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PROIBIZIONISMO DA ROOSEVELT A SAVIANO Parlando di proibizionismo sarebbe riduttivo limitarsi a descriverne la vicenda negli Stati Uniti del primo

dopoguerra: il dibattito sulla legittimit del proibizionismo non affatto un capitolo chiuso della storia, relegato ad un epoca passata di gente troppo bacchettona, ma continua ancora oggi, spargendo zizzania in politica, nella comunit scientifica e nellopinione pubblica, soprattutto per quanto riguarda la legalizzazione delle droghe leggere come la Marijuana. Innanzitutto un breve specchietto storico: il termine Proibizionismo indica per antonomasia quella serie di misure deterrenti approvate dal governo degli Stati Uniti nel XVIII emendamento, attivo dal 1919 al 1933, al fine di impedire la produzione e il commercio di bevande alcoliche sul territorio nazionale. Liniziativa, definita come <<il pi grande esperimento sociale dellevo moderno>>, sebbene si riproponesse di portare ad una diminuzione della criminalit, sort nella pratica leffetto opposto, offrendo su un piatto dargento una nuova occasione di profitto alle bande di gangsters (come quella del noto Al Capone), che investirono massicciamente sul contrabbando di alcolici. Vista linefficacia della politica proibizionista, nel 1933 Franklin Delano Roosevelt ottenne con un voto plebiscitario la soppressione del XVIII emendamento, allo scopo di rimpinguare le finanze del governo tramite le nuove imposte sulle bevande alcoliche. Il cosiddetto Repeal di Roosevelt ebbe successo: le entrate del governo si impennarono, venne creato circa un milione di posti di lavoro attorno allindustria degli alcolici e la criminalit sub un duro colpo. Come accennato nellintroduzione, con proibizionismo si intende per estensione ogni politica che combatta luso di sostanze dannose e stupefacenti. Si parla cos di proibizionismo sulle droghe, attorno al quale di recente fior fiore di studiosi discutono animatamente. Per molti versi si stanno registrando segnali di inversione di rotta che ricordano la svolta di Roosevelt. Cos, nel rapporto del 2011 della Global Commission on Drug Policy si leggeva che la guerra mondiale alla droga ha fallito e [occorre] sostituire la criminalizzazione e la punizione della gente che usa droga con lofferta di trattamento sanitario [] incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione. Su questa falsa riga oggi cavalcano londa delle prime pagine i casi eclatanti dellUruguay, paese in cui la coltivazione di marijuana legale dal 10 dicembre 2013, e quelli del Colorado e di Washington che la notte dellElection Day per il secondo mandato di Obama hanno a loro volta dato luce verde alla vendita di marijuana. Da ultimo, a Berlino nel quartiere multiculturale di Kreutzberg prevista a breve lapertura di un Coffee Shop. Attualmente in Italia la regolamentazione delle sostanze stupefacenti stabilita dalla legge 21 febbraio 2006 n.49 (comunemente conosciuta come Legge FiniGiovanardi), in base alla quale viene abolita ogni distinzione tra droghe leggere, quali la cannabis, e droghe pesanti, quali eroina o cocaina. Il reato di spaccio, indipendentemente dal tipo di droga a cui esso collegato, pu essere punito con la reclusione da 6 fino a 20 anni. La detenzione di qualsiasi quantitativo di stupefacenti, anche entro la soglia del consumo personale, generalmente punita con sanzioni amministrative, quali il ritiro della patente, del porto darmi o lobbligo a frequentare un programma terapeutico. Occorre notare che luso di marijuana a scopi medici, per lenire il dolore fisico causato da malattie gravi come il Parkinson o la sclerosi multipla, stato da poco riconosciuto in Italia.

La legge Fini-Giovanardi per la sua impostazione a tolleranza-zero ha sollevato non poche critiche sia da parte del Partito Democratico che del Movimento 5 Stelle, entrambi convinti della necessit di reintrodurre la distinzione tra droghe leggere e pesanti. Il senatore Pd Luigi Manconi, ad esempio, ha recentemente presentato un disegno di legge in cui propone la totale depenalizzazione per il consumo personale di derivati della cannabis. Si spinge ancora pi in l Roberto Saviano nellarticolo Padrino Proibizionista pubblicato su Repubblica. La via da percorrere, dice, molto simile a quella tracciata proprio dallUruguay del presidente Jos Mujica: legalizzare il commercio della cannabis come monopolio di stato sottoposto a tassazione, cos da ottenere un vantaggio economico e allo stesso tempo sferrare un duro colpo alla mafia e ai suoi interessi sul mercato nero della droga. Infatti tre sono le forze proibizioniste pi forti, e sono camorra, ndrangheta e Cosa nostra. Tuonano contro queste aperture il leader del Nuovo Centro Destra Angelino Alfano e Maurizio Gasparri di Forza Italia, che escludono la possibilit di legalizzare un prodotto i cui effetti nocivi sulla salute sono scientificamente provati. Anche Silvio Garattini, direttore dellIstituto di Ricerche Farmacologiche del Mario Negri di Milano, si schiera contro una possibile legalizzazione della marijuana, appellandosi al fatto che il suo utilizzo prolungato nel tempo aumenta lincidenza di malattie psichiatriche e da una dipendenza, per quanto non a livello fisiologico, almeno a livello psicologico. Silvio Garattini, inoltre, ritiene che la legalizzazione causerebbe una diffusione maggiore del consumo di marijuana nella popolazione. Il dibattito a questo punto, prende la forma di tanti botta e risposta a bruciapelo. Il proibizionista viene accusato di ipocrisia, dal momento che gi permessa la vendita di alcolici e sigarette, droghe legali che ogni anno mietono numeri esorbitanti di vittime (stando allEspresso ammontano a 30mila i morti a causa dellalcol negli ultimi dodici mesi in Italia, trenta volte il numero dei decessi causati nello stesso periodo da overdose di eroina e oppiacei; mentre ammontano a sei milioni ogni anno i morti per fumo nel mondo). Allantiproibizionista si risponder che se gi esistono droghe legalizzate ci non costituisce un motivo sufficiente per legalizzarne unaltra come la marijuana, di cui aumenter il numero di consumatori abituali che subiranno gli effetti collaterali ad essa collegati. Lantiproibizionista concluder invitando il proibizionista a guardare in faccia la realt, ad ammettere che in Italia, dovunque e a qualsiasi ora del giorno, in barba a ogni divieto, la marijuana sia perfettamente reperibile e che gi una larga fetta di popolazione si dedichi a questo svago illecito: con le cifre dellEspresso il 32 per cento degli italiani ha provato marijuana almeno una volta nella vita, il 14,3 per cento l'ha usata nell'ultimo anno, il 6,9 per cento nell'ultimo mese, percentuale che raddoppia tra gli under 24. Lantiproi i!ionista continuer" a portare ragioni su ragioni# con la legali!!a!ione diminuiranno i crimini di strada, le carceri sovra$$ollate si svuoteranno degli spacciatori di me!!a tacca, ci saranno meno consumatori danneggiati dalla scarsa %ualit" della marijuana clandestina, spesso mischiata con ammoniaca& 'ltre alle gi" citate ragioni riguardo agli introiti derivati dalle imposte e al cam io di strategia nella guerra alla ma$ia.

(erto, la legali!!a!ione della marijuana ) una solu!ione di compromesso. (he lo stato tragga pro$itto da un commercio dannoso per i cittadini non riempie certo il cuore di gioia, ma daltra parte dovremmo averci $atto il callo ormai, cominciando dallalcol, dalle sigarette $ino al gioco da!!ardo. *noltre, si tratta di una scelta per il male minore, per non lasciare che una a!ienda come la ma$ia continui a lucrare su una situa!ione a lei estremamente $avorevole, speculando sulle vite di migliaia di raga!!i che assume come spacciatori, in$ormatori, trasportatori, lavoratori. Le parole del giornalista +.L. ,enc-en riguardo al proi i!ionismo negli .tati /niti nel 1920 ci interpellano da vicino 1(in%ue anni di proi i!ionismo 2&3 e lu riache!!a nella repu lica non ) diminuita, ) aumentata. *l crimine non ) diminuito, ) aumentato. 4li atti di $ollia non sono diminuiti, sono aumentati. Le spese del governo non sono diminuite, sono incrementate esponen!ialmente. *l rispetto verso la legge non ) aumentato, ) diminuito

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