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PASTORALE, CATECHESI, BIBLIA Y LITURGIA TA 1627

LA SCUOLA DELLA PAROLA DEL CARD. C. M. MARTINI

-3Corrado Pastore sdb

Secondo semestre2014
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LA SCUOLA DELLA PAROLA DEL CARD. C. M. MARTINI


Il 5 novembre 1981 il Card. Martini, diede inizio per il secondo anno allesperienza della Scuola della Parola. Prima di analizzare le caratteristiche di questa singolare esperienza descrivo brevemente le circostanze che ne hanno determinato linizio. 1. Inizio e sviluppo della Scuola della Parola Dopo qualche mese dallingresso in diocesi, alcuni giovani chiedono allarcivescovo di insegnare loro a pregare partendo dalla Bibbia. La richiesta accolta e si fissa un primo incontro per il mese di maggio nel cortile del grande Seminario, al centro di Milano. Al termine dellincontro i giovani chiedono che il tema sia ulteriormente sviluppato, attraverso la presentazione di modelli concreti. A questo punto il Cardinale propone loro la Scuola della Parola in Duomo, ogni primo gioved del mese, a partire dallottobre 1980. La risposta dei giovani subito imponente e andr crescendo di mese in mese fino a riempire totalmente il Duomo. La Scuola della Parola in Duomo prosegue per cinque anni su tematiche diverse: il tema della preghiera nel vangelo di Luca; il problema di Dio e delluomo nei Salmi; la vita come vocazione; il Salmo Miserere, nellanno santo della Redenzione, la donna nella Scrittura. Ad un certo punto gli incontri con i giovani dei primi gioved del mese vengono trasmessi per radio, in modo che si possano unire altre parrocchie della diocesi. Dopo 5 anni, dato il numero crescente dei partecipanti, la Scuola della Parola dal Duomo si decentra nelle zone pastorali della diocesi. Nellanno 1989 -90 si designano 70 luoghi di raduno, con 70 sacerdoti incaricati della Scuola, ai quali il Cardinale allinizio del cammino indica tema e linee di metodo; a conclusione dellitinerario annuale tutti i partecipanti si incontrano con lArcivescovo. Si ritiene che i giovani contattati nel 1991, attraverso la Scuola siano dai 17 ai 18 mila. 2. Definizione-descrizione della Scuola della Parola Il Cardinale non si preoccupa di formulare definizioni di questa esperienza, per a pi riprese la descrive con sufficiente precisione e completezza. Si tratta di una scuola di lettura biblica per il popolo secondo il metodo della lectio divina, un esercizio di interiorizzazione della parola di Dio per imparare a pregare personalmente a partire dalla Scrittura, cosicch essa diventi in ciascuno nutrimento della preghiera, luce ed energia per la vita; non quindi semplicemente unoccasione per fare della catechesi, per introdurre a leggere e comprendere la Bibbia, ma unintroduzione a contemplare Ges che parla attraverso la pagina ispirata da Dio, e che porta a rispondere con generosit alle sue richieste di 2 43

del popolo di Dio a partire dallesilio e nel deserto, tappe fondamentali per conoscere la storia di Israele. Alla lettura del libro dellesodo potrebbe seguire la lettura del libro della Genesi, che ci riporta ai primordi della storia. Quindi ciascuno avr trovato il proprio metodo e sar in grado di sapere come andare avanti. Mi preme in ogni caso sottolineare che i libri indicati andrebbero letti di seguito, non aprendo la Bibbia a caso. Ma il consiglio pi importante di imparare a stare in silenzio davanti a qualche pagina del Vangelo. Non parlo qui di una lettura continuata, un po affrettata ma di prendere un brano evangelico, magari quello della domenica o un brano del vangelo di Luca e di domandarsi: che cosa dice in s? Che cosa dice di me? Che cosa dice a me? Cos si entra nel dialogo, nella preghiera. Se ci abituiamo a dedicare ogni giorno anche solo 10 minuti a un momento di silenzio orante di fronte a un testo del Vangelo, la nostra vita cambier grazie a questi momenti. Ricordo che quando ho incominciato a farlo verso i 10-12 anni - no ho pi potuto farne a meno, e anzi prolungo il tempo di silenzio perch questo appuntamento familiare con la Bibbia ci ritempra ogni giorno, ci ricupera, ci rinvia pi forte nel cammino della vita. Gli elementi della quotidianit (del giornale) vanno colti alla luce della Parola di Dio (cita di Barth: nella destra la Bibbia nella sinistra il giornale). Cinque vie di avvicinamento alla Bibbia. Dalla lezione agli studenti della Scuola Militare Teuli di Milano14-11-2001, in MARTINI Carlo Maria, Ricominciare dalla Parola. Discorsi, interventi, lettere e omelie 2001, EDB, Bologna 2002, pp. 405412.

conversione e di edificazione della comunit cristiana. In sintesi, lo scopo della Scuola della Parola insegnare ai giovani a fare la lectio, a mettersi personalmente di fronte al testo, per pregare a partire da esso; insegnare a vivere della Parola, a stare nella Parola, quindi a vivere con gioia, con gusto, con sorpresa lincontro con la Parola di Dio scritta, che poi diventa incontro con Ges, con Dio, che mi sta chiamando e a cui cerco di dare risposta. 3. Struttura della Scuola della Parola La struttura della Scuola della Parola si ispira fondamentalmente allo schema della lectio divina. Lo svolgimento dellincontro in pratica molto semplice e lineare: un salmo iniziale, per cercare unatmosfera religiosa; qualche indicazione di metodo; la lettura di un brano biblico; una ventina di minuti di spiegazione meditativa, con interrogativi personalizzati, per introdurre il momento contemplativo, a un assoluto silenzio adorante, infine il suggerimento di un impegno a livello operativo. Osserva il Cardinale: Il segreto della riuscita di questa iniziativa sta nel fatto che non offriamo ai giovani una catechesi e nemmeno unomelia, bens gli strumenti per porsi direttamente di fronte al testo, per esercitarsi nella lectio divina. 4. Elementi fondamentali della Scuola della Parola Ci sono alcuni elementi di questa struttura che meritano unattenzione particolare: il silenzio, le domande, lazione, le preghiere. 4.1 Il silenzio Innanzitutto limportanza attribuita al silenzio. Non c forse -osserva il Cardinale- durante i gioved della Scuola della Parola in Duomo, tempo pi bello dei venti minuti in cui si fa assoluto silenzio. E ci si accorge se la gente entrata o meno nel silenzio, se ha fatto fatica per entrarvi. un silenzio attivo, riempito dallo Spirito Santo, nel quale, adorando Dio presente, si dialoga con lui, a partire dalla Parola che ci ha raggiunto, per rileggere la propria vita personale e quella della chiesa con gli occhi, lamore e le attese di Dio. 4.2 Le domande In secondo luogo, la vivezza e lincisivit delle domande con cui il Cardinale attualizza il brano biblico e laggancia alla vita degli ascoltatori. Un esempio. Dopo aver brillantemente commentato ai giovani il Salmo 1, quello delle due vie, rilevando che in esso viene descritta la beatitudine delluomo che ha capito come ci che lo fa essere se stesso non semplicemente uno sforzo di perfezione morale, ma il riferimento alla parola di Dio, il lasciarsi nutrire dalla Parola, il lasciarsi immergere nella Parola come le radici dellalbero nellacqua, pone loro una serie di interrogativi: Vivo veramente della parola di Dio, cio essa qualcosa che mi

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riempie il cuore, che mi nutre? Nella mia vita quali tempi e quanto tempo do allascolto della parola e quanto tempo invece dedico a ci che dispersione come pula che il vento disperde; a ci che dissipazione? Quali gesti mi fanno vivere della Parola, quali gesti segnano in me lefficacia della Parola che ho ascoltato? Cio, esprimo anche nel mio corpo che io sono nutrito dalla Parola e ne vivo?. 4.3 Lazione In terzo luogo, a conclusione e come sbocco del momento contemplativo, lactio, cio un impegno concreto, un gesto suggerito da quanto si meditato. Al termine di un anno della Scuola della Parola, ad esempio, ogni partecipante decide di impegnarsi coraggiosamente nella testimonianza cristiana, attraverso la consegna allArcivescovo di una lettera personale contenente la propria regola di vita spirituale. Oppure larcivescovo stesso ad indicare un ambito specifico di impegno, quasi in forma di mandato: Io ho scritto, come avevo annunciato da tempo, una lettera ai tanti giovani che non ho mai modo di incontrare e credo che ciascuno di voi conosca almeno uno di questi giovani che frequentano le discoteche, i bar, e che non vengono mai in chiesa. Vi affido questo mio scritto intitolato: Lettera ai giovani che non incontro perch voi lo diate personalmente a un giovane o a una ragazza a nome mio. questo il gesto missionario, semplice e per coinvolgente che vi propongo e nessuno obbligato a farlo. Chi di voi avvertir lispirazione del Signore, in questo momento di silenzio e di preghiera, individuando forse gi a chi potrebbe dare la lettera, allora potr avvicinarsi e riceverla in modo impegnativo e pubblico. 4.4 Preghiere Singolare e ricchissima, infine, la produzione di preghiere dirette e spontanee da parte del Cardinale durante la Scuola della Parola nella varie forme espressive, un fatto che evidenzia la consapevolezza dellArcivescovo di dare vita ad una esperienza spirituale di cui non lui il protagonista e quindi lesigenza di rivolgersi continuamente a questo tu misterioso, ma presente e attivo. 5. Importanza e frutti della Scuola della Parola Dato che la Scuola della Parola una forma di lectio divina a livello popolare, tutte le affermazioni sullimportanza della lectio valgono automaticamente anche per la Scuola della Parola. Larcivescovo ha avuto modo di pronunciarsi anche direttamente sulla Scuola della Parola. Non ho trovato mezzo migliore, nella mia diocesi, per comunicare con i giovani se non la lettura comune della Scrittura. Leggere, ascoltare insieme la parola che ci parla, ci interroga, ci interpreta, ci risponde, ci incoraggia. La Scuola della Parola un mezzo privilegiato non lunico- con cui lo Spirito pu rievangelizzare i cuori attraverso lascolto personale, comunitario, ecclesiale della Parola; un mezzo molto semplice attraverso il quale il Signore vuole parlarci. Per quanto riguarda i frutti di questa Scuola della Parola possiamo partire da 4

dai salmi, da queste 150 poesie che sgorgano dal profondo del cuore, nelle quali e con le quali io parlo a Dio con parole che Dio mi mette sulla bocca. Oppure un dialogo libero, spontaneo, che parte da una pagina del Vangelo. La via del dialogo mi fa capire davvero che la Bibbia parola di Dio, Dio che mi parla e io gli rispondo, entro in preghiera, mi apro a una dimensione pi alta di tutte le dimensioni visibili, partecipo a un mistero pi profondo dellessere, e mi sento quindi chiamato, commosso, coinvolto nellintimo della coscienza. Il sentiero della preghiera non nega, ma riassume, eleva e supera i sentieri precedenti. Ricordo, di quando, come Vescovo, spiegavo ai giovani la Bibbia nella Scuola della parola che tenevo in duomo, il momento pi commovente, non era quello in cui pregavamo insieme o io spiegavo le pagine della Scrittura, ma il momento in cui cominciava il silenzio, un silenzio impressionante, prolungato, nel quale ciascuno si avviava al dialogo con Dio. Veniva invitato a parlare con Ges che ci parla nei testi sacri. In quel momento, infatti, la Bibbia acquista la sua valenza, e comprendiamo che, oltre a rivelarci noi stessi, ci rivela il mistero di Dio, dellesistenza umana, il mistero della trascendenza e della morte. Possiamo quindi concludere che la Scrittura non tanto un insieme di libri di dottrina, ma di coinvolgimento, di dialogo; un insieme di libri che racchiudono la verit e ci illuminano sul mistero di Dio e sul mistero delluomo, immerso nel mistero dellamore, della tenerezza e della misericordia del Signore. II Consigli pratici per avvicinarsi alla Bibbia Qualcuno potrebbe chiedermi: quali consigli pratici ci d per avvicinarci alla Bibbia? Quale ordine seguire? Anzitutto necessario avere una Bibbia. Oggi, a differenza di quando io ero ragazzo, le edizioni sono numerosissime, bellissime, di diversi formati, piccole e grandi. Limportante procurarsi una buona edizione della Bibbia completa per partire dal libro scritto. Suggerirei poi il seguente itinerario di lettura: 1. Cominciare con i testi narrativi, che sono forse i pi accessibili. Per esempio iniziare con la lettura dei vangelo di Marco; lo sentiamo leggere alcune volte alla domenica, ma si tratta di un brano, di poche righe. Sarebbe bello e utile leggerlo per intero per coglierlo nel suo insieme. 2. Un secondo passo quello di leggere un altro testo narrativo del Nuovo Testamento, il libro degli atti degli Apostoli, che avvincente, quasi avventuroso. Racconta la storia dei primi cristiani, apostoli e discepoli, le loro vicende, traversie, fatiche, sofferenze, i loro successi. 3. Come terzo punto consigliere di affrontare una lettura facile di San Paolo. San Paolo ha scritto alcune lettere molto dottrinali, ardue, ma per esempio quella ai Filippesi semplice, una sorta di testimonianza, di confessione. 4. A questo punto suggerirei di leggere lAntico Testamento, partendo dal libro dei Salmi e leggere a scelta qualcuno che corrisponda maggiormente al momento che si sta vivendo. 5. Poi passerei a un libro storico facile, lEsodo, per capire come si svolge la vita 41

volevo. Penso allepisodio dellincontro di Ges con il giovane ricco, un giovane ricco di entusiasmo e insieme di remore, penso alla figura di Zaccheo che si arrampica sullalbero per vedere Ges che passa e si sente chiamato per nome; penso allapostolo Pietro, ai suoi entusiasmi, alle sue paure e vigliaccherie. Ci riconosciamo in altri e diciamo: sono io, si parla di me. Questo il sentiero dellintrospezione, del sentirmi interpretato dalle pagine della Scrittura, un libro pieno di umanit, di esperienze, un libro vero, concreto, non artefatto, nel quale imparo a leggermi. Da un certo momento della mia vita stato un sentiero estremamente importante per prendere in mano la Scrittura. E ancora oggi, quando spiego la Bibbia alla gente, in particolare ai ragazzi e ai giovani, cerco di capire che cosa dice di me quel testo, che cosa mi fa comprendere di quanto sto vivendo, come mi aiuta a distinguere fra vero e falso nella mia vita, fra spontaneo e artefatto, fra autentico e artificioso. 4. La chiamata: la Bibbia parla a me Emerge allora una quarta via, che aggiunge qualcosa alla terza: non solo mi sento interpretato dalla Scrittura, ma interpellato, chiamato. A questo punto diventa chiaro, nella coscienza di chi legge la Bibbia che essa non semplicemente parola di uomini, racconto di esperienze di umanit del passato ancora oggi valide, ma parola di Dio. Non soltanto la Bibbia parla di me (la via della introspezione), bens parla a me. Qualcuno mi parla attraverso le sue pagine. Quando scocca questa scintilla, la Bibbia vista come un libro sempre pi amico e familiare, mi parla confrontandomi, incoraggiandomi, rimproverandomi, chiamandomi, consolandomi interiormente. Dio stesso che mi parla e interpella, e allora tante parole bibliche risuonano per me. Penso per esempio alla parola del Vangelo di Giovanni: Non si turbi il vostro cuore; alla parola di Ges a Pietro: non temere, sarai pescatore di uomini, a unaltra di Ges a Pietro: Getta al largo la tua rete. Le sento dette a me da una persona viva che mi parla e pensa a me, da Ges stesso, da Dio che mi interpella, la Bibbia allora mi colpisce nel profondo e diventa un libro sul quale costruisco i miei atteggiamenti, un libro che mi conferma nel cammino che sto facendo, oppure mi fa comprendere dove sto sbagliando. Un brano della lettera agli Ebrei, nel Nuovo Testamento, descrive la parola di Dio come viva, efficace e pi tagliente di ogni spada a doppio taglio, che penetra fino al punto di divisione dellanima e dello spirito e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Quando una pagina della Scrittura, dei salmi, del vangelo letta cos, certamente occasione di profondo mutamento interiore, di cambiamento di vita. 5. Il dialogo Un ultimo sentiero - ma ce ne sarebbero altri - quello del dialogo. La Bibbia sorgente di dialogo interiore, cristianamente, sorgente di preghiera. lavvio di un dialogo perch, sentendomi interpellato, io rispondo e la mia risposta preghiera. Una preghiera che pu essere suscitata dalla Bibbia stessa, per esempio 40

un testo in cui il Cardinale stesso, al termine del primo anno di esperienza, elenca gli aspetti positivi del cammino percorso. - sta unesperienza bella, in cui si sentita la chiesa come chiesa. - stata molto importante la preghiera a partire dalla parola di Dio, come risposta a Dio che parla: Nella Scuola della Parola io ho visto tantissimi giovani nutrirsi della Parola, dando a me e a molti la certezza che la Parola nutrimento vivo per loggi. - Altrettanto significativo laver pregato insieme e lavere sentito e vissuto, in questo cammino orante, il mistero di Dio presente nellassemblea, laver imparato a comunicare nella fede a partire dalla Parola: Lascolto credente della Parola di Dio libera e unifica. Esso unisce anche tra loro quelli che ascoltano la stessa Parola, producendo esperienze di autentica comunicazione. - stata unespressione totale e quindi anche corporea: ascolto, proclamazione, canto, silenzio; diversi ritmi in cui si pu esplicitare la risposta delluomo alla Parola di Dio. - Questa esperienza sboccata spesso nella celebrazione del Sacramento della Riconciliazione. - Un alto frutto molto evidente e consolante della Scuola della Parola stato il nascere di vocazioni per la vita religiosa, per il volontariato, per limpegno civile, sociale e politico. In un certo senso, questo un esito naturale, normale del contatto con la parola, la vocazione infatti una parola che Dio rivolge alluomo e a cui luomo chiamato a rispondere, proprio prendendo sul serio la Scrittura, come Parola che Dio dice alluomo, che ha inizio il dialogo vocazionale. Daltra parte proprio facendo scoprire ai giovani la radicalit cristiana, educandoli ad un certo tono, ad una certa tensione spirituale che li si aiuta automaticamente a realizzare scelte vocazionali autentiche. Negli incontri con i gruppi giovanili vengo spesso interrogato sul modo con cui riuscire a scoprire la propria vocazione. Ordinariamente rispondo che uno dei modi pi efficaci quello di dedicarsi fin dalla giovane et alla lectio divina: nella contemplazione del progetto di Dio sullumanit e nelle chiamate che Dio fa di tanti uomini a impegni definitivi per il suo popolo, ciascuno sentir lo stimolo a quella chiamata definitiva che destinata a caratterizzare il suo futuro. - Un frutto importante, che il Cardinale auspica possa scaturire dalla Scuola della Parola, il dilatarsi dellesperienza stessa tramite lapporto di tutti coloro che vi hanno partecipato. Concludendo per il quinto anno la Scuola della Parola in Duomo congedava i giovani dicendo: Noi che concludiamo questi cinque anni di Scuola della Parola in Duomo, siamo chiamati a farne dono agli altri, e non responsabilit da poco Riesprimere questo dono reciproco di comunione nellascolto della Parola comporter certamente dei rischi. Non sar sufficiente trapiantarlo come un programma. Occorrer ricreare il clima dascolto riverente e adorante, la coscienza della forza della Parola accolta nel silenzio, perch questo il dono fondamentale che il Signore ha fatto a noi. Metterci di fronte alla Parola con la certezza che essa, ascoltata e assimilata nel silenzio, vita, energia, 5

presenza di Cristo, dono per i fratelli. Cinque anni dopo, di nuovo alla conclusione di un itinerario di Scuola della Parola, il Cardinale specifica ancor meglio il segreto di questo contagio attraverso la qualit della vita: Ges ci insegna ad evangelizzare essendo soprattutto noi stessi vangelo, vangelo della paternit di Dio, lasciando che lo Spirito gridi in noi: Abb, Padre, ripetendo questo grido con semplicit nelle occasioni pi quotidiane, facendo s che traspaia dal nostro modo di agire, pur senza dirlo. Noi siamo riportati, dalla scuola di Ges, a quel fare missione che anzitutto essere vangelo, lasciare che il vangelo della figliolanza messo nel nostro cuore dallo Spirito Santo, si esprima nella verit dellesistenza quotidiana. Come sbocco di un altro programma pastorale, Itinerari educativi, del 198889, il Cardinale lanciava lidea di una grande assemblea giovanile, designata con il nome di Assemblea di Sichem, nel ricordo dellassemblea di rinnovamento dellalleanza descritta dal libro di Giosu nel c. 24, che costitu un evento decisivo per la storia del popolo. Tale assemblea doveva essere loccasione per esprimere lalleanza missionaria dei giovani con Ges Cristo, Signore di questa nostra terra, cultura e civilt, in una rinnovata fedelt a lui, tradotta in atteggiamenti e iniziative proprie del mondo giovanile. Questassemblea ha avuto luogo il 6/7 maggio 1989 nel Palalido di Milano, alla presenza di 2500 delegati, preceduta dalla Scuola della Parola i primi gioved del mese su Gs 24 a cui parteciparono dai 12 ai 15 mila giovani, e seguita dallincontro allo stadio di S. Siro, presenti da 40 a 50 mila giovani. Unulteriore iniziativa che si ricollega alla Scuola della Parola il gruppo Samuele, un gruppo di 150 giovani che hanno accolto linvito dellarcivescovo a compiere un cammino vocazionale per fare la volont di Dio nella propria vita. IL VERO SENSO DELLA SCUOLA DELLA PAROLA Quando parlo della Scuola della Parola, la reazione sempre di grandissima attenzione, di entusiasmo. Anche per me questo un punto importante: lesperienza deve conservare la sua specificit, e deve essere portata avanti personalmente da sacerdoti e collaboratori che abbiano compreso il suo senso. Mio compito non quindi di introdurvi al tema specifico della Scuola della Parola di questo anno, ma piuttosto di fare presente il suo senso. Proceder per tappe, trattando di dire: che cos e che cosa non la Scuola della Parola; qual il risultato che attendo da essa; quali sono le condizioni per ottenere tale risultato; come si deve preparare ognuno di voi per ottenerlo. 1. Che cosa non la Scuola della Parola Non una predica, non una catechesi specializzata per i giovani, non neppure una celebrazione della Parola. Abbraccia un po tutte queste forme di ministero, ma non si confonde con esse se non vogliamo perdere la novit, lessenziale dellesperienza. 6

chiamerei della bellezza letteraria. Era il tempo del mio ginnasio - liceo, dove cominciavo a imparare il latino, il greco, la letteratura italiana. Si studiavano i grandi capolavori della letteratura antica e moderna (Dante, Virgilio, Omero). Il greco mi piaceva molto e leggevo volentieri anche le tragedie, forse perch i professori ci entusiasmavano nella lettura dei testi classici mostrandoci come in essi viene presentata lumanit di sempre, pure se le vicende risalivano a 2000 2500 anni fa. In me nasceva la domanda perch a scuola studiavamo i grandi capolavori della letteratura e non anche la Bibbia? Come mai non la si legge neppure in quanto capolavoro letterario? Sentivo dire, infatti che nella Bibbia ci sono pagine straordinarie di altissima letteratura, di valore mondiale. Provai ad affrontare qualche testo, cercandovi la bellezza letteraria e scoprii il libro di Giobbe, uno dei libri pi straordinari, pi alti di tutta la letteratura mondiale. Non esistono paragoni nella letteratura medio orientale (egiziana, mesopotamica); Giobbe come un colosso fra tanti nani, paragonabile ai maggiori capolavori della letteratura greca, un libro arduo, avvincente, perfino difficile da tradurre dallebraico tanto ricco di vocaboli ricercati e rari. Le prime due piste erano ancora, comunque, un po esteriori. 3. Conoscere se stessi: la Bibbia parla di me Ad un certo punto, nel mio interesse per la Bibbia, si inserita una terza via, quella della conoscenza di s, o, in linguaggio moderno, la via dellintrospezione. una scoperta molto importante quando si riesce a farla. Come descriverla? Noi tutti, specialmente da giovani, viviamo emozioni profonde, tensioni interiori, esperienze emotive intense e pure mutevoli che si succedono luna allaltra, situazioni di entusiasmo e di depressione, di sconfitta e di vittoria, di identit e di tentazione. Facciamo fatica a capirci perch, nel groviglio di tali emozioni e tensioni, sono coinvolti valori etici, umani e anche forti disvalori. Di qui la domanda: chi sono io? Come posso orientarmi in questo guazzabuglio del cuore umano, in queste complicazioni di sentimenti, di ripugnanze, di attrazioni, di speranze? la domanda che si pongono tanti giovani che mi scrivono: Chi sono io? Con quali sentimenti devo identificarmi? Che cosa voglio veramente? Leggendo la Bibbia, frequentandola un po familiarmente e con fiducia, ho avuto la grande sorpresa di trovarmi descritto. la scoperta che tante pagine della Scrittura sono lo specchio di me, mi aiutano a chiarirmi, a mettere in ordine sentimenti, pensieri, emozioni, a distinguere le emozioni passeggere da quelle durature, le emozioni costruttive da quelle distruttive. Perch la Bibbia un capolavoro di umanit, descrive quasi in ogni pagina situazioni nuove cos concrete, cos vicine a noi, puntuali, da meravigliarci ogni volta. Io mi vedo descritto, per esempio, nelle grandi figure dellAntico Testamento: Abramo, Giacobbe, Giuseppe, Davide; vedo descritto il mio cuore, i miei ideali, le mie paure, debolezze, speranze. Quindi la Bibbia diventa un cammino per la conoscenza di s. Vi sono poi pagine evangeliche in cui riceviamo davvero una luce per capire chi siamo. Alcuni brani mi hanno aiutato a definirmi, a collocarmi, a scoprire che cosa 39

Cinque vie di avvicinamento alla Bibbia


Card. Carlo Maria Martini Il tema mi tocca da vicino perch la lettura della Bibbia stato limpegno di tutta la mia vita. Un impegno che ha compreso due momenti: anzitutto quello dedicato completamente allo studio e allinsegnamento della Sacra Scrittura, poi quando avevo 53 anni, il Papa mi ha chiesto di diventare Arcivescovo di Milano era lanno 1980-, quindi un cambio totale di esperienza. Ho comunque mantenuto lamore alla Bibbia, che mi ha sempre aiutato in questi 22 anni di servizio. Come motivare i giovani alla lettura della Bibbia Preparandomi per lincontro ho pensato di non tenere una lezione sulle motivazioni per la lettura della Bibbia, bens di dare una testimonianza. Ho riflettuto sulla mia storia, chiedendomi come e perch da giovane mi sono avvicinato al testo sacro, che cosa mi ha attratto, per quale ragione ho avvertito un gusto sempre pi grande per la Sacra Scrittura, cos da dedicare met della mia vita a studiarla e laltra met a spiegarla. Certo, le mie esperienze non saranno necessariamente identiche alle vostre, ma per ciascuno pu confrontarsi con unesperienza e dirsi per me diverso, per me potrebbe forse aprirsi un orizzonte nuovo. Ripensando dunque alla mia storia, mi sono accorto che emergono cinque piste, cinque sentieri, cinque vie di avvicinamento alla Bibbia, non alternative, ma complementari. Cominciando dalle pi esterne, pi semplici e, in qualche maniera, pi banali. 1. La curiosit La prima via che fa parte della mia esperienza quella della curiosit, nel senso bello del termine. la via del perch. Qui mi ritrovo non le mie esperienze di adolescente, di un ragazzo tra i 10-12 anni. Nella testa mi frullava una domanda, la domanda del perch. Perch ci dicono che la Bibbia parola di Dio, lettera di Dio agli uomini, un libro importante e noi non lo leggiamo mai. La domanda era ovvia. Al nostro tempo, oltre 60 anni fa, la Bibbia veniva letta poco, almeno dai cattolici in Italia, il Concilio Vaticano II prese avvio nel 1962: non esisteva neppure una traduzione completa della Bibbia dallebraico che fosse comune ai cattolici italiani. Era perci difficile anche trovarla in lingua italiana, si ascoltavano pagine dei testi della Scrittura durante la Messa ma in latino. Ricordo appunto che, verso i 10-12 anni, decisi di recarmi nelle librerie della mia citt e finalmente, dopo molta fatica, riuscii a trovare unedizione del Nuovo Testamento in italiano. Mi misi subito a leggerla qua e l, per mi domandavo: cosa ci sar negli altri testi della Bibbia? Questa via della curiosit mi ha portato poco a poco a procurarmi questo libro, ad avvicinarmi alle pagine della Scrittura. 2. La bellezza letteraria Si aggiunta allora una seconda via o pista, un altro possibile sentiero, quello che 38

2. Che cos la Scuola della Parola proprio questo, una Scuola: si tratta di insegnare ai giovani, di metterli in condizioni di meditare personalmente la Parola della Scrittura, di portarli allincontro personale con il testo, di comunicare loro il gusto per questo incontro. Se i giovani, grazie a voi, acquistano tale gusto, avranno certamente voglia di continuare da soli a scoprire tutta la ricchezza dei testi sacri, nella preghiera e nella meditazione. In questo senso, il frutto remoto della Scuola si vedr dopo alcuni anni. 3. Il frutto della Scuola della Parola Vi tuttavia un frutto immediato, che si deve ottenere in ogni incontro. Lo esprimo in questo modo: la possibilit che i giovani vibrino interiormente con la ricchezza della pagina evangelica, non tanto perch stata spiegata bene ma perch ognuno di loro la scopre, la trova in relazione con la sua vita, e si sente stimolato a pregare. Naturalmente un frutto ideale, ma vorrei che voi lo teniate sempre presente per sapere durante tutto il processo verso dove tendiamo. Cos risulta facile vedere qual la difficolt di questa Scuola. Non basta essere ottimi espositori del testo; necessario aiutare colui che ascolta a mettersi di fronte alle parole bibliche. Si potrebbe comparare con il tandem, la bicicletta per due persone; uno, forse il pi forte, pedala, laltro deve imparare a pedalare in modo tale che ad un certo punto sia lui a spingere. necessario che voi siate capaci a spingere, perch i giovani scoprano il gusto per il testo. 4. Cinque condizioni per ottenere il frutto 4.1 Clima di silenzio e di raccoglimento La prima condizione che vi sia un clima di silenzio e di raccoglimento. Le esperienze passate vi hanno insegnato che questa una condizione essenziale, senza di cui non si ottiene quasi niente. Si deve prevedere incluso il modo di entrare, di sedersi, di situarsi; si deve stare attenti che non vi siano momenti vuoti. Basta un piccolo ostacolo per creare confusione e diffondere malessere. 4.2 Sobriet di linguaggio La seconda condizione una certa sobriet di linguaggio. Chi spiega il testo non deve parlare troppo tempo (non deve superare, nella mia opinione, i 20-25 minuti). Oltre alla sobriet del linguaggio, necessaria la sobriet dei simboli e delle immagini. Il vento e il fuoco, per esempio, sono immagini sobrie ed evocative. Non solamente il vento con tutte le sue applicazioni, e poi il fuoco con tutti i suoi significati, ma il fuoco mosso dal vento e che per questo brucia ancora di pi. Molto importante lomogeneit dei simboli, per non disperdersi, per non fare come quello che sta davanti alla televisione e salta da un canale allaltro senza 7

riuscire a concentrarsi. 4.3 Chiarezza di esposizione La terza condizione la chiarezza di esposizione. Chi espone il testo deve mostrare un itinerario di accesso semplice e memorizzabile. Chi cerca di entrare in contatto con il testo deve, in effetto, poter ricordare a memoria i punti essenziali che gli sono stati proposti. vero che si pu usare un foglio scritto, ma se neanche quel foglio memorizzabile, crea confusione. Per questo necessario che il predicatore abbia memorizzato la proposta, anche se poi si serve di uno schema. Naturalmente suggerisco che si tengano sempre presenti i tre momenti fondamentali della Lectio divina: lectio, meditatio, contemplatio. In questo modo facile memorizzare il testo: la lectio mette in rilievo gli elementi importanti del testo; la meditatio si interroga sul messaggio centrale; la contemplatio ci fa domandare qual la relazione con Ges, Signore della mia vita, Figlio del Padre, e qual la mia relazione con il Padre, in modo che io possa entrare in preghiera. Questa gradazione importantissima, ed facile assimilarla personalmente. Si possono aggiungere in questo momento alcune domande per la riflessione e lazione, ma non pi di tre domande, per non creare confusione e perch tutti possano ritenerle a memoria o annotarle. 4.4 Forma partecipativa della proposta La quarta condizione una forma partecipativa della proposta. Non presentare il testo come se lo si trasmettesse dopo averlo sminuzzato, ma come qualcosa che sto sminuzzando insieme con chi mi ascolta. Ossia, invitando i giovani a partecipare alle domande che io faccio al testo, ad assumere le ipotesi che propongo. Questo rende gli ascoltatori attivi, evitando che rimangano passivi. 4.5 Tempo di silenzio La quinta condizione decisiva: preparare, durante lincontro, un tempo di assoluto silenzio come il momento pi importante. Mi rendo conto che difficile, so che non si ha il coraggio di farlo, che si ha paura di distarsi durante il silenzio. Quando la Scuola della Parola si faceva nel Duomo, io esigevo sempre un quarto dora di silenzio assoluto, senza canti, senza musica di fondo. Spetta, certamente, a colui che dirige il rendersi conto se il tempo di silenzio deve essere pi o meno lungo, e potr anche interromperlo prudentemente, se necessario. Tuttavia, necessario che si dia, e lideale che si dia sempre. Il silenzio, in effetto, il segno efficace che non si sta l solo per ascoltare, ma che lobiettivo di cercare un contatto personale con il testo. Queste sono le cinque condizioni che io considero necessarie perch sia una vera Scuola della Parola; sono condizioni obiettive, ambientali, metodologiche; ma molto importanti.

profonde. Dalle scuole per catechisti si passati negli ultimi anni a corsi secondo un modello di laboratorio, dove insieme si impara, si esprime e si progetta secondo itinerari formativi, ci si catechizza reciprocante. Si deve tenere presente questo principio fondamentale. il catechista ripete senza rendersi conto il modello formativo con cui stato formato. E inutile esortarli a una catechesi di accompagnamento e di iniziazione seguendo corsi di tipo frontale. Per un itinerario di formazione per la nuova fisionomia di catechisti, capaci di proporre la fede (evangelizzatori) e di accompagnare il loro sviluppo e approfondimento (proposta di fede, approfondimento della fede) sono utili queste indicazioni pratiche: Si deve distinguere chiaramente la formazione di base (con tempo limitato) dalla formazione sul campo o permanente. Quella di base oggi fondamentale, le nuove generazioni di catechisti non la possiedono, non conoscono i contenuti fondamentali della fede. Mentre la formazione permanente pu seguire un modello di laboratorio o sistematico, su vari aspetti catechetici concreti, quella di base pu essere pensata in una triplice dimensione: narrativa, kerigmatica, catecumenale - Innanzitutto un approccio narrativo, che introduce nella formazione lesperienza dei catechisti, la narrazione delle loro storie umane e di fede, lo scambio con le grandi narrazioni bibliche. - Una proposta kerigmatica, ossia, di annuncio, primo o secondo. Non si deve supporre che siano credenti per cui si devono mettere in contatto con il cuore dl vangelo, per una adesione rinnovata che allo steso tempo atto, contenuto e atteggiamento. - Una proposta catecumenale-iniziatica. Si pu pensare in un percorso in cui i catechisti hanno una esperienza iniziatica, in cui catechisti, riti, passi di conversione, indicano una entrata progressiva nella fede e nella capacit di comunicarla. Un approccio catecumenale li abitua a un modello di ispirazione catecumenale. Se sono formati in questi tre registri diventano capaci di realizzare una desintellettualizzazione della fede e di restituirle il suo carattere di esperienza. Su queste tre logiche formative si possono integrare le quattro aree di competenze richieste: biblico-teologica, culturale, pedagogica e spirituale. I catechisti sono tutti volontari. Il quadro proposto sembra esigere professionisti della evangelizzazione, preparati attraverso una lunga formazione. Non si deve porre a laici, che hanno lavoro e famiglia, un peso formativo troppo esigente. Per cui la loro formazione deve essere ragionevolmente breve. Pensare in un biennio di formazione basica e alcuni incontri di formazione permanente. BIBLIOGRAFIA BIEMMI Enzo, La formacin de catequistas en un contexto de nueva evangelizacin, en Sinite 158 (2011) 547-561. 37

comprendere e sapere spiegare le affermazioni fondamentali del Credo. Dovr acquisire anche il senso del vivere la fede nella chiesa, nelle dimensioni comunitaria, liturgica, sacramentale, etica e dellimpegno nel mondo. E importante proporre ai catechisti prima la formazione biblica e poi Credo, sacramenti, comandamenti, Padre nostro. - La competenza culturale La competenza teologica deve essere accompagnata da una conoscenza del contesto socio-culturale in cui si realizza questa catechesi. Il catechista deve conoscere le persone a cui si dirige: il loro ambiente di vita, la loro storia, le domande. Questo esige al catechista esser inserito nella vita ordinaria. Il catechista deve parlare della fede non separata dalla vita, ma facendola risuonare nel cuore della vita, nei suoi interrogativi e aspirazioni fondamentali. E importante uno sguardo sereno sulla cultura attuale, vista con speranza e non con pessimismo. Deve essere contento del nuovo scenario che si apre alla fede: tempo di libert, di gratuit, di proposta, di missione evangelizzatrice. Questa visone si trasforma in empatia e simpatia verso i destinatari dellannuncio. - La competenza pedagogica Il catechista anche un pedagogo. La sua arte consiste in introdurre nella fede per mezzo di un processo pedagogico pensato e organizzato. Deve possedere risorse pedagogiche e didattiche. A volte sar un maestro che trasmette un sapere, a volte un animatore che provoca la parola, a volte un facilitatore di apprendimenti per mezzo di documenti della fede, a volte un testimone, a volte un mediatore. Specialmente dovr essere capace di proporre esperienze di preghiera, di fraternit, di celebrazione, di impegno- da cui trarre insegnamenti per segnare con esse la vita delle persone e costruire la identit personale e comunitaria della fede. Il catechista deve superare il modello scolastico e espositivo, abituandolo a organizzare incontri catechistici con modalit partecipativa e secondo una didattica trasformativa. La logica della proposta catechetica deve essere quella dellaccompagnamento. - La competenza spirituale La quarta competenza determinante quella spirituale. Si riferisce alla capacit per orientare lattivit catechetica con spirito evangelico e sotto lazione dello Spirito santo. Devono coltivare atteggiamenti spirituali specifici, propri del compito catechistico: ascolto dellaltro, rispetto della libert, fiducia nella persona, pazienza, spirito di servizio e di aiuto reciproco, Queste quattro grandi competenze devono essere raggiunte sempre secondo la doppia dimensione gi indicata, innanzitutto come crescita umana e spirituale del catechista, dopo come capacit di comunicare la fede. Modello formativo Modello che si deve seguire nella formazione dei catechisti. Per molto tempo usato un modello di volgarizzazione teologica. Tendeva a che il catechista assimilasse una serie di informazioni teologiche. Per una comunicazione da: specialista, catechista, destinatario. Produceva catechisti ripetitori, riproduttori di nozioni poco 36

5. Come prepararsi per ottenere frutto Il suggerimento fondamentale che si entri personalmente nel testo, che si lotti con il testo e che si preghi con il testo. La prima domanda non quindi: che devo dire su questa pagina?, e neanche: cosa mi dice questa pagina?, ma piuttosto: che cosa dice? A prescindere dal fatto che debba spiegarla o esporla, devo mettermi di fronte al testo come se lo ascoltassi per la prima volta, e domandarmi: cosa dice? Quali sono gli elementi rilevanti, quali i supporti della narrazione o esposizione? Qual il messaggio chiave, il cuore del testo? Quale la sua relazione con Ges, con il Padre, con il disegno salvifico di Dio? un altro modo di dire lectio, meditatio, contemplatio; sono queste sempre le tre domande fondamentali. In questo lavoro di approccio personale al testo, voi potete aiutarvi con qualche commento, ma non per sapere che cosa dice il commento, ma per lottare meglio con le parole evangeliche, per afferrare il messaggio. Una volta colto quello che il testo dice, si pu passare a chiedersi: che cosa mi dice? Che cosa mi provoca nel messaggio del testo? Cosa mi suggerisce per la preghiera? Tutta questa preparazione si fa in precedenza, fino a un mese prima della Scuola della Parola, in modo che io la assimili a fondo. Poi potr pi facilmente decidere quello che devo dire a chi mi ascolta. Conclusione I suggerimenti che vi ho dato servono come introduzione. Lascio a chi ha fatto il lavoro di preparazione che ci esponga le proposte, le ipotesi di avvio relativi ai temi e al loro sviluppo. Le proposte possono essere molto belle, molto ricche, ma non ci dobbiamo lasciare ingannare; esse non dispensano dal lavoro che spetta a voi personalmente. Una proposta troppo bella corre a volte il pericolo di farci pensare che non succeda niente con essa; tuttavia, dobbiamo farla nostra e trattare di realizzarla. Bibliografia: - PERRENCHIO Fausto, La Scuola della Parola del Card. Carlo Maria Martini, in BUZZETTI Carlo CIMOSA Mario (a cura), I giovani e la lettura della Bibbia, LAS, Roma 1992, 147-180. - Intervento del Card. Martini, arcivescovo di Milano allincontro con i predicatori e gli organizzatori della Scuola della Parola, 18 settembre 1991, in Boletn Dei Verbum 24 (1994) 8.13 e in Parole di Vita (1994). - PASTORE Corrado, La Lectio Divina oggi. La lettura orante nella pastorale della Chiesa, in ASSOCIAZIONE BIBLICA SALESIANA - PASTORE Corrado VICENT Rafael (a cura), Ripartire da Cristo Parola di Dio. Lectio Divina e vita salesiana oggi, ABS, Roma, 115-140. 9

LA SCUOLA DELLA PAROLA NELLA DIOCESI DI VERONA Unesperienza di lettura partecipata della Parola di Dio 1. Descrizione delliniziativa
Scuola della Parola la denominazione data a uniniziativa che ha permesso agli adulti, donne e uomini laici della diocesi di Verona, di accostarsi in modo corretto e continuativo ai testi della Sacra Scrittura e di coniugare in maniera efficace la loro vita con la Parola di Dio. Linizio risale al 1990 con sei incontri di lectio animati da un biblista su alcuni temi di vita cristiana tratti dal Nuovo Testamento. I partecipanti erano circa 250. Nel 1993 si realizza un cambio di prospettiva e di metodo. C una diffusa sete di Parola di Dio tra gli adulti, ma la risposta resta limitata. Si costituisce unquipe diocesana per la catechesi degli adulti. Si stabilisce la diffusione della Scuola della Parola nei principali vicariati della diocesi, affiancata da un laboratorio di catechesi degli adulti, per offrire ai catechisti una formazione di base. Il numero di centri sono tre nel 1994, quattro nel 1995, sette nel 1996, nove nel 1997 e 1998, 8 nel 1999 e 2000, dieci a partire dal 2001 fino ad oggi. Si sono raggiunti dai 1100 ai 1300 adulti ogni anno. La diffusione dellascolto della Parola passata in seguito, in modo spontaneo, dai centri della SdP alle singole parrocchie. In questo modo la SdP e i laboratori raggiungono un doppio obiettivo; diffondere sempre di pi la lettura ecclesiale della Parola di Dio e formare dei catechisti per levangelizzazione degli adulti. - Lquipe della SDP La proposta ha potuto essere realizzata grazie a unquipe che lavora da 13 anni per la cura e il coordinamento della SdP (circa 40 persone). Lquipe elabora insieme il programma annuale, prepara il materiale necessario, forma gli animatori nei laboratori, si riunisce con frequenza regolare per le verifiche e le programmazioni successive. A coppie, i membri dellquipe guidano gli incontri nei centri, coinvolgendo altri animatori locali per i lavori di gruppo.

2. Criteri e contenuti del percorso


La SdP si articolata su un percorso a lunga scadenza non privo di ambizione. Un cammino decennale sulla Parola di Dio, con un obiettivo esplicito: offrire agli adulti un itinerario di riscoperta e di approfondimento della fede attraverso la Parola. La proposta si inizialmente articolata in dieci tappe, che fanno ripercorrere, in maniera consequenziale e progressiva, gli elementi 10

dimensione: proposta della fede e coltivare e approfondire la fede. Queste sono le capacit che deve avere oggi il catechista. La formazione del catechista: due prospettive diverse Il DGC 238 organizza la formazione delle competenze catechistiche attorno alle tre dimensioni classiche: essere, sapere e saper fare. Attorno a questo si sviluppavano le arre: formazione alla maturit umana e cristiana (DGC 239), formazione biblico teologica (DGC 240), formazione nelle scienze umane (DGC 242-243), formazione pedagogica (244). E importante integrare questa organizzazione con una prospettiva formativa pi unitaria. Due dimensioni: contribuire a promuovere identit cristiane adulte, sviluppare una competenza specifica al servizio della comunicazione della fede. Si deve perseguire allo stesso tempo la formazione alla fede adulta del catechista e la formazione per la comunicazione della fede La fede adulta porta con s la cosciente opzione per il Signore, la appartenenza responsabile alla chiesa, la capacit di cogliere il significato della fede per i problemi delluomo e della societ. La competenza comunicativa tocca due aspetti: la capacit di accesso corretto alle fonti della catechesi con una assimilazione personale e progressiva dei contenuti fondamentali; e la capacit di integrare i diversi elementi (contenuti, situazione dei destinatari, contesto ecclesiale, strumenti didattici, linguaggio, interazione) nellatto comunicativo, per favorire il camino di fede delle persone. Questo modo di intendere il compito della formazione dei catechisti come autoformazione nella fede e come competenza per comunicarla molto pi unitario. Il primo annuncio deve essere scoperto innanzitutto dal catechista e nella misura che diventa esperienza per il catechista pu essere anche servizio comunicativo. Una formazione del catechista solo funzionale o didattica non ha senso, una strategia sterile. Allo stesso tempo, la sola maturazione della fede del catechista, senza renderlo capace al suo compito specifico, ossia la dinamica comunicativa come spazio del nascere, crescere e maturazione della fede, lascia fuori laspetto principale del suo ministero. Quattro competenze del catechista Allinterno di queste due dimensioni della formazione dei catechisti, in una prospettiva che mantenga unite la capacit di proposta della fede con quella dellapprofondimento della fede, si possono considerare in forma nuova le quattro competenze fondamentali, reinterpretate secondo i criteri indicati. - La competenza biblico-teologica Questa competenza consiste nella capacit di parlare della fede in forma corretta e coerente, in modo dinamico e significativo, con chiarezza e semplicit. Non esige grandi qualit intellettuali o una formazione specialistica, ma certamente un minimo di conoscenze basiche per sapere distinguere lessenziale dallaccessorio, per poter mettere in relazione i diversi enunciati della fede e i diversi aspetti della vita cristiana. Concretamente, il catechista deve essere capace di leggere le scritture in modo corretto, di comprendere il dinamismo della storia della salvezza, 35

La formazione dei catechisti in un contesto di nuova evangelizzazione


Il cambio di paradigma: tre cambi di prospettiva della catechesi Tre grandi conversioni che la catechesi deve fare: 1. La conversione missionaria della pastorale nella linea del primo annuncio. La fede non pu essere pi supposta, ma va proposta. 2. Il ripensamento del modello di iniziazione cristiana in prospettiva catecumenale. Finora la iniziazione cristiana aveva due caratteristiche fondamentali: era rivolta ai bambini ed era pensata per preparali a ricevere bene i sacramenti. Il catecumenato invece rivolto agli adulti ed orientato a iniziare alla vita cristiana. Da una iniziazione cristiana dei bambini che consiste in una ora settimanale di catechismo per prepararli a ricevere i sacramenti a una iniziazione cristiana di giovani e adulti per iniziarli nella vita cristiana attraverso i sacramenti. Il catechismo era nato per offrire la grammatica conoscitiva della fede ai bambini e ragazzi credenti, iniziati sociologicamente nella fede negli ambiti generatori della famiglia, la scuola e il popolo; nati per trasmettere le parole di una fede vissuta e diffusa, al venir meno progressivamente questi tre ambiti generatori, il compito del catechismo risulta impossibile. La nuova situazione una opportunit, un invito a ricostruire nelle comunit un luogo di esperienza cristiana, un processo realmente iniziatico, Di qui nasce la esigenza di un processo di iniziazione cristiana che assuma pienamente la ispirazione catecumenale. 3. Un vero cambio radicale della prospettiva catechetica, la via contraria della catechesi di primo annuncio rispetto alla catechesi tradizionale. Lesposizione non pu pi partire dal credo, ma della scoperta della fede a partire dalla esperienza di vita della persona. Questo cammino la via della testimonianza. Questo cammino esige pure rivedere il contenuto dellannuncio. Nel primo annunci la via narrativa precede quella dottrinale. La catechesi parte dalla narrazione piena delle Scritture. Questi tre cambi di prospettiva (missionaria, iniziatica e testimoniale) hanno cambiato sostanzialmente le nostre linee progettuali e reclamano una revisione della figura del catechista e della sua formazione. Identit del catechista tra proposta di fede e coltivare-approfondire la fede Il cambio della catechesi permette di comprendere i limiti della forma tradizionale di formare i catechisti. Erano preparati per trasmetter le conoscenze della dottrina cattolica dei bambini e per alimentare la loro fede. La formazione dei catechisti consisteva in migliore la loro capacita di educare nella fede persine gi credenti. Qui appare la sfida profonda tra la realt e la nostra formazione dei catechisti. Tenendo questo presente, la formazione dei catechisti non deve essere pensata come un passaggio netto da catechista educatore della fede al catechista evangelizzatore. Le due dimensioni devono restare unite nella formazione. Doppia 34

fondamentali della fede.

2.1 Le opzioni
- Una catechesi basata su testi biblici Si presa la decisione di non offrire agli adulti dei temi di carattere sintetico, ma si scelto di far loro accostare dei testi biblici, soprattutto di tipo narrativo, che meglio si adattano alle esigenze e alle capacit della gente, e perch c una espressa fiducia nella capacit trasformante della parola di Dio accostata direttamente. - Una lettura rispettosa del testo Tale lettura di testi biblici, in gran parte di testi del vangeli, vuole essere rispettosa del testo stesso, per favorirne una comprensione pi critica ed approfondita. Laccostamento del testo capace di ridestare negli adulti la meraviglia e il senso di novit per un brano biblico che viene riscoperto e suscita il desiderio di approfondire ulteriormente la Parola di Dio. - Una lettura sapienziale Comprensione-attualizzazione del testo (non un accostamento erudito, ma in vista della vita, sapienziale o spirituale). I temi riletti rispettosamente e criticamente manifestano una capacit di ricchezza di significati, di trasformazione di mentalit e di orientamenti per la vita personale per lesperienza ecclesiale e per una rilettura delle situazioni storiche che li rendono estremamente fruttuosi ed efficaci. - In prospettiva tematica Altro criterio dato dalla scelta dei testi, spesso da un solo autore, in prospettiva tematica, in modo da favorire, assieme alla lettura dei singoli passi, anche lemergere di elementi di sintesi attorno ad alcuni motivi che diventano anche atteggiamenti di fondo della vita cristiana. - Con una progressione per un cammino essenziale Un ulteriore criterio dato dalla scelta di una progressione degli itinerari proposti in modo da coprire un cammino essenziale, non esaustivo, di riscoperta di ci che il cuore del mistero di Cristo e delle esigenze della sua sequela. Lobiettivo di fondo quello di favorire, attraverso un itinerario ben articolato, laccostamento a ci che sembra essenziale alla fede per un adulto di oggi. 2.2 La progressione tematica La stessa sequenza degli itinerari, ripercorsa nei suoi nuclei fondamentali, 11

progressiva rispetto al rivelarsi dellevento di Cristo e rispetto alle esigenze dei destinatari. 1. Le parabole Il primo momento costituito dalle Parabole che presentano il kerygma di Ges e quindi lannuncio e il volto del Padre di Ges nella sua iniziativa e nella sua azione salvifica per il Regno. Lobiettivo quello di suscitare non solo una conoscenza pi approfondita del Dio di Ges Cristo, ma anche la meraviglia per il volto inatteso del Dio di Ges, provocare gli adulti ad una prima decisione per il mondo nuovo, per gli atteggiamenti nuovi che Dio apre con il suo Regno nellagire di Ges. 2. La novit del Vangelo Il secondo passo La novit del Vangelo: attraverso la prima sezione del Vangelo di Marco, sono indicati i segni di novit del Regno di Dio: la chiamata alla sequela, la liberazione, la vita nuova, il perdono, la comunione, la priorit della vita umana e della sua integrit. illustrato il consenso e lopposizione che questa novit di segni suscita. 3. Lincontro con Ges Terzo passo lincontro con Ges. Lo sguardo sulla novit di vita portata dal Regno di Dio induce a cercare Colui che ne il portatore e ad incontrarlo personalmente, assumendo gli atteggiamenti di fede, di ascolto, di amore che questo incontro esige e accettando di lasciarsi cambiare la vita da esso. Per questo litinerario presenta una serie di incontri di diversi personaggi con Ges: Giairo, la sirofenicia, Bartimeo, la peccatrice, Zaccheo, Marta e Maria, che si erano disposti a questo incontro e che da esso si sono lasciati cambiare. 4. Le beatitudini Quarto passo lincontro con Ges che dono ed anche un incontro esigente: le beatitudini come esigenze evangeliche. Le beatitudini e alcune antitesi del discorso della montagna illuminano in modo essenziale il cuore di queste esigenze evangeliche, incentrate soprattutto sulla disponibilit a Dio e sullamore che coinvolge tutta la persona e deve estendersi a tutti senza limiti. 5. Il Padre nostro preghiera dei figli Nella quinta tappa, si mette in rilievo come lincontro con Ges non solo porta ad esigenze nuove di vita, ma apre anche ad un rapporto nuovo con il Padre che Ges ha rivelato; un rapporto che trova la sua espressione pi completa nella preghiera del Padre nostro insegnata da Ges. Ecco allora Vivere da figli, commento alle invocazioni del Padre nostro. questo un itinerario di educazione al rapporto con Dio, alla preghiera, che alimenta i desideri pi autentici mettendoli 12

Le necessit di formazione dei catechisti e i modelli di formazione La realt pastorale italiana si caratterizzata in questi 40 anni da un forte movimento di catechisti. Si devono porre esperienze integrate, con carattere sistematico, capaci di aiutare ad approfondire il cammino personale, ecclesiale ed educativo del catechista. Quali sono le caratteristiche delle attuali proposte formative per i catechisti? Quali gli stili di formazione? Si potrebbero definire alcuni modelli? Tentiamo dare alcuni modelli fondamentali con riferimento allo stile e alle attenzioni dominanti. Le caratteristiche che si evidenziano si riferiscono trasversalmente alle iniziative parrocchiali, zonali, diocesane e anche nazionali. La preoccupazione non di fare rassegna di esperienze ma di definire alcuni stili e, tra questi, quelli che meglio rispondono alle necessit dei catechisti e alle sfide attuali. A mio modo di vedere si potrebbero indicare tre modelli di formazione: 1. Il modello centrato sullapprofondimento dei contenuti e nella logica metodologica applicata Questo modello centrato sui contenuti che si devono chiarire al catechista per la loro interiorizzazione. I contenuti si possono riferire allarea biblico -teologica, antropologico-educativa, metodologico-didattica. La logica metodologica si realizza in forma deduttiva: dallalto in basso. La convinzione che il cambio si realizza a partire dal comprendere: una maggiore comprensione porta a un maggior servizio catechistico. Tipico modello sono le scuole di catechisti. Si tentato, in alcune esperienze di formazione, di integrare lapprofondimento dei contenuti con metodi partecipativi che favoriscano linteriorizzazione senza alterare la dinamica formativa che resta tendenzialmente unilaterale. La centralit della comprensione dei contenuti che vengono proposti non si mette in discussione, come neanche la logica che si deve comprendere bene per poter attuare correttamente. 2. Il modello centrato sui processi e con una logica formativa di laboratorio Questo secondo modello nasce dalla constatazione che, nella formazione centrata sui contenuti, il soggetto rimane passivo ed un semplice destinatario della proposta formativa. Si constata pure che molte esperienze formative vivono al suo interno una profonda contraddizione: si approfondiscono contenuti sulla comunicazione ed educazione partecipativa, sulla reciprocit o corresponsabilit della relazione educativa, ma con metodi che non sono in sintonia, peggio ancora, smentiscono quei contenuti. In altre parole, si parla del rinnovamento dei processi ma con processi che non sono rinnovati. In alcune esperienze si tentato di prendere sul serio la indicazione di una formazione come laboratorio. Lidea di laboratorio, inizialmente considerata in un 33

BIBLIOGRAFIA Cf. BIEMMI Enzo, Catechesi biblica degli adulti. LAnimatore biblico e la sua formazione, in ISTITUTO DI CATECHETICA PASTORE Corrado (a cura), Viva ed efficace la Parola di Dio (Ebr 2,14). Linee per lanimazione biblica della Pastorale, Elledici, Leumann (TO) 2010, 197-207. Cf. LAnimatore biblico e la sua formazione, in XVIII CONVEGNO NAZIONALE DI APOSTOLATO BIBLICO, La prospettiva educativa dellApostolato Biblico. Riflessioni, approfondimenti, proposte, Roma, 5-7 febbraio 2010. BISSOLI Cesare, Il catechista biblico e la sua formazione, in Va e annuncia (Mc 5,19), Manuale di Catechesi biblica , Elledici, Leumann (TO) 2006, 281-298. BARBIERI Gianfranco, Formazione di animatori biblici dei Gruppi di Ascolto, in ISTITUTO DI CATECHETICA PASTORE Corrado (a cura), Viva ed efficace la Parola di Dio (Ebr 2,14). Linee per lanimazione biblica della Pastorale, Elledici, Leumann (TO) 2010, 183-195. BARBIERI Gianfranco, Animatore biblico, in UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE - SETTORE APOSTOLATO BIBLICO (a cura di Cesare Bissoli), Grandi temi della pastorale biblica, Elledici, Leumann (TO) 2002, 14-19. UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE - SETTORE APOSTOLATO BIBLICO (a cura di Cesare Bissoli), Lanimatore biblico. Identit, competenze, formazione, Elledici, Leumann (TO) 2000.

in sintonia con quelli di Dio e con i bisogni essenziali della vita. Un itinerario che educando alla preghiera non intende alienare dalla vita, ma, proprio attraverso la preghiera, mantenere ancorati allimpegno di trasformazione della realt e allimpegno di solidariet con i fratelli. 6. La sequela di Cristo sul cammino della croce Il successivo momento si pu ritenere, come del resto appare anche dai vangeli, litinerario della maturit cristiana: non occorre solo incontrare Cristo, incominciare a vivere le esigenze, entrare in un rapporto nuovo con il Padre, ma soprattutto ed questa la parte pi esigente- accettare di porsi alla sequela di Cristo sul cammino della croce. Il testo Sulla via del crocifisso delinea le esigenze che Ges pone ai discepoli per seguirlo sulla strada della croce. la tappa dellitinerario proposto in cui i cristiani adulti sono sollecitati alla contemplazione e allassunzione degli atteggiamenti con i quali Ges ha affrontato la strada della croce. litinerario della maturit cristiana, che va dallannuncio del Figlio delluomo che deve patire, alla necessit di seguirlo sulla strada di una donazione completa che si realizza poi al culmine, nella croce. 7. I testi della risurrezione Lulteriore itinerario quello sui testi della risurrezione. Non si soffermano primariamente sulle questioni di carattere storico, riguardanti la tomba vuota o gli incontri dei primi testimoni con il Risorto, ma cercando di rileggere i testi nellorizzonte delle comunit cristiane che si sono aperte alla fede nella risurrezione, si sono lasciate trasformare dalla presenza del Risorto e dalla sua presenza ed hanno sentito limpegno della missione universale. Litinerario scandito in tre momenti: laprirsi della fede pasquale, lesperienza del risorto fatta nella comunit cristiana -il pi tipico il camino di Emmaus- e la presenza e la fede nel risorto che comporta come esigenza intrinseca alla fede, la missione universale. 8. Il dono dello Spirito inizio del tempo della Chiesa Laltro itinerario, Nella forza dello Spirito, preso sopratutto dagli Atti degli Apostoli, viene di conseguenza: il risorto attraverso il dono dello Spirito inizia un tempo nuovo, il tempo della Chiesa, tempo della responsabilit della testimonianza fino ai confini della terra; i testi degli Atti aiutano a questa comprensione di una chiesa che soprattutto testimone e missionaria. 9. Una chiesa che serve Il nono itinerario porta il titolo Una chiesa che serve. Il tema centrale facile da intuire: la comunit in forza dello Spirito, per lazione della Parola radunata nella comunione, comunione per articolata nei vari carismi e ministeri che la devono alimentare e fare crescere. Lo stile dei rapporti dato dallo stile stesso di Ges: io sono in mezzo a voi come colui che serve. 13

LA FORMAZIONI DEI CATECHISTI


Una presentazione pratica della formazione del catechista la fa il presidente della Aica che dopo una introduzione nei differenti documenti che la chiesa italiana ha prodotto sulla formazione dei catechisti negli ultimi quaranta anni, tratta della situazione attuale di questa formazione e di tre modelli pi significativi che si applicano nelle diocesi italiane. Indicazioni del magistero sulla formazione dei catechisti nel marco quadro del cammino catechetico e pastorale della Chiesa italiana. Non mancano in Italia indicazioni ufficiali sulla identit e la formazione del catechista. Di fatto le iniziative di formazione si confrontano con queste indicazioni, come prue con il progetto catechistico e con gli orientamenti pastorali della conferenza episcopale italiana. In questi 40 anni di cammino, la chiesa italiana ha pubblicato tre documenti (pi precisamente un documento e due strumenti di lavoro) con indicazioni specifiche per la formazione dei catechisti: la formazione dei catechisti nella comunit cristiana (1982), Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (1991), La formazione dei catechisti per liniziazione cristiana dei fanciulli e de ragazzi (2006). 32

10. LApocalisse, una lettura profetica della storia e sulla speranza del compimento escatologico Infine litinerario che apre di pi la prospettiva sulla lettura profetica della storia e sulla speranza del compimento escatologico, Io faccio nuove tutte le cose. un itinerario che abilita il credente a stare con fiducia nella complessit della storia. Lintenzione di questo itinerario non di richiamare semplicemente il messaggio cristiano quanto di mettere in evidenza i criteri fondamentali di una vita autenticamene cristiana, che comporta un serio cammino di conversione. Il punto nodale di tutto il cammino sta proprio qui; nel forte richiamo alla conversione, che trova, nellincontro e nelladesione alla persona di Cristo, il fondamento e il riferimento per la realizzazione della propria vita; sopratutto per prendere coscienza, come singoli e come comunit, che laccoglienza della sua persona e del suo annuncio d forma alla vita stessa dei credenti, della Chiesa, e garantisce la verit dei rapporti allinterno di essa. questo contenuto della fede in Ges Cristo che appare nellintero itinerario e in ogni sua tappa. Terminati i dieci percorsi sul Nuovo Testamento che hanno impegnato per dieci anni la diocesi, attuato dal 2002 al 2005 un nuovo ciclo di tre itinerari sugli atteggiamenti fondamentali della vita cristiana: la fede, la speranza e la carit. Negli anni successivi lquipe della SdP ha promosso nei 18 vicariati degli incontri biblici sui temi emersi dal Sinodo diocesano.

catechista e altri che gi lo sono a rafforzare la loro esperienza di fede, a scoprirsi pi motivati e a sentire il servizio pi come una testimonianza. A livello di contenuti le esperienze pi significative sono quelle che valorizzano la Sacra Scrittura, letta a partire dalla vita e allo stesso tempo come possibilit di ricomprendere la vita a partire dalla memoria, dalla tradizione e dal dono di Dio. Si attivano processi di tipo ermeneutico: si tenta di abitare una pagina della Scrittura incontrando in essa i propri desideri, necessit e esperienze profonde, si incontra una parola che interpella, si valorizza positivamente la distanza culturale, come possibilit di crescere nella trascendenza, di vivere pi in profondit, si valorizza allo stesso tempo il linguaggio esperienziale e narrativo della Bibbia, vicino alla sensibilit di oggi. Alcune esperienze sono quelle di Biemmi nella diocesi di Verona, Firenze, Palermo. Sono esperienze di formazione personale e allo stesso tempo, per molti, di formazione per essere animatori, di formazione. Uno si converte in animatore facendo una esperienza personale di essere animato e prolungando tale esperienza. Queste esperienze interpretano lesigenza attuale di formazione a partire dalla vita, dei problemi comuni a tutti, della necessit di sostenersi reciprocamente. Interpretano anche la necessit di dare centralit alla Scrittura e ai suoi linguaggi, allesperienza della Parola di Dio e a fare comunit a partire da Dio. I tre modelli coesistono, molte volte si intersecano e non sono facili da distinguere. In realt sono da pensare in relazione tra loro, senza privilegiare unilateralmente uno solo di essi e pensare che uno deve escludere laltro. Sono da pensare come tre accentuazioni, tutte importanti. Ognuna interpreta necessit reali di oggi. Vi necessit di esperienze di formazione che approfondiscano il senso dellessere cristiano, i contenuti della fede cristiana, il senso della comunicazione della fede, esiste allo stesso tempo necessit di esperienze che permettano di verificare i processi, cos come vi necessit di partire da se stessi, di mettersi in gioco con il proprio cammino. Ogni prospettiva deve prendere in considerazione le altre. E secondo i contesti e le situazioni pastorali reali delle persone legittimo privilegiare una prospettiva o laltra, ma senza unilateralit. BIBLIOGRAFIA Curr Salvatore, La formacin de catequistas en Italia, in Sinite LII, 156 (2011) 1, 77-91.

3. Limportanza del metodo nella Scuola della Parola Per comprendere liniziativa della SdP occorre tenere presente la sua scelta di metodo. Le serate della Parola, inizialmente basate sullascolto di un esperto, si sono trasformate in ascolto partecipato ed attivo da parte di tutti, secondo una sequenza ormai collaudata:
- un lavoro preliminare a piccoli gruppi sul testo preso in esame; - la condivisione in assemblea dei risultati; - la spiegazione del relatore, che integra le scoperte dei gruppi; - il ritorno nei gruppi per lattualizzazione Il lavoro coordinato dagli animatori e rimane contenuto in due ore. Questo metodo permette agli adulti di accostarsi in modo personale alla Parola, di farla interagire con la propria vita e nello stesso tempo di avere unassistenza continua da parte degli animatori e di un esperto, che garantiscono laccostamento serio e rispettoso ai testi sacri. Questa lettura partecipata e attiva evita il rischio della passivit dellascolto e la delega della lettura dei testi sacri e della loro interpretazione agli esperti.

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senso puramente metodologico, si arricchita poco a poco di significati ecclesiologici, teologici e spirituali. in gioco un modo di essere chiesa, di vivere la comunit, di sentirsi cristiani a partire dal dono di Dio. Nelle esperienze realizzate in questa direzione sembra che gli elementi pi importanti sono: lanalisi delle esperienze dei catechisti, le difficolt e anche le sconfitte, il mettersi in discussione desiderando con fiducia il cambio, realizzare una interazione di reciprocit, di fiducia, e di appoggio mutuo, lanalisi comunitaria di esperienze significative, la funzione di guide capaci di lavorare in quipe e capaci di animazione. In queste esperienze la pratica catechistica importante, si pu dire che sono centrate sul ruolo. Un'altra convinzione di fondo che nellesperienza di servizio catechistico normalmente si tende a ripetere quello che si esperimenta come significativo per la propria vita. Come esempio serve il riferimento alle esperienze realizzate dallquipe di Enzo Biemmi, di Verona. Lesperienza di laboratorio si centra sul contenuto della vita delladulto, a partire dalla quale si analizza tutta la vita e il mistero della fede, dando una comprensione nuova della esperienza alla luce della fede. Alla base si trova questa convinzione formativa. Si tratta di abilitare le seguenti competenze formative: biblicoteologiche, relazionale-comunicativa, pedagogica-didattica, pastorale-ecclesiale e spirituale. Nel fondo ci sono quattro opzioni formative: si privilegia il ruolo, pensando che a partire dalle sollecitudini del suo servizio educativo il catechista si sente chiamato a maturare in tutti i suoi atteggiamenti e nel profondo del suo essere; si d molto tempo alla esperienza dei partecipanti, considerandola luogo teologico e, quindi, anche alla narrazione di queste esperienze e alla comprensione nuova delle stesse alla luce della fede; si realizza, per la struttura stessa della esperienza, lalternativa, il processo di va e vieni tra la prassi pastorale e il luogo formativo; la formazione integrale, nel senso che la catechesi si considera come un aspetto della pastorale e in connessione con la liturgia, la carit, la missione e la problematica socio-culturale. 3. Il modello a partire da se stesso e della possibilit di essere cristiano, con una logica ermeneutica Vi sono esperienze che si realizzano con una logica formativa simile, ma non a partire dal ruolo, ma a partire dal desiderio personale di scoprire (o riscoprire) la fede nella propria vita o di interrogarsi sulla possibilit di vivere cristianamente oggi, in questo contesto, nella vita quotidiana, nella famiglia, nel lavoro, nelle relazioni sociali. Camminare in gruppo a partire da diverse esigenze personali, servir ad alcuni per fare la scelta di aver una parte pi attiva nella comunit, per esempio essere 30

4. La SDP come spazio ermeneutico


A questi due obiettivi di fondo (lettura rispettosa e lettura partecipata) legata la questione dellermeneutica nel campo del rapporto tra un testo biblico ispirato e la comunit che lo legge. Lesperienza della SdP ha permesso di verificare questi aspetti: 4.1 La reciprocit tra il testo e il lettore La SdP cerca di essere unesperienza di lettura corretta dei testi biblici. La lettura rispettosa di un testo biblico richiede un metodo. I diversi metodi che lesperienza della chiesa ha messo a punto nellaffrontare la Parola di Dio vogliono servire a leggere in modo da ascoltare, ossia in modo da comprendere il testo e il significato del testo, cos da intuirne lefficacia per la vita. Nessun metodo da assolutizzare. Il valore di un metodo consiste nel favorire lascolto. La questione fondamentale riguarda il rapporto tra la Parola e il lettore. Il movimento corretto duplice: c un esodo del lettore verso la Parola. Occorre uscire verso il testo, che chiede di essere ascoltato nella sua alterit/distanza da noi. A questo punto il testo svela il suo mondo, cio la capacit di vita di cui portatore. Questo possibile grazie a due fattori: il metodo di lettura del testo (che va dal contesto, alla struttura del testo, al suo significato) e il processo partecipativo, che favorisce una reazione iniziale istintiva, obbliga a mettere tra parentesi le proprie rappresentazioni nella fase dellanalisi e invita allattualizzazione personale e comunitaria. In questo modo il testo parla in maniera nuova da quella abituale. Il che significa: viene compreso in maniera nuova, ma viene anche generato in maniera nuova, perch lesperienza di chi lo legge e il dono dello Spirito presente nel lettore fa s che il testo possa esplicitare significati finora inediti. 4.2 La reciprocit tra esperti e partecipanti Il secondo aspetto nel quale mi pare implicato il compito ermeneutico nellesperienza vissuta della SdP quello del rapporto di reciprocit tra esperti e partecipanti. La SdP ha cercato di operare una decentratura dei partecipanti rispetto agli esperti. stato messo in atto un processo tale che impediva di attirare lattenzione sullesperto, spostando locchio dei tre protagonisti implicati (partecipanti, animatori ed esperti) tutto sulla Parola. La Scuola della Parola in questi anni ha messo in atto un processo di reciproca influenza ed educazione tra esperti (una decina) e partecipanti (diverse migliaia). La competenza esegetica infatti si lasciata influenzare dalla competenza del vissuto cristiano di donne e uomini che, sguarniti di cultura ecclesiastica, non lo sono affatto di vissuto credente. I relatori di questa esperienza hanno realmente modificato stile di approccio alla parola, linguaggio e modalit 15

relazionali con i partecipanti. In questo stata determinante la figura ponte degli animatori i quali hanno tenuto la regia di ogni incontro, circoscrivendo la parola degli esperti ed evitando che essi sequestrassero la logica dellincontro. La logica dellincontro stata quella di una esegesi partecipata, ciascuno mettendo in circolo le sue esperienze e le sue conoscenze. Si cos verificata unermeneutica comunitaria della Parola, con uninterazione tra competenza esegetica e competenza esistenziale. I dieci itinerari base della SDP 1. Parabole di vita. Il volto di Dio Padre raccontato da Ges a tutti i piccoli che accolgono il suo Regno, EDB, Bologna 1996. 2. La novit del Vangelo. Ges buona notizia del Regno di Dio , EDB, Bologna 1997. 3. Abbiamo incontrato Ges, EDB, Bologna 1994. 4. Siate perfetti come il Padre vostro. Le esigenze della vita cristiana nel discorso della montagna, EDB, Bologna 1995. 5. Vivere da figli. La preghiera del Padre nostro , EDB, Bologna 1998. 6. Sulla via del Crocifisso. Seguire Ges fino alla croce, EDB, Bologna 2000. 7. Davvero il Signore risorto, EDB, Bologna 2000. 8. Nella forza dello Spirito. Lo Spirito Santo anima e sostiene la vita della Chiesa, EDB, 1998. 9. Una Chiesa che serve, EDB, Bologna 2001. 10. Ecco, io faccio nuove tutte le cose. LApocalisse: un libro per leggere la storia alla luce della Pasqua, EDB, Bologna 1999. I tre itinerari sulle virt teologali 1. Credo, aiutami nella mia incredulit, Verona 2003. 2. La speranza non delude, Verona 2004. 3. Egli ci ha amati per primo, Verona 2005.

nelle domande e aspirazioni fondamentali delle donne e degli uomini di oggi. La mancanza di sensibilit culturale provoca un isolamento della Bibbia stessa. 5.3. La competenza pedagogica Lanimatore biblico anche e soprattutto un pedagogo. La sua arte di introdurre alla comprensione di un testo attraverso un processo pedagogico pensato e organizzato. Lanimatore biblico in grado di gestire i processi e non solo i contenuti. importante che lanimatore possa ricorrere a una serie differenziata di modalit pedagogiche e didattiche. A seconda dei casi, egli sar un insegnante che trasmette un sapere, un animatore che suscita la parola, un facilitatore di apprendimenti attraverso laccostamento corretto ai testi. Lo stile globale pedagogico sar sempre quello del compagno di viaggio, un fratello/sorella testimone, mediatore di una relazione con il Signore, una relazione che dallincontro con il testo biblico porta alla comunit e da questa alla vita quotidiana illuminata e orientata dalla Parola di Dio. Lesperienza dimostra che in genere gli animatori laici, se hanno avuto una formazione iniziale sufficiente, sono sensibili e adatti a prendersi cura dei processi di apprendimento e non solo dei contenuti di un testo biblico. 5.4. La competenza spirituale Ma c una quarta competenza determinante: quella spirituale. Essa non designa solo la consuetudine per lanimatore biblico di nutrirsi della Parola, ma specificamente lattitudine a condurre lattivit di animazione biblica e catechistica secondo uno stile evangelico e sotto lazione dello Spirito Santo. essenziale che lanimazione biblica e la persona dellanimatore siano pervase da spirito evangelico. Questo significa che gli animatori biblici nella catechesi non vivono solamente la spiritualit comune dei cristiani (la fede, la speranza e la carit), ma che coltivano degli atteggiamenti spirituali specifici, propri dellattivit catechistica di ascolto della Parola, nella logica della comunicazione umana: ascolto dellaltro, rispetto della libert, fiducia nella persona, pazienza, spirito di servizio e di aiuto reciproco. Non c catechesi biblica se questa non diventa un luogo di esperienza concreta del Vangelo e di accoglienza dello Spirito Santo. Un testo letto insieme tra adulti, quando avviene in uno spazio di relazione umana autentica e quando viene stabilita con il testo una relazione di vero ascolto, diventa nuovo non solo per gli ascoltatori, ma prima di tutto per lanimatore. Quando ci si interroga sullanimatore biblico e sul metodo di questa animazione, la prova della loro qualit sta nel fatto che a un certo momento non si sa pi chi evangelizza chi, chi educa chi, chi istruisce chi. E questa modalit di animazione fa s che questo servizio ecclesiale alla Parola non stanchi mai. Preparando per gli altri la mensa della Parola, lanimatore biblico prepara un banchetto per s. Riscopre la Parola come perennemente nuova, con rinnovato stupore, grazie allamore che ha per la Scrittura e per coloro che accompagna nella lettura. 29

BIBLIOGRAFIA BIEMMI Enzo, La Scuola della Parola nella Diocesi di Verona. Unesperienza di lettura partecipata della Parola di dio, in ASSOCIAZIONE ITALIANA CATECHETI, (ZUPPA Pio Ed.), La catechesi. Eco della parola e interprete della Speranza. Educazione della fede e questione ermeneutica, Urbaniana University Press, Roma 2007, 43-53.

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riespressione e lattualizzazione da parte degli adulti partecipanti. Questa figura di animatore biblico praticabile da laici e laiche adulti senza necessit di competenze specialistiche. Come dimostra lesperienza, superati i primi timori, gli animatori biblici assumono uno stile che li fa crescere e dona loro il gusto di lavorare con gli adulti sui testi della Scrittura in ambito catechistico.

5. La formazione dellanimatore biblico nellambito della catechesi


Se per essere animatori biblici nello stile dellaccompagnamento non richiede di essere degli specialisti, domanda tuttavia una formazione specifica. Questa si qualifica per quattro dimensioni, quelle proprie per la formazione dei catechisti con una specifica attenzione alla Parola di Dio. Si tratta della competenza biblico/teologica, culturale, pedagogica e spirituale. 5.1. La competenza biblica e teologica Questa competenza non richiede delle grandi qualit intellettuali o una formazione specialistica, ma necessita comunque di un minimo di conoscenze di base riguardanti la Bibbia e i contenuti fondamentali della fede, per saper distinguere lessenziale dallaccessorio, per poter mettere in rapporto le differenti affermazioni della fede e i diversi aspetti della vita cristiana. In concreto, lanimatore biblico deve essere capace di leggere le Scritture in modo corretto, di comprendere il dinamismo della storia della salvezza, di comprendere e saper spiegare le affermazioni fondamentali del Credo. Dovr anche acquistare il senso dellappartenenza alla Chiesa, nelle sue dimensioni comunitaria, liturgica, sacramentale, etica e di impegno nel mondo. Non pensabile una sola competenza biblica slegata da una formazione di base teologica e dalla conoscenza del patrimonio della tradizione della fede. Il legame con la comunit ecclesiale e la sua tradizione diventa garanzia di lettura corretta della Parola, perch la comunit cristiana il luogo nel quale la Bibbia viene letta, pregata e vissuta. 5.2. La competenza culturale La competenza biblico/teologica da sola non basta. Occorre che essa sia accompagnata da una conoscenza del contesto socio-culturale nel quale si attua la lettura catechistica della Scrittura. Si tratta della sensibilit culturale e della conoscenza degli adulti di oggi: il loro ambiente di vita, la loro storia, le loro domande, i loro riferimenti, i loro gusti, le loro aspirazioni. Questo chiede allanimatore biblico di essere inserito nella vita quotidiana, di interessarsi a quello a cui si interessano i destinatari del messaggio cristiano, facendosi presente nelle loro conversazioni, come Ges con i discepoli di Emmaus (Di cosa parlavate nel cammino?; Lc 24, 17) o di Filippo con leunuco (Capisci quello che leggi?, At 8, 30). Ci si aspetta che lanimatore biblico faccia scoprire la Scrittura non in maniera astratta o separata dalla vita, ma facendola risuonare nel cuore della vita, 28

FALAVEGNA Ezio, La scuola della Parola nella Diocesi di Verona, in Il servizio della Parola. Dallesperienza alla riflessone teologica, Messaggero, Padova 2008, 117-266. FALAVEGNA Ezio, La Scuola della Parola di Verona. Una scelta di evangelizzazione degli adulti, in BISSOLI Cesare MORANTE Giuseppe (a cura), La Bibbia nella catechesi, come e perch, Elledici, Leumann 2004, 99-111. BIEMMI Enzo FARINAZZO Maria Teresa, La Scuola della Parola nella diocesi di Verona. Una esperienza di lettura partecipata della Parola di Dio, in CENTRO ORIENTAMENTO PASTORALE, Bibbia e Vita nella comunit cristiana, EDB, Bologna 2008, 53-66. LA CATECHESI BIBLICA SIMBOLICA Questa proposta catechistica utilizza le Scritture come contenuto degli incontri di catechesi fin dalle prime classi elementari. Trova consensi tra i catechisti perch vedono rinascere linteresse dei ragazzi e di conseguenza tra i genitori, incuriositi per il lavoro dei figli, tanto diverso da quello a cui erano abituati. - Una nuova pedagogia Il mondo che ci circonda, il mondo dei computer, un mondo tecnico e anche la scuola tende ad essere positivista, a sviluppare cio una verit esteriore. Le pedagogie utilizzate che vengono dagli Stati Uniti- sono chiamate pedagogie per obiettivi; permettono sempre di verificare se le acquisizioni sono state fatte o no: acquisito, non acquisito, in via di acquisizione; la testa dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani cos formata a partire dallesteriorit. Invece la verit della fede cristiana, quella della Bibbia, si radica allinterno: lamore che viene da Dio, lamore che viene dallinterno ad animare il Corpo di Cristo che la Chiesa. Da una parte c lesterno, dallaltra linterno. Lo sviluppo dellapproccio esteriore alle cose, rende difficile la comunicazione della fede biblica e forse incomprensibile la vita sacramentale che alcuni ritengono una specie di magia. Le chiese si svuotano, le vocazioni diminuiscono e le comunit cristiane invecchiano. Si tratta forse dellaccrescersi del regno dellesteriorit. Ma non bisogna lasciarsi sopraffare, possibile andare oltre questi riferimenti solo esteriori. Ci conduce alla scelta pedagogica. Loccidente cristiano viene da una societ che viveva spontaneamente e naturalmente la fede cristiana; laccesso allinteriorit cristiana, che lascolto della parola di Dio e la vita sacramentale presuppongono, avveniva senza difficolt. La chiesa trasmetteva parole religiose che prendevano senso nella pratica familiare, ecclesiale, parrocchiale- e la pedagogia era quella del catechismo, cio la trasmissione del sapere religioso. Si trasmettevano, dallesterno, dei comportamenti cristiani, con una pedagogia che possiamo chiamare dello stampo o, pi tecnicamente, pedagogia del comportamento. Vi si aggiungevano poi delle spiegazioni dallesterno; le spiegazioni per definizioni, infatti, sono sempre esteriori. Linteriorit cristiana diffusa, permetteva questa pedagogia e non cera bisogno di 17

riflettere su queste cose, perch, tutto sommato, il sistema funzionava. Noi del resto siamo qui nonostante questa pedagogia! Oggi il mondo cambiato, con la pedagogia scolastica odierna, con il diffondersi dei media, la mentalit si trasformata: i ragazzi, gli adolescenti, i giovani adulti sono abituati a riferimenti esteriori, per loro la fonte della verit losservazione e lesperienza positiva. Oggi lesteriorit di riferimento cresce, mentre linteriorit diminuisce. Cos prolungando una catechesi fatta di saperi religiosi o storici e di comportamenti dati dallesterno, secondo la pedagogia comportamentista sebbene essi siano trasmessi in modo intelligente e ludico forse non si risponde al problema dato dalla crisi dellinteriorit cristiana. Anzi, malgrado le nostre buone intenzioni, possiamo addirittura aggravarla perch non ne abbiamo coscienza e non se ne parla: non si chiede n a colui che apprende, n a colui che insegna, di avere una parola libera. Pedagogia della parola Lapproccio trova il suo fondamento nella catechesi dei Padri della Chiesa, con la sua peculiarit biblica e le sue radici ebraiche, che ne fanno una vera pedagogia della parola. proprio leducazione della parola lobiettivo che si vuole raggiungere. Con la parola infatti diamo senso alla nostra vita: essa il modo umano di legarsi, dallinterno, al mondo, agli altri, a noi stessi e naturalmente a Dio. Esprime lorientamento che desideriamo dare alle situazioni di vita e manifesta ci che abbiamo dentro, la nostra interiorit. Latto verbale espressione dellanima e caratterizza lessere umano, ma la parola divina prima di essere umana. Certo essa pu anche essere menzognera, doppia o vendicativa, ma educata a poco a poco, a contatto con la Parola di Dio, diventa capace di dire la Bibbia e la liturgia per illuminare e nutrire la propria esperienza umana (parola biblica esistenziale) narrata alla maniera di un racconto di Alleanza, attraverso le immagini biblico-liturgiche contenute nelle Scritture. La parola pu ridire il mondo esterno, e solo quello, allora strutturata secondo le logiche di quaggi, oppure sgorga dal cuore di Dio, allintero del cuore stesso delluomo. Il bambino con il suo pensiero concreto parola concreta- pu soltanto far corrispondere una parola ad ogni cosa che lo circonda; il progetto quello di farlo accedere una volta adulto credente- alla parola damore che illumina e d senso al dono di s, alla Croce. Se, infatti, la parola associata al pensiero, modificando la parola modifichiamo anche il pensiero. Il catechista non si chiede: Come spiegher la lezione ai ragazzi, ma Come potr favorire uno scambio di parola in verit?. Cos nel corso della sua iniziazione il fanciullo, poi ragazzo, adolescente e adulto, chiamato ad attraversare tre diversi universi mentali. - Luomo esteriore (fino ai nove anni) Il primo quello delluomo esteriore, il mondo dellesteriorit in cui ci esprimiamo al primo grado delle parole; fino a otto anni il fanciullo pu esprimersi 18

lettura specchio della Parola, vale a dire di confronto istintivo rispetto a un testo (cosa ci dice questo brano del vangelo?); o forme di lettura dove si ascoltava lanimatore (pi o meno preparato) che spiegava il testo e poi chiedeva di reagire. Nel primo caso lanimatore semplicemente un coordinatore (spesso si riduce a un partecipante). Nel secondo caso lanimatore cerca di ricoprire il ruolo dellesperto, non avendo tuttavia in genere la competenza per poterlo fare. Ne consegue spesso una spiegazione superficiale del testo e un atteggiamento passivo da parte dei membri del gruppo.

4. Una lettura assistita e partecipata della Parola: lanimatore come accompagnatore


Rispetto a questi due limiti il metodo proposto allena a quella che possiamo chiamare una lettura partecipata e assistita della Parola. Una lettura assistita e partecipata della Parola quella che coniuga lascolto rispettoso del testo e liniziativa del soggetto adulto laico non solo come consumatore di senso (un senso che lesperto comunica rispetto a un testo della Parola di Dio), ma come produttore di senso, cio come soggetto battezzato che accogliendo il testo rispettosamente ne coglie significati inediti e usufruibili da altri. Questi due obiettivi di fondo (lettura rispettosa e lettura partecipata) costituiscono le condizioni per promuovere nella comunit ecclesiale un rapporto sano e adulto tra un testo biblico ispirato e la comunit che lo legge. Perch questo avvenga occorre mettere in atto un duplice esodo: 1. C un esodo del lettore verso la Parola. Occorre uscire verso il testo, che chiede di essere ascoltato nella sua alterit/distanza da noi. 2. Un esodo del testo verso il lettore: il testo svela il suo mondo, cio la capacit di vita di cui portatore, e quindi va verso il lettore. Nella misura in cui noi lo ospitiamo, si rivela per noi terra ospitale. Tutto questo possibile grazie a due fattori: il metodo di lettura del testo, che va dal contesto, alla struttura del testo, al suo senso (il mondo del testo), al suo significato; e il processo partecipativo, che favorisce una reazione iniziale istintiva, obbliga a mettere tra parentesi le proprie rappresentazioni nella fase dellanalisi e invita allattualizzazione personale e comunitaria. Avviene cos che il testo parla in maniera nuova da quella abituale. Il che significa: viene compreso in maniera nuova, ma viene anche generato in maniera nuova, perch lesperienza di chi lo legge e il dono dello Spirito presente nel lettore (la comunit) fa s che il testo possa esplicitare significati finora inediti. Per questo servizio di interlocuzione tra testo e lettori, cio di entrata progressiva in relazione con il Signore Ges attraverso il testo, la figura dellanimatore non si presenta n prevalentemente come guida o leader spirituale, n prevalentemente come esperto biblico. Lo possiamo definire come accompagnatore, come compagno di viaggio, per richiamare simbolicamente la figura di Filippo. La sua funzione, assicurata dal rispetto di un metodo di accompagnamento, consiste nel far reagire i partecipanti rispetto al testo (attraverso molteplici modalit), portare ad un approfondimento corretto mettendo a disposizione dei buoni commenti al testo stesso, favorire la riappropriazione, la 27

degli atteggiamenti e un metodo particolare di lettura della Parola di Dio come Scrittura. Appare chiaro che questa modalit di catechesi biblica si differenzia sia da una lettura spirituale della parola (la Lectio divina) sia da una lettura esegetica, propria in particolare di quelli che chiamiamo in genere i gruppi biblici. - La lectio divina ha una sua metodologia nota, che gode di una lunga tradizione e autorevolezza nella Chiesa. Si presenta come lettura spirituale, una lettura per il nutrimento della propria fede che suppone gi una adesione alla Parola e un buon allenamento spirituale. Pu essere di carattere personale o anche comunitario. Richiede la presenza di una guida o lassimilazione di un metodo di lettura con le sue quattro parti conosciute (lectio, meditatio, contemplatio, oratio). - La lettura invece di tipo esegetico (o lettura accademica), molto cara a tanti laici, finalizzata a una conoscenza approfondita dei testi biblici e richiede laccompagnamento di un esperto nella sacra Scrittura o di buoni materiali esegetici (commentari). Questa forma di lettura biblica mira ad indagare il testo nella sua struttura e nella sua forma letteraria, secondo i differenti metodi di esegesi biblica. - La modalit di lettura della Parola da Dio qui presentata pu essere definita invece una forma di lettura catechistica della Scrittura. Si tratta cio di quella lettura che avviene dentro percorsi di catechesi, che si tratti di primo annuncio o di catechesi di approfondimento per persone gi credenti. Questa precisazione importante, sia per distinguerla da altre forme di lettura biblica, sia per ricordare che la proposta catechistica ha sempre al suo centro lincontro con la parola di Dio, ma non si riduce a questa. Daltronde il testo di Filippo e delleunuco lo sottolinea: la catechesi parte dalla situazione concreta delle persone, le fa incontrare con la Parola di Dio, le porta alla celebrazione dei sacramenti e allincontro con la comunit cristiana, e infine le accompagna a una vita secondo lo Spirito. Un percorso catechistico di solo incontro con la Parola senza lesperienza liturgica nella comunit e senza la conversione di vita rimarrebbe incompiuto. Rispetto a una lettura esegetica o una lettura spirituale, la lettura catechistica della Parola ha una sua specificit. La catechesi tutta permeata dalla Parola, secondo laffermazione di San Girolamo, ripresa dalla Dei Verbum Ignorare le Scritture ignorare Cristo (DV 25). Nello stesso tempo la lettura della Bibbia in catechesi si specifica come lettura dialogale, dialogica o correlativa. La sua specificit di mettere tutta la persona in contatto con tutta la Parola, cio di mettere la Bibbia alla prova della vita. dunque questa continua contaminazione con lesperienza umana e culturale degli ascoltatori che costituisce il proprium della lettura catechistica e lapporto che essa pu dare alle altre forme di lettura. Il metodo di lettura catechistica della Parola nato nellambito di forme di catechesi degli adulti nel tentativo di evitare i limiti che si registravano nella forma pi diffusa di lettura biblica nella catechesi degli adulti, quella dei centri di ascolto nelle case o gruppi del vangelo. I limiti erano di due tipi: o forme di 26

solo cos. In catechesi impara a conoscere i racconti pi importanti del Primo e del Nuovo Testamento, ad amarli e a raccontarli per se stessi, perch non gli sono presentati per illustrare un valore o unidea. Non appena egli conosce pi di un racconto, capace di metterli a confronto, di cogliere le immagini simili e quelle opposte, anzi incoraggiato a far questo dalla scelta dei racconti e dal modo di raccontarli. Stabilire dei rapporti tra racconti gi un atto spirituale, un atto di intelligenza e di libert personale. Ma sebbene la provenienza sia interiore, il fanciullo e spesso anche ladulto - si pone ancora in esteriorit; per questa parola incomincia a formare lo spirito linteriorit- che deve svilupparsi e riempirsi di immagini in cui Dio vive e parla. Il bambino impara pertanto ad unire i due Testamenti, tra loro e con la sua esperienza quotidiana, dando cos vita alle Scritture. Verso i nove anni arriva il giorno in cui luno e laltro dei racconti biblici cominciano a creare qualche problema. Sembrano difficili da credere, per i fatti inverosimili che raccontano miracoli ed eventi straordinari o per limmoralit che sembrano presentare: Dio, che ordina di non uccidere, proprio Lui uccide i primogeniti degli Egiziani! Se questa parola critica non viene coltivata, si degrada fino al rifiuto di tutta la Bibbia, spesso insieme alle cose di chiesa. - I simboli (dai nove agli undici anni) allora necessario il passaggio al secondo grado, bisogna operare una ricostruzione spirituale del testo biblico e della liturgia. Il senso proprio di unimmagine biblica o di una formula liturgica nasconde uno o pi sensi figurati, uno o pi sensi spirituali. Il ragazzo scopre cos il secondo universo mentale, quello simbolico dellinteriorit biblica, impara a scavare il campo delle Scritture, affina la sua parola, acquisisce una capacit poetica, essenziale alla catechesi cristiana che risonanza e che liniziazione fa praticare nel campo biblico liturgico. Fino a undici anni i ragazzi, accompagnati in questo percorso attraverso il linguaggio biblico-simbolico, sono invitati a cercare le immagini e ad esprimerle, per condurle alla preghiera. Il ragazzo incoraggiato a interrogare Dio, a dirgli il suo stupore e le sue difficolt. Impara a situarsi in unattitudine di fede e di ascolto della Parola. Se ben aiutato, a poco a poco accede alla parola metaforica e forse inizia anche a balbettare un significato secondo, alluna o allaltra delle immagini bibliche o liturgiche. In catechesi si utilizzano giochi espressamente creati per permettere una parola personale; la domanda, non appena posta, viene annotata, discussa da tutti e poi illuminata da un altro racconto biblico, un gesto liturgico o semplicemente da uninformazione che utilizza altrimenti limmagine contestata. Il serpente parla ad Eva nel giardino di Eden, ma il tentatore non ci parla ancora oggi? - Luomo interiore (adolescenza) Luniverso mentale delluomo interiore, presuppone una parola biblica 19

esistenziale. Questa comincia ad essere possibile con ladolescenza quando la presa di coscienza della fragilit, le incomprensioni, le difficolt di relazione tipiche de questet, provocano vuoto o solitudine, in cui anche il Dio dellinfanzia non trova pi posto. Nei racconti biblici ladolescente non pi attento alle immagini, ma scopre le relazioni dei personaggi tra loro, pu perfino riconoscersi in alcune situazioni, se raccontate in catechesi in modo esistenziale. Finch non si installa la nuova parola biblica esistenziale, continuano il malessere e il disagio; quindi necessaria una catechesi adatta, capace di far entrare i giovani adolescenti nella storia biblica dellAlleanza. Viene allora proposta una catechesi di progetto. I giovani organizzati in gruppi di dodici circa, diversi per sesso, indole e abitudini, vivono insieme delle esperienze, dei progetti in cui ogni membro simpegna ad assumere una responsabilit precisa e limitata nel tempo. Non si tratta essenzialmente di attivit religiose, anche se possono esserlo, ma di scelte diversificate fatte dal gruppo, per arrivare a scoprire che la parola di fede deve uscire dal solo contesto religioso per investirsi nelle relazioni umane. Il gruppo dovr rileggere regolarmente e in verit la sua storia relazionale, lanimatore simpegna a introdurre Dio nel racconto che diventa una storia di Alleanza: Dio parla al cuore delle relazioni. La parola esistenziale, orientata verso il Signore, diventa allora biblica, perch i giovani associano la Bibbia a ci che hanno vissuto insieme. La preghiera aiuta: quando i giovani sono capaci di pregare gli uni per gli altri su punti precisi, avanzano nella loro relazione con Dio. La barca dei discepoli sta affondando, anche il gruppo spesso rischia di affondare, ma come i discepoli i giovani svegliano Ges, lo pregano di aiutarli a non affondare e subito il vento cessa, la tempesta si placa! Fondamentale diventa quindi il rispetto dei diversi livelli di parola. La Catechesi Biblica Simbolica codifica i vari livelli con dei colori: Blu: la memoria dei testi e delle immagini. Non possibile andare oltre se non si conoscono i brani biblici. Verde: i confronti. Lanimatore aiuter questa parola, raccontando nel verde, cio accentuando le immagini che tornano nei diversi racconti. Fino a otto anni un fanciullo pu esprimere solo questi due livelli di parola. Sar in grado di riferire dei racconti, di confrontarli, di creare e di pregare nel blu e nel verde. Rosso: la domanda. Tra i nove e gli undici anni si accolgono e incoraggiano gli interrogativi posti dal testo: i ragazzi raccontano, creano e pregano nel rosso. Giallo: significato simbolico. Lanimatore aiuta la ricostruzione interiore, che verr solo alladolescenza, facendo balenare la possibilit di un significato altro. strano, forse si dice cos, ma vuol dire qualcosaltro. - Una catechesi nuova e affascinante Ladulto gi nella parola esistenziale, immerso nella vita. Egli acquisisce rapidamente i primi livelli di parola a partire dalle Scritture e accede abbastanza presto alla parola biblica esistenziale. La catechesi diventa affascinante, 20

salvato dal testo e che si lasci salvare mentre annuncia. C dunque un legame indissolubile tra i tre soggetti: il Signore Ges, lascoltatore, lannunciatore. In questo secondo passaggio metodologico lanimatore interviene nel processo illuminando il testo. Egli sa fornire al gruppo sia un processo di accostamento corretto al testo, in modo da ascoltarlo effettivamente, sia gli strumenti e i commenti adeguati per la comprensione del testo. Non richiesto allanimatore di essere un esegeta esperto, ma di saper orientare verso i buoni materiali per una lettura corretta del testo. Il tempo di approfondimento del testo pu comprendere a sua volta due passaggi: lanalisi del testo e il confronto tra i partecipanti per verificare la loro comprensione. 2.3. Lasciar partire e continuare il viaggio Lultimo passaggio del testo degli Atti ci informa che lo Spirito rapisce Filippo e lo porta lontano, mentre leunuco prosegue con gioia la sua strada. Questultimo aspetto di fondamentale importanza. Segnala il carattere di mediazione di ogni accompagnamento e la necessit di lasciare pieno spazio allazione dello Spirito e al cammino personale dei soggetti. Laccompagnamento mira a restituire le persone allazione dello Spirito, il quale lunico esegeta competente, e di restituirle alla loro autonomia. Una delle conseguenze importanti a livello di animazione biblica sta nel fatto che occorre prevedere una terza fase di presenza/assenza nella quale le persone possano rielaborare, in termini di conoscenze e di vissuti, in maniera autonoma anche se assistita il loro percorso personale di credenti. Lanimatore si presenta in questa fase come colui che aiuta a interiorizzare, riesprimere e attualizzare la Parola. Quello che in genere noi chiamiamo attualizzazione del testo, non pu quindi essere fatto esclusivamente dallanimatore, ma deve essere fatto insieme, perch lo Spirito in ognuno porta risultati differenti, secondo la sua ricchezza e la libert delle persone implicate. Come i vissuti iniziali non sono uguali, cos i risultati finali. importante notare che in questa terza fase metodologica lanimatore, pur continuando a svolgere il suo ruolo, diventa un credente come tutti i partecipanti ed esprime insieme agli altri quanto la Parola di Dio suggerisce per la sua vita. Avviene cos un dialogo di reciproca evangelizzazione tra animatore e partecipanti.

3. La specificit del metodo di animazione biblica nella catechesi rispetto ad altre modalit di incontro con la Scrittura
Quanto detto lascia intuire contemporaneamente uno stile di animazione, 25

2.1. Accogliere e lasciarsi accogliere Questa prima fase del racconto presenta un incontro di reciproca accoglienza tra Filippo (levangelizzatore) e leunuco (ladulto in ricerca). C una serie di verbi significativi: incontrare, correre vicino, sentire, salire sul carro e sedersi vicino. qui indicata una delicata e profonda progressione di entrata in relazione con la persona. Questo primo tratto del testo suggerisce certo una serie di atteggiamenti, ma anche la prima fase di un metodo. Lincontro con un testo della Scrittura richiede un tempo di incontro reciproco, di reciproca ospitalit tra gli ascoltatori. Dal punto di vista metodologico, questo primo passaggio suggerisce che nellaccostamento a un testo della Scrittura non pu esserci lettura fruttuosa senza fare spazio, rispetto al testo, ai saperi preliminari e ai vissuti dei protagonisti della lettura (con i loro dubbi e i loro interrogativi). La relazione fruttuosa con il testo avviene dentro una relazione autentica tra animatore e adulti ascoltatori. Proprio perch gi segnata dalle proprie rappresentazioni e dalle proprie esperienze (sia dellanimatore che delladulto) la lettura di un testo comincia dal legittimare e provocare lespressione delle proprie precomprensioni e dei propri vissuti rispetto al testo stesso. In questa prima fase lanimatore un facilitatore. Facilita le relazioni reciproche tra i partecipanti e un primo contatto con il testo, favorendo un processo di impressione/espressione: permettere che il testo impressioni e autorizzare lespressione delle proprie rappresentazioni. 2.2. Far entrare e riscoprire insieme La seconda tappa del racconto presenta lentrata nel senso del testo. Il racconto di Luca si limita a dirci, con un versetto molto denso (v. 35), che Filippo, a partire dal testo di Isaia del servo sofferente, prese la parola e gli evangelizz Ges. Non sappiamo quale aspetto del messaggio di Ges Filippo abbia detto alleunuco. Ma il testo di Isaia sul Servo sofferente, ci fa capire che egli andato diritto al cuore dellannuncio cristiano, il mistero di morte e di risurrezione del Signore. Levento di Cristo, annunciato in questa prospettiva, non poteva non suonare come significativo per la vita delleunuco. Anchegli era un disprezzato ed un emarginato socialmente per la sua condizione di mutilazione fisica, privato di discendenza. Nella situazione di povert radicale dell'eunuco, Filippo gli annuncia Ges come la buona notizia nella sua situazione concreta. Conta per essere coscienti che perch questo avvenga, perch cio accada che un testo della Scrittura sia percepito come buona notizia per lascoltatore, necessario che chi fa incontrare il testo sia gi stato raggiunto dal testo che presenta (non stia fuori dal testo). Lunica possibilit perch il Signore Ges sia percepito come salvatore dallascoltatore che colui che lo presenta sia gi stato 24

sorprendente e permette passi da gigante anche a chi ignora tutto della Bibbia. Questo approccio permette di avanzare nel camino di fede, apre orizzonti inaspettati e una comprensione sempre nuova della Parola, che cos nutre la preghiera e d senso alla vita. Infatti secondo la nostra esperienza la Catechesi Biblica Simbolica fa maturare la conversione iniziale, fino a farne una viva, esplicita e operativa confessione di fede (Direttorio Generale della Catechesi, 82). - Gli autori Claude e Jacqueline Lagarde sono gli autori di un percorso catechistico approvato dai vescovi francesi. Esso frutto della loro ricerca sul campo iniziata da pi di trentanni e ancora in corso, attraverso verifiche continue del lavoro di formazione dei coordinatori della catechesi, in Francia e negli altri paesi francofoni (Belgio, Svizzera, Canada). Per alcuni anni i coniugi Lagarde hanno tenuto incontri di formazione anche a Vicenza, dove la loro proposta ha suscitato linteresse sempre pi diffuso delle parrocchie della diocesi e di altre diocesi.

Bibliografia: LAGARDE Claude & Jacqueline, La Bibbia parola damore. Quando liniziazione cristiana guariva la parola, ISG Elledici, Vicenza Leumann, 2007. LAGARDE Claude & Jacqueline, Rinascere in catechesi. La pedagogia della Parola, ISG Elledici, Vicenza Leumann, 2006. LAGARDE Claude & Jacqueline, Alzati, va a Nivive. La doppia chiamata del profeta Giona, ISG Elledici, Vicenza Leumann, 2006. LAGARDE Claude & Jacqueline, Coltivare la Parola. Per una catechesi biblica simbolica, ISG Elledici, Vicenza Leumann, 2005. LAGARDE Claude & Jacqueline, Il ritorno al giardino ovvero dallEden alle Palme, ISG, Vicenza 2004. LAGARDE Claude & Jacqueline, Lascia partire il mio popolo ovvero dallEsodo al battesimo, ISG, Vicenza 2004. LAGARDE Claude & Jacqueline, Verso una catechesi di evangelizzazione, ISG, Vicenza 2004. LAGARDE Claude & Jacqueline, La Bibbia, una lingua da parlare, ISG, Vicenza 2003. LAGARDE Claude & Jacqueline, Liniziazione cristiana ovvero con Abramo 21

vedere linvisibile, ISG, Vicenza 2003. LAGARDE Claude & Jacqueline, Catechesi biblica simbolica. La catechesi della tradizione e del futuro, ISG, Vicenza 2002. Rivista Catechesi LAGARDE Claude, La catechesi biblica simbolica, un percorso nella Parola, in Catechesi 4 (2007) 16-29. COHA Geppe CAPETTI Raffaella, La catechesi biblica simbolica. Lesperienza in diocesi di Torino, in Catechesi 4 (2007) 30-59. BISSOLI Cesare, La componente biblica nel progetto catechistico dei Lagarde, in Catechesi 5 (2007) 3-26. NOSIGLIA Cesare (Mons.), Catechesi biblica simbolica e progetto catechistico italiano. Indicazioni di un pastore, in Catechesi 5 (2007) 27-32. COHA Geppe, Catechesi biblica simbolica. Tra sperimentazione guidata e ricerca della comunione, in Catechesi 5 (2007) 34-35. COHA Geppe, Catechesi biblica simbolica. Bibliografia di Claude e Jacqueline Lagarde, in Catechesi 5 (2007) 36-41.

risurrezione, la sua presenza che dona continuamente lo Spirito. in Ges che Dio si reso del tutto disponibile a ogni uomo, come parola, entrando cos nel circuito della comunicazione umana. Questa parola di Dio piena e definitiva, che Ges Signore, nel dono dello Spirito ha suscitato accoglienza e fede (discepolato), in mezzo a resistenze e rifiuti, ha provocato testimonianza e annuncio e ha prodotto la nascita della Chiesa. Il Ges annunciatore della parola di Dio diventato cos lannunciato: allo stesso tempo oggetto dellannuncio e Colui che continua a proporsi attraverso gli annunciatori (soggetto). Questo movimento di discesa (lautocomunicazione di Dio che si fa Parola in Cristo, che suscita testimonianza, che diventa testo scritto) chiamato a diventare movimento di ascesa nel nostro ascolto e nella nostra lettura (dal testo scritto, alla testimonianza ed esperienza di fede che il testo contiene, alla persona di Ges che tramite la Scrittura si rende a noi disponibile). Noi leggiamo la parola di Dio come testo scritto per incontrare la Parola che Ges Signore, e disporci alla relazione con la sua persona grazie allo Spirito. Questi brevi richiami costituiscono le coordinate per collocare correttamente il servizio dellanimazione biblica e per delineare la figura dellanimatore. Possiamo allora definire sinteticamente lobiettivo dellanimazione biblica: si tratta di introdurre a una relazione, quella con il Signore Ges, passando attraverso il testo. Tale accesso alla relazione con il Signore Ges tramite lascolto della Scrittura deve avvenire nella modalit propria della parola umana. Cos infatti Dio si comunicato a noi in Cristo, nella modalit della parola umana. La Scrittura il luogo privilegiato, anche se non esaustivo, del suo comunicarsi. Si propone e non si impone. Quindi, potremmo dire che la finalit ultima dellanimazione biblica sia di stabilire un processo di interlocuzione, cio di comunicazione autentica tra i soggetti implicati e il testo biblico in modo da favorire una relazione nella libert.

LANIMATORE BIBLICO E LA SUA FORMAZIONE


Una delle questioni essenziali e non ancora sufficientemente esplorate, che condiziona in modo decisivo lanimazione e la catechesi biblica degli adulti nelle comunit ecclesiali, quella dellanimatore biblico. La qualit dellaccostamento ai testi biblici e limpatto sulla fede dei partecipanti dipende in gran parte dalla capacit di regia dellanimatore biblico e dalla sua formazione. possibile precisare la fisionomia dellanimatore biblico e delineare la mappa delle sue competenze formative?

2. La figura dellanimatore biblico: uno stile che metodo


Si configura cos il servizio dellanimatore biblico: egli aiuta a mettere in atto uno spazio comunicativo che permette di entrare in relazione con il Dio di Ges Cristo nella modalit della parola umana. Per dare contorni pi precisi a questo servizio, che al contempo stile e processo (cio atteggiamento e metodo), possiamo riferirci brevemente a un testo biblico noto, particolarmente caro alla catechesi. Si tratta dellincontro di Filippo con leunuco (At 8, 26-40). Non si tratta qui di fare lesegesi del testo, ma solamente di richiamarne il dinamismo che lo attraversa, concentrandoci sulla figura di Filippo. abbastanza agevole riconoscere nel testo tre passaggi fondamentali, riassumibili in tre coppie di verbi. 23

1. Lincontro con la Parola di Dio


Per impostare correttamente la figura e il ruolo dellanimatore risulta importante richiamare brevemente il processo di comunicazione della Parola di Dio e di ascolto di questa parola. Infatti, a servizio di questo duplice processo che si pone la figura dellanimatore biblico. La parola di Dio non in senso proprio, lo sappiamo, un testo scritto. La parola di Dio nella sua pienezza una persona, Ges Cristo. lui il Verbo fatto carne rivolto a noi. La parola di Dio la sua vita, il suo ministero, la sua morte e 22

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