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PRIMO PIANO
ANALISI DELLE PERIFERIE: INDICI SOCIOLOGICI DI RIFERIMENTO*
CETI ALTI PERIFERIA MIGLIORE Chiaiano (23,3%) CETI BASSI Bagnoli (16,2%) TASSO DI
DISOCCUPAZIONE Bagnoli (24,5%) GIOVANI SENZA TITOLI DI STUDIO Bagnoli (9,2%) LA
RICERCA
Miano (12,3%)
S. Pietro a P. (31,2%)
Miano (49,3%)
Scampia (30,1%)
(30,4%)
(18,6%)
(27,4%)
(14,7%)
ti. Ci sono tanti modi per definire le periferie, termine che indica i sobborghi
nei pressi dei centri urbani. Sono luoghi di disagio, disgregazione sociale, aree
densamente popolate dove proliferano illegalità e crimini di ogni genere. Da
Scampia a Secondigliano, da Miano a Piscinola passando per San Pietro a Patierno e
ancora Bagnoli, Pianura, Soccavo, San Giovanni a Teduccio, Barra e Degrado e
illegalità trovano terPonticelli. Non c'è un nesso che unisce queste aree
marginali della reno fertile nei luoghi abbandonati città di Napoli, solo un
sottile filo indagli amministratori. Alloggi isolati: visibile che lega tutto
l'hinterland partenopeo, un filo segnato da un mancano pure i punti di
aggregazione destino misero, talvolta privo di ogni speranza ma dove di certo c'è
ancora qual- questa situazione ad essere piuttosto una concuno che crede in una
rinascita che solo un'a- seguenza dello squilibrio del capitalismo». «La deguata
politica economica e sociale può av- miseria urbanistica che abbiamo a Napoli - ha
viare. Di questo si è discusso durante la con- poi proseguito Gennaro Matino - non
è poi coferenza organizzata all'Università Parthenope sì diversa da quella che si
vive ogni giorno neldi Napoli dal Comitato per la qualità del vive- le altre
periferie del mondo. C'è intanto chi parre. Docenti delle facoltà più prestigiose
dello la di progetti che prevedono, anche per le aree Stivale, sociologi,
rappresentanti del mondo extraurbane, la possibilità di costruire grattacattolico
e urbanistico si sono dati appunta- cieli e case di acciaio e vetro, una sorta di
"dimento nell'Aula Grande dell'ateneo in via Ac- vino amore" dell'edilizia, ma
fino a questo moton per discutere dei piani di fattibilità che po- mento le
abitazioni che si vedono nelle peritrebbero consentire, una volta e per tutte, al-
ferie del mondo sono solo fatte di mattoni, ce-
mento e nei casi peggiori anche di sola paglia». Un altro problema, secondo il
rappresentante del mondo ecclesiastico partenopeo, è legato alla distanza, una
condizione che determina inevitabilmente isolamento e disgregazione: «Più si è
lontani dal centro e maggiore è il guasto economico. La soluzione - ha concluso -
è rappresentata dalla combinazione tra ridistribuzione delle ricchezze e politiche
sociali adeguate: solo così si può mettere fine ad un capitolo disastroso per le
periferie, agglomerati a margine della città contraddistinti solo da un numero di
una legge, lo stesso numero che veniva portato sul braccio dai deportati nei campi
di concentramento in epoca nazista». Sulle periferie del mondo e su Napoli come
città-periferia d'Europa si è espressa anche Monica Martinelli, docente di
Sociologia alla Cattolica di Milano: «Quando parliamo di periferie parliamo di
veri e propri arcipelaghi di isole diverse dove sussiste una grande eterogeneità
con grosse fratture generazionali ed etniche, almeno per quanto riguarda gli
agglomerati extraurbani di Roma e Milano - ha spiegato la sociologa - Si parla
tanto del bisogno di vivere il futuro in città sicure ma dobbiamo innanzitutto
controllare se nei prossimi anni sarà ancora in piedi il concetto stesso di città
intesa come centro di aggregazione». «Per ora - ha concluso - ci troviamo di
fronte a periferie ab-
(Agnfoto/Messere)
bandonate, nel senso di aree messe al bando dalla politica che letteralmente
"spiegano" il proliferarsi di banditi». Urbanistica e edilizia popolare sono stati
tra gli argomenti del dibattito sulle periferie. Proprio l'edilizia, infatti, come
ha ribadito lo stesso docente di Architettura alla Federico II, Alessandro
Castagnaro, sarebbe a monte del grande disagio sociale delle zone marginali della
città: zone dove si è pensato solo a costruire agglomerati "dormitorio" senza
nessuna prospettiva utile in materie di infrastrutture e centri di aggregazione
sociale. Un disagio, questo, rimarcato anche dal presidente del Comitato per la
qualità
AREA NORD
| Per Nitti era la "corona di spine della città". Ora si vive tra edilizia
popolare e leggi di camorra
comprendere meglio come nasce il degrado a Secondigliano. Occorre tornare al
periodo fascista. Era il 1926 quando Secondigliano da comune viene declassato a
periferia nordorientale di Napoli. «Secondigliano - ricorda il rettore della
Parthenope, Gennaro Ferrara - era una ricca e fiorente città terziaria della
provincia che vantava anche una banca popolare con due sportelli. La legge
fascista - ha spiegato il rettore - non ha fatto altro che peggiorare la
situazione cancellando l'identità di un paese costretto a "sottostare" alla
legislazione di Napoli». Esperienza ultradecennale nell'Area Nord della città è
quella vissuta da padre Salvatore Izzo, parroco a Secondigliano dal 1968. E
proprio su una Secondigliano "dimenticata" da tutti si sofferma il prete di
frontiera: «Le Istituzioni nazionali vanno sempre a visitare Scampia
dimenticandosi di Secondigliano e dei suoi tanti problemi». «Ho fatto il
missionario in India e posso dire che, a differenza di Napoli, le periferie dei
paesi in via di sviluppo marciano velocemente verso la rinascita economica e
sociale. Bisognerebbe seguire l'esempio della grandi città europee ma per fare
questo occorre partire da una seria politica di riqualificazione ambientale e da
una revisione della pubblica amministrazione locale». A peggiorare il quadro già
disastrato di Secondigliano ci ha pensato la legge 167 del 1966 con la quale sono
stati creati gli alloggi popolari e le famosissime "Vele", (nella foto) covo di
degrado e centro nevralgico del traffico di stupefacenti. In molti se l'erano
presa con l'architetto che all'epoca le progettò, Franz Di Salvo, ma occorre fare
una riflessione su questo punto. Se si viaggia sul lungomare della Costa Azzurra,
nei pressi di Nizza è possibile scorgere lo stesso tipo di strutture ma, di certo,
nel famosissimo paese francese non si sono mai presentati i problemi che si vivono
nell'Area Nord di Napoli. La differenza sostanziale è che le strutture di Scampia,
rispetto a quelle della Costa Azzurra, non sono circondate da centri di
aggregazione sociale, nessun teatro, nessun cinema. Insomma niente di niente. Solo
una zona "dormitorio" dove in molti si dedicano al mercato della droga, un affare
che rende questa zona periferica il reale centro del narcotraffico regionale e
nazionale. Il tutto contraddistinto dall'aggravante della camorra organizzata che
impone le sue leggi su una cittadinanza che, fino a poco tempo fa, restava solo a
guardare. [NUAR]
finite "la corona di spine della città di Napoli". Parlava delle periferie, e in
particolar modo dell'Area Nord di Napoli, zona ricca di contraddizioni e salita
alla ribalta delle cronache nazionali per la faida di camorra che da qualche anno
insanguina le strade di Secondigliano e Scampia. Una faida intestina, spietata,
dove clan rivali si battono a colpi di pistole e kalashnikov per il controllo del
mercato della droga. È proprio la droga la fonte principale di guadagno a Scampia
e Secondigliano, aree dove l'occupazione - quella legale - risulta essere
piuttosto esigua a fronte, invece, di decine di famiglie che vengono assoldate
dalla mala campando con la vendita di dosi, pronte a proteggere i pusher dalla
polizia e a controllare che lo Stato non "disturbi" il loro lavoro. Ma occorre
fare un passo indietro per
LA DUE GIORNI
Invece è prevalso il peggior localismo clientelare senza una strategia unitaria.
Dopo quindici anni di malgoverno coperto da connivenze che vanno dai media alla
magistratura, il re è nudo. Fino ad ora il centrodestra ha annaspato senza
riuscire ad essere visibile credibile preferibile opzione di governo. Molte le
ragioni e le giustificazioni. Ma ora siamo alla resa dei conti: città e regione
sono allo stremo ed il centrosinistra sta per portare i libri in Tribunale. Oggi
nessuna giustificazione a ritardi, impreparazione, inadeguatezze, sarebbe
accettabile.
CORVO ROSSO
Un'alternativa...
reazione eccessiva di Berlusconi che si è sentito assediato dai suoi stessi
alleati. Ora bisogna voltar pagina. Parliamo di Napoli. Con la sinistra al potere
da quindici anni, Napoli è diventata l'ultima ruota del carro/Paese. Criminalità e
povertà sono i due elementi prevalenti in un contesto amministrativo ed economico
dominato da inefficienza, sottosviluppo e clientelismo. La città ed il suo
hinterland, col 60% della popolazione regionale, crescono meno del resto della
Regione, del mezzogiorno e meno della metà del centro nord. Sono una zavorra per
le altre provincie della Campania ed il fanalino di coda del sud. Soldi pubblici,
tra risorse nazionali e comunitarie, in questi anni non sono mancati, ma sono
stati sprecati in mille rivoli improduttivi senza creare sviluppo. Economisti di
rango, da Nicola Rossi a Massimo Lo Cicero, perfino il ministro Bersani, hanno
stigmatizzato l'incapacità della Regione a programmare investimenti strategici in
un area che per essere competitiva richiede grandi trasformazioni.
Niente di nuovo...
questione morale. Spregiudicatezza. Volti consumati che si riciclano e cambiano
pelle per sopravvivere, gente che rinnega la propria storia politica e se stessi,
per farsi spazio e occupare posizioni di potere. Uomini e donne senza esperienza e
senza storia che presumono di rappresentare i problemi del mondo intero. Nuovi
leader politici che ricorrono ai vecchi metodi. Nicolais Gino più di
tutti. Una vera e grande delusione. Politicamente un bluff. Uno di quelli che dove
lo metti di sera non lo trovi la mattina. Una delle tante scoperte, sbagliate, del
governatore Bassolino. «Chi è causa del suo mal pianga se stesso». E se dovesse
avverarsi, come si vocifera in alcuni ambienti, che Nicolais sarà il candidato
alla presidenza del centro sinistra alle prossime elezioni regionali, annuncio sin
da ora che non lo voterò: in particolare dopo averlo visto, politicamente,
all'opera in questi mesi, e per come si è comportato nella elezione del segretario
provinciale del Pd napoletano. Questo ministro, pur facendo parte della
maggioranza del Pd a livello regionale, ha votato e contribuito alla elezione del
segretario provinciale proposto dalla minoranza del partito. Ha votato a favore di
un nominativo, che forse neanche conosceva, per il sol gusto di votare contro il
candidato dall'area politica di Bassolino. Una sorta di "vendetta" politica. Non
avendo mai digerito la mancata riconferma alla carica di assessore regionale dopo
le elezioni del 2005, ha voluto togliersi il sassolino dalla scarpa. È
mancata qualsiasi riflessione sul futuro di Napoli, della regione, sui problemi
che gravano nell'area metropolitana. A bocce ferme bisogna riconoscere che
probabilmente la mancata riconferma ad assessore è una delle poche scelte
indovinate di Bassolino. Evidentemente dopo averlo scoperto per primo, ne aveva
individuato per primo, i limiti politici. C'è di vero, però, che il Governatore
negli ultimi tempi si è trovato con numerosi ex collaboratori, da lui inventati,
che gli hanno voltato le spalle. Quelli, invece, che gli sono rimasti accanto lo
consigliano male e contribuiscono a farlo sbagliare; peccano di presunzione e non
si rendono conto che bisogna agevolare il ricambio e rinnovamento della classe
politica napoletana. E che il partito, per essere governato, ha bisogno
dell'unità, del pluralismo e della tradizione del riformismo socialista.
Francamente se Ds e Margherita ritengono di affidare un ruolo marginale ai
Socialisti, piuttosto che dare una identità politica, bculturale e morale al Pd
campano non ci entusiasma. Anzi non ci interessa. ANDREA AMERICA
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Registrazione Tribunale di Napoli n°4608 del 31/01/1995 Registro Nazionale della
Stampa n° 5521 Vol. 56 pag. 161 ISSN 1827-3475