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(1900)
È la sera, dopo pranzo, una sera d’estate che cade silenziosa, calma,
chiarissima, sul giardino, le macchie del quale si oscurano sul cielo puro,
senza nuvole. Le finestre dcl pianterreno della casa sono rischiarate da
una luce rossa.
SCENA PRIMA
LA MOGLIE (alla cameriera). Non così presto... Non così forte... Mi fate
male... Come siete brusca, Dio mio... Ma fate dunque attenzione...
LA MOGLIE. Dio mio !... Dio mio !... È possibile soffrire così ? Che ho mai
fatto, Dio mio, per soffrire così ? Muovermi... Camminare... Come se
potessi... Tu ne parli a piacere... (La cameriera aiuta la signora a sedersi.
Questa getta piccoli gridi. Alla cameriera con voce interrotta.) Ma che cosa
avete dunque nelle mani per spezzarmi il corpo così ? Oh ! Oh !.. le mie
povere reni... le mie povere gambe... la mia povera testa... come ho
caldo... come ho freddo !... (La cameriera prende le coperte dalle mani del
marito, ne avvolge i ginocchi e le gambe della padrona che ansante, coi
gomiti sul tavolo, si tura le labbra col fazzoletto, per non gridare.) È
spaventoso... da morirne... Non avete ancora finito ?
LA MOGLIE (amara). Ah ! Sì... non avete pranzato !... Non avete mai
pranzato, quando ho bisogno di vol... Be’ andate.
SCENA II
Gli STESSI, tranne la CAMERIERA.
LA MOGLIE. Ah ! Tu credi...
LA MOGLIE. Ah ! tu fumi ?
LA MOGLIE. Resta qui, te ne prego... Non amo essere sola, la sera, sul
terrazzo...
IL MARITO. Cara mia, confesserai che sono paziente... che faccio tutto
quello che posso, che faccio anche l’impossibile per ben curarti, per
rispettare le tue manie... le tue ubbie... Impongo sacrifici quotidiani alle
mie abitudini, ai miei gusti, ai miei bisogni, a tutto ii mio modo di vivere...
sacrifici enormi...
LA MOGLIE. Ah !...
IL MARITO. È colpa mia ? Tu non tieni nessun conto di nulla, nè delle mie
tristezze... nè della mia vita guastata, della mia intimità distrutta, delle
mie amicizie perdute... Tu scoraggi tutte le buone volontà che ti
circondano alienandotele... Poi ti lamenti !... Non è giusto... Io non ti
rimprovero nulla... ma poi bisogna che te lo dica... tu esageri le sofferenze
tue e le rendi insopportabili agli altri...
LA MOGLIE. Ebbene, resta... e fuma... Questo, più o meno... Dio mio !...
IL MARITO. Questo, che cosa ?... Che cosa, questo ?... Spiegati !... Si
direbbe che io ti martirizzi...
LA MOGLIE. Lo sai benissimo... Non è una cosa che io inventi... L’hai visto
tu pure una ventina di volte...
LA MOGLIE Non ne avrai per molto tempo !... Di giorno in giorno, di minuto
in mimuto, sento la morte che viene più presso a me... Sarai presto
libeato...
(Il marito riaccende il sigaro, si siede nella poltrona e ben comodo coi
gomiti, con le reni, con le spalle, le gambe allungate, la testa rovesciata
sulla spalliera, aspira lente, lunghe, grosse boccate di fumo che il
venticello spinge verso il viso della moglie. Una pausa.)
IL MARITO. Ti ascolto.
IL MARITO. Che c’è ancora ?... Non sono dunque piacevoli le cose che mi
vuoi raccontare ?
LA MOGLIE. Ma no...
IL MARITO. Tu sei malata... tu non lasci la casa... ti lamenti perchè non vedi
nessuno... e trovi tuttavia il modo di sapere tutto quello che avviene qui...
IL MARITO (indifferente). Ah !
IL MARITO. Ne ha l’aspetto...
IL MARITO. Caspita !
LA MOGLIE. Perchè dici : « Caspita ! » con quel tono ?... Come se non ti
piacesse !...
IL MARITO. Io, Dio buono ?... Ah ! Questo poi... M’occupo assai di quella
signera... del suo cavallo... e dei suoi bauli... dei suoi trentaquattro bauli...
IL MARITO. Il suo biglietto ?... Ha lasciato il suo biglietto da noi ?... Allora
che cosa mi dici ?... Tu conosci il suo nome... E Bardin... Fardin... Cardin ?...
LA MOGLIE. Sei molto severo, oggi... E io non sento nessuna sincerità nella
tua indignazione... Via, Andrea... non giucare questo giuoco con me... Ti
piace... Ne hai desiderio... (il marito protesta coi gesti.) I tuoi desideri ?...
Ah ! Io li conosco, sai... E li vedo, li ho visti poco fa nei tuoi occhi, sulle tue
labbra ; li ho sentiti nel suono della tua voce... Hai un bel fare
l’indifferente... o il disgustato... o il moralista rigido... nulla mi sfugge dei
tuoi sentimenti nascosti... Io so quando tu sei in amore...
IL MARITO. Ma che cosa ?... che cosa ?... che cosa ?...
LA MOGLIE. Non fare dunque l’uomo che non comprende... so quello che
so... vedo quello che vedo... E quand’anche fosse già la tua amante, non
mi stupirei... (A un movimento del marito.) E poichè te lo permetto...
poichè te lo domando... poichè ne sarei felice !... Sei contento di avermi
forzata a gridarti ad alta voce ciò che avrei voluto solamente bisbigliarti...
Ah ! Che uomo ! Perchè provi tanto piacere a umiliarmi... a torturarmi ?...
Non spingermi a un eccesso con le tue crudeltà... non obbligarmi a dirti
finalmente tutto quello che ho nel cuore... E ne ho di grosse nel cuore... te
lo giuro...
IL MARITO (leva gli occhi al cielo). Ma è una cosa che confonde... uns
follia... Credo di sognare, veramente !... Hai veramente perduto ogni
moralità... ogni pudore ?...
LA MOGLIE. Vieni qui... (Egli si alza. Ella gli prende un braccio.)... Andrea !
(Più piano)... Andrea... Quella monella di pescatore che si vede gironzare
intorno... mendicare a tutte le porte... trascinarsi nel sudiciume dei
fossetti, come una cagna senza padrone... sì, quel piccolo orrore con la sua
bocca impudente... i suoi occhi di ladra... il suo corpo di bestia... Osa
pretendere che non è vero ?... Ma non è che un grido in tutto il paese...
IL MARITO. Per Dio !... i miei nemici politici... Non sanno che cosa inventare
per tentare di disonorarmi...
IL MARITO. Dove ?
IL MARITO. Che vuoi che dica ?... Contro che cosa vuoi che protesti ?
Contro tutte queste follie ?... Ah ! no... no...
LA MOGLIE. Non parlarmi dei tuoi nemici... Parlami piuttosto delle mie
cameriere...
CALA LA TELA.