bible de Louis Segond, 1871, 1880 ...............................................................................................................................104 12.7.3 Tedesco ............................................................................................................................................................ 104 12.7.3.1 Luther Bibel, 15221534 ..............................................................................................................................................104 12.7.4 Italiano ............................................................................................................................................................ 105 12.7.4.1 Bibbia Malermi, 1471 Bibbia Jensoniana, 1471 ........................................................................................................ 105 12.7.4.2 Bibbia Brucioli, 1532 .................................................................................................................................................... 105 12.7.4.3 Bibbia Diodati, 1607, 1641............................................................................................................................................ 105 12.7.4.4 Bibbia Martini, 1769 .....................................................................................................................................................106 12.8 LE TRADUZIONI ITALIANE: XXXXI SECOLO .............................................................................................................. 106 12.8.1 1924 La Riveduta di Luzzi (P) .................................................................................................................... 106 12.8.2 1929 / 193940 / 195758 La Bibbia Salani (C) ...................................................................................... 106 12.8.3 1960 La Bibbia Nardoni (C) ....................................................................................................................... 106 12.8.4 1963 La Bibbia Marietti (C) ........................................................................................................................ 106 12.8.5 1968 La Bibbia Concordata Mondadori (E) ............................................................................................. 107 12.8.6 1968 La Bibbia UTET (C)............................................................................................................................ 107 12.8.7 197174 La Bibbia CEI / La Bibbia di Gerusalemme EDB (C) ................................................................ 107 12.8.8 197679 / 1992 La Bibbia TOB (E) ............................................................................................................ 107 12.8.9 1976 / 1985 / 2001 Bibbia TILC (E) ........................................................................................................... 107 12.8.10 (196780) / 1987 / 1991 Bibbia Paoline San Paolo (C) ......................................................................... 108 12.8.11 1994 Nuova Riveduta (P) 1999 Bibbia Diodati ..................................................................................... 108 12.8.12 1995 Bibbia Piemme (C).............................................................................................................................. 108 12.8.13 19951996 Bibbia Ebraica (EB) ................................................................................................................. 108 12.8.14 1998, 2005 5 Nuovo Testamento (I) ............................................................................................................ 108 12.8.15 2000 I libri di Dio Mondadori (CE) ........................................................................................................ 109 12.8.16 20012008ss. Bibbia TINTI (I) ................................................................................................................. 109 12.8.17 20012007 Bibbia Ebraica Interlineare (I) .............................................................................................. 109 12.8.18 2008 La Bibbia CEI Nuova traduzione (C) ........................................................................................... 109 13 LXX SEPTUAGINTA .................................................................................................................. 110 13.1 EDIZIONI E TESTO CRITICO........................................................................................................................................... 112 13.1.1 Septuaginta, editio altera, edizione Alfred Rahlfs Robert Hanhart, Corrected edition, Deutsche Bibelgesellschaft Stuttgart, 2006 (I edizione, 1935) ....................................................................................................... 112 13.1.2 Edizione di Gttingen edizione eclettica. Septuaginta, Vetus Testamentum Graecum. Auctoritate Academiae Scientiarum Gottingensis editum Mitteilungen des SeptuagintaUnternehmens der Akademie der Wissenschaften in Gttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, Gttingen. ........................................................................... 112 13.1.2.1 Volumi pubblicati ......................................................................................................................................................... 112 13.1.3 Edizione di Cambridge edizione diplomatica. The Old Testament in Greek according to the Text of Codex Vaticanus, Cambridge University Press............................................................................................................... 113 13.1.3.1 Volumi pubblicati ......................................................................................................................................................... 113 13.1.4 Edizione Du Cerf .............................................................................................................................................. 113 14 I MANOSCRITTI DI QUMRAN ..................................................................................................... 114 14.1 STORIA DELLA SCOPERTA ............................................................................................................................................. 114 14.2 INVENTARIO DEI MANOSCRITTI ....................................................................................................................................118 14.3 LE GROTTE E I MANOSCRITTI ........................................................................................................................................ 119 14.3.1 Grotta 1 ............................................................................................................................................................ 120 14.3.1.1 Contenuto della Grotta 1 (1Q): .....................................................................................................................................120 14.3.2 Grotta 2 ........................................................................................................................................................... 120 6
14.3.2.1 Contenuto della Grotta 2 (2Q) ..................................................................................................................................... 121 14.3.3 Grotta 3 ............................................................................................................................................................ 121 14.3.3.1 Contenuto della Grotta 3 (3Q): .................................................................................................................................... 121 14.3.4 Grotta 4 ........................................................................................................................................................... 122 14.3.4.1 Contenuto della Grotta 4 (4Q): .................................................................................................................................... 122 14.3.5 Grotta 5 ........................................................................................................................................................... 123 14.3.5.1 Contenuto della Grotta 5 (5Q): .................................................................................................................................... 123 14.4 GROTTA 6 ................................................................................................................................................................... 123 14.4.1 Contenuto della Grotta 6 (6Q): ..................................................................................................................... 123 14.4.2 Grotte7 8 9 10........................................................................................................................................ 124 14.4.2.1 Contenuto della Grotta 7 (7Q): .................................................................................................................................... 124 14.4.2.2 Contenuto della Grotta 8 (8Q): .................................................................................................................................... 124 14.4.2.3 Contenuto della Grotta 9 (9Q): .................................................................................................................................... 125 14.4.2.4 Contenuto della Grotta 10 (10Q): ................................................................................................................................ 125 14.4.3 Grotta 11 .......................................................................................................................................................... 125 14.4.3.1 Contenuto della Grotta 11 (11Q): .................................................................................................................................. 125 14.4.4 Il contenuto di alcuni manoscritti ................................................................................................................. 126 14.4.5 La Regola della Comunit (Manuale di Disciplina) 1QS Serekh HaYahad: Ordine dellUnit ............. 126 14.4.6 Regola della Guerra (1QM) ........................................................................................................................... 126 14.4.7 Commento a Abacuc (IQ p Hab) ................................................................................................................... 127 14.4.8 Inni di azione di grazia (Hodayot) 1QH ....................................................................................................... 128 14.4.9 Il rotolo del Tempio (Meghillat Hammiqdash) 11QT................................................................................... 129 14.4.10 Il Maestro di Giustizia .................................................................................................................................... 129 14.4.10.1 Curriculum vitae del Maestro di Giustizia................................................................................................................... 129 14.4.10.2 Tentativo di identificazione (E. Puech) .......................................................................................................................130 14.5 QUMRAN E IL CRISTIANESIMO ..................................................................................................................................... 130 14.5.1 Analogie nel vocabolario ............................................................................................................................... 130 14.5.2 Analogie nelle pratiche rituali e comunitarie .............................................................................................. 130 14.5.2.1 Pasto sacro ....................................................................................................................................................................130 14.5.2.2 Battesimo, abluzione .................................................................................................................................................... 131 14.5.2.3 Comunione dei beni ..................................................................................................................................................... 131 14.5.2.4 Carit ............................................................................................................................................................................. 131 14.6 IL CALENDARIO ESSENO ............................................................................................................................................... 131 14.7 APPENDICE ................................................................................................................................................................. 133 14.7.1 La data della Cena .......................................................................................................................................... 133 14.7.1.1 Dati relativi al calendario di Qumran .......................................................................................................................... 133 14.7.1.2 Dati scritturistici ........................................................................................................................................................... 133 14.7.2 La data di Natale ............................................................................................................................................ 134 Nuovo Testamento 1 IL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO ..................................................................................... 137 1.1 IL FRAMMENTO MURATORIANO ....................................................................................................................................... 137 1.2 UNA TABELLA RIASSUNTIVA SULLE VARIE PROPOSTE DI CANONE ...................................................................................... 142 2 IL TESTO DEL NUOVO TESTAMENTO ......................................................................................... 143 2.1 SCRITTURA E SUPPORTI MATERIALI ................................................................................................................................. 143 2.1.1 Supporti ............................................................................................................................................................... 143 2.1.1.1 Il papiro ........................................................................................................................................................................ 143 2.1.1.1.1 Introduzione ............................................................................................................................................................ 143 2.1.1.1.2 Preparazione ............................................................................................................................................................ 143 2.1.1.1.3 Un rotolo di papiro .................................................................................................................................................. 144 2.1.1.1.4 Forme ....................................................................................................................................................................... 144 2.1.1.1.5 Strumenti di scrittura .............................................................................................................................................. 144 2.1.1.1.6 Levoluzione ............................................................................................................................................................. 145 2.1.1.1.7 Vantaggi ................................................................................................................................................................... 145 2.1.1.1.8 Svantaggi.................................................................................................................................................................. 145 2.1.1.2 La pergamena ............................................................................................................................................................... 146 2.1.1.2.1 Introduzione ............................................................................................................................................................ 146 2.1.1.2.2 Preparazione ............................................................................................................................................................ 146 2.1.1.2.3 Forme ....................................................................................................................................................................... 146 2.1.1.2.4 Strumenti di scrittura .............................................................................................................................................. 147 2.1.1.2.5 Levoluzione ............................................................................................................................................................. 147 2.1.1.2.6 Vantaggi ...................................................................................................................................................................148 2.1.1.2.7 Svantaggi..................................................................................................................................................................148 2.1.1.3 Palinsesto ...................................................................................................................................................................... 149 2.1.2 Forme ................................................................................................................................................................... 149 2.1.2.1 Rotolo in papiro ............................................................................................................................................................ 149 2.1.2.2 Il codice in papiro ......................................................................................................................................................... 150 7
2.1.2.2.1 PAPIRO 52 (P. Ryl. 457, P 52 )................................................................................................................................... 151 2.1.2.2.2 PAPIRO 66 (P. Bodmer II, P 66 ) .............................................................................................................................. 154 2.1.2.2.3 PAPIRO 46 (P. Chester Beatty II, P 46 ) .................................................................................................................... 157 2.1.2.2.4 PAPIRO 45 (P. Chester Beatty I, P 45 ) ..................................................................................................................... 158 2.1.2.2.5 Considerazioni ......................................................................................................................................................... 159 2.1.2.3 Il codice in pergamena .................................................................................................................................................160 2.1.2.3.1 CODEX SINAITICUS 01) ..................................................................................................................................160 2.1.2.3.2 CODEX VATICANUS (B 03) ................................................................................................................................... 161 2.1.2.3.3 CODEX ALEXANDRINUS (A 02) .......................................................................................................................... 162 2.1.3 Tipologie di scrittura .......................................................................................................................................... 164 2.1.3.1 Scrittura maiuscola onciale .......................................................................................................................................... 164 2.1.3.1.1 Onciali greci della Bibbia ........................................................................................................................................ 165 2.1.3.1.2 Codex purpureus Rossanensis ................................................................................................................................ 171 2.1.3.2 Scrittura minuscola corsiva.......................................................................................................................................... 172 2.1.3.3 Le abbreviazioni ........................................................................................................................................................... 173 2.2 I TESTIMONI DEL TESTO................................................................................................................................................... 174 2.2.1 Papiri greci del Nuovo Testamento ................................................................................................................... 174 2.3 I CARATTERI DEL TESTO.................................................................................................................................................... 177 2.3.1 Testo Alessandrino (o Egiziano) H ..................................................................................................................... 177 2.3.2 Testo Bizantino K ................................................................................................................................................ 178 2.3.3 Testo Occidentale D ............................................................................................................................................ 178 2.3.4 Testo Cesariense C .............................................................................................................................................. 178 2.4 LA CRITICA TESTUALE...................................................................................................................................................... 179 2.5 LE EDIZIONI CRITICHE DEL NUOVO TESTAMENTO ........................................................................................................... 182 2.5.1 Il Cinquecento: la definizione del textus receptus ............................................................................................ 183 2.5.2 Il Seicento e Settecento: la critica al textus receptus........................................................................................ 189 2.5.3 Le grandi edizioni dellOttocento ....................................................................................................................... 190 2.5.4 Il Novecento ......................................................................................................................................................... 190 2.5.5 Le edizioni manuali recenti ................................................................................................................................. 191 I LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO 3 ELENCO DEI LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO ......................................................................... 196 3.1 : VANGELO SECONDO MATTEO (128) ................................................................................................. 197 3.2 : VANGELO SECONDO MARCO (116) ..................................................................................................... 200 3.3 : VANGELO SECONDO LUCA (124) : ATTI DEGLI APOSTOLI (128) .......................203 3.3.1 Vangelo ................................................................................................................................................................203 3.3.2 Atti ........................................................................................................................................................................ 205 3.4 : VANGELO SECONDO GIOVANNI (121) : APOCALISSE DI GIOVANNI (122)....206 3.4.1 Vangelo ................................................................................................................................................................206 3.4.2 Apocalisse ............................................................................................................................................................ 207 3.5 : AI ROMANI (116) ............................................................................................................................. 208 3.6 : PRIMA AI CORINZI (116) .............................................................................................................209 3.7 B: SECONDA AI CORINZI (113) ........................................................................................................ 210 3.8 : AI GALATI (16) ..................................................................................................................................... 211 3.9 : AGLI EFESINI (16)............................................................................................................................. 212 3.10 : AI FILIPPESI (14) .................................................................................................................. 213 3.11 : AI COLOSSESI (14).................................................................................................................... 214 3.12 : PRIMA AI TESSALONICESI (15) ......................................................................................... 215 3.13 B: SECONDA AI TESSALONICESI (13)..................................................................................... 216 3.14 B : PRIMA E SECONDA A TIMOTEO A TITO (LETTERE PASTORALI) ...................... 217 3.14.1 1 Timoteo ......................................................................................................................................................... 217 3.14.2 2 Timoteo......................................................................................................................................................... 217 3.14.3 Tito ................................................................................................................................................................... 218 3.15 : LETTERA AGLI EBREI (113) ........................................................................................................... 219 3.16 : LETTERA DI GIACOMO (15) ...................................................................................................................... 221 3.17 : PRIMA LETTERA DI PIETRO (15) ............................................................................................................. 222 3.18 B: SECONDA LETTERA DI PIETRO (13) ........................................................................................................ 223 3.19 , B, : PRIMA, SECONDA E TERZA LETTERA DI GIOVANNI .......................................................................... 224 3.19.1 Prima lettera di Giovanni .............................................................................................................................. 224 3.19.2 Seconda lettera di Giovanni .......................................................................................................................... 224 3.19.3 Terza lettera di Giovanni ............................................................................................................................... 224 3.20 : LETTERA DI GIUDA ......................................................................................................................................... 224 4 EUANGHELION: IL GENERE LETTERARIO DEI VANGELI ......................................................... 226 5 QUESTIONE DI SUPPORTO: DAL PAPIRO AL CODICE ................................................................ 227 6 LA QUESTIONE SINOTTICA ....................................................................................................... 230 8
6.1 IL MODELLO COMUNE: DERIVAZIONE DIRETTA ................................................................................................................230 6.2 IL PROCESSO GENEALOGICO: MEDIAZIONE LETTERARIA ................................................................................................... 231 6.3 PER APPROFONDIRE ........................................................................................................................................................ 232 7 GLI APOCRIFI DEL NUOVO TESTAMENTO .................................................................................233 7.1 VANGELI NARRATIVI ................................................................................................................................................ 234 7.2 VANGELI DELLINFANZIA ........................................................................................................................................ 237 7.3 ATTI .............................................................................................................................................................................. 238 7.4 VANGELI DI DETTI ..................................................................................................................................................... 239 7.5 LETTERE ...................................................................................................................................................................... 241 7.6 APOCALISSI ................................................................................................................................................................. 241 7.7 BIBLIOGRAFIA IN ITALIANO ............................................................................................................................................. 242 7.7.1 Raccolte di testi ................................................................................................................................................... 242 7.7.2 Introduzioni ......................................................................................................................................................... 242 8 LE TRE RICERCHE DEL GES DELLA STORIA .......................................................................... 243 8.1 LE FONTI ......................................................................................................................................................................... 243 8.2 FIRST QUEST O RICERCA LIBERALE (17781906): GES, UNA GRANDE PERSONALIT SPIRITUALE .................................. 244 8.3 NEW QUEST O SECONDA RICERCA (19501980): GES ALLALBA DEL REGNO ................................................................ 245 8.4 THIRD QUEST O TERZA RICERCA (A PARTIRE DAL 1980): GES, LEBREO ........................................................................ 247 8.5 COSA CONCLUDERE DALLA SUCCESSIONE DI QUESTE TRE RICERCHE? ............................................................................... 249 8.6 ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI ....................................................................................................................................... 250 8.6.1 Introduzioni e panoramiche sulle fasi della ricerca......................................................................................... 250 8.6.2 First Quest ........................................................................................................................................................... 251 8.6.3 Second Quest ....................................................................................................................................................... 251 8.6.4 Third Quest .......................................................................................................................................................... 251 8.6.5 Storia della ricerca sulla vita di Ges ............................................................................................................... 252
Primo Testamento (T a N a K)
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1 Il canone del Primo Testamento 1.1 Canoni del Primo/Antico Testamento Presentiamo qui una tavola sinottica che illustra i canoni del Primo Testamento: testo masoretico, versione dei LXX, versione Vulgata, Bibbia di Gerusalemme (canone cattolico), Traduction Oecumnique de la Bible, versione Riveduta (canone protestante) Tr N e bm K e tBm Deuterocanonici Apocrifi T e N a K LXX Vulgata Sisto Clementina Bibbia di Gerusalemme TOB Riveduta 1. Tr Beret emt WayyiqrBamidbar Haddebarm 1. Pentateukon Genesis Exodos Leuiticon Arithmoi Deuteronomion 1. Pentateucus Genesis Exodus Leviticus Numeri Deuteronomium 1. Pentateuco Genesi Esodo Levitico Numeri Deuteronomio 1. Pentateuco Genesi Esodo Levitico Numeri Deuteronomio 1. Pentateuco Genesi Esodo Levitico Numeri Deuteronomio 2. N e bm R i nm Yehoshua ofetm Shemuel 12 Melakhim 12
Isous Nau Kritai Routh Basilein AB Basilein Paraleipomenn A B Esdras A Esdras B Neemias Tbit Ioudith Esthr Maccabain A Maccabain B Maccabain 2. Libri storici
Josue Judicum Ruth Regum 1II Regum IIIIV Paralipomenon III Esdrae Neemiae Tobiae Judith Esther 2. Libri storici
Giosu Giudici Rut 12 Samuele 12 Re 12 Cronache Esdra Neemia Tobia Giuditta Ester 12 Maccabei 2. Libri profetici Profeti anteriori Giosu Giudici 12 Samuele 12 Re
1.2 La formazione del canone ebraico Per quanto concerne il canone del Primo Testamento (TeNaK), bisogna subito segnalare che nel mediogiudaismo vi sono gruppi che adottano un criterio restrittivo per quanto riguarda il canone, e cio non riconoscono alcuna scrittura normativa al di fuori della Legge/Trh. questo certamente il caso dei samaritani; pi controversa la posizione dei sadducei. Simile opinione sembra riscuotere il consenso anche da parte degli ebioniti, gruppo giudeocristiano. Levoluzione verso la forma del TeNaK testimoniata alla fine del II secolo attraverso lassociazione dei Profeti/ N e bm alla Legge/Trh, e non semplicemente in qualit di lettura edificante, bens quale parola di Dio. In questo senso assolutamente preziosa la testimonianza del Siracide, quando, offrendo lelogio dei padri (Sir 4450), percorre tutta una serie di personaggi biblici, che suppongono un accostamento di quelli presentati nella Legge con quelli presenti nei Profeti cosiddetti anteriori, nonch nei Profeti scrittori (con leccezione di Daniele). Peraltro sono coinvolti anche personaggi che appaiono nella collezione degli Scritti, come il caso di Zorobabele, ma soprattutto di Neemia. Manca per Esdra, e perci non testimoniata una conoscenza completa dei testi di EsdraNeemia. Questo abbozzo di canone diventa pi chiaro proprio nellintroduzione che il traduttore antepone allopera del Siracide (verso il 132 a.C.); qui appare chiaramente la classica suddivisione della Bibbia ebraica: Molti e profondi insegnamenti ci sono stati dati nella Legge, nei Profeti e negli altri scritti successivi, e per essi si deve lodare Israele come popolo istruito e sapiente (Sir, Prologo, v. 1). Sempre nello stesso testo il traduttore parla di suo nonno Ges dedicatosi lungamente alla lettura della Legge, dei Profeti e degli altri libri dei nostri padri (Sir, Prologo, vv. 910). Le altre informazioni che ci vengono da questo testo sono che gli originali esistevano gi in ebraico; inoltre fa capire tra le righe di conoscere delle traduzioni greche della Legge e dei Profeti e del resto dei libri (vv. 2425), ma di non apprezzarne sempre la resa dellorigina testo in lingua ebraica Appare chiaro che per Legge si intende il Pentateuco, per i Profeti la collezione dei profeti anteriori e degli scrittori; meno preciso invece il corpo del terzo gruppo, quello degli Scritti, che sembra essere ancora aperto. Infatti tra le righe si avverte lattesa che il traduttore e autore del Prologo ha nei confronti dellopera da lui tradotta, cio che si possa inserire in questo corpo di scritti: Nellanno trentottesimo del re Emergete, venuto in Egitto e fermatomi ivi alquanto, dopo aver scoperto che lo scritto di grande valore educativo, anchio ritenni necessario adoperarmi con diligenza e fatica per tradurlo. Dopo avervi dedicato molte veglie e studi in tutto quel tempo, ho condotto a termine questo libro, che pubblico per coloro che allestero intendano istruirsi conformando i propri costumi per vivere secondo la legge (Sir, Prologo, vv. 2735). Si giunge cos alla problematica che riguarda il passaggio dallera del secondo Tempio a quella del giudaismo postbiblico. Ci si chiede allora se ci sia stata, circa il canone biblico, qualche deliberazione autoritativa fra gli scribi del movimento farisaico sopravvissuto alla catastrofe del 70 d.C. La questione incrocia quella del sinodo o concilio di Jabne o Jamnia. Le nostre informazioni sono esigue e resta da chiedersi se davvero quel sinodo sia mai stato celebrato e, ancor pi, se in quellipotetica occasione sia stato affrontato il problema del canone biblico. La tesi tradizionale ritiene che il cosiddetto sinodo di Jabne sia stato una assemblea dei principali rabbi della Palestina, riuniti, fra il 90 e il 105 d.C., in questa localit, a sud dellodierna Tel Aviv. Suo scopo sarebbe stato quello di risolvere un conflitto di autorit fra rabbi; in queste riunioni si sarebbe discusso anche sulla canonicit del Cantico dei Cantici e dellEcclesiaste (Qohelet), ovvero se, secondo il detto rabbinico, il libro in questione sporca o meno le mani, ossia se, essendo libri sacri, il loro contatto obbligava poi a purificarsi o, invece, trattandosi di libri comuni, il loro contatto non esigeva alcuna purificazione. Dalle discussioni intercorse sappiamo che il Cantico era ampiamente accettato come canonico, mentre sussistevano forti dubbi sullEcclesiaste. In questo periodo Flavio Giuseppe, scrittore giudeo che esprime la sensibilit farisaica, parla esplicitamente di 22 libri santi nella sua opera Contra Apionem (1,3841) scritta verso il 95 d.C. A suo avviso Presso di noi non ci sono miriadi di libri , ma solo ventidue. Cinque contengono la legge e la 13
tradizione dalla creazione delluomo fino alla fine della vita di Mos. Questo lasso di tempo comprende 3000 anni. Dalla fine di Mos fino ad Artaserse i profeti dopo Mos hanno scritto gli eventi in tredici libri Da Artaserse fino al nostro tempo, tutto stato scritto, ma questo non degno della stessa fiducia accordata ai libri precedenti, perch non c pi stata una precisa successione profetica. Analizziamo pi a fondo lelenco concreto descritto da Giuseppe Flavio: Innanzitutto i cinque libri di Mos, contenenti le leggi e la tradizione dalla creazione del mondo fino alla sua morte, per un periodo di circa tremila anni. Dalla morte di Mos fino ad Artaserse, successore di Serse sul trono persiano, i Profeti venuti dopo Mos, narrarono la storia del loro tempo in tredici libri. Gli ultimi quattro contengono inni a Dio e precetti morali per gli uomini. Ai 22 libri riconosciuti da Giuseppe Flavio come normativi per la comunit giudaica, si giunge, probabilmente cos: i cinque libri del Pentateuco; per i profeti anteriori: Giosu, Giudici (pi Rut),12 Samuele, 12 Re; per i profeti posteriori: Isaia, Geremia (pi Lamentazioni), Ezechiele, Profeti minori (cio i Dodici Profeti), Giobbe, Ester, Daniele, EsdraNeemia (uniti), 12 Cronache; per il terzo gruppo degli Scritti: Salmi, Proverbi, Cantico dei Cantici ed Ecclesiaste. Per la problematica del canone significativo quanto scrive lapocrifo 4Esdra (testo del III secolo d.C.). A tale proposito scrive J. M. Snchez Caro: Nel cap. 14 vi si narra appunto come Esdra, ispirato dalla divina sapienza, detti a cinque scribi 94 libri in 40 giorni. Secondo le direttive divine deve pubblicare i primi 24 affinch siano letti da tutti, e conservare gli altri 70, per consegnarli alla lettura soltanto dei sapienti. In questa narrazione troviamo vari punti interessanti. Si parla innanzitutto di un canone di 24 libri biblici, probabilmente gli stessi di Giuseppe Flavio, ma con un computo separato di Rut e Lamentazioni; troviamo inoltre una difesa dei libri apocalittici, il cui numero qui settanta. Questa apologia consiste nel farne risalire lorigine allo stesso Esdra e allo Spirito di sapienza presente in lui. Scopriamo cos, di nuovo, il criterio che la corrente del giudaismo farisaico aveva imposto per laccoglimento nella lista canonica di determinati libri, e precisamente che fossero stati composti sotto ispirazione profetica e tramandati senza soluzione di continuit fino ad Esdra. Tutto perfettamente comprensibile, se teniamo presente che queste pagine sono scritte al tempo di Jabne, quando i rabbini si mostrano chiaramente ostili a gran parte della letteratura apocalittica esistente, distinguendola con precisione dai libri canonici (J.M. Snchez Caro, Il canone della Bibbia, in A.M. Artola J.M. Snchez Caro, Bibbia e parola di Dio, Edizione italiana a cura di A. Zani (= ISB 2), Brescia, Paideia Editrice, 1994, 53115, qui 76). Per molti esegeti vale allora la tesi che nel secolo I d.C. non esista ancora un canone pienamente fisso della Bibbia ebraica, ma che la situazione presenti una certa fluidit, specialmente per lultima parte. Ben pi consolidati sono invece i due grandi insiemi della Trh e dei Profeti, che sono riconosciuti come libri sacri, dotati di autorit per la comunit di fede. Per gli Scritti, i Salmi sono gi riconosciuti nel loro valore normativo, ma le ultime sezioni, il quarto e soprattutto il quinto libro dei Salmi, sono ancora incerte nella loro delimitazione precisa, come appare, ad esempio, anche dai reperti di Qumran. A quanto pare, lelaborazione di un canone vero e proprio della Bibbia ebraica riconducibile allopera degli scribi farisei nel periodo compreso fra le due rivolte giudaiche, tra il 70 e il 135 d.C. Non sono chiare le ragioni che spingono il giudaismo ad una tale scelta. Sembra, per, che vi influiscano diversi fattori, collegati alle precise circostanze storiche che il giudaismo sta attraversando. Anzitutto un fattore interno, ossia la necessit di trovare un elemento di coagulo capace di tutelare lidentit giudaica in un momento in cui n il tempio n il culto non possono pi sostenerla. Tale identit richiede anche una difesa, non tanto nei confronti del paganesimo e del culto dellimperatore in quanto essendo il giudaismo religio licita non ha gli stessi problemi che trover il cristianesimo delle origini , ma di fronte al moltiplicarsi dei libri apocalittici e al nuovo fenomeno del cristianesimo. Definire un canone della Bibbia ebraica costituisce perci un presidio davanti alle correnti apocalittiche e al sorgere di una 14
nuova letteratura religiosa, e precisamente quella cristiana, letteratura che sta gradualmente acquisendo un suo status di sacra. La discussione esegetica in proposito oscilla nella valutazione della preponderanza dei fattori interni, necessitanti la chiusura di un canone, inteso anche come lista di libri e non solo come norma, o dei fattori esterni di natura apologeticopolemica Si tratta di valutare poi se gli stessi motivi abbiano mantenuto la loro incisivit anche dopo la sventurata ribellione di Bar Kochba. La prima attestazione interna agli scritti giudaici circa la presenza di un canone potrebbe essere della fine del II secolo o degli inizi del III secolo, e precisamente un passo del Talmud (Baba batra 14b15a). 1.3 Scriptura secundum Scripturas Lo stesso testo biblico del TeNaK offre delle attestazioni di una crescente consapevolezza canonica, cio esibisce dei passi dove emerge la coscienza di porgere al lettore un testo scritto e normativo, perci non alterabile dalle generazioni future. Si tratterebbe qui di individuare quei testi dove emerge unautocomprensione che la Bibbia (limitandoci qui al Primo Testamento) ha di se stessa, quale scritto normativo, testi nei quali possiamo cogliere, in definitiva, una sorta di teologia della Scriptura secundum Scripturas. Infatti il Primo Testamento non solo si autocomprende come Parola di Dio, cio rivelazione divina per la vita del popolo, ma come Parola di Dio scritta, consegnata cio in quella forma che permane nel tempo, la scrittura, la quale consente latto della lettura, che non semplicemente lascolto di un testo orale. Il lettore, infatti, pu tornare pi volte su quanto ha letto, rileggere, rallentare i tempi secondo i suoi ritmi interiori, a differenza di quanto avviene con lorale. Ebbene, il Primo Testamento ha una chiara consapevolezza del proprio statuto di scrittura e lo consideriamo qui esattamente sotto questo aspetto, prendendo in analisi le tre grandi articolazioni del TeNaK. 1.3.1 Una scrittura normativa: la Trh La prima volta che si parla di scrittura in modo significativo, allinterno della Trh, in occasione dellAlleanza al Sinai (cfr. Es 24,38; 31,18; 32,1516; 34,14.2735). Questo significa che la Legge concepisce se stessa come Scrittura dellAlleanza, cio come un dispositivo che fa memoria del cammino del popolo con il suo Dio, e della promessa divina che sta allorigine di tale cammino. Lepisodio di Es 24,3ss. mostra come il libro attesti la risposta positiva del popolo alliniziativa divina, e quindi documenti il suo impegno a custodire lalleanza. Il libro quindi non concepito come una sorta di entit che scende dal cielo, al modo in cui alcune religioni pensano al loro libro sacro. Solo le Dieci Parole sono definite scrittura del dito di Dio, il resto lo scritto di Mos, quasi uno scrigno che le custodisce. La Legge riconosce di essere lintreccio tra iniziativa divina e risposta umana, documento di tale incontro: la sua reiterata lettura comporter un rinnovato impegno a vivere nellalleanza. Laltro scritto biblico che esibisce se stesso nel suo statuto di libro il Deuteronomio, ricapitolazione dellintera Trh. Esso mette in luce la normativit del libro e la sua capacit di indicare quanto Israele deve credere, se vuole restare fedele alla sua storia con Dio. La normativit (cfr. Dt 4,2ss. con la proibizione di aggiungervi o togliervi qualcosa) qui evidenziata dal fatto che esso diventa determi- nante per Israele, che sar allora giudicato proprio in base alla sua fedelt o infedelt allistruzione mosaica offerta autorevolmente dal Libro! Inoltre il Deuteronomio si presenta come uno scritto di confine, che scandisce i momenti di entrata e di uscita personali o comunitari, quotidiani o epocali. la Scrittura con cui Dio equipaggia il suo popolo, assicurando il passaggio tra i vari momenti, e offrendo cos il filo unitario con cui intendere questa storia. La funzione liminare del Deuteronomio ne fa una scrittura che accompagna il passaggio dalla generazione dei testimoni dellevento fondatore (EsodoSinaideserto) alla generazione 15
successiva, cio quella che vive nelloggi, nella problematica dellessere fedeli quotidianamente al Dio che si rivelato nella storia. Per questo si parla di uno scritto per tempi postmoderni, proprio perch preoccupato della continua attualizzazione del messaggio, trasmesso dagli scritti precedenti. Sempre nel Deuteronomio vi un interessantissimo testo sulla Scrittura, e cio il comando per il re di tenere presso di s una copia del libro della Legge (Dt 17,1520) da leggere ogni giorno. Il passo biblico dice letteralmente che sar la Legge a stare presso di lui, quasi a dire che essa gli far compagnia, sar il suo sostegno e la sua luce. Poich il re rappresenta qui la qualit regale di ogni credente, comprendiamo come si voglia suggerire al fedele israelita una verit importantissima: la lettura della Scrittura (Trh) lo aiuter a restare umile, cio a ricercare rapporti di fraternit con il prossimo, senza insuperbirsi, e a mantenere la fiducia nel Signore, perch lo scritto gli ricorder sempre quanto Dio ha fatto per lui. 1.3.2 Un libro per lottare e sperare: i N e bm Nei profeti anteriori il tema del libro appare gi con la figura di Giosu. Abbiamo visto come lomonimo libro lo presenti come lemblema del credente che, munito del libro della Parola di Dio, si appresta a conquistare la terra e riceve la promessa della riuscita di ogni sua impresa (Gs 1,16.79; cfr. anche Sal 1,3). Di questo libro (Legge) dato a Giosu, il primo scritto dei profeti anteriori fa risaltare i seguenti tratti: laspetto teofanico, cio il rivelarsi di Dio nella sua lettura; il carattere simbolico di pegno inalienabile delleterna Alleanza, dovuta allindefettibile fedelt del Signore ad Israele; la perenne forza ispiratrice, analoga a quella dello Spirito; e infine la necessit di una sua lettura sapienziale, quasi una degustazione di esso e un mormorarlo amorosamente tra se stessi. Il libro, la Parola di Dio divenuta scritto normativo, ricompare nella successione da Davide a Salomone (1Re 2,14), e soprattutto prima dellesilio per riformare il popolo e riportarlo alladorazione del vero ed unico Dio, quando Giosia legge il rotolo ritrovato nel tempio (2Re 22,123,27; 2Cr 3435). Ma nel corpus profetico il testo certamente pi pregnante sulla tematica della Parola di Dio quello di Ger 36, con il famoso episodio del rotolo scritto, letto, bruciato, riscritto. La Parola di Dio consegnata nello scritto lequivalente della persona del profeta e del suo messaggio verbale. Anzi, giunge anche l dove Geremia non pu giungere e comunica cos la sua predicazione, oltre le barriere dello spazio e del tempo. Il suo contenuto, qualificato come parola del Signore (vv. 4.11), parole di Geremia (v. 10), lo rende profeta per missione (deve indurre alla conversione v. 3), per vocazione ( scritto per ordine di YHWH) e per la sua fine drammatica (v. 23). Ma soprattutto il destino della Parola di morte e risurrezione, come indica la riscrittura del rotolo. Similmente alle parole della Legge (Sinai) viene scritto due volte, poich la prima scrittura stata come coperta dal peccato, contro il quale il libro diventa strumento di lotta. In definitiva, se raccogliamo i vari testi in cui appare il tema del libro allinterno del corpus profetico, possiamo dire che la Scrittura ivi parla di s e si presenta allora come testimonianza per conoscere le vie di Dio, e imparare a sperare anche nei tempi bui (Os 14,10; Is 30,8; Ab 2,14; Ger 30,14). In questa linea ricordiamo i testi della vocazione di Ezechiele, con il comando di mangiare il libro e, soprattutto, la conclusione del memoriale di Isaia (Is 8, 1620). Vale la pena di sostare su questa pericope. Di fronte ad una dinastia e ad un popolo che temono pi gli uomini che il loro Dio, al profeta Isaia non resta infatti che racchiudere in un memoriale la sua inascoltata predicazione. La decisione di fissare il messaggio oracolare e di garantirne la conservazione intende attestare la perenne validit della Parola di Dio, della quale il profeta e la comunit dei discepoli sono testimoni con lintera esistenza, separata dalla condotta di vita del popolo incredulo. Lo scritto del memoriale di Isaia al servizio della speranza, perch la sua predicazione fissata, sigillata e custodita dai suoi discepoli, certifica la potente presenza del Signore in mezzo al suo popolo, anche quando la situazione sembra umanamente disperata e il Dio di Israele appare chiuso nel silenzio. 16
Lo scritto segue un regime coerente con la disciplina della fede, di quella fede consapevole che la salvezza pu venire solo da YHWH e si concretizza nellattenersi fedelmente allinsegnamento divino, prendendo le distanze da una religiosit magica e manipolatoria del sacro. 1.3.3 La sapienza diventa libro: i K e tbm Nella sezione dei K e tbm riappare il tema della Parola di Dio consegnata come scritto, e precisamente per riorganizzare e rivitalizzare la fede del popolo dopo il trauma dellesilio, con Esdra e Nehemia (Ne 89). Nella stessa direzione bisogner intendere anche la passione del popolo di Dio nel custodire i suoi libri sacri, accettando persino la persecuzione e vedendo nel rogo dei libri lequivalente del martirio dei giudei fedeli alle tradizioni religiose. Di questo parlano i deuterocanonici libri dei Maccabei (1Mac 1,5464; 3,48; 2Mac 8,23). La scrittura sapienziale (Qo 14,10; cfr. anche il deuterocanonico Sir 50,2730) persegue la ricerca della contemporaneit della Parola di Dio, della sua capacit di illuminare le problematiche quotidiane, di evidenziare le costanti dellesistenza umana, specie nelle sue grandi domande. Nei testi sapienziali vi sempre pi la consapevolezza di una coincidenza della Sapienza con un sapere che formato dalla lettura della Trh e dallincontro con gli scritti dei profeti (Prologo di Sir; Sir 24; Bar 3,94,4). Infine la sezione sapienziale del TeNaK offre anche la scrittura della preghiera: invocazione, lode, colloquio con Dio e meditazione amorosa della sua Parola. Si legga in particolare Sal 40,79 e Sal 102,1819 (Questo si scriva per la generazione futura e un popolo nuovo dar lode al Signore). Il libro dei Salmi si presenta quindi come Scrittura da trasmettere alla generazione futura, perch un popolo nuovo dia lode al Signore e il credente rilegga la sua vita come obbedienza alla volont di Dio manifestata tramite il rotolo del libro. Gli autori di queste preghiere le presentano come messe sulla loro bocca da Dio stesso, e cesellate con il suo aiuto con stilo di scriba veloce. Non ovviamente la concezione magica di una Parola che scende dal cielo, ma la consapevolezza che il sentimento della preghiera formato dallincontro con la rivelazione di Dio. 1.4 Significato della forma canonica della Bibbia ebraica 1.4.1 Il primo blocco: Trh Il primo blocco, detto Trh o Pentateuco, secondo lespressione greca, identico al Pentateuco della Bibbia cristiana. Il posto della Trh nellottica ebraica assolutamente centrale, e costituisce il fondamento della fede e della prassi dellebraismo, che riconosce in essa il suo tesoro pi prezioso, il documento della rivelazione di Dio, la guida sicura per il cammino, il fondamento dellidentit stessa di Israele. Merita qui unattenzione particolare il Pentateuco, che testimonia un fenomeno importante per capire la formazione del libro biblico. Tale fenomeno chiamato con un termine tecnico piuttosto ostico (deuterosi), ma forse si pu pi semplicemente rendere con raddoppiamento o, meglio ancora, con ricapitolazione. Ognuno dei tre blocchi canonici mostra parti o libri attestanti tale fenomeno. Il Deuteronomio collocato al confine della terra, al di l del Giordano, quando si ormai al limitare del compimento della promessa. A questo punto il passato concluso e pu essere sintetizzato nel suo significato pi profondo: Dio ha dato al suo popolo una Legge, un comandamento o, in altre parole, unAlleanza che lo statuto della relazione tra Lui ed Israele. Anche la Legge non si profonde pi nei singoli comandamenti, ma come raccolta attorno al suo nucleo, nel concetto di Legge come tale. Nella ricapitolazione deuteronomica, il passato diventa rivelazione, istruzione e comando capace di illuminare loggi e guidare il presente del lettore. La Legge assume qui valore esponenziale e il lettore si trova interpellato non tanto per attuare questo o quel comando, ma a decidersi per la Legge, a decidersi per una sorta del comandamento del comandamento (cfr. Dt 30,15ss.). 17
1.4.2 Il secondo blocco: N e bim Per i Profeti la distinzione forte, rispetto alla nostra Bibbia, soprattutto perch, oltre ai nostri testi profetici (per gli ebrei: profeti posteriori), il blocco ebraico premette, chiamandoli profeti anteriori, i libri di Giosu, Giudici, 12 Samuele e 12 Re. La cosa pi importante per notare lo stretto legame dei profeti con la Trh. Essi si presentano nella forma canonica della Bibbia ebraica come commento alla Legge, come il suo giudizio sul presente. Si noti che, allinizio dei profeti anteriori, Giosu presentato come profeta che medita la Trh e vi trova la forza per compiere la missione ricevuta da Dio: Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mos, mio servo. Non deviare da essa n a destra n a sinistra, perch tu abbia successo in qualunque tua impresa. Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mditalo giorno e notte, perch tu cerchi di agire secondo quanto vi scritto; poich allora tu porterai a buon fine le tue imprese e avrai successo (Gs 1,78). Se il blocco della collezione dei profeti inizia con la consegna della Legge, allo stesso modo la conclusione del corpo profetico rimanda alla sua osservanza, come scrive la chiusura di Malachia: Tenete a mente la legge del mio servo Mos, al quale ordinai sullOreb, statuti e norme per tutto Israele. Anche Elia, di cui si preannuncia il ritorno (Ml 3,2324), dovr compiere la sua missione lasciata in sospeso, riconducendo il popolo alla tradizione dei padri, cio alla Legge. Unosservazione analoga si potrebbe fare anche per linizio della collezione dei profeti posteriori, dove Is 12 fortemente concentrato sul richiamo allosservanza della Legge e sulla promessa della sua comunicazione allintera umanit (cfr. Is 2,15). In sintesi i profeti attualizzano la Trh denunciando le deviazioni da essa e mostrando le promesse che sono connesse alla sua osservanza fedele. 1.4.3 Il terzo blocco: K e tbm La collezione degli Scritti raccoglie testi di natura molto diversa, che potremmo definire storici, sapienziali e apocalittici. Vale la pena osservare lapertura di questo blocco, costituita concretamente dal libro dei Salmi. Orbene, il Sal 1 lapertura, il portico, di questo libro delle preghiere, ma lo anche del blocco dei K e tbm. Vi viene ritratto lideale del credente, che trova motivo di gioia, di forza, di ispirazione per la sua condotta, proprio nella meditazione e nella custodia amorosa della Legge: Beato luomoche si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte riusciranno tutte le sue opere (Sal 1,2ss.). evidente il richiamo reciproco tra lideale del credente in questo Salmo e la prima pagina di Giosu, dove vi lideale della guida dIsraele, entrambi illuminati e sorretti dalla Trh. Anche i K e tbm condividono dunque lideale programmatico dei profeti: riportare allosservanza della Legge di Mos, promettendo, a chi ascolta e si attiene alle sue parole di origine divina, lesperienza di una vita pienamente riuscita. Lideale non si manifesta solo nella pagina iniziale, ma percorre la totalit delle opere presenti. Basti ricordare lapologia del martirio per fedelt alla Legge del Signore, intessuta dallo scritto apocalittico di Daniele. Nella collezione dei K e tbm il tratto pi sorprendente la sua conclusione. Infatti la Bibbia ebraica si conclude stranamente con i due libri delle Cronache. Questi scritti, secondo unottica storiografica, avrebbero avuto collocazione pi appropriata dopo i libri di Samuele e dei Re, come del resto nella Bibbia cattolica Soprattutto sconcerta il fatto che i libri di Esdra e di Neemia, che raccontano, con stile e pensiero fortemente analogo a 12 Cronache, il prosieguo della vicenda narrata dal Cronista, siano anteposti appunto a 12 Cronache La ragione di questa collocazione duplice: le Cronache sono state scritte quando probabilmente il blocco dei N e bim era gi chiuso, sostanzialmente canonizzato. La ragione per pi significativa sembra essere la seguente: la successione EsdraNeemia12Cronache deve essere risultata determinante per esplicitare una conclusione programmatica per lintera Bibbia ebraica. La conclusione di Neemia, con 18
il divieto dei matrimoni misti, non costituiva certo la finale adatta, mentre la conclusione di 2Cr poteva essere ottimale per chi leggeva la Bibbia dopo il 70 d.C., anno della distruzione del Tempio da parte dei Romani e della cacciata degli ebrei da Gerusalemme. 2 Cronache 36,22ss. recita cos: Nellanno primo di Ciro, re di Persia, a compimento della parola del Signore predetta per bocca di Geremia, il Signore suscit lo spirito di Ciro re di Persia, che fece proclamare per tutto il regno, a voce e per iscritto: Dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio dei cieli, mi ha consegnato tutti i regni della terra. Egli mi ha comandato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il suo Dio sia con lui e parta!. La forza dirompente di questo testo, messo come conclusione programmatica, appare chiara. I lettori ebrei, che hanno vissuto il trauma della distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani e che stanno rivivendo una situazione che ricorda quella dellesilio a Babilonia, riscoprono la fiducia nel Signore e il coraggio derivante dalla conoscenza della sua fedelt, proprio meditando queste righe che parlano delleditto di Ciro e del permesso di ritornare nella terra e di ricostruire il Tempio. Il testo dunque vuole alimentare la speranza di un popolo provato, che deve aprirsi al nuovo ed essere pronto a rivivere quellesperienza di liberazione che la Trh narrava e che il gruppo degli esuli in Babilonia aveva rivissuto come un secondo Esodo. chiaro il carattere programmatico di questa conclusione, quando letto in prospettiva canonica. Il libro di Cronache si richiama infatti sia alla Trh, sia ai N e bim, da lui sintetizzati nella profezia di Geremia (cfr. 2Cr 36,22), per dimostrare che la storia del popolo di Dio non finita, che il popolo ha ancora un futuro fondato sul Patto irrevocabile che Dio ha stretto con i padri, Patto alluso qui nella formula di Alleanza espressa con quel YHWH il suo Dio. Considerando la forma canonica mostrata dalla Bibbia ebraica, intuiamo la modalit con cui lebraismo si avvicina al suo Libro sacro, ricercando continuamente il cuore della rivelazione, individuato esattamente nella relazione di partnership tra il popolo dIsraele ( c am Yrael) e YHWH. Da notare che negli Scritti sono presenti anche cinque libretti, detti rotoli (meghillt), qualificati dalluso liturgico nelle cinque grandi feste ebraiche (Cantico, Ruth, Lamentazioni, Qoelet, Ester). 1) Il Cantico dei Cantici il rotolo letto nella festa di Pesah (Pasqua), cosa che manifesta una precisa convinzione: nella vicenda pasquale che conclude lEsodo dallEgitto il Signore ha manifestato il suo grande amore liberando il popolo dalla schiavit. Solo il linguaggio dellamore pu celebrare il senso profondo della Pasqua! 2) Rut letto nella festa di Pentecoste o Festa delle Settimane. Dal punto di vista di un calendario agricolo, la festa della prima mietitura avviene 50 giorni dopo la festa di primavera, la Pasqua, ma nella prospettiva della storicizzazione delle feste agricole sistematicamente attuata dalla fede ebraica, la festa delle primizie o dei cinquanta giorni, diventa memoria di quando, cinquanta giorni dopo la Pasqua, Israele aveva incontrato YHWH al Sinai e nel contrarre lalleanza si era impegnato con Lui ad osservare la Trh. 3) Il terzo rotolo costituito dalle Lamentazioni, libro che nel canone cattolico viene affiancato, a motivo del tono tragico, al profeta Geremia. Israele lo legge nella sua liturgia per il giorno del dolore massimo e spaventoso che il 9 di Av, memoria della caduta del primo e del secondo Tempio. il giorno che simbolizza la passione del popolo di Dio ed come lantitipo della Pasqua: esprime il lamento del popolo dIsraele, che ha visto in faccia il dolore, cos come la Pasqua esprime il cantico della liberazione. 4) Il libro di Qohelet viene letto nella Festa dei Tabernacoli o Capanne (Sukkt) che cade in autunno. Qohelet il paradossale libro della gioia; la gioia delluomo come quella del popolo di Israele, custodito e sorretto durante il suo cammino nel deserto: una gioia discreta che si accontenta di poco ed goduta sotto le ali del timor di Dio. 5) Infine il libro di Ester viene letto in una festa abbastanza profana, la festa dei Purim. Se una festa minore sotto il profilo liturgico, per molto popolare e gioiosa, un po come il carnevale. 19
Purim si svolge il 14 o il 15 di Adar, secondo i luoghi, ed un annuncio della festa di Pesah, che si celebra il mese successivo negli stessi giorni. Una riflessione specifica merita il libro di Daniele, che il pi significativo scritto di natura apocalittica presente nel TeNaK. 1.4.4 Lapocalittica: il Primo Testamento avanza verso il suo compimento La forma canonica della tripartizione del TeNaK non consente di cogliere una tensione verso un compimento. Nondimeno il pensiero ebraico conosce un particolare sviluppo, che lapocalittica, anche se questa non ha un posto speciale come tale nel canone. Eppure si pu dire che lapocalittica mostra un movimento interno al canone, movimento che avanza verso il suo compimento. Ovviamente la modalit di comprensione di tale compimento varia a seconda della prospettiva assunta, e segnatamente se tale prospettiva si muove allinterno della lettura rabbinica delle Scritture o fa propria la lettura messianicocristologica, o addirittura assume le prospettive pi vicine alla linea apocalitticoenochica. indispensabile chiarire subito il rapporto complesso che la tradizione canonica ospitante lapocalittica ha con il pensiero di unapocalittica apocrifa. Infatti niente pi complesso della questione dellapocalittica allorch si legge il Primo Testamento. A rendere difficile il problema un fatto preciso: accanto agli scritti canonici, da noi definiti apocalittici, vi una amplissima letteratura giudaica di natura apocalittica, non contenuta negli scritti canonici, e solitamente definita apocrifa (tema su cui torneremo in un successivo capitolo, esplicitamente dedicato agli apocrifi del Primo Testamento). Essa mostra, infatti, differenze radicali, inconciliabili con la tradizione biblica in generale e anche con gli scritti canonici di genere apocalittico. Laltra questione che complica notevolmente il nostro discorso se lapocalittica derivi dalla corrente sapienziale o se sia piuttosto una diversa accentuazione del linguaggio profetico. Mi sembra preferibile una posizione intermedia, la quale, ammettendo peraltro anche un influsso straniero (astrologia, interpretazione dei sogni, ecc.), riconosce nellapocalittica lo sviluppo del messaggio profetico sul tema del giorno del Signore e insieme afferma lacquisizione in essa di un tratto tipico della Sapienza: luniversalizzazione. Lapocalittica, infatti, non limita mai le sue prospettive al solo popolo eletto, ma colloca il messaggio divino nellorizzonte pi ampio della storia umana e della creazione. Venendo allapocalittica canonica, opportuno anzitutto chiarire quali siano i testi biblici del Primo Testamento che la ricerca biblica definisce apocalittici. Vi si colloca innanzitutto il libro di Daniele, posto dagli ebrei non tra i Profeti, bens tra gli Scritti del TeNaK. In esso il lettore condotto allestremo limite della storia dIsraele in epoca biblica, e gli viene aperto uno spiraglio sullimminente fine del mondo. Vi sono poi vari passi presenti nella letteratura profetica, che rivelano una significativa influenza apocalittica: Gioele; Is 3435; Is 63,16; la grande Apocalisse di Isaia (Is 2427); Ez 3839; e tutto il cosiddetto Secondo Zaccaria (=Zc 914). Anche alcuni passi dei libri dei Maccabei riflettono linfluenza del pensiero apocalittico (cfr., ad es., 2Mac 67). Pure nel Nuovo Testamento ritroveremo passi del genere apocalittico, tra i quali segnaliamo le cosiddette apocalissi sinottiche e il libro della Rivelazione (Apocalisse) di Giovanni. Tenendo conto di alcune caratteristiche dellapocalittica noncanonica, oggi vari esegeti si rifiutano di definire apocalittici questi scritti appena citati, mentre altri preferiscono mantenere il termine, con accentuazioni e precisazioni diverse. Certamente bisogna dire che lapocalittica canonica si differenzia da quella apocrifa per almeno tre ragioni: anzitutto non sinteressa in modo significativo al problema dellorigine del male; il secondo luogo il dualismo tra bene e male non viene identificato con il dualismo tra materia e spirito; infine le leggi mosaiche non vengono sostituite con le Tavole celesti. 20
In sostanza, chiarito che lapocalittica non si riduce ad un genere letterario preciso, si pone allora il problema dellessenza dellapocalittica e del contributo che essa, nella sua forma canonica, arreca al messaggio del Primo Testamento. Ma qual il cuore del messaggio dellapocalittica canonica? Lessenza degli scritti apocalittici della tradizione biblica quella di essere incentrati sullevento futuro, sullattesa di un intervento liberatorio da parte di YHWH. questa la certezza che domina tali scritti: Dio otterr il trionfo definitivo, attraverso ed oltre unepoca di pericoli e di persecuzioni, comportanti una grande minaccia per la fede. A servizio di questo messaggio si fanno concorrere i vari tratti caratteristici della letteratura apocalittica, ricorrendo a un accentuato simbolismo (antropologico, animale, cromatico, numerico: cfr., ad es., Dn 12,7. 12; 7,25) e permeando i testi di unattesa quasi spasmodica del compimento. Luso baroccheggiante del simbolismo non , per, fine a se stesso, ma serve per una pi efficace comunicazione del messaggio. Il messaggio ha un suo fulcro nella tematica del giorno del Signore, gi presente nei profeti non apocalittici, ma che riceve qui un ulteriore incremento. Esso una catastrofe terribile che annienta tutti i fondamenti della vita. Laspetto propriamente spaventoso sta nel fatto che tale catastrofe viene esattamente conosciuta come il giorno del Signore, giorno vicino, nel quale soltanto in Sion vi sar salvezza. Ma che cosa consegue da tale attesa del giorno del Signore, che in Daniele coincider con la risurrezione dei giusti? Anzitutto ne deriva un appello alla penitenza, alla conversione, e a resistere anche eroicamente di fronte alla persecuzione. Rispetto a questo giorno del Signore gli eventi presenti ricevono una qualifica teologica: diventano segno di ci che sta per accadere. Cos, fatti che sembrano immediatamente disastrosi per il popolo di Dio, sono paradossalmente il segno di unimminente sconfitta delle forze del male e il preannuncio della prossima instaurazione del regno di Dio. Tutto ci rende ragione del clima di viva attesa che pervade questi scritti, della tensione verso limminente cambiamento, della proiezione verso quel futuro intervento divino che costituir un vero e proprio rovesciamento della storia universale. Gli autori apocalittici, a differenza di certa apocalittica non canonica, non insegnano vie di fuga, di rinuncia, ma piuttosto di lotta di fronte al male che grava nella storia. Lapocalittica canonica si presenta perci come una letteratura del martirio, pensata per spronare alla testimonianza, alla fedelt alla legge, anche di fronte alle pi efferate persecuzioni. Non occorre per demonizzare tutto, ma trovare vie di discernimento, di lettura degli eventi come posti sotto la conduzione di Dio, che li indirizza con certezza verso un fine di bene pieno, di retribuzione della fedelt degli eletti. Bisogna allora imparare riconoscere i tempi presenti e il futuro nel loro collegamento con i tempi precedenti, con la storia del popolo di Dio quale attestata dalla Sacra Scrittura. A differenza dellapocalittica non canonica, quella biblica vuole mostrare la vitalit della legislazione mosaica e porsi a servizio della genuina tradizione di fede dIsraele e dellosservanza della Legge sinaitica aiutando i credenti che vivono tempi difficili, di persecuzione o smarrimento. 1.5 Bibliografia Sulle problematiche storiche del canone biblico e sul significato teologico cfr. T. Citrini, Identit della Bibbia. Canone, interpretazione, ispirazione delle Scritture Sacre (= LoB 3.3), Brescia, Editrice Queriniana, 1982. Le canon de lAncien Testament. Sa formation et son histoire, d. par J. D. Kaestli O. Wermelinger (= MoBi), Genve, Labor et Fides, 1984. Ph. R. Davies, Scribes and schools. The canonization of the Hebrew Scriptures (= Library of Ancient Israel), Louisville KY, Westminster John Knox Press, 1998. Le Canon des critures; tudes historiques, exgtiques et systmatiques, Sous la direction de Ch.Theobald (= LeDiv 140), Paris, Les ditions du Cerf, 1990. 21
V. Mannucci, Il canone delle Scritture, in R. Fabris et alii, Introduzione generale alla Bibbia (= Logos 1), Leumann (TO), ElleDiCi, 1994, 37595. Niccacci, Organizzazione canonica della Bibbia ebraica; Tra sintassi e retorica, in In onore di Mons. Enrico Galbiati nel suo 80 compleanno, Presentazione di G. Ghiberti, RivBib 43 (1995) 929. The Biblical canons, Edited by J. M. Auwers H. J. de Jonge (= BEThL 163), Leuven, University Press / Uitgeverij Peeters, 2003. Per il significato dellarticolazione tripartita del TeNaK cfr. la fondamentale opera di teologia biblica di P. Beauchamp, pubblicata nei due volumi: Luno e laltro testamento; Saggio di lettura (= BCR 46), Brescia, Paideia Editrice, 1985; Luno e laltro testamento. 2. Compiere le Scritture, Introduzione di A. Bertuletti, Traduzione di M. L. Milazzo, Revisione di L. Arrighi R. Vignolo (= Biblica 1), Milano, Glossa, 2001. Per una breve sintesi delle idee portanti di Luno e laltro testamento cfr. G. Borgonovo et alii, Il testo biblico: per un approccio scolastico (= Scuola di Religione), Torino, SEI, 1990. Per una posizione che, a differenza della tradizione rabbinica, sostiene che tra Legge e Profeti ci sia una relazione non di subordinazione, ma di pari autorit cfr. S. B. Chapman, The law and the prophets. A study in Old Testament canon formation (= FAT 27), Tbingen, J. C. B. Mohr (Paul Siebeck), 2000.
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2 Primo Testamento e Bibbia cristiana Quando prendiamo in mano una Bibbia dove ci sia anche il Nuovo Testamento, comprendiamo di avere a che fare con la Bibbia cristiana. Sarebbe per un inganno ritenere che la prima parte di essa, quella cio i cristiani chiamano Antico/Primo Testamento e gli ebrei TeNaK siano equivalenti e che soprattutto abbiano la medesima direttrice di senso. 2.1 Il canone cristiano dellAntico/Primo Testamento: tra canone breve e canone ampio Bisogna dire che il cristianesimo delle origini non ha fissato un proprio canone per il suo Antico/Primo Testamento, ma ha accolto come canonici quei libri che lebraismo considerava tali. Nel II secolo, quando cominciano le diatribe cristologiche, Giustino e Melitone di Sardi fanno uso del Primo Testamento per dimostrare che esso parla di Cristo. Ebbene, nel fare ci essi si limitano ad usare soltanto i libri accettati dagli ebrei, e quindi non fanno riferimento ai cosiddetti deuterocanonici. Un elenco del canone ebraico ci trasmesso proprio da Melitone di Sardi, che presenta i libri del canone ebraico, ovviamente con una sistemazione diversa. Peraltro si vede che le Lamentazioni sono computate con Geremia, Neemia con Esdra, e manca il Libro di Ester (mancante peraltro nella stragrande maggioranza delle liste canoniche greche). Queste testimonianze non dimostrano per che dalla chiesa delle origini fossero esclusi altri libri sacri, come si pu ben vedere dal fatto che Clemente di Alessandria (fine del II secolo) cita anche libri deuterocanonici e non pochi apocrifi, non mostrando dubbi sulla loro qualit di Scritture sacre. La posizione di Origene pi complessa, perch egli conosce lesistenza di libri che sono presenti nella traduzione greca dei LXX, ma non commenter mai nessuno di questi e daltra parte, nella discussione con Giulio lAfricano, sembra accettarli. Inoltre, Origene cita con frequenza questi libri nelle sue opere sacre. Daltra parte indubbio che la pratica sinagogale, con i libri letti nella sinagoga, sia passata nella chiesa delle origini; inoltre luso apologetico di tali libri nelle discussioni con il giudaismo, ha comunque segnalato un posto di particolare autorit per i libri del canone breve. vero che la chiesa antica leggeva in traduzione greca, ma mostra di attenersi, nella liturgia, al patrimonio comune con lebraismo. Non si pu allora in alcun modo sostenere che il cristianesimo e il giudaismo, a partire dalla frattura avvenuta fra di loro in seguito agli avvenimenti dellanno 70 d.C., non abbiano pi avuto nulla da dirsi e siano andati ciascuno per la propria strada (A. M. Ritter, Kanonbildung, da parte di E. Zenger, La Sacra Scrittura degli ebrei e dei cristiani, in E. Zenger (edizione), Introduzione allAntico Testamento, edizione italiana a cura di F. Dalla Vecchia, Brescia, Queriniana 2005, 945, qui 3536). Per avere un primo commento cristiano ad un deuterocanonico bisogna aspettare il De Tobia di Ambrogio. Soltanto verso il 400, il canone ampio, quello che segue i LXX, viene riconosciuto dalla chiesa occidentale come Sacra Scrittura. In questa fase segnaliamo in particolare il Decreto Gelasiano (circa 492498), dove evidente lassunzione del canone lungo Da parte della chiesa orientale si aderisce alla scelta della chiesa occidentale verso il VII secolo Con la Riforma, il mondo protestante ritorna al canone breve, allhebraica veritas, cui teneva tanto Gerolamo. Si sa infatti che la posizione di Gerolamo era opposta a quella di Agostino, e contraria allampliamento del canone. In ogni caso le ragioni per cui ad un certo punto, in mezzo a varie resistenze, la chiesa antica canonizz fondamentalmente la lista dei LXX non sono del tutto chiare, e restano ipotetiche. Possiamo presumere che i teologi del cristianesimo dellantichit preferissero usare la traduzione greca del Primo Testamento, che si prestava maggiormente ad interpretazioni cristologiche. Ladozione del testo greco favoriva, alla fin fine, anche ladozione del canone della Bibbia greca. In secondo luogo, attraverso la canonizzazione di questi libri, tra i quali alcuni che raccontano la storia del popolo dIsraele fino alle soglie del Nuovo Testamento (cfr. 12Maccabei), si sottolineava maggiormente la continuit storicosalvifica tra Primo e Nuovo Testamento. Infine bisogna dire che alcuni libri si sono imposti per il loro carattere letterario di fine fattura e di lettura gradevole, nonch per il loro valore catecheticopedagogico, che ne fa comunque 23
una lettura edificante. Questo spiega il successo di libri come Tobia, Siracide greco, Sapienza, non soltanto nelle comunit cristiane, ma anche in quelle ebraiche, specie per listruzione dei proseliti. 2.2 Il Primo Testamento come storia della salvezza Il problema del canone cristiano, per, non si esaurisce nel dibattito circa il canone breve o il canone lungo, ma riguarda piuttosto la sua struttura quadripartita. Infatti, anche se le chiese della Riforma sono tornate al canone biblico ebraico, ci riguarda la sua estensione, ma non la struttura della Bibbia ebraica, dato che hanno conservato la disposizione canonica invalsa nelle chiese e fondamentalmente conforme alla Bibbia greca. Questo punto va chiarito anche se bisogna precisare che la storia del canone cristiano, anche rispetto alla sua struttura, risulta assai pi complessa di come qui la esponiamo. In primo luogo, rispetto alla Bibbia ebraica, la disposizione dei libri risulta diversa e riflette la lettura cristologica di essi. Per la Trh non vi sono diversit. Le cose cambiano invece per il corpo profetico. La sequenza dei Profeti anteriori e posteriori non mantenuta nel canone cristiano. I Profeti anteriori sono infatti considerati parte integrante dei libri storici. Cos ai libri di Giosu e Giudici viene affiancato il libro di Rut, in quanto parla della nonna di Davide. Seguono 12 Samuele e 12 Re. A questo punto la Bibbia cristiana continua proponendo altri libri considerati testimonianza di storia della salvezza che, nella Bibbia ebraica, sono collocati tra i K e tbm (Scritti): 12Cronache, Esdra e Neemia, disposti secondo la successione cronologica, cio secondo i contenuti pi aderenti al racconto storico. Segnaliamo qui, per inciso, che, stando al canone cristiano lungo, questa forma storicosalvifica ancora pi evidente. Infatti, alla sequenza di libri di cui sopra, si pospongono i deuterocanonici Tobia, Giuditta, Ester (nella recensione pi ampia del testo greco) e soprattutto 12Maccabei, il cui racconto giunge fino alle soglie del I secolo a.C. Appare chiaro il criterio che ispira questa sequenza: partendo dal racconto della creazione e della liberazione, testimoniati dalla Trh, si giunge fino alla restaurazione del popolo di Dio nella terra, o addirittura fin quasi in prossimit dellera cristiana, con i Maccabei. Questo funzionale ad un progetto teologico, che quello di raccontare la storia della salvezza fino al suo compimento in Cristo. In questa prospettiva, il valore eminente della Trh viene parzialmente ridimensionato, anche se la fede nella Creazione e nellEsodo continua a dare coerenza cronologica allintero racconto. 2.3 Il posto dei libri didattici Quanto rimane degli Scritti, che non sia gi stato collocato nei libri storici o nei profetici (come Daniele e Lamentazioni), viene accorpato in un secondo blocco canonico, denominato libri didattico sapienziali. Altra novit, che si avverte immediatamente, linversione della successione SalmiGiobbe. Cos i libri sapienziali iniziano con la figura di Giobbe, linnocente sofferente, tipo del Cristo, e continuano poi con il libro delle preghiere che il credente recita con Cristo. Ai libri sapienziali spetta il compito di illuminare il presente della fede; cos vengono collocati in questo corpus canonico anche il libro dei Proverbi, il Qoelet e il Cantico dei Cantici. Il canone cattolico vi inserisce anche i libri della Sapienza di Salomone e soprattutto lo splendido Siracide, che veramente una summa giudaica del sapere sapienziale. La composizione di questo corpo canonico segue ancora una volta un intento teologico e cio decifrare le varie esperienze della vita, valide per ogni tempo, alla luce del mistero di Cristo. Cos ad esempio il Cantico dei Cantici deve diventare, senza annullare il proprio significato letterale di canto damore tra luomo e la donna, celebrazione del canto dellamore di Cristo per la Chiesa. 24
Si deve infine notare che lassenza di Daniele con la sua fede apocalittica nella risurrezione dei morti, in parte compensata nel canone cattolico dalla presenza del libro della Sapienza, con la sua tesi dellimmortalit dellanima dei giusti e, forse, della risurrezione. Infine, nel canone cattolico, la presenza del Siracide assicura una sorta di rivisitazione, attraverso la nota serie di medaglioni dedicati a personaggi famosi del passato, con cui questo libro delinea lintera vicenda del popolo di Dio come storia dellAlleanza e della salvezza. In tal modo il presente dei libri sapienziali mostra lattualit della Trh e del messaggio dei libri storici. 2.4 I Profeti e la prospettiva messianica Il corpus dei Profeti comprende, nella Bibbia cristiana, soltanto i Profeti posteriori, con laggiunta di Daniele e delle Lamentazioni. Queste ultime sono, infatti, interpretate come Lamentazioni di Geremia e di conseguenza collocate dopo il suo libro. Allo stesso modo il canone cattolico e ortodosso aggiunge il libro di Baruc, segretario di Geremia. La cosa pi importante da notare la successione che i Profeti intrattengono rispetto agli altri corpus canonici. Se la Trh parla della rivelazione originaria di Dio, e gli altri libri storici parlano del passato e i didattici del presente, il compito dei Profeti annunciare il futuro, il tempo messianico. Risulta perci di grande interesse il primo libro dei Profeti, che, nel canone cristiano, Isaia (non Geremia come nel Talmud), che notoriamente il libro pi ricco di profezie messianiche. La sostanziale similarit della forma canonica dei Profeti posteriori, registrabile nel canone cristiano e in quello ebraico, non deve far dimenticare le diversit di lettura, che non sono necessariamente opposizioni. Lebraismo subordina i Profeti alla Trh, della quale essi costituiscono unattualizzazione, un commento. Al contrario, nella Bibbia cristiana, poich la stessa Legge letta come promessa del Cristo (si pensi al cosiddetto Protovangelo, agli oracoli di Balaam, alla promessa deuteronomica di un profeta come Mos), il corpus profetico possiede una maggiore autonomia e il suo compito quello di preparare lintelligenza spirituale del mistero di Cristo. Ovviamente questa lettura cristologica non appiattisce gli altri aspetti del messaggio dei profeti, ma pone, per cos dire, accenti diversi. Cos i carmi del Servo del Signore presenti nel libro di Isaia, diventano profezia della missione e Passione di Cristo Ges; allo stesso modo Geremia, il profeta ingiustamente perseguitato, profezia nella propria carne, delle sofferenze del Cristo. Anche Daniele collocato tra i profeti proprio per vari testi letti in prospettiva cristologica; si pensi qui al tema del potere del Figlio delluomo (Dn 7,13ss.) e alla profezia delle settanta settimane (Dn 9,24ss.), ma soprattutto alla chiara affermazione della fede nella risurrezione della carne. Come si nota, la visione del mondo e della storia attestata nei libri profetici spingono decisamente, secondo la forma canonica cristiana, verso il compimento in Cristo. 2.5 La conclusione del Primo Testamento Un altro aspetto da valorizzare la finale dei Profeti, ossia Malachia 3,2224, vista come una conclusione aperta. Si pone qui in realt un problema. C infatti unoscillazione nel canone cristiano tra una forma che vorrebbe Dn 14 come conclusione, e quella che privilegia il testo malachiano, cos come ha fatto la tradizione che si richiama a Gerolamo. Il testo di Dn 14 presenta laffermazione che Ciro, re di Persia, si convertito al Dio degli ebrei: Allora il re esclam: Grande tu sei, Signore Dio di Daniele, e non c altro Dio al di fuori di te (Dn 14,41). chiara la funzione attribuita a questo testo deuterocanonico: le Scritture e la fede dIsraele sono destinate ad essere comunicate alle genti per la loro conversione. La Chiesa cristiana, in questa tradizione dei LXX, vedeva unanticipazione del suo stesso esistere. 25
Maggiori consensi riceve, per, la conclusione malachiana, che suona cos: Tenete a mente la legge del mio servo Mos, al quale ordinai sullOreb, statuti e norme per tutto Israele. Ecco, io invier il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore (Ml 3,22ss.). La Bibbia cristiana accentua la seconda parte dellappendice del libro di Malachia, e cio la dichiarazione dellintenzione divina di inviare il profeta Elia, affinch possa illuminare la via prima del giorno del Signore. Il Nuovo Testamento cita spesso questa conclusione di Malachia (cfr. Mt 17,1013; Mc 9,1113; Lc 1,17), identificando lElia redivivo con la figura del Precursore, il Battista. Questa promessa profetica risulta quanto mai adatta a costituire le ultime parole con cui si chiude il Primo Testamento e a saldarlo cos con linizio del Nuovo, che comincia subito dopo con la genealogia del Cristo, coerente con la prospettiva dei libri storici e, poco pi avanti, con il racconto della preparazione della missione di Ges con la predicazione del Battista. 2.6 Due forme canoniche a confronto Questa conclusione di Malachia ci fa comprendere come le due forme canoniche non si escludano, ma si arricchiscano reciprocamente. La forma canonica ebraica ricorda al cristiano limportanza delliniziativa di Dio, manifestatasi nella Creazione e nella salvezza dIsraele. Il canone cristiano viene ad accentuare semplicemente come questa salvezza attraverso Israele sia destinata a tutti i popoli e si realizzi ultimamente in Cristo. Limportanza della Trh non affatto negata; Ges infatti non venuto ad abolire, ma a dare compimento (cfr. Mt 5,17). Per quanto riguarda i libri sapienziali, i due canoni ribadiscono limportanza della ricerca della vera sapienza, nellascolto, nella preghiera, nella meditazione della Legge del Signore. Laccentuazione cristiana sar nellindividuare il telos, traguardo della Legge, nel Cristo (Rm 10,4). Il libro dei Profeti non liquida la Legge, come appare chiaro anche dalla finale malachiana, tanto amata dai cristiani, in cui viene ribadito il comandamento della Legge consegnata sullOreb. Il futuro che Ges Cristo apporta non annulla le speranze dei Profeti, ma le rende ancora pi ampie e universali. 2.7 Il Primo Testamento come prima parte della Bibbia cristiana Considerare il Primo Testamento come la prima sezione della Bibbia cristiana bipartita, significa anche indagare se tra le due parti esista un parallelismo. Affiancando le due parti, possiamo rilevare le seguenti corrispondenze. Per quanto riguarda il fondamento, larch, alla Trh corrispondono i vangeli; per quanto riguarda il passato del popolo di Dio, ai libri storici corrisponderebbero gli Atti degli Apostoli; in relazione al presente vissuto dai credenti, ai libri sapienziali corrispondono le lettere apostoliche; infine, per quanto attiene al futuro, ai libri profetici corrisponde lApocalisse di Giovanni. In questa prospettiva, i due libri angolari risultano Genesi e Apocalisse, che offrono una cornice storica universale, che viene evidenziata anche dalle parolegancio e dalla ripresa delle immagini. Si pensi qui, allora, a quante allusioni sono presenti in Apocalisse 2122 al racconto della creazione, fino a Gn 3, con il tema dellalbero della vita. Esemplifichiamo tutto ci riportando alcuni versetti di Apocalisse e ponendo in corsivo i richiami a Gn 13. (Ap 21,1ss) Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perch il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non cera pi... Mi mostr poi un fiume dacqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dellAgnello In mezzo alla piazza della citt e da una parte e dallaltra del fiume si trova un albero di vita Non vi sar pi notte e non avranno pi bisogno di luce di lampada, n di luce di sole Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte allalbero della vita e potranno entrare per le porte nella citt. 26
Infine in questo parallelismo appare chiara limportanza di Ml 3,2224 come conclusione del Primo Testamento e passaggio al Nuovo Testamento. Ribadiamo come questo testo sia citato pi volte nel Nuovo Testamento (Mt 17,1013; Mc 9,11; Lc 1,17). In questo modo viene legittimato sul piano canonico il Nuovo Testamento come prosecuzione del Primo; daltro canto il Primo Testamento assolve allora la funzione di collocare liniziativa salvifica ed escatologica di Dio, attuatasi in Ges, il Cristo e il Figlio di Dio, entro lorizzonte drammatico del suo patto con Israele (cfr. Gn 15; 17; Es 1934; Ger 31,3134) e con tutta la creazione (cfr. Gn 9) (E. Zenger, op. cit., 45). Entrando pi nel dettaglio, proprio il riferimento al Primo Testamento potrebbe aiutare a capire alcuni aspetti del canone del Nuovo, specie la realt del vangelo quadripartito. A tal proposito riportiamo alcune considerazioni di G. Borgonovo. Ci poniamo ora la domanda del perch la Grande Chiesa abbia adottato il canone del vangelo quadriforme. Ebbene, a tale domanda mi sembra di poter avanzare due risposte. Esse da una parte cercano di unire i dati storici che abbiamo e dallaltra di guardare dentro la storia del II secolo La prima risposta mi sembra convincente confrontando la struttura canonica del Primo Testamento e quella delle Scritture cristiane. La Bibbia ebraica, quella letta appunto dalla comunit ebraica, era la TaNaK (Trh, N e bm, K e tbm). A questo proposito ricordo un particolare molto importante. Il primo versetto del libro degli Atti allude indirettamente al libro stesso come ad un deuteros logos, come se fosse un Deuteronomio, quando afferma: Nel mio primo libro ho gi trattato, o Tefilo. Appunto il protos logos, e quindi quello che lautore sta scrivendo un deuteros logos. Non insomma impossibile guardare alla trama dei libri che compongono il Nuovo Testamento ritrovando, in qualche modo, la stessa struttura della Bibbia ebraica; addirittura lo stesso numero dei libri, e i numeri non sono unoggettivit, ma possono essere usati e manipolati. I libri del Nuovo Testamento possono diventare 24 se uniamo le doppie lettere di Paolo, indirizzate alla stessa comunit (12Cor; 12Ts), proprio come i libri del Primo Testamento. Avremmo cos il Vangelo di Ges (che sarebbe la Trh), il vangelo su Ges (la testimonianza fino agli estremi confini della terra). E come il Deuteronomio finisce in sospeso, cos anche gli Atti finiscono in sospeso: quando si arriva alla scena finale, non si chiude niente, ma si apre la vita della chiesa di Roma e della grande Chiesa. Perci la struttura pensata analogamente alla Trh: una Trh che fondamento, archetipo, della storia dIsraele e un Vangelo che archetipo della vita Ges e della prima comunit, sino a quando questa diventa la comunit di tutte le genti. Sarebbe quindi il passato normativo della comunit ecclesiale, e non a caso la conclusione del libro degli Atti si apre al presente di ogni chiesa. Da l in avanti inizia il presente di ogni chiesa; mantiene aperta la vita di Paolo (non si dice nulla del suo martirio), e soprattutto mantiene aperto il modo di vivere della comunit: Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Ges Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento (At 28,3031). Qui abbiamo la riunificazione dei due concetti: da una parte il regno di Dio, il Vangelo di Ges, e dallaltra parte le cose riguardanti il Signore, il Vangelo su Ges. Poi ci sono le lettere di Paolo a comunit presenti, ben specifiche; nellordine canonico sono in collocazione pressoch quantitativa (Romani, Corinzi, Galati, Efesini, Colossesi, Filippesi). Comunit ben precise. la profezia in atto, che linterpretazione del presente; quindi la seconda parte del Nuovo Testamento ripropone, allo stesso modo dei libri profetici, linterpretazione del presente della Chiesa. Di per s le grandi lettere sono sette, come sette sono le lettere del libro dellApocalisse, e gi il Canone muratoriano faceva questa analogia tra le sette lettere di Paolo alle comunit e le sette lettere di Apocalisse alle chiese. La terza parte del Nuovo Testamento sono gli Scritti, che noi definiamo come lettere cattoliche o pastorali, diciamo ad orizzonte ampio. E come per il Primo Testamento il libro si chiude su se stesso nella profezia di Daniele, nella parola che non la profezia antica, ma una parola al secondo livello, uninterpretazione della parola profetica di Daniele, cos il Nuovo Testamento riporta se stesso al centro, al Golgota, con il libro dellApocalisse di Giovanni, che per cos dire la consumazione di ogni 27
possibilit di apocalittica. Ogni rivelazione nasce e si spegne sulla Croce. Si spegne non nel senso che finisce, ma che non c pi un altro evento che non sia rivelazione piena di quella Croce. Perch, in questo contesto, quattro evangelisti? Se questa prima risposta riesce a dire qualcosa della forma complessiva del Nuovo Testamento, non ha ancora tuttavia ancora risposto al nostro interesse specifico: perch quattro vangeli? Ed ora approfondiamo il rapporto tra i quattro vangeli e la TaNak. Ecco, questa una mia risposta personale, che trova ragione nella storia, ma che penso meriti un approfondimento. Il problema che porta alla complessit di quattro vangeli, forse non ci tocca, perch oggi siamo portati ad altri interessi e questioni. Il problema il rapporto con Israele o, meglio, con il giudaismo, che il baricentro attorno al quale mi pare ruotino tutti e quattro i vangeli. A spiegare la complessit della vita di Ges non sono i ricordi pi o meno completi, n il fatto che i sinottici si muovano intorno ad alcune memorie e che poi Giovanni come dice anche Eusebio di Cesarea vedendo le lacune lasciate, pur giudicando complessivamente buona lopera dei sinottici, abbia voluto aggiungere ci che mancava, soprattutto dei primi giorni del discepolato, cio del passaggio dal discepolato di Giovanni il Battista a quello di Ges. Secondo Eusebio, il vangelo di Giovanni sarebbe il tentativo di colmare la memoria di quei giorni. No, niente di tutto questo. Mi sembra che il vero problema sia proprio il rapporto con il giudaismo. Il vangelo, nella forma dello scritto evangelico cos come labbiamo, non una biografia, n una raccolta dei detti, ma una narrazione su Ges, unillustrazione della sua figura. Vangelo di Ges, il Messia, Figlio di Dio la tesi che Marco vuole dimostrare, ricordando le parole e gli eventi di Ges, e ricordandoli soprattutto alla luce della Croce e di quella testimonianza di risurrezione che tutta da vivere da parte della comunit. Il vangelo, infatti, si chiude propriamente con il silenzio delle donne, le quali, piene di timore e di tremore, corrono via dal sepolcro vuoto, senza dire niente a nessuno. Ma come? Noi lo sappiamo, siamo noi la continuazione di quello scritto, noi che ascoltiamo il vangelo di Ges, Messia e Figlio di Dio. Solo che Marco molto sbilanciato e cita pochissimo il Primo Testamento e normalmente si spiega questa lacuna con il fatto che Marco ha scritto per dei non giudei a Roma, secondo le notizie che abbiamo dagli autori antichi. A mio parere la vera ragione che Marco mette in atto, nel suo racconto, un tipo di lettura della storia della salvezza molto vicina a quella di Paolo. Marco lesecutore pi fedele, in un certo modo, della teologia paolina. Egli certo riconosce la testimonianza del Primo Testamento, della Legge e dei Profeti, ma dice che quanto c adesso davvero il telos, il termine, il compimento, la sintesi di tutto il resto: e allora concentriamoci su questa novit! Il vangelo di Marco per dimostrare lincapacit dei discepoli di uscire dallo schema giudaico. Devono uscire dalla strettezza delle visioni giudaiche: non capiscono proprio perch non ne escono. Ges, invece, fin dallinizio aveva ha ben chiaro questo progetto e per tale motivo si presenta con un messianismo che non quello del figlio di Davide, ma quello del Figlio di Dio. Questa sarebbe la caratteristica di Marco. Immaginiamo adesso la comunit di Antiochia, la comunit pi ricca prima che il centro si spostasse a Roma , la comunit che ha prodotto il nome cristiano ed stata il baricentro della missione di Paolo. Ecco, quella comunit, che aveva una componente giudaica, non poteva accettare il vangelo di Marco, perch non vi si ritrovava; ecumenicamente aveva bisogno di unaltra visione, che la recuperasse, ed ecco allora il vangelo di Matteo, che inizia proprio in questi termini: Genealogia di Ges Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Per quanto riguarda la lettura del rapporto con Israele tutta unaltra prospettiva: ci che c nel Primo Testamento rimane il tesoro dal quale si pu attingere (Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verit vi dico: finch non siano passati il cielo e la terra, non passer neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto Mt 5,1718). Tutto rimane, e si compie esattamente nella parola e nei gesti di Ges. Il compimento di Ges non significa dimenticare la storia dIsraele, ma vivere fino in fondo tutta la storia dIsraele, fino ad arrivare a: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo (Mt 28,19). Attraverso il Ges ebreo tutti i popoli partecipano della stessa eredit di Abramo, della stessa 28
regalit di Davide. Certo, non un Davide secondo lattesa politica, bens un Davide che regna dalla croce, ma ladempimento della parola antica si compie. Di fronte a queste due posizioni, ecco la mediazione di Luca, che non mi sembra affatto il discepolo di Paolo, ma piuttosto labile teologo che riesce a mettere insieme le due componenti della comunit di Antiochia. Da una parte lanima ellenista la novit, e dallaltra lanima giudaica leredit. La Legge e i Profeti fino a Giovanni il Battista, poi lannuncio del Regno e infine la proclamazione del Risorto: a partire da Gerusalemme, per tutta la Samaria, fino agli estremi confini della terra. Il centro del tempo di Ges diventa dunque un centro che di fatto disegna una storia salvifica tesa tra la storia antica dIsraele e la storia nuova di tutte le genti, che partecipano, intersecandosi nel centro di Ges, allunica storia salvifica I racconti dellinfanzia di Luca, che recuperano le grandi figure del giudaismo, tutte pie, fedeli, sottomesse alla Legge, a partire da Ges e la sua famiglia, che appunto adempiono alla Legge. Ma lultima pagina, quella degli Atti, ricorda come ormai Paolo sia su tuttaltra posizione. un vangelo proclamato ai non giudei, perch quei giudei sono rimasti chiusi e non hanno voluto accogliere lorizzonte nuovo, aperto da Paolo. Per gli Atti, in realt, lorizzonte aperto da Pietro, ma c una connessione voluta, in modo da non sembrare una spartizione o una divisione. No, il primo Pietro, che entra nella casa di Cornelio; poi Paolo continua, in tutta la sua missione. Giovanni, in tutto questo, sta proprio a dire in che senso c una dialettica tra lantico e il nuovo, tra il Primo Testamento e levento di Ges, che non ha mai fine. La Legge stata donata per mezzo di Mos, ma la hesed wemet (la grazia e la verit), la pienezza di questa promessa esodica, avvenuta nel Figlio Ges (Prologo). E quanto viene esplicitato in questa verit che sprigiona nellevento di Ges Cristo davvero la verit di tutto il progetto salvifico e la verit del Primo Testamento stesso. il modo per interpretare sinteticamente la vicenda dellesodo nel giudaismo. YHWH misericordioso e pietoso, lento allira e ricco di grazia e di fedelt (Es 34,6): questa la carta didentit del Dio dellesodo, che si realizza appunto pienamente in Cristo Ges. Dio nessuno lha mai veduto (Gv 1,18). Lunico esegeta che ce lo pu svelare veritativamente il Figlio Ges. Allora rifiutare il Primo Testamento (Marcione, II secolo) un grave errore; conservarlo nella Chiesa del XXI secolo la necessit della nostra sopravvivenza. (Testo trascritto dallorale e non ancora pubblicato, tratto da alcuni passaggi della relazione di G. Borgonovo, tenuta alla Scuola della Parola della Diocesi di Bergamo il 4 ottobre 2006 e dal titolo: Perch quattro vangeli? Una visita nellofficina del canone). 2.8 Prospetto sulle differenze canoniche tra le varie chiese. La posizione delle varie chiese in relazione al canone biblico del Primo Testamento, piuttosto articolata e va precisata pi analiticamente. Le chiese protestanti non accettano come propriamente canonici i deuterocanonici, che vengono solitamente chiamati apocrifi, nei quali includono anche quelli che il Concilio di Trento dichiarer apocrifi. Nellultima edizione della Bibbia di Lutero (Wittenberg 1545) gli apocrifi, cio quei libri che non hanno ugual valore delle Sacre Scritture ma che utile e cosa buona legge, sono indicati in questordine: Gdt, Sap, Tb, Sir, Bar (+ Lett. di Ger), 12Mac, aggiunte ad Est, aggiunte a Dn. La lista include anche la Preghiera di Manasse, re di Giuda, quando fu deportato in Babilonia. Poi segue la nota: Fine dei libri dellAntico Testamento. Secondo lart. 6 della Confessio Belgica del 1561, i libri seguenti hanno lo stato di apocrifi: 34Esdra, Tb, Gdt, Sap, Sir, Bar (+ Lett. di Ger), aggiunte ad Est, Canto dei tre fanciulli nella fornace, Sus, Bel e il Drago, Preghiera di Manasse, 2Mac. Il canone delle chiese orientali conosce delle variazioni piuttosto significative proprio perch vi stata una forte fluidit circa la lista dei libri canonici dei LXX. Si comprende allora che la chiesa grecoortodossa e la chiesa russa, anche influenzate dal contatto con le chiese protestanti, abbiano optato per un canone breve. La chiesa coptoortodossa accetta invece il canone ampio, includendovi pure il Sal 151 e 3Mac. 29
Il canone pi esteso e pi singolare invece quello della chiesa etiopicoortodossa, che distingue tra un canone ampio e uno ristretto; in tal modo la sua Bibbia comprende lintera LXX con 3Esd, 3Mac e Sal 151; comprende pure i due testi dellAppendice della Vulgata, ossia La preghiera di Manasse e 4Esd, ma soprattutto e la cosa importantissima per la conoscenza degli apocrifi apocalittici del Primo Testamento anche il Libro dei Giubilei e 1Enoc etiopico. La Bibbia della chiesa siroortodossa va discussa nella sua forma siriaca. Si nota allora lomissione di Tobia e linclusione di 3Mac. Oggi per le edizioni della Bibbia siriaca orientale riproducono concretamente o il canone della Bibbia cattolica o di quella pi ristretta, cio protestante. La chiesa apostolica armena usa un canone la cui lista canonica ufficializzata da Gregorio Tatew (13461410). Il canone corrisponde alla Vulgata, ma considera 3Mac e 34Esd extracanonici. In sintesi, senza entrare in tutti i dettagli, o descrivere quali scritti sono assenti da determinate Bibbie, possiamo ricordare alcuni scritti appaiono solo in alcune Bibbie: 3Mac nei LXX, nella Peshitta, nella Bibbia Copta ed Etiopica e anche in quella Armena, ma con la restrizione di extracanonico. Quarto Libro dei Maccabei solo nei LXX. La Preghiera di Manasse nellAppendice della Vulgata, negli apocrifi della Bibbia di Lutero e della King James Version, e nella Bibbia Etiopica. Terzo Libro di Esdra nellAppendice della Vulgata, negli apocrifi della King James Version, nei LXX, nella Bibbia Etiopica e anche con la restrizione di extracanonica nella Bibbia Armena. Il Salmo 151 nella Appendice della Vulgata, nei LXX, nella Bibbia Etiopica e forse anche quella Copta. Il Libro dei Giubilei e di 1Enoc solo nella Bibbia Etiopica. 2.9 Bibliografia Eine Bibel Zwei Testamente. Positionen Biblischer Theologie, (Hrsg.) Ch. Dohmen Th. Sding (= UTB 1893), Paderborn Mnchen Wien, F. Schningh, 1995. E. Zenger, Il primo Testamento. La Bibbia ebraica e i cristiani, Editoriale di F. Dalla Vecchia (= GdT 248), Brescia, Editrice Queriniana, 1997. E. E. Ellis, LAntico Testamento nel primo cristianesimo; Canone e interpretazione alla luce della ricerca moderna, Traduzione di L. Rezzonico, Edizione italiana a cura di L. Redana (= StBi 122), Brescia, Paideia Editrice, 1999. Schenker, Lcriture Sainte subiste en plusieurs formes canoniques simultanes (Raction lexpos du prof. Max Seckler), in Linterpretazione della Bibbia nella Chiesa. Atti del Simposio promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Roma, settembre 1999 (= AD 11), Citt del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2001, 17886. M. Hengel, With the assistance of R. Deines, The Septuagint as Christian Scripture. Its prehistory and the problem of its canon, Introduction by R. Hanhart, Translated by M. E. Biddle (= OTS), Edinburgh New York NY, T. &T. Clark, 2002. E. Zenger, La Sacra Scrittura degli ebrei e dei cristiani, in E. Zenger (edizione), Introduzione allAntico Testamento, edizione italiana a cura di F. Dalla Vecchia, Brescia, Queriniana 2005, 945.
IL TESTO DEL PRIMO TESTAMENTO E LA SUA STORIA
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3 Il Testo Masoretico (TM) I rabbini trasmisero il testo della Bibbia ebraica in un processo di tradizione (masora = tradizione) per il quale elaborarono un complesso sistema di puntuazione, iniziato a partire dal VIII secolo d.C. (alcuni antidatano tale tradizione al VI secolo). Tale puntuazione sembr sempre pi necessaria per assicurare la pronuncia del testo ebraico, che propriamente ha solo le consonanti. Attraverso un sistema di puntuazione vocalica si garantiva nel tempo la permanenza della lingua sacra e della sua praticabilit. Infatti il rischio era che nel tempo, essendo il testo soltanto consonantico, venisse deformata la tradizione di lettura. Ricordiamo qui che latto di lettura al centro della consapevolezza che lebraismo ha del rapporto con il libro, s che il rabbinismo, pi che di Scrittura/Scritture (Bibbia) ama parlare di Miqra, cio lettura, recitazione. Questa operazione deve essersi peraltro prodotta non solo per considerazioni di necessit interna, ma anche per lo stimolo di fattori esterni, e cio lintroduzione dei segni vocalici nei testi religiosi siriaci ed arabi. Ma la puntuazione riguarda anche tutta una serie di note ai margini e alla fine del testo, aventi come finalit la preservazione del testo medesimo, evitando alterazioni ed errori di copiatura. Propriamente vi una distinzione grafica: le note poste ai margini superiori e inferiori della pagina sono la cosiddetta masora magna, mentre quelle poste a lato, o tra le colonne del testo costituiscono la masora parva; quelle poste alla fine del testo sono la masora finalis. Spieghiamo innanzitutto la masora parva. Qui le note segnalano le parole o le espressioni rare, i termini con ortografia inusuale (come ad esempio lortografia difettiva); inoltre quando dei piccoli termini, come ad esempio t (ta), appaiono pi volte nel medesimo versetto, sono segnalati per evitare omissioni. Molto spesso poi le note indicano quante volte una forma appaia o nellintera TeNaK o in una sezione precisa. La masora magna, invece, offre una specie di concordanza con la lista dei passaggi dove appare una forma rara segnalata dalla masora parva.
Figura 1 MS 5070 Bibbia Ebraica con Masora Parva e Masora Magna Pergamena, Spagna, seconda met del XIII secolo, 264 fogli, 37x35 cm, 3 colonne (a volte 1 o 2 colonne) 34
Figura 2 MS 5070 Bibbia Ebraica con Masora Parva e Masora Magna Pergamena, Spagna, seconda met del XIII secolo, 264 fogli, 37x35 cm, 3 colonne (a volte 1 o 2 colonne) Il lavoro dei masoreti stato indubbiamente enorme e indica una cura e un amore per il testo biblico anche nel suo aspetto grafico, materiale, che ben si spiega per una comunit ormai priva della terra dorigine, di autonomia politica, e che vede nel suo libro sacro una vera e propria patria portatile. Ovviamente la scelta praticata era fondamentalmente arbitraria e si erano prodotti sistemi diversi di puntuazione, come quello babilonese praticato da comunit sefardite della Mesopotamia e di aree marginali, come lo Yemen. Questo sistema sopralineare perch le vocali si scrivono sopra le consonanti. Concretamente fu la setta dei qaraiti che si incaric di perfezionare il sistema di puntuazione conservato in alcune edizione dei targumm e nei manoscritti yemeniti. Vi era anche un sistema di puntuazione detto palestinese e praticato da comunit ebraiche del sud della Palestina. In realt tutti questi sistemi sono stati per cos dire soppiantati da quello tiberiense della famiglia dei Ben Asher. La fioritura di questa scuola da collocarsi tra il 780 e il 930. Qui il suo pi illustre e conosciuto rappresentante pubblic un testo completo della Bibbia ebraica, con vocali ed accenti e tutto lapparato masoretico. Si ritiene che il gi citato codice di Aleppo sia una copia molto fedele di tale testo. Per lo studio su questo processo di vocalizzazione si sono rivelati importanti i frammenti trovati gi nel XIX secolo nella Geniza del Cairo, anche vari problemi restano irrisolti e la differenza di vocalizzazione potrebbe riflettere anche una differenza di dialetti ebraici. 4 Il testo premasoretico I masoreti hanno lavorato su un testo consonantico giunto fino a loro. Ma quali possibilit abbiamo, oggi, di risalire oltre il testo masoretico, fino al testo consonantico? Indubbiamente la situazione della critica testuale della Bibbia ebraica ben diversa da quella dei libri del Nuovo Testamento. Infatti non abbiamo una documentazione papiracea significativa, che colmi lo iato tra il testo consonantico e quello masoretico. Eccezione significativa sembrava essere quella dei frammenti della Geniza del Cairo. Bisogna poi ricordare che, prima del 1947 (scoperte di Qumran), lunico testo premasoretico noto era il papiro Nash del II secolo a.C., presentante lo Sh e ma c un testo del Decalogo, frutto di commistione tra Es 20 e Dt 5. 35
Ci si chiede quale sia stato il testo consonantico tramandato dai manoscritti medievali. La problematica si connette con quella della fissazione definitiva di un testo consonantico ebraico che, almeno potenzialmente, doveva rimanere invariato nel tempo. Ebbene, il momento fondamentale per questa fissazione va ricercato tra il 70 e il 150 d.C., quando i rabbini della corrente farisaica cercarono di assicurare nel tempo lunica cosa che ormai rimaneva ad Israele, e cio il testo biblico. Esso veniva a costituire anche una base per la restaurazione del giudaismo; ad essa diede un contributo assolutamente significativo Rabbi Aqiba, martirizzato nel 132, a causa dei suoi rapporti con la seconda rivolta giudaica Peraltro i suoi rapporti con la seconda guerra giudaica sono davvero significativi, poich a questa vengono riportati anche i testi dello wd Murabbaat e di Nah)al H)ever (presso il Mar Morto). Questi reperti presentano frammenti di testo biblico consonantico fortemente vicino a quello trasmesso successivamente dai masoreti. Tale processo di fissazione del testo (concomitante anche con la fissazione di un canone) non per iniziato soltanto dopo il 70, ma gi prima. Bisogna quindi cambiare il modo di vedere il concilio di Yamnia, e cio un momento particolare in cui si sarebbe fissato il testo biblico e il canone. Si tratta invece di un processo durato a lungo nel tempo. Ma resta la domanda su quale fosse la situazione del testo biblico prima del 70. La risposta ora possibile grazie alle scoperte di Qumran, che ci hanno permesso di conoscere la magmatica situazione testuale intercorrente tra il 300 a.C. e il 70 d.C., ma che ci consentono altres di affermare che il testo ebraico, assunto poi dalla tradizione rabbinica e puntuato successivamente dai masoreti, era una delle forme esistenti nel giudaismo, che i rabbini scelsero. In altri termini, i rabbini non operarono come si a lungo ritenuto amalgamando pi testi e recensioni e selezionando le varianti pi comuni, ma scegliendo una forma testuale (pi o meno in toto) che oggi definiamo protomasoretica o premasoretica. necessario qui inquadrare correttamente i dati testuali offerti dai manoscritti, tenendo presente anche la variegata situazione del giudaismo antecedente il 70 d.C. proprio questo pluralismo che la documentazione di Qumran ci fa conoscere. Se dopo il 70 si delineano tre gruppi ben distinti tra loro (giudei, samaritani e cristiani), precedentemente le tendenze erano ancora pi articolate e numerose, e il fariseismo vi appariva solo come una componente tra tante, sia pur culturalmente la pi influente. Cos i ritrovamenti di Qumran ci hanno portato nel vivo di un complesso e prolungato processo di gestazione, in cui vede la luce la Bibbia ebraica. importante notare come i manoscritti qumranici, sia pure a livello di frammenti, coprano la totalit dei libri del canone ebraico (con lunica eccezione di Ester); tra questi manoscritti si deve menzionare almeno il principale: 1QIsa a : rotolo completo del libro di Isaia su cuoio, copiato tra il 125 e il 100 a.C. (per una riproduzione del rotolo, clicca qui). Ebbene, proprio Qumran ci consente di farci unidea pi chiara circa la forma testuale degli scritti sacri. Appare cos una situazione insospettata. I testi biblici circolavano almeno in forme diverse, che poi spiegano le diversit esistenti tra il testo confluito nel TM, quello assunto come Vorlage (termine tedesco che indica il testo originale ebraico, utilizzato da un traduttore per la sua versione) dalla traduzione dei LXX, e quello del Pentateuco samaritano. Cos, ad esempio, i manoscritti di Isaia confermano la bont del testo protomasoretico, che poi la masora far suo. La situazione tale che le differenze tra 1QIs b e il TM non sono maggiori di quelli presenti tra i vari manoscritti medievali appartenenti alla tradizione masoretica! Questo ci fa capire come per molti testi della Bibbia, specie della Trh, ci fosse una forma ben consolidata gi prima del 70 d.C. Daltra parte le sorprese non sono finite, poich le scoperte di Qumran mostrano come talora i LXX lavorino su testi ebraici, che fungono da Vorlage, la cui recensione attesta una forma testuale diversa da quella protomasoretica. Infatti basta riferirsi ai manoscritti classificati come 4QSam abc , che documentano appunto un testo molto simile a quello assunto e tradotto dai LXX. Come se non bastasse, talora i manoscritti offrono punti di contatto anche con il Pentateuco samaritano. Ci che comunque appare assodato anzitutto un certo pluralismo testuale nel periodo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.; la versione dei LXX, poi, ne esce fortemente rivalutata e le sue varianti, rispetto al testo masoretico, non sono dovute ad imperizia o eccessiva libert dei traduttori, ma proprio ad una 36
diversa Vorlage testuale. Inoltre, alla luce di Qumran, appare chiaro che una storia generale del testo biblico consonantico irrealizzabile, ma che per ogni libro bisogna fare una sua storia. In secondo luogo il testo biblico aveva una sua fluttuabilit che consentiva interventi su di esso; ci significa che si privilegiava, rispetto alla lettera, il contenuto del testo. Ne conferma anche il fatto che siano diverse tra loro le citazioni del testo biblico del Primo Testamento negli scritti del Nuovo, di Filone, di Giuseppe Flavio. In definitiva, si deve riconoscere lesistenza di redazioni o di edizioni diverse dello stesso libro. Il caso pi clamoroso in assoluto quello di Geremia, per il quale in sostanza abbiamo due redazioni, con teologie e prospettive diverse: quella soggiacente alla traduzione dei LXX e quella protomasoretica, assunta poi dai masoreti. Resta comunque da spiegare la questione di tale pluralismo testuale nei secoli antecedenti lera cristiana. Non convince pi la tesi di Kahle, che distingueva tra testi volgari, di bassa qualit, e testi eccellenti, colti. Piuttosto pi convincente la tesi di F. M. Cross, che nella pluralit dei testi riconosce invece varianti locali, legate perci agli ambienti di trasmissione del testo. Avremmo allora tre tipi testuali, sviluppatisi separatamente in vari centri del giudaismo: la Palestina, lEgitto, Babilonia. Il tipo palestinese sarebbe attestato dal Pentateuco samaritano, oltre che da alcuni manoscritti di Qumran; il tipo egiziano da ricercarsi nella Vorlage dei LXX; infine il tipo babilonese da riconoscersi nel testo protomasoretico che, almeno per il Pentateuco, offre un testo pi breve, conservatore, con poche tracce di attivit editoriale, di glossatura. Ma anche rispetto alla teoria delle varianti locali sono state avanzate delle riserve, poich una possibile attivit letteraria dei giudei in Babilonia nellepoca tra Esdra e Rav Hillel non abbiamo alcuna informazione. Daltra parte anche la traduzione dei LXX non fu condotta interamente in Egitto, n su testi ebraici provenienti dallEgitto.
Figura 4 Codex Leningradensis, la masora magna e finalis Figura 3 La masora parva tra le due colonne 37
Figura 5 Papiro Nah 38
5 Il Pentateuco Samaritano Nel 1616, Pietro Della Valle trov una copia del Pentateuco samaritano (PS), presso la comunit samaritana di Damasco. Il manoscritto pi antico e completo del PS del 11491150, ed conservato a Cambridge. Il PS fu riprodotto dalle Poliglotte di Parigi e di Londra e, per un certo periodo, si pens che la sua fedelt rispetto ad un ipotetico testo originale fosse maggiore di quella del TM. Solo nel 1815 il grande filologo H. F. W. Gesenius mostr che un gran numero delle sue varianti erano corruzioni o interpolazioni effettuate su un testo giudaico antecedente. Successivamente gli esperti della critica textus ritennero il Pentateuco samaritano una delle varianti rifiutate dai rabbini del I secolo, e il Kahle credette di ravvisarvi una tradizione cosiddetta volgare. Ovviamente, con le scoperte di Qumran, queste valutazioni hanno dovuto subire una profonda revisione e si dovuto cercare unaltra spiegazione del rapporto tra Testo Masoretico (TM), Pentateuco samaritano e Settanta (LXX). La diversit tra il testo del PS e il TM sta anzitutto nellestensione, dovuta spesso allintroduzione di frasi bibliche prese da altri contesti del Pentateuco; aggiunge poi dei chiarimenti, delle ripetizioni. In ci si pu riconoscere talora la teologia dei samaritani, per i quali il monte scelto dal Signore il Garizim e non il Sion di Gerusalemme. Basti notare un esempio: come parte del decimo comandamento, il Pentateuco samaritano introduce, dopo Es 20,17, una glossa basata su Es 27,27 e 11,30, per affermare il comando divino di costruire un altare sul monte Garizim. Unaltra diversit sta in caratteristiche morfologiche e sintattiche proprie, s che le varianti tra PS e TM sono circa 6.000. Bisogna poi notare che in circa 1.900 casi, perlopi per con varianti poco significative, si avvicina al testo presupposto dai LXX e diverso dal TM. Nel complesso, per, il Pentateuco samaritano concorda pi con il TM che con i LXX. Per quanto riguarda la diffusione della recensione del PS, da una citazione di Gerolamo sappiamo dellesistenza di una versione greca del PS, denominata Samaritanicon, per definita pi fedele al testo dei LXX che lo stesso PS.
Figura 6 Riproduzione di una pagina del Pentateuco Samaritano 39
6 I manoscritti del T e N a K I pi importanti manoscritti della Bibbia ebraica sono quattro codici su pergamena preparati dai Masoreti: C: Codex Cairensis (o dei Profeti), proveniente dalla sinagoga del Cairo, scritto nell896 da Moshe ben Asher. B (Ms Or 4445): codice del Pentateuco, conservato al British Museum. A: Codex Aleppensis, scritto da Aaron ben Moshe ben Asher verso il 910 (altri critici posticipano verso il 925). L (B 19 a ) Codex Leningradensis: codice di tutta la Bibbia ebraica, conservato a San Pietroburgo e datato al 1008. 6.1 1. Il Codex Leningradensis (L) A differenza del testo del Nuovo Testamento, per il quale si dispone di numerose edizioni critiche, il testo della Bibbia ebraica deriva da un solo manoscritto, il Codex Leningradensis (L). Proveniente da Odessa, esso il pi antico manoscritto contenete lintera Bibbia ebraica nella lingua originale: 1008 d.C. attualmente conservato nella Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo (ex Leningrado, da cui il nome) e catalogato con la sigla Firkovich B 19 A. Come altri codici, anche il Codice di Leningrado appartiene alla famosa scuola dei masoreti della famiglia Ben Asher, operanti nella citt galilaica di Tiberiade (per questo si parla di tradizione masoretica tiberiense). Venne copiato da Samuel Ben Yakov da un manoscritto originale del caposcuola masoreta Aaron Ben Asher. La sua interezza e autorevolezza spiegano perch sia stato adottato dalla Biblia Hebraica edita da Rudolf Kittel (BHK) e ripreso anche dalla successiva edizione critica della Biblia Hebraica Stuttgartensia (BHS), edita da K. Elliger e da W. Rudolph. 6.2 Il Codex Aleppensis (A) Pur essendo il pi antico manoscritto del Testo Masoretico (fine del IX secolo d.C. e in ogni caso non dopo il 910), il codice di Aleppo privo della Torah (comincia con lultima parola di Deuteronomio 28,17) e dei libri di Qoelet, Lamentazioni, Ester, Daniele, Esdra e Neemia: degli originari di 487 fogli sono rimasti 295. Come il Leningradensis, anche il codice di Aleppo stato vocalizzato da Aaron Ben Asher, della scuola masoretica tiberiense. Sappiamo per certo che il grande Maimonide ha consultato questo codice mentre si trovava al Cairo. Dalla fine del 1300, venne custodito ad Aleppo (Siria). Nel 1960 Izhak BenZvi informa la comunit scientifica che il codice era stato salvato dai Figura 7 Copertina del Codex Leningradensis Il testo del Codex Leningradensis online allindirizzo: www.tanach.us/Tanach.xml Per altre immagini del Codice vedi www.usc.edu/dept/LAS/wsrp/educational_site/biblical _manuscripts/LeningradCodex.shtml
Figura 8 Pagina del codice di Aleppo (Isaia 1,1) Per leggere il codice si vada su www.aleppocodex.org 40
pogrom del 1947 e che si trovava in mani sicure. Attualmente conservato allIsrael Museum di Gerusalemme. Se ne pu vedere una riproduzione fotografica in facsimile in: Moshe H. Goshen Gottstein (edizione), The Aleppo Codex, Hebrew University Bible Project, Jerusalem 1976. 6.3 Il Codex Cairensis (C) Il Codex Cairensis (o Codex Prophetarum Cairensis, o Codice del Cairo dei Profeti) il pi antico manoscritto ebraico contenente il testo completo dei Profeti anteriori e posteriori. In un colofone originale autografo, Mosh ben Asher lo presenta come copiato da lui medesimo nel 896. Di propriet della comunit ebraica caraita di Gerusalemme, dopo essere asportato durante la crociata del 1099, attualmente in possesso della comunit caraita del Cairo, dove attualmente conservato. 6.4 Il Codex N Proveniente da Yezd in Iran, contiene i profeti posteriori ed probabilmente del IX secolo Oggi conservato allo Jewish Theological Seminary di New York; il codice mutilato e annerito da un reattivo chimico. 6.5 Il Codex B Detto anche Ms Or 4445, contiene testi che vanno dal foglio 29a (Gn 39,20) al foglio 159b (Dt 1,33); conservato alla British Library, non stato ancora pubblicato. 6.6 Il Codex D Chiamato anche Pentateuco di Damasco, perch acquistato a Damasco nel 1915. ben conservato e presenta il Pentateuco a partire da Gn 9,26 con una lacuna da Es 18,1 a 18,23. Oggi i 229 fogli del manoscritto sono propriet dello Jewish National and University Library di Gerusalemme. Gli studiosi lo datano tra il 900 e il 1000 e il suo luogo dorigine la Palestina o lEgitto.
Figura 9 Pagina del codice del Cairo 41
7 Le edizioni a stampa Nel 1455, nella stamperia di Mainz (Magonza), appare la monumentale Bibbia latina di Gutenberg, su due colonne di quarantadue righe (viene detta Biblia Mazarina, dal primo esemplare conosciuto, conservato nella Bibliothque Mazarine di Parigi). Il testo quello della Vulgata di Girolamo. Se vuoi sfogliare la Bibbia di Gutenberg clicca qui Nel 1477 si pubblica il libro dei Salmi e nel 1482 il Pentateuco, mentre nel 1488 appare la prima Bibbia ebraica a stampa (trattasi della famosa Bibbia di Soncino). Le pi importanti edizioni a stampa della Bibbia ebraica sono: la Poliglotta Complutense (1514 1517) e la cosiddetta Seconda Bibbia Rabbinica), ad opera di Yaqob ben Hayyim (1524 1525), apparsa a Venezia ed edita da Daniel Bomberg. La Complutense (Bibla Sacra Poliglotta) venne finanziata dal cardinale Francisco Jimnez de Cisneros e preparata tra il 1502 e il 1517 in Alcal de Henares, per cui detta anche la Poliglotta di Alcal (in latino Complutum). Il Cisneros affid il lavoro di erudizione ai dotti delluniversit della citt, assistiti da un gruppo di colti ebrei convertiti al cattolicesimo. Stampata nella Stamperia di Arnoldo Guillermo de Brocario nel 151417, lopera fu edita in ben 600 esemplari e consta di sei volumi in folio. Il sesto volume particolarmente prezioso, poich contiene un vocabolario ebraicoaramaicolatino, un vocabolario grecolatino, unintroduzione alla grammatica greca ed ebraica, e un indice latino.
Figura 10 La prima pagina della Complutense, con lo stemma del card. Cisneros 42
Figura 11 Una pagina della Poliglotta Complutense Riportiamo qui una pagina della Complutense (si tratta dellinizio del libro dellEsodo). Nella seconda colonna da destra c il Testo Masoretico, accanto la Vulgata di Girolamo e a fianco la traduzione dei Settanta, con traduzione latina interlineare. Per il Pentateuco si fa ricorso anche al Targum di Onqelos con corrispondente versione latina (in fondo alla pagina). Per il Nuovo Testamento viene riportato il testo greco e quello latino della Vulgata. 43
Figura 12 Una pagina della Seconda Bibbia Rabbinica Tra le altre poliglotte, si segnalano quelle di Anversa (15691572), di Parigi (16291645), di Londra (16571669), le quali combinano di fatto la Poliglotta Complutense e la Seconda Bibbia Rabbinica. Prima delle moderne edizioni critiche, vanno segnalate due opere fondamentali per il grande lavoro di collazione dei testi manoscritti: Vetus Testamentum Hebraicum cum variis lecionibus, di B. Kennicot (17761780) e Variae lectiones Veteris Testamenti, di G. B. de Rossi (17841788).
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7.1 Edizioni secolo XXXXI Sigla Titolo Note BHK(12) Biblia Hebraica Kittel (1 edizione 1906, 2 edizione 1913) Tutte le edizioni della Bibbia ebraica fino al 1929 e al 1937 si basavano su quella di Ben Hayyim, stampata a Venezia nel 15241525, comprendente anche la masora parva e magna. Questa edizione divenne il testo di riferimento per tutte le successive edizioni dal 500 al XX secolo. BHK(3) Biblia Hebraica Kittel/Kahle (19291937) Nel 1929 e1937 Paul Kahle propose di adottare per una futura edizione della Bibbia ebraica il Codex Leningradensis (L), del 1008/1009, uno dei codici masoretici esemplari, tra i pi antichi e completi che possediamo. Kahle non ebbe accesso al Codex Aleppensis (A). BHS(45)
Biblia Hebraica Stuttgartensia (1977, 4 edizione 1997, 5 edizione, a cura di Adrian Schenker) Testo del codice di Leningrado (L). ledizione oggi pi usata dagli studiosi, in attesa della BHQ.
HUB The Hebrew University Bible Project Finora sono stati pubblicati i seguenti libri: Isaia (M. H. GoshenGottstein, 1995), Geremia (C. Rabin, S. Talmon, E. Tov, 1997), Ezechiele (M. H. GoshenGottstein, S. Talmon, G. Marquis, 2004). OHB The Oxford Hebrew Bible (cfr. http://ohb.berkeley.edu) In questa edizione non si privilegia il testo di un codice, sia pure esemplare, ma si mettono a pi di pagina le lezioni degli altri testimoni. Di volta in volta, si giudica qual la lezione pi vicina alloriginale. Lambizione di ricostruire il testo ebraico del III secolo a.C., coevo allepoca della traduzione dei LXX. BHQ
Biblia Hebraica Quinta LAlleanza Biblica Universale ha poi promosso ledizione della BHQ. A tale edizione collaborano pi di venti studiosi. Si prevede di terminare lopera entro il 2010, pi o meno a un secolo di distanza dalla prima edizione della BHK. Finora (2009) sono usciti quattro volumi (Le cinque meghillot, Esdra e Neemia, Deuteronomio, Proverbi). http://en.wikipedia.org/wiki/Biblia_Hebraica_Quinta 45
8 La storia del testo della Bibbia ebraica (TaNaK) Tabella riassuntiva
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9 Elenco dei libri del T e N a K Trh Beret (Genesi) emt (Esodo) Wayyiqr (Levitico) Bamidbar (Numeri) Haddebarm (Deuteronomio) N e bim Yehoshua (Giosu) ofetm (Giudici) Shemuel (12 Samuele) Melakhim (12 Re) Yeshayahu (Isaia) Yirmeyahu (Geremia) Yehezkel (Ezechiele) Dodici profeti minori: Hoshea (Osea) Yoel (Gioele) Amos (Amos) Ovadya (Abdia) Yonah (Giona) Mikha (Michea) Havakkuk (Abacuc) Nahum (Naum) Haggay (Aggeo) Tsefanya (Sofonia) Zekharya (Zaccaria) Malaki (Malachia) K e tbm Tehillm (Salmi) Iyov (Giobbe) Mishle (Proverbi) Rut (Rut) r harm (Cantico) Kohelet (Qoelet) k (Lamentazioni) Ester (Ester) Daniyel (Daniele) EzraNehemya (EsdraNeemia) Dibr hayymm (12 Cronache)
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9.1 Trh 9.1.1 Genesi (150) 111: STORIA DELLE ORIGINI STORIA DELLUMANIT prima sezione: inizi della storia umana 2,425: creazione delluomo e del suo ambiente 3: violazione ed espulsione 4,116: primo peccato delluomo contro luomo 4,1726: ulteriore sviluppo dellumanit (4,26b: inizio del culto di Adonaj) seconda sezione: diluvio 6,58,21: cesura e ripristino dellordine della creazione terza sezione: dopo diluvio 9,2027: peccato e maledizione di Canaan 11,19: frantumazione dellumanit in molti popoli Saghe (figure paradigmatiche) 13: uomodonna 4: fratelli ostili 68: giusto esemplare 11,19: umanit origine dellambito vitale delluomo 2,15;3,1719.23: ladam deve coltivare la adamah 4,1112.14.16: separazione di Caino dalla terra e da Dio 6,14: limitazione della durata delle vita; 11,19: confusione delle lingue Abbozzi teologici (cornice sacerdotale) 1,12,3: concezione sistematica della creazione 9,17: ripresa delle affermazioni della creazione dopo la distruzione del diluvio Genealogie (Toledot): Adamo (5,3) No (5,29) Sem (5,32; 11,10) Abram (11,26ss) 1250: STORIA DEI PATRIARCHI STORIA DELLUNICO POPOLO 12,125,10: storia di Abramo saghe indipendenti: 12,1020; 22; 23; 24 (12,2a 2Sam. 7,9b) complessi narrativi pi ampi: 13; 1819: racconto di Abramo e Lot 26: storia di Isacco 25,1934;2735: storia di Giacobbe: corona di saghe di GiacobbeEsaLabano 28,1ss; 32,23ss:: apparizioni divine a Bethel e a Peniel: svolte per Giacobbe 3750: storia di Giuseppe 9.1.2 Esodo (140) 115,21: ESODO DALLEGITTO E PESACH 2,2325; 6,28: Gen. 17 (strato P di rielaborazione) 712: piaghe 15,2218: SOGGIORNO NEL DESERTO: eziologie e mormorazioni 1924: PRIMA SEZIONE del racconto sul soggiorno al Sinai ( Es. 19,1 Num. 10,10) 20,17: decalogo 20,2223,19: libro del patto: sefer ha_berit ( Dt 1226) (fonte B) 24: riformulazione del patto 2531: ISTRUZIONI RIGUARDO LA COSTRUZIONE DEL SANTUARIO 3234: BLOCCO NARRATIVO AUTONOMO: violazione e rinnovamento del patto 34,1026: decalogo cultuale (solo dopo inizia la costruzione del santuario) 3540: RACCONTO DELLA COSTRUZIONE DEL SANTUARIO ( Lev. 8) 49
9.1.3 Levitico (127) 17: PRESCRIZIONI SUI SACRIFICI 15: rituale per i sacrifici 67: disposizioni esecutive 810: INVESTITURA DEI SACERDOTI E REGOLE SACRIFICALI 1115: PRESCRIZIONI PER LA PURIT (impurit che pu essere rimossa) 11: animali puri e impuri 12: purificazione della donna dopo la nascita di un figlio 1314: lebbra e altre eruzioni cutanee 15: impurit causata da efflussi dal corpo umano 16: REGOLAMENTAZIONE DELLO YOM HAKIPPURIM (funzione cerniera tra i due tipi di impurit) 1726: LEGGE DI SANTIT 1720: impurit cultuale che non pu essere rimossa 17: sacrifici di sangue 18: rapporti sessuali illeciti 20: delitti passibili di pena di morte 2122: purit dei sacerdoti e offerte sacrificali 2325: prescrizioni riguardanti il calendario 23: calendario dei sacrifici 24,19: candelabro e pani della presentazione 25,17: prescrizioni sullanno sabbatico 25,831: prescrizioni sullanno giubilare 26: chiusa della normativa sinaitica 9.1.4 Numeri (136) 1,110,10: PERICOPE SINAITICA (inizio in Es. 191,1): normativa cultuale (parolachiave: purit) 14: censimento degli Israeliti e loro disposizione nellaccampamento 5: impurit in caso di adulterio 6,121: impurit nel caso dei Nazirei 6,2227: benedizione sacerdotale 7: offerte per la dedicazione del santuario 8: consacrazione dei Leviti 9,114: data di Pesach 9,1510,10: nube sul santuario ( Es. 40,2.3438) ** Lev. 1,1 Num. 9,14: normativa cultuale (momento ritardante) 10,1120,13: TESTI NARRATIVI ( Es. 15,2218,27): ribellione contro Mos 1012: mormorii contro Mos 1314: gli ambasciatori mandati a Canaan 1617: rivolta di Core, Datan e Abiram 15.1819: prescrizioni cultuali 20,113: acque di Meriba: cesura 20,1436,13: TESTI NARRATIVI E NORMATIVA CULTUALE 2025: ostacoli sul cammino e conflitti con i re 2224: racconto di Balaam (indipendente) 2627,11: nuovo censimento ( 1) 27,1223: vocazione di Giosu 2830: questioni rituali e normativa cultuale 31: campagna contro i Madianiti (testo narrativo) 32: assegnazione del territorio alle trib transgiordaniche 50
33: tappe del cammino nel deserto 33,5034,29: divisione dei territori in Cisgiordania 35: citt levitiche e citt di rifugio 9.1.5 Deuteronomio (134) 1,14,40: PRIMO DISCORSO INTRODUTTIVO (sguardo retrospettivo) 1,192,15: la vecchia generazione non entrata nel paese 2,164,31: la nuova generazione dovr adempiere i comandamenti dellHoreb 4,3240: Jhwh ha scelto Israel e gli ha rivelato i suoi comandamenti ( 28) 4,4411,32: SECONDO DISCORSO INTRODUTTIVO (schema parenetico deuteronomistico) 4,4449: nuova introduzione (questa la legge che Mos espose ai figli di Israele) 5: ripetizione del decalogo (incipit: Ascolta Israele) 6: ripetizione dello shem (Ascolta, Israele, il Signore, il nostro Dio, lunico Signore) 7,110,11: messa in guardia di Israel contro lalterigia 10,1211,32: benedizione/maledizione, ascoltare/non ascoltare i comandamenti ( 28) 1226: RACCOLTA DI LEGGI (cfr. Es. 20,2223,19: le formulazioni di Deut. sono pi particolareggiate) 1218: prima parte (diritto del privilegio di Adonaj) 12,128: centralizzazione del culto ( purit cultuale e unit del culto) 12,2914,21: divieto di culti stranieri 14,2215,18: offerte, anno sabbatico, doveri sociali 15,1917,1: primogeniti e festivit 17,218,22: ministri e procedimenti giudiziari 1926: seconda parte (rispetto a Es. mutata situazione sociale ed etica) 1920: prescrizioni per la comunit nel suo insieme 2225: prescrizioni per il singolo 26: confessione di fede e parenesi 2734: CONCLUSIONE 27: istruzioni per un rituale di maledizione ( Gios. 8,3035) 2830: conclusione del discorso di Mos iniziato in 1,1 28: benedizione/maledizione (riprende la conclusione di 11,2628) 29: nuovo inizio: si sottolinea loggi della stipulazione del patto 30: conversione a Jhwh e ritorno degli esiliati 3134: ultime azioni e istruzioni di Mos 31: investitura di Giosu, consegna della torah, presentazione del cantico 32,143: cantico di Mos 32,4852: annuncio della morte di Mos 33,229: benedizione di Mos (testo poetico inizialmente autonomo) 34: morte di Mos e successione di Giosu 9.2 N e bim 9.2.1 Giosu (124) 112: CONQUISTA DELLA GIORDANIA (1: linguaggio deuteronomistico) 1: linguaggio deuteronomistico 211: racconti di guerra e di conquista: carattere eziologico (Noth) 12: lista di re vinti 1322: RIPARTIZIONE DEL PAESE 1319: tracciati di confine dei territori; liste di toponimi 2021: citt di rifugio e citt levitiche 51
22,1034: conflitto cultuale tra Cisgiordania e Transgiordania 2324: DISCORSI DI COMMIATO E ULTIMI ATTI DI GIOSU * Giosu Israele obbediente Giudici Israele disobbediente 9.2.2 Giudici (121) 12,5: INTRODUZIONE 2,616,31*: CORPO CENTRALE: Giudici 3,711: Otniel; 3,1230: Eud; 3,31: Samgar; 4,15,31: Deborah e Barak;6,18,35: Gedeone; 9,156: Abimelech; 10,12: Tola; 10,35: Iair; 10,612,7: Iefte; 12,8 10: Ibsan; 12,1112: Elon; 12,1315: Abdon; 13,116,31: Sansone 1721: APPENDICE *schema ribellione: fecero ci che male agli occhi del Signore necessit: i figli di Israele gridarono al Signore conversione e salvezza: il paese ebbe pace per tot anni 9.2.3 12 Samuele (131; 124) I Sam. 17: STORIA DI SAMUELE 13: nascita e giovinezza di Samuele 46: racconto dellarca ( conclusione in II Sam. 6) 7: Samuele giudice I Sam. 815: RAPPORTI TRA SAMUELE E SAUL 812: quadro contraddittorio degli inizi della monarchia (diverse tradizioni): 8: quadro negativo 910,16: + quadro positivo 10,1727: quadro negativo 11: + quadro positivo 12: quadro negativo 1315: apostasia e fallimento di Saul I Sam. 16 I Re 2,11: STORIA DI DAVIDE I Sam. 16 II Sam. 5: STORIA DELLASCESA DI DAVIDE: conflitto SaulDavide (aspetto compilatorio) II Sam. 9 I Re 2 : STORIA DELLA SUCCESSIONE A DAVIDE (aspetto unitario) II Sam. 21 24 : CHIUSA DELLA STORIA DI DAVIDE: APPENDICI SCHEMA: 21,114: piaga ( carestia) 21,1522: prodi di Davide e loro azioni 22 (=Sal 18): canto poetico 23,17: canto poetico 23,839: prodi di Davide e loro azioni 24,125: piaga ( peste) 9.2.4 12 Re (122; 125) I Re 111: STORIA DI SALOMONE 1: insediamento di Salomone 2. eliminazione dei rivali ancora in vita sapienza di Salomone: 3,415: prima apparizione; 3,1628: giudizio di Salomone; 5,914; 10,113: superiorit mondiale di Salomone 52
potenza regale e sfarzo: 4,15,8; 9,1028; 10,1429 attivit edilizia: 68 11: declino del regno
* STORIA DEI RE DISRAELE E DI GIUDA: schema 1. indicazioni cronologiche (ascesa al trono e durata del regno) 2. giudizio religioso (negativo per i re dIsraele, positivo per i re di Giuda) 3. rimando alle Cronache dei re di Israele e di Giuda 4. morte e nome del successore I Re 1214: SCISSIONE DEI REGNI DI ISRAELE E DI GIUDA 12,19: narrazione storica sulla scissione delle trib del nord 12,2632: provvedimenti di Geroboamo in campo cultuale 1314: tre narrazioni profetiche I Re 17 II Re 10: CONFLITTI DEI PROFETI CON I RE DISRAELE I Re 1719; 21; II Re 1: Elia II Re 2,1 9,10: Eliseo I Re 22,128: Michaia ben Imla II Re 1116: VARI RE DI ISRAELE E DI GIUDA II Re 17: DISTRUZIONE DEL REGNO DEL NORD II Re 18,13 20,19: RACCONTI SU ISAIA ( Is. 3639) 18,13 19,37: assedio di Gerusalemme II Re 21: MANASSE II Re 22,1 23,30: STORIA DI GIOSIA: ritrovamento della Torah e riforma cultuale 9.2.5 Isaia (166) ProtoIsaia 139 [periodo dazione: 734, 701] 112: VISIONI DI ISAIA: profeta del giudizio su Israele e della salvezza futura 1,22,5: peccato di Israele (1,23.1017), giudizio di Jhwh (1,49.1820), futura purificazione di Gerusalemme (1,2128), detto escatologico sul pellegrinaggio a Sion (2,15) 2,64,6: detti sul giorno di Jhwh (2,622), detti contro le classi superiori (3,14,1), promessa per il resto di Sion (4,26) 5,17: canto della vigna; 5,824; 10,14: sezione di sette WeheWorten 6,19,6: blocco indipendente: memoriale: interpretazione retrospettiva di epoca esilica 12: salmo di salvezza [composto per loccasione] 1323: DETTI CONTRO I POPOLI STRANIERI ( Ger. 4651) [complesso indipendente] 2427: APOCALISSE DI ISAIA (cantata o raccolta di liturgie profetiche) 2832: CICLO ASSIRO [rimandi storici, contrasti a Gerusalemme, detti escatologici di salvezza] 3435: ALTRI FRAMMENTI APOCALITTICI 3639: RACCONTI SU ISAIA ( II Re 13,18 20,19) [complesso indipendente] [la figura di Isaia compare solo in 112; 20; 3639: costruita retrospettivamente]
DeuteroIsaia 4055 [presuppone lesilio] 40,111: PROLOGO: annuncio della fine dellesilio, 4048: SEZIONE DI GIACOBBEISRAELE 40,12 42,13: prima unit maggiore 40,1231: quattro dispute 41,120: giudizio contro i popoli 41,2129: parole di salvezza contro i popoli 42,19: I canto del servo di Dio (il servo Israele) ( 41,813) 42,14 44,23: seconda unit maggiore 53
42,1417: introduzione 42,1843,21: giudizi contro Israele 43,2244,8: parole di salvezza 44,24 45,8: discorso su Ciro 45,9 48,22: caduta di Babilonia 4955: SEZIONE SIONGERUSALEMME 49,113: II canto del servo di Dio [funzione ponte tra I e II parte] 49,14 51,3 51,4 52,12 52,13 54,3: III discorso sul servo sofferente di Dio (vs Ciro di 44,2445,8) 54,4 55,7: innalzamento di Gerusalemme 55,813: epilogo, vv. 12ss. Tematica degli inni TritoIsaia 5666 [epoca postesilica] 5659: LAMENTO E ACCUSE PER LA VIOLAZIONE DEL DIRITTO E DELLA GIUSTIZIA 56,9 57,13: annuncio dellavvento di Jhwh 58: accusa ed esortazione sul digiuno 59,114: LAMENTI DEL POPOLO 6062: PAROLE DI IMMINENTE SALVEZZA [centro del libro; assonanze con II Isaia] 63,7 64,11: LAMENTI DEL POPOLO 6566: CONCLUSIONE 65,116a: accuse ed esortazioni 65,16b25: annuncio di imminente salvezza 66,124: accuse ed esortazioni 9.2.6 Geremia (152) 125: IN PREVALENZA PAROLE DI GEREMIA 110: parole profetiche in poesia (tranne 7,1 8,3 che sono in prosa deuteronomista) 1: racconto di vocazione: sviluppato in due visioni (1,1112.1314) e in un discorso di Jhwh (1, 1519) 2,14,4: giudizio e salvezza: apostasia del popolo; la conversione possibile per il nord (3,610.1113), aperta come possibilit futura per Israele e Giuda (3,1418.1925.4,1 4) 4,56,30: avvicinarsi di un nemico da nord (4,531; 6,15.2226) e colpa di Israele (6,2730: autocoscienza profetica) [funzione di chiusa di 26] 7,18,3: discorso al Tempio e critiche al comportamento rituale [sez. in prosa deut.] 8,49,25: stessi elementi di 4,56,30; la parola guida essere saggi] 10: elementi di varia natura [funzione di chiusa] 1120: linguaggio in prosa di impronta deuteronomistica 11,112,6; 1415; 18; 1920: scene stilizzate della predicazione di Geremia. Struttura: circostanze della predicazione annuncio di giudizio persecuzione del profeta lamento. Il lamento prende la forma delle confessioni di Geremia (11,1823; 12,16; 15,10 21; 17,1218; 18,1823;20,718) 2124: discorsi contro le classi dirigenti (composizione indipendente) 21,110: cornice: sorte dellultimo re Sedekia e conquista di Gerusalemme 21,11 23,8: parole contro diversi re (23,18: detti messianici) 23,940: parole contro i profeti 24,110: cornice: futuro di salvezza per i deportati del 597 25,113: chiusa della raccolta delle parole di Geremia: accusa (17) annuncio di giudizio (8 13) ( II Re 17) 2645: IN PREVALENZA RACCONTI SU GEREMIA (redazione deuteronomistica) 54
2635: prima parte: conflitto con i sacerdoti e i profeti 26: ripresa del discorso al Tempio (7,1 8,3) 2729: falsi profeti (28: scontro con Anania; 29: lettera agli esiliati) 3033: la salvezza futura 3031: scritto consolatorio (31,3134: scritto sul nuovo patto) 32: acquisto del campo da parte di Geremia: futuro carico di salvezza 33: raccolta di affermazioni di salvezza: svolta e patto 3435: precedenti parole di salvezza: no per Sedekia e Giuda, s per i Recabiti 3645: seconda parte: confronto con i re e i funzionari di corte 36: parallelo con 26, ma qui si incarica Baruc ( II Re 22) 3744: sorte di Geremia (racconto della passione di Geremia) 4651: PAROLE CONTRO POPOLI STRANIERI ( Is 1323): complesso di tradizioni indipendente unito al momento della redazione finale [nella LXX si trova dopo 23] 52: APPENDICE: ripresa da II Re 24,18 25,30 ( Is 3639) 9.2.7 Ezechiele (148) 124: ANNUNCIO DI GIUDIZIO SU GIUDA E GERUSALEMME: assedio di Gerusalemme 1: vocazione del profeta 23: sua funzione di sentinella ( 33) 4,13: cornice: assedio di Gerusalemme ( 24,1: inizio dellassedio) 4,45,4: azioni simboliche collegate con lassedio 67: detti di giudizio contro i monti di Israele (6) e annunzio della fine (7) 811: visione del giudizio su Gerusalemme 1214: azioni simboliche 1519: discorsi metaforici: 1516: inutilizzabile legno di vite (15) e trovatella (16): Gerusalemme 17,19: annuncio di un nuovo re (17) e lamento funebre (19) 18: dibattito sacro sul problema della responsabilit individuale 20: retrospettiva storica (incipit: data; excipit: annuncio di salvezza) 2124: azioni simboliche che rimandano allimminente fine di Gerusalemme 2532: ANNUNCI DI GIUDIZIO SU POPOLI STRANIERI 25: contro gli immediati vicini di Israele: Ammoniti, Moab, Edom, Filistei 2628,19: contro Tiro 28,2023: contro Sidone 28,2426: annuncio di salvezza rivolto ad Israele 2932: contro lEgitto 3348: ANNUNCI DI SALVEZZA PER ISRAELE 33: il profeta come sentinella ( 23) 34: il pastore del gregge; nuovo Davide come unico pastore 3536: annuncio di rovina contro Seir (35), annuncio di salvezza per i monti di Israele (36) 36,1638: seguito della retrospettiva storica ( 20) 37,114: visione delle ossa aride: rinascita di Israele ( 24) 37,1528: visione simbolica: riunificazione di Giuda e Israele sotto il regno di Davide 38,139,22: Gog ultimo nemico 39,2329: annunci di salvezza per Israele ( 28,2426) 4048: visione del Tempio ( 13; 811: visione della gloria di Jhwh) 55
9.2.8 Dodici profeti minori 9.2.8.1 Osea (114) 13: RAPPORTO TRA JHWH E ISRAELE CON LIMMAGINE MATRIMONIALE 1: matrimonio di Osea: racconto in terza persona (azione simbolica) 3: matrimonio di Osea: racconto in prima persona (azione simbolica) 411: ACCUSA E ANNUNCIO DI GIUDIZIO SU ISRAELE 4,1: ASCOLTATE LA PAROLA DEL SIGNORE O FIGLI DI ISRAELE I ciclo (4,19.1114.1519; 5,7): culto e parola chiave prostituzione II ciclo (5,810; 5,11 7,16; 8,110): abusi sociali e politici (re e principi) III ciclo (8,1113; 9,19): culto e ritorno in Egitto IV ciclo (9,1017; 10,115; 11,111): retrospettive storiche 1214: ANNUNCIO DI SALVEZZA (citazioni dalla tradizione cultuale su Giacobbe esodo e creazione) Le tre parti cominciano tutte con lannuncio del giudizio e terminano con lannuncio della salvezza 9.2.8.2 Gioele (14) 12: PENITENZA DEL POPOLO 1,14: flagello delle cavallette 1,514: invito ad una giornata di penitenza 1,1520: lamento (menzione del giorno del Signore e preghiera 2,111: giorno del Signore ampliato: assalto escatologico di un esercito 2,1217: appello al pentimento e al digiuno 2,1827: risposta di Jhwh: promessa di adempimento (2,27: detto di conoscenza 4,17) 34: EFFUSIONE DELLO SPIRITO DI JHWH SU ISRAELE (svolgimento di 2,27) 3,24: segni premonitori 3,5: salvezza sul monte Sion 4,117: battaglia escatologica finale (4,17: detto di conoscenza 2,27) 9.2.8.3 Amos (19) 1,32,16: ANNUNCI DI ROVINA CONTRO LE NAZIONI 1,32,5: contro Damasco (1,35), contro Gaza (1,68), contro Tiro (1,910), contro Edom (1,1112), contro Ammon (1,1315), contro Moab (2,13), contro Giuda (2,45), contro Israele (2,616: oppressione dei poveri e violazione del diritto) [leit motiv: cos parla il Signore] 3,14,3: PAROLA DI GIUDIZIO A DUE MEMBRI CON UN INVITO ALLASCOLTO 4,45,17: TRE AMMONIMENTI RIFERITI AL CULTO 7,18; 8,13: CICLO DI VISIONI 7,13.46: cavallette e fuoco: lintercessione del profeta ha successo 7,78; 8,13: piombino, frutta matura: la fine non pi evitabile [7,1017: DISPUTE AL SANTUARIO DI BETHEL: frammento indipendente] 8,48: INEVITABILIT DI QUANTO DETTO IN 12 8,99,6: ROVINA INCOMBENTE [12 79: Ringskomposition] 9,715: CHIUSA: ANNUNCI DI SALVEZZA 9.2.8.4 Abdia (1) 19: giudizio su Edom (15: Ger. 49) 1014: vergognoso comportamento di Edom nei confronti di Giacobbe (= collaborazione degli Edomiti con i Babilonesi allepoca della distruzione di Giuda del 586) 56
15: annuncio del castigo di Edom e del giorno del Signore 1618: rivincita della casa di Giacobbe (ma sul monte Sion c salvezza) 1921: giudizio escatologico: allora il regno sar del Signore (21b) 9.2.8.5 Giona (14) 12: PRIMA PARTE 1,12: conferimento dellincarico (alzati e vai a Ninive): giudizio su Ninive ( 3,12) 1,316: Giona non svolge lincarico; i marinai riconoscono Jhwh come Dio 2,310: salmo [aggiunta tardiva] (formula introduttoria: 2,2: Dal ventre del pesce G. preg il Signore) 34: SECONDA PARTE 3,12: conferimento dellincarico (alzati e vai a Ninive): giudizio su Ninive ( 1,12) 3,310: Giona svolge il suo incarico: gli abitanti si pentono (3,4b: lunico detto profetico) 4,411: preghiera: discussione tra Jhwh e Giona (formula introduttoria: 4,2: Allora preg e disse..) 9.2.8.6 Michea (17) 1: ANNUNCIO DEL GIUDIZIO CONTRO GIUDA ( 7,1420) 1,17: avvento di Jhwh per giudicare le colpe di Israele 1,816: lamentazione 2: ACCUSA CONTRO GLI STRATI ECONOMICAMENTE POTENTI 2,35: contro gli sfruttatori 2,611: discussione con gli uditori 2,1213: annuncio di salvezza 3 4,18: DETTI DI GIUDIZIO 3,18: accusa e annuncio del giudizio contro i responsabili del diritto e i profeti 3,912: accuse contro i gruppi dominanti 4,18: parole di salvezza per Gerusalemme ( Is. 2,24) 4,9 5,14: STATO DI BISOGNO DI SION E ANNUNCIO DI SALVEZZA 4,9 5,5: stato di bisogno di Sion e annuncio di un dominatore da Betlemme: serie di parole introdotte da ora 5,614: annunci di salvezza per il resto di Giacobbe: serie di parole introdotte da allora (lett.: sar / avverr) 5,14: cesura: ripresa di 1,2 67: GIUDIZIO E SALVEZZA 6,28: controversia giudizia tra Jhwh e Israele (= predicazione didattica) 6,916: accusa contro le classi dirigenti 7,16: lamento sulla fine del diritto 7,713: Sion: a differenza di 4,9 5,5 c pi fiduciosa attesa del futuro di salvezza 7,1420: preghiera per invocare la fedelt di Jhwh a Israele ( 1,116) 9.2.8.7 Nahum (13) 1,28: SALMO INTRODUTTIVO (offre linterpretazione globale del libro) 1,9 2,3: MINACCIA DA PARTE DEI NEMICI E PROTEZIONE DA PARTE DI JHWH 2,4 3,19: ANNUNCIO DI ROVINA PER NINIVE 2,414: conquista di Ninive da parte di un nemico terribile 3,17: inizio con un guai sulla citt di sangue e descrizione della distruzione 3,819: Ninive paragonata a NoAmon (Tebe): Ninive un paradigma delle forze opposte a Jhwh, nessuna delle quali pu resistergli in quanto creatore del mondo (1,3b6) 57
9.2.8.8 Abacuc (13) 1,24: LAMENTO DEL PROFETA 1,511: RISPOSTA DIVINA 1,1217: LAMENTO DEL PROFETA 2,15: RISPOSTA DIVINA 2,620: DETTI CONTENENTI GUAI! 3,119: SALMO CONCLUSIVO (offre linterpretazione del libro): teofania escatologica di Jhwh 9.2.8.9 Sofonia (13) 1,2 2,3: DETTI DI GIUDIZIO SU GIUDA E GERUSALEMME 1,7SS.: motivo centrale della sezione: il giorno di Jhwh vicino 2,13: conclusione: invito a cercare Jhwh 2,415: DETTI DI GIUDIZIO SU ALTRI POPOLI 2,7.9b: annunci di salvezza per il resto di Giuda 3,18: DETTO CONTRO GERUSALEMME E I POPOLI PAGANI 3,920: DETTI DI SALVEZZA PER LE NAZIONI E PER GERUSALEMME 9.2.8.10 Aggeo (12) 1,15: RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO 2,19: JWHW CON IL POPOLO, ANNUNCIO ESCATOLOGICO DI SALVEZZA 2,1019: TORAH SACERDOTALE SUL PROBLEMA DELLIMPURIT CULTUALE 2,2023: ATTESA ESCATOLOGICA COLLEGATA CON ZOROBABELE 9.2.8.11 Zaccaria (114) 18: PRIMA PARTE: COLLEGAMENTO CON AGGEO 1,16: introduzione: invito alla conversione ( 8,115) 1,7 6,15: serie di otto visioni notturne* 1,715: cavaliere (1617: detto di salvezza per Gerusalemme) 2,14: corna e fabbri 2,59: corda per misurare Gerusalemme (1017: completam. delle tre visioni) 3,17: riabilitazione di Giosu (810: parole di salvezza per Giosu) 4,15.10b14: candelabri e ulivi (610a: parole di salvezza per Zorobabele) 5,14: rotolo volante 5,511: malvagit nel moggio 6,18: carri (915: poscritto: una corna per Giosu)
*Schema (concentrico) delle visioni: 1,715: annuncio dellintervento di JHWH (cavalieri) 2,14: liberazione esterna (politica) di Ger. (corna e fabbri) 2,59: liberazione esterna (politica) di Ge. (corda per misurare) 4,114: gli unti (candelabri e ulivi) 5,14: liberazione interiore dai peccati (rotolo volante) 5,511: liberazione interiore dai peccati (malvagit moggio) 6,18: intervento di JHWH (carri) 58
78: raccolta di parole profetiche su giudizio e salvezza 7,13: richiesta di digiuno in ricordo della distruzione del Tempio ( II Re 25,8) 7,47: critica alla prassi del digiuno ( 8,1617) 7,814: retrospettiva storica (teol. deuter.: giudizio conseguenza della disobbedienza) 8,115: parole di salvezza per Gerusalemme e per Giuda ( 1,16) 8,2023: Gerusalemme e Giuda centro del mondo dei popoli alla fine dei tempi [Composizione ponderata; le visioni vanno collocate dopo la scomparsa di Aggeo (febbraio 519; cfr. 1,7); le parole dei capp. 78 sono del dicembre 518.] 914: DEUTEROZACCARIA 910: iniziano e terminano con un detto contro popoli stranieri 11: allegoria del pastore 1213: salvezza e purificazione di Gerusalemme [1214: TRITOZACCARIA] 14: raffigurazione escatologica della battaglia di Gerusalemme 9.2.8.12 Malachia (13) 1,25: AMORE DI JHWH PER ISRAELE 1,6 2,9: LADORAZIONE A JHWH NON SI CONCILIA CON SACRIFICI DIFETTOSI 2,1016: MANCANZA DI FEDELT A JHWH COME MANCANZA DI FEDELT ALLA MOGLIE 2,17 3,5: IL GIUDIZIO DI JHWH RAGGIUNGE CHI NE DUBITA 3,612: CONVERSIONE A JHWH = CORRETTA CONSEGNA DELLE DECIME 3,1321: IL GIUDIZIO FUTURO DIFFERENZIER I GIUSTI DAGLI INGIUSTI (3,2224: aggiunta) Le sei unit sono tutte contrassegnate dalla forma della disputa: schema: parole di JHWH contestazione discussione. 9.3 K e tbm 9.3.1 Salmi (150) CINQUE LIBRI: 141; 4272; 7389; 90106; 107150 (lultimo salmo di ogni libro si chiude con Amen)
RACCOLTE SINGOLE: 341: SALMI DI DAVIDE 4249: SALMI DEI CORACHITI (50: salmo di Asaf, conclusivo) 5171: SALMI DI DAVIDE (72: salmo di Salomone, conclusivo) 7383: SALMI DI ASAF (4283: rielaborazione elohistica: Adonaj sostituito da Elohim) 8489: SALMI DI VARIE CORPORAZIONI DI CANTORI (eccetto 86) 90107: SALMI APPARENTATI NEL CONTENUTO 108110: SALMI DI DAVIDE, CUI SEGUONO 111118 INTRODOTTI DA ALLELUIA 119: SALMO ACROSTICO DELLA TORAH 120134: SALMI DI PELLEGRINAGGIO, CUI SEGUONO 135137: SALMI DI ALLELUI 138145: SALMI DI DAVIDE, CUI SEGUONO 146150, SALMI DI ALLELUIA
COMPOSIZIONE 1119: COMPOSIZIONE MAGGIORE 1: cornice: salmo della Torah Adonaj 2: il re come dominatore del mondo insediato da Jhwh: salmo regio 3 41: salmi individuali, come 77; 94; 102; 109; 140143 4250: salmi comunitari (salterio elohistico: inizio) 59
5172: salmi individuali (salterio elohistico: centro); 72: salmo regio 7383: salmi comunitari (salterio elohistico: fine) 8489: appendice; 89: salmo regio 110: il re come dominatore del mondo insediato da Jhwh: salmo regio 111118: salmi di alleluia: solenne conclusione 119: cornice: salmo della Torah Adonaj 120137: COMPOSIZIONE MINORE 120134: salmi di pellegrinaggio 135136: salmi di alleluia 137: appendice 138150: COMPOSIZIONE MINORE 138145: salmi di Davide 146150: salmi di alleluia 9.3.2 Giobbe (142) 12: CORNICE NARRATIVA 3,1 37,24: CORPO IN POESIA: DIALOGHI TRA GIOBBE E GLI AMICI 327: tre amici: Elifaz, Bildad, Tsofar; dialoghi in tre tornate (Giobbe + amici) 311: Giobbe (3), Elifaz (45), Giobbe (67), Bildad (8), Giobbe (910), Tsofar (11) 1220: Giobbe (1214), Elifaz (15), Giobbe (1617), Bildad (18), Giobbe (19), Tsofar (20) 2127: Giobbe (21), Elifaz (22), Giobbe (2324), Bildad (25), Giobbe (2627) 2931: discorso di sfida da parte di Giobbe (28: canto della sapienza) 3237: Elihu sviluppa le considerazioni degli amici ( funzione di ponte con 3140) 38,1 42,6: CORPO IN POESIA: DISCORSI DIVINI E RISPOSTE DI GIOBBE 38,1 40,2: discorso divino (discorso di teofania) 40,35: risposta di Giobbe 40,6 41,26: discorso divino 42,16: risposta di Giobbe 42,717: CORNICE NARRATIVA 9.3.3 Proverbi (131) 19: PROVERBI DI SALOMONE, FIGLIO DI DAVIDE, RE DI ISRAELE 1,17: introduzione: temi centrali: sapienza, intelligenza, conoscenza, disciplina, timore di DioI) 1,819: prima figura: maestro di sapienza 1,2033: seconda figura: la sapienza cornice 27: discorsi del maestro di sapienza: incipit: Ascolta figlio mio; dieci unit maggiori 8: discorso della sapienza cornice 9: invito alla sapienza ( 1,17) 10,1 22,16: PROVERBI DI SALOMONE singoli proverbi indipendenti: 375; esprimono una teologia sapienziale 15,33 16,9: centro della raccolta 22,17 24,22: PAROLE DI SAGGI 22,17 23,11: paralleli con legiziano insegnamento di Amenemope 24,2334: ANCHE QUESTE (SONO) DI SAGGI 2529: ANCHE QUESTI SONO PROVERBI DI SALOMONE singoli proverbi indipendenti (127) 30: PAROLE DI AGUR, FIGLIO DI JAK 31: PAROLE DI LEMUEL, IL RE
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9.3.4 Rut (14) 1,15: INTRODUZIONE: la situazione di Naomi 1,618: PRIMO BLOCCO: ritorno a casa di Naomi, decisione di Ruth di stare con Naomi 1,1922: INTERLUDIO: arrivo a Bethleem 2,117: SECONDO BLOCCO: incontro tra Ruth e Boaz 2,1823: INTERLUDIO: dialogo tra Ruth e Naomi 3,115: TERZO BLOCCO: piano di Naomi e relativa conclusione 3,1618: INTERLUDIO: dialogo tra Ruth e Naomi 4,112: QUARTO BLOCCO: negozio giuridico, Boaz ottiene il terreno e Ruth 4,1317: CONCLUSIONE: nascita della posterit, fine delle disgrazie di Naomi 4,1820: GENEALOGIA DI DAVIDE 9.3.5 Cantico dei cantici (18) 1,26: cornice: a) invito a mettersi in movimento b) metafora vigna c) fratelli 1,7 2,7: PRIMA SEZIONE 1,78; 917; 2,13: dialoghi degli amanti 2,47: scena damore 2,8 3,5: SECONDA SEZIONE 2,814; 15; 1617: canti della donna 3,15: scena damore 3,6 5,1: TERZA SEZIONE 3,611: sfarzoso corteo del re Salomone 4,17: descrizione dellamata con parole delluomo 4,8: centro: invito a mettersi in movimento 4,911; 1215: parole delluomo allamata 4,16 5,1: dialoghi degli amanti 5,2 6,3: INTERMEZZO 5,28: scena damore mancata 5,916 6,13: dialoghi e bottarisposta con le figlie di Gerusalemme 6,4 8,4: QUARTA SEZIONE 6,47.810.1112; 7,26.710: canti delluomo 7,1114: invito allamato 8,14: scena damore 8,57: DIALOGO CONCLUSIVO DEGLI AMANTI 8,814: cornice: c) fratelli b) metafora vigna a) invito a mettersi in movimento [1,26 e 8,814: struttura chiastica: a b c = c b a] 9.3.6 Qoelet (112) 1,1: soprascritta 1,211: poema sulla vana fatica 1,12 6,9: PRIMA SEZIONE: ESAME CRITICO DELLESISTENZA UMANA 1,1215.1618: doppia introduzione; excipit: vanit e soffio di vento 2,111.1217.1826: prima sottosezione; excipit: vanit e soffio di vento 3,1 4,6: seconda sottosezione; excipit: vanit e soffio di vento 4,716: terza sottosezione; excipit: vanit e soffio di vento 4,17 6,9: quarta sottosezione; excipit: vanit e soffio di vento 6,10 11,6: SECONDA SEZIONE: CONSEGUENZE 6,1012: introduzione 61
7,1 8,17: luomo non riesce a scoprire ci che per lui bene fare 7,114.1524.2529: prima sottosezione 8,117: seconda sottosezione 9,1 11,6: luomo non sa quello che verr dopo di lui 9,16.710.1112: prima sottosezione 9,13 10,15: seconda sottosezione 10,16 11,2: terza sottosezione 11,36: quarta sottosezione 11,7 12,8: poema sulla giovent e sulla vecchiaia 12,914: epilogo 9.3.7 Lamentazioni (15) 1: I CANTO: LAMENTO SUL DESTINO DI GERUSALEMME ( peccato di Gerusalemme) 2.9.17: Gerusalemme vedova non ha chi la consoli 9b.11d: Sion prende la parola: Guarda dunque JHWH 1216.1822: lamento di Sion 2: II CANTO: DESCRIZIONE DELLA DISTRUZIONE ( opera dellira divina) 3: III CANTO: LITURGIA INDIPENDENTE (?) 118: lamento di un singolo ( confessioni di Geremia e Giobbe) 1924: invito a se stesso a ricordare e stereotipate affermazioni di fede 2536: affermazioni sapienziali 3739: stereotipate affermazioni di fede su Dio creatore 4047: lamento collettivo 4866: preghiera di un singolo 4851: lamento 5259: descrizione della salvezza (canto di ringraziamento) 5966: lamento e supplica 4: IV CANTO: SITUAZIONE CATASTROFICA NELLA CITT DISTRUTTA 5: V CANTO: PREGHIERA DEL POPOLO ( confessione di peccato) 9.3.8 Ester (110) 1 2: ESPOSIZIONE DELLANTEFATTO 1: il re persiano Assuero ripudia la moglie Vashti 2,118: Ester ne prende il posto 3 9,19: PARTE CENTRALE 3: conflitto tra Haman e Mardocheo: progetto di pogrom antiebraico 4: Mardocheo fa intervenire Ester 57: realizzazione del piano (volutamente ritardato) 8,3 9,19: Mardocheo subentra ad Haman e il progetto di pogrom viene sventato 9,20 10,3: PARTE FINALE 9,2032: data, regolamento e motivazioni della festa di Purim 10,13: notizia conclusiva ( cornici dei libri dei Re) 9.3.9 Daniele (112) 1: INTRODUZIONE (ebraico): presentazione dei quattro giovani ebrei deportati 2,4 7,28: DANIELE E I SUOI TRE COMPAGNI (aramaico) 2: cornice: sogno dei quattro imperi mondiali (babilonese medo persiano greco) 3: leggende di martiri i tre amici (ordine adorare il redenunciapenaliberazione riconoscimento) 62
4: giudizio divino su un re (lalbero di Nabucodonosor) 5: giudizio divino su un re (la mano che scrive) 6: leggende di martiri Daniele (ordine di adorare il redenunciapenaliberazione riconoscimento) 7: cornice: sogno dei quattro imperi mondiali ( collegamento con II parte) 812: VISIONI DI DANIELE (ebraico) 8: visione della lotta fra lariete e il capro ( 2 e 7) 912: Daniele vede angeli e altre figure che gli spiegano una parola 9.3.10 Esdra (110) e Neemia (113) 16: RITORNO DALLESILIO E RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO 13: prima fase (1,14,7: ebraico) 1: editto di Ciro e racconto del ritorno 2: lista dei rimpatriati ( Neh. 7): in testa Zorobabele e Giosu 3: primi passi per il ristabilimento del culto e inizio dei lavori per il Tempio 4,16,3: seconda fase: resistenze contro la ricostruzione del Tempio (4,86,18: aramaico) 6,1422: dedicazione del Tempio 710: ATTIVIT DI ESDRA ( Neh. 8) (6,197,11: ebraico) 78: viaggio di Esdra da Babilonia a Gerusalemme 7,110: presentazione di Esdra 7,1226: lettera di accompagnamento di Artaserse per Esdra (aramaico) 8,114: lista dei rimpatriati 8,1536: viaggio verso Gerusalemme ( Es. 14 e Gios. 34) 910: questione dei matrimoni misti 16: RICOSTRUZIONE E RELATIVE DIFFICOLT (racconto in prima persona) 7: CESURA: CENSIMENTO DEGLI ISRAELITI ( Esd. 2) 8: LETTURA E SPIEGAZIONE DELLA TORAH ( Esd. 3) E 2 FESTA DELLE CAPANNE (la 1 in Esd. 3,4) 9: CERIMONIA DI DIGIUNO E SALMO PENITENZIALE 10: IMPEGNO SOLENNE A PROCEDERE SECONDO LA TORAH DI DIO 1113: LISTE, DEDICAZIONE DELLE MURA, PROVVEDIMENTI DI RIFORMA 9.3.11 12 Cronache (129; 136) I Cr. 19: GENEALOGIE 1,127: da Adamo ad Abramo ( Gen. 5, 1011) 1,282,2: dai figli di Abramo ai dodici figli di Israele 2,317: da Giuda a Davide e suoi fratelli 2,1855; 4,123: ramificazioni dei discendenti di Giuda 3,124: discendenza di Davide, re davidici, discendenti dellultimo re fino allepoca postesilica 4,248,32: discendenti delle altre trib di Israele (ampio spazio alla trib di Levi) 8,3340: albero genealogico di Saul (ripetizione in 9,3544) 9,1b34: lista dei rimpatriati dallesilio I Cr. 1029: STORIA DI DAVIDE 10: morte di Saul (insistenza sulla sua infedelt) 1116: dominio di Davide 11,1: subito re di tutto Israele ( 1Sam. 5,1) 13: assemblea del popolo per il trasporto dellarca ( 2Sam. 6,1) 14: vittoria sui Filistei 1516: trasporto dellarca ( 2Sam. 6,12ss.) 1729: futura costruzione del Tempio Salomone (filodavidico) 63
17,115: discorso di Nathan: menzione del figlio ( 2Sam. 7,12) 1821: vittorie di Davide e censimento del popolo 22: preparativi per il Tempio 2327: inserto tardivo 2829: morte di Davide e unzione di Salomone II Cr. 19: STORIA DI SALOMONE (continuit con Davide) 1: sapienza e ricchezza di Salomone 24: costruzione del Tempio (si va ben oltre 1Re 68) 56: trasporto dellarca e dedicazione del Tempio 79: attivit politica, regina di Saba, gloria di Salomone II Cr. 1036: STORIA DI GIUDA FINO ALLESILIO BABILONESE Vengono qui presentati materiali peculiari al cronista: tre topoi: fortezze e costruzioni, organizzazione dellesercito, resoconti di guerra. A ci si aggiungono racconti su: riforma del culto, istruzione del popolo, omaggi e tributi da parte di altri popoli.
LE TRADUZIONI DELLA BIBBIA
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10 La versione greca: i Settanta (LXX) 10.1 Origine dei LXX Il nome di Settanta (sigla LXX) deriva dalla leggenda che narra della sua formazione, attestata nella Lettera di Aristea a Filocrate, oggi nota come Lettera dello Pseudo Aristea e datante verso il 100 a.C. (per il testo greco, con traduzione inglese, clicca qui) Si racconta che settantadue anziani (poi, nella denominazione comune, il numero fu ridotto a settanta con riferimento ai settanta anziani che accompagnarono Mos al Sinai e ricevettero la Trh (Es 24) di Gerusalemme, appartenenti alle dodici trib dIsraele, furono invitati ad Alessandria dEgitto da Tolomeo II Filadelfo per tradurre in greco i libri della Legge. La narrazione riferisce che il re accolse questi scribi ebrei ad Alessandria e si prostr innanzi alla Legge sette volte. Una volta fatta la traduzione, gli scribi furono rimandati a casa con grandi doni. Lautore di questa Lettera mostra di aver unidea ben precisa del compito del giudaismo in ambienti di cultura ellenica: favorire un incontro tra questa e il patrimonio del giudaismo, che egli ammira incondizionatamente. Questa leggenda veicola comunque un interesse storico circa la diaspora alessandrina e la sua importanza nellebraismo del secondo Tempio. probabile che la traduzione greca della Bibbia ebraica non sia avvenuta per impulso di qualche mecenate pagano come lo sarebbe il Filadelfo ma per necessit ed esigenze interne alla comunit giudaica di Alessandria. Essendo il greco la lingua praticata normalmente, si sentiva lurgenza di disporre di una traduzione greca dei testi sacri per un uso liturgico, ma anche giuridico, in vista del funzionamento interno della comunit. Il racconto dello Pseudo Aristea, mostra innanzitutto una finalit propagandistica presso lellenismo: lebraismo la vera religione che permette la convivenza tra giudei e greci. Tale convivenza sar possibile adottando uno stile di vita ispirato alla filantropia. Ebbene lo Pseudo Aristea, che per un terzo descrive il ricevimento dei traduttori alla tavola del re, ricevimento durato sette giorni e contrassegnato da dialoghi quotidiani tra il re e gli ospiti, indica nella filantropia il contenuto stesso della sapienza biblica Per luomo si tratta allora di imitare Dio nel governo del mondo, assumendo come modello la benevolenza divina verso gli uomini. Ecco allora che Tolomeo II Filadelfo, dopo aver ascoltato i saggi ebrei, giunge alla seguente conclusione: Mi avete fatto un grande favore esponendomi i vostri insegnamenti sul buon governo (par. 294). facile cogliere il profondo legame tra queste idee dello Pseudo Aristea e linsegnamento di una delle opere qualificanti la teologia dei LXX, e cio la Sapienza di Salomone, dove il destinatario ideale il governante, che si dovr ispirare alla moderazione e alla filantropia divine. Tornando per al racconto dello Pseudo Aristea, bisogna notare come ci sia anche una precisa finalit apologetica: legittimare luso, nella liturgia, di una traduzione e non del testo in lingua originale, forse non pi comprensibile a molti ebrei, nati e cresciuti ad Alessandria. Anzi, secondo vari interpreti, la finalit dellopera non principalmente quella propagandisticomissionaria, ma appunto questa finalit pi interna alla vita della comunit. Non si ritenga per scontata ed ovvia limpresa di tradurre in greco la legge del Signore, poich i vari popoli non amavano tradurre le loro opere sacre in altre lingue. Ad esempio, gli egiziani portavano in processione i libri sacri senza mai farli tradurre e renderli accessibili ai greci. Si pensi inoltre al tentativo di preservare la sacralit stessa della grafia (geroglifici). Impressiona poi il fatto che i babilonesi non abbiano tradotto i loro inni sacri per riti praticati altrove, e in lingua greca Ci che avvenuto ad Alessandria qualcosa di straordinario e mostra una comunit molto aperta nel momento stesso in cui vuole essere fedele alle proprie radici. chiaro che, stando allestero, si percepisce meglio quale sia la propria patria portatile, e la si riconosca appunto nel Libro. Si deve notare che il racconto dello Pseudo Aristea dice di una traduzione della Trh, cio del Pentateuco. Gli altri libri vennero tradotti successivamente e si giunse al completamento di questa traduzione intorno alla met o al massimo alla fine del II secolo a.C. Tuttavia non fu solo unopera di traduzione perch, oltre ai libri del canone ebraica, la Bibbia greca raccoglie, con variazioni nei singoli manoscritti, le opere deuterocanoniche e anche alcune non accolte nel canone cattolico. 68
In sostanza, i LXX sono la Bibbia di Alessandria, cio la Bibbia greca, veicolo importantissimo non solo per la comunit degli ebrei alessandrini, ma successivamente anche per gli autori del Nuovo Testamento e per la chiesa delle origini, fino a giungere alla chiesa dei Padri. In un certo senso questopera ha un enorme interesse ecumenico; bisogna infatti segnalare che i LXX restano il testo biblico che tutte le chiese orientali usano nella liturgia. Linteresse poi teologico, perch i LXX sono in gran parte una traduzione che crea anche un nuovo linguaggio, pronto per luso cristiano. Infine evidente linteresse filologico, in quanto in molti casi il testo greco aiuta a ricostruire la Vorlage (testo originario) del testo ebraico, usato dai traduttori; linteresse tanto pi significativo se si tiene presente la pluralit testuale caratterizzante la Bibbia ebraica fino al 70 d.C.
Figura 13 MS 2649. Papiro, Oxyrhynco? Egitto, circa 200 a.C., 8 f f., 20x10 cm, colonna singola, (16x8 cm), 2223 linee in greco semicorsivo (http://www.schoyencollection.com/GreekNuovo Testamento.htm)
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10.2 Le antiche revisioni dei LXX La situazione precedente il 70 d.C. conosce lesistenza di un pluralismo testuale, caratterizzante lebraismo fino alla caduta del secondo Tempio. In Israele, prima della fine del secondo Tempio, linteresse per il testo greco constatabile nei frammenti trovati a Qumran. I tentativi di revisione del testo dei LXX sono provati da manoscritti trovati in Egitto e in Palestina. In Egitto stato ritrovato, per esempio, il P. Fuad 266 (con il testo di Dt 31,3632,7) e il P. 458 della John Rylands Library of Manchester University (con Dt 22,2324.3; 25,13; 26,12.17.19; 28,3133). Da questa data per comincia a venir meno tale pluralismo, poich la comunit religiosa giudaica viene costituendosi ad opera dei Tannam (= i ripetitori). Costoro adottano un testo consonantico che in definitiva non coincide con la Vorlage adottata dai LXX, la quale risulta perci diversa rispetto al testo ebraico accettato dai Tannaiti. Si avverte perci la necessit di rivedere il testo greco alla luce di questo testo ebraico ufficiale. Ad acuire il bisogno di una revisione della traduzione dei LXX da parte del mondo ebraico interviene certamente anche il contrasto via via sempre pi profondo tra sinagoga e chiesa, la quale adotta invece i LXX e cerca appoggio in questa traduzione per una sua lettura cristologica del Primo Testamento. Tutto questo non deve per portare a pensare che tali revisioni siano state motivate solo da una polemica anticristiana; anzi, probabile che la revisione del testo dei LXX sia iniziata in Palestina prima della formazione del Nuovo Testamento, dando vita ad una revisione detta Kaigh, certamente anteriore a Teodozione. 10.2.1 Primo Se si segue la tesi di Barthlemy (Les devanciers dAquila, Leiden, E. J. Brill, 1963), Teodozione (), che solitamente ritenuto lultimo dei revisori dei LXX, avrebbe invece approntato una sua revisione tra il 30 e il 50 d. C., che sarebbe anche stata usata dal Nuovo Testamento. Per alcuni si tratterebbe di Jonathan, la stessa persona cui vengono attribuiti i targumm dei profeti. Quella di Teodozione comunque una revisione ebraizzante dei LXX, con tentativo di armonizzazione con il testo ebraico, mediante leliminazione di tracce di midram e forte uso della traslitterazione dei nomi. In ogni caso si tratta di una ebraizzazione parziale che mantiene ad esempio la finale lunga di Giobbe, le aggiunte dei LXX a Daniele e anche il libro di Baruc. Questa traduzione testimonia peraltro un canone lungo, anteriore al concilio rabbinico di Jamnia ed priva di difese anticristiane che invarranno pesantemente nelle successive revisioni. Qualunque sia la datazione dellopera di Teodozione, possiamo riconoscere come questa abbia contribuito a realizzare il passaggio dalla Bibbia ebraica a una nuova linguistica, quella greca; non a caso Teodozione il pi usato da Origene nella sua Exapla, la pi importante opera di Origene sulla critica testuale biblica dellAntico Testamento, realizzata tra il 228 e 245. Essa disposta in sei colonne, donde il nome. Accanto al testo ebraico in caratteri quadratici o aramaici (prima colonna) viene posta la trascrizione in greco del testo ebraico, particolarmente difficile poich a quei tempi non vi era ancora un sistema di vocalizzazione. Nella terza colonna viene posta la revisione di Aquila, di Simmaco nella quarta, la traduzione dei LXX nella quindi e di Teodozione nella sesta (una nuovo edizione critica della Exapla di Origene sta per essere preparata dallExapla Institute). La Exapla di Origene si presentano cos: Testo ebraico Traslitterazione in greco Aquila (A) Simmaco () LXX Teodozione ()
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10.2.2 Secondo Unaltra revisione quella di Aquila (A). Costui era un giudeo proselita del Ponto che, sotto la guida di Rabbi Aqiba, revision in modo materialmente letterale sullebraico il testo greco, rendendo parola per parola, verso il 100 d.C. Nel giudaismo la revisione di Aquila fu la pi utilizzata. Pi che di una nuova traduzione appunto una revisione. 10.2.3 Terzo Segue il lavoro di Simmaco (), un samaritano convertito al giudaismo, che fece una revisione fedele e letterale, ma pi elegante dal punto di vista della lingua greca. 10.3 Le edizioni cristiane dei LXX Come abbiamo visto, la pi celebre edizione antica dellopera dei LXX quella delle Esaple di Origene. Di fatto, per quanto riguarda i LXX, egli segnalava in modo sistematico le differenza tra i LXX e il testo ebraico e, in alcune parti, riportava anche altre traduzioni anonime accanto a quelle pi note, alle quali era dedicata una colonna specifica. Questa recensione viene chiamata origeniana, ma di essa rimangono solo frammenti e citazioni. Dal punto di vista dei risultati di una critica testuale del testo dei LXX lopera di Origene, in fin dei conti, provoc tra i differenti testi una confusione e una contaminazione ben maggiore di quelle da lui stesso conosciute. Lenorme difficolt implicita nella trascrizione delle sei colonne dellEsapla o anche soltanto delle quattro colonne in greco contribu a che questopera non potesse mai essere copiata integralmente e arrivasse a perdersi, eccettuati alcuni frammenti (L. Alonso Schkel et alii, La Bibbia nel suo contesto, Edizione italiana a cura di A. Zani (= ISB 1), Brescia, Paideia Editrice, 1994, p. 414). Una seconda recensione del testo dei LXX venne eseguita da Esichio (m. 311). Altra edizione invece quella attribuita a Luciano di Antiochia (m. nel 312), molto usata dai Padri antiochena; essa viene chiamata solitamente lucianea o antiochena, e conserva un testo molto antico dei LXX, cui peraltro molto vicina la Vetus Latina. Oltre a queste edizioni, che ebbero ampia diffusione a partire da Cesarea e da Antiochia, da ricordare quella di Atanasio di Alessandria, della quale forse il codice Vaticano (B) sarebbe un testimone. 10.4 I manoscritti antichi dei LXX I codici dei LXX sono classificati, come gli altri, in maiuscoli/onciali e minuscoli/corsivi. I corsivi, bench pi recenti, possono per ospitare forme testuali non pi conservate negli onciali. I pi importanti manoscritti onciali sono il Vaticano, il Sinaitico entrambi del IV secolo, e lAlessandrino del V secolo. Ora possediamo anche frammenti di manoscritti pi antichi, come il papiro Rylands 458, del II o I secolo a.C., contenente alcuni testi deuteronomici. Vi sono poi i frammenti di Qumran e i papiri Chester Beatty del II secolo d.C., con frammenti di Numeri e di Deuteronomio. Inoltre abbiamo le citazioni della versione dei LXX negli autori ebrei Filone e Giuseppe Flavio, nonch nei Padri greci. 71
Figura 14 CODEX VATICANUS (B 03) Pergamena, 2728 x 2728 cm. Tre colonne di 4044 linee ognuna. Inchiostro marrone. Contiene Antico e Nuovo Testamento (questultimo termina con Ebrei 9,14). I fogli sono 759, di cui 142 per il Nuovo Testamento. Presenta la scriptio continua. Gli accenti e gli spiriti sono stati aggiunti da una mano posteriore. Vengono riportate le citazioni dallAntico Testamento. Il codice il risultato del lavoro di due scribi, spesso chiamati A e B. Il Nuovo Testamento fu copiato pi tardi. Due correttori, uno quasi coevo agli scribi e laltro pi tardo di 1011 secoli, hanno introdotto le correzioni nel manoscritto. Per altre immagini www.bibleresearcher.com/codexb.html Vedi anche wwwuser.unibremen.de/~wie/Vaticanus/index.html
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Figura 15 CODEX SINAITICUS ( 01) Pergamena, 38.1 x 33.735.6 cm. Quattro colonne di 48 linee ognuna. Inchiostro marrone chiaro. Contiene Antico e Nuovo Testamento (contiene anche la Lettera di Barnaba e il Pastore di Erma). Il numero totale di fogli 346.5, di cui 199 per lAntico Testamento (compresi I libri apocrifi) e 147.5 per il Nuovo Testamento (comprese la Lettera di Barnaba e il Pastore di Erma). Presenta la scriptio continua. Accenti e spiriti sono assenti. Le citazioni dellAntico Testamento non sono riportate. Il codice il risultato del lavoro di due scribi, spesso chiamati A, B e D. A ha scritto lintero Nuovo Testamento con leccezione di sei interi fogli e una piccola parte di un altro foglio che stato probabilmente copiato da. Sembra che nove correttori, tra il IV e il XII secolo, abbiano corretto il manoscritto. Per altre informazioni http://www.itsee.bham.ac.uk/projects/sinaiticus/index.htm Repertorio fotografico: http://www.csntm.org/Manuscripts/GA%2001
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Figura 16 CODEX ALEXANDRINUS (A 02) Pergamena, 32.1 cm. x 26.4 cm. Due colonne di 4652 linee ciascuna. Inchiostro marrone. Contiene Antico e Nuovo Testamento (contiene anche la I e II Clemente). Il numero totale dei fogli 773, di cui 143 appartengono al Nuovo Testamento. Presenta la scriptio continua. Gli accenti sono assenti e gli spiriti rari. Vengono indicate le citazioni dallAntico Testamento. Si ritiene che il codice sia il frutto del lavoro di cinque copisti (IV). LAntico Testamento stato copiato da due mani (I e II), il Nuovo da tre (III, IV e V). Per altre immagini http://www.bibleresearcher.com/codexa.html Repertorio fotografico: http://www.csntm.org/Manuscripts/GA%2002
10.5 Il valore culturale dei LXX Come considerare i LXX: una semplice traduzione o qualcosa di pi? Ebbene, uno studio delle loro caratteristiche interne evidenzia come vi sia stato un grosso lavoro di attualizzazione del messaggio biblico, attualizzazione che non ha disdegnato lapplicazione del metodo midrashico (sia il midrash pesher, sia il midrash haggadah, sia il midrash halakah). Questa operazione ha un valore teologico intrinseco, poich mostra la consapevolezza del valore e dellattualit del messaggio di un testo sottoposto alla traduzione e alloperazione interpretativa del midrash. 74
Entrando poi nella questione del valore culturale dei LXX, possiamo dire che la traduzione della Bibbia in greco consegue un doppio risultato: da un lato fornisce al giudaismo nuovi strumenti per precisare e sviluppare il suo pensiero, dallaltro conferisce un apporto giudaico allellenismo stesso. Il primo aspetto appare evidente, poich lassunzione di una lingua comporta sempre, in qualche modo, anche la visione del mondo e della vita di cui una lingua impregnata e di cui veicolo. In un certo senso, per i giudei decidere di tradurre in greco i loro testi sacri significa anche aprirsi ad un processo di ellenizzazione del giudaismo, specialmente di quello della diaspora, che trova nellimpresa dei LXX un tornante decisivo. Sarebbe per erroneo pensare che questo processo abbia comportato solo un influsso della lingua greca e della cultura ellenistica sul mondo giudaico, in quanto questa ellenizzazione del giudaismo stata in realt guidata da categorie tipicamente ebraiche. Il greco dei LXX si carica infatti di ulteriori significati, provenienti dal contesto culturale semitico, e si colorisce soprattutto di unintensa connotazione religiosa giudaica. Certamente il greco dei LXX si presta bene a rendere possibili nuove distinzioni elaborate dalla raffinata teologia rabbinica, e su queste basi si sviluppa comunque anche il linguaggio delle successive revisioni o recensioni, dalla kaig alle revisioni di Aquila, Simmaco e Teodozione. In definitiva, i LXX costituiscono un fattore attivo nellevoluzione della tradizione ebraica. Infatti attraverso la traduzione in greco, la terminologia ebraica, pi connotativa ma anche pi vaga, pu trovare la possibilit di precisare meglio i propri concetti e di aggiungervi ulteriori sfumature. Basti qui fare due esempi. Il termine leos traduce solitamente lebraico h)esed, che indica la fedelt divina allalleanza. Il termine greco, comunque, evidenzia la connotazione della misericordia di YHWH per la miseria umana e sottolinea maggiormente la trascendenza di tale compassione divina. Un altro dei tanti esempi potrebbe essere quello della traduzione greca dei termini comportanti il sema dello sperare (qwh; bt)h)), distinguendo tra una speranza non fallace perch riposta in Dio (elpzein) e una speranza decettiva, illusoria, perch riposta negli uomini o nelle cose (pepoithnai). Concretamente, nella traduzione i LXX traslitterano spesso i termini ebraici coniando nuove parole in greco, e le parole nuove portano con s inevitabilmente concetti nuovi. Altre parole greche subiscono invece profonde evoluzioni interne, come nel caso del verbo telei (portare a compimento) che, se riferito allambito sacerdotale, diventa un consacrare, alludendo al fatto che il rito di consacrazione dei sacerdoti si compiva riempiendo le loro mani della carne sacrificale da offrire sullaltare. poi evidente che per i libri composti direttamente in greco, la presenza di concetti coniati in questa lingua (come, ad es., athanasa = immortalit; aphtarsa = incorruttibilit) comporta un influsso sul pensiero ebraico e, in un certo senso, un arricchimento. Qui per si pone la questione un po ideologica, che ritiene lincontro del pensiero ebraico con quello greco una commistione ambigua, una decadenza; ideologica pure laltra tesi, che ritiene a priori un arricchimento per lebraismo la consegna di concetti tratti dal mondo ellenistico. Ma veniamo ora al significato globale da riconoscersi alla traduzione dei LXX. Levento non sta innanzitutto nel fatto di tradurre; lo stesso testo sacro ebraico non presenta infatti una sola lingua, ma due, e perci rotta, per cos dire, lequivalenza fondamentalista tra una forma linguistica della rivelazione e la rivelazione stessa. Bisogna inoltre ricordare che il giudaismo ha sentito il bisogno di tradurre nella lingua corrente, laramaico, i propri testi sacri. Ma i targumm, in definitiva, non uscivano dallambito della sinagoga del mondo ebraico. Tradurre in greco, invece, significava confrontarsi con la cultura e con il mondo dei pagani, senza chiudersi nel proprio mondo. In questo senso i LXX rappresentano unapertura universalistica coraggiosa, che precede e prepara lavventura cristiana. Si pu allora capire la questione sollevata dai Padri circa lispirazione dei LXX. Dire che una traduzione ispirata da Dio come riconoscerla nella sua produzione originale, e non semplicemente come una duplicazione della precedente scrittura. In ogni caso i LXX hanno costituito la pi colossale attualizzazione del messaggio biblico da parte di credenti giudei e hanno fornito al cristianesimo unimprescindibile base per luniversalismo della sua missione. 75
10.6 Bibliografia P. Lamarche, I Settanta, in P. et alii, La Bibbia alle origini della chiesa, a cura di B. Chiesa (= StBi 92), Brescia, Paideia Editrice, 1990, 1336. S. P. Carbone G. Rizzi, Le Scritture ai tempi di Ges; Introduzione alla LXX e alle antiche versioni aramaiche (= Testi e Commenti. La Parola e la sua Tradizione), Bologna, EDB, 1992, pp. 2377. G. Dorival M. Harl O. Munnich, La Bible grecque des Septante. Du judaisme hellnistique au christianisme ancien, Du Cerf, Paris 1994. M. Cimosa, Guida allo studio della Bibbia greca (LXX); Storia Lingua Testi, Roma, Societ Biblica Britannica e Forestiera, 1995. Y. Amir, La letteratura giudeoellenistica; La versione dei LXX, Filone e Giuseppe Flavio, in La lettura ebraica delle Scritture, a cura di S. J. Sierra (= BnS 18), Bologna, EDB, 1995, 3158. N. Fernndez Marcos, La Bibbia dei Settanta. Introduzione alle versioni greche della Bibbia, Edizione italiana a cura di D. Zoroddu (= ISB.S 6), Brescia, Paideia Editrice, 2000. Per altre notizie sui LXX, clicca qui sotto.
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11 I Targmm. Le versioni aramaiche dellAntico Testamento 11.1 La lingua aramaica I Targmm rappresentano la traduzione aramaica dei testi ebraici della Bibbia. necessaria qui una parola dintroduzione sullaramaico, e sullaramaico biblico in particolare. Tale lingua, facente parte del gruppo degli idiomi semitici del nordovest, ha esercitato la sua influenza sullintero Antico Vicino Oriente, per almeno un millennio. Per aramaico si intende linsieme dei dialetti delle trib che, provenendo dallest, penetrarono nella zona della SiriaPalestina, tra il X e lVIII secolo a.C. La denominazione di aramei non di tipo scientifico, ma deriva dal fatto che questi gruppi si presentavano come aramei. Durante limpero persiano luso dellaramaico si estende a tutto il Medio Oriente, per cui si trovano documenti in Asia Minore, in Egitto e persino in India. I giudei residenti in Giuda utilizzano tale aramaico, detto imperiale, fin verso il II secolo d.C. Lo testimoniano testi di Qumran, le lettere e i trattati di Wadi Murabbaat e di Nahal Hever, iscrizioni delle tombe di Gerusalemme, i rotoli relativi al digiuno e altri documenti riportati dal Talmud. Peraltro ricordiamo che laramaico appare anche allinterno di testi biblici, e precisamente Esdra 4,86,18; 7,1226; Daniele 2,4b7,27; Gn 31,47 e Ger 10,11. Analizzando lo sviluppo della lingua aramaica possiamo riconoscervi tre grandi periodi: laramaico antico, dal 740 a.C. (dalle prime iscrizioni come quelle di Sefire) al 300 a.C.; laramaico medio, dal 300 a.C. al 200 d.C.; in questo periodo per laramaico non pi lingua ufficiale, in quanto la lingua franca il greco. Laramaico inizia una sua frammentazione in dialetti locali, ma sopravvive come lingua letteraria, usata anche in iscrizioni e documenti ufficiali. A questo aramaico appartiene lo strato aramaico di Daniele, nonch tutta una serie di testi rinvenuti a Qumran e una serie di apocrifi. questo laramaico che appare anche nei Targmm pi antichi. Si comincia intanto a distinguere sempre pi un aramaico occidentale da un aramaico orientale (poco attestato); infine vi laramaico recente, dal 200 d.C. al 900 d.C. anchesso diviso in vari dialetti: in quello occidentale sono scritti i Targmm palestinesi, il Talmud gerosolimitano, i midram palestinesi (Genesi Rabbah; Levitico Rabbah), molte iscrizioni funerarie e sinagogali. Sempre in questo gruppo dellaramaico recente segnaliamo laramaico samaritano e laramaico cristiano, detto anche siriaco. 11.2 Il Targm Targm (plurale Targmm) vocabolo semitico che significa tradurre, interpretare. Probabilmente deriva dal verbo quadrilittero trgm, comunque di origine incerta. La forma nominale nellebraico mishnico, utilizzata anche in aramaico, significa appunto traduzione. Il verbo utilizzato anche nellaccezione di spiegare lespressione della Minh o un passo della Scrittura. la letteratura rabbinica che usa la parola targm soprattutto per indicare la traduzione della Bibbia in aramaico, e le parti aramaiche della Bibbia. Lambiente dorigine del Targm da ricercarsi non solo nella sinagoga, ma anche e in certi momenti, soprattutto nel bet hamidra; listituzione del bet hamidra distinta propriamente dalla sinagoga, anche se, in un certo periodo, pu aver trovato sede negli stessi ambienti. concretamente laccademia rabbinica, che sorse in unepoca antecedente al 70 d.C., ma che si consolid nel movimento rabbinico dei primi secoli dellera volgare. nel bet hamidra che va ricercata lorigine delle grandi accademie di Palestina e di Babilonia. Lo scopo perseguito in queste accademie non lapprofondimento dellinterpretazione della Scrittura per un puro bisogno intellettuale, ma per ricavare indicazioni circa il comportamento. Illuminante quanto affermano i Pirqu Abt: Rabban Gamaliel diceva: Procurati un maestro, e togliti ogni dubbio; non abituarti a separare la decima approssimativamente. (1,16). E il detto immediatamente successivo corregge ogni impressione di 77
possibile intellettualismo: Rabban Simeon, figlio del precedente, diceva: Ho trascorso la mia vita tra i saggi e non ho riscontrato nulla per luomo che sia migliore del silenzio. Lessenziale non lapprofondimento teorico (midra), ma la pratica. Chi parla molto fa venire il peccato (1,17). In tal modo, attraverso questi due luoghi dorigine, il Targm risponde ad una doppia esigenza, liturgica e di studio. Liturgica per far comprendere la lettura, e di studio per differenziare anche nella lingua il testo originale da quello parafrasato e commentato. Alla luce di ci si capisce meglio il fatto che il tipo di aramaico usato non fosse tanto quello popolare, quanto quello letterario, secondo lo standard palestinese. Fin qui ci siamo riferiti al targm scritto, ma bisogna ricordare che, prima di essere un evento di letteratura scritta, il targm un fatto di oralit, come fa ben capire lepisodio di Ne 8, in cui si racconta della solenne lettura del libro della Legge, che poi viene spiegata in gruppi dai leviti, con chiarimento di senso (Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e cos facevano comprendere la lettura). Proprio in questo brano biblico si comprende come il targm sia strettamente collegato, ai suoi inizi, con le esigenze della liturgia sinagogale quando lebraico non pi lingua parlata, ma solo lingua del testo sacro. necessario allora che o durante, o dopo la lettura si intervenga a rendere comprensibili i testi ai fedeli, e a spiegarli secondo una finalit catechetica. La Minh attesta concretamente luso di interpretare la lettura sinagogale del testo biblico dopo ogni versetto o dopo tre versetti; il traduttore il meturgeman (italiano dotto arcaico: turcimanno) che ha il compito di ripetere il testo in aramaico. Non si hanno facilmente menzioni, invece, di una lettura da un targm scritto che, almeno inizialmente e per lungo tempo, fu rigorosamente proibito nella liturgia. Quando la prassi si fa pi tollerante, si ammette un targm scritto per uso privato. La tradizione vuole che Rabbi Gamaliele I possedesse un Targm del libro di Giobbe. E di fatto tale uso, gi in epoca precristiana, viene confermato dai ritrovamenti di Qumran, dove c un Targm di Giobbe (11QtgJob), e frammenti di altri Targmm del medesimo libro, nonch dei frammenti di un Targm del Levitico (4QtgLev). Questa resistenza nei confronti di un targm scritto ad uso liturgico motivato da ragioni teologico spirituali e dalla preoccupazione di non sminuire in nulla lautorit della Trh. Daltra parte bisogna notare che il targm non pretende di sostituirsi al libro sacro, ma di essere al suo servizio; dallaltra bisogna riconoscere che il targm nel suo nucleo originale appartiene appunto alla tradizione orale, nel cui ambito , per certi aspetti, in autorevolezza superiore alla stessa Minh. Il Sifre Dt 17,19 pone in ordine dautorit le seguenti grandezze: la Scrittura, il Targm, la Minh, il Talmud. In definitiva, il targm riflette la tradizione rabbinica ufficiale, ed uneco, una risonanza suscitata dallascolto della parola del testo sacro. Non a caso, mai nella sinagoga la traduzioneparafrasi pu anticipare la lettura del testo biblico. La traduzioneparafrasi sono solo risposte suscitate dallascolto! Ecco allora un suggestivo monito di B. Ber. 45a: il traduttore non deve parlare a voce pi alta di quella del lettore; riflessione, questa, messa in parallelo anche con il tono della voce con cui si deve rispondere con lAmen liturgico, tono che non deve essere pi forte di quello che pronuncia la benedizione. Il targm, in sostanza, un aiuto, un sussidio, uno strumento umano pensato in ordine ad una migliore comprensione della Scrittura. Daltra parte lavventura del targm , per alcuni versi, implausibile, in quanto la Scrittura stessa intraducibile poich dotata di inesauribile ricchezza. Il targm per non si arresta di fronte a questa infinita ricchezza, ma vuole metterla a disposizione dei fedeli per il loro beneficio spirituale. Poich tradurre rendere comprensibile, rinunciare alla traduzione in nome di una rigida letteralit cosa insensata, mendace. Ecco allora il paradosso di T. Meg. 4,41: Chi traduce un versetto cos come sta un mentitore (citato in S. P. Carbone G. Rizzi, Le Scritture ai tempi di Ges, op. cit., 82). 78
Ecco la giustificazione teorica del modo di procedere dei targmm, autori anonimi che raccolgono pi tradizioni interpretative del testo biblico, prese dal dibattito rabbinico. Queste interpretazioni sono proposte in forma fortemente parafrastica allassemblea sinagogale e alla piet personale; il Targm scritto serve allora a pregare, istruire edificare. Oggi opinione comune che il targm rappresenti il punto di partenza del midra (inteso come ricerca sistematica e commentari continuato del testo biblico). Riprendendo vari elementi da quanto detto sopra, possiamo dire che, a proposito del tempo di origine dei targmim, la pratica di tradurre libri della Bibbia in aramaico ha avuto inizio per lo meno nellepoca pi recente del periodo del secondo Tempio. Questo dato provato in modo inconfutabile dalla presenza a Qumran dei gi citati Targmm di Giobbe e Levitico, nonch della traduzione di Genesi in aramaico. Altri elementi sicuri di datazione sono: la presenza di tutti i Targmm degli strati pi antichi dellhaggadah e dellhalakah, che hanno paralleli con Giuseppe Flavio, Filone e il Nuovo Testamento. 11.3 Un esempio del metodo targumico Pu essere utile mostrare il metodo con cui il targm procede, adducendo alcuni esempi, tra i quali scegliamo il celebre testo di Caino ed Abele, nella prima parte, quella che sfocia nellomicidio (Gn 4,3 8). Proponiamo innanzitutto il testo biblico nella traduzione CEI (ossia la traduzione ufficiale della Chiesa cattolica italiana, e usato nella liturgia), nonch nella traduzione della Nuova Riveduta (la Bibbia ufficiale delle comunit evangeliche italiane, valdese, metodista e battista): 3 Dopo un certo tempo, Caino offr frutti del suolo in sacrificio al Signore; 4 anche Abele offr primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore grad Abele e la sua offerta, 5 ma non grad Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6 Il Signore disse allora a Caino: Perch sei irritato e perch abbattuto il tuo volto? 7 Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato accovacciato alla tua porta; verso di te il suo istinto, ma tu arentes. 8 Caino disse al fratello Abele: Andiamo in campagna!. Mentre erano in campagna, Caino alz la mano contro il fratello Abele e lo uccise (Gn 4,38 traduzione CEI). 3 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece unofferta di frutti della terra al SIGNORE. 4 Abele offr anchegli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guard con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guard con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: Perch sei irritato? e perch hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!. 8 Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avvent contro Abele, suo fratello, e luccise (Gn 4,38 traduzione Nuova Riveduta),
Figura 17 Targum dellXI secolo 79
Ed ora mostriamo il lavoro del Targm J e ralm 1 3 E avvenne di l a qualche tempo, il 14 di Nisan, che Caino offr dei frutti della terra, alcuni semi di lino, come offerta di primizie davanti al Signore. 4 E Abele offr anche lui primogeniti del suo gregge ed il loro grasso, e questo fu piacevole davanti al Signore, e il Signore guard con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guard con favore Caino e la sua offerta. E Caino ne fu molto irritato e lespressione del suo viso fu depressa. 6 E il Signore disse a Caino: Perch tu sei irritato e perch lespressione del tuo volto depressa? 7 Non forse vero che se tu fai il bene, il tuo peccato ti sar perdonato? Ma se non agisci bene in questo mondo, il tuo peccato sar conservato per il giorno del grande giudizio. Il peccato giace alla porta del tuo cuore, ma nelle tue mani io ho rimesso il controllo dei cattivi pensieri; il suo desiderio sar verso di te, ma tu potrai dominarlo sia per la giustizia, sia per il peccato. 8 E Caino disse a suo fratello Abele: Vieni, usciamo noi due nei campi. E avvenne che quando loro due furono usciti nei campi, Caino rispose e disse ad Abele: Io vedo che il mondo stato creato per amore, ma che non retto secondo il frutto delle buone opere e che vi preferenza di persona nel giudizio. Perch la tua offerta stata accolta con favore? Abele rispose a Caino dicendo: Il mondo stato creato per amore ed retto secondo il frutto delle buone opere e non vi affatto nel giudizio eccezione di persona. Poich il frutto delle mie opere stato migliore e preferibile alle tue, le mie offerte sono state accolte con favore. Caino rispose e disse ad Abele: Non c n giudizio, n giudice n altro mondo! Non c ricompensa per i giusti n punizione per i cattivi. Su questa questione litigarono in aperta campagna. Allora Caino si lev contro suo fratello Abele e conficcandogli una pietra nella fronte luccise (Gn 4,3 8 TgJ Gn 4,3ss [traduzione di S. P. Carbone G. Rizzi, Le Scritture ai tempi di Ges, Introduzione alla LXX e alle antiche versioni aramaiche; prefazione di R. Le Daut, Bologna, EDB, 1992, 105106].
Vediamo la natura parafrastica del Targm, che si esprime con aggiunte esplicative, che funzionano come una sorta di parentesi, lasciando trasparire in modo chiaro anche la traduzione del testo originale, che qui riportato in caratteri non corsivi. In secondo luogo la parafrasi si espande nel testo in modo irregolare: talora un versetto lasciato nel suo tenore quasi letterale, altre volte invece le espansioni sono tali da offrire una sorta di nuova narrazione, come avviene in questo caso al v. 8. Si pu ben comprendere loperazione attuata dal meturgeman che, in questo modo, evidenzia i punti a suo parere pi importanti e bisognosi di chiarimenti. Cos ad esempio non ritiene di dover spiegare quello che avvenne nel campo, perch, a prescindere dal particolare della pietra conficcata nella fronte di Abele, tutto si riduce a quel lo uccise. Ci significa che lautore d per scontato e noto il risultato dellazione; al contrario, introduce una discussione che dovrebbe motivare il fratricidio, con un acceso confronto sugli attributi di Dio, e cio la sua giustizia (din) e la sua misericordia (rah)amm). interessante notare che sulla bocca di Abele viene messa la teologia ufficiale del rabbinismo (farisaico), riguardante il rapporto esistente tra le buone opere, la loro ricompensa e il mondo futuro. Sulla bocca di Caino si mette la teologia dei sadducei, che non credono nel mondo futuro e, in questo modo, negano la giustizia di Dio. Lo scontro tra i due gruppi inevitabile, ed quanto spiega la sorte di Abele, identificato con il giusto, il pio fariseo che, proprio per la sua condotta, inviso ai sadducei, i quali ne procurano addirittura il martirio.
Abbiamo visto un esempio di un immane lavoro, opera di anonimi che hanno raccolto ed elaborato tradizioni interpretative preesistenti (il Targm orale). Certamente il lavoro stato il frutto di una selezione, di ampio dibattito scribale, rabbinico, che si ritenuto utile trasferire nella traduzione parafrastica della sinagoga, e anche nella lettura personale a fini di devozione individuale. In definitiva, il Targm vuole edificare, istruire e aiutare a pregare; per questo nei testi targumici sono frequenti le dossologie inserite in punti cruciali del racconto, le apostrofi dirette o indirette, la arentesi esplicita. Tutti questi elementi sono assenti nel testo biblico e vengono inseriti o come nuova creazione o come sviluppo di un indizio presente. 80
Riferiamo ancora un esempio: la dossologia che il TgJ Gn 35,9 inserisce nel testo ebraico che recita cos:
Dio apparve unaltra volta a Giacobbe, quando tornava da PaddanAram, e lo benedisse. Ecco quanto inserisce il Targm, sotto forma di dossologia posta sulla bocca di Giacobbe: O Dio Eterno! Che il tuo nome sia benedetto per sempre e per tutti i secoli dei secoli! La tua bont, la tua fedelt, la tua giustizia, la tua potenza e la tua gloria non cesseranno per i secoli dei secoli. Tu ci hai insegnato a benedire lo sposo e la sposa a partire da Adamo e dalla sua compagna. Tu ci hai insegnato ancora a visitare i malati a partire dal nostro padre Abramo, il giusto, quando tu gli sei apparso nella piana della visione, mentre egli soffriva a causa della sua circoncisione. Tu ci hai insegnato anche a consolare coloro che piangono, dopo il nostro padre Giacobbe, il giusto. La morte sorprese Debora, la nutrice di Rebecca, sua madre, e Rachele mor presso di lui durante il suo viaggio. Si sedette allora emettendo lamenti e pianti e grandi grida di dolore. Ma tu, nella tua bont misericordiosa, gli sei apparso e lhai benedetto, tu lhai benedetto con le benedizione di coloro che piangono, e lhai consolato. (S. P. Carbone G. Rizzi, Le Scritture ai tempi di Ges, op. cit., 95).
Lattivit del meturgeman non comporta sempre interventi cos cospicui, ma perlopi si verifica a livello di brevi glosse, comunque assai significative, perch veicolano i punti qualificanti della teologia rabbinica. Ancora a modo di esempio, mostriamo quanto avviene ad esempio nel caso del libretto di Giona, dove sono abbondanti le brevi glosse, spesso in funzione antiidolatrica, oppure come esortazioni alla preghiera, come riprese della tipologia dellesodo, come affermazioni di fede nella risurrezione. Per il primo tema, si veda quanto avviene in Giona 1,5. Il testo ebraico dice: I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio dio, mentre la glossa del Tg Gio 1,5 afferma: Pregarono ciascuno la sua divinit, ma videro che non cera in essi vantaggio. Sempre in Giona, quando il riottoso profeta viene buttato nelle acque marine e inghiottito dal grosso pesce, incomincia a pregare e qui ha loccasione per ribadire la fede nella risurrezione. Infatti Giona 2,67 ha il seguente tenore nel testo ebraico: 6 Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, labisso mi ha avvolto, lalga si avvinta al mio capo. 7 Sono sceso alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue spranghe dietro a me per sempre. Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore mio Dio. Il targumista glossa in questo modo: Mi avevano sommerso fino alla morte le acque; come si vede, fino alla morte sostituisce prende alla gola. Cos diventa pi evidente quanto afferma il Targm nel v. 7: davanti a te far salire dalla distruzione la mia vita. In tal modo, attraverso levocazione dellimmagine della morte, viene evidenziata anche la fede nella risurrezione dalla morte. Per quanto poi riguarda la tipologia dellesodo evocata da Giona, chiarissima in Giona 2,6, dove nel Targm si legge: Mi avevano sommerso fino alla morte le acque, labisso era tutto intorno a me, il mare di Suf gravava sulla mia testa. Il lavoro dei targumisti si rivela dunque particolarmente importante per comprendere il modo con cui il giudaismo, gi prima dellera cristiana e ancor pi nei secoli successivi, legge le Scritture nella luce della tradizione rabbinica. Cos il targm contribuisce a radicare biblicamente la tradizione, liberandola da elementi spur e fornendo nel contempo un commento alla Scrittura, che viene considerata come realt dinamica, in progresso o, come dice appunto il rabbinismo, quale Miqra, cio Lettura. Il targm enfatizza perci il momento del lettore, quasi quale nuovo autore del testo letto. 11.3.1 Il rapporto tra Targm e Midra Prima di entrare in alcuni chiarimenti circa il rapporto tra Targm e Midra opportuno precisare il concetto di midra. Il termine deriva dallebraico dr, che significa ricercare. Propriamente, il termine piuttosto generico e si riferisce ad ogni ricerca sulla Scrittura pi tecnica o pi omiletica. Oggi divenuto lequivalente di commentario sulla Scrittura, con un intento di attualizzazione e di ostensione delle ricchezze implicite. Usando il termine in accezione restrittiva, esso indica il commento ad un versetto, ad un passo o a un libro della Scrittura secondo determinate regole interpretative. 81
allora improprio considerare il midra come un genere letterario, se non ad alcune precise condizioni, e cio ripetute allusioni o riprese del testo commentato e linserimento, nel corso della discussione, di altri testi biblici ritenuti connessi, in modo primario o secondario. Per quanto riguarda ledizione dei midram come opere scritte, lepoca di molto successiva al Nuovo Testamento. Ci non impedisce che vi siano molti elementi utili per intendere. Per i midram bisogna distinguere almeno tre tipologie: il midra peer, il midra halakah e il midra haggadah. a. Il termine peer significa interpretazione; indica il tipo di midra particolarmente in voga a Qumran. Concretamente, il testo biblico seguito da una sua attualizzazione, introdotta a sua volta da una formula stereotipata del tipo tale il peer del passo, oppure il suo peer riferito a. Il midra peer si limita ad identificare gli avvenimenti e le persone citate nella Scrittura con persone e avvenimenti del tempo dellautore del midra. b. Il midra halakah si riferisce ad un commento biblico riguardante le regole e le norme etiche e giuridiche di interesse individuale o comunitario c. Il midra hagadah (pl.: haggadt; dal verbo ebraico haggid, raccontare) designa un metodo di commento in cui il passo biblico viene proposto con finalit omiletiche, sviluppando un racconto parallelo, cio inserendo informazioni sul modo di vivere, leggende, parabole, proverbi, ricordi aneddotici. Tale metodo ha pi chiaramente scopi edificanti, rispetto al midra halakico. anche il tipo di commentario rabbinico che ha riscosso pi simpatia ed attenzione, proprio per loriginalit del procedimento e la ricchezza dei racconti proposti. Per quanto riguarda il corpus dei midram possiamo distinguere tre gruppi di opere: a. Il midra scolastico proviene dalle accademie e offre unesegesi scrupolosa, versetto per versetto. In questo gruppo segnaliamo le seguenti opere: Mekilta der. Ishmael (commentario allEsodo, III secolo); Mekilta der. Simeon ben Joh)ai (commentario allEsodo, IVV secolo); Sifra (commentario al Levitico, III secolo); Sifre Numeri (III secolo); Sifre Deuteronomio (III secolo), Genesi Rabba (commentario alla Genesi, V secolo), Cantico Rabba (commentario al Cantico dei Cantici, VI/VIII secolo). b. Il midra sinagogale ha come luogo ideale il culto sinagogale, e ha lo stile non del commento versetto per versetto ma di una serie di omelie tenute a partire da determinati versetti scritturistici, letti nella liturgia sinagogale (Levitico Rabba V/VI secolo; Pesiqta derab Kahana IIIV secolo; Pesiqta Gabbati; Tanh)uma). c. Il midra narrativo non caratterizzato dal luogo dorigine e di trasmissione dei testi, bens dallo stile adottato, e cio quello di una sorta di riscrittura della storia biblica, colmando lacune e rendendo edificanti alcune altre vicende. Tra questi midram segnaliamo: Seder Olam Rabba (III IV secolo); Pirqe de.rabbi Eliezer (VIII secolo); Sefer Josippon (X secolo); Midra dei Dieci Comandamenti (VIIX secolo). Chiarito il concetto di midra, possiamo mostrare il passaggio dal targm al midra vero e proprio, notando come il targm stesso testimoni gli inizi del metodo midrashico. Riprendiamo tale esempio dallopera gi citata di Carbone Rizzi, a proposito di uno dei brani pi amati dalla letteratura midrashica e targumica, cio il racconto della Aqedah, la legatura di Isacco: 1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo, Abramo!. Rispose: Eccomi!. 2 Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, v nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicher. 3 Abramo si alz di buon mattino, sell lasino, prese con s due servi e il figlio Isacco, spacc la legna per lolocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4 Il terzo giorno Abramo alz gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5 Allora Abramo disse ai suoi servi: Fermatevi qui con lasino; io e il ragazzo andremo fin lass, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi. 6 Abramo prese la legna dellolocausto e la caric sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutte due insieme. 7 Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: Padre mio!. Rispose: Eccomi, figlio mio. Riprese: Ecco qui il fuoco e 82
la legna, ma dov lagnello per lolocausto?. 8 Abramo rispose: Dio stesso provveder lagnello per lolocausto, figlio mio!. Proseguirono tutte due insieme; 9 cos arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costru laltare, colloc la legna, leg il figlio Isacco e lo depose sullaltare, sopra la legna. 10 Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11 Ma langelo del Signore lo chiam dal cielo e gli disse: Abramo, Abramo!. Rispose: Eccomi!. 12 Langelo disse: Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio. 13 Allora Abramo alz gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo and a prendere lariete e lo offr in olocausto invece del figlio. 14 Abramo chiam quel luogo: Il Signore provvede, perci oggi si dice: Sul monte il Signore provvede (Gn 22,114 traduzione CEI).
Ecco come il Targm rende il medesimo testo (il testo riportato tratto da S. P. Carbone G. Rizzi, Le Scritture ai tempi di Ges, op. cit., 109110): E avvenne, dopo questi avvenimenti, che YHWH mise alla prova Abramo per la decima volta 2 e gli disse: Abramo! Abramo rispose nella lingua del santuario, 3 e Abramo gli disse: EccomiIsacco disse: Ecco il fuoco e la legna, ma dov lagnello per lolocausto? Abramo rispose: Davanti a YHWH sta preparato per lui lagnello per lolocausto. Se non sei tu lagnello per lolocausto. 4 E andarono tutti e due assieme con un cuore perfetto. E vennero nel luogo che YHWH aveva indicato e Abramo costru laltare, dispose la legna, leg suo figlio Isacco e lo mise sullaltare sopra la legna. E Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio Isacco. Isacco prese la parola e disse ad Abramo suo padre: Padre mio, legami bene, in modo che io non ti impedisca e che la tua offerta non sia resa invalida, e che io non sia gettato nella fossa della perdizione del mondo futuro. Gli occhi di Abramo si volsero verso gli occhi di Isacco e gli occhi di Isacco si volsero verso gli angeli su in alto. Isacco li vide, 5 ma Abramo non li vide. In quello stesso momento venne una voce dal cielo e disse: Venite a vedere i due soli che ci sono al mondo. Luno immola e laltro immolato. Colui che immola non si rifiuta e colui che immolato presenta la gola. E langelo di YHWH lo chiam dai cieli e gli disse: Abramo! Abramo rispose nella lingua del santuario. Eccomi. Gli disse: Non stendere la mano sul ragazzo e non fargli alcun male, poich io so che tu ora temi YHWH e non gli hai negato il tuo figlio, il tuo unico figlio. Abramo alz gli occhi e guard: ed ecco che vi era un ariete tra gli alberi, impigliato per le corna. Abramo land a prendere e loffr in olocausto al posto di suo figlio. Allora Abramo rese culto e preg il nome della Parola di YHWH e disse: Io ti prego, per il tuo stesso amore, o YHWH. Tutto scoperto e conosciuto davanti a te. Ora, non c stata divisione nel mio cuore al momento in cui tu mi hai detto dimmolare Isacco mio figlio e di renderlo polvere e cenere davanti a te. Ma subito io mi sono levato allalba e con zelo ho portato a compimento la tua Parola e con gioia ho eseguito la tua decisione. Ma ora, io ti prego per la tua misericordia, allorch i figli dIsacco si troveranno in un tempo di difficolt, ricordati della legatura dIsacco loro padre ed ascolta la voce delle loro suppliche. Esaudiscili e liberali da ogni tribolazione. Cos le generazioni future diranno: Sulla montagna del Santuario di YHWH dove Abramo offr Isacco suo figlio, su questa montagna gli apparsa la gloria della Presenza di YHWH.
Si pu fare un confronto con Midra Genesi Rabbah (il testo riportato tratto da S. P. Carbone G. Rizzi, Le Scritture ai tempi di Ges, op. cit., 110): Unaltra spiegazione: Disse R. Jishaq: Quando Abramo stava per legare Isacco suo figlio, questi gli disse: Padre, io sono giovane e ho paura che forse tremi il mio corpo per la paura del coltello, mi faccia del male e forse la macellazione non sia valida e non ti sia considerato quale sacrificio: dunque legami bene e subito. E leg Isacco suo Figlio (Gn 22,9). Pu un uomo legare un figlio di 37 anni senza il suo consenso? Subito stese Abramo la sua mano (Gn 22,10). Stendeva la mano per prendere il coltello e dai suoi occhi scendevano le lacrime, e le lacrime che provenivano dalla compassione 83
paterna cadevano sugli occhi dIsacco, tuttavia egli era felice di eseguire la Volont del suo Creatore, mentre gli angeli si raccoglievano in schiere al disopra, e che cosa dicevano? Sono deserte le strade ed cessato il transito per le vie, stata infranta lalleanza, ha disprezzato la citt (Is 33,8). Non si compiace pi di Gerusalemme e del Santuario che aveva intenzione di dare in possesso ai discendenti di Isacco. Non si tiene conto delluomo. Non sussiste il merito di Abramo. Nessuna creatura considerata ai suoi occhi. Disse Rabbi Aha: Abramo cominci a meravigliarsi: questi fatti non sono altro che fatti che portano stupore! Ieri dicesti: la tua discendenza prender il nome da Isacco (Gn 21,12), ed oggi hai cambiato e hai detto: prendi tuo figlio (Gn 22,2). Ed ora tu mi dici: Non mettere le mani addosso al ragazzo! Gli disse il Santo, che egli sia benedetto: Abramo, non infranger mai la mia alleanza ed il detto delle mie labbra non muter (Sal 89,35), la mia alleanza manterr con Isacco. Quando ti ho detto: Prendi tuo figlio, non ti ho detto: Scannalo, ma: Fallo salire (gioco sul TE della radice lh, che pu voler dire olocausto o salire). Te lho detto per amore, lhai fatto salire ed hai eseguito il mio ordine, ora fallo scendere. 11.4 Caratteristiche peculiari della traduzione targumica Abbiamo visto lo stretto rapporto esistente tra Targm e Midra, ma le due realt non vanno confuse. Infatti il testo targumico resta sempre una traduzione e non un commentario; proprio questo il carattere che lo distingue dai midram. Entrando poi nel merito delle caratteristiche specifiche della traduzione targumica, si tocca anche la questione dellesistenza di una specifica ermeneutica targumica. Il grande studioso dei targmm, R. Le Daut, ha indicato sei tratti tipici del Targm: traduzione connessa con la liturgia sinagogale, traduzione di carattere popolare, traduzione che deve essere compresa immediatamente, traduzione di un libro sacro, traduzione della Bibbia considerata come ununit, traduzione che intende attualizzare la Bibbia (citazione da M. Prez Fernndez, La letteratura rabbinica, in G. Aranda Prez F. Garca Martnez M. Prez Fernndez, La letteratura giudaica intertestamentaria, Edizione italiana a cura di D. Maggiorotti (= ISB 9), Brescia, Paideia Editrice, 1998, 486). Sostando ora sul carattere popolare della traduzione targumica, si pu notare come il meturgeman non comunichi al proprio uditorio il percorso esegetico che gli consente di pervenire ad una determinata alla traduzione. Lesegesi sta dietro la traduzione offerta, ma non dunque esplicitata nel suo percorso midrashico. Forniamo qui un esempio, quale illustrazione di questa scelta proforistica, traendolo dallo studio di M. Prez Fernndez: Num 11,2 dice: Il popolo grid a Mos affinch intercedesse per loro. Lintegrazione consiste in una precisazione teologica che viene fornita al pubblico sinagogale come interpretazione ovvia. Dietro a questa integrazione vi tuttavia uninteressantissima discussione tra i rabbi sullesattezza e opportunit dellespressione biblica (il popolo grid a Mos), che potrebbe far pensare che il popolo credesse che Mos era Dio. In Sifre Num 86,1 la discussione si svolge come segue: Il popolo grid a Mos (Num 11,2). Mos poteva forse aiutarli? Non sarebbe stato pi corretto dire: Il popolo grid al Signore? Allora cosa intende dire il testo: Il popolo grid a Mos? R. Simeon era solito raccontare una parabola. A chi assomiglia questo? A un re in carne ed ossa che si adir contro il figlio; il figlio si rec da un amico del re e gli disse: Esci e intercedi per me davanti a mio padre. Cos allo stesso modo gli israeliti si recarono presso Mos per chiedergli: Intercedi per noi davanti allOnnipotente (M. Prez Fernndez, La letteratura rabbinica, op. cit., 486).
Il fatto poi che si traduca un testo sacro, porta a trasformare frasi poco convenienti, a mitigare espressioni ardite, ad introdurre frequentemente il passivo teologico, a rendere astratte alcune espressioni riferite a Dio e comportanti organi corporei (come, ad es., braccio o mano vengono tradotte talora con potere). Non sempre, per, il Targm evita gli antropomorfismi, e non mostra 84
una tendenza regolare ed uniforme, riflettendo in ci il fatto che dietro ad esso vi sta una pluralit di traduttori con sensibilit diverse. Per quanto poi riguarda la concezione della Bibbia come unit, vuol dire che si cerca di spiegare la Bibbia con la Bibbia, armonizzando le contraddizioni e colmando le lacune, servendosi di altri testi biblici e sorvolando invece distanze cronologiche e spaziali. Infine laspetto pi singolare certamente comunque il procedimento di attualizzazione a cui la traduzione tende. Si pensi, ad esempio, a quanto avviene nel Targm di Neophiti I su Gn 3,15. Questo versetto nel TM suona cos: Io porr inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccer la testa e tu le insidierai il calcagno. Il TM non ha significato messianico; la stirpe di cui si parla lumanit e il termine usato zera c (seme), che al maschile; segue il dimostrativo h, che anchesso maschile, reso per dalla CEI con il femminile questa, in riferimento alla discendenza. Nei LXX il termine zera c viene reso con sprma, che neutro, ma poi viene concordato con un auts, pronome personale maschile e singolare. Tutto ci lascia trasparire una certa lettura messianica; la Vulgata giunge poi a tradurre il medesimo termine con ipsa al femminile, introducendo un senso mariologico. Sul medesimo versetto il Targm lavora in modo davvero caratteristico, intrecciando parenesi, dimensione escatologica e speranza messianica: Io porr inimicizia tra te e la donna, tra i tuoi figli e i suoi figli. E accadr che quando i suoi figli osserveranno la legge e metteranno in atto i comandamenti, ti additeranno e ti schiacceranno il capo e di uccideranno. Ma quando abbandoneranno i comandamenti della legge, tu li additerai e colpirai il loro calcagno e li renderai infermi. Soltanto dei suoi figli avr cura, e di te, serpente, non si curer, poich essi saranno pronti a riconciliarsi nel calcagno (= cureranno il calcagno) nel giorno del re messia (citato in M. Prez Fernndez, La letteratura rabbinica, op. cit., 489). 11.5 I vari Targmm I Targmm pervenutici si distinguono in due forme essenziali: la palestinese, pi antica, e la babilonese, pi recente e rappresentante una revisione dei precedenti testi palestinesi, operata a partire dal V secolo d. C. 11.5.1 Il Targm palestinese Si designa con questo termine non una recensione unificata, bens un complesso di tradizioni esegetiche che hanno come ambiente dorigine appunto la terra dIsraele. Questo Targm non ha mai avuto unedizione ufficiale e quindi non ci mai pervenuto in una forma testuale autorevole; infatti i manoscritti prevenutici presentano profonde differenze. Oggi il Targm palestinese conosciuto in due forme: una detta erroneamente dello PseudoJntn, indicato con la sigla TPs. Gnt. o meglio con la sigla TgJ, che in realt andrebbe letta come Targm J e ralm I; laltra forma incompleta, frammentaria, e ci conservata in varianti marginali presenti nel Targm di Onq e ls (che un Targm babilonese); si tratta del cosiddetto Targm J e ralm II. Questo Targm, noto anche con la sigla Tg Fragm, conserva solo 800 versetti del Pentateuco. Per quanto riguarda il TgJ I, secondo un grande esperto della letteratura targumica sarebbe oggi il risultato di una revisione del Targm di Onq e ls (sigla Tg Onk); per ricostruire lantico Targm palestinese sono particolarmente utili i frammenti della Geniza del Cairo. Il manoscritto di Neophyti I (sigla N), scoperto da Diez Macho nel 1956, allinterno della Biblioteca Vaticana, appare testimoniare il Targm palestinese nella forma dei frammenti della Geniza del Cairo e il TgJ II. 85
11.5.2 Il Targm babilonese Il Targm babilonese viene redatto a Babilonia ed ha i suoi testimoni pi noti nel Targm di Onq e ls, dedicato al Pentateuco, e nel Targm di Jntn per i Profeti. Il primo ha la sua redazione nel IVV secolo, mentre il secondo viene redatto nel VII secolo La redazione pi tardiva non comporta necessariamente che i materiali presenti siano pi recenti, in quanto il Targm babilonese raccoglie molto spesso materiali pi antichi, di origine palestinese. Venendo al Targm di Onq e ls, bisogna notare come sia stato munito della puntuazione masoretica e sia il frutto di una redazione accademica in lingua non vernacolare, ma letterariamente colta. Questo Targm si impose progressivamente non solo nellambiente babilonese, ma anche in territorio palestinese, facendo cadere in disuso i precedenti Targmm. Per il Targm sui Profeti, detto Targm di Jntn, risulta meno letterale e pi perifrastico rispetto a quello di Onq e ls; lamore per la perifrasi particolarmente evidente nei Profeti posteriori.
In sostanza, tra i due centri di Palestina e di Babilonia vi stata unosmosi profonda circa la produzione dei Targmm. Sembra infatti che una recensione dellantico Targm palestinese, comprendente la Trh quanto i Profeti, sia stata portata a Babilonia prima della rovinosa fine della rivolta di Bar Kokhba, e quindi prima di una sua revisione galilaica. In Babilonia fu a sua volta profondamente revisionato per conformarlo meglio sia al testo ebraico che allhalakah del rabbinismo babilonese. Non si ebbe per una riscrittura del Targm nellaramaico babilonese: il Targm rimase fondamentalmente nel suo dialetto originario. Il movimento poi si inverte, quando i Targmm babilonesi ritornano allovest, affiancandosi nelluso al Targm palestinese ed esercitando su questo una profonda influenza, fino a sostituirlo. 11.6 Appendice: La letteratura minica e talmudica Pagine tratte da E. Testa, Usi e riti degli ebrei ortodossi, Jerusalem, Franciscan Printing Press, 1978, 2125. La letteratura minica e talmudica ha per oggetto la tradizione orale, che fu creduta mosaica e tramandata dalla catena: Giosu, gli Anziani, i Profeti, ma che, in realt, fu una deduzione esegetica, pi o meno letterale, e pi o meno fondata sulla Sacra Scrittura. Gli organi di queste deduzioni furono le varie scuole rabbiniche, che vollero dare un fondamento biblico agli usi, costumi e riti dellEbraismo contemporaneo, specialmente quella di Tiberiade. Questo lavoro che pu essere controllato oggi, va dal I secolo a. C. al II secolo d. C. (cfr. il Pirq Abt e i Midraim). Essendo vario e slegato, si sent il bisogno di organizzarlo e nacquero da questa tendenza due interessanti raccolte. 11.6.1 La raccolta della Minh La prima raccolta fu fatta dal famoso Patriarca R. Giuda, detto HaNasi, il principe, o Rebbenu Ha Qado, il nostro Maestro, il Santo, che visse dal 135 al 220 d. C. e fu amico dellimperatore Antonino Pio. Nella Minh (o ripetizione della Legge), il grande Rabbino raccolse, in sei ordini (detti sedarm), tutto il materiale rabbinico precedente, di solito di carattere legislativo (o halakico= che insegna a camminare) con qualche racconto di carattere narrativo (o aggadico). Gli ordini sono: a. lo Zeraim (cio il seme) che ha per oggetto le leggi religiose che riguardano lagricoltura e la fedelt (emnh) degli ebrei alla Provvidenza; b. il Moed (determinare) che tratta delle stagioni e del calendario (leggi sulle feste, sul Sabato, ecc.); c. il Naim (femmine) che tratta del matrimonio, del divorzio e dei voti degli sposati; 86
d. il Nezikin (danni), detto in antico Yeuot (salute) che tratta della legislazione civile e criminale; e. il Qodaim (le cose sacre) che regola i sacrifici, gli oggetti consacrati e i riti; f. il Tohorot (purit) che tratta della purit legale. Questi ordini contengono vari trattati (sono 63) e molti capitoli, divisi a loro volta in paragrafi, detti minayyot. 11.6.2 La raccolta di Tosefta Una seconda raccolta, contemporanea e parallela alla prima, fu la Tosefta, in cui ci sono addizioni e complementi della Minah. Nel trattato Sanhedrin 86a questa raccolta legata con R. Nehemiah. Essa ha gli stessi ordini della Minah e i medesimi trattati, esclusi il trattato Avt, Kinnim, Middot e Tamid. Alcuni paragrafi, chiamati Baraitot (dallar. Brayyet, per straniero, esterno), conservano tradizioni ed opinioni di Tannaiti non elencate nella Minah. 11.6.3 Il Talmud Delle due raccolte fu preferita, come testo scolastico, la Minah, secondo il principio generale: Se Rabbi (cio Giuda il Santo) differisce da tutti gli altri colleghi, la sua opinione fa norma. Nacquero perci, dal III al VII secolo, vari commenti di essa, chiamati Ghemara. Questi commenti presto si arricchirono di materiale anche extraminico, specialmente desunto dalla aggada: sicch la Minah fu accompagnata da parecchio materiale halakico, specialmente di R. Aqiba e di R. Meyr; e da parecchio materiale aggadico (quasi sconosciuto alla Minah), cio di midraim, di racconti leggendari e folkloristici, storici e biblici, esegetici e proverbiali, scientifici e religiosi. Commenti che presero due forme parallele e differenti, secondo le accademie babilonesi e palestinesi. 11.6.4 Il Talmud di Gerusalemme La Ghemara delle accademie di Cesarea e di Tiberiade form il Talmud Ierualmi, poi attribuito a R. Johanan ben Nappaha (morto per nel 279, molto prima di tanti commenti contenuti nellopera!). La Ghemara di questo Talmud palestinese scritta in ebraico e in aramaico occidentale, e contiene un settimo di materiale aggadico. Questo materiale sar poi raccolto nellopera detta Yefeh Mareh. Solo gli ordini 1.2.3.4 della Minah posseggono la Ghemarh di questo Talmud; il 5 ordine non stato commentato e del 6 solo il trattato Niddh. Il commento segue, lemma per lemma, laMinh, con continue inserzioni e commenti dei rabbini Amoraim e con varie baraitot prese dalla Tosefta. La migliore edizione stampata ancora quella di Venezia del 1522. 11.6.5 Il Talmud Bably o babilonese La Ghemara delle accademie babilonesi form il Talmud propriamente detto, che si disse, dallorigine, Bably, babilonese. Questa opera farraginosa fu attribuita ai Rabbini Ai e Rawina. La Ghemarh di questo Talmud scritta in ebraico e aramaico orientale e si conserva solo negli ordini 2.3.4 e 5 della Minah. Manca completamente nel 1 ordine, escluso il trattato Berakot e nellordine 6, escluso il trattato Niddh. Non hanno commento nemmeno i trattati ekalim, Eduyyot, e Avt. Abbondante (circa 1/3) il materiale aggadico di questo Talmud; materiale che sar poi riunito da Jacob Ibn Haviv nellopera detta En Yaakov. La migliore edizione stampata il Talmud babilonese di Wilna, 1886. 87
Dato che nel Talmud si trovano frasi piuttosto puerili nei confronti di Dio e offensive e blasfeme nei confronti di Cristo e di Maria santissima, si capisce in parte la reazione dei cattolici (specialmente dei convertiti dallEbraismo lungo i secoli). Al contrario, per gli ebrei ortodossi, il Talmud, specialmente quello babilonese, costituisce il testo fondamentale della morale e della dogmatica dellEbraismo. Anzi divent per essi una bandiera di distinzione da tutte le altre genti: Il Santo, che benedetto sia (cio Dio), dette a Israele due Leggi, la scritta e la orale. Gli dette la Legge orale, perch potesse distinguersi dalle altre nazioni. Questa non venne data per iscritto, affinch gli ismaeliti (cio i Cristiani) non potessero appropriarsela, come fecero per la Legge scritta e dire di essere Israele (Num. R. 14,10). 11.7 Bibliografia M. J. McNamara, I Targum e il Nuovo Testamento; Le parafrasi aramaiche della Bibbia ebraica e il loro apporto per una migliore comprensione del Nuovo Testamento (= StBi[Deh] 5), Bologna, EDB, 1978. S. P. Carbone G. Rizzi, Le Scritture ai tempi di Ges; Introduzione alla LXX e alle antiche versioni aramaiche (= Testi e Commenti. La Parola e la sua Tradizione), Bologna, EDB, 1992. E. G. Clarke, The Bible and translation; The Targums , in Origins and method: Towards a new understanding of Judaism and Christianity. Essays in honour of John C. Hurd, Edited by B. H. McLean (= JSNuovo Testamento.S 86), Sheffield, Sheffield Academic Press, 1993, 38093. Barc, Du temple la synagogue; Essai dinterprtation des premiers targumismes de la Septante , in Kata tou Selon les Septante; Trente tudes sur la Bible grecque des Septante; En hommage Marguerite Harl, Sous la direction de G. Dorival O. Munnich, Paris, Les ditions du Cerf, 1995, 1126. M. Somekh, Linterpretazione ebraica della Bibbia nei targumim, in La lettura ebraica delle Scritture, a cura di S. J. Sierra (= BnS 18), Bologna, EDB, 1995, 5973. M. Prez Fernndez, Il targum, in G. Aranda Prez F. Garca Martnez M. Prez Fernndez, La letteratura giudaica intertestamentaria, Edizione italiana a cura di D. Maggiorotti (= ISB 9), Brescia, Paideia Editrice, 1998, 467492. 11.7.1 Alcune edizioni di testi targumici Les Targoums: textes choisis, Trad. et prs. par P. Grelot (= Cv.S n. 54), Paris, Les ditions du Cerf, 1985. R. Le Daut, Targum du Pentateuque, traduction des deux recensions palestiniennes I. Gense (= SC 245), Paris, Les ditions du Cerf, 1978. Targum du Pentateuque III: Nombres, d. par R. Le Daut J. Robert (= SC 261), Paris, Les ditions du Cerf, 1979. Targum du Pentateuque. Tome IV. Deutronome, traduction des deux recensions palestiniennes compltes, Avec introduction, parallles, notes et index par R. Le Daut, Avec la collaboration de J. Robert (= SC 271), Paris, Les ditions du Cerf, 1980. 11.7.2 Per il midra Le Midrash, Prsent par . Ketterer M. Remaud (= Cv.S n. 82), Paris, Les ditions du Cerf, 1992. G. Momigliano, Linterpretazione omiletica: il Midrashhaggadah, in La lettura ebraica delle Scritture, a cura di S. J. Sierra (= BnS 18), Bologna, EDB, 1995, 12745. 88
M. Prez Fernndez, Il midrash, in G. Aranda Prez F. Garca Martnez M. Prez Fernndez, La letteratura giudaica intertestamentaria, Edizione italiana a cura di D. Maggiorotti (= ISB 9), Brescia, Paideia Editrice, 1998, 412466. M. A. Fishbane, Types of Biblical intertextuality, in Congress Volume, Oslo 1998, Edited by A. Lemaire M. Sb (= VT.S 80), Leiden Boston Kln, E. J. Brill, 2000, 3944. R. S. Sirat, Introduzione al Midrash, Traduzione dal francese di B. Pedretti, in C. M. Martini et alii, Il Libro sacro. Letture e interpretazioni ebraiche, cristiane e musulmane, Milano, Bruno Mondadori Editore, 2002,
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12 Le traduzioni di origine cristiana 12.1 Introduzione La Bibbia non mostra al proprio interno una decisa sacralizzazione della lingua in cui viene redatto il testo riconosciuto poi come sacro, ma testimonia la possibilit di pi lingue in cui si comunichi la rivelazione divina e, nel caso specifico, accanto allebraico bisogna registrare laramaico biblico. Nonostante le comprensibili resistenze, la traduzione del testo biblico in unaltra lingua come il greco o come laramaico un evento non tardivo, al punto che esso si d mentre ancora in atto il processo di canonizzazione del testo biblico. Questo significa che lattenzione, ancora prima che sulla forma e sul veicolo dellespressione linguistica, si rivolta al referente, al messaggio, proprio perch la Bibbia , per cos dire, eccentrica, non ha dentro di s il proprio centro, ma si presenta come rimando al rivelarsi del mistero di Dio nella storia e, per il Nuovo Testamento, al rivelarsi di Dio nellevento di Ges, il Cristo. Quando poi il patrimonio dIsraele, la Bibbia ebraica, viene accolta e riconosciuta come Scrittura normativa dalla nuova comunit religiosa che, originata nel giudaismo, si diffonde nel mondo dei Gentili, il fatto della traduzione del testo canonico conosce unulteriore dilatazione e intensificazione. Nascono cos le versioni di origine cristiana (che ovviamente includono anche il Nuovo Testamento). Tali versioni sono quelle latine (la Vetus Latina e la Vulgata), quelle siriache (Diatessaron, Peshitta, Vetus syra) e quelle copte. Oltre a questo sorgono anche la versione armena, georgiana, etiopica, gotica, paleoslava, e poi tutte le altre in lingue antiche. Dal punto di vista filologico molte di esse hanno una grande importanza, anche per il fatto che costituiscono una sorta di monumento culturale della lingua in cui sono state redatte. Dal punto di vista, invece, della diffusione di una specifica traduzione e dellinflusso culturale esercitato su una pluralit di ambienti, certamente si segnalano per la loro importanza la Vetus Latina e, ancor pi, la Vulgata. 12.2 La Vetus Latina La versione latina antica generalmente nota come Vetus Latina. Si tratta non di ununica traduzione, ma dellinsieme di traduzioni anteriori alla versione Vulgata, eseguita da Gerolamo alla fine del IV secolo. Per avere i primi indizi di una traduzione latina antica del testo biblico, dobbiamo riferirci ai testi dei Padri latini. Cos, negli scritti di Tertulliano ritroviamo numerose citazioni bibliche, dallorigine incerta, che lasciano il dubbio circa lesistenza di una traduzione latina. Qualche decennio pi tardi, per, Cipriano di Cartagine (martirizzato nel 258 d.C.), per le sue citazioni ricorre ad una traduzione latina il cui testo coincide con quello di manoscritti posteriori. Questa versione, per quanto si riferisce al Primo Testamento, traduce non dallebraico, ma dal greco, da un testo anteriore alla recensione origeniana. Tale versione viene detta, per la sua origine, africana. Il testo africano subisce adattamenti al linguaggio liturgico delle varie comunit celebranti in lingua latina, in Italia, in Gallia, in Spagna, per cui si assiste alla circolazione di diverse recensioni, che denominiamo europee. Le discordanze tra di loro, pi che allesistenza di varie traduzioni, attestano lesistenza di recensioni molto libere, cosa che porter Agostino a lamentarsi della confusione testuale regnante (vitiosissima varietas), tale da essere intollerabile. Per quanto riguarda la lingua utilizzata per questa traduzione latina, si era preferito lidioma vernacolare, molto distante dal linguaggio letterario. Ecco perch si pens ad una sostituzione con unaltra traduzione, peraltro non totale, cosa alla quale procedette Gerolamo con la sua Vulgata. Limportanza della Vetus Latina, oltre che dal punto di vista strettamente biblico, sta nel fatto che una testimonianza assolutamente rilevante per la storia della lingua latina e del linguaggio liturgico nelle chiese dOccidente. 90
Lattestazione manoscritta della Vetus Latina piuttosto precaria, in quanto i manoscritti del Primo Testamento sono scarsi e frammentari. Merita una speciale attenzione il Codex Gothicus Legionensis, che un manoscritto della Vulgata, del X secolo, ma che fornisce lezioni marginali tratte dalla Vetus Latina. Per la conoscenza di questultima sono importanti anche le citazioni dei Padri, qualche volta molto libere ma talora fedelissime, come il caso delle opere di Lucifero di Cagliari o dello Speculum de Divinis Scripturis dello PseudoAgostino. La rilevanza della Vetus Latina, per i problemi della critica testuale del Primo Testamento, sempre pi riconosciuta, come mostra la bibliografia specificamente dedicata allargomento. Concretamente, il monumento testuale della Vetus Latina, costruito ricorrendo significativamente alle citazioni, resta ancora lopera in tre volumi di P. Sabatier, edita a Reims nel 174549, e a Parigi nel 1751 con il titolo Bibliorum Sacrorum Latinae Versiones Antiquate seu Vetus Italica. Diverso invece il discorso della Vetus Latina del Nuovo Testamento, di cui si conservano 32 manoscritti incompleti dei vangeli, 12 degli Atti degli Apostoli, 4 dellEpistolario paolino, e 1 dellApocalisse. Per altre immagini, approfondimenti e edizioni della vetus Latina si veda: www.vetus latina.de ewww.vetuslatina.org. 12.3 La Vulgata Questo termine invalso dal XVI secolo per indicare la traduzione fatta da Gerolamo verso la fine del IV secolo e inizio del V. La ragione che essa divenne la versione divulgata e ufficiale per la chiesa latina. La traduzione di Gerolamo, infatti, soppianta il testo della Vetus Latina, proprio perch lo stile di questa sembrava troppo rozzo e la pluralit di varianti esistenti generava una confusione ritenuta inaccettabile. Inoltre dobbiamo ricordare che il cammino di Gerolamo era stato spianato (almeno per il Nuovo Testamento) dai grandi manoscritti onciali greci, che rispondevano alle esigenze degli ambienti colti. Gerolamo, che aveva ricevuto la sua formazione nelle migliori scuole esegetiche dellOriente e aveva appreso lebraico da rabbini giudei, ebbe la possibilit di conoscere, durante il suo soggiorno a Betlemme (385420), la biblioteca che Origene e poi Eusebio avevano creato a Cesarea. Non invece storicamente fondata la notizia che nel 382 papa Damaso lavesse ufficialmente incaricato di una traduzione di tutta la Bibbia; tale incarico, al massimo, pu aver riguardato il testo dei quattro vangeli. Il lavoro di Gerolamo non dunque lesecuzione di un piano stabilito, n il frutto di un metodo omogeneo, ma piuttosto di istanze e di adattamenti diversi. Figura 18 Codex Monacensis (vetuslatina.org) Figura 19 Codex Bobbiensis (vetuslatina.org) 91
Entrando nei dettagli, la prima versione del Salterio fu compiuta da Gerolamo sul testo greco, e non sul testo ebraico. Essa and ben presto perduta e non identificabile n con il Salterio romano usato tuttoggi nella Basilica di S. Pietro n con il Salterio Gallicano. Gerolamo, dopo aver riveduto la versione della Vetus Latina della Genesi (392), cambi metodo di lavoro e cominci ad operare direttamente sul testo ebraico e a tradurre da esso. Emerge quindi il principio importantissimo, dal punto di vista della traduzione, di ritornare al testo originale, allhebraica veritas. Questo principio, secondo alcuni autori, sarebbe stato per Gerolamo, almeno in una prima fase, pi un richiamo alle revisioni giudaiche della LXX, che al testo ebraico come tale. Comunque Gerolamo si avvicina sempre pi al testo ebraico e inizia a lavorarci con la versione di 12 Samuele, 12 Re, oppure con la versione dei libri profetici. Tra i libri tradotti in seguito vi il Salterio iuxta Hebraeos, Giobbe, 12 Cronache, EsdraNeemia, i libri di Salomone, lOttateuco (Pentateuco + Giosu + Giudici + Rut) ed Ester. Gerolamo non tradusse i libri deuterocanonici del Primo Testamento, conformemente al suo principio della hebraica veritas, con leccezione di Tobia e di Giuditta (che tradusse da un testo aramaico), nonch le parti deuterocanoniche di Daniele, tradotte dalla versione greca di Teodozione, nonch le aggiunte greche di Ester. Sar la tradizione manoscritta della Vulgata ad incorporare traduzioni latine degli altri testi deuterocanonici. Ci si consenta anche una parola sulla traduzione del Nuovo Testamento da parte di Gerolamo. Egli inizi la versione dei vangeli, quella che poi si diffuse maggiormente attraverso la liturgia, nel momento stesso in cui avviava la traduzione del Salterio dal testo ebraico. La traduzione dei vangeli, in questo senso, ancora opera di un principiante ed nel complesso di buon livello qualitativo, anche se Gerolamo non fu del tutto fedele al principio di mantenere il pi possibile il testo della Vetus Latina, in quanto testo tradizionale della liturgia. Questo spiega le difformit presenti nella traduzione dei testi evangelici circa locuzioni identiche. Per quanto poi riguarda il testo greco, Gerolamo si attenne fondamentalmente ad un testo alessandrino. La traduzione del resto del Nuovo Testamento, non avvenne tutta ad opera di Gerolamo, anzi, molti studiosi ritengono che Gerolamo si sia limitato a darne limpostazione e lavvio, e vi abbia operato concretamente Rufino il Siro, che segu i princpi del maestro in modo sistematico, e complet lopera a Roma nel 405. 12.3.1 La storia della Vulgata La reazione ecclesiale alla versione di Gerolamo non fu, allinizio, di plauso, ma ostile, e solo con il secolo VII essa si impose nella chiesa di Roma, fino a divenire concretamente il testo ufficioso. Di fatto la Vulgata si diffuse in tutto lOccidente, come provato dai numerosissimi manoscritti che ancora oggi possediamo (oltre 8.000; contando i manoscritti frammentari pi piccoli, il numero sale ad oltre 30.000). Tutta la vicenda testuale della Vulgata, a partire gi dalla complessit della sua origine, rende assai difficoltosa la ricostruzione di un testo originale. I manoscritti, comunque, vengono classificati secondo le regioni di provenienza in tre grandi famiglie: italici, spagnoli, insulari (irlandesi e anglosassoni). A queste famiglie si aggiungono anche i manoscritti gallici del IX secolo, che riportano le recensioni di Alcuino e Teodolfo. I pi importanti manoscritti sono comunque quelli italici, visto che la Vulgata si diffuse specialmente in Italia. I manoscritti della Vulgata vengono designati con la lettera maiuscola che indica liniziale del loro nome: A (Amiatinus o Ottobanius), F (Fuldensis), G, M, R, Z, , e il palinsesto di Autun. 92
Gi prima del Concilio di Trento la Vulgata vede una serie di edizioni a stampa (oltre un centinaio dalla prima opera dello stesso Gutenberg, la cosiddetta Bibbia Mazarina) (per sfogliare la Bibbia di Gutenberg, clicca qui). Vi furono i primi tentativi di edizioni critiche, nel senso che si realizzarono su codici antichi. Notevoli sono la Complutense (1522) nellomonima poliglotta, e ledizione della poliglotta parigina di Roberto Estienne. Gi alla luce di questa ricca vicenda della recezione del testo della Vulgata e del suo larghissimo uso, si pu intuire quanto sia grande il suo significato culturale. Anche il suo valore intrinseco non affatto trascurabile in quanto in tale traduzione sono confluite le antiche tradizioni testuali ed esegetiche del mondo ebraico, greco e latino, sia per quanto riguarda la sua presenza nella divulgazione del testo biblico in tutto lOccidente. Certamente il diffondersi del testo port anche delle contaminazioni e dei processi di corruzione, a cui si cerc di riparare con le revisioni di Cassiodoro (m. 570) e di Alcuino (m. 804). Questultimo apport forti tracce di ciceronianismo al testo della Vulgata. Ci per un verso risponde al fatto che Gerolamo non disdegn di ispirarsi al latino classico, dallaltro ignora che Gerolamo volle conservare pi volgarismi di quanti Alcuino fosse disposto ad accettare. Peraltro le revisioni medievali contribuirono non alla restituzione del testo geronimiano, bens causarono un ulteriore processo di corruzione testuale, che affligge gran parte dei manoscritti della Vulgata. Bisogna aspettare il Rinascimento per una reazione alla corruzione del testo della Vulgata, a cominciare dal lavoro di Lorenzo Valla (1440). Il nuovo clima culturale, dove cresce il movimento di ritorno al testo originale, favorisce questa restituzione del testo della Vulgata. Daltra parte proprio il medesimo movimento favoriva ed esigeva il ritorno al testo greco originale (almeno del Nuovo Testamento). 12.3.2 La Vulgata come Bibbia ufficiale della chiesa cattolica: il Concilio di Trento La Vulgata conosce il momento pi significativo della storia della sua diffusione con il Concilio di Trento. Davanti al proliferare di nuove traduzione bibliche che veicolavano anche lo spirito della Riforma protestante, il Concilio di Trento prese una determinazione circa la Bibbia ufficiale della chiesa cattolica latina. Cos si ebbe uno specifico decreto (Insuper), emanato nella IV sessione dell8 aprile 1546: Lo stesso sacrosanto Sinodo, considerando che non sar di poca utilit per la chiesa di Dio sapere chiaramente tra tutte edizioni latine in circolazione qual ledizione autentica dei libri sacri (quaenam pro authentica habenda sit), stabilisce e dichiara che lantica edizione della Vulgata, approvata (probata) dalla stessa chiesa da un uso secolare, deve essere ritenuta come autentica nelle lezioni pubbliche, nelle dispute, nella predicazione e spiegazione, e che nessuno, per nessuna ragione, pu avere laudacia o la presunzione di respingerla (Enchiridion Biblicum 61). Il termine autenticit usato dal Concilio dar origine a vive discussioni, cui porr fine la Divino afflante Spiritu di Pio XII, che ne chiarir il significato: authentica da intendersi in senso giuridico, e cio costituisce un testo di forza probativa Figura 20 Codex Amiatinus (VIII secolo) Figura 21 Vulgata Sixtina del 1590 93
in maniera di fede e di costumi. Autentica non significa per autenticit critica che, nel caso delle versioni, significa lattendibilit e la fedelt rispetto al testo originale in tutti i suoi punti. In definitiva premeva al Concilio di Trento affermare la conformit sostanziale del testo in uso nella liturgia e nellinsegnamento. Il Concilio di Trento aveva richiesto unedizione critica ufficiale della Vulgata (Il Concilio prescrive e stabilisce che dora in poi lantica edizione della Scrittura detta Vulgata sia stampata secondo la versione pi corretta [Emendatissime imprimatur] EB 63). Ovviamente la richiesta non pu essere soddisfatta immediatamente e si rende necessaria una lunga revisione, complicata dallintricata storia della trasmissione del testo, che porta alla pubblicazione da parte di Sisto V (la Vulgata Sistina del 1590) e di Clemente VIII (Vulgata Clementina del 1592, 1593, 1598). Di fatto, per, questo pronunciamento del Concilio di Trento, pur avendo generato un lavoro serio sul testo della Vulgata, durato oltre 30 anni, non pu ritenere davvero riuscito, secondo le sue direttive, il testo critico proposto dallEdizione Sistina e dalla Sisto Clementina (15921598). Il testo clementino divenne comunque la Vulgata cattolica ufficiale. Il lavoro per unedizione critica del testo della Vulgata stato attuato a cominciare dal 1907 dai monaci benedettini di S. Gerolamo a Roma, il cui frutto stata ledizione critica apparsa nel 1987 (Biblia Sacra iuxta Latinam Vulgatam versionem ad codicum fidem, cura et studio Monachorum Abbatiae Pontificiae S. Hieronymi in Urbe, Ordinis Sancti Benedicti, edita 19261987). Per quanto riguarda unedizione manuale critica, si veda la Vulgata Stuttgartensia (Biblia Sacra iuxta Vulgatam versionem, 2 voll., edidit R. Weber, Stuttgart, Wrttembergische Bibelanstalt, 1969 [ 2 1975]). Della Vulgata Clementina esiste anche una versione elettronica (vedi qui). Infine utile segnalare la pubblicazione della Neovulgata. Non unedizione critica del testo della Vulgata, ma una versione che vuole essere un aggiornamento della traduzione latina in cui vengono acquisiti i risultati degli studi biblici moderni e contemporanei. Questa versione nacque da unesplicita volont di Paolo VI, che istitu la Pontificia Commissione per la Neovolgata il 29111965, dieci giorni prima della chiusura del Concilio Vaticano II. La sua finalit era quella di dotare la chiesa di unedizione latina della Bibbia, a cui fare riferimento anche nei lavori di traduzione biblica nelle varie nazioni, in quanto tale traduzione pur rimanendo sostanzialmente quella di Gerolamo doveva integrare i progressi indubbi dellesegesi. In definitiva, si trattava di preparare una traduzione per uso liturgico, solida per dal punto di vista scientifico, e insieme coerente con il linguaggio della tradizione e dellermeneutica cattolica. Questa edizione della Neovolgata fu promulgata da Giovanni Paolo II con la Costituzione apostolica Scripturarum Thesaurus, il 25 aprile 1979. Cfr. anche www.latinvulgate.com e www.drbo.org/lvb. 12.4 Traduzioni siriache Accomunate con il Targm dalluso dellaramaico sono le versioni cristiane del Primo Testamento (e, ovviamente, del Nuovo). La prima versione in siriaco la Vetus syra, che oggi meglio conosciuta grazie alla scoperta di nuovo materiale manoscritto. Tale versione mostra certamente delle relazioni con i Targmm palestinesi, al punto che si discute se la sua origine sia giudeocristiana o addirittura giudaica Di fatto, la casa reale dellAdiabene, regione ad est del Tigri, si convert al cristianesimo in tempi antichissimi (si pensa attorno al 40 d.C.). probabile che tale traduzione sia nata per necessit creatasi nellAdiabene e, ovviamente, si sia avvalsa delle versioni targumiche gi esistenti. Figura 22 Vulgata Clementina del 1592 94
La prima traduzione del Nuovo Testamento in siriaco il cosiddetto Diatesseron, cio (un vangelo) attraverso quattro (vangeli), realizzata da Taziano nel 165170. Si tratta di un testo unico e lineare che cerca di armonizzare le quattro narrazioni dei singoli Vangeli. Per alcuni secoli tale testo fu il vangelo ufficiale della chiesa di Siria. Il teologo Efrem Siro ne scrisse un commentario in prosa. Nel 423 il vescovo Teodoreto ne impose labbandono in favore delladozione dei quattro vangeli come avveniva per tutte le altre chiese cristiane. Teodoreto ordin la distruzione delle copie esistenti del Diatesseron, che ci pertanto noto solo in maniera indiretta attraverso il commentario di Efrem. A partire dalla Vetus syra si elabora una revisione, il cui frutto la P e it)t, detta anche la Vulgata siriaca, in quanto tuttora in uso nella chiesa sira. Questa versione ha una storia complessa, in quanto la traduzione fu compiuta in epoche e da autori diversi, verosimilmente giudei o, ancor pi probabilmente cristiani. Si spiega con la pluralit di autori la profonda differenza nelle traduzioni dei vari libri; ad esempio, Giobbe molto letterale, mentre pi libera la traduzione dei Salmi, dei Profeti minori, di Isaia, in cui si avverte anche un significativo influsso dei LXX; ricca di parafrasi la traduzione di Rut; il Pentateuco, Ezechiele e i Proverbi seguono il modello targumico. Sono in particolare i libri delle Cronache che mostrano profonde influenze targumiche e midraiche. Dai LXX direttamente proviene la versione dei deuterocanonici Tobia, Giuditta, Maccabei, Baruc, Sapienza e delle parti deuterocanoniche di Daniele. Anche il testo base adottato per i singoli libri deve essere stato diverso di volta in volta. Ne risulta che, ad esempio per il libro di Isaia, la P e it)t mostra affinit con il testo di Isaia di Qumran. Il discorso andrebbe poi esteso alla P e it)t del Nuovo Testamento, che una rielaborazione della Vetus syra su un testo adattato in funzione di quello greco usato ad Antiochia. Dal 1966 in corso la pubblicazione delledizione critica della P e it)t del Primo Testamento, a cura del Peshitta Institute di Leiden (per la P e it)t online, vedi qui).
Figura 23 Peshitta, (c. 1216), Atti degli Apostoli [Encyclopaedia Britannica on line] Figura 24 Lettere paoline, Peshitta del 622 (The British Library) 95
12.5 Le altre versioni antiche orientali e occidentali Vediamo ora le altre versioni orientali e le due versioni occidentali: la gotica e la paleoslava o slavonica. 12.5.1 Antiche versioni orientali
Figura 25 Manoscritto in sahidico (Egitto, circa 500) contenete passi degli Atti degli Apostoli [www.schoyencollection.com] Per le versioni orientali si segnalano innanzitutto quelle copte. La rapida espansione del cristianesimo in Egitto durante i primi secoli, rese urgente una traduzione nella lingua egizia (copto deriva da Qubt, nome arabo collettivo per indicare gli egiziani, derivato a sua volta dal greco [Ai]gpt[ios]). Conosciamo ben quattro versioni, corrispondenti ai quattro dialetti: sahidica, bohairica, faiunica, achimimica. La pi diffusa fu la bohairica, in uso nella liturgia copta fino ai nostri giorni. La traduzione del Primo Testamento fu eseguita sul testo dei LXX. Per il Nuovo Testamento si sono conservate quasi completamente le traduzioni in sahidico e in bohairico. Il tipo testuale soggiacente a queste traduzioni perlopi quello alessandrino. Il Primo Testamento della bohairica sembra per eseguito su un testo dei LXX appartenente alla famiglia B. La versione armena fu eseguita nel secolo V da alcuni testi in originale greco e da altri in siriaco. In alcuni libri appare linflusso dei manoscritti greci A e S, mentre per altri assodata la dipendenza dagli Hexapla di Origene e dalle revisioni di Aquila, Simmaco e Teodozione. Si attribuisce questa versione al patriarca S. Isacco il Grande (390440) e a S. Mesrope (m. 441), linventore della scrittura armena. La versione armena del Primo Testamento conta una trentina di manoscritti, datati dal XIII secolo. Bisogna per ricordare che a Venezia, nellisola di S. Lazzaro, dal 1651 conservato un salterio armeno risalente al X o XI secolo, cio al periodo dei grandi manoscritti ebraici del TM. Le versioni georgiane sono molteplici; le prime versioni parziali risalgono ai secoli VIVII e manifestano una dipendenza dalla versione armena. Nel secolo X i monaci Iberi (cio georgiani) del Monte Athos rividero le antiche versioni facendone una nuova per lintera Bibbia. Quella del Primo Testamento fu eseguita su un testo della recensione esaplare di Origene. La versione etiopica o gez, realizzata in tale lingua sia per il Primo che per il Nuovo Testamento verso il VIVII secolo, dal greco, riveste un interesse particolare perch offre un canone ampio che annovera 1Enoc, Giubilei, 4Esdra. La prima edizione di questa Bibbia fu curata dalla missione italiana allAsmara (F. da Bassano, 19221926). Essa, dal punto di vista linguistico, mostra influssi delle traduzioni copte e arabe. 96
Figura 26 Manoscritto in gez e amarico (Etiopia, 1519/1520) contenente i Vangeli [www.schoyencollection.com] Le versioni arabe cominciarono nel secolo VIII quando lislam e la conquista araba delloriente diedero enorme importanza politica e letteraria alla lingua dei conquistatori. Precedentemente, pur essendo il cristianesimo diffuso nei paesi di lingua araba, non si era provveduto ad alcuna traduzione. Il suo valore, pi che linguistico, legato alla storia dellinterpretazione biblica Per il Primo Testamento la versione fu realizzata sul testo ebraico, sui LXX e sulla Peshitta. 12.5.1.1 Antiche versioni occidentali Tra le antiche versioni occidentali due meritano una speciale menzione, ossia la versione gotica e la paleoslava. La versione gotica fu eseguita da Wulfila (m. 383) vescovo ariano dei visigoti, cui si attribuisce anche la paternit sullalfabeto gotico. Essa fu attuata sul testo dei LXX, secondo la versione lucianea o antiochena. Per il Primo Testamento ci restano solo piccoli frammenti di Neeemia (cc. 57) presenti in un palinsesto del VI secolo della Biblioteca ambrosiana (inoltre probabile che la traduzione del libro di Neemia non sia opera di Wulfila, al quale si deve senza dubbio la traduzione del Nuovo Testamento). Pi favorevole la situazione testuale della versione gotica del Nuovo Testamento dove si pu contare sul codice Argenteus conservato nella biblioteca universitaria di Uppsala ed altri manoscritti bilingui giunti a noi perlopi in palinsesti frammentari. Questi mostrano un graduale influsso della Vetus latina. Ledizione critica pi autorevole quella di W. Streitberg, Die gotische Bibel. I. Der gotische Text und seine Vorlage mit Einleitung, Heidelberg 1908 ( 4 1972). 97
La versione paleoslava o slavonica in caratteri glacolitici viene realizzata per i testi liturgici dai due fratelli Cirillo e Metodio (secolo IX), evangelizzatori dei popoli slavi. opinione degli studiosi che questa opera riguardasse per il Primo Testamento sostanzialmente solo il Salterio, mentre per il Nuovo Testamento i testi del Lezionario. Ben presto vennero realizzate anche le versioni del Pentateuco, Giobbe, Proverbi e Qoelet. Ledizione completa in caratteri cirillici fu realizzata nel secolo XV per ordine di Gennadio metropolita di Novgorod, e per loccasione si tradussero dalla Vulgata non essendo disponibili i testi in greco i libri non ancora resi in paleoslavo (12Cr; Esd; Ne; Gdt; Sap; 12Mac). La prima edizione stampata usc nel 1581, sotto il principe Costantino di Ostrog. Nel 1712 Pietro il Grande ordin una revisione di tutto il Primo Testamento che fu pubblicato in Petropoli, nel 1751. La seconda edizione del 1756 stata la base per tutte le edizioni posteriori.
Figura 27 Una pagina del Codex Argenteus, (cosiddetto perch scritto con inchiostro argento e oro su pergamena porpora) presumibilmente prodotto in Italia (a Ravenna) agli inizi del VI secolo nella corte di Teodorico. Figura 28 Manoscritto su carta della Chiesa Slavonica (Monastero di Neamtu, Moldavia, circa 1450) [www.schoyencollection.com] 98
12.6 Bibliografia 12.6.1 Per i problemi teorici dellevento di traduzione cfr. Buzzetti, La Parola tradotta. Aspetti linguistici, ermeneutici e teologici della traduzione della Sacra Scrittura (= PPSLR.RT 12), Brescia, Editrice Morcelliana, 1973. L. Alonso Schkel E. Zurro Rodrguez, La traduccin bblica; Lingstica y estilstica (= Biblia y Lenguaje 3), Madrid, Cristiandad, 1977. Buzzetti, La Bibbia e le sue trasformazioni. Storia delle traduzioni bibliche e riflessioni ermeneutiche (= LoB 3.4), Brescia, Editrice Queriniana, 1984. Les problmes dexpression dans la traduction biblique. Traduction, interprtation, lectures. Actes du colloque des 78 novembre 1986, d. par H. Gibaud (= Centre de Linguistique Religieuse, Cahiers 1), Angers, Univ., 1988. P. Chiesa, Le traduzioni, in La Bibbia nel Medio Evo, a cura di G. Cremascoli C. Leonardi (= BnS 16), Bologna, EDB, 1996, 1527. P. Ricur, Dallinterpretazione alla traduzione, in P. Ricur A. Lacocque, Come pensa la Bibbia. Studi esegetici ed ermeneutici, Edizione italiana a cura di F. Bassani (= ISB.S 9), Brescia, Paideia Editrice, 2002, 32148. Per una snella introduzione alle traduzioni antiche e moderne cfr. A. Passoni DellAcqua, Versioni antiche e moderne della Bibbia, in R. Fabris et alii, Introduzione generale alla Bibbia (= Logos 1), Leumann (TO), ElleDiCi, 1994, 34772. 12.6.2 Sulla Vetus Latina Vetus Latina: Aus der Geschichte der lateinish Bibel [sigla: VLAGLB] 24/12), Freiburg im Breisgau Basel Wien, Verlag Herder. P. M. Bogaert, La Vetus Latina de Jrmie: texte trs court, tmoin de la plus ancienne Septante et dune forme plus ancienne de lhebreu (Jer 39 et 52), in The earliest text of the Hebrew Bible. The relationship between the Masoretic Text and the Hebrew base of the Septuagint reconsidered, Edited by A. Schenker (= SBL.SCS 52), Atlanta, GA, Society of Biblical Literature, 2003, 5182. P. M. Bogaert, Limportance de la Septante et du Monacensis de la Vetus Latina pour lexgse du livre de lExode (chap. 3540), in Studies in the Book of Exodus; Redaction reception interpretation, Edited by M. Vervenne (= BEThL 126), Leuven, University Press / Uit. Peeters, 1996, 399428. J. C. Haelewyck, Ldition de la Vetus Latina dIsae, in The Book of Isaiah Le livre dIsae. Les oracles et leurs relectures. Unit et complexit de louvrage, d. par J. E. Vermeylen (= BEThL 81), Leuven, University Press / Uitgeverij Peeters, 1989, 13545. R. Hanhart, Ursprnglicher Septuagintatext und lukianische Rezension des 2. Esrabuches im Verhltnis zur Textform der Vetus Latina, in Philologia Sacra; biblische und patristische Studien fr Hermann J. Frede und Walter Thiele zu ihrem 70. Geburtstag, 2 Bnde, herausgegeben von R. Gryson (VLAGLB 24/12), Freiburg im Breisgau, Verlag Herder, 1993, 90115. R. Hanhart, Ursprnglicher Septuagintatext und lukianische Rezension des 2. Esrabuches im Verhltnis zur Textform der Vetus Latina, in Id., Studien zur Septuaginta und zum hellenistischen Judentum, herausgegeben von R. G. Kratz (= FAT 24), Tbingen, J. C. B. Mohr (Paul Siebeck), 1999, 4363.
99
12.7 Le traduzioni moderne: XVXIX secolo Presentiamo qui le principali traduzioni moderne (inglese, francese, tedesco, italiano) della Bibbia in nel periodo successivo allinvenzione della stampa 12.7.1 Inglese 12.7.1.1 Tyndales New Testament, 1525 La prima traduzione del Nuovo Testamento in inglese fu la traduzione di William Tyndale, stampata probabilmente da Peter Schoeffer a Worms, nel 1525. Della prima edizione esiste solo una copia completa, dal momento che, a causa di questa traduzione, Tyndale fu condannato dai vescovi inglesi e tutte le copie furono bruciate. Lo stesso Tyndale fu condannato per eresia e messo al rogo nel 1536. La sua traduzione, condotta sui testi originali, fu influenzata dalla Vulgata, dalla traduzione tedesca di Lutero e da quella di Erasmo. Si tratta di unopera fondamentale perch si pone come modello linguistico per le traduzioni successive.
Figura 29 Frontespizio e prima pagina della traduzione del Nuovo Testamento di W. Tyndale del 1534 The British Library Board Per ulteriori dettagli, si veda il sito della Tyndale Society. 100
12.7.1.2 Coverdale Bible, 1525 Matthew Bible 1537 Una pagina della editio princeps della Bibbia in inglese tradotta da Miles Coverdale. Stampata probabilmente a Zurigo, questa traduzione, pi che dei testi originali, risente molto della versione di Tyndale, della traduzione di Lutero, del testo svizzerotedesco di Zwingli e della versione latina di Sante Pagnini. La versione di Coverdale comprende anche i Deuterocanonici. Da notare che il libro dei Salmi di questa versione ancora usato dalla chiesa anglicana (episcopaliana) nel Book of Common Prayer. Nel 1537, Thomas Matthew (pseudonimo di John Rogers) pubblic la prima Bibbia inglese autorizzata da Enrico VIII. Si tratta comunque della stesso testo del Tyndale. 12.7.1.3 Great Bible, 153940 / Bishops Bible 1568
Pubblicata nel 153940, la Great Bible una revisione fatta da Coverdale della Matthews Bible del 1537, corretta con lausilio della traduzione del Nuovo testamento di Sebastiano di Mnster, la versione del Nuovo testamento di Erasmo, la Vulgata, e altre fonti. Dal momento che Coverdale lavor sotto il patrocinio di Thomas Cromwell (consigliere di Enrico VIII), questa versione viene talvolta chiamata Cromwells Bible. Viene definita anche Cranmers Version, a motivo dellaggiunta di un prologo scritto da Thomas Cranmer nel 1540. Figura 32 Great Bible, con linizio del Vangelo di Matteo Figura 31 Bishops Bible, con linizio del Vangelo di Luca Figura 30 Una pagina del libro di Esdra della Coverdale Bible. 101
La Bishops Bible la seconda Bibbia ufficiale della Chiesa Anglicana. Si tratta di una revisione della Great Bible del 1539. Unulteriore revisione porter alla King James Bible del 1611. 12.7.1.4 Geneva Bible, 1560 La cosiddetta Geneva Bible, in piccolo e maneggevole formato, fu prodotta dai protestanti rifugiati in Svizzera, dopo la persecuzione in Inghilterra durante il regno di Maria Stuart. la prima Bibbia inglese a usare la divisione in versetti e la prima ad essere stampata con i caratteri latini non pi quelli gotici. Questa Bibbia venne usata soprattutto dai Puritani e portata in America Talvolta viene chiamata Breeches Bible, per via della traduzione di Genesi 3,7: they [Adam and Eve] knewe that they were naked, and they sewed fig tree leaues together, and made them selues breeches. 12.7.1.5 DouaiReims Bible, 15821610 Pubblicata tra il 1582 (Nuovo Testamento) e il 1609 (intera Bibbia) ancora oggi la Bibbia cattolica ufficiale di lingua inglese. Fu realizzata da ecclesiastici inglesi presso luniversit francese di Douai, in seguito traferitisi a Reims, sotto la supervisione di Gregory Martin e William Allen. La traduzione dipende moltissimo dalla Vulgata, tanto che ne risulta uno stile inglese poco elegante e pieno di latinismi.
Figura 33 ll frontespizio della Geneva Bible. Figura 34 Una pagina della lettera ai Filippesi della DouaiReims Bible. 102
12.7.1.6 King James Bible, 1611 Considerata la Bibbia inglese per eccellenza, la King James Version fu commissionata dal re Giacomo I di Scozia (160325) e pubblicata nel 1611. Rappresenta la Versione Ufficiale (Authorized Version) della Chiesa anglicana. La traduzione, alla quale lavorarono ben 45 studiosi provenienti da Oxford, Cambridge e Westminster, fu condotta sui testi originali: testo masoretico per lAntico Testamento e textus receptus per il Nuovo, mentre i libri pseudoepigrafici (o deuterocanonici) vennero tradotti dai LXX. Dal punto di vista linguistico, la King James conferm gran parte della Tyndale ed ebbe un effetto straordinario sulla letteratura di lingua inglese. Data la sua importanza, ha subito un numero altissimo di revisioni (lultima del 2006). Per approfondire, vedi qui (testo inglese). Per una panoramica completa delle traduzioni inglesi e americane fino ad oggi, vedi qui (testo inglese) 12.7.2 Francese 12.7.2.1 Bible de Olivetan, 1535 PierreRobert Olivetan (15061538), pseudonimo di Louis Olivier (Olivetanus la forma latina), nasce a Noyon ed cugino di Calvino che lo inizia allevangelo. Pubblica a Serrires (Svizzera, cantone di Neuchtel), presso lo stampatore Pierre de Wingle una Bible in francese su richiesta dei Valdesi italiani e di Farel. Si tratta della prima traduzione completa della Bibbia in francese a partire dai testi originali. Questa traduzione fece seguito al cosiddetto incontro di Chanforans (vicino a Torre Pellice, in provincia di Torino) del 1532, tra il Sinodo Valdese e i riformatori di Ginevra Farel e Saunier. Il testo preceduto da una prefazione in latino di Giovanni Calvino. Questa traduzione venne rivista pi volte. La prima (1536 38) dallo stesso Olivetano che introdusse per la prima volta il termine Eterno per tradurre il tetragramma sacro; le altre volte da Calvino: nel 1540 ( la cosiddetta Bibbia della spada), nel 1551 e nel 1560. Da ricordare anche che nel 1553, Robert Estienne (Stephanus) pubblica la Bibbia dellOlivetano con la numerazione dei versetti da lui stesso introdotta nel suo Nuovo Testamento greco del 1551. Figura 35 Il frontespizio della King James Bible del 1611. Figura 36 Il frontespizio della Bibbia di Olivetano del 1535. 103
12.7.2.2 Bible de Sebastien Castellion, 1555 Sbastien Castellion (15151563), teologo e biblista protestante, realizza una traduzione della Bibbia utilizzando un linguaggio molto comprensibile dando prova anche di una certa audacia. Inventa neologismi per rendere meglio nel francese del suo tempo certe espressioni idiomatiche tipiche delle lingue bibliche. La sua traduzione potrebbe essere definita in francese corrente. Non a caso, la sua traduzione fu condannata da Calvino. 12.7.2.3 Bible de Genve, 1588 Thodore de Bze (15191605), discepolo e successore di Calvino a Ginevra, compie una revisione della Bible de lEpe (vedi sopra) dando vita alla Bible de Genve. uno dei testi pi importanti per i protestantesimo di lingua francese, come testimoniano le numerose ristampe: La Rochelle 1606, Saumur 1614, Sedan 1633, Amsterdam 1635, Parigi 1652. 12.7.2.4 Bible de port Royal, 1667, 1672 1693 Intorno allabazia di PortRoyal non si pratica solo il latino, ma anche il greco e lebraico. Nel 1653, Antoine le Matre, termina di tradurre, a partire dalla Vulgata, i Vangeli e lApocalisse. Una piccola cerchia di studiosi, tra cui Blaise Pascal il fratello di Antoine le Matre, Isaac Lematre de Sacy, si incaricano di completare la traduzione confrontandola con il testo greco. Lopera compare nel 1667, senza il nome dellautore e con un editore fittizio. Questo Nuovo Testamento detto di Mons conosce un successo straordinario (5000 copie in sei mesi!). Per contrastare lautorit del Nuovo Testamento di Mans, molti vescovi ne proibiscono la lettura e lo stesso papa Clemente IX minaccia la scomunica per coloro che se faranno uso. Ciononostante, Sacy si dedica alla traduzione dellAntico Testamento. Incarcerato nel 1666, grazie ai suoi legami con il movimento giansenista e con labbazia di PortRoyal, prosegua il suo lavoro anche durante i due anni trascorsi alla Bastiglia. La sua Bibbia viene pubblicata in libri separati tra il 1672 e il 1693. La Bibbia di Sacy stata ristampata pi volte ed ancora oggi disponibile nelle edizioni dei classici della letteratura francese. 12.7.2.5 Bible de David Martin, 1696 (1707, 1744) David Martin (16391721), nato a Revel (Francia) ma rifugiatosi in Olanda, su richiesta del sinodo delle chiese valloni francofone, pubblica il Nuovo Testamento rivisto della Bible de Genve. Nel 1707 pubblica una revisione integrale della stessa Figura 37 Sbastien Castellion Figura 38 Lo stemma della Bible de Genve (la spada) Figura 39 Il frontespizio del Nuovo Testamento di Mons. Si noti lassenza dellautore e leditore fittizio. Figura 40 Il frontespizio della Bible de Martin (edizione del 1744) 104
Bible de Genve, sempre per le chiese valloni. Nel 1744 Pierre Roques pubblica una edizione leggermente rivista della Bible de David Martin. 12.7.2.6 Bible de JeanFrdric Ostervald, 1744 Lo svizzero JeanFrdric Ostervald (16631747) pubblica unedizione completamente rivista della Bible de Martin / Genve. Ostervald compie una parte dei suoi studi in Francia, poi ritorna nella natia Neuchtel dove esercita il ministero pastorale fino alla morte. Pi volte rivista (lultima nel 1996), la Bibbia Ostervald caratterizzata, fin dallorigine, da una notevole vivacit linguistica. Si tratta della grande traduzione francese della seconda met del XVIII e di tutto il XIX secolo. 12.7.2.7 Bible de Louis Segond, 1871, 1880 Nel 1865 Louis Segond (1810 1885), professore di teologia alla Facolt di Ginevra, firma un contratto per portare a termine la traduzione dellAT in sei anni. Egli produce una traduzione abbastanza originale e molto chiara, specialmente per quanto riguarda i Profeti. LAntico Testamento viene pubblicato nel 1874, mentre il Nuovo testamento vede la luce nel 1880. Lintera Bibbia viene pubblicata per la prima volta a Oxford nel 1880. Poche traduzioni della Bibbia hanno conosciuto un successo cos folgorante: pubblicata contemporaneamente a Oxford, Parigi, Losanna, Neuchtel e Ginevra, tra il 1880 3 il 1910 ne vennero prodotte 300.000 copie. Ancora oggi, la versione francese della Bibbia pi diffusa e richiesta. 12.7.3 Tedesco 12.7.3.1 Luther Bibel, 15221534 Insieme alla King James, la pi famosa traduzione della Bibbia in lingua moderna. Pur non essendo la prima traduzione in tedesco, la prima che stata condotta sui testi originali e non sulla Vulgata. Iniziata nel 1521 (quando Lutero si trovava nella Wartburgh), nel settembre 1522 veniva terminato il Nuovo Testamento (Septembertestament). La traduzione dellAntico Testamento inizio nel 1523 e occup Lutero per il resto della vita (1546). La traduzione completa biblico vide infine la luce a Wittenberg nel 1534, in 6 volumi, col titolo Biblia, das ist die gantze Heilige Schrifft Deutsch, a cura delleditore Hans Lufft. Fino al 1546 il testo ebbe 10 edizioni, contenenti continue modifiche e perfezionamenti. Per il testo del Nuovo Testamento, Lutero si serv del testo di Erasmo (2 a edizione), mentre per il testo ebraico si bas sulla Figura 41 Il frontespizio della Bible de Ostervald Figura 42 Il frontespizio della Bible de Louis Segond Figura 43 Il frontespizio della Bibbia di Lutero 105
Bibbia di Berlino, stampata a Brescia nel 1494 (si trattava di una revisione della Bibbia di Soncino). 12.7.4 Italiano 12.7.4.1 Bibbia Malermi, 1471 Bibbia Jensoniana, 1471 La prima edizione a stampa dellintera Bibbia curata dal tipografo veneziano Wendelin (Vandelino); viene pubblicata nellagosto del 1471 con la traduzione di Nicol Malermi, monaco camaldolese. Nonostante non si tratti di una traduzione molto originale, ebbe comunque un ampio successo, come dimostra lalto numero di ristampe. Sempre nel 1471, ma in ottobre, viene pubblicata la cosiddetta Bibbia Jensoniana (si pensa che il nome derivi dallo stampatore). 12.7.4.2 Bibbia Brucioli, 1532 Nel 1532 compare presso Lucantonio Giunta, stampatore veneziano, la famosa traduzione del toscano Antonio Brucioli, il quale afferma, esagerando un po, di aver tradotto dai testi originali. Questa traduzione, pi volte ristampata fino al 1559 quando fu condannata da papa Paolo IV e messa allIndice, fu alla base di gran parte delle edizioni italiane successive, utilizzata da fra Zaccaria da Firenze nel 1536, e nel 1538 da Santi Marnochino, entrambi domenicani. Cfr. in proposito La bibbia nel 500: edizioni, interpretazioni, censure (Istituto nazionale di studi sul rinascimento). 12.7.4.3 Bibbia Diodati, 1607, 1641 Giovanni Diodati, nato nel 1576, discendente di una delle famiglie che avevano lasciato Lucca nel Cinquecento per motivi di religione e che si erano trasferite a Ginevra, venne nominato a 21 anni professore di lingua ebraica allAccademia ginevrina. La passione per le lingue bibliche ha come frutto una prima traduzione della Bibbia che appare nel 1607 a Ginevra. Approfondendo le conoscenze filologiche e affinando gli strumenti, corregge e migliora il suo testo esercitandosi, per esempio, nella traduzione in metrica dei Salmi da cantarsi nella sua piccola comunit italiana. Il frutto di questo gigantesco lavoro sar ledizione definitiva del 1641 che risulter di formato maggiore rispetto alla prima, arricchita da note esplicative e rinvii a testi paralleli con, allinizio dei capitoli, un breve sunto della materia, includendo anche gli apocrifi considerati testo non di autorit canonica ma lettura di edificazione. La traduzione del Diodati, impostasi per le sue qualit letterarie e la sua ricchezza di pensiero, divent la Bibbia degli evangelici italiani dal XVII secolo in poi. Figura 44 Nellimmagine a sinistra, una pagina della Bibbia del Malermi Figura 45 Il frontespizio della Bibbia Diodati (edizione del 1607) 106
12.7.4.4 Bibbia Martini, 1769 A distanza di due secoli dal Concilio di Trento che, di fatto, aveva proibito la lettura in volgare della Bibbia, labate Antonio Martini, anche su invito del papa Benedetto XIV, tradusse la Bibbia in italiano. Si tratta di una traduzione condotta sulla Vulgata e non sui testi originali; ciononostante, questa traduzione, premiata anche dallAccademia della Crusca, ebbe grande successo. 12.8 Le traduzioni italiane: XXXXI secolo Presentiamo qui una rassegna delle principali traduzioni italiane della Bibbia a partire dallinizio del Novecento. Legenda: C: cattolica; P: protestante; E: ecumenica; EB: ebraica; I: interlineare 12.8.1 1924 La Riveduta di Luzzi (P) Con la crescita numerica dei protestanti italiani, si avvert sempre pi la necessit di una revisione, soprattutto linguistica, della gloriosa Diodati. Nel 1906 venne nominato un comitato formato da rappresentanti delle varie chiese evangeliche italiane. Nel 1909 fu fondata a Roma la casa editrice Fides et amor, con il compito procedere ad una nuova traduzione della Bibbia. Curata da Giovanni Luzzi, professore presso la Facolt Valdese di teologia di Roma, lopera apparve in 12 volumi, con introduzione ai vari libri, un ricco apparato di note e illustrazioni. 12.8.2 1929 / 193940 / 195758 La Bibbia Salani (C) Sempre per la casa editrice Fides et Amor, nel 1929 esce la Sacra Bibbia curata da A. Mercati, G. Mezzacasa, G. Ricciotti et alii. Di fatto la prima traduzione italiana dopo quella del Martini. Pur condotta sulla Vulgata, la traduzione viene verificata sul testo ebraico e greco. Nel 193940, viene ristampata dalla casa editrice Salani, con nuove note e introduzione di Giuseppe Ricciotti. Nel 195758, la Salani pubblica una Bibbia in 10 volumi (a cura di A. Vaccari). La traduzione condotta sui testi originali e le note sono dei professori dellIstituto Bilico di Roma. 12.8.3 1960 La Bibbia Nardoni (C) Curata da F. Nardoni, questa Bibbia esce per i tipi delleditrice Fiorentina di Firenze. 12.8.4 1963 La Bibbia Marietti (C) Curata da S. Garofalo, F. Vattioni, L. Algisi, la traduzione condotta sui testi originali, con ampio apparato di introduzioni, note, tavole illustrate. Ripubblicata nel 1980. Figura 46 Il frontespizio della Bibbia Martini Figura 47 Giovanni Luzzi Figura 48 Ledizione tascabile 107
12.8.5 1968 La Bibbia Concordata Mondadori (E) Si tratta della prima edizione della Bibbia curata da un gruppo di studiosi cattolici, protestanti, ortodossi ed ebrei (S. Cipriani, F. Montanini, B. Prete, L. Moraldi, A. Soggin, P. Kizeridis, E. Toaff). Il titolo Concordata si riferisce al lavoro comune, anche se siamo ancora a livello di semplice accostamento di contributi diversi. La pubblicazione avvenuta su slancio della SBI (Societ Biblica Italiana). Nel 1982 uscita nella collana Meridiani in tre volumi (vedi immagini). Ripubblicata nel 1996 nella collana Oscar Mondadori. 12.8.6 1968 La Bibbia UTET (C) Curata da tre importanti biblisti cattolici (E. Galbiati, A. Penna, P. Rossano) ed edita dalla casa editrice UTET di Torino, questa traduzione, condotta sui testi originali e ricca di note, importante perch servir come base per la traduzione CEI. 12.8.7 197174 La Bibbia CEI / La Bibbia di Gerusalemme EDB (C) Iniziata nel 1965, allindomani del Concilio Vaticano II, la traduzione ufficiale della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), condotta sui testi originali, vide la luce nel 1971 (editio princeps). Si trattato di una revisione della Bibbia UTET e si data importanza alla dimensione liturgica del testo: questa traduzione tuttora il testo ufficiale letto durante la Messa. Nel 1974, dopo un lavoro di revisione linguistica, la traduzione esce per i tipi della EDB di Bologna: presenta il testo CEI e le note della francese Bible de Jrusalem, con evidente effetto sfasatura tra testo e note. Nel 2008 uscita la nuova traduzione (vedi sotto). 12.8.8 197679 / 1992 La Bibbia TOB (E) Pubblicata dalla casa editrice Elledici (Leumann), prima (19761979) in tre volumi, poi in volume unico (1992), la traduzione italiana della Traduction Oecumnique de la Bible (TOB). Il testo quello della CEI, mentre le note sono della TOB. Lordine dei libri testi non quello della Bibbia CEI (Vulgata), ma quello della TOB (testo masoretico); i deuterocanonici vengono riportati in fondo. 12.8.9 1976 / 1985 / 2001 Bibbia TILC (E) In titolo completo La Parola del Signore Traduzione In Lingua Corrente (TILC). Nel 1976 esce il Nuovo Testamento, seguito nel 1985 dallAntico (del 2001 una revisione del Nuovo Testamento). Si tratta di una coedizione tra Elledici e ABU (Alleanza Biblica Universale). Per la prima volta in Italia si procede ad una traduzione veramente interconfessionale, con studiosi appartenenti alle diverse confessioni cristiane. Il criterio seguito per la traduzione, condotta sui testi originali, una resa linguistica di tipo colloquiale, senza rinunciare al rigore filologico. Insieme alla Bibbia CEI, la traduzione pi diffusa in Italia. Figura 49 Piero Rossano Figura 50 Ledizione del 2007 108
12.8.10 (196780) / 1987 / 1991 Bibbia Paoline San Paolo (C) Il titolo completo La Bibbia. Nuovissima versione dai testi originali, pubblicata dalle Edizioni Paoline. Raccoglie i 46 libretti che vennero pubblicati tra il 1967 e il 1980, curati dai migliori specialisti italiani. Nel 1991 uscita unedizione in 4 tomi, con le note integrali. Si tratta di una traduzione di ottimo livello. Di questa Bibbia sono uscite diverse edizioni; segnaliamo la Bibbia Emmaus (1998), la Bibbia Tabor (1999) e la Bibbia Ebron (2000).
12.8.11 1994 Nuova Riveduta (P) 1999 Bibbia Diodati Pubblicata dalla Societ Biblica di Ginevra, una revisione della revisione di Giovanni Luzzi (2004) della Bibbia Diodati. Disponibile in diversi formati, la Bibbia in uso presso le chiese evangeliche italiane. Da segnalare che nel 1999, la Mondadori pubblica, nella collana I Meridiani, la storica Bibbia nella versione di Giovanni Diodati. Si tratta di tre splendidi volumi, curati da Michele Ranchetti, Milka Ventura Avanzinelli ed Emidio Campi. 12.8.12 1995 Bibbia Piemme (C) Erede della vecchia Marietti (vedi sopra), questa nuova edizione, curata da L. Pacomio, F. Della Vecchia, A. Pitta et alii, presenta il testo CEI, ma offre un ampio apparato di sussidi. per questo unottima edizione di studio. 12.8.13 19951996 Bibbia Ebraica (EB) Pubblicata tra il 1995 e il 1996 dalla Giuntina, casa editrice storica dellebraismo italiano, questa splendida edizione della Bibbia ebraica, curata dal rabbino Dario Disegni, divisa in quattro volumi: Pentateuco e Haftart, Profeti anteriori, Profeti posteriori, Agiografi. Presenta il testo ebraico (testo masoretico) e traduzione italiana a fianco. 12.8.14 1998, 2005 5 Nuovo Testamento (I) Curata da Piergiorgio Beretta, la prima traduzione interlineare di tutto il Nuovo Testamento, Greco Latino Italiano. Nel testo greco (NestleAland, 1993, nella sua 27 a edizione) stampato sulle pagine di sinistra stata inserita una nuova traduzione italiana condotta in modo strettamente letterale, parola per parola, cercando di riprodurre anche i tempi e i modi dei verbi greci. Testo Latino e Nuovissima versione italiana scorrono parallele su colonne affiancate nelle pagine di destra. 109
12.8.15 2000 I libri di Dio Mondadori (CE) Nella famosa (ed economica) collana degli Oscar, la Mondadori pubblica una serie di sei volumi, con il titolo generale di I libri di Dio: La Bibbia. Pur priva di note al testo, questa edizioni si fa apprezzare per gli apparati introduttivi e soprattutto per il fatto che la traduzione opera di poco conosciuti ma assai competenti studiosi, soprattutto cattolici. 12.8.16 20012008ss. Bibbia TINTI (I) Acronimo per Traduzione INTerlineare Italiana (TINTI), questa collana, edita dalla EDB e curata da Roberto Reggi, riporta il testo masoretico della Biblia Hebraica Stuttgartensia, la traduzione interlineare di tipo letterale e il testo della CEI a pi di pagina. Finora sono stati pubblicati Esodo (2001), Genesi (2003), Salmi (2004), Profeti Minori (2005), Isaia (2005), Giosu Giudici (2007), Deuteronomio (2007), Geremia (2008), Meghillot (2008). Il progetto prevede, una volta terminati i singoli libri dellAT ebraico, la pubblicazione di una completa Bibbia interlineare italiana. 12.8.17 20012007 Bibbia Ebraica Interlineare (I) Pubblicata dalla San Paolo e curata da Piergiorgio Beretta, questa collana, di cui sono usciti finora (2008) i primi cinque libri della Torah e le Cinque Meghillot, presenta il testo ebraico della Biblia Hebraica Stuttgartensia, con traduzione interlineare di Cristiana Doveri; il testo greco dei LXX nelledizione Alfred Rahlfs, il testo latino della Vulgata Clementina e il testo italiano della Nuovissima versione. 12.8.18 2008 La Bibbia CEI Nuova traduzione (C) Nuova versione della Bibbia CEI che aggiorna le due precedenti del 1971 e 1974 e porta a compimento un lavoro di revisione durato dodici anni. uscita la editio princeps e ledizione economica.
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13 LXX Septuaginta In rosso i testi presenti nel testo ebraico (Testo Masoretico), in blu i testi presenti nel canone cattolico, in marrone i testi presenti solo nella LXX LXX Note Pentateuco Genesi Esodo Levitico Numeri Deuter.
Libri storici N Giosu Giudici Ruth 1 Re (1 Sam.) 2 Re (2 Sam.) Nelle grotte di Qumran sono stati trovati tre frammenti (4Qsam abc ) che testimoniano di un testo lungo, diverso dal Testo Masoretico e vicino alla LXX. 3 Re (1 Re) 4 Re (2 Re) (= 1 Cronache) (= 2 Cronache) 1 Esdra (A) Si trova solo nella LXX ed conosciuto, specialmente presso i protestanti, come il libro apocrifo di Esdra. Corrisponde in sostanza al libro delle Cronache, di Esdra e Neemia, differenziandosi da essi per il suo modello testuale ebraico, per lordine dei racconti e soprattutto per la storia dei tre giovani alla corte di Dario (3,15,6). 2 Esdra (B) (= Esdra e Neemia) Ester Questo libro comporta sei Aggiunte greche, quattro tradotte probabilmente dallaramaico (A, C, D e F) e due scritte direttamente in greco (B e). Giuditta Ci fu probabilmente un originale ebraico o aramaico. Girolamo afferma di essersi rassegnato a farne una traduzione rapida a partire dal caldeo (aramaico). Tobia Girolamo ne avrebbe scoperto un esemplare in aramaico. Dice di averlo tradotto dalla versione ebraica che gli fece un rabbino. Nelle grotte di Qumran ne sono stati trovati due frammenti, uno in ebraico e laltro in aramaico. Il libro esiste in tre recensioni greche. 1 Maccabei Lo possediamo solo in greco, ma si tratta di una traduzione fatta da un modello ebraico (attestato da Origene e Girolamo). 2 Maccabei Eccetto probabilmente 1,12,18, questo libro, epitome (riassunto) di unopera in cinque tomi, fu redatto direttamente in greco. 3 Maccabei Redatto direttamente in greco. 4 Maccabei Redatto direttamente in greco. Tranne 1 Maccabei, gli altri libri dei Maccabei hanno preso posto abbastanza tardi nel corpus cristiano dei libri sacri, non senza 111
qualche difficolt. I grandi codici del V secolo, Sinaiticus e Alexandrinus, hanno i quattro libri dei Maccabei.
Libri poetici Salmi Vi sono modifiche, aggiunte o arricchimenti dovuti alle chiese cristiane. La numerazione non identica a quella del testo ebraico. Per due volte (Sal 116 e 147), un salmo ebraico scisso in due in greco; per due volte, due altri salmi (9 e 10; 113 e 114) sono fusi in uno solo nella versione greca. Odi una raccolta di 14 inni: 1. Ode di Mos nellEsodo (Es15,119); 2. Ode di Mos nel Deuteronomio (Dt32,143); 3. Preghiera di Anna madre di Samuele (1Re2,110); 4. Preghiera di Abacuc (Ab3,210); 5. Preghiera di Isaia (Is26,920); 6. Preghiera di Giona (Gio2,310); 7. Preghiera di Azaria (Dn3,2645); 8. Inno dei tre giovani (Dn3,5288); 9. Preghiera di Maria Madre di Dio (Lc1,4655.6879); 10. Ode di Isaia (Is5,19); 11. Preghiera di Ezechia (Is38,1020); 12. Preghiera di Manasse (basata su 2Cr33,18); 13. Preghiera di Simeone (Lc2,2932); 14. Inno del mattino (con richiami a Lc2,14; Sal144,2;118,12) Proverbi Qohelet Cantico dei Cantici Giobbe In una versione pi breve rispetto al testo ebraico, ma con due aggiunte sostanziali. o Sapienza Redatto direttamente in greco, forse nel I secolo d.C. Lo si attribuito a Salomone come Ecclesiaste e Cantico. Spesso lo si compreso tra i libri del Nuovo Testamento. Siracide (Ecclesiastico) Il testo considerato canonico la versione greca di un originale ebraico conservato dalla LXX. Alcuni frammenti di cinque manoscritti delloriginale ebraico sono stati trovati alla fine del XIX secolo nella Ghenizah de Il Cairo. Altri sono stati raccolti nelle grotte 2 e 11 di Qumran. Salmi di Salomone Altra opera pseudo epigrafica di Salomone. Assente dalle Bibbie moderne, apparve in alcuni manoscritti a partire dal V secolo d.C.
Libri profetici Dodici profeti (, , , , , , , , , , , ) Isaia Geremia il libro della Bibbia in cui le varianti tra il testo ebraico e il testo greco sono pi rilevanti. Un modello di testo ebraico sembrerebbe trovarsi tra i manoscritti ritrovati nelle grotte di Qumran. Baruch Questo libro stato aggiunto a Geremia nella LXX. La sezione iniziale, 1,13,8 probabilmente una 112
traduzione dallebraico; il resto stato redatto direttamente in greco. Lamentazioni Lettera di Geremia Girolamo la considera un apocrifo. Origiene la conosceva. Alcuni frammenti sembra siano stati trovati nella grotta 7 di Qumran. Ezechiele Susanna Questo racconto figura soltanto nella LXX, prima e dopo il libro di Daniele. Forse ci fu un originale aramaico. Daniele Esistono due diverse versioni greche, quella della LXX propriamente detta e quella che si presenza a torto come di Teodozione. Ledizione Ralph le presenta entrambe. Alle due versioni vengono aggiunte: la Preghiera di Azaria, il Cantico dei tre giovani (3,24 90), il cui originale forse in ebraico, e alla fine gli episodi di Bel e del Drago (14). 13.1 Edizioni e testo critico 13.1.1 Septuaginta, editio altera, edizione Alfred Rahlfs Robert Hanhart, Corrected edition, Deutsche Bibelgesellschaft Stuttgart, 2006 (I edizione, 1935) la pi popolare edizione della LXX. Non si tratta di unedizione critica, ma basata soprattutto sul codex Vaticanus (B), con lezioni basate anche sul codex Alexandrinus (A) e sul codex Sinaiticus (S). 13.1.2 Edizione di Gttingen edizione eclettica. Septuaginta, Vetus Testamentum Graecum. Auctoritate Academiae Scientiarum Gottingensis editum Mitteilungen des SeptuagintaUnternehmens der Akademie der Wissenschaften in Gttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, Gttingen. Si tratta di una vera e propria edizione critica (eclettica). Cominciata nel 1931, allinizio del 2009 sono stati pubblicati 23 volumi. Stabilisce un testo a partire dalla totalit dei manoscritti disponibili, raggruppati in famiglie. Lo scopo di ricostruire una versione la pi possibile vicina alloriginale. 13.1.2.1 Volumi pubblicati Wevers, John William (Hg.), Septuaginta. Band 1, Genesis, 1974 Wevers, John William (Hg.), Septuaginta. Band 2,1, Exodus, 1991 Wevers, John William (Hg.), Septuaginta. Band 2,2, Leviticus, 1986 Wevers, John William (Hg.), Septuaginta. Band 3,1, Numeri, 1982 Wevers, John William (Hg.), Septuaginta. Band 3,2, Deuteronomium, 2006 Quast, Udo (Hg.), Septuaginta. Band 4,3, Ruth, 2006 Hanhart, Robert (Hg.), Septuaginta. Band 8,1, Esdrae liber I, 1991 Hanhart, Robert (Hg.), Septuaginta. Band 8,2, Esdrae liber II, 1993 Hanhart, Robert (Hg.), Septuaginta. Band 8,3, Esther, 2008 Hanhart, Robert (Hg.), Septuaginta. Band 8,4, Iudith, 1979 Hanhart, Robert (Hg.), Septuaginta. Band 8,5, Tobit, 1983 Kappler, Werner (Hg.), Septuaginta. Band 9,1, Maccabaeorum liber I, 1990 Hanhart, Robert (Hg.), Septuaginta. Band 9,2, Maccabaeorum liber II, 2008 Hanhart, Robert (Hg.), Septuaginta. Band 9,3, Maccabaeorum liber III, 1981 Rahlfs, Alfred (Hg.), Septuaginta. Band 10, Psalmi cum Odis, 1979 Ziegler, Joseph (Hg.), Septuaginta. Band 11,4, Iob, 1982 Ziegler, Joseph (Hg.), Septuaginta. Band 12,1, Sapientia Salomonis, 1981 113
Ziegler, Joseph (Hg.), Septuaginta. Band 12,2, Sapientia Jesu filii Sirach, 1981 Ziegler, Joseph (Hg.), Septuaginta. Band 13, Duodecim Prophetae, 1984 Ziegler, Joseph (Hg.), Septuaginta. Band 14, Isaias, 1983 Ziegler, Joseph (Hg.), Septuaginta. Band 15, Jeremias, Baruch, Threni, Epistula Jeremiae, 2006 Ziegler, Joseph (Hg.), Septuaginta. Band 16,1, Ezechiel, 2006 Ziegler, Joseph (Hg.), Septuaginta. Band 16,2, Susanna, 1999 13.1.3 Edizione di Cambridge edizione diplomatica. The Old Testament in Greek according to the Text of Codex Vaticanus, Cambridge University Press. Si tratta di una edizione diplomatica in quanto riproduce fedelmente il testo di un solo testimone, ilcodex Vaticanus. Iniziata nel 1906, venne interrotta nel 1940, dopo la pubblicazione di 9 volumi. 13.1.3.1 Volumi pubblicati E. Brooke N. McLean, Genesis, 1,1, 1906. E. Brooke N. McLean, Exodus and Leviticus, 1,2, 1909. E. Brooke N. McLean, Numbers and Deuteronomy, 1,3, 1911. E. Brooke N. McLean, Joshua, Judges, Ruth, 1,4, 1917. E. Brooke N. McLean, H. J. Thackeray, 12 Samuel, 2,1, 1927. E. Brooke N. McLean, H. J. Thackeray, 12 Kings, 2,2, 1930. E. Brooke N. McLean, H. J. Thackeray, 12 Chronicles, 2,3, 1932. E. Brooke N. McLean, H. J. Thackeray, Esdras, EzraNehemiah, 2,4, 1935. E. Brooke N. McLean, H. J. Thackeray, Esther, Judith, Tobit, 3,1, 1940. 13.1.4 Edizione Du Cerf Traduzione francese con ampie introduzioni. Marguerite Harl, Monique Alexandre, Ccile Dogniez, Gilles Dorival, Alain Le Boulluec, Olivier Munnich, Pierre Sandevoir, Franoise Vinel, La Bible dAlexandrie: La Gense [N1], 1986 Alain Le Boulluec et Pierre Sandevoir, La Bible dAlexandrie: LExode [N2], 1989 Paul Harl et Didier Pralon, La Bible dAlexandrie: Le Lvitique [N3], 1988 Gilles Dorival, Bernard Barc, Genevive Favrelle, Madeleine Petit, Jolle Tolila, La Bible dAlexandrie: Les Nombres [N4], 1994 Ccile Dogniez et Marguerite Harl, La Bible dAlexandrie: Le Deutronome [N5], 1992 Jacqueline MoattiFine, La Bible dAlexandrie: Jsus (Josu) [N6], 1996 Paul Harl, La Bible dAlexandrie: Les Juges [N7], 1999 Bernard Grillet et Michel Lestienne, La Bible dAlexandrie: Premier Livre des Rgnes [N9 1],1997 Joseph Mlze Modrzejewski, La Bible dAlexandrie: Troisime livre des Maccabes [N15 3], 2008 DavidMarc dHamonville, La Bible dAlexandrie: Les Proverbes [N17], 2000 Franoise Vinel, La Bible dAlexandrie: LEcclsiaste [N18], 2002 Isabelle AssanDhte et Jacqueline MoattiFine, La Bible dAlexandrie: Baruch, Lamentations, Lettre de Jrmie [N25 2], 2005 Michel Casevitz, Ccile Dogniez et Marguerite Harl, La Bible dAlexandrie: Les Douze Prophtes Agge, Zacharie [N23 1011], 2007 Marguerite Harl, Ccile Dogniez, Laurence Brottier, Michel Casevitz, Pierre Sandevoir, La Bible dAlexandrie: Les Douze Prophtes: Jol, Abdiou, Jonas, Naoum, Ambakoum, Sophonie [N23 49], 1999 Eberhard Bons, Jan Joosten et Stephan Kessler, La Bible dAlexandrie: Les Douze Prophtes Ose [N23 1], 2002 114
14 I Manoscritti di Qumran 14.1 Storia della scoperta Nellinverno del 1947, Mohammed edh Dhib, un pastore beduino, stava cercando una delle sue capre, quando giunse in una grotta (lattuale Grotta 1) collocata in un luogo quasi inaccessibile, nella falesia calcarea che sovrasta Qumrn. Con sua grande sorpresa, nella grotta trov alcune grandi giare in terracotta, di circa 60 cm di altezza e larghe circa 19 cm, chiuse da un coperchio. Le giare contenevano dei rotoli di pergamena. Qualche tempo dopo, il giovane beduino mostr il suo ritrovamento a un calzolaio antiquario cristiano di Betlemme, un certo Khalil Iskander Schahin, pi noto con il nome di Kando, il quale, dopo aver acquistato per una cifra irrisoria i manoscritti, fiutando laffare, si mise in contatto con altri beduini per esplorare la regione alla ricerca di altri manoscritti. Sennonch, la faccenda giunse allorecchio di Roland de Vaux, il padre domenicano direttore della Ecole Biblique de Jrusalem, il quale si mise sulle tracce dei manoscritti. Il risultato fu che nel 1948, alla vigilia della guerra di Indipendenza di Israele, dalla Grotta 1 furono portati via sette rotoli, tra i pi importanti, giunti nelle mani di Kando. Tre di essi furono acquistati da Eliezer Sukenik, il direttore del Dipartimento di Archeologia dellUniversit ebraica. Sukenik tent di acquistare anche gli altri quattro, non sapendo che Kando li aveva gi venduti a Mar Athanasios Samuel, superiore del convento siriano di San Marco a Gerusalemme, il quale non tard a metterli al sicuro negli Stati Uniti. Nel 1955 questi quattro manoscritti furono acquistati dallo Stato di Israele per 250.000 dollari. Oggi questi sette rotoli sono conservati al Museo del Libro di Gerusalemme. Sono: 1. La Regola della Comunit, chiamato anche Manuale di Disciplina, il pi importante tra i 7 rotoli, presenta evidenti somiglianze con la dottrina degli Esseni cos come viene descritta dagli autori classici. 2. Il rotolo della Guerra descrive la guerra escatologica dei figli della Luce contro i figli delle Tenebre. 3. Il rotolo dellApocrifo della Genesi, fino ad allora sconosciuto, racconta delle leggende relative a personaggi della Genesi (Lamech, No, Abramo, ecc.). 4. Il rotolo degli inni di azione di grazia (Hodayot), anchesso sconosciuto fino ad allora, presenta uno stile che ricorda i Salmi. 5. Un commento (Pescher) al libro del profeta Abacuc. 6. Una copia incompleta di Isaia. 7. Una copia completa di Isaia. Dopo la guerra di Indipendenza (1948), Gerusalemme fu divisa in due. Il Museo Archeologico di Gerusalemme (lattuale Museo Rockefeller) si ritrov nella parte giordana della citt e gli studiosi israeliani non vi potevano entrare. LEcole Biblique et Figura 51 Grotta 1 di Qumran Figura 52 Museo del Libro (Shrine of the Book) di Gerusalemme 115
Archeologique di Palestina, che si trovava anchessa nella parte giordana, divenne cos la sola istanza scientifica sul posto e il suo direttore, p. Roland de Vaux, si vide affidare dalla autorit giordane la direzione del Museo, con lautorizzazione ad effettuare nuovi scavi, i quali andarono avanti fino al 195657, data della guerra del Sinai. Undici grotte erano state scavate, tra cui la famosa Grotta 4, la pi vicina alle rovine di Qumrn, la quale offr un bottino eccezionale di quasi quattrocento rotoli, anche se ridotti in briciole. La maggior parte dei rinvenimenti fu acquistata dai beduini da parte del Museo Archeologico della Palestina (Museo Rockefeller), nonostante il fatto che possedesse gi dodici rotoli completi e migliaia di frammenti corrispondenti a circa ottocento testi. Il compito principale di Roland de Vaux fu di classificare e inventariare questo immenso materiale. A tal fine, egli costitu un gruppo di redazione internazionale, comprendente rappresentanti di diverse missioni archeologiche accreditate nella parte giordana di Gerusalemme. Inutile dire che essa escludeva a priori i ricercatori israeliani o semplicemente ebrei. Comprendeva un numero chiaramente troppo ristretto per il compito da svolgere, cosa che non manc di creare problemi successivamente. I componenti erano: 1) per la Francia: i padri de Vaux, P. Benoit, D. Barthelemy, domenicani dellEcole Biblique, gli abati J. J. Milik et J. Starcky; 2) per gli Stati Uniti: E. M. Cross, P. W. Skehan; 3) per la Gran Bretagna: J. M. Allegro, J. Strugnell; 4) per la Germania: C. M. Hunzinger. Allepoca, erano stati pubblicati, perlomeno parzialmente, i sette rotoli della Grotta 1, gi scoperti nel 1947, cio i tre rotoli acquistati dal prof. Sukenik e i quattro che erano giunti negli Stati Uniti, dove poterono essere consultati soltanto da studiosi americani. Tuttavia, la grande maggioranza dei manoscritti e dei frammenti di manoscritti scoperti dopo il 1947, in particolare i numerosi frammenti della Grotta 4, stavano ancora nel Museo Rockefeller in attesa di pubblicazione. Il gruppo di redazione creato da p. de Vaux si impegn a pubblicare questi testi in una serie ufficiale creata appositamente e intitolata Discoveries in the Judean Desert (DJD), Oxford, il cui primo volume comparve nel 1955. Nel 1967 scoppi la guerra dei Sei giorni e la vicenda dei manoscritti conobbe un episodio rocambolesco. La comunit scientifica conosceva lesistenza di un rotolo trovato nella Grotta 11 nel 1957. Questo rotolo era giunto presso il famoso Kando di Betlemme, il quale laveva nascosto con cura. Sfortunatamente per lui, lesercito israeliano che occupava Betlemme era comandato da Yigael Yadin, figlio del prof. E. Sukenik, archeologo come suo padre e che per di pi era stato capo di stato maggiore nellesercito israeliano nel 194952. Un bel giorno, Yigael Yadin mand il colonnello Goren da Kando, con lincarico di recuperare il manoscritto. Kando sollev un mattone dalla sua cucina e consegn il manoscritto custodito in una scatola di scarpe. Si trattava del Rotolo del Tempio, ora conservato al Museo del Libro. Dopo questa guerra, il Museo Archeologico di Palestina, ridiventato Museo Rockefeller, pass sotto il controllo israeliano. Il suo direttore, p. de Vaux, che pure non faceva mistero dei suoi sentimenti anti israeliani, fu mantenuto nelle sue funzioni, fino alla sua morte nel 1971. Figura 53 Qumran Grotta n. 4 Figura 54 p. Roland De Vaux 116
Venne sostituito come redattore capo dal suo collaboratore, P. Benoit, un altro domenicano dellEcole Biblique, morto nel 1987. Gli succedette linglese J. Strugnell, che per fu obbligato ad abbandonare le sue funzioni in seguito alle posizioni antiebraiche che aveva espresso sulla stampa (Haaretz, 9 novembre 1990). Nel 1991 fu Emanuel Tov, un archeologo israeliano, ad essere nominato direttore del gruppo di redazione dallUfficio delle Antichit di Israele. Questa data viene considerata come un punto di svolta nella storia dei manoscritti. Si detto sopra che il gruppo di redazione si era impegnato nel 1956 a pubblicare regolarmente. Sennonch, i lavori di questo gruppo, troppo ristretto, avanzavano con una lentezza esasperante. Diversi componenti del gruppo, dopo trentanni, non avevano ancora pubblicato i testi gli erano stati loro affidati. Per il gesuita J. A. Fitzmyer (Responses to 101 Questions on the Dead Sea Scrolls, Paulist Press), la causa prima di questi ritardi da ricercare nel desiderio degli autori di accompagnare ogni testo con commenti senza fine, mentre da loro ci si attendeva una semplice traslitterazione in caratteri ebraici moderni, un abbozzo di traduzione e qualche nota sulle difficolt di lettura. Il desiderio di avere lultima parola, la preoccupazione di coltivare il proprio orticello hanno portato ad un ritardo scandaloso. Altra causa di ritardo fu labitudine presa dal alcuni membri del gruppo di affidare dei testi ad alcuni studenti di dottorato, i quali, di fatto, potevano pubblicare soltanto dopo aver difeso la loro tesi. Tutte queste ragioni, e altre ancora, frenarono considerevolmente il ritmo delle pubblicazioni al punto che la comunit scientifica internazionale, giustamente, si mosse, con in testa i professori americani Hershel Shanks e R. H. Eisenman. Si parl di scandalo del secolo, si accus il gruppo di redazione di ritenzione, e forse non a torto. Una certa stampa sensazionalistica accus perfino il Vaticano di essere allorigine di tale ritenzione, con il pretesto che il contenuto di alcuni manoscritti attentavano alla fede cristiana. Alcuni studiosi americani, come Wacholder e Abegg (A preliminary Edition of the unpublished Dead Sea Scrolls I, Washington, 1991), Eisenman (The Dead Sea Scrolls uncovered, Shaftesbury, Dorset, 1992) e Robinson, hanno posto fine, con edizioni selvagge, a delle ritenzioni diventate insopportabili. Queste edizioni, a loro volta, hanno rilanciato la pubblicazione ufficiale o ufficiosa dei frammenti tanto attesi. E. Tov fu in grado di riportare la calma necessaria con due misure salutari: a) allarg considerevolmente il gruppo di redazione fino a portarlo ad una cinquantina di membri, fra cui Harthmuth Stegemann, di Tubinga, e Emile Puech, dellEcole Biblique; b) nel 1993, pubblic linsieme della collezione del Museo Rockefeller su microfilm, cosa che consent a ognuno di avere libero accesso ai manoscritti. Il ritmo delle pubblicazioni aument, al punto che attualmente (2009) sono stati pubblicati 40 tomi della collezione DJD. Li riportiamo qui di seguito: DJD I D. Barthlemy and J. T. Milik, Qumran Cave 1, Oxford: Clarendon, 1955. DJD II P. Benoit, J. T. Milik and R. de Vaux, Les grottes de Murabbaat (2 vols), Oxford: Clarendon, 1961. DJD III M. Baillet, J. T. Milik and R. de Vaux, Les petites grottes de Qumrn (2 vols), Oxford: Clarendon, 1962. DJD IV J. A. Sanders, The Psalms Scroll of Qumrn Cave 11 (11QPs a), Oxford: Clarendon, 1965. DJD V J. M. Allegro with A. A. Anderson, Qumrn Cave 4. I (4Q1584Q186), Oxford: Clarendon, 1968. DJD VI R. de Vaux and J. T. Milik, Qumrn grotte 4. II: I. Archologie, II. Tefillin, Mezuzot et Targums (4Q 1284Q157), Oxford: Clarendon, 1977. DJD VII M. Baillet, Qumrn grotte 4. III (4Q4824Q520), Oxford: Clarendon, 1982. DJD VIII E. Tov with the collaboration of R. A. Kraft, The Greek Minor Prophets Scroll from Nahal Hever (8HevXIIgr), Oxford: Clarendon, 1990. Figura 55 Emanuel Tov 117
DJD IX P. W. Skehan, E. Ulrich, and J. E. Sanderson, Qumran Cave 4. IV: PalaeoHebrew and Greek Biblical Manuscripts, Oxford: Clarendon, 1992. DJD X E. Qimron and J. Strugnell, Qumran Cave 4. V: Miqsat Maase haTorah, Oxford: Clarendon, 1994. DJD XI E. Eshel et al., Qumran Cave 4. VI: Poetical and Liturgical Texts, Part 1, Oxford: Clarendon, 1998. DJD XII E. Ulrich, F. M. Cross, et al., Qumran Cave 4. VII: Genesis to Numbers, Oxford: Clarendon, 1994. DJD XIII H. Attridge et al., Qumran Cave 4. VIII: Parabiblical Texts, Part 1, Oxford: Clarendon, 1994. DJD XIV E. Ulrich, F. M. Cross, et al., Qumran Cave 4. IX: Deuteronomy, Joshua, Judges, Kings, Oxford: Clarendon, 1995. DJD XV E. Ulrich et al., Qumran Cave 4. X: The Prophets, Oxford: Clarendon, 1997. DJD XVI E. Ulrich et al., Qumran Cave 4. XI: Psalms to Chronicles, Oxford: Clarendon, 2000. DJD XVII F. M. Cross, et al., Qumran Cave 4. XII: 12 Samuel, Oxford: Clarendon, 2005. DJD XVIII J. M. Baumgarten, Qumran Cave 4. XIII: The Damascus Document (4Q266 273),Oxford: Clarendon, 1996. DJD XIX M. Broshi et al., Qumran Cave 4. XIV: Parabiblical Texts, Part 2, Oxford: Clarendon, 1995. DJD XX T. Elgvin et al., Qumran Cave 4. XV: Sapiential Texts, Part 1, Oxford: Clarendon, 1997. DJD XXI S. Talmon, J. BenDov, U. Glessmer, Qumran Cave 4. XVI: Calendrical Texts, Oxford: Clarendon, 2001. DJD XXII G. J. Brooke et al., Qumran Cave 4. XVII: Parabiblical Texts, Part 3, Oxford: Clarendon, 1996. DJD XXIII F. Garca Martnez, E. J. C. Tigchelaar, and A. S. van der Woude, Qumran Cave 11. II: (11Q218, 11Q2031), Oxford: Clarendon, 1998. DJD XXIV M. J. W. Leith, Wadi Daliyeh Seal Impressions, Oxford: Clarendon, 1997. DJD XXV . Puech, Qumran Cave 4. XVIII: Textes hbreux (4Q5214Q528, 4Q5764Q579), Oxford: Clarendon, 1998. DJD XXVI P. Alexander and G. Vermes, Qumran Cave 4. XIX: 4QSerekh HaYah [ad and Two Related Texts, Oxford: Clarendon, 1998. DJD XXVII H. M. Cotton and A. Yardeni. Aramaic, Hebrew, and Greek Documentary Texts from Nahal Heever and Other Sites, with an Appendix Containing Alleged Qumran Texts (The Seiyl Collection II), Oxford: Clarendon, 1997. DJD XXVIII D. Gropp, Wadi Daliyeh II: The Samaria Papyri for Wadi Daliyeh; E. Schuller et al., Qumran Cave 4. XXVIII: Miscellanea, Part 2, Oxford: Clarendon, 2001. DJD XXIX E. Chazon et al., Qumran Cave 4. XX: Poetical and Liturgical Texts, Part 2,Oxford: Clarendon, 1999. DJD XXX D. Dimant, Qumran Cave 4. XXI: Parabiblical Texts, Part 4: PseudoProphetic Texts, Oxford: Clarendon, 2001. DJD XXXI . Puech, Qumran Grotte 4. XXII: Textes aramens, premire partie: 4Q529549, Oxford: Clarendon, 2001. DJD XXXII P. W. Flint and E. Ulrich, Qumran Cave 1. II: The Isaiah Scrolls, Oxford: Clarendon, 2009. DJD XXXIII D. M. Pike and A. Skinner, Qumran Cave 4. XXIII: Unidentified Fragments, Oxford: Clarendon, 2001. DJD XXXIV J. Strugnell, D. J. Harrington and T. Elgvin, Qumran Cave 4. XXIV: 4QInstruction (Musar leMevin): 4Q415 ff., Oxford: Clarendon, 1999. DJD XXXV J. Baumgarten et al., Qumran Cave 4.XXV: Halakhic Texts, Oxford: Clarendon, 1999. DJD XXXVI S. J. Pfann, Qumran Cave 4. XXVI: Cryptic Texts; P. S. Alexander, et al., Miscellanea, Part 1, Oxford: Clarendon, 2000. 118
DJD XXXVII . Puech, Qumran Cave 4. XXVII: Textes aramens, deuxime partie: 4Q550575, 580582, Oxford: Clarendon, 2008. DJD XXXVIII J. Charlesworth et al., Miscellaneous Texts from the Judaean Desert, Oxford: Clarendon, 2000. DJD XXXIX E. Tov, edizione, The Text from the Judaean Desert: Indices and an Introduction to the Discoveries in the Judaean Desert Series, Oxford: Clarendon, 2002. DJD XL C. Newsom, H. Stegemann, and E. Schuller, Qumran Cave 1.III: 1QHodayot a, with Incorporation of 4QHodayot af and 1QHodayot b, Oxford: Clarendon, 2008. 14.2 Inventario dei manoscritti Il corpus dei manoscritti copre un ventaglio assai ampio. Tra i pi importanti manoscritti segnaliamo: a) i sette rotoli trovati nella Grotta 1 nel 1947. Contengono la maggior parte dei propri della Comunit e dellUnit che testimoniano di una spiritualit dualista molto profonda. Ad essi bisogna associare alcuni frammenti del Documento di Damasco, gi noto prima della scoperta, e il famoso Rotolo del Tempio. b) Sono stati trovati quasi duecento manoscritti di libri della Bibbia ebraica, molti dei quali in diversi esemplari. Tranne il libro di Ester, vi sono rappresentati tutti i libri biblici. Per apprezzare questa scoperta in tutto il suo valore, bisogna ricordare che, prima di questa scoperta, i pi antichi manoscritti della Bibbia ebraica erano alcuni frammenti trovati nella Ghenizah de Il Cairo (VIIIIX secolo d.C.) e il codice di Aleppo, trovato in una sinagoga sefardita di Aleppo (929 d.C.). I manoscritti del Mar Morto sono quindi anteriori di pi di mille anni rispetto ai pi antichi testimoni conosciuti fino ad allora. c) Sono stati trovati diversi apocrifi e pseudoepigrafi, alcuni gi noti (il Libro dei Giubilei, quello di Enoch, ecc.), altri no (per esempio, lApocrifo della Genesi). La presenza a Qumrn di questi testi fornisce una conferma dellorigine essena del Libro dei Giubilei e di quello di Enoch. Bisogna anche segnalare che sono stati trovati dei frammenti aramaici ed ebraici del libro di Tobia, fino ad allora conosciuto solo nella sua versione greca. Niente di equivalente invece per il libro di Giuditta. d) Un gruppo di testi particolarmente interessanti costituito dai commenti (Pesharim) di libri profetici e sapienziali canonici (Abacuc, Nahum, Salmi). Tutti questi commenti hanno un carattere nettamente settario: applicano le profezie dellAntico Testamento ai tempi presenti o, perlomeno, al passato e al futuro prossimi, un po come i moderni fondamentalisti. e) Infine, si scoperto un insieme di testi che trattano di magia, divinazione, fisiognomica. Si scoperto un Brontologion, cio un trattato che prescrive il modo di comportarsi in caso di colpo di tuono, come pure dei filatteri coperti da una meravigliosa scrittura microscopica. f) Nel corpus non si trova invece nessun testo del Nuovo Testamento. g) Da ricordare infine il Rotolo di Cuoio, del tutto atipico, che fornisce una lista di tesori nascosti con indicazioni dei luoghi del loro nascondiglio. Lestrema eterogeneit di questi manoscritti e del loro contenuto hanno fatto sorgere dei dubbi circa la loro origine comune e sulla loro appartenenza ad una stessa comunit. Alcuni studiosi hanno avanzato lipotesi che i manoscritti provengano dalla biblioteca del Tempio di Gerusalemme, messa al riparo nella grotte prima dellarrivo dei Romani nel 70.
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14.3 Le grotte e i manoscritti
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14.3.1 Grotta 1 La Grotta 1 contiene i rotoli meglio conservati. I testi pi importanti sono le due copie del libro di Isaia, la Regola della Guerra, che descrive una battaglia apocalittica tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre, la Regola della comunit.
14.3.1.1 Contenuto della Grotta 1 (1Q): 1Q1 Genesi 1Q2 Esodo 1Q3 PaleoLevitico 1Q4 Deuteronomio 1Q5 Deuteronomio 1Q6 Giudici 1Q7 Samuele 1QIsa Isaia 1Q8 Isaia 1Q9 Ezechiele 1Q10 Salmi 1Q11 Salmi 1Q12 Salmi 1Q13 Filatteri 1Q14 Pesher Michea 1QpHab Pesher Abacuc 1Q15 Pesher Sofonia 1Q16 Pesher Salmi 1Q17 Libro dei Giubilei 1Q18 Libro dei Giubilei 1Q19 No 1QapGen Apocrifo Genesi 1Q20 Apocrifo Genesi 1Q21 Levi (Aramaico) 1Q22 Mos 1Q23 Enoch 1Q24 Enoch 1Q25 Profezia Apocrifa 1Q26 Apocrifo Sapienza 1Q27 Misteri 1Q28 Regola della Comunit 1QS Regola della Comunit 1Q28 Regola dellAssemblea 1Q28 Regola delle Benedizioni 1Q29 Liturgia delle 3 Lingue di Fuoco 1Q30 Testi liturgici 1Q31 Testi liturgici 1Q32 Nuova Gerusalemme 1Q33 Rotolo della Guerra 1QM Rotolo della Guerra 1Q34 Preghiere liturgiche 1QH Hodayot 1Q35 Hodayot 1Q36 Inni? 1Q37 Inni? 1Q38 Inni? 1Q39 Inni? 1Q40 Inni? 1Q4170 non classificato 1Q71 Daniele 1Q72 Daniele 14.3.2 Grotta 2 Venne scoperta nel Febbraio 1952 vicino alla Grotta 1. Contiene frammenti di diversi libri biblici, inclusi tutti i cinque libri di Mos, Geremia, Salmi e altri, oltre allapocrifo Libro di Enoch. Vennero anche trovati lacci per legare i rotoli. Figura 56 Grotta 1 (www.bibleplaces.com) 121
14.3.2.1 Contenuto della Grotta 2 (2Q) 2Q1 Genesi 2Q2 Esodo 2Q3 Esodo 2Q4 Esodo 2Q5 PaleoLevitico 2Q6 Numeri 2Q7 Numeri 2Q8 Numeri 2Q9 Numeri 2Q10 Deuteronomio 2Q11 Deuteronomio 2Q12 Deuteronomio 2Q13 Geremia 2Q14 Salmi 2Q15 Giobbe 2Q16 Ruth 2Q17 Ruth 2Q18 Siracide 2Q19 Giubilei 2Q20 Giubilei 2Q21 Apocrifo di Mos 2Q22 Apocrifo di Davide 2Q23 Profezia apocrifa 2Q24 Nuova Gerusalemme 2Q25 Documenti legali 2Q26 Giganti di Enoch 2Q2733 non classificato 14.3.3 Grotta 3 Venne scoperta nel marzo 1952. Contiene frammenti di Ezechiele, Salmi, Lamentazioni e un commento a Isaia, ma loggetto pi strano rinvenuto il Rotolo di rame, una lastra di metallo incisa che pu essere una lista del tesoro del Tempio.
14.3.3.1 Contenuto della Grotta 3 (3Q): 3Q1 Ezechiele 3Q2 Salmi 3Q3 Lamentazioni 3Q4 Pesher Isaia 3Q5 Giubilei 3Q6 Inno 3Q7 Testamento di Giuda 3Q8 non classificato 3Q9 testo settario? 3Q1014 non classificato 3Q15 Rotolo di rame Figura 57 Grotta 3 (www.bibleplaces.com) 122
14.3.4 Grotta 4 Scoperta nellagosto 1952 dai beduini proprio sotto il naso degli archeologi che stavano scavando nei pressi. La grotta contiene 575 manoscritti, molti di essi allo stato di brandelli, inclusi parti di libri biblici e apocrifi, commenti biblici, opere sulla legge ebraica, preghiere e documenti settari. A motivo del loro stato, i frammenti della Grotta 4 sono di decifrazione e traduzione piuttosto difficile.
14.3.4.1 Contenuto della Grotta 4 (4Q): Tra i documenti pi importanti della grotta 4 segnaliamo 4Q255264 Regola della Comunit 4Q265273 Documento di Damasco 4Q274283 Regole di Purificazione 4Q285 Regole della Guerra 4Q156 Targum del Levitico 4Q157 Targum di Giobbe 4Q491497 Rotolo della Guerra 4Q184 Inganni della donna malvagia
Figura 58 Grotta 4 esterno (www.bibleplaces.com) Figura 59 Grotta 4 interno(www.bibleplaces.com) 123
14.3.5 Grotta 5 Scoperta nel settembre 1952, la grotta contiene essenzialmente testi biblici.
14.3.5.1 Contenuto della Grotta 5 (5Q): 5Q1 Deuteronomio 5Q2 Re 5Q3 Isaia 5Q4 Amos 5Q5 Salmi 5Q6 Lamentazioni 5Q7 Lamentazioni 5Q8 Filatteri 5Q9 Nomi di luogo 5Q10 Apocrifo di Malachia 5Q11 Regola della comunit 5Q12 Documento di Damasco 5Q13 Regola 5Q14 Maledizioni 5Q15 Nuova Gerusalemme 5Q1625 non classificato 5QX1 Frammento di pelle 14.4 Grotta 6 Scoperta dai beduini, contiene testi biblici, preghiera e documenti settari.
14.4.1 Contenuto della Grotta 6 (6Q): 6Q1 PaleoGenesi 6Q2 PaleoLevitico 6Q3 Deuteronomio 6Q4 Re 6Q6 Cantici 6Q7 Daniele 6Q8 Giganti di Enoch 6Q12 Profezia apocrifa 6Q13 Profeta sacerdotale 6Q14 Apocalisse 6Q15 Documento di Damasco 6Q16 Benedizione 6Q17 Documento calendario 6Q18 Inno Figura 60 Grotta 5 (www.bibleplaces.com) Figura 61 Grotta 6 (www.bibleplaces.com) 124
6Q9 SamueleRe 6Q10 Profezia 6Q11 Allegoria del vino 6Q19 Genesi 6Q20 Deuteronomio 6Q21 Testo profetico? 14.4.2 Grotte7 8 9 10 Le Grotte 7, 8, 9 furono scoperte vicino a Qumran tra il febbraio e laprile 1955. La Grotta 7 contiene testi in greco, inclusa una traduzione greca del libro dellEsodo.
14.4.2.1 Contenuto della Grotta 7 (7Q): 7Q1 Esodo dei LXX 7Q2 Epistola di Geremia 7Q3 Testo biblico? 7Q4 Testo biblico? 7Q5 Testo biblico 7Q614 non classificato 7Q1518 non classificato 14.4.2.2 Contenuto della Grotta 8 (8Q): 8Q1 Genesi 8Q2 Salmi 8Q3 Filatteri 8Q4 Mezuzah 8Q5 Inno Figura 62 Grotta 7 (destra) e 8 (sinistra) (www.bibleplaces.com) Figura 63 Grotta 10 (destra) (www.bibleplaces.com) 125
8QX1 Tavolette 8QX23 Lacci 14.4.2.3 Contenuto della Grotta 9 (9Q): 9Q1 Frammenti non classificati 14.4.2.4 Contenuto della Grotta 10 (10Q): 10Q1 Ostrakon 14.4.3 Grotta 11 Scoperta dai beduini nel febbraio 1956, contiene testi biblici e aprocrifi, ma il manoscritto pi importante il Rotolo del Tempio, il pi lungo tra i rotoli di Qumran. Questo testo venne scoperto dagli studiosi soltanto nel 1967.
14.4.3.1 Contenuto della Grotta 11 (11Q): 11Q1 PaleoLevitico 11Q2 Levitico 11Q3 Deuteronomio 11Q4 Ezechiele 11Q49 Salmi 11Q10 Targum di Giobbe 11Q11 Salmi apocrifi 11Q12 Giubilei 11Q13 Melchizedek 11Q14 Berakhot 11Q1516 Inni 11Q17 Canti del Sacrificio di Sabbath 11Q1819 Rotolo del Tempio 11Q21 Testo ebraico 11Q2228 non classificato 11Q29 Serekh haYahad 11Q30 non classificato 11Q31 non classificato XQ14 Filatteri XQ5 Frammenti XQ6 Offerte Figura 64 Grotta 11 ((www.bibleplaces.com) 126
14.4.4 Il contenuto di alcuni manoscritti 14.4.5 La Regola della Comunit (Manuale di Disciplina) 1QS Serekh HaYahad: Ordine dellUnit Si tratta di una raccolta di prescrizioni, ad uso della Comunit, e di un alto tenore spirituale, caratterizzate dallobbedienza rigorosa alla Torah. Enumera e commenta le condizioni di ammissione alla Comunit (chiamata Yahad = lUnit), le regole di condotta, di natura essenzialmente rituale, cui erano sottoposti i suoi membri, come pure le sanzioni cui di esponevano coloro che le infrangevano. Si tratta di regole assai severe come le sanzioni. Per esempio, chi si addormentava nel corso di una assemblea era punito con trenta giorni di riduzione del cibo (1QS VII.10). I membri della Comunit erano tenuti allo studio quotidiana della Torah. Erano tenuti anche a delle sedute di lettura per un terzo di ogni notte dellanno (1QS VI.7). Daltronde questo desiderio di studiare la Torah che li spinse forse a isolarsi nel deserto, alto luogo di spiritualit. Si legge infatti in 1QS VIII.1314: Quando in Israele si realizzeranno queste cose per la comunit, in base a queste norme saranno separati di mezzo al soggiorno degli uomini dellingiustizia per andare nel deserto a prepararvi la via di lui, come sta scritto: Nel deserto preparate la via appianate nella steppa una strada per il nostro Dio (Is 15,3) (I manoscritti di Qumran, a cura di L. Moraldi, UTET, Torino 1986, p. 160). 14.4.6 Regola della Guerra (1QM) Questo testo, di ispirazione fortemente dualista, rappresenta una gigantesca battaglia escatologica, la cui durata sar di quarantanni, tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre. Il suo significato apocalittico appare fina dalle prime righe del rotolo: E questo il libro della regola della guerra. Linizio si avr allorch i figli della luce porranno mano allattacco contro il partito dei figli delle tenebre, contro lesercito di Belial, contro la milizia di Edom, di Moab, dei figli di Ammon, contro gli Amaleciti e il popolo della Filistea, contro le milizie dei Kittim di Assur, ai quali andranno in aiuto coloro che agiscono empiamente verso il patto. I figli di Levi, i figli di Giuda e i figli di Beniamin, gli esuli del deserto, combatteranno contro di essi; contro tutte le loro milizie, 127
allorch gli esuli dei figli della luce ritorneranno dal deserto dei popoli per accamparsi nel deserto di Gerusalemme (1QM I 13: Moraldi, cit., pp. 289291). Il modello dei figli della luce probabilmente la comunit stessa, mentre i figli delle tenebre sono linsieme dei tradizionali nemici di Israele: Edom, Moab, Ammon, Filistei. Il testo descrive con uninfinit di dettagli le armi, gli stendardi, i vestiti dei guerrieri, le formazioni di battaglia, il tutto ricalcato sul modello romano. Lo scopo dellopera era di rappresentare lOnnipotenza del Signore che concede la vittoria finale ai figli della luce. 14.4.7 Commento a Abacuc (IQ p Hab) Questo commento un tipico esempio di lettura di un testo biblico come se riguardasse direttamente gli eventi dellepoca. Qui lautore interpreta sistematicamente i versetti del libro di Abacuc come prefigurazioni di venti contemporanei. Cos, nei Caldei, popolo empio e feroce di Ab 1,6, egli vede i Kittim che sono agili e forti in combattimento (1Q p Hab II 1112: Moraldi, p. 556), cio i Romani. Tuttavia, questo commento interessante perch in una delle sue interpretazioni, menziona due personaggi emblematici, il Maestro di Giustizia e lUomo della Menzogna. Cos, come interpretazione delle parole del profeta: perch guardi i perfidi e taci quando il malvagio divora luomo che pi giusto di lui (Ab 1,13), si trova il seguente commento: Linterpretazione si riferisce alla casa di Assalonne e ai membri del loro consiglio che tacquero durante la correzione del maestro di giustizia e non lhanno aiutato contro luomo di menzogna che aveva ripudiato la legge in mezzo a tutta la loro assemblea (1Q p Hab V 910: Moraldi, p. 560) Luomo di menzogna probabilmente da identificare con il Sacerdote empio dello stesso commento e sul quale si trovano alcune precisazioni: Fu chiamato dal nome della verit allinizio del suo ministero; ma quando esercit il dominio su Israele, il suo cuore si inorgogl, abbandon Dio, trad i suoi statuti a causa delle ricchezze (1Q p Hab VIII 910: Moraldi, p. 562); il sacerdote empio ha perseguitato il maestro di giustizia nella casa del suo esilio e al tempo della festa del riposo, nel giorno dellespiazione (1Q p Hab XI 47: Moraldi, p. 566567); Profan il tempio di Gerusalemme (1Q p Hab XII 7) e fin per cadere nelle mani dei suoi nemici (1Q p Hab IX 9). Diverse ipotesi sono state formulate a proposito del Maestro di giustizia e del Sacerdote empio. Secondo A. DupontSommer, il Sacerdote empio sarebbe il sommo sacerdote asmoneo Ircano II, mentre il Maestro di giustizia sarebbe un contemporaneo di Ircano II e di Aristobulo II. Secondo E. Puech, il Sacerdote empio sarebbe Jonathan Maccabeo, che effettivamente fu celebrato come il liberatore degli ebrei dal giogo dei Seleucidi. Geza Vermes pensa che il frammento Preghiera per il benessere del Re (4Q 448), sia un inno alla sua gloria. Tuttavia, Jonathan non tarder a soccombere alle sirene dellellenismo e fin per essere assassinato dallusurpatore Trifone nel 142 a.C. Tutto questo quadra perfettamente con il profilo del Sacerdote empio, come di pu leggere nel Commento ai Salmi (4Q 171, IV 10): Dio lo consegner nelle mani dei violenti delle nazioni perch eseguano un giudizio su di lui. 128
14.4.8 Inni di azione di grazia (Hodayot) 1QH Questi inni presentano delle affinit sicure con i Salmi: cantano lafflizione delluomo, il suo dolore, al sua speranza nel soccorso dellAltissimo. In alcuni di essi traspare lesperienza dolorosa personale di un personaggio che appare come il capo di una comunit di eletti. Alcuni commentatori non hanno esitato ad attribuirli allo stesso Maestro di giustizia. Eccone alcuni estratti: 1Q H II 21: i violenti hanno macchinato contro la mia vita, mentre io mi affidavo al tuo patto (Moraldi, p. 368). 1Q H IV 89 mi scacciano dalla mia terra come un uccello dal suo nido. Tutti i miei vicini e parenti furono allontanati da me, mi ritennero come uno strumento inetto (Moraldi, p. 381). 1Q H VII 8: Tu non hai permesso che io mi perdessi danimo davanti al tuo patto, bens hai fatto di me una torre solida, un muro elevato, hai stabilito su di una roccia il mio edificio e fondamenta eterne per la mia fondazione 1Q H VII 21: Tu mi hai posto come un padre per i figli della benevolenza, come un pedagogo per gli uomini del presagio Tu hai innalzato il mio corno contro coloro che mi disprezzavano (Moraldi, p. 402). Anche nella Grotta 11 stato anche trovato un rotolo di salmi (11Q Ps a ) che contiene sette salmi apocrifi e diversi salmi canonici. Una delle sorprese dei traduttori fu di incontrarvi il Salmo 151, 11Q05, che non figura nel Salterio canonico, ma che stato conservato nella traduzione dei Settanta. 129
14.4.9 Il rotolo del Tempio (Meghillat Hammiqdash) 11QT Questo rotolo trovato dai beduini 1956 nella Grotta 11, ha conosciuto una certa fama per le vicende della sua acquisizione da parte di Yigael Yadin durante la guerra dei Sei giorni nel 1967. Si tratta del rotolo pi lungo finora scoperto, con una lunghezza di circa nove metri. Descrive la visione di un tempio ideale sulla scia di Ezechiele e ne fornisce le misure e la regolamentazione dei sacrifici e delle feste. Si attiene grosso modo alle prescrizioni del Levitico e del Deuteronomio, ma con delle varianti che gli specialisti non hanno mancato di sottolineare. Cos, per esempio, la comunit di Qumran conosce tre feste principali: le primizie del grano, del vino nuovo e dellolio nuovo. Secondo Yigael Yadin, questo rotolo, che aiuta a comprendere meglio la dottrina dellebraismo primitivo, era un libro sacro degno di essere aggiunto come sesto libro al Pentateuco. Uno di questi versetti ha fatto scorrere fiumi dinchiostro, quello relativo allappendere ad un albero, interpretato come una crocifissione: Quando in un uomo c un peccato che lo renda reo di morte ed egli si rifugi fra le nazioni e maledica il suo popolo e i figli di Israele, appenderete anche lui a un albero perch muoia (11QT LXIV 10: Moraldi, p. 808). Appendere significa probabilmente crocifiggere. Questo versetto attesta che la crocifissione era praticata dagli ebrei come forma di esecuzione. Da notare che nella Bibbia (Deut 21,21) solo un criminale gi giustiziato, quindi morto, poteva essere appeso. 14.4.10 Il Maestro di Giustizia Cinquantanni prima della scoperta dei manoscritti di Qumran, Salomon Schechter aveva trovato nella collezione della Gheniza de Il Cairo (conservata nella biblioteca di Cambridge) un manoscritto conosciuto con il nome di Documento di Damasco (CD). Questopera, di cui sono stati scoperti altri frammenti nel 1950 nella Grotta 4, descrive in che modo Dio ha salvato un resto dIsraele dalla distruzione e come gli abbia inviato un Maestro di Giustizia per condurlo sul cammino del Suo cuore (CD I 11). La denominazione di Maestro di Giustizia (Moreh Ha Tsedeq) ha delle radici bibliche (Gioele, 2,23). Questo Maestro certamente un personaggio storico, ma il suo nome reale non viene menzionato. Anche il commento di Abacuc parla di questo personaggio opponendogli il Sacerdote empio. Il Documento de Damasco racconta poi che il gruppo degli eletti ha sopportato grandi sofferenze e ha finito per emigrare con il suo capo alla volta della Terra de Damasco dove fu creata la Nuova Alleanza regolata da un codice di leggi molto rigorose. Dopo la scoperta della Regola della comunit (1QS), si subito stabilito un collegamento legame con il Documento di Damasco e si formulata lipotesi che la Comunit della Regola altro non era che quella fondata dal Maestro di Giustizia. 14.4.10.1 Curriculum vitae del Maestro di Giustizia A partire dalle allusioni che compaiono nel Documento de Damasco, nel Commento a Abacuc e in quello di Nahum, si pu stabilire il seguente quadro: a) Il Maestro si oppose ai tre resacerdoti asmonei che non appartenevano alla dinastia davidica e che quindi detenevano il potere illegittimamente. 130
b) Fu esiliato da Gerusalemme e si rifugi a Damasco dove fond la Nuova Alleanza (CD VII 1820). I suoi discepoli, sia a Damasco sia al loro ritorno il Giudea, riunirono gli scritti del Maestro che starebbero alla base della Regola della Comunit. c) Conobbe verosimilmente una fine tragica (verso il 110 a.C.), vittima del Sacerdote empio dal quale fu braccato (Comm. ai Salmi, 4 Q 171, IV 67) e forse ucciso (1Q p Hab XI 45). 14.4.10.2 Tentativo di identificazione (E. Puech) Nella lista dei Sommi sacerdoti in Flavio Giuseppe (Ant. Jud. XX, 237) vi una lacuna di sette anni: nessuno Sommo sacerdote viene segnalato tra il 159 a.C. e il 152 (il Sommo sacerdote Alcimo = Jakim morto nel 159 viene sostituito soltanto dopo sette anni, da Jonathan Maccabeo). Secondo E. Puech, il Sommo sacerdote in carica in questo intervallo di tempo sarebbe stato il Maestro di Giustizia, il cui nome sarebbe stato colpito da una damnatio memoriae. Sarebbe stato cacciato nel 152 da Jonathan Maccabeo, il quale sarebbe di conseguenza il Sacerdote empio. Il nome del Maestro di Giustizia sarebbe Simone III, in virt di una regola che voleva che gli stessi nomi ritornassero periodicamente. 14.5 Qumran e il cristianesimo Lambiente messianico in cui immersa una parte degli scritti di Qumran ha ampiamente favorito lemergere di commentatori che, forzando il testo alluopo, li mettevano in rapporto con gli albori del cristianesimo (Baigent, Eisenman). Il Maestro di Giustizia stato di volta in volta identificato con Giovanni Battista (Mad. Thiering), con Giacomo Minore (Eisenman), o altri ancora. Oggi queste divagazioni sono cessate. Nessun personaggio del Nuovo Testamento menzionato nei manoscritti, nessuno testo del Nuovo Testamento vi stato trovato (il frammento 7Q5, presumibilmente dal Vangelo di Marco, non conclusivo) e non pu essere diversamente visto che la grande maggioranza di questi scritti risalgono ai primi due secoli a.C. Resta il fatto che i primi cristiani avevano certamente partecipato al ribollire di idee che agitava la societ ebraica allepoca del secondo Tempio, di cui condividevano lo stesso quadro culturale e storico. Condividevano con gli adepti di Qumran una analoga prospettiva escatologica. I due gruppi credevano allimminenza della fine dei tempi e organizzarono intorno a questo articolo di fede le loro credenze e le loro pratiche comunitarie. Non quindi sorprendente che negli scritti di Qumran e nel Nuovo Testamento si trovino delle analogie sia nel vocabolario sia nelle pratiche rituali e comunitarie. 14.5.1 Analogie nel vocabolario Perfezione, Via, Cammino, Spirito Santo, Purificazione, Sporcizia (2 Cor 7,1) Beatitudini (4Q 525, Mat 5,311) Figli della Luce (Lc 16,8) Luce e Tenebre (Vangelo e Lettere di Giovanni) Non si trova invece nel Nuovo Testamento il termine Figli delle Tenebre. 14.5.2 Analogie nelle pratiche rituali e comunitarie 14.5.2.1 Pasto sacro Il sacerdote benedice il pane e il vino (1QS VI 28) (Regola della Comunit). Il sacerdote benedice il pane e il vino in presenza del Messia dIsraele (1QSa =1 Q28a) (Regola messianica), cf. Mat 26,2629, 131
Mc 14,2225, Lc 21,423. Presso gli Esseni questo pasto ha un carattere rituale, mentre per i cristiani ha un carattere sacramentale che collega il pane e il vino al corpo e al sangue di Cristo. Daltra parte, presso gli Esseni le donne non sono ammesse a questo pasto, mentre lo sono presso i cristiani. 14.5.2.2 Battesimo, abluzione Presso gli Esseni labluzione in un Miqveh si fa quotidianamente e possiede un carattere rituale. Presso i cristiani, invece, il battesimo ha un carattere sacramentale, viene amministrato da un terzo ed legato alla remissione dei peccati. Daltronde, allalba del cristianesimo i rituali battesimali erano molto diffusi in Palestina ed quindi molto difficile trarre una qualsiasi conclusione dalle manifestazioni rituali di un solo gruppo. 14.5.2.3 Comunione dei beni Presso gli Esseni, coloro che entravano nella comunit dovevano mettere i loro beni in fondo comune. Allo stesso modo, i primi cristiani mettevano i loro beni in comune (At 2,447; 4,3237). Non si pu trarre alcuna conclusione da questa analogia, dal momento che questa prassi era considerata un ideale in numerosi gruppi (per esempio i terapeuti in Egitto decritti da Filone). 14.5.2.4 Carit Gli Esseni predicavano la carit verso i loro fratelli, ma auguravano un odio eterno ai figli della perdizione (1QS IX 2122). Presso di loro non ci coglie nemmeno il minimo senso di perdono (4Q 286 287, Fram. 3, col. 2, linea 10). I cristiani, invece, predicavano la carit universale (Mat 5,4344). evidente tutta la portata di queste analogie, ma anche i limiti: riti e pratiche descritti dai manoscritti di Qumran ricevono nel Nuovo Testamento una interpretazione del tutto diversa, mentre i termini utilizzati ricevono una nuova carica. A dispetto di tutte queste similitudini, sarebbe sbagliato sottoscrivere la frase di Ernest Renan secondo il quale il cristianesimo sarebbe un Essenismo realizzato. 14.6 Il calendario esseno Dal momento che lanno solare conta 365 e rotti e non divisibile per 7, si adatta poco alle necessit della liturgia, che basata sulla settimana. Cos gli ebrei avevano inventato, a fini liturgici, un anno solare artificiale, nel quale il numero di giorni il multiplo di 7 pi vicino al 265, cio il 364. Adottarono quindi un anno di 364 giorni, che in ritardo di poco pi di un giorno rispetto allanno solare. Tale anno pu essere diviso in quattro stagioni, ognuna delle quali comprende tre mesi di 30, 30, 31 giorni, rispettivamente. Ogni stagione comprende 91 giorni, ossia 13 settimane e lanno comprende quindi esattamente 413 = 52 settimane. Si fa cominciare lanno un mercoled (il quarto giorno della settimana, forse in accordo con le Scritture secondo le quali il sole, la luna e le stelle sono state create il quarto giorno (Gen 1, 1415). Poich ogni stagione conta esattamente 13 settimane, anche il primo giorno di ogni stagione cade di mercoled. Il grande vantaggio di questo calendario che tutte le feste principali cadono sempre lo stesso giorno della settimana. Cos il giorno di Pasqua, il 15 di Nisan, primo mese dellanno, cade sempre di mercoled, dal momento che il primo giorno dellanno cade un mercoled. Limmolazione dellagnello pasquale ha luogo nella notte tra il 14 e il 15 di Nisan, cio nella notte tra marted e mercoled.
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Negli scritti di Qumran si trovano attestazioni di questo calendario in: a) Commento alla Genesi (4Q p Gen a = 4 Q 252) Vi si menziona esplicitamente lanno (solare) di 364 giorni (VIII.18) e si cerca di aggiustare la cronologia del diluvio a questo calendario: il 17 del 2 mese il primo giorno della settimana; il 26 del 3 mese il quinto giorno della settimana; il 14 del 7 mese il terzo giorno della settimana; il 1 del 10 mese il quarto giorno della settimana; il 24 dell11 mese il primo giorno della settimana; il 1 del 12 mese il primo giorno della settimana; il 1 del 1 mese il quarto giorno della settimana; il 17 del 2 mese il primo giorno della settimana. Questi dati sono compatibili soltanto con un anno di 364 giorni diviso in quattro trimestri di 30, 30, 31 giorni, rispettivamente, che cominciano tutti di mercoled. b) Cantico per lolocausto del Sabato (4Q 400402) Vi si menzionano le date di numerosi sabati: primo sabato: il 4 del primo mese; quarto sabato: il 25 del primo mese; settimo sabato: il 16 del secondo mese; ottavo sabato: il 23 del secondo mese; dodicesimo sabato: il 21 del terzo mese. Questi dati sono compatibili soltanto con un anno di 364 giorni diviso in quattro trimestri di 30, 30, 31 giorni, rispettivamente, che cominciano tutti di mercoled. c) Salmi apocrifi (11Q Psa) d) Lista calendaria in 4 Q 394398 = 4 QMMT a
Nel commento alla Genesi, si legge che il diluvio comincia e finisce il diciassettesimo giorno del diciottesimo mese ed durato quindi esattamente 364 giorni, ossia un anno solare. Nella Genesi biblica, si legge che il diluvio comincia il diciassettesimo giorno del diciottesimo mese (7,11) e che finisce il ventisettesimo giorno del secondo mese (8,14). Secondo questo testo quindi il diluvio durato esattamente un anno e dieci giorni. Se si suppone che questo anno sia un anno lunare di 354 giorni, durato esattamente 364 giorni, come nel testo di Qumran. Il calendario di 364 giorni menzionato anche nel libro del Giubileo e nel libro di Enoch. Lanno lunare ufficiale conta 354 giorni, o 12 mesi di 29, 30 giorni alternativamente. in ritardo sullanno esseno di dieci giorni e sullanno solare di un po pi di undici giorni. Per armonizzare questo calendario con le stagioni del ciclo solare, si introdusse sette volte in 19 anni (praticamente una volta tutti e tre gli anni), un mese supplementare (il secondo Adar). Si parla allora di anno lunisolare. I musulmani invece, pur avendo anchessi lanno lunare, non procedono a tale rettifica e pertanto le loro feste possono cadere in qualsiasi stagione, facendo il giro dello zodiaco. Lanno si affranca dalla luna e della sue fasi; esso tutto basato sul numero 7, cio sul Sabato, simbolo della creazione (Gen 1). La vita del popolo di Dio, totalmente indipendente dal ritmo degli astri, partecipa cos della vita divina. Il fatto di seguire questo calendario poneva i membri della comunit in opposizione con il giudaismo ufficiale dei Sadducei e dei Farisei, ma in compenso li metteva in accordo con la liturgia angelica come la si vede per esempio nei Cantici per lolocausto del Sabato. 133
14.7 Appendice 14.7.1 La data della Cena I testi di Qumran possono forse apportare una soluzione al vecchio problema della cronologia della cena e della Passione. Le difficolt legate a questa cronologia si risolvono infatti supponendo che Ges, in aperta opposizione con i Sadducei e i Farisei, ha celebrato la Cena seguendo il calendario di Qumran. In base a questo calendario, la festa del Seder (la Cena) cade qualche giorno prima rispetto agli ambienti ufficiali di Gerusalemme. Si tenga presente che: 1) I giorni della settimana sono cos classificati: 1 Domenica, 2 Luned, 3 Marted, 4 Mercoled, 5 Gioved, 6 Venerd, 7 Sabato. 2) La Pasqua si celebrava il 15 del primo mese dellanno, cio il 15 di Nisan. Tuttavia la festa cominciava la sera del 14 in cui si immolava lagnello pasquale, il quale veniva consumata nella notte tra il 14 e il 15 di Nisan. 14.7.1.1 Dati relativi al calendario di Qumran 1) Secondo il Cantico per lolocausto del Sabato, 4Q 400407, i sabati del mese di Nisan (primo mese dellanno) cadono il 4, 11, 18. Quindi, la Pasqua, il 15 di Nisan, cade un mercoled. 2) Il calendario di Qumran un calendario liturgico artificiale che non interferisce con il calendario lunisolare ufficiale. 14.7.1.2 Dati scritturistici 1) Lanno della morte di Ges, la Pasqua cadeva un sabato (Gv 19,14 e 19,31). Non poteva che essere la Pasqua ufficiale dal momento che quella degli Esseni cadeva di mercoled, cosa che si verific negli anni 30 e 33. Ne deriva che la Pasqua degli Esseni si festeggiava tre giorni prima della Pasqua ufficiale. 2) Secondo il parere unanime degli evangelisti, la morte di Ges avviene la vigilia di Pasqua (= la Preparazione = la Parasceve): Mat 27,62, Mc 15,42, Lc 23,54, Gv 18,28, 19,14,31,42. Daltra parte, i versetti di Giovanni non lasciano alcun dubbio sul fatto che si tratta della Pasqua ufficiale, cio un sabato secondo 1). Ne deriva che Ges morto un venerd. 3) Ges ha mangiato lagnello pasquale la vigilia di Pasqua (se cos che ci intende Gv 13,12). chiaro che, se in 2) e 3) si trattava della stesa Pasqua, Ges sarebbe morto il pomeriggio della vigilia di Pasqua e avrebbe celebrato la Cena la sera di questa stessa vigilia, cosa che contraddittoria. La contraddizione viene meno se si suppone che: 1) in 3) si tratta della Pasqua ufficiale (ma ci va da s); 2) in 2) si tratta della Pasqua essenica, cio Ges ha seguito, per la cena, il calendario liturgico esseno. Questa ipotesi trova un sostegno nel fatto che la Cena ebbe luogo nella Sala alta (Mc 14,15) situata, secondo la tradizione, in pieno quartiere esseno di Gerusalemme. Per maggiore chiarezza si pu tracciare il seguente schema: Calendario esseno Calendario ufficiale 13 Luned 10 14 Marted 11 Cena (la sera) Pasqua essena 15 Mercoled 12 Al sinedrio 16 Gioved 13 Da Pilato 134
17 Venerd 14 Morte (8 aprile 30) 18 Shabbat 15 Pasqua ufficiale Sepolcro 19 Domenica 16 Risurrezione
Se si adotta questa ipotesi, si vede che Ges ha celebrato la Cena il marted sera, stato arrestato nella notte tra marted e mercoled, stato portato davanti ai vari tribunali il mercoled e il gioved ed morto il venerd. notevole il fatto che questa tradizione attestata da una tradizione patristica che ha lasciato tracce fino al V secolo. Presso i Sinottici, la cena si colloca il primo giorno degli Azimi: Mt 26,1,19; Mc 14,12,16; Lc 22,7,13. Se si intende con primo giorno degli Azimi il giorno stesso di Pasqua, Ges avrebbe mangiato lagnello pasquale il giorno stesso di Pasqua, ossia, secondo il calendario di Qumran, il mercoled sera. Ci accorcia di un giorno la durata del processo. In definitiva, tutto avviene come se 1) i versetti relativi alla Passione seguano il calendario ufficiale; 2) i versetti relativi alla Cena, cio una faccenda privata, seguano il calendario di Qumran. 14.7.2 La data di Natale Secondo unopinione diffusa la data del 25 dicembre per Natale sarebbe stata il risultato della sostituzione, sotto Costantino, della festa romana del Sol Invictus al solstizio dinverno di fine dicembre, da parte del cristianesimo. Unaltra teoria vi vede la cristianizzazione dei Saturnali romani. Queste teorie sono state rimesse in discussione dalla scoperta del calendario di Qumran. Ecco di cosa si tratta. I sacerdoti cui spettava il servizio del Tempio di Gerusalemme erano divisi in ventiquattro classi sacerdotali (1Cr 24,128) e ogni classe assicurava il suo servizio due volte allanno, ogni volta per la durata di una settimana. Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, era della classe di Aba (Lc 1,5) e, nel racconto di Luca, viene precisato che langelo gli apparve mentre era di servizio. Ora, un frammento di Qumran fornisce delle precisazioni molto interessanti: in 4Q 320330, si trova il calendario del sevizi del Tempio, il quale specifica, per ogni settimana dellanno, la classe sacerdotale che deve assicurare il servizio. Si viene a sapere che la classe di Aba assumeva il proprio servizio, nel primo anno del ciclo di sei anni: il terzo mese dellanno (siwan), nella settimana dall 8 al 14; lottavo mese dellanno (heshwan), nella settimana dal 24 al 30. Questultima data cade alla fine di settembre e non c quindi da sorprendersi nel venire a sapere che il calendario bizantino festeggi la concezione di Giovanni Battista il 23 settembre; sarebbe dunque nato nove mesi pi tardi, cosa che ci porta verso il 24 giugno, che proprio la festa di San Govanni Battista. Infine, viene precisato in Lc 1,26 che lAnnunciazione ha avuto luogo sei mesi prima della concezione di Giovanni Battista; in altri termini, la concezione di Ges ha avuto luogo sei mesi dopo quella di san Giovanni: Ges dunque nato sei mesi dopo Giovanni Battista; sei mesi dopo il 24 giugno ci porta verso il 25 dicembre.
Nuovo Testamento di Luciano Zappella
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1 Il Canone del Nuovo Testamento Prima di entrare nel merito del nostro discorso sono necessarie due premesse. a. Anzitutto, bisogna dire che praticamente tutti i libri che formano il Nuovo Testamento sono stati scritti sulla base di necessit contingenti (soprattutto le lettere di Paolo); nessuno dei loro autori o redattori pensava che quegli scritti sarebbero entrati a far parte di una collezione di libri dotata di un valore vincolante, sia da un punto di vista ecclesiale sia da punto di vista teologico. b. In secondo luogo, il processo che ha portato alla definizione del canone del Nuovo Testamento (vale a dire la fissazione dei 27 libri che lo compongono) non stato n breve (dal II al IV secolo) n pacifico (le controversie furono numerose). Cercheremo di riassumerne la tappe principali, non prima di elencare subito i tre criteri guida della canonicit. Essi sono: lorigine apostolica del libro; la conformit del contenuto alla regola della fede apostolica; il suo uso nella liturgia. Il documento pi famoso per la storia della formazione del canone neotestamentario senza dubbio il Frammento muratoriano. Esso attesta lesistenza dei quattro vangeli e presenta una collezione canonica di 13 lettere di Paolo, le quali, si dice, hanno come destinazione la chiesa cattolica (cio, universale). 1.1 Il frammento muratoriano Conservato in un manoscritto dellVIII secolo e scoperto da Ludovico Antonio Muratori nella Biblioteca Ambrosiana di Milano (da lui pubblicato nel 1749), il Frammento di Muratori un testo in latino di 85 righe, in pessime condizioni. Si tratta quasi certamente della traduzione di un originale greco, che la maggior parte degli studiosi ritiene scritto tra il II e il III secolo d.C. Latino (riscritto) Traduzione Commenti 1 quibus tamen interfuit et ita posuit. 1 a cui nondimeno egli era presente, e cos [li] colloc [nella sua narrazione] Linizio del testo andato perso, ma sicuramente si fa riferimento a Matteo e a Marco (cfr. le ultime parole). 2 tertium evangelii librum secundum Lucam. 3 Lucas iste medicus 4 post ascensum Christi 5 cum eum Paulus quasi itineris sui socium 6 secum adsumsisset nomine suo ex opinione conscripsit 7 Dominum tamen nec ipse vidit in carne 8 et idem prout assequi potuit: 9 ita et a nativitate Iohannis incepit dicere. 2 Il terzo libro del vangelo quello secondo Luca. 3 Luca, il ben noto medico, 4 dopo lascensione di Cristo, 5 quando Paolo laveva preso con s come appassionato di legge, 6 lo compose a proprio nome, secondo la credenza [generale]. 7 Tuttavia egli non aveva visto il Signore nella carne; 8 e perci, poich era abile ad accertare i fatti, 9 cominci effettivamente a raccontare la storia dalla nascita di Giovanni. Vangelo di Luca
Prima parte (139): libri dallautenticit indiscutibile: 4 vangeli (con Atti e Prima Giovanni) e 13 Lettere di Paolo 10 quarti evangeliorum Iohannis ex discipulis. 11 cohortantibus condiscipulis et episcopis suis dixit 12 Conieiunate mihi hodie triduum, 13 et quid cuique fuerit revelatum alteratrum nobis enarremus. 14 eadem nocte revelatum Andreae ex apostolis, ut recognoscentibus cunctis, Iohannes suo nomine cuncta describeret. 10 Il quarto dei vangeli quello di Giovanni, [uno] dei discepoli. 11 Ai suoi condiscepoli e ai vescovi, che lo spingevano a scrivere, egli disse: 12 Digiunate con me da oggi per tre giorni 13 e ci che sar rivelato a ciascuno diciamocelo lun laltro. 14 La stessa notte fu rivelato ad Andrea, [uno] degli apostoli, che Giovanni avrebbe dovuto scrivere tutte le cose a suo nome, Vangelo di Giovanni 138
mentre gli altri avrebbero dovuto controllarne lesattezza. 15 et ideo licet varia singulis evangeliorum libris principia doceantur 16 nihil tamen differt credentium fidei, 17 cum uno ac principali spiritu declarata sint in omnibus omnia 18 de nativitate, de passione, de resurrectione, de conversatione cum discipulis suis, 19 et de gemino eius adventu, primum in humilitate despectus, quod fuit, secundum potestate regali praeclarum, quod futurum est. 15 E cos, sebbene vari principi possano essere insegnati nei singoli libri dei vangeli, 16 nondimeno ci non fa differenza per la fede dei credenti, 17 dal momento che da un unico Spirito supremo tutte le cose sono state proclamate in tutti [I vangeli] 18 riguardo alla nativit, riguardo alla passione , riguardo alla resurrezione, riguardo alla vita con i suoi discepoli 19 e riguardo alla sua duplice venuta: la prima in umilt quando egli fu disprezzato, gi avvenuta, la seconda gloriosa nel potere regale, che appartiene ancora al futuro.
20 quid ergo mirum, si Iohannes tam constanter singula etiam in epistulis suis proferat dicens in semetipso 21 Quae vidimus oculis nostris, et auribus audivimus, et manus nostrae palpaverunt, haec scripsimus vobis? 22 Sic enim non solum visorem, sed et auditorem, sed et scriptorem omnium mirabilium Domini per ordinem profitetur. 20 Che meraviglia , allora, se Giovanni cos coerentemente nomina questi punti particolari anche nelle lettere, dicendo di se stesso: 21 Ci che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie e toccato con le nostre mani, lo abbiamo visto per voi? 22 Perch in questo modo egli si professa non solo testimone oculare e auricolare, ma anche scrittore di tutti i fatti meravigliosi del Signore, nel loro ordine.
23 Acta autem omnium apostolorumsub uno libro scripta sunt. 24 Lucas optimo Theophilo comprehendit, quae sub praesentia eius singula gerebantur, 25 sicut et remote passionem Petri evidenter declarat, 26 sed et profectionem Pauli ab urbe ad Spaniam proficiscentis. 23 Inoltre, gli atti di tutti gli apostoli furono scritti in un solo libro. 24 Luca, per leccellentissimo Teofilo, raccolse I singoli eventi che ebbero luogo in sua presenza, 25 come egli mostra chiaramente omettendo il martirio di Pietro 26 cos come la partenza di Paolo dalla citt [di Roma] verso la Spagna. Gli Atti degli Apostoli formano un tuttuno con il vangelo lucano 27 Epistolae autem Pauli, quae, a quo loco, vel qua ex causa directae sint, volentibus intelligere ipsae declarant. 28 primum omnium Corinthiis schisma haeresis interdicens, 29 deinceps Galatiscircumc isionem, 30 Romanis autem ordine scripturarum, sed et principium earum esse Christum intimans, prolixius scripsit; 27 Riguardo alle lettere di Paolo, esse da sole dichiarano a coloro che vogliono capire che cosa [siano], da che luogo o per quale ragione siano state scritte. 28 La prima di tutte quella ai Corinzi, che proibisce le loro divisioni ereticali; 29 la seconda, ai Galati, contro la circoncisione; 30 poi scrisse pi diffusamente ai Romani, spiegando lordine delle Scritture e anche che cristo il loro principio. I Lettera ai Corinzi Lettera ai Galati Lettera ai Romani 31 de quibus singulis necesse est a nobis disputari; 32 cum ipse beatus Apostolus Paulus sequens prodecessoris sui Iohannis ordinem, nonnisi nominatim septem ecclesiis scribat ordine tali: 33 ad Corinthios prima, ad Ephesios secunda, ad Philippenses tertia, ad Colossenses quarta, ad Galatas quinta, ad 31 Ma necessario per noi esaminare queste lettere una per una, 32 perch il santo apostolo Paolo in persona, seguendo lesempio del suo predecessore Giovanni, scrive nominativamente a solo sette chiese nel seguente ordine: 33 ai Corinzi la prima, agi Efesini la seconda, ai Filippesi la Lettera agli Efesini Lettera ai Filippesi Lettera ai Colossesi I ai Tessalonicesi
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Thessalonicensibus sexta, ad Romanos septima. terza, ai Colossesi la quarta, ai Galati la quinta, ai Tessalonicesi la sesta, ai Romani la settima. Il fatto che Paolo scriva, come Giovanni, a sette chiese segno che le sue lettere sono rivolte non a chiese locali ma alla chiesa universale (ci si basa sul simbolismo del numero 7 che indica la totalit). 34 verum Corinthiis, et Thessalonicensibus licet pro correptione iteretur, 35 una tamen per omnem orbem terrae ecclesia diffusa esse denoscitur. 36 et Iohannes enim in Apocalypsi licet septem ecclesiis scribat, tamen omnibus dicit. 34 vero che egli scrive ancora una volta ai Corinzi e ai Tessalonicesi per ammonimento, 35 eppure si riconosce facilmente che c una sola chiesa sparsa su tutta la terra. 36 Perch anche Giovanni nellApocalisse, bench scriva a sette chiese, nondimeno parla di tutte. II Corinzi II Tessalonicesi 37 verum ad Philemonem unam, et ad Titum unam, et ad Timotheum duas pro affectu et dilectione; 38 in honore tamen ecclesiae catholicae in ordinatione ecclesiasticae disciplinae sanctificatae sunt. 37 [Anche Paolo scrisse] per affetto e amore una lettera a Filemone, una a Tito e due a Timoteo, 38 tuttavia queste sono considerate sacre nella stima della chiesa universale per la regolamentazione della disciplina ecclesiastica. Lettera a Filemone Lettera a Tito I e II a Timoteo 39 fertur etiam ad Laodicenses, alia ad Alexandrinos, Pauli nomine fictae ad haeresem Marcionis, 40 et alia plura, quae in catholicam ecclesiam recipi non potest; fel enim cum melle misceri non congruit. 39 in circolazione anche [una lettera] ai Laodicesi [e] unaltra agli Alessandrini, [entrambe] falsificazioni scritte sotto il nome di Paolo per [promuovere] leresia di Marcione, 40 e diverse altre che non possono essere accettate dalla chiesa universale, perch non opportuno che il fiele sia mischiato con il miele. Seconda parte (3949): libri discutibili (4147) e libri da scartare (3940; 4849)
Lettera ai Laodicesi e Lettera agli Alessandrini: scritti eretici 41 Epistola san Iudae, et superscriptio Iohannis duas in catholica habentur; 42 et Sapientia ab amicis Salomonis in honorem ipsius scripta. 41 Inoltre la Lettera di Giuda e due che portano il nome di Giovanni sono usate nella [chiesa] universale 42 e [il libro della] Sapienza scritto dagli amici di Salomone in suo onore. Lettera di Giuda, I e II Giovanni, Apocalisse di Giovanni: si possono leggere 43 apocalypses etiam Iohannis, et Petri, tantum recipimus, quam quidam ex nostris legi in ecclesia nolunt. 44 Pastorem vero nuperrime temporibus nostris in Urbe Roma Hermas conscripsit, sedente cathedra Urbis Romae ecclesiae Pio Episcopo fratre eius; 45 et ideo legi eum quidem oportet, se publicare vero in ecclesia populo, 46 neque inter Prophetas, completum numero, 47 neque inter apostolos, in finem temporum potest. 43 Noi accettiamo soltanto le Apocalissi di Giovanni e di Pietro, bench alcuni di noi non desiderano che la seconda sia letta in chiesa. 44 Ma Erma scrisse Il Pastore molto recentemente ai giorni nostri, nella citt di Roma, mentre il vescovo Pio, suo fratello, occupava la cattedra [episcopale] della chiesa della citt di Roma. 45 E perci deve bens essere letto; ma non pu essere lette pubblicamente al popolo in chiesa, 46 n tra i profeti, il cui numero completo, 47 n tra gli apostoli, perch viene dopo [il loro] tempo. Il Pastore di Erma: non si pu leggere Apocalisse di Pietro: giudizio incerto 48 Arsinoi autem, seu Valentini, vel Mitiadis nihil in totum recipimus. 49 qui etiam novum Psalmorum librum Marcioni concripserunt una cum Basilide Assianum Catafrygum constitutorem 48 Ma noi non accettiamo nulla di Arsinoo o Valentino o Milziade, 49 i quali composero anche un nuovo libro di salmi per Marcione, insieme con Basilide, lasiatico fondatore dei catafrigi Scritti eretici 140
Ireneo di Lione (nato tra il 140 e il 160) si sofferma sul valore simbolico del numero 4 con riferimento ai vangeli (Adversus Haereses III,11,8). Pi che ritenere sia stato lui a definire il numero dei vangeli, pi probabile che egli non faccia altro che basarsi su una situazione preesistente. Il primo a parlare dellesistenza di Vangeli scritti Papia di Ierapoli (morto verso il 140). Dalla sua opera (Spiegazioni delle parole del Signore) andata perduta (ci sono per delle citazione nella Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea), si pu dedurre con una certa sicurezza che, pur in presenza di testi scritti, egli si fida maggiormente della tradizione orale. Le cose cambiano con Marcione (morto nel 160), con il quale nasce per la prima volta un canone del Nuovo Testamento, che poi spinger la Grande Chiesa a proporre un proprio canone. Il suo noto come piccolo canone e comprende i seguenti libri: Luca, Romani, III Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, III Tessalonicesi, Filemone. Pur non avendo stilato un vero e proprio elenco di libri del Nuovo Testamento, Origene, in base alla testimonianza di Eusebio (Storia ecclesiastica VI,2512), presenta una classificazione tripartita dei libri del Nuovo Testamento, secondo questo schema: Homologoumena (Riconosciuti) Amphiballmena (Controversi) Pseud (Falsi) 4 vangeli e Atti 13 lettere di Paolo I Pietro I Giovanni Apocalisse II Pietro II Giovanni Ebrei Giacomo Giuda Vangelo degli Egiziani Vangelo di Basilide Vangelo di Tommaso Vangelo di Mattia
Una delle testimonianze pi importanti per la storia del canone sicuramente Eusebio di Cesarea (Storia Ecclesiastica III, 25, 17), di cui citiamo il passo integrale: Arrivati a questo punto, ci sembra ragionevole ricapitolare (la lista) degli scritti del Nuovo Testamento di cui abbiamo parlato. E, senza alcun dubbio, si deve collocare prima di tutto la santa tetrade (= quaterna) degli evangeli, cui segue il libro degli Atti degli Apostoli. Dopo questo, si debbono citare le lettere di Paolo, a seguito delle quali si deve collocare la prima attribuita a Giovanni e similmente la prima lettera di Pietro. A seguito di queste opere si sistemer, se si vorr, lApocalisse di Giovanni, su cui esporremo a suo tempo ci che si pensa. E questo per i libri universalmente accettati (homologoumena). Tra gli scritti contestati (antilegomena), ma riconosciuti dalla maggior parte, c la lettera attribuita a Giacomo, quella di Giuda, la seconda lettera di Pietro e le lettere dette seconda e terza di Giovanni, che sono dellevangelista o di un altro che porta lo stesso nome. Tra gli spuri (nothoi) vengono anche collocati il libro degli Atti di Paolo, lopera intitolata Il Pastore, lApocalisse di Pietro e dopo questi la lettera attribuita a Barnaba, i cosiddetti Insegnamenti degli Apostoli (Didach), poi, come s gi detto, lApocalisse di Giovanni, se si vuole. Qualcuno, come ho gi detto, la rifiuta, ma altri la uniscono ai libri universalmente accettati. Tra questi stessi libri alcuni hanno ancora collocato il Vangelo secondo gli Ebrei, che piace soprattutto a quegli Ebrei che hanno creduto a Cristo. Pur stando cos le cose per i libri contestati, tuttavia abbiamo giudicato necessario farne ugualmente la lista, separando i libri veri, autentici e accettati secondo la tradizione ecclesiastica, dagli altri che, a differenza di quelli, non sono testamentari (= vincolanti), e inoltre contestati, sebbene conosciuti, dalla 141
maggior parte degli scrittori ecclesiastici; affinch possiamo distinguere questi stessi e quelli che, presso gli eretici, sono presentati sotto il nome degli apostoli, sia che si tratti dei vangeli di Pietro, di Tommaso e di Mattia o di altri ancora, o degli Atti di Andrea, di Giovanni o di altri apostoli. Assolutamente nessuno mai tra gli scrittori ecclesiastici ha ritenuto giusto di ritrovare i loro ricordi in una di queste opere. Daltra parte, il carattere del discorso si allontana dallo stile apostolico; il pensiero e la dottrina che essi contengono sono talmente lontani dalla vera ortodossia da poter chiaramente provare che questi libri sono delle costruzioni di eretici. Perci non si debbono neppure collocare tra gli apocrifi, ma si debbono rigettare come del tutto assurdi ed empi Sulla base delle sue indicazioni, possiamo tracciare il seguente schema: Homologoumena (Lettura liturgica e privata) Amphiballmena (Lettura privata ma non liturgica) Nothoi (Spuri) 4 vangeli Atti 13 lettere di Paolo (compresa la Lettera agli Ebrei) I Pietro I Giovanni Apocalisse (?) II Pietro IIIII Giovanni Giacomo Giuda
Il Pastore di Erma Apocalisse di Pietro Lettera di Barnaba Didach Apocalisse di Giovanni (?) Vangelo secondo gli Ebrei
Il primo elenco completo dei 27 libri del Nuovo Testamento si deve a Atanasio di Alessandria, il quale, nella lettera 39 del 367, stila un elenco dei libri canonici sia dellAntico sia del Nuovo Testamento. Egli distingue tra libri canonizzati (kanonizmena), libri che si possono leggere (anaghinoskmena) e libri apocrifi (apkrypha). Tra le fine del IV e linizio del V registriamo le prime decisioni conciliari sul canone biblico: si tratta dei concili di Ippona (393) e di Cartagine (397 e 419) cui prese parte Agostino. Gli atti del concilio di Ippona sono perduti, ma abbiamo il suo sommario che venne letto ed approvato a Cartagine (397): Oltre alle Scritture canoniche nulla devessere letto sotto il nome di divine Scritture. E le scritture canoniche sono: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Giosu, Giudici, Ruth, i quattro dei Re, i due dei Paralipomeni, Giobbe, Salterio di David, cinque libri di Salomone [Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico], i dodici Profeti [i minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia], Isaia, Geremia, Daniele, Ezechiele, Tobia, Giuditta, Ester, i due di Esdra [Neemia ed Esdra], i due dei Maccabei. Del Nuovo Testamento quattro libri di Evangeli, un libro di Atti degli Apostoli, tredici lettere di Paolo apostolo, una del medesimo agli Ebrei, due di Pietro, tre di Giovanni, una di Giacomo, una di Giuda, lApocalisse di Giovanni. Per quanto riguarda la chiesa cattolica, il canone biblico viene dogmaticamente stabilito l8 aprile 1546 dal decreto De canonicis Scripturis del Concilio di Trento, il quale non fa altro che riprendere lelenco dei libri canonici contenuto nel Decretum pro Iacobitis del Concilio di Firenze (4 febbraio 1441). Per quanto riguarda invece le chiese protestanti, c da registrare la posizione di Lutero, il quale propone di collocare le lettere agli Ebrei, di Giacomo, di Giuda e lApocalisse dopo gli altri libri ritenuti i veri libri del Nuovo Testamento. Tuttavia, a partire dal XVII secolo, anche le chiese protestanti accettano il canone tradizionale. 142
1.2 Una tabella riassuntiva sulle varie proposte di canone
Vangeli e Atti Lettere di Paolo Lettere e Apocalisse Controversi Narcione Lc Rm, 12Cor, Gal, Ef, Fil, Col, 12 Tess, Filem
Muratori Mt, Mc, Lc, Gv, At Cor, Gal, Rm, Ef, Fil, Col, Tess, Tt, 12Tim, Fm
Gd, 12Gv, Ap
Origene Mt, Mc, Lc, Gv, At Rm, 12Cor, Gal, Ef, Fil, Col, 1 2Tess, 12Tm, Tt, Fm
Per approfondire, cfr. Bruce M. Metzger, Il canone del Nuovo Testamento. Origine, sviluppo e significato, Paideia, Brescia 1997 e http://www.ntcanon.org/index.shtml.
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2 Il testo del Nuovo Testamento 2.1 Scrittura e supporti materiali
La Parola che si fa carne non soltanto una formula teologica, ma anche lenunciazione di un principio massmediologico molto importante: il messaggio non pu prescindere dal supporto materiale che lo veicola. La Parola di Dio si incarna nel senso che presuppone luso di supporti di diffusione concreti. C unevidente linea evolutiva che, partendo da quelli che potremmo definire dei piccoli block notes, passa attraverso i pratici e funzionali codici di papiro per giungere, a partire dal IV ai grandi codici onciali e ai sontuosi manoscritti medievali. Come sempre succede, anche il libro biblico subisce un processo di simbolizzazione: da semplice strumento diventa rappresentazione simbolica della Parola divina. In queste pagine passeremo in rassegna i supporti materiali grazie ai quali il testo del Nuovo Testamento giunto fino a noi, secondo questo schema: 1. supporti 2. forme 3. tipologie di scrittura Papiro Rotolo in papiro Maiuscola onciale Pergamena Codice in papiro Minuscola corsiva Palinsesto Codice in pergamena Abbreviazioni 2.1.1 Supporti 2.1.1.1 Il papiro 2.1.1.1.1 Introduzione Pianta diffusa essenzialmente nel delta del Nilo, il papiro ha fornito per lungo tempo, tra gli altri usi quali lalimentazione, labbigliamento, la confezione di corde e il calafataggio dei battelli, il supporto pressoch esclusivo e in ogni caso di gran lunga maggioritario per ogni sorta di scrittura in greco, latino, armeno, demotico, copto e arabo. I limiti cronologici di un simile uso sono difficili da determinare con precisione: un rotolo di papiro non scritto ad uso del morto stato aggiunto alla tomba del visir Hemaka a Saqqara fin dal III millennio a.C. e il papiro ancora utilizzato in una bolla pontificale del XI secolo. Termini estremi sicuramente nel Medioevo, il ricorso al papiro del tutto eccezionale, ma che illustrano bene il successo di un supporto che ha occupato una posizione di monopolio per quasi tutta lAntichit. 2.1.1.1.2 Preparazione Alto circa quattro metri, il papiro fornisce un materiale al tempo stesso solido e abbondante per la fabbricazione di libri e altri documenti antichi. Privato della sua scorza, il fusto viene tagliato in liste che si dispongono una fianco allaltra in modo che i bordi si accavallino. A questo primo strato verticale si aggiunge uno strato di fibre orizzontali, mentre il tutto viene solidificato e legato grazie ad una forte 144
pressione, visto che lamido e lacqua contenuti nella pianta costituiscono una specie di colla naturale. Lisciato con della pietra pomice e fatto seccare, il foglio di papiro cos ottenuto (kollma in greco) poteva raggiungere, secondo Plinio il Vecchio, una larghezza di circa trenta centimetri. Per vedere come si prepara un foglio di papiro, clicca qui oppure qui. 2.1.1.1.3 Un rotolo di papiro A. Foglio B. Protocollo C. Fogli verticali D. Fogli orizzontali di pergamena E. Giunture F. Bastoncini di forma rotonda 2.1.1.1.4 Forme La vera e propria unit, per, quella che segna la fine del lavoro di confezione del papiro, il rotolo (chart in greco, charta in latino), che riunisce diversi fogli una ventina in media, ma in certi casi quasi un centinaio incollati allestremit: nella maggioranza dei casi, la facciata interna, il recto, che riceve la scrittura, corrisponde allallineamento orizzontale delle fibre, mentre la facciata esterna (verso) formata dallo strato delle fibre verticali. La sola eccezione a questa regola il primo foglio del rotolo, il protokllon, che si presenta con le fibre orizzontali sulla facciata esterna e che non riceve la scrittura. La sua disposizione invertita lo rende pi adatto a proteggere il rotolo: esso svolge infatti la funzione di custodia. Veicolo quasi esclusivo della scrittura e perci oggetto commerciale di primo piano, il papiro diventato presto oggetto di un controllo almeno parziale del potere: dapprima collegata ai diversi templi, la sua produzione diventata sotto i Tolomei un vero e proprio monopolio reale. Si sottolineato come il termine greco papyros deriverebbe da un termine copto che significa regale. Limportanza economica del papiro appare anche nella scelta, come simbolo della regione del BassoEgitto, del pittogramma che rappresenta questa pianta. In epoca ellenistica e romana, il papiro viene prodotto secondo modalit industriali alfine di soddisfare le esigenze di tutto il mondo mediterraneo. 2.1.1.1.5 Strumenti di scrittura Pennello: fatto di un giunco fibroso schiacciato e rosicchiato allestremit. Calamo: canna tagliata allestremit in forma di punta e spesso tagliata (vedi immagine a fianco). Inchiostri (nero e rosso), straccio, raschietto, lisciatore
Figura 65 Ritratto di Terentius Neo e della moglie (met I secolo d.C.), da Pompei. Luomo tiene in mano un rotolo sigillato, la donna delle tabulae e lo stilo. (Napoli, Museo Archeologico) Figura 66 Calami Figura 67 Cassetta con tre calami 145
2.1.1.1.6 Levoluzione La sorte del papiro come supporto di scrittura direttamente legata alla forma rivestita dal libro nel corso di buona parte dellAntichit. Se si eccettuano gli scritti occasionali basati su altri supporti, lEgitto antico e lAntichit classica grecoromana conobbero solo il rotolo, in cui il testo disposto in colonne allineate perpendicolarmente lungo la lunghezza del rotolo. sotto questa forma che sono conservati, per esempio a Alessandria, le opere antiche, visto che un rotolo di papiro di taglia media poteva contenere uno o due libri di Omero, o unopera tragica. Con la progressiva sostituzione del papiro con il codice a partire dal II secolo d.C., i fogli di papiro dovevano essere piegati in quaderni, unoperazione che rende fragile il supporto. La pergamena si impone da allora progressivamente per diventare maggioritaria con il codice. Totalmente eclissato come supporto di scrittura dallinizio del Medioevo, il papiro cade allora un oblio profondo. Il veicolo originario di testi cos decisivi per la storia culturale dellOccidente come i dialoghi platonici o i trattati scientifici alessandrini cede il passo al contenuto che veicola. Questa regressione non per senza conseguenze sugli stessi testi, i quali, cambiando il supporto, sono stati sottoposti ad unimpietosa selezione, a una massiccia distruzione. Apparentemente e irrimediabilmente condannato, il papiro rinasce a poco pi di mille anni di distanza. Paradossalmente, questo ritorno non si verifica nel Rinascimento questa essenzialmente una rinascita delle idee, non dei materiali ma qualche secolo pi tardi, nel XIX e XX secolo. Larcheologia mette in luce decine di migliaia di papiri e determina cos una vera e propria rivoluzione nellambito degli studi classici. Tra queste scoperte, sono da menzionare un numero considerevole di documenti amministrativi, ma anche di testi antichi (spesso frammentari) sconosciuti fino ad allora (lesempio pi famoso la Costituzione degli Ateniesi, di Aristotele, conservato al British Museum). Queste vestigia sono soltanto un pallido riflesso della produzione scritta antica: tranne i papiri di Ercolano, scoperti nel XVIII secolo, i papiri si sono conservati solo in certe zone dellEgitto e del Vicino Oriente, ai margini del deserto. 2.1.1.1.7 Vantaggi - materia prima abbondante; - flessibile, leggero, facile da trasportare e da riporre, il papiro di un utilizzo semplice e rapido. 2.1.1.1.8 Svantaggi - la pianta nasce spontaneamente in Egitto, mentre gli altri paesi la devono importare; - la fabbricazione delicata e costosa; 146
- per risparmiare, lo si riutilizza, ma si cancella male; - si scrive, normalmente, su un solo lato del volumen, la faccia interna (ma fu utilizzato anche il verso); - il papiro deperisce con lumidit e risulta gradito agli insetti. Se vero che un grande numero di rotoli sono stati trovati in Egitto, anche vero che la maggior parte dei documenti greci e latini sono andati perduti; - le foglie di papiro resistono male alla piegatura in quaderni. Luso del codex determiner la sparizione del papiro e imporr gradualmente, a partire dal II secolo d.C., la pergamena. Per approfondire, cfr. Mario Capasso, Introduzione alla papirologia, Il Mulino, Bologna 2005 2.1.1.2 La pergamena 2.1.1.2.1 Introduzione Nel II secolo a.C., la biblioteca di Pergamo rivaleggiava con quella di Alessandria. Secondo Plinio, la pergamena (da pergamena, pelle di Pergamo) vi sarebbe stata inventata per sostituire il papiro, allorch Tolomeo Epifane ne proib limportazione verso questa citt dellAsia Minore (attuale Turchia). La pelle conciata era gi usata da tempo per diversi usi, tra cui la scrittura: si scriveva sul lato liscio del cuoio (la facciata esterna). La pergamena probabilmente il risultato del lento miglioramento di una tecnica che abbandona a poco a poco la conciatura. 2.1.1.2.2 Preparazione Si lascia temprare la pelle di montone, di capra o di vitello, in un bagno di calce, che consente poi di togliere facilmente, tramite raschiatura con un coltello, la lana o i peli. Solo il derma deve essere conservato: bisogna togliere lepidermide e, dal lato della carne, lo strato di grasso. Si tende fortemente la pelle su telaio. La tensione modifica la struttura del derma, rendendo il lato della carne liscio tanto quanto il lato della pelle (il fiore). La pelle viene accuratamente scorticata con uno strumento metallico; pu anche essere assottigliata dai due lati con un coltello e, una volta secca, pulita con la pietra pomice e con la polvere di gesso se si vuole sbiancare il lato carne, naturalmente pi giallastro, per conferire alle due facciate lo stesso aspetto. La pergamena cos ottenuta viene tagliata in fogli. Cuciti gli uni agli altri, si forma un rotolo; piegati e riuniti in quaderni cuciti insieme, si ha un codice. Le pelli migliori sono quelle di animali giovani; la pi pregiata, quella del vitello nato morto, ha dato origine al termine velina, che indica pi in generale le pergamene di qualit superiore. Per vedere come si prepara un foglio di pergamena clicca qui (testo in francese con animazione). 2.1.1.2.3 Forme Apparso a Roma allinizio della nostra era, il codex sostituisce il volumen. Questo passaggio, fondamentale per levoluzione del libro e delle abitudini di lettura e di scrittura, si verifica lentamente. Con il rotolo, tenuto a due mani, il lettore ha una visione panoramica su parecchie colonne del testo, la lettura si fa a voce alta e di continuo; con un codice, che si ha il piacere di sfogliare, di annotare, la lettura pu diventare selettiva e silenziosa. Scegliendo il codice, che consente di riunire pi testi, per copiare la Bibbia, i cristiani svolgono, a partire dal II secolo, un ruolo decisivo in questa rivoluzione. Tuttavia il codice trionfa soltanto allinizio del IV secolo nellOccidente romano e nel V secolo nel mondo greco. Gli ebrei lo adottano soltanto verso lVIII Figura 68 Telaio per tendere la pelle 147
secolo, conservando il rotolo per la copiatura dei testi religiosi. La forma del rotolo rimane in uso durante tutto il Medioevo, ma viene riservata ad usi particolari.
Figura 69 Codex Washingtonensis (W Freer) Egitto, fine IV inizio V sec Manoscritto rilegato in pergamena, 20.8 x 14.3 cm Freer Gallery of Art, Smithsonian Institution copyright http://newsdesk.si.edu/photos/sackler_bibles.htm
2.1.1.2.4 Strumenti di scrittura Calami: canne dallestremit quadrata o appuntita, spesso tagliata. Penne doca, temperino per smussarle (a partire dal XI secolo) Raschietto, regolo e stiletto o mina di piombo, per tracciare la rigatura Corno da inchiostro, calamaio La superficie perfettamente liscia della pergamena richiede uno strumento sottile. La penna (pi frequentemente di oca) sadatta perfettamente e consente ai copisti di sperimentare delle grafie successive, che fanno evolvere la scrittura. 2.1.1.2.5 Levoluzione Il termine latino codex deriva da caudex (ceppo, tronco di albero) e significa, per metonimia, tavoletta per scrivere: letimologia conserva cos la traccia di ci che il passaggio dal volumen al codex, che si verifica lentamente tra il I secolo e la fine del IV, determin allorch i Romani, che utilizzavano delle tavolette di legno ricoperte di cera per gli scritti della vita quotidiana, legarono insieme diverse tavolette (circa una decina) tramite un foglio o delle corregge di pergamena incollate sul bordo maggiore. 148
Il rotolo di papiro e poi di pergamena resistette a lungo a Roma come supporto nobile delle opere letterarie, ma si usavano le tavolette per risparmiare la pergamena, in diverse situazioni in cui ci si rivelava pi comodo: minute, note veloci, ecc Il codice si rivel da subito pi economico poich si poteva scrivere sulle due facciate del foglio di pergamena: ancora nel VI secolo, Gregorio Magno, papa dal 590 al 604, sosteneva di aver fatto stare in sei codici unopera che occupava trentacinque rotoli! La lentezza di questa evoluzione si spiega in parte con i cambiamenti che dovettero operare i copisti nelle loro abitudini circa la loro posizione e le loro tecniche di scrittura dal momento che non dovevano pi svolgere i loro rotoli. Per quanto lenta, levoluzione era irreversibile: nel V secolo, in tutta Europa, i testi religiosi e giuridici come pure le opere letterarie venivano copiate sul recto e sul verso su fogli di pergamena piegati e raccolti in quaderni. Il codice, infatti, non soltanto conteneva pi testi ma occupava anche molto meno spazio nelle biblioteche. Per il lettore, esso facilitava i ritorni allindietro e procurava questo piacere tutto particolare di girare le pagine. Inoltre il codice consent unorganizzazione razionale del testo: impaginazione, divisione in capitoli, indice degli argomenti, ecc. Divent facile chiosare, pratica scolastica per antonomasia, e prendere note, mentre con il rotolo, che richiede di essere tenuto con due mani, era impossibile per la stessa persona leggere e al tempo stesso svolgere la pergamena. Il Medioevo, per, non abbandon del tutto la forma del rotolo: si vide infatti svilupparsi il rotulus, sul quale il testo non era pi copiato parallelamente al lato maggiore della striscia di pergamena, ma perpendicolarmente: questa forma consentiva in particolare di tracciare delle liste, come attestato dai termini arruolamento (di soldati), controllori e anche ruolo, visto che le opere teatrali erano spesso copiate su questo tipo di rotolo. Pi tardi, grazie agli stampatori, artefici di unaltra rivoluzione capitale nella storia della scrittura, il codice si appresta a diventare libro. 2.1.1.2.6 Vantaggi - La materia prima si trova dappertutto; i vari paesi fabbricano la loro pergamena e non sono pi dipendenti dallEgitto; - si tratta di un materiale solido; - si pu scrivere sui due lati: un codice contiene il testo di parecchi rotoli; - si cancella facilmente; si pu raschiare, lavare o levigare un manoscritto per scriverci sopra un altro testo, chiamato allora palinsesto; - si conserva facilmente; i testi della civilt grecoromana giunti fino a noi sono quelli che sono stati ricopiati dai rotoli di papiro sui codici in pergamena. 2.1.1.2.7 Svantaggi - Il costo di fabbricazione elevato. La materia prima cara: da una pelle di vitello o di montone si ricava un massimo di sedici fogli di piccolo formato. Un libro di medie dimensioni richiede una quindicina di pelli. Il lavoro del fabbricante di pergamene lungo e quello del copista ancora di pi: ci vogliono parecchi mesi per copiare unopera, talvolta anche pi di un anno. 149
2.1.1.3 Palinsesto
Figura 70 CODEX EPHRAEMI RESCRIPTUS (C 04) Pergamena e palinsesto, 31.432.5. x 25.626.4 cm. Una colonna per pagina di 4046 linee. Inchiostro marrone.
Contiene parte dellAntico e del Nuovo Testamento. Il Nuovo contiene I Vangeli, gli Atti, le lettere cattoliche, le lettere di Paolo (compreso Ebrei) e lApocalisse. Nel XII secolo fu ricoperto dai sermoni e dai trattati di Efrem. Il numero totale dei fogli 209, 145 appartengono al Nuovo Testamento. Presenta la scriptio continua. Gli accenti e gli spiriti sono assenti. Due correttori, conosciuti come C 2 o C b e C 3 o C c , hanno compiuto delle correzioni nel manoscritto. Il pi antico visse probabilmente in Palestina nel VI secolo, mentre il pi recente sembra aver volto il suo lavoro a Costantinopoli. 2.1.2 Forme 2.1.2.1 Rotolo in papiro (Tratto da Edoardo Crisci, I pi antichi manoscritti greci della Bibbia. Fattori materiali, bibliologici, grafici, in: Forme e modelli della tradizione manoscritta della Bibbia, a cura di Paolo Cherubini (Littera Antiqua, 13), Citt del Vaticano 2005, pp. 131) Per illustrare gli sviluppi del testo del Nuovo Testamento dagli inizi alla piena manifestazione del nuovo modello librario cristiano (IV sec) bisogna tenere presente che: la prima circolazione del messaggio cristiano prevalentemente orale; le prime comunit erano composte in maggioranza di semianalfabeti, sprovvisti di cultura grafica; lesigenza della scrittura sorge per funzioni pratiche e per la necessit di fissare le tradizioni nel momento in cui scompariva la generazione di testimoni diretti e autorevoli. interessante la testimonianza della Seconda Lettera a Timoteo (4.13) dove si dice: Quando verrai, porta con te il mantello che ho lasciato a Troade, presso Carpo, e i libri (ta biblia), soprattutto le pergamene (taj membranaj). Ta biblia: si riferisce probabilmente ai libri in forma di codice su papiro, mentre sul taj membranaj si molto discusso. 150
Due sono le ipotesi principali: si tratta di appunti (notebooks), cio di foglietti di pergamena raccolti insieme, con testi di lavoro, analoghi ai quadernetti di tavolette cerate legati assieme e la cui esistenza attestata nel mondo antico (cfr. H. Roberts T.C. Skeat, The Birth of the Codex, Oxford University Press, Londra 1983). Quintiliano, in Institutiones oratoriae X,3132 afferma che scrivere su cera molto pratico e comodo, a meno che si abbiano problemi di vista, nel qual caso membranarum potius usum exiget (si richiede luso delle pergamene). Segue uninteressante annotazione: opportuno lasciare qualche pagina bianca per aggiunte e interventi successivi (Relinquaendae ... erunt vacuae tabellae, in quibus libera adiciendi sit excursio), il che fa pensare a uno strumento di lavoro. il termine si riferisce a veri e propri libri in forma di codice. Secondo T.C. Skeat (Especially the Parchments: A Note on 2 Timothy IV.13, JThS 30 [1979] 173177), mlista, nel passo, non distingue ma equipara bibla e membrnai, venendo a essere quasi una specificazione particolare del pi generale bibla (i libri intendo i libri in pergamena): resta da sapere perch lautore della lettera avrebbe introdotto questa precisazione. 2.1.2.2 Il codice in papiro (Tratto da Edoardo Crisci, I pi antichi manoscritti greci della Bibbia. Fattori materiali, bibliologici, grafici, in: Forme e modelli della tradizione manoscritta della Bibbia, a cura di Paolo Cherubini (Littera Antiqua, 13), Citt del Vaticano 2005, pp. 131) Un dato indiscusso, ma difficile da spiegare, il rapido e generale passaggio dal rotolo (volumen) al codice, fenomeno di cui sono protagonisti i cristiani. Secondo Metzger, se si considerano i manoscritti greci profani del II secolo, solo 14 su 871 sono codici, mentre tutti gli 11 papiri cristiani dello stesso periodo sono in forma di codice. Considerando i 172 manoscritti e frammenti biblici prima del 400 d.C., 158 provengono da codici, mentre 14 da rotoli. Ladozione del codice passa certamente attraverso una diversa dislocazione sociale del pubblico e dei destinatari rispetto al tradizionale contesto della circolazione libraria del mondo grecoromano. Secondo G. Cavallo, il pubblico cristiano di modeste possibilit economiche e di modesta formazione intellettuale; ad esso si conf il codice, libro a buon mercato, della letteratura popolare, rispetto al rotolo, cui era affidata la grande arte letteraria apprezzata dalle classi colte e dalle lites intellettuali. Non va sottovalutato laspetto di funzionalit ed economicit legata alla finalit di divulgazione del messaggio cristiano e di sostegno pratico alla missione. Rispetto al rotolo (volumen), il libro (codex) presenta dei vantaggi: - una maggiore capienza (il rotolo scritto solo su un lato); - la riduzione di costi del materiale; - la praticit duso per la lettura, lo studio, la consultazione e le annotazioni; - la versatilit di aggregazioni testuali (soprattutto tra III e IV secolo esso dar origine al libro miscellaneo, ignoto nellantichit). Con questo non sembra giustificato il rapido e generale passaggio dei cristiani al codice, per il quale bisogna pensare a motivi aggiuntivi di ordine ideologico e storicoculturale. La tesi di RobertsSkeat fa riferimento a una auctoritas che avrebbe avuto un ruolo decisivo nellimporre luso del codice. Ad es. la redazione su codice di pergamena del vangelo di Marco in ambiente romano e divulgato dalla chiesa di Alessandria; oppure luso in ambiente antiocheno di trascrivere su fogli singoli di papiro linsegnamento di Ges: messi insieme danno origine al codice. 151
Secondo Skeat, la scelta del codice accompagna la formazione del canone dei vangeli: il codice, diversamente dal rotolo, consentiva di raccogliere insieme i quattro vangeli (il pi antico codice che sicuramente conteneva i quattro vangeli era il Papiro Chester Beatty I, P 45 , del III secolo). Secondo Gamble, lauctoritas che ha imposto il codice fu unedizione delle epistole paoline tra fine I e inizio II secolo, che divenne lo standard della successiva letteratura cristiana in codici (ledizione pi antica nota delle lettere di Paolo quella del Papiro Chester Beatty II, P 46 , del 200 c.). Anche se la tesi dellauctoritas non trascurabile, il fenomeno si pu spiegare come il risultato di una pluralit di fattori convergenti di ordine tecnico, ideologico, culturale. La scelta del codice infatti implica la rottura con la tradizione del rotolo, cio quella della cultura ufficiale, di cui era depositaria una determinata classe, una vera e propria rivoluzione, con cui si ripudiavano le tradizioni culturali e cultuali. La scelta del codice legata anche alla volont cristiana di rimarcare la distanza dalla tradizione ebraica dellAT: forma distintiva cristiana di editare i testi (compreso lAT); il conservatorismo rabbinico mantiene la tradizione venusta del rotolo. Comunque le modalit delle prime forme di raccolta di testi (parzialit, frammentariet, discontinuit) portano verso il codice. Aggiungendosi le funzionalit pratiche e la diffusione nel giro delle comunit, questo determina il decollo del supporto pi adatto a tutto questo, facendo del libro il modello pressoch unico. Non mancarono comunque, nei primi tre secoli, rotoli, probabilmente anche per gli stessi vangeli. Cfr. Acta martyrum Scilitanorum 12: Quae sunt res in capsa vestra? Libri et epistulae Pauli viri iusti. La capsa era il contenitore dei rotoli. Alcuni dati percentuali risultano interessanti: tra I e III/IV secolo, dei libri con testi ATNuovo Testamento e letteratura religiosa, il 24% su rotolo, il 64,5% su codice di papiro e il 11,5% su codice di pergamena. Il rotolo scompare rapidamente e tra IV e V secolo si attesta su percentuali molto basse (AT: 6,8%; Nuovo Testamento: 3,6%; letteratura patristica varia, preghiere, inni, agiografia: 13,5%). 2.1.2.2.1 PAPIRO 52 (P. Ryl. 457, P 52 ) Tra i pi antichi codici cristiani ricordiamo P. Ryl. III 457 (John Rylands Library, Manchester) (P 52 ): primo quarto II secolo (Aland: 125), frammento di Gv. 18 (vedi riproduzione fotografica). Le dimensioni originarie dovevano essere mm. 213 x 180, con 18 righe per pagina su unica colonna di circa cm. 16 x 14. Vari papiri di Ossirinco; Papiro Egerton 2. Misure ipotizzate: tra 160/180 x 100/120. Skeat, valutando della medesima mano (e del medesimo codice) due frammenti di Mt. (uno a Barcellona e uno a Oxford) e quattro fogli di un codice di Parigi con Lc., ritiene che essi individuino il pi antico codice a noi giunto con i quattro vangeli (fine II secolo). Conservato presso la John Rylands Library di Manchester, il pi antico manoscritto del Nuovo Testamento (risale al 125 d.C.). Secondo Metzger questo frammento ha valore probatorio come un intero codice; corrisponde allorma trovata sulla sabbia da Robinson Crusoe. Visto che contiene frammenti del Vangelo di Giovanni, lecito affermare che tra questo papiro e la stesura del Vangelo sono trascorso meno di 50 anni! Questi pochi frammenti sono sufficienti a provare che il Vangelo di Figura 71 Codice di papiro con le lettere di Paolo (Egitto II secolo) 152
Giovanni, scritto probabilmente in Asia, era gi conosciuto nella valle del Nilo, verso il 120130, e non quindi di composizione tardiva. Le dimensioni originarie dovevano essere mm. 213 x 180, con 18 righe per pagina su unica colonna di circa cm. 16 x 14. Contenuto: recto: Gv 18:3133; verso: Gv 18:3738
Recto: Gv 18:3133 3 1 EI HEN OYN AYTOI E O HI AATOE AABETE AYTON YMEI E KAI KATA TON NOMON YMON KPI NATE AYTON EI HON AYTO OI I OYAAI OI HMI N OYK EEETI N AHOKTEI NAI OYAENA 3 2 I NA O AOIOE TOY I HEOY HAHPOOH ON EI HEN EHMAI NON HOI O OANATO HMEAAEN AHOONHEKEI N 3 3 EI EHAOEN OYN HAAI N EI E TO HPAI TOPI ON O HI AATOE KAI EuONHEEN TON I HEOYN KAI EI HENAYTO EY EI O BAEI AEYE TON I OYAAION
31 Pilato quindi disse loro: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge. I Giudei gli dissero: A noi non lecito far morire nessuno. 32 E ci affinch si adempisse la parola che Ges aveva detta, indicando di qual morte doveva morire. 33 Pilato dunque rientr nel pretorio; chiam Ges e gli disse: Sei tu il re dei Giudei?
153
Verso: Gv 18:3738 3 7 EI HEN OYN AYTO O HI AATOE OYKOYN BAEI AEYE EI EY AHEKPI OH O I HEOYE EY AEIEI E OTI BAEI AEYE EI MI EIO EI E TOYTO IEIENNHMAI KAI EI E TOYTO EAHAYOA EI E TON KOEMON I NA MAPTYPHEO TH AAHOEI A HAE O ON EK THE AAHOEI AE AKOYEI MOY THE uONHE 3 8 AEIEI AYTO O HI AATOE TI EETI N AAHOEI A KAI TOYTO EI HON HAAI N EHAOEN HPOE TOYE I OYAAI OYE KAI AEIEI AYTOI E EIO OYAEMI AN EYPI EKO EN AYTO AI TI AN
37 Allora Pilato gli disse: Ma dunque, sei tu re? Ges rispose: Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verit. Chiunque dalla verit ascolta la mia voce. 38 Pilato gli disse: Che cos verit? E detto questo, usc di nuovo verso i Giudei e disse loro: Io non trovo colpa in lui. John Rylands University Library of Manchester
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Alcuni codici in migliore stato di conservazione consentono di farsi unidea pi precisa di come doveva essere il libro cristiano nei primi secoli: 2.1.2.2.2 PAPIRO 66 (P. Bodmer II, P 66 ) P. Bodmer II (P 66 ): Gv. 121: primi del III secolo; 75 fogli + 39 frammenti. Originariamente: 78 fogli per 156 pagine; dimensioni: mm. 162 x 142; scrittura a piena pagina (13 x 10); niente suddivisione (capitoli o paragrafi) n iniziali ingrandite; maiuscola posata, rotonda, non di scriba professionista, ma di uno che ha messo a disposizione le sue capacit. Una certa cura formale: ad es. fori agli angoli dei fascicoli per tracciare le linee verticali che delimitano la zona di scrittura. Il libro cristiano comincia ad avere una sua dimensione strutturale e formale pienamente funzionale: maneggevolezza, nitidezza e leggibilit. Conservato in parte in Svizzera presso la Biblioteca Bodmeriana di Cologny (papiro P. Bodmer II), in parte a Colonia (Inst. f. Altertumskunde, Inv. Nr. 4274/4298) e in parte alla Chester Beatty Library di Dublino, il papiro 66 risale circa al 200 (qualcuno lo colloca tra il 100 e il 150). un codice papiraceo in maiuscolo pubblicato tra il 1956 e il 1958. Misura 15,2 x 14 cm e consta di sei fascicoli, di cui restano 104 pagine. Nel 1958 vennero ritrovate altre 46 pagine che appartenevano originariamente al papiro. Contenuto: quasi per intero il Vangelo di Giovanni dal cap. 1 al cap. 14 e frammenti dei capitoli successivi.
Figura 72 P66 (Giovanni 1,114)
155
Figura 73 P66 (Giovanni 7,3238) 156
Figura 74 P66 (Giovanni 7,52ss.)
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Figura 75 P66 (Giovanni 11,3137) 2.1.2.2.3 PAPIRO 46 (P. Chester Beatty II, P 46 ) P. Chester Beatty II (P 46 ): 10 epistole paoline. Chester Beatty (56 fogli) + Michigan University (30 fogli): 86 fogli, ma originariamente dovevano essere 104. Dimensioni: 270/280 x 160/170, quindi oblungo. Codice a fascicolo unico. Scrittura in piena pagina (200 x 120), da 25 a 31 righe (aumenta verso la fine, probabilmente per restare nel fascicolo). Impaginazione ariosa nei margini ampi e negli spazi interlineari; accurato incolonnamento e allineamento sul rigo. Sobriet: non ci sono particolari accorgimenti grafici o decorativi; i titoli hanno gli stessi caratteri del testo. un significativo esempio di assetto del libro cristiano fra II e III secolo, prima che let costantiniana e la nuova politica religiosa imponessero di ripensare la forma codice in base a nuovi parametri grafici, testuali, funzionali, producendo i grandi manoscritti biblici in pergamena in maiuscola biblica (il Sinaitico e il Vaticano: seconda met del IV secolo). Conservato in parte presso la Biblioteca Ann Arbor dellUniversit del Michigan (P. Mich. inv. 6238) e in parte alla Chester Beatty Library (P. Chester Beatty II), il papiro P46 il pi antico manoscritto delle lettere paoline, databile attorno al 200 e si compone di 86 fogli. Contenuto: stralci delle lettere di Paolo: Romani; I e II Corinzi; Galati; Efesini; Filippesi; Colossesi; I Tessalonicesi. Contiene anche la lettera agli Ebrei, la cui canonicit si afferm pi lentamente rispetto alle altre lettere del corpus paolino.
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Figura 76 Per leggere il papiro clicca qui
2.1.2.2.4 PAPIRO 45 (P. Chester Beatty I, P 45 ) P. Chester Beatty I (P 45 ): 4 vangeli + Atti degli apostolo. Dimensioni: 250 x 200, quindi verso il quadrato. 222 pagine, 112 fogli; scrittura in piena pagina. il pi antico codice in cui compaiono i vangeli (nellordine occidentale: Mt. Gv. Lc. Mc.) e gli atti. Datazione: F. Kenyon: prima met del III secolo; G. Cavallo: fine III secolo. Conservato in parte presso la Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna (Pap. Vindob. G. 31974) e in parte alla Chester Beatty Library (P. Chester Beatty I), il papiro P45 risale al 200250 d.C. Contenuto: stralci Matteo, Marco, Luca, Giovanni e Atti degli Apostoli.
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2.1.2.2.5 Considerazioni Da queste testimonianze, si possono ricavare alcune considerazioni: - la tipologia varia ma presenta tratti comuni: - la consistenza esigua del libro su papiro sia per numero di fogli sia per dimensioni: - in genere, un codice contiene un solo testo (Vangelo di Giovanni); - limpaginazione costantemente in piena pagina e formati tendenti alloblungo; - lorganizzazione del testo semplice: solo i titoli, senza distinzione di caratteri rispetto al testo; niente decori o lettere ingrandite, o separazione di capitoli; - in genere, non si tratta di scribi di professione, ma di individui dotati di buone conoscenze grafiche. In sostanza, la produzione finalizzata a un uso pratico, quotidiano, eppure con una cura nellimpaginazione e nella trascrizione che mostra ricerca di dignit formale.
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2.1.2.3 Il codice in pergamena (Tratto da Edoardo Crisci, I pi antichi manoscritti greci della Bibbia. Fattori materiali, bibliologici, grafici, in: Forme e modelli della tradizione manoscritta della Bibbia, a cura di Paolo Cherubini (Littera Antiqua, 13), Citt del Vaticano 2005, pp. 131) Analoghi rilievi valgono, almeno fino al III IV secolo, per il codice biblico su pergamena, materiale scarsamente usato fino a tutto il II secolo (ma va tenuto presente che i nostri reperti vengono in gran parte dallEgitto, dove imperava il papiro). Il pi antico codice cristiano su pergamena a noi giunto il Berol. P. 11765 (0189), del secolo IIIII, un unico foglio con At. 5,321. Dimensioni originarie: 180 x 115. Una sola colonna. Dimensioni e grafica: uso pratico. Da citare anche il P. Oxy. 847 (0162): fine III inizio IV. 1 foglio con Gv. 2,1122. Dimens. 162 x 146; scrittura su piena pagina, mm. 110 x 110. Con il IV secolo aumenta notevolmente la documentazione di manoscritti su pergamena. in questepoca che si precisano i tratti peculiari del codice cristiano su pergamena e si definisce una gerarchia di modelli (grafici e codicologici) che pone al vertice i manoscritti di AT e Nuovo Testamento. Il tutto a seguito delleditto di Milano del 313: laura di visibilit sociale ingloba anche il libro cristiano, che diventa non solo strumento pratico ma anche oggetto simbolico, che evoca lautorit divina. Gli esempi sono noti: Sinaitico, Vaticano, Alessandrino, codici di dimensioni ragguardevoli, concepiti per contenere lintero corpus delle Scritture, realizzati in pergamena, vergati nella maiuscola biblica che diviene la scrittura per cos dire ufficiale della chiesa. Si introducono anche dispositivi grafici ed editoriali per organizzare il testo. 2.1.2.3.1 CODEX SINAITICUS ( 01) Contiene Antico e Nuovo Testamento (contiene anche la Lettera di Barnaba e il Pastore di Erma). Il numero totale di fogli 346.5, di cui 199 per lAntico Testamento (compresi I libri apocrifi) e 147.5 per il Nuovo Testamento (comprese la Lettera di Barnaba e il Pastore di Erma). Presenta la scriptio continua. Accenti e spiriti sono assenti. Le citazioni dellAntico Testamento non sono riportate. Il codice il risultato del lavoro di due scribi, spesso chiamati A, B e D. A ha scritto lintero Nuovo Testamento con leccezione di sei interi fogli e una piccola parte di un altro foglio che stato probabilmente copiato da. Sembra che nove correttori, tra il IV e il XII secolo, abbiano corretto il manoscritto. Per altre informazioni http://www.itsee.bham.ac.uk/projects/sinaiticus/index.htm Repertorio fotografico: http://www.csntm.org/Manuscripts/GA%2001 161
Figura 77 Pergamena, 38.1 x 33.735.6 cm. Quattro colonne di 48 linee ognuna. Inchiostro marrone chiaro. 2.1.2.3.2 CODEX VATICANUS (B 03) Contiene Antico e Nuovo Testamento (questultimo termina con Ebrei 9,14). I fogli sono 759, di cui 142 per il Nuovo Testamento. Presenta la scriptio continua. Gli accenti e gli spiriti sono stati aggiunti da una mano posteriore. Vengono riportate le citazioni dallAntico Testamento. Il codice il risultato del lavoro di due scribi, spesso chiamati A e B. Il Nuovo Testamento fu copiato pi tardi. Due correttori, uno quasi coevo agli scribi e laltro pi tardo di 1011 secoli, hanno introdotto le correzioni nel manoscritto. Per altre immagini www.bibleresearcher.com/codexb.html Vedi anche wwwuser.unibremen.de/~wie/Vaticanus/index.html
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Figura 78 Pergamena, 2728 x 2728 cm. Tre colonne di 4044 linee ognuna. Inchiostro marrone. 2.1.2.3.3 CODEX ALEXANDRINUS (A 02) Contiene Antico e Nuovo Testamento (contiene anche la I e II Clemente). Il numero totale dei fogli 773, di cui 143 appartengono al Nuovo Testamento. Presenta la scriptio continua. Gli accenti sono assenti e gli spiriti rari. Vengono indicate le citazioni dallAntico Testamento. Si ritiene che il codice sia il frutto del lavoro di cinque copisti (IV). LAntico Testamento stato copiato da due mani (I e II), il Nuovo da tre (III, IV e V). Per altre immagini http://www.bibleresearcher.com/codexa.html Repertorio fotografico: http://www.csntm.org/Manuscripts/GA%2002 163
Figura 79 Pergamena, 32.1 cm. x 26.4 cm. Due colonne di 4652 linee ciascuna. Inchiostro marrone. I libri vengono ora prodotti in scriptoria annessi alle chiese episcopali, ai centri di insegnamento, alle grandi biblioteche (Cesarea di Palestina, fondata da Origene), istituzioni organizzate e dotate di mezzi economici. Libri per uso liturgico, per comunit religiose, per privati facoltosi, per i quali il grande codice della Bibbia cominciava a diventare uno status symbol. La trascrizione di codici biblici entra a far parte della normale attivit dei monaci. In definitiva, anche il settore della produzione libraria diventa espressione della nuova dimensione istituzionale della chiesa, politicamente rilevante e contrappuntata da atti ufficiali.
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2.1.3 Tipologie di scrittura 2.1.3.1 Scrittura maiuscola onciale Nella Prefazione alla sua traduzione del libro di Giobbe, Girolamo afferma: Habeant qui volunt veteres libros, vel in membranis purpureis auro argentoque descriptos, vel uncialibus ut vulgo aiunt litteris onera magis exarata quam codices (Ci sono coloro che vogliono libri antichi, fatti di pergamena rossa e con lettere in oro e in argento, cio in onciale, come viene chiamato correntemente, che sono pi dei fardelli scritti che dei libri). Il termine deriva dal latino uncialis (di un dodicesimo). Sono state fatte varie ipotesi sul suo significato. Potrebbe essere riferito a dei caratteri grandi un dodicesimo di piede, meno di un pollice; oppure pu riferirsi alla dimensione occupata dalla riga sul manoscritto (1/12); oppure ancora potrebbe indicare il costo o il peso del materiale necessario a miniare una lettera in oro o in oro ed argento. Questo un esempio di scrittura onciale: si notino le lettere maiuscole e la scriptio continua. Sulla destra una riproduzione del Codex Sinaitucus.
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In questa tabella vengono riportate le lettere onciali maiuscole cos come compaiono nella Stele di Rosetta e nei principali manoscritti onciali del Nuovo Testamento.
2.1.3.1.1 Onciali greci della Bibbia
Nome, abbreviazione e numero del codice Data approssimativa Citt, biblioteca e numero di inventario Sinaiticus
01 4 secolo Londra British Museum Add. 43725 Alexandrinus A 02 5 secolo Londra British Museum Royal 1 D. VIII Vaticanus B 03 4 secolo Roma Biblioteca Vaticana Gr. 1209 Ephraemi C 04 5 secolo Parigi Bibliothque Nationale Gr. 9 166
Bezae Cantabrigiensis D 05 5 secolo Cambridge University Library Nn. II 41 Claromontanus D p
06 6 secolo Parigi Bibliothque Nationale Gr. 107 Basiliensis E 07 8 secolo Basilea Universit Bibliothque AN III 12 Laudianus E a
08 67 secolo Oxford Bodleian Library Gr. 35 Sangermanensis E p
910 secolo San Pietroburgo Boreelianus F 09 9 secolo Utrecht University Library Manoscritto 1 Augiensis F p
010 9 secolo Cambridge Trinity College Wolfii A G 011 10 secolo Londra British Museum Harley 5684 Boernerianus G p
012 9 secolo Dresda Wolfii B H 013 910 secolo Amburgo Codex 91 Mutinensis H a
014 9 secolo Modena Biblioteca Ducale G. 196 Coislinianus H p
015 6 secolo Mt. Athos (Grecia) monastero di Laura 167
Washington I 016 5 secolo Washington, DC Smithsonian Institution Freer Museum 06. 275 Cyprius K 017 910 secolo Parigi Bibliothque Nationale Gr. 63 Mosquensis K ap
018 910 secolo Mosca Museo di storia V.93, S.97 Regius L 019 8 secolo Parigi Bibliothque Nationale Gr. 62 Angelicus L ap
020 9 secolo Roma Biblioteca Angelica 39 Campianus M 021 9 secolo Parigi Bibliothque Nationale Gr. 48 Purpureus Petropolitanus N 022 6 secolo San Pietroburgo Biblioteca Imperiale (e altri musei) Sinopensis O 023 6 secolo Parigi Bibliothque Nationale
P 024 6 secolo Wolfenbttel (D) HerzogAugustBibliothek Weissenburg 64 Porphyrianus P apr
025 9 secolo San Pietroburgo Biblioteca Pubblica Gr. 225
Q 026 5 secolo Wolfenbttel (D) HerzogAugustBibliothek Weissenburg 64 Nitriensis R 027 6 secolo Londra British Museum Add. 17211 168
S 028 949 Roma Biblioteca Vaticana Gr. 354 Borgianus T 029 5 secolo Roma Collegio di Propaganda Fide Borg. Copt. 109
U 030 9 secolo Venezia Biblioteca di San Marco 1397 Mosquensis V 031 9 secolo Mosca Museo di storia V.9, S. 399 Freer W 032 45 secolo Washington, DC Smithsonian Institution Freer Museum 06.274 Monacensis X 033 10 secolo Monaco (D) Biblioteca dellUniversit fol. 30
Y 034 9 secolo Cambridge University Library Add. 6594 Dublinensis Z 035 6 secolo Dublino Trinity College K. 3.4
I 036 10 secolo Oxford Bodleian Library Auct. T. infr. 2.2 Sangallensis A 037 9 secolo St. Gallo Stiftsbibliothek 48 Koridethi O 038 9 secolo Tbilisi, Georgia Inst. Rukop. Gr. 28 Tischendorfianus III A 039 9 secolo Oxford Bodleian Library Auct. T. infr. 1.1 169
Zacynthius
040 6 secolo London British and Foreign Bible Society24 Petropolitanus H 041 9 secolo San Pietroburgo Biblioteca Pubblica Statale Gr. 34 Rossanensis E 042 6 secolo Rossano Curia arcivescovile Beratinus u 043 6 secolo Tirana Staatsarchiv Nr. 1 Athous Laurae + 044 78 secolo Mt. Athos Monastero di Laura B52 Athous Dionysiou O 045 9 secolo Monte Athos Monastero Dionysius 55 Vaticanus 2066 046 10 secolo Roma Biblioteca Vaticana Gr. 2066 047 8 secolo Princeton, New Jersey Princeton Univ. Library Medieval and Ren. Manoscritti Garret 1 048 5 secolo Roma Biblioteca Vaticana Gr. 2061 049 9 secolo Monte Athos Monastero di Laura A88 050 9 secolo Atene Biblioteca Nazionale 1371 051 10 secolo Monte Athos Monastero di Pantokratoros A88 170
052 10 secolo Monte Athos Monastero di Pantokratoros A88 053 9 secolo Monaco Bayerische Staatsbibliothek Gr. 208 054 8 secolo Roma Biblioteca Vaticana Barb. Gr. 521 057 45 secolo Berlino Staatliche Museum P. 9808 058 4 secolo Vienna sterreiches National Bibliothek Pap. G. 39782 059 45 secolo Vienna sterreiches National Bibliothek Pap. G. 39779 + 36112 060 6 secolo Berlino Staatliche Museum P. 5877
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2.1.3.1.2 Codex purpureus Rossanensis Conservato nel Museo Diocesano di Rossano (Reggio Calabria), il Codex purpureus Rossanensis risale al VI secolo Si tratta di un codice in pergamena color porpora (purpureus), composto di 188 fogli contenenti il testo greco dei vangeli di Matteo e Marco (Luca e Giovanni sono andati perduti). Le lettere sono onciali maiuscole e sono accompagnate da 14 tavole miniate con scene evangeliche.
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2.1.3.2 Scrittura minuscola corsiva A partire dal IX secolo a causa della crescente necessit di codici del Nuovo Testamento, il sistema di scrittura maiuscola risulta inadeguato, non solo per il costo, ma anche per il tempo necessario a scrivere il testo lettera per lettera; gradualmente si abbandona la maiuscola onciale e si passa alla minuscola corsiva, in cui le lettere erano pi piccole e collegate tra loro da legature che consentivano di non alzare la penna tra una lettera e laltra. Il periodo dei codici minuscoli va dal IX/X secolo sino allinvenzione della stampa, ed quello che registra il maggior numero di manoscritti, sia per la diffusione del testo sacro sia perch le circostanze stoiche hanno determinato in misura minore la loro perdita o distruzione.
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2.1.3.3 Le abbreviazioni Come del resto succede anche nelle opere dellantichit classica, i manoscritti del Nuovo Testamento presentano spesso delle abbreviazioni che servivano a rendere pi economica la scrittura. Vediamo le pi comuni. Abbreviazioni Esteso Significato uomo Davide Dio Israele Gerusalemme Ges Signore madre cielo padre spirito croce salvatore figlio Cristo
In questo frammento di manoscritto si vede labbreviazione KY (Kyrios, Signore)
Altre abbreviazioni: ovo,ovou,ove,ovov, ct_. anqrwpoj, anqrwpou, anqrwpw,a nqrwpon, etc. u,uu,ue,uv qeoj, qeou, qew, qeon iq/ioq Israhl i/iq,iu/iqu,iv/iqv Ihsouj, Ihsou, Ihsoun k,ku,ke,kv,kc kurioj, kuriou, kuriw, kurion, kur ie tvo,tv/tvo,tvi pneuma, pneumatoj, pneumati t/tq,t,ti,to pathr, patroj, patri, patera u/ui,uu/uiu,ue/uie,uv /uiv uioj, uiou, uiw, uion _/_,_u/_u,_e/_e,_ v/_v cristoj, cristou, cristw, criston kai stauro, usato nelle parole croce (stauroj) e crocifisso (staurow)
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2.2 I testimoni del testo Partiamo da una constatazione, che vale anche come premessa fondamentale: come succede anche per altri testi dellantichit, non possediamo nessun manoscritto originale di nessun libro del Nuovo Testamento. Il frammento di papiro pi antico (il P 52 , che contiene Gv 18:3133 nel recto e Gv 18:3738 nel verso) risale alla met del II secolo. Ci significa che il testo del Nuovo Testamento (la cui edizione critica standard la NestleAland) presenta tutta una serie di varianti testuali. Non si tratta di un dettaglio perch le varianti testuali hanno delle notevoli ricadute interpretative. Il testo del Nuovo Testamento giunto a noi tramite tre canali: a. i manoscritti sono ben 5745, si possono suddividere in quattro categorie (vedi qui la tabella del NestleAland): 118 papiri (dal II al IVV secolo) 317 codici onciali (dal IVV al X secolo) 2877 codici minuscoli (dal XXI al XVXVI secolo) 2433 lezionari Per la lista completa di papiri, onciali e minuscoli, divisi per secoli, vedi qui. 2.2.1 Papiri greci del Nuovo Testamento Il XX secolo stato il secolo doro per la scoperta di papiri, soprattutto in Egitto. La maggior parte dei papiri del Nuovo Testamento conservata in collezioni private da cui prendono il nome. I papiri sono citati con la lettera P e il numero in apice (per es. P 52 ). I papiri coprono un arco di tempo che va dal II al VII secolo Come per gli onciali, anche i papiri presentano la scriptio continua, mentre i caratteri sono minuscoli. I papiri pi importanti sono i seguenti: PAPIRO 45 (P. Chester Beatty I, P 45 ). Conservato in parte presso la Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna (Pap. Vindob. G. 31974) e in parte alla Chester Beatty Library (P. Chester Beatty I), il papiro P45 risale al 200250 d.C. Contenuto: stralci Matteo, Marco, Luca, Giovanni e Atti degli Apostoli; PAPIRO 46 (P. Chester Beatty II, P 46 ). Conservato in parte presso la Biblioteca Ann Arbor dellUniversit del Michigan (P.Mich. inv. 6238) e in parte alla Chester Beatty Library (P. Chester Beatty II), il papiro P46 il pi antico manoscritto delle lettere paoline, databile attorno al 200 e si compone di 86 fogli. Contenuto: stralci delle lettere di Paolo: Romani; I e II Corinzi; Galati; Efesini; Filippesi; Colossesi; I Tessalonicesi. Contiene anche la lettera agli Ebrei, la cui canonicit si afferm pi lentamente rispetto alle altre lettere del corpus paolino. PAPIRO 52 (P. Ryl. 457, P 52 ). Conservato presso la John Rylands Library di Manchester, il pi antico manoscritto del Nuovo Testamento (risale al 125 d.C.). Secondo Metzger questo frammento ha valore probatorio come un intero codice; corrisponde allorma trovata sulla sabbia da Robinson Crusoe. Visto che contiene frammenti del Vangelo di Giovanni, lecito affermare che tra questo papiro e la stesura del Vangelo sono trascorso meno di 50 anni! Questi pochi frammenti sono sufficienti a provare che il Vangelo di Giovanni, scritto probabilmente in Asia, era gi conosciuto nella valle del Nilo, verso il 120130, e non quindi di composizione tardiva. Le dimensioni originarie dovevano essere mm. 213 x 180, con 18 righe per pagina su unica colonna di circa cm. 16 x 14. Contenuto: recto: Gv 18:3133; verso: Gv 18:3738 PAPIRO 66 (P. Bodmer II, P 66 ). Conservato in parte in Svizzera presso la Biblioteca Bodmeriana di Cologny (papiro P.Bodmer II), in parte a Colonia (Inst. f. Altertumskunde, Inv. Nr. 4274/4298) e in parte alla Chester Beatty Library di Dublino, il papiro 66 risale circa al 200 (qualcuno lo colloca tra il 100 e il 150). un codice papiraceo in maiuscolo pubblicato tra il 1956 e il 1958. Misura 15,2 x 14 cm e consta di sei fascicoli, di cui restano 104 pagine. Nel 1958 vennero ritrovate altre 46 pagine che 175
appartenevano originariamente al papiro. Contenuto: quasi per intero il Vangelo di Giovanni dal cap. 1 al cap. 14 e frammenti dei capitoli successivi. PAPIRO 72 (P. Bodmer VIII, P 72 ). Le lettere di Pietro. Il papiro P72 (IIIIV secolo) conteneva, in questo ordine, lapocrifo detto della Nativit di Maria, una serie di lettere apocrife di Paolo di Tarso ai Corinzi, la XI Ode di re Salomone, la lettera di Giuda, una omelia sulla Pasqua, un frammento di un inno cristiano, lApologia di Filea, i Salmi 33 e 34 e, infine, le lettere di Pietro. La parte contenente le due epistole di Pietro stata donata nel 1969 da Martin Bodmer a Paolo VI e viene attualmente conservata in Vaticano. Contenuto: la lettera di Giuda, un testo la cui canonicit si affermata pi lentamente rispetto agli altri libri del Nuovo Testamento. La qualit della scrittura e lalto numero di errori di ortografia che si riscontrano in questo manoscritto ci indicano che certamente opera di un copista non particolarmente competente. PAPIRO 75 (P. Bodmer XIVXV, P 75 ). I Vangeli di Luca e Giovanni. Il papiro P75 (noto anche come P. Bodmer XIVXV) risale alla prima met del III secolo e contiene gran parte dei Vangeli di Luca e Giovanni. Il testo molto simile a quello del Codex Vaticanus (325 d.C. circa), anzi esso il documento che concorda maggiormente con quel codice e viceversa. Il papiro P75 uno dei documenti pi importanti del Nuovo Testamento, sia per la sua antichit, sia per la somiglianza con il Codex Vaticanus sia per il fatto che appare opera di un copista competente e professionale. Tra i vari papiri considerato certamente il migliore ed il pi attendibile. considerato dalla moderna critica testuale come uno dei documenti principali su cui costruire il testo del Nuovo Testamento. Di seguito riportiamo una tabella con le principali collezioni di papiri. Per vedere la lista completa dei papiri clicca qui. Per vedere immagini di altri papiri clicca qui. Collezione Abbreviazione Descrizione Bodmer Papyri
P.Bod.
Attualmente conservata nella Bibliotheca Bodmeriana di Cologny (vicino a Ginevra) e costituita da circa 50 manoscritti, questa collezione fu acquistata dallo svizzero M. Martin Bodmer nel 1955 56. I testi scritti in greco e in copto furono scoperti in Egitto, probabilmente a Pabau. Si tratta sia di codici sia di rotoli; la maggior parte sono in papiro, ma tre sono in pergamena. Quanto al contenuto, essi comprendono testi classici (Iliade, Odissea e Tucidide), biblici (AT e Nuovo Testamento) e scritti delle prime chiese. Chester Beatty Papyri P.Chester Beatty
Conservata presso la Chester Beatty Library and Gallery of Oriental Art di Dublino, questa collezione di 12 codici fu acquistata tra il 193031 e il 1935 dallamericano Alfred Chester Beatty. I manoscritti risalgono ad un periodo compreso tra il II e il IV secolo Parti di questi codici furono poi acquistati da diverse biblioteche e universit in Europa e negli Stati Uniti. Egerton Papyrus 2
P.Eg. Il papiro fu acquistato in Egitto nel 1934 dal British Museum di Londra. I primi quattro frammenti provenienti da un codice in papiro pi antico furono scoperti nel 1934. La provenienza sconosciuta, ma probabilmente di tratta di Oxyrynchus. Un quinto frammento fu scoperto tra i papiri di Colonia (inv. 608, nr. 255). Vedi il sito dedicato a questo papiro. 176
Michigan Papyri
P.Mich. Questa collezione di 10.000 frammenti di papiro conservata presso lUniversit Ann Arbor del Michigan. Vedi qui. Oxyrhynchus Papyri P.Oxy. Questi frammenti di papiri (la cui pubblicazione ancora in corso) furono scoperti intorno a Oxyrhynchus, una localit a circa 200 km a sud de Il Cairo. Sono stati scoperti da Bernard P. Grenfell e Arthur S. Hunt, alle fine del XIX secolo I frammenti sono sparsi in varie biblioteche, universit e musei. Per la raccolta completa vedi qui. Princeton Papyri
P.Princ. Collezione ospitata presso lUniversit di Princeton (New Jersey). Vedi qui. Rylands Papyri
P.Ryl. La collezione, conservata presso la John Rylands Library dellUniversit di Manchester, comprende 600 papiri, oltre a 31 ostraca e 54 codici, e copre un periodo che va dal II secolo a.C. al IX secolo d.C. Vedi qui.
b. le versioni: si tratta di traduzioni in latino (Vetus Latina e Vulgata) e in siriaco (Diatessrone Peshitta) c. le citazioni: come si pu facilmente intuire, le citazioni di passi neotestamentari che i Padri della Chiesa (IIV secolo) fanno nelle loro opere sono importantissime soprattutto a causa della loro antichit. Bisogna per usarle con cautela per via delle loro abitudine a citare spesso a memoria. Ledizione di riferimento : Jean Allenbach [et al.], edizione Biblia Patristica: index des citations et allusions bibliques dans la littrature patristique (7 vols; Paris: ditions du Centre national de la recherche scient, 19752000). Da alcuni anni in corso di pubblicazione (sono previsti 29 volumi) La Bibbia commentata dai Padri edita da Citt Nuova.
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2.3 I caratteri del testo Rispetto ai manoscritti dellantichit grecoromana, quelli del Nuovo Testamento sono molto pi numerosi e molto pi recenti come si pu vedere da questa tabella comparativa: Autore Titolo Numero di manoscritti Redazione delloriginale Manoscritti pi antichi Intervallo tra originale e manoscritto pi antico NT > 24 000 40 100 d.C. 130 d.C. 30 60 anni Omero Iliade 643 900 a.C. 400[14]a.C. 500 anni Sofocle Tragedie 193 496 406 a.C. 1000 d.C. 1400 anni Tacito Annales 20 100 d.C. 1100[15]d.C. 1000 anni Cesare De bello gallico 10 100 44 a.C. 900 d.C. 950 anni Giuseppe F. La guerra giudaica 9[16] I secolo d.C. X secolo d.C. > 800 Tucidide Guerra del Peloponneso 8 460 400 a.C. 900 d.C. 1300 anni Svetonio La vita di Cesare 8 75 160 d.C. 950 d.C. 800 anni Platone Tetralogie 7 427 347 a.C. 900 d.C. 1200 anni
Questa abbondanza di manoscritti rende difficile ricostruire il loro albero genealogico (stemma codicum) che consente di giungere allarchetipo (manoscritto originario o Urtext). Il progresso della ricerca e la scoperta di nuovi papiri nel XX secolo hanno messo in luce dei fenomeni molto particolari che segnano la storia del testo del Nuovo Testamento. apparso che, al di l delle famiglie di manoscritti, si potevano distinguere nella tradizione dei grandi tipi di testo, e che forse era possibile ricollegarli a luoghi geografici. Nel corso del III e IV secolo, nei grandi centri intellettuali della cristianit (Alessandria, Antiochia, Cesarea), al seguito di eruditi e di specialisti come Esichio, Luciano, Origene, intere scuole di copisti si sono addossate un impressionante lavoro di ricerca, comparazione e raggruppamento dei manoscritti, lavoro che viene chiamato in gergo tecnico un lavoro di collazione. Hanno inoltre cercato di unificare il testo scegliendo quello che sembrava loro migliore: in altre parole, hanno pro ceduto a un vero accertamento del testo, e si parla oggi di queste come di grandi recensioni che hanno tentato di unificare e di fissare il testa allinterno di determinate sfere di influenza. La ricerca sui grandi tipi di testo risale alla fine del XIX secolo (B.F. Wescott e F.J.A. Hort); essa stata largamente ripresa durante il XX secolo e, sebbene il cantiere sia ancora aperto, si giunti a individuare quattro grandi tipi di testo. 2.3.1 Testo Alessandrino (o Egiziano) H Viene considerato il testo pi importante. Westcott e Hort, che lo definiscono Testo Neutrale, ritengono che il Codex Sinaiticus e il Codex Vaticanus abbiano conservato una forma pura del testo di tipo Alessandrino. Si tratta di due testi che contengono quasi tutto il NT e significative parti della Settanta. Questi manoscritti sono stati corretti da scribi tardi, ma sono gli onciali pi antichi e riportano il testo Alessandrino ad uno stadio precoce. Anche alcuni importanti papiri rappresentano questa famiglia. 178
2.3.2 Testo Bizantino K Chiamato Bizantino perch fu adottato a Costantinopoli e usato come testo di base nel mondo bizantino. Fu prodotto ad Antiochia sotto a direzione di Luciano alla fine del III secolo (viene chiamato anche testo siriaco o antiocheno). Venne usato universalmente dopo lVIII secolo Sia Erasmo sia il traduttore della King James Version usarono questo testo. Fu scritto compilando testi antichi, ma il suo valore inferiore al testo Alessandrino. 2.3.3 Testo Occidentale D Questa famiglia testuale fu strettamente legata alla chiesa occidentale, specialmente in Africa del nord. Anche se stato probabilmente compilato nel II secolo, il suo valore discusso. citato da Marcione, Giustino, Taziano, Cipriano, Tertulliano ed Ireneo. Avrebbe una certa tendenza allarmonizzazione ed alla parafrasi e conterrebbe aggiunte ed omissioni significative. 2.3.4 Testo Cesariense C Questa famiglia testuale fu usata a Cesarea (da cui il nome). Sembra essere derivato da l testo Alessandrino, ma presenta punti di contato anche con il testo Occidentale. Da qui il suo non elevato valore. Metzger sostiene che bisogna distinguere tra due stadi di sviluppo del testo, il preCesariense e il Cesariense. Riassumiamo il tutto nella tabella che segue: Tipi di testo Alessandrino / Egiziano H Occidentale D Cesariense C Bizantino/Koin K Testimoni Antichi Papiri P 75 , P 66 , P 46 , P 72 P 48 , P 39 , P 69 P 45
Nessuno manoscritto in papiro Onciali 01, B 03, C 04 e W 032 [per Luca 1:1 8:12 e Giovanni] D 05, W 032 [per Marco 1:15:30] Q 038 W 032 [per Marco 5:3116:20] A 02 [Solo Vangeli] MSS E06 e W 045 Citazioni patristiche Origene (c. 185254) Didimo (c. 313398) Atanasio (296373) Cirillo di Alessandria (+ 444) Ireneo (c. 130 200) Clemente (c. 96) Tertulliano (c. 160225) Cipriano (+258) Origene [in Marco], Eusebio (260 340) Cirillo di Gerusalemme (c. 315386) G. Crisostomo (c. 347 407) Teodoreto (c. 393 466) Antiche Versioni Copto (Sahidico e Boairico) Vetus Latina, Syr s , Syr c , Syr h
Armeno, Georgiano
Minuscoli MSS 33 MSS 383, 614 Famiglia 1, Famiglia 2, 565 e 700 La maggior parte dei minuscoli
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Volendo ipotizzare i raggruppamenti dei vari tipi testuali, si potrebbe riassumere in questo schema:
Al di l delle varie ipotesi degli studiosi, bisogna tener presente un dato di fatto molto importante: le condizioni di produzione e di ricezione degli scritti determinano una certa variabilit. Le prime comunit non hanno il problema della durata dei testi, ma dellurgenza della missione; non ci si preoccupava troppo n del materiale (spesso papiro economico, quindi fragile) n dellaccuratezza filologica. Allinizio, lo scritto al servizio della predicazione, quindi instabile (spesso si citava a memoria, con tutti i problemi che ci comporta). Si pu dire che i testi erano fluttuanti. 2.4 La critica testuale (Testo ripreso da Roselyn DupontRoc, Il metodo della critica testuale, in: Daniel Marguerat [a cura], Introduzione al Nuovo Testamento, Claudiana, Torino 2004, pp. 524529) Il lavoro del testualista comincia evidentemente con la lenta collazione dei diversi manoscritti. Di fronte alla massa dei testimoni e delle varianti, i membri del comitato che accert il testo standard scelsero 14381uoghi varianti, per i quali si osserva un numero sempre crescente di manoscritti significativi; la lettura di numerosi frammenti di papiro richiede lintervento di specialisti di paleografia (cfr. http://www.unimuenster.de/NTTextforschung). Il lavoro di collazione si estende sempre pi anche alle versioni antiche. Qui affronteremo la critica testuale solo a partire dal momento in cui gli specialisti ci offrono, negli apparati critici del NestleAland e soprattutto del GNT, un materiale di notevole ricchezza e affidabilit. Quali sono quindi i criteri utilizzati per accertare il testo? Si distinguono tradizionalmente tre modalit operative della critica: la critica verbale, la critica esterna e la critica interna. Le tre modalit, in teoria, possono avere luogo in successione, ma vedremo a che punto, a volte, le loro frontiere siano sfumate e in che modo il testualista sia portato a far entrare in azione simultaneamente diversi punti di vista critici. 180
a) La critica verbale consiste in una sorta di pulizia del testo che si esplica nelleliminare grossolani errori di copia; i pi noti sono il confondere le consonanti onciali (L e D, G e R ecc.), la semplificazione (aplografia) o, al contrario, il raddoppio (dittografia) di una consonante e il passaggio da una riga allaltra quando unespressione ripetuta (homoioteleuton). Altri errori sono dovuti alla pronuncia o al carattere mutevole dellortografia: frequente la confusione tra o/w, cosa che a volte fa sorgere un dubbio tra indicativo e imperativo: in Rom. 5,1, la tradizione incerta tra eivrh,nhn e;comen (noi siamo in pace) eeivrh,nhn ecwmen (siamo in pace); il fenomeno dello itacismo ha presto influenzato la pronuncia di svariate lettere greche: h, ei,oi, u cambiano pronuncia in i. In Mt. 19,24, il celebre Ioghion del cammello che non pu passare attraverso la cruna di un ago ha sollevato la questione; la maggior parte dei testimoni riporta ka,mhlon (il cammello), ma alcuni manoscritti tardivi riporta- no ka,milon. Si tratta di un semplice caso di iotacismo e le due parole si pronunciano con la i? Oppure dobbiamo notare la traccia di un desiderio di attenuare la stranezza del testo, dal momento che ka,milon significa una grossa corda? In ogni modo, fin dal v secolo Cirillo dAlessandria attesta questa lettura. b) La critica esterna deve inizialmente essere sviluppata per se stessa. Consiste nel comparare i vari testimoni delle lezioni varianti, il loro numero, la loro antichit e la loro qualit intrinseca. Tuttavia, n lantichit n il numero dei testimoni rappresentano un criterio decisivo: in effetti, testimoni molto antichi come il papiro P 66 possono recare chiare correzioni di tipo docetico. Allo stesso modo, il testo di Marcione riflette a volte delle tendenze ultrapaoline. Cos, nellesempio precedentemente citato di Rom. 5,1, il numero e lantichit dei testimoni avrebbero potuto fare decidere per il congiuntivo: i manoscritti a01 e B03 (prima delle correzioni), A02, C04, D06, 33, due manoscritti della Vetus latina, la Vulgata, la siriacopalestinese e la Peshitta presentano il congiuntivo; al contrario, K01 e S03 dopo le correzioni e altri pi tardivi, recano lindicativo: il contesto didattico e non esortativo che ha fatto scegliere lindicativo agli editori del testo standard. Occorre rimetterlo in discussione? Oggi si presta grande attenzione al fatto che una variante sia attestata in pi tipi di testo. Probabilmente, il testo standard sacrifica troppo alla compostezza del testo egizio e, indubbiamente, lo favorisce in maniera eccessiva! Di fatto, le varianti occidentali, in quanto non recensionali, sono ormai sempre pi valorizzate. Ma anche qui bisogna evitare di permettere che si instauri un nuovo tipo di mito dellorigine. La critica testuale deve moltiplicare i criteri e deve essere sempre circospetta. c) La critica interna tenta di stimare il valore rispettivo delle varamenti per la comprensione del testo; essa si poggia su criteri di coerenza interna del testo, di stile dellautore; infine, deve tener conto dei dibattiti dottrinali di un determinato periodo, dei quali il testo pu essere un riflesso. Un certo numero di principi o di regole pratiche servono spesso come criteri; bisogna utilizzarli con prudenza e destrezza, poich in questi campi non c una regola assoluta: lectio brevior: la lezione pi breve la pi probabile; gli scrivani hanno sempre avuto la tendenza a precisare, a spiegare per facilitare la lettura; lectio difficilior: per la stessa ragione, la lezione pi difficile la pi probabile; si corregge un testo per renderlo pi accessibile e non per renderlo oscuro! lectio difformis: nei passi paralleli dei vangeli, sar preferita una versione differente poich sfugge alla tendenza generale alluniformazione; lectio quae alias explixcat: infine, bisogna sempre preferire la lezione che spiega le altre e che pu essere indicata come variantefonte. Tischendorf riteneva che fosse la prima tra tutte le regole; ingloba tutte le altre e deve essere considerata come il criterio essenziale per stabilire il testo. L. Vaganay la chiamava, con spirito, il filo dArianna del testualista. 181
Mostreremo con qualche esempio che queste regole restano sempre indicative, e che il testualista entra in dialogo con la critica letteraria, tenendo conto del contesto vicino, del vocabolario e dello stile propri di un autore, e a volte anche del progetto letterario e teologico di unopera. 1. Un primo lavoro consiste nel reperire le glosse o spiegazioni aggiunte a margine, che possono essere passate nel testo nel corso di copie successive. Ci si trova allora alla frontiera della critica verbale, ma i tre approcci si rivelano spesso necessari. Questo il problema posto dallinizio della Lettera agli Efesini: in tutti i manoscritti in nostro possesso, linscriptio agli Efesini. Tertulliano, per, ci fa sapere che Marcione la considerava una lettera ad Laodicenses, ai Laodicesi. Nellindirizzo ai destinatari di 1,1, il complemento evn VEfe,sw| (a Efeso), che dovrebbe seguire il participio del verbo essere toi/j a`gi,oij toi/j ou=sin (ai santi che sono...), assente da testimoni importanti: P 41 ,
a01 (prima delle correzioni), B, 1739, Marcione secondo Tertulliano, Origene, Basilio; aggiunto a margine di a01 e di B; infine entrato nel testo di A, D, F, G, della Vetus latina e della Vulgata. Occorre notare che lassenza dellarticolo davanti al participio, in P 46 , rende leggibile il testo: toi/j a`gi,oij ou=sin (a coloro che sono santi). certamente la lezione pi breve, la pi difficile e, probabilmente, la variantefonte. La lettera si presentava forse come una lettera cir- colare inviata alle chiese, lasciando che ciascuna chiesa inserisse il proprio nome nel testo? Sarebbe un caso unico, e dovremmo avere attestazioni di un numero maggiore di destinatari. Lassenza originaria di destinatari stata forse corretta durante il II secolo? Verso la fine del secolo, Ireneo, poi il canone di Muratori, laccolgono come lettera agli Efesini. La complessa questione dei saluti e della dossologia finale dellEpistola ai Romani dello stesso ordine: suggerisce diverse edizioni della lettera, in particolare prive degli ultimi due capitoli in contesto marcionita. 2. La critica interna resta ancora vicina alla critica verbale fintanto che rileva le armonizzazioni tra passi paralleli, soprattutto nei vangeli. Si tratta di una tendenza spesso inconscia del copista che conosce a memoria il testo pi diffuso, di solito il Vangelo di Matteo, e che spesso allinea su que- stultimo gli altri vangeli. Facendo riferimento allimpresa di Taziano nel suo Diatessaron, o Vangelo armonizzato, si parla talora di tazianismi. II fenomeno, del resto, si verifica ancora oggi nei lettori che mescolano i vangeli e tentano, in maniera pi o meno consapevole, di ridurre le tensioni, se non addirittura le contraddizioni, dei testi! Un esempio veramente notevole quello del Padre nostro nella versione di Lc. (Lc. 11,24). La maggior parte della tradizione manoscritta, i grandi onciali a01, A, D, W, Q, le famiglie F 1 e F 13 , la moltitudine dei minuscoli bizantini, la Vetus latina e la Vulgata aggiungono, alle cinque richieste di Lc., le due domande di Mt.; il Vaticanus B03, la siriacosinaitica, Marcione, Origene e Agostino hanno conservato il testo breve, la cui anzianit confermata dal papiro P 75 . 3. Un esempio tratto dal Vangelo di Giovanni permette di cogliere dal vivo i conflitti dottrinali che hanno scosso il II secolo: In Giov. 1,11, i papiri P 66 e P 75 ,
tutti i grandi onciali e i minuscoli, vale a dire al tempo stesso la tradizione egizia e la tradizione bizantina, oltre al codice di Beza, recitano: Essi che non sono nati da sangue, n da un volere di carne, che caratterizza i credenti. Tuttavia, un manoscritto della Vetus latina (b) e i Padri latini pi antichi (Ireneo latino, Origene latino) presentano la frase al singolare riferendosi al Cristo: Egli che non nato da sangue. Il peso della critica esterna tale che la discussione pu sembrare inutile dal principio. Ma i testimoni latini risalgono alla met del II secolo. Si tratta di una affermazione di tipo docetico, allinterno del conflitto cristologico, oppure di una affermazione della verginit di Maria? Ireneo (Contro le eresie III,16,2) e Tertulliano (Dalla carne del Cristo XIX) leggono il testo al singolare e lo applicano al concepimento virginale. Tertulliano, del resto, accusa gli gnostici valentiniani di averlo corrotto volgendolo al plurale per sostenere la loro concezione del cristiano spirituale. Nel V secolo, Cirillo legge il plurale e collega il concepimento virginale e il battesimo dei cristiani come nascita dallalto. 182
4. Per concludere, diremo ancora due parole sulla questione posta da alcuni versetti (addirittura pericopi) assenti da una notevole parte della tradizione manoscritta, mentre laltra parte li conosce. Si tratta, in particolare, della pericope della donna adultera ma anche, in Lc, dellagonia Getsemani (Lc. 22,4344) o del Padre, perdona loro (Lc. 23,34). La decisione degli editori del testo standard stata quella di inserire nel testo questi versetti, ma tra parentesi quadre, per segnalare lincertezza della tradizione o, addirittura, il fatto che il passaggio non apparteneva al testo dorigine ma veniva mantenuto come una tradizione cristiana antica. Questi sono casi in cui, in modo particolarmente chiaro, la critica testuale deve entrare in dialogo con la critica letteraria, senza perdere tuttavia la sua specificit. Il testo di Lc. 22,4344 (w;fqh de. auvtw/| a;ggeloj avpV ouvranou/ evniscu,wn auvto,n kai. geno,menoj evn avgwni,a| evktene,steron proshu,ceto\ kai. evge,neto o` i`drw.j auvtou/ w`sei. qro,mboi ai[matoj katabai,nontoj evpi. th.n gh/n) illustra bene la difficolt: i due versetti che insistono sullagonia terribile di Ges, sostenuto da un angelo, nel giardino degli ulivi sono assenti da gran parte dei grandi onciali (a01, A, D, W), dal papiro P 75 e da F 13 , dalla siriacosinaitica, da Ambrogio e Gerolamo, nonch da Origene. Al contrario, sono presenti nel codice di Beza D, Q, le famiglie F 1 , nella Vetus latina, nella siriaca curetoniana e nella Peshitta, nella Vulgata, in Giustino e in Ireneo. La situazione dunque assai confusa, ma lomissione sembra in gran parte egizia: unalta cristologia ha potuto rifiutarsi di attribuire al Cristo una tale angoscia e di immaginare che un angelo potesse essere di conforto! Tuttavia, la critica interna non pu discernere chiaramente la variantefonte, poich si pu anche presupporre la volont di insistere sullumanit di Ges. La critica tenta dunque di poggiarsi su criteri stilistici. Svariate parole del v. 44 sono degli hapax nellopera di Luca; bisogna pertanto proibirne luso allautore? Infine, si tiene conto delleconomia dinsieme del racconto della passione: se il Ges di Luca muore serenamente sulla croce rimettendo il suo spirito nelle mani del Padre, lautore non ha forse voluto riequilibrare il ritratto espri- mendo innanzitutto langoscia molto umana del Figlio in questa scena decisiva? La discussione di questo esempio ha fatto intervenire degli elementi di critica letteraria: innanzitutto la nozione di vocabolario di un autore, collegato alle sue abitudini stilistiche, poi la costruzione dinsieme di un racconto. Questo tipo di critica si sviluppato sotto il nome d critica razionale. Riguarda lo stile proprio di un autore, ma anche il carattere pi o meno letterario del greco utilizzato. Linteresse che suscita grande, ma non al riparo da certi rischi e in particolare dal rischio di un circolo vizioso: si accerta il testo di un autore a partire da un vocabolario e dai tratti stilistici osservati... sul testo accertato! Ancora una volta, la prudenza dobbligo. Se le doppie parentesi quadre del testo standard mantengono lambiguit, poich manifestano il rifiuto di fare una scelta, servono anche a sottolineare immediatamente al lettore la variabilit del testo in passi cos importanti! 2.5 Le edizioni critiche del Nuovo Testamento Fino allinvenzione della stampa e alla nascita della filologia rinascimentale, non ci pu certo parlare di testo critico del Nuovo Testamento (NT). Ci per non significa che alcuni Padri della Chiesa non si siano posti problemi di ordine testuale. Ireneo di Lione (fine II secolo), per esempio, discute (Adversus Haereres V,30,1) le divergenze con cui nei manoscritti era riportato il numero della bestia in Apocalisse cap. 13: invece di 666, alcuni manoscritti avevano il numero 616 (confermato da un frammento di Ossirinco recentemente ritrovato: cfr. www.csad.ox.ac.uk/POxy/beast616.htm) Il primo autore per il quale si pu parlare di critica filologica Origene (prima met del III secolo), il quale ha compilato gli Hexapla, letteralmente sei colonne, unedizione nella quale viene presentato il testo ebraico, la sua traslitterazione in greco, e le diverse versioni greche esistenti (Settanta, Simmaco, Aquila e Teodozione), con segni diacritici per segnalare problemi testuali. Questa edizione fu consultata nella biblioteca di Cesarea per molti secoli, finch and perduta (VII secolo). 183
Sulla sua scia, Eusebio di Cesarea (fine del IIIinizio del IV secolo), elabora i cosiddetti Canoni, per segnalare i passi dei Vangeli che presentano dei paralleli. Tale sistema tuttora registrato nelle edizioni moderne con numeri a margine del testo dei Vangeli. Anche Gerolamo (347 circa420), oltre ad aver tradotto la Bibbia (Vulgata) si occupato di questioni criticotestuali; per esempio, conosce il cosiddetto finale lungo del Vangelo di Marco, che solo nel XX secolo stata scoperto in un manoscritto (= W) acquistato da Ch. L. Freer nel 1906 ed edito nel 1908 come FreerLogion. Per tutto il Medioevo e lUmanesimo il lavoro filologico ha come oggetto essenzialmente la Vulgata, mentre solo con il Rinascimento si cominciano ad utilizzare i manoscritti greci. 2.5.1 Il Cinquecento: la definizione del textus receptus A parte la Poliglotta Complutense, nella quale il testo greco del NT deriva da codici della Biblioteca Vaticana, la prima edizione critica del NT si deve a Erasmo da Rotterdam. Essa viene pubblicata dello stampatore J. Froben tra lottobre del 1515 e il febbraio 1516 e fino al 1535 avr cinque edizioni. Grazie alla sua scoperta nel 1504 delle Adnotationes di Lorenzo Valla, che lo avvia alla necessit di un approccio critico al testo, Erasmo comincia preparando una traduzione Latina del NT. Grazie poi ad un soggiorno in Italia (dove conosce il famoso stampatore Aldo Manuzio e il card. Giovanni de Medici, futuro papa Leone X) avverte sempre pi la necessit di collazionare vari manoscritti in vista di unedizione del testo greco del NT nel 15111512. La prima edizione del NT (intitolata Novum Instrumentum) esce nel 1516, mentre la seconda esce nel 1519 con il titolo di Novum Testamentum. Rispetto alla prima due volte pi ampia e contiene diverso materiale introduttivo, con delle Annotazioni e un trattato di metodologia. La traduzione latina completamente rifatta. Nelle Annotazioni espone i suoi intenti, il primo dei quali di eliminare le corruzioni testuali. Inoltre, egli pienamente consapevole del fatto che la Bibbia un documento umano e, in quanto tale, soggetto ad errori di scrittura. Oltre tutto opera una traduzione in un latino molto lontano dalla Vulgata. Il fatto che egli osi alterare la sacralit del testo per ragioni stilistiche suscita notevoli critiche da parte di circoli conservatori. Lopera fu stampata da Johann Froben di Basilea, la cui stamperia attirava un gran numero di studiosi. Erasmo stesso nelle sue lettere descrive la propria esperienza alla stamperia, dicendo quante ore di lavoro spendeva per preparare i caratteri e per correggere le bozze. Il testo di circa 1000 pagine a copia fu stampato in soli sei mesi, un record per quei tempi. I numerosi errori contenuti nella prima edizione spiegano perch la seconda sia molto diversa. Lo stesso Erasmo si lamenta della eccessiva fretta che gli si impone. Daltra parte, proprio la stamperia di Froben, centro prestigioso per leditoria europea del tempo, assicur allopera di Erasmo un altissimo profilo. Il predomino della sua versione greca rispetto a quella della Complutense fu sancito nel momento in cui essa Figura 80 Copertina delledizione di Erasmo 184
ottenne unesclusiva duso di quattro anni nel Sacro Romano Impero. Nella quarta edizione del 1527 Erasmo corregge il testo anche sulla base del confronto con la Bibbia Complutense, che forniva un testo migliore. Ci fu una quinta edizione, pressoch invariata, nel 1535, e in seguito molte ristampe, anche illegali, ovunque. Ledizione di Erasmo ebbe in definitiva maggior successo di quella di Ximenes, bench fosse meno valida criticamente, dal momento che fu la prima ad apparire sul mercato, ed in una veste pi comoda ed economica, e fu alla base del textus receptus riprodotto per molti secoli (almeno fino all800), insieme alle manchevolezze filologiche, anche gravi, che conteneva. A breve tempo di distanza dalledizione di Erasmo e ad essa riconducibile, escono le quattro edizioni dello Stephanus (latinizzazione di Robert Estienne): quelle del 1546, 1549 e 1550 (a Parigi) e quella del 1551 (a Ginevra, dove il protestante Estienne si era rifugiato). Queste quattro edizioni, sulla scia di Erasmo e della Complutense, segnano un indubbio progresso filologico. Si tratta infatti del primo Nuovo Testamento a stampa in greco dotato di apparato critico in senso moderno, cio con lindicazione delle varianti tramite simboli tipografici. La collazione dei manoscritti delle terza edizione fu fatta dal figlio di Robert Estienne, Henri. Il testo che ne risulta alla base textus receptus. La particolarit della quarta edizione la comparsa per la prima volta della suddivisione del testo in versetti ( quella usata ancora oggi). Secondo il racconto del figlio Henri, questa suddivisione fu fatta dal padre mentre era in viaggio in carrozza da Parigi a Lione (pi probabilmente il lavoro venne svolto in una locanda).
Figura 82 . Nouum Iesu Christi D. N. Testamentum. Ex Bibliotheca Regia. Luteti: Robert Estienne, 1550. Folio. Questo testo conosciuto con il nome di Editio Regia, poich i caratteri greci, disegnati da Claude Garamond, furono commissionati dal re di Francia. 186
Figura 83 . Nouum Iesu Christi D. N. Testamentum: cum duplici interpretatione. Geneva: Robert Estienne, 1551. 2 volumes. Sextodecimo. Nella quarta edizione il testo greco stampato al centro, con il testo latino della Vulgata allinterno e il testo latino di Erasmo allesterno. inoltre corredato da un elaborato indice e da una armonia del quattro vangeli. Si noti la suddivisione in versetti. Teodoro di Beza, successore di Calvino a Ginevra, pubblica diverse edizioni del NT servendosi delle varianti testuali stabilite da Robert Estienne. Egli utilizza anche il codice D (detto codex Bezae o Cantabrigiensis, in quanto da lui donato nel 1581 alla biblioteca delluniversit di Cambridge). 187
Figura 84 CODEX BEZAE CANTABRIGIENSIS (D 05) Pergamena, 25.826.7 x 1722.9 cm. Una colonna con 33 linee per pagina. Inchiostro marrone. Contiene i Quattro Vangeli e gli Atti in greco e in latino. Il testo greco sulla sinistra e il latino sulla destra. Sembra che in origine il codice contenesse le lettere cattoliche, mentre il finale di 3 Giovanni collocato prima dellinizio di Atti. Il numero totale di fogli 510. Presenta la scriptio continua. Gli accenti e gli spiriti sono assenti. Le citazioni dellAntico Testamento non sono riportate. Il manoscritto importante per le sue varianti, in particolare il testo cosiddetto occidentale degli Atti degli apostoli. Per approfondire http://bezae.ifrance.com/
188
Figura 85 Nuovo Testamento greco di Teodoro di Beza (Ginevra, 1588) La prima colonna contiene il testo greco stabilito da Beza; la seconda la sua traduzione in latino, mentre la terza la versione latina della Vulgata. Sotto il testo compaiono le note esplicative.
Quasi 120 anni dopo ledizione di Erasmo, nel 1624 Bonaventura e Abraham Elzevir di Leyden pubblicano una edizione del Nuovo Testamento che combinava le edizioni di Erasmo, dello Stephanus e di Teodoro Beza. Nel 1633 pubblicano la seconda edizione, nella quale compare questa nota editoriale: textum ergo habes nunc ab omnibus receptum in quo nihil immutatum aut corruptum damus. La definizione di textus receptus (testo ricevuto) venne applicata retroattivamente a tutte le edizioni del NT che vennero pubblicate tra il 1516 e il 1633. Sebbene si basi su pochi manoscritti tardi, con alcune lezioni non attestate dai manoscritti greci oggi noti, il textus receptus rimarr per due secoli il testo di riferimento dellOccidente cristiano, un testo assai rispettato e autorevole. In sintesi: Edizioni Numero Edizioni Anno Erasmo 5 edizioni 1516, 1519, 1522, 1527, 1535 Robert Estienne 4 edizioni 1546, 1549, 1550 (vedi qui per il testo), 1551 Teodoro di Beza 9 edizioni 1565 1604 Elzevir 3 edizioni 1624, 1633, 1641
189
2.5.2 Il Seicento e Settecento: la critica al textus receptus Nonostante la fissazione del textus receptus, cominciavano a essere adoperati anche manoscritti di maggiore antichit: B. Walton, nella sua Bibbia poliglotta (16551657) fornisce delle varianti tratte dal codice Alessandrino (poi noto come A), offerto a Carlo I dInghilterra dal patriarca di Costantinopoli Cirillo Lucaris; John Fell (1675) fa riferimento al codice Vaticano (poi indicato come B). Il testo stampato continuava tuttavia ad essere lo stefaniano o elzeviriano. Le prime edizioni critiche, che mettevano in forse il prestigio acquistato dal textus receptus, sono posteriori alla Histoire critique du texte du Nouveau Testament di Richard Simon. Lopera di Simon era del 1689: nel 1707 apparve ledizione del Nuovo Testamento greco di John Mill, che conteneva circa 30.000 varianti al textus receptus indicate in apparato (il testo stampato continuava ad essere quello stefaniano del 1550). Lopera fu fieramente osteggiata perch sembrava indebolire lautorit della scrittura. Da ricordare anche John Albrecht Bengel, e la sua edizione del 1734: egli riproduceva in generale il receptus, ma forniva unampia raccolta di varianti (gi collazionate e pubblicate da altri studiosi) classificandole in ordine decrescente di valore: lezioni che egli riteneva originali; lezioni che forse sarebbero state da preferire al testo stampato; lezioni di valore equivalente a quella del textus receptus; lezioni di valore inferiore; lezioni di nessun valore, da respingere. Ancora pi importante laffermazione di Bengel che levidenza dei manoscritti non data dalla loro quantit, ma dal loro valore; pertanto vanno divisi in famiglie, trib, nazionalit (molti manoscritti appartenenti alla stessa famiglia, cio affini tra loro, non costituiscono unevidenza maggiore di pochi manoscritti appartenenti a famiglie diverse). Bengel metteva da una parte i manoscritti asiatici (quelli pi recenti), dallaltra i manoscritti africani (suddividendoli in alessandrini e latini): sono i primi passi della futura teoria dellorigine locale dei testi del NT. Seguirono le edizioni di J. Jakob Wettstein di Basilea il quale, sospettato di eresia per i suoi studi sul testo che lo portavano ad abbandonare in alcuni punti il textus receptus, fu processato ed espulso dal ministero. Diventato professore di ebraico e di filosofia ad Amsterdam, pubblic un Nuovo Testamento greco (175152) in due volumi con apparato critico (vedi immagine), per il quale aveva collazionato un centinaio di manoscritti. Mentre fino a quel momento i manoscritti erano indicati in base al luogo dove erano stati ritrovati, Wettstein introdusse le sigle ancora in uso ora, cio per i maiuscoli le sigle A, B, C ecc. (fino a O) e per i minuscoli i numeri corsivi fino al 112. Questo permise di ridurre notevolmente lo spazio occupato dallapparato critico. Successivamente si procede in questa direzione, lavorando per definire le famiglie di manoscritti e i tipi di testo, per classificare gli errori e per elaborare regole critiche. Si pubblicano edizioni in cui sempre pi nettamente ci si distacca dal textus receptus. Una svolta si ha alla fine del 700 con lopera di Johann Jakob Griesbach, che pose le basi per qualsiasi lavoro successivo sul NT. Viaggi instancabilmente per raccogliere manoscritti, dedic speciale attenzione alle citazioni patristiche e alle versioni antiche del NT, studi la storia della trasmissione del testo del NT nellantichit, approfond la questione delle famiglie di manoscritti e ne riconobbe tre, che denomin alessandrina, occidentale e bizantina. Fiss un canone di quindici regole da seguire nella scelta delle varianti. Per primo, in Figura 86 John Albrecht Bengel Figura 87 J. J. Griesbach 190
Germania, os abbandonare il textus receptus in pi punti. Pubblic varie edizioni tra il 1775 e il 1807, che furono ristampate anche in molti altri paesi esercitando grande influenza e dando impulso allo sviluppo delle ricerche filologiche sul testo del NT. 2.5.3 Le grandi edizioni dellOttocento Il primo studioso a rompere con lossequio tradizionale al textus receptus fu Karl Lachmann. Nel 1831 il famoso filologo pubblic a Berlino unedizione che tentava di riprodurre il testo greco corrente alla fine del IV secolo, fondato dunque su un certo numero (ma ancora troppo limitato) di manoscritti dellepoca, escludendo quelli tardivi e le edizioni stampate nei tre secoli precedenti. Lopera di Lachmann prepar la via ai grandi del XIX secolo. Il primo fu Constantin Tischendorf (18151874), noto come il fortunato scopritore del codice Sinaitico, del IV secolo, da lui avventurosamente rinvenuto nel monastero ortodosso di S. Caterina sul monte Sinai nel 1859.
Lopera di Tischendorf duna vastit imponente: oltre al Sinaitico scopr altri 21 manoscritti, ne cit 23 per la prima volta, ne pubblic 18. Cur ben otto edizioni del NT fra il 1841 e il 1872; il numero di saggi sul NT da lui composto ammonta a oltre 150. LVIII edizione del suo Nuovo Testamento greco (in due volumi, usciti a Lipsia nel 18681872) la pi ampia raccolta di varianti esistente per il Nuovo Testamento nella sua interezza, e bench le nuove scoperte di manoscritti labbiano resa superata, i servizi che poteva rendere in base alle conoscenze che si avevano allora sono tuttora validi, e nessunaltra opera completa venuta a sostituirla (vedi qui per il testo). La seconda edizione critica fondamentale del XIX secolo quella di Brooke Foss Westcott e Fenton John Anthony Hort. Entrambi professori a Cambridge, collaborarono durante trentanni nel lavoro di critica testuale. Nel 1881 Westcott e Hort pubblicarono The New Testament in the Original Greek, I Text; II Introduction, Appendix. Anzich cercare e collazionare nuovi manoscritti, come Tischendorf, essi utilizzarono precedenti raccolte di varianti, selezionandole in base a una rigorosa metodologia critica. Per questo il loro testo non corredato da un apparato, ma unicamente da una selezione di varianti in margine, chiamate alternative readings. Per le varianti dei passi pi problematici sono discusse nel II volume (vedi qui per il testo). 2.5.4 Il Novecento Ledizione pi monumentale del XX secolo fu quella di Hermann Freiherr von Soden, in 4 volumi, usciti a Berlino e Gottinga tra il 1902 e il 1913, il quale attraverso suoi allievi pot consultare un gran numero di testimoni mai prima esaminati ed approntare un apparato critico imponente, ma assai complicato e difficile da consultare a causa delluso di sigle per i manoscritti che non furono accolte dagli studiosi e risultano ostiche. I risultati critici di tanto lavoro furono per limitati, anche perch von Soden attribu unimportanza eccessiva al testo bizantino (vedi qui per il testo). Nel 1959 sorto lInstitut fr neutestamentliche Textforschung (Istituto per la ricerca testuale neotestamentaria), a Mnster, diretto da Kurt Aland (+ 1994), affiancato, dal 1983, da Barbara Aland. il massimo centro per linventario e lo studio dei testimoni del testo greco del NT, con la pubblicazione di fondamentali sussidi critici, concordanze, strumenti informatici ecc. Un suo progetto la pubblicazione di tutto quanto esiste del NT su papiro (Das Neue Testament auf Papyrus), di cui sono usciti due volumi, dedicati alle Epistole cattoliche (1986: vedi qui) e alle lettere ai Romani e 1 2Corinzi (1989: vedi qui e qui). Figura 88 C. Tischendorf Figura 89 B. F. Westcott 191
Unaltra iniziativa stata assunta da un gruppo di studiosi inglesi e americani (American and British Committees of the International Greek New Testament Project) per preparare edizioni dei libri del NT con un apparato critico ampio e documentato. uscito per ora il Vangelo di Lc, in due volumi (Oxford 19841987), e si sta ora lavorando al Vangelo di Gv. 2.5.5 Le edizioni manuali recenti Per pi ampia descrizione delle varie edizioni critiche (testo inglese), vedi qui. Sigla Titolo Note NTG 27
(o NA 27 )
Novum Testamentum graece, edizione NESTLE ALAND, a cura di K. Aland M. Blackl C.M. Martini B.M. Metzger A. Wikgren, Stuttgart, Deutsche Bibelgesellschaft, 1999 27 . (vedi qui un esempio) La NestleAland a tuttoggi la pi diffusa e la pi nota nel mondo. La prima edizione, curata da Eberhard Nestle, comparve a Stuttgard nel 1898; si tratta di un testo eclettico che mette insieme le grandi edizioni di Tischendorf e di WestcottHort. Le edizioni di riferimento venivano messe a confronto e si sceglieva la lezione adottata da due edizioni su tre. A partire dalla 13 edizione (1927) subentr il figlio, Erwin Nestle. Dal 1952 fu associato allimpresa Kurt Aland, e si incominci a collazionare direttamente manoscritti e papiri. Nel 1979 compare la 26 edizione, a cura di una quipe costituita, oltre che da Kurt Aland, da Matthew Black, Carlo M. Martini, Bruce M. Metzger, Allen Wikgren. In essa vengono apportati numerosi cambiamenti in apparato, perch si tiene conto del progresso degli studi, e cambiamenti si hanno anche nelle scelte delle varianti del testo rispetto alledizione precedente. Una 27 edizione ha avuto luogo nel 1993, ma ha riguardato in questo caso soltanto la sistemazione dellapparato; ora siamo giunti alledizione 27 rivista (Novum Testamentum graece, Stuttgart, 1999). www.zhubert.com/bible Riporta il testo della NestleAland 26, con analisi morfologica, definizioni, apparato critico e statistiche di occorrenza dei termini greci. Nuovo Testamento GrecoItaliano, a cura di B. CORSANI C. BUZZETTI, Societ Biblica Britannica & Foresteria, Roma 1996 Testo greco della 27 edizione Nestle Aland, testo italiano della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), note al testo in italiano della TOB (Traduction Oecumnique de la Bible). 192
Novum Testamentum graece et latine, a cura di E. NESTLE K. ALAND, Stuttgart, Deutsche Bibelstiftung, 1991 12 . Contiene il testo greco delledizione XXVII NestleAland, pi il testo latino della Nova Vulgata, Editio typica altera del 1986. GNT 4
The Greek New Testament, edizione NESTLE ALAND, a cura di K. Aland M. Black C.M. Martini B.M. Metzger A. Wikgren, New York, United Bible Societies, 1993 4 . Si tratta di una edizione semplificata, curata dallo stesso gruppo di filologi (K. Aland, M. Black, B. M. Metzger, A. Wikgren, e poi anche C.M. Martini, B. Aland), per iniziativa di cinque societ bibliche di varie nazioni (United Bible Societies, sigla UBS). uscita nel 1966, ha avuto una seconda edizione nel 1968, una terza nel 1975, con profonde modifiche (il testo coincide con quello della 26 edizione NestleAland). stata ripubblicata una terza edizione corretta nel 1983 e una quarta nel 1993. Il Metzger ha elaborato un commento filologico alla terza edizione nel 1971, 1975 2 . NTGL 11
Novum Testamentum graece et latine a cura di A. MERK, Roma, Pontificio Istituto Biblico, 1992 11
Il gesuita Augustin Merk pubblic la sua edizione, che riporta testo greco e Vulgata latina a fronte, per la prima volta nel 1933, a Roma, per i tipi del Pontificio Istituto Biblico. Lapparato quello di von Soden, integrato con nuove testimonianze manoscritte e modificato nel sistema di sigle, che quello del Gregory. Merk cur altre quattro edizioni del suo lavoro; dopo la sua morte, avvenuta nel 1945, altri gesuiti curarono le edizioni successive. La 9 edizione del 1964 (curata da C.M. Martini) riporta in appendice alcune varianti contenute nei papiri di recente scoperta. Lultima edizione (l11 a ) del 1992, sempre a cura del Pontificio Istituto Biblico.
Nuovo Testamento greco e italiano, a cura di G. BARBAGLIO, Bologna, Edizioni Dehoniane, 1991 2
Riporta il testo del Merk e la traduzione italiana della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). In calce alla traduzione il curatore pone delle note che danno conto delle varianti dei papiri e delle differenze tra ledizione Merk e ledizione NestleAland (la 26). 193
Novum Testamentum graece et latine, Vulgata Clementina et Neovulgata, a cura di G. NOLLI, Citt del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1981 Testo greco (sulla base di C. Tischendorf, NestleAland XXVI edizione, Merk, The Greek New Testament) Vulgata (vg. Clementina) e Neovulgata a colonne parallele.
I LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO
196
3 Elenco dei Libri del Nuovo Testamento Secondo il canone Secondo i generi Secondo la data*
I. Tradizione sinottica e Atti
1. Vangelo secondo Matteo Vangelo secondo Marco I Tessalonicesi: 5051 2. Vangelo secondo Marco Vangelo secondo Matteo Filemone: 51/52 o 54/55 3. Vangelo secondo Luca Vangelo secondo Luca I ai Corinzi: 52/54 4. Vangelo secondo Giovanni Atti degli Apostoli II ai Corinzi: 55/57 5. Atti degli Apostoli II. Lettere paoline Galati: 55/57 6. Lettera ai Romani Lettera ai Romani Romani: 55/56 o 56/57 7. I Lettera ai Corinzi I Lettera ai Corinzi Filippesi: ~ 60 8. II Lettera ai Corinzi II Lettera ai Corinzi Agli Ebrei: 60/8090 9. Lettera ai Galati Lettera ai Galati Marco: ~ 70 10. Lettera agli Efesini Lettera ai Filippesi Apocalisse: 68/70 o 89/96 11. Lettera ai Filippesi I Lettera ai Tessalonicesi Colossesi: 70/80 12. Lettera ai Colossesi Lettera a Filemone I Pietro: 70/90 13. I Lettera ai Tessalonicesi III. Lettere deuteropaoline Matteo: 80/90 14. II Lettera Tessalonicesi Lettera ai Colossesi Luca e Atti: 80/85 15. I Lettera a Timoteo Lettera agli Efesini Giovanni: 85/90 16. II Lettera a Timoteo II Lettera Tessalonicesi Efesini: 80/100 17. Lettera a Tito IV. Lettere pastorali II Tessalonicesi: 80/100 18. Lettera a Filemone I e II Lettere Timoteo, Lettera a Tito Giuda: 80/100 19. Lettera agli Ebrei V. Lettera agli Ebrei III Timoteo e Tito: ~100 20. Lettera di Giacomo VI. La tradizione giovannea IIII epistole Giovanni: 100/110 21. I Lettera di Pietro Vangelo secondo Giovanni Giacomo: 100/130 22. II Lettera di Pietro I, II, III Lettera di Giovanni II Pietro: 125130 23. I Lettera di Giovanni Apocalisse di Giovanni * Le datazioni non vanno prese in senso assoluto: ~ poco prima o poco dopo 55/57: anni compresi 5152: a cavallo 24. II Lettera di Giovanni VII. Le lettere cattoliche 25. III Lettera di Giovanni Lettera di Giacomo 26. Lettera di Giuda I e II Lettera di Pietro 27. Apocalisse di Giovanni Lettera di Giuda
Tratto da. R. AGUIRRE MONASTERIO A. RODRIGUEZ CARMONA, Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli, Introduzione alla studio della Bibbia 6, traduzione italiana Paideia, Brescia 1995
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3.1 : Vangelo Secondo Matteo (128) 1,14,22: INTRODUZIONE (linea cristologica: ) 12: materiale matteano ( riferimenti allAt e alla tradizione giudaica) 2,2223: sommario finale:
,
, . 34: ordine marciano integrato da Q 4,1216: sommario finale: . 14 . Schema: Betlemme (2,6) Egitto (2,15) Nazareth (2,23) Galilea (4,1516) 4,239,35: Primo blocco: GES, MESSIA POTENTE IN PAROLE E OPERE 4,23: sommario iniziale: ,
. ( 9,35) 5,17,29: prima parte predicazione programmatica del regno ( parole) 8,19,35: seconda parte opere potenti e liberatrici del regno ( opere)
*5,17,29: DISCORSO DELLA MONTAGNA IL REGNO DEI CIELI E SUE ESIGENZE 4,235,2: INTRODUZIONE ( predicazione, grandi folle) 5,35,16: ESORDIO 5,312: le beatitudini del regno dei cieli 5,1316: la missione dei discepoli 5,177,12: LA GIUSTIZIA DEL REGNO DEI CIELI 5,1748: la legge compiuta dalla giustizia di Ges 6,118: la giustizia compiuta in segreto 6,197,12: limpegno richiesto dalla giustizia del cielo 7,1327: METTERE IN PRATICA LA PAROLA 7,2829: CONCLUSIONE FORMULA DI PASSAGGIO ( ) 11,1; 13,53; 19,1; 26,1
8,19,35: OPERE POTENTI E LIBERATRICI DEL REGNO 8,115: primo gruppo di tre miracoli 8,14: guarigione di un lebbroso 8,513: guarigione del servo del centurione 8,1415: guarigione della suocera di Pietro 8,1622: doppia transizione 8,1617: guarigione di molti con citazione di adempimento della Scrittura 8,1822: descrizione della condizione dei seguaci di Ges 8,239,1: secondo gruppo di tre miracoli 198
8,2327: la tempesta placata 8,2834: guarigione di due indemoniati 9,18: guarigione di un paralitico 9,917: doppia transizione 9,9,13: Ges mangia con i pubblicani (chiamata di Matteo) 9,1417: dispute 9,189,31: terzo gruppo tre di miracoli 9,1819.2326: risurrezione di una bambina 9,2022: guarigione dellemorroissa 9,2731: guarigione di due ciechi 9,35: sommario finale: ,
. ( 4,23) 9,3612,50: Secondo blocco: I DISCEPOLI INVIATI DA GES E LE DIVERSE RISPOSTE
*9,3610,42: DISCORSO DELLA MISSIONE LESPANSIONE DEL REGNO DEI CIELI 9,3538: INTRODUZIONE ( predicazione, grandi folle) 10,15A: INVIO E ELENCO DEI DODICI ( stesse caratteristiche di Ges) 10,5B16: ISTRUZIONI PER LA MISSIONE 10,1742: ISTRUZIONI PER LA MISSIONE POSTPASQUALE 11,1: CONCLUSIONE ( )
1112: TRANSIZIONE: reazioni allinsegnamento di Ges ( 49) e dei discepoli (10) 13,117,27: Terzo blocco: GES SI RITIRA E SI CONCENTRA SEMPRE PI SUI DISCEP.
*13,3b52: DISCORSO IN PARABOLE LA NATURA DEL REGNO DEI CIELI ( Mc 4) 13,12: INTRODUZIONE ( ,) 13,39: PARABOLA DEL SEMINATORE ( alle folle) 13,1023: DUE INTERLUDI 13,1017: motivo del ricorso alle parabole 13,1823: spiegazione della parabola del seminatore 13,2433: TRE PARABOLE SULLA CRESCITA 13,2430: la zizzania 13,3132: la senape 13,33: il lievito 13,3443: DUE INTERLUDI 13,3435: motivo del ricorso alle parabole 13,3643: spiegazione della parabole della zizzania 13,4450: TRE PARABOLE 13,44: il tesoro 13,4546: la perla 13,4750: la rete 13,5152: I DISCEPOLI 13,53: CONCLUSIONE ( )
13,5417,27: TRANSIZIONE ( Mc 8,2710,15): 13,5358: Ges nella sinagoga di Nazareth 14,112: morte di Giovanni Battista 14,1321: prima moltiplicazione dei pani 14,2236: Ges cammina sul mare 15,120: la tradizione dei farisei 15,2128: la guarigione della donna cananea 15,2939: altre guarigioni e seconda moltiplicazione dei pani 16,112: domanda di un segno 199
16,1320: la confessione di Pietro a Cesarea di Filippo 16,2123: primo annuncio della passione 16,2428: il prezzo del discepolato 17,113: la trasfigurazione 17,1421: guarigione dellepilettico 17,2223: secondo annuncio della passione 17,2427: Ges paga il tributo (solo Matteo). 18,122,45: Quarto blocco: ROTTURA CON IL GIUDAISMO
*18,334: DISCORSO ECCLESIALE LA COMUNIT ACCOGLIE IL REGNO DEI CIELI Materiale di diversa provenienza: 18,15 ( Mc 9,3337), 18,69 ( Mc 9,42 50), 18,1014 ( Lc 15,37), 18,1535 ( Lc 17,34). Parolegancio: (2.3.4.5) che poi lascia il posto a (6.10.14) 19,1: conclusione ( )
19,122,46: TRANSIZIONE 19,112: dibattito con i farisei sul divorzio 19,1315: benedizione dei bambini 19,1630: il giovane ricco 20,116: parabola dei lavoratori 20,1719: terzo annuncio della passione 20,2028: domanda della madre dei figli di Zebedeo 20,2934: i ciechi di Gerico 21,123: ingresso a Gerusalemme, mercanti, fico ( Mc 11) 21,2327: disputa sullautorit 21,2832: parabola dei due figli 21,3346: parabola dei vignaioli assassini 22,114: parabola delle nozze 22,1522: disputa sul tributo a Cesare 22,2333: disputa sulla risurrezione 22,3440: disputa sul comandamento pi grande 22,4146: disputa su Cristo figlio di Davide 23,126,1: Quinto blocco: DISCORSO DI CONGEDO, PASSIONE E RACCONTI PASQUALI
*23,125,46: DISCORSO ESCATOLOGICO PRONTI PER VENUTA DEL REGNO (Mc 13) 23: PROSPETTIVA PASSATA rottura con il giudaismo (scioglimento della tensione dopo le dispute di 2122) 2425: PROSPETTIVA FUTURA (ecclesiologica) definitiva venuta del regno 26,1: CONCLUSIONE ( ...)
26,228,15: RACCONTO PASSIONE, MORTE, RISURREZIONE, APPARIZIONI ( Mc 1415) 28,1620: CONCLUSIONE 28,1618a: CORNICE NARRATIVA 28,18b20: MESSAGGIO DEL RISORTO 28,1920a: comando della missione
* 5 discorsi 5 libri della Torah, 5 libri dei Salmi, 5 meghillot, 5 capitoli dei Pirq Avoth. 5,17,29: DISCORSO DELLA MONTAGNA il regno dei cieli e sue esigenze 9,3610,42: DISCORSO DELLA MISSIONE lespansione del regno dei cieli 13,3b52: DISCORSO IN PARABOLE la natura del regno dei cieli 18,334: DISCORSO ECCLESIALE la comunit accoglie il regno dei cieli 23,125,46: DISCORSO ESCATOLOGICO pronti per la venuta del regno Filone cristologico ( parti narrative), filone ecclesiologico ( parti discorsive)
200
TEOLOGIA: 1. Ges il vangelo Il messia inviato a Israele Il messia rifiutato (27,25) Il nuovo popolo di Dio La polemica antigiudaica 2. Ges Cristo Messia e figlio di Davide Figlio di Dio Signore Emmanuel (1,2328,20): interpretazione cristologica dellalleanza dellAT Il figlio delluomo 3. Teologia della storia Tempo di Ges = tempo della chiesa La chiesa sostituisce Israele 4. La chiesa 18,17; 16,18 Fondamento cristologico della chiesa I discepoli La figura di Pietro: prototipo dei discepoli (14,2833; 16,1719) Profeti e scribi 5. Le opere e la legge 5,1720: n antinomismo n legalismo 6. Escatologia e vigilanza 3.2 : Vangelo Secondo Marco (116) 1,113: INTRODUZIONE 1,1: tesi: [ ] 8,2730; 15,39 1,213: inizio o trittico introduttivo: 1,4: Giovanni: . 1,9: Ges: . 1,11: voce: , , . 1,148,30: Primo blocco: VANGELO DI GES MESSIA CHE PROCLAMA IL REGNO DI DIO 1,143,6: Sezione a) azione di Ges e risposta dei farisei 1,1415: sommarioannuncio su Ges (annuncio del Regno in Galilea: ) 1,1620: racconto sui discepoli: prime vocazioni 1,2145: blocco geografico (attivit di Ges in Galilea): 1,2138: una giornata a Cafarnao 1,3945: nel resto della Galilea 2,13,5: cinque discussioni con scribi e farisei: salvezza totale e perdono dei peccati (2,1 12 paralitico), vocazione dei peccatori (2,1314 Levi), presenza dello sposo (2,1528 banchetto, digiuno, Ges Signore del sabato) 3,6: reazione dei farisei:
3,76,6a: Sezione b) azione di Ges e risposta del popolo 3,712: sommarioannuncio (Ges presentato in mezzo al popolo: 11: ) 3,1319: racconto sui discepoli: elezione dei dodici 3,2035: blocco chiastico: famiglia e scribi, scribi e famiglia (a b b a) 201
4,15,43: blocco geografico (attivit di Ges sulle rive del lago di Galilea) 4,134: Regno in parabole (schema: in pubblico, in privato): incredulit 4,355,43: miracoli sul lago superiorit di Ges su: Satana (4,35 5,20 tempesta, indemoniato di Geresa), dolore, morte (5,21 43 emoroissa e figlia di Giairo) 6,16a: reazione del popolo: gli abitanti si scandalizzano ( ) 6,6b8,30: Sezione c) azione di Ges e risposta dei discepoli 6,6b: sommarioannuncio (Ges come predicatore itinerante: ) 6,713: racconto sui discepoli: invio in missione (Ges e i discepoli si separano) 6,1429: blocco su Erode: identit di Ges tramite quella di Giovanni 6,308,26: blocco del pane 6,307,37: primo ciclo solo i dodici: 6,306,56: elementi geografici; 7,1 23: schema pubblicoprivato; 7,2437: riferimenti geografici (Tiro) 8,126: secondo ciclo tutti i discepoli 8,2730: reazione dei discepoli: i discepoli riconoscono Ges ( )
SCHEMA DELLA PRIMA PARTE sommario + discepoli + sviluppo + reazione 1,1415 + 1,1620 + 1,123,5 + 3,6 3,712 + 3,1319 + 3,205,43 + 6,1 6a 6,6b + 6,713 + 6,148,26 + 8,2730
8,3116,8: Secondo blocco: VANG. DI GES FIGLIO DI DIO CHE MUORE E RISORGE 8,3110,52: Sezione a) dalla Galilea alla Giudea: annuncio della morte 8,3133: primo annuncio della passione 8,349,29: blocco di insegnamenti etici: atteggiamenti per riconoscere la messianicit 9,3032: secondo annuncio della passione 9,3350: blocco di insegnamenti etici (parolegancio): farsi piccoli 10,1: sommarioannuncio ( [] ) 10,231: blocco di tre racconti (popolo e discepoli): matrimonio, piccoli, ricchezze 10,3234: terzo annuncio della passione 10,3545: pericope legata al contesto con lespressione: 10,4652: pericope legata al contesto con un riferimento topografico ( ) 11,113,37: Sezione b) Gerusalemme: prima della passione (tre giorni) 1,111: primo giorno: Betania, Gerusalemme, il tempio, Betania (alla sera) 11,1219: secondo giorno: Betania, Gerusalemme, il tempio, uscita dalla citt (sera) 11,2013,37: terzo giorno: mattina, Gerusalemme, il tempio, Monte degli Ulivi 11,2025: potere della fede e della preghiera 11,2712,27: tre dispute (nel tempio) 11,2712,12: con il sinedrio 12,1316: con i fariseiErodiani 12,1827: con i sadducei 12,2844: tre insegnamenti 12,2834: il comandamento dellamore 12,3540: Ges interroga i farisei 12,4144: lobolo della vedova 13,12: annuncio della distruzione del tempio 13,337: discorso escatologico sul Monte degli Ulivi 14,116,8: Sezione c) Gerusalemme: passione, morte, risurrezione 14,142: preparazione 14,12: cospirazione ( ) 202
14,39: unzione di Betania (anticipazione della morte) 14,1011: tradimento di Giuda 14,1214,31: ultima cena 14,3242: Getsemani 14,4315,47: passione e morte 14,4352: arresto e detenzione 14,5315,1: processo giudaico 14,5354: introduzione 14,5564: seduta notturna del sinedrio 14,65: beffe 14,6672: rinnegamenti di Pietro 15,1: seduta diurna 15,215: processo romano 15,25: interrogatorio di Pilato 15,615: Ges e Barabba 15,1641: supplizio e morte 15,4247: sepoltura 16,18: proclamazione della resurrezione e invito ad andare in Galilea [16,919]: interpolazione
TEOLOGIA: 1. Ges il vangelo Evangelizzazione nel DeuteroIsaia Ges levangelizzatore Il vangelo secondo Marco 2. Messia venuto a proclamare il Regno di Dio Presentazione iniziale: 1,911 Natura del Regno: presente e futuro: (a) AT: promessa: (b) Ges: perdono presente; (c) futuro: parousia Gli agenti del Regno: Dio e Ges Etica del Regno: lasciarsi dominare e trasformare da Dio I segni del Regno: esorcismi, guarigioni, miracoli sulla natura; carattere (a) cristologico; (b) escatologico 3. Il Figlio di Dio (1,1 15,39) Dio: teologia giudaica Ges Figlio di Dio Ges, Dio nascosto: Ges manifesta la sua natura divina con unesistenza autenticamente umana con un fallimento rivelatore 4. Discepolato. Ecclesiologia Discepoli e dodici: (a) gruppo cristologico al servizio del Regno; (b) conoscenza di Ges come scopo Dodici: (a) prototipo negativo e positivo di tutti i discepoli; (b) speciale incarico missionario I tre (Pietro, Giacomo, Giovanni): prototipo dei dodici La Chiesa realt: (a) escatologica (segno del Regno e della sua salvezza); (b) cristologica ( Cristo che la vuole); (c) missionaria (testimonianza con parole e opere) 203
3.3 : Vangelo Secondo Luca (124) : Atti degli Apostoli (128)
3.3.1 Vangelo 1,14: PROLOGO LETTERARIO (giustificazione dellopera: confermare la fede:
,
, 3 , , ) 1,52,52: PROLOGO TEOLOGICO (racconti sullinfanzia di Ges) inizio e fine a Gerusalemme; sommario finale: , . . [ ] . (2,51 52) 3,14,13: DITTICO INTRODUTTIVO (fatti prima dellinizio in Galilea At. 10,37b38a) 3,120: attivit di Giovanni; sommario finale: (3,18) 3,214,13: consacrazione di Ges, profeta solitario messo alla prova; somm. finale: (4,13) 4,149,50: Primo blocco: ATTIVIT DI GES IN GALILEA (carattere kerigmatico) 1) 4,145,16: PRESENTAZIONE GLOBALE: GES COME PROFETA 4,1415: sommario introduttivo: ( 9,51) 4,165,14: varie sinagoghe: Nazaret (4,16), Capernaum (4,3133), Giudea (4,44); guarigioni, chiamata dei dodici 5,1516: sommario finale: ,
. 2) 5,176,11: MATERIALE POLEMICO: TEMA DEL RIFIUTO 5,17: sommario introduttivo: , . 5,1826: guarigione del paralitico 5,2732: chiamata di Levi 5,336,5: digiuno e sabato 204
6,610: guarigione di sabato 6,11: sommario finale: , . 3) 6,1249: DISCORSO DELLA PIANURA: IL PROFETA 6,1219: scelta e istruzione dei dodici 6,2049: discorso della pianura 4) 7,150: OPERE DEL PROFETA SALVATORE 7,1: sommario introduttivo: . 7,210: guarigione del servo del centurione 7,1117: guarigione del figlio della vedova di Naum 7,1835: elogio del Battista 7,3650: Simone il fariseo 5) 8,121: PARABOLE, SEZIONE DIDATTICA: INSEGNAMENTI DEL PROFETA 8,13: sommario introduttivo:
8,415: parabola del seminatore 8,1618: parabola della lampada 6) 8,2256: QUATTRO MIRACOLI: OPERE DEL PROFETA 8,22: sommario introduttivo:
8,2225: la tempesta sedata 8,2639: indemoniato di Gerasa 8,4056: emoroissa e figlia di Iario 7) 9,150: ATTIVIT FINALE IN GALILEA: COMPLETAMENTO DELLA PRESENTAZIONE 9,117: missione e moltiplicazione dei pani 9,1843a: professione di fede di Pietro e trasfigurazione 9,43b50: secondo annuncio di morte e fatti successivi 9,5119,28: Secondo blocco: VIAGGIO DI GES A GERUSALEMME (carattereparenetico) 9,51: sommario introduttivo:
( 19,28) 1) 9,5256: GES IN SAMARIA 2) 9,5710,37: PRIMA TAPPA 9,5710,24: cammino dei discepoli e missionari 10,2537: cammino della misericordia (buon samaritano) 3) 10,3813,21: SECONDA TAPPA 10,3811,13: la preghiera (Marta e Maria) 11,1454: lopposizione (invettiva contro i farisei) 12,112: la testimonianza 12,1334: la condivisione (il ricco stolto) 12,3548: la vigilanza (i due servi) 12,4953: la risolutezza 12,5413,9: la conversione (il fico) 13,1021: la salvezza (la donna paralitica, il granello di senape) 4) 13,2214,24: TERZA TAPPA 13,2235: la strada stretta 14,124: la strada dellumilt (lidropico, il gran banchetto) 5) 14,2517,10: QUARTA TAPPA 14,2535: la strada della rinuncia ai beni 15,132: la strada del perdono (la pecora smarrita, dracma, figliol prodigo) 16,131: la strada della condivisione dei beni (fattore infedele, ricco epulone) 17,110: la strada dellumilt 6) 17,1118,30: QUINTA TAPPA 205
17,119: la strada del rendimento di grazie (dieci lebbrosi) 17,2037: la strada della vigilanza (primo discorso escatologico) 18,114: la strada della preghiera (vedova e giudice, fariseo e pubblicano) 18,1517: la strada dellumilt (i bambini) 18,1830: la strada della condivisione (il giovane ricco) 7) 18,3119,27: SESTA TAPPA 18,3134: esaltazione attraverso la morte (terzo annuncio della passione) 18,3543: Ges illumina chi lo segue (cieco di Gerico) 19,110: Ges perdona chi lo segue (Zaccheo) 19,1127: vegliare fino al ritorno di Ges (dieci mine) 19,28: sommario finale: ( 9,51) 19,2924,53: Terzo blocco: ATTIVIT DI GES A GERUSALEMME 19,2921,38: ARRIVO E ATTIVIT NEL TEMPIO 19,2848: ingresso a Gerusalemme e nel tempio 20,1: 20,221,4: discussione con i sinedriti, con il popolo e con i discepoli 21,537: secondo discorso escatologico 21,38: 22,138: IL GIORNO DEGLI AZZIMI: LEUCARISTIA 22,3923,56: PASSIONE E MORTE DI GES 24,153: APPARIZIONI E ASCENSIONE DI GES 3.3.2 Atti 1,112,25: Primo blocco: CHIESA DI GERUSALEMME, I DODICI, PIETRO, PALESTINA 1) 1,126: NUOVO PROLOGO collegamento tra Ges e la chiesa 2) 2,18,3: TESTIMONIANZA NELLA CHIESA DI GERUSALEMME (PIETRO E I DODICI) 2,147: Pentecoste 3,15,42: sezione del Nome 6,18,3: gli ellenisti, attivit di Stefano 3) 8,412,25: TESTIMONIANZA FUORI CHIESA DI GERUSALEMME (FILIPPO SAULO PIETRO) 8,440: testimonianza dellellenista Filippo (collegata con 6,18,3) 9,130: conversione e prima attivit di Saulo 9,3211,18: attivit di Pietro nella pianura del Saron e sulla costa 11,1930: origine e attivit della chiesa di Antiochia 12,125: persecuzione di Giacomo e Pietro nella Chiesa di Gerusalemme 13,128,31: Secondo blocco: CAMMINO DI PAOLO FUORI DALLA PALESTINA 1) 13,115,35: PRIMO VIAGGIO DI PAOLO E BARNABA E PROBLEMI 13,114,28: il viaggio (Cipro, Antiochia di Pisidia, Listra, Iconio, Derbe) 15,135: lassemblea di Gerusalemme 2) 15,3619,22: LA GRANDE MISSIONE ( Paolo libero) 15,3618,22: da Antiochia ad Antiochia: secondo viaggio (Macedonia e Acaia) 18,2319,22: da Antiochia a Efeso: terzo viaggio (Efeso: ruolo centrale) 3) 19,2328,31: VIAGGIO A GERUSALEMME E A ROMA ( Paolo in catene) 19,2321,26: da Efeso a Gerusalemme attraverso la Macedonia e lAcaia 21,2723,11: prigionia a Gerusalemme e testimonianza di fronte ai giudei 23,1226,32: prigionia a Cesarea e testimonianza di fronte a re e governatori 27,128,29: viaggio a Roma e testimonianza in questa citt 28,3031: sommario finale: , ,
. TEOLOGIA: 1. Il cammino profetico 206
il cammino: in rapporto ai grandi personaggi e alle loro opere Tappe del cammino: (a) tempo di preparazione: AT; (b) tempo di realizzazione: Ges Cristo 2. Caratteristiche del cammino Animato dallo Spirito, che: (a) consacra i profeti; (b) abilita al cammino Apostolico: solo i dodici sono apostoli Diretto e inarrestabile: Galilea Gerusalemme Antiochia Roma Attuale 3. Cammino salvifico Salvezza: (a) salvare da un male; (b) donare un bene Salvezza radicale e universale: (a) liberazione dal peccato; (b) dono della libert Agenti della salvezza: (a) Dio; (b) Ges Cristo Destinatari della salvezza: (a) universalismo; (b) destinatari privilegiati: (ba): poveri; (baa): poveri miserabili; (bab): cristiani perseguitati; (bac): povert come austerit; (bb): peccatori; (bc): Samaritani e donne La gioia Maria come modello nel cammino profetico di salvezza. 3.4 : Vangelo Secondo Giovanni (121) : Apocalisse di Giovanni (122) 3.4.1 Vangelo 1,151: INTRODUZIONE 1,118: prologo 1,1928: racconto su Giovanni B. ( ) 1,2939: incontro tra Ges e Giovanni B. ( ) 1,4050: vocazione dei discepoli 51: conclusione programmatica:
(non quadro realistico ma simbolico) 2,14,42: INIZIO DEL MINISTERO PUBBLICO 2,112: miracolo di Cana ( ) 2,1322: Gerusalemme : purificazione del tempio ( epifania) 2,233,21: incontro con Nicodemo [ 7,5052 e 19,39]: ( rinascita) 3,2236: testimonianza di Giovanni B. in favore di Ges 4,142: Samaria: dialogo con la samaritana (vs Nicodemo) 4,4310,42: CONFRONTO E CONTROVERSIA 4,4654: Cana: un miracolo di guarigione 5,19: Gerusalemme: un miracolo di guarigione 5,1047: contrasto con i giudei (accusa: ) 6,115: Galilea ( ): moltiplicazione dei pani ( Mc 6,3244) 6,1621: Ges cammina sulle acque ( Mc 6,4552) (6,2225: scena di massa) 6,2659: discorso sul pane di vita ( ) 6,6071: conversazione con i discepoli e professione di Pietro 7,153: Gerusalemme ( ): dispute con le autorit 8,111: ( ): ladultera 8,1259: ( |): dispute con le autorit ( ) 9,141: guarigione del cieco nato 10,121: discorsi ( ) 207
10,2242: ( ): contrasto giudei ( [] ) 10,4042: conclusione ( 1,28: ) 11,112,50: CULMINE E TERMINE DEL MINISTERO PUBBLICO 11,144: resurrezione di Lazzaro 11,4445: diversit di reazioni 11,4757: congiura ( ) 12,111: unzione in casa di Maria 12,1219: ingresso trionfale a Gerusalemme ( ) 12,2036: folla, preannuncio della morte 12,3743: conclusione del ministero pubblico e rifiuto 12,4450: significato della sua missione (con 3,1621 un sommario teologico) 13,117,26: DISCORSI DI CONGEDO 13,138: ultima cena 13,117: lavanda dei piedi 13,1835: preannuncio del tradimento 13,3640: preannuncio del rinnegamento di Pietro 14,116,33: discorsi 17,126: preghiera sacerdotale 18,121,25: PASSIONE E RISURREZIONE 3.4.2 Apocalisse A. 1,13.48: PROLOGO E SALUTO EPISTOLARE B. 1,94,11: PRIMO SETTENARIO: LE SETTE LETTERE 1,920: Visione preparatoria 2,13,22: Le sette lettere 2,17: Lettera a Efeso 2,811: Lettera a Smirne 2,1217: Lettera a Pergamo 2,1829: Lettera a Tiatira 3,16: Lettera a Sardi 3,713: Lettera a Filadelfia 3,1422: Lettera a Laodicea 4,111: Liturgia finale in cielo C. 5,18,1: SECONDO SETTENARIO: I SETTE SIGILLI 5,114: Visione preparatoria 6,17,8: I sette sigilli 6,18: I primi quattro sigilli: quattro cavalieri e piaghe 6,911: Quinto sigillo: i martiri chiedono vendetta 6,1217: Sesto sigillo: segni apocalittici dellira di Dio 7,18: Intermezzo: gli eletti sigillati 7,917: Liturgia finale in cielo 8,1: Apertura del settimo sigillo D. 8,214,5: TERZO SETTENARIO: LE SETTE TROMBE 8,25: Visione preparatoria 8,613,18: Le sette trombe 8,6: Introduzione 8,712: Le prime quattro trombe: sulla natura 8,13: Annuncio dei tre guai 9,111: La quinta tromba: sugli increduli 9,12: Il primo guai passato 9,1321: La sesta tromba: sul fiume Eufrate 10,111,13: Primo grande intermezzo 10,111: Vocazione profetica di Giovanni 11,113: Missione profetica dei cristiani 208
11,14: Il secondo guai passato 11,15a: Annuncio della settima tromba 11,15b18: Cantico in cielo: arca dellalleanza 12,113,18: Secondo grande intermezzo 12,118: Lotta tra il popolo di Dio e il drago 13,118: Alleati del drago: le due bestie 14,15: Liturgia finale in cielo C. 14,619,20: QUARTO SETTENARIO: LE SETTE COPPE 14,620: Visione preparatoria 15,118,24: Le sette coppe 16,19: Le prime quattro coppe: sulla natura 16,1011: Quinta coppa: sul trono della bestia 16,1216: Sesta coppa: sul fiume Eufrate 16,1721: Settima coppa: caduta della grande Babilonia 17,18: Intermezzo: identificazione di Babilonia/Roma 18,124: Canto per la caduta di Babilonia 19,18: Liturgia finale in cielo B. 19,922,5: QUINTO SETTENARIO: LE SETTE VISIONI 19,910: Introduzione 19,1122,5: Le sette visioni 19,116: Apparizione del Messia, giudice e vittorioso 19,1718: Annuncio della vittoria 19,1921: Primo combattimento escatologico: sconfitta degli alleati 20,13: Disfatta e incatenamento di Satana 20,410: Regno di mille anni e secondo combattimento escatologico 20,115: Giudizio finale 21,122,5: Il mondo nuovo / la nuova Gerusalemme 21,18: Il cielo e la terra nuovi / la nuova Gerusalemme 21,927: La sposa dellagnello / la Gerusalemme celeste 22,15: Il Paradiso A. 22,620.21: EPILOGO E SALUTO EPISTOLARE 3.5 : Ai Romani (116) 1,115: PRESCRITTO ED ESORDIO 1,16 11,36: PARTE DOTTRINALE 1,16 5,21: La giustificazione mediante la fede 1,1617: enunciazione del tema 1,18 3,20: la rivelazione dellira di Dio 1,1832: sul mondo pagano 2,129: sul mondo giudaico 3,1 8: Intermezzo: problemi in sospeso 3,9 20: colpevolezza universale 3,21 4,25: sviluppo positivo del tema 3,2131: enunciazione 4,125: prova scritturistica: lesempio di Abramo 5,121: gli effetti della giustificazione 5,111: la pace con Dio 209
5,1221: la liberazione dal peccato 6,1 8,39: Peccato e salvezza: la nuova realt del credente 6,114: morte con Cristo e liberazione dal peccato 6,157,6: liberazione dalla legge 7,725: peccato e legge prima di Cristo 8,139: la vita nello Spirito 9,1 11,13: Veracit di Dio: la sorte di Israele 9,133: i veri discendenti di Abramo 10,122: lostacolo di una giustizia fondata sulle opere 11,136: la conversione finale di Israele 12,1 15,13: PARTE PARENETICA 12,121: Il culto spirituale 13,114: I doveri dei cristiani 13,17: sottomissione allautorit politica 13,810: lamore fraterno 13,1114: comportarsi come figli della luce 14,1 15,13: Laccoglienza vicendevole 14,123: i forti e i deboli 15,113: Giudeocristiani ed etnicocristiani 15,14 16,27: EPILOGO E POSTSCRITTO
Data e localit: primavera del 55, a Corinto, prima di partire per Gerusalemme (At 20,12) MESSAGGIO: La giustificazione mediante la fede Luomo sotto la legge La vita nello Spirito
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 3.6 : Prima ai Corinzi (116) 1,19: PRESCRITTO E RINGRAZIAMENTO 1,10 6,20: ALCUNI COMPORTAMENTI NEGATIVI 1,10 4,21: La divisione in partiti 1,1017: introduzione: la situazione 1,18 3,4: la vera sapienza 3,5 4,21: i predicatori cristiani 5,1 6,20: Tre gravi abusi 5,113: lincestuoso 6,112: le liti tra cristiani 6,1320: la fornicazione 7,1 14,40: DIRETTIVE E CONSIGLI 7,140: Matrimonio e verginit 7,116: gli sposi cristiani 7,1724: ciascuno rimanga nella sua condizione 7,2540: le vergini, i celibi, le vedove 8,1 11,1: Le carni sacrificate agli idoli 210
8,113: libert dei cristiani e attenzione per i pi deboli 9,127: lesempio di Paolo 10,113: gli israeliti e la tentazione dellidolatria 10,14 11,1: direttive pratiche 11,2 14,40: Le assemblee comunitarie 11,216: il velo delle donne 11,1734: la cena del Signore 12,1 14,40: i carismi 12,131: la loro funzione nella Chiesa, corpo di Cristo 13,113: inno allamore 14,140: direttive pratiche 15,158: LA SPERANZA CRISTIANA 15,134: La resurrezione finale 15,3553: Caratteristiche del corpo risuscitato 15,5458: Inno trionfale 16,124: EPILOGO E POSTSCRITTO 16,14: La colletta 16,512: Progetti di viaggi 16,1324: Raccomandazioni e saluti
Metodo teologico, con schema triangolare: analisi della situazione confronto con i dati della fede soluzioni pratiche MESSAGGIO: una salvezza in chiave comunitaria Il Dio, Padre di Ges Cristo (8,6); Cristo Sapienza di Dio (1,24) La comunit dei santi Una morale di servizio; prospettiva escatologica
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS 6), LDC, Leumann 1996 3.7 B: Seconda ai Corinzi (113) 1,111: PRESCRITTO E RINGRAZIAMENTO 1,12 7,16: UNA CRISI ORMAI SUPERATA 1,12 2,13: I fatti passati: la visita intermedia, unoffesa ricevuta, la lettera amara 2,14 7,4: Lautodifesa di Paolo 2,1417: introduzione 3,1 4,6: il ministero della nuova alleanza 4,7 5,10: in vista della gloria futura 5,11 6,2: il ministero della riconciliazione 6,3 7,4: il comportamento di Paolo 7,516: Conclusione circa i fatti passati: lincontro con Tito 8,1 9,15: LE COLLETTE PER I POVERI DI GERUSALEMME 8,124: La comunione nel servizio dei santi 9,115. Per una eucaristia di tutte le chiese 10,1 13,10: SECONDA DIFESA DI PAOLO 10,111: Laccusa di debolezza 10,1218: Laccusa di ambizione 11,1 12,18: Il vanto di Paolo 12,19 13,10: In previsione di una prossima visita 13,1113: EPILOGO E POSTSCRITTO
Lettera A ( 1Cor 5,9: ): forse si tratta di 2Cor 6,14 7,1 Lettera B: 1Cor Lettera C ( 2Cor 2,4: ): forse si tratta di 2Cor 1013 Lettera D: 2Cor 211
ALLA BASE DI 2COR CI POTREBBERO ESSERE CINQUE LETTERE AUTONOME: (a) lettera di riconciliazione: 1,12,13 + 7,516 (b) lettera I apologetica: 2,146,13 + [6,147,1] + 7,24 (c) lettera credenziale per la colletta della chiesa di Corinto: 8 (d) lettera credenziale per la colletta nelle chiese dellAcaia: 9 (e) lettera II apologetica: 1013 (si tratta della Lettera C) Dopo aver saputo della nuova situazione a Corinto, Paolo scrive (b); recatosi in citt, riceve una grave offesa ( 2,510) e scrive (e); dopo aver ricevuto buone notizie da Tito, scrive (a); infine consegna a Tito le due lettere credenziali (c), (d).
MESSAGGIO: il vero apostolo di Cristo Il Cristo riconciliatore Il ministero della nuova alleanza Il destino finale dei credenti
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 3.8 : ai Galati (16) 1,110: INTRODUZIONE 1,15: prescritto 1,610: esordio e tema: il messaggio di Paolo lunico evangelo a cui i Gal. devono rimanere fedeli 1,11 2,21: PROVA AUTOBIOGRAFICA 1,1124: il suo vangelo proviene da una rivelazione ( ) 2,110: esso stato riconosciuto dai notabili di Gerusalemme 2,1121: egli lo ha difeso anche di fronte a Pietro ( ) 3,1 4,31: ARGOMENTAZIONE DOTTRINALE 3,15: Lesperienza cristiana dei Galati 3,629: Prova scritturistica: lesempio di Abramo 3,614: la benedizione a lui promessa si riceve solo per fede 3,1518: la legge non ha potuto annullare la promessa 3,1929: la legge il pedagogo che ha lasciato il posto a Cristo 4,131: Libert e adozione filiale 4,17: lopera di Cristo e dello Spirito 4,820: lesperienza fatta dai Galati al momento della conversione 4,2131: nuovo argomento scritturistico: le due alleanze 5,1 6,10: PARENESI 5,112: Invito alla saldezza nella fede che opera per mezzo della carit 5,13 6,10: Libert e vita nello Spirito 5,1315: lamore pienezza della legge 5,1624: vivere secondo lo Spirito 5,256,10: unione fraterna e attesa escatologica 6,1118: POSTSCRITTO
212
Data e localit: Galazia meridionale: 49 o 52; Galazia settentrionale (pi probabile): scritta durante il secondo viaggio nella Galazia, sett.: 54 Oppositori: esponenti di un gruppo missionario cristiano di orientamento giudaico, i quali ritenevano che il vangelo di Cristo non eliminasse la necessit della circoncisione e dellosservanza della legge. Anche se con modalit diverse, essi sostenevano idee analoghe a quelle dei nuovi predicatori di Corinto e di Filippi.
MESSAGGIO: lunico vangelo di Cristo Cristo autore della nostra libert Giustificazione mediante la fede Lopera dello Spirito nel cuore dei credenti
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1999 3.9 : Agli Efesini (16) 1,12: PRESCRITTO 1,3 3,21: IL MISTERO DELLA SALVEZZA 1,314: Inno di lode a Dio per i benefici concessi ai credenti 1,46a: elezioni 1,6b7: redenzione 1,810a: conoscenza del mistero 1,10b12: chiamata dei giudei alla fede 1,1314: la chiamata dei pagani 1,52,22: Ringraziamento e riflessione 1,1523: la supremazia universale di Cristo 2,110: anche i gentili sono risuscitati in Cristo 2,1122: Cristo ha abbattuto il muro che separava giudei e gentili 3,121: Solenne preghiera di Paolo 3,1: introduzione 3,213: parenesi esplicativa: conoscenza del mistero di Cristo 3,1421: preghiera per ottenere la piena conoscenza di Cristo 4,1 6,20: PARENESI 4,116: Appello allunit dei carismi 4,175,20: La nuova vita in Cristo 5,216,9: Consigli circa la vita domestica 6,1020: Il combattimento spirituale 6,2124: POSTSCRITTO Il testo manca nei manoscritti B e ; il P 46 invece lo riporta. Particolarit stilistiche: si presenta come autore (1,1;3,1); 22 vocaboli presenti sono in Paolo 50 vocaboli non attestati nelle altre epistole; vocaboli presenti nelle lettere autentiche, ma qui usato in senso diverso (ekklesia; pleroma: anocrato pi strettamente alla Chiesa; mysterion: non pi lannunzio di Cristo fra le genti, ma lunione di giudei e gentili nella chiesa); mancano altri vocaboli 213
tipicamente paolini: credere, legge, vantarsi, comunione, peccato; mancano temi quali: giustizia, giustificazione, legge; stile solenne e ridondante (cfr. inni di Qumran); assonanza, allitterazione, semitismi; chiesa non pi come comunit locale, ma insieme di tutti i credenti; Cristo risorto pi che morto in croce; escatologia gi realizzata nella vita dei credenti; su 115 vv., 73 trovano corrispondenza con Col.; tutte le sezioni di Ef. trovano una corrispondenza con Col.; trattato teologico rivestito da lettera.
Destinatari: In 1,1 lespressione non attestata dai manoscritti anteriori al IV secolo Alcuni pensano trattarsi della lettera a Laodicea (Col 4,78); altri una circolare inviata a varie chiese dellAsia proconsolare:
Attribuzione: Posizione tradizionale: diversit con le altre lettere spiegata con levoluzione del pensiero di Paolo, il quale si sarebbe servito di un segretario; oppure scritta da un discepolo dieci o ventanni dopo la morte di Paolo. Nuovi orientamenti: composta in una citt dellAsia proconsolare, forse la stessa Efeso, verso la fine del I secolo
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 3.10 : Ai Filippesi (14) 1,111: PRESCRITTO E RINGRAZIAMENTO 1,12 2,18: CONFIDENZE ED ESORTAZIONI 1,1226: Paolo in catene, testimone di Cristo 1,22,18: I Filippesi testimoni di Cristo nella vita quotidiana 2,1930: INTERMEZZO 2,1924: missione di Timoteo 2,2530: rinvio di Epafrodito 3,1 4,9: NUOVE CONFIDENZE ED ESORTAZIONI 3,116: Paolo proteso verso la conoscenza di Cristo 3,174,9: I Filippesi chiamati allimitazione di Paolo 4,1020: RINGRAZIAMENTO PER GLI AIUTI RICEVUTI 4,2123: POSTSCRITTO
Localit e data: Roma: si parla di pretorio (1,3: ) e (4,22). Ma il pretorio esisteva anche nelle province; gli scambi di notizie, di mezzi e di persone sono incompatibili con una distanza di 1.100 km; inoltre Paolo dice che vorrebbe vedere la comunit (1,26), ma quando era a Roma laveva gi vista due volte (At 20,16; 2Cor 7,5). Cesarea: valgono le stesse obiezioni viste per Roma. Efeso: ipotesi pi probabile. La lettera vicina a quelle di Corinto: 5254 Struttura: Chi ritiene che la lettera non sia unitaria, la divide in tre lettere indipendenti: 1. 4,1020: ringraziamenti per gli aiuti: inviata da Efeso, a prigionia inoltrata 214
2. 1,13,1a;4,27.2123: lettera dal carcere: inviata verso la fine della prigionia a mezzo Epafrodito 3. 3,1b4,1.89: scritto polemico: inviata da Tessalonica o da Corinto dopo la seconda visita Secondo altri le lettere sarebbero due e non tre.
MESSAGGIO: la gloria attraverso la croce Lumiliazione e lesaltazione del Figlio La vita in Cristo Una chiesa missionaria La sfida della speranza
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 3.11 : Ai Colossesi (14) 1,12: PRESCRITTO 1,323: EXORDIUM 1,38: Ringraziamento di Paolo 1,914: Intercessione 1,1520: Espansione cristologica 1,2123: Partitio, o annunzio dei temi da trattare 1,2123: opera di Cristo per la santit dei credenti 1,23a: fedelt allevangelo ricevuto 1,23b: e annunziato da Paolo 1,24 4,1: PROBATIO (sviluppo in ordine inverso dei temi annunziati nella partitio) 1,24 2,5: Il combattimento di Paolo per lannunzio dellevangelo 2,623: Fedelt allannunzio dellevangelo 2,67: esortazioni iniziali generali 2,8: avvertimento relativo alle pratiche di culto 2,915: motivi cristologici: Cristo e i credenti con lui 2,1619: ripresa degli avvertimenti: resistere alle dottrine erronee 2,2023: esortazioni conclusive 3,1 4,1: La santit dei credenti 3,14: esortazioni generali e principi introduttivi 3,59b: mortificare luomo terreno 3,9b11: motivazioni: spogliati delluomo vecchio e rivestiti del nuovo 3,1217: vivere la novit in Cristo 3,18 4,1: esortazioni riguardanti la vita familiare e domestica 4,26: ESORTAZIONE FINALE con funzione di perorazione 4,718: POSTSCRITTO
Particolarit stilistiche: frasi lunghe con ripetizioni; uso di sinonimi (1,9: ), di genitivi dipendenti (1,5: ); sovrapposizione di vocaboli con la stessa radice (1,11: ); verbi seguiti da molti complementi; forme letterarie nuove: inno (1,520), professione di fede (2,1415), lista di vizi (3,5.8) e di virt, codice familiare (3,184,1); 215
34 vocaboli che non compaiono altrove nel NT; 10 che non compaiono in Paolo; mancano altri vocaboli tipicamente paolini: credere, legge, vantarsi, comunione, peccato; mancano temi quali: giustizia, giustificazione, legge. Attribuzione: Posizione tradizionale: scritta da Paolo in prigionia o a Efeso (5254) o a Cesarea (5658) o a Roma (5961). Per altri: scritta da un segretario ( Timoteo) sotto il controllo di Paolo. Nuovi orientamenti: scritta da un esponente della scuola paolina per opporsi alle tendenze ereticali che si stavano diffondendo nelle chiese dellAsia verso la fine del I secolo. Scritta forse ad Efeso 8090.
Tratto da J.N. ALETTI, Lettera ai Colossesi, [Scritti delle origini cristiane 12], EDB, Bologna 1994 3.12 : Prima ai Tessalonicesi (15) 1,1: PRESCRITTO 1,2 3,13: RINGRAZIAMENTO E RICORDI 1,23: ringraziamento per la fede, carit e speranza dei Tessalonicesi 1,410: ampliamento del ringraziamento: la risposta dei Tess. alla predicazione di Paolo 2,112: ripresa del ringraziamento: la predicazione di Paolo a Tessalonica 2,1316: conferma motivi del ringraziamento: la risposta dei T. allannuncio del vangelo 2,173,5: il tempo della lontananza: non potendo recarsi a T., Paolo ha inviato Timoteo 3,613: ripresa del ringraziamento: Timoteo ritornato portando buone notizie 4,1 5,22: ESORTAZIONI E DIRETTIVE 4,12: introduzione 4,38: la ricerca della santit 4,912: lamore fraterno 4,1318: il destino di coloro che sono morti 5,111: i tempi e i momenti della fine 5,1213: i responsabili della comunit 5,1422: esortazioni conclusive 5,2328: POSTSCRITTO
Data: opinione comune: secondo viaggio missionario: 51; secondo altri: terzo viaggio, durante la visita intermedia a Corinto: 5455 (cronologia Barbaglio) Secondo R. PESCH, La scoperta della pi antica lettera di Paolo, Paideia, Brescia 1987 sono confluite due lettere inviate in tempi diversi: Lettera inviata da Atene per mezzo di Timoteo e Lettera inviata da Corinto dopo il ritorno di Timoteo
Indirizzo: perso (ma simili a 1,1) 1,1: Prescritto 1,210: sguardo retrospettivo 2,112: sguardo retrospettivo 2,1316: ringraziamento 2,173,5: invio di Timoteo 3,610: ritorno di Timoteo e gioia da lui recata 3,1113: epilogo 216
4,18: raccomandazioni generali 4,9 5,11: risposta ai quesiti dei Tessalonicesi 5,1222: raccomandazioni 5,2328: postscritto Benedizione: persa (ma simile a 5,28) MESSAGGIO: Kerigma primitivo: fortemente trinitario La sorte dei defunti La vita cristiana
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 3.13 B: Seconda ai Tessalonicesi (13) 1,12: PRESCRITTO 1,313: RINGRAZIAMENTO E INTERCESSIONE 1,35: fede e amore vicendevole dei Tessalonicesi 1,610: punizione dei persecutori 1,1112: preghiera per la comunit di Tessalonica 2,112: LA VENUTA DEL SIGNORE 2,12: il giorno del Signore non imminente 2,35: la fine sar preceduta dalla manifestazione delluomo empio 2,67: questa per ancora impedita da un misterioso ostacolo 2,812: distruzione delluomo empio con tutto i suoi adepti 2,13 3,17: ESORTAZIONE 2,1317: nuovo ringraziamento a Dio ed esortazione a mantenere le tradizioni 3,15: richiesta di preghiere 3,615: ammonizione a coloro che si comportano in modo indisciplinato 3,618: POSTSCRITTO
Somiglianze: struttura (prescritto ringraziamento parenesi escatologica esortazioni parenesi etica postscritto). Differenze: forme stilistiche di diversa mano; tono affettuoso vs tono distaccato; riferimenti personali vs no riferimenti personali; escatologia: immagini prese dallAT, la parusia non imminente (1Ts 4,15.17 vs 2Ts 2,12). Posizione tradizionale: scritta poco dopo la 1Ts; 1Ts indirizzata a ad un gruppo di estrazione pagana, 2Ts indirizzata ad un gruppo di giudeicristiani; 1Ts indirizzata a Tessalonica, 2Ts indirizzata ad unaltra comunit (Filippi o Berea) Posizione moderna: autore non Paolo ( 2Ts 2,2); ritardo della parusia. Scritto pseudoepigrafico verso la fine del I secolo
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 217
3.14 B : Prima e Seconda a Timoteo A Tito (Lettere Pastorali) 3.14.1 1 Timoteo 1,12: PRESCRITTO 1,311: INTRODUZIONE 1,34: Missione di Timoteo 1,511: Necessit di affrontare le deviazioni 1,57: identit dei falsi dottori 1,811: la legge fatta per gli ingiusti, non per i giusti 1,12 6,19: CORPO DELLA LETTERA 1,1220: Trasmissione dellevangelo sotto la supervisione di Paolo 1,1217: vocazione di Paolo 1,1820: responsabilit di Timoteo 2,13,15: Come comportarsi nella casa di Dio 2,115: preghiera 3,113: ministeri 3,1415: brano conclusivo 3,164,11: La sana dottrina della piet 3,16: il mistero della piet 4,15: attacco contro lapostasia 4,610: il vero pastore 4,11: brano conclusivo 4,126,2: Istruzioni a Timoteo circa il governo 4,125,2: la condotta di Timoteo 5,36,2a: direttive per le varie categorie di fedeli 6,2b: brano conclusivo 6,310: Modo di trattare con i devianti 6,35: il ritratto del falso dottore 6,610: efficacia della piet unita a moderazione 6,1116: Trasmissione dellevangelo sotto la supervisione di Dio 6,1114: latteggiamento e la testimonianza delluomo di Dio 6,1516: brano dossologico conclusivo 6,1719: aggiunta: raccomandazione ai ricchi cristiani 6,2021: POSTSCRITTO 3.14.2 2 Timoteo 1,15: PRESCRITTO E RINGRAZIAMENTO 1,6 4,18: CORPO DELLA LETTERA 1,618: Il vero pastore 1,68: testimonianza coraggiosa 1,910: il dono della salvezza 1,1118: lesempio di Paolo 2,126: Il comportamento di Timoteo 2,12: trasmissione delle verit udite 2,37: partecipazione alle sofferenze di Paolo 2,813: comunione totale con Cristo 2,1426: lotta contro le false dottrine 3,117: Gli ultimi tempi 3,19: apostasia finale 3,1013: il comportamento di Timoteo nel passato 3,1417: esortazione alla fedelt 4,118: Brani finali 218
4,15: solenne scongiuro 4,68: testamento di Paolo 4,918: notizie e raccomandazioni 4,1922: POSTSCRITTO 3.14.3 Tito 1,14: PRESCRITTO 1,59: MISSIONE DI TITO 1,10 3,11: CORPO DELLA LETTERA 1,1016: Messa in guardia contro i falsi dottori 2,115: Direttive riguardanti i rapporti con i credenti 2,110: esortazione per i vecchi, i giovani e gli schiavi 2,1114: motivazione: apparsa la grazia di Dio 2,15: conclusione 3,18: Direttive riguardanti i rapporti con i non credenti 3,12: esortazioni pratiche: sottomissione alle autorit 3,37: motivazione: manifestazione della bont di Dio 3,8: conclusione 3,911: Messa in guardia conclusiva contro i falsi dottori 3,1215: POSTSCRITTO
Il testo manca nel P 46 e nel manoscritto B; presente per la prima volta in P 32 Ryland 5 (III secolo). Pur avendo alcuni significativi punti di contati contatto con le lettere maggiori, le Pastorali se ne distaccano per il genere letterario ( manuali ecclesiastici), lo stile ( greco pi letterario che popolare, simile ad Ebrei e a Filone) e il lessico su 900 parole, 305 non si trovano nelle lettere paoline; 107 sono assenti dal resto del NT). Dalle notizie delle Pastorali emerge questa biografia di Paolo: nel 63 (dopo due anni di carcere a Roma) va in Spagna, poi a Creta dove lascia Tito (Tt 1,5), poi a Nicopoli, poi ad Efeso (Tt 3,2); da qui raggiunge la Macedonia dove scrive 1Tm e Tt (6465); lascia Efeso, passa per la Troade; poi viene arrestato e, partendo da Mileto (2Tm 4,20), viene inviato a Roma dove nel 67 scrive 2Tm. Attribuzione: Secondo la scuola di Tubinga sarebbero state scritte da un falsario verso la met del II secolo Oggi si pensa che siano state scritte verso la fine del I secolo da un rappresentante della scuola paolina, probabilmente ad Efeso per via della simile organizzazione ecclesiastica ( At 20,17.28). Altri pensano che un discepolo di Paolo avrebbe scritto le lettere servendosi di frammenti autentici nei quali erano conversati i personalia.
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 219
3.15 : Lettera agli Ebrei (113) 1,14: ESORDIO 1,5 2,18: RUOLO DI CRISTO NEL PIANO DI DIO 1,514: Esposizione: il Figlio di Dio superiore agli angeli 2,14: Esortazione: dovere di riconoscere la sua autorit 2,518: Esposizione: solidariet con gli uomini 2,17: Preannunzi: per diventare sommo sacerdote misericordioso (B) e degno di fede (A) 3,1 5,10: CRISTO SOMMO SACERDOTE 3,14,14: (A) Degno di fede 3,16: Esposizione: Ges superiore a Mos 3,74,14: Esortazione: invito ad entrare nel riposo di Dio 4,155,10: (B) Misericordioso 4,1516: Esortazione: otterremo misericordia 5,110: Esposizione: ha condiviso la nostra miseria 5,910: Preannunzi: Reso perfetto (B), divenne causa di salvezza eterna (C) proclamato da Dio sommo sacerdote (A) 5,11 10,39: IL SACERDOZIO E IL SACRIFICIO DI CRISTO 5,126,20: Esortazione: invito allattenzione e alla generosit 7,110,18: Esposizione: Cristo sommo sacerdote dei beni futuri 7,128: (A) Ges sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek *8,19,28: (B) Reso perfetto dal suo sacrificio 8,16: c. culto antico terrestre e prefigurativo 8,713: b. la prima alleanza imperfetta e provvisoria 9,110: a. le antiche istituzioni inefficaci **9,1114: a. le nuove istituzioni rese efficaci da Cristo 9,1523: b. la nuova alleanza capace di operare la purificazione 9,2428: c. il nuovo culto che apre laccesso al santuario celeste 10,118: (C) Causa di salvezza eterna 10,1939: Esortazione: invito alla fedelt e allimpegno 10,36.38: Preannunzi. Avete solo bisogno di perseveranza (B) il mio giusto vivr per fede (A) 11,1 12,13: LA FEDE PERSEVERANTE 11,140: Esposizione: la fede degli antichi 12,113: Esortazione: invito ad imitare Cristo nella perseveranza 12,13: Preannunzio: Raddrizzate le vie storte 12,14 13,19: LA VIE DIRITTE 12,1429: Esposizione: rapporto con le realt celesti 13,16: Esortazione: direttive di vita cristiana 13,719: Esposizione: la vera comunit 13,2025: POSTSCRITTO * Introduzione a questa sezione: , ** Centro della sezione: . Procedimenti letterari: preannunzio del tema successivo: (2,17) ripresa in 3,1 e 4,15; 220
parola gancio (motcrochet): stessa parola messa alla fine di un brano e allinizio del brano successivo; concentrazione terminologica: stesso vocabolo ripetuto pi volte nel brano (cfr. a;ggeloiin 1,52,18); variazione del genere letterario: brani di carattere dottrinale alternati a brani parenetici; inclusione: inizio e fine di un brano con la stessa formula (cfr. 1,5 e 1,13); parallelismo: una stessa idea espressa in due frasi parallele simili tra loro; simmetria: brani che si richiamano verbalmente e contenutisticamente (cfr. 5,1110,39: cbaabc). Genere: il postscritto non basta a farla considerare una lettera; lesordio non un prescritto; non ci si presenta nellatto di scrivere; non ci sono accenni a destinatari lontani; mancano allusioni a scambi di notizie con lettere o visitatori (apusiaparusia epistolare). Pi che un trattato teologicoapologetico, essa un sermone inviato per iscritto a una particolare comunit con un biglietto di accompagnamento. E lesempio pi antico di omelia cristiana. Ambiente di origine: La maggior parte degli studiosi ritiene che lautore si rivolga a cristiani convertiti dal giudaismo (sacerdoti ebrei diventati cristiani?). Per via della somiglianza con i manoscritti di Qumran, alcuni pensano a cristiani provenienti dal movimento esseno. Ma per Qumran: Messia Aronne, per Ebrei: Messia Melchisedek; i metodi esegetici sono diversi. Secondo alcuni: lautore ha attinto dal giudaismo ellenistico di stampo sapienziale: cita AT dai LXX; spiritualizzazione del culto; metodi di composizione simili a Sapienza; visione spaziale verticale della salvezza (cfr. idealismo platonico e Filone). Secondo altri: punti di contatto con il movimento gnostico. Ma al massimo si pu parlare di pre gnosticismo. In conclusione: non si tratta di giudeocristiani che riuscivano a conciliare cristianesimo e pratica della legge (At 2,46), ma di giudei che, fattisi cristiani e avendo rotto con la comunit giudaica, stanno ritornando ai riti espiatori giudaici, cosa che li allontana dalla fiducia nel potere salvifico di Cristo. Attribuzione: Non di Paolo: assente lespressione evn Cristw/| (14 volte solo in Rm); Paolo introduce la Scrittura con kaqw.j ge,graptai, mentre Eb. con le,gei; il termine i`ereu.j assente in Paolo; centralit del sacerdozio di Cristo assente in Paolo; i primi predicatori cristiani appartengono alla generazione precedente (2,3; 13,7). Secondo alcuni Eb. fa parte della scuola paolina; obbedienza di Cristo al Padre (Fil 2,8; Eb 5,8), efficacia espiatrice della sua morte e resurrezione (Rm 3,25; Eb 2,17), intercessione di Cristo in favore dei credenti (Rm 8,34; Eb 7,25), critica nei confronti della legge (Gal 3,1; Rm 1,17; Eb 10,38). Secondo altri no, perch questi temi erano patrimonio comune della fede cristiana: la concezione dualistica che vede nelle realt terrene lombra di quelle celesti estranea a Paolo, la giustificazione per fede estranea ad Eb., la problematica cultuale estranea a Paolo. Autore: Clemente Romano, Luca, Barnaba, diacono Filippo, lautore di Giuda, Sila, Priscilla, Aquila e Apollo (molti propendono per questultimo a causa della sua origine giudeoalessandrina). Data e luogo di composizione: Lespressione oi` avpo. th/j VItali,aj (13,24b) indica o che stata scritta a Roma o in altra citt e poi inviata a Roma (ipotesi pi probabile: Clemente Romano il primo a citarla). Data: tra il 75 e il 90 (Clem. Rom. scrive ai Corinzi verso il 9596; laccenno alle sofferenze della comunit [10,3234] presuppone la persecuzione del 60). 221
3.16 : Lettera di Giacomo (15) 1,1: PRESCRITTO 1,218: COSTANZA E FEDELT NELLE PROVE 1,24: Dalla prova della fede alla perfezione 1,58: La preghiera fiduciosa per la sapienza 1,911: La gloria del povero e del ricco 1,1215: La tentazione non viene da Dio 1,1618: Dio invece fonte di ogni bene salvifico 1,19 2,26: ASCOLTO E ATTUAZIONE DELLA PAROLA 1,1927: Dallascolto della parola alla sua attuazione 2,113: Legge dellamore e attenzione per i poveri 2,1426: La giustificazione mediante la fede e le opere 3,1 4,12: SAPIENZA CELESTE E SAPIENZA TERRENA 3,112: Il pericolo della lingua 3,1318: La vera e la falsa sapienza 4,112: Una scelta radicale: Dio o il mondo 4,13 5,20: ORIENTAMENTI DI VITA COMUNITARIA 4,135,6: Contro i progetti arroganti dei ricchi 5,711: La paziente attesa della parusia 5,1220: Esortazione finali
Genere: Notevole qualit letteraria, ricchezza di lessico (63 termini che non compaiono nel NT), semitismi, moduli della diatriba (Seneca ed Epitteto). Pi che una lettera un trattato morale con finalit parenetiche (halakah cristiana stata definita). Ambiente di origine: Le somiglianze con la parenesi giudaica e lassenza di una riflessione esplicita sulla persona di Cristo fanno pensare che lo scritto sia sorto in ambiente cristiano ancora molto vicino alla sinagoga, anche se immerso nel mondo greco. Autore e data: Nel prescritto si presenta come ; nel NT ci sono tre Giacomi: Giacomo di Zebedeo giustiziato da Erode Antipa nel 44 (At 12,2); Giacomo di Alfeo (Mc 3,18); Giacomo fratello del Signore: Giuseppe Flavio, Antichit20,200 dice che fu lapidato da Anania II nel 62; Eusebio, HE 2,1,2, che fu il primo vescovo di Gerusalemme. Secondo la tradizione questultimo lautore; in questo caso la data sarebbe non il 62. La maggior parte degli studioso vedono nella lettera uno scritto pseudoepigrafico: lautore sarebbe un anonimo giudeo cristiano dotato di una discreta cultura ellenistica e buon conoscitore dellAT nella versione dei LXX; in questo caso la data di composizione sarebbe verso la fine del I secolo. Destinatari: Lo scritto indirizzato : si tratterebbe della Chiesa o, meglio, dei cristiani provenienti dal giudaismo. La lettera stata inviata a una o pi comunit di origine giudaica localizzate in Palestina o in Siria o in Egitto.
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 222
3.17 : Prima Lettera di Pietro (15) 1,12: PRESCRITTO 1,3 2,10: IDENTIT E RESPONSABILIT DEI RIGENERATI 1,312: Ringraziamento per la rigenerazione 1,1325: Conseguenze etiche della rigenerazione 2,110: Vocazione e missione dei rigenerati 2,11 4,11: I CRISTIANI NELLA SOCIET PAGANA 2,1112: Annuncio del tema 2,133,12: Codice di comportamento sociofamiliare 3,1322: Vita cristiana e sofferenza 4,111: Rinuncia alle passioni e servizio 4,12 5,11: PRESENTE E FUTURO DELLA CHIESA 4,1219: Il giudizio comincia dalla casa di Dio 5,15: Codice di comportamento ecclesiale 5,611: Dio ha cura di noi 5,1214: POSTSCRITTO
Stile e genere: Stile simile a Gc; 63 vocaboli che non si trovano nel resto del NT. Per alcuni, si tratta di una lettera: cornice epistolare, parolachiave nel prescritto poi sviluppata. Per altri omelia inserita in un contesto epistolare (c chi pensa allunione di due testi: unomelia battesimale e una parenetica). Ambiente di origine: Per la conoscenza dellAT (LXX) lautore vicino al giudaismo ellenistico. Punti di contato con Gc (tema della diaspora, della rigenerazione mediante la parola, della gioia nelle prove, del culto spirituale), con 1Gv, con i discorsi kerigmatici di Pietro in At, e con Mt; numerose convergenze con lepistolario paolino; somiglianze anche con Clemente R., Policarpo, Pastore di Erma ed Ireneo. Autore e data: La lettera si presenta come scritta da ; secondo alcuni il dato tradizionale ha valore (on questo caso la data sarebbe 6067); secondo altri lautore sarebbe Silvano (in questo caso la data sarebbe 8090); altri lo considerano di autore anonimo (96: persecuzione di Domiziano o 110111: persecuzione di Traiano). Il fatto che ci si rivolga fa pensare che sia stata scritta a Roma; secondo altri in una citt dellAsia Minore. Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996 223
3.18 B: Seconda Lettera di Pietro (13) 1,12: PRESCRITTO 1,321: CHIAMATA ALLA FEDELT 1,311: Liberalit divina e pratica delle virt cristiane 1,1215: Testimonianza apostolica 1,1621: trasfigurazione e parole profetica 2,122: CONTRO I FALSI DOTTORI 2,13: Perversit dei falsi maestri 2,410: Castighi divini del passato 2,1122: Corruzione dei falsi dottori e loro rovina 3,118a: IL GIORNO DEL SIGNORE 3,12: Testimonianza degli apostoli 3,310: Contro coloro che negano il giudizio 3,1114: Invito alla santit 3,1516: Corretta interpretazione delle lettere di Paolo 3,1718a: Invito alla vigilanza 3,18b: DOSSOLOGIA FINALE
Stile e genere: Greco elegante; vocabolario ricercato (56 vocaboli non presenti altrove nel NT). Il c. 2, con il tema della parusia, interrompe la continuit: si pensa ad unaggiunta posteriore. Ci sono indizi del genere epistolare, ma manca il postscritto e non sono indicati i destinatari: si tratta, pi che di una lettera, di unomelia di genere aggadico con alcuni tratti tipici del testamento spirituale (vaticinia ex eventu). Contatti con Gd: Gd 816 viene utilizzato per esteso in 2Pt 2,10b18 (senza per riferimenti agli apocrifi). Ambiente di origine: Tutto fa pensare ad un ambiente contrassegnato dal problema del ritardo della parusia, dallinsorgere di eresie di carattere gnostico e da una notevole rilassatezza morale. Si tratta di una comunit cristiana immersa nel mondo ellenistico. Autore e data: Lautore di presenta come (1,1); dice di essere stato testimone della trasfigurazione (1,1618) e di scrivere per la seconda volta (3,1). Anche la tradizione ha dei dubbi sullattribuzione a Pietro (in questo caso composta a Roma nel 6467). La maggior parte degli studiosi considera lautore un cristiano ellenista di origine giudaica, distinto dallautore di 1Pt, dal quale si differenzia sia per lingua sia per genere letterario (in questo caso a cavallo tra il I e il II sec). Luogo di composizione: Egitto o Siria.
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996
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3.19 , B, : Prima, Seconda e Terza Lettera di Giovanni 3.19.1 Prima lettera di Giovanni 1,14: PROLOGO: La parola di vita 1,55,12: CORPO DELLA LETTERA 1,52,17: La realt della comunione con e della conoscenza di Dio nellamore del fratello 2,183,25: La speranza escatologica si vive nellamore costante 4,15,12: Il legame tra lamore e la fede come criterio dellesistenza cristiana autentica 5,13: CONCLUSIONE DELLA LETTERA 5,1421: EPILOGO 3.19.2 Seconda lettera di Giovanni 13: INDIRIZZO 4: INTRODUZIONE 511: CORPO DELLA LETTERA 56: Richiamo al comandamento dellamore 79: Messa in guardia contro gli eretici in ambito cristologico 1011: Comportamento raccomandato di fronte agli eretici 1213: CONCLUSIONE DELLA LETTERA 3.19.3 Terza lettera di Giovanni 1 INDIRIZZO 24: INTRODUZIONE 512: CORPO DELLA LETTERA 58: Gaio invitato a proseguire il suo sostegno ai predicatori itineranti 910: Viene denunciato il comportamento ostile di Diotrefe 1112: Esortazione a Gaio e raccomandazioni a Demetrio 1315: CONCLUSIONE DELLA LETTERA
3.20 : Lettera di Giuda 12: PRESCRITTO 34: Scopo della lettera: difesa della fede contro gli empi 516: I FALSI DOTTORI ALLA LUCE DEL PASSATO 5: La generazione dellesodo 6: La caduta degli angeli 78: Sodoma e Gomorra 910: Larcangelo Michele 1113: Caino, Balaam e Kore 1416: Le profezie di Enoch 1723: ATTEGGIAMENTO DEI CREDENTI 1719: Ricordarsi delle predizioni degli apostoli 2023: Vivere nella fede e nella carit fraterna 2425: CONCLUSIONE: Dossologia 225
Stile e genere: Stile conciso, sobrio, elegante. Malgrado lindirizzo epistolare (14), lo scritto un trattato polemico (516) seguito da una parenesi morale (1723). Il metodo usato (esempi biblici e riferimenti agli apocrifi) tipico dellomiletica giudeoellenistica. Ambiente di origine: Si tratta di una comunit cristiana che, pur trovandosi nella cultura ellenistica, risente linflusso di correnti giudaiche nelle quali gli apocrifi sono ancora tenuti in grande considerazione; si tratta di una comunit alle prese con le nascenti eresie (pregnosticismo) contro cui lautore mete in guardia. Autore e data: Lautore si presenta come VIou,daj VIhsou/ Cristou/ dou/loj( avdelfo.j de. VIakw,bou (v. 1); cfr. Lc 6,16; At 1,3; Gv 14,22. Il dato tradizionale (in questo caso la data sarebbe attorno al70) contestato: il suo greco troppo elegante per pensare ad un contadino della Giudea, linsegnamento degli apostoli presentato come passato (v. 17). La lettera sarebbe stata composta da un ignoto cristiano che, per difendere il messaggio apostolico, lavrebbe attribuita a Giuda, una figura che nel suo ambiente rivestiva una particolare autorit apostolica (un caso dunque di anonimia). La maggior parte degli studiosi colloca la composizione al 8090 ( proprio nel 90 che i Giudea eliminano gli apocrifi dal canone, Jamnia).
Tratto da A. SACCHI, Lettere paoline e altre lettere, (LOGOS, Corso di studi biblici 6), LDC, Leumann 1996
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4 Euanghelion: Il Genere Letterario dei Vangeli La domanda di fondo la seguente: dal punto di vista del genere letterario i vangeli rappresentano un unicum oppure si rifanno a generi gi presenti nelle letteratura grecoellenistica? Prima di rispondere alla domanda, opportuno precisare che in origine il termine (t euanghlion) non indica n il genere letterario n il libro, ma unicamente il messaggio contenuto nella buona notizia. Usato gi nella versione dei LXX (cfr. Isaia 40,9; 52,7; 60,6; 61,1), il termine di uso comune in Paolo per indicare il contenuto della sua predicazione (Galati 1,11: ; cfr. anche 1Corinzi 15,1; Romani 1,1.9). Da questo punto di vista, quando Marco inizia il suo vangelo dicendo Inizio del vangelo di Ges Cristo ( ) non si riferisce non al contenitore (il libro o il genere letterario) ma al contenuto (lannuncio del Cristo). Soltanto con la Didak (Correggetevi lun laltro come leggete nel vangelo, XV,3) e con la Lettera dello PseudoClemente (Dice il Signore nel vangelo, VIII,5) il termine indica il libro. Il primo a usare il termine al plurale (i vangeli) Giustino Martire (Apologia I,66,3). Anche quando il termine indica il libro, si usa sempre la dizione () ad indicare che limportante non lautore (e quindi il libro), ma il contenuto. Tornando ora alla domanda iniziale, bisogna tener presente questo fatto: dal momento che un genere letterario funzionale al contenuto che trasmette e dal momento che la narrazione evangelica caratterizzata da un contenuto del tutto nuovo (la fede in Ges, crocifisso e risorto, il CristoMessia), evidente che non possibile stabilire con precisione quale sia il genere specifico dei Vangeli. Lunica cosa che si pu dire con certezza che lintento non letterario, ma teologico. I vari tentativi che sono stati compiuti dagli studiosi hanno condotto a quattro possibilit. 1. Rielaborazione di biografie profetiche: anonimato del redattore, dimensione teologica, prospettiva edificante. 2. Aretalogie: narrazione di fatti soprannaturali inserite in un contesto biografico (cfr. soprattutto Marco e Giovanni). 3. Cristologia sotto forma di narrazione: in questo caso, il precedente pi prossimo sarebbe il romanzo greco ellenistico, con la differenza fondamentale che prevale la scelta teologica rispetto a quella narrativa. 4. Biografia: i vangeli avrebbero tratti in comuni con le biografie di uomini illustri (un messaggio incarnato storicamente).
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5 Questione di supporto: dal papiro al codice Nella seconda met del II secolo, in ambito cristiano, gli scritti letterari si presentano sotto una forma decisamente nuova, il quaderno con le pagine, in latino codex. Questo fatto, irreversibile, andava di pari passo con la fissazione, la raccolta e la diffusione delle opere che i cristiani riconoscevano come Scritture. Tale inedita presentazione del libro si imporr fino ai giorni nostri. Nellantichit, essa soppianter progressivamente il rotolo, in ebraico meghillah, in latino volumen. Nel mondo grecoromano, il passaggio dal volumen al codex era cominciato nel I secolo e terminer di fatto allinizio del V. Fin da subito, i cristiani furono i primi e ardenti promotori di questa forma rivoluzionaria di libro. Alcuni pensano che ne fossero gli inventori, ma nessuno sarebbe in grado di provarlo. La simultaneit dellaffermazione del codice letterario con la formazione del corpus cristiano delle Scritture tuttavia sorprendente. Parallelamente, la pergamena soppiant il papiro. Gli ebrei la preferivano da tempo. Presso di loro, luso della pelle si era progressivamente diffuso a partire dal VI secolo a.C.; in questo modo, essi imitavano i Persiani, loro dominatori. I manoscritti ritrovati nelle grotte di Qumran sono dei preziosi testimoni, visto che la maggior parte di essi su pergamena. Alle soglie dellera cristiana, si trattava di uneccezione ebraica, che diventer cristiana in seguito. Nella societ ellenistica e poi romana, i rotoli erano di solito su papiro. Nella tarda romanit, verso il IV sec, si impose luso generalizzato della pergamena. Ci fu determinante per il successo irreversibile del codice. Il rotolo si presentava come una striscia continua, utilizzata da un solo verso e limitata in lunghezza. Qualche caso di opistografia (dal greco opistographos, scritto sul verso) o di scrittura sulle due facce si incontrano per nei testi di Qumran. Le biblioteche avevano imposto alcune normalizzazioni. Il rotolo era lungo tra sette e dieci metri. Un dialogo di Platone corrispondeva ad una misura standard. Una simile costrizione determin la suddivisione di lungi insiemi in unit pi brevi. Cos, la Legge di Mos si trov suddivisa in cinque libri, ognuno con il proprio titolo. Alcuni rotoli comprendevano pi scritti di taglia media, per esempio i dodici piccoli Profeti, ma di solito la lunghezza del libro coincideva con quella del volumen. Fino al III secolo a.C., lampiezza dei rotoli era piuttosto ridotta. Ognuno poteva accogliere, per esempio, un libro di Omero, una tragedia di Euripide o un discorso di Demostene, cio un testo che andava da 600 a 1000 righe o versi. La lunghezza dellopera poteva essere determinata da quella del rotolo di cui si disponeva. Talvolta il tempo di una lettura pubblica serviva da misura nella delimitazione di una unit. Le cose evolsero. La dimensione del rotol si allung. Ci attestato tra laltro dalla lunghezza dei libri storici di Polibio (II secolo a.C.) o di Diodoro Siculo (I secolo a.C.). Tre secoli prima, i libri di Tucidide erano ben pi corti. La Figura 90 Meghillah di Ester Figura 91 Rotolo epistografico proveniente da Qumran 228
situazione cambi radicalmente con il codice, il quale non imponeva tali limiti. Alcuni fogli separati venivano tagliati nel formato voluto, impilati uno sullaltro, legati nel mezzo con un filo e infine piegati. Il tutto poteva ricevere una copertina o una rilegatura. La pi antica che si possieda a forma di portafoglio, con un codice di Filone di Alessandria del III secolo Libri di grande valore o un insieme di libri potevano essere copiati su un solo codice. La costituzione del corpus letterario trovo qui un potente incentivo. I primi e grande beneficiari ne furono gli scritti composti e raccolti dai cristiani. Il termine codice, anticamente caudex, latino. La sua traslitterazione greca kodix relativamente tarda. Il termine indica dapprima una raccolta di inventari o di archivi. Nel III secolo, dopo la riforma di Diocleziano, lo si incontra nei papiri egizi con il significato di registro fiscale o di catasto. Nel mondo greco, non esisteva un termine specifico per il codice letterario. Si usava biblos o biblion, libro. Si faceva ricorso ad altri vocaboli, in funzione delluno o dellaltro aspetto o componente delloggetto: membranai pergamena, deltos tavoletta, derma pelle, pyxios tavoletta, teuchos tomo, somation piccolo corpo. Lorigine del codice romana. Presso i Latini, il termine indicava un insieme di tavolette legate tra loro da una cordicella. Seneca (morto nel 65) attesta che il nome caudex dato dagli antichi a un insieme di pi tavolette (plurium tabularum contextus caudex apud antiquos uocatur); e precisa che il nome di codex dato alle tavolette pubbliche (publicae tabulae codices dicuntur). Si chiede poi se Claudio Caudex, console nel 264 a.C., non derivasse il suo soprannome da caudex, la forma antica del codice (De brevitate vitae 13). Soltanto allinizio del III secolo il termine indicher dei quaderni di pergamena o di papiro con dei testi letterari: allinizio e fino a quel momento li si chiamava membranae, pergamena. La prima attestazione letteraria del codice nel senso di libro si incontra in un poema di Commodiano della seconda met del III secolo Si possono distinguere tre tappe nella storia della formazione e dellaffermazione del codex letterario. 1. Inizialmente vi la tavoletta da scrittura, di cera o di legno, probabilmente di origine orientale. La si utilizz in Grecia e soprattutto a Roma per i conti, i testamenti, la registrazione delle nascite o per gli esercizi a scuola. Si legavano le tavolette per due, tre o pi, e ci dava il dittico, il trittico, ecc. Si praticava un foro nel quale passava una cordicella. 2. Venne poi il libretto di pergamena (membranae in latino e poi membranai in greco), il precursore immediato del codice vero e proprio. Probabilmente da Roma, il suo uso si diffuse assai rapidamente, nel I secolo, fino al Medio Oriente. Sono questi i quaderni di pergamena, chiamati proprio membranai, che Paolo di Tarso chiede a Timoteo di portargli (2Tm 3,14). Si trattava di quadernetti di note, di appunti o brogliacci di lettere. Una trentina danni prima, sembra che i discepoli di Ges di Nazareth abbiano usato delle membranai nelle loro missioni, su cui avrebbero annotato le dichiarazioni del loro maestro e soprattutto le loro relazioni spesso commentate di ci di cui erano i testimoni diretti. In vista degli spostamenti, probabilmente frequenti, nelle regioni ellenofone, alcune di queste note dovevano essere tradotte in greco. Questa potrebbe essere lorigine scritta delle tradizione raccolte e trasmesse dalla prima letteratura cristiana, dalla fine del I secolo alla met del II. Si pensi, tra laltro, alle raccolte dei loghia del Signore. I racconti evangelici non erano ancora n diffusi n identificati in quanto tali. 3. Dal libretto di pergamena al codice letterario il passo fu breve. Alcuni lo compirono senza attendere troppo. Vi era infatti la tendenza a svalutare le membranae, riservate ai brogliacci da buttare e alle note personali. E il rotolo di papiro si mantenne a lungo, a Roma come altrove: restava il supporto nobile delle opere letterarie. Bisogner attendere la fine del IV secolo perch gli effetti di tale rivoluzione fossero acquisiti. durante questo periodo di esitazione che i cristiani si distinsero. Fin dal II secolo, essi adottarono prevalentemente il codice, a cui riservarono presto lesclusivit della 229
loro produzione scritta. Era per loro un modo di sottolineare la differenza con gli Ebrei. Ma ancora pi, il mezzo per imporsi attraverso la mediazione peculiare dei loro scritti nella societ culturale del mondo grecoromano. Ma non sembra che abbiano inventato la cosa. Negli anni 8486, il poeta e polemista Marziale (Epigrammi I,2) raccomandava le membranae contenenti le proprie opere e altre come quelle di Omero, di Virgilio, di Tito Livio e di Ovidio. Non senza eccessi, egli vanta la capacit e la maneggevolezza di questa nuova forma di libro. Sino alla fine del IV secolo, le statistiche elaborate a partire dai documenti ritrovati sono eloquenti. Per i testi cristiani, a partire dalla fine del II secolo, la percentuale di codici molto superiore a quella di rotoli; e il passaggio dal papiro alla pergamena sembra verificarsi pressoch sistematicamente, mentre il contrario si verifica per le opere greche e latine. Quanto agli ebrei, essi rimasero fedeli al rotolo di pergamena, tradizionale presso di loro. Ragioni pratiche ed economiche possono aver spinto i cristiani ad adottare il codice con rapidit e determinazione. Sullesempio di Marziale, certo spinto dalla propaganda, essi dovettero apprezzare la comodit delloggetto nei loro viaggi missionari. Pu aver giocato anche il ricorso pi agevole a dei passi paralleli nelle Scritture, pi facili da consultare. Vi anche il costo pi contenuto del prodotto, la sua solidit e lestensione del contenuto. Altre cause hanno influito, probabilmente pi determinanti. Dalla fine del I secolo allinizio del II, circolavano delle raccolte delle lettere di Paolo. Si tratta delle prime vere e proprie edizioni di ci che si chiamer il corpus paolino. Il numero delle lettere variava da una raccolta allaltra, sette, otto o dieci; ma lordine di classificazione tendeva alluniformit. Simili operazioni erano di unimportanza capitale. E il codice nascente offriva ai creatori e ai diffusori di testi cristiani la qualit di un supporto desiderato. Dal momento che la nuova religione aveva la vocazione alluniversalismo, ci si doveva comportare di conseguenza. La conservazione, la comunicazione e luso del patrimonio scritto si trovavano meglio garantiti dal codice, soprattutto in pergamena. In ambito cristiano, si manifest un effetto di reciprocit tra, da una parte, lo sviluppo e la promozione del codice e, dallaltra, la costituzione delle collezione di scritti riconosciuti e omologati come Scritture. Prima vennero i libri della Settanta, poi le lettere di Paolo e infine i vangeli e altri scritti. In questo modo, per forma, per confezionamento e per contenuto dei loro libri, i cristiani si distinguevano tre volte dagli ebrei. Il codice recava in s un dinamismo assemblatore; la sua ampiezza era percepita come illimitata, perlomeno in teoria. Liberati dalla costrizione fisica del rotolo, gli scribi cristiani andarono oltre. Solo gli gnostici e altri eresiarchi, grandi produttori di libri, furono dei seri concorrenti. Si noti che il filosofo Porfirio, morto a Roma verso il 305, adott il codice per ledizione delle Enneadi di Plotino, suo maestro. Egli faceva della sua opera, sullesempio delle Bibbie cristiane e degli scritti gnostici, una sorta di bibbia della sapienza ellenistica, ad uso dei pagani colti. Gli ebrei non poterono evitare limpatto dellambiente circostante e poco a poco luso del codice si diffuse presso di loro. Tuttavia, la lettura della Torah in sinagoga continu ad essere svolta su rotolo; il codice veniva consentito solo per linsegnamento o lo studio. Vedere dei cristiani realizzare delle copie della Legge sottoforma di codices ha probabilmente turbato gli ebrei fin dalla met del II secolo I libri santi venivano trattati alla stregua di quaderni per appunti o di brogliacci; vi era in ci qualcosa di sacrilego. Provenienti da ambienti urbani, a loro agio con il commercio e la trasmissione di idee, i cristiani promotori del codice manifestavano una viva presa di coscienza della loro differenza rispetto allebraismo. In questo modo, essi contribuirono ad inaugurare un diverso mezzo di comunicazione, anzi una nuova modalit di cultura. A differenza degli ebrei, essi si inserirono del tutto naturalmente nella societ circostante con il significativo apporto di una nuova risorsa culturale. Del resto, nelle loro assemblee diventate regolari, i rotoli della Legge si trovarono assai relativizzati rispetto al Vangelo come memoria e come messaggio: era in riferimento a questultimo che essi celebravano. Ci che essi proclamavano come santo o sacro non erano n prima di tutto n essenzialmente dei libri. (tratto da Andr Paul, La Bible et lOccident, Bayard, Paris 2007, pp. 169175) 230
6 La questione sinottica Gi nel 1776 J.J. Griesbach aveva coniato la formula vangeli sinottici per indicare i testi di Matteo, Marco e Luca. Ponendo infatti questi tre vangeli su tre colonne contigue, possibile rendersi conto delle notevoli somiglianze (ma anche delle divergenze) che li caratterizzano. Losservazione pi evidente la presenza in tutti e tre di miniunit narrative, accompagnate da materiale proprio a ciascun evangelista, secondo questo schema:
Ridotta nei suoi termini essenziali, la questione sinottica consiste in questa serie di domande: come sono nati i tre sinottici? quale dei tre vangeli ha fatto da modello agli altri due? qual la loro successione cronologica? chi ha preso da chi? quali altre fonti sono state utilizzate? Le ipotesi che sono state via via formulate possono essere raggruppate in due categorie: 1. alla base vi un modello comune da cui sarebbero derivati i tre vangeli come opere indipendenti, sottoforma di: a) un vangelo primitivo; b) frammenti sparsi; c) tradizioni orali, 2. alla base vi un processo genealogico, sottoforma di: a) dipendenza da una sola fonte; b) dipendenza da due fonti. 6.1 Il modello comune: derivazione diretta 1.a. Secondo questa teoria (postulata per primo da G.E. Lessing, XVIII secolo) i tre vangeli sarebbe derivati da un Vangelo primitivo, scritto in ebraico o in aramaico e redatto dagli apostoli. Tale ipotesi, se spiega le somiglianze, non spiega per le differenze e non spiega neppure la presenza di materiale proprio. 231
1.b. Secondo Schleiermacher, allorigine dei tre vangeli non c un vangelo primitivo ma delle mini narrazioni indipendenti che sarebbero state selezionate e redatte dai tre evangelisti. A differenza della precedente, questa ipotesi spiega le differenze, ma non le somiglianze tra i tre vangeli. 1.c. Nel tentativo di spiegare sia le differenze sia le somiglianze, si ipotizza non tanto la presenza originaria di un testo scritto, ma un insieme di tradizioni orali risalenti agli apostoli.
6.2 Il processo genealogico: mediazione letteraria 2.a. Secondo J.J. Griesbach, la successione dei tre vangeli sarebbe la seguente: MatteoLucaMarco, questultimo una sintesi dei primi due (questa teoria viene ripresa da W.R. Farmer nel 1964). K. Lachmann (17931851), pur muovendosi nello stesso modello, ribadisce lantichit di Marco, da cui dipendono Matteo e Luca. 2.b. Verso la fine del XIX secolo viene elaborata la cosiddetta teoria delle due fonti (Wiesse, Holtzmann, Wernle) secondo la quale Matteo e Luca, oltre a materiale proprio, sono derivati da Marco (pi antico) e da una fonte indipendente (Q) di detti attribuiti a Ges (loghia), che deve essere giunta ai due in forma scritta e in greco, sia pure in due versioni diverse (definite rispettivamente come Q Mt. e Q Lc. ). Si potrebbe continuare con altre ipotesi (chi si vuole divertire veda qui http://www.hypotyposeis.org/synoptic problem). Resta il fatto che, come si suol dire, il cantiere pi che mai aperto. Statistiche del fatto sinottico (ripreso da Bruno Corsani, Introduzione al Nuovo Testamento, vol. I, Claudiana, Torino 1983, p. 135)
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MATTEO MARCO LUCA Legenda: 330 versetti di Marco si ritrovano in passi comuni anche a Matteo e a Luca. 278 vv. di Marco di ritrovano anche nel solo Matteo (178) o nel solo Luca (100). 230 vv. costituiscono il materiale comune a Matteo e a Luca (da cui si deduce lesistenza di una seconda Fonte). Il materiale particolare a ciascun vangelo di 53 vv. per Marco, 330 per Matteo e 500 per Luca
330 230 (Q) 230 178 278 100 330 330 330 53 500 Volendo schematizzare il rapporto tra i tre sinottici, almeno per quanto si riferisce allo stato dei testi, si potrebbe tracciare un diagramma come questo. I tre sinottici si sovrappongono, per il contenuto, come le tre figure geometriche del diagramma, ma con delle parti che non si sovrappongono (il materiale proprio di Mc, Mt, Lc).
6.3 Per approfondire Ferdinand R. Prostmeier, Breve introduzione ai vangeli sinottici, Querianiana, Brescia 2007 Bruno Corsani, I vangeli sinottici, Claudiana, Torino 2008 2
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7 Gli apocrifi del Nuovo Testamento Il termine apocrifo deriva dal greco apokryphos e significa, di per s, nascosto, segreto. Esso non ha quindi, almeno in origine, particolari connotazioni positive o negative. La situazione cambia nel momento in cui, nel cristianesimo primitivo, si cominciarono a definire i confini tra ortodossia (retta dottrina) ed eresia, da un parte, e i libri canonici e non canonici, dallaltra. Di conseguenza, per molto tempo, il termine apocrifo stato recepito come il contrario di autentico, spesso come qualcosa di pericolo in quanto eretico. Oggi, la tendenza sembra essersi rovesciata e molti tendono ad enfatizzare i testi apocrifi ritenendo che essi contengano delle verit via censurate dal potere religioso. Insomma, lapocrifo o da rigettare in quanto falso o da esaltare in quanto vero (un vero spacciato per falso). Da un punto di vista storico, gli apocrifi altro non sono che delle fonti importanti (a volte fondamentali) per la conoscenza del cristianesimo primitivo. Come fa notare Enrico Norelli, gli apocrifi diventano preziosi testimoni di pezzi di un mosaico, quello del cristianesimo antico, di cui un enorme numero di tessere continua e continuer a mancarci, ma di cui, grazie alle parti che gli apocrifi ci consentono di ricostruire, intravediamo sempre meglio il disegno complessivo. [] Se si deve abbandonare lapriori secondo cui i testi canonizzati sono fonti storicamente pi affidabili degli altri (o sono le uniche fonti storicamente affidabili), non c alcun bisogno di crearne un altro inteso a dimostrare a ogni costo che gli apocrifi sono anteriori e pi autentici. Si dovr esaminare dettagliatamente, faticosamente, ogni testo per cercar di determinare, mediante lapplicazione della filologia e dei metodi storiografici, in che cosa esso pu contribuire alle nostre conoscenze. Pare superfluo dire che si dovrebbe farlo sine ira et studio. Purtroppo, ciascuno sa quanto sia difficile realizzare un simile ideale l dove entra in gioco la religione. (Cosa sono gli apocrifi?, in: Parola & parole Monografie 4, 2008, p. 9). La tabella contiene lelenco degli apocrifi. Le voci in rosso rimandano alla descrizione. 1. VANGELI NARRATVI 2. VANGELI DELLINFANZIA Vangelo di Pietro Vangelo segreto di Marco Vangelo Egerton Vangelo di Ossirinco 840 Vangelo degli Ebrei Vangelo degli Ebioniti Vangelo dei Nazorei Vangelo di Nicodemo Vangelo dellinfanzia di Giacomo Vangelo dellinfanzia di Tommaso Vangelo dellinfanzia dello PseudoMatteo Nascita di Maria 3. ATTI 4. VANGELI DI DETTI Atti di Pietro Atti di Pietro e Andrea Atti di Pietro e Paolo Atti di Giovanni Atti di Paolo Atti di Andrea Atti di Andrea e Mattia Atti di Andrea e Paolo Atti di Tommaso Atti di Barnaba Atti di Filippo Atti di Giacomo il Grande Atti di Pilato Atti di Taddeo Vangelo di Tommaso Vangelo di Maria Libro segreto di Giacomo Libro segreto di Giovanni Dialogo del Salvatore Vangelo di Ossirinco 1224 Lettera degli Apostoli 5. LETTERE 6. APOCALISSI Lettera di Paolo ai Laodicesi Apocalisse di Pietro (Akhmm) 234
Terza lettera di Paolo ai Corinzi Lettera di Paolo a Seneca Didach Lettere di Clemente ai Corinzi Lettera di Barnaba Lettere di Ignazio Lettera di Policarpo Lettere di Pilato e Erode Lettere di Cristo e Abgaro Lettera a Diogneto Il Pastore di Erma Il Vangelo della Verit Vangelo di Filippo Apocalisse di Pietro (Gnostica) Apocalisse di Paolo (Visio Pauli) Apocalisse di Paolo (Gnostica) Libro di Tommaso Apocalisse di Tommaso Apocalisse I, II di Giacomo Apocalisse di Bartolomeo 7.1 VANGELI NARRATIVI Il termine vangelo altro non che la traduzione italiana del greco euanglion, letteralmente buona notizia. La prima ricorrenza del termine nella letteratura cristiana risale a Paolo, per il quale leu anglion non un testo scritto, ma la buona notizia della salvezza tramite la fede in Ges Cristo. Bisogner aspettare la seconda met del II secolo, con Giustino Martire, perch il termine venga usato per indicare le scritture contenenti il racconto delle azioni e dei detti di Ges di Nazareth. I quattro vangeli canonici appartengono al genere narrativo: essi contengono la storia della vita di Ges, del suo ministero, della sua crocifissione e risurrezione, storia che per diversi decenni stata tramandata oralmente. I quattro vangeli non sono tuttavia esaustivi della tradizione. Altre narrazioni hanno preso piede. Vangelo di Pietro o Il Vangelo perduto secondo Pietro (datazione: 70150). Il solo frammento esistente del Vangelo di Pietro si trova in un codice scoperto nella grotta di un monaco aAkhmm, in Egitto, nel 1884, attraverso il quale si ritenuto che il Papiro di Oxyrhynchus 2949 possa contenerne una versione pi antica. Il codice contiene una narrazione frammentaria della passione e della resurrezione, con paralleli in tutti e quattro i vangeli canonici, ma con in pi il tema di Cristo che predica ai morti presente nella Prima lettera di Pietro (3,18ss.); pur mantenendo una struttura essenzialmente canonica, presenta significative differenze in piccoli dettagli che probabilmente sono il frutto di una tradizione orale indipendente. Il Vangelo di Pietro fu usato dalla chiesa di Rhossus (vicino ad Antiochia) e spesso citato da autori cristiani nella seconda met del II secolo In un primo tempo, gli studiosi moderni hanno ritenuto che dipendesse dai vangeli canonici, ma in tempi pi recenti si presa in considerazione la possibilit che il racconto della passione sia in realt il pi antico fra i resoconti conosciuti. Il Vangelo di Pietro non contiene tracce di quel materiale specifico di Matteo e Luca che ci si aspetterebbe se questi vangeli fossero precedenti. In realt, la fonte di Pietro per il racconto della passione pu essere stata la stessa di quella usata sia da Marco sia da Giovanni. Il Vangelo di Pietro fu bollato come eretico, se non altro, per il fatto che sembra negare la sofferenza di Ges. In 4,1 si legge: Condussero due malfattori e crocifissero il Signore in mezzo a loro. Ma lui taceva quasi che non sentisse alcun dolore. Daltra parte, ci si accorda con la figura del servo sofferente di Isaia 53,7 e quindi non si tratta di una affermazione di stampo docetista. In questo e in molti altri ambiti, il Vangelo di Pietro si basa su citazioni della profezia messianica ebraica, pi di quanto non faccia Matteo, mentre la tendenza negli ultimi vangeli (soprattutto Giovanni) di ignorare le attese messianiche. Ci rafforza ulteriormente la datazione precoce del testo. (per approfondire, cfr. http://www.textexcavation.com/gospelpeter.html) Il Vangelo segreto di Marco (datazione: 70100). Alcuni frammenti del Vangelo Segreto di Marco sono citati in una lettera di Clemente di Alessandria (200 d.C.) a un suo discepolo di nome 235
Teodoro. Clemente parla di due diverse versioni del Vangelo scritto da Marco: il nostro testo canonico e un pi ampio Marco segreto contenente informazioni supplementari da leggere solo in una ristretta cerchia di iniziati. Sembra che un gruppo di cristiani ribelli guidati da Carpocrate abbia ulteriormente ampliato il Marco segreto per adattarlo alle proprie dottrine eretiche. I passi citati parlano di un mistero del regno di Dio che nel contesto sembra riferirsi al battesimo. Lidea che Ges praticasse battesimi assente nei vangeli sinottici, sebbene sia implicitamente affermata dal vangelo di Giovanni. Pare che le modalit e lintento del rituale battesimale di Ges fossero considerati dagli apostoli come informazioni privilegiate e fosse perci un tema accuratamente evitato dai primi redattori dei vangeli. Ci conferisce alle parole di Ges in Marco 4,11 (e diversi altri passi) un nuovo e pi chiaro significato, e cio che i suoi seguaci dovessero essere battezzati per guadagnare lingresso nel Regno. Sebbene Clemente affermi il contrario, probabile che il Marco segreto fosse precedente e che i passi esoterici siano stati rimossi dal Marco canonico, lasciando alcune strane incongruenze nel testo marciano. Per esempio, Marco 10,46 dice: Poi giunsero a Gerico. E come Ges usciva da Gerico. Non solo la tappa a Gerico del tutto inutile dal punto di vista narrativo, ma il soggetto cambia dal plurale al singolare. Secondo Clemente, il Marco segreto contiene un passaggio tra queste due frasi. La pi lunga pericope del Marco segreto il parallelo della giovannea resurrezione di Lazzaro, non presente nei sinottici, e sembra essere la continuazione della lezione presente in Marco 10,1722, quando un giovane ricco, pur amato da Ges, non compie il sacrificio necessario per seguirlo. Nel passo segreto un altro giovane ricco ricambia questo amore e ottiene la ricompensa, inclusa la resurrezione simbolica. Ma la prova pi decisiva della priorit del Marco segreto la menzione della veste battesimale richiesta, una semplice tunica di lino. Finora, la presenza di un giovane uomo vestito succintamente in Marco 14,5152 sempre stata un bizzarro mistero. Con linformazione raccolta nel Marco segreto, ovvio che il giovane stato battezzato e che chiunque abbia pubblicato il vangelo segreto per creare il nostro Marco canonico ha sbagliato nel toglierlo completamente dal testo. (per approfondire cfr. http://wwwuser.unibremen.de/~wie/Secret/secmark_home.html) Vangelo Egerton o Il Vangelo sconosciuto (datazione: 70100). I frammenti papiracei conosciuti come Papiro Egerton 2 (dal nome dellinglese che ne finanzi lacquisto) sono stati datati alla prima met del II secolo d.C. e collocati tra i pi antichi documenti cristiani superstiti; si tratta molto probabilmente dei pi antichi manoscritti tratti da un vangelo non canonico. Le parti leggibili sono poche e rendono impossibile determinarne la paternit e la provenienza, anche se consentono una affascinante immersione nello sviluppo della prima tradizione evangelica. Pi o meno quattro capitoli sono stato restaurati quel tanto che basta per comprendere i dettagli della narrazione. Nel primo Ges sta istruendo i capi del popolo a studiare la scritture ebraiche e a capire che Mos non avrebbe approvato la loro distruzione. Il capitolo termina con il fallito tentativo di lapidare Ges. Si possono cogliere dei paralleli con Giovanni 5,3947, 7,3032 e 9,29, anche se la natura originaria dei racconti del papiro Egerton rende poco probabile una dipendenza diretta da Giovanni. La seconda e la terza storia hanno paralleli nei sinottici: la guarigione del lebbroso (Mc 1,4045 e paralleli) e il pagamento dei tributi (Mc 12,1317 e paralleli). La quarta storia non ha paralleli conosciuti, canonici o apocrifi che siano, e racconta di Ges che fa crescere miracolosamente dei frutti sulle sponde del Giordano. Il rapporto tra il Papiro Egerton e i vangeli sinottici poco convincente, ma il vangelo di Giovanni, se non dipende direttamente da Egerton, perlomeno utilizza alcune delle medesime tradizioni. Il papiro Egerton sembra rappresentare un periodo nello sviluppo della tradizione giovannea anteriore alla sua definitiva separazione dalla comunit giudaica. (per approfondire cfr. http://wwwuser.unibremen.de/~wie/Egerton/Egerton_home.html) Vangelo di Ossirinco 840 o Frammento di un Vangelo non canonico (datazione: 100150). Il papiro di Ossirinco 840 un singolo foglio proveniente da un codice miniato del IV secolo, probabilmente legato intorno al collo come un amuleto. Il frammento contiene un totale di 45 linee fronte e retro che racchiudono due vicende senza paralleli con la tradizione evangelica conosciuta. Del primo capitolo si conservato solo il finale. Ges sta insegnando che, a dispetto dellimportanza di 236
pianificare per tempo (cfr. Luca 12 e 14), i piani del malvagio sono destinati alla dannazione. La vicenda pi lunga e pi interessante riguarda il rituale di purit, tematicamente simile a Marco 7 e paralleli. Ges e suoi discepoli sono ammoniti da un sommo sacerdote fariseo a non entrare nella parte pi interna del Tempio senza aver fatto un bagno rituale. Ges replica che anche i peccatori e gli animali si lavano, mentre Lui e i suoi discepoli sono stati battezzati in unacqua vivente di origine celeste. certamente difficile datare il periodo di composizione, ma alcuni indizi possono fornire una stima plausibile. Il titolo di Salvatore attribuito a Ges non si trova altrove nei vangeli canonici tranne in Giovanni 4,42, sebbene sia usato nella pi tarda letteratura, specialmente gnostica; inoltre la natura degli insegnamenti fa capire che lebraismo era ancora una minaccia. Anche lindeterminatezza dellautore riguardo i dettagli del Tempio indica una provenienza piuttosto lontana da Gerusalemme, forse la Siria nella prima met del II secolo Vangelo degli Ebrei (datazione: 70150). Purtroppo, nessuna copia dei cosiddetti vangeli giudeo cristiani sopravvissuta allantichit, sebbene i testi, conservati da quei cristiani che mantennero profonde radici nella fede ebraica, siano spesso citati da autori cristiani nel corso dei primi cinque secoli. Queste brevi citazioni sono le uniche finestre attraverso le quali possibile studiare le tradizioni delle comunit che se ne servono. Tra i vangeli giudeocristiani il Vangelo degli Ebrei il pi citato, anche se si fa riferimento ad almeno altri due testi simili (Ebioniti e Nazorei); difficile sapere da quale vangelo provenga ogni frammento. Almeno otto scrittori antichi si sono riferiti e hanno citato il Vangelo degli Ebrei, offrendo ognuno la propria interpretazione e la propria opinione circa lautenticit. Grazie ad essi sappiamo che la data di composizione non va oltre la seconda met del II secolo, ma probabilmente ben prima. Si detto che sono stati scritti in ebraico, anche se vi sono parecchi paralleli con la tradizione egizia. Il vangelo non mostra una diretta dipendenza dai vangeli canonici, pur condividendo un verso con il Vangelo di Tommaso (cap. 2). Tra le tradizioni uniche spicca limmagine divina di Maria, come il logos giovanneo, incarnazione di Michele il quale era la personificazione dello Spirito Santo. Inoltre, Ges appare per primo a suo fratello Giacomo dopo la resurrezione. Poich Giacomo il Giusto era tradizionalmente considerato il fondatore della chiesa a Gerusalemme, non sorprende che il Vangelo degli Ebrei sottolinei la sua autorit facendo di lui il primo testimone del Cristo risorto. (per approfondire, cfr. http://www.textexcavation.com/jewishgospels.html). Vangelo degli ebioniti (datazione: 100150). Gli unici frammenti superstiti del Vangelo degli ebioniti sono conservati sottoforma di citazione da parte di Epifanio, un padre della chiesa vissuto nellultima parte del IV secolo Sfortunatamente, trattandosi di un testimone piuttosto ostile alle tradizioni ivi contenute, le sue affermazioni sono confuse e contraddittorie. Gli ebioniti erano dei giudeocristiani di lingua greca che vivevano ad est del Giordano, anche se stranamente Epifanio definisce lopera un vangelo ebraico e lo considera una versione modificata di Matteo. Pi precisamente, esso sembra essere una armonizzazione di tutti i vangeli sinottici, con alcuni piccoli cambiamenti che riflettono la teologia dello scrittore. Gli ebioniti sostenevano una cristologia adozionista: Ges era veramente uomo, ma fu scelto come figlio di Dio al momento del battesimo. Tuttavia, Epifanio riferisce anche che essi credevano che Ges fosse stato creato come uno degli arcangeli. Il vangelo fa di Ges e di Giovanni Battista due vegetariani, modificando Luca 22,15 e cambiando la dieta di Giovanni Battista che si sarebbe nutrito non di locuste (greco: akris) ma di focacce (egkris). Sebbene gli ebioniti, per ovvie ragioni, retrodatino i vangeli canonici, il loro vangelo fu scritto prima della seconda met del II secolo visto che Ireneo vi fa riferimento. (per approfondire, cfr. http://www.textexcavation.com/jewishgospels.html). Vangelo dei Nazorei (100150). Sembrerebbe che il Vangelo dei Nazorei sia una traduzione perduta del Matteo canonico in aramaico, con alcuni abbellimenti, chiarificazioni e aggiunte tratte da tradizioni parallele. Tra le differenze pi notevoli: nella preghiera di Ges, loscuro termine greco epiousios, di solito tradotto con [pane] quotidiano reso con mahar, che significa [pane] per domani; il figlio di Barachia di Mt 23,35 cambiato in figlio di Baruch; luomo con la mano 237
paralizzata di Mt 12,13 identificato con uno scalpellino. Anche se in questo vangelo non c nulla di particolarmente eterodosso, la sua somiglianza con Matteo lo ha reso superfluo nella tradizione evangelica e il contenuto fu relegato come note a pi di pagina in una edizione di Matteo del 500 circa Oggi, alcune di queste note, come pure le citazioni di Egesippo (180 circa), Origene, Eusebio e Girolamo sono tutto ci che rimane del testo originale. I Nazorei (o Nazareni) furono una piccola comunit nella Siria occidentale, dove molto probabilmente il vangelo fu composto nella prima met del II secolo possibile che anche il Matteo canonico sia stato scritto qui. (per approfondire, cfr. http://www.textexcavation.com/jewishgospels.html). 7.2 VANGELI DELLINFANZIA Mentre i primi scritti cristiani (per es. le lettere di Paolo) si concentrano sulla morte e resurrezione di Ges, i vangeli di Matteo e Luca si interessano anche delle circostanze della sua nascita. Con landare del tempo, i vangeli dellinfanzia si svilupparono come forma se stante per integrare le tradizioni dei vangeli narrativi. Vangelo dellinfanzia di Giacomo o Protoevangelo di Giacomo (datazione: 150). La maggior parte del Protoevangelo non dedicata allinfanzia di Ges, ma alla vita di Maria, la quale viene rappresentata non solo come una vergine, ma anche come un baluardo della purit rituale lungo tutta la sua vita. Parecchio del dogma su cui si basa la venerazione di Maria pu essere rintracciato in questo documento. In effetti, la sua popolarit attestata da numerose traduzioni antiche superstiti, la pi antica delle quali risale al III secolo, e dal precoce uso liturgico del Vangelo tra alcune chiese orientali. Tra le tradizioni extracanoniche attestate nel Vangelo vi sono linserimento della figura di Giuseppe come un vedovo con diversi bambini che semplicemente il custode di Maria, la nascita di Ges in una grotta e il martirio del padre di Giovanni Battista, Zaccaria, nel corso della strage degli innocenti. Lautore identifica se stesso come Giacomo, presumibilmente il fratello di Ges, e afferma di aver scritto poco dopo la morte di Erode nel 4 d.C. Tale datazione tuttavia improbabile visto che lopera risente di passi redazionali tratti sia da Matteo sia da Luca. Oltre al racconto canonico della nascita, lopera risente molto della fraseologia dei LXX. Il periodo pi probabile di composizione il II secolo, poco prima che riferimenti a questopera appaiano i altri scritti cristiani e quando furono registrate alcune armonizzazioni con tradizioni preesistenti. Vangelo dellinfanzia di Tommaso (datazione: 150). Il Vangelo dellinfanzia di Tommaso probabilmente il primo dei numerosi tentativi compiuti dai primi cristiani di documentare i primi dodici anni della vita di Ges, colmando cos il vuoto lasciato nel cap. 2 di Luca. La lingua originale del testo sconosciuta probabilmente greco o siriaco ma la narrazione fu abbastanza popolare da sopravvivere in numerose traduzioni, redazioni, storie parallele, inclusi parecchi vangeli dellinfanzia egizi, praticamente fino alla Riforma protestante. Il testo pu avere influenzato anche gli autori del Corano. La descrizione di Ges contenuta nel Vangelo, per quanto potesse forse allarmare le sensibilit pi ortodosse, deve essere stata abbastanza famigliare per i Gentili, come il giovane Ges che mostra tutta la sua precocit, abilit e potenza distruttiva nei confronti delle statuette della mitologia pagana. Nei passi pi antichi della vicenda, Ges mostra una fastidiosa tendenza a uccidere i suoi compagni di gioco quando lo disturbano. Alla fine egli impara a governare le sue abilit divine in modo pi costruttivo e realizza la sua vocazione che culmina nel viaggio al tempio di Gerusalemme molto vicino al racconto parallelo di Luca 2,4152. Le rivendicazioni dellautorit apostolica furono probabilmente uno sviluppo secondario allinterno delle chiese siriache, dove circolavano molte delle tradizioni derivanti da Tommaso. Il pi antico testo superstite un testo siriaco del VI secolo, ma lattestazione pi precoce del Vangelo la si trova in una citazione di Ireneo (185 circa). Le attestazioni pi tarde di Ippolito e Origene possono riferirsi al Vangelo dellinfanzia o al Vangelo di Tommaso, ma entrambe furono considerate eretiche a causa del loro uso da parte dei cristiani gnostici. 238
7.3 ATTI Gli Atti apocrifi miravano a completare i vangeli e gli Atti canonici con ulteriori dettagli narrativi dellattivit missionaria dei singoli apostoli. I primi cinque Atti in particolare (quelli di Pietro, Paolo, Giovanni, Andrea e Tommaso) furono molto popolari nella chiesa delle origini e le tradizioni qui contenute vengono accettate ancora oggi da parecchi cristiani. In ogni caso, a motivo della data relativamente tarda della loro composizione, il valore storico di questi Atti dubbio. Atti di Pietro (datazione: 150200). Gli Atti di Pietro sono generalmente considerati il primo degli Atti apocrifi, anche se gli studiosi sostengono la priorit di quelli di Giovanni e degli Atti di Paolo. La ricerca moderna concorde nel sostenere che Paolo si serve di Pietro, mentre Pietro e Giovanni hanno unorigine comune. La paternit del testo attribuita a Leucio, il compagno di Giovanni accreditato anche come autore degli Atti di Giovanni. I manoscritti superstiti fanno parte di un lungo testo proveniente da Vercelli datato al VI secolo comprendente diversi Atti, e un antico testo greco contenente solo il martirio, dal quale proviene la tradizione che Pietro sia stato crocifisso a testa in gi. Ci sono anche testi secondari che contengono vicende parallele relative allo scabroso tema di donne che accettano volentieri una paralisi piuttosto che contaminare il proprio corpo con relazioni sessuali. In testo copto compreso nella biblioteca di Nag Hammadi, la donna in questione la figlia di Pietro. Per ironia della sorte, a dispetto di tale considerazione encratita del sesso e matrimonio, gran parte degli Atti di Pietro dedicata a denunciare linsegnamento gnostico di Simon Mago che senza dubbio condivide le stesse concezioni. Gli Atti di Pietro furono considerati eretici da Eusebio e dal Decreto Gelasiano. Pietro compie diversi miracoli negli Atti, dal parlare con cani e bambini alla resurrezione sia di persone sia di pesci affumicati. Roma lambientazione primaria e il probabile luogo di composizione. Atti di Giovanni (datazione: 150200). Un tempo si pensava che gli Atti di Giovanni fossero gli Atti apocrifi pi antichi, sebbene molta della loro ideologia gnostica non sia presente in altri Atti (tranne in quelli di Tommaso). Parecchi studiosi considerano i vistosi capitoli gnostici e/o docetisti (cc. 94102 e 109) unaggiunta posteriore. Lopera tradizionalmente attribuita a Leucio Carino, un compagno di Giovanni che successivamente fu associato ai Manichei. Il libro racconta dei due viaggi di Giovanni a Efeso, durante i quali egli compie numerose resurrezioni e converte i seguaci della dea Artemide dopo aver distrutto il loro tempio. Il libro include anche lInno a Cristo, inserito in unopera musicale moderna da Gustav Holst. Come il vangelo di Giovanni, la cristologia degli Atti mostra alcune influenze ellenistiche. Dal momento che gli Atti di Giovanni furono condannati abbastanza presto, tutti i testi superstiti sono allo stato di frammento. I manoscritti pi antichi sono greci, anche se diversi testi latini mostrano sviluppi pi tardi e possono aver risentito dei tentativi cattolici di purgarne i passi eterodossi. Atti di Paolo (datazione: 150200). Gli Atti di Paolo furono di gran lunga i pi popolari atti apocrifi e hanno generato una grande quantit di arte cristiana e di letteratura secondaria, come pure il culto nei confronti di Tecla, una giovane ragazza che accompagn Paolo nei suoi viaggi missionari. Gli Atti furono considerati ortodossi da Ippolito, come pure da altri autori fino alla met del IV secolo, ma alla fine, allorch gruppi eretici come i Manichei cominciarono ad adottarli, furono rifiutati dalla chiesa. Nondimeno, alcuni testi greci tardi delle Lettere di Timoteo contengono dei passi alternativi che sembrano derivare dagli Atti. Gli Atti di Paolo furono spesso accoppiati alla Terza Lettera di Paolo ai Corinzi, che le chiese siriaca e armena consideravano autenticamente paoline. In origine opera separata, la Lettera fu probabilmente scritta al tempo delle lettere pastorali e unita pi tardi agli Atti, solo dopo che fu esclusa dalla maggior parte delle raccolte paoline. La Lettera fu scritta anzitutto per combattere la dottrina gnostica e marcionita che utilizzava altre opere paoline con un intento antisemita. Questa Lettera sopravvissuta in manoscritti ancora esistenti e contiene le storie di Tecla e il racconto della decapitazione di Paolo a Roma; il resto degli Atti esiste solo in testi greci frammentari a partire dal III secolo e nel testo copto dal V secolo Lautore, sconosciuto, non sembra mostrare alcuna dipendenza dagli Atti canonici, anzi utilizza altre tradizioni orali relative alla predicazione di Paolo e alla sua attivit missionaria Scrive probabilmente in Asia Minore verso la fine del II secolo 239
Atti di Andrea (datazione: 200225). Gli Atti di Andrea continuano la tradizione encratita iniziata dagli Atti di Pietro e di Giovanni, e possono essere dello stesso autore, sebbene gli studiosi tendano a datare Andrea un po pi tardi. Questi Atti tuttavia non sono cos chiaramente gnostici come, per esempio, gli Atti di Giovanni; limportanza del martirio sottolineata dallinizio alla fine, cosa che non in linea con il pensiero gnostico. Il proconsole greco Egeate condanna Andrea alla crocifissione dopo che sua moglie, a seguito della sua conversione al cristianesimo, ha rifiutato le sue profferte sessuali. Andrea sopravvive sulla croce per quattro giorni, continuando a rifiutare i tentativi dei suoi seguaci di salvarlo. I testi superstiti oscillano tra un frammento copto del IV secolo e testi greci e latini a partire dal XII ed quindi difficile stabilire il testo originale degli Atti. Alcuni testi secondari sostengono che Andrea ha evangelizzato la Scozia invece che la Grecia. Atti di Tommaso (datazione: 200225). A parte la sezione degli Atti di Giovanni conosciuta come la Predicazione del vangelo, gli Atti di Tommaso sono tra gli Atti apocrifi i pi apertamente gnostici, visto che rappresentano Cristo come il Redentore celeste che pu liberare le anime dalloscurit del mondo fisico. Sorprendentemente, Tommaso il solo tra i cinque Atti primitivi ad essere sopravvissuto nella sua interezza, in un testo siriaco del VII secolo e in un testo greco dellXI, come pure in diversi frammenti. Sebbene i testi siriaci siano pi antichi e rappresentino la lingua originaria dellopera, essi appaiono purgati dai passi eterodossi. Cos il greco, per quanto spesso tradotto alla buona, rappresenta la tradizione pi antica. Tommaso anche il solo libro degli Atti che rivendica lautorit apostolica, anche se difficile capire come Tommaso possa aver parlato del proprio martirio. Molti ritengono che lautore abbia scritto allinizio del III secolo, anche se alcuni legami con il Vangelo di Tommaso possono collocarlo pi tardi. Il libro racconta di come gli apostoli abbiamo tirato a sorte per dividere il mondo per il loro lavoro missionario e lIndia toccata a Tommaso. Si guadagn dei seguaci indiani, praticando esorcismi e resurrezioni, ma alla fine venne condannato a morte dopo aver convertito le moglie del re Misdeo e di Carisio, suo parente. Mentre si trovava in prigione, Tommaso cant lInno della perla, un poema che ebbe grande popolarit presso i circoli ortodossi. 7.4 VANGELI DI DETTI Il modello dei Vangeli di detti deriva dalla letteratura sapienziale ebraica e mira a conservare non una biografica storica di Ges, ma piuttosto a una collezione di suoi insegnamenti sottoforma di detti isolati o dialoghi fittizi. Anche se nessun Vangelo di detti stato canonizzato nel Nuovo Testamento, diversi studiosi ritengono che un vangelo di questo genere (Q) sia stato utilizzato come fonte da Matteo e Luca. Vangelo di Tommaso (datazione: 70150). Il Vangelo di Tommaso pu essere considerata la pi istruttiva scoperta sulle origini cristiane della storia moderna. Il Vangelo venne spesso menzionato nella letteratura cristiana antica, ma si riteneva che non ne esistesse alcuna copia fino alla scoperta di una manoscritto superstite in copto a Nah Hammadi, Egitto, nel 1945. Da allora, parte dei papiri di Ossirinco sono stati identificati come il pi antico frammento greco di Tommaso. Tommaso un autentico Vangelo di detti, nel senso che, come lipotetico Vangelo Q, consiste soltanto in una raccolta di detti di Ges senza cornice narrativa. Sebbene Tommaso non sia Q, la sua scoperta la prova della teoria secondo la quale nei primi anni del cristianesimo esistevano diverse raccolte. Anche se il manoscritto copto lo fa risalire al IV secolo circa, c un grande dibattito circa la data originaria di composizione. La maggior parte degli studiosi lo considera del II secolo, mentre alcuni propendono per una data non posteriore alla met del I secolo Il dibattito ruota intorno al fatto se Tommaso dipenda dai vangeli canonici oppure se derivi da una antica tradizione indipendente. Diversi passi di Tommaso sembrano essere versioni pi autentiche delle parabole dei sinottici, anche se difficile dare conto di molti passi paralleli rispetto al materiale specifico di Matteo e Luca, a meno che Tommaso non abbia usato la stessa fonte usata da ognuno di loro. La scoperta di Tommaso come parte di una libreria gnostica ha spinto molti a ritenerlo unopera gnostica; tuttavia, pochissimo di essa avrebbe potuto essere considerato eterodosso da parte della chiesa primitiva e quel poco materiale dubbio che pu essere trovato probabilmente unaggiunta posteriore. Tommaso rappresenta una filosofia della Sapienza ebraica che fu abbracciata dagli gnostici 240
secondo la quale il regno di Dio non qualcosa che si deve attendere, ma gi presente qui, se solo si diventasse abbastanza spirituali da vederlo. Il Vangelo fu molto probabilmente scritto in Siria, dove la tradizione ritiene che la chiesa di Emesa fosse stata fondata da Tommaso il Gemello (Didymos). Il Vangelo pu benissimo essere la pi antica tradizione scritta della chiesa siriaca. Libro segreto di Giacomo o Lettera segreta di Giacomo o Epistula Iacobi Apocrypha (datazione: 100150). Il Libro segreto di Giacomo probabilmente il pi antico esempio di una duratura tradizione gnostica secondo la quale il Ges risorto ha rivelato un insegnamento segreto ai suoi discepoli. Il testo strutturato sottoforma di una lettera scritta da Giacomo, il fratello di Ges, a un destinatario il cui nome non pu essere precisato a causa dello stato frammentario della prima pagina del codice in papiro conosciuto come il Codice Jung proveniente dalla biblioteca di Nag Hammadi. Il manoscritto una traduzione copta da un originale greco, anche se lautore sostiene di aver scritto in ebraico. Ges parla dellimportanza di essere pieno di Spirito, grazie al quale si giunge alla conoscenza (gnosis) del regno di Dio necessaria per ottenere la salvezza. Dopo la rivelazione a Giacomo e a Pietro, Giacomo invia gli apostoli verso la loro destinazione missionaria, poi si mette in viaggio verso Gerusalemme. A Pietro viene attribuito un ruolo secondario nel dialogo, cosa che probabilmente rappresenta lo sviluppo del conflitto con la chiesa ortodossa. Il Giacomo segreto mostra una famigliarit con le parabole conosciute di Ges, inclusa una lista delle undici che compaiono in Matteo e/o Luca. Il testo non mostra nessuna conoscenza dei dettagli dei racconti di passione, sostenendo addirittura che Ges stato sepolto nella sabbia dopo la sua crocifissione. E cos, il corpo del Giacomo segreto risale probabilmente alla inizio del II secolo quando, come il Vangelo di Giovanni, le prime tradizioni di Detti si svilupparono in discorsi e dialoghi. La cornice narrativa, costituita dai primi due e dagli ultimi due capitoli, molto probabilmente uno sviluppo secondario pensato per utilizzare lautorit apostolica; luso del termine Salvatore in questi capitoli spinge a datarli posteriormente al corpo dellopera. Dialogo del Salvatore (datazione: 150). Lunica copia superstite del Dialogo del Salvatore fu scoperta nella biblioteca copta di Nag Hammadi. A dispetto del suo pessimo stato di conservazione, essa rappresenta un importante stadio di sviluppo dei Vangeli di detti. Il Dialogo una espansione di raccolte di detti come il Vangelo di Tommaso o Q; gli insegnamenti di Ges vengono esposti come risposta alle domande poste dai suoi discepoli. Sebbene i detti abbiano paralleli in tutti i vangeli sinottici, come pure in Tommaso, improbabile che il Dialogo dipenda da uno di essi; la fonte dei detti pu essere stata composta non dopo la met del I secolo Oltre ai detti, lautore sembra aver utilizzato almeno tre altre fonti: un mito di creazione, un catalogo di sapienza cosmologica e una rivelazione apocalittica. La loro combinazione, come pure una preghiera gnostica introduttiva, forma una lezione escatologica completa. Il termine Salvatore probabilmente unaggiunta tarda introdotta dal redattore finale. Nel Dialogo gli insegnamenti erano presumibilmente indirizzati agli iniziati cristiani che si preparavano al Battesimo. Come molti insegnamenti gnostici, il testo fu mantenuto segreto e non fui mai accettato dalla ortodossia ecclesiastica. Epistula apostolorum Lettera degli apostoli (datazione: 150). A dispetto del titolo, la Lettera degli apostoli un vangelo di detti pi che una lettera. Fu scritta probabilmente come una reazione ortodossa contro i vangeli gnostici che contengono gli insegnamenti segreti del Ges risorto. La prefazione, che ne attribuisce la paternit a tutti gli apostoli, cerca di conferire allopera una certa autorevolezza rispetto a tutti gli altri scritti pseudonimi. Il testo comincia e finisce con dettagli ripresi dai vangeli canonici, ma il corpo centrale contiene delle istruzioni di Ges riguardo alla resurrezione e allapocalisse, precisando che la Parusia si sarebbe verificata entro 150 anni. Le parole di Ges sono rafforzate da molti riferimenti alla Scrittura e servono ad accreditare il documento come una legittima estensione della tradizione evangelica per la prima comunit cattolica. Il testo pi antico un manoscritto copto del IVV secolo tradotto da un originale greco, ma la sola copia completa un documento etiopico molto tardo. Analogie con credenze della met del II secolo collocano lautore in questo periodo, forse in Egitto 241
7.5 LETTERE Lettere di Cristo e Abgaro. Secondo la tradizione, la chiesa siriaca stata fondata dopo che il re Abgaro scrisse una lettera a Ges, il quale rispose che gli sarebbe stato mandato un apostolo dopo la sua ascensione. La tradizione successiva sostiene che questo apostolo sia Tommaso o che Tommaso abbia inviato Taddeo nella capitale della Siria. Copie della lettera furono ottenute dalla chiesa di Edessa da Eusebio e tradotte in greco per la sua Storia ecclesiastica intorno al 325. Egli espresse qualche dubbio sul fatto che le lettere fossero autentiche, mentre gli studiosi contemporanei ovviamente le respingono. Ciononostante, alcune chiese orientali e le chiese anglicane tengono queste lettere in grande riguardo. 7.6 APOCALISSI Apocalisse di Pietro (Akhmm) (datazione: 100125). LApocalisse di Petro costituisce il primo riferimento cristiano alla vita nellaldil e descrive con vividi dettagli la gioia del Paradiso e i tormenti dellInferno. Per via della sua antichit, lopera fu attribuita a Clemente e forse stata usata dallautore della Apocalisse di Paolo; potrebbe anche precedere lApocalisse canonica di Giovanni. Il libro venne incluso nel Canone Muratoriano (200 circa) e nel Codex Claramontanus. difficile capire per quale motivo abbia perso il favore della chiesa ortodossa, tranne forse per il fatto che fu spesso associata al Vangelo di Pietro considerato eretico. Lopera si trova in un testo etiopico e in un testo greco frammentario rinvenuto a Akhmm insieme al Vangelo di Pietro. Le due versioni presentano delle sorprendenti divergenze e sembra che, sebbene lopera fosse stata scritta originariamente in greco, il testo di Akhmm rappresenti uno sviluppo posteriore. Lopera pesca a piene mani dalla tradizione apocalittica ebraica (1 Libro di Enoch), mentre il racconto della trasfigurazione simile alla descrizione della Seconda lettera di Pietro. Apocalisse di Paolo Visio Pauli (datazione: 250). La tradizione dice che lApocalisse di Paolo sia stata rinvenuta nelle fondamenta della casa di Paolo a Tarso, sigillata in una cassa di marmo contenente le sue scarpe, nel 388. Pi verosimilmente, un editore dellopera ha architettato questo racconto nel tentativo di conferire rinnovato interesse alle tradizioni della vita dellaldil iniziate due secoli prima con lApocalisse di Pietro. In ogni caso, la cosa funzion, visto che lApocalisse di Paolo fu molto popolare nellEuropa occidentale e pu essere stata una delle fonti dellInferno dantesco. Lopera fu probabilmente scritta in greco in Egitto verso la met del III secolo Il manoscritto pi antico esistente un testo latino dellVIII secolo Diversi testi dello stesso periodo sono delle versioni condensate precedute da prediche relative ai tormenti dellinferno. La chiesa ortodossa escluse lopera dal canone probabilmente a causa dei problemi relativi alla paternit. La rivelazione preceduta dalla visione di Paolo del Paradiso ripresa da 2Cor. 12. Lautore riferisce i segreti di cui Paolo non vorrebbe parlare. Un angelo conduce Paolo attraverso il cielo, descritto come il Paradiso in cui Adamo e sua moglie peccarono, dove incontra la vergine Maria e i patriarchi. Pi avanti, dopo aver visto gli orrori dellinferno, Paolo convince Ges a concedere ai dannati una sospensione delle loro torture nel giorno di sabato (Shabbat). Apocalisse di Tommaso (datazione: 300400). Si conosce poco della storia dellApocalisse di Tommaso; il solo riferimento ad essa negli scritti antichi sembra una singola citazione di Girolamo. Esistono due versioni in latino, la pi lunga delle quali uno sviluppo dellaltra. Alcune allusioni storiche nella versione lunga suggeriscono come data il V secolo; il testo parla di un re, amante della legge, con due figli i cui nomi cominciano con la A e la H (Teodosio ci sta giusto bene). Il riferimento allalfabeto latino potrebbe indicare che questa fosse la lingua di composizione. Il testo pi lungo fa largo uso di profezie metaforiche simili allApocalisse canonica di Giovanni. Entrambi i testi sostengono che la distruzione della terra e la risurrezione dei morti avverr allultimo dei sette giorni. Alcune immagini presenti nellopera possono essere considerate gnostiche, ma non al punto da essere considerata eterodossa. Apocalisse di Bartolomeo Vangelo di Bartolomeo (datazione: 300500). Gli scritti di Girolamo come anche il Decreto Gelasiano parlano di una Vangelo di Bartolomeo, anche se non si sa se 242
stanno parlando di questopera; esiste anche un frammentario Libro della risurrezione dellapostolo Bartolomeo, che sembra pi vicino ad un vangelo narrativo, ma contiene anche visioni apocalittiche. Il testo comincia come un Vangelo di detti, ma poi si occupa di rivelazioni e insegnamenti escatologici, inclusa una discesa agli inferi. La maggior parte delle tradizioni su Bartolomeo sono originarie dellEgitto, anche se il testo attuale riflette probabilmente degli sviluppi pi tardi. La vistosa venerazione di Maria forse un prodotto del III e IV secolo; alcuni studiosi collocano lintera opera al VI secolo 7.7 Bibliografia in italiano 7.7.1 Raccolte di testi Craveri M, I vangeli apocrifi, Einaudi, Torino 1969 (raccolta parziale). Erbetta M., Gli apocrifi del Nuovo Testamento, 3 voll., Marietti, Torino 19661981. Moraldi L., Tutti gli Apocrifi del Nuovo Testamento, 3 voll., Piemme, Casale Monferrato (Al) 1999 (riedizione della raccolta pubblicata dalla UTET, Torino 1971, 1994). 7.7.2 Introduzioni Ehrman B.D., I Cristianesimi perduti. Apocrifi, sette ed eretici nella battaglia per le scritture, Carocci, Roma 2003. Kaestli J.D. Marguerat D. (a cura), Il mistero degli apocrifi, Massimo, Milano 1996. Lenzuni A. (a cura), Apocrifi del Nuovo Testamento, EDB, Bologna 2004. Association pour ltude de la littrature apocryphe chrtienne (AELAC) http://www2.unil.ch/aelac/ http://www.interfaith.org/christianity/apocrypha/
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8 Le tre ricerche del Ges della storia La ricerca del Ges della storia ha come obiettivo di ricostruire la vita di Ges di Nazareth utilizzando documenti storici neutri, cio non influenzati dalla soggettivit (positiva o negativa) dei testimoni; questi documenti vengono sottoposti alla critica storica con lintento di enucleare gli elementi la cui autenticit pu essere convalidata. 8.1 Le fonti Non avendo egli scritto n dettato nulla, le fonti su Ges sono tutte indirette, anche se molteplici. La pi antica rappresentata dalle epistole paoline, che per contengono pi che altro professioni di fede relative alla morte per crocifissione e alla risurrezione. Paolo, anche se non sempre le cita espressamente, conosce anche una raccolta di loghia (parole del Signore). Ci sono poi i racconti evangelici: Marco (65 circa), Matteo e Luca (tra il 70 e l80), Giovanni (intorno al 9095). Non si tratta di biografie di Ges: la vicenda storica raccontata secondo una prospettiva di fede che seleziona dei fatti in funzione della loro lettura teologica. Alcune tradizioni relative a Ges sono riportate dai vangeli apocrifi, in particolare il Vangelo di Pietro(120150), il Vangelo di Tommaso (in copto, verso 150), e il Protoevangelo di Giacomo (150170). Lo storico ebreo Flavio Giuseppe riporta questa interessante notizia si dice: in quel tempo, ci fu un uomo saggio, chiamato Ges, la cui condotta era buona, e le cui virt furono riconosciute. E molti dei giudei e delle altre nazioni si fecero suoi discepoli. E Pilato lo condann ad essere crocifisso e a morire... (Antichit Giudaiche 18,3,3). Anche se lautenticit di questo Testimonium Flavianum discussa, probabile che queste parole siano autentiche. Tra le diverse allusioni a Ges (circa 15), nel Talmud babilonese troviamo questo racconto: Viene tramandato: [al venerd] alla sera della Parasceve si appese Jeu [hanser = il cristiano]. Un araldo per quaranta giorni usc davanti a lui: Egli [Jeu hanser] esce per essere lapidato, perch ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e larrechi per lui. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero [al venerd] alla sera della Parasceve. Disse Ulla: Credi tu che egli [Jeu hanser] sia stato uno per il quale si sarebbe potuto attendere una discolpa? Egli fu invece un istigatore allidolatria, e il Misericordioso ha detto: Tu non devi avere misericordia e coprire la sua colpa! Con Jeu fu diverso, perch egli stava vicino al regno (Sanhedrin B, 43b). Non essendo il mondo pagano interessato a Ges, le fonti non cristiane sono rare; tra esse basti ricordare: Tacito, Annales XV, 44: Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; Plinio il Giovane, Epistulae X, 96; Svetonio, Vita Claudii XXIII, 4: Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantes Roma expulit; Trifone, Dialogo con Trifone CVIII, 2: sorta uneresia senza Dio e senza Legge da un certo Ges, impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli lo trafugarono nottetempo dalla tomba ove lo si era sepolto dopo averlo calato dalla croce, ed ingannano gli uomini dicendo che risorto dai morti e asceso al cielo; Celso, cit. in Origene, Contro Celso. Chiamata comunemente Quest, la ricerca sul Ges storico si sviluppata in tre fasi successive.
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8.2 First Quest o ricerca liberale (17781906): Ges, una grande personalit spirituale La ricerca sul Ges della storia comincia con Hermann Samuel Reimarus (1694 1768). Professore di lingue orientali ad Amburgo, egli scrisse unopera intitolata Apologia degli adoratori razionali di Dio, pubblicata postuma da Gotthold Ephraim Lessing in sette frammenti, uno dei quali era intitolato Von dem Zwecke Jesu und seiner Junger (Dello scopo di Ges e dei suoi discepoli. Un altro frammento dellanonimo di Wolfenbttel, 1778: I frammenti dellAnonimo di Wolfenbuttel pubblicati da G. E. Lessing, Napoli, Bibliopolis, 1977). In questopera Reimarus sostiene una tesi secondo la quale la nascita del cristianesimo si basa su un falso storico, determinato dal fatto che Ges riteneva di avere uno scopo (Zwecke) politico, pensava cio di essere il messia liberatore degli Ebrei dal dominio romano; dopo la sua morte, segno del fallimento della sua missione, i discepoli avrebbero rubato il suo cadavere, inventato lannuncio della sua risurrezione e creato una nuova religione. Merito di Reimarus fu di aver introdotto il criterio della discontinuit: mentre fino a quel momento si era ritenuta ovvia la continuit tra la vita di Ges e la predicazione della comunit cristiana primitiva, egli fa vedere come tra Ges in quanto Messia politico e il Cristo descritto dai vangeli ci sia una evidente discontinuit. Il dato di fatto che il Ges della storia non coincide con il Cristo dei racconti evangelici. Ci diede il via alla Leben Jesu Forschung (indagine sulla vita di Ges) il cui scopo era quello di rispondere alla domanda: chi il vero Ges? Schematizzando un po, si potrebbe dire che in un primo tempo prevalse una tendenza razionalista che leggeva nel vangelo la concrezione simbolica di verit spirituali, mentre i miracoli e la risurrezione erano spiegati razionalmente se non negati (Heinrich Paulus, 1828; Friedrich Schleiermacher, 1832); successivamente si accentua lumanit di Ges e i vangeli sono letti come documenti biografici segnati dallimpatto della persona di Ges. Da qui una serie di ritratti di Ges: i razionalisti lo descrissero come un maestro di morale, gli idealisti come una specie di quintessenza dellumanit, gli esteti lo lodarono come un geniale artista della parola, i socialisti come il difensore dei poveri e come riformatore sociale. Tra gli autori pi significativi vale la pena citare: Georg W. F. Hegel, Das Leben Jesu. Aus Hegels theologischen Jugendschriften nach den handschriften der Kgl. Bibliothek in Berlin, 1795 (trad. it. Vita di Ges, Roma, Newton Compton, 1995; Brescia, Queriniana, 2001); David F. Strauss, Das Leben Jesu. Kritisch bearbeitet von David Friedrich Strauss, 18351836 (trad. it. La vita di Ges o Esame critico della sua storia, Milano, Sanvito, 18631865); Ernest Renan, Vie de Jsus, 1863 (trad. it. Roma, Newton Compton, 1990). Contro la pretesa di ricostruire storicamente la figura di Ges (Leben Jesu Forschung), nel 1892 Martin Khler pubblica un libro intitolato Der soggenannte historische Jesus und der geschichtliche, biblische Christus (Il cosiddetto Ges storico e lautentico Cristo biblico, Napoli, DAuria, 1993). Il titolo stesso mostra limpostazione di Khler: lhistorische Jesus indica il Ges storicoreale, quello storicamente esistito, mentre il geschichtlich Christus indica il Cristo storicobiblico, quello predicato dagli Apostoli. Secondo Khler la ricerca storica sulla vita di Ges non solo impossibile (non possediamo alcuna fonte, visto che i vangeli non sono delle biografie di Ges), ma anche illegittima (i vangeli non sono testi storici, ma delle testimonianze di fede).
Figura 92 H.S. Reimarus Figura 94 E. Renan Figura 93 D. F. Strauss Figura 95 M. Khler 245
Su questa linea si muover Rudolf Bultmann, che nella sua famosa opera del 1929, intitolata semplicemente Jesus, afferma: Io sono indubbiamente del parere che noi non possiamo sapere pi nulla della vita e della personalit di Ges, poich le fonti cristiane non si sono interessate al riguardo se non in modo molto frammentario e con taglio leggendario, e perch non esistono altre fonti su Ges (Ges, Brescia, Queriniana, 1972, p. 103). In sostanza, non vi continuit tra il Ges della storia e il Cristo del kerygma (= predicazione): il Ges storico irrilevante per la fede cristiana. Certo nei Vangeli il Cristo del kerygma lo stesso Ges di Nazareth; la confessione di fede contenuta nei Vangeli afferma il fatto (dass) dellesistenza di Ges, ma il modo (wie) e il cosa (was) della sua predicazione sono irrilevanti. Dal punto di vista metodologico il merito degli esponenti della ricerca liberale di procedere ad uno studio critico delle fonti documentarie. Comparando tra loro i quattro vangeli canonici, ne rilevano le divergenze, optando per lautenticit di una versione a detrimento delle altre. Per esempio: si deve pensare che luomo di Nazareth abbia difeso lautorit della Tor fin nei minimi particolari, come dice Matteo (5,1720), oppure al contrario che abbia assunto una posizione critica riguardo alla legge come mostra Marco (7,123)? Altro esempio: lultima parola di Ges in croce fu un grido disperato (Mc 15,34), una parola di fiducia (Lc 23,46), o una dichiarazione teologica (Gv 19,30)? Problemi del genere non emanano da spiriti tortuosi o malintenzionati, ma scaturiscono dalla lettura attenta dei testi stessi e dal loro confronto. La composizione teologica cui si sono dedicati gli evangelisti conferisce alla loro opera un orientamento corrispondente alla ricezione della tradizione di Ges nel loro ambiente. Per comporre un ritratto sintetico del Galileo non basta accumulare o giustapporre le informazioni ricavabili dai quattro vangeli; essendo queste spesso divergenti, si tratta di optare in funzione della pi alta probabilit storica. Ma in nome di che cosa si pu decidere della probabilit storica? Nel 1906 Albert Schweitzer (Von Reimarus zu Wrede. Eine Geschichte der LebenJesuForschung, Tbingen, Mohr, 1906 [trad. it. Storia della ricerca sulla vita di Ges, Brescia, Paideia, 1986]) ha proposto una constatazione devastante: la ricostruzione del Ges della storia in balia della speculazione e delle preferenze di ogni ricercatore, ognuno dei quali, opta in effetti, per il Ges che meglio gli conviene: poeta romantico, profeta di conversione, o cantore dellamore. Schweitzer denunciava lassenza di criteri obbiettivi che consentissero di identificare quello che nei vangeli pi autentico. Simpegnava inoltre a mostrare limportanza del concetto di regno di Dio per comprendere che fosse Ges: il Galileo era per lui un profeta afferrato dallimminenza della venuta del Regno, persuaso che la storia fosse ormai sul punto di sprofondare nella catastrofi apocalittiche, segnalanti linstaurazione dun nuovo mondo promesso da Dio (Mc 13). 8.3 New Quest o Seconda ricerca (19501980): Ges allalba del Regno Se, da un lato, la First Quest (liberale) enfatizzava il Ges storico, in contrapposizione alla predicazione apostolica, e, dallaltro, Bultmann enfatizzava la predicazione apostolica, indipendentemente dal Ges storico, un suo exallievo, Ernst Ksemann, considerato liniziatore della New Quest, intende ricomporre la frattura. Nel suo articolo intitolato Das Problem des historischen Jesu (in Zeitschrift fr Theologie und Kirche LI, 1954, pp. 125153, egli fa notare che, senza un collegamento tra il Cristo della fede e il Ges della storia, il cristianesimo si ridurrebbe ad un mito astorico; daltra parte, se la Chiesa primitiva non fosse stata interessata alla storia di Ges, perch avrebbe scritto i Vangeli i quali, sebbene non siano opere storiche, sono comunque interessati alla storia di Ges? Ne consegue che, pur essendo un chiaro prodotto postpasquale, i Vangeli non ci sarebbero stati non ci fosse stata la previa convinzione dellidentit tra Ges della storia (nato, morto) e il Cristo della fede (risorto). Figura 96 R. Bultmann Figura 97 A. Schweitzer Figura 98 E. Ksemann 246
Ksemann quindi convinto che, partendo dai Vangeli, sia possibile risalire alla storicit, sia pure non assoluta, dei facta e dei dicta Jesu. A livello metodologico, egli fissa due postulati, concernenti luno lo statuto del testo evangelico, laltro ladozione dei criteri di autenticit. In primo luogo viene chiarito lo statuto del testo evangelico: i vangeli non ci restituiscono un accesso diretto alla testimonianza dei contemporanei di Ges, ma sono il frutto di una ricomposizione letteraria e teologica dei primi cristiani. La critica delle forme letterarie (Formgeschichte) ha stabilito che la tradizione di Ges non era mossa da una preoccupazione archivistica, ma piuttosto procedeva in vista di preservare una memoria di Ges utile alla vita credente. I vangeli ci trasmettono cos la memoria che, dopo Pasqua, le comunit hanno preservato degli atti e delle parole del loro Signore; in effetti, il destino del Galileo fu compreso dai primi cristiani alla luce della risurrezione. Di conseguenza, diventa altamente improbabile ricostruire una biografia di Ges, dal momento che il quadro narrativo dei vangeli stato concepito dagli evangelisti allo scopo di integrare la molteplicit dei piccoli racconti consegnati dalla tradizione. In secondo luogo, bisogna adottare dei criteri di autenticit. Per ricerca di autenticit non si intende pi la restituzione protocollare dei detti di Ges (che peraltro parlava aramaico, mentre i vangeli sono stati redatti in greco), ma la ricerca di una coincidenza pi stretta possibile con la sostanza e lintenzionalit delle parole e dei gesti del Galileo. I criteri di autenticit sono cinque. a. Criterio di attestazione multipla: vanno ritenuti autentici fatti e gesti di Ges attestati almeno da due fonti letterariamente indipendenti (per es. un motivo attestato contemporaneamente da Paolo e Marco, o Matteo e Giovanni, o ancora Luca e il Vangelo di Tommaso). b. Criterio dellimbarazzo ecclesiale: vanno ritenuti autentici fatti e gesti di Ges che hanno creato difficolt nella loro applicazione in seno alle prime comunit cristiane (per es. il battesimo di Ges per mano di Giovanni in Mt 3,1317 colloca Ges in subordine rispetto al Battista, ponendo la Chiesa in difficolt nel suo conflitto con i circoli battisti; oppure lannuncio della venuta imminente del Regno di Dio, non essendosi questa verificata durante la vita dei discepoli: In verit vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza). c. Criterio di originalit (detto anche di differenza): una tradizione pu considerarsi autentica a patto di non essere la pura ripresa di un motivo presente nel giudaismo dellepoca, o leffetto di una rilettura cristiana dopo Pasqua. Sono cos scartate linsistenza sulla Tor in quanto tale ( un dogma farisaico), o la riflessione sullorganizzazione della Chiesa (riflesso dellinteresse dei primi cristiani). Per contro, lo sferzante lascia che i morti seppelliscano i loro morti (Lc 9,60) non ha paralleli nellAntichit, se non presso qualche filosofo cinico. d. Criterio di coerenza: postula che Ges non fosse un soggetto assurdo o contraddittorio; una logica deve pur reperirsi tra le sue parole e azioni, come pure internamente al suo discorso. e. Logica di crisi: postula che ogni ricostruzione della vita del Galileo deve far apparire perch e su quali punti abbia potuto scatenarsi il conflitto mortale che ha opposto Ges ai capi religiosi di Israele. I principali esponenti della New Quest sono stati: James Robinson, New Quest of the Historical Jesus, London, 1959 (trad. it. Kerygma e Ges storico, Brescia, Paideia, 1977). Gnther Bornkamm, Jesus von Nazareth, Stttgart 1956 (trad. it. Ges di Nazaret, Torino, Claudiana, 1977). Ren Latourelle, Laccs Jsus par les Evangiles, histoire et hermneutique, Tournai, Descle, 1978 (trad. it. A Ges attraverso i Vangeli, Assisi, Cittadella, 3 1988, 1978). Maurice Goguel, Jesus: histoire des vies de Jsus, les tmoignages non chrtiens sur Jsus, le tmoignage paulinien, les vangiles, les origines de Jsus, lenseignement de Jsus, la crise galilenne, le ministre jrusalemite, le problme de lhistoire de la passion, lvangile, Paris, Payot, 1950. Charles Harold Dodd, The Founder of Christianity, London 1070 (trad. it. Il fondatore del cristianesimo, Leumann, Elledici 2007) Charles Perrot, Jsus et lhistoire (Jsus et JsusChrist 11), Paris, Descle, 2 1993 (trad. it. Roma, Borla). 247
Etienne Trocm, Jsus de Nazareth vu par les tmoins de sa vie, Neuchtel, Delachaux et Nestl, 1971 (trad. it. Brescia, Paideia 1975). Francesco Lambiasi, Lautenticit storica dei Vangeli, Bologna, EDB, 2 1986 (1978). Jaques Schlosser, Jsus de Nazareth, Paris, Agns Vinot, 2 2002. Queste ricostruzioni del Ges della storia hanno in comune tre tratti. In primo luogo, tenendo conto dello statuto del testo rinunciano a fissare una biografia e a ricostruire la psicologia del galileo, descrivendo piuttosto la sua attivit e il suo messaggio nel quadro del suo battesimo per mano di Giovanni Battista e della sua morte a Gerusalemme. Secondariamente, la nozione del regno di Dio identificata come il cuore del messaggio di Ges e della comprensione che aveva di se stesso. Ma, a differenza di Albert Schweitzer, per il quale Ges si attendeva una catastrofe apocalittica imminente, gli studiosi della seconda ricerca lo descrivono come il messaggero di una venuta prossima, ma ancora futura del regno. Ges percepisce lalba del Regno e inaugura questi tempi ultimi. E con le sue parabole lo fa capire, e attraverso le sue guarigioni lo rende reale. In terzo luogo, i titoli cristologici dagli evangelisti attribuiti al Galileo sono considerati per la maggior parte quali prodotto della fede postpasquale. Ges non si designato n come il figlio di Dio, n come il Messia; daltronde, i vangeli sinottici non pongono mai questi titoli sulle sue labbra. Le dichiarazioni di Ges del tipo Io sono nel vangelo di Giovanni sono considerate come il prodotto della meditazione cristologica della corrente giovannea. Per converso, da ritenersi verisimile che egli si sia designato sotto il titolo di figlio delluomo e si sia attribuito il titolo di figlio. Quel che in ogni caso certo, che Ges aveva coscienza della sua autorit escatologica, come si pu reperire da tre indizi: anzitutto dalla sua coscienza della storia, per cui Ges superiore a tutti i profeti, Battista compreso (Lc 7,1822); non vuole essere lultimo profeta ebreo, ma egli pi di tutti i profeti. Secondariamente la sua concezione della Tor, per cui nelle antitesi autentiche Ges fronteggia Mos e si pone come interprete autorizzato della legge. La coscienza della sua autorit si traduce infine nella sua comprensione di Dio: la formula amen, tipica del suo linguaggio, ha una funzione responsoriale: Ges risponde con il suo amen alla voce divina da lui intesa. Questi tratti compongono una cristologia non esplicita (cio dichiarata dai titoli), bens implicita. 8.4 Third Quest o Terza ricerca (a partire dal 1980): Ges, lebreo La terza ricerca, cos definita da N.T. Wright nel 1986 (S. Neill N.T. Wright, The Interpretation of the New Testament 18611986, OUP, Oxford 1986; 1988 2 , p. 379), prende il via allinizio del 1980. Questa nuova scuola rivolge tre critiche alla precedente: leccessiva analiticit e importanza della storia delle forme, che rischia di isolare le forme letterarie dal contesto; i rischi dellutilizzo dei criteri di dissomiglianza di Ges dallambiente giudaico e dalla Chiesa, che rischiano di creare una sorta di Ges estrapolato dal suo ambiente; lenfasi posta sulla teologia dellannuncio evangelico come criterio per il recupero di Ges. Con leccezione del tedesco Gerd Theissen, gli esponenti di questa scuola sono tutti anglosassoni: Gerd Theissen, Lombra del Galileo, Claudiana, Torino. Theissen A. Merz, Der historische Jesus. Ein Lehrbuch, Gttingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1996 (trad. it. Il Ges storico. Un manuale, Queriniana, Brescia 1999). Ed Parish Sanders, Jesus and Judaism, Philadelphia, Fortress, 1985. Ed Parish Sanders, The Historical Figure of Jesus, London, Penguin, 1993. John Doninic Crossan, The Historical Jesus. The Life of a Mediterranean Jewish Peasant, San Francisco, Harper San Francisco, 1991. Marcus J. Borg, Jesus in Contemporary Scholarship, Valley Forge, Trinity Press International, 1994. Giuseppe Barbaglio, Ges ebreo di Galilea. Indagine storica, Bologna, Dehoniane, 2002. 248
Tre nuovi elementi appaiono in seno a questa corrente: a. lebraicit di Ges; b. lutilizzo delle fonti extracanoniche; c. il ricorso alla sociologia.
a) Lelemento pi caratteristico la valorizzazione della ebraicit di Ges. In effetti i biblisti sono stati indotti a ripensare limmagine del giudaismo antico. Sin qui, per dirla in breve, a un giudaismo meschino, rigorista e legalista, il paradigma dominante opponeva la figura di Ges contemplato come il libero eroe di una religione del cuore. Uno studio pi attento dei testi giudaici del primo secolo inclusa la letteratura di Qumran ha fatto emergere limmagine pi precisa di un giudai- smo diverso e plurale, dove ogni corrente rivendica rispetto alle altre, perfino con asprezza, la giustezza della propria dottrina. In seno a questo brulichio di tendenze (Sadducei, Farisei, Zeloti, Esseni, ecc.), gli innegabili conflitti di Ges con i propri contemporanei non vanno interpretati come conflitti con il giudaismo, bens come conflitti interni al giudaismo (per esempio: in quel tempo lautorizzazione di trasgredire il riposo sabbatico per salvare qualcuno era un problema discusso, rispetto a cui i Farisei avevano una posizione pi tollerante degli Esseni). Se ne ricava che Ges fu interamente giudeo, certamente un giudeo marginale e provocatore, ma con un messaggio e con unazione che non fuoriescono dal quadro del giudaismo del proprio tempo. Ecco perch la terza ricerca interviene a temperare limportanza del criterio di originalit (o di differenza), assunto dalla seconda ricerca, rincalzandolo con un criterio di plausibilit storica. Viene quindi assunto come autentico quel che appare plausibile nel quadro del giudaismo palestinese del tempo di Ges (plausibilit a monte), ma anche quel che spiega levoluzione della tradizione di Ges dopo Pasqua (plausibilit a valle). Per esempio, il fatto che due antiche correnti del cristianesimo abbiano potuto difendere, luna lattaccamento alla Tor (Matteo), laltra il distacco riguardo alla Tor (Paolo e Marco), far attribuire alluomo di Nazareth una posizione che genera questo duplice sviluppo. Alloccorrenza, gli si riconoscer la volont di rifondare la Tor, che ricompone la Legge intorno allimperativo di amare il prossimo, ma senza abrogarla; la trasgressione del sabato poteva quindi essere intesa tanto come una critica della Legge (Mc 2,28), quanto come il segnale di una riconfigurazione della Legge intorno a precetti maggiori (Mt 12,78). b) Il secondo nuovo elemento lutilizzo delle fonti extracanoniche. pur vero che il grande lavoro attualmente in corso di pubblicazione e traduzione dei vangeli apocrifi ha reso pi accessibili questi scritti. A sentire i ricercatori, il ricorso alle tradizioni apocrife assume unimportanza pi o meno grande. Lipotesi soggiacente che una parte della memoria delle parole o dei gesti di Ges sfuggita ai quattro vangeli canonici per essere raccolta dal Vangelo di Pietro, o di Tommaso, o degli Ebrei, o dei Nazorei. Ancorch un gran numero di sentenze prestate a Ges porti effettivamente limpronta di una riformulazione spiritualizzante (sovente gnostica) tardiva, certune hanno fattezze prossime alle parole veicolate dai vangeli sinottici. Esempio: chi vicino a me, vicino al fuoco, e chi lontano da me, lontano dal Regno (Vangelo di Tommaso, 82; cfr. Lc 12,49), o ancora: Ges ha detto: Un profeta non accolto nel proprio villaggio. Un medico non cura i propri conoscenti (Vangelo di Tommaso, 31; cfr. Lc 4,24). Lintera questione sapere se Figura 101 G. Theissen Figura 99 J.D. Crossan Figura 100 M.J. Borg Figura 102 G. Barbaglio 249
queste parole preservino una versione originale del messaggio di Ges, o se siano una reinterpretazione del II secolo della tradizione cui si rifanno i sinottici. c) Terzo nuovo elemento di questa ricerca: il ricorso alla sociologia. In effetti, la storia sociale della Palestina alla tempo di Ges risulta istruttiva. Se limpero romano sotto il regno di Tiberio ha conosciuto un periodo politicamente tranquillo, in Giudea e in Galilea tensioni sociali e religiose sono percepibili. Agli occhi della maggioranza dei giudei lonnipresenza della occupazione romana comporta una contaminazione permanente della Terra Santa. Dure sono le condizioni economiche per i piccoli contadini, la cui sorte fragile: basta che un raccolto vada male per vedersi spossessati dei propri beni e venduti in schiavit. Questo mondo di contadini, pescatori, fittavoli quello reperibile nelle parabole, dal momento che Ges non si rivolge anzitutto alle classi agiate, bens piuttosto a quelli e a quelle per cui la perdita di un soldo diventa un dramma (Lc 15,810). Tra la morte di Erode il Grande (4 a.C.) e lo scoppio della prima guerra giudaica (66 d.C.), lattualit della Palestina stata attraversata da un sollevamento di movimenti protestatari di tipo messianico. A ondate successive si sono scatenate rivolte contro il potere romano e i suoi alleati, brandendo la bandiera del Diore. Il bagno di sangue provocato dalla truppe di Ponzio Pilato contro i pellegrini galilei (Lc 13,1) d unidea della feroce repressione romana contro qualunque effervescenza messia- nica capace di turbare lordine pubblico. In tale contesto si capisce che la questione del tributo a Cesare fosse assolutamente bruciante (Mc 12,1317). Fare de il regno dei cieli il centro del proprio messaggio esponeva Ges ad essere assimilato agli agitatori messianici. Si comprende meglio che egli abbia evitato ogni riferimento nazionalista e ogni titolo messianico, desiderando di non essere confuso con il fanatismo zelota. Ciononostante i Sadducei sembrano esser riusciti a convincere Pilato proprio del sospetto di agitazione messianica, il che spiega il cartello della croce: Ges il Nazareno re dei Giudei, che gli attribuisce una ambizione politica sovversiva. Il contesto sociopolitico di colonizzazione fa capire anche la frequenza degli esorcismi nella pratica di Ges. stato dimostrato che le societ la cui cultura risulta alienata da una occupazione politica, generano un numero di possessioni demoniache superiore alla media, come se lalienazione politica del paese si concretizzasse nel corpo di certi individui con il fenomeno di alienazione psicologica. Colpisce lanalogia con la Palestina occupata e la frequenza degli esorcismi di Ges. Lattenzione agli indici sociopolitici forniti dal vangeli sinottici, comparati ad altre societ economicamente e socialmente prossime, permette cos di ricomporre unimmagine dellimpatto sociale del movimento di Ges. Si misura la differenza tra la focalizzazione sulla figura individuale di Ges e lattenzione della terza ricerca per il suo ambiente sociale; nel passaggio dalluna allaltra lantropologia si spostata in direzione delle scienze sociali. 8.5 Cosa concludere dalla successione di queste tre ricerche? Si potr rilevare anzitutto che dalla prima alla terza ricerca gli studiosi hanno preso le loro distanze rispetto allarbitrariet degli inizi. Sono stati abbandonati gli eccessi della critica razionalista, che negava ogni pertinenza alle guarigioni carismatiche di Ges con il pretesto di non essere razionalmente spiegabili (E. Renan). Al contrario, oggi si ritiene che la pratica terapeutica del Galileo sia uno dei fattori pi certi della sua attivit. Similmente, la pretesa di ricostruire la psicologia di Ges si ispira pi al romanzo che non alla ricerca storica. Constatiamo altres che, conformemente alluso di ogni indagine storica, la ricerca del Ges della storia riflette le questioni della propria epoca. Lo storico interroga il passato a partire dalla propria cultura e in funzione di essa. La riscoperta dellebraicit di Ges a partire dal 1980 un effetto della presa di coscienza, consecutiva al dramma della Sho dei nostri rapporti con il giudaismo. In tal senso, un interesse culturale o spirituale interamente nuovo potr suscitare per il futuro la valorizzazione dun aspetto finora disatteso della persona di Ges. Sul piano teologico, infine, certe acquisizioni della seconda ricerca sono di grande solidit. Si pensi al ruolo centrale dellescatologia (Regno di Dio) per la comprensione che il Galileo aveva di s (i sinottici 250
sono unanimi al riguardo). Come pure al fatto che Ges non abbia formulato una pretesa messianica: non ha detto quel che era, ma ha fatto quel che era cosa a cui i primi cristiani hanno reagito dispiegando una titolatura cristologica, che la risposta della fede alla sua venuta. La teologia pu daltra parte rispondere qui alla constatazione posta dallo storico: Ges non si proclamato Messia, perch questa discrezione di Ges? La conoscenza di una tradizione giudaica permette di rispondere: Messia non unautodesignazione, ma un riconoscimento da parte del popolo. Mai ci si autodichiara Messia. Rabbi Aqiba a dichiarar Messia Shimon bar Kochba, nel contesto della seconda guerra giudaica. Nei segni apocalittici di Mc 13.21, qualcuno dice: eccolo qua, eccolo l, e si tratta sempre di designazioni dallesterno. Il fatto che Ges non si sia autodichiarato tale, non deve essere percepito come una delusione da parte della teologia; luomo di Nazareth poteva solo attendere che la sua vocazione fosse riconosciuta da altri per essere convalidata. In tal senso, considero la confessione di Pietro a Cesarea: Tu sei il messia, come storicamente plausibile. Si aggiunge a questo, come ho gi detto, la reticenza di Ges rispetto al sapore nazionalista del titolo. Concludiamo con J.P. Meier: La prima indagine produsse una sfilza di biografie liberali di Ges nella Germania del XIX secolo e raggiunse il suo culmine e la sua conclusione nella Ricerca sui Ges storico di A. Schweitzer (1906). Queste biografie liberali spesso rispecchiavano la fantasia fin troppo fervida dei loro autori. Anzich i dati dei vangeli. La seconda ricerca, portata avanti specialmente da postbult- manniani come E. Ksemann e G. Bornkamm negli anni 50, cerc di essere pi attenta nella enunciazione dei criteri per le valutazioni storiche. Negli anni 90, la terza ricerca ha tentato di essere pi sofisticata nella sua metodologia, pi autocosciente e pi autocritica nellaffrontare le precomprensioni e gli orientamenti di un dato autore, e pi determinata a scrivere storia, invece di una teologia o cristologia nascoste. La terza ricerca beneficia delle recenti scoperte archeologiche, di una migliore conoscenza della lingua aramaica e del contesto culturale della Palestina del I secolo e di una concezione variegata del giudaismo (o giudaismi) intorno al trapasso delle epoche, nonch di nuove intuizioni offerte dallanalisi sociologica e dalla teoria letteraria moderna (J.P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Ges storico. vol. II: Mentore, messaggio e miracoli, Queriniana, Brescia 2002, pp. 78). 8.6 Orientamenti bibliografici 8.6.1 Introduzioni e panoramiche sulle fasi della ricerca AA .VV., Jsus, complments denqute, Paris, Bayard, 2007. Den Heyer C.J., La storicit di Ges, Claudiana, Torino 2000 (orig. oland. 1996). Focant Schlosser J. Marguerat D. Sevrin J. M., Le Jsus de lhistoire, Bruxelles, Lumen Vitae, 1997. Ghiberti G. Bilancio della ricerca storica di Ges, in: AA. VV., Indagine su Ges. Bilancio storico e prospettive fenomenologiche, Glossa, Milano 2002, pp. 987. Gibert P. Theobald C. (edizione), Le cas Jsus Christ. Exgtes, historiens et thologiens en confrontation, Paris, Bayard, 2002. Jossa G., La verit dei vangeli. Ges di Nazaret fra storia e fede, Carocci, Roma 2001 2 (1998 1 ). Jossa G., Ges Messia?. Un dilemma storico, Carocci, Roma 2001 2 (1998 1 ). Jossa G., Il cristianesimo ha tradito Ges?, Carocci, Roma 2008. Marguerat D. Norelli E. Poffet J. M. (edd.), Jsus de Nazareth. Nouvelles approches dune nigme, Genve, Labor et Fides, 2 e d. 2003. Marguerat D., La troisime qute du Jsus de lhistoire, Recherches de science religieuse 87 (1999) 397421. Prinzivalli E. (a cura), Lenigma Ges, Carocci, Roma 2008 Schweizer E., Ges la parabola di Dio. Il punto sulla vita di Ges, Queriniana, Brescia 1996 (orig. 1994). Segalla G., La terza ricerca del Ges storico e il suo modello complesso di indagine, in: AA. VV., Indagine su Ges, cit. 251
Segalla G., La terza ricerca del Ges storico e il suo paradigma postmoderno (storiografico, metodologico, teologico), in: R. Gibellini (edizione), Prospettive teologiche per il XX secolo, Queriniana, Brescia 2003, pp. 227250. 8.6.2 First Quest Bultmann R., Ges, Queriniana, Brescia 2003 (or. 1929) Khler M., Il cosiddetto Ges storico e lautentico Cristo biblico, DAuria, Napoli 1992 (orig. 1886). Schweitzer A., Storia della ricerca sulla vita di Ges (Biblioteca di storia e storiografia dei tempi biblici, 4), Paideia, Brescia 1986 (orig. 1906) 8.6.3 Second Quest Bornkamm G., Ges di Nazaret, Claudiana, Torino 1968 (orig. 1960). Fabris R., Ges di Nazareth. Storia e interpretazione, Cittadella. Assisi 1983; 1991 6 . Jeremias J., Teologia del Nuovo Testamento. vol. I: La predicazione di Ges, Paideia, Brescia 1972; 1976 2 (orig. 1971). Ksemann E., Il problema del Ges storico, in: E. Ksemann, Saggi esegetici, Marietti, Casale Monferrato 1985, pp. 3057. 8.6.4 Third Quest Barbaglio G., Ges ebreo di Galilea. Indagine storica, EDB, Bologna 2003 Borg M.J., Jesus in Contemporarv Scholarship, Valley Forge, Pennsylvania 1994. Crossan J.D., The Historical Jesus. The Life of a Mediterranean, Jewish Peasant, T&T Clark, Edinburgh 1991, Dunn J.D.G., Christianity in the making: Jesus Remembered, Eerdmans, Grand Rapids, Michigan 2003 (tra. it. qui sotto) Dunn J.D.G., Gli albori del cristianesimo, vol. 1: Fede e Ges storico, (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 29), Paideia Brescia 2006. Dunn J.D.G., Gli albori del cristianesimo, vol. 2: La missione di Ges, (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 30), Paideia Brescia 2006. Dunn J.D.G., Gli albori del cristianesimo, vol. 3: Lacme della passione di Ges, (Introduzione allo studio della Bibbia. Supplementi 31), Paideia Brescia 2007. Flusser D., Jesus, Morcelliana, Brescia 1997 (orig. 1968; 1993 18 ). Johnson L.T., The Real Jesus. The Misguided Quest for the Historical Jesus and the Truth of the Traditional Gospels, Harper/Collins, San Francisco 1996. Meier J.P., Un ebreo marginale. Ripensare il Ges storico: I. Le radici del problema e della persona, Queriniana, Brescia 2001 (orig. 1991) 472 pp.; 2. Mentore, messaggio e miracoli, 2002 (orig. 1994), 1344 pp.; 3. Compagni e antagonisti, 2003 (orig. 2001), 736 pp. [IV volume in uscita] Powell M.A., Jesus as a Figure in History. How Modern Historians View the Man from Galilee, Westminster J.K. Press, Louisville 1998. Sanders E.P., Ges e il giudaismo. Marietti, Casale Monferrato 1992 [orig. 1985]) Theissen G. Merz B., Il Ges storico. Un manuale (Biblioteca biblica, 25), Queriniana, Brescia 1999 (orig. 1996; 1999 2 ). Vermes G., Ges lebreo, Borla. Roma 1983, Vermes G., I volti di Ges, Bompiani, Milano 2000 Vermes G., La Religione di Ges lEbreo: un grande sfida al cristianesimo, Cittadella, Assisi 2002 (orig. 1993). 252
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Spunti critici per la ricerca su Ges Ricerca liberal e sulla vita di Ges Fallimento dell a ricerca sulla vita di Ges Nuova ricerca sul Ges storico Third quest for the historical Jesus Rappresentanti di rilievo Reimarus; Lessing; Herder; Strauss Holtzmann; Hase; Beyschlag Schweitzer; Bultmann; Dibelius; Schmidt; Wrede Kaesemann; Bornkamm; Fuchs; Ebeling; Braun Sanders; Vermes; Theissen; Burchard; Crossan Asserzioni principali H.S. Reimarus: distinzione tra il Ges storico e il Cristo della chiesa la teoria dellinganno spiega la discrepanza Ges interpretato in contesto giudaico D.F. Strauss: teoria del mito: la tradizione su Ges (spec. Gv.) presenta tratti mitici marcati
Ricostruzione storicocritica della vita di Ges sulle base delle fonti pi antiche: Mc come cornice (sviluppo biografico; svolta: Mc 8); viene inserita la dottrina di Ges ricostruita sulla base di Q Carattere proiettivo delle immagini sulla vita di Ges (A. Schweitzer) Carattere frammentario della tradizione su Ges: piccole unit, cornice secondaria Carattere kerigmatico della tradizione su Ges La convinzione della identit tra il Ges terreno e il Cristo innalzato richiede che ci interroghi sul Ges storico Laggancio del kerygma su Cristo viene trovato nella rivendicazione di autorit (cristologie implicite) Conseguenza: Ges viene percepito in contrasto con il giudaismo Ges in contesto giudaico recepito come fondatore di un movimento di rinnovamento allinterno del giudaismo (Sanders) Continuit tra Ges e Cristo: sul piano teologico applicazione di modelli interpretativi biblicogiudaici; sul piano sociologico: carismatici itineranti portano avanti lo stile di vita di Ges Metodo / criterio Reimarus: punto di vista solo storico Strauss: punto di vista mitico (storia delle forme) Critica letteraria (teoria delle due fonti) Storia delle forme Storia delle redazione Storia delle religioni Criterio della differenza (distacco di Ges dal giudaismo e dal cristianesimo primitivo) Criterio della plausibilit storica (riferimento al contesto giudaico dellattivit di Ges) Contesto storico della teologia e della filosofia Lilluminismo esige lapplicazione di metodi storico critici ai testi biblici La filosofia di Hegel influenza Strauss Posizione della teologia liberale critica nei confronti della chiesa: liberare la fede dal dogma e rinnovarla a partire dalla storia Teologia dialettica ( sufficiente levento) Esistenzialismo (contro laccertamento mediante fatti storici) Scuola storico religiosa (colloca Ges entro il giudaismo) I rappresentanti pi recenti della teologia dialettica si sforzano di colmare i fossati tra rivelazione e storia Dialogo giudaico cristiano: gli Ebrei scoprono Ges come parte della loro storia; i cristiani approfondiscono l e proprie radici giudaiche.