Persistenze e mutamenti nellorganizzazione simbolica del potere
Gianmarco Navarini
[Non citare senza il permesso dellautore. In corso di pubblicazione in G.Bertrand, I.Taddei (a cura di), Le destin des rituels. Faire corps dans la ville]
Larticolo discute certi aspetti dello scenario politico italiano contemporaneo, caratterizzato da un processo di persistenza mutevole dei rituali, prendendo sul serio laffermazione che vede nelle pratiche cerimoniali un insieme di dispositivi volti a faire corps. Lo scenario presenta alcuni elementi di grande mutamento : la frammentazione dei rituali pubblici e delle rappresentazioni collettive da essi fabbricate ; lincredibile apertura ed estensione nella portata di riti e cerimonie in quanto fenomeni comunicativi ; lincremento della polisemia, la molteplice rilevanza dei significati dei riti allatto pratico ; il loro sempre pi frequente collocarsi, contribuendone alla riproduzione, allinterno di situazioni in cui predomina lambivalenza cognitiva, emotiva e simbolica. Parte costitutiva dello scenario la rinnovata centralit assunta dal corpo nello spazio della politica, unarena organizzata da una variet di forme rituali che operano su quattro figure corporali: il corpo individuale e il corpo sociale, il corpo fisico e il corpo simbolico.
1. Elementi di persistenza mutevole
Non sembrano oggi esserci pi dubbi sul fatto che la politica, non solo come tecnica di presa delle decisioni ma come sistema di esibizione di autorit e fabbricazione simbolica dei campi del dominio, sia andata incorporando, con pratiche di riproduzione e re-invenzione 1 , una quantit forse inaspettata di forme rituali per le quali, pur tenendo
1 E.J . Hobsbawm, T. Ranger, Linvenzione della tradizione, Torino, 1987. 2 conto le ovvie differenze di contesto storico e sociale, sorgono analogie talvolta sorprendenti con riti del passato o celebrati in altre culture . Per limitarci ai commenti di due autorevoli osservatori, i troni possono essere fuori moda, e cos pure i cortei, ma lautorit politica ha ancora bisogno di una cornice culturale entro cui definirsi ed avanzare le sue richieste, e cos pure la sua opposizione 2 ; anche per questo la politique aujourdhui reste ce quelle tait hier, cest--dire rituelle 3 . Oltre allo studio dei congegni culturali con i quali il potere rappresenta se stesso, lironica affermazione di Geertz porta a considerare in che senso troni e cortei siano tuttaltro che passati di moda, invitando allanalisi del modo in cui diverse forme rituali siano ancora rilevanti nella fabbricazione dellordine simbolico e politico contemporaneo. Il commento di Aug sembra poi invitare alla ricerca di analogie tra rituali primitivi e moderni e tra le forme della politica di oggi e di ieri. Inviti di questo genere presuppongono uno sguardo analitico differente da quello di coloro che seguendo le tesi sullinevitabile declino 4 o impoverimento 5 dei riti avevano visto nella de-ritualizzazione uno dei caratteri specifici delle societ moderne. Senza cedere al fascino della credenza nel mito di un eterno ritorno 6 , si tratta di considerare i significati di una persistenza mutevole della ritualit nellagire, per ci che concerne lambito pubblico, del potere e della politica. Considerando la vita dei rituali in senso storico, ad esempio dal Medioevo ai nostri giorni, non sembra infatti possibile parlare di linearit o continuit processuale n in termini di declino n di sviluppo o di crescita. Sposando un linguaggio che alcuni chiamano postmoderno possiamo invece individuare un complesso fluire di accumulazioni e sedimentazioni costituito da rotture, tracce, risvegli, re-invenzioni che spesso assumono la forma del bricolage culturale, e dunque persistenze unite a rivisitazioni, certamente legate al carattere di plasticit e alla capacit dei riti di ibridarsi e adattarsi al fluire di mondi sociali mutevoli. In tale contesto le analogie con il passato e con altre culture risultano
2 C. Geertz, Centri, re e carisma. Riflessioni sul simbolismo del potere, dans Antropologia interpretativa, Bologna, 1988, p. 181.
3 M. Aug, Pour un anthropologie des mondes contemporains, Paris, 1994, p. 123.
4 A. Giddens, Le conseguenze della modernit, Bologna, 1994.
5 M. Douglas, Antropologia e simbolismo, Bologna, 1985.
6 M. Eliade, Il mito delleterno ritorno, Torino, 1968.
3 interessanti, sul piano strettamente analitico, per unindagine sulla persistenza dei riti come congegni di organizzazione simbolica del potere e in quanto fenomeni di rappresentazione collettiva, partecipazione politica, competizione e comunicazione simbolica. Un primo elemento che emerge in questa direzione relativo al moltiplicarsi delle forme rituali nella scena pubblica. Anzich ridursi a dimensioni marginali per ci che concerne lorganizzazione culturale delle societ, le opere messe in atto da unestrema variet di rituali, civili e di Stato, concreti e mediatici, hanno assunto una straordinaria centralit, rivelandosi come propriet non opzionali o residuali bens costitutive dello spazio di intervento simbolico e materiale della politica. Basti pensare agli anniversari e alle feste nazionali 7 , alle commemorazioni e alle diffuse giornate della memoria, ai processi mediatici di drammatizzazione delle mobilitazioni collettive e alla ritualizzazione delle narrazioni pubbliche 8 , alla costruzione dei codici di senso sui nuovi conflitti e le guerre sante 9 , alla ritualit nella produzione del puro e dellimpuro nelle rappresentazioni delle nazioni come comunit immaginate 10 e nella sacralizzazione dei confini tesi a marcare differenze tra entit collettive, al ritualismo incorporato nelle pratiche di produzione del discorso ufficiale e istituzionale 11 : lontano dallessere abbandonate diverse forme rituali, sia discorsive che pratiche, hanno invaso la scena pubblica contemporanea, e hanno visto aumentare la loro rilevanza e complessit tanto da diventare, o rimanere, dimensioni costitutive dellesistenza del politico . Un secondo elemento riguarda un fenomeno che oggi, in Italia, sembra toccare qualsiasi situazione di raduno osservabile come un rituale. Anzich de-ritualizzata la societ vive un momento di straordinaria fioritura di aggregazioni che ripropongono esperienze di incontro collettivo intensamente cerimoniali. Oltre al grande investimento della religione cattolica in riti di massa quali le beatificazioni e le santificazioni ( circa 1.800 nel pontificato di Giovanni Paolo II ) e in varie forme di pellegrinaggio, il diffondersi di
7 A. Etzioni, Toward a Theory of Public Ritual, dans Sociological Theory, 18, 1, 2000, p. 44-59.
8 V. Turner, Antropologia della performance, Bologna, 1993.
9 P. Smith, Codes and Conflict: Toward a Theory of War as Ritual, dans Theory and Society, 20, 1, 1991, p. 103-138.
10 B. Anderson, Comunit immaginate, Roma, 1996.
11 M. Foucault, Lordine del discorso, dans Il discorso, la storia, la verit : interventi 1969-1984, Torino, 2001.
4 raduni cerimoniali dovuto alla ripresa postmoderna di ci che rientra nella variet degli eventi di folklore: sagre popolari, feste di paese, fiere di consumo, attivit di promozione commerciale, varie forme di turismo ( religioso, agroalimentare, ecc. ), diversi celebration-day, e la conseguente gigantesca invasione di scene altamente teatrali e spettacolari sia sui media che nella vita reale. La ri-fioritura di questa enorme variet di rituali ha contribuito a generare, oltre a forme di integrazione settoriale ed estemporanea, un interessante fenomeno che possiamo chiamare contaminazione di linguaggi. Seppur distinti e in apparenza rigidamente separati, i campi odierni della politica, dello sport, della religione istituzionale e dello spettacolo latu sensu vanno sempre pi condividendo, nelle loro messe in scena, medesime forme di linguaggio simbolico, comuni repertori di performance e di azione ritualizzata. Un terzo elemento concerne la frammentazione. In Italia non esiste pi, sempre che sia esistito altrove o in passato, il grande rito civile unitario : un rituale che tiene insieme tutti i membri della societ. Qualsiasi rito pubblico, dalle feste nazionali ai funerali di Stato, sembra non essere pi in grado di far convergere i sentimenti, le esperienze e le rappresentazioni del mondo presenti tra la globalit degli individui e dei gruppi a cui il rito pretende di parlare. I grandi riti istituzionali vedono incrinata la loro potenza rappresentativa unitaria, mancano cio di offrire immagini ed esperienze della societ che siano condivise dalla medesima societ presa nel suo insieme, ma pi in generale i riti di massa ( siano essi ufficialmente definiti come religiosi, civili o politici ) non sono pi in grado di costruire ununica esperienza simbolica dellordine persino tra i propri partecipanti. Un quarto elemento riguarda lapertura e lestensione. In virt della potenza dei media come veicoli di partecipazione immaginaria e a distanza, i riti non parlano pi solo a coloro che nel concreto li organizzano o vi prendono parte ma estendono il loro discorso a una vastit di luoghi, gruppi e attori sociali. Cos facendo si aprono poich raggiungono enormi platee, diversi pubblici, e di conseguenza vedono una virtuale estensione del loro senso. Cos che apertura ed estensione dei riti equivale allapertura ed estensione dei loro significati. Non solo il rituale tende a essere codificato per un pubblico molto pi vasto di quello dei propri membri, ma ogni ricevente si trova nella situazione di poter intendere, o decodificare, il senso del rito come meglio crede o ha limpressione di credere. Inoltre, nella cosiddetta societ dellinformazione i riti stimolano enormit di commenti ( non solo tra i membri partecipanti ma anche negli spettatori, nei media, e tra i membri che si misurano con i commenti esterni ), i quali ne generano di ulteriori, innescando processi discorsivi allinterno dei quali i significati del 5 rito non sono pi certi o stabiliti una volta per tutte ma oggetto di negoziazione, manipolazione, interpretazione. In breve, i riti civili e politici contemporanei sono aperti nel senso che non garantiscono pi esiti certi e predefiniti sul piano simbolico e comunicativo. Di conseguenza, il principale carattere che vanno assumendo sta nella loro inevitabile polisemia : presentano propriet sempre pi accentuate di polivalenza simbolica e spesso di ambivalenza. Contaminazione di linguaggi, frammentazione, apertura ed estensione, polisemia attraversano oggi pressoch ogni forma di rituale pubblico e sono fattori costitutivi di un nuovo fenomeno : la catena dei rituali . Con ci si intendono almeno due cose. La prima che i riti civili, religiosi e politici si parlano tra loro, dunque un rito ne chiama altri, talvolta producendone di nuovi, anche diversi tra loro nei termini in cui vengono ufficialmente definiti. La seconda che un rituale a cui attribuita valenza politica diviene oggetto di contesa interpretativa, innescando spesso contro-riti o altre forme di contrasto, celebrate in successione o in contemporanea ( di frequente, in Italia, nelloccasione della Festa nazionale del Venticinque aprile, nel caso delle manifestazioni per la pace o pro-guerra in Iraq ecc. ). In questo scenario i rituali, in quanto forme dazione pubblica e collettiva e come processi caratterizzanti le pratiche politiche e di potere, sembrano oggi costituire pi che altro un insieme di repertori, risorse incorporate nella cultura politica della societ e che virtualmente sono a disposizione di chiunque intenda e riesca a farne uso in quanto attore partecipe di una scena del potere 12 che di fatto diventata una vera e propria arena. Veniamo cos a discutere un elemento che attraversa i precedenti e che assume una rinnovata centralit nei repertori contemporanei. Mi riferisco al lavoro che i rituali operano sul corpo politico in stretto rapporto con le rappresentazioni pi che mai vive, e tuttavia non pi unitarie ma frammentate, del corpo della societ. Si tratta di un faire corps che permane come fenomeno costitutivo delle rappresentazioni dello spazio in cui si manifesta il potere, e che da sempre opera su quattro figure : il corpo individuale e il corpo sociale, il corpo fisico e il corpo simbolico. Di questo antico lavoro viene oggi rinnovata lintensit di un duplice processo : il corpo costituto, trattato, sempre pi come oggetto simbolico che tuttavia interviene sul piano fisico ; il corpo celebrato come sacro e al tempo stesso come sacer 13 , un corpo sacrificabile.
12 G. Balandier, Le pouvoir sur scnes, Paris, 1992.
13 G. Agamben, Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, Torino, 1995. 6
2. Corpi esibiti, corpi in lotta
La politica italiana si mostra come unarena in cui si celebra un sistema simbolico costituito da pratiche di allestimento dei campi di dominio e di rappresentazione dei rapporti di potere, le quali operano attraverso un complesso gioco di spazi 14 e un rinvigorito lavoro sui corpi 15 . Gli spazi della politica pubblica sono di due tipi, nel senso che alludono a una duplice rappresentazione del mondo : quello della vita concreta, delle occasioni cerimoniali di raduno collettivo e dei riti di massa ; e il mondo discorsivo, virtuale, dei media. In virt di un elaborato sistema liturgico i due spazi si parlano tra loro : oltre a fabbricare liturgie proprie 16 i media amano commentare e re- incorniciare il senso di ci che viene celebrato nel mondo ordinario, inscrivendolo in un dato ordine del discorso, daltro canto i raduni e i riti pubblici sembrano rispondere o rifarsi a ci che di loro viene detto dai media. Ma la cosa pi interessante che questo scambio, gioco di spazi, viene messo in atto con un sottile lavoro sui corpi. Un rituale che bene incarna questo genere di lavoro il dibattito televisivo tra politici. Il dibattito un rito non solo perch si ripete con una certa frequenza nel tempo, perch nei momenti elettorali ha pressoch sostituito il vecchio rituale del comizio, perch si riferisce a una situazione istituzionale di immenso valore e dunque sacra per i partecipanti, o per le procedure che impone, riferite al carattere strutturato dei contesti pubblici di enunciazione e grazie alle quali
il rituale definisce la qualificazione che devono possedere gli individui che parlano ( e che, nel gioco di un dialogo, dellinterrogazione, della recitazione, devono occupare una certa posizione e formulare un certo tipo di enunciati ) ; esso definisce i gesti, i comportamenti, le circostanze, e tutto linsieme di segni che devono accompagnare il discorso ; esso fissa infine lefficacia supposta o imposta delle parole, il loro effetto su coloro che sono rivolte, i limiti del loro valore costrittivo 17 .
14 M. Abls, Politica, gioco di spazi, Roma, 2001.
15 M. Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Torino, 1976.
16 D. Dayan, E. Katz, Le grandi cerimonie dei media, Bologna, 1993.
17 M. Foucault, Lordine del discorso cit, p. 24-25.
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Un dibattito un rito nel senso durkheimiano del termine, una situazione in cui i partecipanti dimostrano di essere parte di una comunit morale 18 , e mentre lo fanno, ridanno vita a rappresentazioni credibili del carattere politico di questa comunit. Ma i dibattiti hanno incrementato le loro propriet rituali da quando, in Italia, si sono definitivamente trasformati in veri e propri duelli, quotidianamente celebrati anche al di fuori delle campagne elettorali. Il passaggio al duello implica uno slittamento nellorientamento del discorso : si dibatte non per informare ma per vincere, e vincere significa battere lavversario dopo aver ingaggiato un corpo a corpo. I duelli mettono in scena gare verbali, spettacoli della parola e di lotta per la parola, ma a venir messo in gioco non solo il linguaggio bens lintero corpo dei contendenti. In virt del potere delle telecamere, che celebrano e al tempo stesso profanano il corpo fisico dei politici, i partecipanti indossano corpi come fossero armi da combattimento ; sebbene di solito si tratti di armature simboliche, corpi in lotta come figure espressive. Inoltre, i corpi bardati per loccasione intervengono sul piano fisico, disciplinando e modificando realmente il corpo dei lottatori. Non solo i politici si preparano ai duelli curando attentamente lalimentazione e organizzando scientificamente il look, dal vestiario al trucco di scena, ma pu capitare che chiedano soccorso alla chirurgia per modellare corpi sempre pronti allesibizione, a battersi con la massima prestanza. In certi casi, si pu dire che la chirurgia plastica ed estetica, allineata ai dettami dello spettacolo e orientata a rinvigorire il corpo attraverso un suo ringiovanimento, viene applicata al fine di procurare lantica immagine di autorit dotata di corpi immortali, sempre pronti alla battaglia e destinati a durare in eterno ( in Italia, il caso pi eclatante si avuto con i ripetuti lifting e infine il trapianto di capelli del premier Berlusconi ). La parola duello fa venire in mente le sfide cortesi, in genere tra nobili, che in passato venivano lanciate con la scusa di difendere lonore di qualcuno, rigorosamente disciplinate da regole strettamente rispettate, e il cui esito prevedibile era la morte di uno degli sfidanti. Qualcosa di simile avviene nei duelli politici contemporanei, ma con alcune differenze di rilievo. La prima che non ci si batte per onore, sebbene la lotta sia spesso tra onorevoli , ma per forme di obbligazione legate a logiche dei media : la necessit del politico di apparire per continuare a esistere, e lobbligo di esibirsi in lotta al fine di distinguersi, non confondersi con altri. La seconda che lesibizione non
18 G. Navarini, Lordine che scorre. Introduzione allo studio dei rituali, Roma, 2003.
8 quasi mai disciplinata da regole e quando ci sono vengono rigorosamente infrante, spesso con grande gusto di chi assiste allo spettacolo per poi commentarlo in attesa di un nuovo incontro. La terza che la cortesia, nel linguaggio e nelle maniere, e sebbene possa risultare unarma con cui andare vittoriosamente a bersaglio 19 , sembra completamente esclusa da queste forme di duello, sostituita da un giocoso vocabolario di sgarbi e aggressioni, un linguaggio sportivo ( i talk-show politici sono stati contaminati dai dibattiti sportivi, nel senso che ne hanno preso a prestito il battagliero formato comunicativo ) necessariamente polemico e che allegramente mima la guerra 20 . Tutto ci che rimane dellantica forma sta nellesaltazione della cornice della sfida, e nellesito che i partecipanti, il conduttore e gli spettatori forse si attendono : lagonia e la morte di qualcuno tra i contendenti. Ovviamente si tratta di morte non reale ma simbolica, temporanea, e in virt della quale il corpo del politico appare al tempo stesso come sacro e come sacer, sacrificabile. Si ripropone cos, in forma nuova, il principio di reciprocit che lantropologo Pierre Clastres 21 aveva individuato in certe comunit primitive : al privilegio e dovere del capo di prendere la parola corrispondeva lobbligo di assumersi il rischio di esporsi al pubblico, con la possibilit di ricevere gloria e onori cos come di essere schernito, deriso, umiliato. Il dibattito televisivo rivisita questo principio : il rischio di umiliazione che grava su chi vuole fare il capo procurato non da un obbligo che istituzionalmente accompagna il privilegio, ma dallazione di altri che hanno la medesima ambizione e che per questo entrano nel rituale trasformandolo in arena, ring, lotta per la vita e la morte. La massima posta in gioco in un duello politico infatti la morte, per annientamento, del corpo simbolico dellavversario, una distruzione che avviene mediante lotte tra facce 22 , ossia corpi fisici ed espressivi. Seguendo come unica regola quella che dice che non c innalzamento senza umiliazione 23 , succede che al
19 S. Harris, Being politically impolite: extending politeness theory to adversarial political discourse, dans Discourse & Society, 12, 4, 2001, p. 451-72.
20 M. Foucault, Polmique, politique et problematisation, dans D. Defert, F. Ewald (d), Dits et crits, Paris, 1994.
21 P. Clastres, La socit contre ltat. Recherches danthropologie politique, Paris, 1974.
22 E. Goffman, Il rituale dellinterazione, Bologna, 1971.
23 H. Garfinkel, Conditions of Successful Degradation Ceremonies, dans American Journal of Sociology, 61, p. 420-442, 1955.
9 corpo umiliato di uno corrisponda il corpo innalzato dellaltro, di modo che certi corpi risplendono solo in virt del sacrificio di altri che si degradano, e il tutto avviene in una catena di sfide per lumiliazione che pare senza fine. Con lunico risultato di una generale degradazione della sfera politica nel suo insieme 24 . Ora, la rilevanza dei duelli sta nellaver intensificato la personalizzazione e spettacolarizzazione della politica, mettendo in scena corpi del potere sacri e sacrificabili, e nella capacit di rappresentare, mediante un esiguo numero di individui entrati in sfida unicamente per i loro corpi simbolici, un grande corpo sociale in frammenti, i cui potenziali membri, pur non conoscendosi, si fanno lidea di lottare tra loro. In breve, i duelli politici sono oggi il rituale che pi di altri invoca una societ il cui corpo non unitario ma frammentato, e con ci finisce per alimentare divisioni, reali o inventate, tra diversi corpi sociali. Lefficacia del corpo simbolico di un politico, nei dibattiti come in altre esibizioni, si appoggia sulla capacit di rappresentarsi come delegato di un certo corpo sociale, e di solito il capitale linguistico e simbolico che il politico riesce a mettere in gioco nei duelli pari alla forza di mantenere salda questa rappresentazione. Sostenendo questa tesi, Bourdieu 25 sottolinea come il principale effetto dei rituali sia di marcare, rinforzare, le linee di divisione e le barriere di esclusione nel campo istituzionalmente autorizzato della presa della parola. Il duello celebra coloro che listituzione ( in genere un partito ) ha consacrato come delegati, cio portavoce autorizzati del discorso pubblico, glorifica lo scontro tra i loro corpi simbolici, e allo stesso tempo istituisce una differenza tra i soggetti consacrati ( e i corpi sociali che rappresentano ) e coloro che consacrati non sono poich non hanno accesso al rito ( e quindi i corpi sociali che non sono per nulla rappresentati ). Osservati in questo modo, i dibattiti-duelli assomigliano alle cerimonie fondate sulletichetta nella societ di corte francese studiata da Elias 26 , nel senso che svolgono funzioni per certi versi analoghe anche se in contesti ovviamente differenti. Come il cerimoniale delletichetta, secondo Elias, svolgeva la potente funzione di rappresentare le linee di demarcazione e istituire i rapporti di dipendenza tra i tre campi del dominio ( il campo del Re, dei nobili, e del popolo ), cos il rituale dei duelli televisivi istituisce e mette in scena i rapporti tra i campi del dominio della politica contemporanea ( il campo
24 G. Navarini, Le forme rituali della politica, Roma-Bari, 2001.
25 P. Bourdieu, La parola e il potere cit.
26 N. Elias, La societ di corte, Bologna, 1980. 10 di azione dei leader, delle lite politiche, e dei cittadini spettatori-elettori ). Il terzo campo evocato dai dibattiti, o meglio, lentit sociale che viene esclusa se non altro perch priva di delegati consacrati e autorizzati come duellanti, allude a un corpo sociale indefinito, fatto di individui realmente esistenti sebbene mancanti di una propria rappresentazione pubblica e unitaria. Tuttavia, unentit di questo genere si pone , si costituisce simbolicamente come corpo, nella misura in cui entra in azione, cio quando i suoi membri partecipano concretamente a un proprio rituale di massa.
3. Il corpo sociale in cerca di religione civile
Un rito di massa ( adunate, parate, marce, sfilate, cortei ecc. ) sostanzialmente un assembramento, un accatastamento di corpi che si trovano uniti in una comune forma di agire, codificata e coordinata. Il rituale qui trasforma per davvero corpi individuali e fisici in un unico grande corpo sociale e simbolico : movimenti e attivit dei singoli vengono sottoposti a regimi comportamentali sovraindividuali, il singolo perde la sua specificit e si fonde nel tutto con il quale e nel quale si muove, e con ci viene attivata limmagine-rappresentazione di un unico grande corpo in azione. Con riferimento ai riti nazionali, questa immagine-rappresentazione stata spesso tematizzata allinterno della prospettiva chiamata religione civile 27 : lavorando fisicamente e simbolicamente sui corpi e per un grande corpo, certi riti esprimono il tentativo di rappresentare la societ, chiamandola nazione, e mostrando come in essa viva un legame che la tiene insieme come corpo unitario, dotato di membra tra loro connesse. Il grande corpo rappresentato come religioso poich fondato su legami orizzontali e dispositivi verticali. I legami orizzontali sono dati, in genere, dal patto sociale di fondo che si presume sussista tra i membri, da forme di rispetto per valori ultimi e da un sistema di obbligazioni morali. Il dispositivo verticale si riferisce invece a forme di delega nei confronti dellautorit che incarna il patto, a garanzia del rispetto dei valori e delle obbligazioni. Dal momento che nel rito la delega di potere rinnovata in termini simbolici, lautorit che la incorpora stabilisce per loccasione unequivalenza
27 R. Bellah, Civil Religion in America, dans Beyond belief, New York, 1970.
11 con i simboli del patto, cio si costituisce come centro simbolico 28 della comunit. Beninteso, questo centro ci che condensa simbolicamente i legami orizzontali tra individui, ma di per s non coincide con lautorit. Il rituale evoca il centro simbolico della nazione, lo rappresenta in virt di una celebrazione del corpo sociale, e al contempo mette in gioco un dispositivo verticale che d loccasione allautorit politica di incorporare il centro. In breve, lautorit ( in genere il Presidente o il Primo ministro ) non ma occupa il centro simbolico al fine di garantire lesistenza sia di questo sia la propria. In Italia, le celebrazioni che ufficialmente hanno il compito di procurare lidea che una religione civile nazionale esista per davvero, la festa della Liberazione ( lanniversario del Venticinque aprile ), la festa del Primo maggio e la festa della Repubblica del 2 giugno, costituiscono nei fatti cerimonie nelle quali, nonostante gli sforzi delle autorit istituzionali, il centro simbolico che viene celebrato non parla di unit bens di spaccature e conflitti che attraversano diversi corpi sociali. Il Venticinque aprile e il Primo maggio, tradizionalmente al cuore della cultura di centro-sinistra, sono riti ancora fortemente temuti e osteggiati dalla cultura di centro-destra, i cui rappresentanti del resto sono potentemente esclusi da una legittima partecipazione se non altro perch in contrasto con i simboli e i valori cardine della religione civile promossa dalle due feste : limmagine di una nazione la cui Costituzione nata con la Resistenza, e quindi lantifascismo ; lideale di una societ che, liberata dalla dittatura, pu sussistere solo se rinnova un patto sociale fondato sui diritti dei lavoratori, e quindi il lavoro come valore e fondamento della cittadinanza sociale e politica. Daltro canto la festa del 2 giugno, re-istituita dal Presidente della Repubblica Ciampi con lo scopo dichiarato di riportare in vita una religione civile nazionale, ha sinora fallito il suo compito per ragioni differenti, la prima delle quali va forse cercata nelleccessiva esaltazione della Patria, un costrutto simbolico caricato di valori in un contesto nel quale pi che unificare il costrutto sembra sollevare contraddizioni, sospetti, ambivalenze. Essendo la nazione impegnata in attivit militari, fortemente osteggiate da gran parte del Paese, tornata lidea che amor di Patria significhi guerra e dunque, secondo il vecchio detto pro patria muori, sacrificio di corpi umani. Del resto, lidea stata rinforzata dalla solenne cerimonia funebre, con lutto nazionale e di Stato, per i morti nellattentato di Nassiriya del novembre 2003. Anzich promuovere una religione civile eventualmente sostenuta da un nuovo culto dei caduti, il rituale officiato sullAltare della Patria ha messo in
28 C. Geertz, Centri, re e carisma cit.
12 scena uno straordinario insieme di contraddizioni e ambivalenze. Come sosteneva Hertz 29 , il rito funebre serve alle societ poich con esso le societ rinnovano la promessa di immortalit che tacitamente contengono : a fronte della morte, di corpi che vengono a mancare, la comunit di cui essi sono parte viene riunita nella promessa che la vita vincer, che societ e vita sociale nonostante tutto andranno avanti, con le azioni di prima e pi di prima. Ma dato che i corpi sono venuti a mancare a causa della missione in Iraq, un conflitto ritenuto dai pi illegittimo, il rituale di Stato ha finito per annunciare che la vita che proseguiva sarebbe stata la guerra, e che Patria stava ancora a significare quel corpo astratto che si glorifica con il sacrificio dei suoi membri, chiamati eroi per coprire la vergogna dellannuncio. Di qui lambivalenza : per un verso una totale partecipazione al dolore, lespressione straordinaria di una comunit di sentimenti riunita nel rito piaculare ; per un altro limbarazzo derivato dai medesimi sentimenti, insieme carichi di solidariet e vergogna, obbligazione e sospetto, con il timore che lespressione di solidariet servisse a legittimare una guerra illegittima per la societ civile.
4. Corpi come massa
Altre cerimonie di massa mettono in scena corpi sociali differenti, oscurati sia dalle rappresentazioni della nazione sia dalle messe in scena dei dibattiti-duelli. Le mobilitazioni di protesta, in Italia tornate splendidamente in vigore a partire dal cosiddetto risveglio della piazza 30 , sono riti che bene incarnano lemersione di corpi sociali altrimenti invisibili. Esse si pongono sia come eventi corali che esprimono voci escluse dai riti televisivi sia come entit che puntano a farsi comprendere nelluniverso di obbligazioni morali istituito dal discorso politico 31 , e la loro rilevanza sta in ci che rappresentano : un pezzo imponente di societ civile, non mediatica e non coordinata dallautorit politica dello Stato, che mostra di esistere e di agire come grande corpo collettivo.
29 R. Hertz, Sociologie religieuse et folklore, Paris, 1928.
30 G. Navarini, Le forme rituali cit.
31 W. A. Gamson, Hiroshima, the Holocaust, and the Politics of Exclusion, dans American Sociological Review, 60, 1995, p. 1-20.
13 Come i rituali della societ totemica studiati da Durkheim 32 , le mobilitazioni rispondono al bisogno dellindividuo di uscire da s, di entrare a far parte di un tutto pi grande, un gruppo o un movimento sociale. In questa fuoriuscita dal mondo e dal corpo individuale risiede il fenomeno dellestasi e della trascendenza, nonch il sentimento di far parte di qualcosa che va oltre il singolo ma di cui egli parte attiva e costitutiva, cio la societ. Durkheim sottolinea come ci avvenga solo in certi momenti, ricorrenti ma episodici, fenomeni staccati dalla vita ordinaria, che poi altro non che vita vissuta in termini individuali. Cos che, pur non essendo elementi propri della consueta vita ordinaria, i grandi riti collettivi sono ci che la rende possibile : il momento in cui gli attori, trovandosi impegnati in azioni comuni, recuperano energie, linguaggio e significati per tornare a vivere insieme agli altri, e dunque a fare societ. Infine, i riti di massa costituiscono uno dei rari momenti in cui viene creata una rappresentazione tangibile degli individui riuniti come grande corpo, assieme a unimmagine del mondo cos com o si vorrebbe che fosse. In breve, si tratta di fenomeni corporali, religiosi e politici : riti che svolgono la funzione di re-ligare, rimettere insieme corpi di persone la cui esistenza nella vita ordinaria di solito strettamente individuale e quindi apolitica. Le mobilitazioni di massa e di protesta svolgono tutte queste funzioni, ma a differenza dei riti istituzionali o di Stato assumono forme che recuperano il carnevalesco, ponendosi come rituali della parte inferiore del corpo 33 , cerimonie e feste che emergono non dalla testa ma dalla pancia della societ o da pi sotto. Il carnevalesco fa di essi riti di inversione 34 , coreografie di un temporaneo disordine che vuole manifestare lordine di contraddizioni su cui poggia la societ politica. Per questo sono riti contro e insieme riti per : opposizioni alla politica virtuale, mediatica, e al tempo stesso nuove forme di partecipazione politica. Ma soprattutto le mobilitazioni sono riti che offrono non uno spettacolo della parola bens uno straordinario spettacolo del corpo : manifestazioni in cui conta lesserci , lesserci fisico, con lazione, il movimento unitario, la prossimit e il contatto tra corpi. Sono rituali che celebrano la fatica di una presenza, il sudore della marcia, il ritmo del movimento fisico. In quanto marce e cortei, le mobilitazioni sono come processioni, forme di pellegrinaggio che
32 . Durkheim, Les formes lmentaires de la vie religieuse, Paris, 1912.
33 E. Muir, Riti e rituali nellEuropa moderna, Firenze, 2000.
34 M. Gluckman, Order and Rebellion in Tribal Africa, London, 1963.
14 costituiscono communitas 35 , corpi uniti da una forza morale ; e in quanto catene umane , sono forme che celebrano una comunione nel rispetto, abbracci collettivi che lottano per difendere qualcosa di comune e pubblico, e che spesso riguarda molti e non solo coloro che partecipano direttamente alla sua difesa. Infine, le mobilitazioni sono corpi messi in gioco, che rischiano per davvero, anche sul piano fisico. Lo stesso corpo dei dimostranti, quando disarmato, pressoch nudo , assunto come emblema, simbolo dellunica propriet che come tale rimasta al soggetto, il solo mezzo per agire, comunicare, far sentire la propria voce. Proprio perch questa voce a un tempo contro e per sostenuta unicamente dal corpo, non solo le mobilitazioni sono guardate con sospetto dai media, ma la voce si spegne quando membra del corpo incendiano e distruggono, e quando diversi corpi sociali si scontrano tra loro. In questo senso le mobilitazioni di massa per il G8 di Genova, nel luglio 2001, hanno segnato un punto di svolta nel simbolismo del corpo messo in scena dai cortei di protesta. Non solo la manifestazione ha sancito con tutta evidenza un contrasto semiotico e cromatico tra corpi ( pensiamo alla nudit del corpo costituito dalle processioni di mani alzate e dipinte di bianco dei pacifisti no-global, al corpo nascosto, protetto, nero e ritualmente organizzato per lassalto dei black bloc, e al corpo scuro e tecnicizzato delle forze dellordine ), ma la violenza reale generata allinterno della cornice simbolica sembra aver riportato in vita un antico dispositivo, quello in virt del quale il potere ufficiale si dimostra capace di risplendere attraverso un cerimoniale punitivo. Al di l della domanda eternamente aperta sulle effettive cause di violenza in una mobilitazione di massa, va infatti osservato che tanto pi questa si esprime come scontro fisico, cruento e sanguinoso, quanto pi in grado di realizzare drammi nei quali il potere istituito si manifesta come autorit legittimata a punire. In tal senso, le mobilitazioni con esito mortale come il G8 di Genova sembrano svolgere funzioni analoghe, seppur in contesti radicalmente differenti, ai rituali medioevali della pena capitale studiati da Foucault. Nel Medioevo, il sanguinoso e drammatico martirio subito dal corpo fisico del condannato era un metodo per umiliare e distruggere pubblicamente il suo corpo simbolico, vale a dire ci che il malcapitato rappresentava, o poteva rappresentare, in virt della sua azione criminosa. Viene annunciato che la vittima giustiziata perch ha offeso il sovrano il cui corpo coincide con il corpo collettivo della societ. Cos che la massa radunata per il supplizio svolge una doppia funzione, rappresentare il corpo
35 V. Turner, Antropologia della performance, cit.
15 sociale offeso e testimoniare la realt dellavvenimento, mentre il potere sovrano tanto pi risplende come corpo simbolico quanto pi il condannato umiliato, torturato, fisicamente massacrato. In questa scena di legittima violenza pubblica, autorizzata e istituzionalizzata, il lavoro sul corpo sacer individuale strettamente connesso alla rappresentazione materiale del sacro corpo del potere. Il corpo martoriato del condannato riflette il corpo sublime della sovranit, abbiamo cio un corpo totalmente degradato in virt del quale prende visibilmente corpo e risplende, grazie a un dispositivo rituale di inversione, il potere che realmente domina ( o vuole dominare ) una societ come totalit integrata. questo un potere che non solamente non nasconde di esercitarsi direttamente sul corpo, ma si esalta e si rinforza nelle sue manifestazioni fisiche ; il carattere pubblico di queste manifestazioni infatti ci a cui questa forma di potere aspira maggiormente : cercare il rinnovamento del proprio effetto nello splendore di manifestazioni eccezionali , ovvero ritemprarsi facendo risplendere ritualmente la propria realt di superpotere 36 . Qualcosa di simile sembra avvenire nelle pi tragiche e violente mobilitazioni di massa contemporanee, dove lintera societ pu assumere virtualmente il ruolo di testimone sia delloffesa, la provocazione e la sfida allautorit lanciata dai dimostranti, sia del legittimo potere di reprimere, umiliare e punire i corpi sociali trasgressivi, sia delleffettiva distruzione di ci che essi volevano rappresentare. Si ripropone cos in contesto diverso ma in forma analoga il dispositivo rituale di inversione : quello di un potere che, in assenza di pene capitali, non nasconde di esercitarsi ancora direttamente sul corpo, esaltandosi nelle sue manifestazioni fisiche, e dove la tragedia pu servire a ricordare che la sua temibile ambizione di superpotere rimasta viva, ben oltre il Medioevo.
5. Persistenze nel congegno del doppio corpo
In conclusione, vorrei accennare a certe persistenze del congegno rituale trattato nel celebre studio sul doppio corpo del re medioevale 37 . In particolare, il fatto che alcune istituzioni dispongono ancora al proprio vertice capi con duplice corpo, quello fisico che pu morire e quello simbolico che mira alleternit ; che nel rapporto di
36 M. Foucault, Sorvegliare e punire cit, p. 62.
37 E. Kantorowicz, I due corpi del re, Torino, 1989. 16 dipendenza tra i due permane la supremazia del secondo sul primo ; che nella gestione delle crisi , i momenti di malattia o morte del capo, lesibizione del corpo umano che si deteriora possa risultare tanto un problema quanto una risorsa con la quale listituzione riproduce se stessa. Al soggetto che detiene massime cariche di potere, listituzione ( la Chiesa, un partito politico ecc. ) procura da sempre un secondo corpo, simbolico, costitutivo dellimmagine semplificata dellistituzione, e quindi del corpo sociale che essa rappresenta e di cui il soggetto capo. Dato che ogni istituzione per essere tale deve porsi come immortale, e manifestarne la pretesa nel tempo, il corpo simbolico che la rappresenta portato a seguire, il pi a lungo possibile, la medesima sorte. In breve, il re ha due corpi : quello fisico, soggetto alla natura umana, destinato a perire ; quello simbolico, soggetto alle dinamiche istituzionali, aspira allimmortalit. Ora, uno dei problemi che ancora oggi si presenta, allorch il capo viene a mancare, preannuncia una prossimit alla morte o visibilmente deteriorato poich malato, sia come garantire limmortalit dellistituzione in quanto rappresentazione, evidentemente fondata sulla presenza pubblica del corpo fisico, sia come controllare le pratiche di successione del potere. Di recente, la nostra societ ha manifestato una grande variet di queste situazioni, ma i casi pi eclatanti sono forse stati il lungo travaglio e poi la morte di Papa Giovanni Paolo Secondo e la malattia che ha colpito il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Non potendo trattare nel dettaglio questi casi, mi limito a sottolineare due elementi, riconducibili al potere esercitato dallistituzione nel trattare il corpo deteriorato e agonizzante del suo capo. Il primo riguarda il rapporto trapubblico e privato. Oggi, il fatto che il re si ammali seriamente e rischi di morire, fa s che il suo privato mondo della vita venga reso straordinariamente pubblico, anche se in modo selettivo. Ci vuol dire che listituzione non pu facilmente e impunemente privarsi del corpo fisico del suo capo n della sua visibilit, e ancor pi quando il corpo segnato dai destini terreni, infermit o malattia. Sicch listituzione fa del corpo precario del suo capo un vero e proprio oggetto rituale : deve resistere il pi possibile come corpo fisico ( deve soffrire ma anche lottare, e ovviamente mostrarsi in pubblico, soprattutto parlare ) poich in tal modo il re manifesta di onorare fino in fondo la sua corona , il sacro ufficio, vale a dire listituzione, e poich in tali frangenti altri attori hanno modo di preparare limmortalit ( la continuit nel tempo, la successione ) di ci che egli rappresenta. In tal senso, viene confermata lantica legge del doppio corpo dei sovrani medioevali: essi non dispongono pienamente dei due corpi, poich il loro corpo fisico sempre sottomesso, nelle 17 situazioni ordinarie e ancor pi in quelle straordinarie, a quello simbolico. Esiste cio una dipendenza del corpo fisico rispetto al corpo simbolico-istituzionale : il primo pu anche morire, o soffrire, ma lo deve sempre fare in onore e per lo splendore del secondo. Laltro elemento riguarda il rapporto tra le attivit di esposizione e quelle di separazione e protezione. Il corpo malato, sofferente, deteriorato del re ( in breve, un corpo privato sia di facolt ordinarie sia degli attributi di chi esercita potere, in primo luogo quello di riuscire a parlare, ossia procurare limpressione di essere in grado di dare ordini ) va gelosamente separato, interdetto, protetto anche con il segreto da una totale invasione dello sguardo esterno. La stessa separazione qui celebrazione dello straordinario, della sacralit che deve essere attribuita al corpo tanto pi questi simbolo di qualcosa che deve essere rappresentato come cruciale per la vita collettiva, istituzionale, politica. Tuttavia, come si detto il corpo deteriorato non pu essere totalmente nascosto, e viene dunque mostrato al pubblico con dovuta cura. Cos che il segreto e la riservatezza da una parte, le pratiche cerimoniali di esibizione pubblica dallaltra, costituiscono nel loro insieme la grande cornice entro cui il corpo del re , avvicinandosi alla fine, parla agli uomini in modo nuovo, ma con la forza di un congegno antico. Come il capo lotta sino alla fine per la vita, soffre ma senza nascondere il suo travaglio, cos listituzione che rappresenta lotter per la propria vita nel futuro. Come il re esprime sino allestremo amore e attaccamento per il corpo sociale che incarna, cos dovranno fare i membri di quel corpo per listituzione che, si d per scontato, nonostante tutto sopravviver. E quanto pi il re si mostra attaccato al corpo simbolico, sminuendo quello fisico, tanto pi ci che rappresenta si incammina verso limmortalit. Negli sviluppi del congegno, listituzione spinta a mettere in campo tutto quanto gli possibile per rafforzarsi, tanto che la malattia o la morte del re , per quanto grande possa essere stato, sono oggi un problema ma anche oggetto di tecniche potenti, e indubbiamente straordinarie, per rigenerare lintero corpo sociale che essa intende comandare. Naturalmente, il corpo sociale si rigenera in virt di un rinvigorimento della fede nellistituzione, e di tale rinnovata vigoria gli individui sono chiamati a prendere parte in virt di ci che il re ha espresso nel suo travaglio. Aver fede e sostenere listituzione che prosegue nella sua vita e nelle sue azioni, e nella sua politica, significa infatti evitare di tradire il re . Cosa che risulterebbe tanto pi grave, imperdonabile, quanto pi il re ha patito, mostrato di saper soffrire, sopportare il travaglio, e di averlo fatto nel solo nome della grande causa che unisce, in breve per listituzione. 18 Che poi listituzione continui a vivere, agire politicamente, come davvero avrebbe voluto il vecchio capo, domanda che lo stesso congegno non consente di porre a voce alta. Del resto, ci che listituzione si assicura la propria successione attraverso quella simbolica del re . Un altro capo prender il posto di quello che si va spegnendo, e si pu star sicuri che il nuovo parler ( e cos dir di fare, almeno in principio ) in nome del vecchio ; cio si attiver per una sua propria politica, ma legittimato da colui che listituzione, per mezzo del congegno rituale, ha potentemente rappresentato come sacro mandante. 19 Bibliographie
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