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Aurelio Oronzo Simone

a cura di

Esercizi di scrittura storiograca


EMILIO BACCARINI CRISTIANO PIZZUTI T O M M A S O D E L L E R A SABRINA MIPELLI PIERPAOLO REDONDO VANTAGGIO ANGELA SPINELLI

ARACNE

Copyright MMI ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma amministrazione : (06) 93781065 ISBN 88-7999-252-X I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dellEditore. I edizione: novembre 2001

INDICE

EMILIO BACCARINI

La losoa come inquietudine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


CRISTIANO PIZZUTI

Il mondo in percezione. La gnoseologia della percezione di MerleauPonty . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


TOMMASO DELLERA

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Il rapporto tra storia e losoa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


SABRINA MIPELLI

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La storia: lidentit delluomo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


PIERPAOLO REDONDO VANTAGGIO

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Una losoa per tutte le stagioni? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


ANGELA SPINELLI

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P. K. Feyerabend tra storicismo e destoricazione . . . . . . . . . . . 109

La losoa come inquietudine


EMILIO BACCARINI

A Cristiano vinto dal peso immenso dellinquietudine. Peso della vita divenuta insopportabile (1).

Conosci te stesso Conosci te stesso disse Socrate, se mi conoscessi scapperei via rispose Goethe. Questo immaginario dialogo al di fuori del tempo lemblema dellindagine losoca, chi fa losoa animato dallamore per il sapere, ovvero dal desiderio di conoscere, fossanche linconoscibile. Si potrebbe ribattere che anche il chimico o il sico sono animati dalle stesse intenzioni e che dunque tale desiderio non proprio della sola losoa. Vero, anzi verissimo, ma bisogna ricordare che per molti secoli furono gli stessi loso ad occuparsi della sica come della chimica pensiamo ai grandi alchimisti medievali delle scienze naturali e di quelle matematiche basta ricordare Descartes. La specializzazione del sapere un frutto molto giovane, che vede negli ultimi 3 secoli il momento storico in cui nata e si sviluppata portando alla nascita di nuove scienze che, per le loro intrinseche caratteristiche, si sono giustamente emancipate dalla losoa. Tale cambiamento ha avuto come conseguenza la ridenizione della losoa stessa, dei suoi campi di indagine e dei suoi compiti. Questo problema lo si pu tradurre nei termini di una semplice domanda: oggi a cosa serve la losoa? Il pensiero contemporaneo si posto ossessivamente tale domanda, dando tante risposte per quante sono le correnti di pensiero che lo hanno animato negli ultimi cento anni, tuttavia credo che se ne possa dare unaltra,
(1) Queste pagine sono dedicate con un affetto profondo a Cristiano Pizzuti, nostro studente e giovane dottore dellUniversit di Roma Tor Vergata, per il quale leros losoco che praticava e viveva con una intensit rara, non stato sufciente per vincere il terribile male di vivere che lo ha sopraffatto. La pagina iniziale di queste riessioni appartiene a un saggio che egli stava scrivendo dal titolo: Filosoa o storia della losoa. Una questione di metodo per chi insegna e per chi apprende.

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alquanto bizzarra, che superi le definizioni dottorali per lasciarsi riposare sulla via del dialogo: Non una leggenda. Pare proprio che la passione per la filosofia e il Corso di filosofia in sei ore e un quarto abbiano salvato Witold Gombrowicz dal suicidio (2). Cosa vuol dire? Che la losoa la panacea per tutti i maniacodepressivi del mondo?! No, ovviamente, Gombrowicz sfrutt la filosofia come un virtuale antidolorifico: nel periodo in cui scrisse il testo citato era afitto da gravi problemi respiratori e spossato dai dolori, tanto da spingersi pi volte al suicidio, tuttavia la possibilit di tenere delle lezioni ad un pubblico ristretto la moglie Rita Labrousse e lamico Dominique de Roux quindi la possibilit di impegnarsi in un dialogo stimolante, gli fu di grande aiuto in quel difcile momento. La ragione sta nelle parole della moglie quando, nel ricordare il ruolo svolto in questa occasione dallamico de Roux, dice: Dominique aveva capito bene che soltanto la losoa, in quel momento di decadenza fisica, aveva il potere di mobilitare il suo spirito (3). In questo senso la losoa, o meglio il fare losoa, si rivela come un esercizio capace di rigenerare lo spirito di chi lo pratica, il che non signica attribuirle una valenza mistica ma, universalizzando, constatare il valore (valenza?) poietico per la storia dellumanit stessa. Poiesis, in greco, sta per creare e la losoa un modo di esprimersi della creativit umana, laddove per creare non si intende linventare dal nulla, ma il costruire o distruggere sulla base della realt esistente, una realt che in continuo movimento e che per essere compresa va analizzata in rapporto a ci che stato e a ci che , in vista di ci che sar, ovvero sulla base della nostra storia ed in funzione del nostro futuro.

Perch la losoa: la domanda inquietante Insostituibilit della losoa Tutte le scienze hanno uno specico oggetto di indagine che le qualica e insieme le denisce, fornendo ad esse la loro giusticazione. Anche la losoa, n dal suo primo costituirsi nel mondo greco, ha avuto la pretesa della scienticit. Ma qual loggetto
(2) F. M.CATALUCCIO, in W. Gombrowicz , Corso di losoa in sei ore e un quarto, ed. Theoria, Roma 1994, p. 7. (3) Idem, p. 9.

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della sua indagine, lontologia regionale che assicurandole il terreno le fornisce insieme la giustificazione? Oppure, la filosofia quella scienza particolarissima che si denisce per la mancanza di un oggetto determinato e ci nonostante pu esigere il rigore della scienticit? Queste domande sono le domande perenni che la losoa si posta nel corso del suo sviluppo storico e riguardano il suo stesso diritto ad essere. ci che oggi denominiamo crisi di legittimit, eppure la filosofia continua ad essere sicura della sua insostituibilit, ed ineliminabilit. Tale coscienza va da PlatoneAristotele no a Kant o a Husserl. Fermiamoci a riettere sulla cosiddetta crisi di legittimit. La losoa ha una particolare dimestichezza con la crisi. Il suo stesso essere si esercita come funzione critica. Crisi non soltanto un momento negativo di frattura di un equilibrio raggiunto. Crisis ha la stessa etimologia di critica, il verbo greco crinein (distinguere, sceverare, secernere, separare, ma anche giudicare) e penso di poter affermare tranquillamente che la critica genera la crisi. Questo esercizio critico per teleologicamente guidato e orientato da una lia che fa dire a Platone che il losofo lamico delle idee. Da questi primi elementi possiamo concludere che la losofia volont di verit che si concretizza non nellappiattimento dellovviet, ma nellesigenza di porre la differenza. Torner tra breve su questi nuovi dati, ovviet e differenza. Soffermiamoci ancora un momento sul concetto di legittimit. Ci pu essere una legittimit conseguente a una legittimazione estrinseca, fondata cio su una norma estrinseca. Pi rigorosamente per il concetto di legittimit rimanda a una pi fondamentale esigenza di rendere ragione ( logon didonai , direbbe Platone). La crisi della filosofia pertanto consisterebbe in una incapacit di dare ragione di se stessa, cio in ultima analisi di mostrare il suo oggetto scientico. Porre un oggetto significa per rimanere nellambito dellovviet, del gi dato, senza interrogare questo dato oggettivo stesso sul suo senso dessere. Ogni scienza, nelluso corrente del termine, usa loggetto, lo manipola, in ne un sapere strumentale. La losofia al contrario, guarda loggetto in modo epifanico, il suo sapere strutturalmente rivelativo. Rivelazione del significato e del modo dessere non pi soltanto delloggetto in individuum, ma nella totalit dessere che il singolo oggetto manifesta. Siamo cos giunti allo oggetto proprio della losoa: la totalit dellessere e degli enti o, pi precisamente, il senso dessere dellente. Ma evi-

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dentemente impossibile, se questo loggetto della filosofia, dichiararlo, poich n la totalit dellessere n il senso dessere dellente sono concretizzabili in un hic et nunc, in una determinazione categoriale di alcun genere. Si collocano piuttosto nel dominio teoretico della differenza. Ciascuno di noi si , almeno una volta, sentito in imbarazzo di fronte alla domanda sulla propria professione. Che fa il losofo? Di che cosa si occupa la losoa? Idealmente potremmo rispondere con Husserl: La filosofia trascendentale unarte quanto mai inutile che non di alcun aiuto ai signori e padroni di questo mondo, agli uomini politici, agli ingegneri, agli industriali. Ma forse non le si imputer a difetto che essa ci liberi sul piano teoretico dallassolutizzazione di questo mondo e che ci apra lunica possibile porta dingresso scientica al solo mondo vero, nel senso pi alto del termine, al mondo dello spirito assoluto. E forse essa costituisce anche la funzione teorica di una prassi e precisamente di quella prassi per la quale devono compiersi gli interessi supremi e ultimi dellumanit (4). Riprendendo ora il tema della crisi, possiamo dire che la ragione della crisi odierna la crisi della ragione, la crisi cio nella ducia e nella possibilit di dare signicato al mondo e alla vita attraverso unautoresponsabilit che indica soprattutto la volont di non cedere, di non rinunciare, di continuare a lottare per il senso dellumanit e per il proprio senso. Se la crisi della ragione lindice di un processo di decomposizione della ragione teorica nella ragione tecnica possiamo anche accettarla, ma proprio per recuperare la capacit teoretica, la capacit di guardare con occhio meravigliato prima e disincantato poi, al mondo, alluomo, alla vita di questi in esso. Ci, per signica recuperare il senso del far losoa, di porre domande. Il losofo luomo perennemente inappagato, alla continua ricerca del perch. Ci tuttavia non per uno sterile problematicismo inconcludente, ma per una passione euristica, per una passione per la verit e il fondamento che volont di consapevolezza, di coscienza desta, di vita in profondit. In questo senso il losofo ha oggi la profonda responsabilit di denunciare lirrazionale, linumano e insieme il compito arduo di essere la cattiva coscienza delluomo che si assopisce, si adagia, si lascia andare. In questo compito di denuncia consiste linsostituibilit e insieme lineliminabilit della filosofia. Sul piano del soggetto che losofa poi, la losoa orientata allac(4) E. HUSSERL, Erste Philosophie, II, M. Nijhoff, Den Haag.

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quisizione di unautoconoscenza che autocomprensione e autoresponsabilit. Il motto delco, com noto, recitava conosci te stesso e tale sempre stato il compito, lidea teleologica delluomo che losofa. Edmund Husserl stato, a mio avviso, il losofo che nel pensiero contemporaneo ha maggiormente riflettuto su questi temi, mi servir perci qui di alcune sue riflessioni per indicare lorizzonte di unesistenza losoca. Chiunque egli scrive vuole diventare losofo nel senso pi alto, conformemente allidea platonica e cartesiana di una scienza universale fondata su una giustificazione assoluta, deve divenirlo in maniera originaria attraverso tali prese di coscienza di s, deve divenirlo su quelle vie di autoformazione e autoconoscenza razionali. Daltronde queste prese di coscienza di s, che cominciano in maniera corretta e in ugual modo proseguono, appartengono anche al contenuto sistematico della losoa stessa; da essa stessa impossibile separare le fonti soggettive da cui trae la sua forma oggettiva Il losofo (a differenza dello scienziato della natura) non pu cominciare abbordando in modo ardito i problemi, egli non deve lasciar valere niente come predato, egli ha e deve avere soltanto ci che egli stesso si dato in assoluta giusticazione. Precedentemente non ha alcun oggetto, per lui non vale nessun diritto evidente dellesperienza naturale che gli offre generosamente oggetti esistenti; precedentemente egli non deve lasciar passare inosservate manifestate in maniera ovvia, quali che siano i modi desperienza, anche se da esse non potesse sorgere alcun sospetto; nulla deve essere accettato come evidente e antidpatamente. Nulla deve valere che non sia stato giusticato in modo assoluto (5). In tal modo la losoa non pu per principio sorgere dallattivit conoscente ingenua, bens soltanto da libere prese di coscienza di s o piuttosto da libere prese di coscienza di s del soggetto conoscente, solo dalla radicale chiarezza riessiva su se stessa e su ci che il soggetto, come soggetto losoco propriamente desidera, cos come sulla via e sulla metodica che conformemente deve seguire nella realizzazione. Per poter realizzare una losoa, lio losofante deve divenire per se stesso tema della volont, ci signica, ma soltanto in sequenza successiva, che esso deve divenire per se stesso il primo tema della sua conoscenza, cio deve, sulla base di una certa appercezione metodica, comprendersi
(5) Idem, pp. 67.

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come io trascendentale e io puro e in questo deve trovare il campo fondamentale del suo lavoro teoretico. In sequenza successiva dicevo; infatti non pi esso stesso che appartiene al primissimo cominciamento bens appartiene gi al risultato delle meditazioni come punto culminante a cui esse conducono. Ma fermiamoci ancora alla forma del primo inizio di meditazione con la decisione della volont riessivamente rivolta verso il soggetto losofante. Se consideriamo la forma di vita abituale di colui che diviene losofo istituita da questa decisione, essa si caratterizza come la forma di una vita di conoscenza in una perfetta e continua autoresponsabilit (6). Lautoresponsabilit, su cui insiste Husserl, non una narcisistica ricerca di autonomia eticoteoreticoesistenziale, ma piuttosto la piena volont di realizzare ci che sta nelletimo del termine che designa la sua professione, filosofia, amore della sapienza , ancora, la tensione del confronto diretto con questa soa. Il losofo motivato dallamore della saggezza, dal quale egli prende il nome e che, innanzi tutto, non altro che amore della verit scientica, vissuto alla maniera di una devozione abituale al dominio di valore della verit incluso nellessenza della sfera del giudizio. Anchegli si lascia determinare da questo amore della verit per una permanente decisione di vita che rivolta a ci che di pi grande e di migliore c in questo regno della verit, nei limiti delle sue possibilit pratiche (7). La bidirezionalit del rapporto veritlosoa implica per, per la totalit e assolutezza di dedizione che richiede, che non si pu essere loso solo per professione, ma che si loso solo per vocazione: Che abisso tra professione, nel senso quotidiano del termine, e professione come vocazione. In effetti c una distanza abissale; infatti la dimora di questa professione autentica il topos ouranios dellidea assoluta, dellassoluto o puro valore in contrapposizione al valore puramente presunto, anche se, daltronde, questo possa contenere in s qualcosa dellautenticit, ma certamente non la perfezione (8). Solo chi risponde allappello delle idee, chi sa innalzarsi no al topos ouranios in grado di fornire una giusticazione assoluta al suo sapere e soprattutto sa di poter comprendere il senso della
(6) Idem, pp. 89. (7) Idem, p. 13. (8) Ivi.

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sua vita; o, in altri termini, solo costui capace di vivere in modo sensato. Ma questo radicalismo assoluto, per colui che vuole divenire losofo in questo senso pi autentico, signica una corrispondente assoluta e radicale decisione di vita, in cui la sua vita diviene una vita fondata su una vocazione assoluta. una decisione con cui il soggetto si definisce egli stesso e semplicemente come se stesso dal centro pi intimo della sua personalit per il migliore in se stesso nel dominio universale dei valori della conoscenza e per una vita conseguente di fronte allidea di questo bene sommo. O, come anche potremmo dire, una decisione in cui il soggetto, in un certo senso, identica se stesso in modo assoluto con questo bene sommo. Unespressione correlativa per questa stessa centrale e universale autodeterminazione che il soggetto che si determina come losofo sceglie la conoscenza suprema o la losoa come un assoluto ne ultimo della sua vita di impegno, la sceglie come la sua vera vocazione per la quale egli si determinato e deciso una volta per tutte, alla quale si votato, come io pratico, in modo assoluto. Il filosofo come soggetto di una tale risoluta decisione sempre cosciente di questo ne ultimo che lo guida, di questa sua vocazione; ci naturalmente in senso ben compreso: il ne ultimo continua a vivere in lui con una durevole validit abituale ed egli pu sempre divenirne cosciente, e sempre pu portarsi ad evidenza che questo il permanente ne della sua vita, valido una volta per tutte. Esso si fonda sulla decisione originaria e continua in modo efcace come polo ideale che regge tutti gli atti di conoscenza. Di conseguenza per il filosofo, il filosofo esiste soltanto in forza di questo incentramento (Zentrierung) ideale; ogni aberrazione dal fine ultimo della sua vita significa unaberrazione da se stesso, un divenireinfedeleasestesso. Cos pure, apparentemente, ogni attivit della volont di conseguente e assoluta giustificazione derivante dalla volont di vita filosofica ha al tempo stesso e correlativamente il carattere di unautogiusticazione del losofo come tale (9).

La losoa come lotta per il senso dellumanit La volont di vita filosofica delineata da Husserl non vuole per significare unaristocratica e quasi monastica chiusura e
(9) Idem, pp. 1112.

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disprezzo. Realizzare la propria conoscenza di s ed autoresponsabilit sinonimo di innalzamento in s di tutta lumanit che ciascuno porta in s come membro della stessa specie. La teoresi losoca assume in tal modo un risvolto antropologico che le poi connaturale. Che significa concretamente oggi lotta per il senso dellumanit? ormai quasi una banalit ascoltare denunce dellinumanit che ha investito il nostro tempo; ma il compito urgente della filosofia allora quello di ricominciare a pensare alluomo non pi nei termini del sistema consequenziale. Pensare luomo e pensarlo dentro la crisi epocale del nichilismo. Inventare o reinventare luomo pu essere oggi la valenza che assume lautoresponsabilit, la sfida lanciata alla filosofia. Inventare significa trovare, scoprire (invenio); bisogna scrollarsi di dosso millenarie stratificazioni culturali che hanno offuscato limmagine delluomo greca, ma anche e forse soprattutto biblica, che a me sembra tout court limpensato della nostra tradizione losoca occicentale, per recuperare un prototipo. La filosofia il pensiero delluomo sulluomo, naturalmente intendendo ci nella massima ampiezza, per cui tutti i problemi teoretici sono problemi umani. E questo si presenta come un compito immane e forse come la pi rischiosa contraddizione del nostro tempo. Il pensiero moderno si sempre pi caratterizzato come autoposizione del soggetto, come pensiero trascendentale, cio come quel pensiero che ha cercato di trovare in se stesso il proprio senso. Luomo misura di tutte le cose, potremmo ripetere con Protagora. Ci vale per nch la ragione umana ha ducia in se stessa, nelle sue capacit e, insieme, ha la coscienza feconda dei suoi limiti. Oggi per siamo investiti da una crisi di negativit e di sducia che sono lindice di uno scetticismo pratico e teoretico, sintomi di stanchezza che trovano riscontro in una pi generale crisi di valori. Che senso ha allora per noi oggi il fare losoa? Mi servo ancora delle riessioni di Husserl che scrive: Ma come loso del presente siamo caduti in una penosa contraddizione esistenziale. Noi non possiamo rinunciare alla fede nella possibilit della losoa come compito, nella possibilit di una conoscenza universale. Sappiamo di essere chiamati a questo compito in quanto vogliamo essere seriamente filosofi. Eppure, come tener fermo a questa fede, che ha un senso soltanto in relazione con un ne uno, unico e a noi tutti comune, cio con la losoa? Noi siamo riusciti a comprendere, anche se soltanto nelle linee pi generali, come il losofare umano e i suoi risultati non

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abbia affatto il signicato puramente privato o comunque limitato di uno scopo culturale Noi siamo dunque e come potremmo dimenticarlo? , nel nostro losofare funzionari dellumanit. La nostra responsabilit personale per il nostro, vero essere di losofi, nella nostra vocazione interiore personale, include anche la responsabilit per il vero essere dellumanit, che tale soltanto in quanto orientato verso un telos, e che, se pu essere realizzato, lo pu soltanto attraverso la losoa (10). Lo spirito vivificante di questo discorso la scoperta della dimensione losoca dellesistenza, e cio la capacit di dare liberamente a se stessa, a tutta la propria vita, regole fondate sulla pura ragione, tratte dalla losoa. La prima cosa la teoresi losoca. Deve essere messa in atto una considerazione razionale del mondo, libera dai vincoli del mito e della tradizione in generale, una conoscenza universale del mondo e delluomo che proceda in unassoluta indipendenza dai pregiudizi che giunga infine a conoscere nel mondo stesso la ragione e la teleologia che vi si nascondono e il loro pi alto principio: dio. La losoa in quanto teoria non rende libero soltanto il losofo, ma rende libero anche qualsiasi uomo che si sia formato sulla filosofia. Allautonomia teoretica succede quella pratica (11). La dimensione losoca dellesistenza perci, per Husserl, la capacit della vita di essere desta; vivere desti signica vivere una vita personale in quanto io, signica staccarsi e abbandonare la vita naturale caratterizzata da un vivere diretto e ingenuo nel mondo. Da questo distacco nasce latteggiamento teoretico come recupero del greco thaumazein, cio come capacit di meraviglia e di stupore, da un lato, ma anche come funzione critica dallaltro. Husserl convinto che solo il recupero dellatteggiamento teoretico sia garanzia di un ritorno alla vita signicante. A Vienna egli aveva detto: Le uniche battaglie veramente signicative del nostro tempo, sono le battaglie tra unumanit che gi franata in se stessa e unumanit che ancora radicata su un terreno e che lotta appunto per questo inserimento o per uno nuovo. Le vere battaglie dellumanit europea sono lotte tra losoe, cio tra le losoe scettiche o meglio tra le nonflosofie, che hanno mantenuto il nome, ma hanno perso la coscienza dei loro compiti e le vere filosofie, quelle
(10) E. HUSSERL, Crisi delle scienze europee, Saggiatore, Milano 1968, pp. 4546. (11) Idem, p. 37.

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ancora vive. Ma la vitalit di queste ultime consiste in questo: esse lottano per il loro senso vero e autentico e perci per il senso di unautentica umanit. Portare la ragione latente allautocomprensione, alla comprensione delle proprie possibilit, e perci rendere evidente la possibilit, la vera possibilit di una metasica questo lunico modo per portare la metasica, cio la losoa universale, sulla via laboriosa della propria realizzazione (12). Recuperare la passione delluomo per se stesso e per il suo mondo quindi la ricerca che oggi la losoa deve condurre e ci per ridare un senso alluomo che si domanda chi sono? Vedremo pi avanti, come gi faceva notare Kant, che questa domanda lindice rivelativo, strutturalmente connaturato alluomo, di una sproporzione, di uno squilibrio (13).

La losoa come problema e limproblematizzabile Come si sa una delle denizioni pi felici della losoa date da Husserl nel tentativo di stabilirne la rigorosa scientificit Archologie poich egli scrive essa intende esplorare sistematicamente questo luogo originario ultimo che contiene in s tutte le origini dellessere e della verit; e in seguito una tale archeologia ci deve insegnare, a partire da quella sorgente originaria di tutte le intenzioni e validit, che ogni specie di conoscenza pu essere elevata alla forma razionale suprema e ultima, quella della fondazione assoluta, della giusticazione assoluta, della chiaricazione ultimamente pensabile del senso e della dimostrazione della sua legittimit; a una forma quindi, nella quale essa pu, con assoluta buona coscienza, essere acquisita originariamente come compiuta, cio non soltanto come valida, ma valida in modo denitivo ed essere messa da parte una volta per tutte come qualcosa con cui non si ha pi nulla a che fare (14). Questa, nelle intenzioni di Husserl, la losoa, paradossalmente per la scienza dei principi radicali trova proprio nel suo telos la sua pro-

(12) Idem, p. 44. (13) Per un ulteriore approfondimento di questo aspetto mi permetto di rimandare a un mio recente studio, Rottura e ricomposizione metodologica. Ripensare il soggetto tra fenomenologia e interpretazione, in Idee n. 3435, gennaioagosto 1997, pp. 89109. (14) E. HUSSERL, Erste Philosophe, II, cit., p. 2930.

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blematicit. In effetti ci che lodierno sviluppo delle scienze ha sempre pi messo in evidenza attraverso lenfatizzazione dei metodi. Il metodo delle scienze da ipotetico si fa assertorio, mentre la losoa non potr mai giungere a un sapere orientato da leggi e principi assertori. Gi Kant ha rilevato con estrema chiarezza la logica interna della scienza e la dialetticit della metasica in ambito teoretico. La scienza si serve di giudizi determinanti poich opera nel determinato, la losoa invece, esige una determinazione completa; che in quanto tale va al di l non solo della possibilit di determinazione, ma oltre anche la determinatezza e nitudine del soggetto che pone e vive lesigenza di assolutezza e di radicalit. il limite del trascendentale, limite costitutivo e strutturale, che proietta il soggetto oltre la propria soggettivit. La losoa ha sempre operato entro questa oscillazione tra la determinazione e limpossibilit di determinare lulteriore, ci che non si d e che pure ontologicamente fondante lo stesso darsi di ci che si d nella determinazione. In questa dialetticit la losoa nomina la trascendenza come ulteriorit. Ma ci non soltanto nel senso etimologico dello stare al di l, bens nella pregnanza di signicato che la losoa ermeneutica ci ha ormai educato a considerare. Lulteriore ci che presente pur non venendo a manifestazione, lirrapresentabile presente nella rappresentazione come telos intenzionale. Ma come allora possibile cogliere questa ulteriorit come totalit di senso? Se volessimo rispondere con linguaggio jaspersiano, potremmo dire che la losoa lattenzione e la capacit di leggere le cifre della trascendenza nella costante tensione al trascendimento. Essa il possest per dirla con Cusano di cui possibile soltanto una docta ignorantia. Lintenzionalit che informa questa trascendenza senza riscontro, senza riempimento, per usare il linguaggio fenomenologico. Il suo darsi si opera soltanto come iterazione di inniti adombramenti, di essa non possibile adaequatio. Sorge a questo punto un nuovo problema di carattere riflessivo e la questione si sposta dalla trascendenza al trascendentale. Com noto, dalla sua formulazione kantiana a quella husserliana, il carattere del trascendentale essenzialmente operativit. Il soggetto trascendentale unintenzionalit donatrice di senso. Da qui laltra aporia del trascendentale: il soggetto non pu essere autosignicante, non pu dare a se stesso il proprio senso. Il signicatosignicante cio (il soggetto che fornisce il senso al reale) che opera con la sua capacit mediale, si rileva come un

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limite, come esigenza di un signicante che lo renda a sua volta sensato. La losoa riessiva alla ricerca di questa globalit di significato. Luomo in questa ricerca si presenta come un manquetre, una mancanza dessere, per dirla con Lacan, che si pu anche denire un essere della mancanza. il terreno dellattivit simbolica e la spiegazione pi plausibile di quella metaforica. lo stesso terreno su cui si articola lessereperlamorte di Heidegger come compimento di tutte le possibilit. Ma lesigenza di una totalit di signicato che proprio in quanto esigenza io non posso porre, stabilisce anche nuovi orizzonti e apre nuove possibilit che qui mi limito soltanto ad accennare. Una prima possibilit data dalla descrizione del circolo ermeneutico fornita da Heidegger. Una seconda, che non si limita allambito ontologico, quella di Gabriel Marcel, che descrive il mistero dellessere come essere del mistero e come inoggettivabilit del metaproblematico. Una terza, infine, data da Emmanuel Levinas nella bipolarit di totalit e infinito che si evolve verso un autrement qutre cio oltre la totalizzazione ontologica. Fermiamo un momento lattenzione su queste riflessioni per coglierne gli elementi teoretici. Queste coppie aporetiche hanno una loro ricorrenza nella storia del pensiero occidentale, oggi per esse sono lindice di una insoddisfazione e della esigenza di un nuovo metodo. Proprio questultimo termine la caratteristica del pensiero moderno oggi assunto in chiave polemica. Methodos la strutturasimbolo di un certo modo di porre il problema della losoa e pi specicamente della verit. Non un caso perci che compaia in maniera tacitamente polemica nellopera maggiore di Gadamer (Verit e metodo) o che una delle denizioni pi brillanti del pensiero di Marcel sia stata metodologia dellinvericabile (Pietro Prini); mentre in Levinas espresso in modo esplicito il riuto del logos greco e del suo metodo. Il riuto del metodo non per indice soltanto di una rivolta ma soprattutto volont di una anarchia del metodo entro cui trovi pi facilmente spazio la polivalenza dellesistenza. Sia essa inserimento in un giuoco dove il soggetto il giuoco stesso (Hans Goerg Gadamer, Eugen Fink); oppure impossibilit delloggettivazione del mio io sono come problema nellaccettazione dellinfinita dinamica del mistero dove la dialettica tra essere e avere. Proprio sullavere si incentra gran parte della critica al logos che trova la sua ubriacatura in Hegel come totalizzazione delle sue possibilit di manifestazione. Il concetto forse la maggiore

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espressione della sete di possesso che sempre ha guidato lOccidente dal di dentro (Cumcapio, Begreifen). Non perci un caso, ma una logica e necessaria deduzione che Hegel dichiari la ne della losoa che perde il carattere di lia per acquisire la forma del possesso della sofia. Ma la filosofia rinasce continuamente dalle sue ceneri; in questo caso, da un punto di vista storico, dalla disgregazione del sistema hegeliano, mentre da un punto di vista teoretico, lanalitica dellesistente che giustica la permanenza del desiderio della soa cio della losoa. Lesistente infatti, si scopre come quel particolare essere di desiderio teso verso la trascendenza in un continuo trascendimento. Ognuno scopre il proprio ubi consistam in un luogo che non il qui e in un tempo che non lora. La losoa la ricerca di questo luogo e di questo tempo, presenti come intenzionalit teleologica, come anticipazione, ma mai totalmente dati. Questa anticipazione inne, colloca la losoa nelle dimensioni del mistero dove la rappresentazione inglobante muta e il signicato ci viene incontro soltanto nella nostra capacit di esperirlo. La verit della losoa il suo essere itinerante e la sua ricchezza la sua povert (15).

(15) Il discorso, a questo punto, potrebbe essere ulteriormente ampliato, ma mi limito qui soltanto a segnalare due possibili percorsi: uno che incontra La logique de la philosophie di ERIC WEIL, in particolare con la sua proposta di una ripresa di Kant dopo Hegel e laltro che invece incontra la suggestiva tematica del risveglio della coscienza o della coscienza come veglia e quindi inquietudine, ma ormai inquietudine etica di Levinas.

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