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1.

PROBLEMI DI METODO PER LA STORIA DI ROMA ARCAICA


La tradizione letteraria Le narrazioni delle fasi pi antiche della storia di Roma si svilupparono a partire dal III sec. a. C. fino a Tito Livio e Dionigi d'Alicarnasso. Prima di arrivare alle opere di tali autori la storiografia era costituita da una traduzione letteraria di storici greci; Fabio Pittore e Cinicio Alimento si rifacevano a notizie riportate per iscritto dagli storici greci. Prima ancora la storiografia si rifaceva a tradizioni orali. Livio e Dionigi Le opere di questi autori vanno dalle origini fino all'incendio gallico, in maniera disorganica per estensione e organizzazione dei materiali. Avevano premesse diverse, ma entrambi hanno elaborato l'annalistica romana. Dionigi tendeva all'ampiezza narrativa per fornire ai greci un quadro etnografico prima, poi analizzare nei dettagli gli episodi storici. Tale processo viene erroneamente definito RETORICO, mentre invece rappresenta il ripetersi costante della storia, tipico della natura umana. Si tende a una narrazione coerente sulla base della realt presente; il che porta a ritrovare nel passato problemi del presente, ma anche a ricostruire il passato in funzione del presente. La storiografia sulla Roma arcaica nasce nel III sec. a. C. con intenti politici secondo principi di storiografia greca, in vista di un accoglimento di Roma in una comunit culturalmente e politicamente superiore. Storiografia in lingua latina L'esigenza di avvicinamento del mondo greco crebbe in concomitanza con l'imperialismo romano, in virt del quale la storiografia romana, superata la fase del bisogno di autogiustificazione, pone particolari attenzioni ai problemi interni dal II sec. a. C. Tale cambiamento influenz la stessa scrittura narrativa. La storiografia romana presenta una carattere unitario per l'et contemporanea o di poco precedente agli autori. I racconti tradizionali sono molto pi scarni per gli eventi del V sec. a. C. Grecia e Roma Questo dovuto probabilmente al fatto che tale periodo era gi annoverato nella storia greca a partire dall'insediamento della citt di Roma in Magna Grecia. L'interesse dei romani per la Campania testimoniato dall'accettazione da parte dei romani del mito di Enea. Le popolazioni colonizzate facevano propria la cultura mitica greca, il che port alla nascita di un patrimonio culturale comune. Il mito di Enea port Roma a legare la sua tradizione con quella greca e svincolarla dagli Etruschi. Tale mito tuttavia recava problemi di cronologia e per colmare il vuoto tra la fondazione di Roma e l'arrivo di Enea si ricostru la serie dei re Albani. Connessioni fra Roma e l'ambito suditalico risalgono con sicurezza agli inizi del V sec. a.C. e sono testimoniati, pi che dal patrimonio letterario, da quello documentario (Cuma). Tracce di fonti nonscritte della presenza dei greci a Roma sono attestate dal ritrovamento di reperti archeologici greci a Roma risalenti al VII/VI sec. a.C. Anche la comparazione di opere d'arte greche con quelle romane o la derivazione greca di vocaboli latini testimonia un rapporto antichissimo. Ricostruzioni dell'annalistica Tale rapporto testimoniato anche dall'accurata rielaborazione annalistica. Anche la storia politica del V sec. stata riproposta negli annales del II/I sec. fino a rendere impossibile la cronologia e la distinzione di dati attendibili. Il caso delle DODICI TAVOLE emblematico. La nostra tradizione non dice praticamente nulla del contenuto che noi ricostruiamo sulla base di riferimenti. Inoltre la tradizione di un'imitazione delle Dodici Tavole con leggi greche un'invenzione annalistica, con intento nobilitante. Sar Timeo a collocare Roma nel quadro della grecit di Occidente, sfruttando tradizioni indigene e greche. Tale tradizione storica penalizza il ruolo dell'Etruria per le origini e l'et della monarchia. I dati dell'antiquaria Alla base della costruzione della storia di Roma vi l'idea di uno svolgimento lineare dei fatti. L'idea di "statalit" prendeva concretezza con la proiezione nell'et regia di istituti politici che danno l'idea di uno stato ben organizzato sin dalle origini (leges regiae). Il "criterio di statalit" era molto usato dai romani per ricostruire la loro stessa storia. Oggi si insiste di pi sull'analisi del processo linguistico: nonostante il contatto stretto con greci ed etruschi, non si mai verificato alcun fenomeno di bilinguismo. Il creiterio di statalit romano era in contraddizione con numerose tecniche storiografiche. Alla base di questo criterio vi erano parametri ricostruttivi di tipo ideologico-strutturale. Secondo E. Campanile e E. Montanari, la coerenza delle tradizioni dovuta a un background culturale indoeuropeo, nel senso che inserito all'interno di un preciso sistema di valori, usi ed esigenze. Antiquaria Tra il IV e il III sec. a.C. dev'esserci stata una forte selezione di dati storici, trasmessi oralmente, o di fonti documentarie: alcuni dati potevano non essere rilevanti (o essere discordanti) per il quadro politico che s'intendeva propoprre. Tali dati non possono quindi essere usati per il racconto tradizionale. Annales Maximi (et augustea) 80 libri che contenevano la stesura delle annotazioni che il pontefice massimo registrava ed esponeva all'ingresso della sua abitazione (Regia). Erano avvenimenti a carattere perlopi pratico e sacrale. Si ipotizza che siano stati scritti intorno al 130 a.C. nel pontificato di Mucio Scevola. Tali annales non dovrebbero per aver avuto peso sulla storiografia annalistica.

Fasti consolari Piuttosto lo schema della narrazione storica fu fornito da tale elenco di magistrati. I dati qui riportati sono quasi del tutto certi, a eccezione dei primissimi dati, che si basavano su dediche di monumenti ecc. Altri dati erano di trasmissione orale. Le tradizioni orali variano a seconda degli usi e del contesto sociale in cui nascono. Molti dati di fatti storici dovevano appartenere all'ambito nobiliare, il che porta al pericolo della deformazione. Dati religiosi e di riti poggiano sulla continuit della ripetizione e documentazione nei templi, quindi la documentazione era vincolata, ma monumenti, epigrafi ecc. hanno aperto spazio a interpretazioni anche mitiche, poich spesso se ne perdeva il ricordo delle origini. Tra il IV e il III sec. sar stato facile organizzare tale documentazione tenendo conto dei confronti con il patrimonio storico di greci ed etruschi. Per l'analisi storica delle fonti resta preferibile analizzare ogni pista separatamente, tenendo conto del contesto in cui sono stati sviluppati i documenti di riferimento. Il confronto tra tali fonti non dovr mai essere, quindi, tentativo di conciliazione e ricostruzione unitaria.

2. L'ET ARCAICA
Le origini e l'et regia La ricostruzione della storia delle origini di Roma si basa sul modello delle fondazioni coloniarie greche. Tale schema presuppone l'idea di statalit, che comporta un impianto di strutture sociali e costituzionali, l'esistenza di un potere centrale. Tale schema contraddetto dalle stesse vicende storiche. La storiografia moderna ha sviluppato il concetto di FORMAZIONE, applicato allo sviluppo di una comunit, la quale, con un lento e lungo processo, arriver a fondare la citt, il pi alto momento di convivenza civile. Tale analisi ammette influenze esterne, anche di tipo commerciale, che favoriscono differenziazioni sociali. Ed proprio ci che successo nel Lazio, in cui il modello coloniale greco esercit molte influenze. Dal VII sec. a.C. Roma nacque dalla fusione di villaggi collinari posti presso un fiume navigabile, che collegava Etruria e Campania, sulla pista del commercio del sale. Per la posizione geografica, il processo d'integrazione divenne caratteristico di tutta la storia di Roma. Lotta degli ordini Fino al III sec. a.C. predominava nella societ romana una struttura gentilizia, che tuttavia perdeva terreno di fronte alle nuove forze sociali emergenti, fino ad accettare con esse dei compromessi. Questa la lotta degli ordini fra patrizi e plebei che ha caratterizzato la politica interna fino al IV sec. A ritroso possibile ricostruire la storia di Roma arcaica come una comunit in fase prestatale, dominata da gruppi gentilizi, legati fra loro da parentele o da solidariet. Tali gruppi controllavano le attivit economiche e avevano alle loro dipendenze elementi inferiori (clienti). Probabilmente tali gentes hanno esercitato pressione dalla campagna su quei gruppi sociali che per le loro attivit si concentrarono infine in un gruppo cittadino. I capi di questi gruppi gestivano la difesa (o eventuale offesa) contro i vicini. A questo scopo designavano un capo militare. Poich tale stato di difesa era pressocch continuo, il comando unitario divenne fondamentale. I re di Roma La tradizione ricorda 7 re nell'arco di 250 anni. Non c' motivo di negare una fase regia. La mastritatura dell'INTERREX, nominato dai senatori patrizi in caso di vacanza dei magistrati supremi, indica il carattere non dinastico del re. Vi sono molti caratteri per distinguere una monarchia etrusca del VI sec. da una precedente monarchia latina o sabina, a cui la tradizione ha attribuito un carattere guerresco, o religioso. Gi prima dell'avvento dei re etruschi vi una contrapposizione tra la tendenza del re a un potere autonomo e la resistenza delle strutture gentilizie. Evidente nella fase estrusca che il re cercava appoggio nelle strutture estranee alle gentes. La struttura della societ gentilizia si svilupp nel tempo in tre trib (Tities, Ramnes, Luceres), ognuna suddivisa in 10 curiae, che in assemblea eleggevano il re. Sulla base delle curie si organizzavano le forze militari. I capi delle gentes patrizie, i Patres, formarono una stretta assemblea di 100 persone, il Senato, che in virt del forte potere decisionale divenne il Consilium del re (e poi dei magistrati repubblicani). Lazio e Etruria La comunit romana dei secc. VII/VI a.C. apparteneva al gruppo etnico dei Latini; il Tevere divideva i Romani dagli Etruschi. Entrambi avevano rapporti commerciali coi greci, che li influenzavano culturalmente e artisticamente e in campo religioso. Roma rimase una citt latina nonostante i numerosi scambi. La vita della comunit romana del sec. VI a.C. sembra essere caratterizzata da una forte mobilit sociale, specie con gli Etruschi (vd. Tarquinio). Era una societ aperta al nuovo, ma che non cambiava le basi agricole dell'economia e i suoi costumi, pur assimilando culture diverse. La struttura aristocratica quindi restava pressocch invariata, o al massimo rafforzata con elementi nuovi. Questo processo di integrazione, che port anche all'armamento oplitico, ebbe luogo fino alla prima et repubblicana, poi s'interruppe per quasi un secolo e ricominci nel sec. IV. Un altro aspetto della mobilit sociale Lazio-Etruria fu la scorreria di bande armate, il cui esempio culmine fu Servio Tullio (sesto fra i Tarquinii), il cui nome etrusco era Mastarna. Anche il re Porsenna di Chiusi, si impadron di Roma nella cacciata di Tarquinio il Superbo. Vi sono numerose fonti incerte sulla monarchia etrusca. Ci che appare chiaro, che un re in forte disaccordo con la classe gentilizia, conquist il potere con un colpo di mano, accattivandosi il popolo. Da qui forse deriva la visione di Servio Tullio come un re popolare. Con questo pare che si avvii un'organizzazione sociale di tipo "classista", con la valorizzazione dei clientes, separati dalla plebe (con la quale si fonderanno nel V sec. a.C.). La tensione fra monarchia e patriziato si

accentu con Tarquinio il Superbo, che port Roma all'avversione per la monarchia (storicamente documentata). Nel 509 a.C. fu quindi istituito un regime repubblicano, che costitu una vittoria per l'aristocrazia delle gentes. Tuttavia la fase monarchica etrusca rappresent per Roma un momento di grande progresso. La Roma dei Tarquinii Dobbiamo le notizie su questo periodo storico a Giorgio Pasquali. Poich lo studio si basa sulla scoperta di numerosi dati rcheologici, si pone un problema epistemologico: possibile comparare serie documentarie diverse per periodo? Che metodo usare? Il dato archeologico viene interpretato alla luce del quadro letterario fornito dai documenti, che a loro volta vengono confermati dalla ricerca archeologica. La Roma etrusca si presentava come citt ampia e ricca, a carattere mercantile, culturalmente e politicamente ispirata alla civilit greca. Verso il VI/V sec. a.C. questa civilt pare abbia vissuto un periodo di decadenza, conseguenza della caduta della monarchia etrusca. Le fonti che attestano forti influenze elleniche sono resti monumentali, una muraglia di periodo serviano che cingeva la citt; resti di templi dedicati a divinit greche; documenti che menzionano artigianati e mestieri attestano le attivit di falegnameria e traffici commerciali. L'ordinamento timocratico attribuito a Servio Tullio era ispirato dalle costituzioni greche. Nella divisione fra centurie della fanteria pesante della legione romana e le centurie dei IUNIORES delle prime tre classi dell'ordinamento centuriato, Pasquali condivideva la risalenza all'et serviana e all'inizio dell'et repubblicana per la presenza di due consoli. Nonostante l'elemento etrusco fosse minoritario, se si accetta che il primo trattato romanocartaginese coincide col primo anno della repubblica (509 a.C.), induce a credere che Cartagine considerasse Roma una della citt etrusche con le quali stipul trattati (Aristotele, La Politica). Ma le fonti a riguardo sono incerte. L'antichissimo esercito romano Pasquali accett per la sua ricostruzione le teorie di Fraccaro sull'esercito romano. Tale osservazione riguardava dl'identit strutturale fra le 60 centurie delle fanterie di linea della legione romana e le centurie degli iuniores delle prime tre classi dell'ordinamento serviano (40+10+10=60). Pare che in un certo periodo le classi serviane formavano la legione, l'intero esercito romano (6000 opliti, 100 per centuria). Una legione comprendeva 50 uomini per centuria, 3000 fanti. Poich ogni esercito era costituito da due legioni, ne consegue che i quadri della singola legione fossero raddoppiati; secondo Fraccaro, era dovuto ai due consoli al posto del singolo comandante, all'inizio dell'et repubblicana. La derivazione serviana sembra esserne la causa, poich l'originario ordinamento serviano vedeva, accanto agli Equites, le Classis e gli Infra Classem, truppe leggere anche non combattenti. Non chiaro quale sia il passaggio tra questo ordinamento e quello repubblicano, ma in generale ammesso che quello serviano non pu risalire al sec VI a.C., poich presuppone una capacit economica inammissibile per l'epoca. L'economia di Roma arcaica Roma poneva al centro dell'economia i traffici commerciali connessi per il Tevere; ma la tradizione della Roma etrusca era ancora legata all'agricoltura, dominata dai gruppi gentilizi fino al VI/V sec. L'ordinamento centuriato vide il suo sviluppo a cavallo tra il V e il IV sec. a.C., periodo in cui per l'assedio di Veio la tradizione vede nascere l'istituto dello Stipendium e del Tributum. Ordinamento oplitico L'ordinamento oplitico subisce un lungo lento sviluppo a partire dal VIII sec. a.C. Il modello greco fu introdotto in Etruria nella prima met del VII sec, adottato da una societ oligarchico-gentilizia. Il sistema oplitico-falangetico arriv a Roma fra i secc. VI e V. Dev'essere stato quindi introdotto dalla monarchia etrusca, ma senza motifiche alla societ romana, almeno in origine. Fino al V sec. le armate gentilizie erano composte da membri delle gentes e dai loro clienti. Con l'introduzione dell'esercito, la struttura statale divenne sempre pi solida, quando l'esercito fu composto da membri delle classi subalterne. Se l'ordinamento serviano si completato nel V sec, riflettendo la vasta utilizzazione di elementi inferiori arricchiti, si pu ipotizzare che la magistratura dei TRIBUNI MILITUM CONSULARI POTESTATE (da 3 a 8), che sostituirono per molti anni i consoli, potrebbero corrispondere ad un aumento della forza bilanciata romana. Quindi il rapporto tra ordinamento serviano e struttura della legione (Fraccaro) avrebbe avuto luogo tra il V e il VI sec. In tal caso il raddoppio del quadro potrebbe riferirsi a un ripristino dei due consoli. Ma il problema della trattazione romano-cartaginese resta ancora insoluto. Trattati romano-cartaginesi Non vi sono fonti che attestano con certezza la datazione del primo trattato al 509 a.C. Certo che Cartagine ha sempre avuto interessi a stipulare accordi con le citt etrusche. L'aspetto principale dei due trattati, la profonda diseguaglianza tra i due contraenti; Roma in netta inferiorit, le furono imposte enormi limitazioni nei movimenti marittimi, mentre i cartaginesi erano liberi di sbarcare in Lazio. In questa prospettiva, anche se non si pu dire con certezza che Roma nel 509 gi controllasse le coste laziali, certo non era gi una citt potente. La Roma dei Tarquinii n era grande, n forte di una stabilit politica. Roma e i Latini La comunit romana apparteneva al gruppo etnico latino, che si estendeva a sinistra del Tevere dai Colli Albani fino alla piana del Circeo. Due centri importanti erano Alba Longa e Lavinio. Ogni anno i latini offrivano un sacrificio solenne a Iuppiter sulla vetta dei Colli Albani, il Monte Cavo. La presenza dei Sabini in territorio romano certa. La fondazione

del Tempio di Diana sull'Aventino a opera di Servio Tullio viene interpretata come un tentativo di instaurare una religione federale sotto la direzione romana. Con Tarquinio il Superbo, Roma ha la sua massima espansione in Lazio, fino alla foce del Tevere a Terracina. Pare che questi abbia istiuito delle maifestazioni per il culto di Iuppiter a nome della superiorit romana, ma poich questo attestato dalla datazione del primo trattato romano-cartaginese al 509, la stessa superiorit di Roma non certa. Altre comunit latine avevano altri luoghi di aggregazione templare, forse proprio in opposizione a Roma. La caduta della monarchia etrusca mette comunque tutto in discussione. Foedus Cassianum Ad Aricia Latini e Cumani respinsero Porsenna, ma Roma si riprese presto con una vittoria sui latini a Lago Regillo (499 o 496 a.C.) che port al 493 a.C. alla stipulazione di un accordo, il FOEDUS CASSIANUM, dal nome del console Spurio Cassio. L'alleanza fu necessaria per resistere alla penetrazione di popoli stranieri nel Lazio, come Volsci ed Equi, che tagliarono le comunicazioni tra Lazio e Campania. Durante tutto il V sec. i Latini erano in guerra per impedire le conquiste, e Roma per acquisire il potere sul Lazio, oltre che contro Sabini (a nord) ed Etruschi (a est). Il Foedus stabiliva i rapporti tra i due contraenti sulla base della parit, escludeva reciproche aggressioni e aiuti ai nemici, prevedeva aiuti militari e divisioni uguali del bottino e conteneva clausole inerenti i rapporti commerciali. Poich il bottino riguardava anche le colonie si suppone che queste siano state divise fra Latini e Romani e quindi a popolazioni miste. Quest asituazione perdur fino allo scioglimento della Lega Latina (338 a.C.), dopodich le colonie latine furono formate solo da cittadini romani che acquisivano la cittadinanza. Dalla monarchia alla repubblica Secondo la tradizione, confermata dai Fasti consolari, dopo la caduta di Tarquinio seguirono due consoli, chiamati PRAETORES. Vi sono molti dubbi. Pare che agli inizi ci fosse una differenza di ruoli (si cita un PRAETOR MAXIMUS) e che vi fosse un Magister Populi (fanteria) e un Magister Equitum. Dictator Questi titoli rimasero in uso per indicare il magistrato in sottordine rispetto al dictator (magister populi). Storicamente, questa una carica che si attribuiva in circostanze particolari, civili o militari. Era nominato (dictus) dal console. Era anche il magistrato annuale ordinario in molte citt latine e nell'ersercito latino. Tra il 451 e il 450 a.C. fu assegnata una carica speciale di decemviri per la stesura delle leggi. I TRIBUNI MILITUM CONSULARI POTESTATE sostituirono i consoli tra il 444 e il 367 a.C. a testimonianza di una forte incertezza dei vertici. Trib territoriali Soppiantarono le trib gentilizie nel sec. V. Era indispensabile stabilirne la territorialit. Divennero anche distretti di voto, per i Comitia Tributa, e nel sec. III furono alla base dell'arruolamento. Le quattro trib urbane, che si dividevano il suolo della citt, rappresentano la continuit con le quattro Regiones dell'et regia. Le trib rustiche che portavano i nomi delle gentes, cominciarono a portare toponimi. Questi attestano la crescita territoriale a seguito di conquiste militari. Spesso per aree conquistate si attribuivano a trib gi esistenti. Si cerc anche di evitare ampliamenti del territorio romano, distanti dal centro, che avrebbero reso difficile ai cittadini la partecipazione alla vita politica. La societ romana del V sec. a.C. Quando la guerra aveva il semplice scopo di conquista, le gentes che combattevano e vincevano si dividevano il bottino, anche coi clientes che combattevano con loro. Anche la terra nemica conquistata veniva divisa. A ci potrebbe essere dovuta la denominazione territoriale delle trib che si vennero a formare. Pi tardi, le armate gentilizie si trasformarono in una milizia cittadina, che faceva capo ad un potere centralizzato. Nel 472 a.C. assistiamo a una delle ultime battaglie (fiume Cremera) in cui compare un'armata gentilizia: la Gens Fabia, contro i Veienti. La Gens Fabia spar poi dai Fasti Consolari. Origine della plebe Con le divisioni territoriali si svilupp una nuova classe di agricoltori proprietari, ancora distinti dalla clientela agraria gentilizia. Nacque probabilmente cos la plebe, costituita da lavoratori dipendenti, che conquistava una forte individualit in opposizione ai patrizi, tornati in auge con l'avvento della repubblica. L'inserimento della plebe nell'organizzazione militare gli port anche un riconoscimento politico. Nel 486 a.C. ci fu un momento di grave turbamento a causa del console Spurio Cassio, il quale attu una politica anti-gentilizia. Attraverso la secessione della plebe espresse il suo rifiuto del servizio militare. Con la LEX ICILIA DE AVENTINO PUBLICANDO (456 a.C.) la plebe si stabil al centro del potere e si organizz in base alle trib, con proprie leggi e propri magistrati. Durante tutto il sec. V la plebe sub una lenta evoluzione, che la port all'ordinamento centuriato (che le consent conquista e divisione di terre) fino a che non si identific con lo stesso Populus. tuttavia le gentes conservarono la loro supremazia, anche in campo religioso. I Partes per dovettero ammettere nel senato i Conscripti, che nei Fasti Consolari compaiono come plebei. Decemvirato L'aristocrazia cominci ad avvertire l'esigenza di mettere per iscritto norme gi vigenti. Gli annales forniscono solo tradizioni aneddotiche a riguardo, nulla sulle 12 tavole a eccezione del divieto di connubio fra patrizi e plebei abolito dalla Lex Canuleia. L'ipotesi di una influenza greca sulle leggi romane insostenibile. Le leggi riguardavano in gran

parte diritto privato e penale. Nulla di diritto costituzionale. Nel sec. V nacque l'esigenza di provvedere ad una ricompensa per i guerrieri, costretti a prestare servizio continuo. Tale esigenza si sarebbe verificata durante l'assedio di Veio, conducento all'istituzione di uno STIPENDIUM e un TRIBUTUM, a carico dei cittadini pi abbienti e quelli non impegnati nell'assedio. Tale esigenza nacque anche dall'inserimento dei cittadini di classi pi basse nell'esercito. Nel periodo premonetario i pagamenti avvenivano attraverso pani di bronzo, il che spiega il termine Aes Alienum (bronzo altrui) per definire il debito: un prestito di riserve metalliche che serviva a mantenere credibilit sociale e politica. Il problema agrario Nel V sec. si ebbero provvedimenti agrari, a partire da Spurio Cassio nel 486 a.C. Vi furono contrasti a causa della nuova strutturazione del corpo civico, fondata sulla propriet terriera. Organizzazione agrimensoria La tradizione letteraria nel tempo ha dimenticato come si svolgesse l'utilizzo delle terre conquistate. Le fonti archeologiche dimostrano che l'organizzazione agrimensoria, la LIMITATIO, non risale a prima del IV sec a.C. Quindi inammissibile che proprio in questo secolo, al momento della legge agraria Licinia Sestia, si fosse in grado di misurare l'estensione del demanio. Le misurazioni pervenuteci sono anacronistiche. Quindi impossibile stabilire come venisse distribuita la terra nel V sec. La pratica della Limitatio si ispirer a un metodo in uso a Terracina, basato su un Decumanus Maximus, incrociato a distanza rgolare da Cardines, le cui intersezioni formano centurie quadrate regolari. Conquiste in Sabina Lo stato romano arriv in Sabina fra il 305 e il 290 a.C. Si speriment allora un complesso sistema di sfruttamento del terreno, basato su distribuzioni viritane di sette iugeri; deduzione di colonie latine e cittadine; vendita di 50 iugeri a cittadini abbienti. Secondo Fabio Pittore (posteriore di 2 generazioni) i romani conobbero per la prima volta la ricchezza, il che smentisce la ricostruzione annalistica di una grande disponibilit terrena da parte dei patrizi. Per l'agro pubblico bisogna aspettare la met del III sec. con una maggiore espansione. La legge Licinia Sestia avrebbe reso l'accesso all'agro pubblico libero anche ai plebei. La tradizione annalistica, tanto lineare quanto anacronistica, tendeva a giustificare lo scontro fra patrizi e plebei sulla base di contrasti causati dalla divisione delle terre pubbliche. tutto ci porta alle differenti condizioni in Italia che portarono alla riforma di Tiberio Gracco nel 133 a.C. Storia romana e storia italica La centralit di Roma nelle fonti della storia tra il VI e il V sec. dovuta alla sopravvivenza di una storiografia romanocentrica, intenta a narrare le pi antiche fasi di una vicenda conclusasi nel III sec. con la conquista romana dell'egemonia in Italia. Vi era stata una storia etrusca completamente diversa da quella greca e romana, cos come le citt della Magna Grecia o quelle sannitiche. Ma tali storiografie non erano mai prese in considerazione dai romani se non per essere distorte. Del resto questo svolgimento era favorito dalla stessa politica romana, tesa ad assimilare l'avversario vinto. Il "secolo senza Roma" Solo nel 1700 si svilupparono tendenze storiografiche opposte, tese alla valorizzazione del "piccolo stato" in voga nel pensiero settecentesco, poich di norma retto da un regime repubblicano. Questo studio riguarda quindi l'et antica, la fase italica preromana, sottolineando quindi sa sopraffazione politica e la rovina economica e delle tradizioni che portavano le conquiste romane. Questa teoria ebbe ulteriori sviluppi nel sec XIX. Grazie alle ricerche epigrafiche e archeologiche, tese a studiare le condizioni dell'Italia a fronte di un'unit, stato possibile immaginare la trattazione di una storia italica parallela alla storia di Roma. Il tentativo era quello di superare la contrapposizioone Italia/Roma entro la nozione di una koin italica. Cronologicamente questo avvenimento coincide con il VI/V sec. Da questa prospettiva Roma sembra un punto di convergenza e di arrivo di un complesso travaglio comune a tutta la storia italica. La teoria di una storia "italica" presuppone una visione geografico-storica unitaria della penisola che, pur volendo escludere la storia romanocentrica, vede in Roma la realizzazione di un'unit. Ma nel V sec. evidente che tra le varie citt vi erano notevoli divari. La citt italica La costiera magno-greca ed etrusca erano caratterizzate dalla presenza delle citt. I significati politici delle due tipologie di citt erano senz'altro diversi. Le citt entrusche erano rette da un sistema "feudale"; la disposizione della popolazione non modificava il territorio. Vi era prevalenza di pastorizia. Questi confronti suggeriscono di applicare con cautela il concetto di koin italica, valutandone la connessione con il concetto di "formazione", in base al quale si considerano i gruppi etnici il risultato di lunghi processi di assimilazione e acculturazione nelle aree di insediamento. La valle del Po In quest'area si assiste a invasioni celtiche. Poich le fonti sono incerte e discordanti, si ipotizza che vi siano state numerose infiltrazioni alpine in Padania, di cui quella del V/IV sec. stata la principale. Questi gruppi celtici ributtarono gli insediamenti etruschi. L'occupazione gallica invece si arrest all'ethnos veneto, molto pi avanzato. Polibio, nel II sec., d un profilo delle comunit galliche di facile attribuzione ai secc. precedenti. Non erano sedentari, praticavano agricoltura ed erano prevalentemente guerrieri. Anche se l'affermazione polibiana che i galli non conoscevano scienze o arte non del tutto accettabile, vero che il loro profilo culturale si svilupp col confronto con le popolazioni italiche e con Roma.

3. L'et medio-repubblicana
Dalla conquista di Veio alle leggi Licinie Sestie La conquista di Veio nel 396 a.C. dopo una guerra decennale rappresent una svolta, con l'espansione del territorio e l'insediamento di quattro trib. Pu essere considerata anche il risultato del nuovo ordinamento militare. Da questo momento Roma veramente all'offensiva per l'espensione in Italia. Con questa civilt inglobata nel territorio romano, Roma venne a contatto coi Tarquinii. M. Furio Camillo Era il conquistatore di Veio. Fu sei volte tribuno militare con potest consolare, dittatore, fu coinvolto anche nella rivincita romana dopo il sacco gallico. La sua figura, deformata dagli annali, circondata da un alone di fatalit religiosa, alimentata da dati storici come la Evocatio di Iuno Regina e l'offerta inviata al santuario di Delfi dopo la vittoria. Potrebbe per anche rappresentare un semplice prototipo dell'uomo politico. L'ascesa di Roma fu temporaneamente interrotta dal sacco gallico del 387 o 386 a.C. (390 secondo Varrone). Le bande galliche che batterono i romani al fiume Allia e poi si impadronirono di Roma erano forse dei Senoni, dediti al mercato. Furono poi disfatti presse Caere dagli etruschi. Tale citt, alleata romana, ebbe un ruolo importante nella vicenda gallica, anche se non chiaro. Sarebbe stata la prima ad entrare nei Cives Sine Suffragio. Sacco gallico di Roma Tale episodio non ebbe conseguenze gravi. I Galli si ritirarono, o perch fu pagato un ricatto, o perch intimoriti dai Veneti. Se ne ebbe notizia in Grecia e fu in virt di tale episodio che il mondo greco si accorse di Roma. La tradizione parla di un incendio, non attestato dai resti archeologici, ma possibile che vi siano stati danni alle strutture. La perdita di materiale storico una leggenda che serviva a giustificare i pochi dati storici di una certa fase. La ricostruzione urbana port alla costruzione di una cinta muraria di 11 km, le mura serviane (378 a.C.). La ripresa fu rapida. Nei decenni successivi Roma attacco i Volsci con l'alleanza dei Latini e degli Ernici in nome del vecchio Foedus Cassianum, le cui regioni stavano per venendo meno per l'accresciuto potere di Roma, la quale fin per conquistare le citt con cui era alleata. Tale minaccia era fortemente sentita in Etruria, nella quale Roma si scontr spesso coi Tarquinii. Le citt etrusche avrebbero potuto rappresentare una valida alternativa all'egemonia romana, se non fosse stato per la loro struttura sociale. Con l'aumento del benessere, a Roma si facevano pi aspri gli scontri fra patrizi e plebei. Nel 367 furono approvate le Licine Sestie sotto Furio Camillo, che secondo la tradizione liviana erano proposte da Licinio Stolone e Sestio Laterano; una delle leggi riguardava la possibilit che gli interessi pagati sui debiti venissero detratti dal totale della somma dovuta; un'altra avrebbe introdotto limitazioni alla privatizzazione dell'agro pubblico; una terza, ristabilendo il consolato, stabiliva che unol dei due consoli dovesse essere plebeo. Venne istituita la magistratura del Praetor, che spettava ad un patrizio. La Nobilitas Con la terza legge si riconosceva una nuova dirigenza in virt dei meriti militari. Tale ceto dirigente, la Nobilitas, si svilupp tra i secc. IV e III sulla base della Virtus. Chi Nobilis (conosciuto) lo per un generale consenso popolare. Con ci la vita politica romana assume un'altra qualit nella met del IV sec. Il problema dei debiti La capacit economica del ceto dirigente non era eccessiva, n impediva ai plebei di riconoscersi socialmente nella dirigenza politica. Il forte cambiamento in senso democratico spiega bene l'esigenza di accedere alla direzione dello stato. Si fondava sull'istituto della clientela e la sua subordinazione anche economica. Questa dipendenza prevedeva, con l'ADDICTIO, l'assegnazione del debitore al creditore, che ne poteva disporre fino alla sua uccisione. La servit per debiti Il debito serviva al creditore per acquisire manodopera ripendente, pi che per arricchirsi. Chi era costretto alla contrazione del debito, spesso per cause estranee al suo volere, era costretto a prestare la sua opera al creditore al posto del denaro fino all'estinzione del debito, che era pe imprevedibile. Con il passare del tempo e l'acquisizione di consapevolezza, bench i debiti portarono ad un'evoluzione dell'agricoltura, divennero insostenibili. In seguito ad un episodio non chiaro del 342 a.C. in Campania, attestato dalla tradizione, fu stilata la legge Petelia (326 a.C.) che aboliva il nexum. Roma in Magna Grecia Di fronte ai tentativi sanniti di penetrare in Campania, i capuani chiesero aiuto a Roma contro il Sannio (343 a.C.) in virt di precedenti rapporti e alla luce della conoscenza delle mire espansionistiche di Roma. Segu la ribellione dei Latini, ormai inferiori a Roma. Pitagorismo Romano Cos Roma si affaccia all'Italia meridionale, dominata dalla cultura greca. La Magna Grecia, alla quale Roma era nota, la conobbe come potenza in forte espansione. A Taranto vi furono numerosi tentativi di inglobare Roma nell'ambito dell'influenza pitagorica. Si immagin un discepaolato di Numa Pompilio da Pitagora, che Roma accett di buon grado, poich attestava una cultura romana di origine greca. Il pitagorismo rest filosofia ufficiale finch non fu soppiantato dallo stoicismo nel II sec. L'interesse greco per Roma si estese quindi fino alla sua storia pi antica.

La leggenda di Enea Alla met del IV sec. prende piede la teoria di un'origine troiana di Roma col mito di Enea e quello dei gemelli. Roma cerc di offuscare origini etrusche. L'espansione della citt verso nord era una tattica puramente difensiva fino al III sec. La Civitas Sine Suffragio sembra ispirata all'Isopoliteia greca. Le nuove concezioni politiche si rifacevano a modelli greci (dirigenza patrizio-plebea e nobilitas). Tombe degli Scipioni Le iscrizioni funebri del III sec. che dipendono dalle Laudationes Funebres al momento dei funerali, autoproclamano il riconoscimento pubblico che, tramite decisioni elettorali, garantiva la qualifica di OPTUMUS frai BONI. La terminologia usata attesta una derivazione da teorie politiche greche (gli ristoi). Dopo il 367 a.C. vi fu un cambiamento della concezione politica, attestato da queste iscrizioni. Nel 358 a.C. la LEX POETELIA DE AMBITU, intendeva reprimere la corruzione elettorale, legata alla ricerca di voto da parte dei nuovi candidati plebei, poich i patrizi non necessitavano di farsi propaganda. Appio Claudio Cieco, dominante alla fine del sec. IV, riassume bene questa cambiamenti: la sua censura (312 a.C.) rimase famosa per la costruzione della via Appia da Roma a Capua e per il tentativo di distribuire libertini in tutte le trib, non solo quelle urbane. La vittoria contro i Latini port a una ristrutturazione. Alcune citt latine divennero Municipia. Per il resto le altre citt divenivano sedi di trib romane. Si inserirono poi cittadini senza diritto di voto, con gli stessi doveri dei cittadini romani. Per l'amministrazione veniva inviato un Praefectus. L'organizzazione politica dell'Italia romana La Civitas Sine Suffragio era un espediente transitorio, applicato solo in determinati casi. Le esigenze erano principalmente militari. Furono quindi fondate colonie, con nuclei cittadini dediti alle armi. Colonie latine Nell'entroterra si stabilirono colonie molto consistenti, dotate di diritto latino, formalmente indipendenti, legate a Roma da rapporti politici privilegiati. Ricevevano una struttura basata su classi censitarie, una riproduzione semplificata della struttura romana, ottenuta con le differenti assegnazioni di terra al momento della fondazione. I coloni provenivano dal corpo dei cittadini romani, che perdevano la loro cittadinanza originaria. In questo modo Roma si garantiva fedeli truppe militari, si coinvolgevano gruppi sociali pi vasti alla politica espansionistica e ci cre un consenso diffuso. Si forniva a elementi giovani un'autonomia economica, creando un senso di responsabilit civica, essenziale per il superamento del lavoro subordinato. Trattati con gli alleati italici Dopo il 241 a.C. non si istituirono pi trib territoriali. Si stabilirono con le popolazioni italiche dei trattati (Foedera) diseguali. Roma privilegiava i regimi aristocratici. Questi trattati coinvolgevano le popolazioni nelle guerre, anche negli aspetti positivi. Erano tutti bilaterali ed evitavano l'interazione degli alleati fra di loro. La riforma dell'ordinamento militare Nel 340 a.C. si introdusse l'ordinamento manipolare, con un diverso tipo di armamento. Le centurie di 50/60 uomini vennero sostituite da manipoli di 120 uomini; la fanteria fu disposta su tre gruppi: Hastati, Principes e Triarii, con differenti funzioni: i Triarii intervenivano con le Hastae in caso di insuccesso dei primi due gruppi. Nel III sec. le distinzioni di armamento basate sul censo sparirono, sostituite dal criterio di anzianit. Rimase la distinzione fra armamento pesante e leggero, che spar nel II sec. a.C. La perdita di valore della centuria la premessa di una successiva svalorizzazione politica. Il progressivo eguagliamento di armamento contribu a superare distinzioni di censo. La leva per trib valorizzava i ceti medi, risparmiando la classe pi alta. La leva per centurie era pi macchinosa e si svolgeva a Roma. Arruolamento dei Proletarii Il primo avvenne nel 281/280 a.C. Doveri militari e diritti politici erano graduati in base al censo; poich solo i cittadini pi abbienti potevano armarsi a spese proprie, inoltre solo chi aveva beni da difendere poteva garantire fedelt. Ma tra il IV e il III sec. a.C. i proletari aumentarono con lo sviluppo, quindi il loro arruolamento poteva essere utile. Legge Ortensia L'interdipendenza tra fattori politici e militari forte. La Legge Ortensia trova una sua collocazione nel 286 a.C. poich riconobbe per tutto il popolo romano la validit delle decisioni prese dalla plebe. Da allora in poi difficile distinguere i Plebiscita dai Comitia Tributa. Questi ultimi erano essenziali per la legislazione, mentre i comizi centuriati lo erano per la sola elezione dei magistrati e dell'approvazione formale di leggi di pace e di guerra. Roma e il mondo greco nel III sec. a.C. Polibio sostiene il disinteresse per la storia di Roma e la mancanza di idee chiare sulla citt; Dionigi d'Alicarnasso giustificava la sua storia di Roma arcaica con la constatazione che i greci ignoravano l'argomento; Flavio Giuseppe attu un confronto tra Roma e il popolo ebraico: di entrambi i greci vennero a conoscenza tardi e con difficolt. La scoperta di Roma opera di Timeo da Tauromenio, esule ad Atene tra i secc. IV e III. Tale comparsa repentina dovette essere considerata straordinaria e imprevedibile, nel quadro di un equilibrio del mondo ellenico. Non era facile da accettare la tensione all'egemonia di Roma. Si spiega cos la simpatia dei greci nei confronti di Cartagine nelle guerre puniche.

Superiorit della costituzione romana Esigenza dei greci era di capire le ragioni e le radici della potenza romana. Era uno stato (repubblicano) anomalo nel III sec., dominato da monarchie. Gli stati repubblicani greci erano poleis decadute. Il funzionamento dello stato attir l'attenzione. I monarchi ellenici avvertirono la centralit del senato a Roma; la citt riconobbe la sua inferiorit culturale nel III sec. e avvert la necessit di colmare questa lacuna per giustificare la sua posizione politica. Roma sempre stata disposta a riconoscere i suoi limiti e anche in questo senso era orientata ad assimilare le altre civilt. L'esempio culminante la nascita della storiografia in lingua greca alla fine del III sec. L'ellenizzazione di Roma del II sec., oltre ad essere voluta, invest una gran parte del corpo civico romano. I traffici commerciali ne favorirono lo sviluppo, che si rivel rischioso sul piano religioso. A Roma la religione era amministrata dallo stato, mentre in Grecia rientrava in una dimensione personale. L'ellenizzazione delle masse rappresentava un pericolo per la potenza dello stato. Questo rapporto tra politica e cultura ha caratterizzato la politica espansionistica in Oriente.

4. La conquista dell'egemonia in Italia


Le guerre sannitiche Tra il 326 e il 290 a.C. ci fu una guerra senza fine con il solo scopo di affermare l'egemonia di Roma in Italia. L'espansione fu difficile perch port ad affrontare le acculturate popolazioni delle montagne, e quelle prestigiose della Magna Grecia. Il Sannio port Roma a modificare anche il suo ordinamento militare con delle tattiche pi elastiche. I Sanniti si coalizzarono con altri popoli, portando a uno scontro che sembr quasi una guerra italica. Le guerre si svolsero in modo poco chiaro. I Sanniti Erano popolazioni insediate sulle montagne retrostanti la Campania, le attuali Abruzzo e Molise. Vivevano di agricoltura e allevamento e lavoravano la ceramica. Per i Latini erano una sorta di federazione di popoli che parlavano la lingua osca. Avevano il rito del Ver Sacrum: consacravano a Mamerte-Marte i prodotti della primavera, compresi i bambini, per combattere le carestie caratteristiche di quei luoghi. Si organizzavano in una Touto, raggruppamento di trib, che si articolava in Pagi (distretti). Il potere era gestito econdo un'oligarchia: senato e magistrati (Meddss) a cui capo vi era il Meddix tuticus, carica annuale. La loro principale attivit era la guerra, che si rifletteva anche nel culto religioso. Una tradizione nata a Taranto li vede imparentati con gli spartani. La prima guerra sannitica (343 - 341 a.C.) I Sanniti tentarono di annettersi il popolo dei Sidicini, che chiesero soccorso ai campani (Capua); i Romani colsero il pretesto per intervenire. Il conflitto termin con un compromesso che concesse ai Sanniti il popolo dei Sidicini e ai Romani le citt costiere. Gli anni di tregua vennero sfruttati per consolidare il potere di Roma nel Lazio e in Campania, dove gli eserciti sanniti erano alleati romani. La seconda guerra sannitica (326 - 304 a.C.) Nel 328 esplose il conflitto con la fondazione della colonia romana di Fregellae in zona sannitica. Dopo le vittorie del 322, su Sanniti e Apuli, le legioni romane furono circondate e costrette tra Santa Maria a Vico e Arpaia, alle FURCULAE CAUDINAE. La guerra si ferm per un quinquennio con l'affermazione sannitica su quel territorio. Riprese nel 316 con l'allargamento del fronte sannitico con numerose alleanze, che gli consentirono di vincere a Lautulae nel 315. Ma nel 311 la battaglia di Talion permise ai romani di conquistare Boviano per breve tempo. Nel 305 i sanniti furono sconfitti, ma riconquistarono Boviano. Durante i combattimenti fu catturato il comandante sannita Staius Gellius. Roma riconquist le sue colonie Cales e Fregellae e ne fond altre. In questo periodo Appio Claudio Cieco promosse una riforma che ampliava le possibilit di accesso al senato; propose la valutazione basata non solo su beni fondiari, ma anche mobili che caratterizzavano gli strati sociali mercantili. Non sono chiari i motivi di questa riforma, che port ad una mobilit sociale. La terza guerra sannitica (298 - 290 a.C.) Nel 299 i Sanniti attaccarono ancora, alla luce di nuove alleanze. Mentre i romani combattevano contro i Galli Senoni, gli alleati attaccarono i Lucani, alleati romani. Il fronte di guerra and dalla Puglia alla Toscana; nel 295 ci fu una vittoria degli alleati sui Romani a Camerino. A Sentino furono poi sconfitti, a causa di un tradimento da parte di tre abitanti di Chiusi. L'alleanza sannita s'infranse a favore dei romani. I Sanniti divennero dediticii (prigionieri arresisi). Ampie regioni del Sannio divennero romane e divise tra popolo e veterani. I Sanniti mantennero l'autonomia: nel 280 a.C. alcune popolazioni si allearono a Pirro che organizz una spedizione antiromana. Pirro in Italia Dopo la vittoria sui Sanniti, Roma si misur per la prima volta con una potenza extraitalica, la monarchia ellenistica dell'Epiro, retta dal re Pirro. I Romani avevano avviato una politica di penetrazione in Magna Grecia; in Campania gi vigeva un'egemonia romana; pi a sud avevano installato presidi e stretto alleanze. L'intervento di Pirro era dunque molto insidioso. Il suo progetto era molto ambizioso: inserirsi nelle contraddizioni fra le citt della Magna Grecia per assumervi un'egemonia, contrastare i Romani e combattere poi i Cartaginesi, da sempre in conflitto con i greci in Sicilia. Questo progetto fu sostenuto da quasi tutte le monarchie ellenistiche. Pirro era un abile guerriero e politico, ma aveva difficolt a concludere a suo favore. Roma aveva alleanze in tutta la Magna Grecia aristocratica; la citt-stato di

Taranto, democratica, fu il casus belli. Nel 282 i Romani sbarcarono con dieci navi nel golfo della citt, contro accordi presi in precedenza. Il popolo di Taranto mise in fuga le navi e cacci gli aristocratici e la guarnigione romana. Una successiva ambasceria romana fu accolta con le armi e questo fece scoppiare la guerra. Pirro sbarc in Italia con 22.000 fanti, 2000 arcieri, 3000 cavalieri e una ventina di elefanti; Roma, grazie al proletariato, riusc a scendere in campo con 30.000 uomini. Eraclea Nel 280 a.C. I Romani si scontrarono con le forze inferiori di Pirro. Le forze romane furono messe in fuga dagli elefanti. Pirro perse 4000 uomini nonostante la vittoria, dopo la quale, numerose citt si schierarono con Pirro con aiuti militari e finanziari. Pirro tuttavia tent un accordo con Roma. Appio Claudio spinse per verso la guerra. La battaglia decisiva si svolse nel 279 a.C. ad Ausculum (Foggia). Ancora una volta Pirro vinse grazie agli elefanti. Nello stesso anno a Taranto giunse un'ambasceria di Siracusa per offrire la guida a Pirro contro i cartaginesi in Sicilia. Pirro in Sicilia Era un'ottima occasione in nome dell'unit greca contro i barbari, oltre che per costruire un regno in una regione ricchissima. Tuttavia questo port Cartagine e Roma ad un'alleanza. Inizialmente il re fu trionfale; ma i Cartaginesi resisterono finch Pirro non fu costretto a prestare soccorso ai Sanniti; nel 275 le legioni del console M. Curio Dentato travolsero la falange epirota. Tre anni dopo Pirro mor in battaglia. Le dinamiche economiche e la prima monetazione Il primo esito economico delle vittorie fu la conquista di terre che furono divise fra colonie e assegnazioni ai cittadini. Probabilmente questo diede il via alle propriet terriere. Le Leggi Licinie Sestie sono molto pi verosimili in questo periodo che nel sec. IV. Su queste terre venivano impegnati gli schiavi conquistati in guerra. La citt di Roma si ampliava e si armava di statue e templi finanziati coi bottini di guerra e divenne centro di attivit artigianali. Moneta L'allargarsi del commercio rese necessaria una qualificazione dei mezzi di scambio, il che port alla moneta, nata in Grecia nel VI sec. a.C. Le barre di rame che avevano valore a seconda del peso furono sostituite da monete stampate. Gi all'inizio del III sec. i Romani introdussero il loro sistema monetario. Le monete d'argento erano il perno del sistema economico. Inizialmente il valore della moneta era vicino a quello del metallo, ma lo stato aveva interesse ad allontanarli, finch nel III sec. d.C. Il valore del metallo fu solo un centesimo del valore monetario, il che port a molti guadagni statali ma anche a una forte inflazione. Nel IV sec. d.C. Fu ripristinato il valore della moneta in equivalenza con quello del metallo; l'oro. La moneta si chiamer Soldius. La frontiera settentrionale: i Galli e le prime colonie In contemporanea con l'espansione nel meridionale Roma dovette fronteggiare i Galli Cisalpini. Era una cultura basata su caccia e pastorizia. I Druidi, i loro sacerdoti, entravano in contatto con le divinit attraverso i sacrifici umani. I contatti con la colonia greca di Marsiglia li avevano acculturati e avvicinati al mondo greco-romano. Le colonie Prevedendo il pericolo, Roma fond colonie di contadini-soldati: Sena Gallica (Senigallia) nel 289; Arminium (Rimini) nel 268 e Firmum Picenum (Fermo) nel 264. Agli attacchi Roma rispose cercando di dividere gli avversari con alleanze, sia con estrema violenza nei combattimenti. Nel 225 le trib galliche dei Boi e degli Insubri fondarono un'alleanza che comprendeva anche trib germaniche transalpine e penetrarono in Italia. Ma a Telamone furono barbaramente sconfitti. Casteggio Dopo poco gli Insubri riprovarono a Clastidium, ma furono sconfitti: il loro capo Virdumarus fu ucciso e la loro capitale Mediolanum occupata. Solo la conquista di tutta la cisalpina avrebbe sventato il pericolo. Nel 218 a.C. vengono fondate Piacenza e Cremona, ma ci non ferm Annibale, che combatt a fianco dei Cartaginesi e nel 200 a.C. penetr a Piacenza. Nonostante la sconfitta gli Insubri e i Boi ritentarono, per essere nuovamente sbaragliati nel 194 a.C. verso Milano da L. Valerio Flacco e nel 191 anche i Boi furono definitivamente sconfitti. La Cisalpina Nel 187a.C. inizi la costruzione della via Emilia, che congiungeva Rimini e Piacenza. A met secolo inizio la costruzione della via Postumia che collega Genova e Aquileia. La ricchezza di questi territori impression i romani. Le guerre avevano ridotto la popolazione alla quale provvide Roma con la deduzione di circa centomila coloni. Molte zone furono anche bonificate per l'agricoltura. I Romani dividevano geometricamente il terreno a partire da un asse ortogonale principale. L'asse delle ascisse era il Decumanus Maximus, e quello delle ordinate il Cardo Maximus. Tracciandone le parallele si ottenevano dei rettangoli che costituivano unit agrarie. Ogni rettangolo era individuabile su una mappa catastale con un numero che indicava i rettangoli che lo separavano dal cardo e dal decumano (nord o sud).

5. L'et dell'imperialismo
Cartagine La costituzione dello stato Era una colonia fenicia fondata secondo la tradizione nel IX sec. a.C. Nei pressi di Tunisi. Era una costituzione mista con alla base tre poteri: quello del re, degli aristocratici e del popolo. I Suffeti (potere regale) erano controllati dal popolo e dall'aristocrazia pi anziana; erano equivalenti ai consoli romani, ma detenevano solo il potere politico. Quello militare era affidato agli Strategoi. Famiglie ricche e potenti potevano assumere un potere quasi regale, come quella dei Barcidi, dalla quale discendeva Annibale. La cultura fenicia era molto influenzata da quella greca. L'economia era prevalentemente commerciale, ma anche quella agraria era molto produttiva. Le due aristocrazie convivevano senza contrasti. Nel III sec a.C., per iniziativa dei Barcidi, furono conquistate le miniere spagnole; Cartagine era una potenza continentale. Trattati politico-commerciali Secondo la tradizione il primo trattato romano-cartaginese risale (forse anacronisticamente) al 509 a.C: Era un insieme di accordi militari e commerciali. Il ruolo di Cartagine risultava prevalente rispetto a Roma. Il trattato contro Pirro fu stipulato con maggiore parit. I due stati si prestavano ad aiutarsi reciprocamente, e Cartagine in particolare avrebbe fornito le navi. Il trattato di Ebro (226 a.C.) fu stipulato per impedire a Cartagine di espandersi oltre il fiume, mentre per allo stesso tempo Roma strinse un'alleanza con Sagunto, a sud del fiume, territorio di competenza cartaginese. Questo fu il casus belli. Nel 219 a.C. Annibale conquist la citt e scoppi la seconda guerra, con esiti negativi per Cartagine. Le guerre puniche Premesse della prima guerra punica (264 242 a.C.) All'inizio del III sec. Roma cominci a penetrare in Sicilia; dopo il fallimento di Pirro, Messina fu occupata da mercanti campani, i Mamertini. Attaccati dal re di Siracusa Gerone II, chiesero soccorso prima a Cartagine, poi a Roma. Per quest'ultima fu la prima occasione per allestire una flotta e aprire nuovi orizzonti espansionistici. Scoppi la guerra quasi inaspettatamente sotto la guida dei Fabii e dei Claudii, con la giustificazione che non si poteva tradire la Fides dei Mamertini, mentre i Siracusani si alleavano con Cartagine. La tesi che furono i cartaginesi ad attaccare poco sostenibile. Gli aristocratici romani erano fortemente motivati alla conquista e strategicamente era necessario impedire una ulteriore espansione di Cartagine. La guerra La guerra si spost dal mare alla terra, dalla Sicilia all'Africa. Per la tecnica primitiva di velatura delle navi romane, le battaglie erano di fanteria sulle navi: i romani inventarono i CORVI, tavolati che servivano ad agganciare le navi avversarie e accedervi. Nel 264 Appio Claudio sbaragli Siracusani e Cartaginesi e ottenne la defezione del re Gerone dall'alleanza cartaginese. Il conflitto per si protrasse per due decenni. Nel 260 sotto Gaio Duilio i Romani vinsero a Milazzo e attaccarono in Sardegna e Corsica. Nel 256 Attilio Regolo vinse due battaglie navali in Africa, ma a terra fu catturato. Infine del 242 il proconsole Lutazio Catulo, accettata una battaglia navale in tempesta, sbaragli gli avversari alle Egadi. Le prime provinciae Nel 241 Cartagine rese ai nemici la Sicilia, prigionieri di guerra e pag un enorme tributo. Subito dopo a Cartagine scoppi una rivolta dei mercenari. Roma accorse in suo aiuto e per l'occasione ne impedirono il ritorno in Sardegna e in Corsica. Nelle isole furono costituite le prime Provinciae romane, territori extraitalici sotto il dominio di un magistrato romano. Premesse della seconda guerra punica Il casus belli fu costituito dal trattato di Ebro, violato dai Romani. Con l'invasione di Annibale nella citt di Sagunto inizi la guerra. Bench i Cartaginesi fossero assolutamente disposti alla guerra, non sembra che furono loro ad attaccare, come vuole la tradizione romana. La guerra (218 202 a.C.) Dopo la conquista di Sagunto, Annibale marci verso l'Italia con fanti, cavalieri ed elefanti. Super le Alpi nel 218 a.C: Nella battaglia del Ticino sbaragli il primo esercito romano, assedi Piacenza e Cremona, e subito scese pi a sud. Sconfisse ancora i romani in diverse battaglie (Trebbia, Trasimeno, Canne, Ofanto). La forza di Annibale Annibale fu un genio dell'arte militare. Nella battaglia di Canne, fece arretrare la parte centrale del suo schieramento per farvici penetrare i Romani e circondarli. La stessa tattica fu usata nella battaglia di Zama, in Africa, con Scipione l'Africano, ma la battaglia si concluse nel 202 a favore di Roma: il generale romano non s'incune nella rientranza dell'esercito, bens allung allo stremo la linea di schieramento, finch i cartaginesi si trovarono assaliti alle spalle dalla cavalleria romana. I Cartaginesi furono sconfitti e dovettero accettare una pace costosa e umiliante. Il regno punico in Italia Tra il 216 e il 204 i Romani attuarono la tattica del temporeggiamento, si limitavano ad osservare le azioni dei Cartaginesi e di tanto in tanto disturbavano il nemico nei suoi accampamenti in Italia. Questo indebol le truppe

cartaginesi, che chiesero rinforzi, guidati da Asdrubale, fratello di Annibale, sbaragliati prima che potessero congiungersi con Annibale, nella battaglia del Metauro (207 a.C.). L'anno successivo in Spagna fu fondata un'altra colonia da Scipione, per indebolire ulteriormente i cartaginesi, dando inizio alla presenza in Spagna che durer per secoli. Nel frattempo Annibale govern l'Italia militarmente per una dozzina d'anni. L'errore di Annibale La sconfitta dipese principalmente da un errore politico. Annibale pens che durante la sua permanenza in Italia gli alleati romani avrebbero sciolto le alleanze e che i Celti l'avrebbero aggredita. Ma questi furono gi duramente sconfitti da Roma e gli alleati rimasero fedeli. I Punici, puntando sull'aristocrazia, strinsero importanti alleanze (Capua, Locri, i Lucani, alcuni Etruschi). Volevano rendere Capua capitale d'Italia. Fuori dalla penisola Annibale strinse alleanze con Filippo V di Macedonia e Geronimo di Siracusa; non valut che per la forte densit di popolazione, nonostante le perdite i Romani erano sempre in grado di riformare eserciti. Poich non erano in grado di assediare Roma, puntavano ad un accordo migliore di quello della prima guerra; ma mentre Roma continuava ad arruolare eserciti, Annibale ne aveva uno solo: una volta sconfitto restava solo la resa, e cos accadde. Nonostante la vittoria, l'eredit di Annibale lasci strascichi pesanti: spopolamento, devastazione ecc., che per erano i presupposti per i pi abbienti per ampliare possessi agricoli. Nelle zone pi spopolate si svilupp la pastorizia. In Apulia e Benevento furono stanziati nuovi abitanti; L'Ager Campanus fu confiscato agli alleati disertori. Catone il Censore Nacque nel 234 a.C. a Tuscolo. Era un homo novus, di famiglia non nobile. Raggiunse le pi alte cariche anche grazie all'amico L. Valerio Flacco. Fece espellere dal senato membri di famiglie illustrissime. La sua linea politica era tradizionalista: si oppose all'abolizione della Lex Oppia, che vietava alle donne oro e abiti lussuriosi, ma fu sonoramente sconfitto. Parlava il greco ma era contrario alla diffusione della moda greca. Scrisse trattati di vario genere, dall'oratoria all'agricoltura: propose un modello agricolo basato sul lavoro di 15 schiavi nutriti al di sopra del livello di sussistenza e vestiti adeguatamente alle stagioni. L'azienda deve puntare ai massimi profitti con prodotti specializzati da vendere ai mercati urbani. Propone una villa rustica gestita in economicit; nel trattato traspare la cultura latina (parla di diete e cure mediche). Pu apparire come una personalit contraddittoria, sul piano politico ed esistenziale; fu acerrimo nemico di Scipione l'Africano, di cui determin l'esilio perch non volle mostrare i conti del bottino della guerra asiatica; mentre promuoveva aziende agricole a carattere urbano, difendeva i piccoli contadini. Tali contraddizioni sono dovute al fatto che visse quasi 90 anni in un periodo di rapidi cambiamenti. Era un uomo che amava tenersi al passo coi tempi. Persino le tradizioni su di lui erano discordanti: chi lo vedeva negativamente lo irrideva per la sua longevit, ma chi lo apprezzava ne tramand la figura di un uomo saggio. Il fronte dei balcani Le guerre illiriche L'intervento in Adriatico fu forse dovuto a un'esigenza di ordine per i pirati dell'Illiria. Pare che gli stessi mercanti chiesero aiuto a Roma. Poich da tempo Roma aveva intenzione di intraprendere una politica d'espansione verso Oriente, il suo attacco fu violentissimo. Nel 229/28 Treuta (citt barbara dall'altra parte del mare) fu sconfitta. Demetrio di Faro, altro principe illirico, divenne cliente di Roma; le citt di Crocira e Epidamno divennero protettorato romano. Dieci anni dopo, con il pretesto di alcune infrazioni da parte di Demetrio, Roma dichiar una seconda guerra: Demetrio fu costretto a fuggire presso Filippo V, re di Macedonia. Grazie a questa vittoria, Roma strinse alleanze fino in Grecia nella speranza che gli alleati inviassero richieste di aiuto. Roma non dichiar mai guerra e conquist Grecia e Macedonia senza risultare aggressiva. Le guerre macedoniche La prima guerra macedonica (216 205 a.C.) L'intervento al di l dell'Adriatico stuzzic inevitabilmente Filippo V, che spalleggiava Demetrio nella conquista del trono illirico. Nonostante la sconfitta di Annibale, nel 216 Roma invi una flotta per bloccare Filippo, il quale stipul un'alleanza con Annibale. L'obiettivo dell'alleanza era quello di giungere ad un patto d'amicizia con Roma. La guerra si concluse nel 205 con la pace di Fenice dopo che Filippo lasci l'onere dei combattimenti agli Achei e Roma abbandon le sue alleanze per allearsi coi Greci. Sul fronte orientale Roma adott una politica di negoziazione molto pi elastica rispetto a quella usata verso ovest. La seconda guerra macedonica (200 197 a.C.) Con la pace di Fenice, Roma era garante dell'equilibrio del Mediterraneo orientale. Ma la Macedonia e la Siria continuavano le loro espansioni verso l'Asia Minore e in Palestina. Pergamo e Rodi inviarono a Roma richieste d'aiuto che, stranamente, in un primo momento furono bocciate; con l'intervento degli aristocratici filoellenici la decisione fu rivista, anche per evitare uno sbarco di Filippo in Italia. Quando Tito Quinzio Flaminio, filoellenico, fu eletto console, la guerra si fece pi vivace: nel 197 a.C. travolsero i macedoni a Cinofale in Tessaglia, territorio sfavorevole per Filippo, che prediligeva una formazione rigida, non adatta alle colline. I Romani si disposero invece in manipoli mobili.

La pace Tutte le citt greche furono dichiarate libere. Quinzio Flaminio rest in Grecia qualche anno per riorganizzare la Tessaglia con un'impostazione aristocratica e quattro stati federali. Torn a Roma nel 194 a.C: Quest'evento diede vita ad una fervida ellenizzazione di Roma. Nasce una nuova cultura ellenistico-romana che padronegger sul mondo per secoli. L'Oriente e la guerra siriaca (191 188 a.C.) Antioco III, re di Siria Al re il ritiro dei Romani dalla Grecia sembr un segno di debolezza, quindi decise di spingersi fino alla Tracia, iniziando una guerra fredda con Roma. Intenzione del re era recuperare i terreni persi dai suoi predecessori. Spingendosi fino all'Ellesponto, suscit la risposta romana. Nel 191 a.C. Roma sbarc in Grecia e si confront con gli Etoli in una battaglia alle Termopili. I Romani si aggiudicarono una vittoria schiacciante. Poi sbarcarono in Asia forti della leggenda della discendenza da Enea. Sotto Scipione l'Africano sconfissero i siraci a Magnesia. Anche sul mare le flotte siriache furono travolte, compresa quella di Annibale, fuggito da Cartagine per combattere ancora contro Roma. Fu nuovamente costretto alla fuga presso Prusia, re di Bitinia, che voleva consegnarlo ai Romani; Annibale si suicid col veleno. Roma conquist l'egemonia anche sull'Asia e limit le flotte siriache a dieci. Ma nel 168 a.C. Antioco IV invase l'Egitto. Fu umiliato nell'episodio del cerchio di Popilio: costui condusse al re una piccola ambasceria per costringerlo alla ritirata; tracciando un cerchio a terra lo costrinse a decidere prima di uscirne; Antioco si ritir lasciando tutto l'Egitto. Tale era la potenza di Roma che non necessitava interventi militari. La terza guerra macedonica (171 168 a.C.) Come osserv Polibio, fra il 220 e il 167 a.C. Roma si espanse come la maggiore potenza mondiale e si affacciava all'Oriente dove i regni ellenistici erano in declino. Roma era la massima potenza militare e costituzionale dell'epoca. Perseo Figlio di Filippo V, appena salito al trono provvide agli armamenti in vista di una guerra antiromana, con l'appoggio della Lega Etolica. Ingannando i nemici con trattative che avevano lo scopo di far guadagnare tempo, i Romani giunsero nel 168 a Pidna, in Macedonia, col comando di Lucio Emilio Paolo. Perseo fu sconfitto e il regno di Macedonia fin per sempre. La regione fu divisa in quattro distretti e le propriet del re furono confiscate. Atene, alleata romana, ottenne l'isola di Delo. Verso i nemici furono durissimi e la violenza imperialistica era tale che gli alleati sospetti venivano puniti. Nel 149 Andrisco, che si spacciava per il figlio di Perseo, suscit una rivolta in Macedonia. L'occasione fu utile solo a distruggere la citt di Corinto, nel 146 a.C. Maccabei In Giudea gli Ebrei iniziarono una rivolta vittoriosa contro il regno di Siria guidati dai Maccabei, stringendo un'alleanza con Roma. Tuttavia dopo Pidna, i Romani attesero 20 anni prima di prendere il dominio della Macedonia. Forse perch era chiaro che fosse un mondo politico complesso, fatto di fragili equilibri tra gli oligarchi e il per rispetto verso la cultura ellenica. La supremazia di Roma in Italia La crescente potenza romana del II sec. riduceva l'autonomia degli stati italici alleati. Fu un processo anche di omologazione spontanea da parte delle lites italiche verso i ceti mercantili che ne traevano pi vantaggi. Roma era tutore dell'ordine italico; nel 186 a.C., con il SENATUSCONSULTUM DE BACCHANALIBUS si soppressero i culti orgiastici di Bacco in tutta Italia, anche dove il senato non aveva competenza. Vi sono numerosi casi del genere, a volte mediati da magistrati locali, altre no. Spesso erano gli stessi alleati ad adottare spontaneamente leggi romane, chiedendo l'intervento di Roma.

6. La rivoluzione del II sec. a.C.


Asia minore: il regno di Pergamo ceduto ai Romani Attalo III Il re di Pergamo, morendo senza figli, lasci la sua eredit a Roma, forse perch si rese conto che nullapoteva restare autonomo dall'Imperialismo romano. Chiese che fosse garantita la libert della citt e che fosse ampliato il territorio. Aristonico Un sedicente discendente del re, forse bastardo, scaten una rivolta repressa dopo 4 anni. Liber gli schiavi e fond la DOULON POLIS (citt degli schiavi). Divenne una rivolta sociale a carattere utopistico, che attir l'attenzione di Blossio di Cuma, che raggiunse l'Anatolia per unirsi agli Heliopolitai. Le grandi rivolte di schiavi: Euno e Spartaco Nonostante le condizioni degli schiavi, le grandi rivolte sono state solo due. Forse perch gli schiavi temevano i padroni, erano divisi tra loro e, pi che la libert, desideravano padroni giusti.

Euno Nel 136 scoppi in Sicilia la prima rivolta. Il capo fu Euno, un personaggio ambiguo. Fu una rivolta estremamente violenta. La fama di questo successo aliment ovunque piccole rivolte, finch a Taormina i Romani vinsero l'assedio e catturarono Euno. Spartaco La rivolta del 73 presentava invece caratteri pi complessi. La scintilla fu forse la coscienza primordiale dell'alienazione della servit dei gladiatori. Gli spartachisti fuggirono, vagando per l'Italia, nella speranza di tornare a casa. Furono fermati dalle legioni di Crasso, in Lucania e a Brindisi, dove Spartaco fu ucciso. Tuttavia la violenza era il pane quotidiano per uno schiavo. Esistevano persino appaltatori di torture che vendevano le strumentazioni necessarie. Spartaco suscit ammirazioni anche nell'opinione pubblica Romana. Una societ di contadini-guerrieri Per lunghi secoli Roma fu continuamente in guerra: le porte del tempio di Giano rimasero chiuse solo due volte. Agli inizi i combattimenti dipendevano dagli usi agrari. Quando si inizi a combattere per mare non fu pi cos, gli eserciti divennero pi professionali. Con la riforma di Mario del 106 a.C i militari divennero dei professionisti in s. Tuttavia la cultura romana non era esclusivamente militare: era basata ampiamente su agricoltura e artigianato. Costruirono strade, acquedotti e ponti in tutta Europa, Asia e Africa: era una civilt urbana. La terza guerra punica (149 146 a.C.) Le cause Sono ancora dubbie. Forse per l'infinita ricchezza di Cartagine nonostante i tributi, forse come avvertimento alla Numidia che si espandeva per l'Africa. Nel 148 fu eletto console Scipione Emiliano, favorevole alla guerra, come catone, e forte di un'ideologia dell'arricchimento. Vi erano parti contrarie alla guerra, come Scipione Nasica che sosteneva il METUS HOSTILIS: uno stato doveva sempre avere un nemico da temere, perch un dominio incontrastato porta al decadimento. La guerra In attesa di un pretesto furono avviate trattative di pace per ingannare i nemici. Cartagine si affid alla fides cedendo ostaggi e averi; ma quando Roma chiese di abbandonare la citt, Cartagine dichiar guerra. Arruol gli schiavi e sostenne un assedio di 3 anni. Nel 146 cadde dopo 8 giorni di combattimenti. I sopravvissuti furono fatti schiavi e il regno divenne territorio pubblico romano. I Gracchi: contro gli abusi dei ricchi Dal matrimonio di Tiberio e Cornelia, figlia di Scipione l'Africano, nacquero 12 figli di cui ne sopravvissero 3: Tiverio, Gaio e Sempronia; l'ultima and in sposa a Scipione Emiliano, nemico dei fratelli, figlio adottivo degli Scipioni. Tiberio Fu eletto tribuno della plebe nel 133 a.C. La situazione economico-politica era drammatica. Subito propose una riforma agraria per regolare il possesso e l'uso delle terre pubbliche. Il suo progetto era di migliorare le condizioni dei poveri e recuperare il contadino-soldato. Il programma Risolvere il dramma sociale con le assegnazioni insediare contadini inurbati nelle campagne spopolate aumentare la leva militare Programma che trov molte divisioni tra Scipioni e Claudi. Quando il suo progetto venne bloccato da un tribuno, Ottavio, Tiberio lo sostitu con uno d'accordo con lui. Una commissione di tre uomini divise il terreno pubblico e privato e recuper l'agro pubblico dalle occupazioni illegali. La legge agraria richiedeva grossi finanziamenti. Questa linea politica trov forti opposizioni in Scipione Emiliano, che era sostenuto da un gruppo costituito da chi abusava dell'agro pubblico. Per garantire il successo della sua politica, Tiberio si ricandid nonostante la legge vietasse la rielezione prima di 10 anni e fu accusato di tendere alla monarchia. I suoi sostenitori lo abbandonarono e un gruppo guidato da Scipione Nasica lo uccise. Gaio Gracco Dieci anni dopo fu eletto il fratello di Tiberio, che ampli i progetti politici. Fece passare una LEX FRUMENTARIA che bloccava il prezzo del grano e fece costruire dei magazzini per contenerlo. Gli oligarchi accusarono Gaio di sperperare i soldi dello stato. Pass una legge elettorale che stabiliva la votazione delle centurie con un ordine a sorteggio e una LEX IUDICIARIA che nei tribunali privilegiava i cavalieri ai senatori. Attu una politica italocentrica e imperialistica. Si fece rieleggere nel 122 grazie alla modifica della legge. Aveva intenzione di concedere il voto a tutti gli alleati italici, per allargare la sua base elettorale, ma anche per allentare la contraddizione sociale che esplose 20 anni dopo. Alla terza rielezione, venne sconfitto. I senatori avversari, non contenti, scatenarono la violenza. Gaio, solo, per non consegnarsi, si fece uccidere dal suo schiavo. Il mito dei Gracchi nella storia Divennero una leggenda di liberazione. Il loro progetto era in totale assonanza con l'imperialismo: la riforma agraria

non metteva in discussione la propriet delle terre, ma l'uso, doveva essere finanziata dai tributi della provincia d'Asia. L'unica nota stonata era il contadino-soldato. Trasformazioni economico-sociali La piccola propriet contadina entra in crisi, con l'affermazione delle ville agricole schiaviste, dirette da schiavi manager che capeggiavano schiavi operai, non pi vittime di maltrattamenti. Il lavoro era ora finalizzato al mercato di prodotti specializzati (olio e vino). Fioriscono nuove figure sociali: mercanti internazionali, esattori fiscali, Publicani, finanzieri. L'esercito cambia, non c' necessit di ricchezza per l'arruolamento. Cambiamenti politici: i nuovi ricchi ambiscono al potere politico, i soldati professionisti si legano ai generali che li pagano, mettono a disposizione s stessi per le battaglie politiche dei capi. Iniziano le guerre civili.

La lotta politica dopo i Gracchi Il governo romano non era rappresentativo degli interessi del popolo, le istanze passavano tra patrono e cliente. Perci le lotte riguardavano i ricchi proprietari terrieri del senato e i commercianti che vi ambivano, che un tempo militavano nella cavalleria. Dopo il fallimento dei Gracchi, i cavalieri si allearono col popolo. L'ordine dei cavalieri La societ romana ruotava ormai intorno alla guerra, far parte dell'esercito era un privilegio. I cavalieri, in questo contesto, erano una ORDO, un gruppo al quale si accedeva individualmente previa verifica di possesso di alcune prerogative. Era un titolo personale, civico e non economico. Occorreva un certo patrimonio, ma non solo: un gruppo di cavalieri poteva avere un cavallo donato dalla pubblica spesa. Dovevano avere prestanza fisica, saper addestrare un cavallo e aver militato 10 anni. Era un ceto sociale molto vario che poteva accedere al senato. Con l'impero gli Equites divennero amministratori (procuratores) ai pi alti livelli dello stato.

7. L'et della tarda repubblica


L'et di Gaio Mario La terza guerra punica suscit numerose discussioni e divisioni: Cornelio Scipione Nasica sosteneva, a differenza di Catone, che il timore di Cartagine era salutare per lo stato. Metus Hostilis Era proprio questa teoria, la cui sparizione ha rappresentato una svolta nell'interpretazione della storia: Sallustio intravede negli anni successivi alla caduta di Cartagine un declino morale e politico, che ebbe principio nella classe nobiliare. Numidia La guerra numidica (112 105 a.C.) mise in luce le divisioni del senato; Sallustio vi vide il primo attacco (dopo i Gracchi) del popolo alla nobilitas. I Romani intervennero contro Giugurta dopo la strage di commercianti italici a Cirta. Cicerone riteneva questa fase storica, al contrario di Sallustio, un momento molto alto per l'egemonia imperiale. Tuttavia questa visione ha un concreto valore storico. Gaio Mario Proveniente dal ceto equestre, lentamente giunse a carriera politica. Homo novus, si present come un campione popolare. All'inizio del suo consolato lasci perdere gli Adsidui per arruolare volontari della plebe rurale (premessa per il professionalismo dell'esercito). La necessit di unit tattiche pi robuste port alla costituzione delle coorti. Gaio Mario persegu contro Giugurta un piano strategico che si concluse con la cattura del re (105 a.C.). Fu rieletto console per le invasioni dei Cimbri in Gallia Narbonense, distrutti a Vercellae, insieme ai Teutoni (Aquae Sextiae). La questione degli alleati italici. La guerra sociale Gaio Gracco sfrutt per il suo programma le divisioni fra cavalieri e senato, basata sulle trasformazioni sociali a seguito della politica espansionistica, che port il corpo civico ad estraniarsi dalla politica. Apuleio Saturnino, forte dell'appoggio dei veterani di Mario, svolse una violenta politica antinobiliare. A causa sua Mario, rieletto nel 100 a.C., fu costretto a uscire dalla sua ambiguit. Provvide alla sua eliminazione con una reazione senatoria. Il senato acquisiva sempre pi potere, controllando anche le corti che giudicavano i processi di corruzione delle province. Per 50 anni ci fu un'alternanza nelle corti giudicanti, ci furono parecchie proposte di ampliamento del senato col ceto equestre. Nel contrasto senato cavalieri rientravano anche le questioni economiche: l'espansione commerciale spesso non era appoggiata dalla decisione politica. Fenomeno che coinvolse molti Negotiatores italici, appartenenti ai ceti dirigenti. I commercianti italici delle alleanze erano qualificati Romani. Cittadinanza romana Il recupero dell'agro pubblico colpiva anche gli alleati, in difesa dei quali intervenne Scipione Emiliano. Fu approvata la cittadinanza romana ai magistrati delle colonie latine. Si cominci a valutare la cittadinanza romana a compenso delle perdite causate dalla legge agraria, ma la classe dirigente temeva questo ampliamento civico. Cresceva la differenza tra alleati italici e Roma in Italia, mentre nelle province vigeva l'omogeneit. Cresceva una coscienza italica. Nel 95 a.C la LEX LICINIA MUCIA escludeva dal corpo civico intrusioni illegali e stabiliva una QUAESTIO che colpiva i principi italici; fu

una delle cause della guerra sociale. Livio Druso Nel 91 a.C questo tribuno, forte del sostegno della fazione pi avanzata della nobilitas, present delle firofme con lo scopo di rafforzare l'autorit del senato, con 300 cavalieri, a cui fu restituita la corte delle Quaestiones. Vi era anche la proposta della cittadinanza agli alleati italici; tuttavia anche tra questi vi era ostilit poich con questa concessione si sarebbero mossi equilibri sociali preesistenti. Druso fu poi assassinato. La guerra sociale Fu una diretta conseguenza dell'assassinio di Druso. Certamente gli italici non potevano sperare in uno sfaldamento dello stato romano, piuttosto in un compromesso. La guerra fu voluta e diretta dalle classi alte, forti del sentimento antiromano delle masse. Gli insorti comprendevano le comunit appenniniche, Etruschi, Umbri e parte della Puglia. Le colonie Latine rimasero fedeli a Roma. Gli insorti seguirono un ordinamento feudale; la sede del potere era Corfinium. Le vicende sono ricostruite sulla base della narrazione di Appiano. I generali romani miravano a dividere gli insorti del nord e del sud. Si combatt in Campania e nel Sannio tra il 90 e l'89; a conclusione della vicenda Ausculum cadde, ma ci furono importanti decisioni politiche. Nel 90 si decise di concedere la cittadinanza agli alleati rimasti fedeli e a coloro che avrebbero deposto le armi in un certo tempo con la LEX IULIA DE CIVITATE, che forse gi illustrava alcune modalit: le comunit alleate dovevano decidere se accettare o meno, novi cives dovevano dividersi in 8 trib, per limitare il valore del voto ed essere poi distribuiti nelle vecchie 35 trib. Nell'89 la legge PLAUTA PAPIRIA complet il processo fino al Po, con diversi provvedimenti per le comunit a nord del fiume, trasformate in colonie latine (i cui magistrati ottenevano la cittadinanza). Lo stato municipale Il centro del potere rimase a Roma con le istituzioni fondamentali (senato, magistrati, assemblee popolari); la classe dirigente non sub nei primi decenni una trasformazione. Municipia Fu invece ristrutturato il territorio: le comunit latine e italiche diventarono Municipia: strutture che prevedevano magistrati nominati da Roma, un senato locale e un'assemblea popolare. Il senato adempiva anche a compiti giudiziari. I municipi erano fortemente autonomi. La costituzione era affidata ai romani localmente influenti; si avvi un processo di urbanizzazione per creare le strutture necessarie per l'esercizio della cittadinanza, accompagnato da un riassetto agrimensorio, utile anche all'identificazione delle classi di censo. La prima guerra civile. Silla I problemi interni fecero passare in secondo piano la politica estera. Mitridate Re del Ponto, si fece rappresentante di tutte le tendenze antiromane. Nell'88 a.C il sorteggio indic Silla condottiero alla spedizione. Il tribuno P. Sulpicio Rufo, non contento del rapporto di Silla coi cavalieri, trasfer prima i novi cives nelle trib e fece passare una votazione popolare che volle Mario al comando della spedizione, il quale sorprese tutti muovendo l'esercito contro Roma. La guerra civile inizi, grazie a eserciti che rispondevano al solo volere dei loro capi. Silla impose la soppressione di Sulpicio e Mario con riforme che saranno riprese in dittatura, ampliando il senato a 300 membri, rafforzato a sfavore dei tribuni. La spedizione in oriente interruppe la riforma. Silla vinse pi volte Mitridate e lo costrinse alla pace di Dardanos; torn in Italia nell'83 a.C. Un'altra guerra civile segn una congiunzione con la guerra sociale a scapito dei sanniti, nella battaglia a Porta Collina. Silla dittatore Il senato assunse un atteggiamento ambiguo; Silla raccolse consensi per le vittorie militari. Assunse una dittatura costituente. Depose la carica nell'81 poich non aveva interessi in un potere personale. Riform magistrature, sacerdozi, amministrazioni provinciali, ridusse i comizi. Distribu terre e dedusse colonie alle truppe vittoriose. Furono adottate due misure di repressione dei vinti, con l'intenzione di limitare stragi indiscriminate. Le opinioni negative offuscarono nella storia gli aspetti positivi. Gneo Pompeo Era l'esempio culmine della riforma di Silla, grazie alla quale si distinsero nuove figure. La guerra civile danneggi fortemente la Spagna, dove Q. Sertorio per anni si sostenne contro i generali sillani, formando una sorta di antistato. Affidato a Pompeo un imperium straordinario Pro Consule, fu possibile porvi fine. Pompeo fu eletto console nel 70 a.C con Licinio Crasso. Rimase una figura anomala nonostante tendesse all'oligarchia. Spartaco. Catilina Durante il consolato di Pompeo e Crasso fu ripristinato il pieno potere dei tribuni della plebe. Roma viveva un periodo difficile anche per via dei novi cives. Le guerre sociale e civile avevano messo in crisi l'economia e l'agricoltura italica. Spartaco Fu questo il probabile motivo di insurrezione schiavile, guidata dal gladiatore Spartaco, a cui prese parte anche il proletariato libero delle campagne. Si diffuse in tutta Italia ma non riusc a raggiungere la Sicilia. Nel 73 a.C inizi la

rivolta, sedata da Licinio Crasso con l'aiuto di Pompeo nel 72/71. La rivolta di Spartaco fu l'ultima, dovuta a un declino dell'istituzione della schiavit. Tutta via il disagio economico persisteva. Catilina Approfitt di questo disagio, seguace di Silla, presentatosi pi volte alle elezioni. Era un proprietaro terriero. Fu processato per estorsione; fu costretto ad esercizio fraudolento perch la vita politica richiedeva molto denaro. Il suo tentativo di entrare in politica era dettato dalla disperazione. La sua congiura fu scoperta da Cicerone. I suoi complici furono arrestati e messi a morte con un SENATUSCONSULTUM ULTIMUM (senza cio provocatio del popolo). Catilina si ritir in Etruria con una banda armata, disfatto a Fiesole. Cicerone fu accusato per la condanna senza appello: si allontan da Roma e i suoi beni furono confiscati; fu poi richiamato nel 57 a.C. L'imperialismo alla fine della repubblica Nonostante le difficolt politiche interne, Roma mandava avanti la sua politica espansionistica. L. Licinio Lucullo Nel 74 a.C il console Licinio Lucullo ottenne il comando contro Mitridate. Vinse molte battaglie senza esito definitivo. Dovette fronteggiare gli ammutinamenti. La prosecuzione fu affidata a Pompeo, il quale dovette fronteggiare la pirateria alimentata dal declino della marineria romana e dalla sparizione dei regni ellenistici. A lui va il merito della sconfitta di Mitridate e l'organizzazione degli uomini romani in Asia. Conquist anche Gerusalemme. L'alleanza fra Pompeo, Crasso e Cesare Nel 60 a.C., designato per l'anno successivo, C. Giulio Cesare strinse un'intesa con Pompeo e Crasso (PRIMO TRIUMVIRATO). Riusc a far passare una riforma agraria e a rettificare le conquiste asiatiche di Pompeo; ricevette per 5 anni il comando della Gallia cisalpina e dell'Illirico. Guerra gallica Le campagne militari di Cesare seguivano strategie complesse, che prevedevano la distribuzione delle truppe nelle varie localit, durante l'inverno. Con alcune popolazioni Roma aveva rapporti amichevoli; la base principale di Cesare era la Cisalpina, dove vi si recava anche d'inverno. Nel 57 a.C Cesare condusse una campagna contro i Belgi, vincendo i Nervi. Dopo aver respinto, nel 55, gli attacchi germanici in Gallia, costru un ponte sul Reno e entr in Germania. Mentre compiva delle spedizioni in Bretagna, i Galli facevano le prime ribellioni, con le prime repressioni nel 53 (Nervi, Treviri, Eburoni). La grande insurrezione gallica ebbe luogo nel 52 a.C., capeggiata da Vercingetorige. Cesare, sconfitto a Gregovia, ebbe la meglio ad Alesia. Assedi i Galli, arresisi per la fame. Vercingetorige fu messo a morte. La fine di Alesia rappresent la fine delle battaglie galliche. Nel 51 ci furono gli ultimi piccoli casi di rivolta, anno in cui Cesare scrisse il De Bello Gallico e Cicerone il De Republica. L'opera di cesare preziosa poich offre un quadro completo delle condizioni politiche e sociali dei Galli. In queste occasioni si form l'esercito cesariano, protagonista delle guerre civili. Il triumvirato fu rinnovato nel 56 a.C e il proconsolato di Cesare rinnovato per altri 5 anni. Pompeo ottenne nel 54 a.C il proconsolato in Spagna, che esercit tramite legati restando a Roma; Crasso ricevette il comando in Siria, in vista di una spedizione contro i Parti, che si concluse nel 53 a.C dando vita ad un contenzioso fra Roma e i Parti (Persiani). Nel 52 a.C., a causa delle violenze cittadine, Pompeo fu eletto console SINE COLLEGA. Nel 51 a.C ci si pose il problema della successione di Cesare in Gallia, complicatasi per la ripresentazione di quest'ultimo alla carica; Pompeo si schierava contro Cesare. All'inizio del 49 a.C scoppi la guerra civile. Cicerone Dopo la riforma graccana l'unit della classe dirigente si perse; la politica si personalizzava, la classe senatoria divenne inappropriata. Era necessario fondarsi sull'esercito per fare politica. Cicerone proveniva dal ceto equestre; fu console nel 63 a.C.; fece carriera nella professione forense. Non era un guerriero, estraneo alla tradizione urbana, era un uomo di grande cultura. Era un conservatore, ma al passo coi tempi; la sua linea politica non emerge dalle orazioni; si possono individuare due momenti: quello della teoria politica e della prassi politica, con lo scopo di rafforzare la classe dirigente e sedare i contrasti (CONCORDIA ORDINUM). Questa politica fall nel 63 (dopo Catilina). Cicerone allarg i suoi orizzionti con l'orazione PRO SEXTIO nel 56, professando un coinvolgimento politico di tutte le forze (consensus hominum bonorum), sostenendo che l'unione poteva bloccare i tentativi maligni del singolo. Descrisse tutte le forze. La pecca sta nel fatto che tutte riconducevano al senato; la sua teoria viene rielaborata nella trilogia: De Oratore, De Re Publica, De Legibus. Princeps ciceroniano Il PRINCEPS, moderatore della vita politica dello stato, un simbolo collettivo di questa nuova classe politica. Rappresenta il culmine della carriera di Cicerone; seguono la guerra civile e la dittatura di Cesare. Dopo le Idi di Marzo (44 a.C.) Cicerone tent di recuperare i ceti abbienti italici attorno ai suoi ideali politici tradizionali. Riproponeva l'esempio di alte personalit in una sfera politica priva di rapporti personali, basati sull'UTILITAS REI PUBLIACE. Era la difesa dell'imperialismo. Con il De Officiis professa fedelt allo stato. Ma Cicerone passava per un idealista. Il suo programma fu ripreso in parte da Augusto. Sallustio ne reag positivamente. Scrisse il Bellum Iugurthinum, che mostrava la decadenza morale e politica della classe dirigente. La pace e la sicurezza verranno con il principe, nelle cui

mani star tutto il potere. Dal Rubicone ad Azio Nel 49 a.C. Cesare supera il Rubicone, che segnava il confine fra l'Italia e la Gallia Cisalpina, dando vita a una serie di guerre civili che ebbero fine nel 31. Quando Cesare avanz verso Roma, Pompeo e i consoli si ritirarono in Grecia, a Tessalonica, fondando uno stato in esilio, con molti senatori, fra cui Cicerone. Pompeo volle riprendere l'esempio di Silla in Oriente, forte delle clientele occidentali pompeiane anticesariane, che per furono soppiantate. Farsalo Nel 48 a.C. Cesare determin la disfatta di Pompeo a Farsalo, in Tessaglia, li insegu fino in Egitto e lo uccise. Cesare ordin le aree asiatiche romane, poi in Africa combatt forze pompeiane sconfitte a Tapso nel 46 a.C. La dittatura gli fu confermata per 10 anni, finch non fu dichiarato dittatore a vita nel 44 a.C. Senato Cesariano Cesare ampli il senato, sia per ampliare la rappresentativit sociale e politica dell'assemblea, che per la necessita di ricompensare personaggi a lui fedeli. Adott una politica di clemenza verso gli oppositori vinti poich era impossibile eliminare gruppi troppo consistenti dalla classe dirigente. Il suo programma prevedeva anche la ripresa della campagna contro i Parti fallita da Crasso. Le Idi di Marzo Ma Cesare fu stroncato dalla congiura oligarchica del 44 a.C, che si reggeva sul fondamento etico che affermare la libert morale significava rivendicare la libert politica. I responsabili della morte di Cesare non erano tutta via in grado di dettare una nuova linea politica, se non un ritorno alla situazione precedente. L'unica iniziativa era quella di vincere militarmente i cesariani, colti di sorpresa dalla morte del dittatore. Si giunse necessariamente a un compromesso fra i due gruppi. Lo stato continu a funzionare grazie al disegno di Cesare. Si decise di applicarne le decisioni non ancora in vigore. Gli elementi cesariani erano prevalenti. Uno dei cesaricidi, Decimo Giunio Bruto, assunse il governo in Gallia cisalpina, rappresentando un pericolo per l'Italia e per Roma. In Italia i cesariani non erano affatto uniti. La preminenza di M. Antonio venne compromessa dall'arrivo di un pronipote di Cesare. Ottaviano G. Ottavio fu adottato da Cesare nel suo testamento. Con l'appoggio delle truppe cesariane inizi una collaborazione col senato contro M. Antonio. Questo nel 44 volle attaccare Bruto. Ottaviano, con i consoli del 43, si mosse contro M. Antonio, hostis del senato, che fu sconfitto, ma poich nella battaglia i due consoli morirono, Ottaviano fu eletto CONSUL SUFFECTUS con l'approvazione di una legge che istituiva delle corti a giudizio dei cesaricidi (LEX PEDIA). Triumvirato Di l a poco, con un grosso voltafaccia, Ottaviano si alleo con Antonio e Lepido per formare un triumvirato (TRIUMVIRI REI PUBLICAE COSTITUENDAE) che si contrapponeva alle magistrature tradizionali, per 5 anni, in vista della guerra contro i cesaricidi. Un editto triumvirale teorizzava la necessit di eliminare fisicamente gli avversari. Un fattore di unit dei gruppi cesariani fu la pressione delle truppe, le quali avevano necessit di ricompense in terra. Preminente era il rapporto clientelare fra i capifazione e le loro truppe. Filippi Nel 42 Lepido restava a Roma, mentre Antonio e ottaviano si scontravano con Bruto e Cassio a Filippi. Vinsero in una duplice battaglia. La posizione di Lepido divent pi marginale. Antonio conquist le Gallie, Lepido l'Africa e Ottaviano era al centro del potere. Ma la sua posizione era insicura e generava ostilit. Dovette confiscare alcune terre per darle in premio alle truppe. Ne risent particolarmente il ceto medio, che non risparmi rivolte. Di questi contrasti si fece carico L. Antonio, fratello del triumviro, appoggiato dalle sue truppe. Perugia Questo giunse allo scontro armato con Ottaviano. La divisione fra M. Antonio e Ottaviano si risolse con un incontro a Brindisi. Il triumvirato fu rinnovato per altri 5 anni. Lepido fu per cacciato. Ottaviano divenne il restauratore dell'ordine e della pace. M. Antonio organizz il dominio romano in Oriente e in Egitto spos Cleopatra. I due si contendevano il potere. Le narrazioni che abbiamo sono la sola versione del vincitore. Per il legame di Antonio, Ottaviano si presentava come campione delle tradizioni italiche e romane. Azio Lo scontro finale avvenne nelle acque di Azio; Agrippa (generale di Ottaviano) ne usc vincitore. Ottaviano si impadron dell'Egitto e Antonio e Cleopatra si uccisero. L'et triumvirale fu carica di violenza per l'Italia; la pace e la sicurezza divennero beni pi importanti della libert politica. Ottaviano era legalmente responsabile di queste violenze, fece in modo da farne dimenticare. L'acentramento del potere nelle mani di uno solo accentu il decentramento municipale. Il cambiamento dell'assetto politico determin il declino delle forme della cultura politico-letterairia, come l'oratoria. La storiografia resta invece fortemente connessa alla politica, fino a Tacito.

9. Il diritto e la costituzione in et repubblicana


Le Dodici Tavole: tradizione e contenuti Redatte secondo la tradizione fra il 451 e il 450 a.C dai decemviri di potere consolare nominati per la scrittura delle LEGES. Metodo d'indagine Gi Cicerone sottolinea che le Dodici Tavole riflettono l'immagine del tempo antico e rivelano il modo di vita degli antenati; necessario considerare le leggi nella loro oggettivit, tenendo presente il periodo di redazione. Le Dodici Tavole come elemento della cultura romana Al di l del valore normativo, vi una presenza capillare delle LEGES delle Dodici Tavole nella cultura romana. Su di esse si form la grammatica nazionale, trattata come testi scolastici. I tentativi moderni di palingenesi tuttavia incontrano problemi filologici. I Tripertita dei Sesto Elio Pare che l'archetipo di tutte le citazioni sia costituito dai Tripertita di Sesto Elio, che rendono impossibile una ricostruzione dell'originale. Le interpretazioni delle Tavole sono molteplici e discordanti e, spesso, anacronistiche, poich troppo democratiche per un testo del V sec. Tuttavia segnale di un'evoluzione sociale verso la convivenza e la razionalizzazione dei rapporti civici attraverso la scrittura. Contenuti: La famiglia a) Il principio patriarcale La cellula della societ (contadina) la famiglia partriarcale, patrilocale e patrilineare, la cui struttura si basa sulle dimensioni; l'azienda agricola autarchica: spazio recinto abitato (hortus), lotto di terra (heredium), animali e a volte schiavi. Il comando spetta al PATER FAMILIAS. Solo questo soggetto di diritto. Il FILIUS FAMILIAS sfornito di potere giuridico, pur avendo dei diritti politici (se maschio). b) il principio patrilocale Tale principio vuole che la sposa si stacchi dalla famiglia di origine, sottoponendosi al potere (manus) del marito alla stregua giuridica di una figlia. c) il principio patrilineare. Criterio di individuazione dei successori del PATER FARMILIAS in assenza di testamento. Al successore spetta l'HEREDITAS come complesso di persone e beni. Alla morte del pater la famiglia si sarebbe scissa in tanti nuclei quanti erano i suoi discendenti immediati. I nuovi capi famiglia avevano il dovere di mantenere un consorzio unitario per non disperdere la produttivit. Le donne non sposate restavano legate alla tutela del parente maschio pi vicino. La gens Organismo socio-familiare preesistente alla comunit cittadina; l'appartenenza ad una gens si riduceva a portare lo stesso NOMEN. Ai Gentiles, le Dodici Tavole destinavano il patrimonio del Pater Familias senza testamento e privo di eredi. Struttura agricola Tutto ci che riguarda, oltre la famiglia, gli schiavi, gli animali, fondi e servit. Diseguaglianze Manca il riconoscimento del matrimonio fra patrizi e plebei. Vi discrepanza fra il ricco residente e l'emigrante; l'istituto della clientela, basato su un vincolo di mutua fiducia fra il patrono e colui che ascolta, assegna al patrono l'eredit del liberto. Negozi giuridici Non vi era un'economia puramente autarchica: il MANICIPIUM, ma vendita a pesanti delle propriet di res manicipi indice di una circolazione di beni di valore. Il credito ha una sua forma giuridica in una promessa verbale accompagnata da una pesatura di bronzo, che creava una forma di subordinazione. Tuttavia l'ordinamento sembra scoraggiare queste pratiche. Lege Aegere Modalit di risoluzione di liti private. Molto spazio lasciato all'autotutela. Il fondamento di queste pratiche era fortemente legislativo. Delitti e crimini La difesa spettava alla mobilitazione delle forze sociali, poich i poteri dello stato non erano ancora ben definiti. Spesso richiamava la vendetta divina. Autotutela A gravi lesioni personali si poteva rispondere con un male analogo, il taglione, tranne che non si concordi un risarcimento pecuniario. Sanzioni religiose Alcune infrazioni devono essere soppresse in modo da non suscitare la collera degli dei. dubbio che l'esecuzione fosse ad opera di organi pubblici.

Persecuzione pubblica L'intervento della comunit, affidato a individui scelti, si aveva in pochi casi, ad esempio l'omicidio volontario. La magistratura Definizione a)Comando Nella definizione aristotelica, il tratto specifico della magistratura quello di dare ordini. MAGISTERARE significa giudicare. Etimologicamente: MAG- deriva da Magnus e IS- e TER sono suffissi comparativi di maggioranza. Il MAGISTRATUS per eccellenza il detentore del potere politico. b)Forza Al comando deve seguire l'energia per ottenere l'obbedienza. Imperium il nome del potere di comando a Roma. Ne erano dotati in massimo grado i Consoli. Storia della magistratura e consolato Dobbiamo a Polibio gran parte dei dettagli. Il potere consolare un punto di continuit ed evoluzione dal passato, dopo la fine della monarchia. Il fondamento della libert, per i Romani, consiste nell'aver reso annuo l'IMPERIUM consolare. a) Il motivo della specializzazione L'articolazione dell'apparato magistraturale stata ricostruita grazie agli annales. emerso un graduale dispiegamento di nuove figure intorno al detentore dell'imperium, alle quali, con lo sviluppo della civitas, venivano affidati compiti sempre pi specifici originariamente di competenza di chi possedeva il comando. b) Il motivo politico Il tema cruciale della lotta agli rodini era la rivendicazione dell'accesso al consolato dei plebei. I due momenti coincidono le 367 a.C., sfociati in un plebiscito Licinio-Sestio. Storia della magistratura e del tribunato della plebe Il tribunato della plebe al di fuori della ricostruzione annalistica in quanto viene considerato una magistratura contra consulare imperium, e aveva pi forza per proibire che per agire. Accanto al consolato, per Polibio solo il tribunato della plebe assume un potere autonomo. Tratti tipici della magistratura Onorariet Il termine MAGISTRATUS indica sia la persona, sia la carica. Esserne investiti segno e fonte di distinzione. Ne ricavano prestigio coloro che vivono per la politica, non percepivano una remunerazione. Era quindi necessario essere autosufficienti per accedere alla carica. Elettorato passivo: i Cavalieri Infatti come nel caso dei cavalieri, l'unico requisito necessario (oltre ad essere nati liberi) era aver compiuto DECEM STIPENDIA (servizio militare). Questo sistema imprimeva alla struttura del governo un carattere oligarchico censitario. Potere sociale e potere politico I mezzi di gestione del potere erano nella mani degli stessi detentori del potere. Nelle decisioni tecniche e politiche, il magistrato si faceva assistere da una CONSILIUM di AMICI. Il privato portava in dote, nella sua carica di magistrato, il suo patrimonio di relazioni sociali e lo convertiva in utilit per la RES PUBLICA. Insegne Per i consoli un'insegna importante era la veste orlata di porpora (PRAETEXTA), il corteo di 12 littori recanti i fasci di verghe, la sella curule. La continuit dell'istituzione era simboleggiata dalle insegne. Elettivit Il DICTATOR fa eccezione perch eletto dal console, poi a sua volta elegge il MAGISTER EQUITUM. Il principio di elettivit fu una conquista graduale. Consoli, pretori e censori erano eletti dai comizi centuriati; curuli, questori ecc. dai tributi; tribuni ed edili plebei dal concilio. Il rapporto fra l'elettore e l'eletto non un concetto moderno. Temporaneit Il termine delle cariche era nella maggior parte dei casi annuo. I censori erano eletti ogni 5 anni e restavano in carica circa 18 mesi; il dittatore e il MAGISTER EQUITUM restavano in carica il tempo necessario a fare ci per cui erano eletti, ma non pi di 6 mesi. La temporaneit la chiave di passaggio dal Regnum alla Libera Res Publica. Interregno Subentra quando la magistratura scadeva e non vi fossero ancora nuovi eletti. Per 5 giorni i senatori patrizi detenevano l'imperium a turno finch non si fosse giunti alle elezioni. Proroga Quando il magistrato era imegnato fuori, la scadenza comportava la cessione della carica, ma non della direzione di affari ancora in corso. Grazie a questo sistema si evit la moltiplicazione dei posti.

Responsabilit Alla scadenza, il titolare poteva essere chiamato a rispondere del proprio operato. Pluriresponsabilit La magistratura romana non era individuale, ma demandata a pi titolari (collegae). Ognuno deteneva completamente il potere e lo amministrava autonomamente. L'aspetto saliente di questo regime che ogni titolare poteva porre il veto all'attivit del collega (e dei suoi inferiori). Tuttavia le fonti ne attestano la pratica ai soli tribuni della plebe. Sul modo di agire dei magistrati avevano influenza anche le idee religiose dei Romani. Auspicia Tecnica d'interpretazione che consisteva nel leggere in segni previamente invocati il consenso degli dei all'atto che ci si accingeva a compiere. Magistrati dotati di imperium: compiti militari Il nucleo dell'IMPERIUM era il comando dei cittadini in armi. A questo seguono il potere di indire la leva su autorizzazione del senato, nominare tribuni militum e ordinare gli esborsi necessari alla guerra. Dittatori, consoli e pretori L'origine e la storia della dittatura sono oscure; l'annalistica la ricollega a emergenze belliche o interne. L'istituzione dei consoli coincide con la nascita della repubblica, il pretore nasce nel 367 a.C. In origine al console spettava il nome di PRAETOR; in et tardorepubblicana questi erano considerati colleghi dei consoli. Rapporti fra i detentori di imperium L'imperium era fraduato: massimo nel dittatore, minimo nel pretore. Questa per una distinzione prettamente interna: all'esterno, verso i privati, l'imperium manteneva la stessa intensit. Compiti civili I doveri civili dei magistrati non erano considerati esplicazione di imperium. I consoli avevano la precedenza nella convocazione del senato. Il loro potere coercitivo era limitato dal diritto di Provocatio. La iurisdictio In citt il pretore si occupava dell'amministrazione della giustizia. Nel 242 a.C. Fu istituito un secondo pretore, il PEREGRINUS, con la provincio di iurisdictio nelle problematiche che coinvolgevano gli stranieri. Con l'incremento dei distretti venivano nominati sempre pi pretori. Con Silla diventarono 8 a mandato biennale. Censori Aprono le magistrature senza imperium. Prende il nome dalla funzione:stimare le persone e il loro patrimonio, per collocarle nei quadri dell'ordinamento centuriato; successivamente si aggiunse la LECTIO SENATUS. I censori erano i detentori del governo dei costumi e della disciplina. Avevano anche mansioni economiche: amministravano i beni pubblici. Secondo gli annali i censori nascono nel 443 a.C per sgravare i consoli dal compito poco consolare. L'ultima censura repubblicana fu quella del 70 a.C regolarmente chiusa con la cerimonia di purificazione (LUSTRUM). Edili Nascono verosimilmente con mansioni esecutive nell'organizzazione plebea. Vi fu l'itstituzione di una seconda coppia di edili patrizi, i curuli (poich si servivano della sella pieghevole). Svolgevano compiti di polizia sui mercati, strade e edifici. I curuli erano investiti di IURISDICTIO. Sorvegliavano gli spettacoli, distribuivano frumento in caso di carestia. Le frumentazioni divennero periodiche, perch furono istituiti gli AEDILES CEREALES. La loro facolt di convocare il popolo si limitava all'erogazione di multe. Questori Sono i pi antichi. La loro genesi oscura. Insicure sono anche le cause dell'incremento da 20 (Silla) a 50 (Cesare). Alcuni lavoravano in citt, altri in Italia, altri in provincia e al seguito di consoli. Le loro mansioni erano repressione criminale (nella forma di QUAESTIO). In provincia svolgevano ruoli simili ai curuli in citt. Ufficio del governatore di provincia Il governatore di provincia era un pretore (o propretore o proconsole) incaricato di funzioni militari e civili in un ambito geografico esterno alla penisola. Fra i componenti dell'ufficio vi erano amici e personale tecnico, non magistrato. Tribuni della plebe a) Origini Era una struttura sorta in opposizione al potere stesso, quando questo si identificava con l'imperium. Nel 493 a.C la plebe si sarebbe ritirata sul monte Sacro. La riconciliazione con i patrizi fu segnata, secondo la tradizione, dalla concessione alla plebe di avere proprie magistrature, distinte da quelle patrizie. Il nome rivela un legame con le trib. La sua funzione essenziale era quella di recare protezione contro il magistrato detentore d'imperium alla popolazione non patrizia. b) Poteri Porre il veto agli atti di tutte le magistrature (intercessio) attuare misure coercitive su beni e persone convocare e presiedere il concilio plebeo con deliberazioni a carattere elettorale, normativo, giudiziario. Caratteristica del loro potere era l'inviolabilit, erano SACROSANCTI per via del giuramento fatto sul monte Sacro. Un

atto normativo della civitas stabil che che avesse nociuto a un tribuno sarebbe stato consacrato a Giove. c) Ruolo politico Molto differenziato nelle varie epoche. Tre linee d'azione nel tempo: Il tribunato guid il processo di formazione e attuazione della volont plebea (dello strato superiore) per una piena integrazione nel governo raggiunta la quale si fecero strumento del controllo sulle supreme cariche da parte del senato Dalla met del II sec. a.C coi Gracchi, il tribunato divenne strumento e simbolo della politica popolare; tanto che Silla ne limit il veto. La periodizzazione non va intesa in senso rigido. d) Ideologia Da una parte il tribunato sembrava il compimento di un'istituzione mista, che garantiva la LIBERTAS POPULI individuale e collettiva. Dall'altra, rimaneva per il pensiero politico una stortura giustificata al fine di compensare le distorsioni del governo aristocratico. Il senato Il senato come istituzione politica determinante nel giudizio degli antichi Secondo Polibio, il senato era dominante nelle decisioni pubbliche. La sua centralit era chiara ai sovrani ellenistici: l'inviato di Pirro (280 a.C.) rifer che gli era parso un consenso di molti re. Ma la crisi della repubblica fu innanzitutto crisi del senato, riconosciuta dallo stesso Cicerone. La parola SENATUS un nome collettivo che si traduce come assemblea degli anziani. Nel suo interno, i patrizi mantenevano prerogative speciali. Composizione I censori dovevano scegliere gli uomini migliori di ciascun ordine. Requisiti indispensabili: censo equestre, nessuna causa d'incompatibilit. Veniva scelto chi avesse gestito una magistratura senza demerito; in un primo momento erano ex-consoli. Col tempo si estese a cariche inferiori. Per l'aspettativa alta, si concedeva ai magistrati non ancora senatori di partecipare alle sedute. Poich si configur come ordine di ex-magistrati, al suo interno present una scala di HONORES. Sedute Il senato si riuniva e deliberava su iniziativa di un magistrato che ne aveva il potere. La seduta, per essere valida, doveva tenersi fra l'alba e il tramonto in un tempio. Il magistrato faceva la sua relazione, poi interrogava i senatori secondo un ordine d'importanza. La SENTENTIA aveva una carattere discorsivo in cui si esprimevano le capacit oratorie. I senatori di rango inferiore si limitavano ad assentire a quanto gi detto. Infine il magistrato sceglieva le SENTENTIAE migliori, e quella che fra i senatori raccoglieva pi consensi diventava il senatoconsulto. Competenze I settori di competenza coincidevano con quelli della RES DIVINA e la RES PUBLICA: supervisione religiosa dietro consulenza tecnica; potere sull'erario (decreti di entrate e uscite, somme per i censori per l'appalto di costruzione e manutenzione di opere pubbliche); politica estera ecc. Provinciae Determinava ogni anno le province, i compiti dei magistrati, il numero delle legioni e gli effettivi da affidare al comando dei magistrati. Stato d'emergenza Il senato invit i consoli a provvedere che la RES PUBLICA non recasse danni in situazioni di emergenza. Secondo Sallustio questo tipo di consulto dava al console pieni poteri. Fu emesso per la prima volta nel 121 a.C e port all'uccisione di Gaio Gracco. Senato e assemblee popolari a) AUCTORITAS PATRUM Il senato aveva molta influenza sulle assemblee popolari. I patres avevano la prerogativa di farsi o negarsi autori dei comizi curiati e centuriati, che per essere validi necessitavano della loro auctoritas. b) controllo probuleutico L'influenza del senato sulle assemblee si attuava attraverso un'attivit di iniziativa e di controllo preventivo sulle proposte che i magistrati sottoponevano ai cittadini. c) Dichiarazione di invalidit delle leges e dispensa Il senato poteva dichiarare l'invalidit delle leggi e plebisciti emanati con procedure irrituali o violente. Verso la fine della repubblica il senato si arrogava il potere di dispensare il singolo cittadino dall'osservanza di una legge, spesso a proprio vantaggio (come esimere alcuni candidati dalle leggi sul limite d'et). Contenuto dei senatoconsulti In et repubblicana il senato si limitava a esprimerer consigli e istruzioni per i magistrati dell'anno. Acluni senatoconsulti ponevano anche norme che sarebbero state rispettate da pi magistrati per un tempo indeterminato. Ma grazie ai magistrati che il regolamento del senato acquistava efficacia verso i cittadini.

Valore normativo dei senatoconsulti Tale valore legato al rapporto fra senato e magistrati. a) Solidariet di ceto La tenuta di questo rapporto era assicurata da una componente sociologica. L'identificazione del senato con gli exmagistrati ne faceva una proiezione della nobilt. La probabilit che il volere dei senatori fosse attuato dai magistrati dipendeva da comunanza di ceto e altri fattori relativi alle classi (comunanza di interessi economici, di formazione, di stile di vita e cultura politica). Anche se i magistrati non approvavano, non rompevano i vincoli di solidariet nobiliare a cui dovevano il loro successo. b) Reazioni In caso di dissenso il senato disponeva di numerose armi contro i dissentori: rifiuto di inviare vettovaglie o stipendio all'esercito, prorogare funzioni alla scadenza della carica, concedere il trionfo. Si serviva di intermediari, chiedendo a un tribuno o altri magistrati di intervenire contro il disubbidiente, o promuovendovi contro un processo criminale. c) Rappresentazioni L'ottemperanza alle delibere del senato non dipendeva solo dalla solidariet e dalla convenienza politica, ma era accompagnata dall'idea della loro vincolativit, anche se non traducibile in termini giuridici. Le assemblee popolari Un'assemblea legittima era indicata con tre parole: CONTIO (conventio), COMITIA, CONCILIUM. Contio Si tiene per parlare al popolo senza sottoporre alcuna proposta al suo voto. Il suo scopo era quello di comunicare al pubblico le ordinanze della magistratura (EDICTA). Rappresentava la principale arena in cui si sviluppavano gli orientamenti politici: vi potevano avere luogo dibattiti a favore (suasio) o contro (dissuasio) una proposta da sottoporre ai COMITIA o al CONCILIUM. Tale Contio era confinata a una stretta cerchia istituzionale (tribunali, magistrati e senato), sottoposta a rigidi controlli nello svolgimento. Convocata da un magistrato o sacerdote, spettava al presidente concedere il permesso di parlare. Per farlo occorreva per aver fatto carriera. Nella CONTIO quindi gli esponenti della classe dirigente si rivolgevano alla plebe per sollecitare mobilitazioni a loro favore. Comitium e Comitia Al singolare, indica un luogo a coendum, andare insieme; al plurale designa l'assemblea. Comitia Curiata Sono i pi antichi (et monarchica). Erano la riunione delle CURIAE, divisioni della popolazione che avevano origini parentelari preciviche. Erano 30, i cui nomi erano in parte toponimi, in parte antropomini, erano inquadrate per 10 nelle 3 trib genetico-territoriali Tities, Ramnes e Luceres. I loro compiti erano disomogenei rispetto a quelli di un'assemblea repubblicana. Le curie deliberavano sull'ADROGATIO: un PATER FAMILIAS adottava un altro padre di famiglia. Le curie emettevano una LEX CURIATA, un atto d'investitura dei magistrati che seguiva l'elezione. Tale legge, in et repubblicana, anche se non aveva pi valore politico continuava ad essere emanata per gli AUSPICIA, votata da 30 littori curiati in rappresentanza delle curie. La differenza fra COMITIA e CONCILIUM sta nel fatto che i primi comprendono tutto il popolo, il secondo solo la plebe. Questa divisione ne avvalorava anche il sistema di voto che vi si praticava. Comitia centuriata Centurie Sono le unit di voto, e le unit di base dell'ordinamento oplitico-falangetico (manipolo nel IV sec.). A ricordarne la provenienza militare era anche la terminologia, il rituale e il luogo di convocazione: l'esercito era convocato al suono di tromba, in un'area dedicata a Marte. Classi Centurie e fanteria erano divise in 5 classi: 80; 20 (seconda terza e quarta); 30. In ogni classe c'era una divisione per et: iuniores e seniores. La classe determinava anche l'armamento. Quattro centurie aggiuntive svolgevano servizi non armati: falegnami e fabbri (prima e seconda classe per voto) e suonatori di corno e tuba (quarta e quinta). Tra i pi abbienti vi erano 18 centurie di cavalieri con cavallo pubblico, altri senza, chiamati per esigenze belliche. Un'ultima centuria comprendeva persone che per scarso reddito non potevano militare; per un totale di 193 centurie. Riforma del III sec. a.C. Pose il sistema in relazione con le trib territoriali, che nel 241 avevano raggiunto il numero definitivo di 35. Le centurie di prima classe furono ridotte a 70, divise ugualmente tra iuniores e seniores biunivocamente ad una delle 35 trib. Censo incerto se la ricchezza fosse basata solo sui beni immobiliari; possibile che sin dall'inizio si tenesse conto anche dei beni mobiliari. Proporzionalit di oneri e diritti politici Finch fu mantenuto lo schema dell'esercito, la misura degli oneri militari e tributari e dei diritti politici spettanti a ciascun cittadino erano funzione di ricchezza. I pi abbienti dovevano servire pi spesso e pagare una quota d'imposta

pi elevata. Per Dionigi la centuria del CAPITE CENSI era la pi numerosa. Poich ogni centuria esprimeva un voto, determinato dalla maggioranza, il voto di una centuria meno numerosa pesava di pi. Con la riforma del III sec. la maggioranza era di 97 e poteva essere raggiunta col voto dei cavalieri e della prima classe. L'ordine di chiamata era fatto in modo che una centuria di prima classe a sorte votasse per prima e il risultato proclamato subito, come autorevole indicazione per le altre. Principio timocratico e gerontocratico L'ordinamento centuriato aveva un carattere timocratico, controbilanciato da maggiori oneri militari e finanziari. Tuttavia questa simmetria and perduta a favore degli onori: il TRIBUTUM fu sospeso nel 167 a.C e il reclutamento censitario nel 107 a.C. La struttura centuriata sopravvisse nei comizi. Concilium Plebis L'assemblea della plebe. Le unit di voto erano le trib (divisioni della popolazione basate sul territorio). Svolse un ruolo cruciale nel conflitto fra gli ordini, assicurando il reclutamento dei tribuni e le politiche plebee. La conclusione del conflitto coincide col riconoscimento della portata vincolante delle sue delibere per il popolo (LEX HORTENSIA). Comitia tributa Assemblea deliberante di tutto il popolo organizzata per trib. La loro storia misteriosa. Si pensa che sia una mutazione del concilio plebeo, reso accessibile ai patrizi. Ma ci sembra da escludere. La difficolt a differenziarli dai centuriati dipende dalla riforma del III sec. che mette in relazione centurie e trib. Certo che vi fosse una precisa differenza. Confronto fra sistema centuriato e tributo: Il sistema topografico entrava in concorrenza con quello timocratico, minacciando la preponderanza dei ceti abbienti. Tuttavia alcune decisioni erano esclusive dei comizi centuriati e il potere di convocazione e di proposta e di convocazione delle assemblee era potere dei magistrati, soggetti a vari vincoli. Anche nell'organizzazione per trib i voti avevano peso diverso: le trib rustiche contavano pi di quelle urbane, pi affollate. Ci perch i censori vi iscrivevano anche i liberti e tutti i gruppi che volevano emarginare. Il voto era determinato dalle trib rustiche residenti a Roma poich gli era pi facile votare. Convocazione delle assemblee EXERCITUS e trib si riunivano per mezzo di un magistrato CUM IMPERIO; il concilio plebeo era indetto da tribuni e edili. Il censore convocava l'EXERCITUS CENTURIATUS per chiudere il censo e il questore per processi criminali. Competenze delle assemblee Tre categorie: creazione dei magistrati giudizi popolari ordini e divieti Materie riservate Secondo Polibio, il popolo era necessario per attribuire le cariche, mettere a morte un cittadino, richiamarlo da un esilio, conferire o togliere la cittadinanza, munire o privare del diritto di voto, dichiarare guerra o pace e ratificare alleanze e trattati. Tuttavia il voto del popolo era l'ultimo elemento di un processo di decisione del senato. Prevalenza popolare A parte tali materie, si afferm l'idea che il popolo fosse fonte ultima di legittimit e potesse sempre intervenire. Tuttavia nella storia c' grande distanza fra ideologia e realt. Tale principio veniva sfruttato dalla classe dirigente per alterare un processo a proprio favore. Legge materiale La legge intesa come norma generale ed astratta ebbe poco spazio nella storia, per dare importanza a decisioni essenziali nella vita cittadina e negli interventi materiali. Questo per non toglie che alle LEX sia sempre stato riconosciuto il primato fra le fonti di diritto. Ruolo politico dei cittadini in assemblea a) Variabilit nel tempo Per Polibio il ruolo politico del popolo vari nel tempo. Le diverse velocit di espansione e adeguamento delle istituzioni causarono una crescente divaricazione fra corpo sociale e assemblee. b) Variabilit soggettiva Il principio censitario e la ripartizione per trib impediscono valutazioni generalizzanti del ruolo politico dei cittadini. A Roma, la misura del potenziale del singolo cittadino era determinata dalla classe di appartenenza. c) Scarsa affluenza In media votava solo l'1/2% degli aventi diritto. Non sufficiente attribuire una causa di difficolt pratica. d) Scarsa libert di scelta Vi era mancanza di un vero interesse, effetto di scarsa libert di scelta, da imputare alla rete di relazioni, familiari, giuridiche, politiche ecc.. che predeterminavano i voti dei cittadini. La competizione per ottenere le cariche metteva l'uno contro l'altro esponenti della classe dirigente, che aprivano rivalit tra le famiglie. Furono necessarie campagne sempre pi accurate per far valere le proprie istanze. La competizione era strozzata dalla limitazione ai soli cavalieri e

nelle assemblee i temi in discussione erano il riflesso di queste lotte. e) Realt e ideologia POTESTAS POPULI, equivalente alla democrazia greca. Il diritto di voto contribuiva a definire lo statuto di civis, anche al di l delle sue realizzazioni.

10. La creazione del principato e l'et augustea


Augusto e la creazione del principato La storiografia moderna discordante sul cambiamento introdotto da Augusto. Questa divisione simboleggia l'ambivalenza del nuovo regime e della percezione degli stessi antichi. Ne simbolo il falso dibattito fra Agrippa e Mecenate riportato dallo storico Cassio Dione che si sarebbe svolto davanti al futuro Augusto prima che riformasse la RES PUBLICA, nel 29 a.C. Agrippa lo avrebbe incoraggiato alla repubblica tradizionale, Mecenate alla monarchia. Ottaviano decise di mantenere le forme repubblicane ma di assicurare il potere nelle sue mani. La trattazione di Cassio Dione l'unica dettagliata del principato augusteo. Vede il principato alla luce dell'evoluzione successiva: il nuovo regime non nato da un giorno all'altro, frutto di un progresso dovuto alla volont di risolvere problemi concreti di gestione. Ecco perch l'immagine del nuovo ordine costituzionale da lui stesso lasciata nel RES GESTAE appare disomogenea, fra una repubblica riformata e un'effettiva monarchia. fuori dubbio che il nuovo stato fosse un compromesso, fra il vecchio e il nuovo. Ripropose valori antichi sotto la guida di intellettuali, letterati e poeti. Le fasi della formazione del nuovo regime 13 gennaio 27 a.C.: Ottaviano restitu la RES PUBLICA al senato e al popolo con una dichiarazione, deponendo il potere di dubbia costituzionalit, conservando il consolato (con Agrippa). 10 gennaio: il senato vot privilegi e onori ratificati da una legge comiziale con una prima definizione dell'IMPERIUM spettante ad Ottaviano: gli fu attribuito il cognomen di Augusto, e una parte delle province per 10 anni. 23 a.C.: problema della successione: depose il contrasto per un IMPERIUM MAIUS rispetto agli altri senza limiti territoriali; ebbe la TRIBUNICIA POTESTAS, potere di tutti i tribuni. 19 a.C.: gli furono votati alcuni onori consolari, ebbe la CURA LEGUM ET MORUM e la CENSORIA POTESTAS per 5 anni. Ci furono altri aggiusti negli anni a venire, mentre l'IMPERIUM sulle province gli veniva regolarmente rinnovato per 5 o 10 anni. Il nuovo ordinamento e la nuova amministrazione Alla fine il principato augusteo si configur come una monarchia, con l'inserimento dell'AUCTORITAS, che individuava la natura carismatica del potere imperiale. Lo stesso nome AUGUSTUS, datogli nel 27 a.C., voleva asseverare a questa natura. Augusto esercitava il potere valendosi di un imperium e di una POTESTAS magistraturali, ma senza temporaneit e collegialit: non era il solo ad amministrare certi poteri, ma godeva di AUCTORITAS rispetto ai colleghi. Aveva piena libert. I caratteri dell'organizzazione politica augustea Sintesi di due modelli: 1) la citt, con al centro una comunit di cittadini; 2) lo stato territoriale dispotico, fatto di sudditi. Gi ai contemporanei la soluzione monarchica appariva ineluttabile. Il consenso dei cittadini si basava sui rapporti di clientela. Augusto garant una continuit col vecchio, poich monopolizzava ed ereditava il ruolo di patrono della RES PUBLICA, deteneva una CURA ET TUTELA REI PUBLICAE. Dopo il 27 cerc di coinvolgere anche le lites cittadine nella gestione del nuovo regime, in particolare quelle delle colonie augustee. I comizi e le modalit del loro funzionamento Nel 5 d.C ci fu una riforma dei comizi con una LEX VALERIA CORNELIA, che introduceva una nuova procedura per l'elezione di consoli e pretori: il voto dei comizi, veniva preceduto (oltre che da un'eventuale COMMENDATIO dell'imperatore a favore di uno o pi candidati) dalla DESTINATIO di un numero di candidati da far votare ai comizi, pari al numero di posti da coprire. Spettava a un nuovo organismo elettorale: 10 centurie di senatori e cavalieri iscritti alle liste delle giurie. Le 10 centurie, istituite in memoria dei nipoti di Augusto, parlavano a nome di questi giovani morti prematuramente ed eroizzati: era un elemento sacrale. Tali comizi rappresentavano una minoranza del corpo civico romano, la plebe domiciliata nella citt. Ma l'ininfluenza e l'assenza di un quorum era paradossalmente ci che consentiva alle assemblee di funzionare. Vi fu netta distinzione fra CIVES ROMANI delle citt e quelli dei municipi, colonie e prefetture, come modifica del censimento: non era pi necessario per i cittadini SUI IURIS venire a Roma per farsi censire, lo sarebbe stato dov'era domiciliato. La piccola comunit acquisiva sempre pi importanza, garantita dalla stessa monarchia. La testimonianza di Strabone Secondo Strabone la riforma augustea aveva introdotto una duplicit nelle forme di governo e di amministrazione delle province, che in parte seguivano quelle repubblicane, facendo capo al POPULUS, in parte erano diretta emanazione del PRINCEPS. Il nuovo rapporto fra il princeps e gli ambiti di competenza che riservava a se e ai suoi funzionari, si giustapponeva all'ordinamento del POPULUS ROMANUS: nella citt di Roma, nell'Italia che era un'estensione di Roma

e nelle province, con la distinzione fra PROVINCIAE POPULI e PROVINCIAE CAESARIS. Il principe e Roma Riorganizz l'amministrazione con un progetto di monumentalizzazione a scopo propagandistico. I compiti amministrativi erano svolti sia da magistrati di vecchia tradizione che da nuovi funzionari dipendenti dal senato, che funzionari del princeps. La citt augustea contava circa 700mila abitanti, pi peregrini e schiavi. Si occup di approvvigionamento idrico e alimentare, mantenimento dell'ordine pubblico. Vi erano crisi ricorrenti a causa di queste difficolt. In una di queste, nel 22 a.C., la popolazione chiese ad Augusto di assumere pieni poteri. Assunse cos la CURA ANNONAE. Dopo fu creata una funzione ad hoc, alle dirette dipendenze del princeps. Alle frumentazioni regolari si affiancarono nei momenti di crisi quelle straordinarie spesate dal princeps. Augusto affid ad Agrippa il problema degli approvvigionamenti idrici con la costruzione di nuovi acquedotti e la riorganizzazione della manutenzione. Quando mor Agrippa il compito fu affidato a una struttura di amministratiori e tecnici alle dipendenze di tre CURATORES AQUARUM di rango senatorio. Furono designati funzionari ad hoc anche per la manutenzione delle strade, templi, edifici pubblici ecc., la forza di polizia, comandata dal PRAEFECTUS URBI di rango senatorio, e le 7 coorti dei VIGILES, che svolgevano servizi antincendi e presidi notturni, di rango equestre. Erano 7 perch dovevano presidiare a 2 delle 14 regiones in cui Augusto divise la citt, per controllare meglio la popolazione e l'organizzazione del consenso per l'imperatore. La plebe perse importanza e fu ridotta a clientela a servizio di un solo patrono. Perdeva potere di voto ma restava una classe privilegiata poich fulcro dell'opinione pubblica, in particolare nei luoghi di spettacolo. L'organizzazione dell'Italia e delle province La stessa bipartizione vigeva anche in Italia. Si pi dire che l'Italia si definiva in negativo come ci che non era Roma e non era provincia. Nel fittizio dibattito fra Agrippa e Mecenate, quest'ultimo consiglia a Ottaviano di creare una struttura provinciale anche in Italia, in modo da garantire maggiore controllo. Anche se non introdusse le province, Augusto divise l'Italia in 11 Regiones le cui funzioni sono dubbie. certo che costituivano le circoscrizioni per i dati del censimento, che si compiva in municipalit. Provinciae populi e provinciae Caesaris Le province del POPULUS erano affidate mediante sorteggio a PROCONSULES, ex-consoli o ex-pretori a seconda dell'importanza della provincia. Ai PROCONSULES spettavano mansioni giurisdizionali, avevano al seguito dei questori; i PROCURATORES sovrintendevano l'amministrazione dei beni imperiali, facevano capo direttamente all'imperatore. Le province del PRINCEPS erano affidate a LEGATI AUGUSTI PRO PRAETORE, ex-pretori o ex-consoli di nomina imperiale, con al seguito un esercito, i LEGATI delle legioni, PRAEFECTI e tribuni. Questa organizzazione risale al 27 a.C quando furono attribuite ad Augusto le province non pacificate. Nelle PROVINCIAE CAESARIS non c'erano i questori, i procuratori imperiali amministravano la finanza. A causa dell'IMPERIUM MAIUS Augusto era legittimato a intervenire anche sulle province del popolo. L'Egitto e le altre province affidate ai cavalieri Creata nel 30 a.C., fu affidata a un cavaliere con la nomina di PRAEFECTUS ALECANDREAE ET AEGYPTI. Era una sorta di vicer, rappresentante del PRINCEPS, considerato un erede dei Tolomei. Da questa provincia dipendeva gran parte degli approvvigionamenti. Augusto escluse il comando dei senatori perch era una probabile causa di usurpazione. Ne viet il semplice ingresso senza autorizzazione. L'Egitto era l'unica provincia che avesse degli stanziamenti legionari e in cui fosse preposto una cavaliere. Altre province furono affidate a PRAEFECTI imperiali, divenuti poi PROCURATORES. La responsabilit del governo delle province fondate dopo il principato era del princeps. Le autonomie cittadine L'impero non sarebbe stato unitario se non avesse concesso agli autorganismi del governo dei compiti. Si diffuse la citt e le istituzioni in tutte le province. La fiscalit e la finanza imperiale I compiti che non erano svolti dalle autonomie locali necessitavano di finanze economiche costanti. Anche la finanza era duplice: da una parte, vi era la cassa tradizionale del popolo, l'AERARIUM nel quale si versavano le imposte delle province, alla quale sovrintendevano due PRAETORES scelti a sorte, dall'altra il FISCUS CAESARIS. Il fiscus Caesaris Era una cassa centrale in cui si raccoglievano i redditi del principe come privato, e come titolare dell'imperium sulle province affidate a lui. Data la natura privata, il fisco era gestito da servi e liberti dell'imperatore. Augusto assumeva, in quanto titolare di province con annessi eserciti, i costi della difesa e il pagamento del soldo. L'Aerarium militare Cassa alimentata dalle imposte che gravavano sui cittadini romani, per i premi di congedo dei veterani, che prendeva il posto delle assegnazioni di terre. Per assicurare entrate regolari senza gravare troppo sui contribuenti, Augusto avvi un programma di ricognizione delle capacit contributive a partire dalle aree di suo dominio, con un censimento e la creazione di una catasto. Riscosse due tributi: il TRIBUTUM SOLI, imposta fondiaria, e il TRIBUTUM CAPITIS, sui peregrini. Questa riforma sminu il valore delle SOCIETATES PUBLICANORUM provinciali, rappresentando un beneficio e

accrescendo consensi per il regime. La riorganizzazione dell'esercito Il soldo, anche se non molto alto, era un incentivo all'arruolamento. Augusto ammesse nell'esercito anche volontari proletari. Per tutta l'et imperiale l'esercito fu costituito di soli volontari. Legionari e Pretoriani Le legioni furono ridotte da 60 a 28, poi a 25. La durata del servizio fu elevata prima a 16 anni, poi a 20, con la diminuzione dei reclutamenti annui. Vi si affiancava un pari numero di ausiliari, nelle coorti di fanteria e nelle ALAE di cavalleria, scelti fra i peregrini. I pretoriani, la guardia imperiale, erano l'lites dell'sercito, godevano di un soldo pi elevato e migliori condizioni, risiedendo a Roma e non in provincia: erano CIVES ROMANI residenti in Italia. L'ufficialit era rappresentata dai LEGATI LEGIONIS, di ordine senatorio, e dai TRIBUNI LATICLAVII, senatori, e ANGUSTICLAVII, cavalieri; gli ausiliari erano capeggiati da prefetti di ordine equestre. I PRAEFECTI CASTRORUM gestivano i campi legionari. Gli stati clienti e la difesa dell'impero Nelle aree non pacificate fu necessario un presidio militare, come nella penisola iberica, in regioni del nord Africa e zone del vicino Oriente. Dopo la fine dei conflitti e l'annessione dell'Egitto, l'attivit militare rest attivit di conquista preceduta da spedizioni esplorative, specialmente nei Balcani e al di l del Reno, con le spedizioni di Druso e Tiberio. La svolta fu il disastro della Selva di Teutoburgo, in cui i Germani guidati da Arminio annientarono le legioni romane di Quintilio Varo. Questa considerata dagli storici l'arresto dell'espansione e l'inizio del declino. Per risolvere i conflitti nacquero degli stati clienti, con la politica del DIVIE ET IMPERA: si evitava che questi stati si alleassero tra loro contro Roma. I re clienti erano: Erode in Giudea, Archelao in Cappadocia e Polemone nel Ponto. Il pi importante e pericoloso era Fraate, re dei Parti, che con un accordo acconsent a restituire le insegne tolte a Crasso a Carre. Gli stati clienti erano come stati cuscinetto, che assorbivano nel loro territorio le incursioni barbare. Cos le truppe romane potevano dedicarsi al controllo delle province. I gruppi dirigenti: senatori e cavalieri La rivoluzione augustea rafforz la gerarchia sociale. I gruppi dirigenti rimasero gli stessi anche se cambiarono le loro funzioni. Le magistrature assunsero il ruolo di controllo del territorio e si incrementarono e specializzarono. Si ebbe un numero adeguato di ex-consoli nominando, oltre ai due consoli ordinari, dei SUFFECTI che subentravano nella seconda parte dell'anno. Si determin una gerarchia (e una carriera): 1) magistrature repubblicane; 2) pretura; 3) consolato; 4) senato, dopo aver governato una provincia. Gli Equites, in et tardorepubblicana, erano esponenti della classe dirigente senza un preciso ruolo di governo; successivamente gli fu assegnato il compito giudiziario, col sistema delle QUAESTIONES, dando via ad un conflitto di ordini. Col principato, e con la necessit di incrementare i governatori, gli appaltatori del ceto equestre divennero funzionari imperiali, assumendo cariche amministrative. La dinamica sociale I liberti rappresentano l'elemento sociale pi innovativo della riforma augustea. La schiavit romana era caratterizzata dalla facilit con cui si concedeva la libert e negli effetti: lo schiavo liberato acquistava anche la cittadinanza. I liberti erano quelli che potevano puntare a un'ascesa sociale. Il padrone metteva a disposizione dello schiavo una somma detta PECULIUM, col quale poteva comprarsi la libert. Questo spiega perch la societ romana dell'et imperiale fosse cos mobile. Anche guerre civili e proscrizioni portarono a modifiche nelle propriet e al ricambio dei ceti dirigenti a livello municipale. Gli schiavi portarono a una massiccia migrazione che modific le etnie. La classe dirigente fu decimata dalle guerre civili, e l'alta mortalit minacciava le famiglie pi nobili di estinzione. Per ovviarvi, Augusto fece delle riforme matrimoniali: la LEX IULIA puniva l'adulterio; un l'altra lex Iulia poneva vincoli matrimoniali agli ORDINES e incentivava ad avere figli; la LEX PAPIA POPPAEA, che nei testamenti penalizzava i celibi e i coniugi senza figli. La legittimazione del potere e il problema della successione La decisione fu presa nel rispetto delle tradizioni, sul piano formale, ma al fine di garantire il potere alla DOMUS AUGUSTA: l'erede, sul piano del diritto privato, era designato come successore nelle funzioni, investito dello stesso IMPERIUM e POTESTAS del potere augusteo. L'erede, adottato come figlio, mentre augusto era ancora in vita, avrebbe ricevuto gi alcune prerogative del principe. Nel 23 a.C Augusto super con difficolt una grave malattia e si pose il problema: in quel momento la scelta cadde forse su Marco Claudio Marcello, marito di Giulia, la sua unica figlia. Ma figura in primo piano era Agrippa, che spos Giulia dopo la morte di Marcello e i due figli, Gaio e Lucio Cesari, furono designati eredi in successione. Anche i figli di primo letto di Livia, Tiberio e Druso: il primo spos una figlia di Agrippa, da cui ebbe un figlio. Alla morte di Agrippa fu per costretto a sposare Giulia. Il matrimonio con Giulia era la chiave per garantire la successione del principe alla Domus Augusta. Ma Giulia non era all'altezza del compito: era dissoluta, fu punita da Augusto con l'esilio e questi pretese che Tiberio ne divorziasse. Quest'ultimo probabilmente perch i preferiti erano Gaio e Lucio, si ritir a Rodi per molti anni. Dopo la morte dei suoi nipoti, Tiberio fu adottato da

Augusto, obbligato ad adottare il figlio del fratello Germanico. Augusto mor nel 14 d.C in un viaggio in Campania. Subito fu eliminato il figlio di Agrippa, Agrippa Postumo, che avrebbe potuto rivendicare il trono in quanto nipote diretto.

11. Da Tiberio alla fine della dinastia Giulio-Claudia


Il principato di Tiberio (14 37 d.C.) Secondo Tacito, Tiberio accett l'impero solo dopo molte insistenze. Ne d l'immagine di un grande dissimulatore. Tiberio discendeva da una famiglia fra le pi nobili e illustri, e avvertiva la forte nostalgia per la repubblica. All'inizio del suo principato le legioni di Pannonia e Germania si ammutinarono; furono domate da Druso e da Germanico, la cui attivit bellica, pur suscitando invidie nello zio, non port a risultati conclusivi. A Roma emergeva un dissidio fra i sostenitori del princeps e quelli di Germanico nella stessa Domus Augusta. Tiberio affid al nipote un'altra missione nelle province orientali, dopo che i Parti avevano cacciato dall'Armenia il re romano; inoltre gli confer un IMPERIUM MAIUS, affiancandogli come aiuto Gneo Pisone. Germanico risolse i problemi con i Parti e poco dopo mor; Pisone fu accusato di averlo avvelenato. Lo stesso Tiberio fu accusato. A Germanico furono tributati onori straordinari e Pisone fu processato. Seiano L'atteggiamento di Tiberio era sempre pi sospettoso di congiure, mentre Seiano, prefetto al pretorio, acquisiva sempre pi potere. Tramava contro i membri della casa imperiale. Quando nel 23 Druso Minore mor, inizi un periodo di processi verso presunti oppositori accusati di cospirazione e tradimento. Nel 27 Tiberio si ritir a Capri e lasci la gestione dell'impero a Seiano. La Domus Augusta cambi configurazione: Livia mor e la famiglia di Germanico fu perseguitata, Agrippina fu deportata e i suoi due figli pi grandi furono imprigionati, mentre Gaio, destinato a essere imperatore, fu chiamato a Capri da Tiberio. Questi era diffidente al punto che sospettava che Seiano tramasse anche contro di lui e quando questo fu denunciato dalla madre di Germanico, Antonia, Tiberio nomin un nuovo prefetto al pretorio, Setorio Macrone, inviato al senato a Roma per denunciare le trame di Seiano. L'amministrazione dell'impero Tiberio si rivel per molti anni un saggio uomo di governo, preoccupato di evitare di gravare sui provinciali, alsciando spazio ad amministratori corrotti. Ciononostante il malcontento fu inevitabile: nel 21 in Gallia ci fu una rivolta per i tributi e i debiti. Nel 33 scoppi a Roma una crisi del credito in cui furono coinvolti molti senatori, i cui patrimoni erano eccessivamente investiti rispetto in limite stabilito da Cesare che, quando fu reintrodotto, port a richieste di risarcimenti. La crisi si risolse quando Tiberio mise a disposizione di banche grande quantit di denaro da prestare senza interesse ai debitori. Caligola ( 37 41 d.C.) Fu acclamato imperatore alla morte di Tiberio. Figlio di Germanico. La successione non era pi costituzionale. La pressione della plebe romana fece s che il conferimento del potere fosse dato solo a Caligola. Il senato annull il testamento di Tiberio, eliminando Tiberio Gemello, che fu privatamente nominato erede da Tiberio insieme a Caligola. Questi, nella sua concezione di autorit imperiale, inser degli elementi orientali, rivendic il potere autocratico. Riserv grandi onori alle tre sorelle; Drusilla fu divinizzata alla sua morte. Il suo rapporto con la sorella ricordava quello del re tolemaico, sposo della sorella. Questi atteggiamenti non furono graditi ai pi tradizionalisti dei senatori: perci le fonti filosenatorie lo dipingono come un tiranno e un pazzo. Spese in pochissimo tempo l'enorme riserva di denaro della finanza tiberiana. Terrorizz anche i plebei e i pretoriani, finch non fu ucciso in una congiura nel gennaio del 41. Gli anni di Claudio: verso una nuova organizzazione dell'impero (41 54 d.C.) A Caligola successe Claudio, fratello di Germanico. Non aveva mai mostrato interesse per il potere. La tradizione gli ostile: era considerato uno sciocco, oscurato dal fratello. Ma la sua formazione culturale lo port a riformare l'alfabeto latino (anche se tale riforma dur pochi anni) e a un ottimo governo. Pur garantendo alcune prerogative al senato, ne esautor altre delle pi tradizionali. Spinse il governo verso la burocratizzazione. Rispettoso delle tradizioni e innovatore. La nuova burocrazia Cre la serie delle grandi segreterie centrali, cui mise a capo i suoi liberti. Si occupavano degli aspetti finanziari dell'impero, giurisdizionali e amministrativi. L'uso dei liberti andava contro il principato augusteo e tiberiano, e suscit le antipatie della tradizione filosenatoria. I liberti a Roma non potevano avere cariche pubbliche. Era uno scandalo (fra i liberti pi importanti ricordiamo: Callisto, Polibio, Marcisso e Pallante). Divennero con Claudio non solo le figure pi potenti del regime (e anche ricche) ma ricevevano ORNAMENTA PRAETORIA e CONSULATORIA. Questa riorganizzazione fu duratura e si estese in periferia. Si moltiplicarono i PROCURATORES nelle province, dai compiti sempre meno privati. La riorganizzazione era coerente con un grande programma di opere pubbliche che migliorarono la qualit della vita: costru un porto artificiale al nord del Tevere in sostituzione dello scarico merci di Puteoli. Riorganizz l'approvvigionamento idrico di Roma, costru un nuovo acquedotto.

La spinta verso l'integrazione La sua politica pi significativa fu l'integrazione delle province. Concesse la cittadinanza e cre nuove colonie di cittadini romani nelle province; concesse alle classi dirigenti il diritto alle magistrature e al senato. Il suo comportamento era a dimostrazione che i Romani erano sempre stati generosi con gli stranieri nel concedergli la cittadinanza, affidandogli persino il governo, a partire da Tarquinio e Servio Tullio; questa integrazione era la lora forza. Era significativo che lo stesso principe se ne facesse rappresentante. La posizione di Claudio era in conflitto con la classe dirigente dell'epoca, tuttavia ha garantito la durevole coesione del territorio come grane stato unitario. La conquista della Britannia Anche Claudio avvert il bisogno, come intellettuale, di farsi propaganda come generale conquistatore. I generali di Claudio procedettero rapidamente alla conquista: era la prima annessione di una regione oltreoceano. Le congiure non mancavano. Era opinione comune che Claudio fosse influenzato dai liberti e dalle donne del palazzo: la sua tera moglie, Messalina, era una donna dissoluta e complott contro di lui, tanto che Claudio la fece giustiziare. Spos poi Agrippina, figlia di Germanico (sua nipote), ambiziosissima. Cre una sua fazione a corte con Pallante a capo, ottenne l'adorazione e la designazione di suo figlio di primo letto imperatore, Nerone. Per affrettarne la successione Agrippina avvelen Claudio nel 54. Nerone (54 68 d.C.) Appena 17enne, era una grande speranza per il senato, che vide in lui un reastauratore del suo primato. Fu affidato dalla madre alle cure di Seneca, esponente della nobilt provinciale (originario di Cordova, in Spagna) e intellettuale. stato ispiratore della politica di Nerone insieme al pretore Sesto Alpanio Burro. Nerone ribad la sua volont di tener fermi i principi della monarchia e della LIBERTAS, con una classe dirigente formata da senatori e cavalieri. Mantenne distinta la Domus dalla RES PUBLICA, anche se forte era l'influenza della madre. Il primo periodo del suo governo fu illuminato (il QUINQUENNIUM NERONIS nominato da Traiano). Vi fu una svolta autocratica quando Nerone si innamoro di Poppea Sabina; si scontr con la madre che si oppose al ripudio di Ottavia. Uccise la madre nel 52. Nel 62 mor anche Burro e Seneca fu allontanato. Successe al pretorio Tigellino, che assecondava Nerone in tutto. Ripudi Ottavia, che fu uccisa, e spos Poppea. Fu scoperta una congiura per uccidere il principe, determinando la morte di molti esponenti importanti fra cui lo stesso Seneca. Nerone era interessato a gare sportive e artistiche alle quali partecipava pretendendo di vincere; con un viaggio in Grecia di gare sportive determin il suo allontanamento dall'lite e la usa prossima caduta. Fond i NERONIA, giochi di stampo ellenico a cadenza di 5 anni a cui costringeva a partecipare i senatori. Mise in progetto di annullare le imposte indirette nel 58, ma fu dissuaso dai consiglieri. Realizz nel 64 una riforma monetaria: diminu il peso della moneta d'oro e d'argento e il contenuto di metallo fino. Ebbe forte peso sulla decisione di equilibrare i rapporti fra la moneta aurea e argentea per combattere la speculazione. Pot cos coniare un maggior numero di monete. Indisse confische e incriminazioni dei senatori pi ricchi a favore dello stato. Nel 64 un incendio distrusse gran parte della citt, e questo impieg molti soldi per la riedificazione. Nerone approfitt per edificare la Domus Aurea. La voce popolare attribu allo stesso Nerone la responsabilit dell'incendio. Per allontanare i sospetti, accus i Cristiani, dando il via alla prima persecuzione. La fine di Nerone Per porre fine al principato neroniano fu necessaria una sollevazione militare. Nel 68 Gaio Giulio Vindice, governatore della Gallia Lugdunense, si ribell per sostenere apparentemente Sulpicio Galba candidato all'impero. Ma si scontr con Virginio Rufo in Germania e si uccise per la sconfitta. Galba accett il principato dalle sue truppe. Quando il senato lo accett con la promessa di una donazione, nomin nerone HOSTIS PUBLICUS, il quale si uccise con l'aiuto di un liberto.

12. Dai Flavi agli Antonini: il consolidamento del regime imperiale


Il longus et unus annus (68 69 d.C.) Ucciso Nerone, Galba si rec a Roma nel 68, riconosciuto imperatore da senato e pretoriani, ma non dalle truppe legionarie della Germania, che acclamavano il loro comandante Aulo Vitellio. Allora Galba adott un giovane dell'lite senatoria, L. Calpurnio Pisone Frugi Liciniano. Tacito riporta il discorso di Galba a Pisone, manifesto del principato adottivo, che vede nel principio di adozione quello che si ritiene il migliore, un valido sostituto del principio della LIBERTAS repubblicana. Ma la successione di Pisone non ebbe buon seguito: i pretoriani, cui non era stato dato il donativo promessogli, acclamarono M. Salvio Otone, che si portava come successore di Nerone (ex marito di Poppea) contro il principio di adozione. Galba fu quindi eliminato insieme a Pisone. Scoppi il conflitto fra i legionari della Germania e i pretoriani di Roma. Nel 69 scoppi una guerra civile, come quella che determin la caduta della repubblica. Prevalsero le truppe di Vitellio e Otone si suicid. Emergeva come candidato all'impero anche T. Flavio Vespasiano, comandante delle legioni in Giudea e Siria, le quali vinsero Vitellio a Berdiaco. Vespasiano fu fatto console nel 70 con Tito. Vespasiano: da una nuova legittimazione del potere imperiale a un nuovo ordine sociale Con Vespasiano venne alla luce ci che Tacito defin il segreto dell'impero: si poteva creare un imperatore in un luogo

diverso da Roma, da parte delle truppe e senza legittimazione del senato. Il legame fra comandante e esercito alla base delle guerre civili tardorepubblicane divenne ora pi forte per la dislocazione dell'esercito da Roma, con conseguente autonomia dei comandanti, che determin la debolezza del governo imperiale. Era ora necessario un atto normativo per legittimare la successione non dinastica del principe, che coinvolgesse senato e popolo. Lex de impero Vespasiani Un senatoconsulto fu fatto votare come legge quando Vespasiano non era ancora a Roma. Vi sono indicati poteri e prerogative del principe come quelle di Augusto, Tiberio e Claudio, ma non appare esplicito il conferimento dell'imperium o della tribunicia potestas. Una clausola discrezionale confermava il carattere autocratico del regime, svincolando Vespasiano dall'osservanza dei plebisciti. Il ricambio della classe dirigente La classe dirigente era fitta di legami di parentela; gli stessi imperatori ne facevano parte. Vespasiano era invece un homo novus, la sua elezione simboleggiava l'ascesa al potere delle lites italiche. Resuscit la censura e rivide l'albo senatorio e l'ordine equestre, ammettendovi i migliori candidati italici e provinciali. Tacito sottolinea la radicale differenza fra il parassitismo delle grandi domus imperiali nel secolo precedente il 69 e la parsimonia con l'ascesa di Vespasiano. Instaur la severit del costume: il rispetto verso l'imperatore e il desiderio di imitarlo ebbero pi efficacia delle pene minacciate dalle leggi. Vespasiano riprendeva la politica di Claudio basata sull'integrazione provinciale. Estese all'intera Spagna lo IUS LATII, il privilegio dei Latini, a met fra la cittadinanza e le comunit peregrine, che dava la cittadinanza ai magistrati. La politica fiscale e finanziaria e l'organizzazione della difesa Vespasiano trov le casse imperiali vuote. Si ebbero inasprimenti fiscali, vennero elevati i tributi provinciali e imposte nuove tasse, talvolta curiose, su svariati servizi: Svetonio testimonia una tassa sulle latrine (ragionevole poich le urine venivano riutilizzate per la follatura delle vesti). Rivendic il fisco dei terreni occupati abusivamente in Italia e nelle province: un'operazione impopolare. Fu necessario per anche un lieve svilimento della moneta argentea, per permettere un'emissione pi cospicua di denari. Anche se limit le spese, non mancarono costruzioni monumentali, come quella dell'Anfiteatro Flavio. La nuova strategia di difesa La gestione militare era sempre al primo posto. Augusto install dei presidi nelle colonie non pacificate e istitu degli stati cuscinetto, che per furono trasformati in province nel periodo della dinastia Giulio-Claudia. Cambi la tecnica di difesa: l'obiettivo non era pi difendere Roma e l'Italia, ma anche le province come parte integrante dell'impero. La strategia era preclusiva: si basava sulla costituzione di una linea di difesa, il LIMES, al fine di impedire l'invasione. Era una strada fortificata parallela al confine. Fu costruito un sistema di forti legionari e di impianti per le truppe ausiliare dispersi per il territorio: la difesa appariva cos pi debole, ma efficace se non vi erano invasioni di massa; serviva ad impedire il formarsi di aggregazioni fra nemici esterni. I confini dell'impero Vi fu come effetto il continuo precisarsi di confini lineari. Si volle per sostenere che la concezione dell'impero SINE FINE non sarebbe mai venuta meno, portando a concepire il confine non come una barriera, ma come una striscia di territorio che univa anzich dividere, che avrebbe favorito comunicazioni e scambi. Tuttavia, fu inevitabile la diminuzione degli stati cuscinetto e di regni clienti. Lo spostamento delle truppe sul LIMES era il prodotto della pacificazione delle province turbolente nei primi anni del principato. Nelle regioni in cui vigeva ancora un sentimento antiromano il governo volle mostrare quanto poco convenisse nutrirlo. Accadde in zona renana, in cui si costitu un vero e proprio IMPERUM GALLIARUM; ma soprattutto in Giudea, dove nel 70 Tito espugn Gerusalemme e distrusse il tempio. Occorsero inoltre 3 anni per espugnare la fortezza di Marsala, sul Mar Morto, dove si concentr l'ultima difesa. Tito e Domiziano Le successioni di Tito (79 81 d.C.) e Domiziano (81 96 d.C.), bench dinastiche, non posero problemi. Tito fu associato all'impero gi nel 71 con la tribunicia potestas, ebbe il comando delle coorti pretorie. Domiziano fu denominato Caesar, designato cos alla successione. Tito gest consolato e censura insieme al padre. Il breve regno di quest'ultimo fu esemplare per la grande umanit dimostrata in occasione delle grandi calamit di quegli anni: scoppi un incendio che distrusse il tempio di Giove Capitolino e vi fu una pestilenza, e nel 79 l'eruzione del Vesuvio seppell Pompei, Ercolano e Stabia. Tito nomin una commissione di CURATORES perch ne fosse avviata la ricostruzione. Svetonio lo defin AMOR AC DELICIAE GENERIS HUMANI. Traspare anche il giudizio favorevole del senato, che apprezz l'allontanamento da parte di Tito della principessa giudaica Berenice. Su Domiziano invece, Tacito e Plinio il Giovane si espressero negativamente. Fratello e successore di Tito, fu censurato per aver nuovamente promosso una concezione autocratica del potere: voleva essere definito DOMINUS ET DEUS, legittimando la sua autorit anche religiosamente. Si guadagn l'odio degli autori cristiani, che videro in lui il secondo persecutore dopo Nerone: colp anche esponenti della classe dirigente. Assunse la censura perpetua per un controllo ulteriore della classe dirigente. Aveva un carattere aspro e un atteggiamento moralistico e tradizionalista; vi furono numerose congiure contro di lui.

L'amministrazione dell'impero Tuttavia Domiziano fu un abile amministratore. Rafforz la burocrazia imperiale, in cui i procuratori equestri presero il posto dei liberti imperiali. Tent di redimere la moneta dopo i provvedimenti di Vespasiano; increment lo STIPENDIUM di un terzo, il primo aumento dall'inizio del principato. S'interess anche della produttivit in Italia: viet l'incremento della coltivazione della vite fino a ordinare la distruzione di met dei vigneti. Forse per il suo tradizionalismo; ma fu un modo per impedire la sovrapproduzione di vino. Fu anche grande costruttore (fori, Campo Marzio, stadio in cui sorge l'attuale Piazza Navona). La politica estera Domiziano conquist la simpatia dei soldati anche perch guid personalmente l'esercito sul fronte renano, giungendo al possesso dell'area tra il Reno e il Danubio, gli AGRI DECUMATES. Anche in Britannia con Agricola, suocero di Tacito. Fu meno fortunato contro i Daci, guidati dal re Decebalo. Domiziano stipul nell'89 una pace che obbligava i romani a pagare un sussidio ai Daci, senza impedire che nascessero nuovi conflitti. Nerva e la successione imperiale (96 98 d.C.) Domiziano fu ucciso nel 96 in una congiura che vide alleati i circoli giudaico-cristiani e l'ambiente senatorio. La notizia fu accolta con indifferenza dalla plebe. Il successore fu scelto dal senato: Nerva, un vecchio senatore. S'interruppe la continuit dinastica, ma senza guerra civile. Nerva attu una politica di alleviamenti fiscali, fu abolito il fisco giudaico e la tassa speciale degli Ebrei, fu abolito il CURSUS PUBLICUS, una tassa a carico dei proprietari italici per il trasporto di persone e cose. Fu necessaria una riduzione delle spese. Per evitare la guerra civile per successione, Nerva adott Ulpio Traiano, senatore della Spagna di famiglia italica, un soldato molto popolare. Fu il primo esponente delle lites provinciali a diventare imperatore. Questo diede un nuovo impulso al rinnovamento della classe dirigente. Roma si avviava a diventare un complesso organismo unitario, nel quale la periferia cessava di essere tale. Traiano e le sue guerre (98 117 d.C.) Nel suo primo anni d'impero, Traiano rimase a sistemare le cose sul confine renano e danubiano. L'accordo con Decebalo, oneroso, non poteva durare: nel 191 fu sferrato l'attacco. La campagna si chiuse con una netta vittoria, ma non risolutiva: Decebalo mantenne il suo trono, anche se controllato da una legione romana. Un ponte sul Danubio facilitava il passaggio. Nel 106 fu sferrato un altro attacco: Decebalo si uccise e la Dacia divenne provincia romana. I dettagli non sono noti, ma raffigurati sulla Colonna Traiana. Fu celebrato uno splendido trionfo a Roma. La ripresa dell'espansione e le sue motivazioni I moderni discussero a lungo sulle motivazioni. Anche se la Dacia costituiva una minaccia, si pensa che anche fattori di natura economica abbiano contribuito. La vittoria sulla Dacia sfrutt un gran bottino e la priovincia consent lo sfruttamento delle risorse minerarie: crebbe la produzione di moneta aurea e furono avviate numerose spese: Apollodoro di Damasco progett una nuova sistemazione urbanistica, col Foro di Traiano, due biblioteche, la Colonna, la Basilica, mi Mercati traianei. Fu costruito un nuovo acquedotto e edificate strade e porti in Italia. Fu iniziato una sorta di programma di assistenza sociale. Gli Alimenta In ogni citt interessata si selezionavano un numero di ragazzi, le cui famiglie ricevevano degli assegni familiari fino all'et adulta. probabile che a usufruirne fossero le famiglie indigenti. Il capitale era stato investito in prestiti, non restituibili, concessi ai proprietari terrieri delle stesse comunit, dietro una garanzia fondiaria. L'interesse era esiguo, e si pensa che tali prestiti assolsero alla funzione del credito fondiario a favore dei proprietari italici, creando per una sorta di tassa che gravava sui terreni offerti. Il programma era rivolto all'Italia, che acquistava importanza. Anche perch chi voleva diventare magistrato, doveva investire i propri patrimoni terreni in Italia, che doveva essere considerata una patria, non un hospitum. L'annessione dell'Arabia e la campagna Partica Nel 105 fu acquisito il regno di Nabateo, trasformato nella provincia d'Arabia. Negli ultimi anni del suo regno, Traiano riprese la politica espansionistica di Cesare e Antonio nei confronti dei Parti, i cui rapporti erano influenzati dall'Armenia, stato cuscinetto tra Roma e Partia, trasformata in provincia, dando il via all'offensiva: nel 116 Traiano penetr nel Golfo Persico. Fond le province di Mesopotamia e (forse) di Assiria. Un diretto controllo era per impossibile. Nello stesso anno scoppi una rivolta in Mesopotamia, e vi furono rivolte ebree in altre regioni, affidate a re clienti. Traiano, malato, adott Publio Elio Adriano. I contemporanei tessero numerose lodi dell'OPTIMUS PRINCEPS; presso i posteri fu l'imperatore che godette di maggior fortuna. Adriano e Antonino Pio: la pace Romana Adriano (117 138 d.C.) fu acclamato imperatore ad Antiochia. Anch'egli spagnolo, imparentato con Traiano. Abbandon le nuove province orientali, impossibili da mantenere, ribaltando la politica (forse questo port a una cospirazione, che comport l'uccisione di 4 consolari, e fece guastare i rapporti fra Adriano e il Senato). La rinuncia alle province port ad arretrare il LIMES e a rafforzare le difese: si ricorda il Vallo di Adriano in Britannia. Garant un miglior status giuridico ai militari. I legionari non erano pi romani, solo le coorti pretorie lo erano. Venne incrementato il

reclutamento l dove serviva e tra figli di legionari, illegittimi (e non cittadini) perch ai militari era vietato il matrimonio: avrebbero ricevuto la cittadinanza al reclutamento. Dovette affrontare una rivolta ebrea, guidata da BarKochba: casus belli fu il progetto di una colonia a Gerusalemme. La repressione fu durissima. Tuttavia l'atteggiamento provinciale era favorevole. I viaggi di Adriano Spinto dall'interesse per le province, Adriano viaggi molto, dalla Gallia alla Germania, alla Spagna, alla Mauritania, poi in Grecia e in Oriente, Africa, Egitto. Adriano era fortemente filoellenico: si fece crescere la barba come i filosofi greci, lanciando una moda. Lanci un boom edilizio anche nelle province e fond nuove citt. Costru la villa Adriana, a Tivoli, che riporta le ricostruzioni degli edifici pi insigni. Tutto ci fu possibile grazie all'annessione della Dacia. Le misure di incentivazione dell'agricoltura Una disposizione adrianea stabil condizioni favorevoli per chi intraprendesse la coltivazione di terreni incolti o da dissodare in Africa. Prosegu l'opera di Domiziano di sostituzione dei liberti coi cavalieri. La carriera equestre I procuratori equestri aumentarono, la burocrazia imperiale diventava amministrazione domestica dei beni del principe; la carriera equestre divenne definita: con un compenso a seconda del grado e avanzamenti fissi. Si occup di giustizia: affid a Salvio Giuliano la revisione dell'editto perpetuo, che raccoglieva le norme alle quali si uniformavano i pretori nell'attivit giurisdicente. Il regolamento successorio di Adriano Non avendo figli maschi, programm la successione con dinamiche poco chiare, arrivando ad adottare Lucio Elio Cesare, che per mor l'anno dopo. Fu scelto un attempato senatore, Antonino Pio. Adriano volle che questi adottasse, il figlio di Elio Cesare, Lucio Elio Commodo, e il nipote di Faustina Maggiore (moglie di Antonino), Marco Aurelio Vero. Questi riceveva in sposa la figlia di Antonino, Faustina minore. Il ruolo di Antonino era quello di permettere la successione di Marco. La scelta del migliore si combinava con la successione dinastica, poich il futuro imperatore sposava la figlia del suo predecessore. Antonino veniva dalla Gallia Narbonense. L'appellativo di Pio fu per la PIETAS nei confronti del padre adottivo. Nella sua politica vi si contrappose: non si mosse da Roma. La povert di informazioni segno (oltre che delle perdite storiografiche) della floridezza di questi anni. Antonino costru poco, la spesa pubblica fu contenuta. Era una pace che nascondeva le debolezze strutturali. Vi era una netta contrapposizione fra ricchi e poveri dovuta al fatto che il governo si reggeva sulle lites proprietarie, ma la produttivit era agricola, e sui contadini gravavano le tasse del surplus produttivo. L'equilibrio era precario, sarebbe bastato poco per romperlo.

15. La crisi dell'organismo imperiale


Da Marco a Commodo: guerre e pestilenze Ad Antonino successe Marco, ma sin dall'inizio il potere fu condiviso dai figli adottivi di Antonino: M. Aurelio e L. Elio Commodo Vero. Molto diversi per carattere. Probabilmente Marco desiderava lasciare a Lucio Vero gli impegni militari. Il nuovo regno inizi con una ripresa dell'attivit bellica: Vologese III attacc l'Armenia approfittando della morte di Antonino, ma Lucio Vero ebbe successo. Le truppe per presero una malattia infettiva, forse il vaiolo. L'epidemia si diffuse dall'Egitto all'Asia Minore, all'Italia, all'area renana; i Quadi e i Marcomanni sfondarono il limes e invasero le province. Fu necessario arruolare nuove truppe e Marco affianc Lucio al comando. Nel 169 Lucio mor. I barbari assediarono Aquileia, arrivando fino alla Grecia. L'epidemia intanto decimava la popolazione e si diffuse per 25 anni, con gravi conseguenze economiche e militari. Si dovettero arruolare i barbari appena vinti e rinunciare alla difesa preclusiva. I contribuenti non potevano pagare le imposte, il che port a episodi come la fuga dei contadini dall'Egitto, sui quali ricadeva l'onere delle imposte di tutto il paese. L'impero fu costretto a condonare le imposte e questo indebol ulteriormente la finanza. Ogni tentativo di recupero era inutile. Commodo L'unico figlio rimasto a Marco, fu associato al potere nel 177. Marco mor per la pestilenza nel 180 nella guerra contro i barbari che sembrava dare esito positivo. Commodo vi concluse la pace rinunciando a confini strategicamente pi validi. Le fonti gli sono ostili: preferiva la vita mondana e amava fare il gladiatore piuttosto che il soldato. Tuttavia nutriva un desiderio di pace, ma alla classe dirigente appariva irresponsabile e sollecit le congiure. Le difficolt economiche non diminuirono. Roma stessa fu colpita da carestia e pestilenza. Infine, nel 192, la congiura riusc e Commodo fu ucciso. Alla sua morte fu acclamato Publio Elvio Pertinace, che tent di risanare le finanze statali e incentivare l'agricoltura, ma dopo 3 mesi fu ucciso dai pretoriani che volevano pi soldi. La guerra civile e l'ascesa di Settimio Severo (193 211 d.C.) L'impero fu messo all'asta: dei due contendenti, il prefetto urbano Flavio Sulpiciano e Didio Giuliano, un altro anziano senatore, l'ultimo ebbe la meglio. Non aveva per l'appoggio delle legioni. Scoppi la guerra civile. Fra i contendenti vi era Lucio Settimio Severo, africano, governatore della Pannonia Superiore. Prese il nome di Pertinace per presentarsi come suo successore. Si autoadott nella famiglia degli Antonini e design suo figlio, Caracalla, Marco Aurelio Antonino, come fratello di Commodo. Tra gli altri contendenti: Clodio Albino, governatore della Britannia, e Gaio Pascennio Nigro, governatore della Siria. Settimio si accord con Albino, che fu designato Cesare, e marci su

Roma. Il senato condann Didio Giuliano. Settimio si sbarazz delle coorti pretorie e le sostitu con i suoi legionari. Sanzion l'accordo con Albino con un consolato congiunto nel 194. Nello stesso anno, Settimio sconfisse Nigro e si mosse contro la Partia. Albino fu sconfitto in una battaglia orientale e si uccise. Settimio riafferm il principio dinastico. Con un'altra campagna orientale si guadagn Ctesifonte e riform la nuova provincia della Mesopotamia, affidata a un prefetto, come l'Egitto. I prefetti di ordine equestre presero anche il comando delle 3 nuove legioni, per la campagna in oriente: questo spezz il monopolio esercitato dai senatori. Grazie alla presa di Ctesifonte alliev parte dei problemi finanziari. Aument il soldo militare, per la prima volta dopo Domiziano. Le condizioni finanziarie Si incrementarono le propriet imperiali con le confische dei seguaci di Nigro e Albino e del prefetto al pretorio e genero di Settimio, Plauziano, caduto in disgrazia. Fu creato un dipartimento autonomo per le confische: la RES PRIVATA. Fu necessario incrementare le entrate e i controlli sulle attivit divennero pi capillari. Le associazioni volontarie che distribuivano alimentari diventarono organismi la cui appartenenza divenne obbligatoria ed ereditaria. Settimio affianc alla distribuzione gratuita dell'olio, quella del grano che proveniva dalla provincia spagnola di Betica. Il controllo da parte di COLLEGIA segno evidente di una politica pi centralistica e autoritaria, il cui unico obiettivo era la propria stessa sopravvivenza. Per rafforzare il proprio potere interno, doveva fare leva sui militari: per facilitare l'arruolamento concesse ai militari un matrimonio legittimo. Stanzi una delle legioni partiche vicino Roma a sostegno del potere imperiale. L'Annona Militaris Per regolare l'approvvigionamento militare introdusse questa imposta fondiaria in natura, che non subiva quindi variazioni di prezzo. Queste misure, insieme alle conquiste, si rivelarono efficaci. In pi fu svilita ulteriormente la quantit di metallo fino nel soldius. Il popolo l'avrebbe usato solo se il governo gli avesse trasmesso che il valore della moneta non sta solo nella quantit d'argento ma dall'impronta dello stato. Fu necessario un incremento demografico, che interess particolarmente l'Africa. Settimio visit l'Egitto e riassest la disposizione delle regioni. Tornato a Roma, distribu l'oro di Ctesifonte ai militari e alla plebe, e avvi un programma edilizio nel 207. L'anno dopo si rec in Britannia che, lasciata scoperta, rischiava l'attacco scozzese. Nel 211 mor. Si dice che in punto di morte esort i figli ad arricchire i soldati e non pensare ad altro. Gli successero i figli, che si odiavano. Caracalla fece uccidere il fratello fra le braccia della madre. La dinastia severiana Caracalla regn per sei anni (211 217 d.C.). Andava cercando la gloria di una vittoria militare. Si volse verso Oriente, progettando, nella volont di dichiararsi novello Alessandro, una grande spedizione contro la Partia, scossa dal conflitto interno tra il re Vologese il fratello Artabano. La guerra tra Romani e Parti riprese quando Artabano neg all'imperatore la mano della figlia: Caracalla voleva riunire sotto il vincolo dinastico i due regni. Nel 217 era impegnato nei preparativi per la spedizione decisiva, ma fu ucciso su istigazione di Opellio Macrino, prefetto del pretorio, elevato alla porpora imperiale. Il nuovo principe stipul la pace con Artabano. Macrino (217 218) era il primo non senatore a diventare imperatore: i suoi rapporti col senato furono difficili. Tent di associare il figlio Diadumeniano alla dinastia severiana. Non aveva buoni rapporti neanche con l'esercito. Una delle legioni presso Emesa in Siria acclam imperatore Vario Avito Bassiano, nipote di Giulia Mesa. Macrino fu ucciso in uno scontro armato. Il principio dinastico era riaffermato, ma l'imperatore amava farsi chiamare Elagabalo, col nome del dio Sole di Emesa (218 222). Il nuovo imperatore port una ventata di esotismo orientale. L'altro nipote di Mesa fu adottato da Elagabalo col nome di M. Aurelio Alessandro e nominato Ceseare. I pretoriani uccisero Elagabalo acclamando il cugino imperatore, col nome di M. Aurelio Severo Alessandro (222 235). Severo Alessandro , secondo la tradizione, un santo. un principe mite, preoccupato di non pesare sulle tasche dei contribuenti, rispettoso delle tradizioni. In Partia una nuova dinastia imperiale, i Sasanidi, aveva approfittato della dissoluzione del potere degli Arsacidi, per fondare un nuovo impero: Artaserse prese Ctesifonte nel 226, con una politica molto aggressiva verso Roma. Attacc l'Armenia e invase la Cappadocia, la Mesopotamia e la Siria. La risposta di Severo Alessandro fu un disastro. La ripresa fu impedita a causa delle invasioni germaniche nell'area renana. La gestione del potere imperiale in et severiana Da una parte si cercava una nuova legittimazione del potere imperiale (Elagabalo), dall'altra si privilegiava il ruolo della tradizione (Severo Alessandro). Ci che accomunava i due cugini era il fatto che nessuno dei due fu in grado di conquistare l'appoggio militare. In pi la loro giovane et non gli permise di contrastare il potere delle donne della Domus Augusta e dei grandi giuristi dell'epoca: in quanto membri del consilium principis, i consiglieri dell'imperatore erano divenuti una sorta di capo dell'esecutivo subordinato al princeps. In quest'et inoltre prosegue il processo di uniformazione amministrativa delle varie realt all'interno dell'impero, con la diffusione del modello cittadino e l'estensione dello statuto coloniario e del IUS ITALICUM. La constitutio Antoniniana Il provvedimento con il quale Caracalla concesse, nel 212, la cittadinanza a tutti gli abitanti liberi dell'impero. Non si pu dire come abbia modificato per la situazione locale. Pare che un documento papiraceo attesti l'esistenza di una

clausola con la quale l'imperatore escludeva dalla concessione del beneficio i dediticii. certo tuttavia che tale constitutio rappresent l'esito di un processo di integrazione nel corso del quale la stessa nozione di cittadinanza cambi. La citt di Roma si era allargata a comprendere tutto l'impero. Il possesso della cittadinanza divent il segno di una distinzione sociale. Vi erano delle differenze fra i cives Romani: vi erano gli HONESTIORES e gli HUMILIORES. Tuttavia non era ancora venuta meno la preminenza dell'Italia: si esprimeva nell'attribuzione alle comunit italiane dello ius Italicum: il territorio provinciale veniva annesso all'Italia e consentiva quindi che il territorio godesse di un beneficio pi concreto dell'immunit fiscale. Massimino e i Gordiani Severo Alessandro tent di contrastare le invasioni germaniche ma le truppe si sollevarono e fu acclamato imperatore un altro cavaliere: C. Giulio Vero Massimino. Severo Alessandro fu assassinato. Il triennio di Massimino (235 238) costituisce un momento di snodo nella storia imperiale. Massimino presentato come un semibarbaro nonostante la competenza militare e i successi ottenuti sul fronte germanico e danubiano, dove sbaragli gli Alamanni. il primo imperatore che non mette piede a Roma. Con lui inizia il mezzo secolo dell'anarchia militare. Poich era inviso alle lites cittadine e tradizionaliste, part una rivolta dall'Africa. Fu acclamato imperatore Gordiano, riconosciuto dal senato. Ma la rivolta fu domata dalle truppe di Massimino in Numidia: Gordiano si suicid. Il senato prese in mano la situazione e nomin un collegio di 20 consolari per provvedere alla res publica e furono nominati Augusti Pupieno e Balbino. Fu proclamato Cesare il giovanissimo nipote di Gordiano. Massimino scese in Italia e fu assassinato. Anche i due imperatori trovarono oppositori nei pretoriani, che li uccisero e proclamarono Augusto Gordiano III (238 244). Giovanissimo, pot contare solo sull'aiuto del suocero e prefetto al pretorio Timesiteo. Gli scontri coi Persiani e coi Goti Dopo che la situazione sul fronte danubiano fu sistemata, si provvide ad arrestare l'avanzata Persiana per riprendere le aree mesopotamiche perdute (243). La spedizione si risolse in un disastro e Gordiano III mor nello scontro di Mesiche; i Romani furono costretti alla ritirata. Venne acclamato imperatore Filippo, un arabo della Traconitide. Filippo l'Arabo (244 249) era inviso al senato per il suo cristianesimo, fu accusato responsabile della morte dell'imperatore. Fece la pace con Artaserse e si affrett a raggiungere Roma: voleva legittimare il proprio potere e pacificarsi col senato. Dopo una breve campagna sul fronte renano celebr il millenario della fondazione di Roma (248). Ma incalzavano i Goti con altre popolazioni germaniche. Filippo fu ucciso e Messio Quinto Decio Valeriano (249 - 251 ) fu acclamato imperatore. Cadde combattendo contro i Goti. Gli successe Treboniano Gallo. Venne per elevato alla porpora dalle sue truppe Emiliano governatore della Mesia inferiore, e si ebbe nuovamente un conflitto civile, risolto con la sconfitta di Gallo. Ma ad Emiliano fu opposto dalle truppe di Rezia Valeriano (253 260) e il senato nomino Cesare suo figlio, Gallieno (260 268). Emiliano fu ucciso. La grande crisi dei decenni centrali del III sec. I due decenni dal 250 al 270 furono il periodo pi difficile di tutta la storia dell'impero, prima della sua caduta nel quinto secolo, per le difficolt interne, politiche, economiche, gli attacchi bellici e la ripresa della pestilenza nel 250, che impervers per 20 anni. Valeriano e Gallieno Valeriano riprese l'iniziativa in Oriente, lasciando l'Occidente al figlio. L'occupazione persiana non dur e Antiochia fu il quartier generale di Valeriano per qualche anno. Nel 260, per rispondere ad un'offensiva persiana, questi cadde e fu catturato da Artaserse. Gallieno rinunci a liberare il padre. Emersero una serie di usurpatori, tanto in oriente, quanto nell'aria danubiana e in occidente. Si affermarono due entit separate dall'impero alle quali Gallieno si dovette mostrare accondiscendente: una era l'imperum Galliarum; l'altra Odenato. A Gallieno si debbono riforme amministrativo-militari che spezzavano il predominio politico dei senatori: vennero tolte le legazioni di legione, con la speranza di attenuare il pericolo di usurpazioni. Ai senatori fu impedito di svolgere carriera militare. La crisi dell'impero tuttavia non era solo militare. Il tracollo del sistema monetario Negli anni di Gallieno il sistema monetario croll per l'impossibilit di far fronte alle spese e la riscossione delle imposte non poteva essere regolare. L'antoniniano, la moneta di Caracalla, fu l'unica moneta argentea in uso e fu progressivamente svilita. Ma la crisi riguardava l'intera economia e la societ, le citt e le campagne. Le lites non erano pi in grado di assolvere ai propri compiti verso le comunit, mentre i lavoratori agricoli tendevano ad essere sempre di meno e quindi a costare sempre di pi. La pressione sulle masse contadine port a diverse ribellioni sociali, che presto avrebbero assunto una connotazione antiromana. L'impero e il cristianesimo La crisi riguardava anche l'idealit e i valori su cui si era basata la grande costruzione dell'impero. Anche la religione croll, cominci a divenire un fatto individuale, sganciato dal rito. Si affermarono le figure dei santi e dei taumaturghi del passato e i culti orientali. In questo quadro si inserisce il cristianesimo e le sue forme eretiche (come lo

gnosticismo). Cominciava in ambito cristiano il dibattito sul rapporto tra il Dio dei Giudei e il Dio dei Cristiani e sulla natura del Cristo, con la definizione del canone del Nuovo Testamento. L'organizzazione ecclesiastica A favorire la diffusione della nuova religione fu il rafforzamento delle organizzazioni. La primazia del vescovo di Roma e in generale il ruolo del vescovo con potere monarchico. L'organizzazione diveniva anche economicamente importante: esistevano banche cristiane. Per buona parte del II sec. le persecuzioni furono limitate.Una persecuzione si ebbe con Marco Aurelio a Lione. Gli anni di Commodo furono pacifici e il cristianesimo raccoglieva adepti. Questo favore crebbe con la dinastia severiana, mentre Filippo l'Arabo fu addirittura considerato un cristiano. La persecuzione di Decio Con Decio la persecuzione riprese. Impose a tutti i cittadini dell'impero di sacrificare agli dei pagani e impose l'acquisizione di un documento che attestasse l'avvenuto sacrificio. Le ragioni di questo mutamento furono molte: il fatto che i Cristiani, in un momento di crisi, si sentissero diversi e quindi la loro lealt nei confronti dell'impero era dubbia; erano numerosi ma non identificabili in una popolazione; lo stesso carattere organizzato suscitava apprensioni. Probabilmente anche la volont di arricchirsi dei loro beni ha giocato a favore della persecuzione. Si stabil che le chiese dovessero essere chiuse, i cimiteri cristiani e gli altri edifici di culto confiscati, e gli esponenti del clero giustiziati. Gallieno mut politica, inaugurando una nuova epoca di tolleranza durata fino a Diocleziano. La ricostituzione dell'unit imperiale Gallieno fu ucciso in una congiura alla quale parteciparono i pi importanti generali, fra cui Claudio II detto Gotico fu eletto imperatore (268); su il primo di una serie di soldati di origine illirica che cercarono di raddrizzare le sorti dell'impero, a partire dall'aspetto militare. Claudio combatt contro Postumo in Gallia e poi contro il suo successore; coi contro i Goti, sconfitti e decimati. Continuava a mietere vittime la pestilenza e lo stesso imperatore ne mor. Gli successe Aureliano (270). Si avvi la ripresa militare dell'impero: riusc in pochi anni a porre a termine i due separatismi gallico e orientale e a ristabilire l'unit dell'impero. Dopo una rivolta dei monetieri a Roma, nel 274 Aureliano procedette a una riforma monetaria. Aureliano e Roma Alla politica aurelianea si deve una forte ripresa dell'interesse imperiale per la citt di Roma. Costru una nuova cerchia di mura e riorganizz la frumentazione, trasformandola in distribuzione gratuita di pane a cadenza quotidiana. Si cominci a distribuire gratuitamente anche la carne di maiale e si garant lo smercio del vino a prezzo politico. Tent di instaurare una religione imperiale col Tempio del Sole. Quando Aureliano venne ucciso per una congiura nel 275, Franchi e Alamanni dilagarono nelle Gallie fino ai Pirenei. I soldati di Aureliano elevarono Tacito alla porpora, anch'egli ucciso dai suoi soldati, come il suo successore Floriano. Fu fatto imperatore Probo, con una ripresa dell'offensiva contro i barbari, cacciati e inseguiti oltre il limes. Probo combatt anche a Oriente. Risolti i problemi militari, l'esercito fu impiegato per opere civili, come la coltivazione. Ma ancora una volta le truppe si ribellarono e Probo fu ucciso. Dopo lunghe diatribe fu eletto imperatore Gaio Valerio Diocle, detto Diocleziano (284): cominciava una nuova et per l'impero.

16. Il governo e la societ nel quarto secolo


Diocleziano e la tetrarchia (284 305 d.C.) Diocle era ufficiale comandante dei protectores, la guardia imperiale. Fu acclamato imperatore dopo aver ucciso Apro, l'uccisione di Numeriano. Nomin Cesare un suo vecchio commilitone: Massimiano, che fu inviato a sovrintendere l'Occidente. Il governo era dunque diarchico. Nel 293 furono nominati altri due Cesari: Costanzo Cloro e Massimiano Galerio, trasformando la diarchia in tetrarchia. Il potere imperiale Il nuovo sistema non rinunciava alla tradizione dinastica: i rapporti tra i monarchi erano rafforzati da vincoli matrimoniali. Diocleziano conservava una posizione preminente. Il nuovo sistema nasceva come risposta empirica ai problemi dell'impero, e intendeva garantire unit nelle direttive imperiali, pi efficaci attraverso il decentramento. Le aree occidentali erano affidate a Massimiano e Costanzo Cloro, mentre quelle orientali a Diocleziano e a Galerio. In questo modo il controllo sul territorio era pi serrato e le comunicazioni pi rapide. Il sistema era molto duttile. Si riprese l'espansione verso Oriente: con la pace di Nisibi (298) si ampli il territorio in Alta Mesopotamia e si conquist il potere in Armenia. Anche in Britannia il nuovo governo ebbe successo, e in Egitto e in Gallia. Roma fu abbandonata definitivamente come sede del potere e le residenze imperiali non furono pi permanenti. Diocleziano e Massimiano si fecero chiamare rispettivamente Giovio e Erculio, nel tentativo di legittimare il loro potere anche religiosamente. L'imperatore veniva trattato come un dio, il nuovo regno era un miscuglio di una teocrazia e un dispotismo orientale. Le prerogative dell'esercito venivano limitate dal potere divino degli imperatori. Le riforme in campo militare Il numero di militari effettivi fu incrementato, i volontari non bastavano pi e si ricorse di nuovo alla coscrizione: i proprietari terrieri erano costretti a fornire parte dei coloni per il servizio militare. Restava la divisione fra legioni e corpi ausiliari, ma aveva maggior rilievo la distinzione fra le truppe di confine e i contingenti mobili che seguivano i

tetrarchi nei loro spostamenti e costituivano il comitatus. La nuova strategia di difesa assegnava alle truppe di confine il compito di rallentare le invasioni dando tempo alle forze mobili di intervenire. Anche una riorganizzazione della fiscalit fu necessaria. La nuova fiscalit e le riforme amministrative L'esazione fiscale divenne inefficiente. Gi dall'et severiana si effettuarono requisizioni di beni con le forze militari. A causa delle manipolazioni monetarie l'inflazione fu inevitabile. Diocleziano introdusse un nuovo sistema impositivo: le requisizioni dell'esercito divennero regolari in modo da calcolare in anticipo l'entit delle entrate. Cos la moneta non era pi necessaria per l'esazione fiscale, che poteva essere in natura come le remunerazioni per i soldati. Vi erano due entit di imposizione tra loro collegate: il IUGUM e il CAPUT. Combinavano l'estensione e la qualit dei fondi con il numero di lavoratori agricoli presenti nell'area. Province e diocesi Per il nuovo sistema tributario cambi l'assetto del territorio, le carriere civili e militari si divaricarono ancora di pi. Le province furono divise in entit territoriali pi ristrette per avvicinare ulteriormente il controllo dell'imperatore sul territorio. I governatori continuavano i loro compiti giurisdizionali e dell'esercito se ne occupavano i duces. La distinzione fra populus e province imperiali cadde definitivamente. L'Egitto venne equiparato alle altre province. La riforma fiscale cancell il privilegio della penisola: l'Italia fu divisa in province, accorpate in 12 circoscrizioni territoriali, le diocesi, a capo delle quali vi erano funzionari equestri. Si occupavano anche della supervisione delle imposte e dell'annona: erano grandi distretti fiscali. L'allargamento della burocrazia L'effetto immediato fu l'incremento dei burocrati, con conseguente aggravamento dei costi dell'organizzazione imperiale. Il governo tetrarchico si trov a fronteggiare un caos monetario senza precedenti. La moneta e l'inflazione: l'edictum de pretiis Nel 294 o 296 il governo tetrarchico attu una riforma complessiva dell'emissione: si cerc di rialzare il contenuto di metallo fino delle monete e fu fissato il peso della moneta d'oro. Fu introdotto un nuovo nominale di rame argentato. La riforma tuttavia non fu in grado di fermare l'incremento dei prezzi, tra cui i prezzi degli stessi metalli nobili. Una seconda riforma, nel 301, fece s che si incrementasse il valore nominale dei prezzi, ma ci port al rischio di una nuova inflazione. Il governo si vide costretto a congelare i prezzi. Con l'edictum venivano quindi stabiliti i prezzi massimi dei beni in commercio. Pare che questo congelamento sia entrato in vigore solo nelle aree di competenza di Diocleziano. Tale provvedimento determin la scomparsa delle merci dal mercato e aliment il mercato nero, inarrestabile perch mancava un apparato coercitivo idoneo. Lattanzio sottolinea nelle sue opere il peso di tale fallimento su Diocleziano, che avrebbe espiato le sue colpe con una morte prematura e violenta. La persecuzione anticristiana Nel 303 e 304 vennero emanati alcuni editti contro i Cristiani con conseguente persecuzione sino al 306 in Occidente, e al 313 in Oriente. Furono distrutte chiese, confiscati libri sacri, furono vietate le riunioni fra Cristiani e ne furono limitati i diritti civili. Gli arrestati del clero venivano inoltre sacrificati agli dei. A seconda delle aree la persecuzione ebbe effetti diversi: Costanzo Cloro si distinse per la sua moderazione. I motivi vanno forse ricercati nel forte tradizionalismo del governo tetrarchico. strano che la persecuzione inizi solo dopo 20 anni di regno. Probabilmente perch nell'entourage dioclezianeo vi erano delle divisioni e nella sua stessa famiglia vi erano dei cristiani. possibile che abbia influito il timore che la diffusione del cristianesimo nell'esercito potesse rappresentare una minaccia per la disciplina militare. La dissoluzione dell'ordinamento tetrarchico Nel 305 i due Augusti abdicarono per volere di Diocleziano, il quale si ritir in Dalmazia. I due Cesari divennero Augusti e vennero nominati due nuovi Cesari: Massimino Daia e Severo. Anche Massenzio, figlio di Massimiano, e Costantino, figlio di Costanzo, aspiravano alla successione. Quando mor Costanzo Cloro, Costantino fu acclamato imperatore nel 306 dai soldati del padre. Guadagn cos il controllo dell'Occidente. Galerio nomin Augusto Severo, riconoscendo Costantino come Cesare, lasciandogli il controllo delle aree occidentali. Massenzio si autoproclam imperatore a Roma appoggiato dal padre. Severo intervenne e Massenzio si proclam Augusto in Italia. Severo fu ucciso e Galerio minacciava di muovere guerra contro Massenzio e Massimiano, di cui l'ultimo cerc l'appoggio di Costantino. Entrambi si proclamarono Augusti. Nel 308 si tent di ricostruire la tetrarchia. Fu nominato per questo, al posto di Severo, un nuovo Augusto, Licinio. Massenzio era considerato usurpatore, mentre Massimino e Costantino furono riconosciuti Cesari. Massimiano si ritir di nuovo dal potere. Massenzio restava ancora padrone d'Italia. Costantino uccise Massimiano e fu riconosciuto Augusto insieme a Massimino Daia. Restavano al potere 3 Augusti: Costantino (313 337 d.C.), Massimino Daia e Licinio, gli ultimi due in conflitto tra loro. Costantino si alle con Licinio, mosse contro Massenzio nel 312. Vinse sotto la protezione del Dio dei Cristiani. Massenzio mor annegato nel Tevere e Costantino divenne padrone di Roma. Nel 313 Costantino e Licinio si incontrarono a Milano ed emanarono un editto col quale si

affermava tolleranza nei confronti di tutte le religioni. Costanza, sorella di Costantino, spos Licinio, che controllava l'Oriente. Costantino fu un imperatore rivoluzionario. Cristianesimo e impero: dall'editto di Milano al concilio di Nicea Vi sono ancora molti dubbi sull'adesione di Costantino al cristianesimo. Tuttavia la sincerit non sembra possa essere messa in discussione. Lo stesso battesimo in punto di morte rientrava nelle tradizioni cristiane dell'epoca. L'iscrizione di Spello Documento epigrafico ritrovato a Spello, in Umbria, in cui si illustravano le modalit di ludi e la costruzione di un tempio in cui celebrarli. La funzione della Chiesa nel governo dell'impero Anche se la religione cristiana non divenne religione di stato, la Chiesa e il clero ebbero una posizione privilegiata, e la sua organizzazione fece da supporto all'impero. Vi furono riconosciute alcune esenzioni fiscali e l'immunit dagli oneri sui ceti dirigenti e fu accordata la possibilit di ricevere legati testamentari. Alla Chiesa si riconobbe una funzione giurisdizionale. Furono abolite le norme che penalizzavano il celibato. Costantino intervenne di persona negli affari della chiesa. La riunificazione dell'impero Dopo la vittoria del Ponte Milvio Costantino si trattenne a Roma per 2 mesi, poi si spost a Milano e a Treviri. L'accordo con Licinio non dur: nel 314 scoppi un conflitto che port alla pace con la riaffermazione del principio dinastico: i due figli di Costantino (Crispo e Costantino II) furono proclamati Cesari insieme al figlio di Licinio e Costanza, Licinio iuniore. Due battaglie nel 324, ad Adrianopoli e a Crisopoli, consentirono a Costantino di riunificare l'impero sotto di s. Costantino fond una nuova Roma. Costantino e i conflitti all'interno della Chiesa Costantino partecip al Concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico, convocato per risolvere controversie cristologiche. Il concilio si chiuse con la condanna delle teorie ariane. Costantino vi partecip come vescovo di quelli di fuori. La celebrazione dei Vicennalia a Roma nel 326 proclamava la ritrovata unit dell'Impero. Ma in quel periodo vi furono degli eventi misteriosi che portarono lo stesso imperatore all'uccisione del figlio Crispo e della moglie Fausta, che gettarono una luce sinistra sugli ultimi anni di regno. La nuova Roma e il nuovo impero La Bisanzio severiana divent la citt di Costantino. Nel 328 furono inaugurate le nuove mura. La citt fu divisa in 14 regioni come la vecchia Roma e la popolazione aveva privilegi analoghi a quelli della plebe romana; fu creato un senato e costruito un imponente palazzo imperiale con un ippodromo che avrebbe rappresentato, come l'anfiteatro romano, il luogo d'incontro fra l'imperatore e la popolazione. L'imperatore incentiv l'immigrazione nella sua citt con distribuzioni gratuite di pane e chi avesse una casa in citt. La riorganizzazione amministrativa dell'impero Fu trasformata la prefettura al pretorio, allargandone le funzioni. I prefetti diventarono una sorta di vicer a capo di amplissime circoscrizioni che univano pi diocesi. Furono precisate le competenze dei ministeri centrali; furono chiamati 4 ministri all'interno del consistorium: il QUAESTOR SACRI PALATII, che si occupata della redazione dei testi normativi; il COMES SACRARUM LARGITIONUM, che si occupava delle entrate fiscali in denaro; il COMES RERUM PRIVATARUM che si occupava del patrimonio imperiale; il MAGISTER OFFICIORUM, che sovrintendeva l'intero apparato burocratico. La riforma dell'esercito Si divaric la differenza fra contingenti ai confini ed esercito mobile, quest'ultimo fu rafforzato, diventando la parte pi importante dell'esercito imperiale. Ormai le minacce esterne erano state separate. Costantino e il suo successore combatterono contro i Goti, con i quali fu stipulato un foedus. La societ imperiale in epoca costantiniana Costantino fu un rivoluzionario. Non cerc di far rispettare un rapporto fisso di valore fra la moneta di rame e quella di metallo nobile ma, per ovviare alla situazione liberalizz il prezzo dell'oro, consentendo che salisse e favorendone i detentori. Increment la produzione di moneta aurea, divenendo la base del sistema monetario. Ma ebbe costi sociali non indifferenti, portando al tracollo dei ceti disagiati. La distanza fra ricchi e poveri crebbe. Si rafforz l'ordine gerarchico della societ imperiale, nel gradino pi basso vi era la plebs rusticana. Anche le lites cittadine tuttavia risultavano indebolite dal peso del prelievo fiscale. Fu messo un vincolo ereditario a chi ader alla condizione di decurione o curiale e a coloro che garantivano l'espletamento di servizi importanti per la sopravvivenza delle capitali. Il vincolo al suolo dei coloni I piccoli contadini affittuari, furono legati alla terra sulla quale lavoravano e la condizione di colono divenne ereditaria. La condizione di colono stata considerata nella storia una via di mezzo fra la schiavit antica e la servit medievale. Oggi si contesta, da una parte, che quella del colono si possa considerare una condizione giuridica diversa da quella del liberto, e dall'altra, che essa sia davvero quella che ha caratterizzato la generale condizione contadina dell'impero. Il

vincolo alla terra deriva probabilmente dall'esigenza dell'impero di garantirsi la permanenza dei lavoratori agricoli e la continuit di pagamento dei tributi fondiari e personali. probabile che il sistema a caste col quale si configura l'impero del IV sec., sia pi un desiderio dell'impero che l'effettiva realt, poich l'apparato coercitivo era limitato. La crescita della burocrazia e della corruzione Sin dall'et del principato la burocrazia imperiale era esigua e le modalit di reclutamento non si facevano a criteri di competenza e professionalit: valeva molto di pi il favore personale e la raccomandazione. La moltiplicazione dei posti non fece in modo che questo criterio cambi. Non mancavano le occasioni per arricchirsi illecitamente e il burocrate viene presentato dalle fonti estremamente avido. Le speculazioni erano legate alle imposte fiscali e all'approvvigionamento delle entrate. L'annona militare poteva essere convertita in denaro, col quale si acquistava il necessario. I militari potevano cos intascare la differenza. I successori di Costantino Costantino mor nel 337. La successione prevedeva la divisione delle aree di competenza tra i figli Costantino II (che avrebbe dovuto avere posizione di preminenza), Costanzo II e Costante. Costantino II deteneva l'Occidente, Costante invece Africa e Macedonia, mentre Costanzo II sovrintendeva l'Oriente e la tracia. Ma dopo appena 3 anni Costantino II attacc Costante, fu ucciso e Costante riunific l'Occidente. Vi fu una scissione religiosa fra Oriente ariano e Occidente cattolico. Magnenzio Il peso fiscale determin una sollevazione in Gallia nel 350. Costante si uccise e Magnenzio fu acclamato imperatore, di origine barbarica. Nonostante alcuni usurpatori Magnenzio riusc a mantenere il potere in Occidente. Costanzo muoveva contro di lui, con una battaglia a Mursa, nell'Illirico, nel 351. Riusc a unificare l'impero sotto di s. Grazie alla storiografia di Ammiano Marcellino, le informazioni da questa data in poi sono molto pi dettagliate. La situazione dell'Occidente divenne critica. Costanzo, messo a morte Gallo per la violenza delle sue repressioni, nomin Cesare il cugino, Giuliano, a cui vennero affidate le Gallie. Costanzo visit Roma nel 357. Inizi un conflitto fra pagani e cristiani. Costanzo fu poi impegnato sul fronte renano e danubiano, dove il cugino Giuliano ottenne grossi successi. Grazie a lui vi fu una diminuzione fiscale. I suoi successori suscitarono i sospetti di Costanzo. Giuliano fu proclamato Augusto dalle truppe ma Costanzo non lo approv. Scoppi il conflitto. Costanzo mor nel 361 e Giuliano rimase l'unico imperatore. Attu una controrivoluzione religiosa. Giuliano e il revival del paganesimo Era influenzato dal neoplatonismo che combinava religione popolare, tendenze mistiche e sentiva l'attrazione del soprannaturale. Avvi una serie di misure: dichiar la tolleranza per la religione pagana, ne riapr i templi e cancell i privilegi del clero cattolico. Avvert la necessit di costituire un clero pagano, simile a quello cristiano, imitandone la carit. I suoi scritti rivelano il suo sentimento anticristiano. Tuttavia la reazione pagana non ebbe successo per la stessa diffusione del cristianesimo. Giuliano comunque, per i suoi amatori, una sorta di santo pagano. Attu una diminuzione del carico fiscale e lott la corruzione burocratica. Il conflitto con l'impero persiano Antiochia doveva essere la base di un'offensiva contro i Persiani, che per Giuliano avrebbe rappresentato la ripresa di una politica espansionistica caratteristica dell'impero pagano. Inizialmente ebbe una serie di successi sull'Eufrate. Ma quando si spost in profondit verso il Tigri, non potendo portare con s tutta la flotta, decise di bruciarla. La vittoria definitiva non venne e Giuliano fu ferito a morte in un attacco persiano. Dai Valentiniani a Teodosio Con la morte di Giuliano si estinse la dinastia costantiniana. Il nuovo imperatore, Gioviano (363 364), dovette concludere un'umiliante pace con la Persia, che prevedeva la cessione di Nisibi e una parte di territori al di l del Tigri. Mor prima di tornare dal fronte. Venne elevato alla porpora Valentiniano che si associ col fratello Valente (364 375) e il figlio Graziano. I due fratelli, cristiani, proseguirono in campo militare, amministrativo e fiscale, le opere di Giuliano. Fecero anche una riforma monetaria, con la quale rallent l'incremento dei prezzi fino a fermarsi. Dovettero fronteggiare la pressione dei barbari. Valentiniano mor nel 375. Le sue truppe acclamarono Augusto Valentiniano II, di 4 anni. Vi fu una nuova crisi militare nel 377, sul fronte danubiano. Gli Unni si spingevano verso il Danubio e vi furono difficolt a formare l'esercito. Valente accolse i Goti entro i confini dell'impero per affidarvi la difesa, ma la popolazione era ostile e la regione venne razziata dai barbari. Adrianopoli Vi cadde ucciso Valente (378). Graziano nomin Teodosio imperatore, un ufficiale spagnolo. Questo innalz alla porpora il figlio Arcadio. Vi fu un usurpatore in Britannia, Magno Massimo, che uccise Graziano. Mise in fuga anche Valentiniano II avanzando in Italia. La reazione antipagana e l'eccidio di Tessalonica Giuliano ebbe una reazione antipagana a Roma, che port a provvedimenti ampiamente discussi dopo la sua morte. Una reazione equivalente si ebbe anche in Oriente, con Teodosio, sul quale pesava l'influenza dei due esponenti del dibattito: Simmaco, esponente dei senatori pagani, e Ambrogio, governatore della Liguria. Nel 390 questa reazione

ebbe il culmine massimo nell'eccidio di Tessalonica: il comandante goto arrest un auriga molto popolare. Quando si rifiut di liberarlo per consentirgli di partecipare ai giochi dell'ippodromo, la folla si ribell e il comandante fu ucciso. Teodosio fece eseguire una carneficina dall'esercito. Ambrogio lo scomunic e gli viet la ricezione dei sacramenti, finch non si fosse pubblicamente pentito. Teodosio si sottomise. Nel 391 eman due editti contro i sacrifici e il culto pagano. Stilicone e Arbogaste Stilicone domin definitivamente la rivolta dei Visigoti. Era il primo esempio di una figura importante, quella dei generalissimi barbari, che avrebbero detenuto il potere a nome degli imperatori, soprattutto nel caso di imperatori bambini. La loro condizione di barbari assicurava che non potessero aspirare alla porpora. Coi Goti fu stipulato un nuovo foedus nel 392. In Occidente Valentiniano II fu ucciso per un dissidio scoppiato con il suo generalissimo Arbogaste, che nomin imperatore Eugenio. Teodosio design imperatore il figlio Onorio e mosse contro Eugenio, il quale fu sconfitto presso il fiume Frigido in Carnia. Teodosio mor nel 395, affidando i suoi figli a Stilicone.

17. Dalla divisione in due parti alla dissoluzione dell'organismo imperiale in occidente
La successione di Teodosio e la politica di Stilicone La distinzione fra Oriente (Arcadio) e Occidente (Onorio) divenne definitiva, fino alla dissoluzione dell'impero di Occidente. Nonostante le precedenti divisioni era stata salvaguardata la teorica collegialit degli Augusti in carica. Teoricamente l'impero era ancora uno, ma da questo momento le due parti divennero autonome. Le linee di Stilicone seguirono quelle di Teodosio, come nell'accettazione della necessit di un esercito barbarizzato: vi furono accordi con capitani barbari, come con Alarico, re dei Goti. Stilicone fu pi moderato di Teodosio nei confronti del senato pagano: consent la ricollocazione della statua della Vittoria nella Curia. In Oriente, tuttavia, forte era l'avversit nei suoi confronti. Lo stesso Arcadio a 18 anni ne rifiut la tutela. Scoppi l'ostilit fra i due regni, di cui Alarico tent di approfittare. In oriente premevano gli Unni. Alarico, alla morte di Teodosio, occup le diocesi di Macedonia e Tracia, spostandosi fino in Grecia. Stilicone intervenne ma fu fermato da Arcadio, che lo intim a lasciare le diocesi. Stilicone fu dichiarato nemico pubblico anche dopo altri tentativi di accordi. Si ebbe una rivolta in Africa promossa da Gildone, comandante dell'esercito di stanza nella regione. Non riconoscendo l'impero d'Occidente, interruppe gli approvvigionamenti a Roma e all'Italia. Stilicone ne soppresse la rivolta. Alarico invase l'Italia settentrionale ma fu sconfitto a Pollenzo (402) e a Verona; cerc una sede per il proprio popolo nella valle dell'Adige. Nel 406 un'orda di Alani, Vandali, Svevi, Burgundi e contadini della Pannonia attravers il Reno ghiacciato e penetr nelle Gallie. La Britannia cadde nelle mani di un usurpatore, Costantino. Alla morte di Arcadio nel 408, Onorio si volle spostare in Oriente, dove vi era l'imperatore bambino figlio di Arcadio, Teodosio II. Ma Stilicone desiderava sistemare la situazione, nonostante il forte partito antibarbarico. Vi fu un ammutinamento di soldati a Pavia con conseguente massacro dei funzionari di Stilicone. Quando scopr che Onorio non la condann, rinunci a opporsi all'imperatore, dando via a un'altra carneficina delle sue truppe. Tuttavia il suo tentativo di sottomettersi all'imperatore fall. Fu assassinato a Ravenna nel 408. L'Occidente dal sacco di Roma all'occupazione vandalica dell'Africa Le milizie germaniche si unirono ad Alarico, intento ad occupare la Pannonia. Occupazione alla quale l'imperatore Onorio si oppose. Alarico invase quindi l'Italia nell'autunno del 408, assediando Roma. Onorio si rifugi a Ravenna con la corte. La salvezza della citt fu comprata dal senato, e Alarico fu convinto a ritirarsi in Etruria. Anche altre zone dell'Occidente, dalla Gallia alla Spagna, erano oggetto di invasioni di Vandali, Svevi, Alani ecc. Nei mesi successivi vi furono una serie di trattative. Alarico marci nuovamente su Roma, liberandola su promessa di nominare imperatore Attalo, un suo uomo. Egli stesso fu nominato MAGISTER UTRIUSQUE MILITIAE. Onorio imped l'ingresso del grano africano a Roma, tanto che Alarico pens di impossessarsi dell'Africa. Attalo venne destituito e Alarico marci per la terza volta su Roma, sottoponendola a tre giorni di saccheggio (410). La citt non si riprese da questo colpo: la popolazione era ormai pi che dimezzata. Superata Roma, Alarico si spost a sud, portando come ostaggio la sorella di Onorio, Galla Placida. Il suo tentativo di raggiungere l'Africa fall poich la flotta fu distrutta da una tempesta. Alarico mor a Cosenza e gli succedette il cognato Ataulfo, che si sposto verso le Gallie. Flavio Costanzo Magister Militum di Onorio, vinse Costantino e risolse temporaneamente la situazione in Gallia, ma dovette fronteggiare un altro usurpatore, Giovino, appoggiato da Alamanni, Franchi e Alani. Ataulfo arriv con l'appoggio dei Visigoti e gli fu consentito di stabilirsi in Aquitania col suo popolo nel 413, con un rifornimento annuo di grano africano. L'usurpatore venne eliminato. Ancora una volta il rifornimento di grano fu bloccato, da Eracliano, Comes Africae; i Visigoti aprirono nuovamente le ostilit, impadronendosi di Narbona. Si accese una forte ostilit fra Flavio Costanzo e Ataulfo per la conquista di un ruolo ufficiale nell'esercito romano di Occidente. Galla Placida divenne regina dei Visigoti andando in sposa ad Ataulfo, alla quale ambiva anche Flavio Costanzo. Ataulfo fu costretto a cercare una nuova sede oltre i Pirenei e fu poi assassinato in una congiura (415). Si impose come re Vallia, che arriv ad un accomodamento con il governo: dopo aver sottomesso le popolazioni barbariche che arrivavano fino alla Spagna e avendo riottenuto il grano, i Visigoti tornarono in Aquitania. Galla Placida fu fatta sposa di Flavio Costanzo, dalla cui unione nacque

Valentiniano, che fu fatto Cesare, poi Augusto alla morte del padre. Segu un ulteriore tentativo di usurpazione. Galla Placida reggeva le sorti del governo dietro l'imperatore bambino Valentiniano III. Al suo fianco emerse Ezio. La presenza dei barbari si fece sempre pi minacciosa, con problemi di natura politica, sociale ma anche religiosa poich le popolazioni erano di fede ariana. I Vandali Di fede ariana, capeggiati dal re Genserico, nel 429 penetrarono in Africa dalla penisola Iberica. Furono inarrestabili e si impadronirono della Mauretania e della Numidia. Il governo imperiale si vide costretto a stipularvi un Foedus nel 435, che riconosceva alla popolazione barbarica il diritto di stabilirsi nelle due regioni, cos da avere libert sul fronte danubiano e renano, con conseguenti successi. Vi furono per conflitti civili e ribellioni. Vi era un altissimo rischio a causa delle numerose disaffezioni nei confronti del regime imperiale. Nel 442 i Vandali ottennero, in cambio della Numidia e della Mauretania, il pieno controllo dell'Africa. L'Oriente da Teodosio II a Zenone Anche ad oriente c'erano forti contrasti religiosi fra barbari e cattolici, anche se meno drammatici. Teodosio II era salito al trono sotto la tutela della sorella Pulcheria, alla cui influenza si aggiunse quella della moglie, Eudossia. Il merito di questo imperatore quello di aver emanato la prima raccolta ufficiale di costituzioni imperiali. Il CODEX fu pubblicato a Oriente nel 438, entr in vigore in tutto l'impero l'anno dopo. Per la prima volta la raccolta delle leggi promanava direttamente dall'autorit imperiale e in essa comparivano leggi generali. Le costituzioni prese in considerazione per la redazione andavano dall'ascesa di Costantino fino allo stesso Teodosio. L'Oriente era tuttavia minacciato dagli Unni, tanto che Attila ottenne un forte tributo. Alla morte di Teodosio II nel 450 gli succedette Marciano, comandante della guardia imperiale. Segu una politica reazionaria verso gli Unni, si rifiut di versare il tributo e li attacc quando Attila invase l'Italia. Alla morte di Marciano, nel 457, Leone fu proclamato imperatore, ma il suo generalissimo cadde nel tentativo di riprendere l'Africa. Gli succedette un ufficiale isaurco, Zenone. All'imperatore Leone succedette il nipote bambino Leone II, figlio di Zenone; il bambino mor e Zenone rimase l'unico imperatore. La dissoluzione del potere imperiale in Occidente L'imperatore Ezio attacc i barbari sul Reno e affid alle forze unne alleate il compito di annientare i Burgundi (436). Dopo alterne vicende Ezio vinsi anche i Visigoti (ridimensionandone il dominio in Aquitania) e i Franchi. Gli Unni in Occidente Costituivano il pericolo pi grande. Con Attila allargarono il loro dominio riducendo a una le popolazioni barbariche.Nel 451 Ezio sconfisse Attila in una battaglia ai Campi Catalaunici. L'anno dopo Attila invase l'Italia, assedi Aquileia. Un'ambasceria del papa Leone incontr Attila sul Mincio e lo ferm. Il re unno fu messo a morte nel 453; la sua costituzione imperiale si dissolse. Era evidente che le due parti dell'impero. avevano necessit di difendersi autonomamente. Ezio fu ucciso dall'imperatore Valentiniano nel 454, a sua volta assassinato l'anno dopo dai seguaci del generale. Sal alla dignit imperiale Petronio massimo e il senato si riprese per un attimo; spos Eudossia e destin Eudossia minore al matrimonio con suo figlio, gi promessa a Genserico, re dei Vandali. Questi si presentarono quindi alla foce del Tevere. Petronio fu ucciso dalla folla e i Vandali entrarono a Roma, saccheggiandola per 15 giorni. Fu eletto imperatore Avito, di origini galliche, subito deposto. Il potere era ora nelle mani di un generale barbaro, Ricimero. La parentesi di Maiorano Ricimero fece proclamare imperatore Maiorano, che attendeva la ratifica della sua elezione dall'imperatore d'Oriente, Leone. Maiorano aveva una forte consapevolezza dei mali dell'impero e tent di rivitalizzare i governi cittadini, ma fu eliminato da Ricimero nel 461. Il suo successore, Libio Severo, controllava solo l'Italia, invasa dai Vandali. Ricimero cerc un accordo con Costantinopoli contro i Vandali. Libio Severo fu eliminato e Ricimero ader all'accordo con Costantinopoli che, in cambio, volle scegliere l'imperatore d'Occidente. Scelse Antemio. I Visigoti procedevano all'invasione della Gallia. I rapporti fra i Visigoti e il generale barbaro si incrinarono quando questi candid alla porpora Olibrio (472), di famiglia di rango senatorio. Oreste e Romolo Augusto La citt di Roma fu assediata e saccheggiata per la terza volta da Olbirio e Ricimero, i quali subito dopo scomparvero. Venne acclamato Glicerio, non riconosciuto da Costantinopoli. Zenone nomin Giulio Nepote, contro il quale il generalissimo Oreste si ribell, nominando, alla sua fuga, il figlio Romolo, neanche lui riconosciuto dall'Oriente. Le truppe orientali si ribellarono poich desideravano le stesse condizioni delle truppe occidentali, entrambe ormai prevalentemente barbariche. Il generale Odoacre elimin Oreste e depose Romolo: fu designato dalle truppe nel 476. Zenone era ormai l'unico imperatore. Ricevette un'ambasceria del senato romano che affermava che non era pi necessario proclamare un altro imperatore dell'Occidente, giacch vi era Odoacre. L'impero di Occidente stava per finire. Le controversie religiose e la crescita dell'organizzazione ecclesiastica Nella parte orientale furono aspre le dispute religiose, che si intrecciavano con conflitti etnici e sociali. Il contrasto fra

le sedi episcopali di Alessandria e Costantinopoli apr l'opposizione fra monofisti egiziani (che riconoscevano la sola natura del Cristo) e i nestoriani (che separavano natura umana e divina del Cristo). L'Occidente era meno traviato da conflitti religiosi, eccetto quelli che riguardavano gli ariani e i cattolici. L'organizzazione ecclesiastica cresceva senza un quadro gerarchico preciso, motivo di controversie. I poteri dei vescovi erano autocratici, l'incarico era a vita e non potevano essere deposti. Il vescovo della capitale (metropolita) aveva l'autorit sugli altri vescovi. In base alla citt i vescovi vantavano una certa autorit, ma una vera e propria autorit centrale mancava ancora. La Chiesta cominciava inoltre ad assumere funzioni civili. La formazione dei regni romanobarbarici La novit di questi regni, che si formarono dopo l'invasione del 406, stava nel fatto che non solo i barbari erano accolti entro i confini imperiali, ma si consentiva loro di avere una sorta di struttura di stato autonoma ed esercitare una nuova sovranit. Lo strumento giuridico era quello dell'HOSPITALITAS, sulla base della quale i proprietari dovevano dare in uso un terzo della propria casa ai soldati. I romani che risiedevano nelle regioni prese in possesso dai barbari continuavano a risiedervi perdendo una parte delle loro terre. Tali popolazioni non devono essere state molto numerose. L'esercito romano era debole ed esiguo e l'integrazione barbarica divenne una necessit. I regni che si formarono furono: il regno dei Visigoti e dei Burgundi in Gallia, quello svevo in Spagna e quello dei Vandali in Africa. Si aggiunsero gli Angli e i Sassoni in Britannia, e gli Alamanni e i Franchi in Gallia. Nel 489 Zenone incaric Teoderico, re degli Ostrogoti, di riconquistare l'Italia. Odoacre fu ucciso e gli Ostrogoti presero il posto dei suoi seguaci, inaugurando un nuovo stato nel 493. Teoderico non si fece mai chiamare princeps, o imperatore. I regni romanobarbarici conservarono spesso le strutture amministrative che trovavano nelle regioni, per la necessit di continuare a garantirsi l'esazione dei tributi. La continuit fu garantita dal fatto che la legislazione romana fu assunta nelle leggi romanobarbariche. La fine dell'impero d'Occidente come problema storico Anche se la caduta fu silenziosa, vigeva la consapevolezza di un evento epocale. Affioravano ora piccole realt regionali che avrebbero successivamente dato luogo alle nazioni. Tuttavia la caduta dell'impero d'Occidente, simbolicamente avvenuta nel 476, ha subito un lungo processo. Le spiegazioni date insistono sulle cause interne della disintegrazione, da una parte, mentre dall'altra sull'impatto delle invasioni barbariche. Alcune di queste spiegazioni insistono su fattori naturali: la crisi demografica, l'esaurimento del suolo ecc. Altri hanno insistito su fattori culturali: la rivoluzione cristiana e la caduta di ideali storici sui quali reggeva l'impero. La caduta comunque ha duplice aspetto: quello della caduta di un'istituzione politica centralizzata, e il tramonto di una civilt antica. La dissoluzione dell'organismo politico unitario riguard solo l'Occidente e produsse esiti diversi nelle varie aree. Il secondo processo fu molto pi graduale. L'impero, che aveva saputo far corrispondere un'unica organizzazione politica all'egemonia culturale, si dissolse quando, da una parte, le basi materiali della sua sopravvivenza vennero meno, dall'altra, quando l'emergere delle culture locali, sostenute dalle stesse lites, hanno offuscato la cultura unitaria precedente.

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