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MONUMENTA

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SPE CT A N T IA
8 SLAVORM MERIDIONALIM
EDI DI T
ACADEMIA SCIENTIARUM ET ARTIUM SLAVOKUM
MERIDIONALIUM
VOLUMEN VIGESIMUM QUINTUM
ZACRABIAE 1893
O FFICIN A SO CIE T A T IS T YPO GRA PHICA E .
8CELPT0BE8
VOLUMEN II
CHRONICA BAGUSINA M i l KESTII
(AB ORIGINE URBIS USQUE AD ANNUM 1451)
ITEM
JOAMIS GUNDULAE
(1451-1484)
DIGESSIT
SPERATUS NODILO
ZAGRAB1AE 1893
IN TABERNA LIBRARIA BIUSDEM SOCIETATIS TYPOGRAPHICAE.

#if
JJando alle tampe la cronica di Giunio Resti, -
demia Jugoslava di Zagabria rende pago un antico desi-
derio ei cultori della storia e delle cose di Ragusa. ino
dai primi anni di questo secolo, G. G. Engel si doleva,
con parole quasi acerbe, che il lavoro del Resti non fosse
ancora stampato.
1
Un decennio fa, il s.
1
' prof. G. Gelcich, nella Biblio-
teca storica della Dalmazia", dava alia luce la prefazione
alia cronica del Resti e i due primi dei doici libri di
questa. Sforturratamente, la sopraddetta Biblioteca", da
lui diretta, cessava di publicarsi dopo due anni, e la
tampa della cronica rimase li sui primi libri.
II lungo voto, che il Resti venga una volta reso di
publica ragione, si comprende facilmente. Giunio Resti e
il migliore e pi autorevole cronista di Ragusa. Avendo
esercitati gli ufficii pi importanti nella republica, della
quale, come attesta Serafmo Gerva,
2
suo coetaneo, era
senatore ragguardevolissimo, egli, oltre la pratica degli
affari publici, ebbe agio di consultare gli archivii e di
attingere a fonti del tutto credibili le sue notizie. E irre-
fragabile percio ilvalore storico dei fatti, da lui raccon-
tati; irrefragabile sin dove arrivano i patrii documenti,
ch' egli cita in margine. Per le origini e i primi tempi
di Ragusa, la testimonianza degli atti ufficiali, natural-
mente, gli fece difetto, e in tale riguardo la narrazione
del Resti, su per giu, ha il valore discutibile degli annali
Anonimi e di quelli del Ragnina. Quanto all'eta prima,
orditura tradizionale degli annali si scorge anche nel
tessuto storico del Resti.
Ne la sola ; storia della piceola, ma illustre republica,
s'illumina col racconto del nostro autore. Siccome Ra-
1
GeschicMe des Freistaates Ragusa, Wien 1807, s. 27 8.
2
Bibliotheca Bagusina, Tom. alter: Junius Bestius (ms. dell'Accad. Jugo-
slava).
a
VI
gua, scalo importantissimo per la parte occidentale della
penisola, che ora diciamo Balcanica, era coi paesi slavi
circonvicini in continua relazione di commercii, di amba-
sciate, di compere di territorio, di guerre e di paci, cosi
dagli annali del Resti frequent! sprazzi di luce vengono
a cadere anche sulla storia, per lo piu oscura, ei prin-
cipati serbi, fioriti nel sec. XIII e XIV e travolti nel XV
dalla procella turca. Moriva Giunio Resti nel 1735, in
et di sessantaquattro anni, prima di aver eondotto a
termine la sua cronica, di cui forniva dodici libri, lasciando
il decimoterzo interrotto sull' anno 1451. Di tal modo,
egli non ci offre che una met ali' incirca della storia di
Ragusa, la quale si era accinto a narrare; ma con
quest
5
opera, smezzata, ei nondimeno accompagna, quasi
per l'intero corso loro, i casi del popolo serbo, sintantoche
esso visse di vita propria. Noi Serbi e Groati abbiamo
quindi motivo di accogliere con piena riconoscenza il la-
voro del Resti, se pur manchevole.
Nel raccontare le vicende di Ragusa secondo lo stretto
ordine dei tempi, in semplice forma annalistica, il Resti ha
sempre occhio al document autentico. Ovunque per
buona ventura lo trovi, ne fa profitto e lo cita con dili-
genza; anzi pi volte, nella sua cronica, prende come
gloria di se medesimo e si compiace nel dire, che egli,
a differenza d'altri scrittori, ritrae sempre la schietta ve-
rit dai publici archivii. Ma esame degli archivii citta-
dini venne al Resti facilitato da due suoi predecessori.
Se attendiamo alia testimonianza del Gerva (e non si ha
motivo di ricusar fede a questo informatissimo scrittore),
il Resti, a circa cento anni di distanza, ricompose il ma-
teriale, gi raccolto da Giovanni di Marino Gondola, morto
nell'anno 1650, e non ci aggiunse troppo del proprio.
1
Giovanni Gondola e coetaneo e insieme cugino dell' emi-
nente poeta serbo e crato, il quale, portando lo stesso
nome e cognome, si scrive figlio di Francesco. II croni-
chista Gondola veniva pure in molta fama, nella sua pa-
tria. Gerva lo dice
2
ornato delle principali cariche della
1
Bibl. Bag.: Joannes Gundula. Eadem (chronica) porro est, cum addita-
mentis aliquot, novaque methodo, quam Junius Eestius, nuper descriptam,
cum amieis communicavit".
2
l b.
VII
republica e assai studioso elle cose antiche, ragione per
cui il senato gli apriva gli archivii dello stato. Frutto di
perseverante lavoro, ei mise insieme una cronica, che
cominciava dagli esordii ella citt e.finiva all'anno 1484;
cronica, se si tolgono quegli esordii, tenuta in gran conto
per la sicurezza delle notizie, attinte a fonti autentiche.
1
Giovanni, di Marino Gondola acquistavasi perci la grati-
tudine de' suoi concittadini: era, ai loro occhi, lo storico
della patria.
2
Gome dell'opera di questo Gondola, si va-
leva il Resti egualmente delle carte e del lavoro di un
altro personaggio, ancor pi antico, della stessa famiglia.
Francesco di Marino Gondola, vissuto nel sec. XVI (mo-
riva nel 1588) e, tra i Ragusei, uno dei piu. rimarchevoli
uomini di stato. Per quei tempi eccellente giurista, fun-
geva tre volte da accorto e agile legato, in congiunture
difficilissime per la republica: la prima volta nel 1567
appresso il severo e santo pontefice Pio V, essendo il
giovane ambasciatore in et di soli ventotto anni. Attese,
pi tardi, a compulsare gli archivii e le carte pi secrete,
dietro espressa licenza del senato; e fu il primo a sce-
verare il materiale per una fidata cronica di Ragusa, come
fu il primo a concepirne il pensiero. Stando al Gerva,
anche siffatto materiale venne in acconcio all'opera del
Resti, il quale se ne servi largamente nel redigere i suoi
annali. Se a Francesco Gondola fosse bastata la vita, egli
avrebbe superato il Resti, afferma il Gerva.
3
Facendo attenzione a quanto e stato ora qui sopra
esposto, conviene dire, che gli annali del Resti sono il
risultato di una triplice indagine degli archivii, proseguita
per due secoli. Giunio Resti e semplicemente il terzo re-
dattore delle Groniche di Ragusa", che per lo pi cor-
rono sotto il solo suo nome. Alle Groniche" si getta-
vano i solidi fondamenti in casa Gondola. Di gi nel sec.
XVI Francesco Gondola rovistava gli arChivii e faceva
annotazioni, forse scucite e sparse su fogli volanti; tali
1
lb.
2
lb- ' . . .
* Bibl. Bag.: Franciscu Gundula. Apparatum ad Historiam Eagusinam
ex pmblicia praesertim tabulis, quas Senatms permissu omnes evolvit, etiaia
quae inter cancellos latent, lucubravit, ex quo Junius Eestius auos annales
descripsit, feliiori successu futurua ipse Gundula, si longior ei vita conti-
gisset".
VIII
note Giovanni Gondola, nel sec. XVII, ordinava e com-
poneva in forma d'annali, probabilmente aggiungendoci
altre, fatte da lui stesso, e certamente consultando, come
meglio sapeva, gli autori storici phi, in voga in allora,
onde cosl dare corpo alle Groniche" ; sin che Giunio
Resti, nella prima met del sec. XVIII., aveno fra mani
questi e quegli scritti, li rivedeva, li riscontrava accurata-
mente colle carte degli archivii, e, come si fa dei panni
che si purgano, ne levava la borra, ridcendoli a forma
pi nuova e pi corretta. Sembra che il Resti fosse per
vicina affinita parente di casa Gondola. Cotale parentela
viene accennata dall'Appendini, che dice Giunio Resti
erede degli scritti di Francesco Gondola".
1
Gosi opera
di tutti e tre i compulsori degli archivii non sarebbe, in
certo modo, scita dalla cerchia di una medesima famiglia.
Scrivere la storia politica di Ragusa non pare lavoro
di lunga lena, o almeno non si direbbe tale, che sorpassi
la misura di una vita umana. Ma la mala fortna per-
seguiva i tre scrittori ragusei, nessuno dei- quali ebbe co-
modo a ultimare opera sua. Si e gi notato riguardo
al Resti, ch'ei non vergava per intero 1'anno 1451, quando
lo coglieva la morte. II racconto e tronco a mezzo un
periodo di discorso; anzi, per lo stesso motivo, mancano
le citazioni delle fonti al frammento del Libro XIII, a
ttto il Libro XII, a quasi tutto il Libro XI e a buona
parte del X. La morte immatura dell'autore si deplora
dall'Appendini colle seguenti parole : Fornito d'ingegno
e di critica, ci avrebbe egli assolutamente data una
buona istoria, se vivendo pi lungamente avesse po-
tuta terminare e correggere".
2
A noi sembra di dover
ivi distinguere. Se si parla dell'interruzione degli annali
a mezzo il sec. XV, di certo il danno e grande, per
il vuoto che si apre di l a i n avanti. Ma se Appen-
dini ritiene, che, in una vita pi lunga del Resti, ci
avrebbe considerevolmente guadagnato la forma de' suoi
annali, io lo credo in errore. Senza dubbio, il Resti scrive
in modo diverso dal barb aro autore degl'informi annali
Anonimi, e senza confronto scrive meglio di Nicol Ra-
gnina. II suo orizzonte storico e del pari piu largo, meno
1
Notizie istorico-critiche suite antichit, storia e letteratura de' Ragusei.
Eagusa, 1803 t. II, p. 14.
2
Id., ib.
IX
rilassata la legatra delle vicende patrie cogli avvenimenti
dei paesi vicini, pi netta intelligenza degli affari. II
nostro scrittore fa persino mostra di fmezza diplomatica.
Neiringegno del Resti v' e come una punta aguzza di
buon senso, che non si ottunde se non l, dove ci va
di mezzo il suo interesse aristocratico, o ci entra il pre-
giudizio suo di patrizio raguseo: la vocazione dei nobili
al governo della cosa publica e, per il Resti, convalidata
dall' esperienza dei secoli e quasi arcanamente voluta da
Dio. Ma quanto alia forma, data dal Resti agli annali, io
non credo, ch' essa si sarebbe di molto affinata con
un' applicazione pi lunga dell' autore e con un suo la-
vorio pi intenso. Giunio Resti, sebbene scriva assai pi
correttamente di tutti quelli che lo hannopreceduto nella
composizione dei patrii annali, non e punto scrittore esimio.
II periodo, assai di spesso, gli si muove lento, intralciato,
direi ansante : talvolta gli accade di perderne il filo. Lega
i concetti con tre o quattro sue usuali congiunzioni, che
ripete sino alia . Scrivendo italiano, non di rado gli
e slavo il pensiero, quantunque egli sia fermamente per-
suaso, che i cittadini della piccola republica non si atten-
gono agli Slavi circonvicini, ma sono Ragusei e null'altro.
II manoscritto autografe del Resti si e perso, a quanto
pare. Tuttavia, se pi non possediamo originale dell'opera,
scritto di proprio pugno dali' autore, non se ne stimera
grande la jattura, visto che il Resti non brilla, ne per lo
stile, ne per la finitezza della dizione italiana. In com-
penso, noi teniamo due rimarchevoli manoscritti, tra i
cinque o sei che tuttora si conservano dell' opera di lui.
L' uno dei due e scritto di mano del Gerva. Ha per titolo:
Istoria di Ragusa, scritta da Giugno d'Antonio Resti e
cavata dalle note di Francesco Gondola, 1735". Da mano
diversa viene notato, piu giu: Carattere del P. Serafino
Cerva de'Pred.
ri
. Ex Bibliotheca Raphaelis Radeglia
ft
. E
dunque una vera fortuna la nostra di avere, in mancanza
dell' autografe, una copia che quasi ne tiene le veci, es-
sendo trascritta dall'erudito e coscienzioso Cerva, vissuto
al tempo dell' autore. A noi pare probabile, che il Cerva,
morto in eta avanzata nel 1759,
1
e quindi pieno coetaneo
1
Appending op. c, t. II, p. 15.
X
del Resti, copiasse il suo esemplare dali' originale stesso, la-
sciato dallo storico. Ad ogni.modo, curiosa e la coincidenza
del tempo, in cui venne tratta la copia, col tempo della
morte del Resti: la copia e fatta nel 1735, e nel 1735
muore il'Resti. La cosa pu spiegarsi cosl: appena moriva
il Resti, e gi il Cerva, 1'uomo dell'eta sua il piu intento
alio studio delle cose ragusee, voile subito possedere un
esemplare dei riputati annali, trascrivendoli egli medesimo
dali' autograft). Forse il codice Cerva, che e propriet del
s.
r
prof. Gelcicb, il quale gentilmente lo inviava all'Acca-
demia per questa edizione, dee ritenersi come la copia
pi antica del manoscritto originale del Resti. L' altro
codice, di cui pi su parlavamo, e parimenti antico. Reca
il titolo: Croniche di Ragusa, opera di Giugno Resti,
senatore di Ragusa". Prima del titolo, sopra un' altra
pagina, sta scritto : Ex Libris Michaelis Milliscih". Michele
Milii, o Milii cbe si voglia dire, era, secondo afferma
TAppending
1
un egregio cittadino raguseo e riputato uomo
di lettere del secolo scorso. Essendo morto nel 1798,
vecchio di ottantasette anni, esso pure, ne' suoi anni gio-
vani, visse al tempo del Resti, degli annali del quale
voile avere e tenere copia. II codice Milii e ora riposto
nella biblioteca dei padri francescani di Ragusa. I reve-
rendi padri, colla loro nota cortesia, ne fecero comodo
all'Accademia.
Dei tre o quattro altri manoscritti dell'opera del Resti,
che ancora si trovano a Ragusa, T Accademia non pote va-
lersi per la tampa. .Ma tale mancanza troppo non si de-
plora. A giudicare da quel poco che di siffatti manoscritti
si e publicato, o se ne sa altrimenti, sono tutti di data
pi recente e quindi meno sicuri. Essi non rendono il
testo primitivo, bensi lo lisciano, lo raffazzonano e l' au-
mentano. E un Resti rammodernato, che i copisti ci vo-
gliono presentare e che noi non possiamo accogliere.
D' altra parte, quegli abbellimenti e quelle aggiunte hanno
poco valore. Per lo pi consistono in una fatua amplifi-
cazione di parole, oppure in qualche eleganza da dozzina.
II codice Cerva e il codice Milii saranno la solida
base della nostra edizione. Ambidue scaftriscono da una
1
lb., p. 14.
XI
stessa fonte, verosimilmente dal libro autografo del Resti.
Per il codice Gerva la verosimiglianza arriva, come e
stato .osservato di sopra, quasi alia certezza. I due codici,
nel contenuto e nella dizione, l'uno all'altro si confor-
mano esattamente, meno poche leggende e storielle del
primo tempo di Ragusa, che quellp del Gerva tralascia,
ovvero accorcia, come cose di lieve importanza, e meno
pochissime voci, che scrive altrimenti. II codice Milii,
poiche non abbrevia le parti leggendarie, e mostra per
la lingua, qua e la, forme un tantino pi antiche, si
ha da ritenere piu conforme all'originale del Resti, e
ci servira quindi, in questa edizione, da codice con-
duttore. Noi tiriamo da esso anco il titolo degli an-
nali: Groniche di Ragusa, opera di Giugno Resti, sena-
tore di Ragusa". L' altro titolo del Gerva: Istoria di
Ragusa, scritta da Giugno d'Antonio Resti e cavata dalle
note di Francesco Gondola" implica un giudizio critico
ed e, evidentemente, titolo soggettivo. Resti non pu aver
messo nel frontispizio del suo lavoro, ch'egli lo ha tratto
a dirittura dalle note di Francesco Gondola. Senonche il
codice Milii e errato in pi luoghi, per disattenzione
del copista. Naturalmente, il codice Gerva, che non ha
se non rarissime sviste, ci serve a emendarlo.
V e un motivo ancora, che c' indusse a prendere per
prima norma il codice Milii. La cronica del Resti ha
una lunga prefazione, che il Gerva non reca, meiitre ce
la offre il manoscritto del Milii. Ne il Gerva poteva
darcela, perche non era ancora scritta, quand' ei nel 1735
copiava la cronica. La prefazione, all' apparenza, sembra
cosa propria del Resti, ma in fatto non lo e. Morto il
Resti, la componeva, tra il 1735 e il 1746, amico suo
Vladislavo Gozze, sopravvissutogli per undici anni,
1
e la
aggiungeva alia cronica, come postumo omaggio. lo non
disgiungo il lavoro dei due amici e do alle tampe la
prefazione del Gozze, quale parte integrante della cronica
del Resti.
II testo, che ora viene stampato, io non volli, per ogni
piccolezza, ingombrare di note, poste da basso, contrasse-
gnando tutte le lezioni, ove i due
:
codici diversificano.
T
Appending op. c, t. II, p. 145.
XII
Segnai, pero, ogni svario di qualche rilievo. Ai codici mi
attenni fedelmente, onde si abbia una schietta edizione
del Resti, e non un'edizione da me corretta., Ma l'osse-
quio ai codici non eredei di dovere spingere, ino aiia
pedanteria. Per interpunzione, la quale molto dipende
dal copista, pili o meno attento, e si trasforma sotto la
sua penna che corre, io presi grandi libert, cufando evi-
denza del racconto e insieme il comodo del lettore.
Giacche non esiste il manoscritto originale del Resti, si
si pu in ci purgare le copie, uscite da altre mani.
II codice del Milii non ha quasi capoyersi. Io, per chia-
rezza, di spesso ho diviso e sono andato a capo di linea,
in parte seguendo il Gerva, in parte attendendo all' unita
delle cose narrate. Ho ..fatto lo st essocoi periodi, inter-
pungendo come mi pareva meglio; anzi, 1'interpunzione
frequente mi ajutava ad assettare la sintassi dell'autore,
di quando in quando allentata. L'ortografia, spessissimo
errata presso il Milii, e qualche volta anche presso il
Gerva, raddrizzai dappertutto.
1
Gli errori concernono per
lo pi le consonanti doppie. Quando i due codici senza
errore, ma a capriccio, usano le doppie o non le usano,
come p. e.: commune e comune, obhedienza e obedimza,
-non volli sistemare e lasciai valere 1'una e l'altra forma.
Riguardo agli errori di lingua (che soprattutto sono vene-
zianismi), non mi parve di doverli correggere, se non in
quanto me lo permetteva la lezione migliore del Gerva.
Gorressi perci, p. e.: doi in due, abbi in abbia, lassare
in lasciare, volse in voile, morse in, mori, ma, p. e.:, U
per loro, e qualche volte anche per le, a- lei, venendo
ci raffermato da ambi i codici, io non mutava. Se di
rad cangiai il testo, eguale in tutti e due i manoscritti,
lo feci con gran riserbo e spinto da necessit assoluta,
quando il periodo fosse monco, o affatto scomposto, e
importasse redintegrarlo, o ricomporlo; ma aggiunta, o
1
Si e fatta eccezione per i nomi di,persona e di luogo. Perci viene stampato,
p. e.: Tadeo, Bartolomeo, Ungaria, Gorzola, Ponta, ixxvece delF oramai usuale:
Taddeo, Bartolommeo, Unghefia, Gurzola, Punta, perche e certo, che il Eeati
usava la forma meno corretta, ovvero pi antica. Per lo stesso motiyo si e
lasciato correre figliolo, ipperperi, invece di figliuolo, iperperi. Per i nomi
slavi si e pure mantenuta P ortografia dell' autore. Anzi"tutt'o, essa e orto-
grafia originale del Besti; e poi non sempre era facile dare, con tutta sicu-
rezza, la forma slava ai nomi, scritti da lui senza alcuna regola costante. Li
ridurr il lettore da solo alia lezione slava, ch'ei stimera pi. esatta.
XIII
la correzione, viene sempre indicata dal carattere corsivo
tra parentesi, o notata appiede di pagina. Quando si cita
il. ms., vuol dire il manoscritto del Milii, e quando i
ms., s'intendonq i due del Milii e del Gerva.
Per il eontenuto della cronica, non era mio compito
annotare le mende del Resti. Questa e solamente un' edi-
zione critica del testo, cui si e cercato di ridurre alia
schiettezza primiera. Ne poi gli errori, nella narrazione
del Resti, sono molti. Ove paria dei fatti municipali di
Ragusa, egli e si euro, sin da quando legge e compendia
le carte, conservate nel tesoro delle reliquie e neH'ufficio
di notaria, o pi tardi compendia i protocolli delle seciute
dei consigli e gli atti, regolarmente rimessi agli archivii
della republica. L' esattezza del Resti, nel riportare dalle
sue fonti, e testificata dal riscontro dei documenti, ogni
volta che si sono di recente cavati da quegli archivii e
publicati. Si ha la prova completa, che il Resti fece il
sunto fedele di ci che lesse. I rari errori del Resti si
riferiscono piuttosto alia storia, estranea a Ragusa.
Si e osservato di sopra, che la morte al Resti tron-
cava opera, sull' anno 1451. Si e pure detto, che gli
annali del Resti, per espressa e ripetuta testimonianza
del-dotto Serafino Gerva, erano' calcati su quelli di Gio-
vanni di Marino Gondola. Noi crediamo, che questi an-
nali tuttora esistono.
Gi ha un grosso manoscritto nella biblioteca dell'Ac-
cademia Jugoslava (n 839), il quale sulla prima faccia
porta inscrizione, recente : Annali ossia Notizie dell' ori-
gine della Repubblica di Ragusa e delle cose piu. cospicue
occorse in diversi tempi della medesima, raccolte da varii
manuscritti antichi". E questa una copia di un altro mano-
scritto, che si trova, o si trovava, nella biblioteca dei
padri francescani di Ragusa (n. 268),
1
sotto il titolo pi
breve e alquanto differente: Annali ossia Notizie dell'ori-
gine della Repubblica di Ragusa fino al 1554, di Giunio
Resti". Ma indicazione del nome dell'autore e qui errata,
perche Giunio Resti non condusse i suoi annali che sino
all' anno 1451. Cio sapeno, Giovanni Kukuljevi, a cui
in prima apparteneva la copia della nostra Accademia,
1
Ad ionta delle rieerche adesso fatte, non fei e potuto rinyenire questo ms.
pi vecchio.
XIY
aggiimse nel frontispizio del ms., in via di nota: Gon-
tinuazione delle Croniche di G. Resti". Senonche e in-
esatta anche questa indicazione: il manoscritto non solo
ontinua, dal 1451 in poi, gli annali del Resti, ma li
accompagna, dall'anno 1451 indietro, sino alle origini
di Ragusa. Di piu, inicazione e vaga: non si sa, chi
sia colui che avrebbe continuato le croniche del Resti.
Oltre la lunghezza diversa del racconto, la lingua e la
forma separano opera, contenuta nel nostro manoscritto,
dali' opera del Resti. Per il rimanente la somiglianza e
stragrande. Sino all'anno 1451 i due testi non solo cor-
rono paralleli, ma sono, in pieno, la stessa cosa. Riguardo
agli avvenimenti narrati dal Resti, tutti vengono narrati
anche dall'autore innominato, e la narrazione, quanto
alia sostanza, si fa nel modo medesimo e con giro di
concetti egiiali. I due lavori sono tagliati e cuciti come
due guanti, l' uno di destra, altro di sinistra. Ghe pi?
Alia pag. 568 del nostro manoscritto si avverte il lettore,
che nel manoscritto piu antico, da cui questo si traeva,
era li un foglio in bianco, una lacuna. Ora, nella cro-
nica del Resti si trova pure tale lacuna nella narrazione.
Che cosa si ha da conchiudere? che i due lavori si atten-
gono strettamente e che uno dall' altro dipende. Questa
mutua stretta dipendenza ci spiega appunto errore dei
copisti, e di parecchi studiosi delle cose ragusee, i quali
attribuirono al Resti uno scritto che non e suo.
Lo scritto, per tutta la sua struttura, e vicinissimo a
quello del Resti, ma tuttavia non e eguale ad esso. La
lingua e la forma diversa distinguono uno scritto dall' altro,
come abbiamo detto. L' autore innominato attinge alle
stesse fonti del Resti, ma, d' ordinario, ne trascura la
citazione, oppure reca qualche doumento, ommesso dal
Resti. L'innominato, nel suo racconto, va terra terra;
il Resti si compiace spesso negli aforismi politici e nelle
considerazioni generali. Ma, sopra ogni altra cosa, la
lingua contrassegna i due autori e li disgiunge. Lo scritto
del Resti non e punto perpetuo modello di propriet, o
di eleganza nel dire, ma e di molto superiore all'altro,
che e uno scrittaccio italiano. E siccome questo, oltre
che radere la barbarie nelle sue molte scorrezioni, ha
forme di lingua pi viete, e facile inferire, che e opera pi
XV
'antica di' quella del Resti.
1
Un'altra prova ancora, che
hmominato autore -visse prima del Resti, si ha nella
circostanza seguente. A pag. 66 (della nostra edizione)
narra il Resti la fabbrica della chiesa cattedrale di Ra-
gusa, e la dice sovversa dal tremuoto del 1667. L' inno-
minato racconta sulla cattedrale tutto quello che c' e nel
Resti, ma del tremuoto non fa menzione.
11 nostro manoscritto non ci offre il nome dell'autore
dell' opera. L' altro manoscritto della biblioteca francescana
di Ragusa ci conduce sopra una falsa traccia, coll' attri-
' buire opera a Giunio Resti. Ma il vero nome ce lo diede
il Gerva, attestando, che la cronica del Resti, se togli
il nuovo metodo e poche aggiunte, e quella stessa di
Giovanni Gondola".
2
La forma rude e negletta del mano-
scritto in discorso viene del pari testimoniata dal Gerva,
il quale, lodato in Giovanni Gondola l'uomo egregio e
lo serittore schietto e veritiero dei patrii annali, subito
soggiunge: AU'infuori dell verit, alia quale nelle storie
soprattutto si bada, gli altri requisiti storici mancano a
quest'opera. Primieramente, lo stile n' e semibarbaro;
italiana e senza dubbio la lingua, ma tale, di cui a mala
pena si servirebbe un uomo, che non abbia mai visto
ne Italia, ne gl'Italiani".
3
Precisamente siffatti si pre-
sentano a noi lo stile e la lingua del manoscritto. Ivi i
periodi del discorso escono, pi volte, da ogni regola di
sintassi, e si stenta ad afferrarne il senso; altri poi sono
appena abbozzati; assai di frequente deplorabile e l'ita-
lianita della frase. E, insomma, lo scritto, che il Gerva
leggeva con iscandalo. II Gerva, inoltre, dice lacero e
mutilato il manoscritto Gondoliano, che al tempo suo si
conservava dagli eredi e ch'egli ebbe tra mani.
4
Ora,
1
II dr. P. Matkovid, in una rimarchevole nota ai suoi: Prilozi k trgo-
vako-politikoj historiji republike dubrovake" (Rad Jugosl. Akad., knj. XV,
str. 501), opponendosi all'opinione del Makuev, osservava assai bene, che
due sono gli autori dei due scritti simili, ma s'ingannava nel ritenere pi
nuova e pi eloquente", in paragone di quella del Eesti, la lingua dell'ignoto
autore degli annali.
2
Bibl. Bag. 1. c.
3
Bibl. Rag.:... praeter veritatem, quae maxime in historiis spectatur,
caeterae historiae leges in hoc opere desiderantur. Stylus in primi semibar-
barus est; lingua Italica quidem, at qua vix homo uteretur, qui Italiam, aut
Italos homines numquara vidit".
4
l b. : Manu exarata (historia) jam tamen lacera ac mutila ab ejus haere-
dibus servatur".
XVI
della laeerazione del manoscritto originale il nostro porta
traccie, visibili in parecchie lacune.
Quando ci occorresse, altri criterii ancora ci rafferme-
rebbero nell' opinione, che abbiamo inanzi a noi opera
di Giovanni Gondola, sinora generalmente creduta persa.
1
-. opera del Resti e questa ci ha, nel racconto, qualche
differenza di procedimento, che del tutto si attaglia a
quanto ci e noto dei due autori, o che si spiega coll'et
diversa dei medesimi. I / autore del nostro manoscritto,
cioe, secondo noi, il buon frate francescano, Giovanni di
Marino Gondola, riporta fedelmente, dagli annali Anonimi
e dal Ragnina, tutte le prime leggende di Ragusa; mentre
non le riporta tutte, o le racconta con meno bonariet
il Resti, del quale, come di scrittore del sec. XVIII, la
credenza e meno ingenua e il senso critico piu sveglio.
II Gondola, vissuto nel sec. XVII, nel tempo della maggior
fioritura delle lettere slave a Ragusa, non disprezza mai
gli Slavi finitimi, ne fa di Ragusa, per la nazionalita, una
chiesuola a parte; il Resti, contemporaneo ai cultori ra-
gusei delle lettere latine, ne si crede Slavo, ne fa stima
degli Slavi, ma li tiene a vile e non di rado gl' insulta.
II Gondola, sincero e senz' arte, ad esempio dei primi
annalisti racconta tutto con semplicit, cosi alia buona;
il Resti, pi destro e pi sottile, atteggiandosi, forse pi
del bisogno-, a uomo di stato e a diplomatico, ama gli
assiomi e da sentenze, e, mentre ordina assai meglio il
materiale, ne sopprime pure qualche circostanza incre-
sciosa, p. e. quello che potrebbe provare antica suddi-
tanza dei Ragusei al governo di Venezia.
Fa fede il Gerva, che Giovanni di Marino Gondola rica-
vava la sua cronica da fnti credibili, attingendo agli
archivii tutta quella parte di essa, che non riguarda le'
prime origini di Ragusa.
2
II nostro scritto reca segni evi-
1
La biblioteca dei Francescani di Eagusa tiene un ms. di poca mele (n.
251), coll'inscrizione: Annali della Citt di Eagusa, attribuiti a a. Gio. Ma-
rino di Gondola, ma scorrettissimi". Pare cbe il ms. sia del secolo scorao.
L' attribuzione di questi annali al Gondola e uno sbaglio. Un raffronto anche
superficiale mostra, cbe tale ms. e una semplice copia, alquanto ridotta, degli
Annali Anonimi, di gi publicati dall' Accademia Jugoslava.
2
Bibl. Eag.: Joannes Gundula: -Haec certe prae caeteris ejusmodi Ohro-
uicis in pretio habenda, 'quandoquidem, licet prima urbis initia sine idoneo
teste et publica authoritate descripserit, caetera profecto nonnisi ex publicis
tabulis et authenticis monumentis in medium protulit, ut de rerum, quae ibi
narrantur, veritate nulli omnino dubitare liceat".

denti di lavoro, fatto sui documenti publici. Vi si menzio-
nano gli archivii; anzi, un pajo di volte, si producono
per intero le carte antiche, vergate in latino. Si porge
il riassunto completo delle commissioni agli ambascia-
tori; si fa esposizione, egualmente completa, degli
articoli delle paci trattate; si allegano le deliberazioni
del consiglio dei Pregati, precisando talvolta il numero
dei voti favorevoli e contrarii al partito preso. In altri
luoghi, s'indicano i mesi e si tesse la sequela dei giorni.
Tutto cio prova ino ah" evidenza, che lo scrittore teneva
dinanzi a se i protocolli ufficiali dei varii consigli della
repubblica, oppure valevasi di un coscienzioso estratto
di quelli. Ma la citazione delle fonti non e sistematica,
com' e nel Resti, il quale, forse con pi cura di Giovanni
Gondola, riscontrava tutte le note di Francesco Gondola
e ne faceva profitto. Da un' altra circostanza s'inferisce
pure, che lo scritto di Giovanni Gondola, nel racconto,
segue fedelissimamente le fonti. Dove si parla dei oni,
destinati a corrompere i funzionarii dei principi slavi,
o i comandanti turchi, ppure si parla dei danni, avuti
dalla republica in tempo di guerra, il Gondola indica
quasi sempre T importo esatto del donativo o del isca-
pito : cio egli non poteva risapere se non dai documenti
ufficiali. II Resti, per lo pi, non d le somme, o eh' ei
le creda cosa di poca importanza, o che forse, nella sua
gravit e schifilt diplomatica, ne ritenga indicazione
seonveniente al decoro della stori.
Lo scritto di Giovanni Gondola rende a noi un servizio
notevole. Essendo la cronica del Resti interrotta all' anno
1451, quello scritto ci offre aneora un brano di storia
ragusea, che cosi viene continuata ino all' anno 1484.
ino a questo anno, secondo affermano unanimi il Gerva,
il Dolci e l'Appendini, arrivava il racconto del Gondola.
Diamo pertanto alia luce quella parte del nostro mano-
scritto, che va dall'anno 1451 all'anno 1484, annodan-
dola, nel 1451, agli annali del Resti nel punto preciso,
ove essi cessano. Siccome p.oi le due croniche, del Resti
e del Gondola, formano come un corpo solo, noi inti-
toliamo la parte qui stampata dello scritto del Gondola:
Croniche ulteriori di Ragusa, probabilmente opera di
Giovanni di Marino Gondola".
XVIII
Si deplora una sola cosa. II manoscritto dell' opera del
Gondola, posseduto da qu.esta Accademia, e di fattura
assai recente. Verme copiato nel 1860. Con un esemplare
solo, e non antico, ci e tolta la facolt di collazionare
e d' indurre dal riscontro, n'ei punti difficili, la lezione
piu genuina. II testo e stato, senza dubbio, passando
per piu mani di scrittura, alquanto acconciato nell' orto-
grafia, e forse, in qualche voce. Parimenti temiamo, che
alle volte, per inavvertenza dei copisti, sia stato reso in-
form e al di la delle mende e magagne primitive.
II manoscritto ha la forma di uno zibaldone, in cui,
sul termine, all' opera del Gondola vennero appiccicate
altre notizie annalistiche, che procedono, con interruzioni,
sino all'anno 1554. Indi al manoscritto il titolo, che s' e
gi visto : Annali ossia Notizie dell' origine della repub-
blica di Ragusa e delle cose phi cospicue occorse in di-
versi tempi della medesima, raccolte da varii manuscritti
antichi V-Non si trova poi segno alcuno, che nello zibal-
done distingua opera del Gondola dalle aggiunte, messe
in fine. Pup sorgere il que sito, se il taglio che noi'fac-
ciamo sull' anno 1484, per separare dagli annali del Gon-
dola le aggiunte posteriori, non sia arbitrario. Diremo
con ischiettezza, che a tagliare in quel punto altre ragioni
decisive non ci guidano oltre quella, gi esposta, della
testimonianza unanime dei critici ragusei, e particolar-
mente del Gerva, che afferma gli annali di Giovanni
di Marino Gondola essere stati condotti sino all'anno
1484.
1
Se dovessimo badare alle sole ragioni interne, noi
taglieremmo piuttosto al 1471. Sino a questo anno il
racconto, nel nostro manoscritto, e tutto unito: sgorga,
con forza e in copia, come da una sola sorgente. La nar-
razione si allenta invece, tanto da assumere forma fram-
mentaria, dal 1472 al 1484. Ci potrebbe i dicare una
mano diversa. Ma il Gondola stesso, o svogliato o acca-
sciato, poteva, pegli ultimi anni, dare una forma pi esile
alia sua cronica. E, volendo> si p scorgere un filo con-
tinuo, se pure assottigliato, di racconto sino a tutto Fanno
1
Bib. Bag.: Plurimum sane Ragusina civitas civi nobilissimo Joanni Gun-
dulae Marini filio optime de se merito debet, cum aliis multis rationibus, turn
praecipe, quod ejus Histriam ab ipsis conditae urbis initiis ad annum Chri-
stianae aerae MCOCLXXXIV (1484) litteris mandavit".
XIX
1484. Siffatto tilo esiste forse nella costante indicazione
dell' aumento successivo del tributo annuo, pagato alia
Porta dalla republica, mentre a questa si rovescia, colla
caduta dell' Hercegovina, ultima barriera di difesa contro
mvasione ottomana; nel tempo medesimo Ragusa versa
in grave pericolo anche per la defezione di alcuni suoi
nobili, die ordiscono trame col Turco ormai dappertutto
prevalente, e portano la pena del tradimento col supplizio,
a loro inflitto e narrato dali' autore. Cotali notizie degli
armi 147284, tra se legandosi, non pajono entrate cosi
a casaccio nel manoscritto, e possono benissimo avere
per autore il Gondola. Considerate tutto, noi ci risolvemmo
a. seguire accenno del Gerva. Separiamo perci dall' opera
di Giovanni di Marino Gondola quelle sole notizie anna-
listiche, che vanno dal 1485 in avanti. Noi le stampiamo
da parte.
Per rendere quest'edizione possibilmente completa, pu-
blicliiamo, pure da parte, quelle poche cose, che reca il
Gondola e ommette il Resti, negli anni che precedono
il 1451.
Za g a b r i a , 1 decembre 1893.
S. Nodilo.
CRONICHE MfflJSA
OPERA Dl
G I U G NO R E S TI
SENATORE Dl RAG USA.
Patrieii ordmis Eamiliae, Eagusii nuac teentes.
940. Aranei, Eagnia, olim Tarentini.
930. Basilei, Bassegli, olim Epiaurii, vetusta origine Catharenses.
930. Bobalii, Epiaurii, olim Oroatae.
940. Bonii, Bona, a Yesta Apuliae urbe, antiqa stirpe
!
Alemanni.
1666. Bosdarii, cives Eagusini.
1333. Buchii, Buehia, Catharenses.
940. Oabosii, Oaboga, Firmani ex Italia.
930. Cervini, Cervii, seu Cervasii, ex loci incolis, olim Catharenses
ab anno 800.
930. Georgii, Eomani, Pavlimiri regis clientes.
940. Ghetalii, olim Tarentini. .
930. Gozzei, Gozze, ab Pecorareis prognati, olim Chulmitae.
1116. Graii, Gredichi, olim Diocletani.
930. Gundulii, Gondola, Illyrici, Pavlimiri clientes.
930. Menzii; jomani, Pavlimiri clientes.
1667. Natalii, Eagusini cives.
1670. Paulii, Eagusini cives.
1172. Proculii. Proculi, Chulmitae, olim Apuli.
930. Puteii, Pozza, ex loci colonis, olim Catharenses ab anno 800.
930. Eestii, Epiaurii.
1172. Saracii, Saraca, Chulmitae, olim Catharenses.
1667. Slatarichii, cives Eagusini.
1272. Sorgii, Epirotae. ,
940. Tudisii, seu Theodosii, ex Gallipoli Salentinorum urbe.
1172. Zamagnii, Zamagna, Chulmitae, olim Apuli.
1
Lettori.
cosidebole um ana ragione, che da per se non puo scoprire
le perfezioni delle cose senza il soccorso delli sensi, a contentar li
quali tutte le sorte delli oggetti pi eecellenti che siano in se stessi
hanno bisogno d' una luce esteriore. Lo
1
si pu ben dire, che l'istoria.
sia la scienza delle scienze, il testimonio della verit, la scuola del
bene e del male; se pero non vien rappresentata con quel garbo,.
il quale dona prezzo alle cose, che da per se stesse non hanno,.
mai
2
ci si potr indur a leggerla. Questo e quel stile aggradevole,
del quale sono pieni i Hbri latini ed italiani, antichi e moderni, &
i francesi recenti/ e sono tanto ricercati dalla nostra nazione, spro-
veuta anche dell' istoria del nativo paese, per che, per dir la verit,.
s' e avuta tanto poca cura di scriver, che noi non abbiamo alcuna
istoria, la quale possa contentar la nostra curiosit, essendo stata
tale la. negligenza, che non sappiamo ne meno da dove siamo sor-
titi. E ricorrendo ali'ajuto de' forastieri ed esteri scrittori, alcuni
vogliono fabbricata la citt di Bagusa da Ba,dogasso, re de' Goti:
altri la vogliono fabbricata duecento e sessanta anni dopo la venuta
del Salvatore: altri da Polimiro Belo, re de' Slavini: altri vanno-
cercar la nostra origine nelle paludi della Scizia, tirandoci con li
altri Slavini ad abitar questo paese. Altri poi, e con pi ragione,.
ci tirano dalle ceneri d' Epidauro e di Salona, citt nobilissime, eo-
lonie romane, rovinate gi dalli Slavini ed altre barbare nazioni;
ma tutti questi, dopo molte vane questioni, sono costretti di con-
fessare, che la nascita delli pi gran stati, non che di questo pic-
colo, e del tutto incognita; e quelli, che hanno voluto sottilizzar
sopra le favole delli suddetti primi scrittori, hanno fatto un ammasso
di materie mal digerite, dal che sono derivate alcune croniche ed.
istorie, o piuttosto abissi di confusione, dove lo
3
spirito si perde in
una lettura altrettanto rincrescevole, che ridicola. Questo e quello,
che ha messo la nostra istoria in sprezzo, benche ella contenga di
rari esempj di sode massime nel governo politico e economico delle-
repubbliche, e di perfetti moelli delle genti, alle. quali vien appog-
giata la direzione delli stati. L' istoria romana, che ha incontrato le
piti dotte penne dell' antichit, ci rappresenta un imperio stabilito
dalli ladri, i quali, sotto colore di giustizia e di virt, nutrivano la-
propria ambizione con la rovina delli altri popoli; e dopo che la
loro libert s' estinse sotto la tirannia, noi vediamo de' matti, de' gla-
diatori, de' principi crudeli, infami e lascivi, li quali in fine sono-
immolati alia vendetta delli soldati; ed" in una parola noi vediamo
1
Li 1 ms.
2
ma nel ms
3
un nel ms.
3
pi vizj per fuggire, che virt per imitarle. La repubblica di Bagua
ha avuto delli ottimati e pi regolari e pi moderati; e prescin-
dendo la grandezza e la pieeiolezza delli stati, ma parlando sola-
mente del governo, Kagusa non vide mai li pi degni cittadini con
un invidioso ostracismo dalla prepotenza esiliati, ome se ne videro
a Boma li Scipioni, Ooriolani ed altri, che con tanta gloria e forza
del proprio valore soggiogarono intiere nazioni, emole della gran-
dezza romana; il la ridusse poi a sopportar li Neroni e li Cali-
gole, come dalle stesse sue istorie si ricava : dove che nel nostro
governo un equilibrio perfetto reso sicura la vita e essere
d' ogni uno, e se per sorte in tante centinara d' anni si trov un
Damiano Giuda, che affett farsi tiranno, e qnalche altro disordine
di famiglie pi recenti, pure la provida mente degli ottimati ridusse
ad un porto sicuro questa repubblica, che poi ha potuto con una
continuata politica ribatter li attentati d'emolo governo, innamorato
delli di lei stati, e fermando il torrente delle ottomaniche innonda-
zioni, coprir con le sue piccole tenute per cosl lungo tempo la
Cristianit, ci che diede motivo a Giusto Lipsio scriver ad un suo
amico: Si enim recte verba capio, Ragusia te habet. civem, autinco-
lam
f
nobilis respublica, et quae a nobis barbariem dividit, legibus
et moribus polita.
E pur ne sono certo, che questa opera sara criticata, essendo
naturale, che la censura sia la tassa, che si paga dal pubblieo
1
per
il merito d' aver scritto e travagliato; del che io non sono sensibile,
perche da tal debolezza mi libera la considerazione, che tntte le
persone illustri, anche delP antichit, hanno passato per il fuoco di
questa crudel persecuzione. Sicche, chi vorra criticar questa opera,
rimirando alle.repubbliche d' Olanda, di Yenezia ed altre dominatrici
di mlto paese, (e) pretender pporre, che all' assunto di cosl belle
idee non corrisponde la grandezza dell' imperio di questa repubblica,
e cosi esser di poca conseguenza 1'ignorarsi la sua istoria, la quale,
come priva d' azioni d' importanza grande, e pero inabile ad inspi-
rare curiosit: io gli rispondo, che questa critica avrebbe loco,
quando fosse vero, che in questa istoria, nell' operazioni di questa
repubblica, mancassero e non vi fossero le sue proporzioni, le quali
tanto ne' stati grandi, che piccoli, compongono il compito sistema
di governo politico; perci io non pretendo altro, che mostrar quanto
un buon governo aristocratico possa -far durare una repubblica, ancor-
che piccola, in libert; bensi posso dire, che il mancamento della
potenza non li fa perder il ruolo tra li principati, come a quella,
che oltre d' aver il jus gladii, vive sotto quelle leggi, che essa me-
desima s ' ha imposto. Ed in questo particolare con ragione mi soc-
corre Bodino: Sic Magusa civitas fere omnium, quae sunt in Europa
minima, nqn minus respublica did debet, quam Turcarum, aut etiam
Hispanorum, quorum imperia iisdem finibus, quibus solis cursus,
terminantur; sic Ulysses, cuius imperium Itacae scopulo continebatur,
rex aeque dicitur ab Homero, atque Agamemnon. Se dunque li fatti
1
sparga al publico nel ms.
*
4
della repubblica di Eagusa sono degni d' esser conoseiuti, certo e di
doverli promulgare e far cogniti, essendo passato il tempo, nel quale
si facevano di belle azioni e non si perdeva tempo a ben descri-
verle. Questo difetto e ora riparato dalla diligenza di molti uomini
1
dotti, che si sforzano di coltivar istoria delli altri paesi. Io, ve-
dendo la negligenza d' alcuni concittadini, li quali con penna assi
delicata potrebbero sollevar animo mio col dispensarmi d'entrar
in pubblica scena a descriver istorie, al che ne il mio ingegno, ne
la mia sufflcienza corrispondono, entro per puro instinto d' impa-
zienza, osando promettermi, che contribuiro qualche eosa per. far
ammirare un piecol governo, nato fra li sassi, attorniato da barbari
d' indomabil potenza, insidiato da nemiei di rinomata prudenza, man-
tenutosi
2
in liberta per spazio di quasi mille e duecento anni fra
infiniti disastri. E siccome per li primi secoli mi servirb della
testimonianza di piti autori forastieri, col cohfrontarli con le memorie
autentiche, che abbiamo in Eagusa; cosi per li recenti secoli ricor-
rer all'incontrastabile verit delli pubblici archivj. Questo sia detto
per quelli che leggeranno e vorranno criticare, acci sappiano, che
possiamo non scriver bene, doyendolo fare in un linguaggio fora-
stiero, ma non possiamo non scriver la verit. Qualcuno . alle cose,
che narro, mi opponer con varj autori, che hanno scritto prima di
me. E confesso li antichi scrittori naturalmente aver gran vantaggio
sopra li moderni, per esser stati fatti piii vicino alii tempi delli
successi, e per eonseguenza in concetto d' esser riempiti di piti sicure
notizie. Ma ogni regola tien la sua eceezione, e questa mia opera,
benche moderna, non soggiace al omun difetto, giacche tutte le
cognizioni, tanto delli successi, che della cronologia, sono cavate da
autentici documenti, conservati nelli archivj di questa repubblica,
come in margine di eiascun fatto ho notato, dovendosi saper, che
le antichissime scritture d' importanza, appartenenti al pubblico, in
quelli primi tempi si depositavano nelli depositi delle reliquie e
tesoro pubblico, dove oggi giorno si trovano. Le altre delli secoli
piii vicini furono date servar alii sig. tesorieri. Nella Secretaria poi
sussistono in molti tomi li decreti e operazioni delli administra-
tori della repubblica, anticamente chiamati Libri delle Eeformazioni,
che oggi con disgionti nomi vengono appellati libri del Minor Oon-
siglio, del Oonsiglio de' Pregati, del Gran Oonsiglio, delle Commis-
sion! e delle Lettere. Da documenti tanto incontrastabili ho cavato
qualche avanzo alia pubblica eognizione, e nel mentre facevo questa
opera, tenevo sempre per le mani li scrittori ragusei, e m' e dispia-
ciuto aver osservato li loro seritti, o poco fedeli, o con poca dili-
genza fatti. Lodovico Oerva, detto Tuberone, abbate melitense, attac-
cato alia purit della lingua latina, ha fatto pompa del suo saper e
della sua erudizione, ma avendo voluto carpire ognuno, e sortito
dalla fedelt neeessaria in un istoriografo; e nel medesimo difetto,
per cause eontrarie, osservai esser inciampato Mauro Orbini della
1
Omeri nel ms.
2
mantenersi nel ms.

medesima congregazione melitense, nel suo Eegno de' Slavi; il quale;
per voler adular tutti, ha tralaseiato di scriver molte cose e li fatti
di molte altre ha adulterate. II Eazzi, ne ha avuto abilit di scriver
cose buone, ne modo di saperle. Ma il pi di maraviglia m
1
ha fatto
aver Giacomo Luccari nella sua Cronica .di Eagusa, il quale, per
esser stat senatore, ed aver avuto aperti tutti li archivj della repb-
blica, come lui medesimo confesa, doveva scriver con esattezza, nel
che ha mancato, mentre, riseontrate le sue opere con li documenti
pubblici, ho trovato, che diversifica molte cose, tanto nelli fatti, che
nel computo delli tempi,, con tralasciar di parlarne sopra molte
azioni essenziali; con lo che mosira di rion aver travagliato troppo
nel riscontrar con diligenza il pubblico archivio, in cambio del .quale,
essendosi servito di molti autori forastieri, ed in particolare delle
opere di Docleate, riportate dali
1
Orbini nel suo Eegno de' Slavi, e
riprovate con ragiohe da Luio, ha tralasciato dir verit incontrasta-
bili
;
ed ha detto quel che altri hanno scritto, o per relazioni poco
fedeli, o per tradizioni non veridiche; con lo che ha dato motivo a
Gio. Luio, il piti aggiustato spirito della Dalmazia, nel suo libro de
Begno Croatiae et JJalmatiae, che in piti luoghi lo disapprovi.
Ma quel che ho detto sin qui, e una eritiea sopra li scritti delli
autori domestici, poco noti al gran mondo. E li esteri, e particolar-
mente li italiani, che hanno scritto nelli trasandati secoli, sono stati
cosi poco ben informati delli success! attinenti alia repubblica di Ea-
gusa, che hanno avanzato con ardimento favole per verit; e benehe
a ragguaglio della nostra eta siano scrittori antichi, nel che tutta
la loro riputazione si conserva, pure per aver scritto fatti successi
quattro e cinquecento anni prima delli loro tempi, si sono contentati
scriver cose, che hanno. avuto per via delle tradizioni, e non hanno
voluto pigliarsi pena d' esaminar li scritti delli istorici greci, con-
temporanei alli successi, come, se volevano accostarsi alia verit,
dovevano fare, perche nella Grecia in questi tempi era Imperio e
si conservavan le lettere, e Italia era terra barbara a causa delli
barbari mtrusi in essa, che estinsero le lettere, e per eonseguenza
non vi fu scrittore, che avesse lasciato alia memoria de' posteri li
fatti di questi tempi. Sicche, se il Tarcagnotta, che ha scritto nel
principio del sestodecimo secolo, voleva scriver con verit impresa
tentata nel nono secolo sopra Eagusa dalli Saraceni, doveva con-
sigliarsi col Cedreno e col Zonara. scrittore della vita di Bsilio
imperatore, e cosi non avrebbe errato, ne avrebbe fatto> errare'a
Gio. Battista Ignazio, con farli dir cose, che non solo ne
;
il Biondo
Furlano ha asserito, benche, per mostrarsi interessato nella gloria
veneta, abbia avut pi prurito di scriver, che dir la verita, al dir
di Filippo Briezio, ma ne anche il Sabellico,: che, come primo isto-
riografo veneto pensionario, adula quella repubblica. Per questo
ultimo, benche in questa parte s' e contenuto veritiero, pure nel
resto non ha fatto, come Marcellino riferisce aver operato Tucidide,
il quale, avendo in animo scriver la guerra peloponnesiaca, tanto
alli soldati laceemoni, che ateniesi, sborso denari, aeci-, da ambe
le parti guerreggianti avendo ragguagli delli successi, potesse veder
.6
e sceglier qual fosse la verit per scriverla, e non stim bene fidarsi
delli soli Ateniesi, che, come interessati nella propria gloria, avreb-
bero ptuto ingannare. Diligenza consimile non uata dal Sabellico
ha causato d' aver avanzato cose, delle quali ogni giorno vien smen-
tito, e non si mette' piti in dubbio, che il fatto, raccontato da lui di
Federico Barbarossa e d'Alessandro Pontefice, non sia una favola,
inventata in Venezia, la quale, sortita da quelle lagune, e stata
subito riconosciuta per tale, qual e dalli stessi scrittori ecclesiastici
confessata, li quali, benche si trattasse pi dell' autorit e grandezza
pontificia, che gloria veneta, non hanno potuto celar la verit. Ora
questo scrittore, che ha stimato poter con impunit attaccar una
maiest imperiale, non e stato troppo restio avanzar contro li altri.
Per il resto
1
della Dalmazia, Gio. Lucio con istrumenti pubblici lo
rinfaccia; e, per non aver avuto notizie sufficienti delle cose di Ea-
gusa, lascia campo, che questa istoria possa mostrar, qual credito si
debba dar ad un pensionario, il quale, amplifleando le tradizioni e
le poeo fedeli asserzioni d' altri scrittori, scrive cose successe molti
secoli prima. Et sic, come dice un' gran scrittore d' alcuni istorio-
grafl, non examinatis lis, quae Legerunt, vel audiverunt, more vulgi
scribentes, fidem propriam in caeteris, quae vera referunt, in dubium
revocant.
Sabellico, parlando della guerra, fatta dalli Yeneziani al fine del
decimo secolo alii Narentani, vuol questi vinti e soggiogati, in tempo
che egli medesimo non racconta altro d' aver fatto il doge Orseolo,
che, senza essersi accostato alia terraferma, dove erano le forze na-
rentane, aver solamente preso con gran difficolt due castelli, sulle
due isole di Oorzola a Lesina, e per applauso di tal vittoria aver
raccolto omaggio di tutte le citt della Dalmazia nemiche ed avver-
sarie delli Narentani, tra le quali mette esserlisi sottoposta anche
Eagusa. Nell'istoria mette la falsit di questa asserzione, la quale'
corrisponde al racconto della debellazione de' Narentani, li quali
tanto furono distrutti
2
, che seguirono corseggiar, con grave danno
e delli Veneziani e delli Eagusei,: continui duecento anni dopo quel
tempo, come si vede per l e tante leggi, fatte contro li Almissani,
Oaccichi e Orajani nel statute di Eagusa
;
e come ben prova Gio.
Lucio con varj instrumenti pubblici, conservati ancora nelli suoi
tempi in Dalmazia. Non si pu negare, che Sabellico non abbia
seguito nella sua istoria la cronica del Dandolo, ma, avendo voluto
amplificar un periodo equivoco del medesimo, ha finto una istoria
da posta propria^ mentre il Dandolo di Eagusa in tal fatto non dice
altro che: Hue Ragusiensis episcopus cum suis conveniens, eidem
principi, sacramenta omnes facientes, obsequia multa detulerunt. Li
ossequj erano dovuti per complimento ad un doge di Venezia, arri-
vato nelle vicinanze di Eagusa, e li sacramenti, quando fossero veri,
potevano cascar sopra molti fatti, che si fossero trattati col doge,
e non possono ne provar, ne indicar, essersi fatti per accettar il do-
1
iertzo 1 ma.
2
distratti nel ms.
7
minio veneto: per si vede, per questa istoria, essere stati ip.com-
patibili con emergenze, vertenti quella volta tra li Eagusei e Ve-
neziani. Ma il Sabellieo, non contento d' aver parafrasato
l
a modo
suo il Danolo, di testa propria compone quali magistrati da Venezia
1'anno venturo fossero mandati al governo della Dalmazia e di Ea-
gusa, mentre il Dandolo di questo non dice una parola; ed io mostro,
in quest'istoria, Oton ed Orso esser venuti del 1001 a Eagusa, non
per govemarla, ma per accomodar con un trattato il fatto del com-
mercio, stato sospeso per qualche anno tra Venezia e Eagusa. Ma,
;
-_
oltre tutte queste incontrastabili verita, poteva il Sabellieo far rifles-
sione, che li Eagusei non hanno avuto quella volta alcuna necessita
di mandar cento miglia lontano cercar il doge, per farsi suditi,
senza almeno spettar d' esser attaccati; e paura non potevano avere
d'una armata, che con stento appena ha preso due castelli posti su
l'isole, dove non poterono esser . soccorsi, per non trovarvisi armata
di mare in contrapposto, ed in tal tempo Eagusa, oltre if soccorso,
che averebb.e potuto avere dalli finitimi di terraferma, non e stata
senza forze sufficienti, mentre si vede, che cento e venti anni prima,
come dice Poriirogenito, quando era in minori forze, aveva soppor-
tato un lungo asseio e fatto gagliarda resistenza all'armata delli
Saraceni, assai pi forte della veneta, che ora agiva contro li JSTa-
rentani. Ma, per troncar ogni disputa, si trova oggi giorno nella
tesoreria pul)blica e nell' archivio delli monaci lacromensi un instru-
mento originale della donazione, fatta alii monaci del scoglio di
Lacroma, ed in questo si vede chiaramente, che del 1012 Eagusa e
stata governata dalli suoi cittadini senza ingerenza d'altri. Questo
instrumento, celebrato subito dopo la guerra delli Narentani, e per
conseguenza pi antico del Danolo e del Sabellieo, fa un auten-
tico documento, che questi autori, cinquecento anni dopo li successi,
non hanno avuta perfetta cognizione delle cose, o hanno voluto
avanzar cose, delle quali supponevano non poter esser rinfacciati;
e chi non ha commodit di veder originale del citato instrumento,
lo pu vedere nella cancellaria pubblica, dove e stato registrato
sulli diversi del 1470, fo. . . . Ma il pi bello e, che il Sabellieo ed
il Danolo, non contenti del primo errore, hanno voluto replicare
tutti due col raccontar, che in altri tempi, cioe, che del 1171 il
doge Vital Michieli, dopo altre conquiste fatte in Dalmazia, abbia
preso Eagusa, e demolite tutte le mura della citta della parte del
mare, per essersi ribellata dalli Veneziani alii Greci; nel che sup-
. pongono, che Eagusa abbia seguito.nel vassallaggio delli Veneziani,
dal tempo della guerra narentana suddetta sino alii tempi d'Emanuele
Oomneno, col qual il doge Vital Michieli ha guerreggiato. Questo
ultimo punto lascia
2
vedersi nell' istoria, dove chiaramente apparisce,
per li tan'ti trattati ed instrumenti fattisi fuori e dentro Eagusa,
che ancor sussistono, questa citt esser stata nell'intermezzo di tal
tempo sui juris; e per mostrar che il doge non abbia conquistata,
1
paragraffato nel ms.
2 lasso nel ms.
8
e facile eonoeersi, non solo da quel che ho detto nell'istoria circa
asserzioni delle croiiiche di Eagusa d'altrettanta fede ed autorit
che le croniche di Yenezda, ma aneora, . da Niceta Coniate,
scrittor della vita d'Emanuele Gomnen, niente vien motivato sopra
questa conquista, la quale, se fosse vera, lui, per la sua gran dili-
genza nel scriver anche li minimi fatti successi /in Dalmazia, non
avrebbe tralasciato questo, che sarebbe stato della maggior conse-
guenza. Ed Emanuele non e stato principe da lasciarsi , far torto,
come si vede dal successo all'armata del doge, il quale a pena una
quinta parte ha ricondotto a Yenezia. Ma queste opposizioni, dette
finofa, potrebbero esser appresso qualcuno della medesima autorita,
che sono ppresso di me li detti di Sabellico e Bandolo, onde io
r
per vincer la lite, ricorro all' incontrastabil verita delli pubblici archivj,
direttori di questa opera; ed a Eagusa oggi giorno si trova T in-
strumentu, fatto del 1172, che contiene: questa repubblica essersi
messa otto la protezione di Guglielmo, re di Sicilia, e questo prin-
cipe averle promesso proteggerla e difender contro chi si sia. E eon
questo mtrumento si buttano per terra asserzioni, tanto della
ribellione alli Greci, emoli allora di Guglielmo, come della conquista
della citt. Nel resto di quel che dicono in tal proposito li suddetti
autori circa la Dalmazia, io tralascio, per esser stati a sufficienza
rinfacciati da Gio. Lucio, e passo a quel che li medesimi hanno
scritto, ed hanno fatto anche scriver al Bonfinio, qualificato da Pi-
lippo Briezio per piu amico del suo mecenate, che della verita: che
dpo la presa di Oostantinopoli, fatta dalli Francesi in compagnia
de' Yeneziani, Tommaso Morosini, designato patriarca di Oonstanti-
nopoli, andando a prender possesso della sua carica, con quattro
galere per strada avesse preso Eagusa. Se le suddette gi disappro-
vate asserzioni fosser state almeno fabbricate sopra qualche cosa
r
come la presente, si potrebbe condonar alli scrittori, li quali, senza
eognizione d'autentici documenti congetturando, scrivono per tradi-
zioni non intiere; mentre in questa occasione li Eagusei, avendo
preso per conte un patrizio veneto, per poter aver soccorso da quella
repubblica contro il tiranno Giuda, come si vede in questa mia jstoria,
li scrittori veneti hanno avuto un fondamento, sul quale potevano
fabbricar qualche cosa di testa propria. Ma almeno dovevano farlo
eon discrezione, mentre il scriver che quattro galee avessero preso
Eagusa, e senza poi dir che abbiano avuto la testa di Medusa, per
far impietrir ttti li Eagusei, e una asserzione bastante per disere-
ditar un'istoria intiera. Qualcheduno pretender per, che, o presa
dal Morosini con le quattro galere Eagusa, o sottomessasi da posta
propria coll'accettar per conte e magistrate supremo un patrizio
vene'to, vien ad esser tutto una cosa. Questa conseguenza possono
cavar non solo quelli che non sono prati ci, ne che
1
non hanno
eognizione delli archivj pubblici, nelli qali si conserva con che auto-
rita fossero condptti a Eagusa tali conti, ma aneo;; quelli che non
1
Forse i' inciso: non sono pratiti, ne che e entrato nel testo per negli-
genza, o per isvista, dell'amanuense,. giacche turba il senso, e pi. avanti
viene ripetuto. :
9
sono prati ci della istoria. E vero, che per motto tempo si tenne a Eagusa
tal magistrate, prima a causa delle dissensioni domestiche, e pi per
goder la protezione della repubblica veneta, allora in concetto di prepo-
tente, per potersi garantire dalli attentati delli re di Slavonia, principi
infeeli e scismatici; ma tali conti, oltre un buon salario, nessuna auto-
rit avevano nel governo: solo preseendo nel consiglio, composto di
sette cosiglieri e cinque giudici patrizj ragusei, avevano nelle delibera-
zioni un sol voto, e cosi, oltre 11 titolo, s' eguagliavano alli colleghi
nelF offizio,li di cui decreti erano sottoposti ad appellazione alli supremi
magistrati .della repubblica di Eagusa; e di cio, avendo diffusamente
trattato neir istoria, e superfluo ripeter. Ma per quelli, che, impratici
dell'istoria, volessero cavar conseguenze disavvantaggiose alia libert
di Eagusa, devo (dire), che la liberta si conserva da ciaseuna
comunita, quae ibi condit leges, mentre la conseguenza e hiara,
che qui condit leges, hahet et jurisdictionem; ed oltre questo, che
in quelli tempi la maggior parte delle comunita d'ltalia pigliavano'
li forastieri per presidenti al governo delle citt, come Ferrara,
Eimini, Piorenza, Siena ed altre, senza che le patrie di tali presi-
denti potessero appropriarsi alcun dritto di superiorit sopra tali
comunita. Ma questo uso era pi comune in Dalmazia, le citta
della quale comunemente pigliavano patrizj ragusei; e di cio, oltre
che molte famiglie nobili a Eagusa tengono oggi giorno onorifiche
memorie in autentico, vi sono, nelli diversi di notaria, registrati, a.
requisizione di E. Matteo Gio. di Eesti, del 1638, nel fo. undecimo
a tergo, instrumenti, portati , da Tra, perche ancora quella volta
in Dalmazia sussistevano antiche memorie, che del (1403 sia
stato a Tra per conte Pasqualigo Eesti e del 1416 e)
l
1417
Michiele Eesti. Ed oltre questo, nelji decreti del senat di Eagusa.
si legge una quantit di licenze, date a diversi patrizj, per poter
accettar tali impieghi in varie citta della Dalmazia e Oroazia marit-
tima, senza che per questo, non solo la repubblica di Eagusa, ma
nemmeno alcun suo scrittore, come il citato Mauro Orbini, della
medesima taglia del Sabellico, che per tutto la vuol adulare, s' abbiano
sognato pretender aver (e*sa) aquistato alcuna giurisdizione sopra
tali citta della Dalmazia. Per questo punto mi potrebbe ceder
qualcheduno con dire, che ci sarebbe vero, quando non fosse tata
Eagusa conquistata dal patriarca Morosini, ma ho risposto di sopra,
che Eagusa non e citta da esser soggiogata da quattro galere. Le
molte cose dette in questa istoria lo provano, e molto pi la liberta,
che non si sarebbe goduta per tanti secoli sin al giorno d'oggi, se
fosse stata coi debole da conquistarsi da quattro galere, giaeche
alle sue porte molte volte sono venute annate potentissime e
de'nemici e degli emoli. Ma, oltre tutto ci, riferir solamente quel
che dice Tommaso, arcidiacono salonitano, mentre parla d'un fatto,
successo . del 124L, che vuol dire poco dopo installazione del
patriarca Morosini a Constantinopoli. Questo istorico, raccontando
1
Le parole, chiuse qui tra parentesi, maneano nel ma., e vengono redinte-
grate da un ms. pi recente. Vedi I'edizione Gelcich dei due primi libri
delle Oroniche del Eesti, nella Biblioteca Stor. della Dalmazia".
10
innondazione delli Tartari nelle Pannonie, sotto li loro capi Bath
e Oajdano, dice che avessero rovinate tutte le citt sin alii confini
di Austria, e voltatisi verso Oroazia e Dalmazia a perseguitar Bela,
re d' Ungaria, non avendolo potuto pigliare, per essersi ritirato al
mare, si fossero voltati verso la Dalmazia superiore, e, mandando
ogni cosa a ferro e fuoco, transitarono Ragusa, dove poco danno poterono
fare, ma brugiarono Cattaro e rovinarono quella citt. Sicche, se una
potenza barbara, domatrice delle citt ungare, non ha potuto soggio-
gar Eagusa, si sono potuti dispensare li scrittori suddetti nel dire, che
trentasei anni prima avesser presa quattro sole galere veneziane. Mi
son steso forse troppo, quanto non era necessario, per mostrr insussi-
stenza dell' asserzioni niente fedeli del Dandolo e Sabellico, ma m' ha
trasportato la lettura dell'istorie delli scrittori veneti. E prescindendo
Gio. Batt. Yeri padovano, il quale nella sua opera Berum Venetarum,
non essendosi attaccato alia corteccia delle cose, ma avendo esami-
nato bene quel che dovesse avanzare alia pubblica notizia, non dice
alcuna parola, indicante la conquista di Eagusa essersi fatta da Ve-
neziani, tutti li altri scrittori, pensionarj di quella repubblica, li quali
hanno scritto dopo il Sabellico : Pietro Bembo, Paolo Paruta, Andrea
Morosini, e molto pi quelli, che hanno scritto dalla met del deci-
mosettimo secolo in qua, come Battista Nani, il Sagredo, Foscarini
e Garzoni, hanno seguito, di quando in quando, indicar per vere
asserzioni del Sabellico. E benehe non trattano ex professo questo
particolare, pure, in ciascuna delle opere delli mentovati scrittori,
essendovi qualche occasione di dissidio tra le due repubbliche, e vo-
lendo raccontar le preeauzioni, che nell' occasioni li Eagusei piglia-
vano per garantirsi dalli attentati veneti, la maggior parte di loro,
quasi che per legge avessero il dirlo, cominciano il racconto con
dire: Li Eagusei memori dell'antica soggezione", e poi seguitano
quel che hanno da raccontare, ma sempre, tutto cio che dicono,
ripieno di pungenti e venenose espressioni, quasi li Eagusei facessero
torto alia repubblica veneta d'interromper colli proprj stati la con-
tinuata comunicativa della Dalmazia coll' Albania veneta, e non avendo
che dire, accusano d'aderenza alii Turchi. Mai per li Eagusei, se
corrispondesse. il senato di Venezia all' ingiustizia delli scrittori; ma
quelli ottimati, in aderenza d' una giustissima moderazione, sanno
nelle occasioni distinguer dalla passione obbligo, motore indispen-
sabile delle azioni di chi governa stati. Ed acci meglio si possa
conoscer irregolarit di tali scrittori, il lettore potr osservare da
quel che diro in appresso, che, niente attaccati all' indifferenza pro-
pria d'un istoriografo, in tutto quel che scrivono, pare non abbiano
altra cura che far apologie contro quelle nazioni, che non secondano
le massime della loro repubblica, per il che in tempo di pace chia-
mano corsari e predoni le galere maltesi e florentine, esagerando
contro li loro depredamenti in Arcipelago su la considerazione, che
tal loro corso potrebbe alterar la pace e causar danni alii stati ve-
neti di Levante e Dalmazia. Ma in tempo di guerra, sul medesimo
tomo della stessa istoria, questi, che prima erano corsari e predoni,
portando ajuto ed ingrossando 1' armate venete, sono appellati com-
11
militoni cristiani e cavalieri della sacra religione gerosolimitana.
Delli Eagusei, sin che si sta, in pace col Turco, nulla si parla, per-
ehe ambe le repubbliche a caro prezzo cercano nella pace la sussi-
stenza; ma nella occasione di guerra li Eagusei seguitano la sua
massima di non veder alterate le cose su li confini, acci il Turco
ivi non abbia occasione di ingrossar le sue forze, sempre gelose alli
Eagusei, con tutta la cofidenza che godono ali'ottomaniea Porta;
dove che li Yeneziani, incapaci
x
che la perita del loro commercio
in Levante porti benefizio alli Eagusei, vorrebbero averli compagni
nella guerra, con occhio rivolto anehe ad un tiro politico, acci,
stretti dal Turco, fossero necessitati gettarsi nelle mani v.enete, non
faceno conto d'aver debole il braccio (come disse Pietro Faliero,
in una consulta fatta nel senato veneto, riportata da Pietro Garzoni
nel primo libro al fo. 53) d' opporre argine a' torrenti dell' ottoma-
niche annate, per poter sostener se stessi, non che li Eagusei, in
faccia d'una potenza, che gli ha spogliati di tutto quel che avevano
in Levante ed Albania. Ma dovendosi di ci parlare, quando arri-
veremo, se Iddio ci dara vita, al tempo delli suceessi, mostrer, che
le azioni delli Eagusei non son altro che un modello della politica
veneta, e siccome quella repubblica non ha procurato altro, che man-
tener la pace, quando il Turco era impegnato in Ungaria/ prima
che rimperiali si fossero messi in ista to di superar e batter quella
barbara potenza, cosi non possono li Yeneziani, che sono, originale
della politica ragusea, lamentarsi, che questi tengano il medesimo
metodo nell' occasioni.
In questo mio discorso ho nominato pi volte Gi. Luio, quali-
ficandolo per il pi aggiustato spirito della Dalmazia, e veramente
a questo scrittore il pubblico e tenuto per le molte belle cognizioni,
prodotte e tirate dalli archivj, nelli quali stavano sepolte. Pero della
sua opera molto si lamentano li Dalmatini, perehe e stata causa che
il governo di Yenezia, sempre attento a tutto quel che attiene
all'interesse di stato, subito sortita opera del Luio, abbia mandato
tre sindici in Dalmazia, sotto specie di riconoscer ed abbatter tutti
li monumenti pubblici, meritamente eretti a diver si patrizj veneti
per il buon governo fatto in quella provincia, qualificando tali
pubbliche memorie fasti non confacevoli al metodo dell'aristocratic.o
governo, del quale tutt la dilicatezza consiste nell' egualit tra
li ottimati, dovendo un patrizio passar dalle pi grandi dignit alia
vita privata con una esatta indifferenza, e con una moderazione,
superiore alia prontezza, con la quale s'abbracciano le cariche. Ma
li sindici, in virt delle secrete commission^ nel generale abbatti-
mento delle memorie, erette a veneti commandant!, devastarono tutti
li monumenti antichi, dalli quali il Lucio ha tirato le conseguenze
contrarie al legittimo dominio de' Yeneziani sopra la Dalmazia e
sopra Adriatico. JSIe di ci contenti, levarono a tutte le eomunita
tutti li antichi istrumenti, talmente che ora in Dalmazia non
1
Cosi nel ms., e vuol dire: impazienti, intolleranti.
12
s
?
vrebbe -alciraa cogniiohe dell' antichit, se non vi si trovasse
nelle case particolari eon pericoiosa secretezza Wiservata opera
del Luio, benehe anehe questa, al presente ristampata, s' e trovata
sfigurata, non che crretta';' tiro attribuito alia veneta politica, che
ha tutta T attenzione' alia ragion di stato anche di minima conse-
guenza, non avendo voluto quel geloso governo lasciar non sfigurato
questo piccolo monumento dell' antica loro libert alli Dalmatini,
come molto tempo prima ha procurato (il che quasi l'eriuscito) di
sopprimer la cronica del doge Dandolo, uno delli pi antichi scrittori
veneti, contenendo quella molte cose direttamente contrarie al jus,
preteso dalli Teneziani sopra Adriatico, ed alia libert originaria
della lor citt, come ben nota autore del Squittinio della libert
veneta. Ma, tornando a Luio, questo autore, che con tanta aecura-
tezza ha scritto sopra la Dalmazia, per aver avuto la cognizione di
tutte le autentiche memorie, per mancanza delle medesime tralascia
stendersi nelle cose attinenti alia repubblica di Eagusa, bensi parla
con attenzione in quel che ha potuto aver dalli esteri, e mostra che
li scrittori italiani, imperiti e dell' istoria e della geografia, si metton
scrivere, considerando Eagusa ed Epidauro una medesima cosa, dove
che Epidauro, che fu colonia romana duumvirale"', come si vede
oggidi per una inscrizione in un luoco appresso la marina di Tiha,
detta Obod e Zaptat, ed a levante di Eagusa, sei miglia in circa
lontano. E questa ultima citt non si pu negare esser sortita
dalle ceneri; non solo d'Epidauro, ma anche di Salona, come dice
Porfirogeuito: Salonam transisse Ragusium, che da Lucio, con una
parafrasi, vien spiegato : loco Sdlonae, totius Dalmatiae metropolis,
Ragusium partis orientalis Dalmatiae maritimae, quae Graecis
parebat, in metropoUm transisse. Ma acciocche qualcheduno non
venga criticar a me d'aver avanzato, che oggigiorno si trova in
Tiha inscrizione, d'esser stato Epidauro colonia duumvirale, mentre
il padre Banduri, che nelle sue opere ha citata alcuni anni sono,
ha detto. di non trovarsi piii in esser tal inscrizione, in che lui
credette per relazione avuta quella volta da Eagusa da quel mede-
simo, il quale quest' anno, nel qual io scrivo, ebbe fortuna di tro-
varla sopra un sasso, esistente in una vigna poco al di sopra della
marina.
a
Ora, per tornare all' opere di Lucio, lui non eontento
d'aver criticato il gi detto, inveisce con ragione contro un abuso
universale delli scrittori, li quali, per ignoranza de'linguaggi, chia-
mano la nazione slava sehiava, o Schiavonia
;
e li Serbli servi, cosa
che non ha potuto esser sin a questo tempo ehiarificata per il poco
o nessun numero de'scrittori illirici. Benche qualcheduno/ ma non
di gran nome, abbia mostrato, che le parole nazion slava e Slavonia,
essendo parole illiriche, non hanno che fare con li nomi di schiavi
e Schiavonia, nomi mal attribuiti clalli veri schiavi di tutte le nazioni
ad una nazione, la quale sino all' innondazione delli Turchi, venuti
1
biunvirale nel ms. pare errore di copiatura.
2
Per colpa del copista, o forse dell'autore stesso, il periodo e cosi male
costruito, che quasi non si arriva a cavarne il senso. Leggi in principio: Ma
che qualcheduno non venga criticar me . . .
u
13
per giusto giuizio di Dio castigar lo scisma dell' Oriente, vissuto
e s' e. governata sempre in libert, e, senza esser commandata
da alcuna estera nazione, sotto varj e diversi nomi di Goti, Visigoti,
Alani, Slavi ed altri, ha ominato Italia. E non vi sarebbe oeea-
sione di rinfaeciar li scrittori italiani sulla ignoranza delli veri nomi
delle nazioni, se avessero consultato Ouropalata, Zonara ed altri
Greci, che con pi diligenza e propriet hanno scritto. Ma io, non
dovendo parlar delle cose slave, mentre da questa nazione non
tira

origine la repubblica di Eagusa, tralascio quanto si potrebbe
dire, anzi per comune intelligenza mi servo in: quest' istoria delli
medesimi nomi, usati dall' Italiani, e torno al mio assunto, che non
e di criticar altrui. ma di scriver le memorie di Eagusa, per eternar
in qualche modo le gesta de'nostri antichi, e mostrar alii secoli
venturi le magnanime operazioni, le sante leggi e li ottimi instituti
della mia patria, per incitar li posteri a conservar inoorrotti
antichi costumi ed immitare bpere virtuose de' loro predecessori,
acci non recedendo dalle massime antiche, ma ritenendo illibata
la sola religione cattolica, ad esclusione di qual si sia altro rito
men che santo nel stato, con amministrazione d'una perfetta
giustizia
;
con l'amor verso il publico bene, posposto ogni particular
riguardo, possano trasmetter alii discendenti intiera quella libert,
della quale devono esser gelosi custodi, come d'una gioja, che s'e
ridotta esser ormai unica, non solo in Dalmazia, ma anche in tutte
le provincie illiriche.
1
tirando nel ms.
LIBEO ,
Trovavasi Illirio, fra altre provincie soggette all' Imperio
Orientale, macchiato non solo dalla falsit della setta ariana, ma
contaminate ancora e pieno d' infiniti altri errori contro gli articoli
della vera cristiana fede. Ne curavansi quelli, ai quali toccava, di
sradicare cosl pestilente ed abominevol semente dalla chiesa del
vero Dio, o di procurar, che ne'snoi dominj si custodisse illibata la
vera religione, da Oristo nostro Signore per particular beneficio nella
sua chiesa introdotta, quando la giusta ira di Dio, per punir iniqua
perfidia delle genti, in tal stato. cresciute, e ricercanti il divino fla-
gello, permesse prima, che Eadagassio, re de' Groti, con 200.000
de'suoi passasse nell'Illirico, ed a fiamma e ferro ogni cosa man-
dasse, empisse di st'ragi e morti le citt e i paesi intieri, e la di
lui crudelta crescesse tanto, che l'ira del Signore li stessi animali
bruti sentissero; abbrugia.sse provincie, ne perdonasse a sesso o
et, meschiasse cose sacre e profane, e non vi fosse cosa, che non
provasse la barbarie ed inumana crudelta. Ne qui fermossi lo sdegno
divino, avendo di poi permesso, che lo stesso Illirico fosse travagliato
da Attila, re degli Unni, e da Anti, e da molte barbare nazioni,
fosse vessato in modo, che non rimanesse parte alcuna di quella
nobilissima provincia, la quale da gravissimi incendj non fosse tra-
vagliata, con morti, rapine ed ogni maggior crudelta, e, variato il
suo primo stato, perdesse ogni suo antico lustro e dignit, ed in
ogni parte cambiasse il suo aspetto, facendosi esempio alii posted
della empia crudelta de' popoli remotissimi, che, quasi a gara, per
molti anni l'ebbero. per bersaglio della veemenza del proprio furore.
PC. Finalmente gli Slavini, usciti delle gelide abitazioni della Scizia
Baron, e varcato il Danubio, fecero danni indicibili per tutto Illirico; occu-
5148
- parono citt fortissime, e, diviso esercito in tre parti, fecero mali
incurabili per tutta Europa. Ed occupato l'lllirico, restarono come
nel proprio paese, senza temer potenza di principe alcuno; anzi
divennero tanto pi arditi, essendosi certificati della propria potenza,
perciocche imperator di Oonstantinopoli, benche mandasse eser-
cito suo contro di loro, questo pero non ebbe mai ardimento di
venire alle mani, essendo d'assai minor qualit di quello delli
Slavini. Soggiogato dunque per forza d' armi l'lllirico, e divenuti
padroni, diedero un secondo nome a quelle provincie, che fino alii
presenti tempi vengono appellate Slavonia; e sebbene furono con-
dotti sotto "governo regio, tuttavia, per antico instituto, e per
innato costume, e gente che abborrisce il governo dispotico. Yive
in libert popolare: i consigli e le deliberazioni loro ugualmente
15
sono misurate o dall' utilit, o dalla difficolt

degli effetti, per
benefizio o danno eomune.
Fra l'altre rovine, commesse da questi diluvj d'esterne genti,
l aci t t d'Epiauro, nobilissima colonia de'Bomani, posta al lido
dell' Ariatieo, nel mezzo dell' Illirieo, ne pati eosi grave eccidio,
che la memoria d'essa quasi del tutto s'e spenta. Questa si gover-
nava in forma i repubblica, e la grandezza ed opulenza di essa si
pu vedere da quelle rovine d' acquedotti, che al presente ancor si
ritrovano per lo spazio di 20 miglia i lontananza, con mirabil
artificio ed infinita spesa fabbricati per la comodit de' suoi citta-
dini. II eondotto, parte sotto terra, parte al di sopra e parte sugli
archi, fu costrutto con latine inserizioni in pi luoghi. Da questo
canale d'acqua ottenne poi il nome la contrada finitima, che fin al
giorno d' oggi si nomina Canali. Pub rendersi aneora certo ognuno
della grandezza di questa colonia dalle continue giarre, che piene
di medaglie antichissime sono da quelli ritrovate, che, o per tal
industria, o per occasion d' alcuna fabbrica, cavano la terra, e vi si
trova aneora presentemente il sepolcro di Dolabella, proconsole
romano, con una inscrizione latina. Questa e quella citt, nella quale
arrivando il beato Uarione, trov un drago i cosi smisurata gran-
dezza, che inghiottiva li buoi, e da'gentili Boas si domanava.
Questa bestia, non solo per tutto quel paese divorava gli armenti,
S
i'
a
mo7"
ma aneora li pastori, e gli abitanti delle ville uceideva. II santo, fatta eiia
fabbricar una catast di legno e fatto
2
salire il drago sopra d'essa, is.iia-
lo brugi. Questo avvenne in que' tempi del terremoto, che segui
rione
-
dopo la morte di Giuliano Apostata, e fu di cosi orrendo prodigio,
che li mari
;
usciti dal propio letto, passaron li confini, parendo
che il mondo si convertisse nell' antico caos e che universo si
sobissasse. Gli Epidauresi, veduta manifesta la rovina, prendendo il
santo e postolo al lido, lo pregarono che li aiutasse. Lui, per
manifestar la gloria del Signore, fatta in tre luoghi sopra la sabbia
effigie della croce, stese la mano incontro il mare, e fu cosa
mirabile con quanta prestezza l'acqua cresciuta, non solo fermosse
di correr innanzi, ma ritornasse nel proprio suo letto. In tal ma-
niera fu liberata quella citt da cosi grave flagello.
Ora, per tornar al proposito, caduto 1' Illirico in cosi gravi cala-
mit, distrutta Salona, citt nobilissima, e divenuta sede e domicilio
d' esterne barbare nazioni; spogliata del suo imperio e della sua
gloria, rovinata parimente la citt di Epidauro e dalli Slavini oceu
pata, i cittadini, ridotti nella dura servit, parte dispersi, esuli e
scacciati dal proprio nido, quelli, ai quali aggradiva piu. il proprio
paese, restati forse eon qualche ombra di' speranza poter in alcun
tempo ricuperar la libert, cominciarono primieramente abitar sopra
le cime de'monti. Furon (poi) necessitati cercar luoghi marittimi,
1
Nel ms. la voce difficolt e scritta da altra mano nello spazio, che il
copista lasciava vuoto, verosimilmente per non aver potuto intendere la parola.
Ma la sostituzione non mi sembra felice. Forse e da leggere:
Yi
dalla offesa
degli effetti."
2
facendo nel ms.
16
dalla natura e dal sito rauniti, nascondendosi per le vicine rupi.
Ma, impazienti di menar vita silvestre per lungo spazio i tempo,
e dalla domestica diseommodit necessitate convennero con Selimiro,
re egli Slavini, che allora regnava nell'Illirico, principe, benche
pagano e i erudelissimo' genitor nato, tuttavia amator de' cri-
stiani, che liberamente abitar potessero per tutto II suo regno.
An
-
55
-Allora gli Epidauresi eominciaron abitare Spilan e Gradaz, castelletti
piecoli nella contrada di Burno.
Vol la fama della permissione e della libert, coneessa dagli
Slavini alli cristiani, di poter abitare nei loro paesi, e ne pervenne
alle orecchie degli Epidauresi, ehe in varj luoghi dispersi e vaga-
bondi si trovavano. Questi, intesa cosi cara novella, tirati da
quell'amore che la natura de'mortali ha inserito nell'animo umano
verso-la patria, con velocit inflnita corsero in' pochissimo tempo,
ed in tal numero, che i due castelletti non furono bastanti a capirli.
Bisogn dunque procrar ampliare il domicilio, e, se poteva riuscir,
fabbricarlo in luogo phi sicuro e manco esposto alle improvise
incursioni.
An. 568. Per universal sentenza trovo questi essersi trasferiti sopra una
come penisola, che dagli Slavini in quella lingua Lavi si doman-
dava, che vuol dire rupi o scoglio di nude pietre e sassi, da dove
cost, poi la citt fu appellata Lausa, che dopo mol ti anni, la lettera L
!' mutata in E, si* chiam Eausa, luogo posto in mezzo li confini
del principato di Tribunia e quello di Zaculmia. Sopra il quale fu
al principio fabbricato un castelletto; ma, concorrendo di giorno in
giorno li cittadini di Epidauro e di Salona, ed altri, ai quali aggra- =
diva di viver con vita piti civile; stimolati ancora, oltre di questo,
dalla memoria che, mentre godeva la citt di Epidauro la sua libert,
si riposavan in pace, attesero, ad imitazion di quella, fabbricar
un' altra, e ristorar la perduta quiete, non dimenticandosi nell' avversa
fortuna della perduta grandezza, ne dimenticatisi dell' antica ani-
mosit, ehe per peculiar instituto avevano di resistere alii accidenti
contrarj ed alle ricevute disgrazie con industria.
Avendo gi esposto i principj di questa citt, non posso tra-
lasciare di dire, che rnolti degl' istorici si sono in questo proposito
ingannati, mentre alcuni vogliono, che la citt di Bagusa abbia
avuto principio da Badagasso, re de'Goti, ingannati forse da qualche
consonanza, che v' e fra i nomi di Badagasso e Bagusa, ma chia-
ramente si vede, che Badagasso fu distruttor dell' Illirico, non
ristaurator d'esso, e dall'altra parte, che molto tempo dopo di lui
Orbmi, Epidauro fu rovinato dagli Slavini; altri poi (vogliono), essere stata
cai-t fabbrieata anno 260, ma non adducono alcun autore contemporaneo,
Dioci., che affermi con ragione. Alcuni poi dicono, esser stata fabbrieata.
Tub.
0
pinttosto, mentre i cittadini ponevano le sue fqndamenta, ampliata
da Polimiro, re de'Slavini, la qual cosa dovrebbe esser seguita dopo
T anno 900. (Se non) che in modo aleuno da allora non puo affer-
marsi il suo principio, poiehe 1' anno 866 ella ne fece valorosa
difesa contra li Saraceni che avevano assediata. Io dunque, per.
conformarmi coll'universal parere, posso affermare, Bagusa aver
17
avuto il suo principio nel modo narrato. E questa verit vien con-
fermata da quello, che in tal materia Constantino Porfirogenito
scrive a Eomano suo figliolo, l'anno 949. II quale dice, che dal
sasso, chiamato dai Greci L>ts abbia avuto il suo principio ed il
nome la citt di Eagusa, la quale, essendo prima nominata Lausa,
per la mutazione di L in E, fu poi detta Eagusa; aggiungendo,
i suoi cittadini esser d'Epiauro e Salona, citt vicine, che con
tutta la Dalmazia furono da Slavini distrutte, li di cui cittadini,
sopravanzati dalle rovine e schiavit, essersi ritirati in luoghi emi-
nenti, vi fabbricassero una, terricciola, la quale accresciuta, che tirasse
mezzo miglio, fu cinta di mura. E li suoi primi autori (dice) essere
stati Gregorio, Arsazio, "Valentino areidiacono, Faventino. (Dice an-
cora) fin all' et sua essere stata quattro volte accresciuta, ma,
perche dice essef fin all' et sua anni 500, pare che non concordi
con quello. che s' e detto. Per aggiustato, che ella fosse fabbricata
dopo la venuta de' Slavini, e dopo che fu da questi occupato 1 -
rico, il che fu, secondo dice Procopio Oesariense, autor antichissimo,
e con lui il Baronio, anno 548 in 49, viene ad aver in detti anni
avuto il suo principio. E imperatore avr posto il numero d' anni
500, per dimostrar un lungo corso di tempi, non perche infatti
avesse voluto dire cinquecento anni determinati, che saria l'anno
449; repugnando a quello. che lui medesimo afferma della venuta
degli Slavini, che cento anni furono dopo anno 449. In tal ma-
niera parmi con ragione venirsi alia verit dell' origine di Eagusa.
Eabbricato prima dunque il castello e poi ampliato alquanto di
An
-
568
-
mura, accresciuto di cittadini, accomodato animo alle forze proprie,
che poche erano, ed alia fortuna che correva, non avendo altro
territorio stabile, si cominci ancora ad introdurre la forma ed
instituir le leggi del governo, che vollero esser popolare, e gli officj
ed amministrazione delle cose pubbliche egualmente a vicenda fu
ordinato si distribuissero; le quali sebbene si vedessero esser poche,
con desiderio e speranza di pervenire a miglior fortuna, si godeva
quel che la sorte aveva dato. Accrescevasi per continuamente la
citt d' abitatori nuovi, che da pi parti venivano, tirati da quella
maniera, che egualmente il cittadino e lo straniero, fatto patriota,
erano ammessi agli onori ed ai cariehi della repulDblica. Incitava
molti opportunit del sito per la comodita del mare, che poi ne
divenne principalissima citt di mercatura. Per la qual considera-
zione i fondatori di essa ed institutori delle leggi ebbero grandissimo
riguardo, che li suoi cittadini s' esercitassero ne' viaggi, ne' traffichi del
mare, e con l'industria e la virt procurassero le facolt private
e le ricchezze pubbliche, per fare in uno stesso tempo noto il nome
raguseo alle pi lontane e straniere nazioni. II sito ancora della
citt invitava a questa maniera di vita e d'esercizio, e quasi da se
stesso teneva per somministrare alii suoi abitatori tali pensieri,
perche la citt non aveva alcun territorio, per la fertilit del quale,
o per la diligenza degli uomini, avesse. ella potuto arricchire. Anzi
mancavano ancora di quelle cose, che fanno di bisogno a sostentar
la vita. Da tal dunque necessit si and prima eccitando industria,
2
18
di poi naeque abbondanza di tutte le cose. Partieolarmente nell' in-
trodur uso della mercanzia, e nell' arte del navigare, non cede-
vano ad aleuna delle marittime nazioni. La maniera, che tenevano,
produceva effetti tali, che li faceva non solo crescer d'animo, ma
per la concorrenza di gente accrescer anco di cittadini.
E correndo la fama della verace fede, che si conservava a Ba-
An. 692. gusa, e che i fedeli di Of isto, perseguitati dall' empiet de' barbari
Slavini, ricorrevano e si salvavano in quella citt, la quale mostrava
in tutte le sue operazioni obedienza e fedelt nello spirituale al
Baron., pontefice romano; e considerando il santo pastore Gregorio Magno,
ieg
'che tal fede doveva esser rimunerata dalla sedia del vero vicario di
Oristo, vi trasferl il vescovo epidauriense, essendo gi quella citt
distrutta ed abbandonata, acci in questa nuova il vero culto con
maggior tenerezza sr custodisse. E trovo in questi tempi, che tutti
li pastori della Dalmazia aiutavano questa provincia, e partieolar-
mente Florenzio vescovo epidauriense, il quale col suo buon governo
attendeva di consolar afflitta provincia, la quale, se da una parte
col flagello della barbarica persecuzione era vessata. dall' altra
almeno fosse spiritualmente eonsolata.
Ma, avendo Natale arcivescovo salonitano, uomo di pessimi
costumi e di nessuna cognizione di lettere, di cui epidauriense
era suffraganeo, esiliatolo ', senza aver fabbricato processi e senza
osservar ordine giuridico, lo teneva fuori della sua diocesi, con
averli prima tolto in fisco tutte le robe. La qual cosa pervenuta
all' oreccliie del santo pontefice, spedi subito lettere all' arcivescovo
Natale e ad Antonio subdiacono, che facessero restituire 54orenzio
3
alia patria di Eagusa, e rivocarlo dall' esilio, ed intanto proceder
con legittimi termini usatr contro i vescovi, e, discussa la causa,
venir alia sentenza. Ne avendo Natale arcivescovo obedito alia
commissione pontificia, i Eagusei si lamentarono del di lui maligno
procedere, ed il santo pontefice aceommesse questa causa a
Sabiniano, vescovo zaratino, il quale, fatto il proeesso, dichiar
Florenzio innocente e lo restitui alia sua chiesa. II santo padre,
in seguito, lev la chiesa di Eagusa dalla soggezione del metro-
politano i Salona, e costitul in Eagusa la chiesa metropolitana,
sottoponendole le chiese della Dalmazia superiore, nelle tre provincie
di Zaculmia, Servulia e Tribunio, delle quali era prima metropoli
la chiesa diocleana. Ma, trovandosi questa sotto il dominio di prin-
cipe infedele, giudic il santo pastore esser pi decente far capo
di quelle chiese una chiesa, che in tutte quelle provincie sola era
in mano de' fedeli.
Ma, essendo noi trascorsi con questa narrativa, ci convien tornare
An.596.un anno indietro, nel quale essendo morto Selimiro, re degli Slavini,
sotto di cui, come dissimo, avevano respirato li fedeli, successe a
quel regno il di lui figlio Yladan, inimico de' cristiani e persecutor
crudelissimo di quelli, che non volevano idolatrare, essendoli anche
simile il figliolo Eatomiro. Molti cristiani di Bossina e d' Albania^
1
Oosi nel cod. Cerva. Esiliato nel cod. Milii.
2
Qui, e avanti, il nome e cangiato in Florentino, nel cod. Mil.
19
per non viver in continuo timore d' esser perseguitati, e vedendo
erescer la eitta di Eagusa, ed il viver civile ogni ora phi intro-
dursi, coneorsero ad abitarla. Fu allora ampliato il luogo, e fatte
le mura di megiere con pietre senza calce, per la costiera, acciocche >.
tutte le case fossero cinte con riparo, tanto dalla parte di mare,
quanto da terra.
Si batteva anche in quel tempo la moneta minuta di rame; da
una parte era impronto della citt, dall' altra una testa coronata
di lauro. Le tradizioni vogliono, che, essendo in quelli tempi la
Dalmazia della giurisdizione dell' Imperio Greco, convenisse, che il
capo di Oesare fosse improntato. Questa moneta corre fin al tempo
d' ggi. E perche i Eagusei riconoscevano imperator di Costanti-
nopoli come colui, di cui ragione era tutta la Dalmazia, contribuivano
una certa somma di denari ad alcuni ministri, che imperatore cost.
mandava m questi paesi.
Dopo assunzione al regno di Dalmazia, o Slavonia, di Yladan,
come dissimo, e poi di Eatomiro' suo figliolo, principi crudelissimi,
successero altri re, che con barbarie inaudita tiranneggiarono queste
provincie, e particolarmente quelli che si diehiaravano cristianL Oi
fu causa che i Eagusei si tenessero ben riservati nel proprio
governo, senza dar occasione di novit, onde per molto tempo non
trovo che scriver, se non voglio dire delle favole, come altri hanno
fatto. Posso per ben affermare, non ostante che vengono'nascoste
dagU abissi di quella antichit, le massime, tenute dal governo
con quelli tiranni, e azioni, tanto dentro che fuori seguite. Tutta via
si pu bene ammirare il politico contegno, del quale necessariamente
i Eagusei si sono serviti, per mantenersi in libert a vista di
potenze barbare, e particolarmente quando i Bulgari, sortiti
1
di la
An
-
600
-
dal fiume Yolga, depredarono queste provincie, e penetrarono sin
An
-
638
-
alii confini di Francia, dove furono rintiizzati da quel re Dagoberto.
Ma essendo i Eagusei arrivati agli anni 743, mantenendosi in
pace col mentovato metodo di governo, comineiarono a vedere la
forma del governo popolare esser sottoposta a molti disordini, (e)
conclusero di serrar la cittadinanza e divider la nobilt dalla plebe,
che quella sola dovesse esser ammessa alii governi della repubblica.
Le cagioni, che mossero i Eagusei a costituir la forma della
repubblica degli ottimati, che altrimenti si chiama governo aristo-
cratico, furono, perche considerarono quelli savj cittadini non potersi
sperare, che un governo collocato nella potest del popolo abbia
ad esser lungamente con rettitudine amministrato, insegnando cosl
la
si
ragione, e mostrando esperienza, nella moltitudine non trovarsi
nefprudenza, ne ordine, dal quale la repubblica si possa promettere
dover esser anteposti i savj agi'ignoranti ed i buoni ai cattivi, ne
potersi da un popolo, se non per caso, aspettare una buona deter-
minazione, o deliberazione prudente e ragionevole; propalarsi i se-
creti con facilit, anima dei governi ben regolati, ne potersi distin-
guere dalla moltitudine, composta dalla variet degl' ingegni, di
coptumi e di condizioni, quello che gli uomini savj, ne intenti ad
alcun meccanico negozio, possono appena discerner; e prescindendo
20
tutto q'uesto, non bastar alia gente, nel governo popolare, goder
i frutti onesti della liberta, ma aspirar i pi infimi a' gradi
principali, e, privi di capacit e d' esperienza, intervenir alle deli-
berazioni delle cose phi importanti e pi diffleili. Queste, e simili
ragioni, mossero coloro, che erano di maggiore autorit ed in
opinione di bont, a determinare, che siano ascritti nel numero
degli ottimati solaniente quelli, che o per antica discendenza
vantavano la nobilt d'Bpidauro, o per virtu erano stimati degni,
oppure, per qualche rilevante benefizio fatto alia repubblica, erano
benemeriti. Di questi fu constituita quella radunanza, o, come si
sole chiamar, il maggior consiglio, appresso il quale sta la somma
del governo, e dal quale dipende l'autorita e del senato e degli
altri magistrati.
Se
?
dopo quel primo convento de'nobili, furono aggregati degli
altri, e cosa certa, esser ci seguito per aver aiutato la repubblica
con qualche beneficio, sufficiente a dover essere rimunerato con un
dono cosi prezioso, o pure per la molta nobilt de' soggetti, che sono
stati stimati degni di maneggi publici.
Pochi anni dopo, Zaccari-a papa, che fu annoverato fra i santi,
An. 754. conferm ad Andrea, arcivescovo di Eagusa e della chiesa epidau-
Areii- riense, come avevano fatto i suoi predecessori, autorit sopra i
qmasi
ve s c ov
i fa Zaculmia, di Bossina, di Tribunio e delle citt di Cattaro,
o vero delle Eose dt Budua. d'Antivari, di Licinio, o vero Alessio,
di Scutari, di Drivasto e di PolatiV
Ordinate cosl le cose e della chiesa e del governo della repubblica,
fu necessario ordinar ancora la citt. B perche cresceva questa di
molti edifizj, di case situate in tali luoghi. che si trovavan esposte
ad ogni mala volont di cattiva gente ed in particolare di corsari
che infestavano Adriatico, perci fu fatto fabbricare alia parte della
costiera un castello, a cui fu imposto il nome di S. Giovanni, come
anche si chiama al presente, ovvero Oastel del Molo. Ma perche era
aperto l'adito alle case di Pusterna, e si poteva fare ogni maleficio
An. 781. a quelli che dentro abitavano, fu tirata una muraglia soda con i
torrioni, secondo che il sito ricercava, e ne era a proposito per le
. fortificazioni di quelli tempi, e con questa si circond anche tutto
il resto degli edificj che erano fuori della citt, sicche per la terza
volta questa fu ampliata.
An. 782. II seguente anno poi fu di mestiere far una galera, e fu la prima,
che i Eagusei avessero armata per guardia della marina e di quelli
che navigavano, perche Adriatico era pieno di corsari saraceni,
che impedivano il commercio, e furono fabbricati gli arsenali.
Ma intanto i Bosnesi avendo cominciato travagliar i Eagusei
3
,
questi, ammassato qualche numero di soldati, fecero molti danni con
fare buone prese sopra il paese vicino, ed avendo durato questa ini-
micizia per spazio di tre anni, si feee tregua fra la repubblica e
1
Alia citazione il Cerva aggiunge di proprio l' altra nota: S. 223 Zach.
Papa.
2
Drivasto e Polati reca il Cerva. II ms. Mil. ha Trivasto e Polani.
3
II Cerva in inargine qui pone l'anno 828.
21
Svetimir *, re di Bossina, padre di Svetopelek, o. sia Svetopilo, per
anni-'cmquanta, con patti, che il re fosse obbligato mandar alia re-
pubblica cinquant bovi e cinquecento animali minuti, duecento some An. 83i.
di biade, e i Eagusei do ver esser trattati in Bossina, come se fossero
n-ativi di quel paese; all' incontro la repubblica fosse tenuta mandar
al re braccia quattordeci di scarlatto per uso d' un mantello. Questo
fu il primo trattato fecero i Eagusei con i principi vicini, avendo
gi questi cominciato a deporre quella nativa barbarie, che sin a
questi tempi aveva regnato tra i re di Slavonia.
Poco dopo questo tempo ebbero i Eagusei unafortuna da esser An. 843.
invidiata da tutte le nazioni, avendo acquistato il pili bel tesoro, che
sia al mondo, per esser unieo. I Veneziani avevano negozj e trafflchi,
phi che nessun altra nazione, in Sorl ed Egitto, finche da Sabba
Moro non furono jnfestate quelle parti e quasi scacciati i cristiani.
Avvenne T anno 843, che una galera veneziana, tornando d
1
Egitto,
venisse per passo a Eagusa, e con quella trovandosi un prete di
nazione albanese, nominato Giovanni, costuf, portata una cassettina
piccola e ben serrata, la lasci in custodia ad un tal Sergio, parroco
o-piovano della chiesa di s. Vito, con ordine che (la) custodisse sin
alia sua tornata, che dveva esser fra poco, e che lui doveva esser
riconosciuto per alcuni segni che aveva su la man sinistra. L' Alba-
nese non torn mai pi, e la cassetta rest sotterrata in una parte
della chiesa di s. Yito, con esser trasmessa la cognizione d' essa, da
piovano in piovano, sino agli anni 1040 di nostra salute, come un
deposito, senza sapersi cosa fosse, dentro. Ma occorse, che anno
1040 in circa Vital arcivescovo, procurando che la repubblica
2
fa-
cesse fabbricar il palazzo per arcivescovo in quel luogo, dove si
trovava la chiesola di s. Vito, essendo molto a proposito quel sito
per ]' abitazione dei prelati, cosi fu eseguito, e la chiesola rest occu-
pata dalla fabbrica del palazzo arcivescovile, nella quale rimase
sotterrata la cassetta. Intanto il piovano, che allora era di s. Vito,
perche altri non sapeva il deposito della cassetta, era ito a visitar
i luoghi sacri di Gerusalemme, e tomato a capo di due anni, trov
fabbricato il palazzo e- conobbe che della cassetta non si sapeva
altro; onde confide- la cosa all' arcivescovo, il quale, imaginandosi
do ver trovare in detta cassetta gioie, o altre cose di valore, non voile .
ammetter in sua compagnia altri che il piovano suddetto, e cosi di
nascosto trovaronla nel medesimo luogo, dove era sotterrata, ed
aperta a forza, trovarono dentro il Hannicello, nel quale fu involto
dalla B. Vergine Cristo, Nostro Signore, bambino, con tutte le ;
autentiche necessarie. Oi visto dall' arcivescovo e dal prete, resta-
rono di consentimento tener la cosa celata. L'arcivescovo Vitale,
sinche visse, lo tenne in gran venerazione, ma essendo venuto in
punto di morte, fatta venire una sua sorella, abbatessa del mona-
stero s. Simeone e Giuda, .glielo don. La quale poi lo lasci al
monastero, ed allora la cosa fu pubblicata, con gran giubilo di tutta
1
II Cerva scrive: Svetmir.
2
JS'el. ms. Mil.: procurando che instasse che la republica . . .
22
la citt. In d'etto monstero stette qualche tempo, iinche, per alcun
disordine, fu tolto dalla repubblica e riposto nel tesoro pubblico,
dove le altre reliquie si conservavano, ed e in esser anche al giofno
d'oggi, eon tutte le disgrazie e dei terremoti e degl' incendj, suc-
cessi a Eagusa, senza che aleuno, per molta diligenza che s'e fatta,
avesse potuto riconoseer la materia, della quale e tessuto.
Ma tornando all' istoria, dove la lasciammo \ i Saraceni di Carta-
An
-
866
-gine, confidati nei prosperi avvenimenti e successi felicemente passati
sabei., a Sabba Moro, che prima venti anni era con una armata poderosa
cai
-
27
- entrato nell'Arcipelago e nell'Adriatico, dove diede una rotta
all' armata dell' imperator di Oonstantinopoli, essendo di questa
capitano Teodoro, e dove
2
le galere veneziane, avendo alquanto soste-
nuto la furia dei Mori, parte furon sommerse e parte prese con la
morte quasi universale degli uomini, a riserva d' alcuni pochi fatti
prfgioni: allettati ancora dall'imbecillit delle forze dell'Imperio
Orientale, raccolsero un armata di trentasei navi e, guidati dallo stesso
loro capitano Sabba e dal soldano Oalafone, si condussero nell' Adria-
tico, ed assaliti phi luoghi soggetti all'imperio, presero a forza
Buda, Eosa e fin a Oattaro. *
Eiuscitoli prosperamente il principio del disegno, che fatto
avevano d'occupar la Dalmazia, assediarono la citt di Eagusa
3
, la
quale, essendo la pi forte in quel tratto di paese, ed essendosi
dentro d'essa rifugiati tutti i cristiani di quei contorni, giudicaronb,
che, ottenuta questa, con ogni facilit
4
avrian potuto impadronirsi
di tutta la Dalmazia inferiore, essendo cosa certa, in simili imprese
dover esser il principio da quelli luoghi, dal successo de' quali
i pi inferiori potrebbero ricever esempio o di timore o di spe-
ranza. Si tenne pero lungamente' assedio a Eagusa, ed i eittadini,
difendendosi valorosamente, facevano gagliarda resistenza e con
grand'animo ribnttavano coraggiosamente l'inimico, facendoli costar
pieno di sangue ogni palmo di terreno che avesse voluto occupare.
E con difesa cosi coraggiosa acquistarono i Eagusei tempo da poter
implorar soccorso dali'imperator Michiele per mezzo de'proprj
ambasciatori, ai quali imposero, che mettessero in considerazione a
Gesare non essere spediente, che una citt, in mezzo al paganesimo
sola cultrice del vero Iddio, cada nella potest de'barbari, e sia
soggetta alia rapace brama dei nemici del nome cristiano ed alle
scelerate volont di gente, che non conosce non solo Iddio, ma ne
zonara, anche sa cosa sia umanit al mondo. Non trovarono gli ambasciatori
cfir.", y^
vo
Michiele imperatore
5
, ma a Basilio Macedone, il quale poco
G-. B,' innanzi aveva ucciso imperator Michiele ed occupato imperio,
1
lassassimo nel ms.
2
In ambo i codici, in luogo di e dove sta scritto soltanto e, che ancor di pi
turba P ordine di questo lungo e arruffato periodo.
3
II Cerva qui cita: Const. Porf.
*_Cosi il Cerva. Nel ms. Mil. si legge dificolt, che e evidente errore di
copiatura.
5
Da imperatore sino ed occupato V imperio vi e nel ms. una lacuna, per
avere il copista ommessa una riga, che qui viene restituita coi ms. posteriori.
Nel cod. Cerva e ivi segnato Pan. 867.
23
esposero ambasciata. Aceolti dali' imperatore con quella generosa
umanit, la quale i principi, che nuovamente aseendono aile dignit,
sogliono a chiunque li ricerca di fare, fece promessa di mandare
un' armata, la quale libererebbe dall' assedio la citt di Eagusa, B
subito diede commissione, che armata si mettesse con . celeri ta
all'ordine, per direttor della quale mise Niceforo Foca, altrimenti
detto Niceta Patrizio, cognominato Orifa, armiraglio del mare, soggetto
eminente, dotato di tutte le qualit neeessarie per un gran capitano.
II Foca, come era ardito e pronto, cosi con ogni celerit, non
perdonando a fatiche e diligenze, che" sono ne'bisogni pericolosi
unico rimedio, fece tanto, che con celerit ed opportuni apparecchi
s'incammin verso Eagusa ed in pochissime giornate giunse
nell' Ariatico. I Saraceni tuttavia seguivano con un ostinato attacco.
Intesa, per mezzo delle spie, armata imperiale essere vicina, (d)
restati senza speranza d' ottener Tintento, sciolsero assedi, esti-
mando esser maggior vantaggio schivare i primi ineontri. Lasciata
dimque impresa di Eagusa, scorsero le rive della Dalmazia e,
commesse infinite crudelt, passaron in Italia, ne, fermatisi in un
luogo sol, la danneggiarono. in modo tale, che quasi sarebbesi con-
sumata tutta, se imperatore non fosse stato con presentaneo ajuto
a soccorrerla, perciocche ordino a Foca, giudicando non esser
V armata sola sufficiente, s'unisse con quelli aiuti, che il pontefice,
il re di Francia ed iYeneziani li avessero prestati, per estirpare
cosi crudele ed empia gente.
Non mancarono anche i Eagusei di mandar un distaecamento
del presidio, che non tanto valore s' era segnalato nella difesa del
lungo assedio di Eagusa; anzi, a requisizione dell'imperatore, tra-
ghettaron in Puglia con le proprie navi i Oroati, i Servj, quelli di
Zaculmia, di Tribunia, di Canali e di Eama, con alcuni altri delle
citt di Dalmazia.
Questa unione di forze Cristiane cominci aver feliee progresso, An. 87i.
perche di primo incontro ricuperaron la citta di Bari, espugnandola
a forza d' armi, e poi andarono riacquistando il resto. Ed i Francesi,
dopo la rotta data ai Saraceni, presero vivo Sultan Solcano, principe
loro, che con alcuni altri prigioni fu condotto a Capua, dove dimor
due anni. Ma li Eagusei ed altri della provincia di Dalmazia, che
venuti erano in soccorso contro li barbari, con il' capitano loro Pro-
copio, uomo insigne, mostrato il proprio valor contro li Saraceni,
furono in un fatto d' armi a tradimento quasi tutti ueeisi, a causa
che Procopio ebbe qualche disgusto con Leone, capitano de' Macedoni
e de' Traci. '
Questo e quanto e seguito in materia dei Eagusei nelF anno 866,
come si pu certificar e dal Oedreno e dal Zonara, e da pi altri
autori antichi; sebben Gio. Bat. Ignazio, nella vita di Basilio,. diea*
che Eagusa fosse stata espugnata da'Saraceni. Pero, avendo autori
di maggior riputazione, passo a quello che Tarcagnota prosuntuosa-
mente riferisce, che il doge Orso fosse quello, che abbia liberato
dall'assedio de' Saraceni Eagusa, {cio) che ne manco lo stesso Sabel-
lieo, ne il Biondo, benche interessati nella riputazione dei Yeneziani,
24
dicono. E ben vero, che i Yeneziani appresso Grado diedero una
sanguinosa rotta ai Saraceni ed aiutarono le cose cristiane in Italia,
ed il fatto di Grado fu d' ultima conseguenza per i Yeneziani, avendo
combattuto per la propria libert; ma. per essersi portati cosl valo-
sab., rosamente, imperator greco creo il doge protospatario, ed i Yene-
ziani, in ricognizione della grazia, li mandarono dodici eampane
grosse, le quali furono le prime ad esser adoperate nelle parti di
An. 872. Levante.
An. 875. Intanto, essendo successo al regno di Dalmazia Svetopeiek o, come
gl' Italiani ehiamano, Svetopilo, non solo le cose de' Eagusei muta-
rono faccia, ma di tutti i cristiani esistenti nelle provincie slave,
perciocche questo principe, avendo lasciata idolatria, si fece bat-
tezzare, nel che fu imitato da tutti i sudditi. Questa conversione
apport tanta allegrezza agli animi de' cristiani di Dalmazia, e li diede
la comodita di congregarsi nell' anticlie loro patrie. I Eagusei si
assicurarono, non dover essere pi travagiiati da vicini infedeli.
Questo re, riscaldatosi nella vere fede, voile anco ordinare quelle
cose, che appartenevano al buon governo del suo regno. Determino
di rassettare i termini ed i confini ed introdur corrispondenza con
i principi cristiani, per quel che importava al temporale
1
governo,
e di munir i suoi paesi di vescovi e di pastori, per quello che fa-
ceva di mestiere per la propagazione della fede. Mand pertanto
doppj ambasciatori, ed a Leone imperator dei Greci, ed al pontefice
romano Stefano YP, che appunto era succeduto ad Adriano III, con
avviso della sua conversione, per dare obbedienza con tutti i suoi
sudditi alia chiesa di Oristo, pregando il sommo pontefice mandargli
persone savie e di vita esemplare per istruire il novello gregge nella
vera strada di salute. II papa, udito con allegrezza acquisto cosi
segnalato alia chiesa di Dio, spedl subito il cardinal Onorio con ti-
tolo di legato a latere e con quell' autorit, ch' e solita esser data
ai legati in simili contingenze dalla sede apostolica. Yolle anco il
pontefice, che il cardinal legato fosse aceompagnato da due altri
cardinal! con alcuni prelati e vescovi, i quali, arrivati, trovarono il
re in Dalma, che ai tempi nostri Olivno si chiama, (e) furono accolti
con grande onore.
Arrivarono intant anche gli ambasciatori, che imperator d' Oriente,
in corrispondenza degli ihviatili, mandava. Allora si fece un con-
cilio o, come altri vogliono, un sinodo, per dodici giorni. Nei primi
otto si tratt sopra la divina legge, sopra la sacra scrittura e sopra
lo stato della chiesa; i rimanenti quattro sopra la potest regia,
de' duchi, de' conti, de' centurioni ed ultimamente dello stato regale.
Finito il concilio, voile il re essere coronato per mano del cardi-
nale Onorio, e questo si fece con gran pompa
;
in quella maniera
che vengono coronati i re romani. Dichiar il re d'aver posto con-
fini alle diverse provincie del suo regno, secondo il corso delle acque :
{quelle) che scorron da'monti verso mezzogiorno chiam Marina, e
1
Cosi il Cerva. Nel ms. Mil. e temporaneo.
2
Cerva qui segna 1'an. 886.
25
quelle che seorrono verso tramoritana ed entrano nel Danubio, chiam
Surhia. Di poi la Marina sparti in due provincie. Dal luogo Dalma,
dove il re allora si trovava, verso ponente chiam Croazia Bianca,
la quale ancora chiam Dalmazia lnferiore, ed in essa istitui, con
la connivenza del legato, che la chiesa di Saloaa fosse metropoli delle
chiese di palatro, Tra, Scardona, Zara, Nona, Arbi, Ossero, Veglia, .
Epidauro ovvero Eagusa. E dal luogo di Dalma sino alia citta di '
Durazzo chiam Croazia Bossa, la quale chiam ancora Dalmazia Jo. via
Superior e, alia quale restitui la chiesa di Dioclea per metropoli, , ,
secondo le antiche costituzioni; i di eui suffraganei dovessero essere^' ffy
Antivari, Budua, Oattaro, Dolcigno, Scutari, Drivasto, Poleto, Sorbio, Baron.'
Bosonio, Trebigne, Zaculmia Le quali disposizioni, appartenenti alle
chiese, furono confermate dalla S. Sede. La Surbia poi, provincia
verso tramontana, sparti in due: una, dal flume Drino verso occi-
dente, chiam Bossina, e altra, da detto flume verso levante, chiam
Bascia.
Ho fatto questa digressione fuori dell' istoria di Eagusa per due
motivi: il primo, acci si sappia in che modo di nuovo fosse tras-
ferito il titolo metropolitano da Eagusa a Dioclea; altro, acci sia
palese la spartizione e la situazione delle circonvicine provincie,
dovendo in questa istoria spesso parlarne.
Dopo qualche tempo Polimiro Belo
2
, d'un' altra linea dei re
de' Slavini, e per linea materna romano,. nipote di Eadoslavo, re
parimente de' Slavini, il quale, scacciato
3
a Eoma, dove, dopo morta
la prima, prese la seconda moglie di nazione romana, con la quale
ebbe un figliuolo per nome Petrislavo, padre di Polimiro Belo:
eostui, ammazzato gi Gotislavo, in una battaglia, senza discendenza,
per ricuperar avito regno, chiamatovi anche da' Slavini, per le
dissensioni tra loro nate, si pose in cammino, conducendo seco tutti
li Slavini, discendenti di quelli che col suo avo Eadoslavo s' eran
ritirati a Eoma. Pervenne in Puglia, dove imbarcatosi, con prospera
navigazione arriv nel porto di Gravosa, ora comunemente detto di
Santa Oroce
4
, lontano da Eagusa un miglio in circa e capace
di grossissima armata. Quivi fu incontrato, e ricevuto con ogni
sommissione, da Giovanni vescovo di Tribunio, e da alcuni primati
del suo regno, che vennero incontrar il proprio principe. I Eagusei
gli fecero accoglienza, col. che acquistarono e benevolenza e
confidenza appresso la sua persona. Entrato Polimiro, colla comitiva
condotta da Eoma, e con quelli che vennero incontrarlo, nel proprio
regno, fu ricevuto da tutti con applauso. Quivi, rassettate le cose,
voile guiderdonare tutti quelli, che seco aveva condotto da Eoma, Tuber,
secondo la condizione di ciascuno; ed vendo inteso, che quelli, i
quali non avevan grosse faccolt, desiderassero essere collocati alia
1
II numero 83 8 presso il Baronio viene aggiunto dal Cerva, il quale, in
un' altra nota, vicina a questa, avverte, che, se la chiesa di Eagusa e qui
detta suffraganea, nondimeno appariva raetropolitana sotto Zaccaria, all' an. 754.
2
Belo in ambo i odici, e non Bello, come si scrisse pi tardi.
3
Tra scacciato e a Roma Cerva intromette questo inciso: . . . dal proprio
figliolo Gotislavo, e, spogliato del regno, s' era rifugiato...
4
An. 920, presso il Cerva.
26
marina, come luogo pi comodo al traffico, da lui li fu cio con-
cesso; tanto piti ehe aveva deliberato di fabbricare una citta.in quel
luogo, dove la prima volta in Dalmazia era approdato. Inteso ci
dai Eagusei, s'insinuarono appresso il re, che in eambio di far un
altra citt appresso la loro, si compiacesse ingrandir Eagusa ed ivi
collocar i suoi, mettendogli in considerazione ed il sito .di Eagusa
phi forte, pi facile la fabbrica, e con minore spesa potersi fare.
Piacque a Polimiro il progetto, e, rilasciati gli ordini per amplia-
mento di Eagusa, fu occupato tutto il sito della penisola verso
ponente, che ora si domanda Ganstie. Cosl pure il re fece gran
limosine nella chiesa di santo Stefano protomartire, nella quale
pose le relique di- s. Nereo, Achilleo, Pancrazio, Petronilla e Domi-
tilla, portate da Eoma, dando la cura di detto tempio ad alcuni
nobili, suoi clienti, della casa di Oroce, la quale ai tempi dei nostri
bisavoli e mancata.
I Eagusei, in corrispondenza di tanti beneficj fatti loro, ascrissero
tra la propria nobilt tutti quelli, che con Polimiro da Eoma eran
venuti e volevano restar a Eagusa.
II re intanto, aggiustate le cose del regno, cominci viver in
pace, avendoli prestato obbedienza ogni prineipato e giupania. Sola-
mente Tihomil, giupano di Eascia, non voile riconoseerlo; ma Poli-
miro avendolo battuto in una battaglia campale, Tihomil, fuggendo,
nel passare un flume fu ucciso. Estinta questa guerra, si suscit
un' altra con gli Ungari, ma questi, pure battuti, fecero pace con
prometter di non passar il flume Savo a danno de' Slavini,
Poco visse, dopo di questo, Polimiro, essendo mancato di morte
subitanea in Tribunio. E restata la di lui consorte gravida, a capo
del settimo giorno partori un figlio maschio, a cui fu posto nome
Tiescimir. Allora i discendenti di Tihomil in Eascia cominciarono
a fare delle, novit, ed all' esempio loro tutti gli altri comandanti
delle provincie ribellanosi dal proprio re, ciascuno bano si fece
An. 925. capo assoluto del distretto, dove eomandava. Solamente Tribunio
rest fedele, e questo a forza delle rappresentazioni ed officj dei
Eagusei, tra i quali il piccolo re aveva molti partigiani. Queste
discordie e sollevazioni di Bossina aumentarono assai di abitatori
la citt Eagusa, mentre quasi tutti quelli, che col re Belo da Eoma
eran venuti e restati in Bossina, e molti altri partigiani regj,
cacciati da quel paese, si ricoverarono in questa citt; ed allora fu
fabbricato il Borg.
Ma se da una parte con queste discordie si moltiplicarono gli
abitanti, dall'altra furono malvisti i Eagusei, come partigiani del
loro re, dai Bossinesi; e perci questi scendevano per depredare ed
inferir danni a quelli, come si costuma in paese nemico. I Eagusei,
per rifarsi, fatto un corpo di soldatesca, lo spinsero a danno dei
Bossinesi, per farli sentir in casa propria effetto de' loro depre-
damenti e delle novit introdotte da essi; per con poco fortunato
esito, mentre furono battuti dalli Bossinesi. Ma in piti incontri poi
si rifecero', e queste inimicizie durarono, sinche, cresciuto Tiesci-
1
si feceru nel ms.
27
mir, con aiuto del bano di Oroazia, suo suocero, rimise i sollevati
al dovere, ed ai Eagusei corrispose con tutto affetto. Ma intanto
i Eagusei, cresciuti i numero e di facolt, non avendo alcun terri-
torio stabile, comineiarono ad aguzzar ingegno, e con industria An. 932.
fecero tanto, che ottennero dai re di Slavonia le tre isole di Giuppana,
Jsola di Mezzo e Calamotta, anticamente dette Elaphites
x
.
E poco dopo, Stefano, re di quella part della Bossina, che si
chiama Oroazia Bianca, venuta in parte a Orescimir, suo padre,
quando con Prelemiro, suo fratello, fece la divisione del regno
paterno, a causa d'una grave malattia fece voto di ristaurare
2
la
ehiesa di s. Stefano a Eagusa, poiche questa, essendo stata fabbri-
cata negli esordj della citt, come dice il Porfirogenito, si trovava
per la vecchiezza in mal arnese. E accommesso del re Stefano
suddetto stette a Eagusa intorno alia detta fabbrica due anni,
avendo spesa buona somma di danari. Fece abitazione del prete
accanto di detta ehiesa, nella quale pose per piovano un pio parente,
detto per nome Stoico.
Non solo fece il re riedificar detta ehiesa, ma ancor lui e la
regina sua consorte a nome Margarita, di nazione romana, mandarono
gran quantit d' argento, per ornar tutte le relique de' santi, che in
buona quantit si trovano in detta ehiesa. E la regina, che era una A
n
. 940.
pia principessa, voile, che s' andasse personalmente alia visita di
detta ehiesa; al che i l re condescese. Ma prima che s'inviasse, fece
sapere la sua risoluzione ai Eagusei, accio li fosse .apparecchiata
abitazione per lui. per la regina e per tutta la corte. I Eagusei
risposero, esserli di gran consolazione la sua venuta, e che avrebbero
apparecchiato tutto quello, che faceva di bisogno, per alloggiar sua
maest e la regina, con i principali baroni della lor corte; ma, per
esser la citt piecola, che gli altri si contentassero restar, per
schivar ogni occasione possibile di confusione; e cosi fu convenuto.
Onde il re con alcuni baroni, e la regina con le sue damigelle,
entrarono nella citt; il resto della corte si fermarono a Breno ed
a Oanali. Le loro maest yisitarono la ehiesa di s. Stefano, e lascia-
rono elemosine grandi, con far le divozioni in essa. Alia repubblica,
poiche con distinzione non ordinaria l'aveva trattato, don in segno
d' amorevolezza le contrade di Breno, Yergato, Ombla, Gravosa, la
valle di Malfi, ed una parte di quella di Gionchetto, obbligandola
a far fabbricare, in tutte le ville, ehiese di s. Stefano d' una stessa
grandezza.
, E partito da Eagusa, poco tempo dopo, in Bossina, pass da
questa alia miglior vita. Li furono celebrate esequie a Eagusa,
come a un principe benemerito della repubblica. Ma la regina Mar-
garita, restata vedova e senza diseendenza, fece risoluzione di riti-
rarsi a Eagusa, come tra poco esegul, e fu_ accompagnata in questo
viaggio da molti baroni e principali di Bossina, dei quali alcuni
anche restarono a Eagusa, per servhia. Ella don alia repubblica
1
Cerva qui cita : Luceari 7, Orb. 241.
2
Cerva aggiunge : e dot ar e. . .
'28
da duecento lire di glama, che e una specie d'argento, mesehiato
con buona quantit d'or. La morte del re, suo marito, la aveva
mortificata e compunta tanto, che risolse di farsi monaca. Laonde,
eletta la chiesa di s. Stefano, fece fabbricar accanto d'essa una
stanza positiva

, e men una vita religiosa. Fece anche fabbricar,
poco lontano, una chiesola con titolo di s. Margarita, la quale con
progresso di tempo fu trasportata poco lungi dal primo luogo,
mentre nel primiero sito la repubbliea fece fabbricare una fortezza,
Luccari che ai tempi anche d' oggi si chiama S. Margarita. Questa regina
port a Eagusa i due pezzi del legno della "s.
ma
Oroce, dei quali
il maggiore presentemente si trova tra le reliquie, nel deposito del
pubblico tesoro. -E dopo esser dimorata alquanto tempo con esempio
mmibile dell'austerit e santit di vita, rese lo spirito al Signore,
e fu seppellita nel cimiterio della detta chiesa di s. Stefano.
Morta la regina, i Bossinesi, pretendendo aver ragione sopra le
facolt, da lei lasciate per ultima volont a Eagusa, mossero guerra,
e con buone truppe vennero a danni dello stato (di RagusaJ. Siccome
l'irruzione fu improvisa, li sorti di brugiar e depredar quasi
tutto il territorio. Oi visto dalla repubbliea, proouro di placaiii
alle buone; ma essendo frustraneo ogni ufficio che si fece, i Ea-
gusei furono necessitati voltarsi agli stratagemmi, e
;
fatta caricar
buona quantita di vini sopra molti carriaggi, a nome d' un mercante
li fecero passar vicini ai detti Bossinesi, i quali, avidi per natura
del vino, del quale sono privi in Bossina, lo depredarono, e senza
riserva bevendolo, quella sera restarono vinti dalla soprabbondanza
del vino. Yisto dai Eagusei riuscir il gioco, con buona quantita di
soldatesca attaccarono il campo bossinese. Questi cominciarono a far
resistenza e mettersi in difesa, ma tanto fu improvviso attaeco,
che, mentre si mettevano in ordine, la maggior parte fu ammazzata
con buon numero dei principali ed il resto fatti prigioni. Da si
felice successo furono ridotti i Bossinesi a far la pace, con patto di
non infestar lo stato di Eagusa, ne pretender altro dell' eredit della
regina Margarita, e che la repubbliea lasciasse in libert i prigioni.
An. 971. Gi la' repubbliea di Yenezia era cresciuta in forze e s' era innal-
zata ;dal niente delle sue lagune, a qualehe potenza. Ma, siccome
glLanimi de'mortali sempre aspirano a cose maggiori, i Yeneziani
non si ricordavano piii degli esordj della propria citta, ne delle i-
pendenze, che altre volte ebbero dagl' imperatori greci. In questi
tempi poi cominciarono a non dipender da alcuno, ne riconoscer
altri per padroni. E meditando anche di liberarsi dal tributo, che
pagavano ai Narentani, determinarono di procacciar un poco di paese
nelle vicinanze di'questi, per far la guerra con piu vahtaggio ed
avere una ritirata sicura in ogni evento. Gettaron dunque gli occhi
sopra- la citt di Eagusa, come quella che in quel tratto di paese
era la piii forte e la piu. comoda. Ma vedendo, che con un assedio
avrebbero dato gelosia ai finitimi popoli, determinarono di procurar
con una improvisa sorpresa effettuar quanto avevano - concertato,-
1
Cosi in tutti e due i codici, e significa : modesta.
29
Mandarono dimque un'armata, con fama d'.esser inviata verso il
Levante. Questa, arrivata nelle vicinanze di Eagusa, parte si ferm
sotto lo scoglio di Lacroma e parte a Gravosa. La repubblica la
rieevette e tratt da vera arnica, presentando i capi di ess. N.on
cadeva nel pensier dei Eagusei, che i Yeneziani, senza alcun titolo
di giusta ragione, fossero venuti per inquietare la loro liberta, onde
li permettevano praticar per la citta; e sebben s' usava qualche cir-
cospezione, era nondimeno minore assai, di quel che si deve ado-
perar in simili contingenze.
Intanto i Yeneziani, spiando lo stato della citta, terminaron la
forma della sorpresa, e questa dover farsi di notte. Ma, essendo i
Eagusei stati avvertiti del pensiero de'Yeneziani, il giorno antece-
dente alia notte del tentative, da un prete a nome Stoico, piovano
della chiesa di s. Stefano, cti nazione albanese, d' incorrotti costumi
e di vita esemplare, che antiche croniche dicono averlo saputo per
rivelazione divina: subito dalla repubblica fu creduta la cosa, e con
celerit infinita si pose in ordine, e, risoluta di superar le insidie
veneziane, si apprest coraggiosamente alia difesa.
Passate le prime ore della notte, si scopri armata veneziana
appressarsi alle mura della citta, dove arrivata, fatto lo sbarco ed
attaccate le scale, si scopri anco un buon numero di soldatesca esser
venuta per terra da Gravosa, per dar anche da quella parte un
assalto alia citta. Ma in questo tempo (da) quei di dentro dato il segno
di combatter, i Yeneziani furono ributtati dalle mura con grand' ucci-
sione, ed anche danno delle galere, che furon danneggiate con sassi,
travi ed altre macchine, gettateli sopra all' improviso; dal che fu-
rono obbligati ritirarsi dall' assalto. E intanto quelli, che dissimo esser
venuti per terra, furono quasi tutti tagliati a pezzi da una sortita,
fatta dai Eagusei. All' aurora poi fu vista la detta armata, alcune
miglia fuori dello scoglio di Lacroma, veleggiare verso levante,
vedendo ardita impresa di Eagusa non esserle riuscita. Partita
armata veneta, e liberatisi i Eagusei dal pericolo, nel quale la pre-
cedente notte si trovarono, subito radunato il gran consiglio, per
consentimento universale fu terminato, che si celebrasse solennemente
la festa di s. Biagio, vescovo e martire, come protettore, liberatore
e difensore della citta di Eagusa, per intercessione del quale s' ebbe
una cosl celebre e importante vittoria. S' ordin, che in tutti gl' im-
pronti
v
e in tutte le insegne, si portasse la sua effigie, come di con-
falone della repubblica. A memoria eterna dei posteri si fabbric
anche il tempio, dedicato al nome suo, in quel sito, dove al presente
trovasi il monastero di santa Ohiara. Le dimostrazioni, fatte dai Ea-
gusei ad onore di san Biagio, furono causa d'aver scritto le cro-
niche antiche il mal animo dei Yeneziani essersi saputo per rivela-
zione di detto santo. Oomunque si sia la cosa, questo fatto diede
occasione, che la repubblica cominciasse a pensar con maggior vigi-
lanza ai casi suoi. Fabbric percio una torre, vicino alia detta chiesa An. 972.
di san Biagio, nella quale dovesse abitar il capo della repubblica,
che, per elezione dei nobili, si creava per un anno. Fu fabbricata
30
ancor, eontigua alia torre, un' abitazione comoda, per uso dei con-
sigli e magistrati pubblici.
Appena s' era estinta la fiamma dell' invasione veneta, che fra
976. poco tempo s'accese quella di Samuele, re de' Bulgari, il quale,
avendo ammazzato il proprio fratello con tutti i figlioli, a riserva
d' un solo a nome Vladislavo, conservato per certi suoi disegni,
s' usurp solo il dominio della Bulgaria. Erano gli imperatori Basilio
e Oostantino allora occupati nelle guerre civili, donde Samuele prese
occasione di andar correndo per tutte le provincie, soggette all' Im-
perio. Ne solamente le depred, ma anche ridusse alcune sotto la
sua podesta, ed arrivando nella Dalmazia superiore, tenne lungo
tempo assediato Dolzigno. Ma non avendolo potuto prendere senza
armata marittima da poterlo serrar per mare, per la qual strada
continuamente sfilavano soccorsi di gente fresea e vettovaglie dalle
cireonvicine marittime citt, parti pieno d' ira e di confusione, po-
nendosi a dar il guasto alia Dalmazia. Incendi la citt di Oattaro,
ed arrivato nel territorio di Eagusa, abbrugi il borgo e depred
tutte le sue contrade con rovina e danno infinite, in modo non
rest per lo stato abitator alcuno. E con questo furore scorse e ro-
vin tutta la Dalmazia sin a Zara. Ma intanto Basilio imperatore,
acquietate le cose domestiche, per vendicarsi di Samuele, con grosso
esercito entr in Bulgaria ed assedi la citta di Sardica, ossia Tia-
diza. Samuele, sentita entrata dell' imperatore ne' suoi stati, abban-
don la Dalmazia per soccorrer la Bulgaria.
La repubbliea di Eagusa rest libera d' ogni sospetto, ma rest
anco priva dei sudditi, parte ammazzati e parte condotti in schia-
vitii. Ma siccome la venuta di questo folgore fu d'indieibil rovina
temporale, cosl all' incontro apport occasione di ricuperar uno splen-
dore spirituale, dalla repubbliea molto bramato. Percioccbe gia per
la conversione di Svetopilo alia cristiana fede fu spogliata la citt,
nel concilio di Dalma, della dignit arcivescovile, restituita dal legato
apostolico, eon la eonfermazione de' pontefici, e con la divisione
approvata dali'imperator greco, alia chiesa docleana, secondo le an-
tiche costituzioni, per gratificar il re, novello cristiano, la cui con-
versione alia- fede cattolica_ fu di segnalato beneficio per i fedeli..
Ora, (avendo) il re Samuele distrutta da' fondamenti la citt di Doclea
e menato in cattivit gran parte di quel popolo, avvenne che Giovanni,
arcivescovo di quella chiesa, nascostamente fuggito, si salvasse a
Eagusa, dove arrivato la repubbliea lo 'persuase a fermarsi, e mand
dal pontefice, per impetrare, che, mentre la chiesa docleana :era di-
strutta, ne v'era speranza di ristaurarla, si contentasse sua Beatitu-
980. dine, che allora era Benedetto YII, confermar di nuovo arcivescovo
epidauritano a Eagusa, e conferire quella dignit nella stessa persona
di Giovanni, arcivescovo docleense. Approv il pontefice la richiesta,
e content la repubbliea, che ricuperasse di nuovo quella dignit, la
quale si conserva fino a'nostri tempi.
Intanto segui la morte di Samuele, ed essendo successo al regno
Eadomir, suo figliolo, che con altri nomi vien chiamato Eomano e
Gabriele, fu, per opera dell' imperator Basilio, da Vladislavo suo cu-
31
gino fatto morire. E dal medesimo fu anco fatto amraazzare, non
servata la fede data, Vlaimiro il Beato, re della Dalmazia, che aveva
per mogiie Oosara, figliuola di Samuele. Ne molto dopo di lui mori
di morte repentina, mentre teneva assedio a Durazzo.
Seguita la sua morte, Dragomir, fratello di Vladimir il Beato,
raecolto un buon esercito, ricuper il regno di Dalmazia e s'impa-
droni degli stati dei suoi maggiori; e, mentre doveva passare il
Oanal di Oattaro, fu dai Oattarini' convitato ad un pasto sopra lo
scoglio di San Gabriele, dove a tradimento fu fatto morire. La causa,
che mosse i Oattarini a commetter una cosi empia ed esacranda
seeleraggine, si dice essere stata la considerazione, che Samuele,
Badomiro, Vlaislavo e Vlaimiro, re e padroni della Dalmazia, eran
morti senza disendenza, e con togliersi avanti il re Dragomir,
che pure era solo, restavano liberi dalla soggezione de're naturali.
Ma non sorti efletto uguale alle loro false speranze, perciocche la
mogiie del re Dragomir, trovandosi gravida nel contado di Drinar
in Brusno
1
, diede alia luce un figlio maschio, a cui fu posto nome
Dobroslavo, e tenendolo in Bosna, le sopraggiunsero cagioni tali, che
giustamente cominci a temere delle insidie di coloro, i quali aspi-
ravano, o liberarsi dai re naturali della Dalmazia, oppure occupar
tirannicamente quelle provincie. Laonde, per assicurare la vita al gio-
vine principe, cominci pensar, dove potrebbesi'ritirare, sinche il
iigliolo venisse all'et da poter fermar nell'obbedienza il regno, e
parendoli la citt di Eagusa la piti. sicura e la piii fedele del resto
di Dalmazia, si ritir in quella, e fu ricevuta dalla repubblica con
quella solita prontezza, che sempre ha uato verso coloro, che s' erano
eommessi alia sua fede.
Fu il piccolo principe educato ed instrutto di tutte quelle disci-
pline, che a figlioli regj si convengono. Ed arrivato all' eta, per
opera dei Eagusei prese per mogiie la nipote di Samuele, gi re dei
Bulgari, giovinetta d' aspetto bellissimo; e col consigiio degli stessi
ricuper anche il suo paterno ed ereditario regno, dove sempre si
mostro grato alia repubblica. Ma, questo essendo suceesso qualche
tempo dopo, ci convien seguitare istoria dove abbiamo lasciata.
I Veneziani, stimanosi a ragguagiio dei Eagusei prepotenti, neAn. 9so.
potendo tollerare, che questa piccola repubblica avesse potuto ribatter
attentato della loro armata con tanto danno d' essa, ed ascrivendo,
come fanno tutti i piti. potenti, a delitto la difesa fatta da un debole,
terminarono di rifarsi per altra via, e, sotto fucato colore e vane
pretension!, tolsero ai Eagusei una nave piena di robe, il prezzo
delle quali ascendeva a ducati venticinquemila. La pretensione dei
Veneziani era, aver essi fatto bando, tutte le mercanzie nell'Adria-
tico doversi portare a Venezia, e nn potersi trasportare in altri
ruoghi, sotto pena di controbando. I Eagusei, per mezzo di Giovanni
di Mainiro
2
e di Filippo di Sorento ambasciatori, mandarono a do-

Cerva: .
2
Oosi scrrve il Cerva. Nel. cod. Mil. il nome e stato ritoccato da altra mano,
e suona: Macieri. In antico, esistevano a Eagusa e i Maineri e i Mazieri.
32
mandare la restituzione d' esse mercanzie, mettendoli le considerazioni
a cio appartenenti, ma non poterono ottenere deliberazione alcuna.
Laone la repubblica, per non lasciar raicar im principio cosl dan-
noso, dai cm atti, come da fondate radici, potesse prendersi una
consuetudine, che poi fosse condotta a qualche tiranniea prescrizione,
fece risoluzione di portar le mercanzie ed aprir traffichi in Puglia
e Sicilia. Perci. (i Ragusei) fecero patti reciproni con le citt di
quelle provineie.
I Veneziani dall'altra parte, vedendo da unapiccola repubblica
esserli disputata una giurisdizione nell' Adriatico, che loro comincia-
vano ad acquistare, facevano conto di far costar cara ai Eagusei
ogni resistenza. Perci li travagliavano da ogni parte, e con metterli
in gelosia di volere levarli la liberta, e con inquietarli nel commercio,
tutti due punti dai Eagusei con gelosia guardati. Onde la repubblica,
per mettersi al coperto di ogni pericolo, procur d'insinuarsi sotto
la protezione degl' imperatori d'Oriente. B ci le riuscl con facilita,
tanto piii che allora Basilio e Costantino, fratelli imperatori, avevano
qualche disturbo con Tribunio Memo, doge di Venezia. E ridotte a
memoria degl'imperatori le antiche dipendenze della repubblica di
Eagusa e di tutta la Dalmazia, ottennero tutto quello, che mai de-
siderar poterono.
E cio sorti in tempo molto opportuno, poiche imperator aveva
bisogno dell'opera dei Eagusei eontro gli stessi Yeneziani. Mand
pertanto un monaco con lettere di creenza, la cui copia mi pare
di dover qui inserire per rispetto di quella antichit; ed e:
Imperatore di Oostantinopoli, Oesare terzo, servo di Dio, nato
dalla stirpe romana, amico degli amici di Oristo, imperatore
dell'Imperio di Oostantinopoli, Natolia, Eassia, Prussia, Amasia,
Latinia, Eomania, Bulgaria, Slavonia fino Drava e Sava, oltre
il Danubio ino al cerchio di Tramontana."
Ai Eagusei Iddio conceda salute, pace quiete e tranquillit!"
Per la relazione avuta da pi nostri confidenti, alia cui prudenza
abbiamo voluto prestare credito e fede, dell' aumento, che per la
Dio grazia la vostra citt fa di continuo per la buona concordia ed
unione vostra, atta ad ogni buona impresa, e dalla quale si possono
antiveder effetti felicissimi
1
: ma pero ci vien riferito, che si sia
trovato di quelli, che con animo malevole, e con ingiusta e pessima
mente, abbino procurato a debellare e perturbare la vostra pace
2
,
e questi essere li vostri vicini, che. nell' angolo del mar Adriatico
si stanno con ostil animo, non solo contro di voi, ma anche contro
lo stato nostro, da molto tempo in qua. Ci hanno pertanto provo-
cate alia distruzione ed oppressione d' essi. E ne mando per tale
effetto a voi il nostro legato Michiel monaco, il quale sar con voi
a confermare la nostra e vostra amicizia per sempre "
1
Interpongo due punti, invece di un punto solo, h in ambi i cod.,
sebbene anche cosi il periodo resti informe, com' e senza valore l'intera lettera.
2
Cerva aggiunge: e la vostra quiete.
33
Questo fu il contenuto della lettera; ma a bocca s' espresse il le-
gato, che imperatore era m'olto alterato eontro i Veneziani, a eausa
che avevano fatti molti danni nell'Arcipelago, saccheggiate molte
terre, oppressi i castelli, senza occasione veruna atali dali'impera-
tore; a nome del quale domand 80 uomini, esperti del mar Adria-
tico, da servir sopra i legni armati, e tre nobili eonsiglieri, col senno,
giudizio e consiglio dei quali dovesse governarsi il eapitano del-
armata. Di buona voglia entrarono i Eagusei in questo fatto, nel
quale fecero eonsierazione di poter guaagnar, tanto nel sistema
del commereio, come nel ricupero delle robe prese dai Yeneziani,
senza poter perdere la confidenza ed amicizia loro, la qual non ave-
vano, ne speravano di poter avere. Tanto importa alle pi gran
potenze non ridurre mai ]e cose all' estremit anco con quelli, che
non si possono in aleun modo paragonare colle forze loro.
Pero i Eagusei, oltre aver compiaciuto in tutto imperatore, con-
fermarono gli antichi privilege e patti tra Imperio Orientale e la
repubblica di Eagusa, ratificandoli con giuramenti. I Yeneziani,
avuto avviso di quanto eontro di loro era trattato, e dell' imminente
aggressione greca, accortisi dell' ingiustizia ed error commesso,
tanto col tentar la sorpresa di Eagusa, come colla retenzione delle
robe dei Eagusei, e dubitando, che la repubblica non procurasse,
come si vedeva esser per farlo, la reintegrazione per mezzo delle
armate imperiali: mandarono ambasciatori a Eagusa, a fine di An. 98i.
eviare i Eagusei dalla , buona corrispondenza dell' imperatore e
d' alienarli dalla sua confidenza, promettendo, che da questo si
vederian effetti di grandissima benevolenza verso i Eagusei e d' mfinita
gratitudine da parte dei Yeneziani, e che con questa azione avrebbero
ora per sempre fatto acquisto di tutti gli animi, non solo dei nobili,
ma ancora dei cittadini di Yenezia; protestando, che il tentativo
della sorpresa non fu per commissione, o intelligenza della repubblica,
la quale non avesse avuto alcima parte in quella, ma puro attentato
del eapitano dell' armata spedita per Levante, del che essere stato
ripreso dal pubblico, il qual era quanto prima per fare la restitu-
zione di tutte le robe tolte, con risarcimento dei danni; per
inappresso si sarebbe fatta una regolazione reciproca per il com-
mereio tra le due repubbliche.
I Eagusei risposero, che in quanto atteneva alia buona corrispon-
denza coll
1
imperatore, loro non poter far altro, avendo gi con il
nunzio monaco data la risposta categorica alle domande fatteli. Quanto
poi alia repubblica veneta, i Eagusei parimenti esser buoni amici e
vicini, e, per osservanza che si aveva verso il veneto dominio, de-
siderarsi occasione per far dimostrazione della buona corrispondenza.
Ed in quanto' alia sorpresa tentata, i Eagusei esser certi, non esser
provenuto cosi abominevol attentato eontro una citta cristiana, senza
alcuna cagione ed a buona fede, per ordine d' un senato morige-
rato, come il veneto; ma desiderar anche nei capi delle armate ve-
nete pari giustizia, e meno occasione alia repubblica di farla stare
sulle guardie con gelosia, nel tempo dei loro passaggi per le acque
di Eagusa. Finalmente, in quanto alle robe intercette, non esser
3
34
dubbio ad alcuno quanto ingiustamente fossero state tolte, che per
sempre s'era aspettata dall' integrit dei Veneziani la total liberazione
loro, e che in avvenire avrebbero dato commissioni ai suoi rappre-
sentanti di desister da simili retenzioni: esser per certa la.repub-
lica di Ragusa, che le robe sariano liberamente ritornate senza
alcuna condizione; che ultimamente i Ragusei procurerebbero rein-
tegrarsi per mezzo e via possibile, senza offensione d' alcuno, Con
queste generali risposte furon licenziati gli ambasciatori veneziani
sul fine dell'anno.
AQ. 982. Ma ii seguente ( ") arriv armata dell'imperatore nei porti
di Gravosa e Malfi, dominio della repubblica di Ragusa; la qual
era dodeci galere grosse all' antica, dodeci ordinarie, venticinque
fuste, sedici barghentini e venticinque navi, tolte al soldo, de' Ge-
novesi. II capitano di questa armata era Teodoro greco, nato a Co-
stantinopoli, ma oriimdo trabisontino, personaggio savio, prudente,
pronto nel consigliare e presto nell' eseguire. La repubblica di
Ragusa mand incontinente tre dei suoi nobili, dei quali a tal
proposito s' era fatta elezione, e furono Simone de Barabba, Bonda
de Bieste e Sergio de Catena, persone d' et matura e versate nei
negozj del mondo; e con loro furono inviati ottanta uomini, pratici
delie marine del golfo. Imbarcatisi dunque, armata parti verso
Venezia e arrivo con prospero vento a Pola.
Aveva intanto Tribunio Memo, doge di Yenezia, per mezzo delie
sue insinuazioni fatto deliberar da quella repubblica, non doversi
contrastar
;
ma obbedire e condiscendere a tutto cio che comandasse
imperatore. E inteso arrivo dell'armata imperiale a Pola, i Ve-
neziani con somma ed esquisita celerit mandarono tre ambasciatori
con una galera apposta, i quali, a nome della repubblica veneziana,
portarono un foglio di carta bianea, perehe il capitano Teodoro po-
tesse scrivere quelle condizioni, con le quali lui voleva si facesse la
pace, e fossero restituiti in grazia dell' imperatore, essendo appa-
recchiati, come loro dissero, di restituire tutti i castelli ed altre terre
occupate nell'A rcipelago, con risarcimento dei danni seguiti. Offeri-
vano ducati 500,000 per le spese della guerra; promettevano di
restituir alia repubblica di Ragusa due. 25,000, per la valuta delie
robe tolte loro.
II capitano Teodoro tenne consigiio sopra la risposta, che si do-
veva dar ai Veneziani. Nella consulta intervennero i tre nobili ra-
gusei, con alcuni Greci, capi dell'armata, che avevano tal podesta
dali'imperatore. Qualcheduno dei Greci consult, doversi spingere
subito armata verso Venezia, senza sentir alcuna proposizione; esser
i .'Veneziani senza armata navale, afcta a contrastarli, perci doversi
servire della vittoria; proponer i Veneziani di belli partiti, ridotti a
non poter negare cosa alcuna, ma, disfattosi imperator di quell' ar-
mata, i Veneziani sarebbero di nuovo comparsi nell' Arcipelago,
all' improvviso, per fare nuove conquiste e nuovi danni, percio esser
sano consigiio distrugger un nemico, quando si poteva renderlo ina-
bile a far del male; non esser vera vittoria quella, che lasciava il
35
nernico nelle sue pristine forze. DalF altra parte i Eagusei furon
d'opinione, non doversi metter al pericolo la vittoria, ne evento
dell' armata ponere a discrezione della fortuna, ne sottoporla alia
volubilit degli accidenti delle cose umane; con altro spirito eom-
battersi da quelli, che difendono la patria e esser proprio, di quel
che oppugnano i mercenarj; la disperazione aver molte volte tra-
sportato la vittoria dal vincitor al vinto, e, ridotti in tal stato, pochi
difensori avere resistito a molti oppugnatori; doversi accettar offerta
dei Yeneziani, per con qualche sicurezza dell' effettuazione dei patti;
esser regola irrefragabile, accettata da tutti gli uomini di stato pru-
denti, particolarmente da quelli, che antivedono incertezza delle
cose del mondo, accettar il certo, ancorche poco, ed anteporlo al
molto incerto. Queste cose discusse nella eonsulta, fu terminato
conceder la pace ai Yeneziani, con patto che debbano restituir tutti
i castelli e terre, occupate nell' Areipelago e dipendenze dell' Imperio
Orientale, con consegnar in armata dodeci nobili veneziani per ostaggi,
e.tra questi Maurizio, figliolo del doge Memo, sino all'intiera ese-
cuzione del pattuito; che debban pagare di subito ducati 500,000
per le spese avvenute nel far armata. e restituir le robe ai Ea-
gusei, ovvero ducati 25,000 per la loro giusta valuta.
In tal modo furono dunque stabiliti i patti, sottoscritti dagli im-
periali e dagli ambasciatori veneziani, muniti coi soliti sigilli. I Ye-
neziani, concluse le capitolazioni, subito fecero provista a Pola di
ducati 500,000, e deputarono dodeci nobili, inclusovi Maurizio, figliolo
del doge Memo, i quali andassero coll'armata imperiale nell
1
Arci-
pelago per ostaggi, sino all' evacuazione delle terre, che si dovevan
restituir all'imperatore. Questi imbarcatisi sull' armata, in poco tempo
essa venne a Eagusa, dove il suo capitano con molta pompa, come
trionfante, fu ricevuto. Ivi si trattenne sei giorni, nei quali i Yene-
ziani, per non adirar maggiormente gl' imperial!, mandarono a Ea-
gusa 12,000 ducati; il rimanente dissero aver speso nelle necessit
della loro repubblica. Parve prudente consiglio ai Eagusei accettar
la scusa, onde, presi i danari, portati si acquetarono.
Ma i Yeneziani, non coiitenti di non aver soddisfatto a pieno
quanto s'era concluso a Pola, computarono per acerbissimi nemici
i Eagusei, benehe questi, come si disse, nel consiglio di guerra molto
gli avessero giovato. Niente di meno i Yeneziani attesero a procurar
di farli ogni male possibile; anzi e opinione e fama inveterata, questo
fatto esser stato origine e prima causa, che i Yeneziani si movessero
con tanto odio a perseguitar i Eagusei; e da quella volta dicesi con
particolar deliberazione essere stato stabilito, che nei loro consigli
ogni venerdi si trattasse del modo, col quale potessero venire padroni
della citt di Eagusa, stimando, che.i Eagusei fossero stati motori
della venuta dell'armata imperiale nell'Adriatico, per interesse di
ricuperar le robe violentemente rapiteli. Questi fatti non sono stati
scritti dagl' istorici veneziani, essendo particolar professione loro tra-
lasciar quelle cose, che non apportano onore e gloria alia loro
repubblica. Pure per le medesime istorie consta, in questo tempo le
cose dei Yeneziani esser malamente sortite, e perci Tribunio Memo,
*
36
Ioro doge, aver date pochissime soddisfazioni ne\ suo governo al
popolo di Yenezia, il quale per far restar in qualche parte soddis-
fatto, o per dimostrar d' aver stabilito le cose della repubblica
coll' imperatore, dicono di aver il detto doge mandato Maurizio, suo
figliolo, da Basilio, affinehe fosse da lui di qualche eonvenevol in-
segna decorato, portatisi asserire ci da quel che Maurizio and per
ostaggio con gli altri nobili veneziani, come si disse.
Ma, appena acquetatesi le armi tra imperator e i Yeneziani, si
suscito tra questi e i Narentani la differenza per la giurisdizione
dell' Adriatico. Ed in questo, essendo incappata una nave ragusea
con argenti e cere per dodeei mila zecchmi, fu presa da alcune
barche annate veneziane, sotto pretesto che in essa nave si fosse
trovato qualche marinaro narentano, e che la roba fosse dei ne-
mici, coi quali s' era in attual guerra. La repubblica di Eagusa,
avuta questa nuova, termin di mandare ambasciatori a Yenezia
per ripeter le robe e mostrar l'ingiustizia del fatto. Gli ambascia-
tori furono Giacomo de Lucari e Dobre di Eibiza, i quali, giunti a
Yenezia, non poteron ottener l'udienza dal doge per espor Tam-
basciata, imaginandosi i Yeneziani la cagion della loro venuta; ed
avendola phi volte cercata, e vedendo rlnalmente non far profitto
veruno, notificarono alia repubblica il termine dai Yeneziani usato.
Le croniche di Eagusa dicono, averli la reppublica commesso, che
dovessero esporre in pubblico al popolo la causa della venuta loro,
con fare i protesti, che ella era necessitata d' interdir ai suoi citta-
dini il traffico di Yenezia; che pero i negozj suoi dovevano trasfe-
rirsi in paesi, ad altri principi soggetti; e poiche i Yeneziani vole-
vano adoperar la potenza, che hanno in mare, che anco la repub-
lica di Eagusa adoprerebbe autorit sua coi suoi cittadini, e farebbe
voltarli per trafflcare con altri, non soggetti al dominio veneto; ne
perei li sarebbe risultato danno veruno, poiche aveva con tutti i
regni di Puglia, Calabria e Sicilia, e in Levante, imtnunit, esenzioni
e franchezze, per qualsivoglia sorte di merci.
Eseguirono gli ambasciatori secondo la commissione e tornarono
a Eagusa; e nel riferir le cose, ocoorse a Yenezia, certificarono la
repubblica, non esser modo di raddolcir il cattivo animo dei Yene-
ziani. La repubblica dunque, per mantenimento della liberta, proibl
ai suoi cittadini il commercio di Yenezia, e questa proibizione dur
tre anni in circa, sinche il doge Pietro Orseolo venne coll' armata
veneziana contro i Narentani, come si dira nel seguente libro.
LIBEO SECONDO.
Scriveno della fondazione e progressi delk repubblica di Eagusa,
spesso vien in taglio di parlare anche di quelia di Venezia. Pereio
parmi a proposito far ima piccola digressione, con delineare questa,
e mostrar in succinto, la cas della fondazione e il sistema del
governo esser il medesimo d' ambe le repubbliche. I progressi poi
di quelia di Venezia, essendo stati senza paragone maggiori, il sito,
la costituzione e gli accienti furono causa, mentre la citt di Ve-
nezia ebbe i suoi natali da alcuni, nelle isole, poste tra Aquilea
e Ferrara, al fondo dell' Adriatico si ritirarono, per non restar invi-
luppati tra barbare nazioni, che allora vessavano Europa, e quivi,
mossi dalla necessita, li fu d' uopo introdur la forma del governo,
ed in quei prineipj s'us in varj modi, finche fu scelto aristocra-
tico, come quello che era il pi perfetto. E lasciando di scriver certe
sottigiiezze, che alcuni autori hanno voluto persuader, essere stato
per molto tempo quel -governo popolare, di poi alternativamente
suddito dell' Imperio, dei proprj dogi e dei re d' Italia; posso bene
aifermare cogli scrittori antichissimi, aver avuto i dogi, in diversi
tempi, autorit piu o meno limitata, secondo li veniva concesso dalla
communit, ed aver la citta di Venezia, senza esser suddita, avuta
qualche dipendenza dagli imperatori d' Oriente, pi o meno, a rag-
guaglio dali' aumento o decadenza delle forze di quell' imperio. Ne
tal dipendenza ha avuto solamente la citt di Venezia, ma nel tempo
medesimo anche Eagusa, col resto della Dalmazia. Decaduto poi
imperio dalla sua primiera forza e dignit, e negletto dalle nazioni,
non solo furon obliate tutte le dipendenze, ma anche i dipenenti
procurarono aver parte delli di lui stati. I Eagusei, fondati in terra
ferma, attorniati e continuamente vessati da potenze nemiche formi-
dabili e barbare, furono obbligati con esatto contegno celar la pro-
pria ambizione, e, benche avessero mezzi di far progressi per mare,
non poterono prevalersi, come fecero i Veneziani, i quali, situati in
quelle lagune, non temendo alcuno attacco dalle potenze barbare,
che erano in terra ferma, sortivano con le armate in Lev ante, non
azzardando che qnei ppchi legni; e se impresa riuseiva, crescevan
di stato, con Toccupazione or d'una or d'altra isola, e se erano fu-
gati, si ritiravan nelle proprie lagune, senza poter esser mseguiti da
alcuno. In tal sistema stettero ambe le repubbliche di Venezia e di
Eagusa molto tempo, sinche ai Eagusei, per la divisione della Sla-
vonia in piccoli stati, si apri adito di fare progressi, i quali, appena
cominciati, furono anche interrotti dalla necessita di pensar al puro
mantenimento della propria libert e sussistenza, per l'inondazione
38
dei Turchi nelle circonvicine provincie. E i Veneziani, cresciuti di
stati in Levante, ebbero fortima, che la Lombardia, la quale li stava
alle spalle, si dividesse in piccoli governi, diretti da tiranni tra di
se discordi; del che quella repubblica si prevalse, e, soggiogando or
imo, or altro, addit ambir imperio di tutta Italia. Ma fu fer-
mata dalle forze straniere, che, per la lega di Oambrai, la ridussero
pensar al modo della propria sussistenza. Ed intanto i monarch!
austriaci, venendo dominar in Italia, li fecero obliar il desio di pi
ingranirsi. Dall'altra parte i Turchi, che impedirono i Eagusei a
non ampliar lo stato, come dissimo, nella Slavonia, spogliarono i
"Veneziani di tutte le conquiste, fatte in Levante sopra l'Imperio
Greco.
Di questo fu causa la volubilit degli accidenti delle cose umane,
non difetto della forma del governo, il quale bisogna confessare
essere ii pi perfetto di quanti governi abbiano vantato e la Greeia
e la repubblica romana; mentre gli effetti hanno dimostrato, quelle
pochissimo tempo esser durate nella libert, e Eoma, la pi illustre
di tutte, appena s' e conservata cinquecento anni; dove che queste
due repubbliche di Venezia e di Eagusa, con una medesima forma
di governo, dopo mille e duecento anni, tra infiniti accidenti di mu-
tazioni seguite in Europa, al presente anche sono libere, e la eon-
servazione della libert di quella di Eagusa, repubblica piccola,
mostra chiaramente, che quella di Venezia non s' e conservata per
mezzo della sua potenza, ma puramente a causa della perfetta forma
del uo governo.
Ora, per tornar al nostro proposito e seguir opera incominciata,
dobbiamo dire, che i Veneziani avevano pagato ai Narentani per
cento e sessanta anni il tributo, ossia una contribuzione, per avere
libera la navigazione del golfo, infestato allora dai Narentani, che
facevano professione di corsari, il che rmcreseeva ai Veneziani. Ed
avendo visto, la loro repubblica, per la pace recentemente fatta
coll'imperatore, potersi applicare a qualche impresa, e che l'inva-
sione di Samuele, re dei Bulgari, nella Dalmazia aveva indeboliti i
Narentani, determinarono d' attaccarli, e prevalersi di questa occa-
sione, per liberare il golfo da questi corsali. Onde mossa la guerra
tre anni fa, come si disse, quest'anno, che fu del 1000 di nostra
salute, il doge Pietro Orseolo venne ai confini dei Narentani con
un'armata. II che diede occasione ai Eagusei, per la vicinanza degli
stati, di mandar ambaseiatori, accompagnati dalF arcivescovo, a do-
mandar le mercanzie, che gi tre anni prima, come's'e detto, fu-
rono intercette dai Veneziani, giudicando, che se non dava il doge
udienza agli ambaseiatori, come aveva fatto a Venezia, non avrebbe
denegata all'arcivescovo, almeno a riguardo del saero carattere, che
portava. Ma nemmeno questa volta si pote effettuar cosa alcuna,
bensi anno seguente, come si dira in appresso.
Questa fu la cagione della :mandata degli ambaseiatori con arci-
vescovo, e non quel che il Sabellico asserisce di capo suo, che i
Eagusei portassero le chiavi della citt e si sottomettessero al governo
39
ei Veneziani. Da una parte appare
1
per tutti gl'istorici, non esser
ci seguito, mentre il Biondo, che ha seguitato Gotifredo da Yiterbo,
il Bonfinio e tutti gli autori forastieri di tal cosa non. fanner men-
zione alcuna; eppure in altri luoghi trattano diffusamente le cose,
che attengono alia repubblica di Eagusa, con molta particolarit e
diligenza. Dall'altra parte, che i Veneziani si fossero impadroniti di
Eagusa ed avessero cominciato mandar i proprj nobili per conti,
contradirebbe alia verita di molte scritture ed istrumenti pubblici,
che si trovano e dai padri di Lacroma, roonaci cassinensi, e da molti
altri; dai
2
quali anno 1012 si vede essere stato cohte a Eagusa
Vitale Vetrano, nobile raguseo, e del 1023 Lampridio, fratello di
Vital, arcivescovo di Eagusa, e anno 1044 Pietro Slabba, e cosi
successivamente molti altri. E se cio fosse vero, sarebbe necessario,
che il Sabellico avesse accennato di poi la sua
3
liberazione, del che,
ne lui, ne alcun altro, fa pur minima menzione. Ne e cosa verisi-
mile, che i Eagusei, i quali in una improvisa occasione di sorpresa
premeditata avevan battuti i Veneziani, ora avessero mandato piii di
cento miglia lontano farsi sudditi da sua posta, senza necessit
alcuna. E dall' altra parte i Veneziani non si sarebbero ingeriti a
pigliarli, a rispetto di Basilio imperatore/ col quale di fresco ave-
vano fatta la pace, e tornato tutto quello tenevan in Levante; ed i
Eagusei, per il recente trattato, eran da lui dipendenti.
Pure, tornando al proposito, fatta la pace tra Narentani e Vene-
ziani, e quietatesi le armi, ed estinto il tributo de' Veneziani, ed
assicurata la navigazione per il golfo dai corsari vicini, si accorsero
i Veneziani, che si pativa pregiudizio nei traffiehi e.negozj mercantili,
per essersi i Eagusei, astretti dalla necessita, voltati con le merci
loro verso gli stati alieni. L' anno dun que seguente mandarono
ambasciatori a Eagusa, ,i quali trattassero la pace ed acquietas-
sero i Eagusei, per le robe tolteli anno 997. Gli ambasciatori
furono Ottone ed Orso, dalla venuta dei quali troppo arditamente
prese occasione il Sabellico di affermare, quelli esser stati mandati
per governatori di Eagusa. cosa del tutto contraria alia verit.
Poiche, come s' e detto, ed apparisce per le croniche di Eagusa,
contro tutti li sforzi dei Veneziani la libert di Eagusa si e
4
mante-
nuta intatta; anzi piuttosto, ne' trattati avuti tra le due repubbliche,
i Eagusei non hanno ammesso alcuna superiorit. E se fosse vero,
che i Eagusei avessero accettato il dominio veneto, certo e che il
doge dall'armata avrebbe mandato il governator a Eagusa, e ben
presto, acci non li sortisse impresa dalle mani ed i Eagusei
non si pentissero. Ne avrebbe tardato a mandar i governatori piii
di un anno; che tanto pass dal tempo della missione degli amba-
sciatori e- dell' arcivescovo al doge sin alia venuta a Eagusa di detti
Otton ed Orso. Ed in questo proposito si trovano particolarita tali,
che e impossibile creder il contrario di quel che qui si e detto;
1
apparendo nel ms.
2
tra U nel ms.
3
Cioe: di Eagusa.
4
essersi nel ma.
40
tanto piti che si trova, per mezzo d' Otton ed Orso essersi conclusa
la pace e fermati i patti e le condizioni, con stipulazione di pubblici
instromenti e sigilli. E per stabilimento d' una ferma concordia fu
aceordato, che i agusei. fossero tenuti dar ogni anno ai Veneziani
tre caratelli di vino ribola, due eavalli bianchi, ed in occasione
i Veneziani armassero per mare, darli una galera, armata a spese
de'Eagusei; e che i Veneziani, ali'incontro, fossero obbligati dar
ai Eagusei braccia quattordeci di scaiiatto rosso, due bovi salvatici,
ed una galera a spese loro, in tempo che i Eagusei armassero per
mare. Oon queste condizioni fu stabilita la pace tra i Veneziani
ed i Eagusei, la quale duro per molto tempo.
L'anno poi 1012 favori il sommo Idio la citt di Eagusa d' un
prezioso tesoro, poiche un Greeo. chiamato Frontino, da Oastel
Provolo, porto a Eagusa le reliquie di s. Zenobio vescovo e' di
s. Zenobia vergine, sua sorella, ambi martiri. Le quali da Nicoforo
arcivescovo e da Vital Vetrani, conte di Eagusa, con solennit
furono ricevute e riposte nel deposito delle pubbliche reliquie, con
gli istrumenti della donazione, in faccia di detto conte Vital Vetrani;
ed (ivi) anche oggi giorno si trovano.
Poeo dopo questo tempo si fece un trattato col re di Bossina,
acci i mercanti ragsei avessero libert ed esenzioni in quel regno,
obbligandosi la repubblica di pagare a quel re ogni anno ipperperi
cinquecento, ed il re s' obblig di mandar alia repubblica ogni anno
una vacca, alia quale fu imposto il nome: vacca di Margarisio.
Arrive intanto a Eagusa, per riveder i suoi, un tal don Pietro
raguseo, che nell' isola di Tremidi aveva preso abito e fatta pro-
fessione della regola di s. Benedetto. Bel essendo religioso di molto
esemplare vita e d' incorrotti costumi, diede occasione alia repubblica
di pensar a fabbricare sullo scoglio di Lacroma, che allora era
disabitato, un monistero, aecio i cittadini potessero esser meglio
ammaestrati nello spirito dai religiosi di s. Benedetto, i quali in
quel tempo, com' eran soli che professassero vita monastica, cosl
per tutta la cristianita erano in fama di santa vita ed emmenza
di soggetti; giudicandosi esser conveniente, che una citt, la quale
aspirava a maggiori disegni, avesse aneora tutte quelle parti, che le
citt ben ordinate sogliono avere. Per Lampridio conte, come
allora si chiamava la prima dignit della repubblica, e Vitale arci-
vescovo, il quale quel medesimo anno da Benedetto VIII aveva
ricevuta la consecrazione della chiesa epidauritana nella citt di
Eagusa ed il pallio, con la confermazione dei suffraganei nei regni
di Bossina, Servia, Tribunio ed altre citt della Dalmazia superiore,
con tutta la nobilt e popolo di Eagusa, fecero donazione con
un' instrumento pubblico del detto scoglio di Lacroma a detto don
Pietro, con tutta la sua lunghezza e larghezza, acci sia posseduto
da detto don Pietro, e da quelli che viveranno in tale abito, e dai
successori loro, senza alcun impedimento o molestia da doversi
dar in alcun tempo, o da loro o da' poster! in avvenire, e che i
1
1023 presso il Cerva.
41
monaci a beneplacito loro possano fabbricare, secondo usanza
regolare; ehe chi osasse di eontradire, che non lo farebbe per zelo
i Dio, ma diabolica suggestione; che pero impreeavano maledizione
sopra i lui dal Padre, Figliolo e Spirito Santo. E questo instru-
mente anche oggidl si trova nel pubblico arcliivio, e fu registrato
in un libro di eancelleria.
Attendevasi dunque dalla repubblica, non solo all'accrescimento
delle cose temporali, ma eziandio di quelle che attenevano alio
spirito; ed andando le cose con prosperity grandissima, non molto
dop fu portato. il cranio del glorioso martire s. Biagio, prottetor ^ .
della repubblica di Eagusa, da un Greco di Levante, al quale fu
donata buona somma di argento.
Lo stesso anno avvenne un caso maraviglioso. Trovavansi appresso
monte Platano, vicino al mare di Sciagnaz, territorio dei Oattarini,
dove al presente si vede una fontana d' acqua sorgente, tre corpi
dei beati Pietro, Andrea e Lorenzo, fratelli carnali. I quali, apparsi
in visione ad una monaca di casa, che col fratello prete, ambidue
nativi romani, si stava come in romitorio nello scoglio di S. Spirito,
le dissero, che dovesse rivelar ai Oattarini ed ammonirli, che non
mancassero di levar d'indi i tre santi corpi. Fu detta la eosa con
molta celerit dalla donna; e con quanto spirito ella spieg la
visione, con altrettanto disprezzo dai Oattarini rimase burlata. Ma
perche la visione della donna era vera, fu con nuova apparizione
ammonita, che dovesse discoprir il fatto ai Eagusei. Essa per mezzo
d' alcuni pescatori ragusei fece saper la cosa all' arcivescovo Vitale,
il quale, avendola comunicata alia repubblica, si giudico convenirsi
chiarir del fatto. E per armata una galera, fu mandata con arci-
vescovo e molti del clero; ed arrivati al luogo a cinque ore di notte,
con aiuto del prete, chiamato Bono, fratell della monaca, furono
trovati i santi corpi. Questi beati fratelli riceverono il martirio per
la fede di Cristo N. S. da certi Oattarini antichi, mentra era il
paganesimo in Dalmazia, chiamati Zagurovichi, e furono seppelliti
da alcuni buoni cristiani. Trovati i etti tre corpi, furono con
debita riverenza trasportati sulla galera. Ooncorse in questo fatto piii
d' una maraviglia, perche oltre essere scaturiti subito da quel luogo
tre fonti d' acqua viva, i quali al presente anche si vedono, la
galera ragusea non poteva moversi dal luogo, per quanta diligenza
si facesse dai marinari. Onde fu risoluto d' andar in terra ricercar,
se alcuna cosa delle sante reliquie fosse rimasta, ed andati al luogo
trovarono un dito d'una mano, che distaccato dal corpo ivi era
rimasto, il quale portato alia galera, questa con velocit infmita
s' incammin ed arriv al . porto d' Epidauro sul fare dell' alba, e
poco dopo a Eagusa, dove furono con gran feta ricevuti, e con
processine portati al domo della citta
;
e riposti in una cassa. Ed
anche oggi giorno stanno nel deposito delle reliquie pubbliche.,
Ma, fra tante divote e spirituali azioni, la repubblica non si scor- -^
1
-
dava del suo dovere nell' ordine del governo politico, e, benche
avesso fatta la gi narrata pace coi Yeneziani, sempre verso quella
parte con oechio acuto, una volta ingelosita, rimirava ogni azione
42
e inossa di quella nazione. Ed essendosi, come altri dicono, il esto
anno el dogato di Domenico Flabenico, i di cui fa.tti il Sabellico
tace e dentro e fuori di Venezia, ma io credo che piuttosto dovr
essere di Domenico Oontarini, suo successore, la citt di ara alie-
nata dalla divozione dei Veneziani, e ricorsa alia protezione dei re
di Oroazia, i Veneziani, per non lasciare cosi annoso esempio alle
altre citt da loro dipendenti, mandarono con il doge loro una
grossa armata per debellarla. I Eagusei, ingelositi di veder tante
forze veneziane in Dalmazia, misero tntte le diligenze per risaper
gii ulteriori disegni di esse. Ed avendo per mezzo di buone spie
risaputo, che, presa ara, i Yeneziani caricassero sull' armata calcine,
travi, legnami ed altri materiali, con intenzione di venir fabbricare
nn castello sopra d' un grebano a canto della citt di Eagusa, e
portassero detti materiali per fabbricarlo al calor dell' armata con
prestezza ed avere ogni cosa alia mano, acci i Eagusei non
avesse.ro tempo con aiuto del finitimi popoli impedirglielo, si trov
la repubblica a tal avviso molto confusa, considerando, che con
una fortezza in tal sito le avrebbero messo i Yeneziani la briglia
in bocca, e che sarebbe stato impossibile mantenersi in libert,
senza cader in loro potere. One i Eagusei si accinsero all' unico
mezzo di occupar subito tal sito, prima che armata veneta arri-
vasse, ed in pochi giorni fabbricarono tanto. che il presidio potesse
star al coperto. E poi, di mano in mano sempre avanzando con la
fabbrica, fecero una fortezza, che al giorno d' oggi anche si chiama
S. Lorenzo, e munironla del neeessario ad una buona difesa. I
Yeneziani, che non sapevano niente di tal fabbrica, al loro arrivp
vedendola fornita, senza mostrar alcun pensiero ostile passarono
verso Levante. E per rifarsi in qualche parte delle spese a tal
proposito fatte, da allora ai galeotti cominciarono contar anno di
quattordeci mesi, per sminuir il loro pagamento. Per la qual cosa
trovo seritto, a tempo de' nostri avi essersi anche mantenuta usanza
tra i galeotti veneziani, che nel passar per Eagusa, all'arrivo sotto
la fortezza di S. Lorenzo, gridassero: Mai paga, quasi dicendo
quella fortezza essere stata causa della diminuzione del loro salario.
Dopo due anni della fabbrica della fortezza di S. Lorenzo fu
trovato, nella chiesa diroccata di s. Yito, il pannicello di Oristo,
nostro Signore (come in lungo s' e narrato nel primo libro di questa
istoria), da Vitale arcivescovo, il quale vogiiono quelli della casa
Gozze essere stato del loro lignaggio, mostrando a questo effetto
alcuni alberi della loro casa. Ma ci eomunque si sia, lui fece un
prospero governo e con molta soddisfazione d' ognuno; come al
contrario Yitale II, ehe pochi anni dopo successe all' arciveseovato
di Eagusa, fu di molto scandalo e di non poca eonfasione alia
repubblica. Costui essendo di natura fantastico, di costumi ambizioso,
d' affetti vano, e nemicissimo della repubblica, procurava ogni male
al suo gregge. Fu scomunicato da Alessandro II papa, per aver
adoperato nelle celebrazioni solenni il pallio, non eoneessoli ancora
dal pontefice; poiche, sebbene gli arcivescovi sono capaci di tali
insegne, tutta volta conviene averlo per special concessione del papa.
43
Aveva dunque il pontefiee mandate a Eagusa un legato, che
conoscesse questa pertinacia, con la quale portava il pallio, non
concedutoli. II legato, radunato il sinodo, promulg contro di lui
la scomunica, mosso ancora per averlo trovato pubblico concubinarlo,
e la sua vita piena di sceleraggini, e che aveva contaminato con
i su.oi cattivi costumi il clero, al quale laseiava licenziosamente
viver. Eu dunque prima scomunicato, e dopo essendo cHamato
nella congregazione sinodale, rieuso d' andare; per la qual cosa fu
dal pontefiee private dell' officio pastorale. Ma ne la scomunica, ne
la deposizione della dignit, bastarono a fare, che Vitale non avesse .
ardire di celebrar i divini uffizj ed adoperar le sacre insegne. Del
che inorridita la repubblica, e considerando che i principi evono
essere difensori e conservatori della religione nei proprj stati, come
quelli che riconoscendo irettamente da Dio la potesta, a lui anche
devono rendere conto, se hanno impiegata in difensione del suo
onore e conservazione della sua legge, stim debito poner essa la
mano, ed imprigionato Vitale, lo caric di ferri, come persona
discola e disubbidiente.
Segui intanto la morte d' Alessandro II, e nella sedia di s. Pietro
successe Gregorio VII. al quale Vitale con diligenza diede avviso
essere stato imprigionato dalla repubblica, la quale da per se pre-
tendesse eleggere un altro arcivercovo. II papa, non conscio del
fatto, spedi a Eagusa Gerardo, vescovo sipontino, con titolo di
legato, il qual, a Eagusa riconosciuta la verit, diede parte al
sommo pontefiee. Questi, vedendo la repubblica aver avuto ragione,
ed aver operate come si eonviene ad un principe il qual non vuole
scisma nel suo stato, venne alia creazione del nuovo arcivescovo, -^-
che fu Pietro, successor di detto Vitale, con la dignita del pallio
e con la supposizione dei suffraganei nei tre regni circonvicini.
Avendo trascorso con la narrativa degli emergenti di Vitale, ci
convien tornare tre anni indietro, nel quale tempo dominava nella ^ -
Dalmazia superiore, nella Oroazia Eossa e nella Zenta Eadoslavo,
re di lodevoli costumi. Questo principe, visto morto imperatore
di Oostantinopoli, aveva fatto rapir e ricuperar Bodino, suo nipote,
da Antiochia, dove era relegato dal detto imperatore, per aversi
fatto chiamar imperatore della Bulgaria. Bodino, tanto dal re, quanto
da' suoi figlioli, fu ricevuto con allegrezza; ma lui, di perversa na-
tura, scordato del beneficio ricevuto, si insinu nella grazia del volgo,
e con aura popolare scaccio dal proprio regno il zio Eadoslavo, il
quale, abbandonato da tutti, si ritir in Trebigne. Ed arrivando in
quella parte di Breno, che allora era fuori della ragione della re-
pubblica di Eagusa, fece in un luogo, chiamato Bielo, fabbricar una
chiesa ad onor di s. Pietro, ed una stanza per abitazione de' monaci,
ai quali fece donazione per pubblico instrumente, insieme con la instru-
regina Juliana, sua consorte, e con Branislavo, suo figliolo primo- neir
1
!?-
genito. D' indi si trasferl a Trebigne, dove, gi vecchio, dopo poehi ^
1
.
anni mori, e fu sepolto nella chiesa di S. Pietro in Gampo. Bodino naci
reste a signoreggiar il regno della Dalmazia superiore, tolto. "
u
Ma perche molte volte mi vien in taglio di parlar delle due Dal-
mazie, stimo esser obbligo mio accennar, che in questo tempo la
Dalmazia superiore aveva il mentovato re, e la linea del re della
Dalmazia inferiore s' era gia estinta. II dominio di questa secona
provincia era preteso, egualmente,' e dai re d'Ungaria e dai Vene-
ziani. Le rgioni degli Ungari erano, che, essendo nel regno d'Un-
garia succeduto Vladislavo a Geiza, suo fratello, avesse una sorella,
maritata in Zvonimiro
1
, re della Dalmazia inferiore e della Oroazia
Bianca, il qual, venuto a morte senza diseendenza, laseiasse il regno
Bonf. alia consorte. La vedova regina senza figli. subito travagliata da quelli
che aspiravano alia tirannide, domand
2
aiuto dal fratello 'Vladi-
slavo, dal quale rimessa in pacifico possesso, vedendo poi non poter
reggere da se il regno, lo onava
3
al fratello, aggiugendolo al regno
d'Ungaria; dal qua! tempo quei re cominciarono* aver il dominio
ed intitolarsi re di .quella provincia.
Ma acquisto della repubblica di Venezia per il dominio della
Dalmazia tirano gli scnttori veneziani da quella volta, che dicono
aver superati i Narentani, e che di poi, anno 1054, nel prineipio
del dogato di Vital Falieri; vogliono aver avuto confermazione per
sabei-mezzo d'un'ambasciata, mandata ad Alessio, imperatore d'Oriente,
Bonf. ^ cui domandarono il dominio della Dalmazia e Oroazia; le quali
provincie dicevano avere tolto dalle mani dei corsari, e perci esser
loro per cagion di guerra, a riguaro di che fosse da Alessio ordi-
nato e conceduto in perpetuo ai Veneziani, actio eon legittimo titolo
possedessero le dette due provincie.
Oomunqu la cosa sia, mentre la Dalmazia in ogni parte era ves-
sata, or dagli Ungari, or dai Veneziani, la repubblica di Eagusa
godeva una prospera pace, la qual per fu tra poco intorbidita.
cieate. Mentre il re Bodino trovavasi
5
aver usurpato il regno a Eaoslavo,
An. suo zio, e, questo benehe morto, supponeva non poter assicurarsi,
1088>
essendo vivo Branislavo, suo cugino, con gli altri fratelli, cominci
a perseguitarli. Ma postosi di mezzo Pietro, arcivescovo d' Antivari,
li ridusse alia pace, la quale con li soliti giuramenti' fu stipulata.
E mentre stava Bodino in pace con i suoi, s' impadroni della Eassia
e della Bossina, e dappoi, con aiuto de' Francesi, che a Durazzo
si trovavano, morto gi Eoberto Guiscardo, conquist quella citta
con tutto il suo territorio. Ma, fatta la pace coll' imperatore di Oo-
stantinopoli, gliela restitul, essendo di ragione di quell' imperio.
Aveva per moglie il re Bodino Giacinta, figliola di Archirizio di
Bari Oostei, essendo donna crudele d'ambiziosi e.smisurati afetti
;
voleva assicurare il regno nella sua prole, e visti i figlioli di Eado-
slavo crescer con speranza di molta riuscita in valore ed in ogni
buona qualita, convenevole a regj figliuoli, si pose cercar oceasione
1
Zelimiro nel cod. Oerva, ed era dapprima Zelimiro anche nel cod. Mil.,
ma fu poi corretto in Zvonimiro.
2
domandasse nei ms.
3
donasse nei ms.
i
cominciassero nei ms.
5
trovandosi nei ms.
45
di farli perire. Questi fratelli s'avevan ritenuta una'piccola parte del
regno appresso il flume Drino, la quale obbediva a Branislavo, come
al primogenito di Eadoslavo; e mentre Branislavo con due altri suoi
fratelli, Goisavo e Berihna, erano convitati da Bodino per intervenire
a certe feste, la regina con quella veemenza di spirito, che e pro-
pria delle donne, quando si tratta del dominio, procur insinuar al
marito, che, sebbene lui aveva conquistato con tanta fatica il regno
di Dalmazia superiore, poter un giorno incontrarsi occasione tale,
che Branislavo con li fratelli lo ricuperassero, e scacciassero i suoi
discendenti dalla successione. del regno, con tanta fatica, valore ed
industria tolto al loro padre. E siecome lui aveva cacciato Eado-
slavo, perb esser necessario, per la conservazione del regno nella
propria posterity perder tutti quelli, che potessero pretendere 11
regno. Oosl il re dominerebbe con maggior sicurt, cosi si stabili-
rebbe acquistato dominio per se, e si lascierebbe, senza gelosia,
pi stabile, pi fermo e pm sicuro il regno ai figlioli Aveva la re-
gina Giacinta- e fautori ed aderenti, nella corte e nel consiglio ; ed
essa di nascita italiana, perspicace ed insinuante, come e ordinario
di quella nazione, seppe cosi bene far capire questi sentimenti al
marito, che lui ritenne prigioni, sotto buone guardie, Branislavo,
Goislavo e Berihna. Ma, udita la ritenzione loro, i figlioli di Brani-
slavo e gli altri fratelli, conoscendo lo stesso pericolo soprastar loro,
perci convenirli aver rifugio in qualche citt libera, elessero, senza
molto bilanciare, Eagusa, ed ivi ritiratisi, domandarono dalla repub-
blica, se con sicurezza potevan fermarsi. Assicurati, che con ogni
costanza sarebbero guardati e mantenuti, come discendenti de' prin-
cipi amici e benemeriti, essi fecero calar alcune truppe, loro fedeli,
del proprio paese. E Bodino, intesa la ritirata dei figlioli e fratelli
di Branislavo a Eagusa, mand ambasciatori e scrisse lettere esor-
tatorie, doverli esser consegnati, se si desiderava conservar antica
amicizia ed accrescer la nuova, e se si voleva ottener vantaggi grandi,
e per lo stato e per il commercio; altrimenti, non doversi a lui
ascriver gl' inconvenienti che sarebbero successi. La repubblica pro-
euro insinuare al re per mezzo delle sue lettere, che per mostrare
attenzione a sua maest s' eran ricevuti i cugini di lui a Eagusa, e
che si sarebbero guarati ed onorati, come eonveniva alia nascita
loro, per rispetto del sangue, dal quale erano sortiti. Esser la re-
pubblica sieura di dover un giorno ricever ringraziamenti da sua
maest, quando a Dio piacer farlo esser in pace con i suoi parenti;
offerirsi perci mediatrice, come quella che professava antica ami-
cizia con i principi slavi. Ed agli ambasciatori si parl pi chiaro,
far gran torto il re Bodino alia repubblica, tentandola commetter
una azione abomihevole e contraria alia libert concessale da Dio;
esser la citt di Eagusa, per autentica esperienza, ricovero dei prin-
cipi perseguitati; sperarsi, che Bodino approverebbe azione, con la
quale si rende sicuro, che quanto lui, cosi la di lui discendenza,
sarebbero trattati con la medesima fedelt, quando, per qualche
accidente, fosse afforzata ritirarsi a Eagusa; esser base fondamentale
del governo della repubblica mantenersi mdipendente, ed a costo di
46
qual si sia incomodo voler conservare la sua Iibert," senza pre-
tender di far torto ad aleuno.
Udita che ebbe il re Bodino la risposta de' Eagusei, un giorno
con un grosso esereito marci in persona verso Eagusa, ed accam-
An. patosi alle falde del monte Vergato, la cinse d' assedio, ed in sette
1089
" anni, che dur oppugnazione, diede molti assalti alia citt, sempre
per ributtato con grave danno de' suoi. Ma facendo con nuove truppe
rinfrescar il suo esereito, mostrava con quanto impegno s' era por-
tato a questa impresa. Ed avendo di buoni ingegneri per far gli
assedj, alia moda di quei tempi, per facilitar gli assalti, fabbricava
macehine, ch' eran destrutte dal valor degli assediati
;
i quali, non
contenti di contenersi solo nella difesa, con continue sortite ineo-
modavano il eampo regio. In una di queste, con maggior sforzo
fatta alia parte delle Plocce, i regj si trovaron ben battuti, ed essendo
aceorso con milizie fresche, per sostenerli, Oesare, fratello della re-
gina Giacinta, ingrandi il danno dei regj, restando battute anche le
sue truppe, e lui ucciso con una lancia da Oociaparo, fratello di
Branislavo, che combatteva in testa dei Eagusei.
Alia vista del morto fratello, la regina Giacinta, che si trovava
nelF esereito col marito, non avvezza alle vicendevolezze umane, diede
in smanie, ed inton alle orecchie regie: indarno farsi cos} lunga
guerra con spese infinite, senza speranza di prender la citt di Ea-
gusa ; per la sua valorosa difesa, perdersi ogni giorno i migliori
condottieri ed i pi bravi soldati di quell' esereito; non restar altra
speranza, per atterrir gli assediati, che trucidar Branislavo con li
due fratelli prigioni, e cosi far vendetta contro di loro, sinehe ve-
nisse T oceasione di far il simile contro gli altri. Tanto disse e tanto
opero la regina, con pertinacia femminile, che indusse Bodino co-
An. mandare, che Branislavo, Goisavo e Berihna fossero decollati sul
1096,
sepolcro di Gesare, che stava in un luogo eminente, acci dalla cit't
potesse esser visto cosi spietato e misero spettacolo. A questa vista
i Eagusei raddoppiarono le offese al campo nemico; ma i fratelli di
Branislavo, commossi ed adirati per una cosi empia azione, comin-
ciarono a cercar modo di vehicarsi e, terminando di procurar pre-
valersi con le forze dell'imperatore d'Oriente, sortirono di notte
tempo con piceole barehe da Eagusa, e passati a Spalatro, e poi in
Puglia, s'inviarono verso Oostantinopoli. Intanto non erano maneati
veseovi ed abati di venir pregar. il re, che non imbrattasse le mani
nel proprio sangue, ma, trovato essersi eseguito quanto s' e detto,
con libert ecclesiastica di quei tempi ripresero Bodino, che, per
soddisfare alle sfrenate voglie di una donna, avesse immerso le mani
nel sangue de' suoi congiunti, avesse pospost la fede, data a Brani-
slavo e fratelli innocenti, e cosi avesse fatto poco conto di Dio e
degli uomini. Bodino, mostrando di pentirsi, diede ordine, che dai
vescovi ed abati i corpi de'suoi cugini con molto ossequio fossero
alio scoglio di Lacroma portati ed ivi onorevolmente sepolti nel
monasterio dei monaci di s. Benedetto, ultima e frustranea piet in
chi li aveva tolta la vita.
47
Intanto Bodino aveva fatto sparger voce^ per tener in officio i sol-
dati, stanchi dal lungo assedio, che la citta staya per rendersi; ma
mio dei eittaini di Eagusa, bandito per qualehe misfatto dalla citt,
ricorevol del debito verso la patria, grid ad alta voce a quelli di
dentro, che stassero di buona voglia e si mantenessero per alcuni
giorni,. perche esercito non aveva grano ed era in carestia della
vettovaglia, e percio sarebbe stato necessitate levar assedio. Oostui
fu subito ferito dai soldati, ma, difendendosi bravamente, trov la
via dello scampo, E Bodino, veduta la continua constanza della re-
pubblica ed il valor dei Eagusei, rimasto senza speranza d' ottener
la citt, stanco ed infastidito da cosi lunga guerra, avendo perso
tanta gente senza profitto alcuno, e sentendo, che per la morte di
Branislavo, principe amato da tutti, s'erano cominciate a suscitar
delle dissensioni nel suo regno, giudic' esser necessario levar as-
sedio di Eagusa, e posto in esecuzione 11 pensiero, parti con tutto,
esercito verso Scutari, sua stanza reale. Ma, acciocche la citt non
rimanesse totalmente libera dalla sua persecuzione, presidio con
buona soldatesca un castello, che nel borgo aveva fatto fabbricare
durante assedio, dirimpetto della citt, dove e adesso la chiesa di
S. Nicol a Prieki. E cosi la citt, liberatasi dall'oppugnazione, resto
bloccata
;
mentre da essa non si poteva andar in terra ferma che
per un ponte, alia di cui testa si trovava il detto castello. L' assedio
di sette-anni continui, cosi felicemente passato, caus che i Eagusei
crescessero d' animo e di riputazione, non solo appresso i finitimi
popoli; ma anche appresso pi lontane nazioni.
Avendo
1
i , sotto il eomando del duea Euggiero, fratello
di Boemndo
2
, non solo infestato la Grecia, ma ancora fatto danni ^n
gravissimi alia Dalmazia, parte della quale poco prima avevano oc-
cupato i Yeneziani sulle marine, e parte posseevano gli TJngari, a
Boi
|
fin
;
riserva di Eagusa, che sola si trovava libera, si fece
3
fra Veneziani s'ai>ei.'
e Oolomano, re degli Ungari, una lega contro i Normanni, poiche
p- 76-
ad ambi apparteneva la difesa della Dalmazia. Ma tra collegati,
quando la potenza non e uguale, vien farsi vana la fede del pattuito.
Oosi avvenne, mentre Oolomano con prepotenti forze entrato in Dal-
mazia, Zara fu la prima a scuoter il giogo veneto e sottoporsi
aH'Ungaro; e 1'esempio fu seguito da tutte le altre citt. Oolomano,
vista questa prontezza, con particolare editto le pose nella pristina
loro libert; grand' errore d' un conquistatore, e doppiamente mag-
giore, per esser dal beneficio ridondata la rovina dei beneficati, che
poi furono dai Veneziani, a capo di qualehe tempo, con maggior
faeilita soggiogati. I Eagusei, in questi emergenti della Dalmazia,
che durarono alcuni anni, affettarono mostrarsi neutrali; e, benche
molto li piacesse veder tutte le citta della Dalmazia in libert, senza
dominio d'estere nazioni, pure non poterono mostrar alcuna ade-
renza, a causa del castello, fabbricato in testa del ponte da Bodino.
Ma questo principe, esseno anno seguente morto, quando fu agli woo.
1
Poiche avendo nei ma.
2
Bremondo nei ms.
3
si fece dunque nei ms.
48
estremi della vita, per mostrar d' essersi pentito d' aver data la
morte ai propri cugini, lasci.6 nei testamento ai monaci di s. Be-
nedetto, che abitavano lo scoglio di Lacroma, per via di legato, la
instr. c^iesa di s. Martino e una parte della villa di Gionchetto, che non
eii/ar-fu data ai Eagusei dal re Stefano, in tempo della donazione gi
dJvao- narrata. E questo legato, acci fosse piti stabile, fu da Giorgio,
cassL. figlil di. Bodino, e da Giaquinta
1
regina, e da Gerde suo cugino,
i La-' confermato lo stesso anno in data d' agosto.
Per la morte del re Bodino la repubblica cominci a pensare se-
riamente, come liberar si potesse dal castello, fabbrieato in testa del
ponte, e da quel presidio, ehe la teneva in eontinua soggezione e
gelosia
2
. E sicoome la vicinanza della soldatesca dava comodit di
parlamentare spesso, cosl si cominci a pigliare tra le parti della -
famigliarit, la quale diede occasione a qualche Eaguseo d' offerir a
certi due di Doclea, capi di quel presidio, non solo la cittadinanza,
ma anche d' esser ainmessi nel numero e' patrizj, con qualche altro
vantaggio, che, da principio gustato, fu poi dalli due capi abbrac-
ciato. E, con venuti del modo i consegnar il castello ai Eagusei,
diedero licenza a molti del presidio, ehe alia sfilata potessero andar
a riveder le proprie case, e questo acci il presidio restasse phi de-
bole. II quale indebolito, il giorno della festa della resurrezione di
N. S. fecero, che le porte del castello si trovassero disserrate, ed i
Eagusei improvisamente con gran numero di soldatesca entrati, i due
capi finsero di rendersi prigioni, e quel poco di presidio soprafatto,
non potendo far difesa, bisogn che si sottoponesse al vincitore, dal
quale furono quelle milizie lasciate in libert, previo il giuraniento
di non militare mai con tro i Eagusei. Ed i due Docleati, capi del
presidio, furono ammessi al numero della nobilt, con perpetuo
beneficio de' loro posteri, per dovere goder le dignit, solite i con-
ferirsi dalla repubblica tra i suoi nobili. E questi furono : uno, dal
quale deriv la asa di Gradi, e altro di Mlascogna, tutti due di
nobil lignaggio nella patria. loro; ed il Gradi per via materna fu
della nobil stirpe Berislava, famiglia assai celebre delle parti di
Doclea. Parve alia repubblica in segno di questa vittoria instituir
una solennit, ad eterna memoria dei posteri; e pero fu ordinate,
che il giorno della pasqua di resurrezione il conte, come allora si,
chiamava la prima dignit della repubblica, col suo consiglio, dietro
il clero cantante le preci al Signore, dovesse visitar la chiesa di
s. Nicole- e render le dovute grazie per acquisto e beneficio rice-
vuto. E instituita consuetudine a'tempi, nei quali scrivo, si con-
serva con la debita ricognizione.
L' assedio e la vessazione di sette anni continui, fatta da Bodino,
aveva scoperto ai Eagusei, e li difetti delle fortificazioni della citt,
ed il modo di mettersi in istato per ripulsar ogni sforzo contrario
in occasione di nuovo attacco. Perci determinarono di ampliar la
eitta, con includere in essa tutto il borgo di S. Nicol, e, dato prin-
cipio alia fabbrica, si attese d' unire la citta vecchia eon la nuova :
1
Nei cod. e scritto variamente: Giacinta, Giaquinta e Jaquinia.
2
An. 1106, presso il Cerva.
49
ajut molto la fabbrica degli argini e fossi, cavati da Bodino durante
assedio. II ponte, ehe prestava adito e entrata alia citt vecchia,
fu distrutto, e la palude, che separava le due citta, fu terrapienata
e resa secca, sopra la quale in processo di tempo furono fabbri-
cate case ed abitazioni, l dove al presente si trova quel piano
eomunemente detto Piazza maggiore. Ma questo fu fatto dopo
molto tempo, come si dir a suo luogo.
Fornita la fabbrica predetta, furon abbattute le mura della citt ^
vecchia^ che riguardavano verso il monte, come quelle che pi non
servivano, essendo in mezzo della citt, la quale cosi rest ampliata
per il doppio di circuito. Ed in pochissimo tempo s' aument anche
il numero dei cittadini, eoncorsi, alia fama dell' ottimo governo di
Eagusa, e dall' Italia, e dalla Grecia, e dalla Macedonia, e dall' Albania.
Intanto la chiesa di s. Martino di Gionehetto, della quale dissimo ^
esser dal re Bodino stata fatta donazine ai monaci lacromensi, per
commissione dei re passati da un certo Lubezo eretico si teneva,
ne potendo i monaci esercitar il vero culto di Dio secondo il rito
della romana chiesa, fecero ricorso al re Giorgio, il quale mand
il giudice Bolislavo, per ricuperar la chiesa e cavarla dalle mani i
quell'empio uomo. Lubezo non aspett che s'operasse, ma con
molta prontezza la consegn a Bolislavo, il quale, con Gerde ed
altri suoi consanguinei, ricuperate le sue attinenze in Gionehetto,
che per succession de' suoi antichi gli toccavano, eonfermo la dona-
zione fatta ai monaci, e li cousegno la ricuperata chiesa, come a
fedeli di Gristo. Ma non pass molto tempo, che i monaci, per
la stessa villa di Gionehetto, non fossero inquietati
Era

venuto a morte Vladimiro, eh' era suceesso nel regno dopo ^n.
la morte di Bodino, benche i due anni susseguenti a Bodino
regnasse Dobroslavo, altro suo fratello uterino. Vladimir fu per opera
della regina Giaquinta avvelenato, ed a Dobroslavo furon eavati gli
occhi, e fu privato de'genitali. Avendo dunque Giorgio, dopo
questi due re, occupato tutto il regno, ehe Bodino suo padre aveva
usurpato, il primo anno del suo regno, nel mese di novembre, per
la gran inclinazione che aveva verso i monaci, voile che una lite,
o differenza, fosse decisa e terminata tra Mirro de Paris
2
ed
i medesimi monaci, per causa d'essa villa di Gionehetto. Si trasferi
egli dunque in persona alio seoglio di Lacroma, e fece che seco
venissero il giudice Gerde ed altri suoi parenti. Eicereo i nobili di
Eagusa e di Trebigne, che si contentassero di venir assister, e tra'
i suoi parenti furono Arcirizio, suo fratello, e Grubiscia,. figliolo di
Branislavo. Da Eagusa i principali furono Drago Gondola, allora
conte di Eagusa, il figliolo di Pietro Slabba e Luccaro, figliolo di
Nieoliza, tutti e due altre volte insigniti della suddetta prima
dignit della repubbliea. La decisione sortl a favor dei monaci, del
che anche oggidl si trovano le autentine nell' archivio di Lacroma.
1
perciocche essendo nei ms.
2
Cosi il Cerva. lESTel cod. Mil.: Mirro Be de Paris.
4
50
^ Poco tempo dopo fu conseerato Gerardo per arcivescovo di Eagusa
' d a Calisto II, con lettere patenti per i vescovi della Dalmazia
superiore, acci fosse riconosciuto per loro metropolitano.
An
- Ma anno seguente, . alc'imi scrittori di poca o ni una fede affer-
mano, che Domenico Michieli, doge di Yenezia, nel suo ritorno
dall'impresa di Gerusalemme, dopo aver occupato, in Arcipelago e
Morea, Moone e Oorone, si sia an che in Dalmazia impadronito di
Eagusa, ara, Spalatro e Tra. Ma altri vogliono, che detto doge,
lo stesso anno, abbia soggiogato Eagusa, ma che i Eagusei, dopo
alcuni armi, si siano liberati dal governo veneto. Dicono questi, che
avendo i Yeneziani fino all'anno'4142 governata la eitt di Eagusa,
ed essendo in tal anno nata occasione di guerra tra Eagusei e
Bossinesi, in aiuto dei primi avessero i Yeneziani spinto un buon
numero di truppe, con animo d'introdur sotto questo pretesto pre-
sidio in Eagusa, acci il conte veneziano fosse con pi rispetto
trattato, avesse maggior autorita, e. la citt fosse tenuta a freno
dalle forze venete, ne si potesse liberare dal loro dominio. Ma poi
dicono, che avendo visto i Eagusei, in venti anni che aveva durato
il governo dei Yeneziani, questi non aver fatto altro, che attender
acci le buone usanze e gli ottimi ordini di Eagusa. fossero guasti
ed introdotti i pessimi modi del viver veneziano, cacciassero il loro
governo e si liberassero dal loro dominio.
. Questo racconto si vede chiaro essere stato un sogno di quegli
autori, mentre come pu cade re in mente d' un uomo sano, che
i Eagusei, non, presidiati, tenessero il podest veneziano, e di poi
con un presidio grosso si fossero potuti liberare. Ma, oltre questa
ragione ineontrastabile, questo acquisto di Eagusa non e scritto dal
Sabellico, autor tanto favorevole ai Yeneziani e scrittor delle loro
istorie; ma dal Bonfinio, diligentissimo investigator delle memorie
antiche, e dal Biondo Furlano, (vie)?) espressamente negato. Anzi il
Bonfinio dice, trovarsi. alcuni scrittori, che, per adular i Yeneziani,
contro ogni verit avessero voluto persuader una falsit, che la
citt di Eagusa fosse stata conquistata dal doge Michieli e che in
quella avesse posto per conte un nobile veneziano. E tanto basti
per un discorso piuttosto apologetico che istorico, ma necessario
ad esser fatto.
In questi tempi dominava nella Slavonia, ossia Dalmazia superiore,
Draghigna, re -giusto e ben voluto dai suoi sudditi. E morto lui,
gli suceesse il figliolo maggiore Eadoslavo, in compagnia dei proprj
fratelli Ivanisc e Yladimiro, giovani di grande aspettativa. Ma
essendosi inalzati a troppa potenza per una certa connivenza di
Draghigna, alcuni baroni, che avevano servito nella sua corte, un
tal Dessa, figliolo di Urosc, vedendo morto il proprio re e bene-
fattore, ed i successori ancor giovini, pens esser tempo con
An. un' aperta ribellione metter in testa propria la corona, se non di tutti,
114i
- almeno d' una buona porzione egli stati del suo padrone II fatto
gli riusei, mentre alle prime mosse s' impadronl della provincia di
Zenta superiore, di Ohelmo e di Tribunio, sin ai confini di Eagusa,
mtitolandosi duca di Ohelmo. Questo sia detto per ora di costui e
51
ei suoi progressi, come d'un principe^ la di cui discendenza'avr
gran parte in quest' istoria di Eagusa, esseno da lui discesa la
casa di Nemagna, che signoreggi tutto Illirieo, ed in diversi
tempi ebbe guerre e fece paci con la repubblica di Eagusa, sua
fini tima, come in appresso si dir.
Ora, per non tralasciar alcuna memoria trovata, devo dire, che
in questo anno fu mortalita, eausata da un mal epidemieo, cbe ^ _
le antiche croniche dicono non esservi rimasta viva la quarta parte
degli abitanti, tanto nella citt, come nello stato di Eagusa. E dopo
tre anni la repubblica, essendo rivolta al ben de'suoi sudditi, fece ^ .
un trattato di confederazione con la Citta di Molfetta, dandosi reci-
prone franchezze e libert di commercio.
Ma molto maggior beneficio ebbe la repubblica dalla fortuna,
mentre fece acquisto dell' isola di Meleda, tanto eelebre nelle 1.
antiche storie. Perche il mentovato Dessa, duca di Ohelmo, avendo
gran propensione alia fede cattolica, della quale si sarebbe dichia-
rato, se non avesse temuto di perder usurp.ato stato, don isola
di Meleda a tre monaci di s. Benedetto, chiamati Marino, Simone
e Giovanni, con tutti i frutti, che dai terreni s' avessero, e per il
governo temporale sottomise quell'isola alia repubblica di Eagusa,
come (d sa) per i diplomi, che si conservano nell' archivio pubblieo,
vivendo in quel tempo il duca Dessa coi Eagusei, suoi finitimi, con
gran confidenza ed amorevolezza. -
In questo tempo trovo alcune croniche a vere scritto, che Eugenio
papa III mandasse un suo legato, a nome Graziano, a Eagusa *, per
porger qualche rimedio ai disordini della Slavonia, con ordine che
dovesse far a Eagusa un concilio provinciale; il quale, avendo nel
mese di settembre congregate, oltre i vescovi di Dalmazia superiore
ed inferiore, tutti quelli a chi toccava d' intervenire nella chiesa
metropolitana, tra gli altri buoni ordini e costituzioni, avesse privato
della dignita arcivescovile Glacciolo
2
, arcivescovo di .Spalatro. La
cagione di questa deposizione dicono essere stata avere esso spala-
trense, senza riguardo alle sacre constituzioni, consecrato il vescovo
di Tra, assistente solamente il vescovo dulcinense, -ed in luogo del
terzo vescovo avesse fatto servir una mitra, posta sopra un altare;
e fossero deposti, per questa causa, il dulcinense ed il consecrato,
presiedendo allora all' arcivescovato di Eagusa Andrea Luchese, che
anno 1142 da Innocenzo II era stato onorato di quella dignita e
susseguente consecrato dai suoi suffraganei nel duomo di
Eagusa. E trasferitosi poi a Eoma, ottenne il pallio e la conferma-
zione dei suffraganei della Dalmazia superiore, Tribunia, Zaculmia
e Bossina, ed ebbe autorit, siccome fece, di conceder la mitra, il
pastorale ed i sandali a Oonstanzo, abbate di Laeroma, ed ai suoi
successori; la quale concessione delle sacre insegne abbaziali fu poi
l'anno 1200, ad instanza dei Eagusei, dai legati della s. ede con- .
r. , '
;
La-
iermata. . crom.
1
An. 1153, presso il Oerva.
2
Nel cod. Cerva : Glamulo.
*
52
Ma per tornar al proposito della tessuta materia, dico non aver
trovato queste deposizioni in alcun luogo, che fosse di maggior
autorit o fede, che siano certi sritti di persona poco diligente a
riscontrar la verit; perciocche mi sono passati per le mani instru-
menti, bolle ed altre memorie originali e degne di fede, nelle quali
Areii-
m
'e occorso trovar l'anno 1154 Anastasio IV aver mandato a
Tisu Eagusa un legato a latere, con suprema autorit e prerogative,
acciocche gli errori dello scisma, nel quale erano immersi quelli di
Tribunia e di Doclea; si definissero ad universal beneficio per un
concilio generale delle provincie illiriche, e che le cose, trascorse in
- varj dannosi abusi, si riordinassero e si rimettessero nel suo vero
splendore cattolico.
Arriv il legato a Eagusa, ed esseno accolto dalla repubblica
con tutti quelli onorati termini e debite accoglienze, convenienti ad
una tal carica, ebbe dal governo ogni comodit di far questa fun-
zione a beneficio della cristiana fede. Fece dunque egii intimare
il concilio, e vi concorsero i vescovi d' ambe le Dalmazie, eccettuati
quelli di Drivasto e di Dolcigno, i quali per la disubbidienza furono
dal legato non solo scomunicati, ma deposti ancora. Ed il conte di
Oattaro, non avendo voluto permettere, che il vescovo cattarense
obbedisse, come sunraganeo ali' arcivescovo di Eagusa, fu anche egli
scomunicato. Ed al ritorno del legato, le deposizioni suddette e sco-
muniche, e le altre azioni, furono dal pontefice ratificate, al quale
per tale effetto la repubblica aveva mandato due ambaseiatori, i
quali al ritorno riportarono alia repubblica, ed a Pietro, conte di
essa, ed ali' arcivescovo Andrea, lettere benignissime, nelle quali il
papa ringraziava delle amorevoli accoglienze, uate verso il suo legato,
e che pero eonfermava le cose da lui fatte e le approvava per
buone. Le quali lettere anche oggi giorno si trovano nell'archivio
delle reliquie pubbliche.
In questi tempi versava tutta applieazione della repubblica
d'unir le nazioni circonvieine alia chiesa romana, e, sulla consi-
derazione dell' importanza del fatto, erano dirette le pi esquisite
diligenze, non solo per corrisponder all' opinione, che tutto il mondp
aveva del zelo della repubblica verso la religione cattolica, ma
anche per una massima di soda politiea, sulla considerazione, che
dalla diversit della religione con i finitimi sarebbero derivate
disunioni delle massime di stato, e che nelle occasioni non s' avrebbe
potuto aver quella confidenza, che e necessaria, ma che e anche
incompatibile tra i diversi credenti. E vedendo che le ambizioni
degli abbati e vescovi orientali suscitavano lo scisma e lo fomenta-
vano contro i veri dogmi della fede, prevedeva anche, che con piu.
facilit avrebbero consigliato nelle occasioni i proprj principi mancar
alia fede de' patti e delle convenzioni, e, secondo la comodit ed
utile presentaneo, avrebbero insinuato diriger le proprie operazioni.
Per nelle provincie illiriche non seguivano tutti ciecamente i senti-
menti dei vescovi, trovandosi alcuni, che conoscendo le irregolari
passioni de' vescovi, amavano il vivere cattolico e davano mano ai
Eagusei per unione universale alia cattolica religione. E parti-
53
colarmente tra Bpssinesi e Bassiani si trovava uri buon numero i
questi; ma i prelati, per la propria sussistenza e delle sue opinioni,
fomentavano dissension! tra i diversi credenti, per accrescer potenza
al partito. E siccome, tra gente rozza e senza lettere, non trovavano
argine nell' accmnulare seguito, cosl i cattolici,
;
erano e malvisti e
maltrattati, ed in tutti gl'incontri soccombenti; il che fece risolvere
molti abbandonar il nativo paese, reso per loro mabitabile, per
ritirarsi in luoghi pi pacifici. Gran numero di questi, e dei pi
faeoltosi, si ritir eon le proprie famiglie a Eagusa. .
Dispiaeque grandemente questa risoluzione de' Bossinesi a Barich
bano, che allora dominava in Bosna, e, vedendo spopolarsi il paese,
procur di richiamarli. Laonde avendo piu. volte mandato ambascia-
tori a Eagusa, e cbiesto dalla repubblica, che volesse licenziare
i Bossinesi dallo stato suo, e, caso non volessero ritornare, non
mancasse cacciarli per forza, sempre gli ambaseiatori riportarono le
medesime risposte: che la citt di Eagusa era in libert dal proprio
nascimento, e che non permettevano i buoni ordini, che le sue
domande fossero esaudite; che non conveniva rompere la fede data
ad ognuno, che voleva conferirsi abitare a Eagusa; che, essendo
questo il fondamento e sostentacolo di questa citt, non era
l
decente
operar in contrario; che non conveniva richieder quello, che il
maggior principe del mondo non potrebbe ottener dalla repubblica,
e che tra essa e i Bossinesi erano patti espressi di ricevimento,
i quali, mentre stavano in vigore, non era onesto, ne ragionevole,
mancar d'osservarli; che pero il bano desistesse, come per giusto
termine doveva desister, da tali requisizioni.
Era questo bano fomentato contro. i Eagusei dal vescovo di
Bossina, il quale teneva la parte dei disobbedienti all' arciveseovo
di Eagusa, e procurava, di non solo alienare quella chiesa dalla sua
metropolitana
;
ma tener quel popolo in continuo error dello scisma.
E molto piii era divenuto aspro e contraiio ai Eagusei, avendo
visto che tuttavia la loro chiesa era protetta e mantenuta nel
possesso dell' antica ignita e superiorit su i suffraganei, tanto piu
che T anno seguente Adriano IY diede tutti i privilegj della ignita ^
arcivescovile e della giurisdizione antica della chiesa di Eagusa a
Tribunio Michele
2
Vitale, arciveseovo novamente successo per la Ad
morte d' Andrea Luchese. Onde il detto vescovo, vedendo in tanto ^a
splendore la chiesa di Eagusa, invidiando all'augumento d'essa ed
avendo occasione d'esereitar la sua perversa mente, indusse Barich ^
bano a mover la guerra alia repubblica. Questi, raccolto un grosso
esercito, entr nello stato di Eagusa, fece molti
3
danni, dopo non
esserli state accettate alcune proposizioni, mentre il senato, avendo
portato la consulta al gran consiglio, questo termin i non dar
alcuna soddisfazione al bano, ma mettersi in istato,' di ribatter
i suoi attentati con armi.
1
esser nei ms.
2
Tra i nomi dell' arcivescovOj il Oerya tralascia quello di Michele.
3
Oosi il Cerva; innumerabili nel cod. Mil.
54
Oi vedendo Barich, dopo aver fatto, come si disse, gran danni,
j ^ si ritir. Per anno seguente poi, raccogliendo maggior quantit
di truppe, per invader non solo lo stato, ma la citt aneora, la
repubblica fu forzata metter in piedi un buon corpo di soldatesca,
cavata e dallo stato e da alcuni governi confeerati. Fu posto al
eomando di questo esereito Giovanni di Matteo Oerva, il quale, vedendo
arrivato Barich in Trebigne, e considerando non esser buona
massima ridur la guerra nel proprio stato, darsi spirito alia milizia
con azioni ardite, ed al contrario levarsi molto al nemico col
mostrar di non temerlo, si spinse verso Trebigne, dove, accampatosi
in faccia dell' esereito bossinese, permise alcune scaramucce, successe
con pari vantaggio. E sentendo il nemico aspettar altri rinforzi,
termin d' attaccarlo nel proprio campo, come fece, eon tal suecesso,
cbe i Bossinesi furono battuti da tutte le parti con una strage
orrenda. E Barich a mala pena si salvo nelle vicine montagne con
alcuni pochi de' suoi, dove, temendo di sceiider, ne trovando modo
di ritirarsi in Bossina, per non esser investito nel viaggio, mand
il vescovo di Trebigne per far proposizioni di pace. Le quail,
accettate dai Eagusei, poco men lo fecero che tributario, mentre fu
convenuto, che tra Barich bano e la repubblica di Bagusa fosse
perpetua pace e confederazione; che i mercanti d' ambe le parti
pratichino gli stati tanto di Bossina, quanto di Bagusa, senza
nuovi aggravj; che il bano fosse tenuto pagar tutte le spese della
guerra ai Bagusei e tutti i danni, fatti alio stato anno antecedente,
ed ogni anno mandar al governo di Bagusa due chinee ed una
coppia di veltri bianchi. Sottoscritte e giurate queste capitolazioni,
il bano torn in Bossina ed adempi a tutto il convenuto, e, sinche
visse,. mantenne buona pace con la repubblica.
Per, cionnonostante, i vescovi suffraganei seguivano nella disubbi-
dienza all' arcivescovo, ed il dulcinense e antivarense, non avendo
voluto riconoscer per superiore Tribunio, arcivescovo. di Bagusa,
furono da Alessandro III scomunicati. E spedi il pontefice lettere
agii abitanti di Dolcigno e d' Antivari, ammonendoli, che avendo
^ lui interdetto ai etti vescovi ingresso nelle chiese e separatili dal.
consorzio dei cristiani, non permettessero, che esercitar possano li
sacri, a dispetto della dignit pontificia.
Dopo quattro anni della guerra di Barich, i Bagusei acquistarono
il dominio di quella parte della contrada di Breno, che volgarmente
si nomina Sgiarnovica, cioe della terra, giudicale, dove si faceva
il sale. Era allora, per concessione di Emanuele imperatore, signore
di'Sgiarnovica e di Oanali tin certo Devesio, il quale a Mihaccio
raguseo, suo genero, don le predette terre, avendo avuto da lui,
in segno di gratitudine, uno scudo ed un elmo da guerra.
Aveva, come si disse, Dessan usurpato il ominio d' una buona
porzione della Bassia.
1
Oon tutto che fosse stato allievo della corte
del re Draghigna
2
, oblioso
3
del benefizio, aveva scacciato fuori dello
1
An. 1167, presso il Cerva.
2
Cosi scrive Oerva. II ms. Mil. ha: Draghichna e Gradihna.
3
oblio nel ms Mil., scordatosi presso il Cerva.
55
stato Eadoslavo con gli altri fratelli, figlioli del suo principe. S' era
ritirato Eadoslavo in Montenegro, che solo ancora li restava delli
regni paterni, ed aveva mandato a dimanar aiuto e consiglio dai
Eagusei, per mezzo di Davide Benesio, governatore di Budna, suo
ambasciatore. La repubblica rispose, che per redintegrarsi nel suo
stato non v'era altro mezzo, che procurare l'amicizia e mettersi
sotto la protezione d'Emanuele Oonineno, nel eui solo potere stava
di rimetterlo nel suo pristino stato, perche dalla repubblica, esausta
di denaro per le guerre di Barich bano, non poteva averlo.
Approv Eadoslavo il consiglio e messosi sotto la protezione
dell' imperatore, questo subito con un fiorito esercito entr nella
Servia. Dessan, temendo che cio non fosse la sua total rovina,
chiese uumiliato, che li fosse concesso eon un salvaconotto di
venire alia presenza dell'imperatore; la qual cosa impetrata, venne
a farli riverenza. Ma imperatore li rinfaccio la sua frauolenta
e mala operazione nell'essersi ribellato dal proprio signore, nego di
conceerfi la pace, e poco manc che non facesselo prenere.^ Pur
fu lasciato partire, dopo aver fatto giuramento di rimettersi alia
ragione, e secondo il buon volere dell' imperatore.
Ma ritornato ai suoi, e ritiratosi Emanuele con le sue truppe,
cominci Dessan pensare d' aver fatto male mettersi in potest d' un
superiore di forze, e si oleva dei giuramenti fatti, mentre si ridu-
ceva, non ostante le gran speranze avute, essere suddito, come gli
altri. Inline, ripudiate tutte le cose, che contro la volonta propria
aveva giurato
;
ritorn alia primiera infeelta, fomentato anche
da' suoi vescovi scismatici, con le ragioni d' aver giurato colla lingua,
non col cuore. Oominci di nuovo tender insidie per aver in mano
Eadoslavo e li di lui fratelli, i quali, intesa inosservanza dei patti,
procurarono, con tutti li suoi, salvarsi a Eagusa, dove, ricevuti,
come eonveniva, e assicurati, che sarebbero mantenuti con ogni
salvezza, si fermarono senza apprensione.
Gon li detti principi pure si ritirarono a Eagusa molti uomini illustri
e della prima nobill di Slavonia. Eestarono alcuni di questi aggregati
alia nobilt, e tra questi trovo essere stata Ta nobil asa Belislava.
Ma Dessan, quantunque fosse certo, la repubblica, per antico
suo instituto
;
e per i iversi meriti dei maggiori di Eadoslavo, non.
avrebbe mancato di servar la' fede, nienteimeno proeuro, per mezzo
de' suoi ambasciatori, tirar il senato a favorir i suoi isegni, e
cnsegnarli Eadoslavo e tutti i suoi. Ma, sentita a Eagusa questa
imana, fu con universal parere denegata
;
e rispostoli, esser im-
possibile mancar alle leggi dell'ospitalita, che lo stesso termine
sarebbe servato a lui e ai suoi, se l'accidente lo portasse, avendo
la repubblica questo instituto radicato nelle sue viscere di servar
la fede indiiferentemente ad ognuno, e che pero non avesse a male,
se la repubblica non poteva compiacerlo. Questa risposta alter tal-
mente l'animo d'esso Dessan, che prese un odio irreconciliabile
contro la repubblica, e comincio asprissimamente perseguitar i Ea-
gusei, divenuto ilerissimo nemico loro. Meno in schiavitu quelli che
ali' improvviso trovo, e che non aspettavano ricever da lui ingiuria
56
alcuna. Questa dissensione ed inimicizia con Dessan dur molti
anni, e pass anche in eredita ai suoi figlioli con varj successi,
come si dir, quando tratter di tali tempi; essendo convenuto alia
repubblica, piti o meno, second le occasioni, ma perb continuamente,
star con armi alia mano, per garantirsi da qualsivoglia attentato
, d'un nemico, che pur stava sempre armato ai confini suoi.
An. Avevano i Yeneziani continue guerre con i Pisani, e percib eran
1168
' neeessitati di trafficar con grosse navi, per garantir le merci ed il
traffico dalle oppressioni nemiche. Una di queste navi venete and
in terra al porto di San Martino, per fortuna di mare, e le robe
in gran parte furono salvate ed appropriate da alcuni Eagusei. Vital
Michieli, doge di Venezia, mandb a Eagusa Giovanni da Canal per
ambasciator a cercar giustizia dalla repubblica, e li fu aggiudicato
Ad reii- doversi restituir due parti del salvato e la terza restar ai ricupera-
qiuas. ^
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^ ^al ginstizia il Ganale parti molto
contento ed appagato. Aveva Vital Michieli doge gi ridotto al fine le
guerre con i Pisani ed, estinta antica avversione, ridottili all' ami-
cizia de' Veneziani; one i Pisani procurarono d' introdur corrispondenze
e commercio eon tutti i dominj dell' Adriatico. Laonde mandarono
a Eagusa Alberto console, Marco e Burgundione
1
, giudici, i quali
An
- anno seguente stabilirono i patti di libero commercio tra le due
citt di Eagusa e Pisa, con farsi un instrumento pubblico tra gli
_ ambasciatori ed i consiglieri di Eagusa Vitale, Luccaro, Lampridio,
^uias!" Mihaccio e Dobroslavo.
^ - Ma siccome i Eagusei procuravano amicizia con diverse citt e
popoli, cosi dali'altra parte erano vessati da pi travagli, ed oltre
inimicizia gi detta di Dessan, per la quale si stava continuamente
con armi alia mano, ebbero un attaeco fiero dal mare, dai Veneziani.
Le antiche croniche ragguagliano, che la ci'tta, per il gran valor
dei cittadini, gi armati a causa di Dessan, si salvasse ributtando
attentato veneto. Gli scrittori italiani dicono essere stata oppressa.
Nelle seritture degli arehivj pubblici non ho ptuto trovare, non
solamente memoria alcuna, ma neanche cosa, dalla quale potrebbesi
cavare alcuna certezza di tal fatto, a riserva della protezione che si
procurb avere due anni dopo dai re di Sicilia. Ben mi meravigiio,
che Niceta Ooniate, se la verit fosse come la narrano gli scrittori
italiani, non ne averebbe fatto menzione alcuna nella vita d'Ema-
nuel Gomneno, che pur questa azione sarebbe degnissima di me-
moria e pi appropriata alia materia, che lui scrive, di nessun' altra.
Sicche devo riprovar queste memorie degli scrittori, come sospette
e non veri di che, in conformit (di cio) che dirb in appresso, do-
vendo far la narrativa da piii lontani principj.
Oorreva anno 1170, che essendo malamente passate le cose di
Gerusalemme, e Baldovino re in schiavitu condotto, Emanuele im-
peratore , concepi e mostrb ostile animo contro i Veneziani, che
prima fedelissimi compagni teneva, e, senza pi dissimulare, che lui
avesse per bene i conferiti aiuti, che i Veneziani piamente avevano
1
Cosi il Cerva. Nel ms. Mil. Eburgundione, invece di e Burgundione.
57
prestato all'impresa di Soria, ricere Stefano III, re d'Ungaria, che
confederato con Dalmatini, Istriani, Liburni e Greci andasse eontro
i Veneziani. Stefano, che non desiderava altro che la vendetta delle
inimicizie ei Veneziani per la Dalmazia, eh'egli pretendeva esserli
stata da loro usurpata, accetto eon indicibil prontezza offerta
dell'imperatore, giuicando, eon quella opportunit di aiuti, dover
con facilit conseguir il suo intento. I Dalmatini e gli altri, per
essere stati sempre della giurisdizione dell'Imperio Constantinopoli-
tano, assentirono alia lega; ed i Eagusei, come quelli eh' erano sotto
la protezione dell'Imperio, furono necessitati mostrarsi per im-
peratore. Era tantopi in Dalmazia odioso il nome veneto, quanto che
nuovamente avevano fatto sottometter la ehiesa "di ara a quella di
Grao. Per il che, moltiplieate negli Zaratim le male soddisfazioni,
che da Venezia ricevevano, ed
x
in Stefano re, sebbene" aveva dato
due sue figliole a due figlioli del doge per consorti, prevalse piti la
cupidigia della vendetta, che il vincolo del parentado, e si opero
con tal arte ed industria a danni de'Veneziani, che ridusse ara,
Spalatro, Tra e Scibenico ribellarsi dal loro dominio. ^oSf.?
Non fu pigro Vital Michieli doge sortir fuora con un' armata di
SabeL
trenta navi, per ricuperare i luoghi perduti; ma, senza far verun
progresso,-da nemici ributtato, si ritir. Einforzata armata
;
torn
di nuovo in Dalmazia, e dicono aver ricuperata ara ed ammazzati
molti cittadini, rovinate le mura della citt dalla parte del mare e
condotti duecento ostaggi, per assicurarsi che in appresso gli Zaratini
non mancassero, e che da questa erudelta atterriti gli altri Dalma-
tini di Scibenico, Tra e Spalatro, giudicano le forze ungre non
esser sufficienti alia difesa loro, si fossero sottoposti ad Emanuele,
contentandosi anehe Stefano re d' Ungaria, che piuttosto la Dalmazia
fosse governata. dal dominio greco, che veneto, procurando lo stesso
re ungaro inasprir sempre pid animo dell' imperatore eontro di loro.
Emanuele, che dali' altra parte nodriva per diverse cagioni in-
finito odio ai Veneziani, procure- ' orirgli degli inganni, perciocehe
non solo per un editto pubblico, ma anehe avendoli data la fede,
esort i Veneziani, che per tutto il suo imperio potessero libera-
mente portare le loro mercanzie. Ma tosto si dichiar, che altra
cosa aveva in animo, perciocehe in im giorno per tutto il suo im-
perio fece riteiier tutti i sudditi veneziani,. insieme con le merci e
con le navi. II che uditosi a Venezia, subito si comincio preparar
armata. Ed essendosi salvate solamente venti navi delle ritenute,
anehe queste furono annate in guerra; e cosi, con le dette venti
navi e cento galere, sorti il doge Vitale Michieli verso Levante, al
principio di settembre del 1171.
Eicuperata l'lstria, Zara e-Trau, ma quest'ultima con total eceidio
messa a sacco, prosegui il viaggio verso Eagusa, dove, arrivato
all'ultimo d'esso mese di settembre, dicono gli serittori veneziani,
seguitando il Biondo, che prendessero per assalto questa citt,
1
ed sta in luogo di anche.
58
i cittadini della quale non aspettavano un attacco si fatto, e che il
doge subito avesse fatto buttar per terra tutti i muri della citt,
che riguaravano il mare; che per conte fosse lasciato Einir eno;
avesse anche fatto abbatter la torre, sulla quale i Eagusei tenevano
il vessillo imperiale; ma che, partita l'armata per Levante, i Ea-
gusei si sottraessero dal dominio veneto, e di huovo fossero soggio-
gati dal medesimo doge Michieli, al suo ritorno da Levante, e che,
ammazzato il doge Michieli da Veneziani, i Eagusei di nuovo si
mettessero in liberta.
Ma tutte le croniche antiche, alle quali io ho dato molta fede,
dicono, che i Yeneziani, avendo dato un fiero assalto alia citta di
Eagusa, fossero con grand' uccisione ributtati dai cittadini, che gi
stavano con le armi alia mano, tanto per la vecuta di detta armata,
come per garantirsi dagli attentati di suddetto Dessan, della forza
del quale si faceva phi conto, che di tutte le annate de' Yeneziani,
i quali, avendo visto non poter impadronirsi della citt, fossero
andati verso Levante. Questa relazione mi pare pi veridica di quel
che narrano gli scrittori veneti, piii amici della gloria della propria
patria, che della verit. Perche, se la citt fosse stata presa e
distutta coll'abbattimento delle torri, non avrebbe dopo poco tempo,
come si dir, potuto resister ad un esercito di cinquanta mila
uomini, con i quali Nemagna, figliolo di Dessan, la venne asse-
diare; e dall' altra parte, non avendo potuto prenderla un principe
cosi potente, con un esercito grande ed agguerrito *, bisogna con-
fessare, essere stato impossibile che i Yeneziani avessero espugnata
con un assalto dato dalle galere, senza truppe di terra, o almeno
assai poche. E se fosse vera la conquista de'Yeneziani, certo avreb-
bero presidiato la fortezza di S. Lorenzo, che e un capo d' opera,
separate dalla citt. Onde se questa si fosse di nuovo messa in
liberta, sarebbe rimasta la fortezza in man veneta. Anzi trovo un
altro argomento contro asserzione degli scrittori veneti, i quali
serissero con quella fede che dagl' incauti si pu aspettare, mentre
vi sono autentiche scritture: (ed e), che i Eagusei, sottrattisi dalla
protezione dell' Imperio Greco, si fossero messi in questo tempo sotto
quella di Gugiielmo, re di Sicilia. E la causa di tal mutazione
suppongo esser solo per garantirsi, eolla protezione i etto prin-
cipe, dalle vessazioni dei Yeneziani, ch' erano in continue guerre
coll' Imperio Orientale, ed acci i Eagusei non fossero considerati
dai Yeneziani per dipendenti di questo Imperio, ma dei re di Sicilia,
coi quali la loro repubblica in quel tempo coltivava buona amicizia,
e ci, non per paura di perder la citt, ch' era inespugnabile per
il modo di guerreggiar di quei tempi, ma per poter conservare il
commercio per Adriatico, continuamente dalle venete annate solcato.
1
agguerrito nel cod. Cerva; infinito in quello dal Mil.
LIBEO TERZO.
Non s* era ancor estinto incendio suscitato dallo scisma elli
suffraganei della chiesa ragusina, ma per la morte di Dessan essendo
i suoi figlioli Nemagna, Strascimiro e Miroslavo successi al dominio
della Eassia, e essendo da continui stimoli dei vescovi del loro
stato sollecitati a vessar lo stato di Eagusa, Nemagna, il gran giu-
pano i Eassia, cal con un buon esercito sullo stato i Eagusa, ed
avendo manato tutto a ferro e fuoco, s' accost alia citt, per ve-
dere di potersi impadronire. Ma avendo riconosciuto impossibilit
di farlo con gli assalti, e non avendo condotto seco il necessario
per limgo assedio, rimesso il tentativo per un altra volta, si parti.
Aveva il gran giupano mosso questa guerra sotto pretesto delli
suffraganei; ma infatti lui era adirato contro la repubblica, per
assistenza e ricetto dato a Eadoslavo, suo nemico, come s' e detto
per il passato. S' era anche aggiunto lle cause che lo movevano,
e di ci aveva fatto correre pubblica voce, di mover le armi contro
i Eagusei da quello che Alessandro III pontefi.ee aveva fatto fulminar
interdetti di scomuniche contre i vescovi dulcinense ed antivarense,
e ne aveva avvisato i diocesani, che, come.s'e narrato, non permet-
tessero loro ingresso nella chiesa, per la disubbidienza a Tribunio
arcivescovo, il quale, vista la loro pertinacia, era andato in Bene-
vento dal pontefice ed ottenuto quanto s' e detto. One, ricorsi i
vescovi all' ajuto i Nemagna, fecero, che per opera sua ancora gli
altri vescovi s' alienassero. Ed intanto queste guerre eon reciproni
danni seguivano per pi anni tra la repubblica e Nemagna, senza
per entrata i grani eserciti, ma solo rappresagiie e devastazioni
reciprone, permesse tra i sudditi confinanti d'mbe le parti.
Ma i Oattarini, risentendo troppo la continuazione dei danni, in-
sinuarono alia repubblica di Eagusa, che volentieri avrebbero loro
fatta una pace particolare, ed accettato il progetto dal governo, si
trasferirono a Eagusa Trifon, conte di Oattaro, Dabrio, Giovanni di
Dabrio, Belo di Gazzanello, Biagio de Fancelli ed Eutichio de
Porto, i quali convenner con Placono, viceconte di Eagusa, per
una pace particolare tra le due citt ed un' esatta neutralit per le
differenze, che aveva la repubblica con Nemagna, sotto la di cui
protezione e quasi soggezione stava allora la citt di Oattaro.
Era fatale, che la Eassia non potesse abbracciar la verita della
romana chiesa, ne che volesse riconoscere il vero culto, ma.persi-
1
An. 1181, presso il Cerva.
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stesse ostinata negli errori dello scisma, nei quali non bastandole
solamente esser immersa, anche
1
perseguitasse coloro, che procu-
ravano la sua salute. I Eagusei, che non omettevano diligenza
alcuna, riportavano maleficj e danni notabilissimi, perciocche il
gran giupano Nemagna, dopo pin anni di guerre, s' era proposto nel
An. suo animo di prendere la citt di Eagusa. Onde raccolte maggiori
forze che li fosse possibile, ed avendo per il passato tentato per
terra, questa volta voile anche per via di mare far un insulto ;""
perci, poste in ordine alcune galere, galeotte e vascelli, diede il
governo a Miroslavo, suo fratello minore. Ma i Eagusei, che dili-
gentissimi erano. ed avevano avuto sentor di tal spedizione, misero
in pronto un'armata di alcune galere e vascelli, e la mandaronp
con ordine d' attaccare armata slava, per batterla e distrugger
ne' suoi principj, prima che gli Slavi s'assuefacessero alia marina,
su la considerazione, che se una volta questa nazione si facesse
abile per mare, con la potenza che aveva per terra, tutti i finitimi
sarebbero ridotti in servit. Ed in seguito le due annate, slava e
ragusea, dncontratesi appresso Poglize, nelle riviere d' Albania, ven-
nero alle mani. Ma, siccome i Eagusei erano provetti nella marina,
non ebbero gran ifficolta istrugger armata slava, avendo in
parte preso ed in parte brugiato tutti i loro vascelli e galere, a
mala pena salvatosi Miroslavo, il che segui li 10
2
d' agosto.
Ma intanto, essendo Strascimiro, altro fratello di Nemagna,
andato contro isole di Oorzola e di Lissa, che, benehe fossero
dipendenze di Chelmo, non li davano obbedienza, traghett le sue
truppe da Conosceviza all' isola di Oorzola e andava saccheggiando.
I Oorzolani e Lissani ricorsero subito all' ajuto della repubblica
di Eagusa, che sola poteva soccorrerli con ajuto presentaneo
dell'armata, vittoriosa delli Slavi, sottoponendosi quell'isole sotto
la protezione e clientela d' essa repubblica. I Eagusei spinsero
armata sua verso Oorzola, e levate tutte le barche, con le quali
Strascimiro poteva tornar in terra ferma, lui rest assediato nell'isola,
e, vedendosi, in tal pericolo, convenne con li Oorzolani, che lo
lasciassero partire, e che lui liberava isola di Oorzola e di Lissa
da qual si sia soggezione, che fossero tenute al governo di Chelmo,
e mediaute questo trattato lui si ritir in terra ferma, rimanendo
libere quell' isole.
Miroslavo, battuto in mare, fece risoluzione di tentar miglior
fortuna in terra, e per vendicar ancora ingiuria, fatta al fratello
Strascimiro a Oorzola alli Eagusei, anno seguente fece un
An. esercito di cinquanta mila uomini, e con quello si presentb sotto
1185
' Eagusa, al primo di luglio,con tutti gli apparati necessarj per un
assedio. Ed avendo fatto l'esperienza di dar pi assalti alia citta,
fu sempre ribattuto con gran strage de'suoi. E nelle sortite, fatte
dai Eagusei, ebbe pure danni indicibili, ed in una di queste gli
assediati ebbero fortuna bruciarli alcune macchine di legno, che
1
Nei ms. ma anche, invece di anche.
2
18 agosto, presso il Cerva.
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lui aveva fatto fabbrieare per facilitare espugnazione della citt.
Onde, vedendo irapossibilit d' arrivar al fine del suo desiderio,
sciolse - assedio e si ritir giusto nel giorno, che a Eagusa si cele-
brava la festa dei beati Pietro, Andrea, Lorenzo, fratelli martiri,
i corpi dei quali, come abbiamo altrove detto, si trovano a Eagusa,
trasportati dalle vicinanze di Oattaro. E nel ritirarsi verso Eassia,
fece danni indicibili per lo stato con ferro e fuoco.
Ma questa impresa, malamente sortita a Miroslavo, fu cagione
non solamente a' Eagusei della presentanea vittoria, ma anche caus
pace perpetua e confederazione tra i. detti principi di Eassia e la
repubblica. Perciocche, conoscendo il gran giupano Nemagna, che
i suoi tentativi contro la repubblica eran vani e senza frutto, ne
vedendo d' onde sperar potesse a' suoi disegni il desiderato fine,
fatta consulta con Miroslavo e Strascimiro, suoi fratelli, per parte
di tutti tre furono mandati Nendalo giupano e Doman * Setnizia
2
,
figliolo di Yidosc, ambasciatori a Eagusa, per dimandar concordia
ed unione con i Eagusei. Furono gli ambasciatori dalla repubblica
benignamente accolti, e nell' udienza, che li fu data da Gervasio
conte ed altri del governo, esposero, esser mandati dal giupano
Nemagna e suoi fratelli per dimandar la pace, e contentandosi i
Eagusei riceverla, avrebbero con molto lor vantaggio, desiderando
il gran giupano stabilir amicizia e vivere in concordia con loro.
Era assai desiderabile questa pace, perche infstiditi i Eagusei
delle continue invasioni de'Eassiani, ormai li rincresceva star
sempre coll' armi alia mano, ed anche per le continue spese si
trovavano esausti di denaro. Onde il governo rispose, che siccome
la repubblica mai aveva cercato questa guerra, ne discordia con i
principi rassiani, ma per pura difesa propria era stata obbligata
maneggiar armi, cosi volentieri avrebbe abbracciato la pace, quando
le condizioni fossero reciprocamente accettabili. E subito s' entr nei
trattati, i quli in poco tempo furono stabiliti, e pubblicata la pace
li 27 di settembre 1186. I capitoli e i patti della quale furono tali,
che li maleficj e danni seguiti per il passato tra Slavi e Eagusei, ^.
tanto nelle vigne, galere, vaseelli, uomini e animali, quanto in tutte
eli
le altre cose di mercanzia, robe o altro, tanto da una parte, quanto quias.
dali' altra, si pongano in perpetua oblivione, ne di cio debba cercar
cosa alcuna una parte dali'altra, ma, non ricorandosi, rimaner
debbano in pace; che i Eagusei posseder debbano tutto quel stato,
che hanno posseduto dall' antichit, da padri, avi e proavi loro. Ma
perche la repubblica era in differenze con il gran giupano, preten-
dendo egli attener
3
al suo dominio, per la dipendenza * di Bosna,
le ville di Eosgiat e di Ousilla, oggi detta Petrovo Selo, per
1
Cerva scrive Dogman.
2
Nel ms. si potrebbe pure leggere Semizia. Oervaacrive Sencizia; ma sono
forse tutte forme erronce di un cognome, nemmeno esistito. Setnizia, o meglio
Setnizio, pu essere la forma italiana dell'appellatlivo slavo di carica satnik.
3
Cosi il Cerva. JSTel cod. Mil. ammeter.
4
Cosi il Cerva. Nel cod. Mil. discendenza.
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furono queste due vilie riservate restar in lite non deflnita; che i
Eagusei sicuramente per tutto il paese, soggetto al dominio del
gran giupano, ed in particolare nel porto di Narenta, potessero
mercantare, coltivar i terreni, pascer i bestiami, cogiier le loro
entrate e far legna, senza contradizione d'alcuno, secondo antica
usanza; ehe la decima, di nuovo iraposta ai Eagusei, sia levata in
tutto; che dai- Eagusei gli Slavi non possano, ne ebbano, cercar
in verun tempo i soldi, ne quelli ricever, come facevano per il
passato, per le vigne ed altri terreni, coltivati da essi nella penisola
Eatanea. All' incontro di questo fu stabilito, che gli Slavi fossero
salvi a Eagusa, ne da' Eagusei dovessero ricevere alcun male, ne
in mare, ne in terra, ne possano essere ritenuti in schiavit; che
gli Slavi di Ohelmo possano aver ed abbiano libero commercio a Ea-
gusa, senza impedimento di mercantare con chi li occorresse; che
i Eagusei debbano abbandonar la protezi one presa sopra isola di
Oorzola e Lissa; che questa pace e confederazione non debba scio-
gliersi per veruna causa, ma che, occorrendo alcuna differenza tra
. Eaguseo e Slavo, si debba terminare per via di giustizia; che tro-
vandosi a Eagusa alcun nemico del gran giupano, o de' suoi fratelli,
non fosse lasciato offender li stati e sudditi loro, e parimente tro-
vandosi alcun nemico de' Eagusei nelli stati, soggetti al gran giupano
e ai fratelli, non fosse lasciato offender i Eagusei. Questi furono i
capitoli della pace i quali, dopo esser stati sottoscritti, furoro anche
giurati, tanto dal gran giupano e fratelli, come dal conte e governo
di Eagusa.
Avanzarono i Eagusei molti punti, che prima non avevano, con
la conclusione di questa pace. Ma la chiesa loro non riebbe mai la
dovuta obbedienza dai suoi suffraganei, e se bene dai pontefici erano
e sollecitati e minacciati, con tutto cio i veseovi mostravano di poco
curarsene. Anzi queste guerre furono potissima cagione, che poi,
nascendo lite tra arcivescovo di Eagusa e quello d'Antivari, fosse
riportata vittoria dall' antivarense; con tutto che nelle bolle erano
sottoposti all' arcivescovo di Eagusa anche quelli d' Albania. Ma,
comunque s' andasse il fatto de' veseovi, in questo anno finirono
i Nemagni di travagliar la repubblica, la quale per spazio di circa
20 anni, con gran costanza aveva sostenuto una pertiiiace guerra
contro la forza di cosi infidi e potenti principi, ed ora ripos dalle
molestie dell' armi slavone, anzi le acquist per amiehe e benovole
per molto tempo.
Questa guerra, con tutta fermezza sostenuta, e la pace, con tanti
vantaggi fatta, fu di gran splendore alia repubblica tra gli Slavi, a
An. riflesso di che Oulino, bano di Bosna, stabili la pace e confedera-
1188
' zione col conte e-governo di Eagusa, e promise d'esser perpetuo
e fedel amico, mantener la vera pace a'Eagusei e la nazion loro
favorir per tutta la Bossina; che non prenderebbe dazio, o imposizione
alcuna, delle robe
;
portate dalli Eagusei nel stato so; e che non
solo osserverebbe questo, ma anche ajuterebbe col consiglio e con
opera la repubblica in ogni occasione.
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Segui anehe questo anno, che qelli i Eavenna omandassero
buona pace ed amicizia dalla repubblica per il mutuo beneficio nelAdreii-
eommercio, il che eonseguirono dal conte Geryasio e governo di ^Inf'
Eagusa. Lo stesso anche si rinnov con le riviere d' Istria.
1
-
Or mentre-i Eagusei procuravano di viver in pace con tutti, mori
Tribunio, arcivescovo i Eagusa. Fu eletto per suo successore Ber-
nardo, e da Olemente III essendo stato confermato, ebbe la ignita
del pallio e la confermazion ei suffraganei, secono che per avanti
avevan avuto i suoi antecessors Era nota la diseordia al pontefi.ee
i questa soggezione, e che i veseovi i Doclea e. Albania fossero
protetti dai principi i Eassia. Pero, per rimeiar almeno in
alcuna mani era, giudic bene di tentare, se Bernardo, nuovo arci-
vescovo, ovesse essere pi favorito. Scrisse per ci lettere al gran
giupano Nemagna, Strascimiro e Miroslavo, suoi fratelli: Bernardo
esser promosso a quella dignit, che per esseno stato dalla see
apostolica consecrate, e concesseli le solite ed antiehe prerogative,
non mancassero riconoscerlo, proteggerlo e favorirlo. Questo arci-
vescovo Bernardo fu quello, che consecro Badagost, veseovo i
Bossina, il quale porto li presenti al pontefice alla parte i Gulino,
bano di Bosna, ed il quale riconobbe arcivescovo i Eagusa. Ne
sapendo le lettere latine, ne altre, eccetto le slavoniche, quando
fece il giuramento ella feelta e obeienza al suo metropoljtano,
lo fece in lingua slava, la quale per antico privilegio gode questo
beneficio, avuto dal pontefice Giovanni VIII,' neh" anno 880.
Ma essendo il gran giupano Nemagna e fratelli in continua dis-
eordia eon Isacco Angelo, imperator ella Greia, non mancavano An.
d' offender lo stato suo e rovinar i paesi nei eontorni i Scopia.
L' imperatore, fatto un buon esercito, si batte con ISTemagna al fiume
Morava, e dopo un combattimento di pi ore, sostenuto con gran
corraggio ' ambe le parti, Nemagna fu ben battuto E siceome
questi principi slavi erano incolti, senza lettere, ne cognizioni del
viver civile, cosi, nella prospera fortuna gonfj d'una ignorante
superbia, non sapevano contenersi! tra i limiti ella moerazione;
ali'incontro, negli aceienti avversi s'avvilivano ino ali'inegnita.
Ora. Miroslavo, fratello i Nemagna, dimenticato con quanta rabbia
avesse perseguitato i Eagusei, e temendo la conseguenza di questa
rotta, mand a Eagusa per ambasciatori Mauro giupano e Sergio, _
i quali dovessero con ogni pi aggiustata maniera domandar dalla
repubblica sicuro ricovero nella citt di Eagusa per Miroslavo e
per-i suoi, se avversa fortuna e gli accident! portassero, che lui
fosse necessitate ritirarsi. Gli ambasciatori riportarono intera soddis-
fazione, perciocche il conte Gervasio, fatto raunar il consiglio A reii-
generale de'nobili, e considerati bene tutti gl'interessi ella
gmas
'
repubblica, fu terminate dar la risposta agli ambasciatori, che si
prometteva ricever salvo il conte Miroslavo dentro la citta di Ea-
gusa senza frode, e con esso lui tutta la famiglia e robe, che por-
tasse seco; trattarlo come uno ei cittadini di Eagusa, nel mentre
ivi si trattenesse; condurlo a spese del conte ovunque volesse trans-
ferirsi; di nuovo se gli occorresse ritornar a Eagusa, riceverlo; con
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che per il'-conte Miroslavo dovesse far giustizia ai Eagusei senza
frode, fatta elezione da ambe le parti de' giudici, in presenza de' quali,
secondo antica consuetudine, dovessero le parti allegare e produr
le sue ragioni; che se cio il conte per allora non potesse complire,
che lo dovesse far iucontinente al suo ritorno in Slavonia. Avuta
questa risposta dagli ambasciatori, mauarono instrumento al conte,
lore signore, che lo sottoscrivesse, e, fatto il segno della santa
croce, giurasse d' osservarlo. Ed il medesimo fecero il conte Ger-
vasio, giudici e consoli di Eagusa. Non ebbero i Eagusei conside-
razione alcuna, che trovandosi la casa Nemagna in gerra con
imperatore, questo resterebbe offeso da tal azione, perche gi i
Eagusei erano in disgrazia di quell' Imperio, per aver lasciata la
sua protezione e presa quella come si disse, di Gulielmo, re di
Sicilia; ed in questo tempo godevano quella di Tancredi, fratello
d' esso Gulielmo.
Questa dimostrazione di sicuro rifugio, promesso a Miroslavo,
fu di molto splendore alia repubblica appresso i prineipali di Sla-
vonia, e ne partori molto buoni effetti. Perciocche considerando
i vicini di quanto benefizio era a quelli, che dalla mala fortuna
fossero' perseguitati, trovar un sicuro asilo con la franchezza, che
la repubblica concedeva a' suoi amici e benevoli, e che sin a questo
tempo per simil azione non era mai successo male, ma sempre in
ogni siuistro accidente s' era ricevuta sicurt ed ogni comodit, e
si trovava un ricovero, dopo lunghe e gravi tempestc, dalle passate
calamit, come in un porto sicuro : (procuravano) di tenersi bene
in pace con essa \
Perb tra prineipali signori slavi Barich, figiiolo di Nicol, Beri-
slavo, figiiolo di Poredar, e Draghimiro
2
, figiiolo del conte Pietro,
considerando la constanza della repubblica, con la quale aveva pro-
messo intrepidamente la franchezza a Miroslavo, senza timore alcuno
delle forze greche, in tempo che gl'imperiali erano vittoriosi e
i fratelli Nemagni battuti, anche loro vennero a Eagusa, con tutti
i parenti, e di loro spontanea valont fecer solenni giuramenti, che
ne loro, ne li Oacichi (questi *sono le reliquie degli antichi famosi
Narentani, ed ora si chiamano diOraina e di Makarska) mai infe-
sterebbero i Eagusei, ne per mare, ne per terra; ma che li pro-
mettevano salvezza e sicurezza in persone e beni, e s' obbligavano,
che se alcuno de' Oacichi togliesse per forza cosa alcuna a qualsisia
de' sudditi di Eagusa
;
che essi Barich, Berislavo e Draghimiro, e
i loro parenti, sarebbero tenuti consegnar ai Eagusei la stessa per-
sona del Cacichio predone. E s'obbligavano di non ricever i servi
fuggitivi da Eagusa, (<?) che da Vratnik sin a Molonta sarebbero
salvi anche i navigli de' forastieri, che da Pugiia venissero verso
lo stato di Eagusa.
1
Metto in fine l'inciso tenersi in pace con essa, che nei ms. si trova
in mezzo del periodo, e lo scompone.
2
Darsimiro nel cod. Cerva.
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Eaccontando sempre le azioni, ehe suecessero eon gli esteri, mi
par a proposito qualehe volta dir delle cose intrinseche del governo.
Onde devo accennar, che in questo anno per la prima volta fu dalla
repubblica fatta la legge di perpetuo e general salvaeondotto di pena
criminale e civile, dato a ciascuno per sei giorni prima della festa
di s. Biagio, vescovo e martire e confalone della repubblica.
Intanto anno seguente Paolo, vescovo dulcinense, diede obe-
dienza a Bernardo, arcivescovo di Eagusa, come suo metropolitano,
in presenza di Gervasio conte e suoi giudici Slabba, Darsimiro,
Mihaccio, Lucaro, e di Padiseo abbate.
Era gi morto Gugiielmo, re di Sicilia, e la repubblica aveva tutta-
via continuato di star sotto la protezione di Tancredi re, figliolo
bastardo di Euggiero Normanno, che i principali del regno di Sicilia
avevano messo sul trono, non essendovi rimasta prole legittima di
Gugiielmo, eon tutto che Tancredi non si fosse mai sentito da lui
chiamare nemmen col nome di fratello naturale. Questa elezione fu
da Clemente III giudicata illegittima, e perci mand eserciti in
Calabria ed in Puglia, per ricuperare quel regno. Ma, mentre Tan-
credi procurava difendersi, il pontefice pass da questa vita del
1191, e successe Oelestino III, il quale ancora aveva a male da
Tancredi possedersi quel regno. Queste fluttuaziom ed incertezze dei
re di Sicilia causarono, che la repubblica si risolvesse far rifugio
di nuovo alia protezione dell' imperatore di Oostantinopoli, e non
fu ultima la considerazione, che per alienazione dell' Imperio
Greco avevano perso i Eagusei il commercio della Eomania, da dove
i loro mercanti erano stati cacciati. Onde, fatta elezione di tre
ambasciatori, Dobroslavo, Eado e Marino, li mandarono da Isac
Angelo imperatore, per procurare di nuovo la protezione di quell' im-
perio. Non stette molto ritroso quel principe, ma benignamente con-
discese alia requisizione degli ambasciatori, e del mese di giugno
afferm le condizioni, le quali dagli ambasciatori furono con giura-
mento confermate. B la sostanza de' patti fu: che imperatore po-
tesse mandare a Eagusa una persona con titolo di presidente, e
offizio suo fosse, che nel farsi giuicati, dove intervenissero li
sudditi dell'imperio; tal presidente dovesse intervenire assieme con li
giudici di Eagusa e render tali giudizj; che la repubblica non
s'unisse mai, ne con gl'imperatori dell'Occidente, ne con il re
d'Alamagna, e d'Ungaria, e di Sicilia, ne con il gran giupano, ne
con i Veneziani, ne dovesse ajutarli, ne con soldati, ne con denari,
ne col consiglio; che la repubblica fosse tenuta dar ricetto all' ar-
mata imperiale nel porto della citt, ed alii soldati dentro la stessa
citt di Eagusa, e difenderli da chi si sia; che se imperatore
facesse armata contra i Yeneziani, o Zaratini, la repubblica fosse
tenuta dar a proprie spese due galere; che il clero cantar debba
tre volte all'anno le lodi dell' imperatore nella chiesa catedrale, e
che all' incontro i Eagusei aver dovessero libero commercio per
tutta, la Eomania e Bulgaria, senza alcun impedimento e senza
pagar alcun dazio, ma fossero esenti da ogni gravezza; che, se-
guendo naufragio, siano liberi a poter ricuperar, e die le robe per
5
66
il passato tolte a Durazzo e nei suoi eontorni, e nel ducato
d'Adrianopoli, siano restituite ai loro padroni. Con queste spedizioni
tornarono gli ambasciatori, e li patti furono giurati per parte del
governo da Goislavo, eonte della repubblica, figliolo di Crossio, da
cui poi si denomin la famiglia de' nobili di Oroce.
Questo anno fu celebre a Eagusa per la quiete, che fu goduta
dopo tanti anni d' avversita e di travagli, ma molto piii per la venuta
di Eiccardo, re d' Inghilterra; il quale, tornando dalla Terra Santa,
corse una borrasca di mare nell' Adriatico, per il che fece voto, che,
dove avesse preso terra, avrebbe fabbricato una chiesa ad onore
della beatissima Vergine. II che voleno adempire sul scogiio di
Lacroma, prima terra da lui presa, fu da' Eagusei pregato farlo nella
citta, al che condiscese, e fece fabbricar la chiesa di s. Maria
Maggiore, la qual poi servi. per catedrale, essendo stata con gran
magnificenza d' architettura, colonnati e sculture insignita, e tanto
lodata ed esaltata dai nostri vecchi, che la conobbero prima che il
terremoto, successo del 1667, la rovinasse dai suoi fondamenti.
Intanto il gran giupano Nemagna mando un ambasciatore a Ea-
gusa, per trattar con la repubblica e con Bernardo arcivescovo, acci
si disponessero pagare ipperperi 1000 d' oro, e che lui all' incontro
avrebbe. fatto prestar ubbidienza all' arcivescovo da tutti i vescovi,
suoi suffraganei; che s' eran alienati. Ma non parve, ne alia repub-
blica, ne all' arcivescovo, d' entfar in negoziato.
E nel seguente anno, essendosi suscitata discordia tra i Ea-
gusei e i Parentini d'Istria, il conte Lucaro con gli altri del
governo mandarono Orsato, figliolo di Melicio, per ambasciatore a
Parenzo, il quale fece pace perpetua con patti, , offenendosi
tra loro i Eagusei ed i Parentini, in termine di giorni trenta
si dovesse far giustizia a colui che la dimandasse. Ed Almerio
Ghestaldo con gli altri primati giurarono d' osservar, in presenza
di Pietro vescovo e d' Ottone de Priul, podest della terra.
In questo tempo, essendo morto il eonte Miroslavo, fratello del
Nemagna, principe di nessuna elevatura, e successo Pietro, suo
figliolo, nella sua contea di Zaculmia, mand a Eagusa il suo can-
celliere per ambasciatore ad offerir alia repubblica, che per le guerre,
state fra suo padre e la repubblica, esso suo padre avendo cacciato
Donato, vescovo di Stagno, suffraganeo dell' arcivescovo di Eagusa,
come colui che era obbediente e voleva riconoscer per superiore la
metropoli di Eagusa, e per cio il detto vescovo s'era accomodate
all'isola di Lacroma per vivere ivi quietamente, esso conte Pietro
si contentava darli libero ritorno e sicura stanza con promessa, che
in avvenire sarebbe suffraganeo, come era stato fin alia sua espul-
sione, purche la repubblica li donasse 300 ipperperi d' oro
1
. Ma non
parve al governo accettar questa offerta, come non s' era accettata
nemmeno quella di Nemagna.
1
lo non voglio ritoccare questo malarrivato periodo, perche lo si trova
del tutto uguale in ambo i codici, e perche n' e chiaro il senso, ad onta
della pessima struttura. II numero 300, accanto agl' ipperperi, e ommesso nel
cod. Mil. e ci viene offerto dal cod. Oerva.
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Stava rimperio di Oostantinopoli in continuo riposo, mentre che
Isaeco con la chiesa latina ten.eva strettissima amieizia. B come
eh' era principe umano e benigno, cosi, avendo egli un fratello mi-
nore, ehiamato Alessio, lo trattava con indicibil amorevolezza, che
oltre il solo nome d' imperatore altro appresso di se non riteneva.
Anzi con gran somma di denari 'aveya ricuperato dalla forze
de" Turehi, nelle cui mani Alessio captivo si trovava. Ma costui, pos-
posta ogni piet e religione, preso Isaeco con inganno. privolio
ella luce degli ocehi, e postolo in una oscurissima carcere, usurp
il non dovuto a se imperio. Questa cosi scelerata azione giuicarono
li Ragusei esser proceuta da una inelinazione barbara e inumana,
e che era di manifesto inizio, che ne anehe agli altri avrebbe
mantenuta la fede. Perci, per dare. qua!che stabilimento alle eose
proprie, e con atto di sommissione e ricognizione scandagiiar animo
del nuovo imperatore, e veder quanto in lui si potessero compro-
metter per l'osservazion dei patti, mandarono Michiel Gondola, Elia
di Marino e Oauro di Cervasio per ambasciatori, a cercare la con-
fermazione de' privilegj, concessili da Alessio Oomneno e da Isaeco
Angelo, suo fratello.
Intanto il gran giupano Nemagna, col quale la repubblica ebbe
diverse e lunghe guerre, ma anehe molto tempo stette in pace,
principe pi ambizioso che forte, piti fortunato che prudente, pusillanime
nell' avversa, pieno d' alterigia e intrattabile nella prospera fortuna,
ed a cui la volont di nuocer mai mancb, feee fine di viver, regnar
e far male. A lui suecessero nello stato Stefano, Eadoslavo Monaco
e Velcano. Stefano, il primogenito, si ritenne il nome di gran
giupano, 'e cominci a viver con la repubblica amorevolmente, senza
far alcuna innovazione, e pigli a governar le provincie mediterranee.
Ma Velcano, simile al pare, gonfio di superbia, s'assunse il nome
di re, senza farsi meoronare, ed abit le marine, tenendo la stanza
in Antivari o Scutari. E subito comincio infestare i Eagusei, per
causa dei suffraganei, in modo che Bernardo arcivescovo, infasti-
ditosi, abban'ono la chiesa di Eagusa e si trasferi in Italia, del
che il capit'olo de'canonici porto le sue doglianze ad Innocenzo III
pontefi.ee, il quale decretb, che se arcivescovo non tornasse, ma
si tenesse lontano ed assente dalla sua chiesa per quattro anni,
i canonici proceessero all'elezione d'un altro, il che veendo
Bernardo, rassegnb la carica in mano del papa.
Trattandosi aneora dei tempi antiehi, si devono dire per venera-
zione dell' antichit, e per mostrare come in quei tempi pi innocenti
si viveva, molte cose, le quali se fossero suceesse nei recenti secoli,
si tralascierebbero in una istoria. Percib devo dire, che in questo
tempo Constantino, abbate di Lacroma, in presenza del conte Lu-
caro e di fra Giovanni, capellano del pontefice, legato della sede
apostolica, di tutta la nobilt e popolo di Eagusa, dopo aver letto
evangelic nella chiesa eatedrale di s. Maria, fece l'instanza Contro
gli usurpatori delle terre della chiesa di s. Maria di Eosgiat, che
gli anni addietro a spese sue il conte Savino
L
di Gondola aveva
1
Savigna nel cod. Cerva.
68
fatta fabbricare, che, come usurpation e non legittimi possessori dal
legato apostolico fossero dichiarati escomunicati. Fece dunque il
legato un" monitorio ai possessori ed ai can oni ci della chiesa cate-
drale, che dovessero restituir all'abbate la giurisdizione di Eosgiat;
ma essi, non curandosi dell' ammonizione spirituale, necessitarono
abbate, che facesse ricorso al sussidio temporale della giustizia.
Fece dunque citar anno seguente, avanti i signori Verelli Acolepi,
Dobre de Bodazza, Yallio de Yida, Vincenzo Lampridio, Marino,
figliolo del conte Pietro, Simon di Stefano, Savino Bonda, Lorenzo
Menze, Lampridio Oerva e Giovanni Gondola, che constituivano
quell' anno la corte giudiciaria di Eagusa. I debitori, non essendo
comparsi al giudicato, furono sentenziati in contumacia, ed aggiu-
dicate all' abbate le terre, che perpetuamente siano di ragione del
monistero lacromense, del che instrumente autentico si trova
neir archivio di Lacroma. E dei terreni controversi stanno in
possesso i predetti canonici ancora in tempo che io scrivo questa
istoria, e la ragione sin ora non ho potuto ricontare.
Intanto avevano i Eagusei mandate tre barche, per far condurre
a Eagusa Andrea, vescovo arbense, e Cosmo, vescovo absarense, per
alcuni loro negozj. I quali, essendosi inviati verso Eagusa, quando
arrivarono nell' acque di Trail, videro una barca grande, piena di
Slavi, che li venivano incontro E eonoscendoli gente di mal fare,
si misero in difesa, ma, attaecati dalli Slavi, si batterono i Eagusei
cosi bene, che sottomisero la barca con gran mortalit de' Slavi
e pe'rvennero a Eagusa a salvamento. Questa barca era del conte
Giorgio, nipote di Slovana
!
, per la qual cosa s' entr in nemicizia.
Ma anno seguente, compromessa la differenza nella comunit di
Zara dalle parti, essendo podest di Zara Ugo Berardegno ~, pro-
nuncio (quest/) in piazza di S. Michiele la pace, fine alia differenza
e concordia, e condann i Eagusei di pagare, per conto del conte
Giorgio, a casa di Gregorio suo agente, ipperperi cento d' oro, facendo
giurar alle parti buona pace ed amicizia.
Oontinuavano tuttavia i cristiani coll'impresa di Soria, ed Inno-
cenzo III non mancava di procurar gli ajuti e di consiglio e di
forze e di denari. Mandb per tanto alia repubblica un breve, pieno
di paterno zelo, col qual esortava il governo, che si contentasse
soccorrer quella cosi necessaria e pia impresa, al che la repubblica
non manco di concorrer con quella maggior somma che le fu
possibile, e coerente alia propria piet.
Intanto Pietro Peri, podest di Fano, col consenso di quelli citta-
dini fermb la pace perpetua, per mezzo di Goiduccio Leazari amba-
sciatore, il quale giur, con tutti i Fanesi, lunga amicizia con Eagusei,
promettendo, che questi, nel venir e tornare, sarebbero, con con-
senso del general consiglio di Fano, protetti, favoriti e difesi, e le
cose loro conservate, e s' alcuno offendesse un Eaguseo, e parti-
colarmente mercanti e robe loro, che con la persona e facolt
1
La terza sillaba di questo nome non si legge chiaramente nei ms.
2
Forse meglio nel cod. Cerva: Berardengo.
69
sarebbe bandito da Pano. E questi patti giurarono li pi principali
di quella terra.
Nel mentre questo si trattava, si rifecero i patti con li Anconi-
tani, e si confermrono immunit e franchezze vicendevoli de' com-
mercje de'negozj mercantili, restringendosi in piti stretta amicizia
di quel ch' eran per innanzi. II trattato si fece tra Bono Barone.
podest d' Aneona, e Girardo, suo giudice, per parte degli Anconi-
tani, e Oalendo, ambasciator della repubblica, per parte di essa.
Intanto pasarono per Eagusa li due legati apostolici, Giovanni ^ -
capellano e Giovanni subdiacono, i quali andavano raccogliere dai
cristiani quegli ajuti, che si potevano, per impresa di Terra Santa.
E, nella loro permanenza a Eagusa, confermarono all' abbate di
Lacroma l'uso della mitra, pastorale e sandali. Questi legati s' eran
anche trasferiti dal re Velcano, dal quale il pontefice era stato
richiesto, che giieli mandasse, promettendoli obedienza ed unione
della chiesa greca colla latina, e ci a fine di far consacrare Gio-
vanni arcivescovo d' Anti vari, come segui per mezzo di etti legati.
In questi tempi la repubblica, non essendo impedita, ne molestata ^"i.
dalli finitimi principi, come per il passato, era continuamente appli-
cata ad ampliar ai cittadini il commercio, per far rifiorire lo stato,
disfatto dalle passate guerre. A riguardo di che fece due trattati,
col governo di Monopoli, per mezzo di Mihaccio Gondola, suo amba-
sciatore, e altro con la citt di Bari. In tutti due furono concessi
da quelle comunit amplissimi privilegj ed immunit ai mercanti
ragusei.
Successe a questo 1'anno 1202, nel quale Alessio, figliolo d'Isacco ^-
imperatore, essendosi salvato dalle seelerate mani d' Alessio fratri-
cida, suo zio, fece ricorso all' ajuto dei Prancesi e Yeneziani, dei
quali trovo armata intorno ara, che ivi si tratteneva, per ricu-
perare quella citt dalle mani degli Ungari. Li eollegati, mossi da
cosl pietoso caso d' Alessio il giovane, il quale proponeva qual si
sia condizione voler abbracciare avuto che avesse ajuto loro, lasciata
impresa di Zara, s' inviarono con tutta armata verso Levante,
per liberar il cieco Isaceo. Ed arrivaii in Oandia, gli abitanti di
quell' isola, per comune e pubblico consiglio, conegnarono quell' isola
ad Alessio il giovane, riconoscendolo per legittimo padrone. Inte-
sasi da Alessio il vecchio alienazione di Oania, comincio con-
fermare le citt, dipendenti dall'Imperio, nella sua devozione, astrin-
gendole con nuovi giuramenti, e da alcime voile aver degli ostaggi.
E dubitando, che i Eagusei non s' alienassero, richiese, che li
mandassero degli ostaggi. La repubblica, vedendo una dimanda cosi
impropria e contraria a tutti i trattati fatti coll' Imperio Orientale,
ricus di mandarli, e spedi subito Eosino ambasciator, per certifi-
carlo della propria aderenza e pregarlo, che desistesse da una
pretensione, incompatibile con la fedelt della repubblica. Alessio
non s'acquiet alle scuse, avendo cominciato a minacciar di distrugger
il commercio de' Eagusei nella Eomania, che era molto grande e
florido. Ed anche fece alcuni passi avanzati per esecuzion delle
minaccie, il che vedendo la repubblica, ed essendo gi arrivato il
70
mese di maro 1203, promise di manar gli ostaggi, per fermar e
s.ehivar il presentaneo anno, sperano, che le armate collegate in-
tanto darebbero occasione di trovar nuovi pretesti di scuse. Bd
infatti, men'tre si temporeggia con' esecuzione, le dette armate
arrivarono sotto Oostantinopoli, e dopo varj moti dei Gre;ci e
miserabil fortima d' Alessio, s' impadronirono della citt imperiale,
ed in tal modo dai Eagusei fu schivato il danno del commercio nella
Eomania e esecuzione della promessa. Acquistata da' collegati la
citt di Oostantinopoli, misero in quella d' accoro Baldovino per
imperatore, e la ignita patriarcale tocc ai Veneziani, i quali pro-
moss ero a questa Tomaso Morosini, che ineontinente and a Eoma,
per esser da Innocenzo III confermato nella nuova dignit, e dal
pontefiee, con piti liberalita d' animo di quel che ricercava, fu con-
secrate, perciocche quello fu unico mezzo, col quale la chiesa greca
tornasse congiungersi con la latina.
Queste variazioni di governo ell' Imperio Orientale, e queste
mutazioni de' protettori della repubblica, dovevano piuttosto porger
commoita ai cittadini, e di ampliar lo stato, e, liberandosi della
dipendenza de principi forastieri, procurar di non aver bisogno
de' protettori. Ma sorti il contrario, perehe diedero occasione a
Damiano Juda, conte di Eagusa, che, avendo terminate il tempo
del . suo magistratu, tentasse di rimanervi e forse perpetuar la
dignit nella sua asa. Laone, non lasciando raccogliersi il consiglio
generale per cercar il suecessore, non contento di sei mesi, stette
due anni nella carica. E confidandosi nelle sue facolt, colle quali
sorpassava ogni altro nobile suo pari, pose le guardie alia sua per-
sona e palazzo, ed introdusse nella citt solatesca confidente,
col che impose timore' e spavento, non solo nel popolo, ma anche
nelli pi graduati e capaci senatori. Fece esiliar per forza, o
ritirarsi da sua posta in paesi esteri i piti abili a contrastarli
l'usurpato dominio, e con la natura consueta de' tiranni, volendo
conservar la propria grandezza con la violenza del governo e col
terror de'cittadini, rincrebbe a tutti, insin alli proprj parenti. Ed
essendo vero che amor della libert superi la ragion ella necessity,
Pietro Benessa, genero clel Juda, fece raccoglier nascostamente in
asa delli senatori, che ancora si trovavano nella patria e mostravano
non poter sopportare la tirannide; esager ingiustizia, rimostr
1
la violenza e oppression della libert dei concittadini, con li quali
si doveva viver con egualit; isse voler esser il primo a non voler
sopportare un tanto torto ed esclam il fatto talmente, che fu
creduto esser contrario alia tirannide del suocero. Ed applicatisi
tutti. a cercar li mezzi per disfarsi del tiranno, riconobbero non
poterlo fare, per difetto di forze, da posta propria, ne esser possi-
bile attaccarlo alia seoperta, per li buoni ordini che egii teneva nel
custodirsi. Oonvennero servirsi elle forze estere, ed esaminando
anche questo, trovarono i principi . ella Eassia, di Bossina e di
Ohelmo, tutti gente infia e scismatica, che, estinto il tiranno e
1
si mostr nel ms.
71
intrusisi nella eitt, non avrebbero servato la fede del pattuito, e
per schivar una tirannie, si sarebbe incontrata doppiamente maggiore
e nelle persone e nelle coseienze. Eaminarono il sistema greco
in quel tempo, ne quivi trovarono poter aver appoggio. Sicche il
Benessa eomincio a consultare oversi ricorrer a Venezia, con li
cittadini della quale s'aveva e pubblico e privato ospizio: pubblico,
poiche il metodo del governo era il meesimo d' ambe le citt ;
privato, pereiocche per mezzo de' mercanti ragusei le mercanzie e
manifatture veneziane eran trasportate ai paesi della Slavonia e di
Levante. Comincio insinuare, doversi offerire ai Veneziaui, per aver-
li propizj, di pigliar im loro nobile per conte, o presiento di Ba-
gusa, eon quelli termini e patti, che niente pregiudicassero alia
libert della repubblica. A questa proposta il Benessa ebbe molti
oppositori, per la eonsiderazione ' esser meglio tollerare un citta-
dino per qualche tempo ed aspettar la congiuntura di liberarsene,
che di sottoporsi volontariamente a patti, che dal prepotente sa-
rebbero spiegati 1 occasioni a proprio capriccio, o ad utilita de
proprj fini ed interessi; e potenosi dare anehe il caso, che i Vene-
ziani (come piti volte avevan procurato di fare) volessero
1
opprimer
affatto la libert, non s'avrebbe modo, come per il passato, di
resisterli, avendo nel seno, e per capo della repubblica, un nobile,
che, interessato nella granezza della propria patria, avrebbe con
sicurt dirette le operazioni a beneficio della meesima. II Benessa,
che voleva a qnal si sia prezzo liberarsi dalla tirannia del suo so-
cero, ed essendo pratieo ei governi, spieg per insussistenti i
dubbj oppostili; esager la buona fede della repubblica veneziana
e isse, che i Veneziani, avendo in questo governo qualche piccola
porzione per mezzo dei loro conti, ed essendo sicuri in appresso
d' aver confienza nelle massime della repubblica, non avrebbero
cereato d' opprimer la libert de' Bagusei; rimostr, che pigliandosi
per conte un nobile veneziano, non si toglieva niente alia libert
della repubblica, e questo esser in uso in molte citt d'Italia,
Fiorenza e Pisa, e molte della Bomagna, nelle quali si conucono
i forastieri per presidenti del governo, senza alcuna nota del dete-
rioramento della liberta, e senza che la patria di tal conte, o
presiente, abbia ragione pretender sopra di loro alcun dritto, che
possa mai rinfacciarli soggezione; anzi li Bagusei stessi esserne
testimonj; col non pretender d' aver acquistato alcuna superiorit
sopra le citt della Dalmazia, che usano eondur i nobili ragusei
per conti della loro comunit. Tanto seppe il Benessa avvalorar la
propria opinione, e tanto era cieca la volont in chi udiva di
liberarsi dal tiranno, che in ultimo fu concluso di servirsi elle
forze veneziane. E per tal effetto fu destinato il meesimo Benessa,
autor del consiglio, come quello, che per occasion delle mercature
aveva contratto pi amicizie con molti senatori veneziai. Lui, sotto
pretesto de' suoi traffichi, portatosi subito a Venezia, s' insinu a quel
governo. e mostr ' esser mandato per pubblico consenso de' Bagusei
1
volsero nel ms.
72
ad implorar ajuto, col quale potessero scaeeiare il Juda,, e, libe-
randosi dal tiranno, congiunger in societ la repubblica di Eagusa
col dominio veneto, ricevendo per conte un loro nobile. I Yene-
ziani, che ben sanno misurare le cose coll' interesse della propria
utilit, accettarono offerta, e perche ebbero informazioni, che a
forza d' armi malamente il tiranno si poteva cacciare, per la fortezza
di Eagusa e per il buon ordine da lui tennto nel custodirla, atte-
sero con stratagemma eseguir il fatto.
An. Era a quel tempo, che appunto correva anno 1204, il patriarca
1204. rj;
onaaso
Morosini da Eoma arrivato a Yenezia, e voleva transferirsi
a Oostantinopoli, per assister alia sua chiesa. Al patriarca quel
senato aveva destinato quattro galere per trasportarlo in Levante, e
queste poi dovessero congiungersi con l'armata del doge Dandolo.
Gon queste galere finsero i Yeneziani di mandare due ambasciatori
a Oostantinopoli, per rallegrarsi eon Baldovino della nuovadignit
imperiale e presentarlo con cose di prezioso e sommo valore. Parve
dunque a quel senato di spedir il Benessa con le stesse galere, e
diede ordine, secondo s' era concertato, che li sopracomiti obbe-
dissero a Benessa, in quel che fossero ricercati. Giunti nelle acque di
Eagusa, dove in poehe giornate (erano) arrivati, il Benessa, sbarcatosi,
and di subito a ritrovar il socero Juda. E raccontandoli, che le
galere, oltre il patriarca, condueevano gli ambasciatori con preziosi
presenti per il Baldovino, ed egli esser stato autore, per mezzo
dell' amicizia che aveva con gli ambasciatori, a farli toccar a Ea-
gusa, per conseguir pit sicuro il viaggio, lo preg, che non man-
casse di eonvitarli in casa sua, per gratitudine del ricevuto benefizio,
essendo questi i principali suoi conoseenti e famigliari, amicizia
de' quali dover esser, ed a lui ed ai suoi, e d' onore e d' utile,
in ordine ai eommercj di Yenezia. II tiranno, che di veruna altra
cosa aveva meno sospetto e paura, che della frode del suo genero,
ed' al t ra parte desiderava far delle conoscenze con i senatori vene-
ziani, per procurarsi in occasione degii appoggi da quella parte
nell' usurpato dominio, con prontissimo animo fece convitar gli
ambasciatiori, alii quali tratt lautamente. Einito il desinare, il Be-
nessa esort il Juda per termine di eortesia dovesse accompagnarli
fin alle galere, poiche non era isdicevole alia sua dignita onorar
quelli che rappresentavano la maest del veneto senato. II Juda,
che per suoi fini voleva acquistar maggior famigliarit con loro,
accett il consiglio, e li accompagn fin alle galere, dove fu pre-
gato d'ascender una, per veder i preziosi regali, che si portavano
all' imperatore Baldovino, e per pigliar un poco di rinfreseo, in
proseguimento della buona amicizia contratta. II Juda, esortato
dal genero, non credendo, che sotto cosi bell' apparenze vi fossero
degl'ingannij. incautamente mont una delle galere, dove subito fu
incatenato, e le galere, salpate ancore, si ritirarono in alto mare.
II Juda
;
vedendo non solo esser spogliato dell' usurpato dominio, ma
privo ancora della libert, accusando la frode veneta ed il tradi-
mento del genero, battendo colla testa sulla poppa, finl la sua vita,
73
ricorevole piuttosto del perduto dominio, ehe'. dell' offizio di
buon cristiano.
Tal fu il fine del conte Damiano Juda ; tali mezzi si tennero per
privarlo del dominio, del cui governo. se li cittadini avessero voluto
sopportare per qualche tempo, forse s' averebbero pptuto liberare
per opera propria, ed aspettando occasione, ridursi nel pristino
stato di comunicar le dignit per i suffragj, in conformit
dell' avite leggi; ma, cereando ajuti forastieri, dato occasione
agli esteri mal informati scrittori di promulgar, con la chiamata
del conte veneziano aver sottoposto il collo al giogo estero. lo non
posso affermare, in questo proposito, di positivo, se hanno fatto
bene, o male, servirsi de' Yeneziani, mentre li sensi, da me di sopra
espressi, sono di persone, che hanno scritto trecento cinquanta anni
dopo che mori Damiano Juda, e questi lo vogliono esser stato
s'oggetto di piriti elevati, capaci d' ogni impresa, e credono, che
avrebbe accresciuto le fortune della patria, con occasion delle dis-
cordie e malgoverno, che in quel tempo regnavano tra i principi
di Dalmazia e Slavonia, e per la poca cura che questi avevano delle
cose pubbliche. Dicono ancora, che egli avesse assunto questo
governo in se solo, giudicando molta perplessita nelli cittadini di
Eagusa, e per conseguenza ineapaci di mettersi ad alcuna impresa,
con la quale s'avrebbe potuto ingrandire la patria. Da altri poi si
tiene, lui esser stato temerario ed audace oltre misura, che con la
sua arroganza presumesse di superar gli altri eguali, perciocche le
ricchezze gli accrescevano animo ed insieme audacia. Ed io
credo di certo, lui avesse avuto proponimento di perpetuarsi nella
tirannide e trasmettere il suo dominio alia discendenza sua. B per
non e vero quello, che Ludovico Cerva Tuberone, pi attaccato alia
purit della lingua latina, che alia verit, scrisse *, Juda non aver
avuto figlioli maschi, poiehe consta, dopo la sua morte Trifone,
Grado e Lucaro essere stati vivi, e questo ultimo aver godute l e
M
^
s t
-
dignit e gli offizj pubblici, e particolarmente anno 1252 essere crom.,
stato uno de' consoli delle cause civili, giudice ordinario in com- ^' ^"
pagnia di Grubiscia Gondola, suo cognato, mentre, liberatasi la citt
dal tiranno, non fu tocco nelle facolt del Juda, ma tutto pervenne
ai suoi figlioli. E ben vero, che poi Lucaro da posta propria dis-
patriasse e andasse abitar a Zara, ed avendo risoluto di non tornar
a Eagusa, anno 1268 diede mandato di procura in persona di
Grubiscia Gondola, suo cognato, e Draga, sua sorella e consorte del^t'dei
Gondola, per vender alcune sue case dentro la citt di Eagusa, il
12es
-
quale mandato non essendo stato compito, fra pochi mesi egli
venne a Eagusa e fece alienazione d' esse. Ho voluto narrar queste
cose, non troppo fuori del proposito, acciocche si sappia la verit
essere stata differente da quel che alcuni hanno narrato, e parti-
colarmente il mentovato Ludovico Cerva Tuberone, il quale, non
avendo raccontato quel che era, ma quel che voleva
2
fosse stato,
1
Gerva qui pone la citazione : L. X. 143.
2
udiva appresso il Cerva.
74
aceiocche la sua eritiea e maldicenza avesse luoco, si mostr poco
m
e
to
a
di b
u o n
investigatore dell' antichit. Se pero lui, malcontento del rigore,
Luigi usatoli dal patrio governo, non ha scritto per causa di quel ran-
def
rva
. core, che indusse, gi sposato, lasciar il secolo e pigiiar abito
fo1
tra i monaci della congregazione meli tense.
Ma tornando alia tessuta materia, morto il Juda, fu ricevuto il
conte veneziano ed alloggiato nel pubblico palazzo della Signoria,
dove risiedevano per il passato i conti di Eagusa. E fu provisto
con una particular legge, che i conti devessero giurar in pubblica
condone, da farsi radunar a suon di campana, per il buon governo,
per la fedel conservazione di tutto il dominio, per la vigilante
custodia di tutta la citta e per osservanza delle antiche consue-
tudini della repubblica, e secondo quelle conformarsi in ogni giudi-
Matri- cato. Dovesse questo conte esser solamente capo della repubblica,
de'cai-ma egli solo non avesse alcuna giurisizione sopra i cittaini di
ad reii- Bag
usa
- Nel resto la repubblica fosse govemata da' suoi nobili, e
quias.i i giudizj fossero
2
con le proprie leggi. E pero si giuica essere
stato il primo conte veneziano Lorenzo Quirini, che durasse in vita,
ed a lui succedesse Giovanni Dandolo.
Intanto, acquietatesi le cose dentro la repubblica, non si tralasci
An
- procurar ogni vantaggio per i commercj dei cittaini. Ed in ordine
a questo, si fece un trattato con i delegati di Eecanati, e questi
furono Guglielmo da Marco, Nicol Alberti, Achille Alberti, Bergo-
miano, Oatibon e Massero Barnelli, i quali, a nome di tutti gli
Ad reii- abitanti di Eecanati, sottoscrissero istrumento, e dalla parte della
amas
" repubblica il conte Quirini con i suoi giuici.
Nel medesimo anno venne pure a Eagusa per arcivescovo Leo-
nardo Yeneto, e, per commissione pontificia, ebbe ordine visitare.
tutte le chiese dei suffraganei, ma non fu ricevuto, che solamente
in Bossina, dove da quei principi fu trattato con distinzione ed
onorato con molti oni. Egli, come metropolitano, predic, esort
e corresse, tanto i vescovi, come il clero, e diede perfetta soddis-
fazione a quei popoli.
1207" Intanto, la vicinanza delle due citt di Eagusa e di Oattaro, e la
necessit della continua comunicazione dei popoli, d' una e dell' altra
parte, fecero nascere un trattato di commercio e di confederazione
perpetua, con patti, che i porti di mare, d' una parte e d' altra,
siano sicuri, tanto nel venir, quanto nel tornar, ad ambe le na-
zioni, e se venisse alcuna barca da Cattaro a Eagusa senza licenza
della repubblica, non possa estraer vettovaglie, ma quelle, che por-
tasse seco, possa riportarle indietro. Lo stesso metodo si servo ai
bastimenti ragusei in Oattaro, la qual citta se fosse assediata per
mare, la repubblica di Eagusa con buona fede debba darle consiglio
ed ajuto per mare, acci possa liberarsi da tal assedio. Lo stesso
i Oattarini debbano fare, essendo assediata la citta di Eagusa,
1
A tale citazione Cerva fa precedere quest' altra: Statuto, lib. I, cap. 1.
2
facessero preaso il Cerva.
75
perocche questi soccorsi s' intendano in tutti i casi, a riserva, se
assedio di Cattaro fosse posto dal doge di Venezia, o dal re di
Sicilia, con i quali i Eagusei avevano particolar impegno, ed a riserva,
se assedio diEagusa fosse posto da Stefano gran giupano, o dal
re Velcano suo fratello, con i quali i Oattarini avevan dipendenze;
pero, anche in tali casi, fossero tenuti ajutarsi per farsi mediatori
con spedizioni d' ambasciate espresse, per eontribuir alia pace. Se
i Eagusei volessero con le loro galere perseguitar i corsari, i Oatta-
rini, quando di ci fossero richiesti, siano obbligati dar ajuto con
i suoi navigli, secondo la quantit della loro possanza. Questo trat-
tato fu segnato ai 12 d' aprile dai giudici di Eagusa, senza alcuna
sottoscrizione del conte; solo in esso fu espresso, esser fatto al
tempo di Leonardo arcivescovo e di Lorenzo Quirini
1
. Dal che si
vede la poca autorit, che avevano questi conti a Eagusa. E Y ori-
ginale anche presentemente si conserva nel pubblico archwio della
tesoreria.
Molte.cose scrivo che nonpajono confacevoli alia gravit dell' istoria,
ma la considerazione mia e aceio si veda, come i Eagusei si gover-
navano in quei tempi, anche nelle minime cose, e che io non ho
omesso diligeiiza per indagar antichit. Trovo, che in questo anno
un certo Vita, patron d' una nave ragusea, pervenisse nel porto di
Vigilia della riviera di Puglia, ed esseno carica la sua nave di
merei, i giudici di quel luogo volevano farli pagare ancoratico,
alboratico ed il plateatico. Ma sapendo Vita, che i Eagusei in
quella citt dovevano esser immuni d' ogni gravezza, si querel
dinanzi a Bisanzio, veseovo della terra ed ai giudici legali
2
, es-
ponendo, che in orine agli antichi trattati i Vigiliensi erano esenti
a Eagusa d' ogni pagamento, e i Eagusei dovessero esser trattati
col medesimo metodo in Yigilia. Del che essendosi fatto il processo,
si trov, che non solo il re Federico, ma ancora i suoi predecessori,
avessero conservato queste immunit, le quali alii suoi sudditi a
Eagusa erano inviolabilmente osservate. Decretarono pertanto, che
Vita fosse lasciato immune d' ogni dazio, e che in appresso nessun
Eaguseo pagasse, sin che fosse osservata a Eagusa immunit per
i Vigiliensi.
Circa questo tempo mori Donato, vescovo di Stagno, che abitava
a Lacroma. Qual morte sentitasi da Pietro, conte di Zaculmia,
signore di Stagno, rimand di nuovo il suo cancelliere per amba-
sciatore, per proponer a Leonardo arcivescovo ed alia repubblica, lui
contentarsi, che il governo di Eagusa mandi per vescovo di Stagno,
o uno dei cononici, o altri chi volesse, purche a lui paghi ipperperi
duecento d' oro. I Eagusei non accettarono quest' offerta, ma la
rigettarono, come avevan fatto per il passato.
Intanto arcivescovo Leonardo, avendo due anni prima consecrate
Dragohna
3
vescovo di Bossina, s' operava, che da quel regno fossero
1
Nel ms. Cerva si aggiunge: conte.
2
Oosi il Gerva. Nel cod. Mil.: regali.
3
Dragogna presso il Cerva.
76
esclusi quei della setta paterena; ed in questi tempi il fatto andava
con prospero suecesso, secondando il bossinese le direzioni del
metropolitano.
^ . Ma dovendosi fare il concilio lateranense, ed essendo pubblicato,
che dovessero concorrer tutti i prelati ecclesiastici, fu commesso
dal pontefice a Leonardo arcivescovo, che andasse jn persona ad
invitar tutti i suoi suffraganei. A Oattaro fu ricevuto onoratissima-
mente, ma arrivato in Antivari, gli abitanti non laseiarono che
sbarcasse in terra, anzi tirarono de' sassi sopra di lui, in modo
ifi5.
c n e
^
u a
ff
rza
to partirsi. Laonde anno seguente, mentre che
tutti si trovavano presenti nel concilio, Leonardo interpose querela
contro antivarense, e si dolse, che il pontefice, senza aver sentito
le ragioni della chiesa di Eagusa, avesse concesso il pallio all' anti-
varense, con pregiudizio suo e della sua chiesa; alia quale querela
rispose il pontefice Innocenzo III, che per allora tacesse e s' acque-
tasse, che non mancherebbe poi di ragione. Credesi, che, per grati-
ficar ed in qualche modo riur il re di Eassia all'obedienza della
chiesa, il pontefice avesse concesso questo pallio, o pur i suoi legati,
in tempo che furono mandati in quelle parti di Doclea, a fine di
farlo venire alia religion latina. Di poi il pontefice delego il vescovo
di Trani ed il suo arcidiacono, actio vedessero queste differeuze, e
Matteo di Luca, canonico di Eagusa, porto le lettere di papa Inno-
cenzo e present alii delegati. Intaiito arcivescovo ebbe ordine di
visitar i suoi suffraganei, _ ed andato a Oattaro, fu ricevuto, come
conveniva, ma in Antivari fu maltrattato e cacciato, come altra
volta, a forza di sassi.
An. Per le passate continue vessazioni dei principi slavini, e per il
1216
' disordine ultimamente successo per conto di Damiano Juda, e per
le spese fatte per la mutazione del governo, erario della repub-
blica s' era talmente estenuato, che questo anno fu di mestiere
crescer nuovi dazj ai sudditi.
Intanto erano successi nei regni, posseduti dal gran giupano
Nemagna, come si disse, Stefano Monaco

Velcano, suoi figlioli.
L' uno e altro possedeva la parte sua del regno, e ci, o sia
seguito di comun consentimento, o per violenza, non m' e accaduto
trovare: Stefano si faceva chiamar gran giupano, ma Velcano ebbe
ambizione d' esser onorato con titolo regio. Questi ancora molesta-
rono lo stato di Eagusa in varj tempi, e la causa fu talora per
interesse de' suffraganei, talora per conto delle terre possedute dalla
repubblica, le quali loro pretendevano attenessero al regno di Eassia.
Ma finalmente in questo anno Stefano, il gran giupano, fece un
trattato, nel quale intervennero anche i suoi figlioli, promettendo
con strettissimo giuramento, lui dover esser buon amico della
repubblica, cosl pure i suoi figlioli, sinche non si mancasse dalli
Eagusei; dover esser tenuto a consegnar alia repubblica tutti quei
Ad reii- nemici della medesima, che fuggissero nelle sue giurisdizioni e d' indi
quias.
mo
}
es
tassero lo stato di Eagusa; i mercanti ragusei dover esser
1
Cosi in ambi i cod. Nell'originale era forse altrimenti. V. pag. 67.
77
liberi per tutto il paese di Slavonia, ne poter esser ritenuti dagli
Slavi senza il giudicato, ma se fosse fatta qualche cosa contro il
dov-ere della ragione, si debbano delegare i giudiei secondo la con-
suetudine lo ricerca. Anche oggi di nel pubblico deposito della
tesoreria si trovano gY instrumenti di questa pace, la quale dur
poco; perche, essendo successo Aringario nell arcivescovato, porse
querela contro i vescovi, suoi suffraganei. II bano di Bossina lasci
visitar il suo regno, e Vladimiro, vescovo di Bossina, consecrato
gi dal medesimo arcivescovo nel duomo di Eagusa, li si mostr in
tutto obediente, al contrario dei vescovi di Eassia, per la lite
de' quali il potefice Gregorio commise la causa al vescovo di Trail,
ma la lite non prosegui innanzi, per causa che il re subito cominci
mover guerra.
Essendo * morto il suddetto Stefano Monaco, lasci due figlioli,
Stefano Urosc e Stefano Vladislavo; ma questo, benche minore d' eta,
usurp il regno, e subito si mostr nemico della repubblica, e co-
minci a rovinare il suo stato. E la lite, mossa dall' arcivescovo,
lo spron a proceder con pi ostilit; ma la pi essenziale causa
di questa turboienza era la pretensione di quei principi, che la
repubblica non possedesse con legittimo titolo 'gran parte del suo
stato. Per in questo anno fu proibito, che nessuno de' Eagusei
potesse coltivar i terreni degli Slavi. E perche gran numero
de' cittadini si trovava nel paese nemico, fu ordinato, che dovessero
tornar a Eagusa, e i disobbedienti fossero privi del benefieio della
cittadinanza. Ma non pass molto tempo, che, essendo rincresciuta
ad ambe le parti interruzione del commercio, procurarono d' acco-
moar i dispareri e ridursi all' antica amicizia.
Pero anno seguente fu conclusa una perpetua pace, tra Yladi-
slavo, re di Eassia e di Maritima, e tra la repubblica di Eagusa.
Per parte di questa fu promesso, che in avvenire sar arnica del
re, ed occorrendo, che alcuno dei di lui nemici abitasse a Eagusa,
essa non permetterebbe, che potesse offenderlo, ne men il di lui
stato, e pur quel tale facendo il contrario, dovesse esser consegnato
nelle forze regie, ovvero rifacesse il danno commesso. Ohe se alcuno
de' nemici del re, abitante a Eagusa, volesse uscir fuora, che non
li sar permesso andar nei paesi regj, ma che da Eagusa sar con-
dotto in qualche paese neutrale; se da tal paese facesse danno
alle cose regie e poi fuggisse a Eagusa, i Eagusei siano liberi poterlo
ricever, facendoli restituir tutto quello che del depredato avesse
seco. Ohe se il re aggraziasse qualcuno dei suoi colpevoli e facesse
ritornarlo nel suo regno, di poi, scoprendo la sua malvagit, lo
discacciasse dal suo stato, ed intanto. il bandito avesse qualche male
commesso, o levato qualche cosa nel suo dominio, che a Eagusa
potesse con tutta quella roba depredata esser ricevuto; ma, se
alio stesso colpevole occorresse fuggire innanzi al re, o innanzi alii
suoi, che lo perseguitassero e lo inseguissero, portando aleuna cosa
e conducendo a Eagusa, che la repubblica debba far restituir la
1
Mentre essendo nei ms.
78
roba, e non eseguendo cio, resti essa repubbliea spergiura. Ohe,
occorrendo qualche sinistra fortuna al re, o dalla potenza del ne-
micO; o da' altro accidente, e volesse ritirarsi a Eagusa, dovesse
esser tenuta la repubbliea riceverlo come principe ella sua qualit.;.
cosi anche i prineipali del suo regno, ed altri che seco fossero, e
per tutto il tempo che li piacer star a Eagusa. lui, la sua consorte
e figli, debbano esser con ogni amore riveriti, avendo salvo e sicuro
il domicilio;- occorrendo, che volesse partir da Eagusa, sia libero
farlo con tutti li suoi, anzi debba essere condotto dalli sudditi della
repubbliea. Che al suo ominio, ed alle citt suddite a lui, i Ea-
gusei non faranno offesa
;
ne manifesta, ne occulta, ma saranno
amici, come se fossero d' una stessa patria. Ohe i Eagusei debbano
stare negli antiehi confini, ne che in alcun modo pretenderanno
oceupar altro. Che un agente, o im ministro del re, possa star a
Eagusa. Se il re domandasse ajuto per mare da Eagusei, ed essi
fossero contenti darglielo, che quell' anno il re, sia obbligato fran-
care e liberare i dazj, siccome aveano fatto il suo avo e padre,
quando erano soccorsi dai Eagusei; ma se questi non potessero
darli il dimandato ajuto, il re dover pigliar tutto quello che sar
per antica consuetudine tra la Eassia e la repubbliea. Che per
nessuna occasione sara prevaricata questa pace, ma restar debba
ferma; e se occorrera alcun misfatto tra le due nazioni, si debba
veder per via di giustizia, e li giudicati si debbano fare dalla festa
di s. Michele sin a quella di s. Giorgio. "Questr capitoli-furono
promessi dalla repubbliea al re Vladislavo. E lui all' incontro
s' obbiigo di tener per tutta la sua vita e conservar tutte immunit,
concesse alii Eagusei dai re suo padre ed avo, e che non sia per
farli alcun maleficio, finche per tre sentenze non sar dichiarato
secondo la consuetudine
Questa pace fu trattata col re per nezzo egli ambasciatori e
plenipotenziarj ragusei: Marino Bodazza, Gervasio Naimerj e Pietro
Streha, i quali affermarono, essendo di poi stata giurata da Gio-
vanni Dandolo, conte di Eagusa, e suoi giudiei, per conto della
repubbliea.,II re pure, in presenza dei suddetti plenipotenziarj, la
corrobor col giuramento.
Fu celebre questo anno, non solo per la pace seguita con questo
principe, ma ancora per altri trattati, fatti in diverse parti d' Italia,
mentre conclusa la suddetta pace, e eominciando i mercanti di
Eagusa praticar i paesi della Eassia, bisognava, che anche avessero
in Italia corrispondenze, perciocche i commercj; per le lunghe
guerre ed instabili paci, s' erano ommessi e restavano derelitti. Per
i_
il che la repubbliea mand in diverse parti e citt marittime d' Italia
a rinnovar antiehe convenzioni della mercatura e negozj. Fu dunque
concluso un trattato eon Guidone di Ladriano, podest di Fermo,
con tutto che alcuni di que' cittadini s' opponessero, ma opposi-
zioni loro furono ributtate dalla miglior e phi sana parte. Segul
anche un simil accordo con Tadeo, conte d'Urbino e di Monte
Feltro, podest di Eavenna, al quale la repubbliea perei aveva
mandato Andrea Belislava ambasciatore; ma, pefche costui non
79
aveva portato sufficient commissioni di prometter anche egli al conte,
per parte della repubblica, le vicendevoli esenzioni ai negozianti,
non ottenne per allora patti perpetui, ma una concessione di quattro
mesi con promissione, che se la repubblica mander sufficient mandati
per prometter la stessa libert da canto suo, essa ancor avrebbe la
sua piena soddisfazione. Fu stabilito un trattato anche con Ordinio
de Sinis podest e con la comunit di Becanati, per li mutui
Adrel i
negozj d'ambe le nazioni. auias.
Ma intanto era rincresciuta ai Eagusei la presidenza del conte ^
veneto, e particolarmente la persona di Giovanni Dandolo, o perche
corresse il sestodecimo anno del suo magistrate, o perche s' accor-
sero, non esserli riusciti i conti veneti di qella soddisfazione, della
quale s' erano persuasi nella prima introduzione. Procuravano per-
tanto di liberarsi ed attendevano continuamente qualche buona occa-
sione di licenziar il conte Danolo. Questa se gli offerl per mezzo
di Giovanni Vatacio, imperatore greco, e de' Genovesi, mentre
ambedue questi principi guerreggiavano. nell' Arcipelago contro i
Veneziani. II Vatacio, unito coll imperatore di Ponto, aveva gi
tolto molti luoghi ai Francesi e Veneziani, e nella Eomania e
nell' Arcipelago, e la nemicizia de' Veneziani e Genovesi essendo
dal non voler una nazione ceder all' altra il dominio del mare, i
Genovesi facevano grandissimo sforzo per impedir impresa di
Oandia ai Veneziani. Onde, esacerbati gli animi di queste due na-
zioni, si procuravano mutui danni. I Eagusei, vedendo poter esser
spalleggiati dalle due * nazioni, s' insinuarono seeretamente, tanto
alia corte di Grecia, quanto a Genova, ed accolti con propensione,
furono ajutati, mentre annate greche e genovesi, uscite assieme,
dopo corse isole dell' Arcipelago, entrarono nell' Adriatico, ed
i Eagusei, pigliando pretesto di non aver nemica un' armata cosi
potente, come aderenti de' Veneziani, licenziarono con ogni sorte
d' amorevolezza il conte Dandolo e lo mandarono a Venezia. Tali
mezzi furono uati e tal facilit s' ebbe per ridursi all' antico stato,
nel quale trovatasi la repubblica e radunato il consiglio generale,
non fu creato conte di Eagusa, ma fu fatta elezione d' Andrea
Dobrana, nobile della repubblica, con titolo di vieeconte, quasi
presaghi dover poco durare quella sorte di governo.
1
da queste due nei ma.
LIBEO QUAETO.
A^ Liberatisi i Eagusei dal conte veneto, il Dobrana, assunto per
viceconte, subito cominci a procurar d' ampliar il eommercio. Ed
avendosi conosciuto, che Andrea Belislava era molto fortunato nei
trattati, fu mandato per ambasciatore in Eimini, dove, alii 3 marzo,
con Monferrato Brazzaferro, podest in quel luogo, ottenne, con
gran soddisfazione degli Ariminesi, libero traffico in quella citta per
i mercanti ragusei. E soguitando ii suo viaggio a Ferrara, fu corte-
sissimamente ricevuto dal conte Alberco, podest di quella citt, il
quale, avendo fatto da Giovanni de Unziponzi, giudice, assessore e
vicario del podest, raccoglier i savj della terra con tutto il popolo
ferrarese, fu di comun consenso fatto un trattato di eommercio tra
ambe le nazioni con mutue esenzioni. Andato poi il Belislava a
--Fa-no, conferm gli antichi trattati con Guido da Sesso, cittadino
di Eegio e podest di Fano, con intervento
-
di Unguinone Eainario,
masserio del comune, e Giovanni Venacio, e Brimento, principali
della stessa comunit, con aggiunta anche d'alt'ri punti van-
taggiosi al eommercio.
Ma questo domestico governo de' Eagusei non dur molto tempo,
perciocche essendo entrata della gran malevolenza tra gli ottimati,
e malamente potendo ordinarsi le cose pubbliche per la gran dis-
unione della nobilt, dal gran consiglio, col consenso anehe di tutto
il popolo, fu terminate di nuovo ricercar un conte a Yenezia, ma
che il suo governo sia triennale al piti, aecio non venisse in tedio
ai cittadini, come fu il magistrate di Giovanni Dandolo; nel resto,
i Veneziani imponessero condizioni e patti alia repubblica molto
commoi per se, salva la libert e le leggi di Eagusa.
An. Furon dunque ai 13 di gennaro creati due ambasciatori, Binciola
de Boazza e Gervasio Naimerj, con mandati e commissioni per
Jacomo Tiepoli, doge di Yenezia. I Yeneziani, sebben non mostra-
rono d' affettar, ne di far molta stima d'aver a mandare a Eagusa
il conte ed aver quella repubblica in certa forma per dipendente
da ' se, tuttavia mostr effetto che erano desiderosissimi, e nei
patti vollero avanzarsi molto; e quanto mai poterono, e sottoporre
i Eagusei a molte discommodita, e particolarmente di non poter
mai far profitto alcuno nello stato, ne migliorare la condizione
propria, restringendoli in certi termini angustissimi, con qualche
attentato anehe alia libert, come si vide subito, pubblicati i patti.
I quali, confermati dal doge Tiepolo e dagli ambasciatori di Eagusa
quias.
1
" nel mese di maggio, furono : Ohe i eanonici di Eagusa fossero tenuti
81
elegger per arcivescovo uno dei sudditi di Yenezia; se doge
potesse ottener dal pontefice, che arcivescovo di Eagusa sia sotto-
posto al patriarca di Grao, che elezion di lui presentar si debba
al patriarca, dal quale riceva la benedizione e confermazione, il qual
arcivescovo, cosl confermato, debba giurar fedelt al patriarca, com' e
consueto; che il elero tre volte anno debba-can tar le lodi del
doge e del patriarca, nel pergolo della chiesa cattedrale; che la
repubblica di Eagusa debba ricever per conte suo quel nobile
veneto, che sar mandato dal doge e dalla maggior parte del suo
consiglio; che tutti i Eagusei, eccedenti 3 anni, debbano giurar in
mano del conte di - non far alcun attentate contro amicizia, ne
procurar mai disunione d'interessi delle due repubbliche di Yenezia
e di Eagusa; che, se occorresse al doge venir a Eagusa, siano tenuti
i Eagusei riceverlo con decente onore e per stanza darli il palazzo
arcivescovile, ed alii suoi una conveniente casa. In evento, che
i Yeneziani armassero fin a Durazzo, o Brindisi,, i Eagusei siano
obligati ajutarli, come sara necessario; ma, se armata veneziana
dovr passar oltre, i Eagusei debbano comporre la trigesima parte
della loro armata. A legni forastieri, che con merci vengono nel
porto di Eagusa, si debba prender quel dazio, che a Yenezia si
prende ai forastieri, e sia diviso in tre parti, tra arcivescovo, il conte
e la repubblica di Eagusa. Gli amici de' Yeneziani siano riputati
amici de' Eagusei ed i nemici de' Yeneziani nemici de' Eagusei; che
a Eagusa. e nel suo stato non siano ricettati ne Oacichi, ne Almissani
corsali, e se i Yeneziani mandassero contro d' essi, che i Eagusei
debbano mandar un legno con cinquanta uomini, ben armati, per
offenderli; che la repubblica di Eagusa da se stessa far guerra a
tutti i predatori e corsali nel mar Adriatico, da Durazzo sin a Ye-
nezia. Paghino al conte i Eagusei ogni anno dah" erario, alia festa
di tutti i Santi, ipperperi quattrocento d' oro per suo sakrio, e
tutte le altre convenienze ed onorevolezze solite del contado, eecetto
dell'entrate del sale; debba dare la repubblica di Eagusa ogni anno
dodici ostaggi di diverse casate de' nobili per stanziar a Yenezia,
sei per volta, scambiandosi successivamente ogni sei mesi. Debba il
conte di Eagusa giurar, nella assunzione del governo, fedelt al
doge, di Yenezia ed alia repubblica di Eagusa.
Nel medesimo trattato furono conchiusi altri patti circa il com-
mercio : che i Eagusei debbano pagare cinque per % delle robe,
che portassero dalle parti di Eomania a Yenezia; delle robe oltra-
marine, d'Egitto, Tunisi e Barbaria, venti per%; delle merci della
Sicilia due e mezzo per %; per le merci di Slavonia fossero franchi
in Yenezia d'ogni da.zio e pagamento; e che solamente potessero -
venir con quattro vascelli da settanta carra in gi ogni anno in
quias
-
Yenezia, e non piti, se passassero il numero di quattro, debbano
pagare per il soprapi venti per %; che, tanto in tempo di guerra,
quanto di pace, siano liberi li Eagusei negoziare dal golfo di
Oorinto verso Ponente, ma nell' altre parti, quando e dove vien
proibito ai Veneziani il negoziare, non possano far mercanzie con
forastieri, ma con sudditi di Yenezia; e, finalmente, questi patti
6
82
. debbano durare anni tre, e tarito pi, quanto parera al doge di
Venezia,
Ooncluso questo trattato tra le due repubbliche, fu mandato a
Eagusa il eonte medesimo, Giovanni Dandolo, che dissimo essere
stato due anni prima lieenziato dai Eagusei, ed ebbe le sue spedi-
zioni per due anni soli. Quest' elezione in persona di soggetto, poco
grato ai Eagusei, fu fatta dai Veneziani per mostrar d' aver disappro-
vata espulsione altre volte fattali. E nel magistrato stette il Dan-
dolo due anni, eompiti i quali, parti per Yenezia. Ed i Yeneziani,
che vedevano il loro conte star a Eagusa con poca o niuna autorit,
benche trattato con tutta stima, non si curarono di mandar altro
successore, aspettano, che i Eagusei mandassero a dimandarlo, per
mostrare allora di farli - gran favore concedendoglielo, ed intanto
eon nuovi patti imporli maggior gravezze, per ridurli a poco a poco
ad un vero vassallaggio, che doveva esser il finale beneficio dei
favori veneziani e ultimo effetto delle domestiche dissensioni della
nobilt di Eagusa.
I Eagusei per allora non lo dimandarono, ma crearono due viee-
eonti, e furono Teodoro Croce e Pietro Belislava, i quali subito
s' applicarono a riformar varj abusi, tanto nel governo politico,
quanto nell' economico. In ordine a che fu fatta una prammatica
contro le pompe, la prima, che trovo esser enmnata a Eagusa. Oosi
-pure _ fu fatta una legge, che moderava le doti, riducendole alia
somma di 200 ipperpefi e dieci pesi-
1
- d' oro, eon -prescntto numero
della valuta de' vestimenti. Fu a questa proibizione aggiunta una
scomunica alii contrafacienti, la quale fu promulgata nella chiesa
cattedrale di s. Maria, astante tutto il popolo, da Arengario arci-
vescovo, con assistenza di Dessan
2
, abbate di Lacroma, di Giovanni,
abbate di Meleda, di Giorgio, abbate di s. Giacomo di Yiscgniza,
di tutto il capitolo de' canonici e d' alcuni frati, ai quali si fabbri-
cava in questo tempo la chiesa di s. Francesco alle Pille, nel luogo
detto Jammine; il qual santo, secondo si dice, nel suo passaggio
per Eagusa verso Soria
3
, del 1212, aveva lasciato di se molta vene-
razione per le sue sante operazioni, ed al governo aveva predetto,
che la repubblica si manterr nella libert tanto, quanto essa
conserver illibata la fede cattolica nelli suoi stati. E veramente la
profezia si vede verificata, mentre contro le ragioni umane, sin al
giorno nel quale scrivo questa istoria, la sua libert non ha patito
detrimento, avendo ella, non solo col suo picciol stato ribattuto
infmiti attentati di varie potenze, che in varj tempi procurarono
soggiogarla, ma anche fermata per tanti secoli innondazione
de' Turchi verso i paesi cristiani.
Intanto venne a Eagusa Stefano rosc, nominandosi vero re di
Eassia. Oostui era figliolo maggiore di Stefano Monaco Eadoslavo,
ma era stato escluso dal regno da Stefano Yladislavo, fratello mi-
1
Cosi in ambo i codici, ma forse e da leggere: pezzi.
2
Bessan 1 cod. Mil.
3
Egitto nel cod. Cerva.
83
nre, come si disse, ed in questo tempo trattava d' esser rimesso
in una parte delle paterne provincie. Lui era principe altiero, su-
perbo e disprezzator della fede; per, arrivato a Eagusa, conferm
gli antichi privilegj ed immunit, che i Ragusei avevano in varj
tempi ottenuto dai suoi'antecessor!, da dover osservar ogni volta
1
che si redintegrasse nel regno. ' .
Fu ricevuto dai viceeonti Pietro Belislava e -Teodoro Croee eon
molta pompa, ed onorato piii di quanto che esso mai aveva potuto
aspettare, come egli stesso confess. Oltre aver, come si disse, con-
fermato gli antichi trattati, concesse le consuete libert ai mercanti
con'esenzione de' dazj per tutto il regno di Rassia e di Chelmo;
che per- le vigne di Main" e di Pogiize non siano tenuti i Ragusei
ad aleun pagamento ; ed anche per le vigne di Breno, chiamate ora
Deceni, che avessero occupato al regno di Rassia, o siano poche
o molte, non siano tenuti ad alcuna soluzione, ma (siano) liberi e
pacifici possessors Per la qual occupazione egli s'acquetava; per,
che per l'.avvenire non dovessero passare i confini. ne anche un
palmo di suo terreno coprir con biade o alberi, e facendo il con-
trario, siano spergiuri e la giustizia di Dio ultrice sia contro
i trasgressori dei presenti instrumenti.
Lo stesso anno, essendo Pietro Belislava. viceconte. e Bubagna
con alcuni altri nobili di Ragusa andati in Almisio per confermar
la pace con quella nazione, il conte Colomano con li suoi consan-
guinei, e con tutto il popolo d'Almisio, giurarono, che con i legni
loro teneranno e osserveranno perpetua pace con i Ragusei, e
secondo antico uso procureranno salvare e guardare i Ragusei,
in beni e persone, senza froe e cattivo ingegno.
Ma non contenti i Ragusei, ne appoggiati da tutti questi ma-
neggi
2
e procedure del magistrate delli proprj nobili, conelusero
esser necessario domandar di nuovo uno de'nobili veneti per conte,
con quelle medesime condizioni e patti di prima. Laonde, fatto eon-
siglio generale il secondo giorno di gennaro, deputarono Matteo
Bodazza e Oerva de Yitane per ambaseiatori a Venezia, i quali
trovarono i Veneziani non voler condiscender senza nuovi patti,
pi pesanti ai Ragusei delli passati. Mia siccome il Bodazza aveva
idee elevate ed era mio di quelli che non inclinava all' aderenza
de'Veneziani, cosi stette fermo nel non rilasciar niente del suo
primiero progetto. Anzi, per intrbidar il fatto, lasciato il collega
a Venezia, si trasferl a Ragusa per rappresentar a viva voce, voler
i Veneziani a poco a poco ridur la repubblica in soggezione con
mostrar di favorirla, dandole solamente un suo nobile per conte
ed imponendole condizioni destruttive della libert; non complir con.
tanto danno aver un conte, potendosene trovar uno di pari, se non
di' miglior qualit, certo affezionato -al ben pubblico ed alia patria,
tra i proprj. nobili, ogni volta che questi si disponessero, estinte
le private passioni ed inimicizie, attender ai vantaggi della repubblica.
1
ogni volta che, per qualvolta, qualora, in ambo i cod.
2
Meglio nel cod. Cerya: appagati di tutti questi maneg'gi.
*
84
Le insinuazioni del Boazza ritennero in qualche parte i Eagusei
(dal) non concorrer a tutte le . pretensioni dei Yeneziani, ma non
poterono divertirli troppo tra di se discordi dal non voler aver il
conte veneziano *. Onde, rimandato di nuovo il Boazza a Yenezia,
e mostrando a quel governo, che piuttosto il trattato si sarebbe
rotto, accettati nuovi patti, i "Veneziani cominciarono inclinar
a piti dolci progetti, ed in ultimo la fermezza del Boazza li ridusse
contentarsi di convenir secondo i patti dell' antecedente trattato, con,
aggiunta solamente, che i Eagusei da Ancona e da Polmontoria
"verso Yenezia non potessero far porto delle vettovaglie, se non
condurle a Yenezia. Fu stabilito questo trattato nel mese di giugno,
e confermato dal doge e dagli ambasciatori a nome della repubblica.
E fu mandato Giovanni Tiepolo, figliolo del doge, per conte, con le
spedizioni per due anni, ed ordinato che ogni biennio si cambino
i conti, come si continue- per tutto il tempo che a Eagusa venivano
i conti veneziani.
Intanto che questo si tratta.va a Yenezia, a Eagusa si dubitava,
che in Bossina non fossero sopite le cattive inclinazioni contro la
repubblica. Pero furono mandati ambasciatori Pietro de Streha
e Pietro di Savino Tellerio, per veder di trovar qualche ripiego a
riassumer antica amicizia. B dubitandosi dell' esito, si fece pro-
ibizione, che nessun Eaguseo potesse portar mercanzie in Bossina
fino al ritorno degli ambasciatori, sotto una buona pena, da esser
applicata in pro delnuovp conte che doveva venir.
Erano seguite in diversi tempi varie discordie tra i cittadini di
Eagusa e quelli di Spalatro, e una parte all' altra aveva fatto
molti danni ed ingiurie. Per le quali cose ii Spalatrini avevano pi
volte per lettere e nuncj richiesto alia repubblica, che volesse con-
correr ad una buona pace, e, vedute le ifferenze, secono antico-
uso tra queste due eitta stabilir la concordia. Per presentemente
instavano con frequenti lettere, che s' assegnasse, con la commodit
della repubblica, un tempo congruo ed opportuno a ridurre Te cose
al desiderato fine, per onore e salute d' ambedue le nazioni. Sape-
vano per bene li Spalatrini, che la repubblica non averebbe ricu-
sato di venir a tal risoluzione, ma, per le importunit de' tempi ed
assidue vessazioni, con le quali il re di Eassia la travagliava conti-
nuamente, non aveva potuto adempire a quanto si desiderava. Allora
dunque, avendo fatto pace, non solo con Stefano Yladislavo, ma.
con Stefano Orossio, di lui fratello, si stabili di far lo stanico
apresso Stagno.
X)ovendosi molte volte in questa istoria parlar di questi stanici
}
.
tanto usitati tra li Slavi, mi par doverlo descriver e mostrar cosa
sia. Questo e dunque un congresso de' giudici, in pari numero eletti
. dalle comunit, per aggiudicar le differenze, che vertono tra di
loro e tra di loro sudditi, con sentenze amichevoli, da esser eseguite
dalle parti, senza venir ad alcuna violenza; pero, se qualche parte
ricusasse eseguir le dette sentenze, all'altra parte vien permesso
1
Divertirli vale: dissuaderli. II cod. Mil.: dal non aver il conte un Veneziano.
85
usare delle rappresaglie contro le porsone e beni, non solo delli
sentenziati, ma anche contro li concittadini, e questo acci il pub-
blieo de' tali abbia cra di far eseguire quanto vien convenuto
nello stanico.
Onde, essendo vermto il tempo determinate, mandarono li Spala-
trini, con consenso di Marco loro conte, ambasciatori Madio giudice
e Bogasio, i quali a Eagusa stabilirono, avendo discusse le cose per
u-ri fatto, seguito nell' isola Delafodi' per opera d' aleuni Spalatrini,
d'una zitella, dovessero li Spalatrini pagar ipperperi quaranta e
restituir la giovane, con diverse altre pene. E si convenne di far,
nell'anno nuovo, uno stanico generale, la prima settimana di quare-
sima, nel luogo solito, con intervento di Gio. Tiepolo, conte di
Eagusa, e con tre giuici eletti dalla repubblica, se non sara
impedita dal re di Servia, e li Spalatrini debbano mandar altri tre
Ad
F
eli
-
giudici, se non saranno impediti dal suo re d' Ungaria, o dagli
Almisiani; che le sentenze di questi giudici, da reggersi per
maggior parte *, siano ferme, ed occorrendo, che essi discordassero
e fossero in pari numero, che quella parte vinca, con la quale con-
correr esso conte Tiepolo, il quale deve fare offizio di mediatore;
che se qualcheduno de'particolori, citato, non comparir senza
legittimo impedimento, debba perder la sua ragione; ma se vi fosse
impedimento legittimo, o per la lontananza alcuno non sapesse farsi
lo stanico, possa indrizzar anche di poi le sue pretensioni a Eagusa,
ed a Spalatro . rispettivamente, dove sara il foro del reo.
Nel mentre queste cose si trattavano, la repubblica fece provi-
sione di due grosse galere, per mettersi in stato d' armar ad ogni
occasione, che si sentissero corsari nel golfo, e per poter soddis-
fare al suo obbligo, quando i Yeneziani armassero.
Per gli Almisiani non desistevano tuttavia di "corseggiare
2
per il golfo e depredar le barche, che conducevano robe per le citt
della Dalmazia e per Eagusa. Oonservando antico costume de' Na-
rentani, nessuna cosa lasciavano che da loro non fosse rovinata. Dal
che si vede lo sbaglio, come in altre cose ancora, delli scrittori
veneziani (quando trattano delle cose della Dalmazia, per non esservi
stati scrittori di questa nazione che abbiano scritto), i quali hanno
voluto persuadere, che Pietro Qrseolo abbia soggiogato i Narentani
in tempo che non ha fatto altro che, trovatili depressi dalle forze
bulgare, come si disse, averli afforzati alia pace e fattoli rilasciare
il tribute, che la repubblica veneziana li pagava per la libera navi-
gazione dell' Adriatico. E ci si vede esser chiaro dall' aver sempre
questa nazione seguito depredar per il golfo, ne aver -mai i Yene-
ziani (benche avessero in varj tempi dominato Zara, Seibenico, Trau
e Spalatro in Dalmazia) signoreggiato il pese de'Narentani, a ri-
serva del presente tempo, per averlo. acquistato nel secolo antece-
dente a questo, nel quale scrivo, dalle mani e'Turchi, piuttosto
per opera delli stessi Narentani, che delle proprie forze.
1
reggersi in ambo i codici, e vorr dire: sentenze, prese a maggioranza
di voti.
2
An. 1238, presso il Oerva.
86
Ma tornando alia tessuta materia, Grubessa de Valio di Grubessa,
gentiluomo raguseo, conduceva con un naviglio alcune mercanzie
per Eagusa. Fu da una barca d' Almisiani sopraggiunto, rapiteli
le robe e lui ammazzato. Per il che a Eagusa subito si pubblicarono
rappresaglie . contro le persone e beni degli Almisiani, con che
furono ridotti questi a restituir tutte le robe tolte e castigar li
delinqenti. Perci Nicol, figliolo di Budimir, secondo conte d
1
Al-
misio, e quella comunit mandarono ambasciatori a Eagusa Befihna
giudice e Baletino Yelcano Oraneccio
x
. Questi ambasciatori tratta-
rono con la repubblica e fecero pace, e per omicidio di Grubiscia
conclusero di radunar lo stanico l'anno seguente, nel quale si rico-
noscessero gli aggravj d'ognuno e si procedesse all'esecuzione di
dar soddisfazione alle offese parti.
Intanto fu eletto per arcivescovo di JRagusa un tale Giovanni
Veneto.
An. L' anno seguente poi, alii 9 di maggio, si congrego lo stanico nel
luogo solito, in cui intervennero per li Eagusei: Nicol Tomistio,
conte di Eagusa, Ohnegio di Branislavo, Andrea Paganetti, Pietro
Streha e Grubiscia Belislava, edalla parte degli Almisiani: Ilario
vescovo, conte Nicol di Vladimir ed il conte Pribislavo di Maldusio.
Pure il re Stefano Vladislavo mand Eadomiro di Dragliimir per
suo ambasciatore al congresso. Ma non essendo comparsi li parti-
colari d' Almisio, coi quali s' avevano le differenze, il conte Nicolo
ed il conte Pribislavo, deputati almisiani, confessarono in pubblica
assemblea, loro aver fatto proclama per tutto Almisio, acciocehe
ognuno potesse eoncorrer, anzi dovesse, al presente stanico, accio
nessuno possa allegare per scusa di non averlo saputo, e che perci
loro stessi davano per contumaci tutti quelli
;
che non erano ivi
comparsi, ed affinche la pace si mantenesse e fosse perpetuamente
stabilita, offerirono consegnar in podest de' Eagusei tutti i eolpe-
voli, le mogli e li figlioli loro, assieme con le robe e facolt di
ciascheduno, acciocehe ricevessero i Eagusei soddisfazione e risarci-
mento de' danni patiti e potessero far giustizia per omicidio,
seguito in persona di Grubiscia di Yalio. Oosi restati daccordo, si
disciolse lo stanico; e con li deputati almisiani andarono per nunzj
ragusei Pietro de Streha e Giovanni di Lampridio, ai quali si
dovevano rassegnar li suddetti colpevoli con le mogli, figlioli e
facolt loro, secondo la convenzione.
Nel medesimo tempo il re Stefano Yladislavo don alia repubblica
il censo, che per la villa di Breno pagava a Stefano Urosc, suo
fratello, e conferm gli antichi trattati, avuti tra la repubblica e li
principi di Slavonia.
l a . ^
n
<pesto tempo pareva che le cose de' Eagusei andassero con
prosperi suecessi, mentre tutti i principi circonvicini procuravano
di star in pace con la repubblica. Perci Matteo Miroslavo, gran
bano di Bossina, voile mostrare di tener conto dell' antica amicizia,
che avevan avuto i suoi maggiri con la repubblica. Avendo seco
1
II Cerva interpunge cosi: Baletino, Velcano, Cranecio.
87
una compagnia de'suoi nobili, si conferl a Eagusa, dove fu aecolto,
come meritava im principe, della sua qualit. Ivi lui, nel mese di
marzo, eonfermo 1'antiche condizioni e fece delle nuove tra la
repubblica ed il regno di Bosna. Delle quali li pi rilevanti capi
contenevano: libert di eommercio, senza alcuna contribuzione di
decima, o pagamento alcuno; che i Bossinesi, suoi sudditi, fossero
obbligati alia difesa de' Eagusei, ed occorrendo esser qualche dispa-
rere fra la repubblica ed il re di Eassia, che i Eagusei con le
facolt loro siano sicuri e salvi in Bossina, ed il gran bano sia
tenuto alia loro difesa.
Intanto, benche i Veneziani non desiderassero ingrandimento
della repubblica di Eagusa pure trovo, in questo anno Nicol
Tomisto conte, ad instanza dei giudici di Eagusa, avesse fatto giu-
rare a Grubiscia Baguseo ed a Tomaso, suo tigliolo, di dover esser
fedeli alia repubblica per tutta la vita loro e di dar ajuto e con-
siglio in tutto e per tutto, particolarmente che i Eagusei possano
liberamente ottenere e quietamente possedere le tre isole di Oorzola,
Lagosta e Meleda, e che con fatti, per conto delle dette isole, obbe-
diranno ai loro comandamenti. Questo giuramento ho trovato nel
deposito del pubblico archivio della tesoreria, onde, supponendo
non sia stato fatto invano, bisogna dir, che in questo tempo i
Eagusei avessero avuto trattati per aver le suddette isole; ma, sic-
come negli altri registri pubblici non trovo alcuna memoria, cosi
non posso dir alcuna eosa di positivo, nemmen chi sian stati e di
che condizione li suddetti Grubiscia e Tomaso, suo figliolo.
Eegnavano nella Eassia due fratelli, come s' e detto Stefano
TJrosc e Stefano Vladislavo, ma bisogna, che di questi due fratelli
spesso scavalcasse un altro dal regno, perche trovo, che i
Eagusei avevano differenze e facevan pace, or con uno, or con
altro. Ed in questo anno si fece un trattato tra la repubblica,
essendo conte d' essa Giovanni Michieli, e tra Stefano Orossio, nel
quale furono rinnovati quelli patti e condizioni, le quali furono
giurate del 1229 da Stefano Vladislavo, comequella volta si disse.
Ed il trattato presente segui per mezzo di Pietro Streha e co-
liza Pizzinegro \ ambasciatori di Eagusa, in presenza de' quali
Stefano Orossio giur li patti, e Michieli conte e tutta la nobilt di
Eagusa per parte della repubblica giurarono di non dar alcun
ajuto, ne favore, a Vladislava, regina di Bossina, ne per mare, ne
per terra.
N
Ma intanto gli Almisiani, avendo prevaricato la pace
;
fatta con
la repubblica I'anno 1238, i Eagusei, vedendo cosi spesso quelli
d'Almisio mancar la fede del pattuito, deposta la simulazione,
spinsero a quella volta quattro galere ed alcuni altri navigli con
buone truppe, avendo dato autorit alii capitani di far pace e guerra,
secondo vedessero esser necessario. Ma, appena fatto lo sbarco, quei
d'Almissa mandarono domandar la pace, ed essendosi trattato sul
1
Nel cod. Cerva pare si possa leggere anche , che meglio cor-
risponde alia forma Pizinego dei Lib. Bef.
88
campo, fu conclusa una pace universale tra la repubbliea e gli
Almissani; ed iP conte Mcolo, figliolo di Oodimiro, conte d'Almisio,
con cento de' principali Almissani, in nome di quel popolo sotto-

^:scrissero la pace. E questa conteneva: che li nemici de'Eagusei


non fossero salvi in Almisio; che i navigli de Eagusei, con tutti
li forastieri che fossero entro d'essi, fossero salvi edillesi; che se
dal re d' Ungaria, lor principe, fossero richiesti d' andar contro la
citt di Eagusa, debbano andar con manco forze e soldati che loro
fosse possibile; che, occorrendo condursi in Almisio alcuna preda
di robe de' Eagusei, si debba far la restituzione ai proprietarj; che
le due nazioni siano perpetui amici ed osservino buona pace, e se
alcun Eaguseo ricevesse danno da alcun Almisiano e venisse in
Almisio per domandar risarcimento, se li debba far giustizia e pagar
le spese; se occorresse, che ne' legni ragusei fosse danneggiato alcun
forastiero, anche a lui si debba fare giustizia, come al Eaguseo, e
se qualche Eaguseo fosse trovato in barca forastiera, presa in corso,
sia libero e salvo con tutte le sue robe; i legni, depredati da cor-
sari almisiani, non debbano essere portati a Eagusa, e se alcun
legno forastiero si trovasse in Faro per ostro, ed in Molunta per
bora, non possa esser preso, cosi pure da Stagno sin a Eagusa.
Sottoscritti questi patti, furono anche giurati dai suddetti conte
Nicol e cento principali d' Almisio, in presenza dei capitani delle
truppe di Eagusa, Pietro Belislava, Bugna di Pietro, Dobrana
1
di
Lampridio, Oolenda Oernese
2
e Teodoro Bodazza; cosl pure in
presenza delli sopracomiti delle galere, Eussino di Goislavo, Grubi-
scia Balislavo, Pietro Marse e Petragna di Bonda.
me. Appena fatta questa pace, quei di Oraina, veendo i Eagusei
armati nei loro confini, spedirono a Eagusa Odolio, figliolo di
Predan, principale di tutti i Orajani, acciocche a nome di quelli
Areii-abitanti confermasse la pace ed unione con la repubbliea. E lui
qmas.
c onve nne
^ Q^Q i Orajani non offenderebbero ne le robe, ne lo stato
de' Eagusei, e se venisse il caso, che i Eagusei andassero contro
Almissa, i Orajani non darebbero alcun ajuto agli Almissani, ma
si unirebbero contro di loro eon i Eagusei; che se i Eagusei fossero
offesi dai Orajani, si debba far la giustizia a Eagusa, dove offen-
sore di Oraina sarebbe afforzato venir ad eseguhia, ed in manca-
mento de' beni, sarebbe sottoposta la sua persona, ed in caso che
non venisse effettuar, la comunit costringerebbe, o pur essa resti-
tuirebbe e pagherebbe le robe tolte; che L Orajani ogni quinto anno
manderebbero grarar questa pace, e che presentemente tutti i Ora-
jani, eccedenti 1' et di quattordici anni, dovranno giurar quanto in
questo trattato si contiene.
S' avevano gi i Eagusei acquistata molta stima appresso tutti i
popoli d' Oriente, i quali rieevevano grandissima commodit dei loro
negozj, e perci quasi da per tutto avevano larghissimi privilegj e
1
Dobronna nel cod. Cerva.
2
Karnetieh nel cod. Cerva. Cernese probabilmente per Car nese, ovvero
Caranese, cognome di un'antica fomiglia patrizia di Eagusa.
Ad reli-
qiiias.
concession! d' esenzioni e liberta. Begnava in questo tempo Michiele
imperatore, il quale concesse ai mercanti ragusei, che oltre tre per
cento, da pagarsi per entrate ed uscite delle merci, non dovessero
pagar altro.per tutto il suo imperio; che un Eaguseo per mi altrq
non sia afforzato pagare; che le robe d'un mercante morto non
debbano andar alia camera del fisco, maall'erede; se qualche nave
naufragasse, sia in libert dei proprietarj ricuperar, senza pagar
niente al fisco. " -
Avendo i canonic! d' Antivari fatta elezione al governo della lor
chiesa in persona di Giovanni, frate di s. Francesco, ne permetten-
doli pigliar la confermazione dall'arcivescovo di Eagusa, per le
pretensioni gi tante volte dette, il pontefice esort primieramente ^
con buoni termini e con paterna carit le parti alia concordia. Ma
gli Antivarensi non volendo in modo alcuno la soggezione alia chiesa
di Eagusa e mostrandosi renitenti obbedir al pontefice, egli ributt
elezione. Essi di nuovo anno seguente fecero nuova/elezione in ^^
persona del medesimo frate Giovanni, pretendendo tuttavia di non
esser soggetti all' arcivescovo di Eagusa; anzi il medesimo fra Gio-
vanni fece tanto, che gli altri suffraganei col favor del re Stefano
Urosc, principe scismatico, si sottraessero dalla soggezione. Perci
il pontefice accommise a Salvio, vescovo di Tribunio, eonsagrato gi
a Venezia dall' arcivescovo di Eagusa men tre andava a Lione, acci
ammonisse i vescovi di Bossina e Dalmazia superiore, che in termine
d'otto mesi debbano riconoscere arcivescovo di Eagusa per metro-
politano. Ne volendo loro obbedire a questo monitorio, bisogn ^^
-
cominciar la lite, per la qual poi anno 1251 Giovanni arcivescovo
ando a Eoma, e lasci le sue scritture e le bolle in mano di Gru-
biscia Gondola e Michiel Pozza, officiali del deposito delle reliquie,
dove ora si trovano.
Intanto Andrea, gran conte di Olitovo, con i suoi figlioli giupan
Bogda, giupan Eadoslavo e li nobili di Olitovo, rinnovarono la
1
_
con la repubbliea e confermarono con reciprochi giuramenti gli qnias.
antichi usi, libert e traffico de' negozj per tutti i loro paesi. Questo
trattato si fece a richiesta del conte, perche lui era privo di molte
cose e commodit, mentre nel di lui stato i mercanti ragusei non
praticavano per le continue vessazioni, che ricevevano in quelle parti.
A questo trattato segui un altro in poco tempo, fatto tra la ^
repubbliea e Stefano gran bano di Bossina, senza dazj ed impo-
sizioni di decime ai mercanti, secondo le antiche convenzioni \
Subito che i Eagusei facevano qualche trattato di cmmercio con
i principi slavi, non tralasciavano oceasione di proeurar maggiori
corrisponclenze in Italia, per poter tanto phi dilatar il commercio.
Ed in questo anno ottennero libert ed esenzione de' dazj da quelli
di Monte Sant' ADgelo, e si fecero i diplomi in pubblica forma.
E parlandosi delle cose fatte in Italia, devo dir che gli Anconi- ^
tani, avendo conosciuto di quanta utilit fosse alia cittloro il nego-
ziare con Eagusei. con tutto che anno eorrente instituissero
1
Cerva cita: Ad reliquias.
90
moltissimi dazj ed imposizioni a tutte le nazioni che negoziavano
in ncona, tuttavia esclusero. dal pagarle sblamente i Eagusei e
termmarono. di lasciar |uesti senza altr'o aggravio. E la termina-
zione mandarono pubblicar a Eagusa, dove ancor presentemente
si trova. " *
Ma in Stefano Orossio, re di Eassia, era tale la vplubilit, che i
Eagusei non potevano promettersi fermezza alcuna, e che non si
movesse per ogni minimo sospetto. Non avendo considerazione, ne
al molto ultile, ne ai gran commoi, che riceveva alla buona
corrispondenza, ne rammentanosi de' patti, confermati con tanti
vincoli de' giuramenti, tuttavia faceva danni inestimabili. E si era egli
mosso ad inquietarsi per non lasciar fabbricare le nuove mura, ne
unir la citt vecchia col borgo Gariscte,^ o come quella volta si
chiamava borgo di S. Biagio, che la repubblica voleva includer nella
citt, per la molta quantit de' cittaini che era cresciuta. Percio
s' estendevano le mura da ponente verso tramontana, ed alcune
mura vecchie in altre parti della citt si rifacevano. Pero fu man-
date a dimandar consiglio ed ajuto dalla repubblica di Yenezia e
pregar quel governo, che s' intromettesse per mediatore ad acquietar
questo principe. E dovendo allora venire nuovo conte a Eagusa
Marsilio Giorgi, quel dominio impose a lui, che in persona si tras-
ferisse ad abboccarsi col re di Eassia
;
come ambasciatore veneziano,
e lo snpplicasse per parte di quella repubblica, che essendo egli
parente de'Yeneziani, poiche la sua madre era nobile di Yenezia,
ed essendo la repubblica di Eagusa raccomandata alia protezione di
quella, si contentasse lasciarla in pace e quiete, ne la molestasse;
maravigliarsi
l
(i Yeneziani) sommamente delle stranezze e modi
violenti che usava, aggravando li suoi sudditi contro ogni dovere,
aspettandosi da lui piuttosto il contrario, che dovesse esser pronto
per ogni commodo, utile ed onore di quella repubblica, sua fini-
tima, e se da altri ad essa fosse mosso qualche termine fastidioso,
{credere) che il re sarebbe suo difensore e protettore; che pero era
pregato, per amor d'essa repubblica di Yenezia, ovesse desister in
avvenire da ingiurie e danni. Arrivato il Giorgi per conte a Eagusa
li 24 giugno, o fosse paura d' andar ad una corte mezzo barbara,
ovvero, come gli altri conti veneziani, non avendo altra autorit e
dominio nella repubblica a riserva della sola dignit, ne curandosi
il buon stato e governo d' essa, purche abbia li salarj e provecci,
assegnatili in buona quantit, a causa de' quali solamente era venuto
a Eagusa, si scus d' andare con la supposizione d' una malattia, e
vedendo i Eagusei cosi debol assistenza da' Yeneziani, deputarono
due ambasciatori, Teodoro Bodazza e Pietro di Giugno di Bogdan
Diodati, ed m loro compagnia mandarono Andrea, frate de' predicatori.
Questi partirono ai 12 di luglio da Eagusa, per far il detto offizio,
ed insieme ancora per ricrdar li benefizj, fatti dalla repubblica di
Eagusa al suo bisavo, avo e padre, e che li Eagusei erano pronti
di seguir le medesinie massime verso la sua real persona; che per
1
maraviglianosi nei ms,
91
si contentavano e lo pregavano, che si confermassero li patti \ la
concordia e la pace fatta tra lui e la repubblica anno 1243, allora
stabilita e fermata con giuramenti, i quali era dovere s'oservassero-;
e se lui pretendesse, alcuno essere a Bagusa eho contro li di lui
interessi avesse commesso alcuna cosa, la repubblica esser pronta,
secondo antiehe usanze, intimar lo stanico, aecio si possa, o far
a lui, o ricever da lui la pienezza di ragione, (e) intanto si confer-
massero i patti. '
Pero la repubblica, che prevedeva quanto si poteva sperare
d' ottener da un principe, che imbevuto nel scisma. niente curava
di servar la fede, ma tutto tirato o alli. proprj capricei, o attento
ai proprj vantaggi, ealpestava ogni dovere, commise alli proprj
ambasciatori, che, non potendo convenire d' una soda pace, pro-
curassero d'alienar da lui quel pi che potessero delli principali
del regno, e, se fosse possibile suscitar dissensioni nella Eassia,
non lasciassero di far delle spese, che stimassero necessarie al buon
esito della massima. Arrivati i suddetti ambasciatori nella sua corte,
non fu possibile trovar temperamento alcuno per placarlo e rimet-
terlo alia ragione. Ma avendo ideato certe chimeriche pretensioni,
alle quali sapeva bene li Eagusei non dover assentire, mand anno
seguente il suo protovestiario, per farli proporre
2
, del che non ^.
avendo jieevuto soddisfazione, come lui ben gi sapeva non doverla
ricever, mand una protesta alia repubblica, che a lui bastavaT ami-'
cizia stata sin ora tra di loro, in futuro averlo per nemieo, e che
nessuno e'mercanti ragusei debba star ne' suoi regni, oltre la quare-
sima di quell' anno.
La principal causa di quest' intima
3
fu perciocche i Eagusei, colti-
vando li terreni di Breno, che ora si chiamano Deceni, dalli Slavi
confmanti venivano infestati, e seguivan delle baruffe con mortalit,
per il che i suditi del re continuamente importunavano, che
i Eagusei avessero usurpato del loro paese e trovavano in lui faci-
lit in crederlo. Ma, fatta la detta protesta, tanto maggiormente
s' alter, perche vide che la repubblica (ne) faceva pochissimo conto,
onde rilasci gli ordini di far scorrerie nello stato di Eagusa, le
quali riuscirono di grave anno. Pero li Slavi aneora pi volte
furono rintuzzati con gran mortlit, e la repubblica, per fare diver-
sione, mand nel paese nemico a far scorrerie, che riuscite con
buon successo, si rifecero i Eagusei con usura, togliendo phi di
quel che avevano perso.
Queste incursioni durarono per tutto quell' anno, ma il seguente
s' acquietarono affatto, come si dir a suo tempo. Perciocche non
potendo la repubblica phi sopportare tanti incommodi di guerra, ne
star in continuo all' armi, procur con Michiele, imperatore e' Bul-
gari, stabilir quell' amicizia, che era stata tra essa e Giovanni suo
1
Cosi nel cod. Oerva, mentre il cod. Mil. reca: nuovi patti.
2
ISTei cod. Cerva e Mil. dappertutto e scritto U per il dativo pi .loro; dun-
que farli proporre vale quanto far loro proporre, o fare delle proposte.
3
Cioe: di questa intimazione. -
92
padre, ed unirsi in confederazione con questo principe contro Stefano
Orossio e li suoi aderenti. Pertanto fu conclusa una lega offensiva
e difensiva, lo stesso anno, contro d' esso e Vladislavo, suo fratello.
Oontenevano li patti: che i nemici d'uno di questi principi contra-
enti siano nemici comuni; che il re Orossio non si possa ricever a
Eagusa, ne con lui si possa concluder pace o tregua, senza con-
sensu ed inclusione dell' imperatore e della repubblica. di Eagusa,
Adreii-ma esser nemici. con lui e con li suoi successori; che li Eagusei
amas
' siano tenuti dar ajuto all' imperatore e per mare e per terra, ed
occupandosi la Eassia, se i Eagusei si fossero impadroniti d' alcuna
citt, o castello, siano in obbligo consegnarli agl' imperiali senza
frode, ed in caso che bisognasse andare per mare contro le citt
marittime, debbano esser pronti in termine di due settimane tutti
i Eagusei, lasciato per tanto presidio nella citt, che fosse bastante
guardarla da ogni attentate del re Orossio e de' suoi; che i Bul-
- gari a Eagusa abbiano libert estraer ogni sorta di merci, eccetto
del formento, e siano esenti di gravezze e dazj, tanto per mare,
quanto per terra; all' incontro, i Eagusei, non solo per la Bulguria,
ma ancora nel paese del serenissimo Pietro sevastocratore, suo
genero, possano mercantare: che tanto il Bulgaro, morendo a
Eagusa, quanto il Eaguseo in Bulgaria o Eassia, sia libero disposi-
tore de' suoi beni, li quali si debbano consegnare, non dandosi al
fisco. parte alcuna, (e) che si faccia reciproca giustizia;che, occupando
imperatore la Servia, debba alii Eagusei mantener le antiche
giurisdizioni, leggi e consuetudini, avute in buona pace con li re
di Eassia, e mantenga il eommercio del sale, ed il guadagno sia la
met all' imperatore e altra alia repubblica, secondo antica
usanza; mantenga pure nel possesso antico la repubblica delli eon-
fini della citt antica d'Epidauro e della chiesa di s. Giorgio in
Bielo fin a Orasciaz alia chiesa di s. Tecla; che il eommercio del
sale non sia aperto in altro luogo della Bojanna, o fiumeDrino, fin
a Narenta, eccetto a Eagusa; se imperatore facesse acquisto delle
citta marittime di Eassia, che la chiesa di Eagusa sia metropoli di
di tutte, e tenga gli antichi privilegj sopra di loro, ed abbia le sue
antiche dignit. Questa confederazione fu conclusa tra imperatore
e la repubblica, concorrendovi tutti gli ordini d'essa, e li giufa-
menti si fecero con pi solennit,' che in alcun altro trattato ante-
cedente.
Questa lega infuse molto terrore in Orossio e lo risolse subito,
senza dimandar condizioni e patti, mandar al Giorgi, conte di Ea-
gusa, sotto pretesto di farlo in considerazione della repubblica
veneta, un privilegio ed un passaporto per li mercanti ragusei. Ma
molto pi si largo, quando l'anno seguente vide, che la repubblica
1254. tuttavia, senza lasciarsi addormentare dalle sue cortesie, procurava
unioni con Eadoslavo, conte di Ohelmo, e tutta la nobilt di quella
provincia, i quali, salva la fedelt dovuta al re d' Ungaria, giurarono
d'esser contrarj al re Orossio ed attender alia sua offesa, finche
fosse in guerra con la repubblica; anzi fecero promessa, che se li
sudditi di Eagusa si trovassero con Michiele imperatore, ed Orossio
93
volesse venire contro lo stato <li Eagusa, che loro non lo segui-
rebbero, ma perseguiterebbero lui e li di lui sudditi, e non potendo
far altro, farebber delle scorrerie nel di lui paese. Questo trattato fu
firmato, oltre il" detto Badoslavo, dalli nobili di Ohelmo: Priolosce-
vich, Boislav Merchuscich, Obrad Ivanovich e Scimun Bulgar.
Queste leghe ed unioni feeero appunto quell'effetto, che doveyano
fare in un uomo superbo per incoltura, volubile per leggerezza di
mente, sospettoso, incostante e pusillanime per natura, mentre
ridussero. Orossio a cerear la pace, e lui procurb, li fossero mandati
ambaseiatori.
La repubbliea, che altro non bramava ebe mettersi al coperto
dalli di lui insulti, e non vedeva alcuna mossa dei Bulgari, dalla
quale si potesse eomprometter alcun sollievo, mandb primieramente
in Eassia frate Andrea e frate Salom one, per scoprir i veri senti-
menti di quel re, prima di venir a pi strepitosi pass!. E di poi
furono mandati gli ambaseiatori Teodoro Bodazza e Pietro di Gio-
vanni Bogani, i quali conclusero, che le differenze si terminassero
per via di stanico, e li Eagusei godessero gli antichi privilegj, e
particolarmente quelli, che lo stesso Orossio aveva confermato l'anno
1243, e di piti, che i Eagusei possedessero quelle vigne e terre,
che hanno posseduto fin alia morte di suo padre, e trovandosi
i Eagusei aver coltivato alcun terreno del re, ovver occupato le
sue giurisdizioni, e ci fosse giuridicamente provato, e quello fosse
di Eagusei, sia loro
1
, dovendosi fare sopra eib lo siartico; stia
accommesso del re a Eagusa; i mereanti ragusei, nelli regni di'
Eassia e di Marittima, siano liberi. e le altre condizioni, stabilite
con il medesimo re Orossio e con li re
;
suoi antecessori, siano
osservate. Ooncluso questo trattato, furono mandati Michiel Pizzinelli,
Pietro Mattei ed Andrea Gerva, in presenza de' quali giur il re
Orossio d~ osservar quanto s'era convenuto, ed ilgiuramento si fece
alii 24 d' agosto, in mano d' un arcivescovo, assistenti il conte Griorgi
e Stefano giupano.
Poeo dopo finit.a questa guerra si suscitarono alcune dissensioni
con quelli di Spalatro; ma la differenza era, che nella prima narrata
occasione d' Orossio s' aveva da fare con im principe scismatico,
mancator di fede ed incolto signore di gente rozza, e questa seconda
era con popoli colti e di civili temperamenti, benehe allora sudditi
del re d' Ungaria. Nate le dette dissensioni, subito li Spalatrini, ^ _
senza pretendere d' esser .sostenuti dalla potenza del proprio prin-
cipe, mandarono a Eagusa due ambaseiatori, Giovanni Vitali e Gre-
gorio Grube, a trattare aggiustamento, e si convenne di lasciar
le differenze in otto arbitri, quattro per parte, li quali, discusse le
Ad
?
eli
-
pretensioni, aceordarono ogni cosa con sodisfazione^ reciprpca. ^

^'
Nel meesimo tempo s' ebbero diverse discordie eon quelli di
Cattaro, dove era comandante per il re Orossio un tal Dessan, il
il quale per sopir ne'suoi principj ogni differenza, acci col pro- .
1
Dopo sia lor a Oerva intende altrimenti e altrimenti mterpunge, scrivendo:
In occasione si debba far il stanico, stia l'acommesso del re a Eagusa. . . "
94
gresso di tempo non sboceasse in aperta rottura, radunati i
giudiei e popolo di Oattaro, li persuase mandar a Eagusa per accordar
una sicura e sincera pace, e furono destinati Basilio di Brace e
Giovanni Gige. I quali a-Eagusa fecero un trattato, che sia pace
perpetua tra la repubbliea e la citt di Oattaro; che i Eagusei a
Oattaro, e li Cattarini a Eagusa, siano liberi mercantare senza dazio
alcuno, a riserva di quelli Cattarini che tenessero bottega a Eagusa,
i quali. siano tenuti pagar azj, secondo pagano i Eagusei nativi, e
tutti gli antichi trattati s'intendano confermati con questo.
Mori intanto arcivescovo a Eagusa, e dal capitolo de' canonici
fu eletto Aleardo, il quale fu confermato da Alessandro IV pontefice
1
.
E poco dopo successe a Eagusa omicidio di due abitanti d' Al-
misio, ed il terzo fu ferito quasi a morte. Per il che, dovendosi
fare con popoli fieri, corsali e vendicativi, subito furono mandati in
^ Almisio per ambasciatori frate Michiele di s. Domenieo e don Pietro
de Hernesi, li quali con Eadossio, conte d' Almisio, col conte Vidos
e col conte Ghiura
2
, eon li loro parenti e con la comunit d' Al-
misio fecero pace ed aggiustarono le differenze: con che i Eagusei
debbano pagare per omicidio del figliolo di Eadin Sprotalizio s.
cento e cinquanta in denari piccoli di Venezia; per omicidio di
Varscia, figliolo di Dotoe, altri simili s. centoeinquanta, e per le
ferite del figliolo di Slavze s. quarantacinque. E questo si debba
pagare sin al giorno di s. Michiele, e non pagandosi, si cada in
doppio. Patto questo accordo, i parenti degli uccisi e: del ferito lo
" giurarono, e la repubbliea subito provide li denari, e li mand con
Pietro di Bogdano e Fosco di Binciola, suoi ambasciatori, ai quali
fnrono fatte le quietanze in forma.
Avevano i Eagusei fatto prender alcuni Spalatrini con diverse
loro robe e li ritenevano a Eagusa. II che intendendo male quelli
An. di Spalatro, mandarono due ambasciatori, Miha Madi e Michiele
Leonardi, per procurar la rilassazione de' loro compatrioti e la libe-
razione delle robe. Gli ambasciatori esposero la loro petizione a
Giovanni Quirino conte, alii giudici ed al consiglio della repubbliea,,
i quali deputarono quattro nobili, con cui dovessero trattar gli am-
basciatori ed appuntar il negozio, da dover esser confermato dal
consiglio generale. I deputati furono: Teodoro Bodazza, Pietro Bog-
dani, Yolcasso di Giovanni e Clemente di Sorgo. Si tratt affare
pi giorni, e si fecero molte sessioni per trovar temperamento, non
solo per il negozio de' Spalatrini ritenuti, ma anche per fare una
generale concordia e pace perpetua, ed in ultimo si conclusero eon
soddisfazione reciproca gl' infrascritti patti, e furono confermati dal
consiglio generale, alii 4 d' aprile : che, lasciate le robe e le barche
de' Spalatrini, la repubbliea di Eagusa e la comunit di Spalatro
dovessero per tutto il mese d'ottobre prossimo far convenire tre
giuici per parte alia Privlacha di Stagno, li quali debbano decider
e terminare tutte le differenze delle parti per via di giustizia, e,
1
Anno 1260, presso il Cerva.
2
Giur nel cod. Cerva,
95
non coneordandosi nel proferir della sentenza, debbano intervenir
anche gli arciveseovi d' ambeue le citt di Eagusa e Spalatro, ed
in ifetto di questi, le parti debbano elegger altri giudici, i quali
pure non coneordandosi, tra tutti li giudiei eletti si debbano-cavar a
sorte quelli, che hanno da far il giudicato, e la sentenza, fatta per
maggior parte d' essi, si debba osservare e metter in esecuzione da
ambe le parti; in tal maniera pero, che il Eaguseo sia tenuto andar
a Spalatro, dove quel conte e comunit debbano dar esecuzione
alia sentenza e renderlo sodisfatto, ed il Spalatrino debba ricorrer
al braecio della repubblica di Eagusa, dove se lo debba render
sodisfatto per la sentenza avuta, e esecuzione si debba fare in
ambe le citt.a, primieramente sopra i beni mobili del debitore, in
mancamento de' beni mobili si debba assegnar al creditore
la miglior parte delli beni stabili, in valore doppio di quel che rile-
vasse il credito, per posseerii sin alia totale sodisfazione; in man-
camento poi dei beni e mobili e stabili, si debba consegnare la stessa
persona del ebitore al creditore. Ogni volta che o li Eagusei, o li
Spalatrini, domandassero lo stanico, la parte, alia quale sar diman-
dato. debba concorrer a farlo, e quella parte, che prima comparisse
al luogo destinato, sia in obbligo aspettar la contraria parte sei
giorni, secondo il consueto, e la parte non comparente in detto
termine, salvo pero giusto impeimento, resti contumaee e paghi la
pena, e siano nulle le sue ragioni, siceome le pretensioni della parte
comparente siano stabili ed autenticate. Se avvenisse, che i Eagusei
ubitassero della fede dei principi di Chelmo, signori i Stagno, e
per conseguenza non si fidassero sbarcar a quella Privlacha, li
Spalatrini debbano venir alle poppe delle barche ragusee, per tener
lo stanico. All'incontro, li Spalatrini. dubitando egli stessi i
Chelmo, i Eagusei debbano venire alle poppe elle barehe spalatrine.
Ma se fosse tutto quieto, si debba far lo stanico a mezzo ell'istmo,
ossia Privlacha di Stagno
;
e tutte due le citt non over dar ricetti
alli fuorusciti, o banditi dali' altra; e se alcuno ammassasse gente
a Spalatro per far anni,- e li facesse alli Eagusei, il pubblico i
Spalatro sia obbligato emendar il danno; cosi pure la repubblica
i Eagusa sia obbligata emendare quelli danni, che fossero fatti alli
Spalatrini da quelli che ammassassero gente a Eagusa, e se questo
non si potesse provare, si. debba proceer per via di saeramenti.
Queste convenzioni, astante tutto il popolo di -Eagusa, furono giu-
rate in pubblica piazza da Marino Oerere, vicario dal conte, e da
tutto il consiglio in nome della repubblica, e da Miha Mai e
Michiel Leonardi, ambasciatori di Spalatro, per conto di quella
comunit, in virtu delle commissioni e plenipotenze, essendo stati
stipulati pubblici instrumenti innanzi a Matteo Balazio, Dimitrio
Menze, Andrea Benessa e Domenico Gondola, e giudiei orinarj.
Subito la repubblica, in esecuzione di qnesti patti, deput per suoi
giudiei, da doversi trasfenre alia Privlacha di Stagno: Teodoro Bo-
dazza, Demetrio Menze e Sergio dementi.
Ma essendo sul fin di questo anno ayvenuto caso che atteneva
al buon stato della repubblica, furono mandati ambasciatori a Ve-
96
nezia Aleardo areivescovo, Teodoro Bodazza, Volcassio di Giovanni,
senatori, Eossino Belislava e Vitale Bodzza, canonici della metro -
politana, per cerear modo con quella repubblica a sostenersi contro
il re Orossio, il quale di nuovo aveva cominciato inquietar lo stato
di Eagusa, per due cause. Una era, perche lui esseno principe
empio ed ingiusto, molti della Eassia ed i meglio stanti, i quali
amavano la pace ed il viver quieto, si riducevano a Eagusa con le
proprie famiglie e facolt. L' altra cagion era, che Orossio, avendo
spogliato alcuni mercanti veneziani, e quella repubblica essendosi
risentita di ci, egli procur sfogare il suo furore sopra lo stato di
Eagusa, come unito a' Veneziani, amicizia de' quali non solamente
arm questo principe contro i Eagusei, ma ancora li Bossinesi
cominciarono ad inquietarli, in aderenza di Michiele Paleologo
imperatore, che s' era confederate con i Genovesi contro la repub-
blica di Venezia. E perci i Eagusei, per ordine di buon governo,
fortificarono la citt dalla parte di tramontana, tirando una nuova
grossa muraglia, che^ireondasse il borgo di S. Nieolo di Oampo,
per congiunger quella parte con il castello di levante, ossia di
S. Luca. La fabbrica fu con torrioni, secono uso delle fortifica-
zioni di quei tempi, innanzi ai quali si fecero i fossi per render
piti forte la citta, ed acciocehe il porto mm restasse senza difesa,
si fabbricarono per guardia d' esso quattro torrioni.
Era talmente animo del re Orossio inclinato alle inquietudini,
che non maneava di continuo inventar pretesti per inquietar la
repubblica e travagiiar il di lei stato. La principal cagione eran
li terreni, asserendo lui, che i Eagusei avessero usurpato del suo.
E, secondo che trovo, sin a questo tempo la repubblica era esente
da qual si voglia pagamento ai re di Eassia, poiche per le vigne,
che facevano i Eagusei nei territorj, stati ne' tempi antichi attinenze
de' principi di Tribunio e di Zaculmia, ora chiamato territorio di
Stagno, pagavano certi soldi, che anno 1185 per patti seguiti col
gran giupano Nemagna, come quella volta si disse, furono levati
ed il pagamento etinto, che ora questo principe pretendeva rimetter
di nuovo. La repubblica, per viver in pace, non tornandole conto
star sempre con armi alia mano ed in continue guerre con la
sproporzione di forze e con le interruzioni del commercio, assistita
solamente da' Yeneziani con offerte in parole, vana protezione per
ehi e vessato, inclino a qualche aggiustamento, per far restar
contento Orossio con qualche annual pagamento, tanto phi che
qualcheduno delli di lui ministri, ben affetto alia repubblica, s' era
espresso in confidenza, che essa col suo re non poteva aver buona
pace, sinche non si laseiasse goder dal di lui governo quella parte
che avevano li Yeneziani, licenziando li loro conti e pigliando da
lui un ministro per capo della repubblica, mettendosi sotto la sua
protezione, essendo necessario al sistema del suo regno aver la citt
di Eagusa per dipendente : massima tutta opposta alia ragion dello
stato della repubblica, la qual, giusto per garantirsi dagli attentat!
di questo principe ingiusto ed iniquo, tollerava i conti veneziani ed
ostentava di gder la protezione di quella potente repubblica, benche
97
in effetti avesse sperimentato questa esser phi d'apparenza, che
d'essenza. Onde, come si disse, volendo la repubblica con qualche
nnuale pagamento velar gli occhi al re Orossio, actio non pensasse
a piii alti disegni, mand ambasciatori Pietro di Giovanni Bogdani
e Demetrio Menze. Questi restarono d'aecordo con Orossio dargli
ogni anno, al giorno di s. Michele, di settembre, ipperperi.due mila Notaria
di soldi di denari grossi, per poter coltivare con quietezza li suddetti . ^
terreni. Ed avendo poi, a suo tempo, Orossio ricevuto il primo paga-
mento, per mezzo di Bogdan Zavariza, suo ambasciatore, alia repub-
blica fece larghissimi diplomi, manifestando, he egli aveva confer-
mato a' Eagusei il possesso ed il dominio di tutte le terre, da loro .
possedute al tempo del re suo padre, e eonfermo ancora tutti gli quias!"
altri privilegj di libert di conmiercio ai mercanti di Eagusa per
tutti li suoi regni.
Ma acciocche la repubblica non venisse esser sottoposta a questo
annuo pagamento, che si faceva per rispetto delli partieolari posses- ,
sori de'terreni in detti luoghi, fu instituito un dazio sopra il vino
ivi nascente, ma perche non era ragionevole, che li terreni vineati
degli ecclesiastic! restassero immuni, Andrea Gausono, amministra- ^^rfa
tore della chiesa arcivescovile, col capitolo de'canonici, col clero, ^ei
e con tutti li religiosi e monastery, s'obbligarono in amplissima
forma e si sottoposero al pagamento del detto dazio, affermando,
ci non fare per alcim giurisdizione, che i laici avessero sopra
d'essi, ma per soddisfar ai re di Eassia, i quali per cio lasciassero
pacifico possesso d' essa terra. E cosl questo dazio indifferentemente
si paga da ognuno sin alii tempi, nelli quali scrivo. Anzi, nel tempo
de' nostri avi, come a suo tempo si raecontera, Paolo V, pontefice
massimo, ratified e voile,, che Fabio Tempestivo, arcivescovo di Ea-
gusa, e li suoi successori pagassero, come facevano i laici.
Sinora essendosi parlato delle cose esterne, mi pare qualche
volta essere obbligato di mostrare il governo intrinseco della repub-
blica, e quanto gli amministratori d' essa erano attenti a servar, o
ad aecrescer, i buoni ordini, per'farla sussister con pace e quiete
interna. Sin a questo tempo le terminazioni e le leggi, che la re-
pubblica faceva, per T incoltura di quei secoli, eran serbate con
molta confusione nelli fogli; ne v' era libro particolare, o altro modo
d' aver cognizione degli antichi statuti. Per, per ovviare ad un dis- ^fiii
ordine cosl fatto, ed acciocche li giudicati fossero piii facili e phi
difficili le mosse delle liti cavigliose, si fece ridur in volume tutti
li statuti, leggi e buoni ordini, che in Eagusa in quel tempo chia-
mavansi onsuetudini; e tanto'le vecchie, quanto le nuove, furono
distinte per capitoli e divise in otto libri, con mirabil ordine distin-
gueno i libri secondo le materie proprie, separate una dall' altra.
II libro fu intitolato Statuti, di Ragusa:, e confermato per tutti li
consigli e con laude del popolo, alii 8 del mese di maggio 1872.
2
1
L' anno e cosi scritto in ambo i codici, ma nel cod. Mil. venne poscia
corretto in 1272.
2
In ambo i codici l'indicazione del mese e dell'anno e lasciata in bianco,
ma in quel del Mil. fu poi supplita da altra mano.
7
98
. " Quelli di Eermo non avendo servato i patti ai Eagusei,' questi si
.risen tirono contro i Eermani, venuti a Eagusa; onde quella commii-
,nita diede licenza fare rappresaglie contro i Eagusei. Ma la repub-
^ blica avendo mandato per ambasciatore a Eermo Grubiscia Eagnina,
fu aggiustato il fatto con reciproche soddisfazioni.
\ " Non fu cosi facile aggiustar le differenze con li Oattarini, coi quali
s' entr in guerra, ad instigazione d' alcuni nemici della repubblica.
.E li Oattarini ebbero ajuti dal re Orossio
;
ma la repubblica proibi *
^. ogni commercio con quella nazione
1
, e particolarmente ehe i Eagusei
.non possano far sponsalizj, ne maritaggi, con gli abitanti di quella
eitta, sotto pene gravissime.
Avendo Aleardo arcivescovo governato la cbiesa di Eagusa piu.
anni, fu trasferito alia chiesa arborense da Olemente IV. Laonde I
canonici avendo fatto elezione d' un certo Andrea Gausono, Yene-
ziano
;
sin a questo tempo amministratore, come s'e detto, della
^ chiesa di Eagusa, egli prosuntuosamente pigliatosi il possesso della
dignit senza confermazione pontifieia, amministr li sacri officj e la
podest della dignit arcivescovile. Onde, essendo da Gregorio X
citato a Eoma, ma interponendosi la morte d'esso pontefice, di poi
successivamente d'Innocenzo V e d'Adriano Y, al qual suecesse nel
papato Giovanni XXI, (questi) cre Salvio raguseo, vescovo tribu-
niense, e gi canonieo ed abbate di Lacroma, per arcivescovo di
Eagusa. Oostui s' era ritirato in questa cit'ta, quasi dalli primi anni
della sua creazione al vescovato tribuniense, perehe non ardiva far
.la sua residenza per la persecuzione. d'Orossio, il quale pretendeva,
ehe non dasse obbedieriza all' arcivescovo di Eagusa, ne fosse suo
suffraganeo.
. Oresceva intanto il popolo in Eagusa per il gran numero e'Bos-
An. sinesi e Eassiani, ehe tuttavia con le famiglie e con le facolt si
1277
ntiravano. in questa eitta, E vedendo la repubblica, ehe la citfca era
poco capace a ricever tanta moltitudine, ordin, ehe nessuna casa
potesse aver giardini, ma tutto il vacuo dovesse esser fabbrieato,
Allora si fabbricarono le porte delle Pille, e nel piano della eitta le
case, ehe ora farmo i lati alia piazza, eommunemente chiamata mag-
giore. Anzi fin dall'anno 1269, perehe il piano era paludoso e vuoto
d
?
ediiicj, fu terminato d'ordinar un sestiere, ehe fu chiamato di
S. Biagio, acci la gente si potesse commodamente proveder di stanze.
Questo sestiere si stene fino alia chiesa di Tutti i Santi, ehe anti-
camente era fuori delle mura della eitta vecchia.
Seguiva la guerra tra Oattarini e Eagusei solamente con reciproche
rappresaglie, quando s' incontravano in mare
2
, e considerandosi a
Eagusa, ehe il commercio de'eittadini per interruzione, e per le
spese nelle grosse scorte ehe si facevano alle navi mercantili, pativa
molto, senza speranza di potefsi prevaler o aver alcun vantaggio
con la guerra, si fece la risoluzione di eompor le differenze e far
una pace perpetua e stabile. Ed avendo li Oattarini mandato a Eagusa
1
Anno 1275, presso il Cerva.
2
Anno 1279, presso il Cerva.
99
D: Trifone arcidiacono, Tommaso Draghi
1
, Callisto Povergeni, Grio-
vanni de Pribi, Martolo di Pasquale, Miha di Pietro Dine e Giovanni
Boliza per ambasciatori e plenipotenziarj, questi, insinuando non
esser convenevole tra parenti, amici e vicini regnar dispareri ed ini-
micizie, in -molti congressi convennero: Se il re di Eassia venisse
mover guerra contro i Eagusei, i Oattarini dover esser tenuti con
tutto il poter loro turbarla, e non potendola turbare, sia in arbitrio
ella repubblica di Eagusa e del commun di Oattaro far o non far
guerra, con eonizione pero, che quella parte, che volesse moverla,
debba itvvisar altra prima di farla, per. poter assegnar un certo
termine congru, infra il quale il commuu di Oattaro possa manare
al re ambasciatori ed aspettar il loro ritorno; i quali ambasciatori
debbano procurare col re, accib sia concessa la pace ai Eagusei, e
se non si potr in detto termine far la pace, che il commun di
Oattaro debba notificare alia repubblica, e che allora sia in arbitrio
della stessa repubblica mover guerra contro il re. La tassa delle
dogane, tanto ai Eagusei a Oattaro, quanto ai Oattarini a Eagusa, sia
la medesima. Li giudicati tra Eagusei e Oattarini si debban fare nel
foro del reo; e se il debitore al tempo prefisso non pagasse, si
debba dar al. creditore il mobile del debitore, ed in mancanza il
stabile, ne bastaudo nemmen questo, la persona del debitore. Se si
riaccendesse guerra di nuovo fra le parti, quelli che fossero absenti
possano infra due mesi ripatriare, senza esser impeiti, ma ebbano
esser salvi nella persona e beni. Seli Oattarini noleggiassero sale, o
formento, o mercanzie, sopra legni forastieri, o ragusei, per portar
a Oattaro, che i Eagusei non possano impedirli; salvo se a Eagusa
non potesse aversi quattro cupelli di formento per un perpero, allora
il formento sia impedito. Si ebbano annullar tutti li statuti fatti in
ambe le citt contro la parte contraria, .a riserva del statuto fatto
a Eagusa circa li sponsalizj e matrimonj, il quale debba restare nel
suo vigore. Possano ambe le parti vender vino proprio in Busqua
1
,
ma non vino forastiero. Questi patti furono giurati da Marino Glegha
3
,
vicario del conte di Eagusa, e da Tommaso Draghi, plenipoten-
ziario cattarino,
Avendo Salvio governato la chiesa di Eagusa fin a questo anno,
i canonici elessero frate Marco da 7enezia, minor osservante, il quale
passato all'altra vita prima d'esser eonfirmato, e non accordandosi
i canonici per il suecessore, di commun aecordo rimisero nel pon-
tefice elezione, che allora era Nicol IV. Ma intanto lui anche
passato alia miglior vita, Martino IV, che li suecesse, mand fra
Bonaventura da Parma dello stesso ordine di s. Francesco.
Siecome il negozio e la mercatura erano il fondamento della sus-
sistenza di Eagusa, e con ci eran creseiute le cose sue a quel
llorido stato, nel quale si
v
vedevano, cosi procuravasi dalla repubblica
mostrarsi benevola, arnica ed utile a tutte le nazioni, il che eonoscendo
1
Drago nel cod. Cerva.
2
II Cerva scrive Buscqua.
v
3
II Cerva scrive Gleghia. E uno della famiglia patrizia Gleja.
*
100
li Messinesi, e particolarmente Derillo
1
di Procueali, segretario regio
e maestro procurator di Messina, procur, che i Bagusei fossero
^8
:
. esenti di tutte le gravezze e gabehe, che innanzi pagavano, e con-
cesse immunit di tutti li dazj, dogane, ancoraggi, ed aggiunse di
pi, che s' intendevano esser come cittadini di Messina,. e godano
tutte le libert, imrnunit e beneficj. La qual concessione, anche al
A
qfg~presente che scrivo questa istoria
;
e in uso.tra queste due citt,
avendo la repubblica di poi concesso ai Messinesi goder a Eagusa
tutto quel che godevano i Bagusei a Messina.
Era gi morto il re Orossio, tal qual visse, scismatico, col che
eoron il fine ella sua istoria; ed il ritratto del suo naturale in-
stable, e costumi perfidi, in pi luoghi di questa istoria abbiamo
fatto. II suo regno pervenne a un suo figliolo illegittimo, il quale,
lasciato il proprio nome, si fece chiamare col nome di Orossio, in
memoria del padre. Onde i Eagusei subito mandarono congratularsi
per la sua assunzione al regno, e con questa occasione furon con-
fermati i patti e li trattati, fatti eon li di lui antecessor!. Ma presto
si conobbe, rarissimo farsi legittime azioni da chi non ha legittimi
i natali, mentre avendo Dessan giupano, figliolo del re Vladislavo,
e la sua madre Belislava, fatto a Eagusa depositi di grosse somme
An. di denari e d'altro, li quali depositi essendo venuti a dimandare
1285
' per parte del re, con istrumenti fatti a Oattaro, Giovanni Pribi, Ni-
col Patroni
2
, Giovanni Gimavri, Giovanni Gile, Marco Basilj e Me-
lossio di Toma, come procuratori della communit di Oattaro fecero,
che li si consegnassero i depositi, e promisero ed obbligarono la
loro communit di mantener .senza danno la repubblica di Eagusa
da tutti quei che venissero in avvenire a domandar i detti depositi,
con promesse ed obbligazioni generali e speciali, e da tutte le spese
e danni mantenerla illesa. Ma appena preso dai Cattarini il deposito,
venne a Eagusa Belislava, madre di Dessan, con lettere del re
Orossio, che il deposito si debba dar ad essa. Per parendo alia re-
pubblica, che fosse ingannata da Cattarini, o pure che fosse mole-
stata a torto da Belislava, per scoprir il fatto mando a Oattaro am-
basciatori Sergio di Clemente e Nicol di Oroee, per domandar e
prcurar d' esser sollevata. I quali, congregato il general consiglio
di Oattaro, in presenza di Marchisio Eavaroli, console veneto in quella
citt, ed altri forastieri, chiamati per testimouj, fecero pubbliche
protestazioni; e perche pregarono, che il cancelliere di Oattaro fa-
cesse instrumento della protesta, li fu negato. Ma gli ambasciatori
fecero, che un notaro raguseo, de mandalo si rogasse e facesse 1'in-
strumento, non avendo voluto i Cattarini accomodar questa cosa di
piano, come si dir a suo luogo.
An
I Eagusei intanto fecero nuovi trattati e patti con Giovanni de
1288. Guido de Muti, podest di Fermo, con esenzione de'dazj, ed altri
vantaggi per il commercio.
Perillo presso il Oerva.
Datroni presso il Oerva.

II nuovo re Orossio, non contento dei patti, che il suo padre
aveva fatti con la repubblica, di aver ogni anno per le terre colti- An.
vate da Eagusei sulla sua giuridizione ipperperi 2000, aveva comin-
ciato inquietarli, e questi, per levarsi una volta queste brighe, pro-
euravano con ogni quieto termine contentarlo e ridurlo a star in
pace. Mandarono pertanto li suoi ambasciatori Luccaro Michieli e
Pietro di Goislavo, per veder di compor e contentar il suo rapace
animo. II re Orossio voile,, che la cosa si definisse per un giudicato
a modo del stanico, e per parte sua pose Dragoslav e Budislav Iva-
lovich
1
, tra i quali e gli ambasciatori della repubblica fu concluso:
che da Eagusei fossero possedute pacificamente tutte le terre, che
avevano posseduto al tempo di suo padre, e che la repubblica paghi
al re ipperperi 2500. Questo trattato fu approvato dalli regj giu-^jas!"
dici Bodieslav Oascich Marian e Boislav
1
, e la repubblica niand
il pagamento con Vital Binciola e Grubiseia di Eagnina, suoi am-
basciatori.
' Bonaventura, frate dell' ordine di s. Francesco, questo anno fu ^ .
consecrato per arciveseovo di Eagusa da Nicol IY. Ed in tempo
suo fu fabbricato il monastero di s. Chiara appresso antica chiesa
di s. Biagio, perciocche quelle monache abitavano in una casa ap-
presso la chiesa di s. Vito alle Pille. La causa di ridurle dentro la
citt fu perche Orossio, benche avesse fatto nuovi trattati, con tutto
ci istigato di Cattarini, con li quali ancor durava la differenza del
deposito preso da loro, faceva spesse incursioni sin alia citt, e si
ricoveravano i suoi in quei monasterj, che erano di fuori.
Intanto a Eagusa si scopri un mal epidemico. che dur due ann ^.
ed estinse gran quantit di gente. Pure nel medesimo tempo re-
gnava gran carestia delli vittuali. A questi due mali tra poco sue-
cesse una calamit di danno e rovina inestimabile. Perciocche un ^
subito fuoco, nato da ignoto autore, alii 16 agosto, in breve spazio
di tempo abbruci tutta la parte del monte, chiamata borgo di
s Nicol, e poi dilatatosi arriv sin alia citt vecchia, la cui mag-
gior parte pose in cenere, a ponente della chiesa di s Maria de
Lavi, con tutto il territorio dell' arcivescovato, che poi per tal causa
fu chiamato Garisctie, che vuol ,dire luogo abbrugiato, come anche
a tempi nostri si chiama.
Questo incendio caus e necessit riordinar la citt ed assegnar
con nuovi ordini le strade per tutti i luoghi consumati dal fuoco,
eon proibizione, che le nuove strade non potessero essere impedite
ne con scale di fuori, ne con volti, o altre fabbriehe, come erano
state antiche. In questo incendio perirono tutte antiche scritture
e memorie a riserva di pochissime, il che fu causa di molte discordie
tra cittadini circa i confini delle possessioni; ma fu provisto con una
legge, il possessore fosse mantenuto pacincamente, e fu fatta una
descrizione juridica delli terreni d'ognuno, con assegnazione dei
1
Hualovich presso il Oerva.
2
Cosi nel cod. Mil., ove la lettura del nome Boislav non e del tutto chiara.
II Cerva interpunge e scrive cosi: Bodieslav, Gascich, Marian et Besislav.
102
termini. Tanto questo incendio aveva consternato li cittadini, che
. moltissimi volevano disabitar la citt ed andare fabbricare per i
villaggi, ed altri ritirarsi in Puglia; ma alcuni phi prudenti rimo-
strarono inconveniente che seguirebbe, spargendosi per li villaggi
e rimanendo esposti alle incursioni delli Slavi, continnamente inimici
ed inquieti; col ritirarsi in Puglia, da signori liberi e franchi divenir
sudditi. Ed uno de' nobili, Lorenzo Vo.lcasso, diede fuora 40,000
ipperperi de' proprj denari per cominciare a fabbricare e far animo
agli altri per il simile. E con tali diligenze delli ben' affetti alia
patria presto si rimise la citt.
Lo stesso anno successe. nell' arcivescovato di Eagusa Bartolomeo,
Eaguseo, dell'ordine di s. Francesco, consecrato da Bonifacio VIII.
. Oontinuavano tuttavia le guerre tra Veneziani e Genovesi, ed
j|"g_ avendo il dominio veneto fatto " risoluzione d' ingrossar la propria
armata quanto si potesse, spedi a Eagusa due ambasciatori Marino
Michieli da s. Cassano e Michiel Tiepoli, i quali, arrivati a Eagusa,
Re- furono introdotti nel consigiio generale a tal fine radunato, ove,
S t " esposta ambasciata, procurarono persuader la repubblica, che per
tal beneficio li suoi meriti sarebbero aumentati appresso tutti gii or-
dini di Yenezia, ne mai si cancellerebbe la memoria. Inorpellarono
la lor dimanda con rappresentar, la repubblica. veneta non pretender
altro in questa guerra che conservar il sno, goder la pace e-farla
goder non solo ai proprj sudditi, ma anche a tutti' gli amici e com-
pagni del suo dominio, nel qual numero per principali riconosceva
i Eagusei;
;
esser necessario una volta finire e determinare le pre-
tensioni che avevan i Genovesi, perche, nel mentre armata di questi
scorreva il golfo, la Dalmazia pativa danni e non poteva esercitar
li suoi negozj liberamente. I Eagusei sopra tutti gii altri erano im-
pediti ne' suoi traffichi; non mancasse per la repubblica porger
quelli ajuti, con i quali si sperava troncar una volta questa impresa.
Esposto quanto si disse, sortirono gii ambasciatori dal consigiio,
dove per poco si disputo il fatto, perche d' unanime consentimentq
fu terminatO; oversi dar in ajuto de'Veneziani quattro galere bene
in ordine e fornite di tutte le cose necessarie, ed il conte di Eagusa,
da molta nobilt accompagnato, dovesse comandarle, se pero il doge
personalmente sortisse comandar armata veneta; in caso poi, che
il doge non fosse in persona, non s' intendesse di dar altro ajuto.
Questa terminazione fu incontinente notificata agli ambasciatori, e che
il conte tra pochi giorni si troverebbe apparecchiato con le quattro
galere per congiungersi con armata del doge.
Per eseguir dunque quanto s' era determinato senza iudugio, furono
deputati tre nobili per metter all' ordine le quattro galere e fornirle
d' uomini, d' armi e di tutto il necessario per la guerra.. Eurono
creati i quattro sopracomiti d'esse: Pragno de Grubiscia, Marino
de Darsa, Giannino Diodati e Giugno Felici.
Ma frattanto vedendo la repubblica sovrastar pericoli d'armate
nemiche, a notizia delle quali facilmente poteva esser arrivata la
fonma-
r
i
s
l
uz
i
0I i e
ell' ajuto da clarsi ai Yeneziani, oltre la protezione,
zioni. nella quale era la repubblica appresso li medesimi, si presidio la
103
citta, e si spartirono li posti ai cittadini, per assister alia custodia
delle fortezze in occasione di qualche inopinato attacco. Quello che
poi avvenisse di questa armata, negli archivj della repubblica non
v'e memoria alcuna. Gl'istoriografi esteri dicono, alii 8 di settembre.
li Yeneziani esser stati battuti sotto is'ola di Oorzola, ottanta miglia
0)
"
distante da Eagusa, e con tutto che al principio non si vedesse J^t a
comineiar orribil la battaglia, niente di meno fosse di poi spaven-
tosa la zuffa, ehe per lungo tempo e con raolto sangue continuasse;
in essa fossero presi da 40 Yeneziani de' pi principals tra quali
Andrea Dandolo proveditore, il quale, rigoroso ed indomabil repub-
blichista, essendo menato verso Genova prigione, dicesi, che tante
volte e si fieramente pereotesse col capo nella galera, che morisse
prima d'arrivare a Genova, supponendo fortezza d'animo quel che
era debolezza di spirito ed effetto di passione, avendo a cuore piu
la riputazione del mondo, vergognandosi d' esser vinto e prigione, che
ricordevole dell' officio cristiano.
Questa rotta depresse talmente le forze veneziane, che a pena in ^
tre anni si rimisero in stato di sortir in mare con un' armata com-
petente. E la repubblica di Eagusa, che non vedeva volentieri quel
dominio depresso, per li fini d' ostentare ai principi slavi e di Eassia
amicizia e protezione d' una repubblica potente, mand le proprie
galere ad ingrossare armata veneta, la qual ebbe occasione di far
danni ai Oattarini. Per il che questi presero odio eontro li Eagusei | *
a
^.
e promulgarono un statuto a danno di questi, affermando esser la taro.
repubblica unita a danni loro con i Yeneziani. Ma di questa dimo-
strazione ebbero presto occasione di pentirsi, mentre la repubblica
interdisse il commercio con quella citt e con le rappresaglie in
mare mortific molto tempo qelli cittadini, sinche il re Orossio
mosse alia repubblica una. crudelissima gue'rra e talmente vess le ^
cose e lo stato de'Eagusei, che per la sua prepotenza non si poteva
trovar riparo dal governo. E molti dei cittadini totalmente si dispo-
nevano ad abbandonar il domicilio di Eagusa ed andar abitar luoghi
pi quieti in Italia e manco esposti alle vessazioni e' principi infidi
e barbari; (tnnto) che il governo fu necessitate far proibizione, sotto
pena di ribellione, a chi partisse, o, partito, subito non ritornasse
fra un certo termine. E questa provisione impedi la partenza di
molti, e diee modo di resister alle forze del re Orossio, col neces-
sitar tutti ad impegnarsi nel sollievo della patria.
LIBRO QUINTO.
Aveva fatto la repubblica una legge, che.ehi ammazzasse un altro,
non difendendosi, dovesse per giustizia morire. Ed essendo stata
consuetudine per antiehi patti, eonveriuti tra la repubblica e li Slavi,
che per gli omicidj, tra li sudditi d'ambe le parti commessi, si
pagasse alia parte offesa ipperperi 500 per pena dell'omicidio, ac-
cadde che, promulgata questa legge, un Eaguseo ammazzasse un
Slavo, per il quale aceidente il Eaguseo soggiaceva all'antieo paga-
mento. Ma Belletto Fallieri conte, con alcuni in minor per parte
del magistrate, entrati in scrupolo, pretendevano, che la giustizia si
facesse in conformit dello statute nuovamente fatto, e che il Ea-
guseo perdesse la vita, alia cui osservanza dicevano d'esser astretti
per li giuramenti prestati di conservar le leggi di Eagusa. Ne pa-
rendo agli altri senatori in maggior numero, che cib caseava sopra
li casi seguiti con quelli, colli quali s'avevano patti e convenzioni
particolari, non concorrevano, che omicida fosse punito in vita,
eonsiderando di phi questi seeondi, che il re di Eassia farebbe al
siio- suddito pagare li perperi 500 in caso d' omicidio, ne vorrebbe
procedere con termini delle leggi della repubblica, perci non esser
giusto che li Eagusei soggiacessero al rigor di questa nuova delibe-
razione. Per, per non introdur questa disuguaglianza di giustizia, e
per far convenir ne'medesimi sentimenti i consiglieri ed il conte,
la repubblica mando ambaseiatori a Venezia: Orsato Bodazza, Ma-
rino Darsa e Nicolo Gondola, per dimandar parere e consigliarsi
con quel prudente senato di quanto fosse espediente far in questo
proposito, Dalli Yeneziani fu risposto : essi stimaril pi conveniente
mqdo, che la repubblica di Eagusa mandi ambaseiatori al re Orossio
a farli iastanza, che siccome a Iddio e a tutti gli uomini del -mondo
piace ed e a cuore la giustizia con la quale si conserva il genere
umano, cosi egli si contenti d' amministrarla sopra li suoi sudditi
in caso d' omicidio, e si pieghi a conformarsi con il statuto di Ea-
gusa, che chi ammazzasse, non difendendosi, fosse fatto morire, e
secondo la repubblica faceva tra li suoi sudditi, cosi ancora si fa-
cesse tra Slavi e Eagusei, e seguisse ultimo supplicio, che altrimenti
volendo il re, la repubblica ancora farebbe il medesimo con li suoi
sudditi e conserverebbe 1'usanza antica di pagar la pena dell'omi-
cidio alii uomini di Slavonia.
Oon tal risposta tornati gli ambaseiatori da Venezia, il senato di
Eagusa abbracci il consiglio, e mand gli ambaseiatori al re Orossio,
105
e il conte Andrea Dauro, frescamente success alFallieri, li scrisse
in particolare, richieeno il re con molta instanza, che si conten-
tasse proceder contro li suoi, come la repubblica era pronta di ca-
stigar li proprj sudith II re Orossio, uita la proposta, in brevi
parole rispose, non voler lui spargere il sangue ei proprj suditi,
ma star alle antiche usanze, introdotte da' suoi antenati, di pagar il
prezzo per gli omicidj; esser poi la repubblica parona d'ammazzar
li proprj sudditi, come le pareva e piaceva; lui star constante nelle
antiche convenzioni. Fu dunque i nuovo stabilito tra.il re e la
repubblica, che, occorrendo omicidio tra Baguseo e Slavo, omicida
fosse tenuto pagare li perperi 500 per pena, ne dovesse esser pu-
ni to con la perdita della vita, e si conferm di nuovo con giura-
mento la scrittura, che si fece sopra dr questo E quest usanza -\
ancora al tempo d'oggi, dopo che li Turchi hanno gi occupato la
Slavonia, si mantiene, e si mette in esecuzione in certi casi, quando \
alia repubblica cos! torna conto.
Intanto gli abitanti dell' isola di Lagosta, la qual molto tempo
prima era stata donata alia repubblica da Crappallo
1
, re di Sla-
vonia, mandarono a Yenezia lamentarsi contro il governo elli Ea~
gusei, e siccome sono gente per natura callida, incostante e tumul-
tuosa. amatori delle novit e nemici di chi la governa, cosi prega-
rono li Yeneziani a sottraerli .dal dominio raguseo e pigliarli sotto
la sua protezione. A quel senato non parve ammetter querele e'su-
iti contro li proprj principi, perci non ammise 1'istanza de'Lago-
stani; pero procure- d'acquietare il rumore ed insinu alia repub-statato,
bliea, che non mancasse tener modo per richiamarli all'obbedienza. cap'.'.'.
La repubblica vedendo. che con quella gente bisognava proceder
con simulazione, acci ridotti in disperazione non riorressero al re |
n
'
Orossio, il quale molte volte s'era espresso, quell' isola appartenere
a lui, e con ingiustizia riteneria li Bagusei, trov modo di quietarli,
con soddisfazione elli Lagostani, ma 'anche con nota 'esser questa
la prima loro ribeione.
Continuava tuttavia il re Orossio, nonostante tante paci e solenni
trattati, far continue scorrerie nellb stato di Eagusa, ed arrivarono
li suoi fin nelli borghi della -citta.- Nel mezzo
:
d'uno di questi, dalla ;
parte di ponente, (>"l) luogo chiamato Jammine alle Pille, v'era
un convento d i s Tommaso elli pari; i s. Francesco
2
, e dalla
parte di levante un altro elli, pari di s. Domenico, attaecato alle
mura della citta. In questi due conventi venivano li Slavi ed allog-
giavano le loro truppe," per far con piu sicurezza l'incursione. Onde
la repubblica dalla parte di levante fece nuovi muri, che includessero
il monasterio di s. Domenico nella citta, ed il monasterio alle Jam-
mine elli frati di s. Francesco fece buttar per terra e fabbricar a
questi dentro la citta un convento a proprie spese.
1
Grapalo nel ms. Cerva, dove dinanzi a questo nome c' e uno spazio. vuoto
3
come se-Cerva avessevoluto poi aggiungere ancora un altro nome,
2
Cerva: . . . v'era un Convento dei PP. di S. Francesco . . . .
106
j*2 Mori T anno 1312, nella carica di cnte di Bagusa, Pietro
Michieli. La nobilta, radunatasi, creo e eputo tre rettori per pre-
fo
^"
a
. sieder nelli consigli fino alia venuta del nuovo conte. Li quali
zioni. furofio Damiano Gondola, Demetrio Saraca e Nicol Sorgo.
An. Tra poco tempo dalle sudette incursioni d' Orossio s' entr in
131
- aperta guerra, e con grave anno d' ambe le parti s'ebbero molti
incontri, alternativamente favorevoli e dannosi.
Era intanto morto Stefano Cotromano, bano di Bossina, ed aveva
laseiato Elisalda sua moglie con tre figlioli, Stefano il primogenito,
Ninoslavo e Vladislavo, li quali oveno succeer al morto lor
padre, dalli Bossinesi non furono ammessi, poiche tutti li primi
barom di quel regno contro di loro si mossero. II che vedendo
Oommis
Elisalda, e consierata la minorit de' figlioli, ne vedendo dove
i meglio si poteva conservare, si ricover a Bagusa, sicura ella
1431' cordial benevolenza sempre stata fra il suo marito e questa repubblica.
La principal cagione della sollevazione fu, che essendo il primo-
genito Stefano i piriti elevati e in cui si conoscevano pullular
segni i granezza d' animo e d' animosit regia con evidenti appa-
renze di saviezza senile e destrezza di saldo governo, aggiungevasi
a tante virt, che con molta prudenza conservava unione e la
concordia con.li suoi fratelli. Li quali costumi dalli Bossinesi erano
interpretati in mala parte, e pigliano sospetti, erano attribuiti ad
un animo superbo ed ad un naturale gagliardo e rigoroso; dal che
proveniva che li Bossinesi ubitassero, arrivato al governo, lui
facilmente voler calpestar le leggi di quel regno ed pprimer la
liberta ella nobilt bossinese; perciocche essendo la Bossina piena
di nobilissimi signori e baroni, questi non permettevano ad alcuno
di quelli che si trovavan nel ominio usar tirannide, ma facevano
mantener ognuno nel- esser suo, piuttosto compagni del proprio
principe, che sudditi, come se fossero nel governo d'una repubblica.
. Li Bagusei accolsero Elisalda con li figlioli, e li fecero tutti gli
onori dovuti alia qualit loro, ed attesero con vigilanza inestimabile
e continua ajutarli a rimettersi nel regno, e procurarono con si
fatte promesse e con si efficaci modi appresso Branivoi, bano di
Chelmo, ed altri principali ella provincia, che finalmente Stefano
fu reintegrato ed ammesso al governo dello stato paterno di Bossina.
Preso il governo in mano, trov che Branivoi, avendo occupato
Ohelmo e non contentandosi viver da semplice gentiluomo, s'aveva
fatto chiamar bano. Fece un esercito e ricuper quel banato, e
in seguito fu sempre affezionato alia repubblica, dalla quale rico-
nosceva le sue fortune.
life Quanto era stimabile amicizia di questo principe, altrettanto
rincrescevano le nuove mosse del re Orossio, incostante in ogni sua
azione e sempre avverso ed infesto alia repubblica, benche chiamasse
e stimasse assai li mercanti, per il gran lucro che ritraeva il suo erario
dal commercio. Pure mosse nuova guerra alii Bagusei, ad instigazione
delli Lagostani, li quali avendo visto non esser stati ne ricevuti,
1
Cerva cita: 1432.
107
ne graditi,' a Veiiezia, e con tutto che con.propria soddisfazione si
fossero aggiustati con la repubblica, fecero penetrar al re Orossio,
che quell'isola' apparteneva al regno di Eassia, e per difetto di.
marittime forze di quelli regi, essersi li Bagusei intrusi nel dominio
d'essa. Alcuni baroni, o invidiosi del buon stato di Bagusa,\o
subornati- dalli Lagostani, soffiaron nel fuoco talmente, che il re,
snscettibile d' ogni cattiva impressione, raecolto un esercito, si port
all' assedio della eitta, dove si trattenne alcuni giorni, sinehe per
esperienza vide non aver sperana d'espugnarla; onde partito, diede
il guasto
:
alio stato, dove suecessero varie baruffe con reciproche
mortalita.
Tomato in Eassia, fece spogliar tutti li mercanti ragusei. Ma
isola di Lagosta rest^ come;prima, sotto il ominio della repub-
blica, mentre lui, non avendo forze marittime, non potette ne
fomentar, ne sostener la ribellione de'Lagostani, li quali, vedendosi
senza appoggio, stimarono per minor male offerirsi volontrj sudditi
della repubblica.
In questi tempi, li principi di Bossina e Slavonia, non avendo ^ii
commercio con genti forestiere, ne colte. erano i natura altieri e
di costumi insolenti. Non risparmiavano d'infestar li confini e
strapazzar li sudditi della repubblica. Ma non parendo al senato
dover continuamente propulsar igiurie per via d'armi, proeurava"
con varj ripieghi aver soddisfazione, terminando le difFerenze in
forme pacifiche, per far godere qualche poco di respiro al traffico
delli cittadini, il quale ava modo alia repubblica di poter poi in
occasione supplir alle spese, che spesso occorrevano per far guerra,
quando impossibilit d' aver la pace necessitava intraprenderla.
Ed essendosi nn tal conte Paolo iEapricciato i anneggiare le
contrade soggette alia repubblica, il senato, per il ben e quiete delli
sudditi, deputo Marco Benessa e Nicol Luccari, che trattassero per
aver la concordia con qualche spesa.
Vedendosi intanto dall' altra parte infestato lo stato dalle fuste
d'Almisio,'fu presidiata la citt ed il castello di S.Lorenzo munito
eon grosso presidio.
.- Occorse ancora, che Mladieno, uno delli bani di Bossina, ritenesse
alcuni mercanti ragusei, a causa d'aversi certi-di lui sudditi delin-
quent ricoverati nello stato della repubblica, ed essendo stati
domandati, li fossero negati. Egli, inasprit per la negativa, si
lascio in.tender, che proceerebbe eontro la repubblica con oghi
vessazione*; ma il senato giudico d'esser di mestieri placarlo e
procurare la liberazione delli mercanti ritenuti. Furono mandati
pertanto Martolo Tudisi e Margarito Croce, li quali, avendoli rappre-
sentato esser lo stato di Eagusa da tante centinara d'anni libero a
ciascuno, ed essersi comunemente servata la fede ad ognuno senza
prevaricazione alcuna, era conveniente, che desistesse dalle preten-
sioni d'aver in forze li rifugiati sudditi, e che licenziosse li mer-
canti, che a buona fede o si trattenevano, o passavano per li di lui
stati; dover tutti li Bossinesi mantener li Eagusei in stato di libert
di poter salvar ogni rifuggito, perche nessuno era esente dalli
108
f0
^"
a
. colpi di fortuna, essendosi visto ' poco tempo prima Elisalda e li
zioni. figlioli i Ootromano aver avuto neeessit di questo asilo. Udifca dal
bano la richiesta elli ambasciatori e trattandosi la cosa, fu con-
cluso: che tanto il bano, quanto li i lui sudditi, dovessero essere
salvi a Eagusa, e questi non potessero esser ne domandati, ne
cacciati; ma, ritornando a far i nuovo al bano qualche fellonia,
o andando in guerra contro di lui. non potessero esser piti rice-
vuti e perdessero asilo.
L'insolente
1
natura di questo bano non si fermava solamente
sopra li danni fatti alli mercanti Eagusei, ma ancora appariva contro
il re Orossio, perciocche aveva fino anno passato cominciato in-
quietar la Eassia, dal che erano nate discordie tali, che si poteva
dubitare d' una rottura totale tra di loro. Onde, per buona regla
di governo, la repubblica mand due galere, delle quali fece eom-
mandante Valio Gozze, per tener le marine nette, nel mentre s' accu-
direbbe alle cose di terra, giudicandosi, che la discordia d' Orossio
e del bano produrebbe alli confini novit tali, che s' avrebbero
molti travagli. Ma, avendo questi due principi risoluto terminar le lor
differenze senza strepito d' armi e perche uno e altro avevno
buona opinione e della prudenza e della integrita del senato di Ea-
Ee- gusa, eonvennero tra di loro trattar accordo con la meiazione
f
zioni." d' esso senato e di darli in deposito e eustodia li ostaggi del bano,
tra li quali era il suo proprio fratello, che allora si trovava con gli
altri nelle forze del re, li quali dovessero stare nel poter della repub-
blica, in fino che il re fosse soddisfatto dal bano delle promesse fatteli.
Questo promosse a Eagusa Pajo
2
de Tommaso, ambasciator regio,
per tal elfetto mandato alia repubblica. La quale con sommo con-
tento accetto il carico, e subito deput due nobili, che con amba-
sciator Tommasi e con gli altri trattassero il modo per venir alia con-
clusione ed al fine della restituzione o soddisfazione, che doveva
dare il bano al re. E perche si dubitava, che nel processo del trat-
tato si potrebbe incontrar qualche difficolt nelle condizioni della
pace, e che tal intoppo potrebbe mandarlo in lungo, furono creati
due ambasciatori, li quali in caso tale dovessero portarsi appresso li
etti principi, per ritrovar ripieghi a levar le difficolt. E mentre
ci si trattava, sopraggiunse a Eagusa il conte Giorgio, accompagnato
da grande e nobil comitiva, in nome e per parte del re. Fu allog-
giato nel palazzo arcivescovile a pubbliche spese, e tra poco il bano
Mladieno arriv in persona con molto seguito. Piacque alia repub-
blica la venuta di questi principi, acci conoscessero quanto ella
desiderava la quiete e pace loro, e quanto T era cara unione e
concordia della Slavonia, ed acciocche presso li finitimi popoli
d' Italia, con li quali s' aveva commercio, potesse vantarsi aver onore
della meiazione in un trattato di pace tra principi eosl grandi e
potenti. -
1
Anno 1319, preaso il Cerva.
2
Pare scritto cosi nel cod. Mil., se per avventura non sia piuttosto. Pavo.
II ms. Cerva reca la forma italiana: Paolo. La frase: Questo promosse vale:
Gib curb. ' . ' . . . i
109
Ma per tornar alia materia di cui si tratta, subito arrivati questi
principi, il senato s' infrapose e con tal dolcezza tratt accordo^
che il negozio fu ridotto al termine con facilit e soddisfaziione
d' ambedue, e sebbene per se stessa la concordia di queste potenze
era grata alia repubblica, tuttavia fu giocondissima per la mediazione
avuta e per essersi stipulata a Eagusa.
Ma appresso il re Orossio poco era accetta questa dimostrazione
d' ufficj, misurando le cose con suoi particolari interessi ;e) nn avendo
riguardo alii molti commodi che riceveva dalla repubblica. Per,
essendosi ritirato a Eagusa Basilio di Marco con tutta la sua fami-
glia, debitore e suddito del re, richiese il senato, si contentasse dar-
glielo nelle mani, lasciandosi intender, che altrimenti pretenderebbe
doversi risarcire del suo credito sopra gli effetti de' Eagusei, che lui
stesso doveva pagar alii mercanti di Eagusa, per le rappresaglie fat-
teli in tempo che era in guerra con la repubblica. Faceva il re
simil instanza, confidato dall'averli la repubblica mandato in forze
consegnare un tal Orenatino, di lui suddito e fuggito dalle di lui
careeri. Ma di ci la repubblica non V aveva conrpiaciuto per alcun
obbligo, ma rappresentandosele eosl opportuna occasione per far
vendetta contro esso Orenatino, che in phi volte aveva fatto danni
di non piccol rilievo, nelle occasioni delle passate incursioni, ed Ke-
aveva esoso il nome raguseo. Voile mancar a se stessa, piuttosto
f
zionf.~
che perder cosl raro incontro di dar da una parte condegno castigo
ad un uomo infesto, e dall' altra dare esempio alii altri Slavi di
rispettar la repubblica, anche a pregiudizio dei proprj principi, per
quelle occasioni che potrebbero arrivare di cattiva fortuna. Ma questa
volta la repubblica termin per la persona di suddetto Basilio ri-
sponderli con quell' ossequio e riverenza possibile, negandoli per la
richiesta, la quale pregiudicava la libert e franchezza che ella
sempre aveva avuta, e dal re stesso e dall i suoi antenati mantenuta
inviolabile; non esser perci tenuti li Eagusei, ne per consuetudine,
ne per patte alcuno, mancar alii rifugiati; si degnasse perci il re
Re
_
desister da siffatte. domande. Questi e simili sentimenti contennero forma-
le lettere, che in risposta al re furono mandate.
Z10n1
'
Ma pareva al senato che questo cosi importante negozio non fosse
di qualit tale da doversi solamente trattar con lettere, ne potersi
appagar il re alle ragioni addotteli per via di scrittura, e facilmente
poter rimanere con qualche ombra di isgusto, noto il suo naturale
superbo. Venne pertanto in deliberazione mandar due ambasciatori,
li quali lo ricercassero mutar il pensiero della richiesta di Basilio,
rappresentandoli, che con ragione non dovevasi condiscender, ne in
modo alcuno compiacerlo in quelle azioni che risultano contro la
dignit della repubblica; che li patti antichi tra le corone di Bossina
e Eassia e tra la repubblica permettevano libero rifugio a coloro ehe
volessero ricoverarsi; che li statuti e le antiche consuetudini della
repubblica commandavano alii senatori la ricoverazione de' forastieri;
che perci la nativa ed inveterata libert d' essa si saria difesa contro
chiunque pretendesse opprimerla o sminuirla. Oon questa occasione
di legazione fu dato ordine, che fosse domandata la seconda paga
110
di perperi 3000, che il re era tenuto dare alli "mercanti ragusei in
esecuzione ella pace gi fatta, e ci' per causa de'danni e rappre-
saglie, fatte nel suo regno in tempo che guereggiava con la repub-
blica. Arrivati gli ambasciatori, esposero accommessoli, ed in buona
maniera facendoli constare di quanto pregiudizio era 1' instanza da
lui fatta alia libert di Eagusa, lo persuaderono, che s' acquietasse/
e lui si confess ppagato, dichiarandosi sicuro della buona vo-
lont della repubblica professando osservanza alia sua corona. Cosi
conveniva con questo scismatico proceder, e le massime del senato
eran sopportar 1' insolenti azioni delli principi slavi, superandole pi
con industria e destrezza, che con forza d'armi, aspettando oppor-
tunity di miglior fortuna e di piii congruo tempo., .
Intanto si procurava ingrossar li negozj oltramarini, con li quali
erano li mercanti ragusei accarezzati e ben voluti per tutte le
marine di Puglia, ci che faceva creder ad arrivare a qualche buon
termine.
x
La qual cosa conoscendo alcune delle citt di quella
riviera, e giudicando che senza il commercio loro sariano mancati
li negozj de' agusei, per per avanzarsi e con utilit propria ne-
cessitar li mercanti ragusei a dazj e gravezze, la communit di
Barletta alter gli antichi patti. Laonde, vedendosi li mercanti
ingannati da quelli dazieri, diedero alia notizia della repubblica, la
quale mand espressamente a Barletta per trattar di. piano le resti-
tuzioni delli aggravj nuovamente imposti eridur le cose al sistema
antico, ne potendolo ottener a Barletta, doversi lo stesso procurare
a Trani, ed ultimamente a Bari, ed in quel luoco
;
dove si trovasse
mantenersi e conservarsi antica franchigia, si dovesse intimare a
tutti li sudditi della repubblica, che ivi con li traffichi loro do-
vessero trasferirsi e negoziar nella tal citt. Qual effetto abbia
partorito tal missione, si pu giudicare da quel che il senato dopo
pochi mesi pubblicasse un bando a tutti li negozianti ragusei di
poter trafficar in ogni citt della Puglia, a fiserva di Barletta, e
forma-
c o
^
e
-k
e
^
a v e s s e r 0
^
e e
d effetti, dovesse estraerli, fin a tanto che
ziom. non fossero reintegrati ed aggiustati li dazj, secondo era stata
antica convenzione ed usanza.
In questo tempo occorse, che il marchese di Monferrato si tro-
vasse con tutta la sua famiglia in Avalna, e desiderando passar in
Italia con sicurt, richiese la repubblica d'aecomodarlo di due sue
galere, che all'ora si trovavano pronte e ben all'ordine per guardar
il golfo dali'incursioni de'corsali. Fu compiaoiuto
;
ed essendo stato
cohdotto a Veneziaj torno alia sua patria.
Quel che sin ora abbiamo detto, erano cose che. seguivan fora.
Ma a Eagusa sempre si procurava, ora di fortificare, ora di munire
la citt. Per giudicandosi molto necessaria una torre nell' angolo
d' essa. risguardante verso tramontana, a causa del sito pi elevato
di qual si voglia altro, fu- fabbricata una torre grande -sopra: il
terreno di ragione della famiglia di Menze, dal qual nome fu presa
occasione, che (la torre) ^6\ si chiam Mincetta. .:':
1
Questo periodo a barbara dizione e del tutto eguale in ambo i ma,
I l l
Ma tra tanti assidui affari era vigilante il senato amplir il com- ^
mercio de'cittadini, conoscendo bene, questo esser il fonte d'ogni
ben pubblico e private. Percio faceva trattati, eonchiudeva patt-i,
dava esenzioni, e non tralasciava di stendersi sin alii pi remoti
paesi con ambasciarie, per mezzo delle qualifece convenzione con
Andronico, imperatore di Constantinopoli, pagarli ogni anno ipper-
peri mille d'oro, acciocche per tutta laEomania, ed altri suoi stati,
si potesse negoziare senza altre gravezze e con libert s' avesse il
commercio, percioeche, essendosi egli separate dalla chiesa romana,
aveva cacciato dal suo imperio tutti li Latini.
Ma se da una parte cosi s' ampliava il commercio, dall' altra ^ -
parte pativa, mentre il re Orossio continuamente vessava li mer-
canti e li metteva nuove imposizioni. Per il che 11 Eagusei, essendo
rincresciuto di soggiacer continuamente a nuove spese, convennero
darli davantaggio ipperperi 800 d' oro annui, con espresso patto,
che per tutto il suo regno fossero li mercanti liberi di gabelle
e dazj.
Per mare pure il commercio pativa danni, percioeche Uksan,
conte di Almisio, armo una fusta e la diede in governo a un tal
eapitano Teodoro, il quale, scorrendo per le riviere di Stagno e
per le marine di Eagusa, depred alcuni vascelli delli sudditi della
repubblica. La quale mand dolersi con Uksan e con la communit
di Almisio, domandando la restituzione del tolto, ne curandosi il
conte, ne quella communita, far restituzione, ma ne anche dar offi-
ciosa risposta, permise il senato rappresaglie, contro gli Almisiani,
ed offenderli in persona e beni con impunit, e fu proclamata una
rimunerazione di danari da darsi a colui che ammazzasse esso ca-
pitan Teooro. Vedeva la repubblica che questo ultimo rimedio era
il pi efflcace, per contener li confinanti nel dovere, poiche questi,
come situati tra gente pari a loro infedele, temevano di perder la
vita per ogni piccol prezzo promesso da Eagusei, (e) tornavano
presto a dar sodisfazione e rimettersi in grazia.
Quindi il senato fece lo stesso proclama anno seguente contro An.
Pietro di Tolien, uno de' signori di Ohelmo, che piii volte spogli
1322
'
li. mercnti ragusei.
Si vede che la Dalmazia in questi tempi nodriva corsali,. forse
perche era soggetta al re d'Ungaria, il quale, lontano, non poteva
ne saper, ne vietar, le scorrerie, che si facevano da quattro legni
armati, usciti da Trail e da Scibenico, li quali depredarono le robe
d'alcuni mercanti ragusei e fecero molti altri danni. Ne lo stesso
abbate di Lacroma sul scoglio and privo delle loro insolenze. II
quale ardimento pareva alia repubblica stendersi troppo, e pero
mand Mcol Gondola per ambasciatore notificar a quella commu-
nit ed a tutte le altre della Dalmazia inferiore, che avendo la repub-
blica patito fin allora molti danni, ed essendo le robe de' suoi citta-
dmi rapite senza alcun titolo di giustizia, era risoluta non sopportar
offese, ma procurar ogni danno, non solo d' esse communita, ma
anche di tutti li particolari loro cittadini, e cosi ricuperare quel che
con gran torto era statp tolto alii suoi.
112
Fr tant'e confusioni esterne e piraterie, non manc interna *'dis-
grazia, essendosi in citt scoperto il male contagiosa, dal quale perl
un' infinit del popolo e novantadue nobili del consiglio. ' : .
^ - S' era trattato per molto tempo lo sposalizio tra il re Orossio e
la figliola di Filippo, principe di Taranto, il qual sposalizio per
concludere, il re mand Vita diacono per ambasciatore al principe.
Costui venendo a Eagusa per passare il gol-fo, la repubblica mand
in sua compagnia un nobile suo ambasciatore a Taranto, per affa-
cilitar le pratiche di tal parentado, conoscendosi molto bene
dover tal maritaggio risultar in grandissimo beneficio e sornma
coiiimodit della repubblica. Oper quest'ambasciaria buonissimo
effetto, perche il principe convenne di collocarla in matrimonio al
re Orossio, e questo voile, che quanto prima fosse condotta la
Re- sposa nella Eassia per via di Eagusa. Eicerc dunque, che la
dont" repubblica lo accomodasse delle sue galere, del che fu con molta
cortesia compiaciuto. Si posero subito con bellissimi apparati tre
galere in ordine, le quali andate a Taranto levarono la nuova
regina, la quale, condotta a Eagusa, fu con pompa magnifica rice-
vuta dalla repubblica e eon ogni onore trattata Da ivi poi per terra
fu condotta in Eassia al re. II quale pochi giorni dopo essendo
arrivato alia marina d' Antivari
;
ed avendo avvisato la repubblica
della sua venuta, furono spediti quattro ambasciatori; Martolo
Tudisi, Margarito Oroce, Marco Luccari e Giugno Giorgi
;
con pre-
senti bellissimi.
Questa occasione diede commodita al senato d'accommetter agli
ambasciatori, che trat.tassero di ricever a patti o per compra, in
grazia o in dono, ncoguizione al re, li terreni, che erano sopra
le ville di Breno, di Gionchetto, d' Ombla e di Malfi, con.promessa
di donarli ipperperi 2000, ed in caso che non volesse prezzo di
denaro, oiferirli armi, cercate da lui per comprare. Eicevette il re
con molto suo gusto offizio dell' ambasciata, e per le dimostra-
zioni e servizj, di recente mostratili, ottennero gli ambasciatori libe-
,- ramente la dimandata grazia di aver li terreni, che poi furono
chiamati Deceni d'Astarea; poiche, sebbene non avesse assoluta-
mente fatto promessa alii ambasciatori, nulladimeno Marco Luccari,
uno di loro, rest, per commissione del senato, appresso di lui
concluder e finir il negozio. II quale fu, in sostanza, che la repub-
blica, per mano d' esso Luccari, provedesse tante armi, per valore
di perperi duemila, come poi segui, non parendo al re convenirsi
per prezzo pecuniario alienar terreni del regno. E per dar esecu-
zione, iTiando il mandato di commissione a Luccari, che in suo
Re- nome stipulasse il contratto, il quale mandato aceompagno ancora
sioniT con una lettera scritta alia repubblica; e poi, fattosi instrumento,
fu affirmato e sottoscritto da tutti li Pattarini
l
del regno, secondo
era il costume di quella nazione, per convalidar le seritture.
:
In queste mentre alcuni mercanti ragusei farono malissimamente
trattati, e spogliati di tutto quel che seco eonducevano, da Vladimir
1
Anche Cerva scrive Patarini, ma pare probabile sia da leggere: Palatini.
,113
Pretten Predessan e Vittomir, vojevodi, o sia commandanti. di Tre-
bigne, Canali e Draeeviza, mentre che per la via di Trebigne passa-
vano con le merci. ISTe fermossi a questo il proceder delli detti
commandanti, ma corsero subito saccheggiando le contrade di Malfo
e di Ombla; la qual cosa, inaspettata, iede molto travaglio alli se-
natori, non potendo eapire, come avessero avuto tal ardimento, mas-
sime in questo tempo che la repubblica appariva congiunta in stret-
tissima amieizia con Orossio. E giudicandosi, che questo prmeipio
avrebbe prodotto effetti pi crudeli, il senato si lament al re e
scrisse lettere molto risentite agli stessi commandanti. Fu sospesa
subito la pratica sin alia restituzione de'danni, e per far pi stre-
pitosa la cosa, fu data notizia a Mladieno, bano di Bosna, da cui in
mo.lte opportunita erasi eonoseiuta, benignissima la volont verso la
repubblica, dopo che lui fu a Eagusa, come si disse, quando fece
la pace col re Orossio. In tanto avevano li Bagusei, per rappresaglia,
presi tre sudditi delli predetti commandanti e ritenutili. Da questa
captura Mlaieno prese il modo di far la pace, perciocche diede
consiglio alia repubblica, che a sua richiesta fossero a lui medesimo
consegnati li tre ritenuti e che lui per ricompensa di ci propone-
rebbe la rilassazione di quanto avevano rapito li commandanti. Fu
accettato il progetto e mandati li prigioni in deposito al bano dal
quale fu operato in modo tale, che venendo insieme le lettere della
repubblica, accompagnate da quelle che lo stesso re Orossio voile
scrivere a Yladimir ed altri, fu cosa facile a eoncluder accordo e
restituir quanto avevano tolto, perciocche il re aveva scritto lettere
molto pressanti e soggiunto, che se non volessero trattar la cosa -
per niezzo d' altri, erano in libert trasferirsi a Eagusa. II che zioni.
fu di mestieri, perche la cosa sortl con debita soddisfazione, ed
Orossio ebbe gusto d' aver la repubblica ottenuto il suo intento e
d' essersi conservata la pace tra di loro
;
mentre lui volendo trasfe-
rirsi in Puglia, per visitare la chiesa di s. Nicole- di Bari, aveva
bisogno che la repubblica lo facesse trasportar con una sua galera,
come fu fatto
;
avendone destinato il senato un nobile che lo ser-
visse nel viaggio.
In questo mezzo s' ebbe nova, che alcuni legni armati d' oltre il
golfo facevano danni gravissimi all' isola di Lagosta, il che per
ovviare, furono mandate due galere, commandate da Giugno Menze
ed Antonio Paborra. Questa spedizione fu presentita dalli corsali, e
fuggirono subito. Furono inseguiti dalle galere sino alio Fasino,
senza poter esser arrivati.
Questa repentina spedizione apri idea alia repubblica, che facesse
descriver tutti li sudditi da 15 anni fin a 70, e li spartisse in do-
deci battaglioni, con deputarli altrettanti capitani e numero conve-
nevole d'officiali, acci se le rendesse pi facile in occasioni simili
far celeri e pronti gli armamenti.
Anche Stefano, bano di Bpssina, con li suoi fratelli avevano co-
minciato far mnovazioni con impor gravezze alli mereanti, contro li
patti delli loro antenati, convenuti con la repubblica. Alia quale
dispiacque oltre modo il fatto, avendo sperato essa, che piuttosto
8
114
quelli principi in oceasione si sarebbero dichiarati in favor della
repubblica contro il re Orossio, che era continuo inosservatore delli
patti, ma che essi, per li beneficj e servizj ricevuti nel tempo del
loro ritiro a Eagusa, mai avrelobero mancato alrneno al dovere
d' una gratitudine, ancorhe le convenzioni non avessero appresso
di loro forza di ritenerli nell' osservanza di perfetta amicizia. La
repubblica mand ambasciatori Nicol di Eavi e Michiel Menze ad
Elisalda, madre di questi principi, per condolersi, che, posposta
antica amicizia e le promesse fatte nella loro dimora a Eagusa,
avessero Ji suoi figlioli posti questi nuovi aggravj, e che per la
repubblica era necessitata, come gi aveva fatto, di rimover li suoi
dallo stato loro e proibirli di mercantar con li loro sudditi. Non fu
frustanea la missione, mentre Elisalda, memore del ricovero con
tanta generosit avuto a Eagusa nel tempo della sua espulsione dalla
Bossma, oper talmente con li figlioli, che le cose si ridussero al
metodo antieo, con reciproca soddisfazione.
Intanto li figlioli del conte Branivoj a Stagno spogliarono alcuni
Eagusei, ma presto ebbero la pena e di questa e di molte altre
ingiustizie fatte, mentre furono spogliati dello stato dalli Bossmesi
e Bassiani, uniti assieme, con esser stati uccisi tutti. E ultimo fini
la sua vita nelle carceri di Eagusa d' media, pena condegna a colui
che aveva troppo mangiato dell' alieno.
An
- Durava tuttavia la discordia tra la repubblica di Venezia e li Ge-
' ' novesi, uniti con Andronico, imperatore di Oonstantmopoli. Li Ve-
neziani apparecchiavano molto numero di galere, e perci ricerca-
rono la repubblica di darli due sue, fornite di tutto ipunto d'uomini,
d' armi, di munizione e di tu-tto il necessario per il buon servizio.
Ma perche si trovava la repubblica esausta di denaro per li gran
danni avuti per le guerre sostenute con Orossio, e per le nuove
fabbriche e fortificazioni fatte alia citt, acconsenti, che li corpi delle
sue galere, armate con tutto ih requisite, si dovessero dare, a spese
fo?ma- P
e r o
de'Veneziani, se questi fossero contenti in tal modo riceverli.
zioni. Ma perche ancora era nelli antichi patti tra le due repubbliche, in
tempo d'alcuna ostilit con principi li Eagusei doversi levar dal
commercio delli paesi di tal nemici de' Yeneziani, fecero questi in-
stanza, che la repubblica commandasse alii suoi, sotto pene statuite,
non portar mercanzie, vettovaglie o altro alii stati sggetti all' im-
perio Greco, e che parimente li mercanti si partissero con le robe
da quei paesi in termine d' un mese. Non essendo per stata intie-
ramente la prima, fu questa seconda richiesta compitamente eseguita
secondo il desiderio de' Veneziani, li quali intanto, usciti con ar-
mata ed arrivati in Dalmazia, s' impadronirono della citt di Spalatro,
Trau e Scibenico, soggette al regno d'Ungaria.
Ma il re Orossio pretese che quelle citt attenessero al regno di
Eassia, asserendo esser membri ed attinenze del contado di Ohelmo,
provincia a lui soggetta. Anzi T oecupazione di queste tre citt, fatta
da Yeneziani, mosse animo d' Orossio in maniera tale, che, radu-
nato grosso esercitO; s' invi per ricuperarle, e mstr d' aver animo
115
esacerbato centre Eagmsei per aver date due galere in ajuto de'Ve-
neziani.
S'aggiunse a questo anche un'altra causa di fucato celere, per
la qua! sprese pretest d' inquietar la repubblica. Bereiocche essendo
Menze de Menze, nbile raguseo, ritiratosi in una fortezza, chiamata
Ostroviza, in eompagnia d' alcuni suoi 'ribelli, il re s-crisse lettere
alia repubblica, che cio Menze :aveva fatto di eonsentimento e_ di
volont d' essa, a fine i ' oceupare quella fortezza; che pero voleva
ertifiearsi di questo, e saria, quando la repubblica lo avesso fatto
uscir fuora, laseiando libera la fortezza; che, seguendo ;a
!
ltrimenti,
egli era in risoluzione ferma di vendicarsi sopraM mercanti, sudditi
della repubblica. Fu risposto dal senato: cbe per volont d'alcuno
f0
^"
a
.
si trover ci essere seguito, ne alcuno de' Eagusei aver assentitq ziont.
a tal ritirata, ne animato il Menze col consiglio ;o con opera, ma
che lui, per salvar la vita e le sue robe, s
1
era ivi ritirato; esser in
quella fortezza molti Eassiani Slavi, sudditi del re, li quali stanno
alia difesa d' essa; non corrersi pericolo alcuno, che egli solo ed
inerme potesse oecuparla; che, come egli diceva, non potea uscir
con sicurezza, sovrastandoli il pericolo della vita; ma che la repub-
blica non avr riguardo a queste considerazioni e non mancher con
calde ammonizioni scriverli, che sorta dalla fortezza ed entri in po-
dest del re, senza sospetto di reteuzione; e che, in caso di disubbi-
dienza, era dovere che il re, giusto principe, abbia raccomandati li
mercanti, dalli quali tanto egli, quanto il suo regno, traeva gran-
dissimi u tili e commodit, non essendo ragionevole, che gl'inno-
centi abbiano a patire per colpa o disubbidienza d' altri.
Non si content il re Orossio di questa soddisfazione, ma fece
retenzione de' mercanti e delle facolt loro, che nel suo regno si
trovavano, e diede segni di voler venire con un esercito attaccar lo
stato di Eagusa. Per, avutosi sentore di questo suo pensiero, furono
assoldate alcune milizie forastiere, per guardar Breno, Ombla e Malfi.
Ed aeciocche non seguissero maggiori inconvenienti di rappresaglie,
fu proibita estrazione delle mercanzie, tanto alii cittadini, che alii
forastieri, per Slavonia.
Questi appareeehi e provisioni si fecero dentro lo stato, e giudi-
candosi, che quando al re si rappresentasse la cosa a viva voce, non
potrebbe mancar di liberar li ritenuti, perci furono mandati in
Antivari per ambasciatori Marco Luccari e Giugno Giorgi, li quali
dovessero rappresentar ad Orossio osservanze de'patti, l'immunita
de' mercanti, la loro innocenza, li suoi giuramenti, tante volte repli-
cati, e non esser di dovere, che per disubbidienza d
1
un colpevole, il
quale pervenuto nelle forze della giustizia doveva esser castigato, pa-
tissero tanti innocenti.
Oltre queste diligenze, non si manc ancora ricorrer all'ajuto
della repubblica di Venezia
;
dove furono mandati per ambasciatori
Martolo Tudisi e Lorenzo Buhagna. Questi esposero a quel senato
le molte ingiurie, danni e crudelta, che si pativano continuamente
da questo inquieto e mal inclinato principe, il quale mai s' e po'tuto
placare ne con officj, ne con servigj, ne con alcuna sorta di partito;
116
--ora rieorr'ersi' all' assistenza di quel senato, al quale non s'era dalla
repubbliea maneato in ogni occasione assister e con le galere, e con
la gente, e con denari, in tutte le guerre avute cogl'imperatori di
Constantinopoli e con li Genovesi, come si farebbe in appresso con
ogni puntualita, ma esser anche di ragione che la repubblica vene-
ziana mostrasse dell' impegno per quella di Eagusa, acci non solo
li cittadini di questa, ma li finitimi Slavi conoseano nione delle
due repubbliche seryir d' incolumit a quella di Eagusa.
Parve a quel dominio esser eonveniente procurar in qualche
modo placar il re Orossio, prima d'applicarsi ad altri mezzi pi
violenti. Perci deputo due ambaseiatori per Ea'ssia, Andrea Dandolo
e Pietro Polani, per persuader al re Orossio, che incHm alia pace, e
che mentre dalia parte della repubblica di Eagusa non mancava
ogni onesta soddisfazione, si contentasse liberar li mercanti e s'aste-
nesse d'inquietare lo stato di Eagusa. Grli ambaseiatori veneziani,
trasferitisi in Eassia, s'operarono con molta diligenza per eseguir
la commissione, e da Orossio, riportarono buone parole e promesse
di far per amore della repubblica veneziana, alia quale aveva dell' at-
tenzione, quanto era richiesto. Ma questa attenzione si ridusse in
nulla, mentre, partiti gli ambaseiatori; non attese a quel che aveva
promesso.
La repubblica intanto indrizz le sue instanze ancora appresso
;
Stefano, bano di Bossina, la casa del quale aveva ricevuto dall' as-
sistenza de'Eagusei molti beneficj, si compiacesse procurar che il
re desistesse dalle vessazioni, e fosse mediatore d' una pace durevole.
Questo bano insinu, che la repubblica mandasse ambaseiatori ad
Orossio, nel mentre lui manderebbe li suoi per procurar di trovar
qualche temperamento, col qual si potessero accomodar le differenze.
Gli ambaseiatori di Eagusa non furono ben visti da Orossio, ma
loro seppero cosi ben maneggiar animo di quell' incostante prin-
cipe, che s' entr in trattato, e con la mediazione de' ministri di
Stefano, bano di Bossina, si convenne, che il Menze dovesse sortir
dal castello ed il re dovesse farlo scortar, acci con tutte le sue
robe - potesse francamente sortir dalli di lui stati; che il re, subito
dopo la sortita del Menze, ponesse in libert tutti li mercanti ra-
gusei e fosse pace perpetua tra esso e la repubblica. II Menze, a
seeonda di questa pace, per esserli stata fatta pena d' esser trattato
da ribelle, se non partiva dal castello, usci fuora, ed il re s' acquiet,
laseiando li mercanti in libert, e lo fece eon tanto pi grato animo,
perciocche in questo tempo si ehiari della sincerit e della buona
intenzione de' Eagusei.
Avendo Paolo, bano di Oroazia, fatto grosso esercito, ed inviatosi
con tro Orossio, per occupar alcuni paesi al medesimo sottoposti,
mand a Eagusa cercar lega ed unione contro il commun nemico,
allegando, che, attaccato in diverse parti e con pi forze, sarebbe.
stato necessitato soccomber. Ma nel senato considerandosi e le ves-
sazioni d'Orossio, e li continui danni che faceya, ed il ben che
sarebbe derivato dal farli provar quell'inquietudini in casa propria,
che lui altrove portava. pure siccome il natural delle repubbliche^
117
gvernate da gente vecchia, e di non entrare nel mare senza aver:
prima misurato il fondo, si consider ancora, che il bano di Croazia,.
con li confmi lontani, ad ogni disastro si sarebbe ritirato nel proprio
paese senza poter esser danneggiato, ma la repubblica, vicina ad
rossio, con la sproporzione di forze, avrebbe pagata la pena d'ogni
mal presa misura: onde si ricus il partito del bano, il che risapu-
tosi da Orossio, ebbe a caro
1
. Ma ne per questo, ne anche per la:
pace fatta ed eseguita, lasci riposar li Bagusei, infestando il loro
territorio con incursioni. Ne era possibile farl desistere con tutte
anibasciate mandateli, paci fatte, solenni ginramenti e trattati di
molto vantaggio e per lui e per li di lui sudditi.
Segul dunqne, che questo anno fece tante crudelt ed estorsioni 1325.
alii mercanti, li quali erano entrati nel suo regno di nuovo con spe-
ranza che li sarebbe stata mantenuta la parola. Ed acciocche chia-
rissimamente mostrasse, quanto in lui poco operavano le promesse,
fece entrare nel stato di Eagusa bano Yoino, alfier maggiore del suo
regno, con gran soldatesca, il qual cominci distruggerlo, e, com-
mettendo mille inumanit barbare, senza discrezione 0 distinzione
alcuna e senza pretesto di motivo ragionevole, scorse tutto il terri-
torio di Eagusa.
Laonde fu necessario di nuovo ricorrer al mezzo de' Veneziani,
alh\ quali furono mandati ambasciatori Margarito Oroe e Giugno
Giorgi, per interceder presso quel senato, che, mentre il re non
s' acquietava alii officj seco passati dal dominio veneto per mezzo
degli ambasciatori Dandolo e Polani, ne era stata sufficiente la di-
gnita ed il rispetto che dovevasi ad una repbblica eosi potente per
acquietarlo, si contentasse esso senato veneto tener con.il. re modi
pi severi e piii rigidi, per far goder alia repubblica di Eagusa
pace e quiete, e che sarebbe il pi sicuro modo, ordinando alii sud-
diti di Venezia, che dovessero rimoversi dal traffico di Slavonia
e levar le case di negozio da tutti quelli luoghi, ia modo che nella
Eassia si sentisse alterazione di mercanzie e si avesse carestia di
quelle robe, che da Veneziani erano solite eonursi per commodo
di quella nazione. Ebbero li Bagusei Tocchio voltato a due fatti in
questa proposizione. Desideravano effettivaniente incommodar la Eassia,
con farle mancar le mercanzie da Yenezia e mostrar alii Eassiani
con unione sincera corrispondersi le due repubbliche; ma anche
volevano, che li mercanti veneziani non s'impadronissero totalmente
del commercio della Eassia in assenza de' Bagusei; facendo conto,
che li Yeneziani, avendo soli tutto quel commercio, per non smez-
zarlo con li Bagusei, avrebbero anzi fomentato le dissension! tra
Orossio e la repubblica. Ma se li Bagusei pretesero veder tan to lon-
tano, li Yeneziani mostrarono non aver niente pi corta la vista,
poich proposero mille modi d' acquietar Orossio, ne mai vollero
convenire rim over H mercanti veneti dal di lui paese, per non privar
li cittadini di Yenezia dell'esito delle sue manifatture, come dicevano,
1
Essendone chiaro il senso, io lascio il periodo nella disgraziata forma,
in cui si trbva in ambo i coici.
118
ma in effetto aceio; si potessero prevaler li loro mereanti tanto pitt
nell'assenza de; Ragusei.
La repubblica;, visto fallito il colpo. in Venezia, non voile dar tempo
in Eassia di perder affatto quel commercio. Onde sped! ambascia-
^ tori Giugn Yoleassi, Giugno Darscia e Gregorio Luccari pregar
Orossio, che una volta finica. con le continue inimicizie ed inquie-
tudini. Questi ambaseiatori lo trovarono niente diverso^ da quel che'
sempre e stato, propenso di eonvenir a far la pace, siccome s'era
mostrato sempre facile a non servarla. Onde si convenne con le
condizioni: che per li danni fatti dovesse Orossio pagar ipperperi
d'oro 2500 all'anno, sin alia, total loro soluzione; che ogni danno,
fatto e da farsi alii mereanti, debbano bonificarlo le contrade rispet-
fo?ma- ^
e
'
n e
^
e
Quali sar fatto, ed in difetto, la camera regia; li passati
zioni. trattati s' intendano con questo corroborati.
II senato che aveva esperimentato questo principe in tante occa-
sioni d'animo volubile, o amico o nemico senza. mezzo
1
, vedendolo
questa volta amorevole verso la repubblica, si voile prevalere, ed ac-
commise agli ambaseiatori, che scandagliassero V animo del re per
mezzo delli confidenti, se voleva eancederli Stagno con la penisola
Eatanea per un prezzo da convenirsi tra le parti, o pure con un
affitto conveniente, come a lui meglio paresse. Tornati gli ambaseia-
tori riferirono, che Orossio per. alcun prezzo mai avrebbe venduto
Stagno, ne la penisola, ma con facilit s' avrebbe avuto in feudo,
con un pagamento di mille fiorini all'anno. Inteso ci, subito il se-
nate mand Pasqual Gozze a risieer nella eorte d'Orossio per
ambasciatore ordinario e con commissioni di stringer il patto di
Stagno colla penisola, ad ogni buona congiuntura che se gli offerisse.
A questa terminazione e missione, il conte veneziano, presidente a
Eagusa
;
non pote celar eosl bene, che non si scoprisse la massima
politica del governo veneto, la quale era non laseiar creseere di forze
li Eagusei, acci un giorno non si mettessero in stato di divenire,
da collegati, rivali. Egli rappresent nel senato, non esservi vantaggio
alcuno alia repubblica pigliar in feudo con pagamento uno stato da
principe cosi volubile, come era Orossio, il quale ad ogni soffio di
vento P avrebbe ritolto, e per riaverlo avrebbe fatto anche altri danni
alio stato vecehio della repubblica, come pi volte non aveva tra-
lasciato fare, senza pretesto alcuno; dalF altra parte, esser conve-
niente andar d' accordo, in fatti di tal rilievo, col senato veneziano,
dal quale la repubblica si poteva comprometter ogni ajuto e favore
per il buon esito del negozio, o consiglio per non entrare in un
fatto, dal quale si pu con facilita cavare pi male che bene.
Questa consulta del conte veneziano fu conosciuta dalli senatori
niente sincera, per il che attesero a spinger la propria massima, e
7*. spediroiio con phi celerit il Gozze, il quale, arrivato in quella eorte,
fu subito ricercato da Orossio, che la repubblica dasse licenza a
Nicol Luecari, patrizio raguseo, poter provederli ed estraere per
via di Eagusa certa quantit d'armi ordinateli. 11 senato subito lo
1
Cio^: amico o nemico del tutto, senza mezzo termine.
119
cpmpiaeque, e fece che il Luccari con celerita lp servisse, aecioeche.
il Gozze acquistasse e b.enevolenza e conildenza appress.o ilre, stante
'che lui aveva bisogno di tal' arrai per la guerra c'he s' era eominciata
tra lui e Michiel, re di Bulgaria. B tra poco si conobbe, che quando
Orossio era vessato altroye, la passaya bene con la repubblica, mentre, ^ ^
ricevuto questo servizio, fece tornar alii Eagusei tutti li bestiami,
che li Slayi avevano depredato sul stato della repubbiica
Qu.es.ta intanto era necessitata, armar due galere in traceia di due
legni, armati in cprso dalla Sicilia, che si sentivano entrati nel golfo;
ma questi, *non essendp venuti battersi, ma per depredare, fuggirono.
La continua vessazione d,el re Orossio, e la nessuna assistenza
della repubblica veneziana, aveva cominciato alii Ragusei scoprir di
quanto poco commodo li riusciva unione, e dah" altra parte in ogni
occasione li Veneziani pretendevano d' esser ajutati e sostenuti con
tutte le forze dalla repubblica. Questa s'inlmicava con principi po-,
tenti e perdeva il traffico, eon grave jattura sua e delli suoi
sudditi. Onde aveva gi cominciato a rimirare attorno, per pro- 9.
vedersi di miglior sostegno. geitandosi in protezipne di qualche
principe grande; ma perche non trovava ne persona, ne congiun-
tura, da poter effettuar il pensiero, tirava innanzi coll' accettare li
conti, mandati da Yenezia, accio, sciogliendosi da questa, non fa-
cesse venire desiderio al re Orossio di prevlersi. Ma sopravennero
tali richieste da Venezia, che poco manc che la massima ragusea
di ancora temporeggiare non si guastasse, mentre il senato veneto
;
forse con intenzione di guastar 1' intrapreso trattato per acquisto
di Stagno e Ponta, come li Eagusei s'insospettirono, richiedeva, che,
non ostante la pace seguita tra la repubblica ed Orossio, si permet-
tesse a Giacomo Polani poter fare retenzioni delli beni del re, tanto
nello stato di Eagusa, quanto nelli porti, cosi delie robe, come delle
persone suddite a lui. Yenuta a Eagusa questa richiesta, il conte
veneziano tent far innovazione contro il decoro e la libert della
repubblica, pretendendo con qualche. asprezza, che la lettera fosse
registrata negli atti pubblici, cosa che il senato, geloso dell' indi-
pendenza, ributt come ingiuriosa ed irragionevole. E deputo subito
a Venezia per ambasciatore Giorgio Sorgo, il quale dovesse lamen- f
0
"fma-
tarsi della pretensione del conte, rappresentando, che le citt suddite
zioni
-
solamente ammettono al registro gli ordini delli sovrani, ma nelle
cit.ta libere si proeede 0 per via di giustizia, 0 per terminazione
coerente alia massima di stato, la qua! questa volta aveva impedito,
che la repubblica non avesse aderito alia richiesta del senato veneto,
il quale poteva bene cpnsiderare, a che pericoh si sarebbe esposta
la repubblica, dopo tante incursioni e danni insopportabili patiti da
Orpssio, senza ajuto e sostegno d'alcuno, ne delli stessi Veneziani,
aUi quali in tanti incontri e guerre s'era s,ervito con le proprie
galere, senza riserva, d' alcun, principe, per grande che sia stato, col
qual avesserP avuto li Veneziani la guerra. Ma perche a Eagusa era
iipto il naturale ambiguo de'Veneziani e le risposte oscure solite
darsi da quel'senato, fu ordinato alii ambasciatori, che cercassero
risposta chiara ed espressa, la quale non potendo pttenere, ma.
120
seorgendo in essa alcuna ambiguit, debbano sollecitarun' altra chiafa
e schietta, per potersi ehiarire, se il conte da per se, o per ordine
di Venezia, aveva preteso le richieste del senato veneto servir di
commando a Eagusa.
Li Veneziani intanto con nuove intollerabili ricerche spingevano
li Bagusei a darli negative, per poter aver pretesto di dichiararsi
disgustati e sciolti dall' obbligo di mantener li patti, supponendo che
li Eagusei, non avendo alcun appo-ggio, sarebbero stati necessitati
con nuovi trattati gettarsi in total soggezione veneta per garantirsi
dell'oppressione del re Orossio. E per ci ricercarono la repubbliea
con una lettera, che imprigionasse Giovanni, fattore d' una compagnia
di mercanti fiorentini di casa Bardi, e questa lettera il eonte non
pretese phi registrare, come altra volta, ma di fatto le diede ese-
cuzione da se solo, in aderenza della massima del senato veneto, gi
eoncepita a Eagusa. Cio la repubbliea ebbe a male, e, sulla massima
di conservarsi indipendente, subito rilasci il Fiorentino dalle car-
ceri e lo liber con tutti li suoi effetti, nonostante le proteste del
conte di doversi eseguire ordine ducale. Ool che il senato si risolse
di spedir a Venezia due altri ambasciatori, Marino Petragna e Giugno
Giorgi, per domandar ragione dell' irregolare procedere del conte e
per scusar la repubbliea di non aver compiaciuto alia ricerca della
repubbliea veneta
1
, per esser stata la ritenzione contro la fede, data
pubblicamente a ttti che portassero biave a Eagusa, di salvocon-
dotto reale e personale.
Arrivati gli ambasciatori a Venezia, quel senato non voile accettar
le scuse, ma, con metodo peggiore del tentato dal conte a Eagusa,
pretese, che gli ambaseiatori cercassero per grazia li fosse condo-
nato il non aver obedito all' ordine di Venezia. Gli ambasciatori,
persone intelligent! del governo, intendendo bene il linguaggio col
quale li si parlava, ributtarono la proposta, la quale sentitasi eon
orrore a Eagusa, ebbero T ordine di tornare in patria.
Li Veneziani, che a passi lenti volevano arrivare al fine prefisso,
non rilevarono con asprezza il fatto, ma solamente domandarono,
che la repubbliea fra tre mesi facesse provisione di certa quantita
di denari per equivalenza di certa somma di formento. II senato di
Eagusa, non volendo pi entrar nel trattato, rispose che le robe non
erano del fattore fiorentino, ne della compagnia, ma d' altri.
Nel tempo che la repubbliea era in queste pendenze con li Vene-
ziani, riposava dalla parte del re Orossio, mentre lui era applicato
a cose di maggior rilievo, essenosi inasprite le differenze tra lui
ed il re di Bulgaria. Questo
!
con un buon esercito era entrato nei
confini della Eassia, ma Orossio. raccoite le proprie truppe, tra le
quali ebbe certa seldatesca italiana, fattali aver dai Eagusei per
meritarsi la sua grazia, and a incontrar i Bulgari, ed avendo cam-
peggiato qualche tempo l' uno e al tro esercito, il Bulgaro, per
mantenersi sulle terre nemiche, il Eassiano per farlo sloggiare,
all'ultimo s' incontrarono in Tarnovo, dove con una terribile battaglia
1
Cerva: del senato veneto.
121
deeisero le differenze, essendo stato battuto il Bulgaro ed il re
Orossio vittorioso per opera particolare dei soldati italiani, come lui
stesso confess agli ambaseiatori di Eagusa, che furono inviati feli-
citaiio della"vittoria, avendo la repubbliea, per mostrarli pi atten-
zione, mandato cinque ambaseiatori, Martolo Tudisi, Jacomo de Cilipi,
Giugn'o Darsa, Giugno Giorgi e Nale Oerva.
Ma tra tante avversita e eentinue vessazioni, phi eon prudenza e
destrezza del senato "che con la forza schivate ed acquietate, era cre-
sciuto il nome di Eagusa a tal dignit, che nell'Illirio ilsuo senato
riteneva il primo luogo nel concetto di pruenza ed autorit, ed a
lui di comun conse.nso s' era introdotto di eferir
l
la somma delle
cose. Non nasceva alcuna differenza tra li principi finitimi, che non
fosse acquietata e composta per la mediazione della repubbliea, ed
essendo nata discordia tra il re veterano di Bossina ed il re giovane,
suo figliolo, vedendo la repubbliea che a lei toccava framettersi tra
questi due principi, pass prima officio conlettere, che avendo sen-
tito la repubbliea la cattiva intelligenza fra il padre ed il figliolo,
ed essendo egualmente affeziqnata ad ambidue, non poteva se non
sentir rammarico e dispiacere infinito, condolendosi degli aceidenti,
che inquietavano una casa di principi benemeriti ed amici; che per
era apparecchiata, per la salute, bene e quiete d' ambedue le parti,
spedir degli ambaseiatori per inframettersi ed aggiustarli, se cosi
aggradivano quelle maest. Appena erano partite le lettere della
repubbliea, che arrivo un espresso dal re giovane, il quale ricereava
il senato di consiglio, ajuto e favore per conto delle suddette diffe-
renze. La repubbliea, veendo apparecchiarsi discordia tale fra di
loro, che ne patir anche ella nei traffiehi, che avevano li suoi sud-
diti per, tutta la Bossina, giudic, che questo negozio bisognava
trattar per mezzo d' ambaseiatori. Onde spedi tre per procurar la
concordia, la quale conseguendosi, veniva ad esser di gran riputa-
zione alia repubbliea e d'utilit a tutti li sudditi di Eagusa, che
avevano interessi in Bossina. Gli ambaseiatori trattarono il negozio
della concordia con tal destrezza ed artificio, che per mezzo loro fu
ridotto a perfezione, e li due re, ritornati in pace, resero grazie
alia repubbliea della mediazione, fatta con tanta cordialit.
Li Turchi, che contribuiranno in appresso ampia materia a questa
istoria, non content! d' aver cacciati i cristiani da tutta la Soria,
postisi a eorseggiare, avevano incominciato ad occupare il dominio del
mare, e, molestato Arcipelago, s'aspettavano a momenti neli'Adri-
atico, non essendo alcun loco sicuro a quelli che navigavano' verso
Levante. Si tratt una lega tra il pontefice romano, il re di Prancia
ed i Veneziani contro d'essi. Ma la lega non feee effetto. alcuno, per
difetto de'Francesi. Onde li Turchi, insuperbiti, necessitarono li
Yeneziani a far un'armata grossa. Ma perche questi s' erano accorti,
<?he per li passati dissapori la repubbliea di Eagusa, ricereata di
congiunger le proprie galere, sotto diversi pretesti si scu sava, man-
darono espressamente a Eagusa rappresentar trattarsi interesse
Diferir nei due cod.
122
commune a difender il golib, e quel che ciascuno da per se non
poteva fare, tutti insieme sarebbero bastanti a rintuzzar il commune
nemico; che, dando due galere, la repubblica facesse conto d' averle
mandate guardar il g;olfo e seortar i proprj bastimenti, giacehe
quest' armata non doveva far altro che impedir entrata e' Turchi
neir Adriatico. I Eagusei, che conoscevano il vero interesse, subito
diedero due galere ben annate, e le mandarono congiungersi coll' ar-
mata veneta. I/ impresa ebbe tal fine, che i Turchi, saccombenti,
provarono non poter esser pari ai cristiani in mare, come erano su-
periori in quei tempi nelle fazioni di terra. ,
Ma intanto il re giovane era venuto in Trebigne, e parendo alia
repubblica convenience ricercarlo, che si contentasse venir a Eagusa,
spedi quattro ambasciatori per felicitarlo della venuta a' suoi confini
ed invitarlo venir ad onorarla con la sua presenza. All' invito lui
eondiscese, ed alii 10 di maggio arrivato, fu ricevuto con grande
onore ed applauso di tutta la citta, fu alloggiato, regalato e spesato
dal pubblico, con assistenza e servit di molti nobili
;
deputati dalla
repubblica per tal effetto. II re, vedendosi soprapreso dalla cortesia
ed accoglienze della repubblica, ne fece molte grazie e promise lar-
ghissimi privilegj, e sebbene poi non osserv con quella prontezza,
con la quale aveva promesso di restituir alcuni drappi a certi mer-
canti ragusei, tuttavia, essendoli per lettere signilicato, che, non
soddisfacendo in conformit della data parola, si sarebbe condoluto
appresso il re veterano, suo padre, si risolse soddisfare, e cosi esegui
la promessa.
In questo mezzo il dominio veneto per mezzo di Baldovino Delfino
richiese la repubblica, che accomodasse d' una galera, per servirsi
contra certi interessi del bano di Bossina. La repubblica si scus,
adducendo, che dal bano non si mancherebbe di ritener le robe dei
cittadini di Eagusa e di far danni alii confini dello stato.
Era gi morto il re Orossio di Eassia, pieno *di anni e insaziabi-
lit, e gli era successo Stefano, suo figliolo, a cui la repubblica
mand ambasciatori per assister all' incoronazione e rallegrarsi del
suo avvenimento alia corona, con commissione ancora di seoprir
animo del re e~delli baroni, per aver Stagno e la penisola di Ponta,
o per,via di feudo, ovvero di compra, e che trattassero ogni volta
che vedessero potersi ottener intento con decenza. Tornati gli
ambasciatori, riferirono quanto era passato, e narrarono amorevol
accoglienza, uata dal re verso loro, e certificarono la repubblica di
dover ottener dal re quanto desiderava, quando si dasse calore al
negozio,
Non pass molto tempo, che il nuovo re di Eassia prendesse in
matrimonio la sorella d' Alessanro, imperatore de' Bulgari. La re-
pubblica, per la buona eorrispondenza che aveva con tutte le due
corone, mand ambasciatori per rallegrarsi del parentado fatto tra
due principi valorosissirni, dai quali si prometteva perpetua amicizia
al nome raguseo, Gli ambasciatori furono accolti con amorevolezza
;
connaturale a quel principe, ed alia repubblica furono rese molte
grazie.
123
Ma perche parve al re di dover corrispondere all' officio di tutti
quei principi che seco avevano passato termine di congratulazione,
mando ambasciatori a tutti, e pero richiese. la repubblica, che lo
accomoasse d'una galera, per trasportarli ai luoghi statuiti, Onde
fu mandata una ben in ordine per levar Marino di Michiele, desti-
nato ambasciator a Eagusa, e Nicol di Pietro di Simone, amba-
sciator a Venezia, per conurlo in quella citt.
Per la pace goduta gli ultimi anni della vita del re Orossio, e
dopo lui sin a questo tempo, li cittadini di Eagusa avevano respi-
rato, e col mezzo d' un florido commercio per la Slavonia fatto ric-
chezze grandi, dal cbe era derivato cbe si fossero moltiplicati gli
abitatori nella citt. II che produceva maggior bisogno de' formenti,
che per la sterilit del paese non s' avevano. Ma questo difetto. era
emendato dall' essersi anche moltiplicato l'uso della navigazione, con
la quale esportando le merci della Slavonia a' paesi piti lontani, e
riportandone anche le manifatture delli stessi, abbondavano la Bos-
sina e la Eassia, il che era di commodo al paese ed utile grande
all' erario del re Stefano, Per la qual cosa questo principe, all' opposto
di Orossio, suo padre, aveva in buona opinione li cittadini di Ea-
gusa,, e lo dimostrava in ogni occasione.
La repubblica
;
vedendo la buona volont d' esso, e sperando, che
i suoi mercanti assorbirebbero, come successe, tutto il negozio della
Slavonia, destinarono consoli per tutti i luoghi della Bossina, Servia
e Eassia, i quali giudicassero e terminassero le liti fra i mercanti
ragusei, che abitavano in quei paesi, dandoli istruzioni, con le quali
dovessero governarsi nel giudicar le differenze, che potrebbero avvenire.
Ma alle buone speranze e disposizioni della repubblica sempre
s' opponeva qualehe avvenimento fatale e non previsto, come questa
volta successe, benche per poco tempo, mentre essendosi Bogoje ed
alcuni altri bani di Eassia sollevati contro il re Stefano, il senate
considerando, che per amicizia del re potrebbero esser travagliati
li mercanti che in quelle parti trafficavano, mand in Albania una
galera per levar li mercanti, per schivar li danni che potriano ri-
cever da Bogoje. Al quale si mand un ambasciatore, che lo pre-
gasse non inquietar i mercanti ragusei^ e che si contentasse con la
mediazione della repubblica trovare qualehe temperamento e rimet-
tersi all' obedienza regia. E nel medesimo tempo la repubblica scrisse
al re, che, essendosi ribellato Bogoje, essa aveva mandate un am-
basciatore con commissione d' impiegarsi a ridurlo alia primiera
fedelta e lasciar libero il traffico ai mercanti. E per spinger il fatto
con pi celerit, furono mandati, per ambasciatori al re: Giovanni
di OUipi, Giugno di Volcasso e Nicol Cerva
;
i quali proposero, che
la repubblica s'intrometta tra lui ed il bano per far coneordia e
pace. II re s' espresse d' aver a caro, che la repubblica deputasse
un nobile savio, col mezzo di cui passasse questo negozio, e lo
prenderebbe a grado.
Laonde fu fatta elezione di mandar al bano Giugno Darsa, acci,
insieme con Luca Luccari e Felice de Pelici, ambasciatori che gi
si trovavan appresso lui, con intervento anche di Michiel Menze,
124
procurassero tirar il negozio alia pace con il re, se potevano farlo
con celerit; altrimenti, ritornassero a Eagusa tutti, a riserva del
Darsa, il quale seguisse a trattare, e con qual si voglia risoluzione
del bano dovesse trasferirsi dal re per venire al fine di far la Con-
cordia, non ostante qual si voglia travaglio.
Ma intanto nacque pretensione contro la repubblica, che il paga-
mento, chiamato margarisio, dovesse esser dato al bano Stefano. Fu
per ci accommesso agli ambasciatori appresso il re di difender la
ragione della repubblica e di far constare, il margarisio preteso non
doversi pagare ne al bano di Bossina, ne al conte di Chelmo, ne
alio stesso re di Eassia, ne ad alcun altra persona, ma esser usanza
antica, pagarsi il margarisio a quei solamente di Poppovo de Budich,
i quali si sono obbligati esser tenuti guardar e custodir il confine'
dello stato di Eagusa e schivar qual si voglia danno, da qual si
voglia nemico, perche, seguito che fosse qualche maleficio, la repub-
blica non era tenuta al pagamento del margarisio, e questo essendo
cosa patente, il re si contentasse rimoversi da simili pretension!.
Fu dunque dagli ambasciatori stabilito col re doversi fare lo
stanico, ossia congreso per giudicar tra la repubblica ed il bano
per li danni, che li Eagusei pretendevano aver sofferto, e per il
pagamento del margarisio, che il bano pretendeva dover conseguire,
essendo per farlo stata deputata la giornata della festa di s. Michiele
i settembre. La repubblica mand al giorno destinato sei nobili suoi,
i quali, seeondo antica usanza, dovevano comporre dalla sua parte
lo stanico appresso la chiesa di s. Stefano di Malfi, per far giudicar
li danni sofferti a Poglize e Malfi. Ma non comparso il bano in detto
giorno, li fu inviato Pietro Belislava ambaseiatore, per protestarli ed
intimarli la contamacia. II bano, conosciuto d' aver fatto errore,
mand alia repubblica gl' instromenti delle usanze ed osservanze
antiche tra lui e li Eagusei, munite col suo sigillo. Laonde il senato
mand a lui li stessi, corroborati col solito sigillo di s. Biagio, e
li fu scritto, che avendo lui eseguito quanto ad esso atteneva, e di
quanto la repubblica aveva preteso, che anche essa, per corrispon-
dere alia buona amicizia e vicinanza, conveniva d' accomodarlo di due
galeotte contro Mardescia ladro ed uskoko, che prima gli erano state
negate fin all'adempimento dello stanico. II quale fu diferito, per
consensu d' ambe le parti,' insin all' ottavo giorno dopo la festa di
s. Biagio, con patto espresso, che chi mancasse far convenir li proprj
sudditi, s' intenda aver torto ed aver persa la lite.
Yedendo la repubblica amor e la benevolenza, che il re di Eassia
portava alia nazion ragusea, ed avendo il medesimo pi volte certi-
ficate di volerli mostrar con vivi effetti, deliber procurar di vedere,
se animo alle parole corrispondeva. Ed avendo da molto tempo
fatta la deliberazione d' aquistar in alcuna maniera la citt di Stagno
eon la-penisola di Ponta, detta Eatanea, voile procurar d' ottener
intento. Ma perche nel senato presedeva il conte veneto, si stim
bene celarli i mezzi che si dovevano premier, per schivar le sue
opposizioni, con le quali, in aderenza delle massime venete gi dette,
per il passato li di lui antecessori ritardavano ed intepidivano ope-
razioni, che dovevano esser e gagliarde e sollecite.
125
Per tanto fu terminato erear dieei senatori savj, i quali, avendo
fo
^"
a
.
tutta autorit del senato, dovessero trattar e far tutte le provisioni zioni.
necessarie al conseguimento dell'intento. Questa deliberazione fu
quel punto politico che.ridusse il negozio al dovere, mentre questi
savj operarono con tal seeretezza, ehe, il conte niente conscio dell' ope-'
razioni, non poterono i Veneziani giocar-con li contraposti. El i savj
delegati spedirono Miehiel Menze e Clemente Gozze ambasciatori,
accioeche in nome della repubblica trattassero col re di Eassia e
con Stefano, bano di Bossina, e eon gli altri, ai quali ptesse appar-
tenere qualche ragione in Ponta, mentre, benche Stagoo e Ponta
fossero dell' attinenze di Ohelmo, sottoposte al bano di Bossinaj
pure per il passato essendo stati occupati dalli figlioli del pi volte
nominato conte Branivoj, questi furono fatti morire dal re di Eassia
e dal bano di Bossina, li quali due tra di se divisero quel banato,
pigliando una porzione il re, come diseendente della easa Nemagna,
e altra il bano, come padron antieo di Ohelmo. _ . .
Ma li suddetti ambasciatori spediti senza gran obbiezioni eon-
vennero col re, che la penisola sia posseduta dalla repubblica eon
un quasi feudale titolo
1
, perciocche furono sborsati al re ipperperi
8000, con promessa di perpetuo censo d' ipperperi 500, ed al bano
di Bossina furono promessi ipperperi 600 all' anno. Si fecero pi
spese nelli familiari del re e del bano, i quali favorirono il conse-
guimento. E li priiieipali rimunerati furono Yratieo ed il conte
f0
n^"
a
.
Giorgio, con buone somme di denari e con assegnamenti vitalizj. zioni.
Ma Nicol Buchia eon il suo fratello, nobili di Oattaro, furono
rimunerati con una casa dentro la citta di Eagusa e con una parte
delli terreni in Ponta. E trovo che tutte le croniche dicono. esser
stati anche aggregati alia nobilt,. e che da loro discende la presente
casa Buchia, esistente a Eagusa, il che potrebbe esser vero, ma
questo ultimo non avendo trovato negli atti pubblici, non posso
affermarlo ehe per la fama.
In somma, pagato il prezzo e fatti i donativi, il re ne fece scrit-
ture ed instrumenti: che la citt di Stagno con tutta la penisola di
Ponta, e eon tutte le parti appartenenti ad essa sotto di se e sopra
a se (che erano alcune isole, chiamate Posrednize, sulla sboccatura
di Narenta, ed alcuni scogli sparsi per il mar Narentino e per il
mar che da mezzo giorno bagna Ponta), sia perpetuamente di ra-
gione e sotto libero dominio della repubblica di Eagusa. Questi in-
strumenti furono mandati con Miehiel Menze a Stefano Ootromano,
bano di Bossina, accioeche da lui fossero ratificati e confermati per
maggior validit, essendo stata la Ponta dall' antichit dipendenza di
Bossina; e s' ebbe da lui la ratificazione con ipperperi d'oro 1000.
Acquistata la citta di Stagno e la Ponta, furono divisi e spartiti
li terreni da sette nobili, a cio deputati dalla repubblica. La qual
concesse detti terreni, con titolo feudale e con certi patti particolari,
non solo alle famiglie dei nobili, ma anco a quelle de' eittadini ed
artigiani, secondo il numero delle persone per famiglia e con pro-
1
Cerva: con un certo titolo quasi feudale.
126
porzion de' caratti. Si fecero nche gli ordmi, -eon li quali dovesse
esser governata quella citt e penisola. (Fu) proibita ai proprietarj
alienazione dei terreni, senza espressa licenza della repubblica, la
. quale voile esser in questo riconosciuta per assoluta padrona, e che
li cittadini riconoscessero la disposizione, come di cosa sua feudale,
dover dipender dalla sua mera liberlit. Si concesse pero, che per
testamente potessero esser alienati li terreni a benerlcio solamente
de' secolari, abitanti nello stato. S' ordin per il governo della citta
di Stagno un conte, da eleggersi per il cnsigli generale ogni anno,
ed avesse giurisdizione giudicar tutti li delitti, infuori quelli, nelli
quali si trattasse la vita o la mutilazione dei membri, e nel civile
ipperperi 500 in gi, col benerlcio dell' appellazione in tutti due li
suddetti tribunali.
Intanto alcuni, che non sentivano bene la repubblica aver acqui-
stata una penisola cosi bella e piu che raddoppiato lo stato, non
^1 mancarono d' esser intorno al re, seducendolo con false informazioni,
che i Eagusei non erano in stato di sostener qual si voglia attacco,
che fosse fatto alia citta di Stagno, ne potevano mntenerla, ne
presidiarla a sufficienza. Il re fu infastidito tanto, che mando am-
basciatori alia repubblica, con signifiearle, desiderar lui, che essa si
contentasse restituirli la Ponta, avendo avuto informazione della
imbecillit delle sue forze; esser meglio restituirla a lui, che vederla
ricaduta in qualcheduno, nemico e di lui e della repubblica. Gli
ambasciatori, arrivati a Eagusa ed esposta la commissione, furono con
una galera condotti a Stagno, accompagnati da pi nobili per tal
effetto deputati, dove s' era cominciato disegnar a fare due castelli,
a Stagno uno, e altro alia parte del mar Narentino, che ora si
chiama Stagno piccolo. E per fortificare non solo la citta, ma tutta
la penisola, si serrava istmo con una muraglia, flancheggiata da
spessi torrioni, da Stagno iin al detto castello del mar Narentino.
Gli ambasciatori, veduta opera incominciata e apparecchio per
finirla, ma molto pi. (per) li donativi, che la repubblica li seppe
fare con soprabbondanza, tornati in Eassia, riferirono al re, esser stati
personalmente a Stagno, aver visto apparecchio, e che quell citt
stava tanto bene in mano della repubblica, che non si poteva dubi-
tare di alcun sinistro accidente, con molte altre favorevoli informa-
zioni, che il re notified alia repubblica, lui esser stato mal infor-
mato. E di piu a Giugno Darsa, Giugno Giorgi e Nicol Martinussio,
ambasciatori, conferm per la repubblica il possesso di Stagno e
quias!" Ponta, e convenne, che li Slavi non potessero abitar in quelle con-
trade, ne ricettarsi, ma che li preti slavini stiano. Questo'ultimo
punto la repubblica procur di ottenere, aecio, non ingrossandosi li
Slavi di religione iversa e seismatiea in quei paesi, essa potesse
con piu facilit (come era in animo di far) ridur tutti gli abi-
tanti alia religion cattolica, trovandosi la maggior parte macchiati
coll' eresia della setta patarina.
Ma siceome le fortnne umane sono vicendevoli e giornaliere, cosi
in questa occasione s' esperiment, che tanta prosperita fu foriera
d' avversita e travagli, i quali poi, benche si fossero superati con onore
127
e fama di costana, jrare si pali e dahni e distfuzioni di comhiercio.
Mentre veva' un nobile i Bulgaria, detto Alessandro, eaeciato da
quel regno la consorte i Michiel imperatore ed il di lei iflgliolo
iSTicolo Zappinna, questi, rifuggiati a Eagusa, si trattennero due rmi.
Ma lessandro maho ricercar il re Stefano di Eassia, con promesa
di farli tributario il regno i Bulgaria, acci s' opersse di farli aver
in mano, tanto imperatrice, che il figliolo, proponendoli, che cio
sarebbe riuscito con facilit, aneof che Eagusa fosse libera, perciocehe,
per amore e riyerenza che la repubblica li portava, e mol'to pi
per obbligo della concessione di Stagno, della quale provincia
aveva privato i suoi baroni, non poteva non cmpiaceflo. 11 re Ste-
fano inclin a far questa richiesta, la qua! portata a Eagusa, si con-
sulto per molto tempo, s' esaminarono gli anticni patti, si consider
la fede del salvocondotto, e non avendosi riguardo lle persasioni
d' alcuni, che in Contrario esortavano con. i beneficj rieevtiti, con la
fresca concessione di Stagno, con la speranza d' aver Primrie e
Canali in guiderdone, con li mercanti ben trattati nei regni di Eassia,
con le franchezze e liberta nei negozj, fu terminato azzardar piut-
tosto tutto, che mancar alia fede ed incorrer nei disprezo di tutte
le nazini. Pu data risposta agli ambasciatori del re Stefano, seu-
sandosi di non poter secondar le domande regie, e che si patirebbe
ogni avversita, che i venir a meno di quel che s' era promesso;
la repubblica non avere altra potenza, altra forza, ne altra facolta,
che- le leggi, il lor mantenimento e la conservazion de' patti e sa-
cramenti.
Partiti gli ambasciatori con questa risposta, fu subito imbareata
imperatrice e mandata verso Oostantinopoli, dubitandosi, che con
la sua permanenza venisse ad essere assediata la citt. Eiferitasi
dagli ambasciatori la risposta della repubblica al re Stefano, la senti
come un principe benemerito d' un stato piccolo, dal quale stippone
dover ottener tutto. Lasciatosi vincer piu dah" affetto, che dlla r-
gione, mando a rivocar primieramente la concessione di Stagno; ma
li fu risposto, che la provincia era stata coneessa con giuramento,
con assenso de' baroni e con intervento de' palatini
2
, e oltre cio da
lui medesimo di nuovo eonfermata, e approvata la concessione dalli
sovrani di Bossina, ai quali atteneva, che pero non si poteva rivo-
care. Sentita questa risposta, spinse alcune truppe verso Stagno, ma
trovatolo fortificato e munito bene, lasciata T impresa, volt le sue
genti alia ruina dello stato vecchio di Eagusa. E avrebbe distrutto
tutto, seintanto non fosse stato necessitate riehiamar le sue truppe,
per difender il proprio stato, molestato i la dal Danubio dagli Un-
gari, ne potendo per allora altro fare ai Eagusei, travagli i mer-
canti nella Eassia, ed ultimamente spogliatili di quanto avevano, li
cacci fuori del suo stato. Cio visto dalla repubblica, mando da tutti
li baroni, li pi confidenti del re, pregarli, aceio si operassero indurlo
alia pace. II che fra poco tempo si consegui per il buon naturale
di quel principe.
1
avendo nei ms.
2
In ambi i cod.: Patarini.
128
La repubblica,. che in tanto tempo aveva esperimentato il proce-
dere irregolare ei principi rassiani, niente iidandosi della pace, si
metteva in stato di far resistenza congrua in tempo di guerra. Ed
avendo in pi occasioni la citt capitale e frtificata e munita a
sufficienza per il. metodo di qu'ei tempi, s' applied con tutta atten-
zione render forte quest' altra di Stagno, acci in occasione d' attacco
far potesse valida difesa. Onde, dalla parte del mare Narentino con
ogni diligente prestezza fece fabbricar una torre in mare, chiamata
Toglievaz, ed in Stagno piccolo non abitando sin allora alcuno, fece
forma- ^

tre
01
"dini di case, ed arm una fusta, che stasse alia guardia
zioni. i quel mare. Fu ancora fatto un castello nella sommit del monte
Podvis, esistente tra le due citt di Stagno grande e piccolo, ed il
castello prese nome dal monte, sul quale e fabbricato. A Stagno
grande poi fu fatto un castello assai forte dalla parte del mare, il
quale con quello di Povis. e con le torri di Stagno piccolo, furono
muniti d' armi necessarie, di munizioni e di buon e sufficiente pre-
sidio di soldati.
Ma acciocche si sappia la eondizione di questa citt e di tutta la
penisola, devo dire, che istmo, o come comunemente viene chia-
mato Privlaka, a canto della quale e situata la citt di Stagno, vien
a esser discosto trenta migiia da Eagusa, (mentre) la lunghezza di
tutta la penisola verso zefiro si stende cinquanta migiia in circa.
Essa, benche montuosa, ha di bellissime pianure, atta piuttosto di
prour vini esquisiti, che quantit di biade. Coll'opposto lato, alia
tramontana, fa il golfo di Narenta, incontro la bocca del quale e
posta isola Eario, oggi detta Leina, e, dalla parte che guarda
verso ostro, e vicina all' isola di Meleda e Oorzola
L' acquisto di questo stato produsse invidia in varj confinanti, e
^"- tra gli alt'ri Mladieno, conte di Olissa ed Almisio, per dispetto aveva
cominciato metter in ordine due legni armati, per infestar Stagno e
la contrada di Ponta. Sapevasi a Eagusa, che il conte con le proprie
forze o poco o niente avrebbe potuto nuocer ; ma si dubitava, che
lui avesse delle intelligenze nelle citt marittime di Dalmazia e si
confidasse negli ajuti e forze di quelle. Perci si mand Petragna
di Benessa con titolo d' ambasciatore a Spalatro e Trail, Faro e
Brazza, per far richiesta, che quelle communita si contentino non
accomodar il conte d' alcuno de' loro legni, perehe si dubitava, che
sariano adoperati contro gl' interessi della repubblica di Eagusa. E
se non paresse alle communita di mancar al conte, almeno facessero
darsi cauzione sufficiente che non offenderebbe li Eagusei, prote-
standosi, che ogni danno, fatto dal conte con assistenza loro, la re-
pubblica averebbe rifatto sopra li sudditi di quelle communita con
rappresaglie, che essa con facilit poteva fare, avendo forze suffi-
cient! in mare. Ed acciocche si vedesse esser ci la verit, s' ar-
marono subito due galere, delle quali i capitani furono Pasqual
forma- de Gozze e Michiel de Darsa, e si fece che scorressero acque di
zioni. p
o n t a e d e l l a
Kraina. _
Intanto anche per terra cominciavano incursioni delli Bossinesi,
il che diede maggior fastidio, dovendosi far con pi potenti, dove
129
la repubblica non aveva manf a sufficienza, come per mare. Per-
f0
^"
a
_
tanto si mandarono subito ambasciatori al bano di Bossina, Giugrio zioni.
Luccari e Giovanni Giorgi.
I Yeneziani intanto, al loro solito, con desiderio di conseguir una ^
cosa additavano un' altra e da lontano instradavano le proprie ope-
razioni per venir a qualche fine propostosi. Oominciarono consigliar
la repubblica corregger le sue leggi e ridurle a miglior forma. Ma
i Eagusei, che gi tenevano sospe.tti tutti li eonsigli da quella parte
provenienti, tanto pi che con gran calore i Veneziani promovevano
questo fatto, spedirono ambasciatori a Yenezia Elia Saraca e Si-
mone Benessa, con finta di scusarsi, che non avendo la condizione
della repubblica variato, ne mutato lo stato, cose per le quali si
mutano le leggi, non esser dovere receder dalle consuetudini ritro-
yate dai maggiori, ai quali non si pretendeva esser ne di capacit,
ne di talento, superiori. Ma in effetto ambasciata era per scan-
dagliar intenzione de
?
Yeneziani, non sapendosi a Eagusa capire,
cosa importassero ad essi le sue leggi.
L' acquisto di Stagno e Ponta essendo riuscito, non solo di ripu-
tazione, ma anche di commodo alia repubblica, s' invaghi di far altri
acquisti e di procurar crescer lo stato quanto piti si potesse, per
poter sussistere da se senza protezione d' altri principi maggiori,
vedendosi gi neessitata di licenziare tra poco if conte veneziano,
per liberarsi d' un serpe, che si teneva nel seno, e poter dar quella
dignit alii proprj patrizj, che a forza di travagli servendo sostene-
vano'la patria. Mand per tanto Simone di Benessa e Gaugio di
Giorgi al bano di Bossina a trattar per quel scoglio di Posredniza,
che solo era ancor rimasto in poter del bano, essendo stati dati dal
re di Eassia alia repubblica con Stagno e Ponta gli altri porti
nell' imboccatura del flume di Narenta, e di pra si pretese aver al-
cune altre terre in quelle vicinanze, con promessa di buon paga- .

-
mento. E benche gli ambasciatori avessero operato quanto si con-
f
-f;"
veniva, non poterono persuader il bano, perche non voile lasciar che
in potest de' Eagusei restasse impedir la navigazione per quel flume,
in danno delli suoi sudditi.
Intanto nacquero delle differenze tra la repubblica e Dabiscio
Oihorich per li confini di Breno; ma siccome il re Stefano era d' un
naturale diverso da quello d' Orossio, suo padre, il quale per un
fatto simile averebbe subito fatto guerra, incursioni e rappresaglie,
questa volta con un ambasciatore, mandato al re, s'aggiust, e si
eonvenne in poche parole, doversi far segni fermi su li confini per
memoria de' posteri, come si fece, e si vedono e. sussistono in questi
tempi, nei quali scrivo.
9
LIBEO ESTO.
Se mai la pruenza del senato raguseo ebbe occasione di mostrar
la propria abilita, era arrivato il tempo di farla spiccare con un
politico contegno da non dar gelosia, dovendosi camminar tra due
precipizj, egualmente letali a chi straviava. Da una parte si deside-
rava licenziar ormai il conte veneziano, e per non aver gelosia di
quella repubblica veder tutto il resto della Dalmazia liberato dal di
lei dominio, appoggiandosi alia protezione del regno d' Ungaria, cre-
sciuto ed in riputazione ed in potenza sotto il dominio di Ludovico
il Grande. Dall' altra parte dubitavasi, se li Yeneziani s' aecorgevano,
non solo della pratiea, ma anche di tal pensiero, che avrebbe.ro pro-
curato opprimer la repubblica con le forze, che molto grandi avevano
in Dalmazia, prima che gli Ungari fossero in istato di portar soc-
corso, o pure, non riuscendoli questo, che avrebbero inibito ai Ea-
gusei il commercio di Venezia e distrutto quello che s' aveva per
gli altri luoghi del golfo, facendo rappresagiie in mare; cosa facile
a quella repubblica, per aver grand' armate. E la congiuntura del
tempo pareva che arridesse alia massima ragusea, mentre Ludovico,
re d' Ungaria, era in guerra coi Veneziani, pretendendo, che la
Dalmazia attenesse al suo regno e perci li dovesse esser con-
segnata.
Li Zaratini, che avevano continua inclinazione verso il re d' Un-
garia, non volendo maneggiar il fatto con destrezza (come li Ea-
gusei), s' erano, la settima volta, alienati dai Veneziani, i quali per
avevano mandato un grosso esercito per ricuperar quella citt. E la
repubblica di Eagusa, benche desierasse un evento contrario, mand
una galera, capitanata da Save di Bonda, ed un grosso numero di
soldati rinforzar armata ed il campo veneto; e nel medesimo tempo
diede al re di Eassia una galera, per portar li di lui ambasciatori
a Venezia, desiderando quel re farsi mediatore della pace tra Ludo-
vico e quella repubblica.
Ma intanto, per veder dove sarebbero andate a parar le cose, ed
esser al coperto degli attentati dell' una e dell' altra parte, si pre-
sidio tanto la eitta capitale, come quella di Stagno. E perche s' a-
spettava armata genovese nel golfo al servizio del re ungaro, si
serr la boeca del porto con una grossa catena, attaccata alia for-
tezza di S Giovanni, ovvero del Molo. Ma, perche pi si temeva
della citta di Stagno, furono armate due fuste e mandate scorrer il
mare Narentino. E si fece elezione di tre nobili, i quali dovessero
inquirere ed ordinare le cose necessarie per la sicurt d' essa citt.
131
Iatanto.il re Stefano, volendo deporre il titolo regio e assumere
quello d' imperatore della Eassia, con farsi incoronar da tale, la
repubblica mando assister all' incoronazione, ed a felicitarlo, Giugno
Darsa, Giovanni Oalich e Nicol Gondola, con titolo d'ambasciatori.
Nel medesimo tempo un tal Tommaso Viziari', mercante raguseo,
port a Eagusa il braccio eon la mano sinistra di s. Biagio, confa-
lone della repubblica, avendola il Viziari comprata da eerti Ungari,
avevano tolta nella Servia, quando il re Ludovico guerreggiava
con Stefano, re di Eassia. E perci fu ordinato di farsi la festa per
acquisto di dette reliquie, ogni anno il quinto giorno di luglio,
nel quale fu portata a Eagusa. .
Gi abbiamo detto, che i Eagusei avevano anno passato
2
serrato
il porto con una grossa catena
:
; ma, vedendo che ci non bastava,
per esser lungo il tramite, e dalF altra parte, che nel porto pativan
li vascelli dalle tempeste di seirocco-levante e garbino, fu fatto un
getto di sassi grandi e serrato il porto per 25 passa, laseiandosi
aperta un' entrata, capace a dar transito a qual si sia sorte di vascelli.
Ma intanto si fece tregua tra il re Ludovico e la repubblica di
Venezia per otto anni, ed il senato veneto (ne) diede parte, con una 1348.
lettera, alia repubblica di Eagusa. Ed a tempo per i Eagusei fu
fatta questa tregua, perche era sopravenuto a Eagusa un male con-
tagioso, che fece una strage infinita, essendo morti della nobilt,
tra maschi e femine, duecento e settantatre persone, con 6.000 del
popolo; malattia mai piu vistasi di maggior danno a Eagusa.
Ma anno seguente il bano di Bosna e 1' imperatore di Eassia ^ .
fecero innovazioni delli dazj, soliti pagarsi dai Eagusei nei loro re-
spettivi paesi. La qual cosa non potendo sopportar li mercanti, e
parendo alia repubblica esser negozio. da non esser trascurato, ordin
a tutti quelli, che nelli stati del bano e dell'imperatore si trova-
vano, che dovessero partirsi quanto prima, e proibi alii suoi il com-
f
^"
a
_
mercio nelli stati loro, la qual cosa era unico rimedio per far ridur zioni.
quelli due principi a redintegrar li mercanti nel primiero metodo
de' pagamenti. II che in effetto riusci, poiche il bano di Bossina,
vedendo levato il commercio, e conoscendo quanto danno riceverebbe
non solo il paese, ma anche erario, voleva restituir le cose nel
pristino stato. Ma peril suo ambizioso naturale, actio non apparisse
esser stato afforzato, propose di farlo con un trattato. Furono a
Eagusa pereio deputati il conte e sei consiglieri con autorit di
convenir delle condizioni. Ma non volendo lui restituir il tolto, si
venne a romper la buona intelligenza, ed il bano con un grosso
numero di truppe si condusse a Breno, per con poco buon successo,
perche li suoi in pi incontri furno battuti da quelli che la re-
pubblica gli oppose, il che lo ridusse a convenir nelli pattr, con
soddisfazione reciproca, per mezzo degli ambasciatori Andrea Luccari
e Simon Benessa, speditili.
1
Viziani nel cod. Cerva,
2
Qui dovrebbe in margine essere scritto l'anno 1318, che manca in ambo
i codici.
132
Prima di questa convenzione la repubbliea aveva gi mandate a
Yenezia li suoi ambasciatori, Marino Luca di Bona e Giovanni di
Cerva, domandar ajuto, e portato tutto alia notizia dell' imperatore
di Eassia, il quale aveva gi mosso guerra al suddetto bano ed
era entrato con un esercito di 80.000 uomini in Bossina, perciocche
il bano non voleva consentire al sposalizio d' Elisabetta, sua figliola,
con Orossio, figliolo d' esso imperatore. Ed il bano s' era ritirato in
certi castelli inaccessibili, ma lo stato and tutto a ferro e fuoeo;
anzi nel passar alcune truppe vicino ai confini della repubbliea
fecero delli danni a Breno, ma furono anehe rintuzzate dalli Bagusei
eon qualehe loro perdita. E imperatore s' espresse poi, alle
doglianze li furono fatte, dispiacente, e che ayrebbe castigato
i capi disubbidienti di quelle soldatesehe.
La repubbliea, vedendo questo principe cosi. vicino alii suoi stati,
mand invitarlo, che si degnasse venir ancora onorare la citta di
Bagusa con la sua presenza e della regina sua eonsorte. Lui accetto
invito, e finita la campagna nel mese di novembre, si trasferi a
Bagusa coll' imperatrice e trecento de' primi baroni del suo regno
e capi dell'esercito, restato svernar in Bossina sul paese nimieo.
L' imperatore si trattenne a Bagusa tre giorni, nei quali onor il
governo, visit la chiesa di s. Biagio, nuovamente fabbricata in
piazza, la chiesa di s. Stefano e la vecehia chiesa di s. Biagio,
dove ed ora ed allora stavan le monache di s. Ohiara, alle quali
imperatrice lasci molte rieche elemosine
La repubbliea tratt il re con quella splendidezza, che si doveva
ad un principe di quella qualita. Lo presentb con 60 panni per
uso di sua corte II quale poi partitosi con una galera della repub-
bliea, sbarc a Bagusa vecchia, ne per strada voile visitar la citta
di Oattaro, benehe fosse eon infinite instanze ricercato e con tutto
che in quella citta fosse riconosciuto per so vrano.
Questa venuta dell' imperatore a Bagusa, e queste accoglienze
de' Bagusei, diedero occasione ad alcuni suoi baroni, poco amici
della repubbliea, procurar insinuarli, non aver essa fatto tutto quel
che doveva fare per mostrar di riconoscer un onor cosi grande,
fattole con la sua visita da un principe della sua qualit. Ma
imperatore, conosciuta la malignit, seguit nell' amorevolezza
verso d' essa, e confermo tutte antiche convenzioni, state fatte con
li suoi maggiori.
Dalla repubbliea solo non si pote operar con lui cosa alcuna per
rimetterlo in pace con Stefano, bano di Bossina, perche in ogni
modo voleva aver la sua figliola Elisabetta per sposa del suo figliolo,
col contado di Ohelmo in dote. E perei, tornato nel suo regno,
alia primavera di nuovo entr in Bossina, dove esercito aveva
invernato, e fece innumerabili danni, ponendo assedio alia fortezza
di Bobovaz, nella quale s' era salvata la suddetta Elisabetta, unica
figliola di Stefano, bano di Bossina, cagione della presente guerra,
volendo imperator averla in ogni modo nella sua potest. Ma
benehe tutta la Bossina fosse di nuovo andata a ferro e fuoeo,
Bobovaz si difese, e quella principessa fu riservata a piu alta
133
fortuna, mentre tra poco fu sposata da Ludovico il Grande, re
d' Ung;aria, e fu madre i quella Maria, che porto in dote il regno
imgaro a Sigismondo imperatore, come si dira a suo luogo.
Levato assedio di Bobovaz per imminenza dell' inverno, im-
peratore s' instrad verso li suoi stati per via di Ohelmo, onde la
repubblica, vedendolo cosl vicino, di nuovo invito venir a Eagusa,
ed egli, accettato invito, venne coll' imperatrice, con Orossio,
suo figliolo, ed incirca con cento baroni principali del regno.
Fu trattato con splendidezza e corrispose con dimostrazioni di
grand' amore. Ma dove si trattava dell' interesse di stato, si proe-
fo
^"
a
,
deva con circospezione, mentre li furono denegate quattro galere, zioni,
domandate da lui per poter con esse, armandole di gente sua, attaccar
alcuni luoghi marittimi, attinenti al bano di Bossina.
Segui intanto, ehe essendo prosperamente passati li successi a'
Veneziani contro li Genovesi, nella terza guerra fatta tra quelle due
nazioni, ed avendo di poi fatto lega con il re d' Aragona, cresciuti ^
in speranza per la compagnia d' un tanto principe poter far qualche
cosa maggiore, misero in mare una grossa armata, creandone per
capitano JSTicolo Pisani. Al quale, nel passar per le aeque di Eagusa,
la repubblica concesse una delle sue galere, armata di tutto il
necessario. Ma nel medesimo tempo s' era presidiata la citt con
mimerosa soldatesca, ed acciocche il conte veneziano non avesse
cognizione della vera causa di questa operazione, furono creati dieci
savj, indipendenti da qualsisia magistrato della repubblica, i quali
clovessero, in compagnia di Marino Luca di Bona e di Giovanni
Paolo di Gondola, capi delle truppe, dare tutti gli ordini per la
clifesa della citt, in caso che armata genovese s' accostasse. Questo
era il pubblicato pretesto dell' armamento, ma in effetti li savj
clovevano invigilare, tanto a causa dell' armata genovese, che della
veneziana, dubitandosi allora, che questi ultimi fossero mal soddis-
fatti della repubblica, per non aver voluto compiacere di dichiarar
li mereanti veneziani esenti da qual si sia gravezza e dog ana a
Eagusa, come quel governo aveva ricercata.
Per la morte di Stefano Ootromano, bano di Bossina, senza figlioli
maschi. era successo Tvarco, di lui nipote e figliolo i Vlaislavo di An.
lui fratello, il quale, senza servirsi del titolo di bano, portato da
1355
"
suo zio, subito assunse il titolo regio. E la repubblica, per condo-
lersi della morte di Stefano e eongratularsi della sua assunzione al
regno, li mand due ambasciatori, Simone de Eesti e Olemente de
Darsa. Furono confermati gli antichi patti e convenzioni, state tra
la Bossina e la repubblica.
Ma intanto la repubblica di Venezia, che vedeva tra poco spirar An.
la tregua. fatta per otto anni con Ludovico re d' Ungaria, rinfor-
1S5&
'
zava le sue armat'e, ricercando li Eagusei con stabilito numero di
galere negli. antichi patti concorrer a ingrossar la loro armata, do-
vendo questa agire sul golfo. II senato di Eagusa, imbevuto gi di
massime contrarie alia societ veneta, e volendo sentir il calore del
fuoco senza scottarsi, concesse una galera, scusandosi non aver altre
atte a servire, ne armi per fornirle; ma, acciocche la scusa fosse
134
meno amara, concesse, che Bernardo Giustiniano, generale elF ar-
mata veneta, potesse allo stato estraer soldati, quanti volessero
andarlo servire.
Intanto spirata la tregua, Ludovico, re d'Ungaria, principe
generoso e d' ottime qnalit, non potendo sopportare, li -
ziani possedessero la marittima della Dalmazia inferiore, pretesa
da Ini appartenersi al regno d' Ungaria, delibero di ricuperarla.
E sebbene altre volte avesse ricuperato la citt di ara e ottenuto
1
d' alienar gli animi delli Dahnatini dalla divozione veneta, tuttavia,
per gli accidenti sopravenuti, mai si trov aver stabilito a dovere
le cose. Ed acci non paresse di piuttosto voler dominare, che
ricuperar il suo, cominci per via di lettere, e poi d' ambasciatori,
a domandar con molta instanza ai Yeneziani la restituzione della
Dalmazia". negozio, per molto tempo trattato, fu da essi schermito,
ora promettendo soddisfazioni, ora denegando le promesse, e sempre,
con proposte di varj nuovi ripieghi, fu proeurato guadagnar tempo,
per incontrar un' occasione che facesse Ungaro * retroceder dal-
impegno.
II re pens troncar la cosa per mezzo dell' armi, ed in questa
occasione si vide, che la prudenza solita del senato veneto non
seppe o piuttosto non pote trovar ripiego a schivar questo turbine,
che li sovrastava. Gl'istorici veneti dicono. che con offerta d' un
cavallo bianco, da darsi per tributo al re ogni anno, si sarebbe avuta
la Dalmazia in feudo a giusto titolo di possesso. Ma queste sono
considerazioni di quell' istorici, li quali pieni di se stessi per esser
arrivati alia cognizione sola delle belle lettere, piuttosto pedanti che
istoriografi, senza esser entrati ne'gabinetti de'principi, non abba-
ando alia verit della istoria fuori del governo di stato, di propria
testa immaginano progetti, per dare norma alli governi politici, ed
inscii delli secreti di chi governa, pretendono carpare
3
la gente piti
abile nelli maneggi di stato, la quale in certe occasioni ha ragioni
ignote ad ognuno, a seconda delle quali e afforzata indrizzar le
proprie operazioni.
II re Ludovico, fatta lega con Ludovico
;
duca d'Austria, e con
Francesco Cararo, assalt la Dalmazia con un fiorito esercito, e nel
meesimo tempo pose pi assedj: a ara, Seibenico, Spalatro, Trati
e Nona. Ebbero li Yeneziani allora piti anni in Dalmazia, per-
ciocche
;
rivocate le forze loro a difender la terra ferma di Yenezia,
acci non pericolasse la citt capitale, si trovarono mal guarnite le
piazze assediate, e ara per opera del Cararo si rese agii Ungari.
Intanto a Eagusa, vivendosi con tutta circospezione, con buoni
presidj, tanto nella citta capitale, che a Stagno, capitarono, man-
dati da Yenezia, Paolo Loredano e Andrea Contarini, procuratori di
s. Marco, perche esortassero la repubblica a mostrarsi almeno
neutrale in questa guerra della Dalmazia, se non voleva con tutte
le forze concorrer in difesa de'Yeneziani; e procurasero, che si
1
Nel ms. Cerva: tentato.
2
aW Ungaro nei ms., come pi su sta pure schernito per schermito.
3
carpar anche presso il Cerva, cioe: carpire.
13
fortificasse non solo la citta di Eagusa, ma anehe quella di Stagno.
Questi proeuratori furono ricevuti dalla repubblica con ogni termine
d' onorevolezza, e per mostrarli pi confidenza^ furono mandati a
Stagno con sei nobili patrizj, per sentir il loro parere su le forti-
fieazioni di quella citta. Loro, avendo trovato qualche difetto per il
metodo per fortificar in quei tempi le piazze, la eosa fu portata al forma-
eonsiglio generale, dove s' ordin fabbricarsi aleuni torrioni, secondo
zIoni
-
la eonsulta de' detti proveditori, e s' apparecchi aneora sostener in
ambe le citta assedio, se oceasione lo portasse. Furono creati
eapitani di guerra: Giovanni Paolo di Gondola e Marino di Menze.
La missione delli proeuratori Loredano e Oontarini a Eagusa fu,
perche i Yeneziani dubitavano, clie, riuseite felieemente le cose
all' Ungaro, i Ragusei non si liberassero dal eonte veneziano, il clie
desideravano ovviare, sperando, che, restata la repubblica -di Eagusa
unita con la loro, come era allora, loro con facilit si sarebbero di
nuovo impadroniti della Dalmazia, avendo uno stato confidente nelle
vieinanze di quella provincia. E li Eagusei, giuclicando ancora non
esser tempo di mostrar affetto che avevano di liberarsi dal conte
veneziano, trattarono bene li proeuratori e mostrarono d' esser soddis-
fatti delli loro portamenti. Anzi serissero, sotto il penultimo giorno
di decembre, alia repubblica di Venezia, dimostrando la soddisfazione
avuta per arrivo di Loreano e Oontarini, e pe.ro che la repubblica
era disposta e pronta per ogni onore e utile della veneta, condo-
gliendosi per le novita di Zara, mostrando di sentir male il caso
di quella citt.
A Yenezia fu accetta la cortese dimostrazione de' Eagusei con
molto eontento, ed a- quel senato parve d' eccitar la repubblica eon
qualche gratitudine a tenersi nel proposito, eon le suddette lettere
climostrato. Perci rispose, sotto li 25 genaro, alia repubblica lettere ^ ;
piene d'affetto e di amore, nelle quali diceva, tener la repubblica
di Eagusa per parte reale della citta, di Yenezia; per la sua con-
servazione e buon stato aver quella eura, che si tiene per li proprj
figlioli; dava ragguaglio eon prestezza dover essere con grossa e
potente armata, per eonsolazione tanto della Slavonia, che di tutto
il golfo. E, per mostrar maggior affetto, fece, che per tutti tre
eonsigli fossero aceettati li cittadini di Eagusa per cittadini di
Yenezia, con concessione di tutti i privilegj, iinmunit, esenzioni
ed ogni altro beneficio, che potesse aver chi fosse nato a Yenezia,
e che, tanto per terra, quanto per mare, in qualsivoglia parte del
mondo, possano i Eagusei negoziare e con le proprie mercanzie
navigare ed aver traffico, non ostante qualsivoglia legge, fatta a
Yenezia per conto del dominio dell'Adriatico, e non ostante i patti
antichi tra le due repubbliche stipulate avendo aneora dato ordine
al capitan generale, che per commodit della repubblica debba tener
due galere continuamente nell' acque di Eagusa..
Oosi le due repubbliche, benche tutt'altro fossero le loro massime,
si schernivano,
1
e eon un politico contegno, per mezzo di mutui
1
Cosi in arnbq i codici. Forse nell' originale era: schermivano.
136
segni di benevolenza, eoprivano il vero fine de' proprj interessi,
quando i Veneziani, pieni di diffidenza, avrebbero voluto incatenar
la libert e' Eagusei, acci da collegati e protetti non divenissero
rivali e nemici, e quando i Eagusei, da molto tempo esacerbati da
varj impertinenti attentati de' Veneziani, e per gelosia di non esser
im giorno oppressi, volevano liberarsi dal loro conte e nel medesimo
tempo vederli cacciati da tutta la Dalmazia, per non star in so-
spetto continuo della loro potenza vicina.
Intanto le cose de' Yeneziani in Lombardia, Istria, Friuli, ed in
particolare intorno Treviso, erano andate in ultima rovina. E li pro-
gressi di Ludo vi co, non solo ivi, ma anche in Dalmazia, suce-
devano con prosperit, mentre, oltre ara, aveva ottenuto altre citt:
Spalato, Scibenico e Tra, ed altre terre vicine, restati gi i Vene-
ziani senz confidenza di poter ristorar le cose d' Italia.
Parve a quel senato esser tempo di mandar in Ungaria gli am-
basciatori per implorar la pace, i quali, arrivati a quella eorte, con
poco diffieolta si convenne delle condizioni. E le principali rarono,
che i Veneziani pagassero un buon numero di denari per le spese
della guerra; che tutto quello chft era dal golfo Garnatico fino
Durazzo da Veneziani posseduto fosse del re Ludovico, ed essi si
partissero dalla Dalmazia; che mutassero non solo inserizione,
tenuta sopra i sigilli, di padroni del mar Adriatico, ma ancora
deponessero i titoli del regno di Dalmazia e levassero li magistrati,
che avevano in quella; ed altri simili patti e convenzioni, con i
quali i Veneziani stimarono d' aver guadagnato quel che non perde-
vano in Italia.
Ma li Eagusei che rimiravano con attenzione le azioni di questi
principi, essendo poco prima partiti da Eagusa il Loredano e Con-
tarini, procuratori di s. Marco, subito deliberarono licenziar anche
il conte veneto. E lo fecero con ogni termine di cortesia, mandan-
olo a Venezia sopra un proprio bastimento, (e) scrivendo alia
repubblica di Venezia, non trovar male dalla repubblica (diRagusa)
essersi cosi operato, perche, nella evacuazione delli magistrati veneti
e consegna che oveva farsi della Dalmazia, non voleva la repub-
blica esser nel ruolo ei cessi, come non era stata nel numero dei
conquistati e sudditi. Perci voleva schivare, che le condizioni della
pace, fatta tra Ludovico e la repubblica di Venezia, le potessero
esser di danno alia libert, ne gli Ungari, ascrivendo d' averla ricu-
perata dalle mani venete, potessero pretender d' aver ritto sostituir
li conti proprj al luogo dei veneti, da loro espulsi, percioeche essa
voleva regolare gl' interessi proprj con far trattati volontarj con
quelli, che le paresse bene, senza ricever danno dalle jatture d' altri.
Dopo questa prima operazione furono destinati piu ambasciatori
a diversi luoghi, perche non si sapeva ancora, qual massima si
dovesse pigliare per assieurar la libert e si sentiva^ che il re
Ludovico avesse rimesso tutte le citt della Dalmazia ricuperate
viver eon le proprie leggi. Onde si mando un ambasciatore alle
communit di Dalmazia, per congratularsi con esse della ricuperata
libert, e con qualche trattato di convenzione tra tutte procurar
137
mettersi in istato di non dar pi adito agli esteri poter metter il
piede in Dalmazia un' altra volta, salva la fedelt dovuta al re
Ludovico. Con quelle communit non si poteva convenir niente per
il poco loro spirito e concordia, che poi fu potissima cagione della
loro perdita, ed essersi ridotte sospirar per tanti secoli sotto il
dominio d' estere nazioni quella libert, a conservar la quale allora
non curarono.
A Yenezia si mando Giacomo Menze per ambasciator complir con
quel senato, perche quanto s' era procurato liberarsi dal conte
veneto, altrettanto si desiderava ora passarla bene con quel dominio,
per conto del commercio ed altri interessi, che importavano alia
repubblica, e dall' altra parte ancora per distinguersi dai Dalma-
tini, i quali, nell' evacuazione della Dalmazia, gente rusticamente
superba, avevano con impropriety ed obbrobrj indecenti accompagnato
i conti e magistrati veneti.
Ma sopratutto si crearono quattro ambasciatori per andare dal re
Ludovico, in compagnia d' Elia Saraca, arcivescovo di Eagusa.
furono: Pietro Eagnina, Giovanni Bona, Giovanni Pietro di Gon-
dola e Giovanni di Cerva. Questi, partiti da Eagusa ed arrivati in
Yissigrado, dove trovarono quel re con tutta la corte, ebbero udienza
e trattarono con esso e con li ministri, in ordine alle commissioni,
per aver la protezione di quel regno. E dopo d' essersi convenuto
di tutti li patti, alli 11 di maggio fu radunato, in presenza del re
Ludovico, il consiglio generale del regno d' Ungaria, nel quale inter-
vennero Nieolo, arcivescovo collocense, cancelliere segretario del
regno, Stefano, vescovo nitriense, Pietro, vescovo bossinense, Vladi-
slavo, eletto vesprimiense. e Tommaso, vescovo sirmiense, Nieolo,
palatino d' Ungaria, Andrea, vojevoda di Transilvania, Giovanni
Kus, bano della Dalmazia e Groazia, Leustacio, bano di Slavonia,
maestro Giovanni, maestro Tommaso Eegis, maestro Nicola, maestro
Glivesci, maestro Giovanni di Neleta, maestro Nieolo di Sacz e
maestro Giovanni de Palatisc, tutti dottori di legge e consiglieri
attuali del re. Ivi introdotti Elia arcivescovo con li quattro amba-
sciatori. giurarono, non solo essi in nome della repubblica e di tutto
il popolo di Eagusa, ma anche il re con tutto il consiglio in nome
del regno d' Ungaria, alli santi evangelj, d' osservare ed adempire
con pontualit e fedelta, tutti li patti e convenzioni fatte, le quali
dal secretario furono lette ad alta voce. Nel preambolo si conteneva,
che il re Ludovico d' Ungaria e la repubblica di Eagusa, non
indotti, non istigati da alcuno, ma di loro mera, buona e gratuita
volont, per trattato libero, fatto e conchiuso, s'obbligavano
osservar li seguenti patti: che la repubblica di Eagusa sia sotto la
clientela di Ludovico e del regno d' Ungaria, e del figliolo del re,
che dovr eredit
p
r il regno, e, in mancanza dei suoi figlioli, del suo
nipote, figliolo del cluca Stefano, suo fratello; che al re presente,
ed alli suoi successori nel regno, s'abbiano a cantar le lodi nella
chiesa catedrale di Eagusa, tre volte anno; che, per segno di
clientela, la repubblica si serva dell' insegne e vessilli regj, tanto per
terra, che per mare nei navigli; che volendo il re Ludovico, o qual-
138
cheduno de' suoi successori, entrar nella citt di Eagusa, la repub-
blica sia tenuta riceverlo con cento persone e darli due pranzi e
due cene; che la repubblica sia obbligata dar al re ogni anno
due. 500 d'oro; se' il re facesse armata marittima, la repubblica
debba debba dar, a spese proprie, da trenta galere in su una galera,
a servirlo per tutto il tempo che armata delle galere regie stasse
in mare, o pure, se il re facesse armata delle galere in Dalmazia
a spese di quelle communit, i Eagusei in tal caso siano tenuti
dare ogni decima galera; che il re Ludovieo, con tutto il regno, sia
difensore della repubblica di Eagusa contro tutti che volessero
molestarla; che il governo della citt e stato di Eagusa, tanto in
terra ferma, quanto nell' isole, di qual si vogiia modo e con qual
si sia titolo ora posseduto, con entrate d' essa citt e stato, siano
in podest assoluta delli patrizj a regger, governare, commandare,
disporre liberamente ed ad arbitrio delli predetti patrizj, secondo
le proprie leggi; che il re Ludovieo, con il consiglio del regno,
debba confermare tutto quello che la repubblica possedeva, tanto
in terra, quanto in mare; che se aleuno Ungaro avesse lite con
alcun Eaguseo, o Eaguseo con Ungaro, attore sia tenuto andar
eercar il giudice ed il foro del reo, eceettuato, se li eontraenti si
trovassero nel luogo, dove fosse eelebrato il contratto, perche allora
un e altro sia tenuto risponder innanzi al giudice di quel luogo,
a riserva per che queste cose non debbano servarsi nelle citt
della Dalmazia, in terra di Ohelmo, Bossina e Zenta, eon le quali
la repubblica' aveva certi patti speciali, convenuti con quelle citta
e provincie dall' antichit; che se il re Ludovieo avesse diseordia
col re di Eassia e con i Veneziani, i Eagusei possano liberamente
praticar eon le loro mereanzie, tanto in Eassia, come in Venezia,
e similmente i sudditi di quelli a Eagusa; il eontenuto in questi
capitoli, tanto il re col regno d' Ungaria, come la repubblica di
Eagusa, dover aver perpetuamente, tutti e singoli, rati, grati, fermi,
tener, osservar, adempir e non contrafare. L' istrumento di questi
patti fu fatto e segnato nel mese di luglio del medesimo anno. Fu
portato a Eagusa da Pietro, veseovo di Bossina, nunzio regio, dove
in presenza sua fu giurate d' osservarsi da tutto il governo con
grandi solennit. Ed il nunzio, avendo adempito quanto gli era
eommesso, parti per via di Stagno, accompagnato da quattro nobili,
a tal effetto destinati dal senato.
Intanto, essendo ritornati gli ambasciatori, stati dal re Ludovieo,
ed aveno dato relazione della buona volont di quel principe verso
la repubblica, li senatori, che conoscevano nelle mutazioni delli stati
con piii facilita potersi fare acquisti, che in altri tempi, e dall' altra
parte liberatisi dai conti veneti, che servivan di remora a qual si
sia vanzamento delle pubbliche fortune, pensarono tentar qualehe
miglioramento. al stato della repubblica coll' acquisto di qualehe
fomia- l
c o v
i
c m o
- Ed essendo destinati ambasciatori in Ungaria Lorenzo
zioni. Volcasso e Marino Gozze, li fu aecommesso di procurar cereare
isola di Oorzola, posta dirimpetto a Sabioneello, sottoposto al
dominio della repubblica. Ed essendo stata fatta una legge a Ea-
139
gua, subito licenziato il eonte veneto, che alcun de'Eagusei, sotto
gravi pene, non possa ne domandare, ne ottenere alcun loco nelle
vicinanze della repubblica, a questi ambasciatori fu data la libert
di poter per conto proprio impetrar qual si sia isola, da Oorzola in
gi, e in terra ferma da Almisio verso ponente, senza avere
riguardo alle leggi nuovamente fatte. Ed intanto si fecero li sten-
dardi per le galere con armi del re, miniate eon oro e argento.
Era anno sul fine, quando la repubblica si aecorse esser difetto
e patirsi fastidio far creazione delli rettori della repubblica a tre
per due mesi, ed a tre per venti giorni, o in altro modo. Onde si
termin far la concorrenza di tre nobili eletti, ed uno d'essi, il
quale avesse piii numero e' suffragj, sorpassando la met delli
esistenti nel consiglio, resti rettore per un mese-; e cosi si pratica
fin al presente giorno, nel quale io scrivo. E fu creato, al mese
decembre 1358, il primo rettore Giovanni Nicolo di Gondola per il
mese di genaro dell' anno seguente. L' esperienza ha mostrato
quanto e stata savia questa terminazione, con tutto quel che posson
dire in contrario gli esteri, avvezzi ai dominj despotici ed inscii
della delicatezza del governo aristocratico.
Intanto furono rubate alcune cavalle al conte Yoisavo d'Usciz.
Perche dubitava, che un tal Buja Subiscich
1
glie avesse tolte,
mand letter alia repubblica con minaecie grandi. Ed essendo stata
presa la famiglia di Buja dal governo, fu dal conte domandata, ne
essendoli stato compiaciuto per non offender la libert, fece ritener
alcuni cavalh e mandre, che di ragione de' Eagusei si trovavano a
Oanali e Trebigne, e mando un grosso di milizia a Ombla e Gion-
chetto, che depredasse quelle contrade. II che, per esser all' impro-
vise, li riusci, con la captura anche di Olemente di Tommaso Darsa,
nobile di Eagusa. Fu dunque mandato in Gazko ambasciatore
Giovanni di Paolo Gondola, con commissione primieramente ricer-
carlo, che si contentasse calar alia marina, che si sarebbe trattato
con lui e che sarebbe stato soddisfatto;-e non potendo ci ottenere,
procurasse di ridurlo al dovere e placarlo con offerirli un regalo
d' ipperperi 800, ne eontentandosi di questo, si dovesse proponer
il modo antico e dovuto del stanico. Non s'acquiet il conte ad
alcuna delle proposizioni del Gondola, ma adirato ebbe a dire, che
sarebbe venuto in persona sin a Scegliesna Ploccia col suo esercito,
per dar guasto a tutto lo stato di Eagusa, e di poi toglierebbe
'Stagno e Ponta, come cosa sua propria e metropoli della contea
di Ohelmo, della qual asseriva lui esser padrone, e che ultimamente
farebbe ogni male alia repubblica.,, cosl comanatoli all' imperatore
di Eassia; per si risolvessero, prima d' ogni altra cosa, mandargli
la famiglia del Buja. E voleno ambasciatore replicare, lo fece
rimovere dalla sua presenza. Ne voleno la repubblica conescender
alle sue pretensioni, diede commissione all' ambasciatore d' offerirli
piuttosto 4000 ipperperi, purche la pace si facesse. Ma intanto
avendo lui avuto avviso, che da Slavonia andava una caravana con
1
Subicich nel cod. Cerva.
140
molta valuta di robe e con molti mercanti verso Eagusa, li fece
arrestar tutti.
Si querelarono dunque i Eagusei di questi insulti al re d' Un-
garia, al conte palatino, al bano di Croazia ed al bano di Bossina,
ed intanto si pose all' ordine qualche numero di milizie, tanto a
Stagno, ehe a Eagusa, essendo in quella citt stato mandato un
nobile per capitano con due consiglieri. Ma gli ambasciatori, mandati
a' sudetti principi, procuravano per mezzo d' essi farlo placar e
ridur alia pace, proponendo, che una parte all' altra perdonasse e
non si ricordasse de' danni, e che la repubblica, a contemplazione
del conte, pace farebbe con li Oattarini, con li quali s' avevano
differenze, come si dira a suo tempo.
Stefano, bano di Bossina, mand un suo nunzio al conte, come
pur un altro Sanco vojevoda, per esplorare la sua volont, offeren-
doli la mediazione propria per pacificarlo con li Eagusei. II conte,
uomo altiero e senza mezzi, rispose, impresa da lui incominciata
essersi iatta per ordine d' Orossio imperatore, non voleva pace.
Intesa la risposta dai nunzj, tornarono ai proprj padroni, e dagli
ambasciatori ragusei sentitasi, fu riferita al senato.
Lorenzo Celso era dalla repubblica di Yenezia mandato nel golfo
1361. per capitan generale della loro armata. Ma, morto il doge Dolfino,
il Oelso, mentre si trovava in Dalmazia, fu fatto doge. La repubblica
di Eagusa, sebbene separata da' Veneziani, voleva verso di loro con-
servar osservanza. Deput subito otto nobili, i quali dovessero
rallegrarsi col doge della dignit ricevuta, portandosi un
presente di qualche valuta. B perche credeva, che lui avrebbe
seguitato nel capitanato (che in effetto non segui, essendo stato in
loco suo mandato Vittor Pisani), si diede ordine a' detti nobili, che
raccomandassero gl' interessi della repubblica, se lui sara in animo
d' arrivar nelli porti de' Eagusei.
S' ebbe intanto avviso, che il conte Yoisavo veniva eontro la citt
di Eagusa eon un esercito. La repubblica subito fece ammassar
soldati, e mand incontrarlo verso i confini; ma, trovatolo penetrato
nella contraa di Breno, si fecero pi scaramucce ed una grossa
baruffa, nella quale i Eagusei avendo avuto la meglio con gran
mortalit de'Slavi, fu obbligato Yoisavo tornar indietro con pi
celerit di quel che era venuto. Dopo di che furono creati due capi
supremi di guerra, Giovanni Gondola e Marino Menze. E si pro-
mulg allora, che fu il primo di luglio, un bando eontro Yoisavo,
che ehi ammazzasse, abbia 10.000 ipperperi ed una asa a Eagusa,
e sia aggregato tra li nobili, e ehi ammazzasse alcuno delli suoi
figlioli, abbia due. 1000. Ed intanto si mand poner assedio alia
citt di Cattaro, come si parler a suo tempo, per non confonder
questo assedio con li fatti di Yoisavo, ben che dell' inimicizia di
eostui fossero effetti le differenze de' Oattarini, che gli aderivano.
Ma dubitandosi, che difficilmente si sarebbe potuto difender tutto
lo stato, per esser troppo esposto ed aperto, e dovendosi anche
tener presidiato Stagno, si domand ajuto dal bano di Dalmazia,
per mezzo di Lione Darsa ambasciatore, di qualche vascello armato,
141
per non lasciar penetrar sale al mercato di Narenta, non potendosi
far maggior danno alii Slavi, che levarli la commodit de' sali, cio
essendo la maggior guerra che a quella nazione far si possa.
La repubblica intanto ebbe offerta da Sanco di ajuti. Ed essa
termin far lega con li Balsi. Questi s' erano , fatti signori assoluti
della Zenta da governatori d' essa, che prima erano per conto del
re Orossio. e perche erano nemici di Voislavo, assentirono subito
alia lega contro di lui. Ed a Bagusa fu aggregata alia nobilt la
famiglia di Balsi, dove questi mandarono abbate di Bocz per
ricevere la promessa della unione della repubblica, il che si fece
con giuramento, tanto dalla parte de' Bagusei, quanto delli Balsi.
Fu anche mandato Olemente Darsa ambasciatore, perche lui, in
nome della repubblica, faeesse lo stesso e promettesse la eitta-
dinanza e la confederazione perpetua tra loro, cioe^ tra la repub-
blica e tra Strascimiro e Giorgio de' Balsi, con libert reciproche
del commercio.
Avevano intanto inteso i Bagusei, che Voisavo fosse in pensiero
di sorprendere la citt di Budua, del che avvisarono li Balsi, acci
tenessero presidio sufficiente, perciocche venirebbe non solo in gra-
vissimo danno d' essi Balsi tal perdita, ma della repubblica ancora,
per molte considerazioni. Yoleva la repubblica interessar questi
baroni, acciocche eon maggior facilit potesse ottenere da loro ajuto
contro li Oattarini, mostrandoli il danno, che essi avrebbero avuto
con alienazione di Budua.
Ma Sanco, vedendo li Bagusei occupati in queste guerre, mand
a Bagusa ambasciatore Milza Oporciza per far quattro dimande:
Yrasda, Meleda, argento ed alcune terre de' confini. Alia qual
ambasciata la repubblica non voile rispondere, ma deput Nicol
Saraca, che a nome d' essa andasse da lui giustiiicar tutti li quattro
punti e procurar, che esso si faccia mediatore per la pace con Yoi-
savo. Per la qual si ricercava, che costui solamente bonifichi i danni,
e che la mutua pace segua, contentandosi la repubblica, che anco
sian inclusi li Oattarini, contro li quali si aveva avuto ragioni
potentissime di mover armi. Ed avendoli sempre trattati da amici
e buoni vicini, la repubblica anche questa volta pass con loro con
tutta moderazione. Perciocche furono mandati avvisare, che, poiche
loro si mostravano capitalissimi nemici della repubblica e procede-
vano contro d' essa con ostilit, battevano la moneta di Bagusa e la
fasificavano, facevano pregiudizio alle saline di Bagusa con volerle
far loro stessi e levar il traffico ai Bagusei, ed avevanno ancora
da due anni fa cominciato far rappresaglie e ritener ai mercanti
ragusei le. robe, e sebbene erano stati con protesti ed umanit
ricercati che desistessero, mai per s' era potuto operare, che si
riducessero al dovere: che pero ora la repubblica non intendeva
riputarli piu per amici
7
ma che avrebbe atteso farli tutti quei danni
ed offese, che le fossero stati possibili.
Eurono pertanto, dopo quest' intima, armate quattro galere con
buona soldatesca, essendo capitano Marino Menze, con sotto di lui
Pietro di Bensada e Pasqual di Bonda, per assediar la citt di
42
Oattaro. E fu intimato a tutti li Eagusei, abitanti in quella citt,
che d'indi debanno partirsi sotto pena di ribellione. Fu presa parte
a Eagusa, che la pace non possa concludersi senza il consiglio
generale; intanto armata debba dimorar nel canal di Oattaro e
procurar ogni danno ai Oattarini, con cattura non solo delle barche,
ma anche delle persone; non conceder entrata ad alcun vascello
che volesse passarci, e facendo resistenza, pigliarlo e mandarlo a
Eagusa; possano pero li forastieri sortir fuora con le proprie robe.
Mentre quell' armata della repubblica stava contmuamente nel
golfo di Oattaro e teneva bloccata quella citt, i Oattarini, gi
stanchi, mandarono a Venezia ambasciatori, i quali per strada
potevano esser dalle galere ritenuti, pure, per commissione della
repubblica, furono lasciati dal generale liberamente passare. Questi,
arrivati a Venezia, pregarono quel dominio, si contentasse fra-
mettersi e cercar che la repubblica di 'Bagusa desista da questa
impresa. Loro supponevano, che i Veneziani, per esser prepotenti,
si sarebbero serviti dell' autorit per afforzar i Eagusei a far la
pace anche con danno. Ma quel senato, come prudente, sapendo
d' aver perso autorit sua con li Eagusei, non fece altra mossa,
ne voile tentar con la repubblica altri termini, che di mezzanit.
Mand pertanto Paolo Quirino per ambaseiatore a trattar la pace
tra la repubblica e li Oattarini.
In questo
1
mezzo li Eagusei ancora avevano mandato a Yenezia
un ambaseiatore, per procurar di ricuperare ivi alcune barche, se-
questrate ad instanza d' alcuni mercanti, che avevano interesse in
un vascello di Voisavo e delli Oattarini, preso dalle galere ragusee
mentre veniva a Oattaro, di valsuta di due. 15.000. E eon questa
occasione anche s' ordin all' ambaseiatore, che facesse le scuse con
quel senato per la pretensione, che esso aveva di Hbero commercio
delli suoi sudditi per Oattaro nel mentre durava il bloceo di quella
citta, percioeche tal commercio era in detrimento della guerra, che
li Eagusei faeevano ai Oattarini. E nell' uno e nell' altro fatto i
Yeneziani convennero alle soddisfazioni della repubblica.
Ma arrivato a Ragusa, alii 3 di genaro dell' anno seguente,
Paolo Quirini ricerc la repubblica, che si contentasse pacihear con
li Oattarini, ed offerse la sua persona, che a nome della sua repub-
blica si sarebbe impiegata nella mediazione, non sparagnando alcun
travaglio per venir a un fine cosi lodevole, com' e la pace tra li
fmitimi. Li fu risposto dal governo, ringraziar al ducal dominio,
che per sua bont si fosse mosso mandar un patrizio della sua
qualit far officio simile, e che dalla parte della repubblica non s' e
mancato, ne si mancher mai far tutto quello che e ragionevole.
In seguito di che fu terminato dal consiglio generale d' accettar
officio, che faeeva il dominio veneto per mezzo del suo ambaseia-
tore, e con cinque nobili, a cio delegati, fu data parte al Quirini,
signifieandoli di contentarsi trattar la pace con li Oattarini e col
regno di Eassia e coneluder eon oneste condizioni. Avuta questa
1
Che in questo nei ms.
143
risposta, ambasciator Quirini si trasferi a Oattaro, e di la domando
dalla repubblica un salvocondotte a quelli che per parte di Oattaro
venissero con lettere sue per fare il detto trattato.
11 tutto a Eagusa fu eseguito, e di pi furono sospese armi,
ed ordinato al commandante dell' armata, che non offendesse i
Oattarini, con condizione per, che T ambasciator veneto a Oattaro
debba scriver al conte Yoisavo, che anche egli sia contento far la
tregua per venti giorni, il quale se si mostrasse renitente, che
nemmeno con li Oattarini s' intenda sospensione alcuna, e nel mentre
sar la detta tregua, siano liberi i Eagusei andar a Oattaro per
trattar accordo, ma che la repubblica non sia tenuta rivocar
armata, nemmeno coneeder il passo alle vettovaglie per Oattaro,
ne tralasciar di prender in mare li mereanti cattarini. E cosi si
rest d' accordo coll' ambasciatore de' Veneziani. Pu .poi prolungata
la tregua per altri quindici giorni, con patti, che se offendessero
li Oattarini alcuno de' sudditi della repubblica in questo mezzo,
s' intenda rotta la tregua, ed intanto siano sospese offese per
terra, ma non per mare, a Eagusa.
In questo mentre furono fatti ambasciatori Giovanni Bona, Nicol
Gondola e Nicol Oaboga per andar a Oattaro, ed essendosi, tras-
feriti in quella eitta, trovarono tanto ingorde le pretension^ che,
non potendo convenire di cosa alcuna, tornarono in patria. La
repubblica, conosciuta arte delli nemici, rinforz subito la sua
armata, e mand ancora altra milizia per terra, dando commissione
al commandante di far tutti li danni possibili ai Oattarini, e le
robe, tolte loro, col sale del conte Voisavo, intercetto, mandar a
Eagusa. Dove intanto eran arrivati dalla communit di Zara due
ambasciatori, Grisogono Daniari
1
e Filippo, per procurar di rappa-
cificar li Eagusei con li Oattarini. Dalla repubblica a questi amba-
sciatori fu. risposto, ad essa non poter essere cosa pi grata della
pace, ed esser contenta, che loro si trasferissero a Oattaro per pro-
curar di concluderla con mezzi convenevoli, ma che aspettassero
arrivo dell' ambasciatore dell' imperatore di Slavonia, che a Oanali
si ritrovava e veniva verso Eagusa, per penetrar prima qual sia
intenzione di quel principe. ,,
Intanto alii 9 luglio, essendo arrivato lo stesso imperatore di
Slavonia ai confini della repubblica, fu mandato capitano a Stagno
Biagio Bobali, eon sotto di se Pasqual Bonda e Vita di Giorgi, con
un buon presidio. Pu ordinato, ogni decima persona, tanto della
nobilt, che del popolo, debba assistere alia difesa di Stagno in
caso di bisogno, e fu portato di cio avviso a Nieolo Scez, bano
di Dalmazia, il quale subito offer! ajuti, li quali da principio non
accettati, come di. non pressante necessit, fu poi ricercato, che
mandasse dueeento soldati, come fece. Ed intanto furono mandate
clue galere, una scorrere il mare Narentino e altra fermarsi alle
bocche di quel fiume. Tutto eio si fece, perche si dubitava, che, a
suggestion del conte Voisavo, imperatore di Eassia non comin-
1
Nel cod. Oerva pare sia scritto: Damiani.
144
ciasse travagliar Stagno. E nel medesimo tempo si commise al
rettore col suo minor consiglio, che per mezzo d' un ambasciatore
dovesse trattar la pace coll' imperatore e col conte Voisavo, e con
gli altri, e, per affacilitarla e conseguirla con le condizioni che
desiderava la repubbliea, avesse autorit di far un donativo all' im-
peratore d' alcune migliara di perperi d' oro. Fu ancora, per mezzo
di Domagna Iskria e di Biagio Gradi, ricercato Sanco, che tentasse
la tregua tra la repubbliea ed il conte Voisavo, con quei piii dolci
modi che si potesse conseguire, e che intanto Domagna passasse
eon imperatore in Slavonia, per informar tanto lui, che li suoi
baroni e ministri, delle ragioni della repubbliea.
Oltre le dette disposizioni, fu anche a Eagusa terminato, che far
si debba la tregua con quelli di Trebigne (e) Oanali e con chie-
falia, se pero da loro sara per lettere la repubbliea ricercata. La
quale intanto richiese imperatore i dar salvocondotto alii suoi
ambasciatori, che furono Giovanni di Bona e Giovanni Nicole- di
Gondola. La stessa ricerca fu fatta a Voisavo, e tutti due spedirono
li salvocondotti, fatti di soddisfazion del senato.
Partiti gli ambasciatori da Eagusa, fu dato ordine, che armata
non dovesse offender ne li Oattarini, ne Voisavo, ne per mare, ne
per terra; ma per che non sia lasciato introdurre sale, armi e
vettovaglie; solamente che li sudditi veneziani siano lasciati, con
avvertirli, che ci sar notifieato a Venezia.
Intanto gli ambasciatori trattavano con imperatore (e) con Voi-
savo di far assolutamente la pace, e l'imperatore, che pure incli-
nava, mand a Eagusa due ambasciatori con plenipotenza amplissima.
Con questi la repubbliea, conoscendo il natural delli Slavi, si seppe
prevalere. Oltre il buon trattamento che li si fece, li fu promessa
qualche somma di denri, quando da loro fosse affacilitato il ne-
gozio. E con cio il fatto si spedi con pochissime session^ restando
conclusa la pace tra imperatore e Oattarini e Voisavo da una parte,
e tra la repubbliea dall' altra, con le conizioni, che i Bagusei
avessero quelle medesime ragioni, che avevano avuto prima d' aver
mosso la guerra contro i Oattarini e Voisavo ; che li detenuti siano
rilasciati d' ambe le parti; che si leyi il blocco di Oattaro dall' ar-
mata di Eagusa; che non si offendano le parti, ne li loro aderenti
e collegati; che sian restituiti i beni a tutti quelli, ai quali sono
stati confiscati per aver aderito alia parte contraria, e se sono stati
venduti dal iisco, che gl' instrumenti siano annullati. B conclusa
questa pace, la repubbliea mand Nicol Sorgo e Giovani Gondola
per stabilirla con giuramenti.
I Oattarini pure, per esecuzione di quanto s' era concluso, man-
darono un loro ambaseiatore a Eagusa, il quale pretese, che li Ea-
gusei dovessero rilasciare, innanzi a tutte le altre cose, Giovanni
Bucchia Oattarino, che si trovava nelle carceri di Eagusa, asse-
rendo, che cio gli ambasciatori ragusei avessero promesso all' impe-
ratore. Ma mostratogli, che nelle capitolazioni cio non si conteneva,
li fu anche detto, che nemmeno s' era preteso, ed in quanto alia
145
Veritas il Bucchia sarebbe rilasciato ogni volta che
1
la figliola di
Povarscko ed il suo genero fossero da Cttarini lsciati in iihert.
Si tratt molto tempo questo negozio ed al fine fu conelitso mandar
una persona a Povarscko (pet) persaderlo, che si contenti ricever
per ostaggip il figliolo di Giovanni Bucchia in hiog di su padre,
acciocche poi operasse
2
il Bucchia, che la di lui figliola & gener
siaho messi in liberta, e quando saranno effettivamente Iiberati, lui
dovesse liberar it figlil di Bucchia. Ma percne l repubblica
sempre voleva andar con candidezza, e speya molto bene il naturale
delii Slavi, non si fidava ctelle promesse, he avrebbe fatto Povar-
scko. Onde li. profest, che lui non liberndo il figliolo di Bucchia,
quando costui avesse dempito la sua promessa, la repubblica sarebbe
obbiigata, posposta unione e la lega che s' aveva con esso lui,
assister al Bucchia e clarli soccorso per ricuperar il suo figliolo in
quella maniera e con quei mezzi, come se fosse uno delli stessi
patrizj di Eagusa, e che cio si sarebbe promesso a detto Bucchia
in ogni piii solenne maniera. Povarscko di tutto questo si content*)
e riceve il figliolo di Bucchia, il qua], liberato da Eagusa, and dal
conte Yoisavo per operarsi, acci fosse liberata la figliola ed il
genero di Povarscko, ma non pote ottenere per la pretensione, che
Yoisavo aveva di veeler prima Iiberati quelli della sua aderehza.
Onde il senato pens di procurare con Povarscko, che lui sia il
primo a liberar il figliolo di Bucchia. Intahto fini anno ed al
principio del nuovo, per concluder affatto la pace, si mandarono
ambasciatori a Yoisavo : Giovanni Paolo di Gondola e Giacomo Menze,
per invitarlo che si trasferisca a veder la citt di Eagusa. Questi
ambasciatori avevano la principal commissione di procurar che rila-
sciasse tutti li depositi, fatti in tempo di pace, cosi pure il genero
e la figliola di Povarscko, come avevano fatto i Eagusei di tutto
quello che dovevan fare per li patti stipulati nella pace. Gli am-
basciatori non poterono ottenere niente con Yoisavo, onde bisogn
rivoeaiii, con ordinarli, che se il conte li parlasse nel congedo
bruscamente, come, per esser di natura rustico, era solito, loro do-
vessero risponderli con termini dolci e parole piene d' umanit.
Queste ritenzioni contro il traittato della pace operarono, che
Yoisavo divenisse nemico con Giurra Balsi, Carlo Povarscko e Stra-
scimiro fratelli, e che questi pigliassero armi contro di lui. Anzi
tanto Yoisavo, che Giurra, unito con li proprj fratelli, mandarono
domandar d'esser sostenuti con una galera della repubblica, che
per servizio proprio aveva. posto in ordine, ma fu risposto agli
ambasciatori, tanto dell'uno, come degli altri, che la galera serviva
per gl'interessi della repubblica, la qual non voleva ingerirsi
ne'fatti loro, (e) che dovevano accordarsi, essendo sudditi d'uno
stesso principe. Intanto f mandato alii Balsi per ambasciatore
Giugno Bieste di Bona per convenir circa alcuni interessi dei mer-
1
Cioe: qualora.
2
operando aei ms.
10
146
canti nella Slavonia. E per essersi sentito mal contagioso in Italia,
fu interdetto il commercio. "
Aveva il fu Stefano, re di. Eassia, per sua divozione donato alia
chiesa di s. Nicolo di Bari, con un suo diploma, confermato anche
dali'imperator suo figliolo, annui perperi 200 d'oro del censo, che
la repubblica li doveva pagar. Ma questa avendo sempre dato
ripulsa alii canonici di quella chiesa, quando domandavano detto
pagamento, questi s' indrizzarono al fayore della regina di Napoli,
ed essa accommise il fatto a Leone Oastanea de Bitonto, suo maestro
portolano di Puglia. Oostui avendo scritto alia repubblica su questo
fatto e ordine avuto dalla regina, li fu risposto, che nelli patti,
fatti col regno di Eassia, vi e obbligo, che il denaro da pagarsi
per censo dalla repubblica non dovesse esser pagato ad alcuno,
salvo a quella persona, che verr riceverlo a Eagusa il giorno, nel
quale corre la festa di s. Demetrio, con lettere scritte in slavo,
spttoscritte dal re e sigillate col gran sigillo del regno; ed altri-
mente pagandosi, sia mal pagato; onde che, in ordine a questi
patti, la repubblica non pu innovar cosa alcuna ; perci era pregato
il portolano a capacitar la regina, sua signora, dell'impossibilit
d'esser soddisfatta.
II re Ludovico mand un ambasciatore a Eagusa domandar le
1364 S'
a
^
ere
della repubblica, e li furono subito concesse con tutti li
Ee- requisiti necessarj al buon servizio. E nel medesimo tempo si fece
f
zi<mf" divieto, a requisizione del medesimo principe, che alcun de' Eagusei
non vada servir nell' annate de' Veneziani o de' Genovesi.
Intanto Povarscko, collegato con Giorgio Balsi, assediando la citt
di Oattaro, unita con Voisavo, fu ammazzato in una battaglia, tra-
dito dalli suoi, e la di lui famigiia s' era ritirata nel castel di
^- Budua. La repubblica subito mand una galera armata con Giaeomo
foi. 56. Giorgi capitano, acciocche levasse per condur a Eagusa la madre
;
la moglie ed il figliolo di Povarscko, con ordine ancora, se trovasse
navigii de' Cattarini all' assedio del castello e giudicasse che facil-
mente potesse esser da loro occupato, procurasse abbrugiarli. In
ordine a che, fu condotta la detta famigiia a Eagusa, dove dimor,
finche si finirono tutte le differenze tra Balsi, Cattarini ed altri.
An. E siccome la repubblica aveva tutta attenzione alle cose d' Un-
1366-
garia, sperando dalla potenza di quel regno ogni maggior prote-
zione per sussister in libert, circondata da tanti diversi potentati
di diverse religioni, cosi voleva farsi conoscer a quel re ed al
ministro
1
attenta ed interessata nelle soddisfazioni di quella corona.
La qual trovandosi in varie differenze con li Bossinesi, il senato
mando in Ungaria offerirsi al re, se cosl a lui piaceva, d'intro-
mettersi pro procurar d' indur gli Ungari e li Bossinesi all' antica
amicizia.
Ma intanto la Bossina e la Eassia, con tutte le provincie della
Slavonia e Bulgaria, erano in ultimo disordine, dal quale poi deri-
varono le susseguenti disgrazie, che le ridussero sotto il giogo di
1
ministerio nel ms. Cerva.
147
barbaro dominio. Nella Bossina s'eran ribellati alcuni baroni del re
Tvarko, e nella Bssia, eendosi eon la morte d'Orossio, ultimo di
quella stirpe, estinta la linea regnante del gran giupano Nemagna,
Yukascino, uno de primi baroni di quel regno, s' era impadronito
della Eassia. Ogni governatore dell' altre provincie s'era fatto pa-
drone assoluto del distretto, al qual presiedeva, senza riconoscer
altro superiore. II conte Lazzaro s' era impadronito del paese tutto,
opposto al Danubio; la famiglia de' Balsi aveva preso tu tie le due
Zente, ed il conte Yoisavo, eon Altomanno suo fratello, la provin-
cia di Chelmo sino alii confini di Eagusa. Nella Bulgaria poi, dopo
la morte d' Alessandro, usurpatore di quel regno, li ire di'lai figlioli,
disuniti, tra di se guerreggiavano. E perche li Turchi gi s' erano
cominciati meschiar negl'interessi de' cristiani, Sigismondo, uno
de'detti fratelli, chiam in ajuto suo Orhane, gran Signore
de
?
Turchi, il quale, con titolo di portar ajuto al Bulgaro, entro in
Europa, e s' impadroni prima di Grallipoli, e poi d' Adrianopoli e
della maggior parte di Eomania.
La repubblica, che vedeva li suoi cittadini aver gran commercio
per tutte le provincie di Levante e della Eomania, e dall' altra
parte entrar in Europa una potenza formidabile e nuova, stim bene
farsi cognita a quella corte, accio li mercanti suoi fossero ben visti
e tollerati da quella nazione. L'idea riusci meglio di quel che allora
si prevedeva, mentre, benche la repubblica avesse fatto il primo
trattato con quel principe solamente per la sussistenza e liberta
de' mercanti nel di Tui imperio, pure nelli seguiti secoli, cresciuta
a potenza ottomana in stato che pareva volesse inghiottir il resto
dell'Europa, alii Eagusei, benche di religione contraria, s'ascrisse
sempre a merito una cosi antica ricognizione della loro potenza, ed
in molte occasioni da cio si conseguirono vantaggi grandi.
Ma se da questa parte, ed in paese de' barbari, s' assicurava il com-
mercio, nelle provincie slave non v' era alcuna sicurt delli piii solenni ^
patti e convenzioni, mentre in Bossina furono ritenuti alcuni mercanti
ragusei e tolti i loro effetti. Per il che la repubblica fu necessitata ,
mandar una persona espressa al re Tvarko ed altri, per procurar
la loro liberazione. Si trovava Tvarko con esercito in campagna
per domar alcuni suoi ribelli, tra i quali erano li piti principali
Dabiscia, suo cugino, ed il conte Sanco, che, avendo occupato alcuni
paesi, non li prestavan ubbidienza. Ma, non potendo questi resister
alia potenza del re, si ritirarono a Eagasa. E la repubblica, dubi-
tando che lui non venisse contro lo stato suo, presidio subito Stagno,
con inviar in quella citt Martiniisio de Proulo e Benessa de Re-
Benessa per capitani. Appressatosi lui ai confini, domand, che i ^io^f
Eagusei li consegnassero i suoi ribelli rifuggiti. II senato, in cambio
di dargli risposta, mand invitarlo, che si contentasse venire a Ea-
gusa per onorar con la sua presenza la repubblica, e che questa
averebbe trovato modo per farli avere tutte le soddisfazioni. Tvarko,
accettato invito, si trasferi a Eagusa, dove fu ricevuto con tutta
la stima e con tali accoglienze, che lui si confess obbligato al
pubblico, il qual seppe cosl bene prevalersi della sua buona volonta
148
verso d'esso, e della , nella quale si trovavano Dabiscia e
Sanco, che li rappaeifieo msieme. Ed 11 re prese questi suoi ribelli
in grazia, col perdono del passato. Ma per conto della r/epubWea
lui disse, iparergli d'esser venuto a easa sua propria e che pigliava
i nobili di Eagusa per suoi fratelli. B perei conferm tntte le
convenzioni antiehe con termini, ehe la repubblica ed il: regno di
Ee- Bossina siano communi tra Bagusei e Bossinesi in perpetuo, come
zini." fu al tempo del bano Stefano, suo zio, e eome lui medesimo dopo
la morte di quello aveva confermato. Questo instrumento fu segnato
da lui e da tutti quelli nobili, ehe seeo avea eondotti, ed in specie
dal conte Vladislavo Dobroisovich, Sladoje Tepseich
1
e conte Vlaseta
2
Pribinich. ,
^ - Ma s.e da questa parte con tanta facility s' era portato al fine un
negozio difficile, dall' altra parte si travagli assai con Nieolo d' Alto-
manno, uno di quelli di Eassia, che dissimo essersi ribellati dal re Yu-
kaseino, mentre egli, essendo- nipote di Yoisavo e figliolo d' Altomanno,
suo fratello carnale, ed avendo preso la porzione delle contrade vi-
cine alia repubblica, che governava il suo padre, s' era anche imbe-
vuto dell' odio, che quella casa portava alia repubblica. Ma questa,
che sapeva bene lui esser il piu perlido, falso ed arrogante barone
che fosse in Eassia, voile cominciarli mostrare dell'ossequio, mezzo
il piu. proprio per insinuarsi appresso piriti della di lui tempra, e
percio li mand Giacomo Menze e Michiel Bobali ambasciatori con
un buon regalo, per felicitarlo delle sue fortune e testimniarli la
soddisfazione, che aveva la repubblica. d'aver per confinante un
principe cosi buono e magnanimo, come lui era. Nicol, senza far
conto delle parole, subito comincio a domandare li due mila ipper-
peri, che si danno annuali al re di Eassia. Li fu risposto, che tal
denaro la repubblica era tenuta pagare al re di Eassia, secondo an-
tiehe convenzioni tra essa e quel regno, e che per cib desistesse da
simil pretensione, ne giusta, ne ragionevole, e non averlo alcun
barone di Eassia sinora preteso. Di., questa risposta, egli non rimase
soddisfatto, - ma diede segni agli ambasciatori d'animo esacerbato.
Ed aeeiocehe venisse alia notizia della repubblica., comincio con
aspre parole dichiararsi pubblicamente, lui esser in pensiero d' of-
fender lo stato di Eagusa. Comincio a trattar con alcuni, giudicati
in stato di poterlo ajiitare; faceva eonsigli per metter in esecuzione
questo suo. pensiero, senza fare di ci misterio. Onde la repubblica,
per prevenzione, presidio la citta capitale, mand a Stagno Giacomo
Menze eon buona, soldatesea, dichiaro commandante generale Giorgio
Oaboga e consiglieri Pietro Prodanelli e Paolo Sorgo. Di poi spedi
dar notizia. al re Ludovico in Ungaria delle novit di Eassia e di
Ohelmo, pregandolo che fraponesse la mezzanit di Lazzaro con Ni-
cole-, e ehe desse ordine al bano di Dalmazia soccorrer, in oecor-
renza, la repubblica. II re assicuro, che 16 non ardirebbe farle
danno. Si passarono pure si mili uffiej con li Balsi, i. quali s'erano
1
Tepcich preaso it Gerva.
'
l
Vlahota presso, il Cerva.
149
impadroniti della-Zenta, nella totale ivisione fatta elle provincie
del: re Vukascino.
Intanto Nicolo d'Altatoanno venne la seconda volta ai eonfini
ella repubblica, la quale di nuovo procur coltivarlo con gli am-
baseiatori; ma lm replico pure la stessa sua pretensione. Ed essen-
doli risposto in conformit elle ragioni che aveva la repubblica.
s' alter e proruppe in minaccie e espressioni, pi proprie ad una
persona di quel stato, nel quale lui era nato, che del grao, nel
quale voleva esser tenuto. La repubblica porto subito cio alia cogni-
zione del re Ludovieo, il quale la confort che non avesse paura,
perche Altomanno non ardirebbe ne presumerebbe farle danno o
alcuna offesa.
Ma; perche si vedeva che dopo la partenza del re Tvarko e di
Sanco da Eagusa, questo non dava ubbidenza al re, nonostante ag-
giustamento, seguito con la meiazione ella repubblica, e teneva
intelligence con Nicol d'Altomanno. il senato^spedi Michiel Bobali
ambasciator da Sanco per procurar di ridurlo alia obbedienza del
suo padrone naturale, mostrandoli con ragioni ben chiare, che quanto
la fedelt al proprio principe gli avrebbe contribuito d'onore, altret-
tanto amicizia dell' Altomanno di vituperio, e dali' altra parte correr
gran pericolo, perche le prosperit di Nicolo ovevano esser brevi;
che se. lui voleva, la repubblica avrebbe mandato uno o due amba-
sciatori al re per trattar la loro coneoria; non dubitasse intanto,
che il re non farebbe tutto quello che gli ha promesso e li pro-
mettesse, e se il easo venisse, che' il ristabilimento suo col re fosse
attaccatO' da Nicolo da altri, la repubblica lo riceverebbe con tutti
i suoi dentn* la citt di Eagusa. E mentre questo si trattava, fece
il senato, che Biagio Gradi andasse a Stagno per aspettar la risposta
di Sanco. Ma non voleno lui trattar per via d' ambasciatori, ne
della repubblica, fu ordinato al Gradi trasferirsi dal re (per) pro-
curar di rimostrarli, tanto a lui. che a Sanco, quanto fosse neces-
saria ad ambedue unione per il loro proprio interesse, e veder in
qualche maniera d' introdur il trattato tra di lor della pace.
L'Altomanno, ehe sapeva quanto a danno suo s' operava dalla re-
pubblica, mando il suo protovestiario per capitan d'una mano i
soldati nelto stato d'essa. II quale, entrato senza resistenza nel paese
aperto, all' improvise commise gran danni, distrusse quel che trovo,
(e) fece molti prigioni, ai quali diede de'tormenti per obbligarli a
riscattarsi con maggior somma di denari.
Tuttavia la repubblica. trattava la pace con Altomanno, per mezzo
di Saneo, e proeurava di rimetter lo stesso
:
Sanco
;
nella grazia del
An
-
re bossinese. Ed aveva dato< eommissione a Givo Longo, mandato al
re ungaro, che per strada cercasse appresso Tvarko qualche forma
d'aggiustamento, dovendo esser di molto utile al re la persona di
Saneo, essendo intrinsecamente nemieo dell'Altomanno.
Non voile il re accettar questi ufficj della repubblica; anzi intanto :
aveva mandato un grosso esercito contra Sanco. II che intesosi a
Eagusa, furono mandati due nobili. Michiele Bobali e Glemente Be-
nessa, per salvar le mogli e le fanciulle di Sancq e di Dabiscia,
150
eonducendole a Eagusa, come pure la moglie i Menze. Li quali
tutti, arrivati in questa citt, ebbero assegnamento di due palazzi
per abitazione. Voile ancora , lo stesso Sanco salvar la propria per-
sona a Eagusa dalla furia dell' esercito, ma intesosi questo ricovero
dal re, mand a domandare le persone loro come suoi sudditi. B
per che esercito s' era ritirato donde era venuto, non avendoli
trovati, Sanco ancora parti da Eagusa, laseiando in essa citt per
qualche tempo i suoi.
L' Altomanno non tralasciava tuttavia infestar i Eagusei e far in-
eursioni per lo stato, piuttosto con piccole partite, a guisa de'ladri,
che con giusti corpi di truppe. Ma in piu incontri furono anche
battuti, ed essendo rincresciuto ai Eagusei star in continue armi, e
Nicol vedendo, che, benche facesse qualche danno, pure continua-
rnente perdeva della gente, si convenne facilmente far una tregua
per qualche tempo. Sicche Altomanno, ritiratosi, stette quieto in
tin a novembre, ma tuttavia non cessava minacciare.
Di novembre poi venne a Canali, dove li furono mandati amba-
sciatori Biagio Gradi e Giorgio Giorgi per veder di potergli imporre
quiete
1
. Alii quali, mentre lo persuadevano. si querel : la repubblica
aver fatto indoglienze e tuttavia farle contro di lui appresso il re
d'Ungaria e che dopo la tregua (ei)>non aveva innovato altro. Li fu
risposto, che la repubblica non poteva se non lamentarsi contro di
lui e cerear ogni sorta d'ajuto. con tutto che non sian seguite altre
innovazioni, avendosi avuto certi avvisi delle minaccie che cont nua-
mente faceva contro d' essa. Lui allora si content di far la pace,
e voleva
;
che la repubblica con lui facesse reciprochi giuramenti
d' osservar ci che si convenisse. II senato ricus, che senza as-
senso del re d'Ungaria non la voleva fare; per (diss?), che man-
derebbe quanto prima notificarglielo, ed in questo mentre fossero
sospese armi.
Intanto il trattato si tenne sempre in piedi
2
, avendolo Nicol
appoggiato da parte sua sopra
3
Sanco, con molta soddisfazione della
repubblica, la quale per ci teneva ambasciatori appresso Sanco, e
gi non mancava altro per ]a finale conclusione (che) solo il giura-
mento, che la repubblica doveva fare coll' assenso del re, al quale
per cio s'erano mandati ambasciatori Marino Gozze e Pietro Gon-
dola. Questi. ottenuto dal re quanto chiesero, ritornarono eon solle-
cituine, e fecesi (cio) sapere a Sanco, nelT integrit del quale come
cittadino essendo stato aggregate alia nobilt di Eagusa, molto si
confidava la repubblica. Sanco dunque, come mediatore avendo in
petto tutte le soddisfazioni, che dalla parte de' Eagusei dovevano
essere date, promise,: che si concluderebbe la pace e che sarebbe
eonfermata dall' Altomanno.
Ma costui, vedendosi ridotto non poter pi fingere, si dichiar
non vler accettar il concluso, ancorche sulla parola sua Sanco
1
In tutti e due i cod. si trova scritto, forse per errore: per veder di poter
imporre per quiete.
2
Cioe: si terme iniziato, se non fatto e ratificato.
3
Cioe: presso.
151
aves.se fatto il trattato, e nonostante tutti gli uffij di Dobre Callich,
ambasciatore deila repubblica, mandate a questo fine a lui. Anzi,
perche la repubblica faceva il possibile per finir questo negozio,
aveva anche mandate regalare con lo stesso ambasciatore. Lui,
preso il regalo, mentre trattava attualmente con ambasciatore,
mando un uo commandante, Budan Dubravich, con buone truppe
saccheggiar lo stato di Eagusa, dove arrivato eostui. li fu mandate
dire, lui esser venuto in forma ostile, nel tempo che si stava per
conchiuder la pace col suo signore. Budan rispose, lui esser venuto
clomandar li tributi scorsi di tre anni,' che si dovevano pagare a
Nicol Altomanno, suo padrone, e non al re di Eassia, a cui s' eran
pagati, e della pace non ne saper lui altro. Li fu risposto in con-
formit dell' altre volte circa obbligo di pagare al re e non ad
Altomanno. Oominci egli allora saccheggiare ed abbruciare lp stato.
Fu spinto un distaccamento del presidio, actio unite alii paesani
procurasse ovviar i danni, ma con eattiva riuscita, perche li Bagusei
furono baftuti, con buona perdita di gente morta e prigioniera.
L' Altomanno intanto teneva eorrispondenza con Nicol Gara,
bano di Mazova, suo amicissimo, il quale procurava attorno il re
Ludovico, che s' operasse con la repubblica di venir all'accordo a
modo dell' Altomanno. E perche in Ungaria si vedeva allungar la
eonclusione della pace, e desiderando il re, che quanto prima fosse
finita, per poter anche egli aggiustar certi dispareri in Bossina, ri-
cerco la repubblica, che da parte sua fosse, facile condiscendere
alia pace, ne che mancasse trovar modo di concluderla.
Aveva intanto Mcolo cominciato di nuovo far scorrerie. Pero fu
rnandato da Eagusa significarli, che la repubblica era pronta, non
risguardando alcuna cosa, abbracciar la pace, secondo la volonta
del r e; ma lui alia richiesta nn voile piegarsi. Pertanto cio si
notific al bano di Dalmazia. Si domand ajuto da Sanco, in con-
formit della di lui promessa, e si ricorse alia total protezione del
re d' Ungaria, con rappresentarli, che se lui non'faceva restituir li
prigioni e disarmar Altomanno, la repubblica non poteva resister
da se II re con prontissima volont scrisse ad Altomanno, non
solo ordinandoli, ma con severit commandandoli dover restituire li
prigioni che teneva, concluder la pace e finir d' inquietar lo stato di
Eagusa. Queste lettere furono mandate dal Gara con un messo, Eos
di Michleus. fu indarno questo offizio, perciocche lui non obbedi,
ne cess d' inquietare lo stato sempre con nuove incursioni. E li
prigioni eran trattati con inumanit barbara, non uditasi prima tra
cristiani, mentre a forza. di tormenti faceva che si riscattassero.
Mori intanto, pieno d' anni e di perfidia, il conte Voisavo, che
tanto travagli la repubblica in vita sua. E mentre si sperava, che
la di lui morte, come aveva private lui di vita, cosi avesse spento
la iscordia tra la repubblica e quella easa, eontinuo niente di
meno rinimicizia
1
tra essa e Nicol Altomanno, di lui nipote, come
1
I ms. aggiugono: e seguitb a continuare, il che, h superfluo.
152
che fosse ereditaria. Costui aveva occupato lo stato di Voisavo,
imprigionando la di lui moglie e due figlioli, non avendo riguardo
die fossero suoi eugini. Ed avendo alli stati usurpati congiunto
anche degli altri al fiume Drina, sulli confini della Bossina, con-
cjuistati col suo valore nella eonfusione, in cui era imperio di
Eassia s'otto Vukascino, eominci i nuovo perseguitar i Eagusei, e,
raccolto im grosso escrcito, entr nello stato di Eagusa. Ed avendoli
la repubbliea mandato due ambasciatori, per mezzo de' quali spe-
rava doverlo rimover dall' incominciate incursioni, egii. non avendo
riguardo alle ragioni delle genti, scacci gli ambasciatori, senza
volerli ammettere, e cori-barbaro costume piuttosto voile proseguir
la guerra che ricever qualsivogiia soddisfazione. Onde la repubbliea,
non avendo pi dove cercar ripiego a schivar tanti danni, s'aceinse
a ripulsarlo con armi. Ed essendo venute in soccorso della repub-
bliea alcune truppe del re Tvarko, commandate da Sanco, gi
rimesso neila di lui grazia, eel unite con quelle della repubbliea,
clirette da Pasqual di Martinusio, furono spinte contro d' esso, ed
incontratisi con lui tra Breno e Trebigne, si combatte eon egual
valore, ma nel fine i Eagusei. esacerbti da tanti danni sofferti,
s'ostinarono o di morire, o di vincere, ed ebbero
1
fortuna di metter
in fuga li nemiei, con morte d' una buona parte d
1
essi e delli prin-
cipali del loro esercito, non avendo voluto dar quel giorno i Eagusei
quartiere ad alcuno, con dispiacere della repubbliea, che avrebbe
voluto aver prigioni di quella nazione, per poterli cambiare eon li
suoi, che erano in mano dell' Altomanno. Nella battaglia con pochi
Eagusei peri Sanco, condottiere delli Bossinesi, dopo aver eoin-
battuto come conveniva ad un capitan di quella qualita.
Essendo in tal maniera passate le cose tra li Eagusei e il conte
Nicolo, la repubbliea mand dimandar ajuto per mezzo di Giovanni
Gradi e Dobre alich, suoi ambasciatori, da Ludovico, il quale aveva
gi conosciuto il cattivo naturale, non solo dell'ltomanno, ma.
anche di tutti li baroni della Bossina e Servia, le quali provincie,
esseno feudi d'Ungaria, non volevano riconoscer la superiorit ne
sodclisfar al dovere de' feudatarj. Al che il re volendoli ridur per
forza, aveva mandato nelle provincie slave un corpo di truppe. sotto
la direzione di Nicol, conte palatino, e Nicol, vescovo di Strigonia.
Intanto neir Adriatico era entrato un tal Baldassare Genovese
con due fuste grosse, per depredar i navigli di mercanzie. La
repubbliea arrno tre galere grosse, capitan Nicol Oaboga, il quale,
partito verso Puglia, seopri li corsari appresso il monte S. An-
gelo. Questi, inseguiti, diedero in terra vicino a Bieste, ed ivi smon-
tarono, tenendosi per sicuri. II Oaboga, protestando a quelli di
Bieste, che se accorrevano al sollievo de' pirati, loro avrebbero
pagato la pena delli altrui misfatti, e da essi assicurato della
neutralita, sbarc con una parte della sua gente ed attacco i corsali
eon tal suceesso, cbe con perdita di molti furono . obbligati abban-
donar le robe predate. Ed intanto le glere si erano impadronite
1
che ebbero nei ms.

delle due fuste, le quali con le robe ricuperate furono condotte a
Bagusa.
I Bagusei nei tempi del re Stefano e
?
Orossio, ultimi della asa
i Nemagna, per il buon trattamento fattoli da quei principi, ave-
vano assorbito tutto il negozio della Eassia, ad esclusione d' ogni
altra nazione. Ma in questi tempi, perche qual regno era in dis-
ordine per la discordia regnante tra li principali baroni. non si
poteva con quiete dai Bagusei mercantare. E questi non potendo
star seiiza negozj, si diedero alia marina pi del eoasueto, fabbri^-
cando vascelli grossi. Estendendo il commercio alii pi lontani paesi,
11 riusci eon molta facilita d'esser aceolti in Egitto e sommamente
accarezzati
Ma la repubblica fece un altro bel trattato di prevenzione.
1
che
poi nei tempi avvenire le servi molto. Gi abbiamo detto, del 1365
aver ella fatto un trattato di commercio con Orhane
;
figiiolo d'Otto-
mano, Signore de' Turohi. Ora questo, avendo soggiogato una
buona parte della Bitinia e della Natolia, ed aveno in molte
battaglie superato i eristiani, dava indizj evidenti, che il suo im-
perio era per diltarsi, soggiogando gran parte dell'Europa, ed in
particolare la Grecia, Misia, Eassia e Bossina, per le discordie con-
tinue di quelle provincie e per infedelta ei loro principi; i quali
mali benche fossero da tutti preveduti, nessuno cercava rimedio^
col quale si potesse provedere alia commune salute. La repubblica
vedendo, che il primo suo trattato eon quella nazione le era riuscito,
mentre il convenuto fu osservato esattamente alii mercanti ragusei
ehe in quei paesi traffieavano, e dall' altra parte non esservi spe-
ranza di veder ripulsata quella potenza prima dell'arrivo ai suoi
confini, termin con sano consiglio di proeurar conservarla arnica
ed accomodarsi alia condizione de' tempi. Perci furono spediti a
Orhane due ambaseiatori in Natolia, dove allora si trovava. col suo
esercito. Egli, veendo esse'rli mandati ambaseiatori da cosi lontani
paesi eristiani, li ricevette con distinzione, ed aveno gi esperienza,
che i mercanti ragusei fossero gente quieta e commoda ai paesi, nei
quali traffieavano, convenne di far un nuovo trattato per la sussi-
stenza de' mercanti, e s' obblig di pigliaiii in protezione sua contro
ognuno che inquietasse, promettendo all'incontro la repubblica di
pagar a lui cinquecento ori all'anno. Ma perche obbligazione della
protezione. era espressa con parole equivoche, la repubblica, in
molte
:
occasioni presentatesi nei secoli susseguenti, pretese sempre,
che intelligenza della protezione si stendeva non solo sopra' i
mercanti, ma anehe sopra tutta la repubblica.
Duravano aneora l'lncursioni dell'Altomanno, e benche fosse stato
battuto come si disse, non lasciava di spinger spesso delle partite
nello stato. della repubblica. Ed avendo nella eorte d'Ungaria per
protettore il bano di Mazova, confldava molto nel suo favore e
mostrava di non erarsi degli ordini regj, perche con le sue de-
strezze il bano sapeva cosi bene governarsi, che ottenne una lettera
1
Ciofe: di ariticipazione, facenolo a tempo.
154
dal re, la quale fa mandata a Eagusa, in cui quel monarca ricer-
cava la repubblica, che mandasse due ambasciatori al bano di Ma-
zova con plenipotenze sufficient a far la pace, e che il bano sarebbe
a nome suo entrato, per mediatore.
La repubblica, avendo inteso il re essersi istradato verso
Dalmazia, voile prima, che Dobre Oalich e, Giovanni Gradi, suoi
ambasciatori, andassero dal re e li raccontassero tutti li progressi
e le novit fatte dall'Altomanno, e le notificassero anche a tutti li
^fg" prelati e baroni, che componevano quel consiglio e quella gran
corte, per metterlo in discredito appresso tutti. Ma accommise agli
ambasciatori, che segretamente procurassero col re di contentarsi
non accommetter al bano di Mazova il trattato tra la repubblica e
Altomanno, per esser quello di questo grand'amico e fautore, ma
questo negozio si trattasse alia corte ed in presenza di Sua Maest.
Aveva scritto in questo mentre il bano di Mazova alia repubblica,
che era risoluto di trasferirsi in persona ed abboccarsi coll' Altomanno,
per far liberar i prigioni e concluder la pace; che per li Eagusei
li mandassero una nota delli ritenuti e delli danni, che Altomanno
o li suoi avessero fatto. II senato, che per massima aveva preso di
mira non fidarsi del bano ed esplorar intanto gii ulteriori senti-
com^ nienti di Ludovico, rispose con espressioni gentili, che Altomanno
1-
_era testardo e che non voleva obbedire ne alii commandi del re,
ne alle ammonizioni d'esso bano; anzi, che quando la prima volta
fu dal bano avvertito, incrudeli piu aspramente contro gl' interessi
della repubblica, in modo che essa presentemente non poteva far
altro, prima che le fossero soddisfatti li danni e vedesse le sue ven-
dette con mortificazion dell' Altomanno; che pertanto era supplicato
esso bano attendere alia propria conservazione e d' entrar in questo
negozio quando sara sicuro di sortir con onore, per la poca fede
dell'Altomanno. Furono avvisati di tutto questo gli ambasciatori
in Ungaria, e di pi che li partigiani della repubblica, sudditi
dell'Altomanno, avevan fatto sapere aver esso detto a'suoi baroni,
che accetterebbe la pace con li Eagusei, ma, quando essi non si
contentassero convenir a tutte le sue soddisfazioni, farebbe ritener
all'improviso qualcheduno, e per riscatto li ridurrebbe a quel che
lui vorrebbe.
Ma perche s' era cominciato a mostrar pi dello spirito, non
vedendosi il fine della pace, la repubblica spinse alcune galere ed
altri legni armati nel golfo di Cattaro, non solo per impedir alii
sudditi dell' Altomanno il passo verso Canali, ma ancora, trovandoli
per quelle riviere ed in quei mari, farli ogni sorta di male. II com-
mandante di questa armata fu Andrea Benessa
;
con sotto di lui
Stefano Sorgo e Matteo Giorgi.
Questa risoluta operazione fece qualche buon effetto, perche Obrad,
chiefalia di Oanali, essendosi per accidente incontrato con Leone
Darsa, nobile raguseo, li commise, che dicesse alia repubblica, che
essa mandi una persona, in compagnia d' un suo delegato, all' Alto-
manno per trattare la pace, e che intanto si faccia una sospensione
d'armi. La repubblica, per mezzo del medesimo Darsa, li rispose, che
155
senza cmpgnia de' Eagusei il ehiefalia poteva mandar una persona ^ '
dali'Altomanno veder se voleva far la pace, ed in quanto alia tre-
gua, questo la repubblica non domandava, ma a sua contemplazione
accettava, con patto pero, che nessuno de'sudditi di Nicol ardisse
venire nello stato di Eagusa, ne meno alcun Eaguseo andar nelle
di lui tenute, ed in caso di contravenzione sia lecito alle parti far
prigioni li trasgressori; che arinata in Draceviza, nel golfo di
Oattaro, non debba in questo spazio offender alcuno in terra, ma
trovando barche, possa ritenerle, per non lasciar corseggiare. e che
questa tregua debba durare tre giorni dopo il ritorno della persona
da manarsi dal ehiefalia. Gonsiderando per la repubblica esser
bene la proposta del ehiefalia scriver all'Altomanno
1
, per veder
come da lui sarebbe sentita, lui rispose, che si contentava d' una
tregua fino al giorno festivo di s. Giorgio. Intanto Altomanno ,
scrisse alia repubblica, che Obrad. ehiefalia venirebbe per parte sua
a Eagusa per trattar la pace ed accomodar tutte le differenze, in
modo che non s'abbia in avvenire occasione di nuovi disturfei.
L' Altomanno aveva cominciato parlar con pi dimessi sentimenti,
mentre avendosi fatti nemici per il suo perverso proceder, tanto il
re Vukascino, come li Balsi, e questi principi avendo fatto un grosso
esercito per andar con tro di lui, Andrea Pasctroevich e Eadich
ehiefalia, personaggi dipendenti dalli Balsi, mandarono dalla repub-
blica dmandar soccorso di legni per poter traghettar nel canal di
Oattaro la soldatesca, che doveva spingersi all'attacco di Unogostie,
posto nella contrada di.Nichscichi, o d'altro luogo, dove fosse di
bisogno.
La repubblica non desiderosa d' altro, che far provar al nemico
in casa propria l'incommodo della guerra da lui phi volte nelle
tenute di lei portata, promise tanti bastimenti, qnanti li facevan di
bisogno. E per esplorar il fatto, accio si potesse con pi certezza
governar nel trattato di pace, che si dovea far col ehiefalia di Ca-
nali, mando dalli Andrea e Eadich per ambasciatore Paolo Giorgi,
dandoli commissione di pig-liar esatta informazione del modo, del
loco, del tempo e della quantit delle truppe de'capitani, che do-
G
^
m
vevano agire contro Altomanno, sotto pretesto di poterli proveder
A
1
imbarcazioni sufficienti, acci sul fatto non ci fosse deficienza.
Aderivano i Oattarini all'Altomanno, ed erano in rottura con
Giorgio Balsa, amico. e confederato della repubblica, la quale in
pi volte s' era impiegata trattar e stabilir la pace tra di loro; e
questo segui talora alia petizione de'Oattarini, e talvolta i l senat o
da se stesso si moveva procurarlo, per ridur tutto il paese. circon-
vicino viver in pace. Ed in tempo degli ambasciatori, per tal effetto
ultimamente mandati, avevano li Oattarini promesso al Balsa non
dar armi all' Altomanno, suo nemico; e fecero altri patti con giura-
menti d' osservarli, ma, disprezzando ogni promessa, fecero che un
1
U senso & pi chiaro, se le parole vengono disposte eosi: Considerando
per la repubblica esser bene scriver la proposta del ehiefalia all'Altomanno . . .
156
loro cittadino comprasse a Venezia una gran quantit d' arm i ed
alcuni pezzi d' artiglieria, e li dasse all' Altomanno. Per il che esso
Balsa si querel contro la repubblica, che lui fosse ingannato, per
mezzo d' essa e delli di lei ambasciatori. dalli Oattarini. E sicconif
1
quest! principi slavi tutti erano gente doppia e menzognera, cosi
lui invent, che la repubblica s' era fatta garante del trattato, sti-
pulato tra lui ed essi Cattarini.
Ma que-ti ancora nel medesimo tempo tenevano per piti cause
cattiva volonta contro la repubblica. Ed avendo un vescovo alia
corte d' Ungaria propizio, per mezzo d' esso ottennero una lettera
regia, nella quale il re ricercava la repubblica, che li cittadini di
, Ragusa non. praticassero le contrade de'Balsi. II che era contrario
non solo alia libert di Bagusa, ma anche molto dannoso alii citta-
dini e mercanti, i quali andavano per tutti i luoghi e parti del
mondo, e per li tornava conto di viver bene con ogni nazione.
mil" Per la qual causa non vollero astenersi dal praticare Ja Zenta. II
che ve.dendo i Oattarini, impetrarono lettere dal medesimo- vescovo,
le quali con proprj ambasciatori manarono a Bagusa. In esse era
scritto d' aver avuto informazione della sinistra volont della repub-
blica contro i Oattarini,; usando pessimi termini e procedendo ostrl-
mente con loro; per ricercava la repubblica proibir il commercio
con li Balsi e desister dalla loro amicizia Ma la repubblica si scus,
narrando tutto il progresso in tal materia seguito, e disse, che da
parte sua si procurava di viver con li Oattarini in pace. E preg
il medesimo vescovo rappresentar al re, la ricerea di non praticar in
in Zenta esser contraria alii trattati, fatti tra essa ed il regno d'Un-
garia, e dali'altra parte a se di molto pregiudizio, e di nessun utile
per li Oattarini, e di niun danno per quelli della Zenta, i quali
s'avrebbero provisto per mezzo d'altri di quelle mereanzie, che li
Eagusei li portavano da Venezia, soggkmgendo di pi, dalla repub-
blica non eredersi, che il re Ludovieo volesse li Eagusei astenersi
soli mercantar in quei paesi, quando ogni altro poteva a suo bene-
placito ivi negoziare. per averlo conosciuto principe giusto, e non
distrattore, ma conservatore dello stato pacifico; di Bagusa.
Aveva la repubblica mandato ambasciatori in ncona, , per con-
fermar gli antichi patti. Ma il cardinal di Bologna, che era allora
legato apostolico, non permise che si confermassero per sempre, ma
a tempo La qual cosa segui con
1
la volonta di quella communit,
li cittadini della quale rieercarono gli ambasciatori a riferir alia
com- repubblica, che essa, communit procurer li patti siano fermati per
un tempo indeterminato, purche la repubblica da parte sua operi
al fine proposto. II che essendo ai Eagusei molto a proposito, pre-
garono il re Ludovieo seriver lettere di raccomandazione per il pon-
tefice, per il legato di Bologna, per Gruglielmo cardinale, come fece,
e le mandb con. Natale, vescovo buduense con ordine, che per tal
fatto potesse trattar a nome suo con chi fosse di bisogno. E ci
(segui). con buon successo, perche per mezzo di questo prelato. li
1
con in ambo i cod., ma ! originale era forse contro.
157
patti furono confermati dover durare in perpetuo, senza preserizione
di tempo.
Ma se in un paese s' ampliava il eommercio, v' eran di quelli,
che in altra parte proeuravano scemarlo ai Eagusei. I Yeneziani
quattro anni innanzi avevano proibito, che i Eagusei a Venezia non
potessero ne vender le proprie robe alii forastieri, ne da questi coni-
prare, ma clebban fare tutti li contratti eon sudditi veneziani. La
qual cosa era contraria all' anticbe .consuetudini tra Veneziani e
Eagusei; e di pi dopo cbe questi licenziarono il conte veneziano,
quel governo non osservando il privilegio, come si disse, dato a'
Eagusei, esser riconosciuti come cittadini di Venezia, aveva imposto
nuovi dazj per li Eagusei soli. E non ebbe corta la vista, perche
con ci restrinse il eommercio alii Eagusei, giacche a questi non
com pliva mercantare, e lo amplio ai proprj sudditi, perche loro,
non pagando niente a Eagusa in conformit degli antichi patti,
avevano il commodo di estraer le proprie manifatture per via di
Eagusa con tanto vantaggio, senza ingerenza d' altra nazione, e da
cio provenne, che una gran quantita di mercanti veneziani concor-
resse a Eagusa con. fare un infimto traffico di quella nazione. Ma
il senato di Eagusa, che, vegliando sempre con attenzione pari al
dovere, indagava le maniere pi proprie per dilatar il eommercio
clelli proprj cittadini, stim bene di far una legge, che a Eagusa li
forastieri tra di se non possano negoziare, ne far contratti, sotto
pene gravissime, stimandosi questo unico mezzo per risponder con
adeguata proporzione alle novit veneziane, e per rifare eon usura
il danno, che si pativa neh" allontanamento delli mercanti da Venezia.
Eicevettero male li forastieri questa innovazione, e li mercanti
veneziani subito notificarono a Venezia. Quel governo scrisse a Eagusa,
che molta meraviglia la legge ultimamente fatta a Eagusa gli aveva
apportato, della quale ognuno s' aggravava, per ci ricercava la re-
pub blica restar contenta di rivocarla e ridur il negozio alia pristina
libert, e che li sudditi veneziani commoranti a Eagusa, o quelli che
per passo andassero, fossero bene eel onorevolmente trattati. La re-
pubblica subito per risposta diede un manifesto delle proprie ragioni,
fatto in forma di lettera, diretta al governo di Venezia, che a Eagusa
tutti li mercanti forastieri, e particolarmente i veneziani, erano bene
Co

_
ecl onorevolmente trattati, come anehe per il passato sempre s' e
fatto, ma che circa la nuova legge non s' e potuto far di meno per
la conservazione ed augmento della citt e stato di Eagusa, con
tutto che sino a quel tempo sia stata libert ad ognuno di negoziare,
come meglio li pareva, il che s' era scoperto molto dannoso e pre-
giudiziale alii cittadini di Eagusa. ed in appresso avrebbe causato la
total rovina di Eagusa; che pero di necessita bisogno venir a una
tale proibizione, la quale essendo fatta communemente a tutti li
forastieri, era pregato il dominio veneto compiacersi non aggravarsi
d' una legge, ne lamentarsi di quello, che in una citta libera lecita-
mente e giustamente s' e potuto fare, tanto pi che nella stessa citt
di Venezia si trovavano simili ed altri ordini phi stringenti, e di
continuo si fanno nuovi e riformano i vecehi per conservazione del
158
bene pubblico, e la repubblica di Eagusa non aver potuto fare eosa
migliore, pigliar per norma del proprio governo il metodo tenuto
da un senato prudentissimo e giustissimo, come e riputato quello
di Yenezia.
Non s' acquietarono i Yeneziani di questa risposta, e, eome si ripu-
tavano prepotenti a ragguaglio de'Eagusei, volevano. che dalli stessi
offesi fosse portato rispetto ai loro interessi. Perci terminarono di
levar totalmente il negozio ai Eagusei, e lo publiearono il giorno
della vigilia del natale con un bando, che sotto gravissime pene i
Eagusei non possano estraer da Yenezia, ne introdur alcuna sorte
-|n- di mercanzie. Ci intessi a Eagusa, e quanto il governo veneto
aveva operato, parve alia repubblica fare il medesimo, onde nel genaro
seguente fu terminato, "che, passato quel mese, i Yeneziani non possano
portare a Eagusa, ne estraer effetti di quella citt, sotto pena di
contrabando, tanto al Yeneziano, quanto a qualsivoglia persona che
con lui avesse fatto mercato. E perche li Yeneziani mostravano tanto
odio contro i Eagusei, per essere questi confederal con Ludovieo,
antico loro avversario, la repubblica porto le sue doglianze a quella
corte e scrisse lettere al medesimo re, ricapitateli per mezzo di
Biagio Eadovano proprio cittadino, e di poi per mezzo di Andrea
Gondola, cavaliere dello spron d' oro, e di Pietro suo fratello, ambidue
favoritissimi e molto araati dal re.
I Yeneziani non potendo tollerare d'esser ribattuti dai Eagusei eon
tanto spirito. e vedendo che questi, in cambio di domandar perdono,
avessero preso la massima di ricever piuttosto che dar soddisfazione,
non mancarono di travagliarli e cercar modi d' opprimerli. Sapendo
che i Eagusei per il passto avessero avuto discordie con Altomanno
e con li Oattarini, e questi con li Balsi, imaginaron di poter facil-
mente indur quelli baroni in una lega. Per mandarono alcune galere
con un ambasciatore alii Balsi ed all' Altomanno per trattar a danno
de' Eagusei, proponendo venir eon armata delle loro galere, e li
Balsi e Altomanno. facendo un esercito per terra, unitamente
assaltar Eagusa e Cattaro, sperando che con facilit si sarebbero
espugnate, se gli uni per terra e gli altri per mare le combattessero,
ed esse espugnate, Cattaro con le sue dipendenze dovesse restar alii
. Balsi, Stagno e Ponta all' Altomanno, e Eagusa col vecchio territorio
ai Yeneziani. Ma perche i Eagusei, per li molti interessi che avevano
in quelle due corti, avevano fatti molti confidenti negli stessi consigli
di quei baroni, appena promossa la proposta, furono notiziati di tutti
li sentimenti veneti. E la repubblica subito lo fece sapere al re
d'Ungaria, il quale scrisse lettere pressanti a quei due principi,
protestando che ad ogni piccola mossa lui in persona sarebbe venuto
con un esercito per difesa di quella citt, onde che pensassero bene
nel fare con li Yeneziani trattati contrarj alii di lui interessi.
Tanto fu bastante per sconvolger tutta idea veneziana, perche
quelli baroni non vollero imbarazzarsi in un trattato con li Yeneziani,
dal quale dovessero ricever danno sicuro e nessun guadagno. E la
repubblica, volendo assolutamente esser sicura di non aver che temere
dalla parte di terra, sprezzando gli attacchi che potesse avere dalla
159
parte del mare, s' industrio tanto, cne ridusse Giorgio Balsi venir
personalmente a Eagusa. E siccome tutti li Slavi nell' amicizia hanno
il cuore lubrico, non fece misterio di communicar al governo quanto
dai Yeneziani s'era ideato a danno ella repubblica, e di quanto
era .stato ricercato, e di poi con ttn trattato solenne conferm gli
antichi patti, stati tra la famiglia de'Balsi e la repubblica, e fece
nuove convenzioni, per confermare sempre maggiore amicizia. Con
che il senato delle di lui procedure rest contento.
LIBEO SETTIMO.
Nel governo politico delli stati, e particolarmente delle repubbliche
governate da gente vecchia, la principal massima sempre e stata non
sprezzar alcun sospetto, ma con cautelate procedure tastar il fondo
d' ogni affare, per poter con opportuni rimedj arrivar al fine delli
proprj interessi con sicurt di buon esito. Talche li Eagusei, mossi
da varj sospetti, appresi dalle contrariet del dominio veneto, si
risolsero mandar una solenne ambasciaria al re ungaro, implorar il
suo patrocinio e pregarlo volersi interporre con li Yeneziani per la
rivocazione del bando, fatto contra il commercio de' Eagusei a Ye-
nezia. Gli ambasciatori furono Martolo Tudisi e Nicol Gondola, con
istruzioni di procurar intorno a quel re, che lui, mosso da sua posta,
cereasse che li Yeneziani li mandassero un ambasciatore, col quale
trattasse questi negozj, parendo cosi dover nsultare maggior suo
onore e piii benefizio alia repubblica, e non pareno al re questo
buon mezzo, attendessero di far tanto, che il re mandasse un am-
basciatore, avvertendo, che se per caso volesse manar Stefano di
Yeglia, con ogni secretezza procurassero rimoverlo da questo soggetto,
fautore dei Yeneziani e per conseguenza poco grato alii Eagusei.
Arrivati gli ambasciatori in Ungaria, non parve a Ludovico tener
nel principio alcun delli mezzi suggeritili, ma ricercar solamente i
Yeneziani per mezzo d' una ben pressante lettera, la quale fu per
mezzo delli stessi Eagusei a Yenezia ricapitata. La risposta di quel
governo fu: li Eagusei aver innovato ordini contro antiche con-
suetudini per molto tempo osservate, ed esser stati richiesti piti volte
per la rivocazione senza aver voluto mai assentir ad alcun regolamento
di piti mite sistema; onde la repubblica veneta si sarebbe contentata
riinetter li Eagusei nel commercio di Yenezia ogni volta che a
Eagusa fosse rivocata la legge di non dover li forastieri negoziare
con esteri. Questa risposta fu subito communicata dal re ai Eagusei,
anzi la stessa lettera del senato veneto li fu consegnata. Gli amba-
sciatori incalzarono con le suppliche, rimostrando al re il danno,
che s'aveva da questa discordia, e impossibilit di piegarsi a dar
soddisfazione alia pretensione veneta, e lo pregarono di pi specifico
impegno.
II re risolse mandar un ambasciatore a Yenezia per trattar questo
negozio. E deput Simone Dorio, suo armiraglio di mare, col quale
ancora i Eagusei ordinarono dovesse andar Martolo Tudisi, uno dei
loro ambasciatori appresso il re, per instruir il Dorio delli interessi
161
della repubblica, importando molto ai Eagusei far pace eon li Ve-
neziani, ma che pero restasse in piedi a Eagusa la legge de' fora-
stieri. E pero procurarono col re e col Dorio, che nel trattato non
si piegasse in modo alcuno alia rivocazione d' essa, ed alli Veneziani,
in caso d' instanza contro la detta legge, fosse risposto, clie anche
eglino avevano una legge a Venezia della medesima sostanza; che
questa a Eagusa era per mera necessit; anzi, che sarebbe dovere
imporre alli Veneziani, che negoziavano a Eagusa, quello stesso
dazio, che loro dopo anno 1359 nuovamente avevano imposto in
Venezia alli eittadini di Eagusa. Questo fu accommesso al Tudisi,
per giusticar le ragioni della repubblica, se a Venezia fosse richiesto,
e di render informato il Dorio di tutto cio, aeciocehe egli, in caso
d' oecorrenza, sapesse difender le ragioni elli Eagusei, e procurasse
che in ogni modo restasse ferma la legge de' forastieri, ed il resto
si riducesse a quel termine, in cm.si trovava al tempo che essa
legge fu a Eagusa promulgata. . . .
Arrivato il Dorio a Venezia, per il molto rispetto portato a Lu-
ovico non spese molto tempo ad aecomodar la differenza. Sebbene
fosse pi volte ricercato per la rivocazione della legge, spunt che
senza altro il governo di Venezia alli 9 d'ottobre condiscendesse
alia sua petizione. Accomoo ogni eosa. ed ottenne, che li Eagusei
potessero come prima negoziare e traficar a Venezia liberamente, e
della terminazione di questo s' ebbe larghissime lettere.
Partito poi il Dorio da Venezia, con lui si eondusse anche il Tu-
disi, ed arrivati a ara, avvisarono tutti. due la repubblica della
concessione e libero commercio. Onde subito anche a Eagusa fu
rivocata quella parte solamente, la quale eonteneva che li Veneziani
non potessero portar robe, ne estraer, ne negoziare a Eagusa,
;
fa-
cendo restar ferma quella prima legge de'forastieri.
E perehe si dubitava, che il re a requisizione de'Veneziani non
si disponesse cercar la rivocazione d'essa, stava il senato di Ea-
gusa molto piii vigilante, sapendosi, che li Veneziani intendevano
malissimo.
1
E sebbene avevano condisceso a rivocar la proibizione
ai Eagusei di mercantare a. Venezia, avevano fatto a eontempla-
zione del re per mezzo del Dorio. Per avevano, ed a voce e con
lettere eonsegnate ad esso Dorio, pregato Ludovico tener modo, che
H Veneziani a Eagusa, tanto con li eittadini d'essa, quanto co'fora-
stieri, possano negoziare. II re conoscendo, che la vera quiete ed
il sommo beneficio de'Eagusei dipendeva dalla sussistenza di questa
legge, rispose a Venezia, che li Veneziani pofeyano, siccome per
innanzi, cosi in av venire, mercantare con li eittadini di Eagusa, ma
in quanto ai negozj con forastieri, che lui non poteva tener questo
modo con Ragusei per onor uo, ne poter con giusto titolo violare
le convenzioni fatte tra esso e la repubblica di Eagusa, ed esser
benissimo informato, che questa
;
senza la libert di governare con
massime adequate al suo stato, si distruggerebbe per la sua angustia;
che pero li pregava volessero desister di far richieste distruttive
1
Cioe: gli erano isposti malissimo. -
11
162
della libert di quella repubblica; e giacche avevano promesso alli
mis. Eagusei poter venir a Venezia, ed egli assieuratili snlla parola loro,
che possano andare senza timore delle persone e delle robe, egli
sperar che manterrebbero, acci da questo, e da altre cose simili,
Adreii-k pace sia ferraa e non corrotta. Questo era il tenore della lettera
qnias. scritta al senato veneto da. Ludovico, della quale mand a Eagusa
una copia. Ed essendo con buon successo passato questo negozio, si
licenziarono gli ambasciatori, e riportarono lettere favorevolissime
dal re alia repubblica, la quale a Simon Dorio fece un bel presente
per il suo impiego di Venezia.
La protezione di Ludovico, mostrata alli Eagusei, fece che questi
crescessero d' animo ed ideassero, con la di lui assistenza, proeaeeiar
com P*
u
o
T0SS
^
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J)
c n e n o n
erano quelli per terraferma di Slavonia.
mis. Avendo commodit di molte grosse navi, posero pensiero d'indursi
in Egitto. Onde, con l'ajuto del re Ludovico, ottennero da Gre-
A roii- gorio XI bolle e brevi di poter andar con le navi e mercanzie alle
quias. terre trasmarine, tenute dal sultano di Babilonia, e d'indi riportar
altre merci ed aver traffico con quelli suoi sudditi.
5. Era in questo mezzo Tvarco re di Bossina, che con altro nome
s' appellava Constantino, principe d' assai benigna naturalezza. Ed
essendo, per il suo regno, alli Eagusei fatte molte estorsioni, ed
anehe nel proprio stato della repubblica molti danni da Eadich,
com- chiefalia di Oanali, e Eadogna Hudiegiinovich
1
di Trebigne, a richiesta
"" della repubblica, per mezzo di Yito Gozze e Demetrio Benessa, con
13 7 6 . inaudita prontezza dal re fu fatto restituir tutto il tolto, tanto in
Bosna, che nello stato.
A
Ma da li a poco il re Tvarco mando a Eagusa Orassoje ricercar
13 7 7 . la repubblica, che vlesse pieggiarlo a quelli di Trebigne, promet-
forma- tendoli, che tutto quello di che restassero d'aecordo col re, lui
zioni. osserverebbe. Ma la repubblica si scus di non- poter entrare in un
fatto attinente ai Balsi, suoi contrarj, con li quali si stava in amicizia ;
che per lui si desiderata occasione di poterli mostrare tutta l'atten-
zione e riconoscenza, che aveva della sua amicizia, e aggradimento
della giustizia, da lui amministrata alli Eagusei. Tvarco non ricevette
a male la scusa, ma corrispose in tutte occasioni.
E tra poco dimostr quanta confidenza avesse nella fede della
repubblica, perche essendo nate alcune differenze tra lui e li Balsi
a causa de'confini dei luoghi occupati d'ambe le parti dopo la morte
di Nicol Altomanno, ne potendosi per mezzo alcuno accordare, final-
mente eonvennero d'abboccarsi in qualche luogo sicuro, con poco
seguito, per trovar qualche temperamento, ne entrar in guerra.
Elessero dunque lo stato di Eagusa, per decider-avanti quel senato
le differenze. Giorgio Balsi, uno dei fratelli, s'imbarc sotto Dol-
zigno in una galera, fatta ben armare, tenendovi dentro molta gente
nascosta, con disegno di poter avere in forze Tvarco, pereiocche
s'era appuntato farsi abboccamento sul scoglio di Lacroma. Ma
questo suo intento non pote aver effetto corrispondente al perverso
1
Kudieglinovich presso il Oerva.
163
pensiero, perche la republica fu avvisata dalli proprj pensionarj, che
teneya nella corte delli Balsi, come faceva in tutte T altre corti dei
principi slavi, ed il senato trasport sul scoglio della milizia ed
armo una galera, con la quale si condusse il re Tvarco a Lacroma.
Nel eui monastero, in presenza delli deputati del senato di Bagusa,
trattarono le cose loro. Ma siccome il Balsa non era venuto per far
accordi, ma con intenzione di sorprendere Tvarco, cosi, visto non
poterlo effettuare per il prepotente numero di .Ragusei, armati per .
sicurezza d'essi principi, non euro d'aceordure le differenze, ed
ognuno di loro torn a casa. Le pretensioni tanto dell' una parte,
come dell'altra, erano importune, e li senatori ragusei, ivi assistenti, An.
travagliarono per ritrovar ripieghi ad accordarli, ma non si pote
1378
"
operare cosa alcuna.
S' eran intanto ribellati i Oattarini da Ludovico, re d' Ungaria,
ed avevano dato non pochi indicj di aderenza ai Veneziani. La re-
pubblica mand non solo una persona espressa persuaderli ritornare
alia pristina divozione dell'Ungaro, ma anche aceompagno con le
persuasioni le minaccie. E spinse subito otto il commando di Ste-
fano Sorgo una galera ed una fusta nel canal di Oattaro per impe-
dirgli le vettovaglie ed altro, acci facessero ritorno all'obbedienza
regia, il ehe oper che dopo molti trattati li Oattarini effet-
tuassero quanto erano ricercati.
Mentre ci si trattava, la repubbliea ebbe sentore, che Luciano
Doria, generale dell' armata genovese, collegata col re Ludovico, non
era ben impressionato delle sue azioni. Laonde, per non lasciar cre-
scere li sospetti in congiunture de' tempi cosi torbidi, spinse Nicoio
di Niiico Gondola per' disingannarlo e per darli parte delle cose
seguite in materia de'Oattarini, i quali per opera d'essa repubbliea
erano ritornati alia divozione del re, loro signore. II general Doria
s'appag di questa soddisfazione.
Ma siccome la citt ripos
;
e dentro e fuori, li tre anni antecedent^
e li cittadini avevano cominciato goder li frutti della vera pace con
stender il cormnereio senza opposizione d'alcuno, cosi in quest'anno
cominci esser travagliata ed aver occasione di molte spese e so-
spensioni de'negozj, perciocche FinvECchiate inimicizie e discordie
tra Yeneziani e Genovesi furono causa di molte turbolenze nell' Adria-
tico. E li Genovesi, ajutati dal re Ludovico, ed a requisizione sua
anche da Eagusei, infestarono e diedero molti travagli al dominio
veneto, ed acciocche si sappia come li Eagusei entrassero ad aver
parte in queste guerre tra due potentissime repubbliche, si conviene
narrar il fatto dalla sua origine.
Aveva mosso guerra alii Yeneziani per differenza de' confini Fran-
cesco Oararo, .ajutato dal re Ludovico per gratitudine d'averlo avuto
favorevole nel ricupero della Dalmazia. Da ci li Yeneziani, mossi
contro il re, ebbero con la di lui gente piu battaglie con varj successi.
Ma questa animosit veheta spron Ludovico dar ajuto ai Genovesi,
i quali avevano cominciato la quarta guerra con li Yeneziani, a causa
delle diverse aderenze, che tenevano li Yeneziani a Oalojoan.impera-
tore e li Genovesi ad Andronico, suo figliolo. Ed in seguito fu
164
-conelusa. una lega tra II re Ludovico, la repubblica di Genova,
Francesco Cararo ed il patriarca d' Aquileja; ed essendo tra Ludovico
e Eaguei per patti espressi convenuto, ogni volta che lui armasse
nel golfo, la repubblica sia tenuta ajutarlo con legni armati, fu
necessario concorrer a questa guerra con alcune galere.
Ebbero dunque per questa causa li Eagusei sospette le forze venete.
E perci cominciarono presidiar Stagno, facendo concorrer a quella
difesa due deceni
1
de'nbili, cinque de' popolani e trenta del popolo,
sotto il goyerno di Marino Giugno di Menze, con sotto di lui Matteo
Giorgi e Biagio Sorgo, i quali furono rilevati da Giacomo Sorgo
commandante, con sotto d'esso Giacomo Gondola e Simone Sorgo,
eon autorit. libera, ordinandosi, che il conte di Stagno debba fer-
marsi in quella delle due citt, la qual vedesse dover esser attaccata
dai Veneziani, con presidio suftlciente, essendo stato
:
ordinate al
- capitano di Tarsteniza ridursi a Stagno, ogni volta che vedesse su
mis
- le montagne li segni della venuta dell' armata. E perche importava
molto ai baroni di Ohelmo la conservazione di Stagno sotto il do-
fo?nm-
m
i
m o
della repubblica, furono ricercati d' ajuto per il tempo d' attacco.
zioni. E dal conte d' Imotta, castellano di Ohelmo, Gimbich, furono doman-
dati naille uomini, ponendolisi in considerazione il danno che avrebbe
il contado di Ohelmo e li adiacenti paesi, quando si perdesse la
citt di Stagno; li Veneziani trovarsi all'imboccatura del golfo e
poter in ,una .veleggiata esser sotto Eagusa e Stagno. II conte con
tutta celerita sped! mille soldati sotto il commando di Oressoje, uno
dei nobili di Ohelmo.
Queste erano le disposizioni per Stagno, ma a Eagusa si stava in
continua vigilanza, avendosi primieramente proibito alii sudditi di
non andar al soldo d'alcun principe estero, e s'armarono le galere,
capitano Nicolo Gondola.
Mentre i Eagusei facevano questi apparecchi, annate de' Vene-
ziani e Genovesi s' erano trattenute in Levante, nelle parti di Cipro
e Soria, con diversi fatti d' armi. Ma entrata quella de' Veneziani,
capitano Vettor Pisani, nel golfo Adriatico con venticinque galere,
espugn la citt di Oattaro, avendo prima tentato animo de' Oattarini.
I quali, gente rozza e d'ingegni caldi
2
, con indecenza rispondendo,
sdegnarono il Pisani, per il che lui, messe le genti in terra, fece
dar assalto con tanto ardore, che le mura furono superate e la
citt presa e saecheggiata, avendosi reso anche quelli della rocca.
Sentitosi a Eagusa il disastro di Oattaro, fu giudicato pericoloso
al pubblico e privato, e per rispetto del re Ludovico, e per interesse
che s' aveva in quella eitta. ma molto piu perche, dominando in
essa i Veneziani, sarebbero le loro forze contigue a Eagusa. Onde
si mise mano a procurar di rimediare con ogni sollecitudine, e fu
mandato secretamente Pietro Ghisda dell'ordine di s. Francesco,
nativo di Oattaro, aceiocche confortasse cautamente li cittadini e
procurasse d'indurli tornar all'obbedienza di Ludovico, licenziando
1
Cioe : decine.
2
Cerva scrive catticli.
165
il podest, lasciato dali' armata veneta al suo partire, e che quando
fossero risoluti cosi operare, la repubblica di Bagusa, per obbligo
che le corre col re, e per amore d' essi suoi vi ini e parenti, era
disposta porgerli ogni ajuto e favore. Arriv il Ghisa a Oattaro,
senza che di se esse sospetto. Comineio le pratiche con ogni sorte
di persone e trov in quelli del popolo buona corrispondenza; ma,
oppressi dalla potenza' veneta, col re Ludovieo lontano, dicevano per
paura non potersi scoprire.
Ma a Bagusa, essendo state nel golfo tolte aleime navi ragusee
dalli Veneziani, non si perdeva tempo. Si armarono tutte le galere,
si vettovagli e si muni di tutto il necessario il easfcelo di S. Lo-
renzo. Si concesse un salvoeondotto generale per tutti qelli che
concorressero servir la repubblica, e si pubblic, che ognuno possa
offender i Veneziani, in persone e beni, dovunque si trovassero, e
fu accommesso al rettore ed alii due capitani di guerra, Marino
Menze e Martolo Tudisi, di condur soldatesca di fuori per difesa
della citt. Si mand domandare ajuto di gente dal re di Bossina. -
Furono abbattute le fabbriche e le chiese, che erano fin a quel tempo
congiurite con le mura della citt, e si diede in poco tempo perfe-
zione al castello di S. Margarita di Lavi.
Fatte tutte queste disposizioni, il re Tvareo di Bossina apparecchi
trecento soldati per mandarli in ajuto de' Bagusei, ed altrettanti
Morovlahi per Stagno. Ma la repubblica,, essendo avvisata dalli pen-
sionarj, che teneva in quella corte, trovarsi il re con i Veneziani
in un trattato secreto, giudic non poter ci essere senza danno
de' Bagusei; onde, per non aver i nemici nel seno e per aver tempo
di chiarirsi della verit, fu spedito ambasciatore al re Michiel Bobali,
per farlo soprastar col soccorso, sotto pretesto che per allora non
pareva facesse di bisogno, ma stasse apparecchiato per poter venire
ad ogni chiamata. E perche alia repubblica manc questo ajuto, non
voile eonceder al bano della Dalmazia tutte le galere per accompagnar
quelle de'Genovesi, che dovevano venir nel porto di Bagusa, col
scusarsi, che dovendosi presidiar la eitt di Bagusa e Stagno con
molta gente, non si poteva dar per allora pi di due galere, le quali
aveva solamente promesso al re Ludovieo. Intanto. si diede ordine
Com
.
al retfcore e commandanti, quando armata veneta s'appressasse alia
m
is.
citt, per passare tra essa citt e il scoglio di Lacroma, batterlo
con tutte le artiglierie dalle fortezze.
Avevano intanto i Genovesi quindici galere m mare, con le quali
erano anati contro il Pisani, e si batterono senza vittoria d'alcuno,
e armata genovese si ritir a Zara e la veneziana a Pola.
Avevano in questo mentre alcuni Zaratini con animo cattivo rap-
presentato a Ludovieo, che li Bagusei facevano occulte pratiche
con li Oattarini e concedevano a questi delle vettovaglie. Onde il re
mand a Bagusa Vladislavo ambasciatore, il quale procur inda gar corn-
s'era vera imputazione. Ma non trov dove potesse appoggiarsi,
mis
-
perche in quel tempo i Oattarini avevano fatto cattivi ufficj col re Re-
di Bossina, per causa di che egli nego alii Bagusei quelli soccorsi ziont
che altre volte aveva offerto. Onde la repubblica insinu all'amba-
166
sciatore ungaro, che per im presentaneo rimeio Ludovico ricereasse
il re di Rassia commanar a tutti i Eassiani, nessuno di loro-over
portare vettovaglie a Cattaro, poiche ivi si potrebbero proveder
armate veneziane per offender le citt della Dalmazia, le quali,
guando non avessero e patissero di vettovaglie, non potrebbero sus-
sister in questi contorni.
Sopragiunse intanto Antonio Fiesco, capitano genovese a Eagusa,
per andar combatter Oattaro, al quale la repubblica raccomand
quelli di Gliusctiza, per esser amici de' Eagusei. I Oattarini, inten-
dendo la sua venuta, e dubitando che anehe i Eagusei accompagnas-
sero il Fiesco colle lor galere, mandarono due ambasciatori per
trattar con Genovesi e Eagusei, i'quali, arrivati "a Eagusavecchia,
antieamente detta Epidauro notiziarono a Eagusa il loro arrivo.
Onde fu sospesa la mission contro- d' essi, sinche fossero uditi. E
senza far]i venire a Eagusa, furono mandati a Eagusavecchia
Giugno Gradi e Giacomo Sorgo, con la cognizione del Fiesco, per
sentir le loro proposte. Essi offerirono, che, in termine da esserli
assegnato, avrebbero levato il confalon veneziano e resisi al re Lu-
dovico. Fu concesso dunque il termine di giorni sei per eseguir la
promessa, e li fu dichiarato, che in caso d'inosservanza, e non
licenziando li magistrati veneti, ne ritornando all'obbedienza di Lu-
dovico, sarebbero dichiarati nemici, e che contra di loro si proce-
derebbe, come contro li stessi Veneziani.
Passato il termine di giorni sei, H Oattarini non attesero la promessa.
An. Onde, nel principio dell' anno nuovo, la repubblica mand solamente
1379-
la sua armata, capitano Stefano Sorgo, per prener tutti i navigli
nel golfo di Oattaro, e non potendoli prender, procurar di brugiarli,
e non permettere, che entrassero vettovaglie in quella citt,
Alii Oattarini non bastando non aver osservato quanto ave-
vano promesso, procurarono ogni male alia repubblica. E perci'
mandarono Marino Bucchia dal re di Bossina, promettendoli, cbe
quando si volesse dichiarare nemico de' Eagusei e proibir che dalli
suoi stati non si portassero vettovaglie a Eagusa, come allora si
faceva in abbondanza per ordine del re, essi Oattarini gli avrebbero
consegnato la citt e la fortezza di Oattaro, con molti altri partiti
larghissimi per quel sovrano. Fu potente questa offerta nel di lui
animo, percioeehe quei principi mediterranei di Slavonia desidera-
vano provedersi di qualche porto sulla marina. Onde s' indusse proibir,
che nessuna vettovaglia fosse portata da' suoi a Eagusa, e perche
li Oattarini dubitavano, che facilmente il re si volterebbe di proposito,
tenevano continuamente ambasciatore appresso di lui.
Saputesi queste loro procedure dal bano di Dalmazia, mand a
mis." Eagusa, che d'indi si mandasse una persona a Oattaro, in suo nome,
fofm
c o n u n a
^
e
^
era
5 P
er
ricercarli, che volessero dare ultima risoluzione,
zin?.~ se intendevano ritornar all'obbedienza del proprio principe. Essi non
solamente che non diedero la risposta, ma tormentarono crudelmente
la persona mandata; onde di subito si mand Giovanni Pozza con
tre legni armati a danni loro. E con tutto che il re di Bossina
ricereasse per mezzo de' suoi ambasciatori la repubblica desister
167
dall'offese contro i Oattarini, non fu compiaciuto, ed anehe li fu.
negata la barca per trasferir essi ambasciatori a Oattaro.
Trovavansi allora le quattro galere genovesi nel porto di Eagusa, ed
accompagnatesi con quelle della repubblica, capitano Michele Menze,
andarono all'assedio di oattaro. E Stefano Sorgo per terra con buon
numero di soldati penetr nelle loro tenute e distrusse le loro sa-
line. Ma armata delle galere prese navigli cattarmi, e prima
che arrivasse sotto Oattaro, il popolo di quella citt, essendo im-
paziente di patir tante. ruine, e supponendo, come e solito del volgo,
ogni male provenirli dal cattivo governo de'magistrati, si sollev e
cacci dalla citt i.l magistrato con tutti li nobili.
Di questa enorme azione senti il senato di Eagusa gran dispiacere,
si perche a Oattaro in' quel tempo si trovavano molti nobili loro
parenti, si anche perche si dubi tava, che con questb esempio non ve-
nisse darsi animo alii altri popoli far simili insulti. Pero fu a Eagusa
ricevuta quella nobilt con le famiglie, e ricoverandosi ivi le monache,
furono accomodate nel monastero di: S. Ohiara. E subito fu spedito
Michiel Eesti con alcune galere di fresco armate verso la bocca del
golfo a trattenersi nelle vicinanze di Durazzo, per non lasciar passar
0om
.
soecorso a Oattaro dalle parti di Levante, suddite a Venezia, sinche
mis
-
armata genovese e ragusea fosse sotto Oattaro, dove arrivata fece
lo sbai^co e pose assedio formale alia citt. E quel popolo, avendo
esperimentato esser piu facile cacciar il proprio magistrato, che
senza governo di gente esperta sapersi regger nelle occasioni, fu
necessitato rendersi e ritornar al vassallaggio del re Ludovico, loro
principe naturale. Ed aveno mancamento di sale, per esser le loro
saline distrutte/li fu concesso da Eagusa, tanto pero che bastasse
puramente per uso della citt sola. E-li Eagusei mandarono Gio-
vanni Longo notificarli, che essendo ritornati all' obbedienza del pro-
prio principe, la repubblica di Eagusa li ricouosceva per, amici. e
clava a tutti un salvocondotto, concedendoli il trafiicare, eccettuato
col sale.
Ma la repubblica, che aveva gusto rimetter li magistrati e nobili
nel pristino stato, ricerc Nicol Scez, che dal re Ludovico era fatto
bano di Dalmazia e Oroazia, ed ottenuta da lui una lettera com-
minatoria, furono chiamati a Eagusa Medan e Matko, capi di quei
sollevati, con li quali s'oper tanto, che furono persuasi ricever
un'altra volta il magistrato e la nobilt nella citt. Ed acciocche
meglio si potesse accomodar questo negozio, fu spedito verso Oattaro
Matteo Giorgi, col qual andarono detti Medan e Matko. Ed il Giorgi,
arrivato in quella citt, fece ogni sforzo per rassettar quei tumulti.
Alia fine il popolo si content ricever nella eitt il magistrato con
gli altri nobili, quando per verrebbe assicurato, che nell' avvenire
non li sar fatto alcun dispiacere a causa delli passati tumulti. Ed il
Giorgi, a nome della repubblica, garanti il trattato, e cosi s' acquietb.
Mentre queste cose passavano a Eagusa e Oattaro, i Veneziani si
trovavano a Pola ed i Genovesi a Zara. Ed essendo sul fine d'aprile
passate per acque di Eagusa sei galere genovesi, di nuovo venute
per rinforzo della loro armata, ricercarono la repubblica, che volesse
168
dar ajuto promesso al re. Per il che i Ragusei mandarono due
galere, capitanate da Matteo Giorgi e Marino Bodazza, i quali doves-
sero presentarsi a Nicol Scez bano ed a Luciano Doria, generale
de'Genovesi, dicendo, che la repubblica K mandava seguir gli ordini
loro per la promessa de'patti, fatti col re Ludovico, e la volont
loro per servizio d'esso re, ed a danni de'Veneziani, suoi nemici.
Partirono le galere da Eagusa T ultimo d' aprile, ed in poche gior-
nate si coDgiimsero
1
in Zara con armata della lega, da dove furono
mandate quattordeci galere a Pola, le quali essendo comparse un
miglio incirca lontano dal porto, comineiarono invitar li Yeneziani
al eombattimento. Delle altre galere de' collegati, venute nuovamente
da Genova e da Eagusa, i Yeneziani non avevano cognizione alcima,
e cosi i collegati .poterono asconder dieci galere dietro un promon-
torio, vicino al porto. II Pisani, che di queste non sapeva altro, si
mosse con tutta armata contro le prime quattordeci, con le quali
avendo attaccato una fiera battaglia, la capitana del Doria e del
Pisani s'attaccarono tra di se e Luciano Doria rest uceiso da Donato
Zeno. Intanto avendo li Genovesi cominciato a poco a poco piegare
e li Yeneziani inealzarli, questi furono condotti dove stavano altre
galere de' collegati nascoste, le quali allora avendo circonata armata
veneziana, gi stanca per il primo eombattimento, le diedero una
battuta fiera. Ed il Pisani ebbe la fortuna di poter fuggir con poche
galere verso Yenezia, lasciando alii collegati il dominio del mare ed
una vittoria compiuta, mentre. presero quindici galere venete ed una
gran quantit di prigioni.
Con questa rotta i Yeneziani perderono quasi tutte le forze del
mare. Li collegati, gonfj da cosi prosperi successi, alzarono le loro
speranze a maggior imprese. Eacconciate le galere dalli patimenti
sofferti nella battaglia, e riarmando con ajuto dei Dalmatini le
quindici galere tolte alii Yeneziani, uscirono un' altra volta con
quaranta galere. E tutta quella campagna non fecero altro che danni
e rovine alii Yeneziani; presero molte lor terre in Istria, e di poi
abbruciarono una parte di Ghiozza. *
I Yeneziani sempre avvezzi occupar le cose d'altri, ora ridotti a
difender il proprio ed impauriti di qualche male maggiore, fortifi-
carono il porto con catene ed altro, e con un vascello appresso
Malamocco. Per si vedeva che non potevano sortire a fronte della
armata collegata; onde questa, in cosi buona oecasione capitanata da
Pietro Doria, si spinse sotto Ohiozza, e coll' ajuto del Gararo la prese
eon morte di tutto il presidio, e, saccheggiata la citt, furono inalzati
li stendardi del re Ludovico, de'Genovesi e del Oararo. Questa vit-
toria impauri tanto li Yeneziani, che credevano non restarvi alcuna
speranza di salute a quella repubblica. E li Eagusei, intese queste
Re- nuove, mandarono Marino Bona congratularsi col bano di Dalmzia'
i?."

1 generale Pietro Doria delle prosperita, conseguite da' collegati
per mezzo delle loro operazioni e consigli, raccomandandoli insieme
le genti ragusee e legni che si trovavano in armata al servizio
de' collegati.
1
congiuntesi nei ms.
169
Vi s'on gV istorici, ..che serivono esito di questa guerra, ma nel
disastro de'Genovesi non essersi
2
trovate le galere ragusee, salvate
dalla prudenza del Giorgi loro commandante. Io torno alle cose
attinenti alia repubblica, tanto pi che nemmeno negli archivi pub-
blici, direttori di quest' istoria, trovo la cagione, per la quale il
Giorgi si fosse separato dalli Genovesi, ella armata de' quali certo
e che il disastro fu universale, ed il Giorgi segui a servir la pro-
pria repubblica per molto tempo in appresso con operazioni, degne
del suo valore e prudenza. ' .
Intanto che succeevano le cose da noi narrate, il re di Bossina
s' era dichiarato nemico de' Eagusei, per aver loro procurato ed
operatosi, che li Cattarini ritornassero all' obbeienza del re d'Un-
garia. E forse li Oattaririi fomentavano questo sinistro affetto del
re bossinese, perche li Eagusei tenevano continuamente le barche
armate per non lasciar portar a Oattaro sale, contentandosi di cio
il re Ungaria. La repubblica, conoscendo ostilit del Bossinese
non proceder da legittima cagione, e che sarebbe cosa facile farli
mutar proposito. interpose Brajan di Nenada e Pribillo de Oarana,
acci loro s' operassero che coll' esercito, apparecchiato venir a danni
de' Eagusei, non si movesse, ma dasse luogo ad un trattato. S' erano
pero i Eagusei apparecchiati con tutte le forze resister e vietarli
ingresso nello stato di Eagusa; ma non segui cosa di momento,
con tutto che venissero ali'esercito bossinese il giupano ed il voje-
voda, i quali dovevno commandarlo.
Intanto da Eagusa fu mandato Giorgi con una galera ed una
fusta seorrer-il golfo per tutta la costa di Puglia fin a capo d' Otranto
e Pasino, per tenerlo netto da corsali. E nel corso s'incontr il
Giorgi con una nave anconitana, carica dl robe delli sudditi veneziani,
la quale prese e condusse a Eagusa. Intesasi la cosa, il conte di
ara mand ripeter le robe. assereno che queste erano di certi
Zaratini, sudditi suoi. La cosa ventilatasi tra lui e li ambasciatori
ella repubblica, Michiel Martinusio e Giacomo Proulo, le cavilla-
zioni del conte furono riprovate e terminato, le robe esser state
intercette in giusta guerra alli nemici e devolute al fisco.
Ma li Veneziani 'si vollero rifare di tutte le procedure de' Eagusei,
e non aveno opposizioni de'Genovesi in mare, manarono alcune
galere, le quali brugiarono il mercato dl Narenta, che atteneva alia
repubblica, e di poi per tutto lo stato alle marine andarono bru-
giando e saccheggiando, sinche arrivarono al porto di Malfi; dove
intanto essendo accorsa molta gente dalli paesi bossinesi in ajuto
de'Eagusei, ed unitisi con questi, attaccarono le dette galere-in quel
porto stretto ed ebbero la sorte d'impadronirsi di due galere con
tutta la gente e fugar le altre. I Veneziani, volendo ricuperar le
dette due galere e la gente presa, convennero con li Eagusei nscat-
tarle con due. 15.000 e far la tregua per anni dieci tra le due re-
pubbliche. Li anari, sborsati dalli Veneziani, furono tutti dal senato
di Eagusa spartiti alli Bossinesi, che con tanto valore s' impiegarono
1
essendosi nei ms., il che rende aneor piti brutto il periodo.
170
in servizio dell a repubblica, per averli pronti in simili occasions che
in appresso potessero occorrer.
^81. Poco dopo la tregua fatta tra Veneziani e Eagusei, fecero la pace
An. tutti li collegati con la repubblica veneta. E anno seguente segui
1882
' la mor.te di Ludovico il Grande,, re d' Ungaria, principe di tutte le
piii eminenti qualit, che possono render immortale la fama d' un
monarca. Egli fu benemerito non solo della repubblica di Eagusa
da lui protetta, ma di tutta la Dalmazia, ridotta all'antico stato di
libert dalla soggezione de' Veneziani. A Eagusa furono fatte sol en-.'
nissime esequie a questo principe e fu deputato Pietro Gondola per
ambasciatore in Ungaria a condolersi della morte di Ludovico.
Ma questa seguita, si videro gli effetti della perdita d' un cosi
gran protettore, pereiocche il re di Bossina comineio immediata-
mente pensr per offender li Egusei. E perci aveva dimanclato
forma- aleune ragioni, appartenenti al negozio del sale, e mandato amba-
zioni. sciatori per tal effetto, ai quali farono mostrati li privilegj dell' im-
peratore Stefano. E non contenta la repubblica d' aver giustificato
le cose sue appresso gli ambasciatori del re, mand essa Demetfio
Benessa e Giugno Sorgo, i quali ottennero da Tvarco tutte le con-
fermazioni delli privilegj appartenenti al sale, gi ottenuti in tempo
dell' imperatore Stefano.
Non si ferm la cosa qui, essendosi avuto sentore che per la
Ee
_ morte di Ludovico i Veneziani avriano tentato impadronirsi un' altra
forma- volta della Dalmazia, la cui perita sarebbe di sommo pregiudizio
Z10m
' agl' interessi della repubblica di Eagusa. Fu communicata la cosa
con li Dalmatini, ed avutone un ambasciatore per tal effetto da
Zara, si concluse una lega difensiva tra tutte le'citta della Dalmazia.
E si dichiar, che questa lega anche s' intendesse contro li circon-
vicini di terra ferma, quando volessero venir ad infestar i Eagusei,
perche la repubblica, non avendo per se grande apprensione delle
Re
_ forze venete, e concorrendo con pi forze dell' altre citt in questa
forma,- lega, voleva esser sollevata da questa parte, dove spesso veniva a
zl om
' esser travagliata.
Li Eagusei, eonoscendo molto bene il natural e' Slavi, gente che
s' attacca alia corteccia, e che, per farsi stimare da loro, bisogna
ostentarli la propria potenza, conclusa questa lega, mandarono su-
bito Biagio Sorgo e Matteo Giorgi ambasciatori alii Balsi
7
per farli
consapevoli di questa conclusione.
Intanto fu portata una lettera di Maria, figliola di Ludovico,
chiamata dagli Ungari re Maria, nella quale dava parte alia repub-
blica della sua assunzione a quel troho, riconosciuta da tutti gli
An
ordini del regno. II lator della lettera fu rimunerato. E poco dopo
1383. arriv Nicol, preposito di S. Pietro di Poscega, ministro della re-
gina, per confermar li patti e convenzioni antiche tra la repubblica
ed il regno d' Ungaria. II che fu fatto da Andrea Sorgo, rettore, a
16 di febraro.
Alia repubblica poi importava molto rimover, che il sale non si
portasse in Slavonia d'altrove, che da Eagusa, secondo gli antichi
patti. E li castelli, nuovamente fabbricati nelle vicinanze delle ma-
171
rine, erano di molto danno, perche s' era comineiato introdur il
sale dentro a quelli; perci la repnbbMa porto le sue doglianze
alia regina per mezzo del Gondola, con instanza di commaiidar al
capitano Grubacca,
1
- che secondo la forma de' patti non ricevesse
nel castello sale forastiero. E per serrar entrata del flume di Na-
renta, si fabbrico sull'imboccatura d
;
esso il castello di Barsctanik.
E a Pietro Giorgi da ara, mmzio ella regina, mandato a Eagusa
a richiesta de'Oattarini, i quali si lamentavano di non aver sale,
fu risposto, che li Oattarini non pativano di sale, avendone . tanto,
quanto faceva di bisogno per uso della citta, e che avessero pazi-
enza non poter mercantare con esso, volendo ta repubblica farsi
mantenere negli antichi suoi privilegj, Pu mandato ancora Marino
Bona ambasciatore a ara procurar che sia demolito il castello di
Sutorina e altro, di nuovo fatto.
Aveva intanto il re di Bossina mandato il conte Vukascino e
Vladoje per domanar un nobile''dalla repubblica, il quale dovesse
esser sopraintendente di tutte le sue fortezze e presidj di quelle.
Ma perche la repubblica aveva massima stabilita, che li suoi no-
bili non potessero servire principi circonvicini, per non aver gelosie
nelF interno del governo a causa dell' aderenze, e voleva che li pa-
trizj fossero indipendenti d' ogni altro, fuorche dell' onore dovuto
alia patria, eosi assolutamente diede la negativa, tanto pi che gi
si sapeva a Eagusa, il re attualmente esser impiegato nel raccoglier
nn esercito, col quale voleva far delle novit ai coniini della re-
pubblica, per afforzar questa a concorrer alia sua volont circa il
commercio del sale. . E la repubblica non intendendo di rilassar dagli
antichi suoi privilegj, e di privarsi dell'utile, che era apportato
col proveder a tutte le provincie slave il sale, cre Matteo Giorgi
commandante supremo delle sue milizie, con disposizione d' andar
incontrar il re, prima che armato entrasse nelli stati i Eagusa, per
impedirli a far danno, e di pi furono mandati verso Zara con una
galera Demetrio Benessa e Luca Bona ambasciatori per andare in
Ungaria dalla regina. II che inteso dal re di Bossina, e non desi-
derando aver a fare con gli Ungari, spedi un ambasciatore a Ra-
gusa per mitigar la repubblica e domanar annuo censo che si
pagava. Eu risposto, che mentre si stava preparando il censo, sopra-
venne la nuova dell'armamento che faceva il re a danni de'Eagusei.
Lui, avvisato di cio dal suo ambasciatore, si fece intender, che li
fossero mandati gli ambasciatori, del che fu compiaciuto, eon com-

-
missione data a essi d'accomodar tutti li dispareri, purche sia con -
f
^ i
onore della repubblica e confacente alia conservazione d' essa.
;
Oontinuavano ancora le guerre in Puglia tra Luigi d' Angi e
Carlo, e per il ricupero del regno di Napoli e per cacciar dalla
sede pontificia Urbano e sostener Olemente. E tra queste confusioni
entrarono in golfo due galere, piene di nobilt francese e catalana,
le quali a. guisa de' corsali depredavano i navigli, tra li quali pre-
sem un raguseo nel porto di Giuliana, proveniente da Venezia. Fe-
1
Orubaccio presso il Cerva.
172
cero prigioni tutti quelli che sopra vi trovarono, e tra questi un
nobile, Aloisio Gozze. Intesosi cio a Bagusa il giorno della festivita
del natale, furono spedite subito tre galere, capitanate dal piti volte
mentovato Matteo Giorgi, con sotto di lui Demetrio
1
Benessa e Ja-
como Prodanelli, con ordine d'iuseguirli ino.alia Paranciana, essen-
dosi inteso voler quelli andar verso Yenezia. Ma, trovati dalle galere
ragusee i Francesi in Dalmazia, ed azzuffatisi il primo giorno del
seguente anno, restarono i Bagusei vittoriosi e prese le galere fran-
cesi con tutta la gente e nobilt che dentro si trovava. Li principali
prigioni furono: Pietro di Bedonio, Tristano di Eoja, Oorrado di
Carleville, Ubaldo di Nicla, Gaifer de Sale, Arnaldo de Chrichi(?)
2
Dilimberg, Pietro de Corona, Ludovico de Monte Gaudj, Giovanni
Etreteville, scudieri del re di Francia, Filippino Delinier, Giovanni
de Bujer. Questi furono conotti a Bagusa e le due loro galere get-
tate a fondo.
La repubblica subito spedi Giugno Sorgo e Nieolo Gondola am-
basciatori in Ungaria per notiziar questa cattura, e li principali pri-
gioni furono messi in luoghi sicuri, e gli altri, liberati, furono
mandati in Puglia, acciocche li ritenuti potessero scriver dove li
piacesse, per cercar il modo della propria liberazione.
Poco dopo pervennero a Bagusa ambasciatori di diversi poten-
tate II primo venne dal re Carlo di Sicilia, poi dal duca di Milano,
per domandar i prigioni. Ad ambidue fu negata la domanda. E
questi ambasciatori ebbero commissione non potendo operar a Ba-
gusa, trasferirsi in Ungaria. Vennero per il medesimo effetto anche
gli ambasciatori, del duca d'Angi, i quali da Bagusa dovevano
trasferirsi dal duca Leopoldo e dali'imperatore. A. tutti questi mi-
nistri fu concesso poter parlar coi prigioni, assistenti due nobili
7
deputati a questo effetto. Ma alli ambasciatori d'Angi la repubblica
rispose, nn poterli dar certa risposta fin ali' arrivo della risposta
d'Ungaria, dove s'era data notizia del s'eguito. La stessa risposta
si diede anche alli ambasciatori veneziani ed a Quelli di Galeazzo,
conte della Yirt, e Bernabone. Non mancarono le stesse regine
d' Ungaria mandar un loro ambasciatore a Bagusa, ma nemmeno
questo pte riuscir per le pretensioni della pace.
3
Segui intanto la morte del duca d' Angio,il che agevol il ne-
gozio. Domandarono le regine d'Ungaria, che dalla repubblica se gli
mandassero gli ambasciatori, per procurar di trovar qualche tempe-
ramento ali' affare. E furono mandati Marino Bona e Olemente di
Marino Gozze. Ma la repubblica, vedendo di non pater resistere
ali' intercessioni di tanti principi, antecedenteinente aveva terminato
di metter li prigioni in libert, quando essa fosse accertata del ri-
sarcimento dei danni fatti da loro ai Bagusei ed assicurata di non
ricever in avvenire ne molestia, ne danno, ne infestazione. Pereio
1
Oerva reca la forma slava del nome: Dime.
2
Se non tutti, molti di questi nomi francesi vennero senza dubbio deformati
da chi primo li scriveva. Ancor pi ioformi sono negli Annali del Eagnina,
p. 288.
3
delle parti assai meglio nel ms. Cerva;
173
si cominci trattare, che tutti quelli principi, i quali s'erano frap-
posti per loro, ovessero promettere e farsi garanti per mezzo cle' loro
ambasciatori di tutto quel che si convenisse con gli ambasciatori
f
J^
del re di Francia,.! quali gi erano arrivati a Venezia, e con li'zioni.
quali si doveva trattar la forma dell' aggiustamento.
Arrivati poi gli ambasciatori francesi, proposero riscattar li prigioni. ^ .
Ma la repubblica rispose volerli lasciar liberi ali' intercessione di
tanti principi, purche il re di Francia giurasse sopra evahgelo,
che mai offenderebbe la repubblica di Eagusa, ne farebbe male ad
alcun Eaguseo per vendetta di questa prigionia. II Francese negava
di prestare il giuramento, scusanclosi col costume contrario in Francia.
Ma i Eagusei ostinati non convenir in alcun altro modo, il re di
Francia risolse di giurare, cosi anche tutti gli altri principi che
'erano frapposti. E li stessi prigioni giurarono, che in appresso sa-,
ranno sempre amici de'Eagusei, e cosl furono liberati.
In questo tempo essendo sollecitato il re Carlo da alcuni baroni - An.
d'Ungaria venir togliere la corona di quel regno, vacante per la ^
86-
morte di re Ludovico senza figlioli maschi, benche avesse lasciato
Maria, sua figliola, chiamata dagli Ungari re Maria, come re maschio
ed erede di Ludovico, tuttavia deliber d' andarci, volendosi liberare
dalle molestie nel regno di Napoli. E giunto in Ungaria, fu accolto
eon grande onore per opera di Giovanni bano, suo partigiano, e
coronato in Alba Eeale, di volonta d'Elisabetta, regina vedova del
defunto Ludovico, e del re Maria, sua figliola, le quali ogni loro
ragione gli rinunciarono, non potendo far altrimenti. \
. II re Carlo spedi a Eagusa dar parte della sua assunzione a quel
trono, e la repubblica fece dimostrazioni solamente con la designa-
f o
^
a
.
zione degli ambasciatori per rallegrarsi. Ma non segui felice acquisto zioni.
di un regno non legittimamente dovutogli, perciocclie fu ammazzato
da un certo Fregan Blaso, consenziente la regina. Ed a Eagusa la
morte di Carlo, improvisamente successa, non apport alcuna di-
mostrazione di dolore o allegrezza, essendo gi stata da principio
cosa incerta, se dovesse stabilirsi il suo governo in Ungaria, e non
meno incerto, quale verso la repubblica dovesse esser Faiiimo di
Carlo, stabilito che si fosse. Ma in qualunque caso giudic il se-
nato non poter esser che di grande stabilimento e riputazione alle
cose proprie il non fare dimostrazione alcuna per allora; bensl solo
s'ingross il presidio,, tanto di Eagusa, come di Stagno, per tema
tanto dell'armata del re Carlo, che si.tfovava nell' Adriatico, come
de'Veneziani e de'Turchi, che pure s'intendeva esser in mare.
Ma, in queste azioni politi che* e militari, non si scordava dalla
repubblica il governo economico, perciocche rinnovarono li patti e
le convenzioni antiche del commercio reciproco con li Messinesi e
quelli di Siracua. Ed acciocche alii mercanti fosse piii sicuro il
transito del mare, a richiesta degli ambasciatori di Spalatro e di
Carlo Tobia, si fece lega tra la repubblica, Zaratini ed altre citt
della Dalmazia contro li corsali, che scorrevano in mare, e contro ^ma-
li loro fautori e quelli che li davano asilo. Per confermar la lega
zioni
;
fu mandato Clemente di Marino Gozze ambasciatore. .
174
I Turchi in questo mezzo andavano seorrendo la Eassia ed una
parte di Bossina. Onde irapaurita quella gente fuggiva in molta
copia per salvarsi verso la marina, e dalla repubblica furono ricet-
tati a Stagno. Ed in particolare questo anno concorse gran molti-
tudine, del che fu avvisato il re di Bossina, e che la repubblica
aveva terminato salvar tutti quelli che dalla furia de' Turchi venis-
sero ricoverarsi. Ed a Lazzaro e Volchio Brancovich in Servia fu
mandato Giacomo Prodanelli ambasciatore per informarli della me-
desima cosa, acci quelli principi non avessero a male tant' aliena-
zione de'loro sudditi.
II re di Bossina, vedendo che li Turchi andavano innanzi ed
occupavano li paesi vicini, dubitando di qualche sinistro caso, mando
a Eagusa un suo ambasciatore per tentar animo del governo sopra
la sua sicurezza, se fosse obbligato ritirarsi alia marina. Fu assicu-
rato dal senato. che il re sarebbe ricevuto per stare sicuramente
con tutti li suoi, e non solamente mantenuti per il tempo neces-
sario, rna ancora difesi, in caso che il bisogno lo ricercasse. Onde
il re poi mand Tripe, suo protovestiario, e Vlatko vojevoa, suoi.
ambasciatori, con lettere patenti delli patti e confederazioni tra la
repubblica e quella corona, per conformarle alia osservanza delle
convenzioni, promesse dalla repubblica alii re di Eassia e Bossina,
e per corroborarle con giuramento.
II gran concorso de' Slavi, immersi non solo nello scisma, ma in
molte altre eresie, a,Stagno e Ponta, ritardava le pie operazioni
della repubblica di ridur quella provincia per intiero alia religion
cattolica, come aveva travagiiato sempre sino a quest'ora, dal tempo
. che s' impadroni di Stagno, desiderando aver tutto il suo stato fe-
dele sotto una'stessa religione. Questo anno fu terminato ed asse-
gnato di darsi dalle decime di Stagno e Ponta due. 100 annui al
vescovo di Stagno e Oorzola, perciocche questa isolain questo tempo
era annessa e sottoposta al veseovato di Stagno, che la ragion, di
stato nelli futuri secoii disgiunse, come si dira, se Iddio cigara
vita per proseguir questa istoria.
Mentre si credeva, che con la morte del re Carlo sarebbero sopite
le discordie in Ungaria, e per conseguenza si riposerebbero tutti
quelli che dipendevano da quella corona, i Eagusei, che vedevan
esser ben voluti ed accettati dal re Maria e da Elisabetta, sua madre,
come quella, che era stata figliola di Stefano, bano di Bossina, tanto
amico de' Eagusei, e consorte di Ludovico principe benemerito della
repubblica, avevano molto a cuore la loro salvezza. Ma non segui
molto tempo questa consolazione, perciocche Giovanni bano, avendo
ammassato un grosso esercito, fece un aspro fatto d'armi, nel quale
rest vincitore. e prese prigioni le due regine con il conte Nicol
Gara, capo dell'esercito regio, al quale ed ad Elisabetta/ regina
vecchia, fece tagiiar le teste, presente il re Maria, in vendetta,
come dieeva, di Carlo, ed il cadavere d'Elisabetta fu mandato se-
pellirsi a Zara. Ed il re Maria mando prigione in una terra di Dal-
mazia, sulla marina, chiamata castel di Crupa.
175
Con tutte queste turbolenze, i Eagusei aderiyano alle regine e
facevano dimostrazioni della loro aderenza, ordinando pubbliche ese-
quie alia veechia regina eon molta pompa, publicando di piti esser
stata fatta morir ingiustamente. Ed intanto fu seguitato tenersi con
buoni presidj, tanto nella citt capitale, come a Stagno. Ma avendo
alcuni baroni fedeli d' Ungaria assediato il castello di Orupa, lo
strinsero tanto, che Giovanni bano fu afforzato dar la liberta al re
Maria, la qual mand a Sigismondo, suo sposo.
E quando ormai a Eagusa si supponeva riposar dalli travagli ^ .
passati, eerti di Bari, col eapitano loro Gabriele da Parma castel-
lano, uscirono con alcuni legni armati in corso per Adriatico e
cominciarono a danneggiar notabilmente le cose de' Eagusei. Queste
ostilita furono cagionate, non tanto per la presa della nobilt fran-
cese fatta, come Gabriele divolgava, quanto per il comodo di po-
tersi arriccbire collo spoglio de' mercanti, perciocche la repubblica
aveva fatto pace eon li Francesi, e dava Gabriele ricetto ad ogni
sorte di persone avyezze viver di rapina. A Eagusa subito furono
annate quattro galere, capitan Matteo Giorgi e sopracomiti Michiel
Menze, Martinusio. Sorgo e Pietro Palmotta. Questa squadra and
perseguir li corsali e danneggiare li loro ricettatori." Queste erano
alcime citt di Puglia, ed il commandante ebbe commissione pro-
f0
^"
a
.
curar arrestar tutte le cose delli nemici in qual si sia porto ed
zioni
-
attender impadronirsi dei loro legni, e salvandosi loro in terra, do-
vesse tener modo d'abbrugiarli, e se poteva congiungersi con alcun
principe, o communit, in lega contro li corsali, dovesse farlo.
Intanto vegliando il senato a tutto quello atteneva al buon
governo della repubblica, e con massime sode volendo veder libero
il.golfo, m che ci seguisse per opera d'ogni altro che de' Veneziani,
comincio procurare di far armare altre communit del golfo su
una considerazione molto politica, ehe quando ciascuna di queste
tenesse tante galere, quante ne armava la repubblica di Eagusa, il
golfo sarebbe libero de'corsali, e T armata veneziana avrebbe un
contrapposto, il quale la farebbe star a dovere, e cosi in un mede-
simo tempo si disfarebbe del nemico e si schiyerebbe la gelosia
del'l'.'emolo. In ordine a che si mand Giacomo Gondola ambascia-
tore, per ricercar gli Anconitani e le communita della Dalmazia
entrare in una lega eo'Eagusei per distrugger questi eommuni ne-
mici, che con le piraterie offendeyano ognuno ed abbattevano il com-
mercio.
Anzi nel medesimo tempo si procuro in Ungaria che fosse dato
ordine alle citt della Dalmazia dover concorrer con li Eagusei contro
li corsali per l'immunit d'essa provincia. E li Zaratini, impazienti
dell'offese che ricevevano, da se stessi spedirono a Eagusa procurar
la lega. La repubblica, che stimaya bastante la squadra delle proprie
galere per questo presentaneo bisogno, non voleya entrare in impegno
con la sola communita di Zara, desiderando tirar altre della Dal-
mazia ne'medesimi sentimenti e far eommuni gl'interessi di tutte,
a seconda delle proprie massime. Percio il senato rispose, che vo-
lentieri entrerebbe in un trattato con la communita di Zara, ma che
176
desiderava prima sentire, quanto il Gondola, suo ambasciatore, avesse
operate con gli Anconitani ed altri, ai quali era stato spedito; e
veder che ordini sarebbero dati dali'Ungaria al resto della Dalmazia,
per poter poj con im general concorso di tutti gl' interessati diriger
operazioni alia sicurezza eomune.
II Giorgi intanto con la squadra delle sue galere in traccia de' cor-
sali scorreva il mare, e prese una galeotta e'corsali, i quali tutti
fece giustiziare, come quelli che corseggiavano senza patente di corso
e spogliavano indifferentemente con chi il loro principe non aveva
guerra dichiarata. E la galeotta fu rotta al monte di S. Angelo. Di
poi il Giorgi, presentatosi a quei di Bari, cominci far danni ed in
mare e con sbarchi in terra, per obbligarli a lasciar la protezione
de
1
corsali. Ma frappostosi Eaimondo, commandante di quel tratto di
regno, aggiusto il fatto, che Gabriele tornasse tutte le robe prese
alii Eagusei (e) lasciasse tutti li sudditi della repubblica, ritenuti da
lui, come fu di subito eseguito, ed il Giorgi torn a Eagusa.
Scorreyano intanto i Turchi con furioso impeto la Slavonia medi-
terranea, ed i principi della Eassia ed Albania tuttavia stavano con
timore e procuravano assicurarsi eon Eagusei. E Giorgio Balsi aveva
fatto istanza d' esser aggregato alia nobilta, per aver im rifugio
sicuro in occasione di mala fortuna. Del'che fu con cortesi maniere
fo?m"a- eompiaciuto. E dalla repubblica si procurava far amico il Turco.
zioni. Si maudo ambasciatore Giorgio de Bessa, per abboccarsi con Haim,
- capitano de' Turchi.
II re di Bossina, essendo in discordia con Sigismondo, re d' Un-
garia, marito del re Maria, procurava, per la paura de' Turchi,
rappacificarsi, e con la repubblica s' operava, che volesse interporsi
Ee
_ per la pace. Non manc il senato d' accettar impegno, e ne furono
forma-avvisati gli ambasciatori in Bossma, acci offerissero tutta opera
zlom
' della repubblica per veder servito quel principe.
An
Ma il senato non tralasciava alcuna occasione d' avvantaggiarsi. Pece
1389. un trattato con li Corzolam, che poi non trovo per qual causa non
in avesse avuto effetto, promettendo li Oorzolani prender per conte
nota
da
in
suo urL noD
^
e
di Eagusa a loro beneplacito edelezione; che il conte
libro abbia qiiattro servitori; il suo salario sia di due. 300 d' oro anno,
tariae pagabili in tre rate dalla communit di Oorzola, e le regalie e li
^
l
s
s
terreni attinenti al eontado siano d' essa communit; che essa possa
far statuti, con onore e buon stato della repubblica di Eagusa; che
ogni volta che la repubblica armasse una galera, li Oorzolani siano
tenuti dare venti uomini al remo, e da una galera in su uomini
trenta a soldo loro, ma il vitto li debba esser somininistrato dalla
repubblica, come agli altri; che occorrendo alia repubblica mandar
gente dalla citta, o dall'isole, a Stagno, li Oorzolani siano tenuti
mandar trenta uomini a spese loro, ma se fossero li trenta nelle
galere nel medesimo tempo, siano obbligati mandare solo dieci; che
la repubblica sia tenuta levarli d' ogni angaria della corona d' Un-
garia e che loro siano sottoposti con fedelt ai Eagusei; che li siano
conservati gli ordini ed usanze civili c criminali;
1
che siano trattati
1
Cerva: gli ordini e V usanze in civile e eriminale.

benignamente nello stato di Eagusa e fuori, in comprar, vender e
niercantare, e tutte altre cose, come li proprj cittadini di Eags,
e che loro siano sovvenuti i biade, come cittadini ed isolani; ehe
;
siano
ajutati e difesi da ogni gente, secono il potere e forza ragionevole
ella repubblica.
Le continue iscorie dei principi slavi finitimi faevano timore .
aili Bagusei, mentre. si veeva manifestamente, che il Turco. pas-
sato in Europa, eel occupate ample provincie, s'era finalmente impa-
clronito di Tarnovo ed indicava di penetrar oltre lo stato della re-
pubblica. One questa non voleva perder oceasione di prevalersi
nelle comuni confusioni e decadenze dei principi slavi, come avevano
gr fatto li Veneziani in quelle e'Greci. Sicche il senato, in -
dine a questa massima, aveva comineiato indrizzar le sue pi esqui-
sire iligenze per l'acquisto di Oanali e di Primorie, quello a levante
e questo a ponente della citt. E perci si facevan in ogni oceasione
continue dimostrazioni d'amicizia ed osservanza appresso quelli che
potevano ajutar il negozio. In particolare fu invitato a Eagusa Paolo
Eadonich, conte di Canali, alle fete di pentecoste, col quale si
tratt poi tro var modo di poter ottenere per mezzo suo, che era
favorito dal re di Bossina, una delle dette contrade, ed in specie
eli Primorie, come quella che veniva unire lo stato antico di Eagusa
con la citt di Stgno e Ponta, fra le quali e situata.
Avvenne intanto, che da Bari e Mola s' intese esser usciti al-
euni corsali, infestando Adriatico, ed in particolare Gabriele da
Parma, che altre volte aveva fatto danni alli suditi ella repubblica
e tuttavia, non ostante la pace fatta, procurava di farli. Parve alia
repubblica non dover essa sola arrischiar le sue forze maritime,
tanto pm che s'intendeva esser entrati alcuni corsali turehi nell' Adri-
atico. Ed in seguito della prenarrata massima di procurar armre il
resto della Dalmazia, ehiese ajuto dalle communit di Spalato e Sci-
benico, per mezzo di Marino Buzignolo e Marino Oaboga ambascia-
tori. Oonvennero le due communit aceompagnar con una galera per Re-
forma
ciascheuna la squadra che s' anno a Bagusa, capitanata da Andrea
Z
i
0n
i.
Michiel i Menze. I corsali ebbero il vantaggio d'averla avuta questa
volta a fare con una lega, che per natura propria e tarda ad unir
le forze, e eon cio ebbero tempo di ritirarsi nelli prprj porti, senza
poter esser raggiunti.
Mentre la repubblica stava occupata in questi negozj, eomparve
a Eagusa un ambasciatre di Giorgio di Strascimiro, ricercando il
governo, che si contentasse accomodarlo d' alcuna somma di denari.
Ma parendo al senato non esser bene in occsioni simili occupar
i denari in prestiti, mand Andrea i Menze far le sue scuse, le
quali ricevute da Giorgio con buon anim, preg la repubblica, che
almeho ella si framettesse per accomoar le differenze e' confini tra
lui e Eadic Sancovich.
II senato, che sempre aveva particolar oggetto i procurar la pace
tra li vicini, mand Matteo di Giorgi e Michiel di Menze ad eso
Giorgio, a Duleigno, acci, avuto il consenso da lui, si trasferissero
da Eadic, col quale trattassero il negozio della pace, Gli ambascia-
12
178
tori, arrivati da Eadic, esposero la causa della legazione. Misero in
considerazione il presen.tan.eo pericolo, al quale esponeva se e li
suoi vicini, che approssimandosi il Turco, e vedendo le loro discordie,
otterrebbe con faeilita li stati loro, ed essi sariano spogliati, non
solo del dominio, ma anche della roba, delli figlioli e delle vite
stesse; che per era necessario, per la salute comune, estinguer le
discordie particolari ed abbracciando la pace proveder all' univer-
sale, nella perdita del quale il particolare per necessit vien rovi-
nato. Aprov Eadic le ragioni addotteli dagli ambasciatori, che ne
diede assenso che loro trattassero accordo.
Ma siccome li principi slavi avevano preso dalli Greci lo scisma,
cosi avevano appreso dalli medesimi ingannare e non servare la
fede. La risposta di Eadic fu simulata, avendo altro in animo. Per
gli ambasciatori non mancarono di diligenza ad investigare la iin-
zione; perciocche penetrarono, che Eadic nell'intrinseco non incli-
nava alia pace, ma, per render neghittoso Giorgio sotto speranza
d' un trattato, dava la parola di suo assenso, ed intanto tentava tutti
li mezzi di riavere le terre che per lui si pretendevano oltre i con-
fini, nei quali erano in differenza, e per tal effetto radunava truppe.
II che penetrato dagli ambasciatori, tornarono da Giorgio e ne fe-
cero piena relazione di quanto s' era trattato tra loro e Eadic, am-
monendolo, che non stesse ozioso, ma che mettesse buon presidio
in Scutari, coatro la qual citt Eadic era in animo d'inviarsi per
occuparla.
Furono presaghi gli ambasciatori di Eagusa dell'evento futuro,
predetto a questi principi, perciocche questa discordia anno se-
guente attir Bajazette alia presa di Scutari, la quale li riuscl facil-
mente.
Aveva nel medesimo tempo fatta la pace il re di Bossina con
Giorgio Strascimiro de'Balsi. E perche il re dubitava, che Giorgio
non dovesse mantenere, ma che facilmente, se li si ripresentasse
occasione, recederebbe dal pattuito, ricerco la repubblica per mezzo
d'un ambasciatore, che ritenesse uno dei figlioli piccoli di Giorgio,
che si trovava in quella citt, per ostaggio. I Eagusei/ che non si
lasciavano raggirar dalle massime malintese di quelli principi, diri-
gevano le proprie operazioni col dettame di maturo consiglio. Con-
siderando di che importanza sarebbe stata questa ritenzione, si
scusarono di non poterla fare, e subito mandarono il giovane prin-
cipino con Andrea di Menze a Dulcigno a consegnarlo al padre,
dal quale s' ebbero molti ringraziamenti.
Possedevano in questi tempi una parte della Eassia Yuk Bran-
covich e Constantino, figliolo del clespoto Lazzaro; e come
1
gli
uomini, ogni volta che hanno niente di colore per adombrar li loro
pensieri, s' espongono ad ogni impresa, cosi succosse, che col pre-
testo di posseder quelle parti nel governo di Eassia, si misero a
pretender il censo, che la repubblica soleva pagare all' imperatore
Stefano, per il libero eommereio nelle terre della - sua giurisdizione
1
come che nei ins.
179
senza aggravio d' alcun dazio. La repubblica, sentendo questa dimanda,
spedl suoi ambasciatori, i quali con effieaci ragioni dimostrarono
a quei principi, che loro non avendo il dominio sopra tutta la
Bassia, ne potendo dar facolt alii Eagusei di trafficar per tutto
imperio, state di Stefano, con le pattuite esenzioni, per le quali
s'era imposto il censo, non potevano nemmeno pretender il paga-
mento; che. la repubblica sarebbe sempre pronta eseguir le conven-
zioni senza esser sollecitata, quando essi principi si riducessero in
stato di far godere alii Eagusei 11 reciproco del preteso censo. Le
ragioni, addotte dagli ambasciatori acquietarono quei principi, tanto
pi che avendo Bajazet, imperatore de' Turchi, occupato la Zenta,
loro si ritirarono alia marina. Ed avendo con li Eagusei buona cor-
rispondenza, ne il senato giudicando convenevole abbanonar gli
antichi amici, mentre che dalli suoi stati erano discacciati, mand
un barghentino con alcuni denari, acci, fornitisi delle cose neces-
sarie, si contentassero ritirar a Eagusa. Ma, perche il dominio e
li stati non si lasciano se non con la vita, non accettarono T offerta;
ma bensi la moglie di Eadic Sancovich venne a Eagusa per star
in luogo sicro. E la repubblica reiter un' altra volta per mezzo
di due ambasciatori, Dobre Binciola e Martolo Cerva, ricercandoli,
che, lasciato quel paese, volessero schivar la furia del Turco. E
mentre andavano gli ambasciatori, inciamparono nell' esercito di
questo, e benche il barbaro non abbia costume civile, ne sappia la
ragion delle genti, commando, che non solo gli ambasciatori non
fossero in alcuna eosa danneggiati, ma ancora voile che fossero
accarezzati e ben trattati, come se fossero venuti da lui.
Aveva Bajazet molto buona inclinazione verso la repubblica e de-
siderava, che li sudditi di lei negoziassero per li luoghi da lui
acquistati. Per tal effetto aveva gi mandate Sciain Turco, gpverna-
tore di Scutari, sno ambasciatore, il quale dovesse contrattar con
la repubblica un annuo pagamento, acci lui lasciasse alii di lei
cittadini per tutti i luoghi della sua giurisdizione negoziare, por-
tare ed estraer merci di qual si sia qualit, senza dazio alcuno. Ma
siccome delli ministri di questa nazione e particular instituto farsi
subornare per fare prender alii negozj quella piega che vien fatta
dal peso elli regali, ne aveno parso alia repubblica far alcun
dono a Sciain, egli oper in maniera che ritorn senza conclusion
alcuna.
Passati gli ambasciatori, ed arrivati da Vuk Brancovieh e Oostan-
tino, alii quali esposto quanto la repubblica gli aveva mandate dire,
senza altra risposta furono richiesti del censo, che pagava a Ste-
fano, non volendo ricordarsi, che di gi avevan fatta questa richiesta
e per parte della repubblica esserli stato risposto. Onde bisogn
replicarli le ragioni, altre volte detteli.. Ma perche gli ambasciatori
s' erano alterati, veeno irregolare procedere di questi principi
slavi, che mentre la repubblica invigilava alia loro conservazione
con tanta delicatezza d' amichevol procedura, essi senza nemmeno
render* grazie intonavano pretensioni gi discusse e di niun peso:
soggiurisero dunque, che avendosi Bajazet impadronito delli paesi
180
che gi erano sottoposti all' imperatore Stefano, per il commercio
delli quali s'era convenuto il pagamento, la repubblica s'era con
esso aeeorata, come con il signore e possessore di quel luogni, e
se esi principi avevano sufficiente mandat e procure di Bajazette,
potevan esser soddisfatti. E perche videro gli ambasciatori, che le
cose potevano arrivar all' estremit, comnianarono a tutti le mer-
canti che si ritirassero dalli stati di quei principi; ma pero poco
dopo la cosa fu acquietata.
Era desiderosa la repubblica, come si disse, d'allargare i confini,
e conosceva buone disposizioni in Sigismondo, re d'Ungaria, dal
quale era ricercata, clie dovendo lui muover guerra al Turco, si con-
tentasse di pagarli anticipatamente per cinque anni il censo, che si
mandava
1
aH'Ungaria. One, esseno inviati con questi denari Cle-
com- mente Gozze e Pasqual Eesti, ebbero in commissione ricercare il
mis
- re, che si contentasse concedere, con patti a lui ben visti, le tre
isole di Oorzola, Leina. e Brazza. Furono ricevuti bene gli amba-
sciatori dal re, ma per isole non ottennero risoluzione veruna.
Sigismondo ricerc la repubblica, che essa desse licenza, la quale
fu subito data, a Giugno Sorgo, che di suo ordine potesse andare
An. a Scibenico per conte di quella citt.
18ij0
' Intanto essendo successa la morte di Stefano Milutino, re di Bos-
sina, furono mandati gli ambasciatori alia sua consorte e madre
d' Ostoja, nuovo re, in Sutiesca, per condolersi della perdita di quel
principe e rallegrarsi della assunzione alia corona d' esso Ostoja. E
nelle commissioni gli ambasciatori ebbero di veder cosa si potrebbe.
fare per acquistare la contrada di Primorie, o siano Terre Nuove.
Gi s' e detto. che Anmratte aveva occupate molte provincie in
Europa. E per la sua morte .essendo salito all'imperio Bajazette, di
pi acre ingegno nel maneggio degli affari militari, in poco tempo
aveva soggiogato la Tracia e Tessaglia, la Macedonia, la Focide,
la Beozia e Attica. Oontinu subito ed assali li Misj, i quali sono
parte della Bulgaria, sudditi della corona ungara. II che visto dal
re Sigismondo, incontinente mand un legato ricercando Bajazette,
che volesse astenersi dalla rovina di quei luoghi, nei quali alcuna
ragi one li competeva. Bajazette, per aver tempo di finir l'impresa,
mand a lungo la risposta, la quale, occupata la provincia, diede:
le citt, presidiate dalle sue armi, abbastanza mostrare la ragione
(die) egli aveva in quei paesi. Udita la risposta da Sigismondo,
giudic, che la discordia dovesse esser decisa coll' armi. Le quali
dovendosi mover contro un nemico e potente e guerriero, raecolse
dalla Borgogna, dalla Fraucia e dalla Germania un numeroso eser-
cito, oltre le squadre ungare, obbligate servir li proprj regi, quando
in persona si portano al commando degli eserciti.
Sigismondo mand a Eagusa un suo ambasciatore, arcivescovo di
Spalatro, notificando alia repubblica la sua risoluzione e doman-
dando, come da suoi clienti, qualehe sovvenzione. La repubblica; fa-
cendo gran eapitale sopra la protezione d'un si gran principe,
5
mand
1
li si mandava nei ms., come pi au conoscendo per conosceva.
181
An.
1396.
li suoi ambasciatori, li medesimi dell'anno passat, Gozze e Eesti,
con buona somma di denaro, oltre alcune annate anticipate di quel
che si pagava all' Ungaria.
Ma intanto gli emoli della repubblica avevano insinuato al re,
che essa tenes-e prati che contrarie alii di lui interessi, e che con
fedelt non servava li patti e le convenzioni, e talmente, che agli
ambasciatori fu interdetto praticar la corte, ne poterono aver alcun
aecesso sin al nuovo anno. Finalmente, per esser rimessi nella grazia
del re, fu necessario assentire, che la repubblica facesse nuovi giura-
menti _di mantenersi con fedelta nella societ dell' Ungaria, ed alii
Re
_
22 febraro furono prestati li giuramenti, essendo rettore a Eagusa forma-
T
-n zioni.
Luca Bona.
- Intanto Sigisinondo, messo insieme Fesercito, s' era inviato verso
la Bulgaria, passando per Bossina. E da Eagusa fu spedito compli-
mentarlo Clemente Gozze. Gon tal oecasione parve alia repubblica
pregarlo contentarsi operare con Harvoje, conte di Jajeze,
1
aecio
lui s'intromettesse appresso la regina di Bossina ed appresso li ba-
roni di quel regno, per farli concedere alia repubblica una delle
contrade o di Primorie o di Oanali. 11 re, accettato incarico,
s
!
oper eon Harvoje, e costui, come si di dira a so luogo, ajut
molto questo negozio in Bossina. Del cui regno la regina per la
minorit del figliolo essendo al governo, mand un ambasciatore
alia repubblica domandarle ipperperi 8000, che li Eagusei erano
soliti pagare, accio li sudditi loro possano trafficare per quel regno
senza gravezze. Ma perche ella aveva innovato con li mercanti,
la repubblica, senza aver riguardo a quel che per mezzo di Harvoje
s' era cominciato operare in Bossina, ebbe pretensione di non esser
tenuta al pagamento, rispondendo all' ambasciatore, essa esser pronta
di pagare il censo, rimesse che sarebbero le gravezze e restituiti li
privilegj all
1
antica osservanza. Ne potendosi a ci dalli Bossinesi re-
plicare, fu la cosa aggiustata con reciproca soddisfazione.
Pur tuttavia Gabriele da Parma infestavalo stato della repubblica
con barghentini, armati in corso, perche aveva patito danni dall'ar-
mata ragusea, quando fu tolta. la di lui galeotta. Si mandarono ora
di. nuovo contro esso due galere con alcune alfcre barche, capitanio
Michiel Menze, eon ordine di procurare cogliere il corsale in mare
e batterlo, assediar Bari e pigliarla, oiferendosi per a quei citta-
dini la neutralit, in easo che non pigliassero arini per Gabriele,
ma_ abbandonassero la sua difesa; per, potendosi alle buone aggiu-
star, si diede autorit al Menze poter eompromettere in Benedetto
Donato Azaroli. Poco dopo la communit di Ancona mando due
ambasciatori a Eagusa, per far lega con essa contro Gabriele, avendo
lui fatto a.gli Anconitani danni notabilissimi. La repubblica, essendo
gi entrata in un trattato che tra poco si conchiuse con Gabriele,
non voile romperlo per sollevar quelli, che, altre volte ricercati,
non curarono concorrer ad estirpare un corsale, che doveva rin- f^a-
crescer a tutti. ziom.
1
Cerva: Jajaz.
182
Aveva il re Sigismondo malaraente canibattuto a Nicopoli e perso
l'esercito con gran strage e rovina de'suoi. Ne manc molto, che
liri stesso cascasse prigione de' Turchi, infortunio schivato con una
piccola barca, con la quale per il Danubio fuggl a Oostantinopoli
di Tracia, da dove, navigando a Eodi e passando Arci pel ago, entr
neir Adriatico. Ed essendo li 19 decembre con due galere veneziane
arrivato sotto isola di Calamotta, fu dalla repubblica .per mezzo di
tre nobili complimentato ed invitato degnarsi venire veder la citt
di Eagusa. Accettato invito, entr alii 21 dello stesso mese. Erano
con esso delli pi principali Giovanni Canissa, arcivescovo di Stri-
gonia e Sagabrie,
1
e Stefano, suo fratello. E siccome principe eosi
grande mai prima era capi tato a Eagusa, fu giudicato convenevole
mostrar quanto era gradi to il suo arrivo. per farsi onore dell' onor
che a lui si faceva. And il rettore Marino di Simo.ne Eesti incon-
trarlo con il senato e con tutta la nobilta, e fattoli il complimento,
li present le chiavi della citt, sopra un bacile fatte portare avanti
cli se, le quali, tolte dal re, furono incontinente restituite al niede-
sirno rettore. Fu alloggiato nel palazzo rettorale della repubblica, e
per nove giorni che si trattenne, fu spesato eon tutta la corte. Anzi
il governo diede ordine, che verun cittadino ardisse pigliar verun
pagamento per le robe che togliessero quelli della regia corte, ma
ognuno ovesse venire pagarsi dal pubblico, come fu eseguito. Ed
il re fu regalato con una buona somma di denari. Li fu per due
anni anticipatamente pagato il censo, che si paga all' Ungaria. Ottenne
ancora, per con gran difficolta, un pezzetto del pannicello di Oristo
forma-
nos
ti"o signore. E la repubblica regalo, a contemplazione del re, le
zioni. due galere veneziane, che avevano portato a Eagusa, a duecento
ducati, a otto migliara di biscotti ed a cento castrati per ognuna.
Queste dimostrazioni di prontezza e di divozione delli Eagusei pia-
cquero oltremodo a Sigismondo, e per mostrarsi d' aver gradito,
promise d'esserli cntinuamente favorevele a trattarli per tutti li
suoi paesi come li pi affezionati alia sua corona. Ed intanto cre
il rettore cavaliere dello Spron d' oro, dandoli una collana d' oro,
una spada ed un paro di sproni d' argento, con privilegio che quella
dignit passasse continuamente nelli suoi successori. Di qui e l'usanza,
che nelli funerali dei rettori al cadavere del morto si mettono li
sproni, la detta spada e collana.
Ma la repubblica, che faceva tutte queste finezze, non perdeva
di vista la sua massima ampliar lo stato di Eagusa. Si promosse
qualche discorso al re. Lui rispose, in Ungaria doverlisi parlare di
Re- questo, perche avrebbe atteso renderla soddisfatta. Questa risposta
zioni." fu cagione che poi se gli scrisse in Ungaria, compiacersi operare
con Harvoje, acci in considerazione sua si traponga con la regina
e baroni di Bossina per la concessione di Primorie, come si dira a
suo tempo.
II.re clunque, il nono giorno dopo il suo arrivo a Eagusa, parti
con due galere, poste in buon ordine e rinforzate. Furono mandati
1
Cerva: Sagre'rie.
183
quattro nobili ad accompagnarlo, Dobre di Oallich, Martolo di Cerva,
Raffaele di Gozze e Marino Giugno di Bona. Oon le quali (galere)
si condusse a Spalatro, e d' indi si trasferi in Oroazia.
Qualche volta eon soddisfazione si leggono nell' istorie alcune cose
successe in qualche occasione, che non sono essenziali al fatto e non
sono materia degna della gravit dell'istoria, ma, o per la rarit
del successo vengono contate dagl'istoriei, o per mostrar in quei
tempi antichi le forme dei governi ed il rigore, col quale s'osserva- .-
vano le leggi. In questa occasione mi pare di dover riferire, che,
con tutta 1'attenzi.one mostrata al re e cortesia vers la sua corte,
essendosi ammalato arcivescovo di Strigonia, li fu manato dal
conte Vukosav Niccolich per regalo una piceola quantit di certo
vino prezioso. Eipugnando le leggi di Bagusa all' introduzione nella
eitta delli vini forastieri, il senato, con tutto il rispetto che si doveva
al re, non voile pigliar arbitrio lasciarlo introdurre, ma fece racco-
glier il consiglio generale, dove a larghi voti per grazia fu concessa
Re
_
introduzione. E arcivescovo, partito il re, rest a Bagusa amma- forma-
lato e stette spesato dalla repubblica, e poi fece la meesima strada ^
1
"
che aveva fatto il re.
1397
-
I Turchi avendo battuto Sigismondo, come si disse, ne trovando
alcun ostacolo, scorrevano tutta la Slavonia, empiendola di stragi e
ruine a tal modo, che la Bossina, la Bassia e la Servia furono ob-
bligate farsi tributarie a quella barbara nazione, per non lasciarsi
distrugger in tutto.
Ed intanto anche a Bagusa pervenne Paris Turco dalla parte di ^ _
quell' imperatore per trattar una perpetua pace, con patti da con-
venirsi, e mostr alia repubblica una minuta d' un instrumento, che
alii Bagusei si concedeva negoziare per tutti li stati dell' imperio
ottomano con esenzioni amplissime, e che la repubblica dovesse
ogni anno pagare al Gran Signore quel censo che soleva altre volte
dare alii re di Bassia. Al senato non piacque la proposta, onde ri-
spose di aver gi li patti firmati con quell' imperio e di voler star
a quelli, e non essere
1
tempo d'esserli domandato il censo, accor-
dato alia Bassia, stante che li Turchi ancora non avevano occupato
tutti li stati sottoposti altre volte a quel regno, ne era in loro po-
dest dar libert, ne esenzioni alii Bagusei per tutti quelli paesi,
per li quali s' era instituito il censo de' Bassiani; e con questa ri-
sposta fu licenziato.
Oontinuava Sigismondo preparar nuovi eserciti contro il Turco, e
raccoglieva denari da dove li pareva poter avere. Bicerc ancora
arcivescovo ed il clero di Bagusa contentarsi soccorrer con qualche
sussidio il suo regno, contribuendoli la meta dell'entrate ecclesi-
astiche. L' arcivescovo e gli altri vollero consultar la cosa con la
repubblica, e sebbene da alcuni senatori si sosteneva, che li si
dovesse dire, la repubblica piii volte aver servito e tuttavia servir Re-
al re secondo la necessit de' tempi, pero, se arcivescovo ed il clero
f
^f"
conoscevano poter esser d' alcun ajuto contro la pravit de' Turchi,
1
essendo nei ms.
184
avrehbero fatto bene concorrer con quel che li pareva, pure questa sen-
tenzajQon fu accettata, concludendosi dalla repubblica non ingerirsi
in questo fatto. Per gli ecclesiastic! da per se mostrarono, quanto
era zelante per la religione in quei tempi il clero.
Aveva una galera del conte di Venosa fatto alcuni danni alii Ea-
gusei. Ed a Napoli si trovava fra Lorenzo, ministro per la repub-
blica, trattando con-Ludovico re la soddisfazione delle promesse per
li danni fatti dalla nobilta francese, che fin allora non s'era adeni-
ne, pita, ed insieme attendeva, che anche li danni, fatti . dalla galera
f
zionr ^ Venosa, fossero risarciti. II re offeri di dar soddisfazione com-
pita, ma in rate. Li Eagusei si contentarono venir all'accordo, ed
Adreii-
r e
Ludovico mand instrumenti obbligatorj in autentiea forma,
quias. che anche oggidi si trovano nel deposito delle pubbliche reliquie,
segno di non esser stato soddisfatto mai.
Oomparvero in questo mezzo gli ambasciatori della nobilta di
Spalatro, la quale, essendo scacciata dal popolo, domandava soccorso
dalla repubblica, e la pregava, che s'operasse col bano di Dalmazia
per fare che le desse ajuto. II senato accettsubito la protezione
i quella nobilta, e non solo spedi ambasciatori Pasqual Eesti e
Martinussio di Barabba a Zara dal bano di Dalmazia e Oroazia, per
pregarlo procurare rimediar questi disordini per via d' una buona
pace fra li nobili ed il popolo, essendo in sua potest commandar
a tutti nella Dalmazia, come rappresentante regio, ma anche diede
ordine a Giore Palmotta, ambasciatore in Ungaria, che a nome della
repubblica facesse istanza appresso Sigismondo per dar sollievo alia
nobilt di Spalatro oppressa. Per il piii valido di tutti questi offizj
fu aversi mandata una galera per intimar al popolo di Spalatro,
che, se non conveniva ad una pace ragionevole con la nobilta, si
Ee- sarebbero mandate tutte le forze della repubblica afforzarlo riconoscer
zioSf." l
a
superiorit di chi doveva aver in mano il governo. Ed intanto
il bano fece sentir alii medesimi Spalatrini, lui aver dato autorita
alii Eagusei di riconoscer queste inimieizie e castigar li delinquenti.
II popolo, sempre pronto alle intraprese, mai fermo nelle risoluzioni,
incapace di mantener le massime, diede orecchio al trattato, che fu
concluso col rimettersi la nobilta nell' antico posto d' autorita, per
dopo tre anni e dopo molti travagli, come si dir a suo luogo.
Ostoja. re di Bossina, gi era sortito dalla minorit ed aveva co-
minciato da per se governar il suo regno. II che mand notificar
a Eagusa per mezzo delli suoi ambasciatori, e domand, che la re-
pubblica si contentasse passar seco con amorevolezza, in corrispon-
denza di che esso, come re di Bossina, approverebbe tutte le antiche
consuetudini e patti, convenuti tra la repubblica e li Bossinesi. II
fo?ma-
s e n a t o m
contracambio mando Michiel Eesti e Giugno Giorgi amba-
zioni. sciatori rallegrarsi della sua maggiorit, con relagarlo di varie ga-
lanterie. E vedendosi a Eagusa la buona disposizione del re
;
si
strinse il negozio con Harvoje e con lo stesso re Ostoja per 1'acquisto
di Oanali e di Primorie. Si procurarono lettere da Sigismondo per
Harvoje, aecio s'impiegasse in ajuto de'Eagusei, se voleva far cosa
grata ad esso re. Si commise a Mcolo Gozze, che s' unisse con gli
185
ambasciatori per trattare questo negozio, con commissione pero, che
vedendo difficoltarsi il fatto per tutte le due eontrade, procurassero
averne una almeuo, niuna diligenza tralasciando, acci per le loro
operazioni fosse una delle contracle acquistata dalla repubblica, e ci
non mandassero in lungo, ed essendo acquistata una, facessero su-
bito stipular il contratto ed il concluso mandar ad effetto^ essendo
tutta la speranza dell' acquisto nella celerit, per la molta volubilit
delli Bossinesi.
Gli ambasciatori si diportarono tanto bene, che alprmcipio dell'.anno
1399 la cosa fu conclusa per ottener solamente Primorie, perche Oa-
nali era patrimonio delli baroni ed il re non aveva in esso altro
che giurisdizione. Furono speiti gl'instrumenti, sigillati col gran
sigillo del regno, sottoscritti dal re e da tutti li baroni di Bossina.
Ed acciocche fossero servate dalla repubblica le convenzioni, mand
il re ambasciatori ad essa conte Bauf e Stefano logoteta, in pre-
senza de' quali giur il rettore con li consiglieri di Pregati, per auto-
rit datali nel consiglio generale, di star ed osservare il contenuto
nell' instrumenti e confermar la promessa con giuramenti, come aveva
fatto lo stesso il re Ostoja. Questi amcasciatori furono regalati bene
dalla repubblica. Esso re ed il duca Harvoje furono aggregati, con
li loro diseendenti in perpetuo, alia nobilt di Bagusa. Furono nella
citt comprate due case, che dalla repubblica furono rifabbrieate in
forma di palazzi, una per il re e altra per Harvoje. Di poi la re-
pubblica mand in Ungaria e voile che quel re confermasse questa
donazione
;
per non aver dispute, essendo tutta la Dalmazia feudo di
quel regno. Sigismondo con gran benignit eonfermo tutto quello
che s'era fatto in Bossina. E la repubblica mand quattro de'nobili,
Yalco de Proulo, Nicol de Gozze, Andrea de Valzo e Teodoro de
Proclanello, prender il possesso della contrada di Primorie, come fu
eseguito. Ed il primo coilte, posto dalla repubblica al governo di
quella contrada, fu Anrea Menze.
Furono anche fatte le leggi per reggerla, e furono poco diverse
e quasi uniformi a quelle altre volte fatte per Stagno e Ponta. La
repubblica ancora divise li terreni di quella contrada in altretante
parti eguali e le don alia nobilt e cittadinanza, secondo la pro-
porzione delle famiglie, persone e qualit, con certe leggi feudali.
Ma s'incontr della difficolt nel levar li terreni alii gentilotti,
che cosi cliiamavansi i capi e li proprietary di quei casali e terreni,
recalcitrando essi nel vedersi spogliati del suo, sulla ragione che
la repubblica aveva fatto acquisto dell'alto e supremo dominio di
quella contrada, ma non del dominio utile delli terreni d' essa, spet-
tanti alii particolari. Io scrivo istoria, ne so difendere il senato di
Bagusa in una cosi fatta azione.. Solamente so bene, che in tutte
le sue procedure quel senato ha mostrato della piet e non ha mai
recesso dal giusto. Ma negli archivj pubblici non ho trovato bosa
alcuna, che m' abbia potuto dar lume della causa, per la quale si
devenne a una cosi violenta esecuzione. Ho trovato bensi, che questo
fu causa di non essersi di poi fra poco tempo potute conservare
isole di Corzola, Brazza e Leina sotto il dominio della repubblica,
186
mentre quelli abitanti, per timor che non li suecedesse, come era
snccesso a quelli di Primorie, operarono tanto, che si sottrassero
dal di lei vassallaggio, come si dira a suo tempo.
Intanto li Turchi, faeendo scorrerie per la Bossina, menavano
gran gente in schiavitu. E Bajazette vedeno li mercanti ragusei
utili alii paesi da lui acquistati, spinse di nuovo Paris a Eagusa,
per far nuove proposizioni e domandar il censo per il passato so-
lito pagarsi alii re di Eassia. Si replicarono le ragioni altre volte
dette; ma in tempo, che si passava in ragioni e parole, il Turco
occupava or un paese, ora un altro, della Slavonia, e sempre veniva
esser pi vicii.o alio stato, sicche a Eagusa si eominci seriamente
consultare, se si potevan ovviar li pericoli, che seco portava la vi-
cinanza di un barbaro trionfante e vittorioso. Si consider snperato
tutto Oriente, Sigismondo battuto, la Bulgaria soggiogata, la Sla-
vonia distrutta; non esservi tra li cristiani alcun pensiero di tentar
il ricupero di Terra Santa, per la quale nei secoli trasandati s' era
sparso tanto sangue de'fedeli; non restar altro, sino alio stato di
Eagusa, che pochi paesi aperti, privi di fortezze e di forze, immi-
nenti ad esser soggiogati, senza speranza che il Barbaro potesse
esser ritenuto da alcuna potenza. Si dubitava dall' altra parte, che
qualsisia convenzione la phi solenne che si facesse, sarebbe da lui
osservata insino che una massima di stato li suggerisse un interesse
di non mantenerla. Ma questo dubbio apri l'idea, che T unico modo
di poter mantenersi in faccia d'una potenza cosi formidabile era
ridurre le cose a segno tale, che il nemico, di cui si temeva, fosse
per massima politica il maggior instrumento della sussistenza delle
convenzioni e per conseguenza della repubblica.
II senato, bene ponderate tutte queste cose, cominci un trattato
con Paris, per guadagnar un poco di confidenza in quella corte,
sulla speranza che, introottisi li suoi ministri trattar con quelli
del Turco, si potrebbero questi, or con danari, or con officj, divertir
dagli attentat], contrarj alii interessi della repubblica. Ma tra li cri-
stiani, saputosi questo trattato, il pontefice, che allora era Boni-
facio IX, ed il re Sigismondo ebbero a male, e subito uno e
altro si dolsero con la repubblica, che essa entrasse a far trattati
e convenzioni, con tro opinione che allora correva per tutta la cri-
stianit, con principi infedeli non potersi far alcun trattato, ne aver
commercio. Onde la repubblica, perche ancora,portava gran rispetto
airUngaria, e voleva mostrarsi, come sempre ha fatto, obbediente
alia chiesa cattolica, la cui sola religione manteneva nel suo stato,
sospese per allora il trattato e ritir li suoi mercanti dalle parti di
Levante, suddite al Turco.
LIBEO OTTAVO.
Li govemi politici, a guisa e' corpi umani, hanno le sue malattie,
dalle quali da tempo in tempo sono vessati, ne pu esser che una
communita, eomposta di pi umori, possa mantenersi sempre, senza
che in qualche parte d
;
essa s' annidi alcuna malignit, la quale
prevale in una complessione debole, ma da una robusta con qualche
orisi vienne superata. La tirannia di Damiano Juda, raccontata da
noi, successe negli esordj della repubblica di Eagusa, alia quale
convenne soccomber e per liberarsi ricorrer all' ajuto d' esteri. In
seguito bisogn tener lungo tempo li conti forastieri, per le diffi-
denze interne. Ma ora, gi cresciuta in forze ed assuefatta al vero
metodo del governo, pote da se stessa, con un taglio delle membra
infette, liberar tutto il corpo dall' oppressione.
Nicoliza e Jakscia. fratelli di Zamagna, e Lavriza e Simon di Bo-
dazza parimenti fratelli, tutti nobili e patrizj della repubblica,. ma
giovani violenti, sediziosi ed inquieti, incapaci della egualit vivendo,
e volendo soperchiare ogni qualit di persone, tenevano compagnie
di gente facinorosa. Ne bastando le facoltft loro alii dispendj d'una
vita cosi licenziosa, si figurarono di opprimer il pubblico e con le
spoglie della citt arricchir se stessi. Fecero pratiche con diversi
scellerati, e raccolsero una quantit di pellizzari e beccari, ed altra
simil gente, invitata dalla speranza del sacco. E capo di tutti questi
era un tal Mihoc Oudjeglina.
Ma vedendo, che nemmen questo bastava per mandar ad effetto il
deliberato, fecero un trattato con Vukaseino Yladislavich, vojevoda
di Trebigne, con Ylatko Vucetich, conte di Popovo, con Stefano
Michleuscevich, Demetrio Marcocevich, tutti due vojevodi bossi-
nesi, pigliandoli per compagni dell' attentate e mettendoli in parte
della prea. Questi quattro dovevano condurre molta milizia bossi-
nese sotto la citt, in una notte designata di convegno, per dover
esser introdotta dentro dalli congiurati.
Ma alii 9 di marzo trovavasi
1
alle Plocce fuor della citt sotto
la chiesa di S. Antonio un cittadino di buonissima nascita, per nome
Nicoliza Preslicieh, al quale essendosi accostato un uomo di Tre-
bigne, domando, dove potesse trovar Nicoliza. Lui, rispondendoli:
io sono Nicoliza, ebbe una lettera, nella quale trov materia di
tradimento, e suloito la port consegnar al governo, il quale in
1
trovandosi nei ms.
188
quell' istante fece imprigionar 11 congiurati, e, seoperta la congiura,
li dichiar tutti traditori. Fece buttai\ le teste, tanto alii fratelli Za-
magna, come a quelli di Boazza, e di mano in mano a tutti li
plebei, conscj della congiura, ed in specie a Mihoc Oudjeglina. Li
corpi di tutti li giustiziati stettero tre giorni in mezzo della piazza,
avanti la statua d'Orlando, e poi quelli della plebe furono sepelliti
a s. Luca, e quelli di Zamagna e di Bodazza nel chiostro delli frati
di s. Francesco, appresso la porta, per la quale dal detto chiostro
s'entra in chiesa, in due sepolcri molto vicini Tun all' altro, che
anche oggidi si vedono coperti con mattoni, a distinzione dell' altre
sepolture, cosi ((-ssendo) ordinato dal governo. E perche la congiura
si scopri il giorno, nel quale correva la feta de' santi quaranta mar-
tiri, fu ordinato, a perpetua memoria, doversi in tal giorno ogni
anno far solenne processione, con intervento di tutto il senato, ed
altre solennit, che oggi giorno si praticano.
Nel medesimo anno arriv a Eagusa, e si trattenne giorni quindici
con cinque galere, Emanuele, figliuolo di Oalojani, imperatore di
Oostantinopoli, trattato e servito per ordine della repubblica, come
si eonveniva ad un principe della sua qualit. ' E poi, fatto buon
tempo, parti per portarsi a Eoma.
Di li a poco comparvero gli ambasciatori del re Ostoja, da Bos-
sina mandati dar parte alia repubblica d' esser nato un figlio maschio
al re, e per invitarla alia solennita del battesimo. La repubblica
mand li suoi ambasciatori con un presente bellissimo; i quali
ancora ebbero in commissione di procurar avere da Harvoje un
tal Eadogna, cittadino dichiarato traditore, ma non si pote avere
intento.
Gi si disse, tre anni fa il popolo di Spalatro aver cacciato il
magistrato e la nobilt, e la repubblica essersi messa di mezzo per
accomodar affare, non avendo voluto entrar in questo fatto altre
communita della Dalmazia. La repubblica tenne lungo tempo una
galera armata vicino a Spalatro per dare calore al trattato; ma,
vedendo procrastinarsi troppo, spedi in rinforzo un' altra galera e
alcuni barghentini, con molta gente ed ordine, che, non venendo
prontamente sopite le difFerenze, si dovessero cominciar ostilit e
le rappresaglie nelle persone e beni delli popolari renitenti. Questi,
veendo cominciarsi parlar alto dalli ministri della repubblica, assi-
stiti dalla forza, con proteste di voler veder finito il negozio, die-
dero la mano anche loro seriamente al fatto, e fu aggiustato, che
dalla nobilt si ripigliasse il suo antico posto di dignit e dal
magistrato il governo, con abolizione di tutto il passato, senza po-
tersi inquietare per ostilit successe in tempo della discordia.
Ma mentre i Eagusei pacificavano gli altri, a loro s' apprestavano
oecasioni di disturbi e travagli. Ostoja, re di Bossina, mand a Ea-
gusa domandar il censo, col quale furono subito mandati gli am-
basciatori. Li quali, airitorno, riferirono, Ostoja averli aecommesso
dir al senato di volere che a Eagusa s' innalzi il vessillo di Bos-
sina, che lo stato si levi dalla soggezione d' Ungaria, e si sottoponga
alia Bossina. Sentitosi ci, subito s' ordin far levate di soldati per
189
ovviare qualehe im pro visa incursione. Si mandarono due barghentini
armati a Stagno, capitano Giugno di Teodoro Pfodanelli/ e si co-
minei a metter in stato di ribattere ogni attentato del Bossinese.
Al quale pure fu risposto: che la repubblica dalla sua fondazione
e stata sempre libera ed a nessuno soggetta, ne tributaria, e quel
che pagava all' Ungaria esser un censo che si paga per aver la pro-
tezione di quel regno, e non tribute, per non averla gli Ungari
mai conquistata, ne cavata dalle mani d'alcuna o potenza o tirannia;
che se poi si paga ogni anno qualehe presente, o dono, per li'ter-
reni di Stagno, Ponta e Primorie, li medesimi sono a tal ricogni-
zione obbligati, ma la eitta ed il suo vecchio distretto sono stati
sempre ed al presente sono liberi; per si pregava esso re di desi-
ster da domande impertinenti, mentre la repubblica non e per patir
alcun deterioramento nelle sue franchezze e libert.
Ostoja, avuta questa risposta, spoglio i mercanti con pretensioni
esorbitanti, impose nuove gravezze contro li patti, ed essendo in
tal tempo in discordia con Sigismondo, pretese far danni alii Eagusei
e trattarli da nemici, come aerenti ell a corona d'Ungaria. La re-
pubblica spedi di nuovo due ambasciatori, Michiel Eesti e Matteo
Gradi, liquali s'operarono tanto, che acquietarono l'animo regio,
e per allora si rest in pace.
Ma da li a poco tempo eominci Ostoja di nuovo pretender, sog-
gezione effettiva. Ed a Eagusa, vedendosi la sua volubilit, si co-
minci tener poco conto delle sue pretensioni e non risponderli
altro. Per si faceva conto e molto bene si rimirava ogni suo movi-
mento, e s'indagaya per mezzo delli pensionarj, tenuti in quella
corte, ogni sua azione e pensiero. Ed avendosi saputo a tempo un
trattato proditorio, che aveva tentato far a Eagusa, li fu reso vano,
si che egli cominci pretender di voler riavere la contrada di Pri-
morie, nuovamente concessa, e per tal effetto si port in persona
a Narenta. La repubblica subito presidio Stagno e lo muni di tutto
il necessario, con mandar anche barche armate nel seno narentino.
Ed il giudice di Narenta, che stava per conto della repubblica, ebbe
ordine di regalarlo, simnlando nn sapersi a Eagusa cosa alcuna
della sua mala yolont.
II re s' era portato a Narenta per veder, se in qualehe maniera
di piano potesse ayere la contrada, non volendo muover guerra
aperta. Ma la repubblica stava vigilante, spiando da tutte le parti,
e provedeva a tutte le cose, a luogo e tempo opprtuno. Otoja,
vedendo impossibilitati li suoi progetti dalla diligenza ragusea, torn
in Bossina, senza averli apportato alcun vantaggio la sua venuta.
Ma se da questa parte i mercanti pativano, dll'altra erano e ben
yisti e trattati dalli Turchi. E sebbene nelle scorrerie, fatte da
questi per la Slavonia, qualchediin pativa, pure in universale si
facevano guadagni per li gran negzj de'panhi, delli quali scarseg-
giava la Turchia. E di nuovo questo anno, non ostante qual si sia
riguardo, si fece con loro un trattato, osservato per quanto era di
190
lor utile; perei li. Eagusei operarono talmente, che complisse
all' universale aver li mercanti di questa nazione nel paese.
a
^
n
- Aveva il inalsuccesso clella guerra di Nicopoli alterato gli animi
di molti Ungari contro Sigismondo, fomentati da quelli della fazione
di Carlo di Durazzo. Li quali cominciarono suscitar le pristine fa-
zioni, ed accompagnatisi con molti principali, congiurarono contro
il re. Ed essendo gi morta il re Maria, affermavano il regno ap-
partener a Vladislavo, figliolo di Carlo, spargendo voce, doversi la-
sciar un tiranno, della di cui crudelt erano testimonj trentadue
nobili, pubblicamente fatti morire; Vladislavo esser principe beni-
gnissimo e di dolcissimi costumi. E non contenti di susurri, spinsero
gli attentati ad esecuzione violenta. Mandarono in Puglia da Vladi-
slavo, esortandolo venir in persona per ricever il regno paterno,
dovutoli per ragione ereditaria.
Yladislavo, giovane volonteroso, senza pensarci ad altro accett
offerta di cosi gran regno, e Sigismondo, principe vecehio, con
tutto che avesse avuto notizia di quanto si trattava, giudic pru-
denza il dissimularlo, e procur piuttosto acquietar eon la presenza
le cose contra di se suscitate, che con termini violenti procurare di
superarle. Arrivato in Ungaria, trov, che la prudenza, non assistita
dalla forza, non giova sempre con gente trasportata e con certe
nazioni ruvie e mezzo barbare, mentre, contro ogni sua aspetta-
tiva, fu arrestato e dato in custodia a due figlioli di Nicolo Gara.
Yladislavo intanto con molta celerit mando in Dalmazia sei ga-
lere, le quali approdarono a Zara. Li Zaratini, avendo sentito la
ritenzione di Sigismondo e offerta del regno fatta a Yladislavo,
accettarono il presidio napolitano contro il sentimento di buona
parte della nobilta di Zara, la quale si mostr renitente, come
quella che penetrava intrinseco delle cose meglio delli popolari.
.Ma questa renitenza fu cagione che li Napolitani, diffidando della
nobilta, la privassero delta liberta, mandando in esilio in Puglia
sedici delli pi principali e capaei, prima e principal causa che il
resto della Dalmazia restasse per qualche tempo fedele a Sigismondo,
mentre in questi principj li nobili di Spalatro, Scibenico e Trail
s' unirono rispettivamente con li proprj popolari. e, fatta lega tra
di se, quelle citt di commun consenso terminarono non incorrere
neir infortunio de' Zaratini, ma ribattere ogni attentato napolitano.
Pelici, se fossero stati fermi nelle prime massime e deliberazioni!
La repubblica di Eagusa, tosto che ebbe questi avvisi, si presidio
com- e mise in ordine quattro galere grosse, delle quali fu eommandante
Andrea Yolzo e capitani Marino Caboga, Marino Eagnina e Natale
Proulo. E mand un grosso presidio a Stagno, con tutto che il
eommandante delle galere napolitane serisse alia repubblica con
molto affetto. Ma questa vedeva manifestamente, che li Napolitani
avessero in animo di violentar li iRagusei dichiararsi per toro. e
gi avessero ritenute molte robe de'Eagusei naviganti per il golfo.
1
Ciofe: si fece un nuovo trattato commerciale col govemo turco, avuto ri-
guardo all' utile vicendevole e dei Turchi e dei Eagusei.
191
La lettera del commandnte napolitano era aeeompagnata da un'altra
della eomnmnita di Zara; le quali contenevano, che da Giovanni
Andrea, nunzio* del principe di Taranto, erano benignissimamente
informati della buona disposizione della repubblica di Eagusa verso
il re Vladislavo per ogni servizio ed onor suo, essendo loro antichi
amici e sopra tutte le cose desiderosi della pace. Questo era un
tentativo ed un mezzo per conoscer animo de' Eagusei, pereiocche
li Zaratim desideravano, che, siccome loro si erano dichiarati parti-
giani di Vladislavo, lo stesso seguisse delli Eagusei. E questi, cono-
scendo non esser tempo fare alcuna innovazione, ne esser le cose
di Vladislavo in stato tale da scoprirsi per parte sua, non vollero
fare alcuna deliberazione pregiudiziosa all' amicizia di Sigismondo,
salvo per corrisponder con officj generali alle lettere scritteli, dimo-
strando di aver molta inelinazione alia pace ed averla desiderata
sempre; tener Vladislavo principe amorevolissimo insieme con tutti
li principali del suo regno, a cui aver portato e portar presentemente
piena osservanza di buon affetto, per quanto pu esser capace la
dignit della repubblica e la sicurta.del stato suo; e siccome aveva
in tutte occasioni secondato alia volont della buona memoria di
Carlo, cosi con simil affetto bramare a Vladislavo ogni colmo di
felicit, e di continuo non aver mancato nelle cose possibili servirlo
e compiacerlo con somma prontezza d'animo e d'opera, e di con-
tinuo aver trattato li Napolitani, come se fossero Eagusei; per
s' accertassero della buona volont della repubblica.
Pass intanto ii re Vladislavo in Dalmazia e si condusse a Zara,
dove fu salutato ed acclamato per vero re di, Ungaria, e dall' arci-
vescovo di Strigonia incoronato. Subito cominci procurare, come
si potesse impadronire del resto della Dalmazia, la qual provincia
diceva appartenerli per la morte del re Maria, figlio.la di Ludovico,
senza discendenza mascolina. Ed in particolare diede indicj di desi-
erare aderenza de' Eagusei, i quali gi.udicava
;
per li buoni prin-
cipj della sua fortuna vincitrice, fossero per procurare la sua ami-
cizia. Anzi fece tutti li passi possibili a poter persuader li Eagusei
dichiararsi dalla sua parte, rappresentando la prigiona miserabile
di Sigismondo. E veramente li ministri napoletani avevano occhio
aeuto e vedevano molto bene, che la dichiarazione della repubblica
a favore di Vladislavo gli avrebbe aperto adito al domimo di
tutta la Dalmazia, pereiocche certissima cosa era, che per autrit
e per la forza della repubblica in Dalmazia, unita che si fosse con
le forze di Vladislavo, avrebbe operato progress! felicissimi. Ma il
senato di Eagusa con esperienza ed inveterata sua prudenza con-
siderava, che, aequistata per Vladislavo la Dalmazia, non era certo
il line della guerra a suo favore, ne per questo si sarebbero acqui-
.state altre provincie d'Ungaria, alle quali non si poteva andar con
le galere, sole forze, che avevano e Vladislavo e li Eagusei. E
.all'altra parte si conosceva esser alia repubblica pernicioso 1'acquisto
1 questa provinci
a
per Vladislavo e di molto grave pregiudizio alia
sua libert.
192
com- Defiber d' operarsi al contrario. B di fatto furono ajutati li Oor-
zolani con cinque pezzi d' artigliera, una buona quantit i pol vere
e altri attrezzi militari, e s'opero con tutte quelle citt, delle quali
' aveva ragionevol sospetto d' aerenza per Vladislavo. Ed il sospetto,
che s' ebbe a Eagusa delli Oattarini, gente volubile, ivenne certezza,
perciocche avevano inviato don Nicol ambaseiatore loro verso ara,
per autenticar a Vladislavo la loro buona volont e aerenza verso
d'esso. E ambaseiatore, passando per Eagusa, fu fermato con in-
tenzione i farlo ritornare e persuader quella communit, che per
allora non facesse tal imostrazione, rappresentandoli, quanto fosse
perniciosa questa loro eliberazione.
E subito fu manato con molta diligenza Nicol Pozza ambaseia-
tore a Oattaro, il quale gli esortasse mantenersi in fee e non sepa-
rarsi per alcun aceiente dagli altri; li mettesse a una parte l'e
considerazioni, che Vladislavo non era legittimo re. esser venuto
c
con poca gente, privo delle cose necessarie, e perci la sua ebo-
mis." lezza e le diffieolta della sua armata, e dali' altra parte imione di
tutta la Dalmazia, le fortezze e le citt di quella, l'interesse i
correr tutte una stessa fortuna, la speranza e' successi migliori per
opera degli aerenti di Sigismondo in Ungaria, che si mettevano
in stato d' operar per lui; li esortasse con ricorarli antica loro
generosit, e particolarmente li molti prosperi successi, che avevano
avuti uniti con la repubblica di Eagusa; il medesimo potersi ora
sperare, se in loro si trover la medesima constanza e generosit;
certa cosa esser, che, come il eonservarsi essi nella buona disposi-
zione verso la corona d'Ungaria, gli aceresceva molto di riputazione
e confermava gli animi degli altri Dalmatini, cosl era per apportarli
altrettanto di danno e di pregiudizio la loro alienazione,. onde, ce-
endo per timore d' un immaginato pericolo
;
sarebbero ineorsi in
gravi e certi mali, concorrendo rovinar se stessi e con il proprio
precipizio tirarsi ietro
1
la rovina o almeno la eelinazione degli
altri, e porre in dubbio la libert ella Dalmazia; pero, se cono-
scevano la loro salute dipender dall'incolumit i Eagusa, non tra-
lasciassero abbracciar il consiglio, come avevano fatto in tempo che
li Balsi procuravano d' opprimerli, e conosciufco, che per opera della
repubblica avevano ottenuto la quiete; he essersi mancato alli Ea-
gusei, nel tempo che li Veneziani avevano oppresso la liberta, di Oat-
taro, prestarli ogni possibile ajuto e soceorso per rimettersi nel
pristino stato; che pero, come buoni vieini, ricoravanli quel che
giiiicavano esser di profitto, [per affezione ehe li si portava
;
e
per questi cosi gravi e commuhi interessi non s' era voluto mancar
a tal officio. I Oattarini estrinsecamente mostrafono d'aver gra-
di to, e spedirono a Eagusa due loro ambasciatori per trattar e
consultaf tal materia, ma non fu alcuii mezzo sffieiente, lie consi-
glio efficace cosl, che facesse persisterli nella debita costanza.
S'aggiuse intaiito che nello stato i Eagusa commeiasero pul-
llar li semi, che sarebbero stati di-molta chseguenz, se con pre-'
1
entro nei nas.
193
sentaneo rimedio non si sppivano. Don Novaro, cappellano e cancel-
liere del conte di Meleda, mentre che armata delle galere regie
s' aspettava, suscit pensieri in alcimi di quelli isolani d' apparecchiar
presenti e regali per mandarli alle galere, e, deposti li vessilli con
. gl'.impronti soliti ella repubblica, innalz quelli del pontefice, per
timore di non esser travagliata quell'isola dalle galere napoletane.
Questa innovazione di Meleda diede gran travaglio al senato, non
per conto de' Meledani, per li quali il rimedio era in pronto, ma
acci gli altri sudditi non pigliassero esempio. Per subito furono
spinte alcune galere
1
annate verso Meleda e rilaseiati gli ordini
per la cattura del prete. Lui fuggito, i Meledani si rimisero subito
al dovere.
Non per questo rest libero dal sospetto il senato, inscio dove
effettivamente si dovesse aderire. Prometteva Vladislavo la Hbera-
zione di tutto quel che avevano intercetto le sue galere, ma ritar-
dava 1'esecuzione; pero si vedeva, che, assettate le cose, avrebbe
dato compita soddisfazione, Laonde questo interesse si crivellava
dal senato con continue consulte. Pareva il dimostrarsi per parte
2
di Vladislavo esser savio consiglio, vedendosi passar le cose sue pro-
speramente; ma si considerava trovarsi Sigismondo ancora vivo,
esser pericolosa ogni palese azione e dimostrazione eontraria alii di
lui interessi. Giudicavasi aver Vladislavo aderenza di tutti li ma-
gnati ungari, ed eeclesiastici e secolari, - esser necessario appoggiarsi
alia sua autorit e protezione, ma consideravasi dalF altra parte, che
tutti i luoghi muniti dell' Ungaria
;
col castello di Buda, erano fer-
mati dalli presidj di Sigismondo, e la Boemia intieramente a sua
devozione; la fortuna delle cose umane esser instabile ed ambigui
gli eventi. Per da tante consulte si cav la risoluzione d' abbracciar
la neutralit, ed intanto vedere, qual sarebbe esito di queste tur-
bolenze.
Questa determinazione non pote esser eseguita, perche fra poco
fu necessario prendere nuovi partiti, pereiocche la prigionia di Si-
gismondo e la venuta di Vladislavo in Dalmazia porsero occasione
al re stoja di Bossina, che, vedendosi libero dal timore di Sigis-
mondo, per il quale procedeva con grandissimo, rispetto verso la
repubblica, ed ora confidando, che essendosi dimostrato contrario. a
Sigismondo, sarebbe stato ajutato dalle galere di Vladislavo, il quale
si dichiarava clesiclerar ogni male alia repubblica: cominci dunque
Ostoja clar segni de'suoi ingordi pensieri, ed a scoprir la mala vo-
lont, con istradar le sue operazioni a quanto aveva concepito.
Fece primieramente, che li principali baroni di Bossina serivessero
alia repubblica, ed in particolare il vojevoda Harvoje, molto stimato
dalli Eagusei per la sua prudenza e per li molti officj in diversi
tempi fatti a favor d' essi. Ool quale, per cavar il saggio della vo-
lont del governo di Eagusa, il ro si querel, che esso governo avesse
dato ricetto a Paolo Eadiscinovich e Paolo Maslanovich, suoi ribelli,
1
Cerva: bar che.
2
Cioe: il dichiararai della parte.
13
194
ne averli bastato ricever nella citta di Bagusa gente di cosi mal
animo- verso il proprio principe, ma aver ancora interposto pratiche
strettissime in Ungaria fine di pri vario del regno di Bossina.
Tutte queste querele erano uri apparente titolo, col qual stoja
cercava di coprir li suoi veri pensieri e disegni. Harvoje in diligenza
grande mand alia repubblica Eatko Missanovich, suo ambasciatore,
il quale notiflcasse al senato liconceputi sospetti del re, e che per
acquietarlo era bene licenziare li due Paoli; cosi levarsi ogni causa
di sospizine ed ogni occasione di mala impressione in Ostoja.
Fu risposto all' ambasciatore esser al senato quell' mbasciaria
grata, si per causa della persona di lui, la cui virtu e singulare
amore verso la repubblica era ottimamente conosciuta, come ancora
per rispetto del vojevoda Harvoje, che aveva mandato, per la
grande affezione che in ogni tempo era stata dell repubblica verso
li di lui antenati, ma sopra gli altri per la particular inclinazione
verso la persona d'esso Harvoje; per aver il senato grandemente
stimato li prudenti consigli e amorevoli avvertimenti, alii quali si
rendevano grazie, confessandosi la repubblica tenuta, che egli avesse
con molta amorevolezza notificato quel che era desiderabile sapere
in questa congiuntura de'tempi; cosi grandemente gli era molesto
non poter seguir li suoi consigli, ne dar bando alii due Paoli, delli
quali uno gi era partito per andareal soldo del duca di Milano,
o di Eaimono, principe di Taranto, e altro si trovava a Eagusa,
non sopportando inveterata consuetudine della repubblica, che, .con-
culcando Tantica libert, si macchiasse e si violasse, in cospetto
cli tutto il mondo, la fede, data a chiimque venisse nella citt di
Eagusa, ovvero, senza esser da alcuna legittima causa provocata, si
risolvesse far cio che non era obbligata per alcuna convenzione;
.stimarsi a Eagusa esser grandissimo utile ci che era onesto, per
non potersi, senza grave nota della repubblica, romper quella immu-
nita, la quale si deve eonservare piii che le mura della citta; queste
potersi rifabbricare con facilit, ma la violazione della fede pubblica,
e la macchia fatta alia libert, non poter mai ricuperar il suo splen-
dore e la sua primiera dignita; aversi, per esperienza e fresco esempio,
potu.to chiarir ognuno, quanto gelosamente si conservi e si mantenga
questo tesoro inestimabile, quando pochi anni innanzi fu domandata
dal re d'Ungaria la famiglia di Giorgio Eadivoevich, e per non in-
trodur cosi abominevol esenipio, a chiaro suono fu negata, ne
percib quel re, capace della ragione delle genti, s' alter punto;
che per, quando il vojevoa volesse considerar queste ragioni, noil
solamente avrebbe iscusato, ma ancora lodato tale deliberazione della
repubblica.
Eitornato l'ambasciatore dal vojevoda Harvoje, ed intesasi la ri-
sposta delli Eagusei, per la quale appariva chiaro indicio della co-
stante loro volonta
;
e benche il re trovasse il suo conto nella nega-
tiva, dalla quale potesse cavar una palliata causa di mover la guerra,
tuttavia conobbe, se
1
in una cosa di niente trovava ostacoli insupe-
rabili, qual, opposizione avrebbe trovato al rimanente de'suoi vasti
1
che se nei ms.
19
pensieri. Onde, per venir a piti chiara prova e per stringer -'ira-
presa con pi violenti stimoli, fece che il vojevoda Eadic Sancovich
movesse una cavigliosa lite, per causa elli termini de' confini della
contrada diPrimorie.
II senato, ali' avviso di questa raossa, deput Francesco Bassegli
ed Orso Zamagna, che per parte della repubblica con due altri, che
.da Eadic fossero mandati, accomodassero quietamente le _differenze
e riducessero li termini alli loro pri stini confini. Eiuscl la cosa
contraria a quel, che si supponeva. In cambio della rottura de' ter-
mini, che si credeva fatta in pregiudizio di Eadic, si trov, che
.erano smossi dali'antico confine in danno della repubblica. Li de-
putati ragusei non ebbero commissione di far violenza, ed il voje-
voda non si content alle buone accomodarli. Onde li Eagusei fecero
proteste pubbliche con assistenza di tutti quelli che ivi erano con-*
corsi, acci fossero yeraci testimonj della usurpazione elli confini
fattali.
.. "Credeva-'il vojevoda Eadic, e molto piti il re Ostoja, che la re- -
pubblica, trovati li confini alterati in danno suo, faeilmente si sarebbe
inotta ad accomodarli e ridurli al primiero stato, ai che non ae-
consenteno Eadic, ella con mano violenta avrebbe voluto ricuperar
il suo, ne lasciarsi introdur con questo pericoloso principio usur-
pazione de'suoi terreni. E la considerazione del re e del vojevoda
era ottima. La repubblica da principio credette la mossa esser fatta
dal vojevoda per qualche suo ambizioso affetto, ma molto presto
s'accorse, cio esser un tiro politico del re per aver pretesto d'in-
asprir li Bossinesi, rappresentandoli, da Eagusei occuparsi la giu-
risdizione de'suoi baroni, e, non contentandosi d'aver avuto da lui
una contrada eosi commoda e necessaria, eon la quale veniva unir-
seli lo stato di Eagusa con quello di Stagno, voler
1
usurpar le ra-
gioni del regno di Bossina. Tali erano li suoi pensieri e le sue
macchinazioni, ma siccome non ebbe effetto alcuno la missione
dell' ambasciatore di Harvoje,- cosi non riusci questo secondo ten-
tativo.
Ostoja, giudicando non tornarli pi conto di simular e con la
dilazione del tempo perder occasione delle galere di Vladislavo,
fece risoluzione di levar la visiera e palesar le sue vere intenzioni.
Cosi mand a Eagusa due ambasciatori, Stefano logoteto e Starihna
2
Sergovich, proporre al senato, che egli voleva dalla repubblica aver
in mano Paolo Maslanovich; che si restituisse la contrada di Pri-
morie; che li si faccia ferma promeasa di non ricettar nello. stato
di Eagusa li fuggitivi di Bossina; che voleva assolutamente esser
riconosciuto dalla repubblica protettore, come per innanzi era il re
d'Ungaria, e che, in luogo delle insegne proprie della repubblica,
si debbano innalzar li vessilli con armi ed insegne reali di Bossina;
altrimenti, che se pareva con queste sue domande al senato trova'rsi forma-
aggra,vato, contentarsi egli comprometter nell' arbitrio del dx>ge di
zioni
-
1
ma voler nei ms.
2
Stanihna presso il Oerva.
196
Venezia, al eui parere prometteva acquietarsi; e, non volendo il se-
nate abbracciare una o altra delle proposte condizioni, protestarsi
i scacciar dalla Bossina li mercanti ragusei fra quindici giorni e
muover la guerra con maggiori forze che H fosse possibile.
Furono al senato di Eagusa grandemente moleste le riehieste del
re Ostoja, e, sebbene s' era gi conosciuto il suo ostil animo e pene-
trata in parte intenzione, non si credeva pero, che si sarebbe in-
dotto a cosi fatte esorbitanti ed importune requisizioni, le quali da
per se stesse, e per la considerazione della potenza d'Ostoja, non
davano tanto fastidio, quanto perehe erano fatte in occasione cosi
garbugliosa, prevedendosi dover esser d' inquietudine e perturbazione
al buon stato della repubblica, in tempo che essa aveva bisogno
d' esser soccorsa per garantirsi dagli attentati di Vladislavo.
Per il senato al solito, prima i dar la risposta, fece lunghe
consulte. S' esaminarono tutti gl'interessi della repubblica. E qualche-
duno consider): non esser espediente separarsi dall'amicizia regia,
e per gratificarlo e dipender dalla buona fede e volont sua, spe-
rando, quando li fosse concessa alcuna delle sue riehieste che manco
importasse alia repubblica, come sarebbe consegnarli Paolo Masla-
novieh, e contentarlo col prometter di non ricever li fuggitivi di Bos-
sina e restituirli la contrada di Primorie, che egli non sarebbe per
abbandonare amicizia della repubblica; doversi dare questa piccola
soddisfazione al re, cosi richiedendo la eondizione de' tempi, al parer
di tutti quelli, che non vogliono ingannar se stessi, ma eon la ra-
gione, non con appetito, misurar simili deliberazioni; non doversi
ora considerare sopra le ragioni, che la repubblica aveva, ma mi-
surar le cose nel stato che elle sono; la guerra in Ungaria esser
piti che mai ardente e dubbiosissimo evento d' essa, nella quale
se Yiadislavo prevaler, in quali pericoli converrebbe alia repubblica
versare, tra tanti principi circonvieini nemicissimi; per dover esser
ogni pensiero attender d'acquietar Ostoja e tenersi con strettissimo
vincolo d' amicizia con lui, per rendersi sicuro dalle forze di Vladi-
slavo, finche in Ungaria sia stabilita la quiete; questo dover esser
la vera e la pi soda massima della repubblica, conoscersi che tra
Vladislavo ed Ostoja non si stabilisce amicizia per altro che perche
vede Vladislavo questo esser unico fondamento, sul quale lui possa
fabbricare la conquista della Dalmazia; esser cosa certa, che alia
cattiva inclinazione d' Ostoja verso la repubblica se s' aggiunger la
negativa in tutte le sue dimande, questa cattiva soddisfazione lo fara
precipitare in qualche dannosa risoluzione, siecome dall' altra parte,
gratifieandolo d'una delle sue requisizioni, potersi sperare d'acqui-
starlo alia repubblica, o almeno di non averlo nemico.
A queste considerazioni s' opponeva: la pi bella e sicura mas-
sima, trasmessa dalli maggiori, esser stata quella di cercar per
protettori della repubblica principi potenti, ma non finitimi, delli
quali la protezione si potesse voltare in oppressione, mentre un vi-
cino e potente protegge contro gli altri per ragion del proprio stato
e tiranneggia il protetto ad arbitrio della propria volouta, senza che
costui possa aver ricorso ad alcuna potenza; quindi gli antichi se-
197
natori della repubblica, consej. di questa politica verit, non aver
mai volute ricorrer alia protezione delli principi slavi, per nn averli
tiranni; essersi disfatti alla protezione veneta, perche li pesava troppo,
avendo sempre vicine le lor armate, ma in diversi tempi aver pro-
eurato la protezione degl'imperatori d'.Oriente, delli re di Sicilia ed
ultimamente della Ungaria, dalla protezione de' quali la repubblica
sentiva calore senza seottarsi; la principal petizione d'Ostoja esser
di comineiare, per via di protezione, avere dritto sopra il governo,
,per far valere le proprie massime a tempo e loco, ogni volta che
li sia eoncesso; senza prendersi la sua protezione, non s'cquieter,
.essendo altre petizioni per inorpellar la vera; ma, prescindeno
questa verit, come potersi consegnar la persona di Paolo Masla-
novich, senza nota di periidia e di mancamento di fede? come obbli-
garsi non ricever li fuggitivi, senza lasciar con perpetua maccliia
la libert della repubblica, ricovero e rifugio delli miserablli? come
consegnar la contra da di Primorie, tanto necessria all' unione
dell'antico stato con quello di Stagno? non essersi tolta c'on vio-
lenza la contraa, ne levta dalia obbedienza di Bosna per sottoporla
al governo della repubblica, acquisto d'essa essersi fatto con ogni
debita e legale requisizione; doversi ponderare contenersi nelle ri-
cheste, che sia violata la fede pubblica, che sia prevaricate il giura-
mento, che sia abbattuta la libert della repubblica, che sia tornata
la contraa; non esser difficile conoscer il fine elle petizioni, ma
ben grandemente molesto il considerarlo; doversi aver innanzi tutte
altre cose la guerra in Dalmazia piti che mai ardente, tutto lo
stato elle cose vario, incerto, soggetto a molti accienti; he
per, in tante eonfusioni, si devono ributtar quelli partiti, che tor-
nano a manifesto danno e rovina; il re non aver fatto ad altro fine
queste instanze, che per trovar apparente eagione a muover armi,
con la speranza, trovando la repubblica senza protezione di principe
potente, inghiottir lo stato e soggiogarlo; sapersi molto bene quanto
li principi mediterranei anelino avere stati sulla marina, per aver
porti a mare e non ipener dali'altrui arbitrio per render flori do
alii proprj sudditi il eommercio, unico fonte elle ricchezze pubbliche
e private; non aver avuto Ostoja alcuna causa di mnover questa
pretensione, in ogni tempo aver potuto conoscer affezione delli
Eagusei alia sua corona, esser un vero pretesto proponer in^ tempo
e con modo tale, sapendo ne poter, ne dover esser compiaciuto; si
deve considerare, se il re ottiene ben minima elle sue instanze, e
particolarmente quella, alia quale sola potrebbe piegarsi senate,
di cederli la contraa di Primorie, egli, depost ogni pensiero
degl' interessi della repubblica. e misurando le cose solo con suoi
iini particolari, la procurerebbe veder attaccata con Vladislavo per
mdebolirla, acci per necessit fosse afforzata gettarsi nolle sue
braccia; onde doversi prender questo consiglio, che porta la giu-
stizia e onest, ma molto piti la ragion di state, non doversi af
re accrescer le forze e sminuir quelle della repubblica; all'ultimo
poi non esser Ostoja in stato tale, che s'abbia a comprare la sua
amicizia a tanto caro prezzo; non vedersi con quali forze egli, privo
198-
di clanari e . dell'altre cose neeessarie, possa coneorrer ad ajutar
Vladislavo nelle sue imprese.
Queste ed altre simili ben fon.ate consierazioni persuasero il
senato, che a tutte le petizioni d'Ostoja fosse data ripulsa generale.
Laoncle si rispose agli ambasciatori, che la repubblica era stata
sempre desiderosissima di viver in amicizia col re di Bossina ed
atteso a quei mezzi, che fossero di comun servizio e sieurta; che
percio volentieri abbraecerebbe ogni sua domanda, ancorche fosse
,c
^
m
" con notabil suo anno, salvo pero la sua liberta, fede, onore e ri-
putazione; onde il re ovesse desister da simili requisizioni e scan-
cellar dal pensiero tali proposte; che si manderebbe un ambascia-
tore espresso, dal quale potrebbe conoscer quanto siano ingiuste le
sue pretensioni ed insieme 1'ottima volonta della repubblica verso
di lui.
..... Fu subito a questa ambasciaria eletto Paolo Gondola, con eom-
missione di trasferirsi per viaggio prima da Eadic, e con lui trat-
tare, dissimulando non accorgersi lui aerire alii pensieri del re,
onde dolersi elle novit, fatte nelli termini dei confini di Primorie;
pregarlo che, siccome era stato esso Eadic istrumento dell'acquisto
di quella contraa, cosi fosse della sua conservazione; che ajutasse
la repubblica e con forze e con consiglio; che, disponendosi il re
a far alcuna novita, lui non si movesse, sotto qualehe pretesto, per
dar tempo ad esso Gondola di trattar e sopir questi negozj con
Ostoja.
La commissione poi, per il re data al Gondola, era, che dimo-
strasse la repubblica non poter che maravigliarsi delle sue richiestej
ne mai aver supposto, che lui, principe prudentissimo ed amantis-
simo dell'equit, si sarebbe lasciato dar luogo nell'animo suo a
cosi fatte instanze
;
non avendo mai li suoi predecessori neppur in-
sognato simili pretensioni, ma sempre avut buona volont verso
la repubblica, con la quale non solo si sono tenuti fermi nell' ami-
cizia, ma ancora, quando il bisogno ha ricercato, hanno preso per
interesse della repubblica con prontezza d'animo nuove inimieizie
eel aecettato con disinteressatezza la sua protezione contro tutti quelli
che hanno preteso macchinare contro, o inquietare il buon stato di
Eagusa.
Ma perche la repubblica cercava far argihe contro inimicizia
d' Ostoja con la corrispondenza di tutti quelli che stimava a pro-
posito poter sollevarla con le forze, ovvero eon la mediazione, de-
stin ambasciatore al vojevoda Harvoje Stefano Luccari, per ramme-
morarli, lui esser stato uno e' principali mezzi, tra la repubblica
ed il re, per la conquista della contraa di Primorie; lui esser
stato, da amorevol amico, il primo ad avvisare la repubblica sopra
cbm- le presenti macchinazioni; esser ancora sempre passati molti officj
di benevolenza tra la repubblica e li suoi antenati; confidarsi ora
over lui far in modo, che non rimanga loco da desiderar da lui
maggiori dimostrazioni d' amore, essendo ora pregato principalmente
procurar d'acquietar il re col distorlo dalle pretensioni, mosse contro
la repubblica, e con li suoi conforti incitarlo ad abbracciarla, senza
199
alcun indugio, come sua amorevol vicina; e se per mezzo suo il
re si venisse ad acquietare, la repubblica, in ricognizione del favore,
gii offeriva ucati annui 500, sua vita durante.
II medesima officio fu fatto per mezzo di Marino Gondola, amba-
sciatore, col vojevoda Sandagl, il quale gi aveva prevenuto confi-
entemente la repubblica coll'avviso ell'animo ostile d'Ostoja, e che
questo principe, confidato nella venuta di Vladislavo, aveva conce-
pito con tal oceasione far le sue vendette contro Sigismondo, e,
d'indi prendendo commodit, aveva deliberate mover armi contro
la repubblica. Al Sandagl furono rese grazie. E perche si deside-
rava, che nella Slavonia si sapessero le ragioni della repubblica, ed
il torto, che veniva esserle fatto da Ostoja, li fu mandato un mani-
festo, in forma di lettera, contenente, che il re a torto vessava la
repubblica, e, se voleva consierare le ragioni d'essa, non secondo
il suo affetto particolare, ma secondo la giustizia commune, trove-
rebbe, che la discordia, esistente tra lui e Sigismondo, non doveva
far alcun nocumento alia repubblica; dovesse Ostoja ridur a me-
moria, che Ludovico, predecessore di Sigismondo, ebbe asprissime
guerre con fvarco, re di Bossina; imperatore Stefano ed altrl
principi di Slavonia aver avuto similmente molti ispareri con li re
di Bossina, ne mai perci aver patito la repubblica, essendosi essa
sempre mantenuta neutrale e non aderente ad alcuna delle parti,
come quella che da tempi immemorabili tien il suo governo libero,
ne mai s'e impeita in negozj de'circonvicini, a rlserva d'inter-
poner la sua mediazione per la quiete.dei principi discoranti; ne
e
ora over Ostoja prendersi sospetto d' alcuna aderenza della repub-
blica alle cose di Sigismondo per rispetto che ella paga annuo
censo all' Ungaria, perche molto maggior argomento correrebbe per
li Bossinesi, ai quali essa repubblica paga molto maggior somma;
onde era pregato esso vojevoda Sandagl di far valere a tempo e
luogo queste: ragioni della repubblica.
A vojevoda Eadic Saneoevich intanto, che sollecitava la cofisegna
della contrada, fu spedito Pasqual Eesti, che procurasse, non po-
tendo distorlo dali'instanze, renderlo almeno pi tepido, e rappre-
sentarli a dover consierare il modo, col quale s' e avuta questa
contrada, con che dispendio, e dali' altra parte esso Eadic si sovve-
nisse molti beneiicj, ricevuti dalla repubblica nei tempi delle
sue persecuzioni e della contessa sua madre, patite dalli re d'Un-
garia e di Bossina, ed il ricovero avuto a Eagusa, e con quanta
prontezza, che altri non pu saperlo meglio di lui.
Oosi la repubblica, vedendo soprastarle una guerra, dalla quale
non si sperava altro che rovine, operava da tutte le parti con tant.i
ambasciatori per veer di. poter divertirla. Ma giunto alia corte
d'Ostoja, il Gondola ebbe la sua prima udienza, e fece tutti li passi
accommessili, tanto col re, come con li suoi ministri e favoriti ma
furono di nessun momento, perche Ostoja aveva voltato tutto il suo
studio a danneggiare lo stato di Eagusa, senza volere ammettere
alcun trattato, col quale si potesse farlo restar soddisfatto. Anzi,
per non perder tempo, fece che Eadic entrasse on mano armata
200
nella contrada di Primorie e cacciasse il conte, 'magistralo messo
alla repubblica per governar quei popoli. II che a Eagusa fu occa-
sione di molta eonfusione, mentre bisognava pigliar in mano quelle
armi, che si sehivavano contro un prepotente. Pure si cominci rae-
coglier gente.
Ma intanto arrivb un gentiluomo, mandato da Eadic alia repub-
blica per seusar il fatto su gli ordini pressanti avuti dal re, ai quali
non aver potuto resister; che pero li si mandasse un nobile, col
quale doveva conferire a beneficio della repubblica. A questo carico
fu eletto Giovanni Menze, il quale, abboccatosi col vojevoda, riport
a Eagusa, elie .invito d' un nobile era stalo puro artificio elli Bos-
sinesi, per render la repubblica meno
1
diligente nel provedere gli
opportuni apparecchi per imminente guerra, in tempo che a Po-
povo s'ammassava gente per ingrossar il loro campo, acci potes-
sero con maggior vantaggio danneggiarla.
veva intanto il re Ostoja mandato dire al Gondola ambasciatore,
che dovesse partir dalla corte, non esseno in animo di dar loco
ad alcun trattato con la repubblica, e che poteva accompagnarsi
con alcuni, che egli mandava unirsi col suo esercito, alii quali
avrebbe dato ordine, che per strada esso ambasciatore fosse ben
trattato. Questo termine di trattamento parve al Gondola che molto
offendesse il modo, -tenuto dalli principi con gli ambasciatori, e
pero non manc risponder conforme meritava la proposta: gli ante-
cessori del re e gli antepassati principi di Bossina non aver tenuto
simili costurni, ma sempre aver trattato gli ambasciatori con ogni
sorte di benevolenza e trattenutili alia eorte sin alia conclusione
o esclusione del trattato, e nel licenziarli proceuto con ogni ono-
revole sodisfazione; lui ricever questo accidentc come Paolo Gondola,
non come ambasciatore della repubblica, ed attribuir alia isgrazia
della sua particular persona, poiche era discacciato, cosa mai prima
accaduta ad altri. Ootal fine ebbe il negoziato tra il re e la re-
pubblica per mezzo del Gondola, il quale, non potendo far altro,
fece ritorno in patria.
Ostoja, siceome era determinato nella sua pertinace massima, cosi
niente era meno diligente ad ammassar le sue truppe per assaltar
lo stato di Eagusa. Ed avendo raccolto un grosso esercito, lo fece
entrare nelli confini della repubblica, la qual aveva intanto anche
fatto un buon corpo di truppe. Ma non voleva esser la prima ad
attacear il nemico, aspettando che li regj :cominciassero, per poter
alle corti de' principi giustificar le sue operazioni. Li Bossinesi non
lasciarono troppo tempo a farla entrar in azione, avendo cominciato
metter a ferro e fuoco tutto il paese, dove arrivavano. Per furono
anche presto repressi dalli Eagusei, ed essendosi fattealcune scara-
muccie, furono obbligati retroceder verso li proprj confini. E, negli
incontri suetti, tra li Eagusei fu ainmazzato il conte di Slano e
tra li regj Vukosav Nicolich della gente di condizione, e molti gre-
garj d' ambe le parti, restando anche de' prigioni in mano e degli
uni e degli altri.
201
Eetrocessi Ii Bossinesi, furono rinforzati con buone truppe sin a
8000 combattenti, sotto il commando di Eadic Sancoevich. E subito
per la strada di Trebigne marciarono verso la citt di Eagusa, ed
arrivati a Bergato, il conte Paolo Jahlanevich e Sandagl Hranich,
generali in quell' esercito, affettando amieizia e buona corrispondenza
con la repubbliea, mandarono due inviati a Eagusa per introdur un
trattato di .pace. 0on gl'inviati venne aneora Ylatko patarenom
persona, desideroso entrare nei trattati che si dovevano fare.
La repubbliea deput Paolo Gondola per trattare con li Bossinesi,
i quali subito proposero le stesse condizioni esorbitanti, pretese ^.P"
tante volte dal re. Ma anche nel primo congresso furono ributtati^
ed il Gondola per ordine del senato li rispose: la repubbliea aver
fo
fm
a
-
a caro conseguir, quanto prima si pu, la pace, occorrendole colla
zioni
-
guerra danni maggiori di quel che ognuno possa creder, e siccome .
ci per essa era cosa grave, per H Bossinesi era per pi conside-
rabile .la prevaricaziorie de'giuramenti e la poca fede che mostra-
vano nelle proprie azioni, a vista di tutto il mondo; perci si tro-
vasse da loro e si proponesse un opportune ripiego per convenir
della pace; col modo proposto non esser possibile concluder cosa
buona; mettessero- al partito qualche mezzo, ragionevole, che alia
repubbliea piacerebbe ricever ognuno nella sua amieizia ed aver Con-
cordia con tutti; non potersi far pace solamente col conte Paolo e
col Sandagl, senza che prima si eouchiuda universal eoncordia; do-
versi ricordar quelli due signori esser stati principalissimi consiglieri
d' Ostoja nella consulta, da mi tenuta per muover la guerra alia
repubbliea, ed essi anche in persona aver commandato le di lui
truppe, quando entrarono in Primorie e quando si sono battute con
li Eagusei, ed ora anche trovarsi alia principal direzione dell'eser-
cito, sotto Eadic Sancovich. ':'.-
Oon questa risposta fini.'il trattato della pace e furono licenziati
gli amba^ciatori, conoscendosi a Eagusa, che li trattati erano pro-
mossi dalli Bossinesi per render pi tepida la repubbliea nel ma-
neggio dell' armi ed intanto sussister sulle tenute d' essa, ove ave-
vano cominciato far danni, mettendo a ferro e fuoco tutto il paese
di Breno e Gionchetto. Al che per ovviare quanto piii si. potesse,
furono spinti Marino Gozze e Giacomo Gondola con 4000 soldati.
Questi non solo cominciarono reprimere le scorrerie de'Bossinesi,
ma, vedendo nei piccoli incontri li Eagusei, come soldatesca vete-
rana, aver sempre vantaggio sopra li Bossinesi, gente collettizia,
determinarono, con tutta la sproporzione del numero, attaccar la bat-
taglia. Ma la medesima causa, che faceva alii Eagusei desiderarla,
persuase li commandanti bossinesi schivarla, onde disloggiarono
dal paese raguseo verso Trebigne, con aver laseiato pegni della pro-
pria crudelta, dovunque passarono. B siccome li Bossinesi, benche su-
periori di numero, non vollero combattere in quei stretti passi. di
Bergato,. cosi non parve alii Eagusei seguitarti nel paese aperto.
; Yisto dal re Ostoja il poco progresso fatto da'suoi, si diede con
tutta diligenza far nuovi apparecchi. II che a Eagua commosse il
senato cercar ripieghi, e non vedendo a chi ricorrer per aver qualche
202
ajuto, ne sperandosi la liberazione di Sigismondo dlla prigionia,
ed all' iiieontro vedendosi ormai grandissima inclinazione dei Dal-
matini verso la persona di Vladislavo, fu giudicato prudente eon-
siglio, insinuato anche dal vojevoda Harvoje, sulla presentanea ne-
cessit, di far qualche dimostrazione di buon officio con Vladislavo
a Zara. Fu pi volte consultato. se ci si ovesse fare scopertamente,
o pure con qualche maniera pi cauta; e parendo che .con mandar
gli ambasciatori fosse dimostrazione onninamente parziale per Vladi-
slavo, azion giudicata intempestiva, fu riservato farsi questo passo
per ultimo dei rimedj. Si fece dunque elezione di fra Marino di
Bodazza, frate di s. Francesco e guardiano di Bossina, per andar
a Zara, divulgandosi esser mandato per procurare il ricupero delli
vascelli e robe mercantile ritenute per il passato dalle galere di
Yladislavo; ma in effetto li fu data commissione, che egli primiera-
mente a nome della repubblica significasse alii baroni ungari, esi-
stenti a Zara, quanto rincrescevano alia repubblica le dissensioni e
le discordie di quel regno, e che la repubblica essendosi sempre
ed in tutte oecorrenze mostrata neutrale, ed al tempo della cattura
delle due regine senza parzialit o aderenza, lo stesso ancor nelle
presenti innovazioni esser risoluta di fare, e sebbene essa repubblica
era per ogni parte poco sufficiente far qual si sia dimostrazione
della propria inclinazione, trovarsi ora particolarmente inabilissima
per qual si sia sussidio, che da essa potrebbe aspettarsi, avendo
Ostoja, re i Bossina, cercato soggiogarla, senza avere riguardo al-
cuno alia confederazione d'Ungaria; la repubblica non aver altra
mira, che mantenere eon fedelt li trattati fatti col regno d' Ungaria,
e che essendo necessitata implorar ajuto, ricorreva al sussidio di
quelli, che erano sopraposti al governo, padroni del regno ed am-
pliatori d'esso; non permettessero pertanto, ne lasciassero, che a
tempi loro fosse diminuito in parte benche minima quel regno, ne
adiacenza di quella corona, della quale loro erano veri difensori;
piacesse interpor autorit loro contro gl' insulti bossinesi; consi-
derassero esser li Eagusei pochissimo sufficienti, o per dar ajuto,
o per far danno ad alcuno; bastar loro d'esser uniti con la corona
d'Ungaria e goder la buona disposizione delli baroni d'essa, li quali
per tutte le debite considerazioni dovevan esser li primi promotori
della conservazione e buon stato di Eagusa. Dovesse anche il Bo-
dazza dire, se esser ministro della repubblica, mandato per ralle-
grnrsi con Vladislavo delli suoi buoni e felici successi. E passato
che avesse tal officio, dovesse poi ricordar al re Vladislavo incli-
nazione de' Eagusei esser stata sempre manifesta per ogni sua esal-
tazione; averlo provato lui medesimo in piii occasioni, particolar-
mente al tempo della liberazione della nobilt francese, fatta ad
istanza del re Carlo, suo genitore, eon aver posposto il molto inte-
resse, patito in pubblico e privato, avendo giustamente potuto ricever
per riscatto offertoli grossa somma di denari, * ma aver voluto piut-
tosto compiacer a lui, che redintegrarsi con giustizia del suo. E
fatti questi officj, dovesse il padre Bodazza distintamente narrare le
pretensioni del re Ostoja, li danni e incursioni ; significasse in
203
ultimo qual fosse la volont della repubblica e qual risposta avesse
dato alii Bossinesi, domandando da lui qualche presentaneo ajuto.
Arrivato il Bodazza a Zar, trov nelli baroni ungari assai buona
inclinazione, ma Vladislavo non aggradi la sua ambasciata, lascian-
dosi espressamente intener, che li fossero' mandati solenni amba-
sciatori, con li quali, disse, avrebbe trattato ed aggiustato ogni
cosa. '
Al senato di Eagusa non parve esser ancora tempo idoneo, tro-
vandosi pendenti tutte le eose. Proeur scusarsi col re ed acquie-
tarlo, ponendoli in considerazione, che la repubblica non era per
mancare ogni volta che lui avesse ottenuto il possesso del regno
d' Ungaria, ma che prima non poteva ne dare, ne offerir davan-
taggio, trovandosi quel regno diviso. La repubblica prometteva
per, mentre
l
esso Vladislavo si tratterrebbe in Dalmazia, ed
altrove ancora, che essa starebbe con ferma deliberazione di ser-
virlo ed onorarlo, e di non fare dimostrazione alcuna, la quale po-
tesse esser contraria alia sua impresa o di pregiudizio alii suoi
progressi. Pareva al senato, che il re con ragione doveva conten-
tarsi cli'simil promessa, non essendo la repubblica per alcun trat-
tato tenuta alle persone delli re, ma attaccata in societ col regno
e corona d' Ungaria, e per cnseguenza tenuta riconoscer per re
di quella il possessor accettato da tutti gli ordini.
Vladislavo, giudicando non conforme alia ragione, bilanci le cose
coll'interesse proprio, con il quale la volont si conformava. Onde,
non solo non accett le scuse, ma ancora fece dichiarar li Eagusei
nemici suoi, e concesse licenza di far sopra di loro rappresaglie ed
incursioni. Per il che il padre Boazza, sena aver ottenuto altro,
torno in patria.
Aveva intanto il senato terminato d' operare con altri mezzi contro
il re Ostoja, con ordirli un'opera tale, la quale, riuscita che fosse,
doveva metter la repubblica in pace perpetua, perciocche deliber
tentar un modo di levarlo dal regno di Bosna. E li.- parve tener
ottimo mezzo col vojevoda Harvoje, che gik. aveva fatto acquisto del
ducato di palatro. Mentre
2
sopra ci si disponeva a Eagusa, mostr
effetto, quanto fosse stato pruente consiglio e savia deliberazione
non aver mandato ambasciatori a Vladislavo, ne riconosciutolo le-
gittimo re d' Ungaria, ma si fosse aspettato, che il tempo scoprisse
evento delle cose. Perciocche in questo mezzo, per opera de'due
fratelii Gara, Sigismondo fu posto in liberta e lasciato dal castel
Socle, ove stava rinchiuso, e si trasferi dal conte di Oilia, dalla
di cui industria era stato ajutato, ed ivi Sigismondo spos Barbara,
sua sorella, da dove poi pass in Boemia, e d'indi ricuper Un-
garia superiore.
A Eagusa arriv la nuova della liberazione di Sigismondo nel
mese d'ottobre. Ma si giudic di soprasedere per qualche piccol
tempo colla spedizione degii ambasciatori rallegrarsi con lui delle
1
che mentre nei ms.
2
onde mentre nei ms.
204
sue felieita, per scorger intnto qual fine fosse per aver quesfca libe-
razione e quali effetti avesse a partorire, per potere coll' evento
Bonfin. de' progressi eonsigliarsi, pereioeche si veeva apparecehio grandis-
^ 1
1 ,
simo di perpetue discordie di quel regno ed un'ostinata divisione
in tutti gli ordini d'esso. Li contrarj di Sigismondo, atterriti dalla
sua liberazione, non sapevano a che partito appigliarsi, dove che li
suoi aderenti si movevano per mandar a ferro e fuoco li beni clella
contraria fazione. . <
Aveva fra tanto Sigismondo in Boemia radunato grossissimo eser-
cito, e, aggiunti ancora gli ajuti egli Ungari aclerenti, era entrato
in Ungaria. E Vladislavo, che a Zara allora dimorava, rest molto
consolato, che ivi avesse tardato piii di quello che pareva conve-
niente, perciocche, conoscendo svanite le sue speranze, parti da Zara
e ritorn in Puglia. E Sigismondo, ritomato in Ungaria, ebbe dalli
suoi baroni relazione di quanto era oceorso ed in Dalmazia ed a
Eagusa, dove, giudieandosi esser ormai tempo, fu dal senato spe-
dito Michiel Eesti, e Francesco Gondola,
1
ambasciatori, con com-
missione d'abboccarsi per strada col duca Harvqje e felicitardo per
acquisto fatto del ducato di Spalatro, (e) domandar da lui il passo
per Uagaria, non essendo altra strada aperta per li Eagusei, e di
poi dovessero proporli il fatto, consultato nel senato contro Ostoja.
Gli ambasciatori, pervenuti alia corte del duca, mostrarono grand'al-
legrezza aver li Eagusei sentito per acquisto fatto da lui del du-
cato di Spalatro, augurandoli goderlo per lunga serie d' anni e
lasciarlo in perpetuita alii suoi posteri; ma che, non essendo in
quei tempi amor fermo, ne vera fedelt, non dovesse il duca con-
iidar molto nel re Ostoja; Iddio averli concesso mr figlio maschio,
non dover lasciarf/o^ ad arbitrio dell' instabilit della fortuna; do-
versi ricordare, per opera d'esso duca Harvoje Ostoja di bassa con-
dizione esser divennto re di Bossina, il quale, posta in oblivione
ogni gratitudine, mostra vergognarsi di riconoscer da lui tal bene-
ficio, e come ingrato esserli divenuto crudelissimo nemico, avendo
procurato inimicarlo con . ognuno e farlo o dio so sin : alia stessa
repubblica di Eagusa. affermando la gnerra presente esser stata
mossa a persuasione d'esso duca Harvoje; ma. la repubblica esser
certa, che il valore e la prudenza sua, in tutte occasioni dimo-
strata, dovevano farlo stare vigilante, per non lasciar il suo figliolo
sottoposto al dominio di Ostoja, il che si vedeva poter con gran, fa-
cilita riucire, essendo quello il tempo di farsi egii signore edacqm-
star cosi bel regno; sedunque si trovava a ci disposto, la repub-
blica offeriva in tutto esser "con lui, ne essere per mancare d'acuna
provisione possibile per esegir quanto si fosse stabilito; li sudditi
di Bossina aver cattiva disposizione contro Ostoja, per gli aggravj
fattilia causa di sostener l'ingiusta guerra contro la repubblica, e
per T interruzione del commercio esser desiderosi di pace; che se
esso duca mostrasse d'intraprendere quest'impresa, sarebbe seguito
1
E in bianco il cognome del secondo ambasciatore in "ambo i ms., ma il
ras. Mil. reca in appresso, in altri luoghi, il cognome Gondola.
205
ed acclamato da ognuno, ma che se tal termine non li piaceva, ne
era in animo di ricever per se la corona, v'erano quelli di Cotro-
manno, soggetti, oltre i natali nobili, pi discreti e piii atti al go-
verno, ed in tutte le operazioni sariano con il duca e con il suo
figliolo per accrescimento e riputazione loro, nel quale caso si fa-
rebbe anco, che Paolo Badascinovich si trasferisse per assister alli
suoi servizj, dalla di cui prudenza e valore poteva promettersi ogni
buon effetto, avendolo rieonosciuto savio e di molta esperienza; e
di pi, che esso duca Harvoje prendesse la citt di Eagusa per casa
sua, acciocche li suoi posteri aver potessero qualche fermo e stabile
capitale della. stanza su quel stato.
1
Finito questo officio col duca, molto gustato da lui, ,e che poi
pmdusse effetti, come si dira, ottennero gli ambasciatori il passo
libero per proseguir verso Ungaria, dove avevano eommissione di
trasferirsi dal re. Col quale peril primo officio dovevano condolersi
delli travagli sofferti e congratularsi elle prosperita e vittorie ripor-
tate contro li ribelli, faceno scusa della tardanza, causata dagl'im-
pedimenti de'viaggi di mare, per cagion elle galere di Vladislavo
a ara, e per Bossina per la discoria d'Ostoja, ed in fine doves-
sero narrare le persecuzioni, patite e ricevute dalle galere di Vladi-
slavo, per non averlo voluto riconoscer red'Ungaria, e la guerra,
mossa dal re Ostoja, con pretensioni di sggettar la repubblica, ve-
dendo in isunione il regno ungaro, ma che tutto questo non aveva
perturbato animo della repubblica, sperando, ora che lui era trion-
fante, veder le giuste vendette ed esser ristorata dalli danni avuti;,
che pero si contentasse il re nel trattato di pace con Ostoja incluer
la repubblica, farlo restituir le Terre nuove tolte, risarcir li danni e
far buone le spese, che ascendevano a 200.000 ducati.
Questo fu accommesso al Eesti e Gondola, perciocche Ostoja aveva
mandato ambasciatori a Sigismondo per impetrar la pace con pro-
posta, che esso Ostoja si sarebbe opposto al duca Harvoje per il
ducato di Spalatro, concedutoli da Vladislavo. Ebbero anche il Eesti
e Gondola nell'istruzioni, che, compito quanto s'e detto, dovessero
domandar le tre isole di Oorzola, Leina e Brazza, eon quelli patti,
che a Sigismondo paressero pi convenevoli, mettendoli in conside-
razione, dover devenire a questa risoluzione per la debolezza d'esse
isole, trovandosi senza presidio alcuno ed in sito tale, da potersi
da ognuno con molta facilit soggiogare; che alli Eagusei facevano
di molto commodo per la vicinanza e continue pratiche delli citta-
dini di Ragusa con quelli isolani; e queste isole, quando fossero
^otto il governo della repubblica, sariano pi sicure per il suo vi-
cino ajuto, e la repubblica, avendole. potrebbe con maggiori forze
contrastar contro li nemici di Sua Maest e suoi.
Questa ultima considerazione caus, che a Eagusa si facesse un
decreto, che nessun Eaguseo dovesse, ne potesse, impetrar le dette
1
Cosi in tutti e due i ms. e vuol probabilmente dire, che il duca Hrvoje
potr acquistare casa e beni immobili nello stato di Eagusa, onde assicu-
rare col ai suoi posteri, per qualunque evento, una stabile dimora.
206
isole, ne dal re, ne da qualsisia altra persona, stante che si suppo-
neva facile la loro irapetrazione.
S' aggiunse anche agli ambasciatori, suppliear il re, con tutto. che
Harvoje avesse aerito a Vladislav e avoto da lui in compensa il
ucato di Spalatro, si contentasse riceverlo in grazia. Era Harvoje
congiunto con Eagusei di strettissima amicizia, e ne confiavano
essi molto nel valor e prudenza e destrezza sua, e si faceva tanto
maggior capitale ella sua persona, quanto che era divenuto, per
alcuni proprj disgusti, nemico d' Ostoja, e per ajuto dell' impresa
gi designata di levar Ostoja dal trono era di molta opportunit..
Aveva il medesimo Harvoje pregato gli ambasciatori, che da parte
sua supplieassero Sigismondo per la grazia, ricordandoli, che avesse
a considerare quanto egli fosse opportuno per le sue cose in Bos-
sina, della quale vedeva continue ribellioni e ne riceveva spessi di-
sturbi, ne che in altra maniera era possibile domare e tener in
freno quella nazione, prona ad ogni leggerezza e molto volubile ed
incostante, se il duca Harvoje non l'acquistava alia parte di Sigis-
mondo, essendo lui ottimo e singolar mezzo per disunir e tener di-
visi tra di se baroni di quel regno.
Tali erano le commissini date agli ambasciatori. Ma prima che
loro arrivassero alia corte, erano gi pervenuti quelli d' Ostoja, e con
sollecitudine avevano concluo li capitoli della pace, eontinenti: che
si dovesse stare a quei patti, su li quali si stava innanzi della
guerra, tanto col regno d'Ungaria, quanto con la repubblica di
Eagusa; che li Eagusei dovessero goder tutti gli antichi privilegj
ed immunit nella Bossina, avute per il passato; che li Eagusei ri-
manessero in quelle tenute di stato, nelle quali si trovavano al
tempo del re Tvarco, ma che le Terre nuove, donate dal re Ostoja,
non se li restituissero, poiche la repubblica aveva ato ricetto a
Paolo Eadascinovich, ribelle d' Ostoja.
L' avviso di questa pace s' ebbe per lettere,' in diligenza spedite
alia repubblica dal bano di Morovich, il quale, non vedendo la ve-
nuta degli ambasciatori, che non erano ancera arrivati, sollecitava
la lor spedizione, dolendosi, non esservi alcuno che assistesse per
la repubblica e difendesse le sue ragioni. Questo avviso, con tutto
clie portasse alcune cose favorevoli alia repubblica, tuttavia, consi-
derando quello di Terre nuove, diede grandissimo travaglio al senato,
e si conobbe T errore di non essersi a tempo fatta la spedizione
degli ambasciatori, per preoccupar il re e li ministri con la prestezza
degli avvisi e eon informazioni infonder favorevoli impressioni per
gl' interessi della repubblica. ,
Ma non pass molto tempo, che vennero nuovi avvisi d'universal
consolazione, perche all'arrivo del Eesti e Gondola, ambasciatori in
Ungaria, sentita ambasciata da,Sigismondo, fu decretato, che anche
le Terre nuove fossero restituite in pieno dominio della repubblica ;
per li danni oceorsi e per le spese seguite ovesse restar sospeso
fino all'altra sua determinazione. . " . ' , , .
An
_ In conformi.t dunque di questa sua volonta, fece Sigismondo
1404. scriver lettere ad Ostoja ed ordin, che anche gli ambasciatori av-
207
visar dovesser la repubblica. La quale, avvuto T avviso, lo port su-
bito. alia cognizione dei commandant! bossinesi, per veder 1' esecu-
zione. Ma questi, con scuse di non aver aleuna commissione dal re
Ostoja, andavano differendo con la connivenza dello stesso re, il
quale non sapeva risolversi ad acquietar questi tumulti, tanto pi
che gi li Eagusei, come si dir, avevano fatto delle novita nelle
Bocche di Oattaro. Perciocche, nel mentre che H suddetti negozj
s' erano in diversi. luoghi trattati, nel tumulto
1
delle cose diDal-
mazia s' erano ribellate alcune citt di quella dalladivozione di Si-
gismondo, ed in particolare li Oattarini, secondo inconstante loro
naturalezza, s' erano. sottratti dalla di lui obbedienza, non ostante le
rimostranze fatteli, per mezzo del Pozz, come si disse, dalli Egusei.
Laonde la repubblica, vedendo eguir prosperamente le cose di Si-
gismondo, e dali'altra parte corrersi pericolo, che Gattaro, per con-
cession di Vladislavo, non venisse in podest d' Ostoja con grave
danno delli Eagusei, arm tre galere,, deputando per commandante
Pasqual Eesti e sopracomiti Natal Proulo e Teodoro Prodanello, e
spintele a Sutorina nel golfo di Oattaro, -fir accommesso a Natal
Proulo andar a Oattaro e tentar quelli cittadini, se alle buone si
potesse ridur quella communit all'antica divozione di Sigismondo,
ne volendolo fare, fu ordinato al commandante delle galere doverli
fare quel male maggiore che potesse, distruggendoli le saline e pro-
curando d' impadronirsi del castello, ne potendo cio riuscir, dovesse
chiamar in ajuto li Gliusticiani, antichi confederati della repubblica,
per metter un formale assedio a quella citt. Non fu di -mestieri
usar tal rigore, mentre, arrivato il Proulo in Oattaro, ed avendo
esposto esser lui mandate dalla repubblica, perche come buoni vi-
cini, nella cui salute avevano pari interesse, restassero certi della
sua buona disposizione verso la loro communit, e vedendo li felici
successi e le continue vittorie di Sigismondo, si risolvessero ritor-
nare alia sua obbedienza, che dal canto delli Eagusei se li promet-
teva doversi operar appresso il re per la loro grazia e protezione:
li Oattarini abbracciarono il consiglio^ e levato ihconfalon di Vladi-
slavOj misero quello d'Ungaria.
Ma questo fatto dispiaque al re Ostoja, vedendosi svaniti i disegni,
fatti sopra la citt di Oattaro. Ed ebbe a male. operazione de' Ea-
gusei, e benche la pace fosse gi stata stipulata in Ungaria, non
sapeva risolversi ad eseguirla. Anzi diede segni di macchinar nuovi
disturbi, con aver commciato far gente, il che vedendo la repub-
blica, spinse il trattato col duca Harvoje, promosso gi dal,Eesti e
dal Gondola, sin alia sua conclusione. E porto le sue doglianze a
Sigismondo, il quale mand un araldo intimar ad Ostoja esecu-
zione della pace e incolumit de'EaguseL Oostui, che aveva altre
misure con -Vladislavo, voleva tracclieggiar con Sigismondo ed intanto
cogiier alia sprovista li Eagusei, Prometteva in Ungaria di tutto
eseguire, ed alii confini di Eagusa faceva disposizioni, indicanti
nuova guerra. '
1
ami nel tumulto nei ms.
208
La repubblica, coneluso il trattato con Harvoje, e sicura dell' assi-
stenza di Sigismondo, si risolvette di prevenir li Bosnesi, ne aspettar
An. in casa propria la guerra. Spinse per tanto Giacomo Gondola e Ma-
1405.
r
j
n o
Bona, con buone truppe, nel paese nemieo. Questi penetrarono
sino a Eama, di la del flume Narenta, eon far innumerabili danni
a tutto quel paese, nel mentre che Volzo di Biagio Bobali, con
cinque galere ed alcune barche armate, dal castello di Barsctanik,
posseduto dalla repubblica nella bocca di Narenta, s' era spinto sotto
Narona ed aveva brugiato quel mercato con tutti i luoghi, posseduti
clal re dentro quel flume.
Ostoja, vedendosi prevenuto, cominci in fretta ammassar un eser-
cito di quindici mila uomini per vendicarsi; ma li Eagusei, che
: intanto avevano fatto entrare in grazia di Sigismondo il duca Har-
voje, fecero, con qualche sovvegno di denari datili, che Harvoje
entrasse in Bossina con buone truppe. E nel medesimo tempo le
truppe di Sigismondo, entrate pur in quel regno, occuparono Sre-
barniza e Oruscevaz, dal che- stordito Ostoja si ferm alia difesa
della Bossina, senza poter portare la guerra sul paese della repub-
blica, come desiderava.
An. E volendo in ogni modo dannificar li Eagusei, ottenne, che Vladi-
U07
' slavo speisse la sua armata marittima per rimetter Oattaro alia
sua obbedienza, con intenzione poi di servirsi della stessa a danno
della repubblica. Questa armata, commandata da Ludovico del Oa-
uo8. resto, armiraglio del mare, composta di sei galere benissimo annate,
venne alii porti di Giuliana e Tarstenik, posti nella penisola Eatanea,
giurisdizione di Stagno, e quivi si mise a far danni alii sudditi di
An. Eagusa ed a insidiare all'isola di Oorzola. Ma la repubblica spinse
1409. i
e
proprie galere, commandate da Andrea Volzo, le quali sopra il
luogo, detto Alessandria, si batterono con le galere napoletane e
riportarono compita vittoria, con buttar alcune a fondo, a pena sal-
vatosi armiraglio Oaresto.
Le procedure d'Ostoja con Yladislavo spinsero Sigismondo a piu
violente operazioni, perciocche fece entrare in Bossina un buon
corpo d'esercito, comandato da Sigismondo Losanaz, il quale in un
incontro batte Sandagl Hranich, generale d'Ostoja, ed intanto pre-
sentatosi alii confini di Bossina Tvarco, o con altro nome chiamato
Stefano Jablanovich, sostenuto da Harvoje, Ostoja perse il regno
An. e la repubblica riebbe in pieno dominio Primorie, o siano Terre
1410
' nuove.
Ma se da questa parte li Eagusei ebbero vantaggi e compita vit-
toria contro Ostoja con assistenza di Sigismondo, per la di lui
' causa dali' altra parte poi ebbero molti danni, mentre li Veneziani,
essendosi serviti delle dissensioni della Dalmazia, s'erano intrusi
An. in alcune eitta d' essa, dal che segui aperta guerra tra loro e Si-
1411-
gismondo. E li Veneziani, considerando esser li Eagusei dipendenti
e protetti d' Ungaria, rilasciarono ordini di rappresaglie contro di
Loro, e furono presi alcuni vascelli con robe. Per il che la repub-
blica mand a Venezia ambasciatori Martolo Volze e Matteo Grai,
ma non poterono ottener la desiderata neutralit, perche li Vene-
209
ziani non contavano d'aver intiera la Dalmazia senza il possesso di
Eagusa.
Non mancavano dali'altra parte ancora elli travagli, mentre in
Slavonia Marra espotessa, che per tutela reggeva quelle provincie,
aveva innovato i dazj alli mereanti ragusei, e la repubblica con espresse
missioni s'opero tanto, che la cosa fu ridotta a reciproche sodis-
fazioni. .
Intanto i JBossinesi, che avevano tralasciato
1
riposar li Eagusei,
non sapeno persuadersi non poter avere uri. luogo proprio alia ma-
An
rina, desierato a loro per aver una porta propria all'esito elle -wis',
mercanzie ed al eommercio di quel regno coll'Italia, vessavano la
citt di Oattaro. E non avendo riguardo che questa fosse sotto la
protezione di Sigismondo, il di lei territorio fu distrutto da Sandagl
Hranich, oltre altre osfcilit, indicanti volerla eon formal attacco
soggiogarla. Li Oattarini mandarono a Eagusa ambasciatori Matteo .-
Bizanti e Giovanni di Lua Drago rappresentar ingiusto proceder
delli Bossinesi e ricercar la repubblica d' assisterli in Ungaria e
raceomandar a Sigismondo la loro causa, acci non ricevano danno
per essersi dichiarati aderenti di quel regno.
2
La repubblica rispose
agii ambasciatori cattarini, che dovessero. subito mandare in Ungaria
li proprj ambasciatori, perche quelli della repubblica, che attual-
mente erano in quella corte, Nicol Gozze e Matteo Gradi, avreb-
bero avuto strettissime commissioni di far tutti li passi possibili al
sollievo d'essi Oattarini, come di btioni vicini, alli quali si deside-
rava ogni bene. La repubblica entrava volentieri assister H Oattarini,
non coraplendo alli suoi interessi che quella citt venisse esser
imita con la Bossina, per la stessa causa, per la quale li Bossinesi
la desieravano avere, mentre questi avevano provato nelli passati
incontri, che li Eagusei, per non aver la Bossina luoghi proprj
alia marina, erano in stato d'inquietar 1'intrinseco di quel regno
coll'impedirli il eommercio e il trasporto e'sali, che per altra
via non possono introdursi, con che quelli re e bani, nelle guerre
mosse alia repubblica, non vengono esser assistiti dai popoli, desi-
derando questi subito, per schivar incommodo della privazion del
eommercio, aggiustamento delle dissensioni con Eagusei.
In aderenza di questa massima, fu ordinato a Giovanni di Gia-
como Gondola e Michiel Eesti, li quali si mandavano ambasciatori
in Ungaria a rilevar il Gozze e il-Grai, dover assister con tutta
efficacia agl' interessi de' Cattarini. La repubblica teneva in questi
tempi continuamente gli ambasciatori in Ungaria, procurando d'ot-
tener in qualche modo la contrada di Oanali e Draceviza, o pure le
tre isole di Oorzola, Brazza e Leina, e pareva, che quel ministerio
non fosse lontano venir a qualche risoluzione favorevole alia re-
pubblica, come tra poco tempo segui.
Intanto a Eagusa vennero gli ambasciatori del duca Harvoje noti-
ficar alia repubblica, aver il duca assegnato a Michiel Oaboga, no-
1
Cioe: lasciato.
2
Cerva: re.
14
210
bile raguseo, suo protovestiario, la sua asa a Eagusa con tutti gli
altri suoi beni, onatili dalla repubbliea, per il servizio di molto
tempo ricevuto da lui. Al senato non piacque per molte cause, che
li suoi nobili, coll'impiegarsi al servizio d' altri, ottenessero quel che
la repubbliea donava alia nobilt benemerita della Slavonia. Perci
subito si proibl al Caboga d'impedirsi nei beni
1
del duca Harvoje.
E si fece una legge penale, che alcuno non possa impetrare, ne
accettare li beni, esistenti nello stato di Eagusa, delli principi, bani
ed altri signori della Slavonia.
1
Nell' originale era forse: impadronirsi ei beni.
- LIBEO NONO.
La continua applicazione del senato per acerescer, lo stato ed il

.
merito d' aver tenute le parti di Sigismondo nelli tumulti della Dal-

*
niazia causarono, che gli ambasciatori Gondola e Eesti spuntassero
favorevoli terminazioni alia eorte d'Ungaria. Ed a Eagusa, del. mese
aprile, pervenne don Giacomo, preposito di Bossina, ambasciatore di
Sigismondo, con li diplomi d'aver quel re concesso alia repubblica
ii governo delle tre isole di Corzola, Leina e Brazza, con patto di
mantenere in esse antiche consuetudini, ed il governo della re-
pubblica durasse a beneplacito dell' imperatore. Questa ultima eon-
Re
_
dizione non piacque al senato, il quale avrebbe desiderato riceverle forma-
in propriet, senza limitazione. Onde con 1'ambasciatore si stette
Z10nl
'
in negoziati; ma, non volendo gli Ungari immutar altro, alii SO di
luglio fu accettata la grazia, tal quale era stata portata. E subito
furono destinati Marino Volze e Nicolo Gozze ambasciatori in Un-
garia per ringraziar imperatore. Ma nacque. nel senato disparere
circa il modo di pigliar i1 possesso dell'isole, e dopo molte dispute
fu terminato mandare due ambasciatori, Giovanni Bona e Olemente
Bodazza, per intimar a quelle communita la volonta dell'imperatore
e pigliar il possesso in virtu della sua coneessione.,
Per non standosi senza qualche dubbio, se quelle communita di
piano fossero per accettare il governo de' agusei, si posero in or-
dine subito aleune galere e barghentini, con quindici altri navigli,
pieni di soldatesca sotto la direzione di Marino Eesti, essendoli
stati dati per consiglieri Giovanni Menze e Olemente Boazza, e per
sopracomiti Matteo Gradi e Giore Palmotta, (e) per commandante
delli barghentini Lorenzo Sorgo. Per terra s'apparecchirono nel
medesimo, tempo, sotto la direzione di Teodoro Prodanelli, 600 sol-
dati, oltre altri 100, che li giudici ragusei,:, esistenti in Narenta,
avevano ottenuto in ajuto, E queste truppe per. terra dovevano an-
dare a Sabioncello, dove e piccolo il tratto per passare all'isola di
Corzola." . ' , '
All'arrivo degli ambasciatori Bona e Bodazza all
1
isole, quegli
;abitanti si mostrarono renitenti e li parve cosa dura sottomettersi
governo della repubblica. Laonde bisogn pinger l'armata, la
qual, subito che si present in quelle parti, fece mirabil effeito,
perciocche conobbero quelle communita che s'operava daddovero,
e spaventati anco dall'avere il commandante Eesti col suo consiglio,
fuori dell'intenzione del senato, strapazzato quelli di Leina Brazza,
alii quali non si maneo poi ristorar pienamente li ricevuti danni..
212
Mandarono pertanto tutte le tre isole ambasciatori a Eagusa per
far li soliti giuramenti di feelta, e furono rieevnti con paterno
affetto ed esortati non mancar ali' obbedienza dovuta; che, ali' incontro,
Ee
avrebbero ricevuto tutte quelle grazie, che possono desierar li sud-
forma- diti fedeli da un benigno principe e sarebbero protetti contro chi
ziom.
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della potenza della repubblica. II senato ecreto,
che rimaner dovessero, fin ad altro orine, al governo di quell'isole
li suddetti due ambasciatori, Bona e Boazza, e per il terzo Lorenzo
Sorgo con titolo i vicario, sebbene contro il parer del commandante
ell'armata Besti, il quale aveva fatto terminazione, con li suoi con-
siglieri, di non lasciar alcuno per allora vicario a Brazza.
Fatte queste orinazioni, armata torn a Bagusa, e veendosi
acquietate le cose di quell' isole, fu terminato i mandar al governo
loro li magistrati ordinarj. E perei nel inaggior consiglio furono
eletti tre nobili, Miehiel Menze a Oorzola, Giugno Oroe a Leina
e Giovanni Gfozze a Brazza. E (fu terminato), il magistratu loro
dovesse durar sei mesi, con quell' autorit e modi di giudicare, che
hannoli conti a Stagno; e la provisione i conti si debba pagare
un terzo alla repubblica e li due terzi alle communit rispettive
ell'isole, con che avesse cura il conte i raccoglier la trentesima
ell'entrate, che solevano pagar gli abitanti, e altre entrate, spet-
tanti alle communita, venderle al pi ante al pubblico incanto.
Questo acquisto elle tre isole fu mal inteso agli emoli della
repubblica; e il conte Balsa, non potendo celare 11 suo mal affetto,
mandp Marino di Mirossio d'Antivari per tener modi contrarj ed
intorbiar il sistema .ell' isole. II senato, che in tutte le corti i
Slavonia teneva stipeniato qualcheduno elli principali ministri i
qiielli principi, fu a tempo avvisato per poter arrestar il Mirossio
e levarli le lettere del Balsa, inrizzate alle communit di quell'isole.
Messo in prigione, fu tenuto qualche tempo, e al conte Balsa fu
scritto, che se lui avesse seguitato isobbligar la repubblica, qnesta
avrebbe trovato modi di farli risentir nelli suoi stati Finquie-
tuine, che.lui voleva portar negli alieni.
^ Ma non si ferm quivi la malignit e'vicini, p.erciocche lo stesso
Pietro Aben, bano di Dalmazia, visto che ebbe le isole ridotte
ali' obbedienza della repubblica, cominci far innovazioni contro
d' esse, e creeno con arti e lusinghe volgere a suo favore gli
animi i quelle communita, procurava ' insignorirsi ell' isole. E
pereio comincio sollevar quella gente e mandar ambasciate in Un-
garia con falsita indicibili, e s' opero tanto, che Sigismono si di-
spose mandar a Bagusa ambasciatori riconoscer la verita. Arrivati
questi, la repubblica fece ehiamar i deputati i tutte le tre isole
nel minor consiglio, e in presenza egli ambasciatori ungari fu-
rono richiesti clire gli aggravj che ricevevano alla repubblica e
da Ili suoi magistrati, e per qual causa avevano portato alia corte
' Ungaria tanti reclami. Questi deputati non seppero dir parola, per-
eiocehe tutti li rapporti, fatti ali' imperatore, erano falsit. II che
visto agli ambasciatori ungari, ammonirono li deputati ell' isole
a obbedire e mantenersi con quiete sotto il dominio d'una repub-
213
blica, che non avrebbe maneato a governarli con piaeevolezza, e
trattarli ed amarli come buoni sudditi.
Intanto gli ambasciatori diedero relazionea Sigismondo di quanto
avevano riconosciuto a Bagusa. Ma perche il senato vedeva che
quell'isolanistavano molio vacillanti nel vassallaggio, spedi Andrea
Vol za e Nicol Gozze ambasciatori in Ungaria rieercar imperatore,
se li aggradiva che la repubbliea teuesse il governo dell' isole, si
eompiaeesse di nuovo con sue lettere, dirette alle communita ed
alli conti di quelle, mandati dalla repubbliea, riconfermar questa
sua volont. Ed alii medesimi ambasciatori s'accommise di procurar
avere dali' imperatore Oanali e Draceviza, con offerta di buona somma
di denari.
In tutti questi negoziati, a Eagusa non si dimenticava la sicu-
rezza del proprio stato e delle stesse isole. Perci furono ammoniti
li deputati d'esse tenersi apparecchiati con li loro barghentini per
unirsi alle forze della repubbliea, in easo s' appressassero alia ma-
rina li Turehi, che conduceva Michiel Oaboga, quello che dissimo
esser protovestiario del duca Hrvoje, perciocche le continue dissen- forma-
sioni delli bani e principali di Bossina e la volubilit di quella
zini
-
nazione erano indicibili. Al che s'aggiunse ancora, che la commu-
nita di Spalatro, col favor di Sigismondo, si sottrasse dal dominio
del duca Harvoje; egli, per vendicarsi, mando il Oaboga ad Adria-
nopoli per domandar ajuto, ed i Turehi, iu aderenza della propria
massima di prevalersi delle cristiane dissensioni, concessero al Ca-
A
n.
boga im buon corpo d'armata, la qual, entrata in Bossina, aveva
5
-
fatto danni indicibili. Ma quando il duca Harvoje la voile far scender
alia marina verso Spalatro, per rieuperarlo, pass da questa vita e
pose fine alle sue vaste idee. Principe di coraggio e di eondotta,
finche la fortuna esaltava, ma in fine neh" avversita, per la perdita
di Spalatro, con ultima operazione mostr di non aver moderazione,
virtti tanto necessaria per gli animi grandi.
Intanto T entrata di Oaboga con li Turehi in Bossina aveva con-
sternato tutti, ed a Eagusa si supponeva vederli presto alia marina.
Percio si presidio con buone truppe la citta di Stagno, comman-
dante Michiel Eesti e consiglieri Nicol Gozze e Dobre Binciola.
II.-Primorie e le Terre nuove, come le pi esposte, si misero in
istato di difesa, con ordine alle communita delle isole di Griuppana,
Isola di Mezzo e Oalamotta di portarli soecorso in easo di bisogno.
E per poter trasportare con celerit da un luogo all'altro la milizia,
s'armarono alcune galere e barghentini, e s' accommise alle com-
munita delle tre isole di Oorzola, Brazza e Leina, che unissero
ciascheduna un barghentino con armata della repubbliea.
A questo ordine non obbedirono li Oorzolani e mandaroiio gli
ambasciatori a Eagusa per scusarsi. E le sense non furono ricevute, .
ma si serisse a quella communita in termini risentitr, ed agli amba-
sciatori fu data severissima correzione, accio riferissero, che la re-
pubbliea voleva esser obbedita senza repliche e che ordine d' armar
era per beneficio di tutto lo stato, e particolarmente dell'isole, all'in-
214:
contro delle quali su la marina della terra ferraa si aspettavano li
Turchi.
Ma siccome gli abitanti di queste tre isole non erano avvezzi. al
sistema d'un governo regolato, cosi anco sotto il dominio della re-;
pubblica non sapevano assuefarsi ad una vita moderata, mentre al-
euni di Leina eCorzola, uniti con certi di Graina, andarono de-
predando per quell'acque. Fra altre spogliarono una barca con
diverse robe d' un mereante veneziano, il che fu mal inteso a Bagusa
per molti rispetti, ed in particolare accio li Yeneziani non avessero
oceasione di dolersi, che, mentre quell'isole stavano sotto il dominio
della repubblica, li loro isolani procurassero danneggiar li sudditi
veneti, e con tal pretesto questi innestassero, intelligenza ed assenso-
esser. stato del governo di Eagusa,: cosa molto remota ed aliena
onsii. dalle giuste operazioni de'Eagusei. Ed essendo venuti aleuni depu-.
Rogat,
ta
|.| fafla communita di Leina per scusar tal fatto, furono inqui-
siti a Eagusa, per confrontar le loro deposizioni con quelle che
Natal Giorgio, gi vicario di quell' isola, aveva affermato. E, ricono-
sciuta la verit, si termin di procedere contro li malfattori. Ed
acciocche con pi vivo effetto fosse eseguito quanto si giudico esser
conveniente, fu mandate Giovanni di Lampre Gerva per assister
all'esecuzione dell'ordine, dato dal senato.
Fu ordinate anche al Gerva passar da Paolo Radivoevich barone,
1
e dalli altri signori di Graina, ricerearli, non permetter alii proprj
sudditi simili liberta di depredar le marine, perche, se loro negli-
gessero il fatto
;
la repubblica procurerebbe riinediare, avendo modo
da farlo.
Ma.nel medesimo tempo arriv a Eagusa un ambasciatore di
Paolo per cercar di comprar dell' armi. Al quale, oltre che non si
permise tal provista, fu fatta protesta, che se quelli di Graina se-
guissero ad infestar la navigazione, la repubblica manderebbe farli
rompere e brugiar tute le barche, il che quanto fosse facile alii
Eagusei, li Orajani potevano saper molto bene, che altre volte an-
eora in tal maniera sono stati isarmati.
AH' arrivo poi del Oerya a Leina, si diede compita esecuzione,
perciocche furoho ritenuti gli assassini, i quali, vistisi nelle forze e
eonvinti, restituirono il tolto, che, riportato a Eagusa, fu consegnato
alii proprietarj veneziani, col che a Venezia s'acquiet quel go-
verno, che gi aveva dato ordini di rappresaglie contro li mercanti
ragusei.
Ed intanto li Oorzolani, incapaci del dominio della repubblica,
s'erano ostinati non obbedir in alcuna parte gli ordini del snnato.
E non avendo volute, come si disse, armar un barghentino per si-
curezza propria e dello stato tutto contro li Turchi, furono obbli-
gati armarne due, del che alterati scrissero al senato una lettera
impropria, e, gente incivile
;
non seppero esprimersi che con parole
sconeie. La lettera avutasi a Eagusa, fu giudicato non lasciar senza
castigo il poeo rispetto de' Oorzolani e assuefarli al vassallaggio.
1
an barone nei ms.
215
Subito furono fatti venire a Eagusa sei principali i Corzola, dei
quali tre furono ritennti: Giugno Stieposcevich, Obra Tupscich e consii.
Giacomo di Luksia. Gli altri tre furono rimandati a Corzola per
R
8'
at
-
rassegnar in mano di quel conte tutte le knescine, le ragioni e en-
trate de' terreni, attinenti alia camera, li quali proventi tutti in av-
venire. si dovessero appaltar, e intanto li fu insinuato, che li Oor-
zolani avessero cervello, quando scrivevano alli proprj superior!,
ammonendoli che in avvenire obbedissero con prontezza alli com-
mani della repubblica, e, se avevano qualche particolare privilegio
in contrario dali' imperatore, dovessero liberamente mostraiio, che
non si mancherebbe,' a ogni ragionevol deliberazione. Visto da
quella communit il proceder del senato, spedi un deputato a Ea-
gusa per riaccomodar il fatto, ma non riport alcuna risposta.
Solamente fu accommesso a Giovanni Gzze, conte a Corzola, e a
Giugno Oroe, novamente esignato per conte di quell'isola, Tese-
cuzione della restituzione delle hiescwe ed altro, come s'e etto.
E li tre ritennti furono rilasciati con aver riportato una rigida
correzione.
Queste strane procedure de'Oorzolani diedero gelosia al senato,
che quegli abitanti non avrebbero ardito mostrarsi disubbidienti, se
non fossero fomentati ed assistiti da qualche potentate estero, o da
qualche principal ministro di Sigismondo. Perci fu mandato in
Ungaria un tal fra Domenico per notificar a Sigismondo li mali
portamenti di quell' isdlani, deseritti in un largo proeesso, formato
espressamente per dover esser visto da quell' imperatore, e fu
data informazione, tanto delle knescine, quanto d'ogni altra cosa,
acciocche, se li Oorzolani, o altri, facessero indoglianze contro la
repubblica^ avesse imperatore notizia delli portamenti loro irrego-
lari e del proceder giusto delli Eagusei. Sortl buon effetto questa
mandata, perciocche Sigismondo, come giusto principe
;
in risposta ^
approv tutto operato della repubblica e ratifico le ragioni delle
knescine.
La sua lettera fu subito mandata a Oorzola con un pubblico can-
celliere; ma poco pote operare con quella gente trasportata ed iso-
lana. Anzi fu necessario far li protesti, che obbedissero alli com-
mandi dell' imperatore. Ma ogni tentativo riusci vano, e sebbene un
di loro, per nome Lukscia Obriscich,
1
fosse stato castigato per aver
straparlato contro la repubblica, tuttavia non v'era modo ridurli al
dovere. Anzi mandarono un loro ambasciatore. in Ungaria .per ne-
goziar t ar fatto della rinunzia delle knescine, che imperatore aveva
fatto alia repubblica, e procurar di persuader quel principe, che
questa soggezione di quell'isola ai Eagusei sar causa, che li pro-
prietarj dei terreni di Oorzola restino spogliati delle proprie sostanze,
per aver cosi li Eagusei operato con quelli di Stagno, Ponta e Pri-
morie, dal cui esempio s' erano di ragionevol sospetto impauriti, che
ingordigia e l'immoderata brama delli terreni altrui pi aveva
1
Oerva: Obliscich,
: :.
spinto Ti Eagusei cercar d'aver isole, che il desiderio d'ingrandir
la loro repubblica.
Ma nel medesimo tempo ehe cio in Ungaria trattavano, rnanda-
rono pure a Eagusa deputati per veder d'aequietar il senato, se in
Ungaria non li riuscisse il tentativo. Avevano li Corzolani deputato
sette di loro pi vecchi e capaci, acci avessero cura trovar modo
di sottrarsi dal dominio ella repubbliea. E questi fecero le sud-
dete spedizioni, avendo tutti contribuito per le spese delle missioni.
Li loro ambasciatori in Ungaria s'inrizzarono appresso Giorgio,
seeretario imperiale, il quale, avendosi fatto ben pagare, introdusse
ali' udienza di Sigismondo. Al quale avendo esposto quanto s' e
detto, ebbero in risposta, che dovessero obbedir alia repubblica,
perche erano sotto un buon governo, e con queste parole secche
iurono lieenziati. Ma loro secretamente ricorsero da Vlaislavo Ja-
chez, cancelliere dell'imperatore e nativo di Narenta, acci fossero
ajutati per mezzo suo da Barbara imperatrice, moglie di Sigismondo,
con la quale il Jachez, per esser giovane di bella . forma e di
bell' aspetto, aveva domestichezza e godeva tutto il favore.
_An. Mentre questo s' agitava in Ungaria, la repubblica aveva mandato
. ' a Oorzola due proveditori con buon numero di soldatesca, in quattro
bardie armate, per farli obbedire ed intanto riconoscer qual causa
moveva li Oorzolani a non prestar obbedienza a quanto veniva com--
messo dali' imperatore, e ponere ad esecuzione quanto fosse giudi-
cato esser necessario, principalmente pigliar tutti li decreti, fatti
tanto in presenza, come in assenza dei conti, con il progresso
dell'altre scritture, seguite dali'aprile dell'anno decorso sin al fe-
the^au ^
r a r o
eorrente. Non ben arrivati li proveditori a Oorzola, li Oorzo-
rarios lani manarono alia repubblica una lettera dell' imperatore, la quale
*jfnae dubitandosi che non fosse falsa, furono deputati tre nobili per esa-
reipub. minar sopra la sua mansione, e trovatala vera, fu accettata.
Infratanto s' ebbe simili lettere dalli conti di Oorzola e di Leina,
e ne fu particolarmente portata una da Vladislavo Jachez, amba-
sciatore dell' imperatore e suo cancelliere, come si disse, nel quale
ordinava imperatore alia repubblica, che facesse rassegnazione
nelle mani del Jachez delle tre isole. Laonde primieramente furono
rivocati li proveditori, e le barche armate, da Oorzola. Di poi nel
maggior consiglio fu determinato di restituir le dette isole, e perci
furono mandate alcune barche armate per levar li conti, resident!
a quell' isole. '
. Questi isolani spuntarono in ultimo il fatto appresso imperatore
per due motivi. La repubblica non teneva alcun ministro in quella
corte, il quale s' opponesse all' insinuazioni, che venivano fatte contro
d'essa, e cosi per propria negligenza avvaloro li negoziati di Vladi-
slavo Jachez, il quale, con la grazia che aveva appresso Barbara
imperatrice, fece da questa disponer imperatore a ripigliar.il go-
.. verno di quell' isole per darle al medesimo Jache, il quale a capo
di poco tempo le vendette ai Veneziani, come si dir a suo tempo.
Dall'altra parte furono tacciati li senatori d'aver con troppo facilit
obbedito alle prime lettere e non aver preso del tempo per far

elle rappresentazioni all'imperatore, che forse ayrebbe fitrattt
T or dine. E questa opinione vien avvalort da una trdizione
crre, aver di poi etto imperatore, quando glie ne fu parlato :
Le citt non si lasciano a prima mossa.
Intanto li Eagusei, seguita quest alienazione, proeurata e fo-
mentata dalli Corzolani, pi che dgli altri, bandirono contro d' essi
le rappresaglie, in persone e beni, per il complimento delli salarj
delli conti e per il resto delle Imescine e delle tfentesime dell'en-
trta di quell'isola, non pagate.
Capit intanto a Eagusa Hassn bass, governatore di Valona,
messo del Gran Turco, con le di lui lettere, nelle quali invitava la
repubblica a nuovi trattati per conto del commercio. La risposta
della repubblica verso in termini generali, e e he alia sua corte
s' avrebbe di ci trattato.
Essendosi, come si isse, bandite le rappresaglie contro quei di ^
Oorzola, Giovanni Malizia, nobile corzolano, venne a Eagusa, onde
fu subito arrestato. II che intesosi a Oorzola, furono mandati da
quella communit ambasciatori, in compagnia di don Domenico,
ambasciatore di Yladislavo Jachez, li quali domandarono la rilassa-
zione del nobil-Malizia; ma li fu risposto, che essendoli stato fatto ^ ^ . -
protesto per li denari dovuti in piii conti alia repubblica, dovevano
soddisfarli, e che il senato non era in animo venire ad altra delibe-
razione, sinche fosse o soddisfatto, o assicurato il debito con fidei-
jussione idonea de' Eagusei; che in termine i sei mesi sarebbe
soddisfatta la meta e altra in termine d'un anno; e cosi fu con-
venuto. Per il che il Malizia fu rilassato dall' arresto.
ISfaequero intanto gravissimi sospetti di guerre nell' Adriatico.
Per il che la citt di Eagusa fu fortificata, e dentro e fuori, con
nuove fabbriche di ripari, e guarnita di munizioni ed altri attrezzi
per buona difesa. Li sospetti furono notificati all'imperatore per
mezzo di Martolo Zamagna e Lorenzo Sorgo ambasciatori, li quali ^
1
."
anche ebbero in commissione di cercar di nuovo il governo delle
tre isole, eon offerta di buona somma di denari. Ma non operarono
cosa alcuna, operandosi in contrario li Veneziani, li quali, dopo
V acquisto di Zara, avevano comineiato dispor di rimetter la Dal-
mazia e le isole d'essa alia propria obbedienza, e per arrivar al
fine propostosi, sollecitarono li popoli a poco a poco alia ribellione,
seminarono delle discordie, fecero suscitar delle fazioni, allettarono
la nobilta con promesse, e. con varj artificj s'insinuarono appresso
li popoli; e tutte queste cavillose operazioni riuscirono tra quella
nazione, altrettanto pronta alle novit, quanto inconsiderata per le
eonseguenze.
Fra il resto della Dalmazia li Veneziani ebbero anche oechio
sopra Eagusa. Ma, come che in questa il governo' regolato non
dava adito ne a fazioni, ne ad aderenze, non v'era insinuazione, **
che potesse dar modo per introdursi; onde, preso altro sistema,
fin nell' anno antecedente avevano malidato tre volte una barchetta
con due frati dalmatini di s. Francesco spiar in, che stato la citt
di Eagusa si trovava, con che guardia, quanto presidio teneva e
218.
qual modo ovrebbe tenersi per occuparla. Questi, sbarcati a Gra-
vosa, dne volte flnsero d'anar per divozione al castello di S. Lo-
renzo ed ivi celebrare. E come che era tempo i pace, non si fa-
ceva gran guardia nel castello, nel quale abitavano alcune bizzoccare,
dalle quali presero li frati tutte l'informazioni. i quanto desidera-
vano sapere. S' ingegnarono i spiar, che guardie si facessero alia
bocca del porto ed alia fortezza del molo, e, sotto specie di reli-
gione, s'insinuarono appresso quelli presiiarj, e per non dar so-
spetto di se, fingevano di aspettar occasione di qualche naviglio
per portarsi a Modone, o in Morea, o in Oandia. Questi dunque,
come e solito delli spioni d' affacilitare impresa, agevolarono, alli
Yeneziani, che la citta di Eagusa con poco o nessun strepito si po-
teva occupare, anosi il principio contro il castello di S. Lorenzo.
Li Yeneziani, esiderosi i questo acquisto, e, presuppostasi tal
facilit, terminarono di mandar duemila soldati con quattro navi,
per non insospettir con maggior numero, li quali, sotto tinta d' anar
in Levante, si trattenessero in alto mare, sinche un giusto pretesto
li obbligasse ricoverarsi sotto Lacroma, vicino alia citt di Eagusa,
Ad r e l i
. per aspettare il tempo idoneo a proseguir il viaggio, e intanto,
guias. colto il tempo, effettuar la sorpresa per via del porto e degli arse-
nali. Questo li Yeneziani orivano con molta secretezza, ma im loro
senatore rivel a un Eaguseo, che per ventisette anni aveva gi
fatto asa a Yenezia, e col quale aveva contratto strettissima ami-
eizia ed erano compari. II buon Eaguseo, benche abitante a Yenezia,
non obbliatosi dell' obbligo che corre ad ogni buon cittaino verso
la patria, avvis un su amico a Eagusa, non rivelanoli altro che
il fatto, acci lo comunicasse al governo, e lo ricere che si trasfe-
risse a Yenezia, per sapere il resto delle trame ed orditure contro
la liberta i Eagusa. II pubblico, saputo il fatto, spinse subito
questo suo cittaino verso Yenezia, al cui ritorno la sua relazione
fu messa nel eposito del pubblico archivio. Ed intanto a Eagusa
furono raoppiate le guardie e si stette con molta vigilanza, che,
arrivati li vascelli veneziani, trovarono tutto il contrario di quello
che avevano riferito li frati, per il che tralasciarono i far alcun
tentativo.
La repubblica intanto, vedendo di non poter riacquistare le tre
1419. isole, ne d'allargar li confini in Dalmazia, si volt farlo in terra-
ferma, procurando d'acquistar Oanali, giurisizione antichissima
ella istrutta eitta 'Epidauro, perciocche conveniva, che a capo
800 anni i posteri egli Epidauresi riacquistassero antico ominio
che avevano avuto di Oanali e di Vitaglina. Ohe poi queste "contrade
siano state di ragion ' Epidauro e i chiarissimo argomento il
canal dell' acquedotto, con infinita spesa fabbricato per conur
acqua in Epidauro per venti miglia di distanza, le cli cui vestigia
in pi luoghi al presente si trovano con latine iscrizioni. Oomincio
dunque il senato trattare con Sandagl Hranich e con Pietro Pavlo-
vich, vojevodi e padroni di quelle contrade. Sandagl subito presto
orecchio al trattato e mand a Eagusa li suoi ambasciatori, ed a
lui dal senato furoho inviati Olemente Eesti e Nicol Gondola per
219
stringer e trattar il negozio, ed al re di Bossina Nieol di Marino
Giorgi e Marino di Giaeomo Gondola, acci, conclusala cosa con
Sandagl, il re la confermasse.
Fu cosa facile negoziare con Sandagl, col quale subito si stipulo
il fatto per due. 18,000; ma il vojevoda Pietro, benche avesse
mandato Braillo suo ambasciatore a Eagusa, non cosl facilmente
condiscendeva ad aleun partito. con tutto che il senato avesse cre-
duto lui dover esser pi facile ad abbracciar il fatto. Perci fu in-
sinuate) a Braillo, col quale conferivansi tutte le cose/appartenenti
a tal materia, che se il vojevoda, suo signore, voleva
1
cooperare in .
tal m.aniera, che per" mezzo suo si venisse a far tal acquisto, la re-
pubblica si contenterebbe d' aggregarlo alia nobilta, con donarli una
casa, per dinanzi stata di Giore Palmotta. Ed acciocche con mag-
gior efficacia Braillo rappresentasse questo interesse al vojevoda, fu
a lui promessa una buona somma di denari, con esserlisi data an-
cora facolt di spartir altra buona somma di denari tra Yukascin
Obradovieh, Eadoslavo, suo fratello, Vukascin. Stisalieh
2
e Voin
3
Sbusiglievich, principali di Oanali. Ma con tutte queste diligenze
per aljora non si concluse altro. Laonde il senato stette sospeso
per qualche tempo, se doveva accettarie quella parte di Sandagl
senza questa altra, e tanto pit, ' che il re di Bossina si mostrava
renitente per la confirmazione. Ma il desiderio d' ingrandir lo stato
e la massima di non potersi conseguir un fine senza principio
dell'operazione, e dall' altra parte confidandosi molto nella volubil
naturalezza delli Slavi, il che dava speranza al senato, che quel che
un di ributtavano, un' altra volta avrebbero richiesto da se stessi,
(furonoj considerazioni, sulle quali si delibero non riguardar la con-
firmazione del re
v
ne aspettar la risoluzione di Pietro per la sua
parte,- ma accettar quella di Sandagl con la Yitaglina, che era atti-
nenza dell parte superiore di Canali. Ed essendosi la cosa conclusa,
si mandarono cinque nobili, Nicol Pozza, Giore Palmotta, Marino
di Giaeomo Gondola, Nalco Proulo e Luigi di Marino Gozze, per ^
ns
^ -
pigliare il possesso a nome della repubblica, e per viceconte Nicoliza
Giorgiscovich, eittadino di Eagusa.
Segui questo ultimo di giugno, e helli primi di luglio li Oana-
lesi mostrarono nel principio nell'estrinseco ottima volont verso la
repubblica, mandando ambasciatori a Eagusa, i quali ottennero
molte franchezze, non godute sotto li primi padroni slavi.' Ma con
tutto questo non poterono eelare animo alieno dalla devozione
della repubblica, perciocche, mentre ancora li suddetti nobili si
trovavano a Oanali, eominciarono ad alienarsi e non prestar obbedi-,
enza; il che notiziato a Sandagl, si rest d'aceordo manar un buon
eorpo di soldatesca per proceder contro li disubbidienti. Furono
dunque da Eagusa mandati 800 soldati sotto la direzione di Marino
di Giaeomo Gondola, con sotto di lui Giore Palmotta e Giorgio
1
si voleva nei ms.
2
Sbisalicli presso il Cerva.
3
Vuino presso il Cerva.
220
Gozze, ed armati oeci vascelli, commandati da Mcol Gondola,
eon sotto di lui Biagio di Marino Giorgi e Paolo i Marino Eesti.
Questa mossa d' inobbedienza era seguita, perciocche alcimi de' prin-
cipali Oanalesi, li quali possedevano buona parte di quella contrada,
non si contentavano del vassallaggio. E questi erano Boghetta Bo-
goevich/^Yukascin, suo fratello, Bogdan e Dobrusein Eadincoviehi.
Ma con poco si quiet la csa, perciocche questi, vedendo la risolu-
zione de'Bagusei, si misero in tutto nell'arbitrio di Sandagl; a cui
la repubblica si content (<U concedere), che quelle parti per allora
potesse ritener appresso di se, con che essa riteng la met del
prezzo di Oanali, flnehe il vojevoda avesse lasciato libero ed asso-
luto il possesso di tutte le terre, contentandosi, se in termine d' tin
anno si consegnassero quelle di Boghetta ed altri, che sarebbe a lui
sborsato interesse di 5% della somma ritenuta. Ed il resto subito
si pag a Grubaecio logoteta, suo ambasciatore. Oosi questo negozio
fu compito, e dopo che li Oanalesi diedero solenne giuramento di
fedelt alia repubblica, le truppe, mandate a Canali, ritornarono a
Eagusa.
II giudicio, fatto dal senato, li Slavi esser nelle proprie opera-
zioni volubili ed incostanti, subito si yerific, mentre anche il re di
Bossina, che aveva fatto difficolt a confermare acquisto di Oanali
Adr el i
_per la repubblica, subito anche mut sistema e conferm tutto il
quias. concluso con Sandagl Hranich, faceno di ci scritture pubbliche
ed autentiche, che in quel linguaggio son chiamate poveglie.
Ma mentre si faceva questo acquisto per la repubblica, i Vene-
ziani non maneavano di prevalersi nella Dalmazia, e particolarmente
s' erano insinuati appresso li Oattarini. Questi, vessati dall'interne
diseordie, immeritevoli della libert che godevano, diedero segni
d' aderenza per quella repubblica, e siccome non erano contenti per
una irragionevole emulazione del domestico governo, cosi procede-
vano alia distruzione di quella libert, che da altri coll'effusion del
sangue e sconvolgimento dell'essere si compra. I Eagusei, vedeno
alcuni irragionevoli passi de'Oattarini, e sospettando dover succe-
dere la totale loro perdita, con grave danno e pericolo della libert
di Eagusa, per la vicinanza che necessarian!ente sarebbe stata con-
Eo^at! tinua delle sospette forze venete, spedirono far elle rimostranze a
quelli abitanti, offerendoli e danari ed assistenza. Ma fu tutto in--
darno, perciocche presentatosi in quelle parti Pietro Loreano, ge-
nerale dell' armata veneta, i Oattarini gli andarono incontro e se
gli sottomisero, accettando quel governo,
Yistasi a Eagusa la cosa senza rimedio, si fortific la citta, e
si pose in buona positura per ribattere ogni attentato della sud-
detta armata, in caso volesse fare qualche tentativo. Si presidio la
citt di Stagno, dove pure furono accresciute nuove fortificazioni
per maggior sicurezza, e di tutti questi andamenti fu avvisato
J ' imperatore.
La repubblica, neh" acquisto della meta i Canali, non aveva
messo aleun presidio nel castello di Soko, del quale la met era
della porzione acquistata e l'altra meta atteneva all'altra meta i
221
Pietro Pavlovich. Ma li presidiarj non volevano riconoseer la re-
pubblica. Perci il vojeyoda Sandagl entr armato in Oanali per
afforzarli. Ed essendo morto mtanto il Pavlovich, la di lui porzione
di Oanali eominci esser prete&a da Sandagl, con tutto che Pietro
avesse lasciato Bossan Pavlovich suo fighuolo.
;
E per venire alia
fine della pretensione, mand a Bagusa Orubaccio.logoteta suo am-
basciatore, domandando ajuto ed ofierendo, se ]i riuseiva d' acqui-
star il rimanente della contrada, si sarebbe eontentato id'unirla con
altra met sotto il dominio della repubblica; anzi si fece anehe
intender che, ottenuto il castel di Soko, .avreb.be subito consegnato
alii Eagusei.
La repubblica spedi due ambasciatori, i quali dovessero star ap-
presso di lui sino al fin di quell'impresa. Ed mtanto fu mandato
Andrea Volzo con soldatesca ragusea rinforzar il di lui campo sotto
Soko, ed al Sandagl furono proviste l'.arrni, cannoni e munizioni
di guerra necessarie per espugnazione di detto eastello, il quale,
in poco tempo ridotto alia dedizione, fu consegnato alia repubblica,
dalla quale fu munito. Furono rifatte alcune mura, e di dentro e
di fuori. Fu provisto d'artiglieria, munizioni ed altre cose neces-
sarie per una lunga difea, con buon presidio, commandato da Ma-
rino Prodanelli, al quale si diede ordine di non lasciar praticar
dentro, neOanalesi, ne forastieri.
Dopo questo acquisto la repubblica comincio esercitar la giuris-
dizione a Oanali, deputando per conte di quella contraa Nicolino
Gondola. Ma perche atteneva la met di quel eastello all'altra
meta di Oanali, non ancora acquistata dalli Eagusei, Sandagl fa-
ceva star dentro col presidio, che la repubblica teneva, cinque
de' suoi soldati.
Questo acquisto fatto da Sandagl dell'altra met di Oanali e del
eastello di Soko mtendeva
;
male Eadoslavo Pavlovich, figliolo di
Pietro, 11 quale ragionevolmente pretendeva dover esser suo patri-
monio. Percio opero che quelli di Olobuk facessero delle novita
nella contrada di Oanali, e procur suscitar tumulti, tanto in Oa-
nali che-in Vitaglina. Ed attese non solamente per mezzo del re
di Bossina far levar in alcun modo li Eagusei dal possesso del ea-
stello di Soko, ma anche avendo cominciato, all' esempio degli altri
principi slavi, nutrir nel seno quella vipera, la quale poi ad uno
doveva divorarli tutti, s'insinu appresso li Turchi per meschiarli
in questo fatto a suo favore. La repubblica ci yedendo, porto le
sue doglianze, tanto appresso esso Eadoslavo, come appresso Ste-
fano, re di Bossina; ed al.Prodanelli castellano fu ordinato, che
arrivando alcun Turco, o ,altri, per riconoscere il sistema del ea-
stello, dovesse dare una chiave d' esso ad uno .,'delli- tenuti dal San-
dagl e .altra ritener appresso i .s, ma cio sol tanto tempo,
quanto J' indagatore fosse presente, e poi dovesse lui ritener tutte
le due chiayi, seza ingerenzad'altri. \ .
Ma per non dar campo a Eadoslavo di procurar delle novita tra
Ganalesi, per cavarli dalla soggezione dei Eagusei, furono mandati
a Oanali proveditori Orso Zamagna, Natal Proulo e Lorenzo Sorgo,
222
operandosi che Sandagl manasse per parte sua.-Grubaceio logoteta,
il quale fu accompagnato da Olemente Eesti, Michiel Sorgo e. Vita
Gozze. Li quali, fatto radunar il pubblico sborm, cosi (h)chiamata
la radunanza generale di quella gente, Grubaceio pario da parte di
Sandagl, loro antico padrone, esortandoli alia fedelt verso la re-
pubbliea e rappresentando li tentativi, . che faceva Eadoslavo alia
corte del Turco, per il che potevano nascere effetti di soggezione
e barbare devastazioni elli beni, schiavitu. delle mogli e figlioli, e
procur (V annegrire operazioni di Eadoslavo, per metterlo in odio
e discredito appresso quella gente, benche rozza, aliena pero da un
giogo barbaro, per farli mantener la fedelt alia repubbliea. Li pro-
veditori, che erano presenti, accolsero con umanit li Oanalesi, accio
questi assaggiassero la dolcezza del governo raguseo, tanto diverso
da quello e' Slavi. Queste operazioni ritennero in quiete per allora
li oanalesi, a riserva , del casl di Giurinichi in Vitaglina, gli abi-
tanti del quale, non contenti del presente regolato governo, avvezzi
per innanzi alli depredamenti e ruberie, tollerate dai loro comman-
danti slavi, negarono ubbiienza. Ma con celerita spinti da Eagusa
Eo^at' ^
re
P
rove
ditori. Matteo Gradi, Andrea Volzo e Michiel Eesti, con
' assoluta autorit del senato, accompagnati da buone truppe, si
stordirono quelli di Giurinichi, e, domanato un salvoconotto per
otto giorni, mandarono domandar perdono, e si rimisero alia discre-
zione della repubbliea, la quale, accettatili in grazia, fece che di
nuovo giurassero fedelt.
Eadoslavo intanto, essendo spogliato da Sandagl della sua por-
zione di Oanali, fece che quelli di Trebigne calassero in quella
contrada far delli danni; ma, vedendo questo non esser mezzo
valevole per riacquistarla,. mando a Eagusa Bogdan Marci eh ed
Ostoja Pasctroevich, suoi ambasciatori, per pregar la repubbliea in-
tromettersi aggiustar le differenze, vertenti tra esso e Sandagl. E
non avendo portato gli ambasciatori lettere credenziali, non furono
ucliti, nia si scrisse a Eadoslavo la loro venuta, e che s'erano tali,
quali si dicevano, dovesse lui accompagnarli colle sue credenziali,
secondo il solito. Eadoslavo in risposta gli autorizz eon titolo di
plenipotenziarj. Sandagl pure aveno mandate a Eagusa Pribislavo
Pohvaiiza, suo ambaseiatore, la repubbliea si mise per mediatrice
Kogat." ^
ra
quest! due baroni, e con soddisfazione d' ambidue conchiuse un
trattato di pace tra Eadoslavo Pavlovich e Sandagl Hranich ed un
altro tra la stessa repubbliea e Eadoslavo; ed in presenza del con-
siglio de'Pregati furono giurati li patti dal rettore della repubbliea
e dagli ambasciatori rispettivi d'ambidue li baroni.
A riflesso di questo trattato fu consegnato il castello di Soko a
Sandagl, e fu rimesso il castellano ed il presidio raguseo, essendo
stato richiesto farsi cosi da Pohvaiiza, suo ambaseiatore, giudican-
dosi questa strada pi facile per far acquisto dell' altra meta, di
Canali, spettante a Eadoslavo, al che erano voltate tutte le atten-
An. zioni del senato. In aderenza di che furono maDdati Pasquale Eesti
1421.
e
Marino di Giaeomo Gondola ambasciatori dal medesimo, li quali
con lui trattassero questo fatto, e li fu accommesso, che non mancas-
223
sero spender per ridur favorevolial cuni delli di lui favoriti. Ed al
di lui ambasciatore Bogdan Marcich. residente a Eagusa, s'offeri
buona somma di denari per averlo propizio.
Intanto il re di Bossina vedendo tutto lo sforzo per acquistar
Canali alla repubbliea indrizzarsi verso Eaoslavo e Sanag'l, benche
* suoi baroni' e sudditi della sua corona, pure o poco confident!,/o
niente obbedienti, e lui senza forze e modi di ridurli a dovere,
volle gratificarla repubbliea emandad essa le sue diplome con
la donazione di tutto Canali. Ma questo non bastava (a) dar il
possesso di quella contrada. Per il che non si tralasciava ofierir
denari ad ogni persona, supposta valevole ajutar il negozio, e sul
fine dell'anno a Braillo Tasulovich,
1
confiente i Edoslavo, fu
promessa buona quantit, caso che per mezzo suo si venisse al fine
del proposto.
Ma esseno in questo tempo in podest di Eadoslavo il castel di ^ .
:Soko, il castellano d'esso all' improviso asslt il conte, che l re-
pubbliea teneva a Canali, togliendoli alcune robe. Si dubito che il
fatto fosse col consenso di Eadislavo; con tutto cib il senato spedi-consii.
da lui lamentarsi e domandar la redintegrazione ed il gastigo del
Eoga
"
castellano. Fu fatta di nuovo offerta di. maggior somma per prezzo
del resto di Canali.
E dali' altta parte non mancavan alia republica travagli; perciocche
avendo li Yeneziani fatto fin dall'anno passato acquisto del rima-
nente della Dalmazia e delle isole, tentavano con alcuna. manovra
far qualche colpo alia repubbliea. ^ pertanto di nuovo rinfor-consii.
.zate le guarie e manato. in Ungaria Marino Nale, cittadino, per itogat.
narrare il fatto e la serie delle cose seguite all'imperatore, ed in sua
assenza, a quelli che fossero preposti al governo del regno, solleci-
tando per la protezione e tutela della repubbliea. Era riuscita
impresa ai Veneziani, perciocche Sigismondo era tutto involto
nelli affari del concilio di Oostanza, che lui s'era impegnato condur
a fine, e poi nelle guerre suscitate in Boemia dagli Ussiti, e non
ebbe commodita d' attender alle guerre della Dalmazia, con ehe li
Veneziani acquistarono le vicinanze della repubbliea e tolsero la
speranza alii Eagusei d' ampliar per mare lo stato.
Anzi furono anche cominciati ad esser vessati, perciocche il nuovo
conte di Corzola, subito arrivato al governo di quella isola, prin-
cipi danneggiar le barche ragusee, e fece che il vescovo di Stagno,
che era nel medesimo tempo vescovo di Corzola, movesse una vana
pretensione contro la repubbliea per le decime di Stagno. II qual
negozio con alquanto di difficolt per mezzo del pontefice fu acquie-
tato. con che la repubbliea pagasse al vescovo d. 100 anno. Ma
li Veueziani non si aequietarono cosi presto, ed all' arrivo della
loro armata, fecero molti danni a Sabioncello. Per il che fu man-
dato al general d'essa ambasciatore Matteo .Croce, per dolersi. e di
questo e degli andamenti del conte di Corzola.
u
^
1
Tessalovich presso il Cerva.
224
Non si manqava tuttavia trattar con Badoslavo. per un buon
accordo. Ed il Sandagl, desideroso di cqmpiacer alia repubblica, era
mediatore per mezzo de'suoi ambasciatori. ,E per Eadoslavo Jnter-
venivano Bemetrio patareno , e Badpvano Vardich, eon li quali si
cqncluse, che Eadoslavo fosse aggregate
;
alia nobilt di-Eagusa ed
es'so consegnasse il castello di Soko alia repubblica, tutte due con-
dizioni eseguite subito. E sebbene a Eagusa alcuni pretendessero
Eadoslavo, dopo la aggregazione, doversi promovere alia carica
del consiglier di Pregati, non si stim dall' universale conveniente
introdur in quel consesso, dove sono ventilate le pi importanti
materie di stato, un estero, che aveva interessi separati dai vantaggi
della repubblica, e dall'altra parte teneva strette intelligenze alia
Porta Ottomana, considerata dalli Eagusei destruttiva e della loro
libert e della Slavonia tutta. Ma Eadoslavo aggregate, come si
disse, fu accommesso al conte di Canali, che andasse pigliar possesso
di Soko, e sino ali'arrivo del castellano ivi risiedesse. Al conte fu
subito dalla gente cli Eadoslavo consegnato il castello.
Yedendo la repubblica non restar a farsi altro passo per il total
dominio della parte di Canali, vendutale da Sandagl, termin, che
tutti li terreni, esistenti in essa, si dovessero spartir fra la nobiita
e popolo di Eagusa, secondo la proporzion delle famiglie, persone
e qualit, con^alcune leggi feudali, come antecedentemente s' era
fatto delle terre nuove di Primorie. E per venir all' esecuzione, fu-
rono mandati a Canali alcuni nobili officially per divider con giusta
misura li terreni. Ma alcuni de' Oanalesi, visto che ebbero la repub-
blica aver mandato far queste spartizioni, ammutinatisi, insultarono
Andrea Bonda conte e li officiali divisori, li quali, impauriti, si
ritirarono in Bielo a Breno, avvisando il senato delle novita suocesse.
Subito ebbero ordine di tornar a Canali e di non tornar d' indi per
Eogat qual si sia cosa. Ed intanto furono spinti a Canali quattro cento
soldati
;
e per mare un barghentino armato, e quattro altre barche
in Obod e Molunta, con ordine a tutti d' operare con intervento
del Bonda, conte cli Canali. II Pozza si ferm in Uscopie per risaper
gli andamenti de'Oanalesi, con intenzione di ridurli al dovere.se
fosse possibile alle buone, ma, trovandoli ammassati, darli addosso
e procurar di batterli. Di poi il Pozza, passato avanti e arrivato in
Canali, fece chiamare tutti li Canalesi. E quelli che vennero, furono
con umanita accolti ed esortati a mantenersi fedeli, e li ribelli si
ritirarono fuori dello stato con tutte le famiglie, ne si pote per
allora aver alcuno in forze; . perci furono subito buttate per terra
ed abbrugiate le loro case. Erano molte i ribelli, ma li capi e fo-
mentatori furono Eadman Boghetich, Eadic Conich, Eadoslavo e
Giuragh fratelli Eacich. Fu fatta una pubblica proclama contro di
loro, che chi li ammazzasse, abbia dall' erario della repubblica per-
peri d' oro 500 per uno. Ad altri sei Canalesi ancora fu fatto il
taglio, tra quali era A^latko Drascoevich,
1
che chi gli ammazzasse
abbia perperi 300, e se occisore, tanto de' primi quattro, come
1
DarscoevicJi presso il Cerva.
22
delli secondi sei, fosse uno elli stessi proscritti, oltre la grazia,
abbia pure. il prezzo suddetto; e li proscritti non possano godere:
dell'indulto, che si diede subito agli altri Oanalesi, i quali in tempo
lirnitato tornassero alle lor case. Queste cosi gagliarde e preste ope-
razioni atterrirono gli animi de'Oanalesi, che erano in procinto
' alienarsi; perci cominciarono mostrarsi fedeli e obbedienti. B
per confermarli nella feelta, fu mandato Giore Palmotta, il quale cop-
col conte e col Pozza dovesse promettere premj alli fedeli e pagar
la sodaltesca ivi esistente.
II Palmotta, arrivato a Oanali, fece raccogliere il sborro, che dis-
simo esser radunanza generale di quella gente, ed ivi gli espresse -
li sentimenti: della repubblica, lodando quelli che s' erano mostrati
fedeli nelle passate novit ed esortandoli a proseguir nella fedelta,
da loro giurata; li diede buone speranze, che li stati fedeli sono e
saranno sempre raccomandati alia repubblica. Dopo questa operazione,
non veendo necessaria tanta soldatesca, Kcenzio una porzione e lasci
solamente cento soldati per guaria del conte e del Pozza, acci spalleg-
giassero gli officiali divisori. Ma perche nell' amministrazione delle cose
s' era intrusa la discordia tra il conte ed il Pozza, e non convenivano
nell' operazioni, il Palmotta procur d' unirli. Gli esort laseiare le
gare particolari, come contrarie ad ogni buona azione, e per esem-
pio li mostr la Dalmazia, dove sono state mortifere alia libert di
quella provincia. Terminato questo, il Palmotta torn a Eagusa, per
dove antecedentemente aveva fatto condurre alcuni delli Canalesi
ribelli, presi, sulli quali subito con un condegno castigo si diede
un rigoroso esempio per gli altri. E gli officiali divisori segui-
rono con quiete divider li terreni della contrada, come s'aveva
determinato.
Questi ultimi moti di Ganali sollecitarono il senato spingere il
trattato con Eadoslavo. E perci gli aveva mandato Nicole- di Ma-
rino Gozze e Biagio di Marino Giorgi, i quali pure ebbero in com- <^-
missione ad indagar, se le novit, successe a Oanali, fossero state
fomentate da Eadoslavo. Ma, o che in effetto non fosse lui stato a
parte delli tumulti, o che fingesse, spedi alia repubblica tre lettere,
dirette alli suoi commandanti de' confini, acci per mezzo d'essa
fossero ricapitate. In esse ordinava, che nelli snoi paesi non fosse
permesso il rifugio alli ribelli Oanalesi, ne alle loro famiglie, com-;
mandando espressamente, questo ordine doversi servare in tutto il
suo stato. Ed agli ambasciatori in apparenza estrinseca dimostr
averli sommamente dispiaciute le novit successe, e richiese, che li
fosse notificato, se alcuno de'suoi sudditi avesse prestato ajuto o
fomentato i ribelli, per poter dimostrare con un esemplare castigo
quanto la cosa gli era dispiaciuta. Fu dagli ambasciatori, per ordine
della repubblica, ringraziato, accertandolo, che a riserva di tre o
quattro, li quali sono intervenuti nelle consulte fatte contro gl'inte-
ressi della repubblica, e sono stati principali suscitatori della solle-
vazione, tutti gli altri suoi suditi, non solo s'erano mostrati con-
trarj, ma anche hanno aderito alli Eagusei, li quali buoni effetti si
disse esser provenuti dal riflesso della sua buona volont, e peri,
15
226
come btton patrizio di Eagusa, volesse dar condegno eastigo alii
malfattori, accio in avvenire servisse d' esempio agli altri.
Gli ambaseiatori Gozze e Giorgi erano rimasti d'accordo con
Eadoslavo pagarii dueati quattordeci mila per la sua porzione di
Oanali, incluso Zaptat e Obod. La repubblica aveva mandato tre
minute degl' instromenti da farsi in forma, i quali si dovessero stipulare
tra le parti. B di questo trattato si diede parte a Sandagl, come quello
che era stato prineipio e mezzo di far questo acquisto. Ma, mentre sta-
vasi per concluder, segui un' ingiusta retenzione della persona di Pa-
ladino Gondola, fatta dal re di Bossina per una pretensione che aveva
com. contro Giovanni Gondola, suo fratello. Gomincio allora Eadoslavo di-.
mis
' lungar il negozio, e s' ebbero dalf altra parte sospetti molto ben fondati,
che lui altro avesse neH'ammo, di quel che mostrasse, per alie-
nazione di Oanali. Oonobbe la repubblica tal cosa, ma aspett, o,
segni evidenti, oppure la total esclusione del partito. Perci stettero
gli ambaseiatori, sollecitano ultima risoluzione, e intanto si ve-
deva, che Eadoslavo non voleva castigare alcuni suoi sudditi a Tre-
bigne, ricettatori delli Oanalesi proscritti. Bra fomentato e dissuaso
Eadoslavo non far alienazione di Oanali da alcuni suoi gentiluomini,
possessori di varj terreni in quella contrada, per non perderli, e la
repubblica, per affacilitar, cresceva di prezzo, con che Eadoslavo
soddisfacesse li suoi con equivalenza d' altri terreni, posti neif altre
sue contrade.
S' era intanto Eadoslavo trasportato a Borac, seguito dagli amba-
seiatori, e benche Biagio Giorgi due volte procurasse nel viaggio
parlarli, (ei) tolse la commodit di poterlo fare. E mentre questi
ambaseiatori erano alia sua corte, li Oanalesi proscritti. con alcuni
di Trebigne, vedendo, nonostante le convehzioni di Eadoslavo con
la repubblica, loro esser tollerati e non castigati li loro ricettatori,
ruppero due caravane di mercanzie de' Eagusei, e seguirono conti-
nuamente danneggiar la contrada di Canali
;
dove successero. per
questa causa delle uceisioni e disordini, riducendosi poi con la preda
in Trebigne, aceolti da quelli commandanti. Sebbene Eadoslavo alii
richiami degli ambaseiatori mostrasse di dolersi e promettesse farli
restar soddisfatti, tanto per questi danni, come per la finale spedi-
zione del trattato di Oanali, pure si fece uscire di bocca, non essersi
lui dimenticato delli cannoni ed altri ajuti dati alii suoi nemici,
quando Sandagl invase la sua porzione di Oanali.
Aveva anche Sandagl, come mosso da posta propria, mandato.
solleeitar Eadoslavo contentarsi spedir questo negozio, gicche s' era
convenuto di tutto; ma non pote operar niente. che visto dagli
ambaseiatori Gozze e Giorgi, si licenziarono dalla-sua corte ed an-
darono da Sandagl per viaggio
1
pregarlo solleeitar almeno Eadoslavo,
che dia rimedio all' incursione
2
di Oanali, come aveva promesso .al
messo d'esso Sandagl volerlo fare.
An
Arriv intanto a Eagusa Arrigo nono, re di Danimarca, tornando
1424. da Gerusalemme, dove era andato adempir un voto. Fu accolto
1
Ciofe: ch' era in viaggio.
2
Cerva: invasione.
227
dalla repubblica come im principe della sua qualit e trasportato
eon due galere ragusee in Dalmazia, dove sbarcato per via d'Un-
garia si trasferi al proprio regno.
Erano tanto inconsiderati li baroni di Slavonia, che in questo
tempo, quando Isae, generale e'Turchi, era entrato in Bossma, non
abbadavano al fatto pubblieo, ne al pericolo elli proprj stati, ma
nelle passioni particolari lasciavano il re Tvarco di Bossina solo re-
sister a quella indpmabil potenza, e benche da lui fosse stato scae-
ciato per gran fortuna Isac dalla Bossina, pure gli altri baroni o
niente o poco si mossero soccorrerlo.
Eadoslavo Pavlovieh fu uno che non si curo di portar alcun sol-
lievo alia commune sussistenza, speranzato di non dover soceomber
sotto il commune infortunio dal tener corrispondenza alia corte del
Turco. Anzi, veendo un espresso spedito all'imperatore d'Ungaria
dalla repubblica, violo li dispacci, dopo averli tolti per forza dal
latore, sulla speranza di trovar in essi interessi spettanti ai Turchi.
Seguirono intanto alcune dissensioni per conto elli confini tra li
Canalesi, suditi della repubblica, e quelli di Eadoslavo. Oostui
mand Eadovano suo ambasciatore a Eagusa con ricliiesta, che per
aceomodar tali ifferenze la repubblica mettesse sei Oanalesi proprj
ed esso avrebbe messo sei suoi, i quali dovessero- riordinar li con-
fini in caso si ritrovassero alterati. Dal senato subito fu compiaciuto,
e perci si trasferirono a Oanali Pietro Menze . e Benedetto Gondola
per eseguir il convenuto.
Intanto Bogdan Mareich venne a Eagusa ambasciatore di Eado-
slavo per notifiar, che lui volentieri avrebbe venduto Oanali. E
nel medesimo tempo esso Eadoslavo trovandosi in Slavonia, mando
Vulkas in Borac per parlar a Giovanni Gondola sopra questo fatto,
il quale, non eontento di questo, si trasferi da Eadoslavo, e lo
trov ne'medesimi sentimenti, ettili da Vulkas. Avvisato il senato,
ebbe il Gondola commissione, che conchiudesse con le eonizioni ^"
convenute per il passato, ma che per arrivare al desiderate fine
non mostrasse troppa brama, perciocehe si sapeva aver Eadoslavo
neeessita di denari. E mentre cio si trattava, alcuni ribelli di Ga- ^.
nali fecero delle scorrerie per quella eontrada, e dopo d'essersi
battuti con alcuni delli fedeli della repubblica, si ritirarono a
Oattaro.
Aveva
1
imperatore Sigismondo avvisato la repubblica lui doversi
trasferir in Bossina per aceomodar molte cose importanti, convenute
eon quel re; li si,dovessero ivi manar gli ambasciatori per assister
per eonto egl'interessi della repubblica, aceio non ricevesse qualche
pregiuizio dalli trattati, che si ovevano stipulare; cosi pure avev
gusto di conferir con essi ambasciatori circa gl'interessi della re-
pubblica con li Veneziani, avendo gi lui comineiato trattar con gli
ambasciatori di questi per aggiustar le ifferenze sue con quella
repubblica. Dal senato furono rese grazie all' imperatore per avviso
che si eompiaceva di dare, pregandolo aver bont di non concluder
Co
!
n
-
oosa alcuna in Bossina pregiudiziale alia repubblica, e circa H Ye-
1
Avendo nei ms.
228.
neziani sperarsi, che Sua Maesta s'avrebbe,:Sovy.enuto aver promesso-
di far conoscer a tutto il mondo per mezzo d'una ampia ricom-
pensa quanto gli era stata di soddisfazione la fedel aderenza, mo-
stratagli dalla repubblica, e perci era supplicato per la concessione
delle tre isole Gorzola, Brazza e Leina, cavate dalle mani de'suoi
nemici e ridotte alia sua obbedienza con tanta spesa, ed ora di
nuovo cascate sotto il dominio veneto, per esser state tolte alii
Eagusei.
Si trovava allora in Ungaria Nicl Giorgi. A lui dunque dalla
An. repubblica furono accommessi questi interessi. Bra gi imperatore,
142<5
' dopo molti trattati, per conchiuder con li Yeneziani la pace, essendo
stati molto tempo in dissensione, .piu.tto.sto che in guerra formale,
per 1' acquisto della Dalmazia, fatto dalli Yeneziani. E desiderando
i contentar li Eagusei, scrisse nuove lettere, con le quali dava
avviso alia repubblica di questa pratica, e richiedeva d' esser avvi-
sato, se inteneva d'esser an che essa inclusa nella pace. II senato,
dopo che vide dover la Dalmazia restar alii Yeneziani senza rimedio,
non desiderava altro, che veder tra queste due potenze una ferma
pace, essendosi sempre sospettato a Eagusa, che durante questa
guerra li Yeneziani non procurassero, o con forza aperta, o con
stratagemmi, familiari a quella nazione, occupar lo stato di Eagusa,
per avere un non interrotto dominio delle due Dalmazie superiore
ed inferiore. da loro gi occupate, e si considerava, che solo la pace
tra queste due potenze era quella che poteva garantir la repubblica
cla questo pericolo. Perci si spedi a Nicolo Giorgi, il quale, come
si disse, trovavasi appresso imperatore, acci, consegnate le risposte,
com- s' esprimesse: che. Sua Maesta era riiigraziata della bonta avuta
mis
- neir aver dato avviso delli trattati con li Yeneziani ed era pregata
far includer nella pace la repubblica di Eagusa; ma perche il se-
nato, non sapendo. le particolarit, ne il sistema delli patti che si
trattavano, non aveva potuto far alcuna determinata domanda, pero
pregava Sua Maest si ricordasse, che la repubblica. quando si mise
sotto la protezione di Ludovieo, per spontanea volont termino e
promise dipender da lui, dalli suoi successori e. dal regno d' Un-
garia, e cosi osserv fedelmente sin al presente, ed era in animo
di mantenerlo colla stessa candidezza di fede; ricordarsi
1
molto
bene Sua Maest, che le lettere, consegnateli dagli ambasciatori
ragusei, quando guerreggiava nel Friuli con li Yeneziani, da esso
fossero fatte legger in presenza di tutti gli officiali maggiori dell' eser-
cito, con occasione di che aver certificate ognuno, esprimendo amore
portatoli ,dalli Eagusei e osservanza in tutte occasioni, il che
aveva cresciuto nell' animo delli Eagusei la divozione verso la sua
sacra persona; perci era pregata disponer in tal modo nelli patti
della pace, che la repubblica resti in stato di poter continuar con
libera disposizione nella fedele aderenza alia corona d'Ungaria e
goder la protezione di quel regno.
La repubblica fece queste domande all'imperatore, perciocche
sapeva farsi la pace ed esser cessa la Dalmazia da lui, vinto dalli
1
e ricordarsi nei ms.
229
denari de'-iFeneziani, con-li qiiali questi nel i lui anim avevano
estinto quella primiera generosit i non veder deteriorato il regno
ungaro in minima parte durante il uo govevno, , perci la repub-
;blica sospettava, che collp stesso metodo non ottenessero i Veneziani
da lui cose pregiudiziali; alia repubblica di Eagusa e la mettessero
nel ruolo delli DalmaMnL
/ Fra tanti per negozj politici non si dimenticava il senato degli
economici per il ben' de' suoi sudditi. Erano li patti, che s' avevano
con gli Anconitani circa il eommercio, per finire verso il mese
d'aprile. Per, per mantener un'antiea amicizia, fu mandato Pala-
dino Gondola alia- communit d'Ancona, per cercar che fosserp
confermati di nuovo, per un tempo congruo, gli antici patti. In"
Ancona fnrono deputati tre anziani di quelli cittadini per trattar
col Gondola Questi nel primo congresso s'espressero, antico trt-
tato non aver prodotto quelli effetti che s'erano desiderati, ne aver
apportato quella utilit alia citt d' Ancona che s' era supposta,
men tre esenzioni e le
1
franchezze s'erano date alii Eagusei sul
supposto, che li loro mercanti, posposta la pratica d'ogni altra
citt in. quella riviera, sarebbero tutti concorsi frequentar la citt
d'Ancona,. ma vedersi ora loro non capitar mai che solo spinti
dalla necessit deLmare per servirsi del porto, sicuri di goder le
franchezze, e non esser ragionevole, che il porto d' Ancona, e le
franchezze date alii Eagusei, sianodi benelicio alle altre citt della
Marca, senza alcun utile degli Anconitani; onde loro voler confer-
mar li patti ahtichi, in quel modo per e maniera che si convenisse.
Intese il Gondola dove andavano gli Anconitani e rispose: li mer-
canti dover esser liberi senza prescrizioni, mentre loro cercano i
luoghi di maggior utile;
:
non convenir alia repubblica proibir alii suoi
mercantar in tutte leeitt
;
della Marca e per la sola (citta) d'Ancona
perder altre; che in eontracambio agli Anconitani non si preten-
deva dovessero frequentar
:
solamente la citt di Eagusa, posposte
1'altre della Dalmazia; sicche su d'una non reciproca domanda non
potersi cominciar il trattato. Gli Anconitani, che vokvano guada-
gnar questo punto, cominciarono con generali risposte ^
loro voler conservar amicizia tra le due citta di Eagusa ed An-
cona, e bastarli questo, quando non si pu fare un nuovo trattato
pi utile alia citta d'Ancona. In questi sensi anche scrissero alia
repubblica, verso dove il Gondola torn, non avendo potuto spun-
tare, in molti altri. colloquj che ebbe con gli Anconitani. farli en-
trare in trattato sul sistema degli antichi patti.
Visto esito di quest trattato da Lodovico de Meliorati, signore
di Fermo, s'insinuo alia repubblica, che lui avrebbe riassunto per
Fermo quel che gli Anoonitani lasciavano; onde li fu mandato un
cancellier della repubblica, col quale convenne, dover li Eagusei go-
dere a Fermo tutte esenzioni e libert, godute da loro in Pesaro
Com
.
e F'ano, con che le stesse esenzioni e libert godano a Eagusa li
mis
-
Fermani.
Questi trattati durarono ttto , e noi li abbiamo messo in-
sieme per non dimezzar li racconti con gli altri successi. Onde tor-
230
n-ano al principle dell'anno, Sandagl Hranieh, invitato alla repub-
blica per mezzo di Giovanni Gondola, suo ambaseiatore, venae a
Eagusa, dove fu aceolto con distinzione e trattato eon stima, pasteg-
giato dal rettore ella repubblica ed alloggiato nel palazzo, dove
vengono alloggiati li principi. Nella processione della feta del nostro
gloriosissimo prottettore s. Biagio fu posto alia destra del rettore e
li fu data la libert di elegger un nobile di Eagusa tra gli altri,
che vengono eletti dal rettore e dalli piti vecchi consiglieri per
Eogit'. g
uar
dia delle sante reliquie, quel giorno annualmente portate fuora
ed esposte alia venerazione del popolo. Fu regalato per valore di
quattro mila ipperperi. Li fu promessa una galera ed un barghen-
tino per condurlo a Eagusa con tutta la famiglia e nipoti, in caso
che fosse necessitato salvarsi, perciocche non si sapeva dove do-
vessero piegar le novit di Bossina, invasa dalli Turchi con un
buon esercito. II quale aveva fatto che esso Sandagl e Eaoslavo
Pavlovich troppo tardi per il pubblico utile di Bossina si fossero
rappaeificati, come pure in Zenta il despoto di Eassia per la me-
desima causa aveva fatto pace con li Veneziani, avendo diviso tra
di loro quella provincia. E tutte le riviere da Durazzo verso lo
stato di Eagusa furono assegnate alii Veneziani ed il mediterrane
al despoto, ma senza riparo ambe le porzioni erano infestate e di-
strutte dalli Turchi.
Intanto per le gran spese, che per conto di questi era obbligato
uz"', fare, Eossan Pavlovich trovavasi senza danari. Si risolse di vender
seriamente la sua porzione di Canali, e standosi suh" altre volte con-
venuto prezzo, mand dar esecuzione del fatto tre suoi plenipoten-
^ ' ziarj, Eadovano, Vulkas e Braillo. Questi arrivarono in Obod, ma
consii. furono ricercati che venissero in Uskopia, e di la disponere ed or-
Eogat
-dinare le cose concertate, ed uno di loro con il logoteta ed il
conte di Oanali consegnassero la contrada; il che fu subito eseguito.
E Nicol Giorgi fu mandato con titolo di proveditore, aceompagnato
da alcune truppe, per ricevere il possesso, il quale ricevuto, la re-
pubblica mand Giovanni Gondola ambasciatore, in compagnia de.lli
plenipotenziarj di Eadoslavo, per ricever da lui e da Ivanisc, suo
figiiolo, e dalli suoi nobili, li giuramenti, secondo la continenza
dell' istromenti eelebrati, ed il prezzo fu pagato a Eagusa alii detti
plenipotenziarj e consegnata una casa nella citt, che per dodeci mila
ipperperi era stata comprata da Giore Palmotta protvestiario.
Pornito tutto questo, il senato determin doversi divider li . ter-
consii.
r e n
i di questa parte di Oanali, incluso Zaptat ed Obod, in confor-

8
'
1
' mit della divisione seguita della prima parte
;
comprata da Sandagl.
Si fecero gli ordini, con li quali dovesse governarsi quella contrada
tutta unita, e molte altre provisioni, stimate necessarie per sicurezza
d'essa. E tra gli altri orini fu concesso, che li Oanalesi potessero
vivere in quella religione, nella quale ciascuno rispettivamente si
trovava, mentre tal concessione s'era fatta quando si conquist la
prima parte di Sandagl, per tenere con pi facilit quieti quelli
abitanti; benche tutto altro il governo pensasse di quel che nodrir
nel proprio seno la peste del rito patareno, professato da non pochi
251
Oanaiesi, come poi gli effetti mostrarono, mentre, aequietafce le eose,
con delicatezza la repubblica ridusse quelli popoli intieramente al
cattolicismo, in aderenza della sua inveterata massima i non tol-
lerar nelli suoi stati seismatico esercizio, ne alcun rito riprovato
alla ehiesa eattolica.
Pareva a Eagusa, che questo acquisto i Oanali fosse vaeillante
senza la confermazione del re di Bossina. Pero si procur, che esso
autenticasse con suoi diplomi, senza alcun annuo pagamento a quella consu.
corona, della quale Canali era feudo. Rogat.
Non passo (tranquiUo) molto tempo, mentre dopo poche setti-
mane Eadoslavo cominci in.torbidar il possesso ed inquietar la re-
pubblica, perciocche sedusse che Baovano, Vukas e Braillo, stati
suoi plenipotenziarj alia consegna di Ganali, pretendessero
1
aver
una parte per uno delli terreni, in eonformit che dovevano avere
li capi. di famiglia, nobili ragusei. Al che non aeconsentl la repub-
blica. E benche lui questo anno non facesse novit, ne alcun movi-
mento., pure si conosceva Eadoslavo nutrire pensieri inquieti. Per
lascib riposar la repubblica anehe per tutto seguente, con
che essa ebbe tempo di eonfermarsi nel dominio di Oanali e far .
pro var a quelli nuovi suditi la differenza, che v'e tra il monar-
chico governo sotto un principe mezzo barbaro e quello d' una re-
pubblica eolta, in eui si conserva con esattezza una egualit nell' ari-
stocratico governo.
Ma alia repubblica fu necessario armar per mare due galere per
An
sicurta della navigazione del golfo, e per inseguir alcuni corsali cata- 1428.,
lani, i quali avevano ritenuto non pochi mercanti ragusei con grosse
somme d' argenti, per ricupero de' quali s' opero la repubblica col
re d' Aragona, signore d' essi Oatalani, e coll' imperatore, acci spal-
leggiasse appresso T Aragonese le giuste domande d'essa repubblica.
Era penetrato a Nuovo Monte, giurisdizione di Stefano despoto
di Servia, Isacco, general de' Turchi; ed essendo quella piazza una
delle pi mercantili della Slavonia a causa delle sue miniere d' oro,
Consil
la repubblica, per far sussister ivi li suoi, mano ambasciatori ad Rogat!
Isacco con buoni regali. Di cio il despoto s' altero," quasi che li Ea-
gusei con la missione egli ambasciatori, e non li Turchi con la
torza, li levassero quelli paesi. Fece ritenzione delli mercanti ragusei
e delli loro effetti. La repubblica spedl da lui ad Antivari, dove
si era ritirato per paura de'Turchi, Pasqual Eesti e Biagio Grai
ambasciatori; li quali, con interposizione i Giorgio Vukovich,
suo nipote di sorella, ottermero, che li mercanti, dopo aver soste-
nuto molti strazj e ricevuti molti danni, fossero liberati.
Aveva Eadoslavo Pavlovich questi due anni lasciato riposar la An.
repubblica col suo acquisto di Oanali, e benche avesse mostrato
9
'
segni, e di pentimento d'aver alienata quella contrada, e di mal
animo verso la repubblica, a secona della natural volubilit i
quella nazione, pure non era evenuto al alcuna novit. Ma, scorsi
quasi li due anni, cominci mostrar quel che covava nell' animo e
1
Cioe: gl'indusse a pretendere.
232
indusse Sanagl Hranich imndar ambasciatori, in compagnia delli
suoi, a Eagusa. Li quali arrivati, quelli di Eadoslavo, alia prima
udienza che dal pubblico ebbero, senza le- solite civilt (segno tra
Slavi di minacciar guerra) esposero - ambasciata: il loro padrone
essersi pentito dell'alienazione di Oanali; voler riaverlo. Quelli di
Sandagl, eon pi umanit, esposero: non esser ragione che il loro
padrone avesse avuto minor prezzo di Eadoslavo; la sua consorte
non esser stata nemmen regalata, con poca riputazione d
!
esso San-
dagl. A questi fixrisposto, che in tanto s' era. dato al Sandagl minor
prezzo, in quanto nella porzione comprata-Ida Eadoslavo v''era di
phi Zaptat ed Obod; la sua non apparir vendita, ma onazione. Li
furono mostrati gl'istrumenti. E per sigillar queste risposte, fu fatto
un regalo d'alquanti rpila ipperpeii e per Sandagl e per la di lui
consorte. Con che restarono soddisfatti e
;
simqstrarono molto con-
tent! quegli ambasciatori, tanto phi che anche essi in particolare
riportai'ono delli regali, fattili dal pubblico^ dove che, benche gli
ambasciatoi'i di Eadoslavo, eontro il parere d' alouni senatoi'i, fossero
stati i^egalati per non differenziarli nel ti*attamento da quelli di! San-
dagl, e li fossero stati mostrati gl'instrumenti chiari, firmati dal
loro padrone, che non davano loco alle cavillazioni, pure non s'ac-
quietarono. Per il che il senato mand a Sandagl ambasciatori Ma-
lino Giaeomo di Gondola e Giorgio Gozze, ed a Eadoslavo Gio-
vanni Lampre di Oerva e Nicolo Giorgi, per rappresentare a
ambidue, esser immutabile il contratto seguito e la vendita non
potersi xitrattare. Siccome gli ambasciatori di Sandagl s' erano mo-
strati acqnietati a Eagusa, cosl esso pm*e non si rnostr discontento,
al contrario di Eadoslavo, appresso il quale non ser.yi alcuna ra-
gione per farlo restar quieto. E tra poco passando per li.di lui
stati una caravana de'mercanti ragusei, li xitenne con varie mex'ci,
per ricupero di che non parve alia repubblica mandar nuovi amba-
sciatori da lui, ma fece che gl' interessati mandassero una persona
privata.
Eadoslavo eolorx questa ritenzione con dire, lui dover avere buona
somrna di denari da alcuni Eagusei, e pei'ci mand un suo am-
basciatore domandar che li fosse fatta giustizia. Non si ferm in
questo solo la petizione, ma si condolse d' esserli stato mandate
per ambasciatore Giovanni di Lampre Oerva, suo nemico, e domand
che li suoi sudditi non fossero ricevuti a Oanali, come s' ex-a stipu-
lato in tempo dell' alienazione di quell a contrada. II senato rispose,
che la giustizia a Eagusa non si negava ad alouno: molto meno
sarebbe stata negata ad esso Eadoslavo, del quale si faceva stima
particolare; per il passato il suo procuratore esser venuto senza
mandato di pi'ocura, il che aveva ritrdato effetto della giustizia;
in quanto a esserli stato manato il Oerva ambasciatore, la repub-
blica averlo fatto espressamente, sul supposto d'esserli quel nobile
non solo accetto, ma anche famigliare, come quello che poco tempo
prima aveva alloggiato in casa propria, trattato, regalato, come con-
veniva. Alia domanda poi che li suoi sudditi non fossero ricevuti
a Oanali, si xispose, di questo non occorrer trattare, mentre per li
233
patti e convenzioni non solo non si potevan ricevere a Oanali, ma
anche la repubblica non li voleva in alcuna parte dello stato suo;
anzi, se essi ambasciatori avessero notizia, che qualeuno d'essi si
fosse rifugiato sulle tenute raguse, lo dieessero, che subito sarebbe
mandato fuori. Ed in aderenza a questo il senato scrisse al eonte
di Oanali, che inqnirisse sopra di ci, per dar soddisfazione ad esso
Eadoslavo. Ma perehe' li di lui ambasciatori ancora si lamenta-
vano, che aleuni .di Oanali avessero usurpato, sul confine, delli ter-
reni, attinenti alia contrada di Trebigne, furono dal senato, in com-
pagnia d' essi ambasciatori, mandati alcuni nobili, per aggiustar li
eonfmi, caso si trovassero alterati. Ed a Eadoslavo fii mandato am-
basciatore Pietro Lnccari, per renderlo sicuro che nello stato di
Eagusa li suoi sudditi non sarebbero ricettati, in conformit delle
convenzioni.
Ma siccoine lui cercava pretesti di romperla con la repubblica,
cosi non cliecle credito alio parole del Luccari, e molto incalzo
sopra il fatto delli suoi sudditi ricettati. E li di lui ambasciatori a
Eagusa gi, come si disse, venuti con dimostrazioni ostili, pure ac
r
colti dalla repubblica con mnanita, non vedendo dove trovar pre-
test! per romperla, cominciarono pretender, Eadoslavo non aver
venduto li suoi terreni e le sue contrade, accio sopra di quelle fos-
sero fatto delle citta, ne fabbricate fortezze, come dalla repubblica
s' era cominciato a fare a Molunta e a Zaptat. II senato a questo
rispose, la repubblica aver comprato Zaptat e Oanali senza al-
cuna condizione, ma liberi, come per gl' instrumenti celebrati appa-
risce; che pero, come in paese proprio, libero e franco/ poteva far
ogni fabbrica a suo modo, e molto piu fortificar i luoghi, stimati
necessarj per guardia della contrada; che il medesimo Eadoslavo,
come buon- patrizio, dovrebbe procurar la fortificazione di quei
luoghi per proprio beneficio, potendo un giorno servirli d
:
asilo, se
consierava progressi, che facevano li Turchi nella Slavonia
;
im-
minente alii suoi stati.
Gli ambasciatori risposero, che di questa risposta volevano avvi-
sare Eadoslavo ed infanto aspettar ji suoi ordini a Eagusa. Ma il
medesimo giorno, a mezzodi, partirono, senza pigliar altro congedo,
e si ritirarono a Zarina, fuori dello stato di Eagusa. Dove subito
cominciarono ammassar soldati, con minaccie di voler entrar in Oa-
nali con un grosso esercito.
LIBEO DECIMO.
Dalla partenza egli ambasciatori di Eadoslavo senza congedo, e
dali' ammassamento che facevano ai confini i gente, la repubblica
conobbe doversi entrare in guerra. E per regolo i buon governo
il senato fece armar tre galere e tirar un muro, fiancheggiato da
alcune torri, alia parte, dove-la terra di Zaptat si congiunge col
continente. furono ricevuti alcuni di Zenta ed assegnateli per
abitazione le Planine di Oanali: queste sono certe montagne, che a
levante di quella contrada si stendono sin ai confini di Monte
Negro, disabitate allora, come sono anche al presente, benche pos-
sedute dai Turchi, tolte alia repubblica da loro nel mentre s' impos-
sessarono delli circonvicini paesi, come si dir a suo tempo. Si
fece pure qualche ammassamento di soldati a Eagusa ed a Stagno.
Ma intanto il conte di Oanali diede avviso, la gente di Eado-
slavo aver fatto scorrerie in quella contrada, con non pochi danni.
Dali' altra parte ancora s' ebbe sentore, Eadoslavo apparecchiar un
grosso esercito per entrar nelle tenute della repubblica, ed aver
mira particolare verso Breno e Oanali, come luoghi piii commodi
per far sussister le sue truppe sul paese di Eagusa. .
La repubblica, che non tralasciava operazione alcuna, stimata ne-
cessaria per la propria sicurezza, oltre che di ci subito diede av-
viso all' imperatore in Ungaria, mand ambasciatori alii principi
circonvicini per domandare ajuti e notificarli, senza alcun giusto
titolo Eadoslavo aver mosso questa guerra. E nel medesimo tempo,
per non lasciar indifeso il paese aperto, oltre le proprie truppe ca-
vate dallo stato, si provide di buona quantit di milizie da Narenta,
da Kraina, da Pastroevichi, da Yeresovichi. E si distinse Giorgio
Nicolich, uno dei baroni di Ohelmo, mentre, a requisizione di Gio-
vanni Marino di Oerva, mand Eadoje, suo figliolo, in testa d'al-
cune truppe, cavate dal proprio stato, in ajuto della repubblica. La
quale pure spedi fare una leva di soldati italiani, i quali prima che
arrivassero,
1
si fecero due campi della milizia che s'aveva. Uno fu
manato verso Bergato sotto la direzione di Natal Proulo, con
sotto di lui Marino di Nicol Gozze, e altro verso Oanali, com-
mandato da Giovanni Lampre di Oerva, con sotto di lui Pietro
Bona e Marino Prodanelli.
Questi arrivati in Gliuta, tra Breno- e Oanali, furono attaccati in
quelli passi stretti dalle genti di Eadoslavo, assoldate, come si disse,
1
Costruisci: prima che arrivassero i quali.
235
dagli ambasciatori di loi, stati & Eagasa, e benche si fosero bat-
tuti con eoraggio, furono niente di meno afforzati ritirarsi, essendo
ri mato morto il Oerva cornmanante, con alcuni communi, nella
fazione. Avoto qoesto vantaggio, quelli di Eadoslavo entrarono in
Breno e cominciarono mandar a ferro e fuoco quella eontrada. Ma
li Eagusei, rinforzati di nuova solatesca, repressers in parte le loro
scorrerie.
Eadoslavo intanto con boon corpo di gente si spinse per unirsi
alli suoi. II che obblig il Proulo distaccar on battaglione
1
delle
sue truppe, aceio unite con le battote di Oerva coprissero Oanali
dalla parte di Povarsc, per dove mostrava di marciar
2
Eadoslavo,
il quale, trovati li passi di Oanali ben presidiati, rion voile azzardar
un combattimento.
Intanto Matteo Gradi e Martolo Zamagn, mandati dal corpo del ,
senato far la rivista delle truppe, stimarono bene ordinar un' incur- Kogat."
sione nel paese di Eadoslavo, per farli sentir in esso li danni, che
lui voleva apportar in quello della repubblica. Perci spinsero verso
Olobuch Giurg, Alessio e Stiepan, capitani albanesi, con le loro
truppe^ e eon ordine di far quel male maggiore che fosse possibile.
Questi, nazione nata alle rapine, - eseguirono con prospero successo,
avendo depredato, brugiato e guastato tutto il paese, per dove tran-
sitarono.
Dal che s' apri idea al senato, il quale, non contento di fermarsi
so picciole ineursioni, desiderava portar la guerra nel paese nimico
per maggiormente incommodar Eadoslavo, aceio, spinto dalla do-
mestica necessit, devenisse quanto prima a qualche pacifica com- ^
01
^-
posizione. Perci, ingrossato il suo esercito di Canali, ordin, che
oga
"
un corpo di 1,800 uomini, commandati da Marino di Nicol Gozze,
penetrasse in Trebigne ed ivi procorasse dar il guasto a tutta quella
contrada, e, se "fosse possibile, abbrugiasse la asa stessa e obor
di Eadoslavo. II Gozze subito penetr in Trebigne, ed avendo ivi tro-
vato tutte le forze nemiche, voleva tener unite le sue truppe, per
procurar di coglier qualche vantaggio sopra d' esse,
3
prima d' accin-
gersi all'ulteriori imprese accomesseli; li soldati albanesi, irre-
golari e non avvezzi alia disciplina, vedendo la continenza, con la
quale s' operava, e di non esser mandati in partite, con che scar-
seggiavano le prede, s' ammutinarono e chiesero licenza di partire,
prima d'aver compito il soldo. Tutte le diligenze del Gozze., per
aequietarli, forono frostranee. Anzi, staccati dall' esercito, si misero
in marcia eifettiva per partire, ma pagarono la pena, perche Eado-
slavo, servitosi della congiontora, gli attacc cosi separati con totte le
sue forze, ed avendoli battuti con niorte d'una buona parte, sareb-
bero stati tutti tagliati a pezzi, se il Gozze con un presentaneo
ajuto non gli avesse soccorsi, nel che anche lui perse della gente,
ma salvo seco il resto di quella inobbediente solatesca a Oanali.
1
Cerva: una parte.
2
Cerva: minacciar.
3
esse si riferisce alle forze nemiche.
236
Questo fatto, siccome mortific il senato, cosi a quelli .dl Eao-
slavo fece acqujstar animo..; per il che lui, ingrossate con nuove
milizie le sue truppe, spargeva voce di voler avanzarsi attacear un.
fatto d' armi generale
r
o con quelli di Vergato o di Canali.
Intanto i Eagusei fecero leve d' altri soldati dallo stato proprio,
da Ohelmo, da Albania, da Antivari e da/Narenta. Ed arrivati anche
li soldati, che s'erano assoldati in Italia sotto li capitani Belo ed
Antonello d i s . Giorgio da Perugia, rinforzarono tutti li due eampi,
con ordine:rdi;.;aspettar attacco che Eaoslavo vantava di fare. Fu
mutato a Gnali il eommandante, ed in vece del Gozze fu-destinato
Luciano Sorgom .
:
;
In quest jnentre avendosi avuta eognizione che Eaoslavo mar-
ciava verso Ganali, in rinforzo dell' esercito esistente in quella con-
trada furono staccate.aleune truppe dal eampo i Vergat. Ed avendo
risoluto il senato di far in ogni modo iun incendi.o generale ; jdello
stato di Eaoslavo, di nuovo pedi a Ganali con' altre truppe .Marino
Gozze, Marino Luccari ed Andrea Volze per capitani sotto 11; Sorgo,
e con loro tutti gl'Italiani sotto il capitan Belo (rimasto Antonello
ammalato a Vergato, dove mori e fu sepolto a S. Francesco 1. -
gusa), con ordine, lasciata piecola guardia a Canali, penetrar con
tutto esercito in Trebigne ed ivi mandar. tuttp il paese a ferro e
fuoco.
Gi esepeito era .in-: plena marcia verso quelle parti, quand il
senato fu obbligato dai''un contrordine di non entrar nel paese-ne-
mico. Perciocche s'inte.se a, Eagusa, che dalla Porta d' Amuratte Gran
Turco veniva. un messo,: spedito apposta per le iseorie i Eao-
slavo con la repubblica, ed esser gi alii confini. Gnde questa voile
prima saper con che progetti venisse, -per poter poi indrizzar con
pi sicurezza le sue operazioni. Giacche a Eagusa s' aveva eogni-
zione, che alle prime mosse della guerra erano seguite due missioni
verso quella corte: Ja prima di Eaoslavo, il quale mando un am-
basciatore per domandar ajuto contro la repubblica, lamentandosi
d' aver lui impegnato alii Eagusei le contrade di Ganali, ed ora
volendole disimpegnare, eglino non voler restituirle e contro sua
volont aver cominciato fabbricare una citt; altra missione, poco
dopo questa, fu fatta da Sigismondo imperatore, al quale, come si
disse, la repubblica avendo chiesto ajuto contro Eaoslavo, quel
principe stimo bene prima manar, come fece, Stefano' Bilech suo
ambasciatore alia stessa corte del Gran Turco per ricercarlo, che
liberasse li Eagusei dalle vessazioni di Eaoslavo, suo tributario,
sopra il quale aveva tutta 1'autorita. Arrivato alia corte di Adria-
nopoli prima ambasciatore di Eaoslavo, -fatte le sue instanze eon
gran lamenti contro la repubblica, Amuratte stim bene mandar
uno de'suoi per riconoscere le cose come passavano, ed invi un
ciausc per nome Garaa. II quale arrivato. come dissimo, alii con-
fini, s' era abboccato con Eaoslavo, e i la venne a Ragusa in
compagnia di Sanco Bugarcich, ambasciatore d' esso Eaoslavo.
II Turco fu ricevuto con tutta la stima, esseno stati mandati
due nobili per complimentarlo. Nell'udienza datali. s' espresse man-
237
dato dal Gran Signore per riconoscere le differenze della repubbliea
con Radoslavo. Propose suspension d' arm!, e darsi salvocondotti
tra le parti, ed ehbe- risposta, Eadoslavo a torto vessar la repub-
bliea per la eontraa di Oanali, alienata da lui liberamente, come
si vedeva per gl'instrumenti da mostrarsi al Gran Signore dagli
ambasciatori, che la repubbliea era intenzionata di mandare; non
potersi far ia sospension d'armi, ne dar salvocondotti, per non
fidarsi di Eadoslavo, inosservante della fede.
Sanco, ambasciatore di Eadoslavo, veendo gT instrumenti della
compra di Oanali innegabili, cominci proporre, con reiterate istanze,
al senato una
1
pace perpetua, senza altra cireostanza. E cio propo-
neva, non perehe Eadoslavo fosse intenzionato coneluderla, ma, al
solito delle doppiezze slave, per far stare sospesa la repubbliea, ac-
ciocehe, non operando altro, lui potesse mostrarsi veridico appresso
il Turco. Pu tanta importunit di Sanco, che il senato si risolse
richiederlo che mostrasse
2
la plenipotenza di Eadoslavo per trattar
la pace, (e) si sarebbe entrato in negoziato, ogni volta pero che
fossero pagati li anni fatti e le spese della guerra in tanti denari,
non volendosi ricever ne pegni, ne equivalenze. Sanco non aveno
la plenipotenza, ne potendola mostrare, li fu detto, che si portasse
da Eadoslavo, e che poi tornasse con essa, se voleva aver la pace
perpetua; il che lui promise. Ed allora, ad istanza del Turco, fu
fatta una sospensione ino alli 15 di decembre di quell' anno, acci
intanto si potesse trattar d' essa pace.
Partito il Turco, Sanco and da Eagusa in sua compagnia e non
torn pi. Dal che si conobbe, le proposizioni, fatte da lui, esser
state solamente per tener a bada la repubbliea, acci non devenisse
ad altre risoluzioni, ed intanto Eadoslavo potesse con la protezione
del Turco coglier li suoi vantaggi.
Mentre cio s' operava a Eagusa, era arrivato alia corte d'Ariano-
poli Stefano Bilech, manato, eome si disse, ambasciatore da Sigis-
mondo. (Fu) ricevuto con somme aceoglienze da Amuratte, ed
all' istanza, fatta in sollievo della repubbliea, ebbe risposte favorevoli,
esprimendosi il Gran Signore, lui tener imperatore Sigismondo per
suo padre, in eonsiderazion del quale gli oltraggi e anni, fatti alli
Eagusei, riputar per proprj; esser isposto fame vendetta, da esser
forse riputata rigorosa, e che avrebbe mandato un suo ministro, il
quale, in compagnia d'esso ambasciatore da mandarsi dali'impera-
tore, darebbe esecuzione a quanto desieravano li Eagusei. Ma,
oltre questa risposta, li fece anehe intender, che se la repubbliea
li mandava ambasciatori, avrebbe ricevuto ogni soddisfazione e buona
corrispondenza.
Questa missione era insinuata alia repubbliea da Sigismondo, ma
molto pi la solleeitavano il re di Bosna e Sandagl Hranich, a
causa delle misure che s'erano gi cominciato prender con loro,
avendosi tra la repubbliea e questi due principi nel principio della
1
per una nei ms.
2
mostrata nei ms.
238
guerra eomineiata a trattar una lega eontro Badoslavo, mentre ehe
la repuhblica, avendo visto inevitabile la mossa dell' armi, aveva
consii. mandato Nicol di Marino Besti ambaseiatore in Bossina e Bene-
Rogat. detto di Marino Gondola ambaseiatore da Sandagl, per domandar
ajuti. II re di Bossina alia prima udienza, data al Besti, s'era
espresso, eon tutto ehe lui fosse capo di Bossina e portasse la co-
rona di quel regno, non aver autorita com mandar a Badoslavo,
benehe suo suddito, mentre questo, fortificato dalla protezion del
Turco, non li dava alcuna obbedienza, perci tenerlo anehe egli ne-
mico e ribelle, ehe pero la repubblica proeurasse le sue indennit,
come meglio potesse. E Sandagl rispose al Gondola, desiderar ogni
bene alia repubblica; esser nemico di Badoslavo, come quello ehe,
posposta ogni legge, s' era insinuato alia corte del Turco, pigliando
quella protezione eontro gl' iuteressi della Bossina (e) eontro di lui;
per tema de'Turchi non potersi, ne da esso Sandagl, ne dallo stesso
re di Bossina, dar ajnto alcuno; esser suo consiglio, la repubblica
dover mandar ambasciatori ad Amuratte e procurar ivi discreditar
Badoslavo, accio, abbandonato da quella corte, potesse esser rovi-
nato dal re di Bossina, dalla repubblica e da esso Sandagl, uniti
assieme.
Questa insinuazione di Sandagl e la dichiarazione dell' inimicizia
del re eontro Badoslavo, e molto phi il partito d'ingrandir lo stato
di Bagusa, aprirono idea al senato far alii stessi .nuovi progettiv
1
mis!" E per mezzo del Besti al re, e del Gondola a Sandagl, fu proposto,
ehe, quando loro si volessero unir con la repubblica, si potrebbe
trattar alia corte del Turco, ehe ad essi tre principi fosse lasciato
in preda lo stato di Badoslavo, con promessa di settanta mila du-
cati da pagarsi a quella corte, finita la eonquista di tutto il paese,
sottoposto a Badoslavo; nel ehe la repubblica debba concorrer con
venti mila ducati ed aver le contrade di Trebigne e Popovo, aja-
centi alio stato suo
;
il re di Bossina con quaranta mila, ed il San-
dagl con dieei mila, e ciascun di loro pigliar delli di lui stati, con-
finanti alii proprj paesi, a ragguaglio della spesa da farsi, e tutti
li tre principi assieme pagar poi annual tributo, ehe s' era obbli-
gato Badoslavo a quella corte, con ehe il re dovesse per mezzo
de' suoi ambasciatori trattar questo negozio alia Porta.
II progetto fu approvato e dal re e da Sandagl. Ed il re aveva
mandato li suoi ambasciatori alia Porta, per intavolar questo trat-
tato. Ma intanto arrivati a Bagusa, come si disse, Oaraza Turco e
consii. Sanco, ambsciatore di Badoslavo, dopo la lor partenza la repubblica
Rogat, devenne alia risoluzione i mandar li suoi. ambasciatori alia Porta
Ottomana. E furono destinati Pietro Luceari e Giorgio Gozze, con
commissioni: di mostrar innocenza della repubblica, la ragione ehe
teneva nella contrada vendutale, i danni a torto ricevuti, la ragione
delle spese occorse e la pretensione del risarcimento; oltre di ehe
dovessero procurar d' ottener le contrade di Badoslavo
;
promettendo
1
Cioe: suggerlrono al senato l'idea di presentar nuovi progetti agli stessi
personaggi.
2
il prezzo, in conformit lli trattati col re e col SandagL Ool quale
questi ambaseiatori per viaggio s' ahbocearono, e da lui furono in-
strutti, come dovevano portarsi in quella corte, sino a quel tempo
mai praticata dagli ambaseiatori del rango de'nobili di Eagusa.
La spedizione di qaesta ambasciata non piacque al re di Bossina,
e subito si fece in.ten.der,.. che la mossa degli ambaseiatori era stata
intempestiva, che sarebbe stato meglio aspettar avviso dell' operato
Com
.
dali' ambasciatore cesareo. Li fu rappresentato, non essersi potuto mis.
dilungare la spedizion degli ambaseiatori, per esser stata cliiesta
dallo stesso Gran Sign-ore, promessa al di lui ministro, stato a Ea-
gusa, e consigliata dali'imperatore. Queste rappresentanze mostr
non contentarlo. Per il che il senato prese sospetto, che dal re non
s' attenderebbe a quanto s' era disposto operare per privar Eadoslavo
elli stati, e lo comnranieb per mezzo del Gondola a Sandagl, esor-
tanclolo, che se il re si ritirasse dal concertato, esso Sandagl con
la repubbliea, senza intervento regio, dovessero attender all' acquisto
di quelli stati, contentandosi la repubbliea concorrer nella parteci-
pazione con due terzi, ovvero alia met, come piti ad esso Sandagl
piacesse. Acciocche in quella vicinanza s' avessero fini ed interessi
medesimi, ed acciocche il vojevoa Sandagl non issentisse, 11 fu com-
rappresentato, che sebbene la repubbliea sollecitava questo fatto
mis
'
per levarsi un continuo nemico, esso Sandagl pure allontanava un
commune persecutore ed inquietatore di tutta la Bossina, il quale
a danno di ognuno aveva collocato il centro elli suoi interessi
nella Porta del Turco, uomo senza legge e senza fede. E per mag-
giormente ci far capire a Sandagl, li furono promesse armi di di-
verse sorti, munizioni e denari, e fu pregato pigliar risoluzione prima
che gli ambaseiatori fossero arrivati alia Porta, per non variar poi
le commissioni, avendosi speranza di conseguir il fatto, negoziando
gli ambaseiatori alia corte, ed a Eagusa la repubbliea col Turco,
che si aspettava dovesse venire in compagnia dell'ambasciatore im-
periale.
Intanto erano tornati in Bossina gli ambaseiatori, che da quel re
furono spediti alia corte, senza aver concluso altro, perciocche non
offerirono che 60,000 ducati, ed Amuratte si teneva pi alto. Per
Sandagl fu avvisato dalla repubbliea, che il difetto del negozio era mis.
proceduto dal re, il quale, se avesse fatto offerire 70,000 ucati,
come era stata opinione della repubbliea, si sarebbe spuntato il
fatto. Onde si mostrarono maggiori sospetti delle procedure della
corte di Bossina.
Ma il re fece sapere a Sanagl per mezzo d' un suo ministro, che
essendo ritornati li suoi ambaseiatori dalla Porta, desiderava abboc-
carsi con lui, per consultare gl' interessi della Bossina, essendo di-
spostissimo seguir li suoi eonsigli. A Sanagl parve manare per
allora appresso il re per suo ambasciatore Vlatko Pohvalicich, ed
al Gondola, dal quale era continuamente sollecitato risolversi, ebbe
a dire, che il re di Bossina far meglio di quel che supponeva la
repubbliea.
240
Questo avviso, dato all'ambasciatore, fu ricevuto a Eagua con
molto contento, desiderandosi oltremodo tal intervento del re, giu-
dicando il senato, che senza di lui la cosa non potrebbe aver fer-
mezza, perciocche essendo lui capo di Bossina, ne essendo partecipe
neir acquisto, avrebbe potuto far sortir contrario effetto e guastar
l'impresa. Procur pero il senato con Sandagl, che quanto prima,
mentre mostrava buona inclinazione, il re stringesse con lui il ne-
gozio e concludesse con li partiti, gi narrati, prima dell'arrivo
dell' ambasciatore ungaro e turco, che s'aspettavano a Eagusa, spe-
randosi che questi due ministri avriano potuto col favorir avantag-
giare il negozio ed opporsi a chi volesse impedire il fatto.
Mentre ci s'operava appresso Sandagl, lui, benche fosse uno
delli pi ragionevoli e docili tra li principi slavi, e forse unico,
(pur non li mancava un poco di tintura dei costumi sospettosi della
nazione) cominci a dolersi col Gondola, ambasciatore appresso
lui, aver avuto informazione veridiea, che il re avesse dato la ri-
sposta agli ambasciatori della repubblica e che tal risposta, avutasi
a Eagusa, a lui non fosse
1
stata communicata. II senato sentl eon^
passione la mala soddisfazione che mostrava il Sandagl, perciocche,
siecome era amato e stimato dalla repubblica, cosi si desiderava
con lui viver in amicizia e concordia per li communi interessi. Si
diede snbito mano per disingannarlo e farlo capace del retto pro-
ceder del senato, rappresentandolisi, che da piii mesi non s
1
era
avuto alcun avviso dall' ambasciatore, residente appresso il re, con
molta maraviglia, ne potersi ascriver ci ad altro, se non che il
corriere fosse morto, o intercette le lettere in qualche luogo. E li
si disse, se lui era contento, si sarebbe trattato e convenuto con lui
senza intervento regio, e per corroborar quanto li si diceva, fu man-
data all'ambasciatore Gondola una minuta degl'instrumenti da farsi,
quando esso Sandagl fosse rimasto d' accordo con le gi dette con-
dizioni per dovergliela mostrare. Ma la pra forte ragione che disin-
gann Sandagl fu, che intanto arrivarono le lettere del Eesti, am-
basciatore in Bossina, con avviso, non solo di non aver concluso
cosa alcmia col re, ma che an che questo si fosse dichiarato di non
voler nemmeno trattare, se la repubblica non riduceva Sandagl ad
abboccarsi seco. Questo avviso cadde molto a proposito per disgom-
brar affatto dall'animo di Sandagl il conceputo sospetto, che senza
di lui ed a sua esclusione si trattasse. Perci furonli communicati
tali sentimenti del re, e propostoli, se lui giudicava esser oppor-
tuno e giovevole alii communi interessi un abboccamento col re,
obbligasse la repubblica facendolo.
Ma questa proposizione fu accommessa al Gondola farla con ter-
mini assai delieati, per non moltiplicar non previsti sospetti. Sandagl
subito si dichiar d' aver conoseiuto animo sincero ed il proceder
leale
2
della repubblica, e disse al Gondola, che lui, vedendo questo
negozio dover andare con lentezza maggiore di quel che la repub-
1
esser nei ms.
2
reale nei ms.
241
blica desierava, e per non nuocere alle pratihe cla farsi dagli am-
basciatori ragusei alia Porta, il senato non avesse riguardo al suo
interesse, ma operasse appresso Amuratte per aver tutti li vantaggi
possibili, e scrivesse ad essi ambasciatori, che potendo avere qualche
buon partito, non tralasciassero servirsi ella congiuntura.
Qesti sentimenti del Sandagi fecero, che il senato desse ordine
agi i ambasciatori Luccari e Gozze, che, non ostante esser stato so-
speso ordine ell'.offerta per aver li stati di Bacloslavo, ovessero
promover il fatto con tutto lo spirito. Ed al Gondola fu aecommesso
render grazie al Sandagi dell' amore che mostrava- per la repubblica.
Ma lui, forse pentitosi d' esser stato troppo lubrico nell' amorevo-
lezza, e per colorir il proprio sentimente, mostr d' essersi turbato
per non esserli stata mandata la minuta degl' instrumenti d' unione,
su di che pario con risentimento. II Gondola pero li fece capire,
la minuta non esserli stata mandata, perche lui stesso aveva etto,
che solamente si dovesse tener apparecchiata ed intanto aspettar
gii avvisi egli ambasciatori alia Porta di quanto avessero in tal
proposito operato, con qual prezzo e con quali patti, avendo essi
avuto istruzioni ed autorita molto ampia, onde in tal tempo esso
Sandagi potr nella minuta minuir ed aggiunger, secondo stimer
piii confacevole ed alii suoi interessi ed a quelli della repubblica.
Si mostr a queste ragioni appagato, ma, non fidandosi intiera-
mente, spedl anche lui ambasciatori alia Porta, con ordine ovessero
in compagnia egli ambasciatori ragusei operare. In corrispondenza
del che la repubblica ordin al Luccari e Gozze, che, uniti con li
ministri di Sandagi, non lasciassero alcuna diligenza dell' accom-
messoli.
Intanto il re di Bossina, per secondare infrasso che tirava tutti
li principi di Slavonia farsi domar da Turchi, concepi capricciosi
pensieri e pericolosi disegni contro quella potenza, significandoli per
mezzo di suoi ministri al Sandagi. Questo procure- dissuaderlo ed
oper che anche la repubblica li facesse delle rappresentanze. Gi
il senato, per via de' suoi pensionarj alia corte di Bossina, aveva
avuta cognizione di questo, e per mezzo del Eesti ambasciatore aveva
fatto portare al re le sue riflessioni. Ma ora, per secondar li senti-
menti d' esso Sandagi, fece che il Eesti, in una udienza espressa,
li parlasse con modi corrispondenti alia gravit della materia, fa-
cendoli capire, che la perdita della Bossina tirava dietro il resto
della provincia adjacente e particolarmente di Eagusa; percio esser
obbligo del senato pregar esso re non far novit destructive del
proprio regno; l'azioni generose esser belle, quando sono senza pe-
ricolo e certezza della propria perdita; il eoraggio desiderarsi nelli
militari, non esser lodevole in chi governa, molto meno in esso
re, preposto ad un regno elettivo, nel quale molti avendo interesse,
non doversi senza di loro operare, ma,' raccolti li baroni di Bossina,
eon avviso e consenso di tutti far le terminazioni ed entrar nei
grandi impegni per il bene de'communi interessi.
Intanto Stefano Bilech, ambasciator cesareo alia Porta, arriv a
Eagusa li 28 ottobre, per via d' Omisc, con una barca della repub-
16
242
blica, espressamente mandata levarlo. Ne esseno per ancora venuto
il ministro turco, estinato da Amuratte per veder li danni fatti
da Eadoslavo e riconoseer le spese occorse alia repubblica, esso
ambasciatore scrisse per sollecitar la sua yenuta. E gli ambasciatori,
spediti, eome si disse, alia Porta, arrivati a Plovdive, altrimenti
detto Filippopoli, ebbero avviso, il Gran Signore essersi trasferito
a Pasarcik, per il che lo notiziarono della propria venuta. Ebbero
in risposta esserli di gran sodisfazione il loro arrivo, dovessero
proseguir il viaggio ed aspettarlo ad Adrianopoli, senza venir ap-
presso di lui, dove non poteva ammetterli, per non aver seeo li suoi
ministri. Proseguirono essi dunque il viaggio ed arrivarono ad
Adrianopoli, dove pure tomato Amuratte, ebbero una graziosa udi-
enza con assistenza di tutti li visiri.
II Luccari, a cui toccava di parlare per essere d'et maggiore,
s'espresse: Ja repubblica aver sempre stimato ed onorato la Porta
Ottomana, e, prima che la nazione fosse venuta in Europa, aver con-
tratta amicizia e fatti trattati con Orhane, e, senz mai isobbligar
quelli principi, creditario aver conservato il rispetto sin ad esso
Amuratte, qual ora si riverisce come un imperatore, nel cui animo
si rieonosceva lealt e giustizia, pari alia potenza da Dio concessali;
perci veniva ad esser supplicato di far giustizia alia repubblica
contro Eadoslavo suo tributario, inquietatore de' confini, inosservante
dei patti e mancator ella fede pubblica. A riflesso di quanto disse
il Luccari, fu fatto venir ad Amuratte Ostoja Pasctroevich, amba-
sciatore di Eadoslavo al divano, cosi chiamata da Turchi udienza
pubblica. In presenza cli cui gli ambasciatori di Eagusa specifiearono
li torti, fatti da Radoslavo. Ostoja subitoneg il suo padrone aver
fatto vendita ed alienato il dominio di Canali, contraicendo con
audaeia alle parole del Luccari. E perche- era manifesta la verit
in contrario, prousse con sfacciatezza un istromento falso, nel quale
appariva Eadoslavo aver impegnato la sua parte di Oanali. Subito
agli ambasciatori fu riconosciuto per falso dal non esser scritto
col carattere di Eusco
;
secretario della lingua slava a Eagusa, e
parimenti li sigilli contrafatti erano dissimili dagli orinarj ella
repubblica. E dalli Turchi portati in eonfronto li sigilli, tanto delle
lettere credenziali egli ambasciatori, quanto quelli delle lettere por-
tate da Coraza Turco, quando per ordine del Gran Signore fu a Ea-
gusa, Amuratte riconobbe la dissomiglianza, che v' era tanto nelle
figure che nelli caratteri. E prodotti pure altri istromenti e lettere
della repubblica, sopra tutte si trovarono uniformi li sigilli (e) dis-
somiglianti dal solo prodotto da Ostoja, per il che li visiri si di-
chiararono riconoseer li Eagusei veridichi e falsario ambasciatore
di Eadoslavo.
Amuratte a questo s' altero e diede ordine ali' istahte che Ostoja
fosse bastonato dal ministro della giustizia, per aver avuto ardimento
venir al suo cospetto con falsita. Dalli visiri fu rimosso far un
simil affronto a un ministro, che eseguisce accommessoli dal suo
padrone.
243
Ostoja, nulla. smarritosi, cominci'straparlare contro il re di Bos-
sina, contro Sandagl e contro tutti li principi di Slavonia, e che
perci Amuratte, ne li suoi visiri. dovessero prestar fede ad alcuno
di essi che dicesse in favor ella repubblica di Eagusa, essendo
tutti nemici di Eadoslavo, suo signore, il quale non riconosceva
1
altro superiore a riserva d'Amuratte, con la cui protezione non si
trovava spogliato del suo stato, ed all' incontro tutti (erano) amici
e confederate con Eagusei, poiche il re aveva una casa a Eagusa e
2,500 ipperperi d' oro annui, Sandagl tin' altra casa simile e 500
ipperperi annui. Ostoja, siccome era di natura loquace, infervorato-
nel discorso, si fece uscir di bocca, contro interesse del suo pa-
drone, che anche Eadoslavo avesse il simile, una casa e ipperperi
600 annui. II che udito da Amuratte, lo fece dimandar dalli suoi
visiri dir la causa, per la quale aveva Eadoslavo questa casa e
ipperperi 600; ma lui, accortosi dell'inavvertito parlare, and gi-
rando ed involtando con parole fuori di proposito, sforzandosi di
cercare e persuadere, che tra la repubblica e Eadoslavo si facesse
pace, con dimenticanza del passato.
Amuratte, sentite le cose, deliber mandar un suo ministro a
Eagusa, e che per strada s'abboecasse con Sandagl. Subito destin
Hasnadar Ali Subascia, persona di qualita ed onesta
;
per quanto
pu comportare il naturale di quella nazione. Oosi pure fece licen-
ziare dalla . corte Ostoja, ambasciatore di Eadoslavo, con speranza
di pace. Ma gli ambasciatori di Eag