Mariavgiota Cattivgavi
Le molte lingue della Sentinella di Isaia
Parole per dividere /parole per unire
t tevtatiro ai .egvire it ercor.o aet a..o ai .aia attrarer.o ta covte..a ricevaa aette tra
aviovi ivcovtra it covcetto ebraico ai ritorno ,teshua,, cbe, rore.ciavao it covcetto ai
cata.trofe iv qvetto ai atte.a` e reaeviove`, e atta ba.e aetta ri.iove ai vv fvtvro vov re
ae.tivato, va rofeticavevte rerevvto, arevao co. to .aio aetta .erava e aetta tiberta
aett`agire. |v a..o bibtico covtrorer.o, ta cvi ta teiove origivate, ivtvita aa Do..etti, orta
aa ivterrogar.i .v cove ta fora aetta teshua agi.ca vett`attvate aertvra aetta Cbie.a rer.o
ta traaiiove ebraica, covtraaai.tivta aatte recevti e aibattvte ricbie.te ai eraovo.
L'ispirazione e il dimon del dilettante: Max Weber e la falsa profezia
Dapprima sorprende, incontrare lo stesso distico di Isaia eocato da
Dossetti a conclusione della conerenza weberiana sul aroro ivtettettvate cove
rofe..iove. A una seconda occhiata, naturalmente, rilettendo sull`opera del so-
ciologo della religione, sorprende molto meno, specie se la citazione e colta, se
cosi si puo dire, nell`economia generale del testo, e, meglio ancora, contestua-
lizzata nella Germania degli anni 1918-19. Scrie \eber - nella traduzione clas-
sica di Antonio Giolitti per Linaudi:
.oggi tutti coloro i quali iono nell`attesa di nuoi proeti e nuoi redentori si tro-
ano nella stessa situazione descritta nel bellissimo canto della scolta idumea durante il
periodo dell`esilio, che si legge nell`oracolo di Isaia: Una oce chiama da Seir in L-
dom: Sentinella! Quanto durera ancora la notte L la sentinella risponde: Verra il Mat-
tino, ma e ancor notte. Se olete domandare, tornate un`altra olta` ,\eber, 1919,.
Da qui l`ammonimento a non limitarsi ad attendere ed anelare, ma ad adempie-
re al proprio compito quotidiano conserando la propria semplice probita in-
tellettuale`, e pero non e questo - il dierso contesto di discorso - il punto.
Cio che colpisce alla seconda occhiata, aoo la lettura di Dossetti, non sono le
analogie, ma al contrario le dierenze, e, poich Dossetti stringe su una singola
arota, precisamente le dierenze ra le due ersioni del testo di Isaia. L queste
dierenze, che sembra riiutino di lasciarsi archiiare come marginale portato
dell`aastellarsi di traduzioni incrociate e sorapposte nel tempo, inine gene-
L`autrice ringrazia il Rabbino Capo di Bologna Ra Alberto Sermoneta per aerle segnalato la
centralita del concetto di te.bvra nel contesto religioso ebraico, e Monsignor Gioanni Catti per
aer accettato di discutere alcuni aspetti di questo laoro.
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rano un piccolo daimon ribelle, che suggerisce malizioso di cercare ancora, che
altro e di piu potrebbe esserci da scoprire, trascinando suo malgrado il lettore
su una ia del tutto sconosciuta, e che solo piu tardi, e solo lontanamente, si
ara riconoscere nella deinizione che \eber stesso da dello studioso dilettante:
Il dilettante si distingue dallo specialista .. solo in quanto gli manca la precisa sicurezza
del metodo di laoro e non e quindi in grado di controllare a o.teriori la portata della
sua scoperta e di apprezzarla o applicarla. L`idea non sostituisce il laoro. L il laoro
dal canto suo non puo sostituire o suscitare a orza l`idea piu di quanto non possa ar-
lo la passione. L`una e l`altro - e specialmente tutti e due iv.ieve - la maturano. Ma es-
sa iene quando le aggrada e non quando pare a noi ,\eber, 1948,.
Il laoro comincia quindi quasi solo con passione - e si appunta diretto sulle
parole dei due ersetti. Le parole sono dierse, in particolare quelle del ersetto
12: in Dossetti ,ma, come da lui stesso richiamato, anche nella ersione CLI,,
la Sentinella risponde Viene il mattino , e poi anche la notte, se olete do-
mandare, domandate, conertitei, enite!`, in \eber Verra il mattino, ma e
ancor notte. Se olete domandare, tornate un`altra olta`. Nel primo caso
l`eocazione, rassicurante, del normale succedersi di notte e mattino, nel se-
condo, l`ammissione di troarsi immersi in una notte della cui durata nulla si
puo pre-edere e percio predire. Nel primo caso, argomentata come abbiamo
isto ,Dossetti, in questo olume,, la raccomandazione alla conersione`,
quale precondizione alla nuoa domanda, nel secondo, un`apertura quasi atali-
stica al reiterarsi dell`interrogazione: tornate un`altra olta.
Perch le parole sono dierse, probabilmente perch dierse sono le ersioni
bibliche alle quali si a rierimento, e \eber orse cita il testo luterano. Ma, ol-
tre a smentire questa presunzione, l`esplorazione del testo luterano complica a
sua olta la situazione. \eber scrie - a memoria, la sua conidenza con il te-
sto biblico lo lascerebbe supporre:
Der \chter spricht: Ls kommt der Morgen, aber noch ist es Nacht. \enn ihr ragen
wollt, kommt ein ander Mal wieder.
L il testo e seguito edelmente da Antonio Giolitti, Lutero pero e, in certo qual
modo, piu pessimista.
Der \chter aber sprach: \enn auch der Morgen kommt, so wird es doch Nacht
bleiben. \enn ihr ragen wollt, so kommt wieder und ragt. ,Bibbia di Lutero 1534-
1546,.
Per il momento, re.tera avcora votte ,so wird es doch Nacht bleiben,, quanto al
resto, si mantiene la medesima apertura atalistica alla reiterazione della do-
manda: nessuna traccia di un qualsiasi agire ,conertitei`, che possa inserirsi
Rifte..iovi a vargive ai .aia
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in quel frattevo, alterandone in qualche modo l`ineluttabilita, rendendo piu
prossima, o piu probabile, la non ancora preedibile enuta del mattino.
La Bibbia di Lutero non e una ersione qualsiasi: prima Bibbia riormata`, e
anche la prima ersione che restituisca in una lingua olgare - il tedesco - la
traduzione operata da un`quipe di studiosi direttamente dai testi originali, con
lo scopo dichiarato di essere intesa vrbi et orbi, rendendo con cio possibile il li-
bero esame`. L Lutero stesso non e tipo da lasciarsi intimidire da una presunta
avctorita. interpretatia dei papisti`:
Sono dottori Lo sono anch`io. Sono istruiti Lo sono anch`io. Sono predicatori Lo
sono anch`io. Sono teologi Lo sono anch`io. Sono disputatori Lo sono anch`io. Sono
ilosoi Lo sono anch`io. Sono dialettici Lo sono anch`io. Sono proessori Lo sono
anch`io. Scriono libri Li scrio anch`io ,Lutero, 1530,.
S`insinua il sospetto che il conertitei` della ersione CLI sia allora un porta-
to tutto cattolico, sorta di cascame linguistico tridentino e papista` vatvratiter
assente nelle ersioni d`oltralpe. Ma, per l`appunto, da che parte stara la ragio-
ne
2. Sete delle fonti: instabilit polisemica e testo ebraico
L`ulteriore accostamento a una recente ersione proana` dai testi ori-
ginali, quella dello scrittore Guido Ceronetti, raorza le ragioni del daimon -
quasi le ingigantisce. Ceronetti traduce:.
La guardia dice , Il mattino che sta enendo , L` altra notte , O domandanti! , Ri-
domandate , 1ornate , Ricominciate ,Ceronetti, 1981,.
Qui il pessimismo e non solo maniesto, ma ampiamente argomentato dallo
stesso traduttore, che non casualmente titola il proprio commento con i erset-
ti Sii la Vedetta notturna , Quello che edi grida` - un pessimismo che non
signiica tuttaia radicale assenza di speranza:
La edetta e la per essere interrogata su quel che ede: immagine assoluta del proe-
ta.. Inatti revgovo ,sono degli innominati ansiosi, cioe tutti, e gli pongono una do-
manda strana, non sui caalli, i carri e i caalieri in moimento che popolano lo spazio
al di la delle mura, ma su un indeterminato transito notturno dell`ora, inestita di ogni
realta umana: .bover vavittaitab. L` una domanda che si puo riolgere soltanto a Dio
stesso o al suo diretto interprete. L` la oce insistente e trepidante del mondo al silen-
zio ininito in cui perdura, sanite le mura di Gerusalemme, l`eco aieolita, non spen-
ta, della sentinella: - Viene il mattino, ma anche la notte iene. Se i piace interrogare,
interrogate. Venite. Ritornate. - L`assenza di una era risposta e certo piu consolante
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di qualsiasi issazione di un termine, dei computi in settimane degli apocalittici. La
guardia sembra annunciare malinconicamente cicli senza ine, come l`andare e enire
del ento e il girare dei iumi di Qohelet, ..
La marea umana rangendosi ai piedi della torre continuamente lambita dalla sua mise-
ria, seguita a ripetere la sua domanda: .bover vavittaitab. Il tono dell`oracolo e scon-
certante per la sua inaudita cortesia: se i piace interrogare. tornate. L` una musica
che iene da lontanissimo, eramente ex alto, da una torre che tocca senza la lybris
babelica il cielo. Non importa sapere. Quel che importa, quel che a iere, e che
non perdiamo questa angelica trepidazione, il bisogno, la oglia di sapere a che punto
sia o quando inira la notte o che cosa signiichi votte. La peggiore delle sciagure e che
cessino il enire e il domandare ,Ceronetti, 1981,.
Si ha l`impressione di troarsi sull`orlo ,del resto assai requentato, di uno dei
tanti abissi polisemici del testo sacro, e in una condizione in cui alla polisemia,
come semplice proprieta delle singole parole di aere signiicati diersi, tenda a
suggire - o a nascondersi - il proprio il necessario complemento` di contesto
inteso come opera-progetto di un mondo`, indispensabile a renderne possibile
la comprensione ,Ricoeur, 195,. Si sarebbe tentati di aermare che, probabil-
mente, il mondo` rappresentato dal Libro di Isaia - e orse ancor piu
dall`intera Scrittura, e un mondo che ammette ben altre contraddizioni, che in
altre parole puo ben tollerare la compresenza d`interroganti semiperenni e di
genti chiamate alla conersione`, ma alcune sumature possono - e lo hanno
atto - pesare anche molto. L`Luropa, delle cui radici` si a ora piu o meno se-
riamente cianciando, ha alle proprie spalle una storia di guerre di religione: il
suo dirsi cristiana` ha dunque potuto ammettere - sia pure vore bettico - la com-
presenza di molti e sariati mondi`.
L l`impressione che si a consolidando, nel conronto dei ersetti di Isaia con
altre ersioni in lingua italiana, e quella di aer a che are con un punto della
Scrittura particolarmente instabile, il cui signiicato tende - e tendera in uturo -
a mantenersi oscillante, a partire dalla ersione di Gioanni Diodati, pubblicata
a Ginera nel 160:
Si grida a me di Seir: Guardia, che hai tu eduto dopo la notte Guardia, che hai tu e-
duto dopo la notte La guardia ha detto: La mattina e enuta, e poi anche la notte, se
oi ne domandate, domandate pure, ritornate, enite.
In nessuna delle ersioni italiane consultate ,Luzzi, 1925, Luzzi Rieduta, 1934,
Nardoni, 1961, Bibbia Concordata, 1968, CLI, 191-4, si rinengono argo-
menti a aore della sumatura pessimismista` delle ersioni tedesche - ed an-
cora minore prossimita alla traduzione di Ceronetti -, anzi, una traduzione in
particolare si distingue nettamente per la propria ,se cosi si puo dire, carica di
ottimismo:
Rifte..iovi a vargive ai .aia
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11 Vaticinio contro Ldom: Mi iene gridato dal Seir: Sentinella, a che punto siamo
della notte Sentinella, a che punto siamo della notte` 12 La sentinella risponde:
Viene il mattino e ugge la notte. Se pregherete. pregate, conertitei, enite!`
,Nardoni, 1960,.
L` da notare come nella ersione Nardoni la certezza nella uga` della notte
alla enuta immancabile del mattino sia pero indissolubilmente legata proprio
alla qualita di quell`agire nel rattempo` che intercala le domande alla Sentinella
e che la piu parte delle traduzioni non denotano in alcun modo, qui al contrario
connotato precettiamente: se pregherete. pregate`, ed e nuoamente la sola
ersione Nardoni a contenere il termine preciso conertitei`, assieme alla
ersione CLI, richiamata da Dossetti:
11 Oracolo sull`Idumea. Mi gridano da Seir: Sentinella, quanto resta della notte Sen-
tinella, quanto resta della notte. 12 La sentinella risponde: Viene il mattino, poi an-
che la notte, se olete domandare, domandate, conertitei, enite!` ,CLI,Bibbia di
Gerusalemme, 194,.
Il sospetto che si tratti ancora di ersioni in qualche modo fvviovati a una mira-
ta politica di espansione conessionale si acuisce: trae alimento proprio
dall`accostamento con la traduzione proana` ed eterodossa di Ceronetti, che
riendica il proprio andare alle onti` nella sua irriducibile diormita - una di-
ormita che cresce a misura che ci si approssima a quanto la Chiesa di Roma
approa ,ivrivatvr: Nardoni, o promuoe in prima persona ,CLI,.
L cio tanto piu se si considera che le prime ersioni in lingua italiana del testo
sacro nascono in ambienti distanti da quello della Chiesa di Roma, se non aper-
tamente protestanti, nel contesto delle disposizioni tridentine che scoraggiano
apertamente la circolazione delle Scritture ra il popolo e la loro traduzione in
lingua corrente.
Per quanto dilettanti si possa essere, queste onti anno dunque in un modo o
nell`altro interpellate.
La Bibbia Lbraica con testo a ronte attualmente in uso presso la Comunita e-
braica italiana ,BL 1996,, curata da Ra Dario Disegni, traduce:
11Proezia contro Duma: A me il grido da Se`ir: O guardiano, che ne e della notte O
guardiano, che ne e della notte`. 12 Il guardiano disse: L` enuto il mattino ed anche
la notte, se olete domandare, interrogate, tornate a enire`.
L cosi commenta il ersetto 12:
Il chiarore del mattino uga le tenebre della notte e porta la tranquillita. La risposta si-
billina del proeta ci dice che certamente dopo la soerenza della notte erra il chiaro-
re del giorno, ma non gli e stato rielato quando ,BL 1996, .
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Ancora il conertitei` appare come un`estensione orzosa del testo originale,
quali ne siano le reali intenzioni - senonche, il testo ebraico richiamato costitui-
sce per deinizione il portato di una speciica tradizione ,massorah,, che per i
traduttori e,o esegeti cristiani ha portato erso la ine del primo secolo dopo
Cristo alla issazione di un testo uiciale`, il testo detto appunto masoretico
,Pisano, 1994,. Ma allo stesso modo dietro e prima delle traduzioni citate,
nell`ambiente cristiano occidentale, sta a sua olta una lunga, accidentata e
tormentosa storia. L nelle proondita di quella storia il conertitei` dee in
qualche modo aondare le sue radici.
3. Le avventure del testo cristiano nell'epoca del Giudaismo ellenistico
1utte le traduzioni operate in epoca cristiana a partire dal testo ebraico
originale, proto-masoretico o masoretico a seconda del periodo storico, non
possono eludere il termine di conronto della ersione in greco detta LXX, dal-
la tradizione che uole ossero appunto settanta gli studiosi scelti dal re ales-
sandrino 1olomeo liladelo II per l`impegnatio compito, reso ormai ineludi-
bile dalla realta della koine linguistica mediterranea, nel III secolo prima di Cri-
sto. Proprio il testo della LXX, anzi, mostra in piu punti diergenze da quello
che in seguito sarebbe dienuto il testo masoretico, testimoniando l`esistenza di
testi dierenti.
I ersetti 11 e 12 del capitolo 21 di Isaia - casualmente - sono uno di questi
punti di diergenza:
11 To ooo +q, Ioouoio,. Ho, .. io\.i oo +of `qi du\ooo.+.
.o\L.i,. 12 qu\oooo +o oi ioi +qv vui+o .ov (q+,, (q+.i ioi o .oi
oii.i (LXX).
Letteralmente: Visione dell`Idumea. Verso di me si chiama da Seir: egliate su-
gli spalti! Veglio il mattino e la notte, se olete domandare, domandate e presso
di me prendete dimora.
Chi chiama interpella impersonalmente la sentinella - o meglio ancora sarebbe
dire le` sentinelle: non piu solo il proeta e chiamato a stare di sentinella ,In-
atti cosi mi ha detto il Signore: Orsu, poni la scolta, che essa annunci cio che
ede`, Is, 21, 6, ma tutti coloro ai quali si riolge il discorso, gli stessi interro-
ganti ,phylassete,, mentre sembra che solo il proeta si responsabilizzi nella ri-
sposta ,phylasso,, rassicurando chi chiama circa il atto che eglia letteralmente
giorno e notte`. Inine, la sentinella pare chiamare di nuoo con s, ricompo-
nendo la distinzione, gli eidentemente distratti interroganti: se domandate ,i-
potesi: nel caso in cui ogliate domandare, nel caso in cui ogliate aere rispo-
Rifte..iovi a vargive ai .aia
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sta,, domandate e re..o ai ve revaete aivora ,oikei,, dunque con me, restate av
cbe roi di sentinella.
Non tanto - o non aatto - un conertitei`, quanto piuttosto un prestate
attenzione`, attendete con la aev.ita del desiderio: seguendo Simone \eil,
Se c`e un ero desiderio, se l`oggetto del desiderio e eramente la luce, il desiderio del-
la luce produce la luce. C`e un ero desiderio quando c`e sorzo d`attenzione. L si de-
sidera eramente la luce quando non e presente nessun altro moente. Quand`anche
gli sorzi dell`attenzione rimanessero in apparenza sterili per anni, i sara un giorno in
cui la luce, esattamente proporzionale a quegli sorzi, inondera l`anima ,\eil, 1942a,.
L si puo misurare la densita dello .foro di Simone \eil a concentrare sulla lu-
ce` la propria attenzione - altrimenti ocata, reclamata insistentemente dalla
propria piu intima nostalgia` di dis-creazione:
Dio ci ha chiesto: Volete essere creati` e noi abbiamo risposto si. Ce lo chiede anco-
ra ad ogni istante, e ad ogni istante noi rispondiamo si. Salo qualcuno, la cui anima e
diisa in due: mentre quasi tutta l`anima dice si, un punto dell`anima si sinisce a grida-
re supplicando: no, no, no! Gridando questo punto si allarga, dienta una macchia che
un giorno inade tutta l`anima ,\eil, 1942b,.
L`assenza di serenita con cui Simone \eil guarda in genere l`Antico 1estamen-
to, irriducibile per lei alla proporzionalita soprannaturale` in cui riconosce Cri-
sto ,1942c,, testo peraso dalla potenza e dalla ame di temporale`, l`aperta
aziosita con cui pericacemente cerca di dimostrare l`estraneita al corv. della
Scrittura di quanto le appare degno di essere salato` da quella societa di bri-
ganti` in cui ede l`Israele mosaico ,1942b,, tra cui ovr cav.e il cosiddetto Deu-
tero-Isaia ,Is 40-55,, tutto cio non le impedisce di penetrare la densita
dell`attesa, portandone alla luce la sostanziale reciprocita: l`atte.a ai Dio non e
allora soltanto attesa di Dio da parte degli uomini, ma anche e contemporane-
amente attesa degli uomini da parte di Dio - un rispecchiamento che non solo
la ersione della LXX, come piu tardi edra anche Gerolamo, sembra autoriz-
zare, ma che troa insospettate corrispondenze proprio all`interno dell`esegesi
ebraica ,cr. vttra, 5,. Salo che, per la \eil, l`attesa e gia dall`inizio dei tempi
pria di speranza, il suo orizzonte non portera il mattino, a meno che
l`attenzione degli uomini non sia pari all`attenzione di Dio:
Dio e l`umanita sono come un amante e una amante che si sono sbagliati circa il luogo
dell`appuntamento. Ciascuno e li prima dell`ora, ma sono in due posti diersi, e aspet-
tano, aspettano, aspettano. Lui e in piedi, immobile, inchiodato al posto per la peren-
nita dei tempi. Lei e distratta e impaziente. Senturata se ne ha abbastanza e se ne a!
Perch i due punti in cui si troano sono lo stesso punto nella quarta dimensione.
La crociissione del Cristo e l`immagine di questa issita di Dio.
Dio e l`attenzione senza distrazione ,1942b,.
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1ornando al testo di Isaia ,del Primo Isaia`, che la \eil non arebbe salato, e
alla ersione LXX, si nota incidentalmente che il rimando neotestamentario
,Vegliate dunque, perch non sapete n il giorno n l`ora, Mt, 25, 13, e impos-
sibile nel III secolo a.C. - mentre sara proprio il Nuoo 1estamento a rimanda-
re ripetutamente a Isaia, e segnatamente a proposito di tenebre e di luce ,Mt,
13, 14-16, Mc, 4, 12, G, 12, 39-43,: il passo richiamato e generalmente Is 6, 9-
10, che come edremo interessa molto da icino le interpretazioni che erran-
no date anche di 21, 11-12: Lgli ha accecato i loro occhi e indurito il loro cuo-
re, ainche cogli occhi non edano e col cuore non intendano, e si conertano
e li risani`.
Sembra che anzi, paradossalmente, proprio dalla citazione nel testo greco dei
Vangeli del passo di Isaia ,6, 9-10, rimbalzi all`interno di quest`ultimo - e orse
non solo - il termine con-ersione`. In realta, il greco del Vangelo di Gioanni
che cita Isaia 6, 10 aderisce ortemente al primo signiicato della radice ebraica
cui Dossetti assegna anche il senso di conersione: il erbo greco e stre-
pho, letteralmente, oltare, oltarsi, cambiare direzione, cio che nel rattempo e
interenuto e la nascita dell`esegesi cristiana ,Vangelo di Gioanni,.
Si dee inatti considerare che, rispetto al periodo di stesura della ersione
LXX, la situazione dei primi secoli cristiani e radicalmente mutata: l`Antico 1e-
stamento non e piu interesse ,o appannaggio, esclusio delle comunita ebrai-
che, ma anche e allo stesso tempo di quelle cristiane. Ld e a questo punto che
la traduzione, qvat.ia.i traduzione, cessa ineitabilmente di essere neutrale, lette-
rale, ma diiene immediatamente avcbe esegesi, se non addirittura recev.iove, o-
lendo indicare con cio
quel testo che e stato cambiato consciamente ,e sistematicamente, secondo dei princi-
pi precisi e per uno scopo desiderato ,Pisano, 1994,.
In ogni caso, in dal principio si riconosce la non neutralita della traduzione, e
la diicolta di issarne dureolmente un conine:
tra l`ivterretatio rerborvv e l`etavatio rervv il conine e instabile, esso rimane sempre
incerto. Un commento suppone sempre una traduzione, anche se non si tratta da una
lingua all`altra, e esso stesso una specie di traduzione o di pararasi.
.e per contro una traduzione e sempre piu o meno una spiegazione, e uno sorzo
d`interpretazione, un principio di commento, specialmente quel genere di traduzione
aa .ev.vv o aa ivtevtiovev che non si contenta di una barbara e incomprensibile parola
per parola. Lo si ede bene nella parola interpretazione`, che signiica ad un tempo o
scambieolmente le due cose ,De Lubac, 1952,.
L l`interpretazione e tanto piu importante in quanto alla koine ellenistica e su-
bentrata una singolare relazione ra ebrei e cristiani incentrata proprio sulla tra-
Rifte..iovi a vargive ai .aia
15
duzione,interpretazione della Scrittura, relazione che e al tempo stesso di
competizione e cooperazione a distanza, in cui la regola sembra essere che
sia nelle discussioni polemiche, sia anche nell`esposizione quotidiana della Bibbia,
l`interpretazione enisse atta nei due ambienti ,ebraico e cristiano, con l`orecchio at-
tento a cio che si dicea in campo aersario. Nello stesso tempo, dato che i testi anti-
chi non erano aatto acili da capire e da esporre, gli esegeti piu rinomati dei due
campi estendeano molto le rispettie reti di ricerca nell`intento di troare anche al-
troe, cioe in altre interpretazioni, un materiale esegetico accettabile. . Non ci si puo
certo aspettare che n i Padri della Chiesa n i Rabbi riconoscessero apertamente di
essere debitori della rispettia scuola aersaria. 1uttaia c`era certamente un lusso
continuo di idee ra le due parti ,De Lange, 196,.
1uttaia, per un periodo non bree, almeno ino al III secolo inoltrato, quando
con l`Lditto di 1essalonica, nel 380, l`imperatore 1eodosio imporra di atto il
cristianesimo come religione di stato dell`impero, con il diieto dei culti non
cristiani, i due campi si ronteggiano, se cosi si puo dire, ad armi pari, ed in una
situazione im cui i conini ra l`una e l`altra area restano ancora relatiamente
mobili e non netti ,loa, Scaraia, 1996,. In questo clima osmotico, ancora or-
temente dominato dalla cultura alessandrina, si collocano diersi episodi graidi
di conseguenze per la successia lettura del testo sacro in ambito cristiano ,ma
anche ebraico,: primo ra tutti, il tentatio di promuoere il dialogo, e la relati-
a ricerca di speciiche conergenze, ra cultura religiosa giudaica e quelli che
engono ritenuti i punti alti` del corv. ilosoico greco, prodotto nei primi de-
cenni dell`era cristiana da lilone di Alessandria ,lilone di Alessandria, I sec.
d.C.,. In particolare, riacendosi all`uso dei miti nei dialoghi platonici e proba-
bilmente all`uso dei simboli nell`ambito dei misteri orici, ed eocando allo
stesso tempo analoghi percorsi ermeneutici attribuiti a singole comunita ebrai-
che, come gli Lsseni, lilone introduce il metodo ermeneutico dell`allegoresi per
l`interpretazione del testo sacro, dando corpo sistematico ad un lettura stratii-
cata` per la decrittazione delle cose inisibili` espresse in simboli isibili`
,Reale, Radice, 198,. Questo modello - che parte dalla distinzione ondamen-
tale ra interpretazione letterale ed interpretazione allegorica, articolando ulte-
riormente quest`ultima da un lato in un liello isico`, oero ilosoico in
senso lato, cosmologico e scientiico, dall`altro in un liello etico`, oero
morale, antropologico e psicologico - non puo essere estraneo ai successii
modelli di lettura multipla delle Scritture adottati in ambito cristiano medieale.
I laori esegetici di lilone - che non casualmente, come ara molti secoli dopo
Simone \eil, insiste particolarmente sul 1iveo di Platone - rappresentano anzi
i precedenti giudaico-ellenistici dell`interpretazione allegorica della Scrittura poi si-
luppata soprattutto dagli intellettuali cristiani alessandrini ,Clemente e Origene, e da
loro passata attraerso diersi tramiti ,anno ricordati almeno Lusebio e Girolamo,,
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nell`esegesi bizantina e medieale, e quindi dienuta patrimonio culturale dell`intero
Occidente ,Vian, 1996,.
A questi precedenti si aggiungono, in un ambiente di sostanziale instabilita dei
conini ra le culture, che per l`appunto in quel periodo si anno dinamicamen-
te costruendo, le traduzioni greche della Scrittura ulteriori ,se non anche con-
trapposte, alla LXX, collocate nel secondo e nel terzo secolo. Si tratta di opere
oggi perdute nella loro integralita, e conserate rammentariamente in cio che
resta della grande edizione critica degli scritti eterotestamentari realizzata da
Origene erso la meta del III secolo con gli .ata, sinossi che riportaa ap-
punto su sei colonne il testo ebraico, la traslitterazione greca, la traduzione
LXX, quella di Aquila, di 1eodozione e di Simmaco, tutte collocate ra il II e il
III secolo dopo Cristo. Anche gli .ata, custoditi nella biblioteca di Cesarea,
distrutta al momento della conquista araba, nel 638, andranno perduti, e saran-
no attingibili rammentariamente attraerso l`opera di traduttori,esegeti suc-
cessii, come Gerolamo, che aeano auto modo di consultarla.
Pare tuttaia signiicatio che proprio i traduttori della Scrittura siano stati pro-
tagonisti di peculiari processi di passaggio` ,conersione, da una cultura reli-
giosa all`altra: Aquila, originariamente pagano, si conerte al cristianesimo, ma
scomunicato per non aer accettato di abbandonare l`astrologia, si sarebbe at-
to circoncidere ed arebbe intrapreso la traduzione della Scrittura proprio in
polemica con la LXX, testo nel rattempo particolarmente apprezzato dai cri-
stiani, Simmaco, samaritano - dunque non integrato alla comunita giudaica -
secondo alcuni si sarebbe atto circoncidere, mentre secondo altri arebbe ade-
rito ad una setta giudeocristiana, 1eodozione iene da alcuni considerato un
giudeo, da altri un giudeocristiano:
resta comunque il atto che secondo le onti antiche anche le traduzioni concorrenti
della Settanta nascono in ambienti di conine: anch`esse |come la LXX| saranno poi
abbandonate dal Giudaismo, sopraiendo solo parzialmente grazie ai ilologi cristia-
ni. Insomma dopo le catastroi del 0 e del 135 |distruzione del secondo 1empio e di-
struzione di Gerusalemme|, di ronte ai pericoli opposti rappresentati per l`identita
giudaica da paganesimo e Cristianesimo, il Giudaismo inizia ad abbandonare il cam-
mino ,e cosi segna la sorte, del Giusaismo ellenistico, che con il paganesimo aea
tentato un dialogo e che presto dal Cristianesimo erra interpretato come preparazio-
ne eangelica ,Vian, 1996,.
Del debito di Origene erso l`emeneutica dell`allegoresi anno ede le polemi-
che che suscitano le sue interpretazioni in ambiente cristiano ,De Lubac, 1950,.
Nulla sappiamo pero di quel che dicessero tanto le traduzioni degli .ata,
quanto lo stesso Origene, circa i ersetti 11 e 12 del capitolo 21 di Isaia, le
omelie di Origene su Isaia a noi perenute insistono tuttaia diusamente sul
Rifte..iovi a vargive ai .aia
159
capitolo 6, 9, richiamando proprio i processi di stratiicazione` della lettura, in
questo caso attribuiti al edere` e al comprendere`:
edendo edrete e non conoscerete`. . se qualcosa enia compiuto dal Salatore,
era isto` secondo la carne, e non in quanto segno, da quelli che non comprende-
ano`, mentre da quelli che comprendeano`, certamente era isto` con gli occhi,
ma era isto` anche secondo l`intelligenza, . Preghiamo dunque che, edendo`
tutti i atti degli Langeli, li ediamo` nel loro duplice aspetto, cosi come si compiro-
no secondo la carne quando il nostro salatore discese sulla terra: tutto quello che ac-
cadea secondo la carne era, inatti, igura e tipo di realta uture ,Origene, v ..,.
Sul ersetto 10, la parola che nel Vangelo di Gioanni e resa col erbo strepho
,olto, mi olto, cambio direzione, e senza ulterirori commenti reso con con-
ertirsi`, sia pure attribuendo l`azione del oltarsi` allo sguardo, che abbiamo
isto centrale nel ersetto 9:
.mentre si dee olgere lo sguardo ai discorsi di Dio, e allora ci conertiamo e ci
risana` ,Origene, v ..,.
La nozione di conersione` ha, nel contesto tardo-antico da cui tali interpre-
tazioni proengono, dierse non marginali implicazioni in rierimento al
dierso atteggiamento tenuto dalle arie religioni in materia di conersione, e in parti-
colare della loro maggiore o minore disponibilita ad esprimere una politica conersio-
nistica ed ancor prima una teoria conersionistica. .da una parte, in linea generale, e
ero che la religione cristiana e quella che ha elaborato in dalle origini un progetto di
espansione conersionistica che l`ha portata ad una diusione mondiale .mentre essa
sembra assente, o quasi, nel mondo ebraico ,loa, Scaraia, 1996,.
1ali dierenze originarie, che come abbiamo isto non escludono il eriicarsi,
sia pure con numerosita molto minore, anche di conersioni dal cristianesimo
al giudaismo, tendono pero ad ipostatizzarsi al momento in cui si periene alla
conersione di Stato`, oero all`adesione ad una nuoa religione, nella per-
sona di un sorano, di intere comunita, che a questo punto possono o meno
essere coninte, o addirittura consapeoli, delle implicazioni meno esteriori od
uiciali del nuoo regime. Per quanto riguarda la storia del cristianesimo, se e
uicialmente l`editto di 1essalonica a ormalizzare la conersione`
dell`Impero, tale conersione e in realta un processo, che prende aio con
l`editto di Milano sulla liberta di culto oluto da Costantino nel 313 - processo
che, se pure non prio di diicolta e all`apparenza sproisto di automatismi
,Ambrogio, Simmaco, 384, -, non puo non approdare ad una conclusione del
tutto eidente:
Mariavgiota Cattivgavi
160
6tre chrtiens, signiiait suire l`empereur dans sa dcision, . L`adoption d`une
religion deient un rai acte politique, maniestant par ce moyen la idlit eners
l`Ltat auquel on appartient ,Sthal, 1996,.
L proprio nello stesso periodo, parallelamente allo solgersi del processo che
porta il cristianesimo dall`essere uno ra i culti ammessi al arsi religione di Sta-
to, si dipana il monumentale laoro di Gerolamo sulla Scrittura.
4. Il leo rugiens di Gerolamo: convertimini!
Nel Prologo al Commentario di Isaia, Gerolamo aerte che spirituali-
ter accipienda sunt omnia`, ut cuncta quaeramus in sensu`, mettendo in guar-
dia nei conronti di un`eccessia letteralita nella lettura del testo, testo non
semplice, dal momento che magni|que| laboris et operis est, omnem Isaiae li-
brum elle edisserere, in quo majorum nostrorum ingenia sudaerunt: Graeco-
rum dico` ,rierimento per l`intero paragrao e S. lieronymi IV, Covvevtario
rvv iv .aiav Probetav, PL, XXIV,.
La traduzione dei ersetti 11 e 12 del capitolo 21 mostra come la onte ebraica
utilizzata da Gerolamo sia essenzialmente diersa da quella tradotta dai LXX, e
molto simile inece, se non identica, al testo masoretico cosi come sara preso
in considerazione a partire dal X secolo, e dunque cinque secoli dopo. Gerola-
mo traduce dall`ebraico:
,Vers. 11,12, Onus Duma: ad me clamat ex Seir: Custos, quid de nocte Custos, quid
de nocte Dixit custos, enit mane et nox. Si quritis, qurite: conertimini, enite.
Poi, orte di quanto gia hanno prodotto gli ingenia Graecorum, sembra supera-
re brillantemente la diormita tra la sua ersione e quella dei LXX, che ritradu-
ce in latino:
LXX: Visio Idumaeae, ad me clamat de Seir: Custodite propugnacula, custodio mane
et nocte, si queris, quaere: et apud me habita.
Cio che permette a Gerolamo di comprendere entrambe le ersioni, e
un`argomentata interpretazione che tende a roesciare il senso assegnato dalla
consuetudine all`oracolo della Sentinella: secondo tale interpretazione, ondata
a sua olta su quella del erbum lebraicum LLAI ,,` che a suo parere
potrebbe altrettanto bene leggersi LLI, Deus meus`, la Sentinella e Dio stesso
,sensus est: Deus qui es custos meus,, che notte e giorno mi chiama alla peni-
tenza ,die ac nocte me ad poenitentiam ocat,, perch abbandoni Seir, e tutto
cio che questo termine secondo Gerolamo denota, oero, soprendentemente,
quod interpretatur bi.iav. ac ito.v.`, da leggersi .iritvatiter come gentium
Rifte..iovi a vargive ai .aia
161
multitudo, quae in similitudinem Lsau nihil in se habet molle et lee, ac niti-
dum, sed est hispida, era, intractabilis`.
L` da notare come nel commento di Gerolamo nessuna delle due ersioni pre-
alga sull`altra, mentre tutte e due sono contemporaneamente eocate nel so-
stenersi a icenda. Se inatti inora Dio era la Sentinella, ecco che subito dopo i
destinatari dell`imperatio custodite`, i cv.toae., sono gli Apostoli: custodite
Lcclesiae propugnacula, ne acile hostis irrumpat, ne leo rugiens circuiens qui
quaeri auditum per quem possit intrare`, inine, cv.to., Sentinella, e la Chiesa
stessa, poich, eidentemente interpellata, respondit|que| Lcclesiae multitudo:
non solum in prosperis, sed in adersis, hoc est, et in die, et in nocte, tua,
Deus, praecepta serabo`.
La Chiesa interpellata torna subito dopo a arsi interpellante: Dio stesso le si
riolge ,ad quam loquitur Deus, perch torni ad interpellare ,si ere me quae-
ris, opere ostende quod me quaeras,, perch torni ancora e incessantemente
,nec semel tibi quaesisse suiciat, sed quem ineneris, semper inquire,, rileg-
gendo Isaia aoo il Vangelo: et ut perectius teneas, obliiscere populi tui, et
domus patris tui, et deserto errore gentilium, dimentica la tua stirpe e la casa di
tuo padre, e abbandonato l`errore delle genti` ,qui deinite alla maniera ebrai-
ca: gentili,, dimora presso di me ,apud me in Lcclesia commorare,.
Non si tratta di conusione dei ruoli, piuttosto di una consapeole intenzione
signiicante: Potest et Lcclesia narrare quod Dominus de Seir, . et dicat ad
ipsum Dominum: O custos, quid de nocte consurgens ersaris in tenebris
Inine, la Sentinella mostra quella che e per Gerolamo la sua era accia: re-
spondit cv.to., hoc est, avaritavv., qui in Langelio ulneratum suis humeris ad
stabulum reportait`, il Samaritano che imbattutosi in un uomo erito lo ac-
compagno sorreggendolo al ricoero piu icino. Costui risponde:
1evit vave et vo. Lt est sensus: Gentium multitudini ortus est sol justitiae, et Judaeis
enerunt tenebrae.
Singolarmente ora eocati come Judaei`, in luogo del piu rispettoso lebra-
ei` che e loro riserato in quanto dotti e custodi della lingua - sono comunque
gli ebrei il popolo della notte, un popolo per il quale, anzi, la notte sembra non
doere aer mai ine: juxta quod dicitur a Domino: v ;vaicivv vvvai i.tiv. ego
revi, vt vov riaevte. riaeavt, et riaevte. caeci fiavt ;]oav. `, )`, sono enuto a giu-
dicare questo mondo ainche i ciechi edano e coloro che edono diengano
come ciechi:
Lt ipse custos qui dixerat: revit vave et vo, loquitur ad gentium multitudinem: Si me
quaeritis, studiosius quaerite. Conertimini ad me, ilii conertentes, et ego sanabo
contritiones estras, et enite ad me.
Mariavgiota Cattivgavi
162
Questa risposta, questa intenzione interpretatia, sostiene in Gerolamo
l`adozione del termine conertitei` ,conertimini, in luogo dell`ebraico ri-
tornate`.
La Chiesa e la Sinagoga
secondo l'iconografia
classica che vuole questa
bendata, dai rilievi frontali
della Cattedrale di
Strasburgo, J230 ca.
Vero e che la sua lettura - la sua e.ege.i - reca le tracce di un`apertura che la tra-
duzione non ci restituisce, come e stato notato, sempre a proposito del passo
in Luca, 10, ma in aperta polemica con la ame di temporale`, di Israele prima,
della Chiesa cattolica poi,
i Samaritani erano nei conronti degli Lbrei esattamente quel che sono gli eretici nei
conronti della Chiesa, e il prossimo dell`inelice abbandonato nel osso non u il prete
o il leita, ma il samaritano. Insomma, Cristo non ha detto che si sarebbero ricono-
sciuti i rutti dall`albero . ma l`albero dai rutti ,\eil, 1942c,.
Il Samaritano di Luca 10 e ivveaiatavevte il prossimo dello senturato nel osso
- a prescindere da qualsiasi conersione. Ma e eidente come cio che sarebbe
sopraissuto ai secoli non sarebbe stata l`esegesi - destinata per sua stessa na-
tura incessantemente a rinnoarsi - ma la traduzione, la parola, qvetta parola.
L lo stesso Gerolamo, di solito molto attento ai radicali ebraici - come lo e nel
dettaglio che lo porta a tradurre Seir come ispido e peloso - non a inece in
Rifte..iovi a vargive ai .aia
163
questo caso alcuna menzione della radice shu, non dee trattarsi di un caso.
Probabilmente Gerolamo e consapeole dell`importanza di questo passaggio, e
del peso della stessa sua interpretazione, perch aggiunge in sordina, come scu-
sandosi per l`eccessia liberta di lettura, che
loca diicilia sunt, et cum secundum historiam minime pateant, cogimur juxta
7)8%8() diersas opiniones sequi.
S. Il lutto ebraico per la conversione e la centralit del concetto di teshu-
vah, o ritorno, nella scrittura dei profeti
Il enomeno delle conersioni di ebrei ad altre religioni si e presentato in ogni
epoca e luogo della storia ebraica, dai tempi patriarcali biblici ai nostri giorni.
L`opposizione delle onti tradizionali alle conersioni e stata erma e costante,
l`Lbraismo, nella sua concezione monoteistica assoluta, non puo tollerare nel suo seno
scelte dierenti di culto religioso. Le conersioni rappresentano per questo un attenta-
to all`integrita e alla conserazione sociale dell`Lbraismo, sono state una delle cause
costanti di riduzione numerica della compagine ebraica, ora sporadica, ora con pro-
porzioni di massa.
Il rapporto ideologico, religioso e culturale dell`Lbraismo con la questione generale
delle conersioni e dunque di totale opposizione e condanna. ,Di Segni, 1996,.
In questo contesto, non e diicile comprendere l`intolleranza teorica della cul-
tura ebraica nei conronti della torsione interpretatia cristiana, prodiga di rie-
rimenti ad un conertirsi` che mostra ,e mostrera ancor di piu nei quindici se-
coli che seguiranno la traduzione di Gerolamo, transitata nell`uicialita della
ersione tridentina della Scrittura, in che misura siano storicamente ,e tevorat
vevte, determinate le proprie condizioni.
Non casualmente, il trauma` rappresentato per la amiglia e per la comunita
dall`atto della conersione e assimilato al momento della morte dell`indiiduo,
preedendo speciici rituali di lutto che sostituiscono quelli, negati al conerti-
to, per la morte isica, anticipati in corrispondenza del momento della coner-
sione ,Di Segni, 1996,.
Ma questa intolleranza nei conronti dell`inito alla conersione`, e con essa il
riiuto di una traduzione che appare immediatamente come tradimento` della
Scrittura, non stanno pero solo nella resistenza alle eidenti implicazioni di pre-
teso ondamento per una politica di eangelizzazione e proselitismo a tratti as-
sueatta al lectere si nequeam Supernos, Acheronta moebo` - una politica
che appare oggi, guardando indietro, tristemente a suo agio nell`oscurita di tali
regioni ctonie, segnate dalla persecuzione e dalla orza, orse anche piu di
Mariavgiota Cattivgavi
164
quanto non lo sia stata, inece, nei luoghi relatiamente piu illuminati del reci-
proco riconoscimento e del conronto.
Il tradimento` del tradurre gerolimiano e tanto piu grae in quanto tocca uno
dei nodi ondamentali della Scrittura, tuttora centrale tanto nell`ermeneutica
quanto nella pratica religiosa ebraica: il concetto di ritorno`, o, utilizzando
appunto l`originaria radice erbale, shu, di te.bvrab.
Constatando la sostanziale unita interna della proezia scritta ra l`VIII e il VI
secolo prima di Cristo, che si colloca interamente nel ersante in discesa` se-
gnato dalle catastroi` della ine del regno d`Israele, della deportazione, e in-
ine della distruzione di Gerusalemme e del primo 1empio, Andr Neher rin-
traccia la nozione di te.bvrab nella relazione, a un tempo misteriosa ed inelutta-
bile, che connette,distingue roina e redenzione, catastroe` e salezza`
,Neher, 192,. Gia presente in Amos ,4, 9-11: e non siete ritornati a me!,, tale
relazione dispiega la propria pregnanza in due asi` temporali successie: l`una
attinente la parola dei proeti che edono, collocandola di necessita nel uturo`,
la catastroe come destino` ,Osea e Isaia, o piu precisamente il cosiddetto
primo` Isaia,, la seconda aidata alla parola di coloro che della catastroe sono
ittime, testimoni diretti ,Geremia ed Lzechiele,. lin dall`inizio, il percor-
so,processo della te.bvrab ha poteri nei conronti della sentura, che restano
tuttaia misteriosi e non predicibili ,for.e il Signore, Dio degli eserciti, ara pieta
del resto di Giuseppe, Am, 5, 15,: una porta miseriosa resta aperta, attraerso
la quale la sentura puo passare. Solo la olonta di Dio eglia su questo acces-
so` ,Neher, 192,.
In seguito, entrando in rapporto attio con il uturo` nella carne ia della pro-
genie stessa del proeta, essa dispiega per intero la propria potenza, tuttora mi-
steriosa e letteralmente para-dossale, di agire sulla catastroe un roesciamento
che la porta ad essere i.tavtaveavevte redenzione:
|altre| immagini, nella proezia di Osea, .insistono . sulla continuita ineluttabile del-
la catastroe e della salezza,. La te.bvrab, il ritorvo, e il passaggio dall`una all`altra, il su-
peramento dell`abisso che le pone a conronto separandole. Cosi la rita e un salto al di
la della vorte:
Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarira. Lgli ci ha
percosso ed egli ci ascera. Dopo due giorni ci ridara la ita e il terzo ci ara
rialzare e noi iremo alla sua presenza. ,Os 6, 1-2,
. Realizzandosi, la catastroe consuma la propria disatta, prepara la salezza. .
L`istante che separa la catastroe dalla salezza corrisponde a una cessazione della sto-
ria, e la tecbvrab e il superamento di questo momento di uoto storico. Improisa-
mente la storia iene a gettarsi in un abisso per spariri, e una porzione di questa vov
.toria permette il sorgere di una storia nuoa ,Neher, 192,.
Nella carne ia della progenie: a Osea, al quale era stato detto a`, prenditi
una moglie proclie alla prostituzione ed abbi igli di prostituzione` ,1,2,, Dio
Rifte..iovi a vargive ai .aia
165
ordina di chiamare i suoi igli minori rispettiamente Non-Amata e Non-
Popolo-Mio ,1, 6-9,.
La storia dell`alleanza ra Dio e il suo popolo e cancellata, sospesa nel nulla,
ma la stessa non-storia non e che un`introduzione a una nuoa storia, in cui
tutto ridienta positio` ,Neher,, sorta di punto asintotico di conergenza al
limite ra ininiti di segno opposto, limite il cui mistero e racchiuso nella te.bv
rab: allora dira: ritornero dal mio marito di prima` ,2, 12,, e aro pieta di
Non-Amata, e a Non-Mio-Popolo diro Popolo mio` ,2, 22,.
Quanto aiene ad Osea secondo cadenze diacroniche - l`istante separa un
prima e un poi - assume in Isaia carattere di simultaneita, situandosi comunque
nel uturo assieme al dierso destino dei due igli, inciso nelle lettere stesse dei
loro nomi:
Dalle iscere di Isaia escono due esseri: uno e un vovfigtio ;`ricivoit.accbeggio
ivvivevtetaaereaaiove), l`altro e riairevtatofigtio ;|vre.toritorvera). Nessuno dei due e
iglio nel senso stretto della parola. Maber.batatba.bba non lo e gia piu, e gia deporta-
to, otato alla morte, persino nel suo nome. bear,a.bvr non lo e ancora, ma sta per
dientarlo, per il suo nome e otato alla ita. Questi due igli esprimono l`ambiguita
del destino di Israele. . La segregazione tra i morti e i ii non e la conseguenza della
successione di un tempo morto e di un tempo io. Lssa si attua all`interno stesso del
tempo io, acendo morire gli uni, lasciando iere gli altri. .Lo stesso Messia e un
germoglio del ceppo di Iesse, .l`albero cadra, ma il ceppo e le radici rimarranno.
A questa immagine ondamentale corrisponde la nozione intellettuale e politica del re
.to: bear,a.bvr, vv re.to ritorvera! Il nome simbolico del iglio di Isaia collega il ritorvo a
un re.to. L` la sumatura decisia, per cui la te.bvrab, in Isaia, si distingue dalla te.bvrab
di Osea. Questa e globale, quella limitata ,Neher, 192,.
L`istante di sospensione della storia, l`istante del nulla, ha in questo caso il ca-
rattere di una radicale biforcaiove: gli ininiti di segno opposto coesistono nel
uturo del destino della progenie. Ld e dopo la predicazione dei proeti senza
progenie ,Geremia ed Lzechiele,, dopo la catastroe, che il re.to ritorva: il suo
destino e narrato ancora una olta da Isaia - ma da quello che si uole l`Isaia
della consolazione`, il Deutero-Isaia dei canti del sero di Dio e della relatia
apertura al messianismo che questi contengono: prendendo atto del atto che
non si sa esattamente chi e questo Messia, pare essenziale sottolineare che cio
che si sa, e che il Messia e .erro` ,Neher,.
La te.bvrab si riela dunque, nel contesto narratio proetico, ed in particolare
proprio in Isaia, concetto diicilmente riducibile come semplice conersio-
ne`, nell`accezione che questo termine ha e inequiocabilmente mantiene nella
storia della cristianita, si sarebbe tentati di dire, almeno ino al Vaticano II - a
patto di non oler considerare come discrimine quello interenuto, due secoli
prima, con la nascita costituzionale dello Stato laico, iv qvavto comprensio del-
Mariavgiota Cattivgavi
166
la liberta di culto, attraerso la Costituzione degli Stati Uniti d`America, batti-
strada storico per le costituzioni moderne che seguiranno.
L cio e tanto piu ero se lo si considera nell`ambito di una delle igure narratie
preerenziali, e non soltanto nella scrittura dei proeti, oero il simbolismo
coniugale, che descrie la relazione Dio,popolo ,e analogamente, in contesto
cristiano, Dio,Chiesa, secondo le modalita, si potrebbe dire primarie` e imme-
diatamente comprensibili, della relazione sposo,sposa.
Prima implicazione di tale simbolismo e quella della recirocita: il legame coniu-
gale mette tra parentesi l`asimmetria della relazione Dio,popolo, declinandola
secondo una peculiare dialettica dell`alleanza` ,Neher, che implica
l`accettazione di un ruolo attio, compartecipante di evtravbe le parti legate dal
patto, secondo modalita che non escludono, ma presuppongono, il eriicarsi
di oscillazioni nella edelta`, di icisssitudini, di peripezie e lontananze, legate
avcbe all`eentuale e temporanea ai.coraava dei sentimenti che il patto ha messo
in gioco. Questa dialettica e secondo Neher l`immagine del dienire ebraico,
centrato sulla nozione - coniugale nel senso piu intimo - di geveraiove, e dun-
que ineitabilmente di posterita e di fvtvro, anzich su quella entropica, attribui-
ta al mondo greco e per questa ia occidentale, di dissipazione progressia e
corruzione. In questa dialettica abita, in modo del tutto peculiare, la nozione di
ritorvo:
si puo . escludere dalla nozione biblica di ritorvo ,centrato attorno al erbo .bvr, una
deriazione della concezione ciclica del tempo. In realta, il ritorvo deinisce una delle
asi della storia coniugale. .la separazione degli sposi ,in linguaggio simbolico: il loro
diorzio o la loro edoanza, non pone ine al loro amore. Se i e separazione, essa
non puo essere che proisoria, non puo concernere l`essenza stessa del patto coniu-
gale, che e di essere eterno.
Il ritorvo e dunque sempre possibile ,Neher, 192,.
In altro contesto ,190, lo stesso Neher ornisce strumenti per una lettura piu
puntuale proprio del passo di Isaia 21, 11-12. Il primo aspetto e il silenzio` - a
suo parere signiicato dal termine avv, supericialmente reso in termini geo-
topograici - che e in stretta associazione con la notte oscura`, e che e quanto
permette di associare quest`ultima alla morte, in quanto entrambe sorelle del
silenzio`.
Il secondo aspetto, pensabile in questi termini soltanto aoo il allimento assolu-
to e uniersale - metaebraico` - di Auschwitz, e la .erava, di cui Neher ede
una testimonianza nella monumentale opera di Lrnst Bloch, tagliata nella roc-
cia della lingua germanica`, t rivciio .erava, scritta, appunto, ra il 1938 e il
194 - dunque, come era accaduto ai proeti senza progenie, al cospetto della
catastroe ,Bloch, 1959,. Lo spazio della speranza risiede nella liberta, aperta
dalla parola proetica, di pre-enire il uturo, senza limitarsi a pre-dirlo - una
Rifte..iovi a vargive ai .aia
16
liberta che manca costitutiamente all`analogo greco, tragicamente signiicato
dalla igura di Cassandra, cui Bloch contrappone proprio Isaia:
A Cassandra, che condiidea con gli dei il dono di conoscere il destino, la caduta di
1roia era nota come atto compiuto. .Questa e la Moira, un essere che sorasta cie-
camente ogni azione, cosi massiccia e immensamente gree da spezzarla. . Non ha
senso agire in tali circostanze, perino se il primo passo e libero. Solo i greci sopporta-
rono questa loro Moira, perch solo loro possedeano una orza di supericie sui-
ciente a rimuoere l`abisso. Daanti a questo gli uomini non sono gli strumenti di un
olere diino, n Ldipo n Cassandra possono are o addirittura cambiare alcunche
,Bloch, 1959,.
L`unica reale contrapposizione al giogo di tale nozione di destino compare per
Bloch deinitamente nella Bibbia, e segnatamente nella parola dei proeti, la
igura che si contrappone alla Moira e quella del roesciamento`:
Il destino puo essere inece completamente cambiato: soprattutto Isaia ne insegna la
dipendenza dalla vorate umana e dalla sua aeci.iove. Questa e la contrapposizione attia
all`indoino greco, soprattutto alla isione unicamente passia e disperata di Cassan-
dra: nella Bibbia il destino sta sulla bilancia e il peso che da la decisione inale e l`uomo
stesso. Certo non in tutti i proeti e neanche ounque in Isaia il destino e considerato
moralmente modiicabile. A olte anche qui la sciagura in arrio e considerata una co-
sa deinitia, che gia pende dal cielo con catene di erro, penitenza signiica allora con-
trita disponibilita ad accettare la punizione. Ma il destino inesorabile, che presso i greci
era la regola, nella Bibbia e l`eccezione, proprio il primo passo, quello erso la coner-
sione morale, rore.cia it fato ,Bloch, 1959,.
Il ritorvo e sempre possibile - ma in Bloch incontriamo il ritorno come con-
ersione morale`, roesciamento del destino attrarer.o il roesciamento di se
stessi.
6. Ritorno a Dio, pentimento, confessione, perdono: la teshuvah nella si-
stemazione normativa di Mos Maimonide
La sostanziale liberta di ogni uomo di agire tale roesciamento e al cen-
tro di due dei dieci capitoli - tanti quanti sono i giorni che separano il Capo-
danno ebraico da Kippur, il giorno dell`espiazione - che Rabbi Moshe Ben
Maimonide dedica a ornire chiarimenti` sul precetto della teshuah e sui
principi essenziali che ne deriano` nel XII secolo dopo Cristo, prendendo le
distanze in modo netto tanto da isioni atalistiche quanto da interpretazioni
che ammettano una predestinazione diina:
Mariavgiota Cattivgavi
168
la acolta del libero arbitrio e data a ogni uomo. .la stirpe umana e unica al mondo
nel suo genere e di atto non ce n`e una seconda, tra le specie ienti, ad aere la stessa
acolta di distinguere ra il bene e il male, autonomamente, con il proprio intelletto e
con la propria intelligenza. . L non ti siori neanche per un attimo il pensiero che sia
il Santo Benedetto a decidere gia al concepimento che il nascituro dora essere giusto
o malagio, come pensano gli stolri tra le genti e tra gli stessi ebrei ,Maimonide, XII
sec.,.
Le introduzioni alla recentissima nuoa edizione delle ^orve .vtta 1e.bvra di
Maimonide, oltre a sottolineare nuoamente l`estraneita di tale concetto al pen-
siero ilosoico greco, chiariscono come la metaora del ritorno come penti-
mento`, una metaora di tipo essenzialmente topograico, sia tema che ricorre
diusamente nel testo biblico:
.i due termini piu ricorrenti per indicare il peccato sono due: cbet, la cui radice
nell`ebraico bilbico signiica perdere la strada, mancare la meta, e arov, che uol dire
allontanarsi, perdere di ista l`obiettio. Nella isione ebraica, quindi, peccare . e un
po` un mancare a se stessi, un`alienazione e un allontanamento dal proprio s ,Della
Rocca, 2003,.
In tale contesto, la metaora del ritorno`
presuppone che il comportamento dell`uomo sia come una strada che si percorre e per
questo la regola da osserare e bata/ba, dal erbo andare`, la colpa e una deiazione
dalla strada giusta, un allontanamento, cosi come il pentimento e il riaicinamento.
it/bot bate.bvra prima di essere norme per il pentimento` sono letteralmente per-
corsi di ritorno` ,Di Segni, 2003,.
Partendo dal principio secondo il quale quando si a ritorno a Dio e si desiste
dal peccato, si e tenuti a are piena conessione delle colpe`, il cui ondamento
normatio e indiiduato in Numeri 5, 6-, Maimonide espone con chiarezza e
doizia di rierimenti al testo biblico una sorta di casistica del pentimento e dei
rituali di conessione, resasi tanto piu necessaria in quanto, al tempo della dia-
spora, inibiti i riti che preedeano l`oerta di sacriici sull`altare dell`espiazione
non ci rimane che l`istituto della 1eshua`.
Quest`ultima assume declinazioni dierse a seconda che si tratti di colpe com-
messe nei conronti degli uomini o esclusiamente nei conronti di Dio, la stes-
sa conessione delle colpe, che dee in ogni caso essere pronunciata con le
proprie labbra`, nel primo caso sara pubblica, mentre chi abbia commesso
peccati nei conronti di Dio non li dee selare aatto, ed e considerata sac-
ciataggine il arlo. Dee inece are 1eshua dinanzi a Dio Benedetto e specii-
care le sue trasgressioni daanti a Lui, mentre al pubblico le accenna solo gene-
ricamente`. Inoltre, a dierenza delle colpe commesse erso Dio, che possono
essere espiate mediante la 1eshua e il giorno del Kippur,
Rifte..iovi a vargive ai .aia
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le colpe commesse ai danni del prossimo, . non erranno mai espiate se non dopo
aerlo risarcito per il danno arrecatogli e aerne palcata l`ira. Non basta assolutamente
la restituzione del danaro doutogli, ma e anche indispensabile placare la sua ira e ot-
tenere il suo perdono. L anche se aesse danneggiato il compagno solo a parole, dee
lo stesso placare la sua ira e are appello ai suoi sentimenti ino a ottenere il perdono.
L se l`oeso non uole perdonare gli si portano tre suoi amici, disposti a cercare di
conincerlo. Se anche questo non unziona gli si portano altre tre persone e altre tre
ancora. .Non e lecito essere crudeli e insistere a non oler rappaciicarsi. Si dee
sempre essere inclini alla rappaciicazione e sapere inece resistere all`ira. L se il pecca-
tore chiede perdono glielo conceda con tutto il cuore e con tutta l`anima. L anche se il
dolore per il torto subito e intenso, perch l`oesa o il danno subiti sono stati era-
mente grai, non si cerchi endetta e non si tenga rancore, poich proprio questa qua-
lita di non cercare endetta e di non serbare rancore e la caratteristica dei igli d`Israele
e la peculiarita del loro cuore ,Maimonide, XII sec.,.
Il testo resistra qui una noteole conergenza con il messaggio eangelico, in
particolare con Matteo, 5, 23-24: se dunque tu stai presentando la tua oerta
all`altare ed ii ti ricordi che il tuo ratello ha qualche cosa contro di te, lascia la
tua oerta li daanti all`altare, e a` prima a riconciliarti col tuo ratello, poi
torna e presenta la tua oerta`, e con Luca, 1, 3-4: se tuo ratello ara pec-
cato, rirpendilo, e se si pente, perdonagli. L se anche peccasse sette olte al
giorno contro di te, e sette olte al giorno si riolga a te, dicendo Mi pento`,
tu gli dei perdonare`.
Ma l`indizio piu chiaro circa le potenzialita illimitate` della 1eshua e rintrac-
ciabile nella parte del trattato che Maimonide risera ai peccatori che non a-
ranno parte nella ita utura, engono cioe recisi`, anno alla perdizione`:
costoro sono in particolare gli eretici`, tra i quali i negatori dell`esistenza di
Dio e i seguaci dell`astrologia, gli epicurei`, deiniti come coloro che sosten-
gono che non esistono proezie e che non esiste comunicatia che giunge dal
Creatore al cuore degli uomini`, i negatori della 1ora` e gli apostati` della
stessa - chi per esempio si conerte a una religione straniera in tempo di legi-
slazione antiebraica` -, ma anche coloro che inducono in peccato il pubblico`,
oero, ra l`altro, chi intenzionalmente sia il prossimo dalla ia retta come il
seduttore o l`istigatore`. Nonostante l`estrema graita delle colpe, tuttaia, an-
che ai recisi` resta aperta una possibilita,
perch non esiste cosa che possa resistere alla potenza della 1eshua. Anche se duran-
te tutta la ita aesse peccato nel modo piu grae e osse dientato un ba`al teshua
solo alla ine, arebbe parte nella ita utura, poich e detto pace, pace al icino e al
lontano - disse il Signore - e Io lo guariro` ,Isaia, 5, 19,. I peccatori tutti, gli apostati
ecc. che siano ritornati a Dio in 1eshua - sia pubblica che segreta - engono accolti
poich e detto: Ritornate, igli indisciplinati` ,Geremia 3, 22,. L anche se e tuttora
Mariavgiota Cattivgavi
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indisciplinato`, perch e ritornato` in segreto e non pubblicamente, lo si accoglie
nella sua 1eshua ,Maimonide, XII secolo,.
Illimitata e la potenza della 1eshua`: per questa ragione, probabilmente, si
insegna che essa sia stata ideata prima ancora della creazione del mondo` ,Le-
i, 2003,, quasi che alla sua potenza originaria, douta certo all`insindacabile di-
segno diino che ha oluto creare assieme il bene e il male ,Io sono colui che
ha ormato la luce e ha creato le tenebre, che ha atto la pace e ha creato il ma-
le, Isaia, 45, ,, debba assoggettarsi inine anche il olere di Dio. Una olta im-
boccato, il percorso della 1eshua ha il potere di rimettere ogni cosa in discus-
sione, la stessa olonta di Dio puo cambiare` ,Della Rocca 2003,: cosi aiene
nel libro di Giona, che si legge nel giorno di Kippur, nel quale il percorso di
1eshua e rierito a Dio stesso:
Lra Ninie una grandissima citta di tre giornate di cammino. L Giona incomincio a
andare per la citta, . e predicaa dicendo Ancora quaranta giorni e Ninie sara di-
strutta`. .Ld essendo giunta la notizia al re di Ninie, . u proclamato in Ninie un
decreto, per ordine del re e dei suoi grandi, dicendo: Uomini e animali, boi e perso-
ne, non mangino aatto . ognuno si conerta dalla sua malagia condotta e
dall`iniquita che e nelle sue mani. Chi sa lorse Iddio potrebbe cambiarsi e ripentirsi,
distogliere l`ardore della sua ira e non arci perire`. L Iddio ide le loro opere, come
inatti si ossero conertiti dalla loro malagia condotta, e Iddio si penti del male che
aea detto di ar loro e non lo ece ,Giona, 3, 3-10,.
Notiamo che se e ero che Gerolamo traduce quasi inariabilmente i passi rela-
tii alla 1eshua richiamati da Maimonide con il consueto erbo conertor, in
questo caso non esita a rierire lo stesso termine a Dio al ersetto 9 ,Quis scit si
conertatur et ignoscat Deus, et reertatur a urore irae suae et non peribi-
mus,, mentre interiene sulla traduzione data dalla LXX del ersetto 10 ,da lui
riportata come egit poenitentiam Deus super malitia quam locutus uerat`:
Dio ece penitenza per il male che aea detto,, roesciandone sostanzialmente
i termini: et misertus est Deus super malitia quam locutus uerat`: e Dio eb-
be pieta del male che aea detto`, la doe, aerte sempre Gerolamo, per
male` e da intendersi il complesso di supplicii et tormenti` che aea pro-
messo alla gente di Ninie, non quod Deus mali acere quidquam cogitaret`,
non perch si pensi che Dio possa are alcunche di male ,PL XXV,.
Il richiamo a Gerolamo non ha intenzione polemica: cio che si uole sottoline-
are e come l`adozione generalizzata del termine conertor nel rendere i luoghi
bliblici della teshua - da Osea a Isaia a Geremia a Lzechiele - ne cancelli so-
stanzialmente lo spessore, in certo modo burocratizzandola nell`imperatio del-
la conersione` intesa come eangelizzazione, e di conseguenza preerendo
non indulgere in un`analisi troppo dettagliata dell`etimo ebraico. Con cio non si
uole in alcun modo sminuire, oltre alle note caratteristiche che anno della sua
Rifte..iovi a vargive ai .aia
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opera la prima traduzione critica del testo sacro in senso moderno, quella che
appare, in particolare nei testi di commento, la smisurata potenza ermeneutica
di Gerolamo, una potenza che e anche sempre il rinnoarsi dell`interrogazione
riolta alla arota, e per conerso l`eterno rinnoarsi del avbbio, anch`esso per-
cepibile negli scritti di commento, che ineitabilmente ne accompagna la rice-
zione, e in misura maggiore l`onere della traaviove. Potenza e dubbio di cui re-
stano tracce nei caratteri consueti che connoteranno Gerolamo nell`arte cristia-
na: il leone e il teschio, la orza e il mistero.
A testimonianza di una motiazione ad interrogare` la Scrittura che non puo
non risiedere se non in un grande amore per la parola stessa cui ci si accosta -
cio che portera lo stesso Gerolamo a non aere, in ita, alcuna gloria per
l`immane laoro solto, in condizioni di olontario esilio in Palestina - anche
se non rassegnato e tutt`altro che inerte nei conronti dei propri detrattori -,
come se in lui si osse compiuto quel misterioso isolamento di cui parla il Sal-
mo 69 ,68 secondo la numerazione della Vulgata,: Lstraneo son dientato ai
miei ratelli e sconosciuto ai igli di mia madre, perch lo zelo per la tua casa mi
diora`. Inine, non si dee dimenticare che la conersione` , nei primi secoli
dell`era cristiana, ha come modello la icenda pardigmatica dell`apostolo Pao-
lo.
1uttaia, orse perch dotata d`illimitata potenza, edremo che, acendosi stra-
da attraerso i secoli, la nozione di teshua sara capace, ai giorni nostri, di rag-
giungere la Chiesa di Roma.
L ai giorni nostri ci riporta proprio la decisione della Comunita ebraica di Ro-
ma di riproporre al grande pubblico le istruzioni di Maimonide per il ritorno a
Dio: la decisione e assunta sulla scia dell`attentato palestinese alla Sinagoga di
Roma dell`ottobre 1982, in cui perse la ita il piccolo Steano 1ache, di soli due
anni. Nelle parole del Rabbino capo della comunita di Roma, che introducono
la nuoa edizione del 2004, nella storia recente dell`ebraismo italiano
quell`attentato ha segnato una data di presa di coscienza e per molti aspetti -
per quanto ariegati e controersi - di rinascita`, e si puo aggiungere che i en-
ti anni trascorsi, e in particolare quelli piu recenti, hanno dolorosamente reso
piu urgenti le ragioni della rilessione religiosa, non solo all`interno del mondo
ebraico, in tempi in cui non esistono piu proeti come Isaia o Lzechiele - del
quale il traduttore di Maimonide da la deinizione di sentinella` orrero addetto
alla 1eshua` ,Lei, 2004, - mentre al contrario molti, orse troppi, sono colo-
ro che si atteggiano a tali.
Mariavgiota Cattivgavi
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7. Il presente e la notte della comunit dalle anticipazioni di Dossetti
ai documenti ufficiali: La Chiesa cattolica sulla strada della teshuv
L dalla contemplazione disincantata del tempo presente prende le mos-
se la rilessione di Dossetti: la notte a riconosciuta per notte` ,1994,, n si
danno rimedi acili` o scorciatoie` per uscire dall`oscurita che non siano il-
lusione`. Dell`oracolo di Isaia e proprio la consapeolezza del permanere delle
tenebre a implicare un sostanziale pessimismo:
preso atto che esso parla di notte, e di notte onda, dobbiamo ancora aggiungere che
esso non lascia grandi speranze ai suoi interpellanti: ma con oluta ambiguita, annun-
zia si il mattino, ma anche subito dopo il ritorno della notte. L`oracolo del proeta non
uole alimentare illusioni di immediato cambiamento, e anzi inita a insistere, a rido-
mandare, a chiedere ancora alla sentinella, senza pero lasciare intraedere prossimi ri-
medi ,Dossetti, 1994,.
Sarebbe certamente ingeneroso, e anzi addirittura disonesto, riconsiderare ora il
testo di Dossetti ,1994, ermandosi all`aermazione che la sostanza ultima
dell`oracolo della sentinella e at ai fvori ai ogvi avbigvita: Conertitei!` ,corsii
nostri,. Se Dossetti sceglie - in irtu dell`obbeaieva - il termine usato nella er-
sione CLI, restituisce immediatamente alla parola l`intero spessore che abbia-
mo isto appartenere alla radice shu:
la radice ebraica . signiica per s ritorvare`. Ma puo esprimere anche, speciicamente,
il rirotger.i a Dio, cioe la conersione.
Secondo la sentinella non si tratta tanto di cercare nella notte rimedi piu o meno acili,
ma anzitutto di un trasormarsi interiormente, di un dietroront intimo, di un oltarsi
positio erso il Dio della salezza.
Radice di questa conersione e anzitutto la contrizione, il pentimento ,Dossetti, 1994,.
Ma l`aspetto piu innoatio del dire della sentinella in Dossetti e che il suo ap-
pello e riolto non solo e tanto ai singoli - ai quali la nozione di trasormazio-
ne interiore` certamente allude -, ma ad una speciica cottettirita ,tutti noi, cat-
tolici italiani, abbiamo graemente mancato`,, e che e tale collettiita a doer
imboccare la strada del pentimento. Di piu: l`abbandono della solitudine, il re-
cupero del senso del cove..ere`, e il primo passo sulla ia del ritorno che puo
condurre oltre la notte della comunita`.
In questo recupero originario del con-essere` - di cui a ragione si ritiene ridut-
tia la resa nel vit.eiv heideggeriano, per taluni aspetti, appare anzi blasema,
rorio ercbe heideggeriana - stanno le radici proonde di quel con-promettere`
che consente la Costituzione italiana del dopoguerra, dell`accezione nobile, di
promessa reciproca, che assume il compromesso ra culture in cui si radica la
carta costituzionale ,Bindi, 2004,.
Rifte..iovi a vargive ai .aia
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Ma in quello stesso con-essere puo essere rinenuto anche il senso di una re-
sponsabilita storica collettia ,tutta la nostra cristianita`, che anticipa, sia pure
in modo ancora in parte implicito, successie prese di posizione uiciali della
Chiesa di Roma, e segnatamente proprio nei conronti degli ebrei.
Per una singolare coincidenza, il 1994 in cui Dossetti pronuncia la sua com-
memorazione di Giuseppe Lazzati e anche l`anno in cui Gioanni Paolo II, in
preparazione del Giubileo dell`anno 2000, inia al mondo la lettera apostolica
1ertio vittevvio aarevievte ,1MA, 1994,, che esplicitamente richiama la tradizione
ebraica degli anni giubilari, il cui signiicato e indiiduato nella restituzione di
condizioni di eguaglianza a tutti i igli d`Israele attraerso il condono di tutti i
debiti` e la reoca delle condizioni di esproprio delle terre e di schiaitu perso-
nale che questi stessi debiti aeano generato. Proprio la radicalita di tali dispo-
sizioni della legge mosaica, e l`eidente diicolta di una loro compiuta applica-
zione, sostengono una lettura apostolica dell`anno giubilare come robetia fv
tvri in quanto preannuncio della era liberazione che sarebbe stata operata dal
Messia enturo`, e l`indiiduazione di un percorso di sostanziale continuita ra
tradizione giubilare ebraica e dottrina sociale della Chiesa. Il carattere che mag-
giormente si sottolinea dell`anno giubilare e pero quello, spirituale, di essere un
anno di grazia del Signore`:
anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, anno della riconciliazione
tra i contendenti, anno di molteplici conersioni e di penitenza sacramentale ed extra-
sacramentale ,1MA, 1994,.
L`enciclica del `94 si pone come ultimo atto di una preparazione` che troa le
proprie radici nel Concilio Vaticano II, chiarendo anche quale sia lo speciico
discrimine storico che lo ha reso
un Concilio simile ai precedenti, eppure tanto dierso, un Concilio covcevtrato .vt vi.tero
ai Cri.to e aetta .va Cbie.a ea iv.ieve aerto at vovao. Questa apertura e stata la risposta e-
angelica all`eoluzione recente del mondo con le sconolgenti esperienze del XX se-
colo, traagliato da una prima e da una seconda guerra mondiale, dall`esperienza dei
campi di concentramento e da orrendi eccidi ,1MA, 1994, corsii nel testo,.
Ma se la mano inisibile della Proidenza` si e atta riconoscere negli eenti
del 1989`, che ha portato con s un soluzione paciica` all`equilbrio instabile e
minaccioso della guerra redda, e quanto emerso dopo il 1989, in particolare il
grae rischio dei nazionalismi`, con rierimento alla situazione dei Balcani, che
costringe le nazioni europee ad un serio e.ave ai co.cieva, nel riconoscimento di colpe
ed errori storicamente commessi, in campo economico e politico, nei riguardi di na-
zioni i cui diritti sono stati sistematicamente iolati dagli imperialismi sia del secolo
scorso che del presente ,1MA, 1994, corsii nel testo,.
Mariavgiota Cattivgavi
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Si tratta di un obbligo cui la Chiesa per prima proede ad ottemperare.
All`inito del Papa - alle soglie del nuoo Millennio i cristiani deono porsi
umilmente daanti al Signore per interrogarsi .vtte re.ov.abitita cbe avcb`e..i bavvo
vei covfrovti aei vati aet vo.tro tevo` ,1MA, 1994, c.n.t., - a seguito negli anni
immediatamente successii l`elaborazione, ad opera di una apposita sezione
della Commissione 1eologica Internazionale, del documento Mevoria e ricovci
tiaiove: ta Cbie.a e te cote aet a..ato, inteso ad assumere carattere di esemplari-
ta` nei conronti di altre istituzioni collettie, religiose e laiche ,MR, 2000,.
Nell`arontare il complesso intreccio di problematiche legate al proprio serio
esame di coscienza` - metodologiche, storiche, teologiche, morali -, la Chiesa
sembra tuttaia rispondere in primo luogo ad una propria esigenza proonda,
quella di riparare la roria .te..a memoria. Se inatti si riconosce come inappel-
labile la solitudine` del peccatore, solo daanti a Dio con la sua colpa, il suo
pentimento e la sua iducia`, sottolineando che nessuno puo pentirsi al suo
posto o domandare perdono in suo nome`, si covfe..a allo stesso tempo che
in certe situazioni il peso che graa sulla coscienza puo essere cosi pesante da costitui-
re una sorta di memoria morale e religiosa del male atto, che e per sua natura una ve
voria covvve: essa testimonia in modo eloquente della solidarieta obiettiamente esi-
stente ra colo che hanno atto il male e i loro eredi nel presente. L` allora che diiene
possibile parlare di re.o.abitita covvve oggettira ,MR, 2000, corsii nel testo,.
Seguendo Paul Ricoeur nel riconoscimento alle categorie psicoanalitiche di le-
gittimita ermeneutica nei conronti della memoria collettia, ma estendendo il
rierimento oltre la lettera` reudiana, si potrebbe dire che la richiesta - te ri-
chieste - di perdono aanzate dalla Chiesa rispondano all`esigenza prioritaria di
riarare .e .te..a iv qvavto oggetto bvovo, anche attraerso un peculiare processo di
indentiicazione con l`altro da s, con l`oggetto oeso ,Klein, 193,.
In questo contesto sembra legittimo collocare le considerazioni solte nel para-
grao dedicato a Cri.tiavi ea brei, che riprende il discorso alla Sinagoga di Ro-
ma, del 1986, in cui Gioanni Paolo II aea ammesso che la storia delle rela-
zioni tra ebrei e cristiani e una storia tormentata, . il bilancio di queste rela-
zioni durante i due millenni e stato piuttosto negatio`, e, ancora una olta,
colloca il punto di solta in tali relazioni nella Shoah:
qve.to fatto costituisce un richiamo alla coscienza di tutti i cristiani oggi, tale da
esigere un atto di pentimento ,teshua,` ,MR, 2000, corsii nostri,.
Che cosa signiica ,attraerso il richiamo ad un ulteriore documento, della
Commissione per i Rapporti Religiosi con l`Lbraismo,, eocare in tale contesto
il concetto di teshua , che cosa implica il atto che la Chiesa cattolica usi que-
sta parola
Rifte..iovi a vargive ai .aia
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Signiica semplicemente ivveae.ivar.i nell`altro ,in quell`altro aetervivato, che e,
in qve.to capitolo riguardante le colpe della Chiesa, l`ebraismo,, seguendo il per-
corso in qualche modo reclamato dal rorio intimo bisogno di riparazione, e
dunque a questo ine parlare la sua lingua - o signiica inece, piu proonda-
mente, assumere la teshua come nozione condiisa, rispondendo a un biso-
gno di dialogo reciroco, al bisogno di una vvora lingua comune
L`ebraismo risponde alla sollecitazione cattolica con estrema cautela, aalo-
rando in qualche modo la prima ipotesi di risposta: coerentemente con i on-
damenti normatii della teshua, si aerma che
per quanto riguarda il passato, c`e da rileare l`assenza di coloro che sono stati mag-
giormente oesi, tutti coloro che nel corso dei secoli sono stati perseguitati, umiliati,
torturati, uccisi, perseguitati anche dopo la morte. Nessuno oggi, anche se discendente
diretto, ha il diritto di cancellare con il perdono cio che e stato atto ad altri. L anche
dalla parte di chi ha oeso, i persecutori dei secoli scorsi non ci sono piu, e coloro che
oggi presiedono le stesse istituzioni non possono parlare a nome dei predecessori, il
passato non si puo cancellare ,Di Segni, 2000,.
Non si tratta pero di un riiuto` di perdonare, in quanto lo stesso
parlare di perdono e uoriante. Non si possono conondere due dierse realta. Una e
l`intenzione ia e sincera di costruire un nuoo rapporto con l`ebraismo, . ed e un
dato estremamente positio, che merita tutta l`attenzione e il sostegno. L`altra e la pre-
tesa di chiamare tutto questo con il nome di perdono`, come se cio potesse essere
chiesto o concesso, e con il rischio di nascondere con un elo pietoso tutta l`enormita
dei delitti compiuti per secoli . Dal punto di ista teologico, inoltre, la dottrina cri-
stiana sull`ebraismo attende ancora una reisione radicale, che gli riconosca un ruolo
indipendente e autonomo nella salezza, e in tal modo lo ponga al riparo da qualsiasi
tentatio di eangelizzazione ,Di Segni, 2000,.
Si potrebbe rileare che proprio recuperando il senso originario, quasi topogra-
ico, della teshua come ritorvo, essa puo, nella sua illimitata potenza, accompa-
gnare e orientare eicacemente l`intenzione ia e sincera di costruire un
nuoo rapporto con l`ebraismo` - senza con cio prestarsi a nascondere o a
cancellare il passato. Se pure di perdono in senso pieno si trattasse, perdonare
non signiica comunque dimenticare, ed anzi, il pentirsi e chiedere perdono vov
aere signiicarlo: riconosco le mie iniquita e il mio peccato mi sta sempre da-
anti` ,Sal. 51, 5,.
Per contro, si dee riconoscere che, prima ancora di arriare a toccare la sera
teologica, la richiesta di perdono` si presenta relatiamente generica e aga-
mente reticente`, proprio se accostata ad altre e precedenti rilessioni, dello
stesso Dossetti, sugli atti della Santa Sede all`approssimarsi dell`ultima guerra
Mariavgiota Cattivgavi
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mondiale, in un periodo in cui, come u chiaro allo stesso Pio XI, intenzioni e
natura del regime nazionalsocialista non lasciaano spazio ad equioci:
la unzione di testimonianza, che e propria del concetto stesso del Magistero supremo,
resto, su questo punto nodale, incompiuta, .tanto piu dopo che Pio XI aea gia a-
perto la strada ed emesso un sicuro e inequioco giudizio, che meritaa di essere atto
alere con la massima orza ino alle estreme possibilita.
Non aer ripreso e aalorato quel giudizio, in quel momento in cui era ancora possi-
bile arlo - a nostro umile aiso - resta indubbiamente un caso signiicatio di man-
canza di igilanza lucida e preeniente contro il male sistematico` ,Dossetti, 1986,.
Oltrepassa l`economia di questo laoro - e le stesse capacita di chi scrie -
l`esplorazione della dialettica possibile oggi ra ebraismo e cristianita, una dia-
lettica la cui possibilita comincia ancora molto debolmente a arsi percepibile
nella dichiarazione ^o.tra aetate del Concilio Vaticano II ,1965,, per raorzarsi
nelle parole di Gioanni Paolo II alla Sinagoga di Roma, e, inine, nei docu-
menti richiamati elaborati in preparazione del Giubileo ,Steani, 2004,. Lsplo-
rare le implicazioni di un possibile riconoscimento reciproco di percorsi di sal-
ezza indipendenti e autonomi`, e dunque di una sorta di compresenza di pe-
rennita`, richiederebbe una rilessione proonda sul signiicato che assumono le
nozioni di tempo, storia, ine della storia, uturo e salezza, in ciascuno dei due
contesti, una rilessione aertita di come tratto comune ai diersi uturi pen-
sabili sia propriamente il mistero: iene il mattino e iene la notte, tornate e
domandate un`altra olta, una domanda che si ripete, ed alla quale e ignota la
risposta: egliate dunque, perch non sapete n il giorno n l`ora` ,Mt, 25,
13,.
L per quanto si constati che, in assenza di aperture sul uturo, lo stesso discor-
so sulla memoria sia in certo modo costitutiamente monco ,Ricoeur, 1998,,
tale resta, per cosi dire, la modesta morale proisoria` qui adottata, senza
pretendere di dare alcuna risposta, di perenire a nessuna rassicurante conclu-
sione. Se non per sottolineare come il tollerare che esistano diersi uturi pen-
sabili - il ta.ciar e..ere diersi percorsi di salezza senza reciproca prearicazione
-, non pare essere conquista irreocabile neppure del pensiero laico contempo-
raneo, neppure in campo giuridico, e sembra inece richiedere, soprattutto og-
gi, la massima attenzione e igilanza.
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