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Adunanza consiliare n.

510 del 3 novembre 2009 pm

PRESIDENZA DEL
CONSIGLIERE SEGRETARIO CHIEPPA

PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere; ne


ha facoltà.

PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e
quello dell'Assessore Bairati.
Il punto non è tanto quello di entrare nel merito dell'autonomia del Politecnico rispetto
alle scelte operate, quanto ciò che è previsto dall'accordo, citato dall'Assessore Bairati, di
consultazione – mi si perdoni la terminologia non corretta - fra le istituzioni prima di decidere
su talune materie.
Rilevo, con molta cordialità e grande sorpresa, che negli interventi dei colleghi trova
spazio la difesa territoriale delle sedi: ero convinto che i colleghi dovessero parlare di sedi
universitarie, e non della "continuazione dell'istituto tecnico o del liceo classico o di quello
scientifico".
Ritengo che non sia solo una questione economica, come precisava anche il Consigliere
Giovine. Tuttavia non possiamo dimenticare che le risorse per la didattica di 2.500 studenti di
tutte le sedi distaccate o decentrate ammontano a 16 milioni di euro - con un costo annuo di
6.400 euro pro capite - mentre per i 25.000 studenti di Torino ammontano a 38.400.000 euro,
circa 1.536 all'anno, oltre quattro volte in meno!
Quindi, al di là dell'aspetto finanziario, dovremmo valutare serenamente se vogliamo la
"continuazione del liceo classico, di quello scientifico o dell'istituto tecnico" o un'università di
qualità e prestigio.
Parliamo di Erasmus; parliamo di internazionalizzazione, di studenti che si devono
misurare con le università di altri Paesi e poi sosteniamo che fanno fatica o che risulta
complicato raggiungere la sede di Torino dalla Provincia di Cuneo, dalla Provincia di Novara,
dalla Provincia di Vercelli o da altre Province.

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Adunanza consiliare n. 510 del 3 novembre 2009 pm

Il ragionamento non mi convince e non lo condivido.


Proprio perchè il nostro Politecnico non è il MIT di Boston; non è neanche l'Imperial
College di Londra e nemmeno il Politecnico di Losanna; la prima università italiana è al 174°
posto tra le prime 200 università al mondo; ne abbiamo oltre 70 in Europa davanti alle nostre:
27 inglesi, 7 tedesche, 9 olandesi e così via, con una lista molto lunga che è facile consultare
personalmente, bisogna capire quale visione abbiamo per i nostri atenei.
Il problema è quindi la comodità di un certo numero di studenti, 2.500 per la precisione?
Fra l'altro, voglio sfatare alcune affermazioni: la facoltà di ingegneria tessile di Biella,
che avrebbe dovuto rispondere ad esigenze di sviluppo del territorio, ha determinato
l'assunzione di un solo ingegnere nell'industria tessile di quella zona.
Se il problema riguarda la qualità delle università italiane e di quelle piemontesi, allora
la questione è anche economica. Perché funziona come per gli ospedali: piccolo non è bello. Chi
contestava la chiusura dei piccoli ospedali, rivendicando la possibilità di recarsi in essi con le
proprie gambe, molto spesso, poi, ne preferiva un altro un po’ più distante ma
qualitativamente superiore.
La domanda che pongo ai colleghi è, quindi, la seguente: dobbiamo difendere il
campanile e le 70 matricole di Biella, le 100 di Vercelli, le 40 di Verres-Ivrea, le 370 matricole
nelle altre sedi così che gli studenti possano anche portarsi la colazione da casa, come facevo
alle scuole superiori? Dobbiamo difendere i docenti che non abitano lì, ma che partono da
Torino per fare un'ora nella sede di Verres e poi tornano indietro? Non sarebbe più opportuno
vedere i giovani inseriti in un contesto più internazionale o, comunque, maggiormente
partecipato, a confronto con altri ragazzi e docenti, potendo così usufruire non solo dell'ora di
insegnamento?
Queste sono le considerazioni sulle quali ritengo che ci si debba soffermare se vogliamo
svolgere fino in fondo il nostro ruolo di Assemblea Legislativa, non la difesa della piccola sede
decentrata. Per citare un esempio che ritengo sia stato un errore, mi lascia perplesso, lo dico
senza problemi, l'apertura della facoltà di scienze politiche a Savigliano.
Le università non si misurano solo per i servizi che offrono, come può confermare un
giovane presente qui in “barcaccia” che ha da poco lasciato l'Università, anche se con le
strutture olimpiche passate all’Università, noi siamo fra gli Atenei migliori in Italia in termini
ricettivi di collegi e residenze.

(Commenti del Consigliere Leo)

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Adunanza consiliare n. 510 del 3 novembre 2009 pm

PLACIDO Roberto

Grazie, caro collega. Ma si misurano principalmente con la qualità della didattica. I


docenti di livello ambiscono a insegnare nella sede di Verrès o in un importante Politecnico? E
questa è la sfida del Politecnico di Torino, che, ripeto, non è neanche tra le prime 200
Università al mondo; l'unica è Bologna, storica, con la sua grande tradizione, al 174° posto.
Faccio notare che non c'é un solo Politecnico in Europa che abbia più sedi: non le ha il
Politecnico di Losanna, non le ha il Politecnico di Eindhoven, non le ha il Politecnico di
Göteborg, non le ha il Politecnico francese; solo Zurigo ha una sede a Basilea, completamente
coperta da Novartis, una sede piccolissima, e la distanza Basilea-Zurigo - stiamo parlando di
una nazione - è un po' più ampia di quella Torino-Biella.
Questo è il problema, se vogliamo entrare nel merito. È un problema economico
senz'altro, sicuramente, perché siamo di fronte a una spesa sproporzionata rispetto alle ore di
insegnamento, ma vi è anche un problema di qualità del nostro Politecnico, di cui noi oggi
stiamo parlando incidentalmente. Ma lo stesso discorso potrebbe essere fatto per l'Università.
Come detto, nella graduatoria delle Università mondiali, ne abbiamo una sola tra le prime
200, al 174° posto. Ma neppure brilliamo in quella nazionale, perché il Politecnico è al 6° posto,
l'Università del Piemonte orientale è al 15° e l'Università di Torino al 24°.
Ritengo che un'assemblea legislativa, una Regione che investe anche risorse, al di là
delle competenze, non dovendo surrogare responsabilità del Governo, dovrebbe porsi
comunque delle domande, insieme ai docenti del Politecnico e al Rettore.
Qui non c'è il collega Burzi che ha esplicitato una proposta condivisibile: anch’io ritengo
interessante un'audizione del Rettore, per capire se l'obiettivo è quello di difendere le 40
matricole di Verrès-Ivrea o l'Ingegneria a Biella che ha prodotto l'assunzione di un solo
ingegnere.
Ricordo inoltre che, come sempre avviene in Italia, si parla di una riduzione “soft”: non
verranno più iscritte le nuove matricole e i corsi andranno progressivamente a esaurimento,
mentre le due realtà di trasferimento tecnologico, la ricerca applicata di Alessandria e Biella,
permarranno per mantenere i rapporti con la realtà industriale di quei territori.
Ci dobbiamo quindi chiedere se sia più opportuno lavorare per elevare la qualità della
nostra Università, che dovrebbe impegnarsi a scalare le classifiche e possibilmente entrare
nelle prime 200 al mondo, o se invece l'intenzione è quella di dare un certo tipo di servizio, più
“locale” non parlando di eccellenza, di qualità, di talenti. Allora occorrerebbero non dieci sedi,
ma venti sedi distaccate, perché il problema sarebbe un altro.

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Adunanza consiliare n. 510 del 3 novembre 2009 pm

Al contrario, se abbiamo a cuore il futuro delle classi dirigenti di questa regione, occorre
un'Università di altissimo livello e in questo momento i nostri Atenei non lo sono a sufficienza,
a livello nazionale e men che mai a livello mondiale.
La strada non è quella di garantire sedi distaccate, che non hanno senso, né sotto
l'aspetto economico né sotto l'aspetto della qualità dell'insegnamento, ma quella di ragionare
seriamente sugli interventi da fare affinché le Università piemontesi si posizionino ai vertici
delle graduatorie nel nostro Paese e provino a misurarsi per essere competitive con le migliori
Università del mondo.
Grazie Presidente.

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