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Le Grotte sono suddivise in due percorsi: un ramo attivo inferiore ed uno fossile
superiore. Entrambi sono attrezzati per accogliere i turisti ed il sito è visitabile
per circa un chilometro. Furono scoperte nel 1926 dal Barone Fianchetti del
Circolo Speleologico Romano, ma furono esplorate solo l’anno successivo,
limitatamente al ramo fossile. Negli anni ’70 l’esplorazione del ramo attivo fu
completata dal geologo Lamberto Ferri Ricchi, il quale riuscì a percorrere i 2217
m. di lunghezza ed a raggiungere la risorgenza “Rio Obuco”.
La Storia
Il nome pare abbia origine dal termine latino-medioevale pastinum che
sta a significare un terreno lavorato. Abitanti: Pastenesi
Se nei dintorni delle celebri Grotte di Pastena e nella zona sono stati
trovati resti del Paleolitico inferiore e dell’Età dei metalli, e la presenza Festa patronale: Esaltazione della
umana sembra documentata fin dentro la stessa grotta, ove vennero Croce
trovate ceramiche preistoriche, notizie certe del paese risalgono
soltanto a dopo il Mille. Pastena entrò nell’orbita della contea di Fondi, Frazioni e Località:Casanova,
anche se si hanno notizie di una sua donazione all’Abbazia di Grotte.
Montecassino. Comuni limitrofi: Castro dei Volsci,
Subì assedi nel corso delle innumerevoli .guerre feudali, ma rimase Falvaterra, Pico, San Giovanni
entro la contea fondana fino al tramonto della signoria dei Caetani. Incarico, Lenola.
Solo verso la fine del Seicento cessò di far parte di Fondi ed in età Distanza da Frosinone Km. 31
moderna passò a signori minori. Al la fine del Settecento, Pastena fu
Autostrada: A1 Ceprano.
uno dei paesi che resistette ai francesi invasori del regno borbonico e
per questo il 24 marzo 1799 fu assediato, conquistato e saccheggiato
dalle truppe francesi.
A partire dal 1806, essendo state soppresse le giurisdizioni
baronali, dipese direttamente dallo stato napoletano.
Nel corso dell’Ottocento Pastena, trovandosi in una zona vicina al
confine con lo stato papale, fu coinvolta nel diffuso fenomeno del
brigantaggio.
Il paese è posto su una collinetta, che si erge dai pianori
circostanti. Si indovina subito il circuito della terra murata: si
distinguono bene torri e tratti di mura. Nella valle numerose sono
le casette in pietra e le abitazioni rurali moderne.
L’antico borgo sorge sulla sommità della collina ove si apre una
piazza quadrata con la Chiesa di Santa Maria. Questa,
restaurata di recente, ha tracce romani che nel portale laterale e
un arco gotico nel campanile costruito in pietra.
Nel borgo sono stati realizzati consistenti interventi di restauro e di ristrutturazione.
Nella parte bassa del paese sono conservati un circuito di mura con diverse torri e la Porta romana ancora in
vista. Vicino a questa si notano diversi elementi architettonici interessanti: una loggetta del Quattrocento, un
arco gotico, finestre a bifora, diversi passaggi coperti, una bella ed antica pavimentazione a sampietrini
calcarei. Proseguendo per questa zona del paese si giunge ad una chiesa con una facciata barocca tutta in
pietra bianca locale. Gli edifici circostanti hanno portali del Settecento e dell’Ottocento.
Fuori dal paese, sopra una sorta di promontorio sorge il Santuario di Sant’Antonio, che è stato di recente
restaurato. Sulla strada per Pico si trova la Chiesa della Madonna del Piano. Sulle montagne è un paese
abbandonato, Ambrifi, oggi entro i confini del territorio pastenese, una volta comune autonomo.
Il territorio di Pastena è composto da una grande valle chiusa, già sede di un antico lago: il bacino è
frammentato in diverse zone, suddivise da rilievi calcarei, ed è densamente coltivato; attorno le colline, assai
boscose, formano una macchia mediterranea mista.
Fra le attività economiche è prevalente quella agricola ma notevoli sono le iniziative nel settore artigianale e
commerciale. Nel paese c’è un notevole sviluppo del turismo per le grotte carsiche.
A Pastena si conserva ancora un’interessante cerimonia folcloristica, non ancora trasformata in fenomeno
turistico: “Il maggio”. Si tratta di una complessa cerimonia che richiama i riti ancestrali del Calendimaggio
uniti alla cristiana festa della Croce. Il 10 aprile si sceglie un vitello sacrificale e il 10 maggio l’albero
designato a rappresentare “Il maggio”. La processione dei due totem con la reliquia della Croce di Cristo è il
momento cuIminante della cerimonia, che si conclude con l’innalzamento dell’albero ed il sacrificio rituale
dell’animale.
Le grotte
La fama del paese è legata alla grotta chiamata anche di San Cataldo o del Pertuso. Si tratta di un
interessante complesso scoperto nel 1926 ma valorizzato solo negli anni Settanta. Se la parte anteriore della
grotta ha conosciuto la presenza umana sin dalla preistoria e persino durante la seconda guerra mondiale è
stata usata come rifugio per i comandi tedeschi e per la popolazione, gli interni sono noti solo da pochi anni
grazie all’attività di speleologi romani.
All’esterno appare un grande e pittoresco inghiottitoio: si suddivide in due rami, l’uno ancora attivo per la
presenza del torrente Mastro, l’artefice delle grotte, ed il secondo, fossile, che costituisce la parte visitabile
del complesso ipogeo.
Il torrente ha forato il calcare del monte Lamia, uscendo dopo oltre due chilometri e formando il Rio Obbico.
Il ramo attivo è visitabile solo per 200 metri, ma è stato interamente esplorato dagli speleo subacquei.
La grotta è caratterizzata da un ampio antro, denominato Lago Blu, ove il torrente Mastro forma uno
specchio profondo una quindicina di metri, che si riversa per mezzo di una sonora cascata nella Sala
dell’Occhialone per proseguire poi nelle viscere della montagna. Il ramo fossile, l’unico attrezzato
interamente alla visita, scaturisce dal grande pertugio, il cosiddetto Salone, che penetra nel ventre del monte
per diverse centinaia di metri. Questo ramo appare formato da lunghe gallerie e diverse sale, tutte ricche di
concrezioni calcaree; vi stazionavano colonie di pipistrelli ed è ancora abbondante la fauna cavernicola.
L’ etimologia del nome Pàstena suggerisce un’
origine latina, infatti pare che esso derivi dal
verbo pastinare con il significato di “scassare per
piantare”, ovvero “rivoltare la terra per renderla
coltivabile”. Indubbiamente il paese fu terra in
prevalenza di coltivatori e solo limitatamente di
pastori. Riguardo le origini della popolazione
pastenese, non siamo in possesso di alcuna
testimonianza certa, ma si ritiene che esse siano
volsche come del resto lo sono quelle di tutti gli
altri popoli che in epoca preromana stanziavano
in questa zona.
La prima fonte in cui Pastena è menzionata per
la prima volta come castello risale al secolo XI,
anche se non ne sono mai stati rinvenuti i resti.
L’ elemento che caratterizza il paese come
castello è invece la cinta muraria, di una
lunghezza pari a circa 650 m., munita di torri a
pianta rotonda e quadrata,
"Porta Roma"
dell’ Aquila. Seguirono i Caetani nel secolo XIII, i Colonna nel secolo XV e, dal 1591, il paese divenne feudo
baroni Patriarca, uno dei quali giace, come si evince dalla lapide sepolcrale, nella Collegiata di S. Maria
Maggiore.Agli inizi del XVIII secolo Pastena divenne possedimento dei marchesi Casali del Drago, ricordati
ultimi signori del paese. La stessa continuò a far parte del Regno di Napoli sino al 1861, anno in cui, con la
proclamazione del Regno d’ Italia, anche Pastena entrò a far parte ufficialmente dello Stato italiano. In que
stesso torno di tempo nel nostro territorio ebbe notevole impulso il brigantaggio. Tale fenomeno, le cui orig
sono da ricercare nel secolo precedente, subì un notevole incremento infatti nel secolo XVIII e si conservò
inalterato sino alla prima metà del secolo XIX.
L’ anno 1865 è ricordato per le nefandezze di cui si macchiò Luigi Andreozzi, un brigante originario di Paste
morto non ancora trentenne. Il secolo XX fu sostanzialmente caratterizzato dai due conflitti mondiali, il sec
dei quali provocò le maggiori perdite a Pastena, come del resto a tutti i paesi che gravitavano intorno al fro
Cassino.
Le Grotte
Le grotte di Pastena, scoperte nel 1926
dal barone Carlo Fianchetti e rese
turistiche già dal 1927, sono annoverate
tra i maggiori complessi speleologici
della nostra penisola.
Pastena
Di antica origine
volsca, Pastena (il
cui nome deriva
dall’antico vocabolo
“pastinare” che
significa coltivare) è
un caratteristico
paese della
Ciociaria, situato su
un colle a 318 m.
s.l.m..
L’antico abitato è
racchiuso all’interno
di una solida cinta
muraria, intervallata
da quindici torri a
pianta quadrata e
circolare, delle
venticinque
originarie, interrotta
in corrispondenza
delle due porte,
Porta Roma e Porta
Napoli, un tempo
uniche vie di
accesso al borgo.
La tematica del
museo si sviluppa
intorno alle
tradizioni popolari
ed al modo di vivere
prettamente
contadino; ampio
spazio è dato infatti
alle arti lavorative
della terra, agli
antichi mestieri, alla
vita quotidiana ed ai
costumi tradizionali.
A rendere celebre questa località è la presenza nei suoi dintorni di alcune grotte di origine carsica,
tra le più interessanti a livello nazionale. La peculiarità della visita a queste grotte è data dalla
possibilità, oltre che di soddisfare una curiosità paesaggistica/naturalistica, anche di dare spazio a
talune esigenze spirituali che valorizzano quella coscienza religiosa arcaica alla quale venne sempre
affidata una presenza divina particolare.
Difficile non percepire, quanto meno in maniera inconscia, anche un richiamo all'era del paleolitico
che la identifica come luogo di primario insediamento a difesa e protezione dagli agenti atmosferici
ed altro. La discesa nelle grotte permette ai visitatori di entrare in contatto con un ambiente naturale
formatosi in milioni di anni, nel quale l'intervento umano è stato limitato alla creazione di un
percorso sicuro nelle interiora della roccia.
Al visitatore/turista la Grotta dall'esterno appare come una enorme caverna cui si indirizza un corso
d'acqua, la cui azione erosiva, nel corso dei millenni, ha determinato le sue caratteristiche. Lo
spazio, appena all'interno, si suddivide in due tronconi: quello immediato, o cosiddetto fossile,
lungo circa 900 metri che permette una visita particolareggiata della Grotta e che presenta ampie
cavità (sala del salice piangente, sala dei piastrelli, sala delle meraviglie, sala delle colonne, sala del
calvario) e le principali attrattive, e quello ancora attivo per la presenza del Fosso Mastro, cui si
accede scendendo per una scala sicura ed accessibilissima, lunga circa 200 metri, e che fuoriesce
nella Valle del Sacco a Falvaterra, dopo un percorso di oltre 2000 metri.
La scoperta di tale bellezza naturale si deve, all'inizio del '900, all'opera del barone romano Carlo
Franchetti che successivamente, grazie all'aiuto del Gruppo Speleologico della Capitale, ha
permesso una maggiore accessibilità e ha tenuto vivo l'interesse naturalistico tanto da indurre la
Regione Lazio ad intervenire fornendo al Consorzio per la Conservazione e Valorizzazione del
Patrimonio Speleologico delle Grotte di Pastena e Collepardo i fondi necessari per rendere il sito
accessibile ai turisti.
Questo ha permesso l'istallazione di un ottimo impianto d'illuminazione interna e di una adeguata
pavimentazione che permette, nonostante una permanente umidità interna (98/100%), una amminata
sicura. Non entriamo ulteriormente in particolari, che lasciamo volutamente scoprire ai visitatori,
anche per apprezzare l'ottima e qualificata preparazione professionale del personale adibito alla
guida dei turisti, che con le particolareggiate spiegazioni rende incantevole questo splendido e
suggestivo angolo laziale.(Continua)
L'ampio intervallo di visita nel corso della giornata (estate 8.30/19.00 - inverno 10/16), e la
presenza di un cospicuo numero di guide, facilita anche una intensa affluenza, nonostante una
permanenza media di circa 1 ora per la visita globale.
L'auspicio per il futuro è quello che si giunga al completamento ad anello dell'intera Grotta, che la
renderebbe la principale attrattiva nazionale in fatto di siti naturalistici d'origine carsica e la
costruzione di una diga a monte, che consentirebbe un monitoraggio costante dell'afflusso del Fosso
Mastro durante tutto l'anno (attualmente infatti risente della stagionalità delle piogge) rendendo
suggestivo il fiume all'interno della Grotta.
Non bisogna dimenticare poi che all'ingresso alle Grotte è abbinata l'entrata al Museo della Civiltà
contadina e dell'Ulivo, sito nel Palazzo comunale di Pastena, completamente ed ottimamente
restaurato.