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Lo spettro della mala educazione

Oggi si manifesta un cristianesimo che si sente tanto pi autentico quanto pi si fa nemico


del minimo fremito di reverenza per la forma. La pratica religiosa ormai si gloria di
attingere solo alla sostanza !nendo per rimestare nella materia lasciata a se stessa. La
solita borghesissima rivolta antiborghese ha instaurato una sorta di eresia dellinforme
che si nutre di esegesi del brutto come unica lettura del Vangelo.
di Alessandro Gnocchi (02/05/2014)
(Andrea Sacchi ritratto di mons. Clemente Merlini)
Uno spettro si aggira laicamente per il secolo: lo spettro della mala educazione. Ma, per
quanto sia baldanzoso, avrebbe vita grama se non trovasse alimento nel confratello che si
aggira religiosamente per i documenti ecclesiali col nome di emergenza educativa. Luno e
laltro, pi che nei programmi di educazione civica o nei piani pastorali di nuova generazione,
potrebbero trovare almeno un po dargine in quei libriccini di formazione del laicato cattolico
!niti nei mercatini di antiquariato. Erano pubblicati da diocesi, ordini religiosi, confraternite, pie
unioni e persino da singoli sacerdoti ad uso dei loro parrocchiani. Hanno titoli come
Educazione della giovinetta cattolica, Manuale del giovane cristiano, Decoro della sposa
cristiana o Doveri, responsabilit e precetti del capofamiglia: roba da far ridere i pedagoghi
doggi, ma formavano lambiente in cui ragazzini come Domenico Savio si santi!cavano
preferendo la morte al peccato, oppure fanciulle come Maria Goretti e Pierina Morosini
sceglievano la purezza a costo della vita, e tanti altri, senza oltrepassare la soglia di una santit
conclamata, mettevano su famiglie in cui lemergenza non riguardava il degrado dei costumi.
Il segreto della loro e"cacia stava in quello che oggi viene scambiato per formalismo. Ma, per
comprenderli davvero, bisogna saperli leggere con almeno un po di amore a ci che
trasmettevano. Allora si scoprirebbe che educavano alla buona creanza cristiana applicando un
metodo condensato in sonante essenzialit al punto 252 del Catechismo di San Pio X: Che
cos la virt morale? La virt morale labito di fare il bene, acquistato ripetendo atti buoni. E
padre Carlo Dragone, nella sua Spiegazione del Catechismo, cos glossava nel 1956: Nel
Battesimo vengono infuse le virt teologali e le virt morali, che per danno soltanto la capacit
di compiere atti soprannaturali e virtuosi. La facilit si acquista ripetendo gli atti buoni, in modo
che si formano le buone abitudini o abiti virtuosi acquisiti. Perci le virt morali, che rendono
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padre Carlo Dragone, nella sua Spiegazione del Catechismo, cos glossava nel 1956: Nel
Battesimo vengono infuse le virt teologali e le virt morali, che per danno soltanto la capacit
di compiere atti soprannaturali e virtuosi. La facilit si acquista ripetendo gli atti buoni, in modo
che si formano le buone abitudini o abiti virtuosi acquisiti. Perci le virt morali, che rendono
buoni i nostri costumi, sono inclinazioni buone, abitudini di fare atti buoni, acquistate con
lesercizio.
Come dire che la grazia la materia prima della Grazia, unevidenza che ha origine in pagine e
pagine evangeliche dove la Buona Novella si fa per le buone maniere come lo stampo per la
cera. Praesta, quaesumus, omnipotens Deus: ut qui paschlia festa pergimus; haes te
larginte, mribus et vita tenemus, dice lorazione della messa tradizionale della domenica in
albis appena trascorsa, la prima dopo Pasqua: Concedi, o Dio onnipotente, che, avendo
celebrate le feste pasquali, ne conserviamo per grazia tua lo spirito nei costumi e nella vita. E,
nel Vangelo di questa messa, proprio la buona grazia di Ges risorto a sanare la sgarbata
incredulit di Tommaso. Per lui, che otto giorni prima non era presente alla sua apparizione nel
cenacolo, il Signore torna a mostrare con mansuetudine cerimoniosa le piaghe sul suo corpo:
Metti qua il tuo dito, osserva le mie mani, accosta la tua mano, e mettila nel mio costato: e non
essere pi incredulo, ma credente. Dminus meus, et Deus meus: vinto dallestrema grazia
con cui lo ha trattato il suo Signore e suo Dio, Tommaso ne confessa la divinit come nessun
altro apostolo aveva fatto !no ad allora e poi ne porter la lieta notizia !no in Persia e in India,
!no al martirio.
E in questo intrattenersi cos intimo e cerimonioso, dove la forma purissima del sacro fa da
calco alla materialit del gesto e della parola, che luomo ha fruttuosa relazione con Dio. Qui
dimora la saldezza delle vere conversioni, a patto che la cerimonia, fosse anche per la
debolezza delluomo, possa ripetersi orientandosi al rito. Il ritardo dei discepoli a credere alla
risurrezione del Signore spiega San Gregorio Magno nel Terzo Notturno dellAscensione
pi che a dimostrare la debolezza loro, serv a nostra maggiore garanzia. Infatti il loro dubbio
fu occasione che la risurrezione venisse dimostrata con molte prove (). La storia della
Maddalena cos pronta a credere, meno utile a me che non quella di San Tommaso che dubit
per tanto tempo, poich questo apostolo, nel suo dubbio, tocc le cicatrici del Signore e cos
tolse dal nostro cuore la piaga del dubbio.
La cerimoniosit rituale risponde alla natura liturgica delluomo: cosicch, per esempio, un San
Francesco di Sales amava insegnare che le buone maniere sono il principio della santit o un
Leon Bloy diceva che solo le persone senza profondit non si !dano delle apparenze. Ma
oggi si manifesta un cristianesimo che si sente tanto pi autentico quanto pi si fa nemico del
minimo fremito di reverenza per la forma. La pratica religiosa ormai si gloria di attingere solo
alla sostanza !nendo per rimestare nella materia lasciata a se stessa. La solita borghesissima
rivolta antiborghese ha instaurato una sorta di eresia dellinforme che si nutre di esegesi del
brutto come unica lettura del Vangelo.
Eppure, la vita e linsegnamento di Ges, i gesti pi veri di chi gli sta intorno sono uno spreco di
bellezza, parto della devozione spirituale al mistero di tutto ci che esiste. Negli eventi
grandiosi e nelle cose minime, nei gesti regali e nelle piccole attenzioni quotidiane, i
personaggi del Vangelo sono gentiluomini vocati alle buone maniere.
Tra gli esempi pi luminosi vi la cena di Betania, nella casa di Simone. Una cerimonia cos
densa di gesti e di signi!cati ulteriori che necessitano di diversi racconti evangelici per essere
colti tutti. Quella sera, racconta San Luca, Ges entr nella casa di Simone il fariseo e si mise a
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Tra gli esempi pi luminosi vi la cena di Betania, nella casa di Simone. Una cerimonia cos
densa di gesti e di signi!cati ulteriori che necessitano di diversi racconti evangelici per essere
colti tutti. Quella sera, racconta San Luca, Ges entr nella casa di Simone il fariseo e si mise a
tavola. Ed ecco una donna, che era peccatrice in quella citt, appena seppe che egli era a
mangiare nella casa del fariseo, port un alabastro dunguento e stando ai piedi di lui, di dietro,
con le lacrime cominci a bagnarne i piedi e coi capelli del suo capo li asciugava e li baciava e li
ungeva dunguento. Il padrone di casa, costernato per tanta attenzione donata a una
peccatrice, aveva certamente organizzato un pranzo di grande livello, con accurata
distribuzione dei commensali, precisione del servizio, qualit delle pietanze. Ma linvitato per il
quale tutto questo era stato preparato lo rimprovera perch quelle buone maniere non sono
degne della Buona Novella che lui porta in dono: Vedi questa donna? Sono entrato nella tua
casa e tu non mhai dato lacqua per i piedi; ma essa li ha bagnati colle sue lacrime e li ha
asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, ma lei da che venuta non ha smesso di
baciarmi i piedi. Tu non hai unto dolio il mio capo, ma essa con lunguento ha unto i miei piedi.
Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poich ha molto amato. Invece quello
a cui poco si perdona, poco ama. Minuzie da povero formalista, si direbbe oggi, eppure Ges,
perfetto Dio e perfetto uomo, ne nota lassenza. Poich il rito con cui si adora il Signore e la
cerimonia con cui si rende omaggio al prossimo non raggiungono il loro scopo se non
compiono tutto ci che prescritto.
Nella sua cronaca, San Matteo si sofferma sullindignazione dei discepoli: A che tale sciupio?
Questunguento si poteva venderlo caro e darne il ricavo ai poveri. Ma rimarca soprattutto il
rimprovero che tale moto terreno e sentimentale provoca da parte del Signore: Perch date
noia a questa donna? Ella ha fatto una buona azione verso di me. Infatti voi avrete sempre i
poveri con voi, ma non sempre avrete me. Costei, spargendo questunguento sul mio corpo, lo
ha fatto per la mia sepoltura. Io vi dico in verit che dovunque sar predicato questo vangelo,
sar pur raccontato a sua memoria ci chella ha fatto. E San Giovanni precisa che il discepolo
scandalizzato Giuda Iscariota, il traditore, che preferisce i poveri a Dio.
Lungo il cortese sentiero dellomaggio alla maest divina si erano gi incamminati i magi poco
dopo la nascita di Ges. E vi si inoltreranno Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, con circa cento
libbre di mistura di mirra e aloe da spargere sul corpo del Maestro dopo la sua morte. Solo il
riconoscimento del primato di Dio e delle attenzioni che gli sono dovute permette di tributarne
di grandi agli uomini. Questa certezza permette al buon Samaritano di rovesciare radicalmente
la prospettiva di Giuda. E il suo amore per Dio a fermarlo lungo la strada in soccorso dello
sconosciuto ferito dai ladri. E con quanta delicatezza si appressa al suo prossimo. Ne fasci le
piaghe versandovi sopra olio e vino; e, collocatolo sulla propria cavalcatura, lo condusse
allalbergo e si prese cura di lui. Il giorno dopo, tratti fuori due denari li diede alloste e gli disse:
Prenditi cura di lui, e quanto spenderai di pi te lo pagher al mio ritorno.
E la stessa attenzione che Maria presta al Signore venuto a farle visita in casa sua. Gli siede ai
piedi e sta ad ascoltare la sua parola. E a Marta, la sorella che si lamenta di essere lasciata sola a
servire i commensali, Ges risponde: Marta, Marta, tu taffanni e tinquieti per troppe cose.
Eppure una sola cosa necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sar tolta.
Ma la cerimonia, cos come il rito di cui ri#esso a uso di chi pratica il mondo, fatta di
manifestazioni inesplicabili ad occhio laico tanto quanto i nascondimenti cui non pu
rinunciare. Per questo, nel Vangelo di San Matteo, il Maestro prescrive: Quando digiunate,
non vogliate imitare gli ipocriti, che prendono unaria malinconica e s!gurano la faccia per far
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Ma la cerimonia, cos come il rito di cui ri#esso a uso di chi pratica il mondo, fatta di
manifestazioni inesplicabili ad occhio laico tanto quanto i nascondimenti cui non pu
rinunciare. Per questo, nel Vangelo di San Matteo, il Maestro prescrive: Quando digiunate,
non vogliate imitare gli ipocriti, che prendono unaria malinconica e s!gurano la faccia per far
vedere agli uomini che digiunano. In verit vi dico che han gi ricevuto la loro ricompensa. Tu
invece quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, a"nch non agli uomini tu appaia come
uno che digiuni, ma al Padre tuo, che nel segreto; ed il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
dar la ricompensa.
Non vi precetto pi alto che scandisca il tempo delleleganza e della grazia. La sua pratica
un atteggiamento morale che, un passo prima della santit, si chiama sprezzatura. Equilibrio tra
rigore e levit che si traduce in rispetto per il so"o divino nascosto anche nella pi piccola
scaglia di creato. Nasce da questa radice lamore con cui Maria accetta la morte del Figlio
inchiodato alla croce. Dolorosa e gioiosa comprensione del mistero pi grande, radicata
nelladesione allannuncio dellangelo Gabriele: Ecco lancella del Signore, si faccia di me
secondo la tua parola. Il racconto dellannunciazione pu essere letto come un trattato di
buone maniere, un capolavoro della cerimonia che non ha uguali. Non vi si trova una parola
fuori posto, non vi un fremito che tradisca cedimento, non unombra di rinuncia: e si sta
decidendo il destino delluniverso.
Principio della santit, le buone maniere sono e"cace difesa contro le trappole del demonio.
Incapace di conoscere i pensieri delluomo perch di altra natura, insegna San Giovanni
Cassiano nella VII Conferenza ai monaci, il principe di questo mondo li pu indovinare
osservando i movimenti del corpo: A nessuno viene il dubbio che gli spiriti immondi riescano a
conoscere la natura dei nostri pensieri; quegli spiriti per possono arrivare a individuarli
fondandosi sugli indizi sensibili che ad essi appaiono dal di fuori, vale a dire dalle nostre
disposizioni o dalle nostre parole, e anche dalle tendenze alle quali ci scorgono inclinati con
maggiore apprensione.
Lettura preferita di San Filippo Neri, Cassiano fonte della Regola di San Benedetto, quella
mappa per la santi!cazione fatta solo di minuziose prescrizioni per il comportamento nella vita
quotidiana dei monaci. Giunto agli ultimi due gradini dellumilt, Benedetto si sofferma su
dettagli incomprensibili al cristianesimo maleducato di oggigiorno: Lundicesimo gradino
dellumilt quello del monaco che, quando parla, lo fa delicatamente e senza ridere, con
umilt e compostezza, e dice poche e assennate parole e non fa chiasso con la voce (). Il
dodicesimo gradino dellumilt si ha se il monaco non solo coltiva lumilt nel cuore, ma la
mostra anche con latteggiamento esterno a quelli che lo vedono: cio nellu"cio divino, in
chiesa, nellinterno del monastero, nellorto, per via, nei campi, dappertutto insomma, quando
siede, cammina o sta in piedi, ha sempre il capo chino e lo sguardo !sso a terra.
Rispetto alla solidit dei primi gradini, pare quasi che questi ultimi siano esili e persino
evanescenti. Ma lo sono soltanto allo sguardo di chi non vi vede la perfezione prendere forma
in esistenze capaci di indurre alla conversione con un semplice gesto: un atto di riverenza
davanti al Croci!sso, una genu#essione al cospetto del tabernacolo. Manifestazioni di un
mondo di cui al laico possibile ancora percepire fremiti e atmosfere nei salottini dattesa di
certi conventi e certi monasteri o in qualche canonica: luoghi levigati dal tempo dilatato dello
spirito, tirati a cera come in altri secoli, i muri lindi e profumati, Croci!sso, ritratto del fondatore
e soprammobili al loro posto da sempre. Crisalidi spirituali in cui il sopraggiungere della tal
suora e del tal padre sono epifanie di destini avviati alla perfezione.
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spirito, tirati a cera come in altri secoli, i muri lindi e profumati, Croci!sso, ritratto del fondatore
e soprammobili al loro posto da sempre. Crisalidi spirituali in cui il sopraggiungere della tal
suora e del tal padre sono epifanie di destini avviati alla perfezione.
Fu questo uno dei tratti che conquist il cardinale Newman alla vocazione per lOratorio di San
Filippo Neri. In un discorso al Capitolo del 1848 scriveva: Un Oratoriano possiede la sua
stanza e i suoi mobili, i quali, () senza essere suntuosi, dovrebbero fare in modo che sia
possibile affezionarvisi. Insieme non formano una cella, ma un nido. LOratoriano deve essere
circondato dalle sue cose, i suoi libri, gli oggetti personali: in una parola deve vivere, per dirla
con un tipico termine inglese, nel comfort. () La chiesa deve essere bella, le funzioni religiose
devono essere condotte con meticolosit e, se possibile, con magni!cenza; la musica deve
essere attraente (). Avarizia, povert, austerit, trascuratezza, rigore sono parole sconosciute
in una casa Oratoriana. E, se deve indicare il modello per un Oratoriano, Newman lo vede nel
ritratto di monsignor Clemente Merlini dipinto da Andrea Sacchi: seduto in una poltroncina
con atteggiamento riposato: una mano si allunga sul tavolo, locchio vivace e scintillante,
lespressione allegra.
Il buon cristiano tale quando ripugna al mondo per ci che testimonia e non per come si
presenta. Se deve versare il sangue, tra i suoi modelli contempla Tommaso Moro, che il 6 luglio
1535 sal il patibolo portando come ultimo bagaglio la sua santit, le buone maniere e una
parola di conforto per il boia: Amico io sono pronto e voi fatevi coraggio Vi avverto che ho il
collo corto e perci state attento a colpire giusto per non macchiare la vostra buona fama.
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