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"Programmazione Neurolinguistica e spiritualità: paralleli centripeti".

di Renzo Maggiore

Accostare programmazione neuro linguistica e spiritualità ai più parrà esercizio azzardato,


quantomeno inutile. Tant’è: alcuni sostengono che la filosofia sia disciplina futile e oziosa, altri
che sia indispensabile all’umano intelletto… Wildianamente parlando è vero tutto e l’incontrario di
tutto. Così, in barba agli scettici, mi propongo un paragone tra un modello a base scientifica, qual
è la pnl, e il mondo spirituale, quello delle religioni, dei saggi d’oriente e d’occidente, delle sacre
scritture e dei manoscritti illuminanti…
Forze centripete stanno avvicinando inesorabilmente scienza e spiritualità: la pnl può contribuire
a velocizzare questo inevitabile processo, esattamente come ha fatto per le sedute terapeutiche.
Se chi legge ha un’idea di cosa sia la pnl, come la maggior parte dell’umanità potrebbe al
contrario conservare dubbi su cosa s’intenda con il termine spiritualità. Come rendere tangibile un
concetto astratto, come dare concretezza ad un ‘soffio’ (spiritus)? La spiritualità ci porta in una
dimensione senza tempo né spazio che la nostra mente non può concepire, né concettualizzare,
ma soltanto intuire. Ci porta a ragionare sulla causa prima e sulla fine di ogni cosa, sulla vita e
sulla morte. Purtroppo ragionare non basta per ottenere risposte soddisfacenti nel campo della
spiritualità: occorre per forza di cose avere fede. Per facilitarci il critico compito della
comprensione attraverso la fede, deleghiamo a un Dio l’ingrato incarico di occuparsene al posto
nostro… così crediamo d’aver risolto il problema perché ci basta ascoltare la Sua parola per
comprendere. E no! Troppo facile! La spiritualità è cosa strettamente personale e non vi sono
regole nella dimensione del soffio, se non quella del “Io so.”
Ed ecco il primo parallelo con la pnl.
Non noi, io
La pnl esce dai canoni classici della psicoterapia: cerca per quanto possibile di evitare di cadere
in dicotomie, categorizzazioni, etichette… per rispettare invece la Persona, la singola persona
portatrice di una verità assolutamente unica. La pnl non crede nel “noi”, nello spostamento degli
indici referenziali, nell’assenza in sostanza di un soggetto responsabile e creatore. Tutt’altro: è il
soggetto, con la sua specifica esperienza nel mondo, a generare l’attualità del suo vivere, la
percezione che risiede nella cosiddetta mappa.
Così nella spiritualità: Gesù apprezzava coloro che iniziavano la frase con “Io…”, Ponzio Pilato
compreso finché non cedette alle richieste del popolo, del “noi” appunto, che lo “obbligò” a
cedere e a crocefiggere il messia. Cosa disse Gesù agli uomini che volevano lapidare l’adultera?
Va bene, fatelo pure, ma uno ad uno! Nessuno ebbe il coraggio di scagliare la pietra: il noi
offusca la verità dell’io.
Il rapporto tra pienneleuta e ‘paziente’ è un contratto tra un “io” e un altro “io”, non tra il
rappresentante degli psicologi sapienti e quello dei malati inermi. E’ proprio un contratto
psicologico, nel senso etimologico del termine: λογος (parola) e ψµχή (anima). “Psicologo” e
cliente concordano un discorso e quindi un percorso di ricerca dell’anima, partendo da una serie
di premesse positive e da un sistema caratterizzato da modelli linguistici (metamodello, Sleight of
Mouth, Milton model). Questo percorso ha una funzione sostanzialmente catartica: individuando
le distorsioni nel linguaggio (cancellazioni, generalizzazioni e deformazioni) e le convinzioni
limitanti presenti nella mappa, si può ottenere un graduale superamento della superficialità
comunicazionale, con il fine, seppur non dichiarato, di liberare l’anima dai lacci culturali ed
esperienziali in cui era rimasta ingabbiata. La pnl fa lo stesso lavoro dei maestri orientali: una
pulitura del surplus, non un riempimento; semmai, l’eventuale nuova programmazione spetta alla
persona attraverso l’acquisita consapevolezza e strumenti come la visualizzazione, tecnica su cui
la pnl ha fornito un pregevole contributo (soprattutto con le submodalità di Bandler), ma che
risale quanto meno all’antica sapienza orientale. Il requisito essenziale per l’efficacia del
terapeuta in questa che possiamo ritenere un’autentica missione è la sua capacità di
adeguamento al paziente: gli apostoli “cominciarono a parlare in altre lingue […] ciascuno li
sentiva parlare nella propria lingua.” Atti 2, 18. L’ultimo grande apostolo è stato, anche in questo
senso, Karol Wojtyla.
Grande apertura
Ritengo che la pnl funzioni e affascini soprattutto per un motivo: non è un modello rigido.
I piennelisti, quelli veri, sono dei creativi, sempre aperti a innovazioni, persino a contaminazioni.
Non di rado ho assistito a lezioni di piennelisti che utilizzavano, oltre ai testi “sacri” di Bandler,
Grinder, Dilts e compagnia, anche libri tutt’altro che scientifici di autori quali Castaneda, De Mello,
Sibaldi… Per non parlare delle favole, dei koan e delle storie Zen e Sufi…
Questa grande apertura da parte di un modello ispirato dai ‘tipi logici’ matematici di Russell e
Whitehead è perfino commovente nella sua “paradossalità”. Forse è stata l’anima linguista
fondamentale della pnl a salvarla dall’inquadramento dottrinale: come sappiamo la lingua è in
continua evoluzione e facilmente si lascia contaminare da influenze innovatrici interne o da flussi
stranieri.
Come la pnl non si chiude in schemi rigidi e insuperabili, così l’evoluzione spirituale non può
avere confini: tutti coloro che si convincono e cercano di convincerci sulla validità di dogmi,
moralismi e regole mirano a castrare le anime, non certo a farle vivere.
Sentir parlare un piennelista di maestri invisibili, reincarnazione e altre finezze degne di un
teologo illuminato, mi ha convinto sull’innocenza della pnl, che come sistema è stata
ingiustamente accusata di manipolazione… Ma non è la natura di un sistema la causa delle
manipolazioni, bensì quella degli uomini. Una legge può essere la migliore al mondo, ma se cade
in mano di un tiranno violento o di sudditi disobbedienti, diventa all’istante carta straccia. La
verità è che la scienza sta sempre più avvicinandosi alla religione: non gli basta più l’analisi dei
fatti materiali, ora è tentata dalla sintesi, dallo scoperta del mistero del vuoto… dal pensiero di
Dio. In fondo cos’è che diceva Albert Einstein, non un sacerdote ma il più famoso fisico del
diciannovesimo secolo? “Voglio conoscere il pensiero di Dio, il resto sono dettagli.”
La pnl s’è accorta, più o meno consapevolmente, che un modello scientifico può essere
funzionale al benessere dell’uomo, ma non sufficiente a saziarne l’anima.
Ecco allora l’avvicinamento alle scoperte cabalistiche, che conducono all’insegnamento
dell’integrazione.
L’integrazione
Il termine integrazione può essere analizzato su due livelli distinti ma convergenti: il mentale e lo
spirituale. Nel primo, il miglior utilizzo del cervello ci viene dall’azione integrata dei due emisferi,
destro e sinistro. Come ormai sanno anche le talpe, l’emisfero destro si occupa di creatività,
intuizione, interezza, analogicità…, mentre quello sinistro, complementarmente, di razionalità,
logica, ordine, digitalità … Nel secondo, cioè dal punto di vista spirituale, l’integrazione avviene
più in generale tra animus e anima, tra l’io mentale e l’anima, tra gli opposti complementari del
maschio e della femmina, di Ying e Yang… Non si può pretendere di conoscere la verità
servendosi di un solo emisfero cerebrale o seguendo esclusivamente i bisogni della nostra parte
maschile: questo è stato il grave errore del razionalismo! Così come la scienza non soddisfa le più
intime esigenze dell’anima, la religione non cura sufficientemente i bisogni di logica della sfera
razionale. Finalmente l’uomo comincia a comprendere che esiste un parallelismo tra il “pensiero
scientifico” e quello mistico: le conclusioni del relativismo ristretto e della meccanica quantistica si
avvicinano clamorosamente a quelle dei più grandi pensatori orientali, fino, in molti casi, a
coincidere!
Il conflitto tra pensieri razionali e spirituali è assurdo perché il fine ultimo è lo stesso.
La com-unione fa la forza! Il conflitto tra modelli (e anche le religioni lo sono) è assurdo,
appunto perché il punto d’arrivo è il medesimo per tutti. Separare è azione funzionale
all’integrare, non sua nemica.
Non è perciò azione intelligente collaborare?
Evviva la pnl dunque, o almeno quella parte di pnl che dimostra la grande apertura tipica dei
monaci tibetani e, in genere, degli uomini illuminati… la grande apertura che dobbiamo
diffondere sulla Terra.
L’idea che crea
Proseguendo nell’analisi degli aspetti spirituali della nostra disciplina, una delle affermazioni
fondamentali “La mappa non è il territorio…” è un insegnamento mistico.
“La realtà è diversa dalle apparenze” dice il Dalai Lama; “L’idea non è la realtà” sostiene Anthony
De Mello, padre gesuita, in “Chiamati all’amore”.
Proviamo a spingerci oltre… Che l’idea crei la realtà, la pnl non lo dichiara apertamente, ma è
sottointeso nella concettualizzazione stessa di mappa: se la mia realtà attuale, il mio problema,
svanisce modificando la mappa e programmandomi al nuovo, ciò significa che il mondo del
problema aveva una madre ben precisa insita nell’immagine mentale che mi facevo della realtà,
nelle strategie sensoriali che utilizzavo, nelle convinzioni su me stesso, sugli altri, sul mondo…
Cambiate queste, cambia la realtà!
Da dove proviene la nuova immagine, se non da un’illuminazione? Per illuminazione s’intende la
scoperta di una parte di sé fino a quel momento nascosta o repressa, una scoperta che,
attraverso l’accesso alla parte creativa della persona, tocca l’anima. Non a caso, alcuni esercizi
della pnl prevedono il ricorso a figure simboliche quali il mago che funge da intermediario tra le
esigenze razionali e inconsce del soggetto, o richiamano il periodo infantile nel dialogo tra l’io
adulto e l’io bambino… Non sono rari nemmeno gli esercizi di racconto, re-interpretazione e
costruzione di fiabe, strutturalmente costruite per aiutare proprio la parte creativa a ristrutturare
positivamente le confusioni e le costruzioni inconsce.
L’importanza della creatività e delle emozioni è evidente nella pnl: il piennelista, dopo aver
chiarito la mappa del soggetto, non fa altro che sollecitare la sua creatività nel ricostruire
l’immagine interna (l’idea crea la realtà!) e nell’utilizzare il barometro emozionale nell’ancoraggio
di soluzioni positive e motivanti trovate in autonomia dalla persona stessa. Essa accede a
potenzialità che da sempre esistevano al suo interno, ma che non era in grado di esprimere, per
mancanza di fiducia o per la barriera di convinzioni limitanti.
Una mente serena
Da secoli il buddismo predica la serenità della mente come miglior cura per le tensioni emotive:
ciò vale sempre per qualsiasi disciplina che si occupi di risorse umane. Quando si parla di
problema si fa sempre riferimento al “K negativo”: c’è una persona che prova stress, mal di
stomaco, irrigidimento muscolare, ansia… perché ci sia un vero problema deve esserci un
disequilibrio a livello cinestesico. Da qui parte la terapia, la scoperta della cause e la
ristrutturazione. I nuovi modelli sull’intelligenza emotiva attingono a pieni mani dalle discipline
orientali, non disdegnando l’utilizzo delle arti marziali e del movimento (ad esempio il Tai Chi) per
integrare il lavoro mentale di ri-programmazione con il ri-equilibrio corporeo. La stessa pnl
afferma che, essendo mente e corpo collegati, l’intervento sull’una o sull’altro ha praticamente la
stessa valenza. Esiste un chiaro parallelismo tra modelli cognitivi come la pnl e sistemi basati
sulla consapevolezza corporea, come ad esempio il Feldenkrais. L’integrazione dei due sistemi
(fisico e mentale) che tenga conto inoltre degli aspetti spirituali, garantisce il successo di qualsiasi
terapia.
Io piccolo e io grande
Numerosi grandi pensatori, con diverse denominazioni, sostengono l’esistenza di un io piccolo e
un io grande. Con il primo sintagma si riferiscono generalmente all’attività mentale, con il
secondo a quella dell’anima e al contatto con l’energia dell’universo. La pnl, in qualità di modello
scientifico, tratta l’io piccolo, ma il vero fine, raramente dichiarato (vedi Einstein), è l’io grande.
La massima di una “pnl spirituale” potrebbe essere: “Spoglia l’io piccolo e vesti l’io grande!”
Lavorando efficacemente sulle increspature della mente, la pnl abbatte rapidamente confini,
favorisce il cammino attraverso dune, colline e montagne, paesi già visitati o del tutto sconosciuti,
con l’intento di arrivare al più presto al mare aperto, dove riposa il gigante buono.
Questo sottile lavorio riguarda la percezione soggettiva: è un’ascesa nei sette cieli della
sapienza. Ad ogni passo si affina la percezione e si vedono le cose da un diverso punto di vista,
sempre più alto e più libero da condizionamenti. La premessa più avvincente della pnl è che
“tutto è possibile”. Sarà anche una menzogna, ma una menzogna assai dolce. Se mi convinco di
poter “salire al settimo cielo”, mi concedo tale possibilità e aumento drasticamente le probabilità
di farcela!
Nella spiritualità non vi sono limiti: tutti hanno l’opportunità di “salvarsi”, di “non cadere in
tentazione”, di ESSERE SE STESSI! Così nella programmazione neuro-linguistica.
Obiettivi e desideri
Anche il modello diltsiano dello s.c.o.r.e si avvicina alla via spirituale.
Formulare gli obiettivi secondo le cinque regole proposte (positività nella struttura linguistica,
sensorialità, piena responsabilità, scadenza, ecologia) aumenta decisamente la probabilità di
raggiungerli. La corretta formulazione dell’obiettivo ha diversi punti in comune con la magia del
desiderare, anche se manca il riferimento alla fonte della creatività, quel vuoto pieno di energia
da cui nasce ogni cosa e da cui prendono forma i fatti materiali. La scienza non si concede
ancora, almeno ufficialmente, lo studio dell’Altrove. In realtà, gli scienziati illuminati sanno
benissimo che sta proprio qui il grande mistero: nel legame tra la Terra e l’Aldilà. Gli uomini che,
consapevolmente o inconsapevolmente, hanno imparato a dialogare con l’Aldilà, ad entrare in
quel tempio infinito di vuoto pieno, possono realizzare qualsiasi cosa, dai loro desideri scaturisce
‘realtà’. La nostra mente è troppo limitata per comprendere questo processo, che rimane così un
mistero, ma il processo esiste! L’accesso al regno divino è stato sperimentato da ogni uomo, ma
la paura di questo immenso potere ha bloccato i più. La pnl piace perché combatte le paure,
stimola a sognare e ad agire, libera energie positive, avvicina seppur indirettamente l’uomo alla
verità. La corretta formulazione degli obiettivi non cita la fonte creativa, rimane su un piano
razionale, ma muove un processo interno che va oltre il razionale e consente di credere
nell’obiettivo…
o Il credere, più del conoscere, è una garanzia di successo.
Svelare il linguaggi
“La domanda che i maestri preferiscono è: ‘In che senso?’ ” (Igor Sibaldi, L’Età dell’Oro).
Non è forse la domanda principe del meta-modello, quella che mira a specificare la semantica
della singola persona in base alla sua mappa mentale, assolutamente unica? Il meta-modello ha
un obiettivo chiaramente spirituale: liberare l’ io piccolo dal velo della superficialità per
consentirgli di vedere in profondità. L’arte di porre domande mirate è applicabile alla
comunicazione interpersonale, come a quella intra-personale: di fronte a problemi o ostacoli, la
pnl non si ferma a commiserare, pone al contrario quesiti del tipo: “A cosa ti serve questo
problema?” che riportano la responsabilità al soggetto e lo inducono a comprendere che se un
ostacolo c’è, è perché in quel momento deve esserci, è in qualche modo necessario alla crescita
spirituale.
Il meta-modello può aiutarci perfino nell’affrontare significati metaforici e geroglifici dei testi
sacri: leggere questi testi come se fossero storielle è alquanto limitativo, perché sono autentici
manuali di psicologia, in tutti i sensi, e chiavi per accedere alla verità. Ponendoci nuove domande
sul vero significato degli scritti potremmo comprenderli fino in fondo e scoprire nuove frontiere
della parola e del pensiero.
In questo senso il “meta-modello” è più universale di quello che si può immaginare.
Il passato è passato
“Non esistono fallimenti, ma solo risultati”. Ecco un altro grande insegnamento spirituale della
pnl.
Possiamo interpretare la frase attraverso la legge del causa-effetto (il karma) e rimanere in un
ambito accettabile per la scienza, oppure concederci un altro salto in alto e parlare di coincidenze
come messaggi dall’Aldilà. Per chi ha letto il best-seller “La Profezia di Celestino”, il discorso è già
chiaro: il nostro passato è rileggibile in chiave di mission, tutto ciò che ci è accaduto nella vita ha
un significato spirituale. Le cose che valutiamo negative, lo sono soltanto per l’io piccolo!
Concedendoci una visione più ampia del passato, comprendiamo la coerenza di una via già
tracciata, non ammettiamo più il concetto di fallimento, ma soltanto quelli di esperienza, di prova,
di passaggio. Ripassiamo mentalmente quelle che pensavamo essere coincidenze e ci accorgiamo
che tali non erano: dovevamo viverle, volevamo viverle per essere ciò che oggi siamo. Tutto è
stato indispensabile per la nostra maturazione, niente inutile, niente casuale, tutto torna ma
purificato dalle tossine di un percezione limitata e spesso distorta.
Ancora una volta si ripropone il concetto di percezione: analizzare il passato nel modo descritto,
richiede un avanzamento sottile nella capacità percettiva, grazie al quale tutto il vissuto diventa
un tesoro di inestimabile valore, uno scrigno da aprire, un libro da raccontare.
Il passato è passato . Non possiamo tornare indietro e cambiarlo materialmente, mentalmente e
spiritualmente sì! La pnl utilizza la ristrutturazione senza porre attenzione su coincidenze o
sull’evoluzione spirituale, ma il parallelismo è chiaro.
“Non rimanere legato al passato, vivi il presente per il futuro…” è l’insegnamento di base della
Bibbia.
La nuova frontiera della mission
Alcuni piennelisti inseriscono al vertice della piramide dei livelli logici la mission. Considerando il
funzionamento a cascata del modello diltsiano, se ammettiamo la validità di questa vetta
missionaria, è inevitabile che, una volta scoperta la mission di un’esistenza, tutti gli altri livelli
perdano d’importanza: la persona consapevole d’esser nata per eseguire un determinato compito,
trova da sé la coerenza nei valori, nelle convinzioni, nei comportamenti, negli ambienti;
dell’identità non si preoccupa affatto, perché è spontanea, non c’è niente da costruire.
E’ comprensibile dunque che, da parte dei piennelisti, ci sia qualche remora ad inserire nei libri e
nei corsi la cima della montagna: temono che dalla vetta parta una valanga in grado di spazzare
via l’albero così ben cresciuto. “Soffrono di attaccamento!” - direbbe il monaco tibetano -.
Il rischio che intravedono questi professionisti con le bende agli occhi, è che la pnl si trasformi in
una religione. A parte il fatto che non ci vedo alcunché di male (ci sarebbe anzi bisogno di
un’ondata d’aria fresca in campo ecumenico), per arrivare a scoprire la mission, anche la guida
spirituale analizza comunque i livelli sottostanti, che non perdono quindi di valore nel cammino di
scoperta, ma soltanto a illuminazione avvenuta… Siccome ce ne vuole per raggiungerla, il lavoro
ci sarà sempre, non preoccupatevi!
La mission è l’ultima frontiera della pnl, quella in grado di attuare l’integrazione finale tra
modello scientifico e movimento spirituale.
Avranno i piennelisti la forza per abbattere anche l’ultima convinzione?
Sapranno coniugare le esigenze scientifiche con la ricerca spirituale o si limiteranno a difendere il
loro giocattolo tenendolo a un passo dalla vetta?
Sapranno assumere il punto di vista più alto contro l’ordine della loro mente: “No, non si può
andare oltre!”?

Renzo Maggiore poeta-autore di testi musicali e formatore professionista (comunicazione, intelligenza emotiva, creatività
e sistemica...)
Si occupa di comunicazione, sviluppo creativo, educazione emozionale, orientamento… tutte materie trasversali al
servizio dell’uomo e sulle quali l’autore tiene corsi di formazione e incontri culturali

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