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Da Platone a Tocqueville.

Tredici lezioni sui classici del pensiero etico-politico, di Stefano De Luca


Premessa
Nelle pagine che seguono il lettore trover i testi delle lezioni da me tenute presso la Fondazione Nuovo Millennio, nel quadro di un corso di storia del pensiero politico. Tale corso, articolato in dodici lezioni, aveva lo scopo di fornire, ad un pubblico di non-specialisti, un profilo generale e sintetico del pensiero etico-politico occidentale, attraverso quelli che possono essere considerati i momenti salienti del suo sviluppo. Inutile dire che un corso cos concepito mi ha posto dinanzi a due compiti assai difficili! il primo " stato quello di costringere i grandi classici della filosofia politica nel numero di dodici, con l#inevitabile sacrificio di personaggi di primo piano $due esempi per tutti! %gostino e Montesquieu&' il secondo " stato quello di riuscire, nel brevissimo tempo a disposizione per ogni singolo autore, a dire qualcosa di significativo, senza cadere negli specialismi e, al tempo stesso, senza scolorire nella genericit. (uanto al primo problema, non ho molto da dire! la scelta dei classici " sotto gli occhi del lettore' mi limito a sottolineare che la decisione di non andare oltre la seconda met dell#)ttocento risponde al bisogno di fornire agli studenti quei capisaldi della nostra tradizione culturale che sempre pi* spesso vengono sacrificati sull#altare di un#attualit tanto effimera quanto superficiale. (uanto al secondo problema, ho cercato di risolverlo facendo due scelte ben precise! anzitutto, andare diritto, per ogni autore, ai grandi nuclei concettuali, sforzandomi di restituirne, in un linguaggio chiaro e asciutto, la struttura teorica nella sua essenzialit $senza appesantimenti, dunque, ma anche senza eccessive semplificazioni&' in secondo luogo, pur nei limiti del tempo a disposizione, ascoltare gli autori dalla loro stessa voce, attraverso un#attenta selezione di testi. Inutile dire, infine, che questo lavoro, dovendo spaziare su un periodo cos vasto, ha grandi debiti verso l#opera di alcuni importanti studiosi! in particolare, esso deve molto, per la parte antica e medievale, agli studi di Francesco +alentini, e per la parte moderna alle monografie di Norberto ,obbio e di -iuseppe ,edeschi. .ate queste spiegazioni, penso che sia pressoch/ superfluo sottolineare i limiti entro i quali si muove il presente lavoro! esso non contiene nulla di pi* che tredici [*]sintetici profili di grandi pensatore politici. )gni capitolo " in realt una lezione, con tutte le caratteristiche, i pregi e i difetti di qualcosa di pensato per la comunicazione orale e non per la scrittura. 0 sebbene abbia sottoposto questi testi ad un#attenta revisione, non ho comunque inteso trasformarli in qualcosa di diverso da ci1 che erano originariamente. 2a mia unica speranza " che essi costituiscano, per chi li legger, l#occasione di ascoltare nuovamente la lezione dei grandi classici e di meditarla. 3oma, 4 gennaio 5667 8tefano .e 2uca

1. Platone
enni !io"rafici
9latone nasce ad %tene nel :;7<:;4 a.=. da famiglia di antica nobilt. Intorno al :>7 probabilmente conosce 8ocrate. Nel ?66, in seguito alla condanna a morte di 8ocrate ad opera del tribunale popolare di %tene, 9latone si allontana dalla vita politica e si reca a Megara con un gruppo di altri socratici. Nel ?77<?74 9latone viaggia in Magna -recia, dove conosce i pitagorici, e soggiorna presso .ioniso I $tiranno di 8iracusa&, stringendo amicizia con il cognato .ione. Il suo ritorno in patria sar assai avventuroso, perch/ .ioniso, irritato con lui, avrebbe dato ordine di sbarcarlo a 0gira, allora in guerra con %tene. Nel ?7@ e negli anni seguenti viene fondata l#%ccademia. 2a scuola viene consacrata al culto delle Muse e di %pollo! ne fanno parte 8peusippo, il nipote di 9latone, 8enocrate, 0udosso e, successivamente, %ristotele. Nel ?@4 muore .ioniso di 8iracusa e 9latone accetta l#invito a recarsi in 8icilia presso il giovane successore .ioniso II' il tentativo di riforma in senso aristocratico, caldeggiato da .ione, fallisce e il ritorno di 9latone ad %tene, ostacolato, avverr solo nel ?@A.

Nel ?@5, dietro pressante sollecitazione, 9latone accetta nuovamente di recarsi a 8iracusa, dove tuttavia non riesce ad ottenere il richiamo di .ione dall#esilio e dove va incontro ad un nuovo fallimento politico. 0# tenuto prigioniero da .ioniso II e solo con l#aiuto degli amici di Taranto riuscir a sottrarsi al tiranno. Muore nel ?:7<?:4, a 75 anni. .elle opere di 9latone, secondo la tradizione, rimangono un#%pologia di 8ocrate, ?: dialoghi e 5? lettere.

#l pensiero politico
%ll#origine della filosofia platonica sta un problema eminentemente etico-politico! il Bproblema 8ocrateB. 8e non partiamo dalla condanna a morte di 8ocrate - avvenuta nel ?66 a.=., quando 9latone ha, all#incirca, ;7 anni - non possiamo comprendere la riflessione di 9latone, perch/ " proprio da quel drammatico evento che quest#ultima prende le mosse. %lcuni critici arrivano a sostenere che l#intera filosofia platonica consista, in ultima analisi, nel tentativo di chiarire a s/ e agli altri il Bproblema 8ocrateB. %nzi, forse potremmo dire lo Bscandalo 8ocrateB. =osa era accaduto, infattiC 0ra accaduto che l#uomo Dpi* giusto del suo tempoE, come lo definisce lo stesso 9latone, colui che aveva dedicato la sua vita alla ricerca filosofica - praticando come nessun altro la virt*, il sapere e la giustizia -, era stato accusato del contrario, ossia di essere un uomo empio e corruttore, pericoloso per i suoi concittadini e il suo 8tato' e per tale ragione era stato condannato a morte. 2a verit BscandalosaB contenuta della vicenda di 8ocrate " l#evidente incompatibilit tra filosofia e politica. 0 poich/ filosofia significa sapere - e il sapere, nella concezione platonica, coincide con la virt* e con la giustizia - allora " evidente che la politica si " separata tanto dalla virt*, quanto dalla giustizia. 2o 8tato che condanna un uomo come 8ocrate " insomma uno 8tato ingiusto. Non a caso, dunque, il problema centrale della riflessione platonica sar quello di fondare uno 8tato giusto' e tale obiettivo fa dell#intera filosofia platonica, come ricordavo poco fa, un tentativo di risolvere il Bproblema 8ocrateB. 2a condanna di 8ocrate si inserisce in un contesto gi fortemente negativo. 2a seconda met del + sec. a.=. era stata caratterizzata dalle guerre peloponnesiache, l#ultima delle quali, conclusasi nel :>:, aveva sancito la disfatta di %tene e la sua sottomissione a 8parta. Nello stesso anno il regime democratico veniva sostituito, ad %tene, da un regime oligarchico, che divenne poi noto con il nome di regime dei Trenta tiranni' quest#ultimo, a sua volta, dur1 ben poco, giacch/ appena un anno pi* tardi Trasibulo restaur1 la democrazia. Fu tuttavia proprio il regime democratico a mettere a morte 8ocrate. =ome si pu1 comprendere, sia pure da questi rapidissimi cenni, quelli della giovinezza di 9latone sono anni di drammatico disordine politico, che segnano la fine dello splendore e dell#egemonia ateniese, nonch/ il progressivo disfacimento dell#unit stessa della polis. 9latone " profondamente segnato, anche sul piano personale, da questi eventi. %scoltiamo come egli stesso descrive la sua vicenda. (uando ero giovane, io ebbi un#esperienza simile a quella di molti altri! pensavo di dedicarmi alla vita politica, non appena fossi divenuto padrone di me stesso. )ra mi avvenne che questo capitasse allora alla citt! il governo, attaccato da molti, pass1 in altre mani, e cinquantuno cittadini divennero i reggitori dello 8tato F...G' sopra costoro, trenta magistrati con pieni poteri. Tra costoro erano alcuni miei familiari e conoscenti, che subito mi invitarono a prendere parte alla vita pubblica, come ad attivit degna di me. Io credevo veramente $e non c#" niente di strano, giovane come ero& che avrebbero purificata la citt dall#ingiustizia traendola ad un viver giusto, e perci1 stavo ad osservare attentamente che cosa avrebbero fatto. Mi accorsi subito che in poco tempo fecero apparire oro il governo precedente! tra l#altro, un giorno mandarono, insieme con alcuni altri, 8ocrate, un mio amico pi* vecchio di me, un uomo che io non esito a definire il pi* giusto del suo tempo, ad arrestare un cittadino per farlo morire, cercando in questo modo di farlo loro complice, volesse o no' ma egli non obbed , preferendo correre qualunque rischio che farsi complice di empi misfatti. Io allora, vedendo tutto questo, e ancora altri simili gravi misfatti, fui preso da sdegno e mi ritrassi dai mali di quel tempo. 9oco tempo dopo cadde il governo dei Trenta e fu abbattuto quel regime. 0 di nuovo mi prese, sia pure meno intenso, il desiderio di dedicarmi alla vita politica. F...G ,isogna riconoscere che gli uomini allora ritornati furono pieni di moderazione. 8e non che accadde poi che alcuni potenti intentarono un processo a quel mio amico, a 8ocrate, accusandolo di un delitto nefandissimo, il pi* alieno dall#animo suo! lo accusarono di empiet, e fu condannato, e lo uccisero, lui che non aveva voluto partecipare all#empio arresto di un amico degli esuli d#allora, quando essi pativano fuori della patria. +edendo questo, e osservando gli uomini che allora si dedicavano alla vita politica, e le leggi e i costumi, quanto pi* li esaminavo ed avanzavo nell#et, tanto pi* mi sembrava che fosse difficile partecipare all#amministrazione dello 8tato, restando onesto. Non era possibile far nulla senza amici e compagni fidati, e d#altra parte era difficile trovarne tra i cittadini di quel tempo, perch/ i costumi e gli usi dei nostri padri erano scomparsi dalla citt, e impossibile era trovarne di nuovi con facilit. 2e leggi e i costumi si corrompevano e si dissolvevano straordinariamente, sicch/ io, che una volta desideravo moltissimo di partecipare alla vita pubblica, osservando queste cose e vedendo che tutto era completamente sconvolto, finii per sbigottirmene. =ontinuavo, s , ad osservare se ci potesse essere un miglioramento, e soprattutto se potesse migliorare il governo dello 8tato, ma per agire,

aspettavo sempre il momento opportuno, finch/ alla fine m#accorsi che tutte le citt erano mal governate, perch/ le loro leggi non potevano essere sanate senza una meravigliosa preparazione congiunta con una buona fortuna, e fui costretto a dire che solo la retta filosofia rende possibile vedere la giustizia negli affari pubblici e in quelli privati F...G. +idi dunque che mai sarebbero cessate le sciagure delle generazioni umane, se prima al potere politico non fossero pervnuti uomini veramente e schiettamente filosofi, o i capi politici delle citt non fossero divenuti, per qualche sorte divina, veri filosofi. 9enso che la straordinaria ricchezza di questo brano giustifichi la lunghezza della citazione. In esso possiamo infatti rintracciare tutti gli elementi che concorrono a determinare la posizione di 9latone! la passione di fondo per la politica, la delusione derivante dell#esperienza oligarchica, la rinnovata fiducia $anche se meno intensa& determinata dal ristabilimento della democrazia, infine il dramma del processo a 8ocrate, con il definitivo allontanamento dalla vita pubblica. 9latone si dichiara DsbigottitoE! la crisi politica gli si rivela, in realt, come una crisi civile ed etica. 2eggi, costumi e vita politica sono travolte da una corruzione straordinaria, e tale crisi si estende al di l della stessa %tene, per investire l#intera civilt greca delle poleis, ossia delle citt-8tato. .i qui nasce la convinzione che solo una profonda riflessione filosofica possa risolvere la crisi politica! solo la filosofia, secondo 9latone, " infatti in grado di sollevarsi al di l delle mutevoli opinioni, per individuare con certezza ci1 che " giusto. Filosofia e politica devono perci1 essere strettamente congiunte, al punto che la fine delle sciagure, come dice 9latone, " collegata all#arrivo al potere della filosofia. 2a filosofia deve farsi potere! o i filosofi diventano capi politici, o questi ultimi diventano buoni filosofi. 8olo cos il problema politico potr essere risolto. In queste posizioni affiorano due punti fondamentali. In primo luogo, la politica appare come il motivo ispiratore della riflessione platonica' non a caso, alcuni studiosi hanno sostenuto che quest#ultima sarebbe Dil risultato di una vocazione politica mancata! l#idealista sublime, l#utopista, il mistico avrebbe sempre tenuto gli occhi sulla citt terrena, ansioso di renderla conforme a ragione e a virt*E[$]. In questa aspirazione alla conformit tra ragione e virt* possiamo rintracciare, in secondo luogo, la Bcatena di identitB che sta al fondo del pensiero platonico! virt*, sapere e politica sono indisgiungibili. 2a virt* concide infatti con il sapere e, al tempo stesso, con il vivere giusto, con la vita politica' dunque la politica " anche sapere. Il problema conoscitivo o scientifico $il sapere& " congiunto con il problema etico $la virt*& e con quello politico $l#ordine politico giusto&. Non a caso, nella 3epubblica troveremo tali dimensioni strettamente intrecciate tra di loro' ma prima di esaminare l#opera politica della maturit - e forse la pi* organica - ci soffermeremo, molto brevemente, sul -orgia' concluderemo infine con il 9olitico e con le 2eggi, che costituiscono le opere della vecchiaia. Nel -orgia troviamo una serie di temi importanti. In primo luogo, la condanna dell#azione politica degli %teniesi si estende anche a rappresentanti di primo piano come Temistocle, =imone, Milziade e lo stesso 9ericle. +i sono qui chiari accenti anti-democratici! l#espansione di %tene, negli anni della democrazia periclea, costituisce, agli occhi di 9latone, la causa dei mali attuali. 9er illustrare la sua posizione, 9latone ricorre ad un parallelo con la medicina [%]! gli ateniesi di oggi, egli dice, sono come coloro i quali si sono ammalati per eccesso di stravizie alimentari e, invece di prendersela con i cuochi, se la prendono con i medici che cercano di rimediare alla loro indigestione. Fuor di metafora! se %tene oggi " malata, ci1 dipende dalla dissennata politica democratica che l#ha Driempita senza temperanza e senza giustizia di porti, cantieri, mura, tributi e simili inezieE. -li eccessi democratici $eccessi di sviluppo economico& hanno fatto s che il corpo sano della citt si ammalasse! si tratta di un concetto fondamentale, sul quale torner1 in seguito, giacch/ in esso si manifesta la concezione negativa della ricchezza $e, in un certo senso, dello sviluppo economico& che caratterizza il pensiero di 9latone. Ma 9latone svolge un#ulteriore considerazione, sulla quale vale la pena di soffermarsi. (uando la citt tratta uomini politici come colpevoli, sento che questi si sdegnano e si lamentano di patire un gran torto' dopo aver fatto grandi benefici alla citt, essi vengono condannati ingiustamente, come dicono loro' ma " tutta menzogna. Nessuno che governi una citt pu1 perire ingiustamente per opera di essa. 0# presso a poco lo stesso caso di quelli che pretendono di essere uomini politici e maestri di retorica. %nche questi, persone dotte del resto, commettono tali assurdit! affermano di essere maestri di virt* e spesso accusano i loro discepoli di fare ingiuria proprio a loro, privandoli dello stipendio e negando loro il ricambio di qualche favore, pur essendo stati beneficati da essi. =he cosa di pi* irragionevole di un simile discorsoC )ssia di uomini che, divenuti buoni e giusti, mondati dell#ingiustizia per opera del loro maestro e in possesso della giustizia, facciano ingiuria con ci1 che non hannoH -li uomini politici, come i r"tori - dice in sostanza 9latone - ricevono ci1 che hanno seminato. Non " forse contraddittorio sostenere di avere insegnato la virt* e di ricevere, in cambio di ci1, comportamenti non virtuosiC %ttraverso queste considerazioni emerge la dura polemica di 9latone contro sofisti' non possiamo soffermarci a lungo su questo tema, ma qualcosa dovremo dire. 2a sofistica si sviluppa tra il culmine della civilt ateniese e i primi sintomi della sua decadenza! mentre un tempo #sofista# era semplicemente #colui che sa# ed " in grado di comunicare il suo sapere - insomma sofista era il sapiente in senso generale, e quindi anche il poeta, il letterato -, ora sofista sta ad indicare un insegnante $in genere di retorica&, che trasmette a pagamento le proprie conoscenze ed abilit. I sofisti offrono, nella seconda met del + secolo, una formazione che risponde alle esigenze individualistiche di una societ in pieno sviluppo economico-culturale! tale formazione si incentra

sull#uomo e sulle sue capacit effettive, mettendo da parte, come irrisolvibili, tanto il problema religioso $9rotagora scrive! Driguardo agli ."i, non ho la possibilit di accertare n/ che sono, n/ che non sono, opponendosi a ci1 molte cose! l#oscurit dell#argomento e la brevit della vita umanaE&, quanto quello conoscitivo e ontologico. +ale a dire! come non vi " alcuna possibilit di accertare o meno l#esistenza degli ."i, cos non vi " alcuna possibilit di rinvenire un criterio di verit assolutamente valido, n/ vi " la possibilit di cogliere le strutture reali dell#essere, della realt. %lmeno con -orgia arriviamo a questa posizione. .i qui il ruolo cruciale della retorica - anche per la natura politica delle citt ateniesi, che implicava il confronto pubblico attraverso discorsi - come arte del discorso e della persuasione, nonch/ la tendenza a proporre un sapere strumentale, che si proponeva esclusivamente di fornire all#individuo i mezzi per affermarsi. 2a 8ofistica, pur nelle sue diverse sfumature, aveva finito per proporre un#immagine BspregiudicataB del filosofo, come di colui che insegna, a pagamento, l#arte di sostenere e negare le stesse tesi, a seconda delle convenienze, senza alcuna preoccupazione morale o religiosa. 0# 8ocrate il primo a distanziarsi dalla 8ofistica! mentre per i sofisti il sapere $che non ha alcuna oggettivit& serve ai fini dell#affermazione personale, per 8ocrate esso serve a far emergere la consapevolezza di s/, la scoperta non solo del valore intellettuale, ma anche di quello etico e spirituale. In ci1 consiste la virt*! soltanto conoscendo noi stessi in profondit possiamo sapere ci1 che " bene e ci1 che " male. Tuttavia 8ocrate si paragona ad una levatrice! egli non pu1 insegnare la verit, ma solo aiutare a partorirla. (uella contro i sofisti ", in 9latone, una polemica costante. % loro va imputato, egli dice, il disprezzo di cui la filosofia " circondata! essi l#hanno trasformata in un sapere illusorio, dove si afferma tutto e il contrario di tutto, privo di ogni ancoramento morale e di ogni verit. In tal modo essi hanno anche creato l#impressione cha la filosofia sia inutile. Ma i sofisti, secondo 9latone, non sono filosofi $ossia amanti della sapienza e della verit&, bens filodossi, ossia amanti dell#opinione! essi pensano di sapere, ma in realt non sanno niente. +iceversa, il vero filosofo attinge la verit, che si trova nella sfera intellegibile delle idee e non nel mondo mutevole e ingannevole della realt sensibile. =on la dottrina della reminiscenza e la teoria delle idee 9latone supera il sapere socratico, che coincideva con la ricerca, senza poter addivenire ad affermazioni certe' 9latone ha reso il sapere un oggetto definito e conoscibile, per cui la filosofia si configura come una scienza e non una mera opinione. Il vero filosofo, possedendo la scienza delle idee $al cui interno l#idea di bene svolge il ruolo di BsoleB& sar anche il vero politico, perch/ sar l#unico che potr rendere migliori i cittadini. 9latone ha infatti una concezione BeducativaB della politica! il fine della politica consiste nel rendere migliori i cittadini. %l contrario =allicle - il suo interlocutore sofista all#interno del -orgia - ha una visione utilitaristica della politica! quest#ultima ha infatti il fine di soddisfare gli interessi dei cittadini. Ma se i fini della politica sono educativi, il vero politico sar allora il sapiente, o meglio, il filosofo. 8ocrate " il vero politico. %lle soglie della 3epubblica, " chiaro che la riforma dello 8tato deve avvenire, in primo luogo, costruendo lo 8tato ideale, vale a dire prescindendo, almeno per ora, dalla sua concreta realizzazione. =he lo 8tato tracciato nella 3epubblica sia uno 8tato ideale " esplicitamente affermato $e argomentato& dallo stesso 9latone. Nel dialogo, come sempre, 9latone affida a 8ocrate l#esposizione delle sue idee. 0 allora, feci io F8ocrateG, prima di tutto dobbiamo ricordarci che siamo giunti qui dove siamo, cercando che cosa sono la giustizia e l#ingiustizia. - 8 , dobbiamo ricordarcene' ma che cosa significaC, chiese. - Niente! ma se scopriremo che cosa " la giustizia, pretenderemo anche che l#uomo giusto non debba differirne in nulla, ma essere sotto ogni riguardo tale quale " la giustiziaC ) ci contenteremo che le si accosti pi* che pu1 e che ne partecipi molto pi* degli altriC - =os , disse' ci contenteremo. - 0ra dunque per cercare un modello, continuai, che cercavano cosa fossero la giustizia e l#uomo perfettamente giusto. 9er illustrare ulteriormente la sua posizione, 9latone fa anche l#esempio del pittore che dipinga il modello dell#uomo bellissimo' se dopo averlo dipinto, si potesse dimostrare che un tale uomo non esiste, si dimostrebbe forse con ci1 che il pittore " meno bravoC =ertamente no. .unque 9latone parla consapevolmente di uno 8tato BidealeB' ma ci1 non diminuisce affatto il suo valore. %nzi! ci1 che costituisce la sua idealit " la sua verit, perch/ ne fa il modello cui approssimarsi. Tale modello risponder infatti alla domanda fondamentale di 9latone - creare lo 8tato giusto - rintracciando in cosa consista la giustizia sia nello 8tato, sia nell#individuo. Ma vediamo quali sono le caratteristiche dello 8tato platonico. %nzitutto come nasce! 8econdo me, ripresi, uno 8tato nasce perch/ ciascuno di noi non basta a se stesso, ma ha molti bisogni F...G. =os per un certo bisogno ci si vale dell#aiuto di uno, per un altro di quello di un altro! il gran numero di questi bisogni fa riunire in un#unica sede molte persone che si associano per darsi aiuto, e a questa coabitazione abbiamo dato il nome di 8tato. =ome si pu1 vedere, l#origine dello 8tato " descritta in termini naturalistici e utilitaristici! lo 8tato sorge dall#insufficienza delle forze individuali rispetto ai bisogni. )gnuno di noi ha bisogno degli altri! e ci1 lo conduce ad associarsi con i suoi simili e a fondare lo 8tato. (uest#ultimo viene dunque fondato in nome del bisogno, dell#utilit e della non-autonomia del singolo.

9latone passa quindi a vedere come si sviluppa lo 8tato. Il concetto-chiave " sempre quello di bisogno. In primo luogo, gli uomini hanno bisogno di nutrirsi, quindi di avere un abitazione e dei vestiti. .i qui la prima configurazione dello 8tato platonico, composto da ? o : individui! un agricoltore, un muratore, un tessitore e, al limite, un calzolaio. 8orge il problema del tipo di organizzazione che si dar al lavoro! ogni individuo dovr provvedere personalmente a tutti i propri bisogni, oppure sar bene che ognuno di essi si BspecializziB in un mestiere, provvedendo, per quel ramo, anche ai bisogni degli altri individuiC 9latone si schiera risolutamente per la seconda ipotesi, affermando quindi con forza il principio della divisione del lavoro o della specializzazione. Tale scelta si basa su due considerazioni! in primo luogo, esiste una naturale diversit di talenti negli uomini, la quale fa s che ogni individuo abbia maggiori attitudini per un tipo di lavoro, piuttosto che per un altro' in secondo luogo, la specializzazione consente di migliorarsi, cosa che invece non pu1 accadere quando si devono svolgere funzioni diverse tra loro. Ma proprio in virt* della divisione<specializzazione del lavoro, lo 8tato platonico dovr allargarsi! ogni lavoratore, infatti, avr bisogno di determinati strumenti, che dovranno essere realizzati da individui appositamente specializzati. .i qui la seconda configurazione dello 8tato! oltre ai quattro individui iniziali, vi sar bisogno di falegnami, fabbri e molti altri operai' vi sar anche bisogno di pastori. 2o 8tato si fa dunque grande. 0d essendo grande " molto difficile che i suoi bisogni possano essere soddisfatti integralmente dal mercato interno. 8orge la necessit di importare merci dall#esterno e dunque anche la necessit di esportare una quota delle proprie. .i qui la necessit di produrre un surplus di beni, il che implica la necessit di aumentare il numero dei contadini e degli operai' il tutto abbisogna poi di commercianti, che svolgano le attivit di esportazione e importazione. .al commercio marittimo, poi, nasce un intero settore, con numerosi addetti. 0 cos via! lo 8tato diventa sempre pi* grande. (uello che ci interessa " che 9latone, dove aver dimostrato che lo 8tato assume via via una configurazione molto estesa, conclude illustrando il suo regime di vita, il quale appare caratterizzato da un#estrema semplicit. +ediamo in che modo vivranno uomini cos organizzati. Non forse producendo alimenti, vino, abiti e calzatureC 0 si costruiranno abitazioni e nella stagione calda lavoreranno per pi* seminudi e scalzi, nella fredda ben vestiti e calzati. 8i nutriranno di farine ricavate dall#orzo e dal frumento ora cuocendole ora impastandole, e serviranno belle focacce e pani su canne o foglie pulite. 8draiati su giacigli cosparsi di smilace e di mirto, banchetteranno bene in compagnia dei loro figlioli e ci berranno sopra vino, inghirlandati e cantando inni agli d"i, lieti di stare insieme. 0 non metteranno al mondo pi* figli di quanto consentano i mezzi di vita, per timore della povert o della guerra. F...G =os passeranno la vita, come " naturale, in pace e buona salute, moriranno in tarda et e trasmetteranno ai discendenti un sistema di vita simile a questo. .i fronte a questo quadro di semplicit agreste, dal sapore arcaicizzante, interviene -laucone, il quale, potremmo dire, fa avanti le esigenze del benessere! 8e, o 8ocrate, avessi costituito uno 8tato di porci, con quali altri cibi li avresti pasciuti, se non con questiC - 0 allora, -laucone, come si deve fareC, chiesi. - %deguarsi all#uso comune, rispose. 9er non sentirsi a disagio, dovranno stare sdraiati su letti, credo, e prendere i loro pasti a tavola, con quelle pietanze e quei pasticcini in uso anche oggid . 2a replica di 8ocrate a -laucone " assai interessante, perch/ contiene quella polemica contro la ricchezza e l#eccessivo sviluppo economico alla quale ho gi accennato[&]! ,ene, risposi, comprendo. % quanto sembra, non vogliamo soltanto sapere come nasce uno 8tato, ma uno 8tato gonfio di lusso. Forse per1 non " male, perch/ cos vedremo probabilmente come nascono negli 8tati giustizia e ingiustizia. 2o 8tato vero ", a mio giudizio, quello di cui abbiamo parlato ora, uno 8tato sano. Ma se voi volete che consideriamo anche uno 8tato rigonfio, nulla ce lo impedisce. 9latone prosegue enumerando i molti bisogni di uno 8tato #rigonfio# e le numerosissime categorie di uomini necessarie per soddisfarli' di qui un aumento esponenziale della popolazione, che rende insufficiente il territorio dello 8tato per rispondere ai bisogni di quest#ultima. In breve! il bisogno di molte altre professioni condurr alla impossibilit, per il prodotto interno agricolo, di essere sufficiente. .i qui la necessit di stabilire delle colonie e quindi di fare la guerra. .a questa, in base al principio della specializzazione, la necessit di un esercito professionale. In conclusione! lo 8tato sano risponde ai bisogni essenziali dei propri cittadini, senza moltiplicarli e sofisticarli eccessivamente' quando ci1 avviene, lo 8tato si #gonfia#, si ammala, ed " destinato a corrompersi. 2e riflessioni sull#esercito professionale ci permettono di passare alla discussione sulle diverse #classi# dello 8tato! esse saranno tre $governanti, guerrieri o custodi, produttori&, come in tre parti " divisa l#anima $l#anima razionale, la cui virt* " la sapienza, l#anima irascibile, la cui virt* " il coraggio, e l#anima concupiscibile, che " il principio di tutti gli impulsi corporei&. 9latone si sofferma soprattutto sulle classi dirigenti $governanti e custodi&, perch/ da esse - nel suo modo di vedere - dipende principalmente la possibilit di uno 8tato giusto.

+ediamo anzitutto cosa dice sui guerrieri o custodi. In primo luogo, i custodi devono essere scelti tra coloro nei quali prevale l#anima irascibile' essi devono inoltre essere dotati fisicamente ed amanti della sapienza! F...G il nostro futuro ed eccellente guardiano dello 8tato sar per natura filosofo, animoso, veloce e vigoroso. Tutto ci1 perch/ i guardiani dovranno essere coraggiosi e duri con i nemici esterni, ma miti con i propri concittadini. 2#educazione che riceveranno li dovr mettere alla prova, per vedere se hanno memoria, se sono leali, se resistono alle tentazioni dei piaceri. =onclude 9latone! e a chi superi le successive prove, nell#infanzia, nell#adolescenza e nella maturit, e risulti integro, si devono affidare il governo e la guardia dello 8tato e conferire onori da vivo e da morto. Il fine essenziale " che i custodi interiorizzino la norma secondo cui devono sempre agire per il bene supremo dello 8tato. (ui 9latone inserisce la famosa Bmenzogna della fratellanzaB. (uello di dire menzogne " un atto che, ancora una volta, avvicina la medicina alla scienza politica. 8e la verit va tenuta in gran conto, " d#altra parte vero, dice 9latone, che il falso rappresenta talvolta per gli uomini un farmaco' e come tutti i farmaci, il loro uso deve essere riservato ai medici e a nessun altro. =on una sola eccezione! se c#" qualcuno che ha il diritto di dire il falso, questi sono i governanti, per ingannare i nemici o i concittadini nel superiore interesse dello 8tato. 9remesso questo principio, 9latone passa ad illustrare la Bnobile menzognaB che " necessario raccontare ai custodi e ai reggitori. 9latone " consapevole del fatto che tale menzogna urter il senso comune e quindi premette che sar necessario essere degli abili persuasori, perch/ gli interessati possano prestarle fede. Ma l#interlocutore lo invita a mettere da parte gli scrupoli e ad illustrare finalmente la sua idea. 0bbene, parlo! pure non so con quale coraggio o quali parole mi esprimer1. =ercher1 di persuadere prima gli stessi governanti e i soldati, poi anche il resto dei cittadini, che tutta quell#educazione fisica e spirituale che noi davamo loro, essi credevano di sentirla e di riceverla, ma non erano che dei sogni' e veramente allora essi si trovavano entro la terra, gi plasmati ed allevati, essi stessi, le loro armi e, bello e fabbricato, tutto il resto del loro equipaggiamento. 0 quando in ogni dettaglio fu ultimata la loro preparazione, la terra loro madre li mise alla luce! ora essi sono tenuti a provvedere e a difendere la terra che abitano come fosse la loro madre e nutrice, se qualcuno l#assale, e a considerare gli altri cittadini come fratelli e Bnati dalla terraB. - Non era senza ragione, disse, che da un pezzo esitavi a dire questa menzogna. - Molto naturaleH risposi' ciononostante ascolta anche il resto del mito. =ontinuando il racconto, diremo loro cos ! voi, quanti siete cittadini dello 8tato, siete tutti fratelli, ma la divinit, mentre vi plasmava, a quelli tra voi che hanno attitudine al governo mescol1, nella loro generazione, dell#oro, e perci1 altissimo " il loro pregio' agli ausiliari, argento' ferro e bronzo agli agricoltori e agli altri artigiani. 9er questa generale comunanza di origine dovreste generare figli per lo pi* simili a voi' ma v#" caso che da oro nasca prole d#argento e da argento prole d#oro, e cos reciprocamente nelle altre nascite. 9erci1 la divinit ordina prima e particolarmente ai governanti di non essere di nessuno tanto buoni guardiani e di non custodire nulla con tanto impegno quanto i figli, osservando attentamente quale tra questi metalli si trova mescolato nelle anime loro' e se uno stesso loro figlio ha in s/ alla nascita bronzo o ferro, di non averne alcuna piet, ma di usare alla natura il riguardo dovutole e di respingerlo tra gli artigiani o tra gli agricoltori' e reciprocamente, se da costoro nascono figli che abbiano in s/ oro e argento, di rendere loro gli onori dovuti e d#innalzare quelli ai compiti di guardia, questi ai compiti di difesa F...G. 2a Bnobile menzognaB riflette due esigenze tipicamente platoniche. 2a prima " l#unit dello 8tato, che " anche il suo bene supremo, cos come il male supremo sta nella divisione, nelle discordie interne' da questo punto di vista, la comune origine determina la fratellanza dei cittadini e quindi stabilisce una sorta di vincolo familiare fra tutti costoro' in un certo senso, fa dello 8tato un#unica famiglia. =i1 dovrebbe determinare grande attaccamento allo 8tato e grande collaborazione reciproca. 2#altra esigenza " che lo 8tato sia aristocratico, ossia che in esso prevalgano i migliori! il fatto che ogni individuo riceva la propria natura prima di nascere - e con essa il proprio compito - fa s che la distinzione gerarchica dei ruoli sia assicurata, scoraggiando altres emulazioni e conflitti che sarebbero causa di discordie. I ruoli sono pre-destribuiti! ognuno nasce per andarsi a collocare in un ruolo ben preciso, che la natura gli ha assegnato' il tutto all#interno di un ordine ferreo. Ma l#educazione, prosegue 9latone, non basta per avere dei buoni custodi' affinch/ ci1 avvenga, " necessario che essi vengano messi in un regime di vita ben preciso. 9rima di tutto nessuno deve avere sostanze personali, a meno che non ce ne sia necessit assoluta' nessuno deve poi disporre di un#abitazione o di una dispensa cui non possa accedere chiunque lo voglia. 3iguardo alla quantit di provviste occorrenti ad atleti di guerra temperanti e coraggiosi, devono ricevere dagli altri cittadini, dopo averla determinata, una mercede per il servizio di guardia, in misura n/ maggiore n/ minore del loro annuo fabbisogno. .evono vivere in comune, frequentando mense collettive come se si trovassero al campo. 9er quello che concerne l#oro e l#argento, occorre dire loro che nell#anima hanno sempre oro e argento divino, per dono degli d"i, e che non hanno alcun bisogno di oro e argento umano F...G. %nzi a essi soli tra i cittadini del nostro 8tato non " concesso di maneggiare e toccare oro e argento, e di

entrare sotto quel medesimo tetto che ne ricopra' n/ di portarli attorno sulla propria persona n/ di bere da coppe d#argento e d#oro. 0 cos potranno salvarsi e salvare lo 8tato. .i fronte al regime BcomunisticoB proposto per i custodi - un regime che esclude qualsiasi forma di possesso personale %dimanto rivolge a 8ocrate un#obiezione! ma saranno felici, in tal modo, i custodiC 0ssi, in fondo, pur possedendo lo 8tato, non ne derivano quei vantaggi che tutti gli altri invece ne ritraggono. 2a risposta di 8ocrate " fondamentale, perch/ rende esplicito come nello 8tato platonico vi sia un primato assoluto dello 8tato sull#individuo. %nzi, forse potremmo dire che per l#individuo non vi " spazio alcuno, se non nello 8tato e per lo 8tato. .iremo - risponde 8ocrate - che non ci sarebbe affatto da meravigliarsi che anche cos costoro Fi custodiG fossero molto felici. 9ure, noi non fondiamo il nostro 8tato perch/ una sola classe tra quelle da noi create goda di una speciale felicit, ma perch/ l#intero 8tato goda della massima felicit possibile. F...G )ra, noi crediamo di plasmare lo 8tato felice non rendendo felici alcuni pochi individui presi separatamente, ma l#insieme dello 8tato. F...G =os , per esempio, supponiamo che, mentre siamo intenti a dipingere una statua, si presenti uno a criticarci e affermi che alle parti migliori della figura non applichiamo i colori pi* belli, adducendo il motivo che gli occhi, che costituiscono la parte migliore, non sono colorati in vermiglio, ma in nero' ci sembrerebbe di rispondergli bene con queste parole! B%mmirevole amico, non credere che noi dobbiamo dipingere gli occhi tanto belli che non sembrino neppure pi* occhi' e cos per le altre parti. .evi osservare invece se, colorando ciascuna parte con la tinta conveniente, rendiamo bello l#insieme. =os anche ora non costringerci ad assegnare ai guardiani una felicit tale da renderli qualunque altra cosa che guardiani. 8appiamo anche noi rivestire gli agricoltori di abiti fini, tuffarli nell#oro, invitarli a lavorare la terra per diletto' sappiamo anche noi far coricare al posto d#onore, accanto al fuoco, i vasai per bene e mangiare, mettendo loro vicino la ruota da vasi, ma con la facolt di lavorare secondo la voglia che ne abbiano' e in simile modo rendere beati tutti gli altri per fare felice lo 8tato intero. 9er1 non ci devi dare di questi consigli! se ti obbediamo, l#agricoltore non sar pi* agricoltore, n/ il vasaio vasaio' e non ci sar pi* nessuno che mantenga il suo posto, condizione questa dell#esistenza dello 8tato. F...G 8i deve dunque esaminare se dobbiamo istituire i guardiani per far loro godere la massima felicit possibile' o se, guardando allo 8tato nel suo complesso, si deve farla godere a questo' e costringere e convincere questi ausiliari e guardiani e cos pure tutti gli altri a eseguire meglio che possono l#opera loro propria. 2o 8tato platonico " dunque un#unit in cui l#insieme " superiore alla somma della parti $che, nel suo caso, sono gli individui&' " un insieme organico, nel quale le parti non sono relativamente autonome $come in una somma&, ma hanno senso e prendono significato soltanto nella loro reciproca interrelazione, come funzioni di un unico corpo. .el resto, " lo stesso 9latone a usare la metafora dell#organismo, all#interno della riflessione su quale sia il bene supremo dello 8tato! 9ossiamo dunque citare per lo 8tato un male maggiore di quello che lo divide e lo fa di uno moltepliceC ) un bene maggiore di quello che lega lo 8tato e lo fa unoC - Non possiamo. - )ra, non " elemento di coesione la comunanza di piacere e dolore, quando tutti cittadini si rallegrano e si addolorano, per quanto " possibile, in eguale maniera per i medesimi successi e per le medesime disgrazieC - 8enz#altro, rispose. - 0 non sono un fattore dissolvente i piaceri e i dolori quando, pur essendo identici i casi che toccano sia allo 8tato sia ai privati cittadini, gli uni provano massimo dispiacere, gli altri massima gioiaC - Indubbiamente. - )ra, ci1 non succede forse quando i cittadini non usano concordemente le espressioni, #il mio# e #il non mio#C e analogamente per #l#altrui#C - 0satto. - 0bbene, quello 8tato in cui la maggioranza usa con l#identico scopo e alla stessa maniera l#espressione #il mio# e #il non mio#, non " uno 8tato ottimamente amministratoC 8 , certo. - 0 non " quello che pi* s#avvicina a un individuoC 9er esempio, quando, supponiamo, veniamo colpiti a un dito, se ne accorge tutta la comunione del corpo con l#anima, ordinata in unico sistema sotto l#elemento che in essa governa' e sente tutta quanta insieme il dolore della parte offesa ed " cos che diciamo che l#uomo ha male al dito. 0 non vale lo stesso discorso per qualunque altro organo umano, quando si parla di dolore se una parte soffre, di piacere se si risanaC - 8 , rispose, vale lo stesso discorso' e, per rispondere alla tua domanda, assai prossimo a un simile individuo " lo 8tato con ottima costituzione. Tale posizione conduce 9latone a sostenere, per le classi superiori, non solo la comunanza dei beni, ma anche quella delle donne e dei figli' insieme alla propriet privata dei beni scompare cos la famiglia. Investito della suprema missione di realizzare la giustizia, lo 8tato platonico si insinua infatti in ogni aspetto della vita. Il numero dei matrimoni, nonch/ quello dei figli, viene stabilito dallo 8tato' la procreazione " rigidamente controllata, secondo criteri quantitativi, eugenetici e cronologici' infine i figli vengono subito allontanati dalla famiglia ed educati in comune dallo 8tato, in modo tale che nessun genitore possa riconoscere un singolo individuo come proprio figlio, ma riconosca come tali tutti gli individui aventi una certa et. Infine, 9latone affronta la questione cruciale! la condizione che rende giusto un simile 8tato. 8iamo di nuovo al tema dei filosofi-reggitori. 2#educazione del filosofo non potr limitarsi alla ginnastica per il corpo e alla musica $opportunamente depurata& per l#anima, come avveniva per i custodi' essa comprender un piano di studi, che consiste nel graduale elevarsi

dal sensibile all#intellegibile mediante la matematica, l#astronomia, la musica e la dialettica. Il filosofo che avr ricevuto tale educazione avr il dovere di ridiscendere tra gli uomini, per assumerne il governo. 2#ultimo argomento della 3epubblica sul quale vale la pena di soffermarsi " la teoria delle forme di governo. %lla fine del I+ libro 9latone determina in cosa consista lo 8tato perfetto o giusto! " lo 8tato nel quale le tre classi, come le tre virt* fondamentali, hanno la loro adeguata espansione, adempiendo il compito assegnato loro dalla natura. 2a giustizia consiste in questa virt* regolatrice, la cui assenza o la cui presenza insufficiente determina la degenerazione dello 8tato, cio" la disarmonia dei fattori che lo compongono. =iascuna forma degenere dello 8tato " collegata all#altra, nel senso che la produce, secondo un processo di progressiva degradazione o allontamento dalla perfezione. .all#aristocrazia, che " lo 8tato perfetto, si passa alla timocrazia, quindi all#oligarchia, alla democrazia e infine alla tirannia. 2a causa originaria della degenerazione " di tipo biologico. 0# un errore nella regolamentazione della generazione! congiungendo fuori tempo le spose e gli sposi ne nascono figli imperfetti. .i qui una progressiva degenerazione individuale, un progressivo impoverimento culturale, che determiner analoga decadenza nello 8tato. 2a prima forma degenerata " la timocrazia! in essa prevale l#elemento irascibile o animoso, e dunque l#ambizione e la tendenza alla ricchezza piuttosto che alla virt*. I membri della classe dominante divengono proprietari e riducono in servit* le classi inferiori, provvedendo essi stessi alla guerra. 2a classe dominante diviene un#aristocrazia militare. 2a tendenza a coltivare, sia pure in segreto, i piaceri della ricchezza conduce allo 8tato oligarchico, basato esclusivamente sul censo. 8i tratta di uno 8tato imperfetto sotto un triplice riguardo! anzitutto, la direzione del governo non " affidata ai pi* capaci, ma ai pi* ricchi' in secondo luogo, lo 8tato perde la sua unit, giacch/ al suo interno si formano lo 8tato dei ricchi e quello dei poveri' in terzo luogo, va perso il principio della specializzazione, giacch/ tutti esercitano tutte le funzioni e ognuno pu1 alienare $ossia vendere& ci1 che possiede. .i qui la nascita della democrazia, che " economica e morale al tempo stesso! economica, perch/ la libert di alienazione conduce ad una sempre crescente povert e quindi rende la classe dei poveri largamente maggioritaria' morale, perch/ il povero vede nel governante soltanto un ricco, perdipi* illegittimamente arricchito. Ne risulta una lotta intestina, che si conclude con la vittoria dei poveri e l#instaurazione della democrazia! questa " caratterizzata dall#eguaglianza politica e dal sorteggio della maggior parte delle cariche. Nella democrazia, 9latone distingue tre categorie! i cittadini politicamente attivi, guidati dai demagoghi' i cittadini pi* capaci, che divengono ricchissimi' e la classe pi* numerosa, quella degli operai e degli sfaccendati. I demagoghi, per accattivarsi il favore degli operai e degli sfaccendati, che rappresentano la maggioranza, redistribuiscono gli averi tolti ai cittadini pi* ricchi' questi ultimi tentano allora di difendersi e vengono accusati di m"ne oligarchiche. In questa situazione di scontro, nasce il tiranno, come capo del popolo' egli continua la politica democratica, mettendo a morte o esiliando i nemici e promuovendo le abolizioni di debiti o le redistribuzioni di beni e terreni. 8tretto dalla necessit di mantenersi al potere, il tiranno " costretto a ogni sorta di ingiustizia o delitti. % ognuna delle forme degenerate corrisponde un tipo umano! il timocratico " ambizioso, apprezza le virt* guerriere e, invecchiando, inclina alla brama di ricchezze' l#oligarchico ha le caratteristiche dell#avaro' il democratico " psicologicamente un dissipato, preda del variare dei suoi desideri immediati' il tirannico " addirittura un mostro, perch/ in lui si scatenano quegli istinti violenti e abnormi che, osserva 9latone, qualche volta si manifestano nei sogni. 8ulle opere successive alla 3epubblica - in genere interpretate in termini di maggiore realismo - " probabile che abbiano influito le esperienze personali di 9latone. 9latone effettua infatti tre viaggi in 8icilia, a 8iracusa. Il primo nel ?77, quando ha ?6-:> anni' chiamato dall#amico .ione - il quale tenta di realizzare una riforma politica dello 8tato, allora retto dal tiranno .ionisio il +ecchio - 9latone si reca a 8iracusa, ma i rapporti con il tiranno diventano ben presto difficili e il filosofo " costretto ad un ritorno burrascoso e drammatico. Il secondo viaggio avviene nel nel ?@@, quando il filosofo ha ormai @5-@; anni. % .ionisio " succeduto il figlio, sul quale .ione pensa di avere grande influenza' l#intenzione " quella di sostituirsi al tiranno, ma questi se ne accorge, bandisce lo zio .ione e tiene praticamente prigioniero 9latone per qualche tempo. Il terzo viaggio " del ?@5, quando 9latone ha @@-@4 anni' il filosofo cerca di far revocare l#esilio nei confronti di .ione, ma non vi riesce e pu1 tornare ad %tene solo grazie all#intervento di %rchita. Ma torniamo alle opere. Nel 9olitico la suddivisione delle forme di governo muta notevolmente! lo 8tato perfetto " quello governato da un re intelligente, il quale possegga saldamente l#arte regia. 8ar questa - e non le leggi - ad ispirare l#esercizio del potere. 2a discussione sulle leggi " degna di rilievo. 9latone svaluta lo 8tato legale, perch/ la legge, in virt* della sua generalit ed astrattezza, non pu1 prevedere l#infinita variet dei casi. 2e norme fisse presentano quindi due inconvenienti! il primo " quello gi detto, per cui esse si rivelano inadeguate di fronte a nuove situazioni' il secondo " che il cambiarle getta il discredito sulle norme stesse. 2a fissit delle leggi nuoce a qualsiasi arte, giacch/ impedisce ogni perfezionamento e ogni ricerca. %ncora peggiore di uno 8tato governato da leggi fisse " tuttavia uno 8tato dove colui che presiede alle leggi sia scelto per alzata di mano o per sorteggio! evidente la polemica di 9latone, di ispirazione conservatrice, contro la democrazia ateniese. 0# bene non mutare le antiche leggi e non permettere che vengano infrante. .i fronte alla retta costituzione, ossia alla costituzione secondo scienza, avremo allora due vie diverse! la via legale e la via

illegale. Nella prima avremo monarchia, aristocrazia e democrazia' nella seconda democrazia, oligarchia e tirannia. (uindi la democrazia " l#ultima $e la peggiore& delle forme legali e la prima delle forme illegali. Il re " assimilato al tessitore, cos come la politica " l#arte della tessitura e dell#intreccio! egli possiede strategia, arte del giudicare, arte retorica, sia pure sempre sotto la direzione della scienza politica. Il monarca, grazie all#arte regia, costituir un#armonica orditura dei vari caratteri dei cittadini, temperando gli eccessi mediante l#educazione ed eliminando coloro i quali si rivelino incorreggibili. 2o 8tato ideale " quindi lo 8tato senza leggi, governato da quella specie di dio in terra che " il re, fornito dell#arte politica. Ma 9latone riconosce che nessun uomo, il quale eserciti un potere assoluto, riesce a non macchiarsi di ingiustizia e di violenze' se a governare " un uomo e non un .io, " impossibile sfuggire alle sofferenze e ai mali e l#unica cosa che si pu1 fare " cercare di Dobbedire a quanto in noi vi " di immortale in pubblico e in privato, nel fondare gli 8tati e le famiglie chiamando legge il precetto della menteE. 2o 8tato di cui parla 9latone nelle 2eggi " per l#appunto uno 8tato legale, nel quale il ruolo del filosofo, a differenza della 3epubblica, non " quello del reggitore, ma quello del legislatore! egli si limita a conferire razionalit allo 8tato mediante norme tratte dalla sua sapienza e poi si ritira. Il ricorso alle leggi " perci1 - coerentemente con l#impostazione del 9olitico - una necessit di fatto e una rinuncia alla situazione ideale. Non esistono infatti leggi o ordinamenti, ribadisce 9latone, superiori alla sapienza! la giustizia che " nelle cose dispone che l#intelletto non dipenda da nulla ma diriga tutto, se " un intelletto veramento libero e nobile. 9urtroppo, continua 9latone, Doggi non ci sono intelletti con queste qualit' solo qualcuno ne gode in minima parte. Noi quindi dobbiamo ricorrere a ci1 che tiene il secondo posto dopo l#intelletto, l#ordinamento politico e la legge, che possono estendere la loro guida su moltissimi aspetti della vita, ma non su tuttiE. %lle osservazioni sui limiti insiti nella legge, per via del suo carattere generale, si aggiunge qui la costante valutazione pessimistica del mondo contemporaneo, che " tipica dell#atteggiamento platonico. 2e caratteristiche dello 8tato delineato nelle 2eggi sono comunque sostanzialmente coerenti con l#impostazione platonica di fondo, anche se presentano qualche accentuazione autoritaria. %nzitutto, lo 8tato si configura come un#entit chiusa, ostile ad ogni rapporto commerciale! 8e fosse stata sul mare, la capitale Fdello 8tatoG, pur essendo fornita di porti ma avendo alle spalle una regione non fertilissima, e quindi priva di molti prodotti, io ti dico che tale 8tato avrebbe avuto bisogno di legislatori divini e di un uomo non comune al timone, se - data la sua stessa configurazione naturale - non volesse accogliere in s/ dal mare una variet disordinata di costumi e di vita. F...G Il mare vicino alla regione abitata " cosa piacevole giorno per giorno, ma in sostanza " un#amara e salata vicinanza. 9erch/ lo 8tato si riempirebbe allora di traffici e di affari commerciali, e nascerebbe in lui costume di falsit e incostanza nelle promesse, s che esso stesso ne diverrebbe infido e nemico di s/ nei suoi rapporti interni, e parimenti sarebbe nei riguardi degli altri all#esterno. 0# un rimedio contro questo male il fatto che esso sia fertile' ma se tu dici che la sua terra " accidentata " chiaro che la fertilit del suo suolo non " illimitata, cos nella qualit come nella quantit dei prodotti. 8e cos fosse, sarebbe facile esportare in grande quantit, e si riempirebbe di moneta d#oro e d#argento' e di questo io dico che non c#" pi* grande male e pi* grande ostacolo perch/ uno 8tato consegua costumi giusti ed elevati. In secondo luogo, la suddivisione del territorio avviene secondo rigidi criteri matematici, di tipo egualitario. 2o 8tato ideale viene quindi definito in termini rigidamente organicistico-unitari! " lo 8tato Dcome un sol uomoE. .ico quindi che lo stato pi* civile e la forma di costituzione e l#ordinamento legislativo pi* perfetti si trovano l dove tutta la vita dello stato si pu1 riassumere in questo detto antico! B2a cosa dell#amico " dell#amicoB. (uanto ho detto vale sia nel caso che ci1 gi si realizzi in qualche luogo della terra, sia per il futuro, - comuni cio" le donne, i figli comuni e comune ogni avere - in tale caso con ogni mezzo ci1 che si definisce privato viene strappato alla vita dell#uomo, d#ogni parte, con ogni sforzo ci si industria di collettivizzare in qualche modo anche ci1 che la natura ha fatto particolare propriet, e gli occhi e le orecchie e le mani hanno la sensazione di vedere insieme, udire insieme, agire insieme e concordemente tutti insieme, quanto pi* possono, danno l#approvazione o il biasimo come un solo uomo, delle stesse cose sanno la gioia o soffrono il dolore' e dove le leggi danno cos la massima unit allo stato in ci1 esse hanno la pi* giusta e pi* degna definizione della loro perfezione. In questo stato potrebbero vivere beati sia un gruppo di d"i, sia di figli di d"i. Non occorre perci1 cercare altrove esempio di costituzione, ma attenersi a questo e cercare di realizzarlo meglio che sia possibile. 2a propriet privata viene ammessa, ma solo come BusufruttoB di una propriet statale' inoltre l#ordinamento catastale, come quello demografico, " fissato una volta per tutte $D" necessario stabilire che il numero dei focolari costituiti ora da noi, non dev#essere mutato mai, sempre uguale, non deve crescere di una unit n/ calare di unaE&. +i " inoltre assoluto divieto di libert economica!

Non c#" posto in questo ordinamento per gli affari e le speculazioni, anzi per l#intima natura di questo ordinamento nessuno ha diritto n" potere di mercanteggiare in speculazioni degne di schiavi, perch/ un mestiere cos vergognoso travolge il costume e nessuno pu1 ritenere dignitoso l#usare di questo mezzo per far denaro. %l divieto di libert economica si accompagna, ancora una volta, la concezione radicalmente negativa della ricchezza! l#obiettivo di rendere lo 8tato virtuoso e felice " incompatibile con l#obiettivo di renderlo Dquanto pi* ricco " possibileE, giacch/ se " logico che chi " felice sia anche retto, " impossibile, dice 9latone, essere insieme ricco e onesto, almeno nei limiti della nozione volgare di ricchezza. 2a conclusione " che nello 8tato non ci deve essere oro n/ argento, n/ grosse speculazioni finanziarie realizzate per vile mestiere e con l#usura, e nemmento illeciti guadagni sulla necessit dell#allevamento del bestiame, ma soltanto di doni che offre la terra e questi in misura da non costringere chi li raccoglie a trascurare il fine di ogni ricchezza! parlo dell#anima e del corpo che senza educazione morale e fisica non possono diventare degni di nessuna stima. 0# per questa ragione che io ho ripetuto pi* volte che bisogna lasciare all#ultimo posto il pensiero della ricchezza' essendo tre sole le cose per cui l#uomo si d cura, il pensiero della ricchezza se vuol essere al giusto posto dev#essere il terzo e l#ultimo, in mezzo la cura del corpo e avanti a tutto l#attenzione rivolta all#anima. 2a divisione in classi avviene su basi censitarie, perch/ non si pu1 fare altrimenti' 9latone preferirebbe una rigorosa eguaglianza, ma riconosce che, al momento della formazione del nuovo 8tato, alcuni individui si troveranno comunque in possesso di un numero maggiore di beni, rispetto ad altri. Ne consegue che la distribuzione delle cariche dovr avvenire non solo sulla base della dignit personale, dell#appartenenza familiare e dei talenti individuali, ma anche sulla base della ricchezza, sempre per1 in modo misurato e facendo s che non ne derivino dissensi. 9latone prevede, in base al patrimonio, quattro classi di cittadini, tra le quali pu1 realizzarsi anche una certa mobilit $ascensiva o discensiva&' ma pone chiari limiti all#arricchimento e all#impoverimento, nella convinzione che l#eccessiva miseria o l#eccessiva ricchezza producano inevitabilmente una situazione di discordia, che rappresenta, ai suoi occhi, la Dpi* grave malattiaE che possa affliggere lo 8tato. (uanto ai matrimoni, questi sono rigidamente regolamentati dallo 8tato e finalizzati ai suoi superiori interessi. Il criterio che li deve ispirare " la mediet, la temperanza! non dovranno essere fuggite le nozze con i poveri, n/ dovranno essere affannosamente cercate le nozze con i ricchi $e, in ogni caso, sono preferibili le prime&. Inoltre, chi ha un carattere ardito e impetuoso dovr cercare di Dfarsi genero di padri equilibrati' chi invece ha contraria natura, deve indirizzarsi verso una parentela contrariaE. In generale, anche se ognuno " portato ad unirsi con il proprio simile, " bene che nei matrimoni ci1 non avvenga' altrimenti i ricchi cercheranno la ricchezza, i potenti il potere, e da ci1 ne deriver una diseguaglianza sempre pi* accentuata all#interno del corpo sociale. I matrimoni ispirati all#insieme di questi princ pi, conclude 9latone, saranno di grande utilit sia per lo 8tato che per le famiglie' e non " un caso che l#utilit pubblica preceda quella privata, giacch/ per il filosofo la regola universale delle nozze " che Dognuno deve contrarre matrimonio nell#interesse dello 8tato, non per suo piacereE. 9latone prevede inoltre una sorta di prima fase di imposizione delle leggi, affinch/ queste possano radicarsi nei costumi! %teniese! F...G noi stiamo per fondare uno stato proprio in modo coraggioso ed audace. =linia! Ma come tu puoi dire questo, oraC .immi perch/. %teniese! 9erch/ noi diamo leggi con facilit arrischiata a uomini che non hanno esperienza, senza sapere come le accoglieranno. 0# chiaro, =linia, e tutti vedrebbero, anche uno sciocco, che in principio non sar facile che anche uno solo di loro le accetti, ma se sapremo resistere finch/ i bambini degustate le leggi e cresciutivi si siano sufficientemente assuefatti al loro spirito e partecipino alle elezioni comuni di tutto lo stato, se tutto questo avverr, se in qualche modo o con qualche mezzo riuscir, io vi dico che anche per tutto il tempo futuro a questo tempo presente avr grande sicurezza di non dissolversi uno stato cos ben avviato.F...G %teniese! +ediamo quindi di trovare una via buona per arrivarci. Io credo, =linia, che i =nossii pi* di tutti gli altri =retesi non devono badare alla terra che ora colonizzate solo come per scaricarsi di un dovere sia pure verso gli d"i, ma impegnarsi seriamente per rendere le magistrature supreme della colonia quanto " pi* possibile buone e durevoli. 9er le altre l#importanza " minore, ma " assolutamente necessario scegliere con massima cura i pi* alti custodi delle leggi. =linia! (uale " dunque la strada per attingere questo fine, e quali sono le ragioni di questa stradaC %teniese! (uesta. I =nossii, o figli di =reta, sono fra voi quelli che hanno una pi* alta tradizione politica' bisogna quindi che essi insieme agli altri giunti nella nuova sede scelgano fra tutti ?4 uomini, di cui 56 da tutti gli altri coloni e il resto solo da quelli di =nosso' saranno questi un dono che i =nossii faranno al nuovo stato e persuaderanno te o con una certa forza ti costringeranno ad essere cittadino della colonia nuova ed uno dei 57.

9er le elezioni 9latone dice di aver cercato un sistema di compromesso tra monarchia e democrazia, distinguendo chiaramente tra l#eguaglianza immediata $e livellatrice& e l#ottima eguaglianza, che coincide con il principio dell#unicuique suum! 8chiavi e padroni non diventano amici, n/ lo diventano valenti e incapaci portati allo stesso livello, l#uguaglianza fra ineguali diviene ineguaglianza, se non c#" criterio di giusto limite. 9er questi due fattori gli stati pullulano di sedizioni. 0# vera l#antica sentenza che l#uguaglianza genera la concordia, " una formula esatta e logica, ma quale sia l#uguaglianza che pu1 far ci1 non " molto chiaro, e quindi il problema ci lascia molto perplessi. =i sono due specie di uguaglianza, hanno lo stesso nome, ma nei fatti sono quasi l#una contraria all#altra per molte ragioni' l#una pu1 realizzarla ogni stato ed ogni legislatore, nella distribuzione delle cariche' " uguaglianza immediata per misura, peso, quantit, e nelle suddette distribuzioni si pu1 aiutarsi anche con un sorteggio. 2#altra, la vera e ottima uguaglianza, non a tutti " facile vederla. Il discernerla appartiene a Ieus, gli uomini la godono sempre in misura minima, ma per quanto sia piccola la misura in cui " presente negli stati e negli individui, " sempre fonte di ogni vantaggio. 0# dare di pi* a ci1 che vale di pi*, di meno a ci1 che vale meno, dare a ciascuno ci1 che gli spetta secondo il suo valore reale' cos pi* grande onore a chi " migliore, il contrario a chi " nella condizione contraria per virt* ed educazione' a ciascuno il suo. 2a forma pi* notevole di intervento statale " infine di carattere religioso. (uello delle 2eggi " uno 8tato teocratico, imperniato su una teologia di carattere astrale e dotato di una legislazione religiosa molto severa, che vieta pratiche religiose diverse da quella della religione ufficiale e che punisce l#ateismo con la prigione o la morte. Il supremo organo teologico " il #=onsiglio notturno#, composto dai dieci custodi pi* anziani delle leggi e da tutti i cittadini premiati per la loro virt*' a questi si aggiungono quelli che, tra gli osservatori andati all#estero alla ricerca di esperienza legislative, siano ritenuti degni di tale incarico. I componenti del =onsiglio ricevono un#educazione speciale $come i filosofi nella 3epubblica& e in sostanza si rinnovano per cooptazione' loro supremo scopo " rappresentare l#uno nella molteplicit, giacch/ unico " il principio informatore che regola lo 8tato e anima le sue differenti istituzioni.

$. 'ristotele
enni !io"rafici
%ristotele nasce nel ?7:<?7? $quando 9latone ha :: anni& a 8tagira, una piccola citt della penisola calcidica, all#estrema periferia del mondo greco. 8tagira " sottoposta all#influenza del regno di Macedonia, alle cui vicende %ristotele rimarr legato per sempre $il padre Nicomaco era infatti medico alla corte macedone&. .ue osservazioni! dalla professione del padre %ristotele riceve forse un incentivo verso gli interessi naturalistici' dalla collocazione sociale deriva invece il diverso rapporto con la politica, rispetto a 9latone, visto che la contesa per il potere politico gli era preclusa tanto in patria $ove vigeva la monarchia&, tanto in %tene $in quanto straniero&. =omunque, in %ristotele la vita etico-politica non " pi* il fine, ma una parte ed un oggetto tra i tanti del sapere' in ci1 egli prefigura, secondo alcuni studiosi, l#intellettuale ellenistico che, a partire dal III secolo, vive in un mondo dominato dalle monarchie assolute. Nel ?@4 $quando ha 54 anni& %ristotele giunge ad %tene, dove diviene membro dell#%ccademia platonica, forse dietro presentazione della corte macedone. 2o attirano in essa soprattutto le ricerche logiche e scientifiche. Nell#%ccademia rimane per venti anni, fino alla morte di 9latone, ossia nel ?:4. %llora %ristotele, che ha ?4 anni, si reca ad %sso, in %sia Minore, dove entra in amicizia con 0rmia, il signore della citt, e ne sposa la figlia 9izia' anche 0rmia era nell#area di influenza macedone. 2 conosce il naturalista Teofrasto, che rimarr suo discepolo, seguendolo anche a Mitilene. Nel ?:; %ristotele viene invitato da Filippo II ad assumere l#incarico di precettore del futuro %lessandro Magno. Nel ??7, in seguito alla vittoria di =heronea, %lessandro Magno stabilisce la supremazia macedone sull#intera -recia. In questo quadro %ristotele pu1 tornare in tutta sicurezza, nel ??A, ad %tene. 3otti i rapporti con l#%ccademia, egli apre una scuola con corsi regolari presso il tempio di %pollo 2icio, detta perci1 2iceo $ma anche 9er pato&. Il 2iceo ha caratteristiche diverse dall#%ccademia. Fra i suoi frequentanti non esiste alcun legame religioso o politico, alcuna regola comune di vita. Meno aperto alla libera discussione dialettica $l#insegnamento di %ristotele era in certo qual modo BufficialeB&, il 2iceo lascia pi* spazio alle ricerche settoriali e specializzate. 0sso ha un#organizzazione perfetta! i diversi corsi coprono quasi tutti i campi del sapere $filosofia, scienze naturali, politica, filologia, fisica, medicina, matematica&, pur mantenendo tra essi un collegamento unitario. Inoltre per ogni campo viene curata una raccolta sistematica di materiali di studio $si pensi alla raccolta delle 5A7 costituzioni di citt greche, andate purtroppo perse, con l#eccezione di quella ateniese&, con il risultato di fornire la scuola di un#ampia biblioteca. Nel ?;? muore %lessandro Magno e riprende vigore, in %tene, il partito anti-macedone. %ristotele " quindi costretto a lasciare la citt e a riparare a =alcide, in 0ubea, dove muore nella casa della madre nel ?;;, a @; anni.

#l pensiero politico
9er comprendere il pensiero politico di %ristotele bisogna prendere le mosse dall#0tica nicomachea, all#interno della quale il filosofo individua l#oggetto e il fine della scienza politica! l#oggetto consiste nelle prescrizioni legali su che cosa si debba e non si debba fare' il fine consiste nel bene dell#uomo. Tra etica e scienza politica vi sono notevoli affinit. %nzitutto, entrambe sono scienze pratiche, ossia scienze che hanno come fine non il sapere in se stesso $come fanno le scienze teoretiche, ossia matematica, fisica e metafisica&, ma un sapere finalizzato al concreto agire umano e al suo valore. 0ntrambe, inoltre, hanno per oggetto il mondo umano, caratterizzato dalla libert, e si muovono dunque nell#ambito della conoscenza probabile, a differenza delle scienze teoretiche, che, avendo per oggetto il regno della necessit, possono raggiungere un sapere certo e rigoroso. In secondo luogo, entrambe sono scienze di natura politica, giacch/ anche l#etica presuppone i rapporti sociali tra gli uomini. %ristotele, tuttavia, definisce propriamente BpoliticaB solo la scienza che si occupa dello 8tato, ossia della forma pi* alta e complessa di convivenza umana. % differenza dell#etica, infatti, la scienza politica non si occupa dell#individuo, ma dello 8tato. 2a differenza tra etica e scienza politica risiede dunque nel passaggio dalla dimensione individuale a quella collettiva' essa non riguarda il fine, che " identico $il bene dell#uomo&, ma l#oggetto, che non " il singolo, ma la collettivit. 0d " tale differenza, secondo %ristotele, a segnare la superiorit della scienza politica sull#etica! egli infatti sostiene che se Dil bene " degno di essere amato anche per un solo individuoE, esso " tuttavia Dpi* bello e pi* divino quando riguarda popoli e cittE. % queste considerazioni si aggiunga il fatto che %ristotele, sempre nell#0tica nicomachea, preannuncia in qualche modo la 9olitica! egli rileva infatti come i filosofi precedenti non abbiano discusso la legislazione, cosa che invece egli intende fare, esaminando anche le forme di governo, sia per discernere quale sia la migliore, sia per comprendere come esse siano ordinate. %ristotele assegna dunque alla sua 9olitica tanto fini prescrittivi $o normativi&, quanto fini descrittivi $o conoscitivi&. Nella 9olitica troviamo quattro punti di contatto con il pensiero di 9latone! 5& la concezione organicistica dello 8tato $che porta con s/ la superiorit di quest#ultimo sull#individuo&' ;& la concezione naturalistica dell#origine dello 8tato $il quale sorge dai bisogni&' ?& la concezione etica dello 8tato $il quale ha un fine, che " la giustizia&' :& la concezione legale dello 8tato $qui l#affinit si restringe, fermi restando tutti i necessari distinguo, al 9latone delle 2eggi&. Tali punti di contatto non implicano tuttavia una piena identit di vedute. =ome vedremo, anche l dove sono riscontrabili delle affinit, tra 9latone e %ristostele restano significative differenze. %nzitutto, nella concezione organicistica dello 8tato, che in %ristotele " decisamente meno rigida e meno radicale' pur restando impregiudicata la superiorit del tutto sulle parti $ossia dello 8tato sugli individui singoli&, in %ristotele la totalit organica dello 8tato consente, al suo interno, quella molteplicit e quella differenza che 9latone tende ad annullare, in nome di una concezione radicalmente unitaria. 2o 8tato di cui parla 9latone - lo 8tato Dcome un sol uomoE [(] - costituisce un#unit eccessivamente ristretta, che annulla tutte le differenze e sembra non sottintendere alcun molteplice' ma poich/ il carattere essenziale della polis " per l#appunto l#unit nella molteplicit $molteplicit di funzioni, di classi sociali, di caratteri, ecc.&, ne consegue che una unit concepita troppo radicalmente, sino ad annullare la molteplicit, distrugge la polis medesima. .ice %ristotele! D" come se si volesse ridurre l#accordo musicale a un solo tono e il ritmo a una sola misuraE. 9assiamo ora a considerare il modo in cui %ristotele spiega la nascita dello 8tato! esso, come ogni altra associazione, dice il filosofo, viene costituito con il fine di raggiungere qualche bene. 8e questo vale per ogni associazione umana, argomenta %ristotele, a maggior ragione dovr valere per lo 8tato, che rappresenta la forma suprema di associazione. %ttenzione, per1! da questa somiglianza tra tutte le forme di associazione $in quanto tutte caratterizzate da un orientamento finalistico al bene&, taluni ne derivano una conclusione errata, e cio" che tra i diversi capi $padrone, amministratore, magistrato, re& dei vari tipi di associazione vi sia una differenza meramente quantitativa! in sostanza, la differenza starebbe nel numero dei membri dell#associazione sulla quale si comanda. 9er contestare tale conclusione %ristotele descrive la nascita dello 8tato con metodo analitico e storico-genetico $vale a dire, con un metodo che dapprime scompone qualsiasi realt nei suoi elementi pi* semplici e poi, a partire da essi, ricostruisce la genesi della realt indagata&! 9rimieramente " necessario che si associno quegli esseri che non possono vivere l#uno separato dall#altro, come la femmina e il maschio a causa della riproduzione $e ci1 non per libera scelta, ma, come negli altri animali e nelle piante, " naturale anche nell#uomo la tendenza a lasciare un altro essere simile a s/&' e chi " per naturale disposizione adatto al comando e chi

all#obbedienza, onde il consorzio umano pu1 conservarsi. 9oich/ l#essere dotato di intelligenza e preveggenza " dominatore e signore per natura' chi pu1 eseguire con le facolt corporali le prescrizioni di questo, " soggetto o schiavo! perci1 gli interessi del padrone coincidono con quelli dello schiavo. 9er natura dunque " determinata la condizione dell#essere femminino e dell#essere servile, poich/ la natura nelle sue creazioni non rassomiglia agli artigiani dozzinali, come quelli che fanno le spade delfiche, opera meschina' ma adatta ciascun essere alla sua funzione F...G. In questo testo sono presenti numerosi e importanti elementi. %nzitutto il carattere naturalistico della prima forma di associazione! la famiglia nasce da un bisogno naturale, addirittura biologico, e dunque assolutamente necessario. (ui naturale sta per necessario, ossia per Bnon-volontarioB. In secondo luogo, altrettanto BnaturaleB " la divisione degli uomini in Badatti al comandoB e Badatti all#obbedienzaB! ne consegue che la divisione tra governanti e governati affonda le sue radici nella BnaturaleB diseguaglianza tra uomini e che " assolutamente necessaria al fine di conservare qualsiasi forma di associazione umana. 2a predisposizione naturale che giustifica il comando di alcuni uomini sugli altri sta nell#intelligenza e nella preveggenza! colui il quale possiede tali doni " dominatore e signore per natura, dice %ristotele, mentre chi pu1 eseguire con le facolt corporali le sue prescrizioni " soggetto o schiavo. (uesta distinzione " data dalla natura, che adatta ciascun essere alla sua funzione. 2a famiglia, conclude %ristotele, " Dl#associazione formata per i bisogni immediati della vita ... secondo naturaE. 8e torniamo al parallelo con 9latone, vedremo che motivo comune " l#origine BnaturaleB dello 8tato! esso nasce dai bisogni $qui dal bisogno biologico della riproduzione, in 9latone dai bisogni primari di nutrizione e protezione&. In %ristotele possiamo cogliere una sottolineatura della naturalit, in termini biologici' egli inoltre ci propone una ricostruzione storica dell#evoluzione delle forme sociali, partendo dalle forme minori di associazione' ma comune ad entrambi " la spiegazione in termini naturalistico-utilitaristici dell#origine dello 8tato. 3iprendendo la ricostruzione aristotelica, la tappa successiva, dopo la famiglia, " il villaggio. 2a logica rimane la stessa! il villaggio " un#associazione di famiglie che si propone di raggiungere una utilit pi* ampia e complessa, rispetto alla famiglia. 0# in sostanza l#aggregazione che nasce da un#espansione e sofisticazione dei bisogni! anch#esso dunque un fenomeno naturalistico. Infine abbiamo l#associazione di pi* villaggi, che " la citt, la quale ha come caratteristica l#autosufficienza. =onclusione di %ristotele! F...G ogni citt " per natura, se per natura sono anche le prime associazioni, essendo la citt il risultato finale cui tendono queste associazioni' e il fine determina la natura degli esseri. 8e la citt " un fatto naturale, ci1 significa che l#uomo sar un essere naturalmente sociale. 0d infatti %ristotele afferma! F...G 2#uomo " animale per natura socievole! sicch/ l#uomo estraneo a ogni convivenza civile per natura e non per sorte " un essere o al di sopra o al di sotto dell#umanit F...G 8i tratta di uno dei capisaldi della teoria politica aristotelica! l#uomo " un essere socievole per natura e pertanto le istituzioni sociali e politiche nascono e si sviluppano altrettanto naturalmente. (uesto modo di spiegare l#origine e lo sviluppo delle istituzioni politiche avr una fortuna straordinaria. ,isogner infatti aspettare Jobbes $e dunque 56 secoliH& perch/ esso sia rovesciato nei suoi assunti e nelle sue conclusioni! l#uomo, dir il filosofo inglese vissuto nel #@>>, " un essere naturalmente asociale, che entra inevitabilmente in guerra con i suoi simili' dunque le istituzioni politiche, lungi dal nascere naturalmente, sono il frutto di una consapevole scelta dell#uomo - sono veri e propri artifici -, il quale se ne serve per salvare la propria vita dalla distruttivit della propria natura. Ma torniamo ad %ristotele. 2a sua ricostruzione della nascita e dello sviluppo dello 8tato si conclude con una interessante riflessione sul linguaggio! " quindi manifesto che l#uomo " animale socievole in grado maggiore delle api e di ogni animale che vive in gregge. Niente infatti, secondo noi, la natura fa invano' solo l#uomo tra tutti gli animali ha la parola. 2a voce pu1 esprimere dolore e piacere, perci1 l#hanno anche gli altri animali $fin qui infatti giunge la loro natura, d#avere la sensazione del dolore e del piacere e significarlo' la parola poi ha il fine di manifestare ci1 che " utile e ci1 che " dannoso& e per conseguenza anche ci1 che " giusto e ci1 che " ingiusto. (uesto infatti " il carattere proprio dell#uomo rispetto agli altri animali, che solo ha la nozione del bene e del male, del giusto e dell#ingiusto e di tutte le altre antitesi morali. 2#associazione degli esseri forniti di queste nozioni crea la famiglia e la citt. %rrivata a questo punto, l#analisi aristotelica inverte la sua direzione, percorrendo il cammino opposto! dopo essere partita dal particolare $i due individui che formano la famiglia& per arrivare al generale $la citt&, ora dal generale torna al particolare, per dimostrare come la citt sia condizione dell#individuo. (ui %ristotele presenta la classica concezione organicistica, in virt* della quale il tutto " qualcosa di superiore alla somma delle parti. 9er natura poi la citt " la condizione della famiglia e dell#uomo singolo. Il tutto infatti " necessariamente condizione della parte, poich/ tolto il tutto, non si ha n/ piede n/ mano, se non di nome, come se si dicesse una mano di pietra! essendo una

mano staccata dal tutto soltanto una mano morta. Infatti il valore di ogni organo consiste nella sua funzione e nella sua potenza' cos le membra ridotte in condizione di frammenti non si possono chiamare membra se non di nome. %dunque, che la citt sia un fatto naturale e condizione per la vita dell#individuo appare manifesto! se infatti ciascuno da s/ non basta a se stesso, sar rispetto alla citt nella stessa relazione, che le parti al tutto! e chi non " atto a partecipare alla vita civile o non ne ha bisogno, non pu1 divenire membro della citt, sicch/ o " belva o .io. 9er natura dunque tutti sentono l#impulso verso siffatta associazione. Tale impulso naturale alla costituzione della citt ha inoltre un#importante conseguenza etica! il primo che ne gett1 le basi, fu causa di grandissimo bene. =ome infatti l#uomo, se ha raggiunto la perfezione inerente alla sua natura, " il migliore degli animali, cos quando non si regola secondo le leggi e non s#ispira all#idea di giustizia, " il pessimo, poich/ dannosissima " l#ingiustizia fornita di mezzi per recar danno. 2#uomo infatti dispone di tutti i mezzi per usare prudenza e virt*, e questi mezzi pu1 adoperare a fini perversi. 9erci1 senza la virt* l#uomo " l#animale pi* empio e pi* selvaggio, inclinato nel modo peggiore ai piaceri sensuali e al cibo. 2a giustizia " elemento e condizione della societ civile' perch/ il diritto " norma della convivenza civile, e la pratica di esso consiste nella decisione di ci1 che " giusto. (ui appare la concezione legale ed etica dello 8tato. %bbiamo dunque visto come %ristotele spieghi la nascita e lo sviluppo delle associazioni umane, attribuendo un carattere fortemente naturalistico a questo processo, e come egli delinei una concezione legale, etica ed organicistica dello 8tato. Ma, come abbiamo gi evidenziato, l#organicismo teorizzato da %ristotele " ben diverso da quello di 9latone. 0d " nella cornice di questa fondamentale differenza che possiamo inserire la celebre critica aristotelica al comunismo platonico. In primo luogo, %ristotele sostiene che il sistema collettivistico presenta un inconveniente di fondo, legato alla natura umana. -li uomini tendono infatti a prendersi meno cura delle propriet comuni, giacch/ Dciascuno attende con maggiore impegno ai suoi interessi privati che a quelli pubbliciE' inoltre, quando la propriet " comune, gli individui tendono a non impegnarsi in prima persona, ma a fare affidamento sull#attivit altrui. (ueste disposizioni naturali fanno s che la comunanza delle donne e dei figli provochi effetti assai dannosi! poich/ nella citta platonica, dice %ristotele, Dciascuno si trova in relazione con mille figli di tutti i cittadiniE e la paternit rimane incerta, ne consegue che o gli adulti trascureranno egualmente tutti i giovani, o ciascun cittadino rivendicher per s/ i giovani in buone condizioni fisiche e morali. In secondo luogo, %ristotele rivolge la sua critica alla comunanza dei beni. 0sistono tre modi, egli dice, di risolvere il problema della propriet! conferire ai privati la propriet dei fondi, ma consumare collettivamente i frutti che in essi vengono prodotti' oppure, considerare comune la propriet della terra, ma dividerne i frutti secondo i bisogni particolari' infine, stabilire che tanto la terra quanto i suoi frutti sono propriet comune. )ra, le soluzioni che prevedono la propriet comune della terra presentano due inconvenienti di fondo, di natura economica e di natura psicologica. 2#inconveniente economico consiste nel fatto che Dnon potendo esservi sempre proporzione tra i godimenti che ne risultano e l#opera che si presta, di necessit si solleveranno querimonie contro quelli che godono o ricevono molto e lavorano poco, da parte di coloro che ricavano poco lavorando moltoE. 0# vero che secondo %ristotele l#uomo " un essere socievole' ma il filosofo non manca di rilevare come tale socievolezza non sia priva di difficolt! basta guardare, osserva realisticamente, Dalle associazioni dei viaggiatori, dove quasi sempre nascono dissensi e attriti per le cause pi* ovvie e pi* meschineE. % ci1 si aggiunga il fatto che, in generale, la propriet arreca grande soddisfazione all#uomo, poich/ asseconda un aspetto fondamentale della sua natura. +eniamo cos all#argomento BpsicologicoB a favore della propriet! questa si radica nelll#amore verso se stessi, che - dice %ristotele - non D" effetto di capriccio, ma di naturaE. 0# giusto biasimare l#egoismo' ma quest#ultimo non va confuso con l#amore di s/, che costituisce un sentimento naturale e indispensabile, comune a tutti gli uomini, il quale si trasforma in egoismo solo quando si spinge al di l del giusto. Infine, soltanto la propriet individuale pu1 consentire l#esercizio della generosit! venire in aiuto di amici, stranieri o compagni, dice %ristotele, " Dcosa dolcissimaE, che d reale soddisfazione $e ha vero valore& solo quando i beni che si impegnano in tale aiuto siano propri. Infine %ristotele muove a 9latone due obiezioni cruciali. 2a prima riguarda la causa delle discordie che avvelenano la convivenza tra gli uomini, causa che 9latone collocava proprio nell#esistenza della propriet privata. 8i tratta, secondo %ristotele, di un formidabile errore, giacch/ tali discordie Dsono mali inerenti non al sistema individualistico Fdella proprietG, ma alla perversit umanaE, come ci conferma il fatto che Dvediamo spesso la discordia regnare molto pi* violenta tra pochi che hanno un sistema comunistico di propriet che tra molti i quali hanno propriet individualiE. 2a seconda obiezione di %ristotele riguarda gli inevitabili effetti del sistema collettivistico sulla vita degli uomini! inoltre " anche giusto rilevare non solo i mali di cui vanno immuni i sistemi a base collettiva, ma anche i beni di cui sono privi. =on essi infatti la vita ci appare insopportabile. 2#errore di 8ocrate sembra derivare dalla base falsa del suo ragionamento! poich/ se l#unit " necessaria per la famiglia e per la citt, non bisogna spingere questo principio alle ultime conseguenze. 2a citt, procedendo su questa via, finirebbe con l#annullarsi, o, non annullandosi, menerebbe vita assai grama' e sarebbe lo stesso che se si volesse ridurre l#accordo musicale a un solo tono e il ritmo a una sola misura. Ma

conviene, come ho gi detto sopra, creare con l#educazione l#unit e la socievolezza nella citt, senza pregiudizio della molteplicit dei suoi elementi F...G. +eniamo ora alla concezione legale dello 8tato. Noi sappiamo che in 9latone lo 8tato legale $nel 9olitico come nelle 2eggi& " una soluzione di ripiego dettata dalla realt, visto che lo 8tato perfetto, quello senza leggi, " irrealizzabile. +iceversa, per %ristotele lo 8tato legale non " un ripiego, ma la soluzione migliore. Il cuore concettuale di questo argomento sta nella contrapposizione tra governo degli uomini e governo delle leggi, che %ristotele sviluppa nelle pagine dedicate all#analisi della monarchia. .opo aver distinto tra le diverse forme in cui si " realizzata storicamente la costituzione monarchica $monarchia spartana, monarchia barbara, dittatura elettiva e monarchia dei tempi eroici&, %ristotele si sofferma sulla monarchia come potere assoluto di uno, per contrapporlo al potere delle leggi. 2a questione cruciale, dice il filosofo, " Dse convenga che FqualcunoG abbia un potere assoluto o non convengaE' in altre parole, Dse convenga essere retto da un ottimo reggitore o da ottime leggiE. =hi sostiene la prima ipotesi si basa sul carattere generale, astratto e fisso della legge, che le impedisce di contemplare tutti i casi particolari' in base a ci1, ritiene che sia meglio non affidarsi interamente alle prescrizioni scritte e alle leggi. 2a risposta di %ristotele a questa argomentazione " duplice. %nzitutto, chiunque governi ha comunque bisogno di prescrizioni generali! non " forse meglio, infatti, affidare il governo a qualcosa che non sia soggetto alle passioni, come la leggeC In secondo luogo, quando tali prescrizioni non prevedono un caso particolare, con cosa dobbiamo affrontare quest#ultimoC =hi giudicher del caso particolareC Kno solo che si distingua per merito o la totalit dei cittadiniC 9er %ristotele " migliore la seconda soluzione, perch/ il giudizio emesso dalla totalit dei cittadini, presa nel suo insieme, " sicuramente migliore del giudizio emesso da un singolo' inoltre la collettivit " meno corruttibile delle piccole consorterie e meno condizionabile dalle passioni $giacch/ queste passioni dovrebbero prendere tutti contemporaneamente&. In terzo luogo, " innaturale che ad un uomo solo sia concessa la sovranit su tutti i cittadini, quando la citt " formata da eguali. 3iguardo poi alla monarchia assoluta $e abbiamo questa quando il re impera su tutti secondo la sua volont& sembra ad alcuni che non sia conforme a natura che ad un uomo solo sia concessa la sovranit su tutti i cittadini, quando la citt " formata da eguali! poich/ esseri per natura eguali debbono avere gli stessi diritti e la stessa dignit' e quindi se " dannoso che uomini ineguali abbiano egual nutrimento e lo stesso vestiario, cos sarebbe ingiusto stabilire tale livellamento per gli onori, ma altrettanto ingiusto sarebbe che uomini eguali avessero inegual trattamento. 9erci1 " giusto che nessuno abbia il potere pi* di quanto lo subisca, e si alterni la condizione di governante con quella di governato! in ci1 consiste la legge' e l#ordine politico si identifica con la legge. 0# preferibile infatti l#impero della legge a quello di qualunque cittadino F...G 2a sovranit della legge equivale adunque alla sovranit di .io e della mente, la sovranit dell#uomo equivale a quella dell#animale! poich/ la cupidigia e le passioni traviano, quando sono al potere, anche gli uomini migliori. Ma la legge " senza passioni. %bbiamo dunque due argomenti! il pi* importante " che la legge " preferibile all#uomo, in quanto non " condizionata dalle passioni. 2a sovranit della legge " assimilabile ad una sovranit impersonale, come quella di .io o della mente' mentre la sovranit dell#uomo singolo equivale alla sovranit dell#animale, soggetto alle passioni. Il secondo argomento, chiaramente anti-monarchico, consiste nella tesi secondo cui, quando " indispensabile prendere decisioni discrezionali $e %ristotele ammette senz#altro che si diano molti casi non previsti dalla legge e nemmeno prevedibili&, allora " bene che decidano molti e non uno solo. (uanto alla classificazione delle costituzioni, la suddivisione di %ristotele - che avr, anch#essa, una fortuna straordinaria " quella sestuplice, in base a due criteri! il criterio descrittivo del numero dei governanti $uno, pochi o molti& e quello valutativo del modo in cui viene esercitato il potere $se nell#interesse comune o nell#interesse dei governanti&. -razie a questo secondo criterio, valutativo o normativo, %ristotele pu1 distinguere le forme di governo in rette e degenerate! abbiamo cos monarchia, aristocrazia e polit a, che degenerano rispettivamente in tirannide, oligarchia e democrazia. Tale suddivisione non " comunque lineare, perch/ %ristotele esamina molte forme intermedie, con intento descrittivo. 2a classificazione aristotelica potrebbe essere esaminata anche alla luce di un altro criterio valutativo. Il punto di partenza " costituito dalla netta opzione a favore del governo delle leggi $dotato dunque di un organo collegiale con compiti legislativi&, e a scapito del governo degli uomini! tale scelta esclude sostanzialmente la costituzione monarchica, dato che questa, nella sua forma pi* pura, " il potere assoluto di un uomo $anche se, nella realt, questa pu1 venire pi* o meno sfumata' sembra inoltre di capire che %ristotele considera tale forma storicamente esaurita e superata&. .iviene ovvio, a questo punto, che la tirannia rappresenti per %ristotele la costituzione peggiore, in quanto forma pura del potere pi* personale, assoluto e crudele. 3imangono quindi soltanto altri quattro tipi di costituzione, che possono essere suddivisi in base al criterio dell#equilibrio o della mediet! da una parte stanno le costituzioni BbuoneB, nelle quali i vari elementi della citt stanno in un qualche equilibrio tra loro, e sono l#aristocrazia $che contempera ricchezza, libert e virt* - dunque ricchi, poveri e nobili& e la polit a $che contempera ricchezza e libert, ricchi e poveri&' dall#altro stanno le costituzioni BcattiveB, nelle quali prevale un solo elemento della citt, e sono l#oligarchia $prevalenza della ricchezza& e la democrazia $prevalenza

della libert e della povert&. (ueste ultime tendono a provocare, a causa della loro unilateralit, una situazione di disordine, dalla quale nasce la tirannia. Nella trattazione della democrazia - dal punto di vista del criterio del numero - %ristotele insiste principalmente sulla superiorit dell#insieme sociale rispetto al singolo individuo! l#affidare il potere piuttosto alla moltitudine che ai migliori, pochi di numero, potrebbe sembrare soluzione soddisfacente, e degna di favorevole accoglienza, forse anche la pi* pratica. Infatti la maggiornaza, della quale ciascun singolo membro pu1 non essere un uomo superiore, tuttavia nella sua totalit vede pi* giustamente che ciascuno degli uomini superiori, come i conviti fatti per contribuzione sono migliori di quelli fatti a spese di uno solo. 0ssendo infatti molti, ciascuno ha la sua parte di virt* e di senno, e messi insieme, la moltitudine diventa come un uomo, dai molti piedi, dalle molte mani, fornita di molteplici sensi, con una morale e un#intelligenza avente tutti i vantaggi dell#unit e molteplicit. 9er questa ragione la moltitidine giudica le opere misucali e poetiche pi* rettamente che i singoli individui competenti! poich/ chi giudica meglio una parte, chi un#altra, e tutti complessivamente giudicano meglio. Il filosofo, conscio dei rischi insiti nell#affidarsi alla moltitudine e non ai BmiglioriB, precisa tuttavia che i diritti politici dei cittadini meno eminenti $che saranno la maggioranza& dovranno essere attivi e non passivi. 2a massa dei cittadini, dice infatti %ristotele, " formata da quanti non sono ricchi n/ hanno alcuna qualit eminente. =erto, la partecipazione di questi alle maggiori magistrature non " cosa priva di pericoli $poich/ per mancanza d#equit e di temperanza ora commetteranno ingiustizie ed ora incorreranno in errori&! d#altra parte, il non conceder loro questa partecipazione " cosa pericolosa $poich/ quando molti sono privi degli onori e delle ricchezze, la citt sar necessariamente piena di nemici&. 2#unica cosa che si pu1 loro concedere, " di deliberare sugli affari pubblici e di prendere parte ai giudizi nei tribunali. 9erci1 8olone e alcuni altri legislatori riconoscono alla massa dei cittadini il diritto di eleggere i magistrati e di esercitare un sindacato sull#opera loro, ma non permettono di esercitare magistrature individuali. Tutti assieme infatti hanno una discreta dose di buon senso' e, trovandosi in mezzo ad essi uomini di senno, sotto l#influenza di questi, agiscono bene e giovano cos alla citt' F...G Ma gli individui ciascuno per s/ non sono in grado di giudicare rettamente. %ristotele rifiuta infine un#obiezione che potremmo definire BtecnocraticaB, ossia basata sulla competenza specialistica! in base ad essa, alcuni sostengono che la moltitudine non " in grado di eleggere i magistrati o di sindacarne l#operato, cos come non avrebbe competenza per scegliere un medico o valutarne l#operato. %ristotele ritiene che tali obiezioni siano valide nell#ipotesi di un corpo sociale di livello molto basso' altrimenti, la citta, nel suo insieme, giudicher meglio, o comunque non peggio, dello specialista. Infine %ristotele propone un ulteriore argomento! vi sono opere che devono essere apprezzate da chi ne usufruisce. =hi " miglior giudice di un pranzoC Il cuoco o il convitatoC 0 chi " il miglior giudice di una casaC Il costruttore o colui che la deve abitareC 8ulla costituzione monarchica ci siamo gi soffermati. Il fatto che %ristotele sia contrario al governo degli uomini e favorevole al governo delle leggi dimostra che egli non ha inclinazione per questo sistema. 2#essenza della monarchia, infatti, " che il re ha per legge la propria volont e null#altro! ma noi sappiamo che %ristotele " contrarissimo a tale scelta, sia per il problema delle passioni, sia perch/ in una collettivit sviluppata non si d un individuo che superi tutti, sia perch/ la totalit degli individui giudica sempre meglio di uno solo. Inoltre egli mette in luce altri problemi! quello dell#ereditariet, che emerge nel caso in cui gli eredi non si rivelino all#altezza del compito' e quello dell#esercito, che deve consentire al re di imporre la sua volont, ma deve sempre rimanere inferiore alla forza della moltitudine nel suo complesso. Infine %ristotele d una spiegazione storica del sorgere delle monarchie, come fenomeno tipico di una comunit primitiva e poco differenziata, che con il suo sviluppo tende naturalmente ad abbandonare questa forma. %ristotele conclude la sua trattazione cercando di individuare la costituzione migliore. %ssai interessante, tuttavia, " lo spirito con il quale si accinge a tale impresa! si deve ora ricercare quale sar la migliore costituzione, e quale il miglior sistema di vita per la maggior parte delle citt e degli uomini, volendo giudicare non in rapporto a una virt* superiore alla consueta, n/ a quella di un#educazione che abbia bisogno di una buona disposizione naturale e di un fortunato concorso di circostanze, n/ a quello di un governo ideale' ma a quella d#una vita cui tutti possono partecipare e d#una costituzione che possa venire attuata in molte citt. 0merge qui con chiarezza il rifiuto aristotelico della deriva utopistica, il suo saggio ed equilibrato realismo! " bene ricercare la costituzione migliore, ma sempre tenendo presenti i limiti umani e le condizioni di effettiva realizzabilit. 2#argomentazione prende le mosse dall#0tica nicomachea! in essa il filosofo aveva definito felice l#uomo virtuoso' e la virt* consisteva nella mediet, nell#equilibrio. 9artendo da questo principio, %ristotele si sforza di mostrare che esso " posseduto soprattutto dalla classe media, che viene qui contrapposta ai ricchi e ai poveri.

In tutte le citt - dice %ristotele - vi sono tre classi, quella dei molto ricchi, quella dei molto poveri, e la terza formata di quelli di fortune mezzane. 9oich/ adunque si conviene che la moderazione e la media rappresentino il meglio, " manifesto che tra gli strumenti di prosperit civile il pi* efficace sia quello fornito dalle fortune mezzane, poich/ l#uomo in questa condizione di vita pi* facilmente ubbidir ai dettami della ragione. %ll#incontro, " difficile che vi si uniformino uomini di qualit morali o forza o nobilit o ricchezza superiori, o viceversa poverissimi, o debolissimi e disonesti. .i queste ultime due genie infatti gli uni si comportano come tracotanti e facinorosi, gli altri come perversi e delinquenti volgari! i misfatti degli uni sono occasionati da petulanza baldanzosa, quelli degli altri invece da meschina malignit. =ostoro rifuggiranno dai pubblici poteri, n/ avranno mai un#iniziativa! i difetti dei primi e quelli di questi ultimi sono egualmente dannosi al consorzio civile. )ltracci1 quelli che hanno sovrabbondanza di prosperit, di forza, di ricchezze, di aderenze e di altre simili condizioni favorevoli, non vogliono n/ sanno obbedire $e contraggono sin da fanciulli questa repugnanza, poich/ a causa della mollezza in cui sono educati non hanno abitudine ad obbedire neanche ai maestri&' gli altri invece per la penuria di questi mezzi si trovano in uno stato di eccessiva degradazione! sicch/ questi ultimi non sanno comandare, ma ubbidire da schiavi, e i primi non sanno ubbidire in nessun modo, ma esercitare un impero da despoti. Ne consegue che il miglior governo " possibile dove prevale la classe media. Ma l#analisi di %ristotele non si ferma qui. 9er individuare la migliore delle costituzioni, egli si sofferma dapprima sulle condizioni teoriche, per poi passare a quelle materiali. 9er quanto riguarda le prime, %ristotele parte dalla definizione di felicit! veramente felice " l#uomo virtuoso, ragion per cui soltanto la citt virtuosa sar felice. Tre sono le categorie di beni che conducono alla felicit! i beni esterni, quelli del corpo e quelli dell#anima. 8u questo, dice %ristotele, sono tutti d#accordo' ma il dissenso comincia a sorgere rispetto alla quantit e all#importanza dei beni richiesti per la felicit' poich/ FalcuniG stimano sufficiente una dose di virt* per quanto piccola essa sia! ma all#appetito di ricchezza, di denaro, di potenza, di fama e di tutti siffatti beni non conoscono limite. % costoro invero faremo osservare esser facile persuadersi con l#esperienza che gli uomini non acquistano e posseggono le virt* coi beni esteriori ma, invece, i beni esteriori con le virt*! che la felicit della vita si ritrova per gli uomini o nel godimento o nelle virt* o in ambedue questi termini! ma " privilegio precipuo delle menti e degli animi pi* alti, anche se scarseggiano dei beni esteriori, piuttostoch/ di quelli i quali posseggono pi* del bisogno beni materiali, ma hanno difetto di questi che sono i veri beni. 9er quanto riguarda le condizioni materiali, %ristotele individua limiti di territorio e di popolazione, luogo strategicamente opportuno e di facile comunicazione con il mare, divisione in classi. 9oich/ la citt avr bisogno di molte cose $alimentazione, arti, armi, mezzi pecuniari, religione e politica&, molteplici saranno le funzioni. =hi le dovr adempiereC Tutti indistintamente o alcuni specificamente addetti ad esseC 8e partiamo dal presupposto che la citt felice sia quella virtuosa, allora dovremo escludere dalle funzioni direttive gli operai, gli artigiani e gli agricoltori. 9oich" ci troviamo a trattare l#argomento della migliore costituzione, che si pu1 definire quella secondo cui la citt sarebbe massimamente felice - e la felicit, come abbiamo detto sopra, " congiunta indissolubilmente con la virt* - " manifesto da ci1, che nella citt meglio governata e che possiede cittadini giusti in modo assoluto, non gi relativamente a ciascuna costituzione, non " l#ideale della vita civile quello dell#operaio meccanico o del commerciante $poich/ il tenore di vita di costoro " ignobile e contrario alla virt*&, e nemmeno quello di coloro che debbono esercitare l#agricoltura $poich/ all#esplicazione della virt* e all#esercizio della vita civile si richiede tempo disponibile&. (uanto alla divisione delle funzioni tra le classi direttive $guerrieri e magistrati& essa avviene in base ad un criterio cronologico! " chiaro anche perch/ sotto un certo aspetto queste competenze vadano accomunate, sotto un altro dissociate. -iacch/ in quanto ciascuna delle dette funzioni richiede diverso genere di vigore, cio" l#una ha bisogno di senno, l#altra di forza, bisogna assegnarle a persone diverse! in quanto poi " impossibile che si rassegnino alla sudditanza quelli che hanno in mano la forza, bisogna assegnarle ai medesimi' dipendendo dalla volont di costoro la conservazione o l#abbattimento della costituzione. %dunque resta soltanto da attribuire questi diritti politici agli uni e agli altri egualmente, ma non nello stesso tempo! ma a quel modo che la forza " nei giovani, il senno nei vecchi, conviene ed " giusto che a questa stregua siano assegnate le funzioni, corrispondendo al merito questo criterio distributivo. Ma " necessario che costoro siano anche proprietari, poich/ i veri cittadini debbono essere forniti di mezzi, e costoro sono cittadini. -li operai meccanici infatti non partecipano alla vita civile, n/ alcun#altra genia che non sia operatrice di azioni virtuose. 0 ci1 " reso evidente pel principio da noi posto, che la felicit della citt debba essere accompagnata dalla virt*, e che non si pu1 chiamare felice la citt nel riguardo solo di una parte qualsiasi, ma di tutti i cittadini. 0# manifesto inoltre che anche le propriet debbano essere di costoro, se " necessario che gli agricoltori siano schiavi o barbari perieci. .egli elementi enumerati rimane la classe dei sacerdoti' ed " chiaro anche il loro ordinamento! poich/ n/ dalla genia degli agricoltori, n/ da quella degli operai meccanici bisogna trarre i sacerdoti $essendo opportuno che gli dei siano onorati dai cittadini&! ma siccome i cittadini si dividono in due parti, quella dei guerrieri e quella degli altri chiamati a deliberare, e conviene inoltre rendere agli dei il culto loro

dovuto, e in queste cure possono trovar riposo quelli che sono affranti dall#et, a costoro si debbono dare mansioni sacerdotali. Non rimane che fare un cenno al problema dell#educazione. %nche per %ristotele, come per 9latone, essa " fondamentale! la solidit della costituzione dipende dall#educazione che riceveranno i giovani. Non si pu1 dunque dubitare che il legislatore debba mostrare la maggiore sollecitudine per l#educazione dei giovani. 9oich/ se questa nelle citt viene trascurata, la loro costituzione ne verr danneggiata. 0# necessario infatti adattare l#educazione dei giovani al concetto informatore di ciascuna costituzione o addirittura improntarla' p.es., l#indirizzo democratico della giovent* suole conservare la democrazia, l#oligarchico l#oligarchia. Insomma con la migliore educazione politica si avvantaggia sempre la costituzione. Inoltre, l#educazione deve essere uguale per tutti, perch/ unico " il fine dello 8tato' e proprio per garantire tale uniformit l#educazione deve essere attribuita allo 8tato. Tale scelta si inquadra in quella concezione organicistica dello 8tato, che accomuna - sia pure con le forti differenze che abbiamo evidenziato - i due grandi filosofi dell#%ntichit, conducendoli inevitabilmente a collocare su un piano subordinato le esigenze e i diritti degli individui. 0# di pubblico interesse - dice %ristotele - che l#esercizio delle singole attivit sia subordinato all#interesse collettivo! nello stesso tempo non bisogna credere che ogni cittadino sia padrone assoluto di s/, ma invece che tutti appartengano alla citt, essendo ciascuno parte della citt' poich/ la cura di ciascuna parte " subordinata alla cura della totalit.

%. '"ostino
enni !io"rafici
Nasce a Tagaste, in Numidia $l#attuale %lgeria&, nel ?A:. Il padre appartiene alla modesta classe dei curiales, piccoli proprietari terrieri' la madre, Monica, " cristiana. Nonostante qualche difficolt economica, tra il ?@6 e il ?4? $quindi tra i 5A e i 56 anni& frequenta la scuola di retorica a =artagine, uscendone BoratoreB. 0# a =artagine che legge, per la prima volta, l#Jortensius di =icerone, che lo infiamma di passione per gli studi filosofici' sempre a =artagine si avvicina al manicheismo. 2a mancanza di mezzi gli impedisce di proseguire gli studi ad %lessandria o %tene. 8i d allora all#insegnamento della retorica, prima brevemente a Tagaste, quindi di nuovo a =artagine, nel ?4:. =onosce una donna, con la quale convive per dodici anni e dalla quale ha un figlio, %deodato. Nel ?7?, a ;6 anni, si reca a 3oma per aprirvi una scuola di retorica, seguito da alcuni amici, dalla madre e da %deodato. 8i distacca dal manicheismo e attraversa una fase di scetticismo, secondo l#insegnamento degli accademici che professavano il dubbio universale. Nel ?7: si reca a Milano, dove si " resa vacante una cattedra di retorica. (ui incontra %mbrogio e si avvia sulla strada del =ristianesimo, aiutato anche dalla lettura di 9latone e dei neo-platonici. Nel ?7@ si compie la conversione completa' nel ?74 viene battezzato. Nello stesso anno parte per l#%frica' ad )stia muore la madre. Nel ?77, giunto in %frica, si stabilisce prima a =artagine, quindi a Tagaste, dove fonda un cenobio, nel quale vive religiosamente con un gruppo di amici. Nel ?65 si reca ad Ippona, dove i fedeli lo riconoscono e chiedono che venga ordinato prete' %gostino accetta e fonda un monastero in Ippona. Nel ?6A viene nominato vescovo coadiutore, per aiutare il vecchio +alerio. %lla morte di quest#ultimo, nel ?6@, viene nominato vescovo di Ippona. .a allora la sua vita " consacrata alla =hiesa. Muore nel :?>, a 4@ anni. Tra le numerossime opere, ricordiamo soltanto le =onfessioni $scritte nel :>>, quando ha :@ anni& e il .e civitate .ei $scritto tra il :5A e il :;@&.

#l pensiero politico
2o sfondo storico del .e civitate .ei - scritto tra il :5A e il :;@, quando %gostino ha ormai superato i @> anni - sta nella drammatica crisi dell#Impero romano, resa evidente dal sacco di 3oma del :5>. Tale disfatta poneva due problemi. Il primo era l#accusa che i pagani rivolgevano ai cristiani, in base alla quale il crollo di 3oma sarebbe stato legato al rinnegamento della religione pagana, sostituita con quella cristiana' da questo punto di vista, era necessario difendere la religione cristiana dall#accusa di aver determinato il crollo dell#Impero. 9er fare ci1 %gostino sviluppa una visione provvidenziale della storia, che conferisce senso positivo ad ogni evento, anche se catastrofico. Il secondo problema, posto dal sacco di

3oma, aveva un carattere pi* generale, coinvolgendo tanto i cristiani quanto i pagani! era il senso di drammatico smarrimento di fronte al crollo di un#epoca e di un sistema complessivo di vita. 8u questo piano, si trattava di rassicurare i cristiani - che erano peraltro ormai inseriti nelle strutture dell#Impero - sul senso della storia umana, collocando il dramma in atto all#interno di una grandiosa e complessiva considerazione della storia, il cui esito finale era costituito dalla salvezza dei credenti. 0# in tale ambito che %gostino sviluppa la teoria delle due =itt, le quali, anche se intrecciate nella storia, sono ben distinte quanto al destino. Il dualismo tra dimensione terrena e dimensione celeste - tipico degli scrittori cristiani dei primi secoli, e che ha condotto taluni a parlare di Blealt divisaB - viene radicalizzato da %gostino, che afferma inoltre la netta superiorit della seconda sulla prima. Il testo dove pi* efficacemente viene rappresentato tale dualismo si trova nel LI+ libro del .e civitate .ei. .ue amori fecero dunque due =itt! l#amore di s/ fino al disprezzo di .io fece la =itt terrena' l#amore di .io fino al disprezzo di s/ fece la =itt di .io. (uella si gloria di s/ medesima, questa si gloria nel 8ignore. (uella cerca la sua gloria dagli uomini, questa mette la sua massima gloria in .io, testimone della sua coscienza. 2#una si esalta nella sua gloria, l#altra dice al suo .io! DTu sei la mia gloria, tu mi fai rialzare il capoE. In quella, sia nei suoi capi, sia nelle nazioni che essa sottomette, domina la libidine del dominio' in questa i cittadini servono reciprocamente gli uni agli altri, i governanti consigliando, i sudditi obbedendo. (uella, nei suoi principi, ama la sua propria forza' questa dice al suo .io! D%mer1 te, o 8ignore, mia unica forzaE. 2a citt terrena nasce dal delitto di =aino, ossia da un atto dovuto non alla rivalit per i beni terreni, ma all#invidia diabolica dei cattivi per i buoni. Il dualismo " insanabile e sar consacrato dalla divisione finale delle due citt, alla fine dei tempi, quando la citt celeste godr del sabato che non avr sera e la citt terrena languir nelle pene eterne. Ma se saranno separate alla fine dei tempi, nel corso della storia le due citt sono mescolate. 2a citt di .io, pellegrina in terra, ha tra i suoi cittadini molti che in realt appartengono alla citt terrena, e viceversa. Tuttavia, " possibile tracciare le linee di una storia sacra, ossia delineare la storia della citt celeste nel suo cammino terreno. Il criterio per individuare tale storia sar la rivelazione! la storia sacra sar dunque quella di Israele e della =ristianit. =i1 non significa, tuttavia, che la citt celeste si identifichi totalmente con queste manifestazioni storiche' occorre infatti distinguere tra la -erusalemme celeste e quella terrena. In quest#ultima vivono molti amici di ,abilonia' e viceversa, in ,abilonia vivono e hanno vissuto alcuni amici di -erusalemme. 2#appartenenza alla stirpe di Israele non " dunque condizione necessaria per la salvezza prima di =risto' " tuttavia solo quest#ultimo che pu1 dare la salvezza. 3icapitolando! le due citt, nel corso storico, sono mescolate' nonostante ci1, " possibile delineare una storia sacra, ossia la storia della citt celeste nel suo cammino terreno. 9er distinguere questa storia dalla vicenda della citt terrena occorrer rifarsi alla rivelazione! sar sacra la storia di coloro ai quali .io si " rivelato, dunque Israele e poi la =ristianit. Ma bisogna sempre tenere ferma la distinzione tra -erusalemme celeste e -erusalemme terrena! quest#ultima " una manifestazione storica che non esaurisce la prima. In altre parole, non tutti coloro che appartengono formalmente alla -erusalemme terrena vi appartengono spiritualmente' cos come alcuni che appartengono formalmente $o materialmente& a ,abilonia, spiritualmente appartengono a -erusalemme. %nche la =hiesa cristiana - quae civitas .ei est - va distinta dalla =itt di .io celeste! essa, infatti, come la -erusalemme terrena, " un corpus permiMtum, nel quale la zizzania cresce insieme al frumento. Ma il riconoscimento di tali limiti non conduce %gostino a concepire la vera =hiesa come un corpo spirituale $e quindi invisibile&, composto da tutti coloro che sono veramente santi' egli accetta e sostiene il primato della =hiesa visibile e gerarchica, quale manifestazione di un Impero spirituale, universale e in divenire. 9ur con le dovute distinzioni, dunque, la =itt di .io ha precisi punti di BattaccoB terrestre! prima Israele, poi la =hiesa di =risto e la sua gerarchia. Tale riconoscimento getta le basi per una teologia della storia, nonch/ per una sacralizzazione della vita politica. 2a presenza del sacro nella storia poteva condurre a due esiti! il primo era la rivendicazione del primato della =hiesa, in quanto sede certa del sacro, sul potere politico' il secondo era la rivendicazione, da parte del potere politico $e quindi dell#Impero&, di finalit e compiti sacri, di natura religiosa. Il secondo esito ha un suo esempio storico nella vicenda di =arlo Magno, che concepisce il suo potere come attuazione dei princ pi cristiani, giungendo a considerarsi protettore della =hiesa' il primo trova invece la sua realizzazione forse pi* pura nell#atteggiamento di 9apa -regorio +II, il quale, con il suo .ictatus 9apae, rivendica l#assoluto primato della =hiesa sul potere politico, non lasciando quindi alcuno spazio a quel Bdiritto naturaleB dello 8tato che i cristiani dei primi secoli avevano invece teorizzato $fatta salva, ovviamente, la sfera religiosa&. Il pensiero di %gostino contiene, per un verso, le premesse per una scelta teocratica come quella di -regorio +II' ma tali premesse non sono completamente sviluppate, anche perch/, per altro verso, nel pensiero del +escovo di Ippona sono presenti i motivi del diritto e delle virt* naturali. (uest#ultimo " un tema molto importante. 0siste un quid medium tra la vera virt*, santificata dalla grazia, e il vizio! si tratta della virt* naturale, destinata ad essere perfezionata e non distrutta dalla grazia. 0# interessante vedere come questa nozione di virt* naturale giochi un ruolo importante nella valutazione agostiniana dell#Impero romano. 9er un verso, %gostino critica a fondo l#Impero romano! egli sostiene, ad esempio, che una repubblica

romana, come la intende =icerone, non " mai esistita. 3epubblica significa infatti Bcosa del popoloB' per esservi una repubblica deve dunque esserci un popolo, ossia una moltitudine che riconosca un diritto e condivida degli interessi' il diritto, infine, altro non " che giustizia. .alla insussistenza della causa ultima, la giustizia, %gostino deduce l#infondatezza della prima affermazione, ossia l#esistenza di una repubblica. % 3oma non vi era affatto giustizia - dice infatti %gostino -, giacch/ questa significa Bdare a ciascuno il suoB, mentre a 3oma l#uomo era sottratto al suo vero .io e sottomesso a demoni immondi. 8e non c#era giustizia, non poteva esserci diritto' e non essendoci diritto, non poteva darsi, per la definizione che abbiamo visto poco sopra, alcun popolo. Ma senza popolo non si d alcuna cosa del popolo, quindi alcuna repubblica. 2a conclusione di %gostino, come possiamo vedere, " assai negativa! 3oma non conosceva la giustizia, 3oma non era una repubblica. 9er altro verso, tuttavia, %gostino fornisce un#interpretazione provvidenzialistica dell#Impero romano. %nzitutto riconosce le virt* naturali praticate dai 3omani, attribuendo ad esse l#esistenza dell#Impero. 2#Impero fu, in un certo senso, la ricompensa BlaicaB - l#unica possibile, essendo preclusa quella celeste - per le virt* naturali praticate dai 3omani. 0 poich/ %gostino " convinto che ogni potere derivi da .io - secondo un disegno provvidenziale imperscrutabile, che guida la storia - egli finisce per BsantificareB la funzione dell#Impero romano, pur con tutti i limiti che gli attribuisce. Fermiamoci un attimo a considerare - in relazione al problema politico - le implicazioni di una visione religiosa della storia, dominata dalla volont di .io. 2#assunzione di un orizzonte provvidenziale, determina, per un verso, il rafforzamento del potere.%nzitutto, ogni potere, in quanto esistente, " voluto da .io e dunque ha una sua ragion d#essere, una sua giustificazione, che lo rende legittimo. Il potere trova la sua legittimit nel derivare da .io' ma poich/ ogni potere deriva da .io, ogni potere " legittimo. Tale approccio rende inoltre molto pi* forte il principio stesso di legittimit! essa deriva infatti da .io, dunque da una volont infinitamente superiore a quella degli uomini e, in quanto tale, imperscrutabile. Ne consegue che il fondamento della legittimit " soprannaturale, assoluto e, in quanto tale, si sottrae ad ogni esame, ad ogni controllo da parte degli uomini. 8e il potere deriva da .io, chi lo discute mette in dubbio la volont di .io! ", in sostanza, un sacrilego. Il dovere dell#obbedienza, nel quadro di tale concezione, non pu1 che uscirne rafforzato! obbedendo al potere, si obbedisce alla volont di .io. In conclusione! fondare il potere sulla volont di .io equivale a sacralizzarlo, con tutto ci1 che ne pu1 seguire. Kn potere sacralizzato " un potere fortissimo, indiscutibile! di fronte ad esso l#uomo ", in linea di principio, senza argomenti, senza diritti. 9er altro verso, tuttavia, il potere politico ne pu1 uscire indebolito. Il fatto che la legittimazione sia di origine divina, fa s che il potere perda il carattere di Bfine in se stessoB, per assumere quello di mero strumento. Il potere " soltanto il mezzo attarverso il quale si realizza la volont di .io' ci1 significa che esso ", in un certo senso, BlimitatoB. Non pu1, con tutta evidenza, andare contro .io e contro le sue leggi. %nche l#obbedienza dei sudditi " quindi strumentale! essi obbediscono al potere in quanto strumento di .io e non per se stesso. .i qui la possibile limitazione $e quindi l#indebolimento& del potere! i princ pi del =ristianesimo limitano la sfera d#azione del sovrano. Il potere politico assume dunque una connotazione strumentale, rispetto ad un fine che sancisce, oltretutto, l#assoluto valore di tutti gli individui in quanto figli di .io. In teoria il potere politico non potrebbe far nulla che vada contro i princ pi della dottrina cristiana $anche se ci1 si scontra con il problema della provvidenzialit della storia nella sua interezza&! si dispone quindi di una serie di princ pi con i quali giudicare l#azione dello 8tato e ai quali appellarsi per difendersi dallo 8tato. Infine, dalla fondazione religiosa del potere politico pu1 derivare la soluzione teocratica! poich/ il potere deriva e dipende da .io, e poich/ la =hiesa " l#interprete autentica della volont di .io, il potere dipende dalla =hiesa, o quantomeno quest#ultima ha un chiaro primato su di esso. Ma torniamo ad %gostino. +ediamo il profilo che egli traccia del principe cristiano! noi diciamo felici gli imperatori, se essi regnano con giustizia, se non si levano in superbia, se si ricordano di essere uomini, anche in mezzo agli onori ed al servile ossequio che li circonda' se sottomettono il loro potere alla maest di .io, specialmente per estendere il suo culto' se, temono, amano ed onorano .io' se prediligono quel regno in cui non temono di trovare chi li eguagli in dignit! se sono lenti a punire e pronti a perdonare' se unicamente puniscono per mantenere l#ordine e la tranquillit dello 8tato, non per soddisfare il loro odio od il loro spirito di vendetta' se perdonano non perch/ l#iniquit resti impunita, ma nella speranza che il colpevole si corregga' se, talvolta, quando sono costretti a punire pi* aspramente, temperano questa necessit con la clemenza e la liberalit' se sono tanto pi* moderati nei loro piaceri, quanto pi* sarebbero liberi di eccedere nel piacere' se preferiscono comandare alle loro cattive passioni che a tutti i popoli della terra, e se questo fanno non per desiderio di vana gloria, ma per amore della felicit eterna' se, per i loro peccati, essi non trascurano di offrire al loro vero .io sacrifici di umilt, di misericordia e di preghiera. %gostino si spinge a lodare la politica confessionale di Teodosio, perch/, ai suoi occhi, il carattere tollerante della societ pagana " inaccettabile. 2a citt di .io " dottrinalmente unitaria e quindi la societ che ad essa si ispiri non pu1 tollerare l#errore! l#intervento dello 8tato in favore della vera fede e contro gli eretici " dunque legittimo e non si pu1 confondere la persecuzione del cristiano con la persecuzione di chi si batte per una causa non vera e non giusta. )ccorre aggiungere che il compiacimento mostrato da %gostino per l#atto di pubblica penitenza dell#Imperatore di fronte al vescovo di Milano ha un significato eminentemente etico-religioso e non politico. Il suo valore, agli occhi di %gostino, sta nel costituire un atto

esemplare di penitenza individuale! il credente, sebbene sia l#Imperatore in persona, segue le indicazioni e le penitenze comminate dal suo vescovo. Tale atto non ha, invece, un significato politico' ossia, non configura la supremazia del potere religioso sul potere politico, della =hiesa sull#Impero. 9er comprendere il richiamo all#obbedienza nei confronti dell#autorit - che " presente in %gostino - " bene fare cenno a quella sorta di Bmetafisica della paceB che %gostino sviluppa nel .e civitate .ei. 2e istituzioni sono sempre buone, purch/ non impediscano alla religione cristiana di diffondersi e di insegnare il vero culto di .io. 2a loro bont deriva dal perseguire il fine della pace. 2a pace, per %gostino, ha un valore assoluto e si realizza su pi* piani per culminare nella pace di tutte le cose, che " la tranquillit nell#ordine. 8icch/ la pace del corpo " l#ordinato temperamento delle parti, la pace dell#anima irrazionale " l#ordinato riposo degli appetiti, la pace dell#anima razionale " l#accordo bene ordinato tra il conoscere e l#operare, la pace del corpo e dell#anima " la vita e la salute bene ordinata della creatura animata, la pace dell#uomo mortale con .io " obbedienza bene ordinata nella fede sotto la legge eterna, la pace degli uomini " l#unione nell#ordine, la pace domestica " l#unione e l#ordine del comandare e dell#obbeddire tra coloro che abitano insieme, la pace della citt " l#unione e l#ordine del comandare e dell#obbedire tra i cittadini, la pace della =itt =eleste " l#ordine perfetto, " l#unione suprema nel godimento di .io, nel mutuo godimento di tutti in .io, la pace di tutte le cose " la tranquillit nell#ordine. 2#ordine " la disposizione che, secondo la parit o la disparit nelle cose, assegna ad ogni cosa il suo posto. 2#ordine " dunque la disposizione che assegna ad ogni cosa il suo posto. (ui la nozione di ordine sembra coincidere con quella di pace e di giustizia! tutte presuppongono un ordine delle cose, secondo il quale ogni cosa sta al posto che le " proprio ed " bene che tutto sia cos . )ra, proprio nella pace abbiamo il punto di incontro tra le due citt. =ertamente, le due citt perseguono fini diversi! ,abilonia aspira ad una pace mondana, finalizzata cio" al godimento dei beni terreni' -erusalemme, invece, aspira ad una pace spirituale, che consiste nel godimento dei beni eterni, e che la spinge ad un diverso atteggiamento nei confronti dei beni terreni. .unque, conclude %gostino, l#uso dei beni " comune, ma il fine " diverso. =ionondimeno, -erusalemme condivide, insieme con l#uso dei beni, anche la pace cercata da ,abilonia, perch/ essa " condizione necessaria alla conservazione della vita mortale. 9erci1 il cristiano obbedisce alle leggi, perch/ condivide, in quanto mortale, l#esigenza di conservare le cose utili alla vita, tra le quali la stessa pace tra le due citt. Ma sentiamo come lo stesso %gostino descrive questa BcollaborazioneB tra le due citt. .urante il suo pellegrinaggio sulla terra, la =itt celeste recluta i suoi cittadini presso tutte le genti e, pur nella pluralit delle lingue, raccoglie insieme una societ che va pellegrina, incurante di tutte le differenze e di costumi e di leggi e di istituzioni che servono ad ottenere o a mantenere la pace terrena, senza guastare o distruggere nulla, conservando, anzi, e adattandosi alle consuetudini di ogni singolo popolo, poich/, nonostante esse siano diverse da popolo a popolo, mirano tutte ad un unico e medesimo fine, la pace terrena, purch/ esse lascino alla religione la libert di insegnare il culto del solo e vero .io. %nche la =itt celeste, in questo esilio, si giova dunque della terrena, e, per tutto ci1 che concerne la natura morale dell#uomo, nei limiti in cui la piet " salva e la religione lo permette, essa protegge ed incoraggia l#uinone delle volont umane, riferendo la pace terrena alla pace celeste, la pace vera, la sola di cui possa gioire, la sola che la creatura razionale possa chiamare con questo nome, la pace che " ordine perfetto, l#unione suprema nel godimento di .io, nell#amore scambievole di tutti in .io. 2 non ci sar pi* vita mortale, ma vitalit piena e certa' non ci sar pi* corpo animale, il cui fardello corruttibile appesantisce l#anima, ma corpo spirituale, senza alcuna indigenza, ed in tutto sottomesso alla volont. Mentre va pellegrina nella fede, essa ha questa pace, e, nella fede, essa vive con giustizia, riferendo al conseguimento di questa pace tutte le buone opere che essa compie in relazione a .io ed al prossimo, perch/ la vita della =itt " una vita sociale. In questo brano possiamo rintracciare il concetto di universalit come tratto saliente della missione della =hiesa, la quale non tiene conto di alcuna distinzione linguistica, storica, culturale e istituzionale, poich/ si rivolge all#uomo. 9oi abbiamo quello che si potrebbe definire l#agnosticismo politico della =hiesa! essa si propone infatti non solo di non guastare o distruggere nulla, ma anzi di conservare tutti i diversi tipi di ordinamento istituzionale e culturale nei quali si trova ad operare, nella convinzione che tutti mirino all#unico fine di garantire la pace. 2a sola condizione " che tali ordinamenti garantiscano alla =hiesa la libert per svolgere la sua missione evangelizzatrice $insegnare il solo e vero .io&. %bbiamo infine il riconoscimento che la =itt celeste non solo si giova, ma anzi incoraggia la pace terrena $purch/ non in contrasto con la religione& durante il suo esilio quaggi*, cercando di operare con giustizia soprattutto verso il prossimo. 2a vita della =itt, conclude infatti %gostino, " una vita sociale! e qui torna la BnaturalitB della socialit umana che abbiamo gi incontrato nella filosofia classica greca. (uanto alla schiavit*, %gostino la ammette solo come nascente dal peccato' la natura degli uomini " uguale, e soltanto la colpa giustifica la schiavit*, ossia il dominio dell#uomo sull#uomo. 2#esortazione di %gostino si rif a 9aolo! gli schiavi obbediscano al padrone, emendandosi interiormente' e i padroni li trattino con rispetto e piet, senza superbia.

Infine %gostino ritiene che il cristiano non debba sottrarsi ad alcuna condizione sociale, giacch/ " stato stabilito che esso viva insieme ai non credenti, al fine di essere messo alla prova e purificato come l#oro nel crogiuolo. (uindi il problema non " quello di separarsi dal mondo, fondando comunit di santi e di giusti' il cristiano deve vivere mescolandosi ai peccatori, ma tenendo assolutamente fermi i fini ultimi che lo caratterizzano e quindi usando dei beni terreni solo come mezzi. =i1 significa che potr fare il guerriero, ad esempio. Il concetto di guerra giusta ricompare dunque anche in %gostino' " giusta quella guerra conforme alla morale naturale, purch/ non leda la coscienza cristiana' ancora meglio se promuove la religione cristiana. Ma perch/ questi due fattori coincidano - facendo della guerra uno strumento della religione - bisogner aspettare ancora qualche secolo. .a sempre si discute sull#interpretazione delle due citt, al fine di comprendere l#atteggiamento di %gostino verso la politica. %lcuni studiosi, come =orsini, sostengono che le equivalenze =itt terrena<Impero romano e =itt celeste<=hiesa cattolica sono il frutto di un equivoco. In realt parlando di civitas .ei e civitas diaboli %gostino si sarebbe riferito a due entit spirituali, non identificabili con realt storicamente determinate e precisamente demarcabili' tanto " vero che l#appartenenza visibile ad una di queste ultime $Impero o =hiesa& non coincide necessariamente con l#appartenenza vera e interiore. -li sviluppi teocratici del pensiero di %gostino non sarebbero dunque imputabili all#ispirazione del vescovo di Ippona. (uesta tesi " convincente se si pensa alla netta distinzione tra la -erusalemme celeste e la -erusalemme terrena, la quale " un corpus permiMtum, dove vivono anche molti amici di ,abilonia. Inoltre %gostino non pensa certamente ad un modello teocratico, nel senso di un#esplicita assunzione di responsabilit politiche da parte della =hiesa. 3estano tuttavia due fatti! il primo " che %gostino riconosce il ruolo della =hiesa visibile e il suo primato, facendone la protagonista principale della storia sacra $questa empirica =hiesa romana, e non una chiesa invisibile e spirituale di santi&' il secondo " che tale =hiesa, pur con tutta la zizzania presente in lei $come elemento di imperfezione umana&, " spiritualmente superiore alla =itt non cristiana ed " sede dell#unica e sola verit. 8i tratta quindi di premesse che potevano condurre - anche se in %gostino non avviene - a determinati sviluppi. 8ar )rosio $che viene dalla cerchia di %gostino& a sviluppare, nelle sue 8torie, il pi* completo compendio di teologia politica incentrata sull#Impero cristiano. 2#Impero romano " il braccio secolare del =ristianesimo, il quale gli dar prosperit e durata perenni. In una prospettiva pi* ampia - quella del profondo nesso complementare in %gostino tra poli a prima vista opposti, come fede<ragione, dipendenza del mondo da .io<valore del mondo, libert<grazia - 9erone insiste anche in questo caso sul nesso tra =itt di .io e =itt umana. 9er un verso esse sono opposte' ma per l#altro si implicano. 2a citt terrena, infatti, persegue fini che hanno qualcosa di buono $sappiamo infatti che il male per %gostino " non-essere&! ed " nella ricerca della pace che le due citt, come abbiamo visto, si incontrano. Insomma, le due citt hanno fini diversi' ma ci1 non significa che i fini della =itt terrena siano completamente vani. 0ssi contengono qualcosa di buono, che trova la sua compiuta realizzazione, il suo senso, nella =itt celeste. 8olo nel 3egno di .io si compir tale pienezza' per ora se ne pu1 intravedere una anticipazione nella =hiesa. Ma in questa tensione escatologica sta anche la dimostrazione che %gostino " lungi dall#identificare la =hiesa storica con la =itt di .io $il che lo condurrebbe al modello teocratico&.

&. Tommaso
enni !io"rafici
Tommaso d#%quino nasce a 3occasecca nel 5;;A. .al 5;?6 al 5;:: $dai 5: ai 56 anni& frequenta l#Kniversit di Napoli, dove conosce l#)rdine dei Frati predicatori, nel quale decide di entrare, sebbene la famiglia sia contraria, nel 5;::. 3icondotto con la forza a 3occasecca dai fratelli, Tommaso non desiste dai suoi intenti e nel 5;:A parte verso il Nord. .al 5;:7 al 5;A; " a =olonia, alla scuola di %lberto Magno, il cui insegnamento lo dispone favorevolmente verso %ristotele. .al 5;A; al 5;A6 risiede a 9arigi, dove insegna con vari incarichi, sino ad ottenere nel 5;A4 la cattedra di teologia all#Kniversit. .al 5;A6 al 5;@7 " in Italia, dove segue la corte pontificia nei suoi spostamenti, insegnando e scrivendo. In questi anni termina la 8umma contra -entiles, inizia la 8umma theologiae e scrive l#incompiuto .e regime principum. .al 5;@6 al 5;4; " di nuovo a 9arigi, dove continua a scrivere ed insegnare. 8crive numerosi commenti ad opere di %ristotele. .al 5;4; al 5;4: " a Napoli, dove insegna teologia all#Kniversit. =hiamato al concilio ecumenico di 2ione, muore durante il viaggio a Fossanova, nel 5;4:, quando ha :6 anni.

#l pensiero politico
In genere, il pensiero di Tommaso viene caratterizzato sottolineandone il BnaturalismoB, ossia la rivalutazione del fattore naturale di fronte al fattore soprannaturale. %i dualismi agostiniani $mondo celeste<mondo terreno, natura<grazia& Tommaso sostituirebbe una concezione pi* moderata, in virt* della quale gratia non tollit naturam, sed perficit. %nche se la concezione positiva della natura pu1 essere rintracciata in gran parte del pensiero cristiano e nello stesso %gostino, resta indubbio, secondo +alentini, che l#espressione BnaturalismoB designi un tratto essenziale del pensiero tomistico, consistente nell#attribuzione alla natura di una sua autonomia. Il naturalismo di Tommaso ha, sul piano del pensiero politico, precise conseguenze! esso infatti porta con s/ una concezione naturalistica della socialit umana $l#uomo come animale naturalmente sociale e politico&, dalla quale deriva una spiegazione in termini naturalistici sia dell#origine dello 8tato, sia del rapporto governanti-governati, e che sfocia infine in una visione organicistica della societ. =erto ogni uomo " naturalmente dotato del lume della ragione, per mezzo del quale pu1, nei suoi atti, dirigersi al fine. 0 invero, se all#uomo si addicesse di vivere isolato, come vivono molti animali, non avrebbe bisogno di alcun#altra guida, ma ognuno, sotto .io re supremo, sarebbe re di se stesso dirigendosi nelle sue azioni per mezzo del lume della ragione datogli da .io. 8enonch/ " proprio della natura dell#uomo di essere animale sociale e politico, vivente in comunit, pi* ancora degli altri animali, come appare anche dalla necessit naturale. %gli altri animali difatti la natura appresta il cibo, l#indumento peloso, i mezzi per difendersi, come i denti, le corna, le unghie, o almeno la capacit di fuggire rapidamente. 2#uomo invece non " fornito di alcuno di questi doni di natura, ma in cambio ha ricevuto la ragione, per mezzo della quale pu1 procurarsi tutte queste cose coll#opera delle sue mani, cose che tuttavia un uomo da solo non basta a procurarsi. Kn uomo solo difatti non potrebbe di per s/ condurre la vita con sufficienza $sufficienter&. 0# dunque naturale all#uomo di vivere in societ con altri uomini. Inoltre! negli altri animali " insito un istinto naturale per tutto ci1 che " loro utile o nocivo, cos come l#agnello reputa istintivamente suo nemico il lupo. =i sono persino degli animali che per istinto naturale conoscono talune erbe medicinali e altre cose necessarie alla loro sopravvivenza. %ll#uomo invece la conoscenza naturale delle necessit della vita " data solo in generale, appunto perch/ gli " possibile per mezzo della ragione di pervenire dai princ pi universali alla conoscenza delle singole cose che sono necessarie al vivere umano. )ra non " possibile che un uomo solo raggiunga colla sua ragione tutte queste conoscenze. 0# pertanto necessario all#uomo di vivere in societ, affinch/ l#uno aiuti l#altro, e uomini diversi si dedichino a raggiungere colla ragione conoscenze diverse, ad es., l#uno nella medicina, un altro in questo, un altro in quello. 8iamo in pieno aristotelismo. 2#uomo " un essere naturalmente sociale e politico, la natura stessa ce lo dimostra' la socialit " un istinto ed anche un bisogno. =ome in %ristotele, e come nello stesso 9latone, esiste una sproporzione tra le capacit dell#individuo singolo e i suoi bisogni' lo 8tato sorge naturalmente per sopperire a questi bisogni, riunendo insieme pi* individui. 2o 8tato quindi, per Tommaso, diversamente dalla maggior parte dei precedenti pensatori cristiani, non " una conseguenza $e un rimedio& alla caduta dell#uomo, alla sua condizione di peccatore. 9er Tommaso l#uomo era sociale anche ante peccatum. 0gli infatti distingue due tipi di soggezione! quella nell#interesse di chi comanda, detta anche soggezione economica o civile, la quale deriva dal peccato $come in tutto il pensiero cristiano, la schiavit* " effetto del peccato, giacch/ gli uomini, per natura, sarebbero uguali& e quella nell#interesse di chi obbedisce. (uest#ultimo tipo di BsoggezioneB altro non " che la naturale distinzione tra governanti e governati, della quale il consorzio umano non pu1 fare a meno e che esisteva anche nell#et dell#innocenza. 8enza tale distinzione mancherebbe infatti alla societ umana il bene dell#ordine, in virt* del quale i pi* sapienti governano, riconducendo le disparate tendenze dei singoli ad unit. Naturale " dunque anche la diseguaglianza degli uomini, non solo per et o per sesso, ma anche per ragioni individuali, ossia per il possesso in grado diverso di sapienza, giustizia, bellezza, prestanza fisica. %nche in Tommaso abbiamo insomma una visione naturalistico-organicistica della realt. =i1 implica! a& che esista un ordine naturale $e quindi necessario, oggettivo&' b& che tale ordine contenga diseguaglianze naturali tra le parti che lo costituiscono' c& che tale ordine sia naturalmente gerarchico. =ome esiste una gerarchia nel mondo $ad esempio, gli uomini sono superiori agli animali e alle piante& che culmina in .io creatore, cos nell#uomo esiste una gerarchia che culmina nella ragione' la societ, analogamente, deve essere ordinata in modo gerarchico e monarchico, giacch/ il sovrano sar quell#uno che si trova al culmine della societ e le imprime un ordine unitario.

Tommaso vede quindi nella monarchia il regime politico ideale. %nch#egli adotta il modello sestuplice di classificazione delle forme di governo gi elaborato da %ristotele [)], ma - contrariamente al filosofo greco - ritiene che la monarchia sia la costituzione migliore. 0gli si pone esplicitamente tale problema! occorre ricercare che cosa maggiormente convenga ad un reame o ad una citt' se esser governati da uno solo o da pi*. =i1 pu1 esser stabilito considerando il fine stesso del reggimento politico. Ma quale fine ha, per Tommaso, lo 8tatoC 2o sforzo di qualsiasi reggitore deve essere inteso ad assicurare il benessere del suo dominio. 8petta infatti al nocchiero di guidare la nave nel porto di salvezza, preservandola illesa dai pericoli del mare. )ra il bene e la salute della comunit consociata sta nella conservazione della sua unit, che si chiama pace! ove questa venga meno, cessa il vantaggio del vivere sociale, anzi la discordia lo tramuta in un peso. % questo pertanto deve massimamente mirare il reggitore di una comunit! di assicurare l#unit della pace. 3iscontriamo, in questo passo, la fusione di temi platonici e agostiniani. 9er 9latone [*], come " noto, il bene supremo dello 8tato consiste nella sua unit' quanto ad %gostino [+], egli stabilisce una vera e propria metafisica della pace $come tranquillit nell#ordine& ed " proprio nella pace che individua il fine perseguito dalla citt terrena, nonch/ il punto di incontro di quest#ultima con la citt celeste. 9oste queste due premesse $il modello migliore " quello che meglio realizza il fine' il fine " l#unit nella pace& Tommaso tira le sue conclusioni! quanto pi* dunque un governo sar efficace a conservare l#unit della pace, tanto pi* sar utile. Invero, noi diciamo che " pi* utile ci1 che meglio conduce al fine. )ra " evidente che l#unit pu1 essere assicurata meglio da ci1 che di per s/ " gi uno, che non da una pluralit! come ci1 che per s/ " caldo " il mezzo pi* atto a riscaldare. Il governo di uno solo pertanto " pi* utile di quello di molti. Tommaso argomenta la sua tesi con una serie di esempi. 9er poter governare " necessaria sempre una certa unit tra i molti! basta pensare ad una nave per la quale " necessario stabilire la rotta' anche se molti partecipano alla determinazione della rotta, tale determinazione sar raggiunta soltanto quando questi molti troveranno un accordo. Ma se l#unit " necessaria, incalza Tommaso, meglio una vera e propria unit, piuttosto che una molteplicit la quale si sforza di diventare unitaria. %ncora! la natura, la quale opera sempre per il meglio, ci insegna che ogni governo " governo di uno solo! difatti le membra hanno un solo motore, il cuore' e le parti dell#anima sono dominate da una forza superiore, cio" la ragione. %nche la api hanno un solo re, e nell#intero universo vi " un .io solo, creatore e rettore di tutte le cose. 0 ci1 " conforme a ragione. )gni molteplicit deriva dall#unit. +ista l#importante funzione svolta dai re, essi avranno diritto a grandi ricompense $appare qui, tra l#altro, l#immagine vetero-testamentaria del re proposta da Tommaso, ossia di un uomo buono e pio, tutto preso dai beni religiosi&! rimane ora da considerare ulteriormente quale eminente grado di celeste beatitudine sar concesso a coloro, i quali adempiono degnamente e lodevolmente al loro dovere di re. Invero, se la felicit " il premio della virt*, ne consegue che ad una maggiore virt* sar dovuto un grado maggiore di felicit. Ma la virt*, mediante la quale un uomo riesce a governare non solo se stesso ma anche gli altri, " la pi* alta fra tutte' e lo " tanto pi*, quanto pi* si estende ad un numero maggiore di uomini. .a osservare, ancora una volta, l#idea della superiorit del bene comune su quello individuale, che poco dopo Tommaso formula quasi con le stesse parole di %ristotele! Dil bene della comunit " pi* grande e pi* divino del bene di uno soloE. 8e la monarchia " il regime migliore, la tirannide, che " il suo opposto speculare, non potr che costituire il regime peggiore. Il ritratto che Tommaso fa del tiranno " classico! F...G il tiranno, disprezzando il bene comune, e perseguendo il suo bene privato, deve necessariamente gravare i sudditi in varie maniere, a seconda delle diverse passioni cui soggiace nel perseguimento dei suoi interessi. =hi invero " posseduto dalla passione della cupidigia, rapina i beni dei sudditi' come dice 8alomone $9rov. LLLIL, :&! NNIl re giusto ristabilisce la terra, l#uomo avaro la distruggeOO. 8e per contro soggiace alla passione dell#ira, per nulla sparge il sangue, come si legge in 0zechiele $LLII, ;4&! NNI loro principi in mezzo a loro come lupi anelanti alla preda, a spargere il sangueOO. 0 il 8apiente ammonisce di rifuggire da questo governo, dicendo $0cclesiastico, IL, 57&! NNTienti lontano dall#uomo che ha potere di uccidereOO, poich/ invero egli si serve del suo potere per uccidere non in vista della giustizia, ma per sfrenata passione. 0 cos non vi potr essere alcuna sicurezza, ma tutto diventa malsicuro, poich/ ci si allontana dal diritto, n/ si pu1 fare alcun affidamento su ci1 che dipende dalla volont, per non dire dal capriccio di un altro. N/ egli grava i sudditi soltanto nelle cose corporali, ma ostacola altres il loro bene spirituale, poich/ coloro i quali mirano pi* al potere che al bene, impediscono ogni progresso dei sudditi, sospettando in ogni preminenza di questi una minaccia al loro iniquo

dominio. I tiranni difatti sospettano pi* i buoni che i cattivi, e la virt* altrui fa loro sempre paura. 0ssi cercano pertanto di impedire che i loro sudditi, divenendo virtuosi, concepiscano pensieri magnanimi, mal sopportando il loro iniquo dominio' che fra di essi si stabiliscano vincoli di amicizia e possa godersi reciprocamente del beneficio della pace, affinch/, diffidando gli uni degli altri, nulla possano macchinare contro il loro potere. 9erci1 seminano fra di essi le discordie, favoriscono quelle gi esistenti, e proibiscono tutto ci1 che conduce gli uomini a unirsi, come nozze e conviti e simili, che sogliono ingenerare familiarit e fiducia fra gli uomini. =ome %ristotele, Tommaso individua nel perseguimento o meno del bene comune il criterio per distinguere le forme rette dalle forme degenerate. =i1 lo condurr, tuttavia, a vedere nella democrazia la forma migliore $o la meno peggiore& tra le degenerate' se infatti non si governa nell#interesse comune e secondo virt*, allora, in questo caso, " meglio che siano in molti a governare! se un governo degenera nell#ingiustizia, conviene piuttosto che sia di molti, perch/ sia pi* debole, e si ostacolino a vicenda. 9erci1 fra le forme ingiuste di governo la democrazia " pi* tollerabile, e la tirannide " la peggiore. =ompare qui l#idea della limitazione del potere, anche se soltanto quando si ritiene che il potere possa essere nocivo $i pensatori liberali moderni, guardando al potere con disincanto e alla natura umana con realismo, sosterranno che bisogna semprediffidare del potere e che " quindi " sempre necessario limitarne l#estensione, a prescindere da chi si trovi momentaneamente a detenerlo&. Tuttavia, Tommaso non si limita a impostare il problema dello 8tato $e quindi del potere politico& in termini etico-religiosi. 0gli lo affronta anche in termini giuridico-istituzionali. Non basta insomma confidare nelle virt* del re e nel suo timore di .io' occorre anche disporre le cose affinch/ il suo potere sia temperato e giusto. Tale impostazione compare in tre luoghi! a& in primo luogo, nel .e regime principum, dove Tommaso dice che occorre organizzare il governo in modo tale che il potere del re sia temperato e non possa divenire tirannico' b& in secondo luogo, nella 8umma theologiae, quando Tommaso parla di governo misto, che ricomprende in s/ i tre princ pi $monarchico, aristocratico e democratico' qui Tommaso fa anche riferimento all#%ntico Testamento, ricordando che Mos" e i suoi successori governavano con l#aiuto degli anziani, eletti dal popolo&' c& infine, abbiamo l#importante riflessione sul tema della legge. 2a legge, per Tommaso, " espressione della ragione. 0ssa " presente ovunque, nelle cose e negli atti degli uomini, come una regola che presiede alla loro struttura. 2a stessa inclinazione del corpo al piacere fisico, dice Tommaso, " chiamata legge del corpo. )ra, la ragione ha come sua caratteristica quella di ordinare un fine' essa ha per1 bisogno della volont per realizzare quel fine, ossia per farsi ragione pratica. Ma non tutte le volont sono razionali' dunque non tutti gli atti di volont sono legge, bens soltanto quelli che possiedono un#intrinseca razionalit. (uesta impostazione ha enormi conseguenze, in campo politico. 2a ragione ha il potere di muovere $all#azione& grazie alla volont, come " stato detto pi* sopra! in quanto appunto un fine " voluto, la ragione comanda tutto ci1 che " necessario a raggiungerlo. Ma perch/ la volont nei suoi comandi abbia valore di legge, occorre che essa sia dotata di una intrinseca razionalit. In questo senso va inteso il detto che la volont del principe ha valore di legge! altrimenti la volont del principe sarebbe piuttosto un#iniquit che una legge. Facciamo attenzione! il principe " l#elemento volontaristico della legge, ci1 che conferisce ad essa forza coattiva. .a questo punto di vista, ha ragione ancora Klpiano! il princeps " legibus solutus, nel senso che egli, non potendo auto-costringersi e non essendo soggetto a sanzioni, " al di sopra delle leggi. Il principe " inoltre a lege solutus, nel senso che pu1 modificare le leggi o dispensarne momentaneamente dall#obbligo. Ma " anche vero che il principe " moralmente obbligato a sottostare alle leggi, e che di ci1 deve rispondere a .io. In conclusione! il potere del principe " condizione necessaria ma non sufficiente perch/ si possa parlare di legge' a tal fine " altrettanto essenziale il carattere razionale della norma. 8e una legge non " razionale, non " giusta, quindi non " nemmeno una legge. %bbiamo qui l#abbozzo di una logica giusnaturalistica, per cui esiste un diritto naturale $o razionale&, uguale per tutti gli uomini, in tutti i tempi e in tutti i luoghi' e le leggi positive sono valide solo se conformi a tale diritto. Ma vediamo cosa dice Tommaso. 0gli parte dalla legge divina che regola il mondo! ora " evidente - partendo dal presupposto che il mondo sia retto dalla divina 9rovvidenza altrove dimostrato - che l#intera comunit dell#universo " governata dalla ragione divina. 9ertanto la ragione stessa del governo delle cose $create& in quanto esiste in .io come reggitore del tutto, ha natura di legge $...&. (uesta legge conviene chiamare legge eterna. 9oich/ tutte le cose sono regolate dalla legge divina o eterna, " evidente che tutte le cose ne parteciperanno in qualche modo. Ma fra tutte le creature, l#uomo " quello soggetto in misura pi* perfetta alla 9rovvidenza, della quale diviene partecipe provvedendo a s/ e agli altri! " questa partecipazione della creatura razionale alla legge eterna, conclude

Tommaso, che viene chiamata legge naturale. 2a legge naturale ci permette di distinguere il bene dal male' ed essa, dice Tommaso, altro non " che l#impronta in noi della luce divina. =ome si pu1 vedere, qui abbiamo una vera e propria dottrina della legge naturale, come legge derivante da .io e corrispondente all#ordine delle cose. 0siste dunque una legalit universale avente valore assoluto. Ma in cosa consiste, pi* precisamente, questa legge naturaleC (uali sono i suoi articoliC Il primo precetto della legge consiste appunto nel doversi fare e perseguire il bene ed evitare il male' e su questo si fondano tutti gli altri precetti della legge naturale, onde tutte le cose che bisogna fare o evitare sono di pertinenza della legge naturale, che la ragione pratica apprende naturalmente come beni umani. 0 poich/ il bene ha natura di fine $naturale&, il male invece natura del contrario, tutte quelle cose verso le quali l#uomo ha naturale inclinazione, sono apprese come buone dalla ragione naturale, e per conseguenza da perseguirsi nelle opere' le cose ad esse contrarie sono invece apprese come cattive e da evitare. 2#ordine dei precetti della legge naturale corrisponde dunque all#ordine delle inclinazioni naturali. In primo luogo difatti si trova nell#uomo l#inclinazione al bene secondo la natura che gli " comune con tutte le sostanze $create&' nel senso cio" in cui qualsiasi sostanza aspira alla conservazione del suo essere secondo la sua natura. In corrispondenza a questa inclinazione, appartiene alla legge naturale tutto ci1 che assicura la conservazione della vita dell#uomo e ne impedisce la distruzione. In secondo luogo, si trova nell#uomo l#inclinazione ad alcuni beni pi* particolari, secondo la natura che gli " comune cogli altri animali. In questo senso si dicono appartenere alla legge naturale NNquelle cose che la natura ha insegnato a tutti gli animaliOO, come l#unione del maschio e della femmina, l#allevamento dei figli, ecc. In un terzo modo, infine, si trova nell#uomo l#inclinazione al bene conforme alla natura razionale che gli " propria! come, ad esempio, l#uomo ha una naturale inclinazione a conoscere la verit nei riguardi di .io, oppure a vivere in societ. 0 in questo senso appartengono alla legge naturale le norme relative a tale inclinazione! come, ad esempio, che l#uomo eviti l#ignoranza, che non rechi offesa a coloro coi quali deve aver relazione, e tutte le altre norme di questo genere. 8e esiste una legge naturale, siamo dunque in possesso di un criterio per giudicare le leggi positive, per determinare se esse siano giuste o ingiuste e quindi per decidere se obbedirvi o meno. 2e leggi, dice Tommaso, possono essere dette giuste sia in considerazione del loro fine, quando sono ordinate al bene comune' sia in considerazione del loro autore, quando la legge che viene emanata non eccede i poteri di chi la emana' sia infine in considerazione della loro forma, quando cio" gli oneri che esse impongono ai sudditi sono ripartiti secondo un#uguaglianza proporzionale in vista del bene comune. 9oich/ difatti l#uomo " una parte della comunit, ogni singolo uomo, in ci1 che " e in ci1 che possiede, appartiene alla comunit! cos come ogni singola parte, in ci1 che " appartiene al tutto. 0# per questa ragione che anche la natura talora sacrifica la parte per salvare il tutto. In base a questo principio, le leggi che ripartiscono gli oneri in modo proporzionale sono giuste, e obbligano nel foro della coscienza, e sono leggi legittime. (uindi le leggi sono giuste quando sono finalizzate al bene comune, quando emanano da un#autorit legittima e infine quando rispettano la giustizia distributiva. Ne consegue che in tutti i casi contrari le dobbiamo considerare ingiuste. Ma cosa dobbiamo fare di fronte ad una legge ingiustaC 9ossiamo disobbedire o dobbiamo comunque obbedireC 2e leggi ingiuste, dice Tommaso, non sono nemmeno leggi, sono violenza' esse quindi, nel foro della coscienza, non ci obbligano. % meno che, aggiunge prudentemente Tommaso, non si tratti Ddi evitare lo scandalo e il disordine, come c#insegna 8. Matteo $+, :>-:5, B8e ti trasciner a correre per un miglio, va con esso altre due miglia' e si ti avr tolta la tunica, dagli anche il mantelloBE. Ma se si tratta di leggi che si oppongono al bene divino $norme, ad esempio, che obbligano all#idolatria& allora esiste il dovere assoluto di disobbedire. )ccorre tuttavia tenere conto del fatto che la ragione pratica non ha lo stesso rigore della ragione speculativa! quindi, man mano che ci avviciniamo alla realt e al contingente, si apre la possibilit per la legge di regolarsi secondo tempi e luoghi, fermo restando il principio del riferimento alle norme fondamentali delle leggi naturali. In conclusione, sul grande tema dell#obbedienza Tommaso formula una importante distinzione. In linea generale, l#obbedienza " un dovere naturale! come l#operare degli agenti naturali deriva dalla forza della natura, cos l#operare dell#uomo deriva dall#umana volont. )ra nelle cose naturali occorre che le pi* alte inducano le pi* basse alle azioni che sono loro proprie, mediante la preminenza delle virt* naturali ad esse conferita da .io. =os anche nelle cose umane occorre che i superiori determinino colla loro volont gli inferiori, in forza dell#autorit stabilita da .io. Ma determinare colla ragione e la volont non " altro che comandare. 9erci1 come nell#ordine naturale creato da .io le cose pi* basse devono sottostare alla direttiva di quelle pi* elevate, cos pure nelle cose umane, secondo l#ordine del diritto naturale e divino, gli inferiori sono tenuti ad obbedire ai loro superiori. Ma vi sono casi in cui l#obbedienza non " un obbligo assoluto! anzitutto, quando il comando di un#autorit " in contrasto con il comando di un#autorit superiore, o differisce da esso' in secondo luogo, quando il comando si riferisca ad una materia nella quale l#autorit non ha competenza. In riferimento a quest#ultimo caso, Tommaso fa esempi molto significativi.

In quelle cose che dipendono dal moto interiore della volont, l#uomo non " tenuto ad obbedire all#uomo, ma solo a .io. 2#uomo " obbligato bens ad obbedire all#uomo per quanto riguarda l#operato esteriore del corpo' ma anche in questo, per quanto riguarda la natura del corpo, l#uomo non " obbligato ad obbedire all#uomo, ma soltanto a .io, perch/ tutti gli uomini per natura sono uguali' cos , ad esempio, per quanto riguarda il sostentamento del corpo e la generazione della prole. 9erci1 nel contrarre matrimonio, o nel far voto di castit, e in altri casi simili, la schiava non " obbligata ad obbedire ai padroni, n/ i figli ai genitori. In quelle cose invece che riguardano la disposizione degli atti e delle cose umane, il suddito " tenuto ad obbedire al suo superiore secondo la ragione della superiorit! cos il soldato al condottiero dell#esercito per quanto riguarda la guerra' il servo al padrone, per quanto riguarda il compimento delle opere servili' il figlio al padre, per quanto riguarda la disciplina della vita e la cura della famiglia, e cos per il resto. Nell#idea che esistano una serie di BmaterieB sulle quali il comando dell#autorit non " lecito, si pu1 intravedere il concetto di diritto individuale come limite all#azione dello 8tato $e sar il concetto della cosiddetta Blimitazione materialeB del potere statale&. Infine, tornando sul problema dell#obbedienza di fronte al potere ingiusto, Tommaso ribadisce la sua posizione abbastanza moderata, tranne che su questioni religiose! ai pr ncipi secolari l#uomo in tanto " tenuto ad obbedire, in quanto lo esige l#ordine della giustizia. 9erci1, se questi non abbiano un potere giusto, ma usurpato, oppure se comandino cose ingiuste, i sudditi non sono obbligati ad obbedirli, tranne forse in taluni casi particolari, quando si tratti evitare uno scandalo od un pericolo. Ma se, per esempio, il principe viene colpito da scomunica, allora i sudditi sono sciolti ipso facto dal giuramento di fedelta e quindi dal dovere di obbedienza. In Tommaso abbiamo dunque una serie di posizioni che vanno nella direzione di una concezione razionalisticogiusnaturalistica della legge $concezione che, ovviamente, conduce diritta alla limitazione del potere&' ma abbiamo anche il permanere della =hiesa, quale fonte certa di razionalit. %bbiamo infatti visto come la possibilit $anzi, il dovere& della disobbedienza sia affermato solo quando nasce da una pronuncia della =hiesa contro il potere, in genere per ragioni religiose. Inoltre abbiamo una concezione parziale della tolleranza. Fra gli infedeli - dice Tommaso - vi sono quelli che non accolsero mai la fede cristiana, come i gentili e i giudei! e questi non devono in alcuna maniera essere costretti ad abbracciare la fede e a credere, perch/ il credere dipende dalla volont. 9ossono tuttavia i fedeli, se vogliono, costringerli a non ostacolare la fede cristiana con atti blasfemi o con malvagie persuasioni, o addirittura con aperte persecuzioni. 0 per questa ragione frequentemente i fedeli di =risto muovono guerra contro gli infedeli! non gi per costringerli a credere $ch/ se anche riuscissero a sconfiggerli, ed a ridurli in cattivit, li lascerebbero liberi di voler credere o no&, ma per obbligarli a non ostacolare la fede di =risto. .iverso peraltro " il caso di quegli infedeli che un giorno abbracciarono la fede, e ne fanno professione, come gli eretici e tutti gli apostati! questi devono essere costretti, anche fisicamente, ad adempiere quello che hanno promesso, e ad osservare quanto hanno accettato, una volta per sempre. Infine, abbiamo una subordinazione del fine sociale $la virt*& al fine religioso $la beatitudine&, che pu1 condurre a configurare il primato della =hiesa sul potere politico. .ice infatti Tommaso! il fine della comunit deve essere determinato in maniera identica al fine del singolo. %d esempio! se il fine ultimo dell#uomo fosse la salute, questo dovrebbe essere anche il fine dello 8tato $la cui guida, in tal caso, sarebbe convenientemente affidata ai medici&' oppure, se il fine ultimo dell#uomo fosse la ricchezza, lo 8tato dovrebbe avere lo stesso fine $e quindi ci si potrebbe affidare a degli amministratori&. Ma in realt, poich/ il fine per cui gli uomini si associano tra di loro " #vivere insieme bene#, e poich/ la #vita buona# " quella secondo virt*, il fine dello 8tato e della societ sar quello di vivere secondo virt*. Ma l#uomo, vivendo in tal modo, " ordinato ad un fine ulteriore! l#uomo vive secondo virt* per potere infine godere di .io, nella beatitudine. =onclude Tommaso! l#ultimo fine della comunit consociata non sar pertanto di vivere secondo virt*, ma di pervenire, per mezzo di una vita virtuosa, al godimento di .io. Ma come si raggiunge questo fine supremo della beatitudineC 0# alla portata della virt* umana o richiede un intervento soprannaturaleC 8e fosse alla portata della virt* umana, il compito di guidare gli uomini verso di esso spetterebbe ai re, giacch/ sono questi ultimi a guidare gli uomini nelle loro aspirazioni alle cose umane. Ma poich/ soltanto con la virt* divina si pu1 giungere alla beatitudine, solo un governo divino, e non un governo umano, potr condurre a tale fine. Kn governo di tale fatta spetta pertanto a quel re, che non " soltanto un uomo, ma anche un .io, e cio" a -es* =risto nostro 8ignore, che, elevando gli uomini a figli di .io, li ha introdotti nella gloria del =ielo. Tommaso conclude ribadendo la distinzione tra potere politico e potere religioso, ma anche la subordinazione del primo al secondo!

pertanto, affinch/ le cose spirituali fossero distinte da quelle terrene, il ministero di questo regno " stato affidato non ai re della terra, ma ai sacerdoti, ed anzitutto al 8ommo 8acerdote, successore di 9ietro, +icario di =risto, al 3omano 9ontefice, al quale " necessario siano sottomessi tutti i re del popolo cristiano, come allo stesso 8ignore -es* =risto. =os invero a colui, cui spetta la cura del fine ultimo, debbono esser sottomessi coloro, cui spetta la cura del fine anteriore, ed esser diretti dal suo comando.

(. ,ac-iavelli
enni !io"rafici
Nasce a Firenze nel 5:@6, da famiglia relativamente agiata. Nel 5:67 $a ;6 anni& si presenta per due volte candidato alla segreteria della seconda cancelleria $affari interni e straordinari, guerra&' a febbraio fallisce $vince il candidato dei savonaroliani&, a giugno riesce. % luglio viene inoltre nominato segretario dei .ieci di ,al a, magistratura addetta ai rapporti con gli altri 8tati. (uesti uffici gli daranno modo di raccogliere un vasto materiale storico e politico. 9er 5A anni, infatti, egli riceve numerosissimi incarichi diplomatici, che lo portano presso 2uigi LII, presso =esare ,orgia e presso l#imperatore Massimiliano. Nel 5A5? i Medici tornano al potere e Machiavelli viene epurato. %ccusato di aver preso parte ad una congiura viene arrestato e torturato' riconosciuto innocente, pu1 ritirarsi in una villetta presso 8an =asciano. +err pienamente riabilitato agli uffici politici soltanto nel 5A;A. Nel 5A5? scrive Il 9rincipe' nel 5A5A lo presenta a 2orenzo de# Medici. Nel 5A54 termina i .iscorsi sopra la prima deca di Tito 2ivio. Nel 5A57 scrive la Mandragola, ,elfagor e il .iscorso o dialogo intorno alla nostra lingua. Nel 5A;> termina .ell#arte della guerra. Nello stesso anno riceve dall#Kniversit l#incarico di scrivere la storia di Firenze. 2e Istorie fiorentine lo occuperanno per circa cinque anni. Nel 5A;A scrive un#altra commedia, la =lizia. Nello stesso anno si reca a 3oma per offire a =lemente +II le Istorie fiorentine' rientra quindi nella vita politica. Nel 5A;@ riceve l#incarico di provvedere alla difesa di Firenze, contro =arlo +. Nel 5A;4, anche in seguito al sacco di 3oma, una sollevazione popolare rovescia il governo mediceo e ristabilisce la costituzione repubblicana. Machiavelli viene esluso da qualsiasi carica. Muore a Firenze in povert, a A7 anni.

#l pensiero politico
DIl problema di Machiavelli - " stato giustamente osservato - " il problema dello 8tato! della fondazione, della conservazione, del governo dello 8tato. 2o 8tato " l#ultimo orizzonte delle sue riflessioni e della sua etica! egli infatti si pone sempre dal punto di vista di chi prende delle decisioni aventi per fine ultimo la salute dello 8tatoE[.]. .i qui il suo realismo o - secondo i suoi critici - il suo immoralismo o amoralismo. In realt, il momento morale ha il suo ruolo, nel pensiero di Machiavelli' solo che esso " concepito aristotelicamente, ossia come qualcosa che sta dentro al pi* vasto bene della citt. In ultima analisi, dunque, al di sopra di qualsiasi considerazione, per Machiavelli vale il principio secondo cui salus rei publicae suprema leM. (uanto alle accuse di cinismo, rivolte da sempre all#autore del 9rincipe, " stato osservato che se per un verso Machiavelli descrive con crudezza le efferatezze della politica, per altro verso non mancano in lui accenti accorati davanti ad esse e alla loro necessit. In secondo luogo, alcuni studiosi hanno evidenziato come tali #efferatezze# costituissero mezzi di lotta politica largamente diffusi in quella terribile epoca che fu la prima met del =inquecento $e dunque Machiavelli altro non avrebbe fatto che studiare il suo tempo, con l#avalutativit propria dello scienziato&. Infine, si " ricordato come la crudezza del Machiavelli derivasse anche da un dato caratteriale, essendo il suo spirito alieno da qualsiasi moralismo o pietismo e piuttosto incline all#ironia. Ma veniamo alle tesi di questo controverso autore. Il celebre realismo viene esplicitamente BteorizzatoB nel L+ capitolo del 9rincipe. 8i tratta di un passo molto noto. 3esta ora a vedere quali debbano essere e# modi e governi di uno principe con sudditi o con gli amici. 0, perch/ io so che molti di questo hanno scritto, dubito, scrivendone ancora io, non essere tenuto prosuntuoso, partendomi, massime nel

disputare questa materia, dagli ordini degli altri. Ma sendo l#intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi " parso pi* conveniente andare drieto alla verit effettuale della cosa, che alla imaginazione di essa. Machiavelli sottolinea con forza ci1 che lo differenzia dai molti altri autori che si sono occupati del medesimo argomento! il suo intento " cogliere la verit effettuale della cosa, mentre gli altri andavano dietro l#immaginazione di essa. In altre parole, Machiavelli si propone di comprendere la realt politica per quello che " realmente, senza sovrapporre ad essa desideri o princ pi. Il suo " un intento scientifico, nel significato Peberiano di a-valutativo! dunque realistico e spregiudicato nel senso letterale del termine. 9er la verit, un intento Machiavelli lo dichiara! scrivere cosa utile a chi la intende, ossia scrivere qualcosa che sia utile per chi governa. 8i manifesta, in questa opzione di Machiavelli, il suo punto di vista, al quale abbiamo fatto riferimento all#inizio! per il pensatore fiorentino lo 8tato $e la politica& costituiscono l#orizzonte ultimo, il che lo conduce a porsi, nell#esame del problema politico, eM parte principis, dalla parte del potere. Ma si tratta di intento che non falsa l#indagine' anzi, proprio per essere veramente utile al principe, l#indagine deve essere veritiera, deve guardare alla realt senza infingimenti. 8empre in nome di quello che noi oggi chiameremmo il principio di realt, Machiavelli ci richiama alla differenza tra i nostri desideri e la realt! molti si sono imaginati republiche e principati che non si sono mai visti n/ conosciuti essere in vero' perch/ egli " tanto discosto da come si vive a come si doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe fare impara piuttosto la ruina che la preservazione sua! perch/ uno uomo, che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene ruini infra tanti che non sono buoni. .unque la differenza tra essere e dover-essere, tra realt e princ pi $o desideri&, " grande, al punto che essa parrebbe, almeno in questo passo, incolmabile' sembrerebbe una caratteristica ineliminabile della realt medesima. 2a realt, dice Machiavelli, " molto meno bella dei nostri princ pi morali' chi non ne tiene conto - massimamente colui il quale detiene il potere - e guarda soltanto ai princ pi, si procura la propria rovina e non il proprio successo. =onclusione realistica $o, se preferite, pessimistica& di Machiavelli! il buono, tra molti cattivi, " destinato a soccombere. .i qui il consiglio per il 9rincipe! onde " necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono, e usarlo e non l#usare secondo la necessit. Nel secondo paragrafo del capitoletto, Machiavelli fa un elenco delle buone e delle cattive qualit di un principe! liberalit o avarizia, crudelt o piet, infedelt o fedelt, paura o coraggio, debolezza o energia, umanit o superbia, lascivia o castit, schiettezza o astuzia, religiosit o incredulit, e cos via. % tale elenco, nel paragrafo successivo, Machiavelli accompagna il seguente commento! io so che ciascuno confesser che sarebbe laudabilissima cosa in uno principe trovarsi, di tutte le soprascritte qualit, quelle che sono tenute buone' ma, perch/ non le si possono avere, n/ interamente osservare, per le condizioni umane che non lo consentono, gli " necessario essere tanto prudente, che sappia fuggire l#infamia di quelli vizii chi li torrebbano lo stato, e da quelli che non gnene tolgano guardarsi, se egli " possibile' ma, non possendo, vi si pu1 con meno respetto lasciare andare. 8arebbe Blaudabilissima cosaB che il 9rincipe possedesse soltanto doti positive! ma ci1 non " possibile, per le condizioni umane che non lo consentono. 0merge qui la concezione machiavelliana della natura umana come una mescolanza di vizi e virt*, nella quale, in genere, non sono le seconde a prevalere. 2a conclusione " un esempio di come le regole di condotta, in Machiavelli, siano dominate dal fine ultimo della politica $ossia, dalla salus rei publicae, dalla salvezza dello 8tato&! posto che esistano due categorie di vizi - gli uni conducono alla perdita del potere, gli altri no -, allora il 9rincipe dovr sicuramente fuggire i primi e, quanto ai secondi, cercare di evitarli' ma se proprio non ci riesce, pazienza. 0# chiaro che tali posizione hanno alle spalle, come dicevamo, una concezione antropologica realistica o pessimistica che dir si voglia. .egli uomini, afferma Machiavelli, si pu1 dire questo generalmente! che sieno ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de# pericoli, cupidi di guadagno' e mentre fai loro bene, sono tutti tua, offerenti el sangue, la roba, la vita, e# figliuoli, come di sopra dissi, quando il bisogno " discosto' ma, quando ti si appressa, e# si rivoltano. Inoltre essi Dsdimenticano pi* presto la morte del padre che la perdita del patrimonioE, non mantengono la parola data e Dsi pascono cos di quel che pare come di quello che "! anzi molte volte si muovono pi* per le cose che paiono che per quelle che sonoE. -li uomini sono insomma ingrati, volubili, falsi e avidi $soprattutto di beni materiali&' sono in generale BtristiB, ossia di animo malevolo, cattivo' sono superficiali e stupidi. Il panorama non lascia adito a dubbi. 0 colui che li governa se " un politico virtuoso - dovr tenere conto di tutto ci1.

.unque la virt* di cui parla Machiavelli - per il 9rincipe, per il politico in genere - " qualcosa di molto diverso da ci1 che si intendeva tradizionalmente. 9er il =ristianesimo la virt* consiste nella paziente sottomissione alla volont divina, nell#attesa di una vita ultraterrena' per %ristotele la virt* " il giusto mezzo, la perfezione morale raggiunta attraverso il dominio della ragione' per gli 8toici essa consiste invece nell#accettazione degli eventi' per gli 0picurei, infine, la virt* " un mezzo per raggiungere la tranquillit dell#animo. Nessuna di queste definizioni si attaglia alla virt* machiavelliana. 9er il pensatore fiorentino, infatti, la virt* indica l#energia, la volont e l#efficienza del politico' essa " la capacit di adattarsi alle circostanze e riassume tutte le doti - prudenza, tenacia, industriosit, valutazione obiettiva delle forze disponibili e loro adeguazione al fine - necessarie a fondare, riordinare e mantenere uno 8tato. In ultima analisi, dunque, la virt* " la prudenza o l#avvedutezza politica del 9rincipe, che permette di porre argini ai colpi della fortuna $ossia del destino, la cui azione " al di fuori della portata umana&. %ll#interno del fine ultimo - ossia della salvezza dello 8tato - vi " spazio per qualsiasi virt* in senso tradizionale' ma il fine ultimo " pur sempre politico e gli altri beni sono quindi inferiori rispetto alla salvezza dello 8tato. Ne deriva che quando quest#ultima " in gioco $nella guerra o nella conquista dello 8tato&, il fine politico prender il sopravvento su qualsiasi altro fine o bene. %llora sar lecito impiegare la frode o la forza senza tentennamenti! ancora che lo usare la fraude in ogni azione sia detestabile, nondimanco nel maneggiare la guerra " cosa laudabile e gloriosa, e parimente " laudato colui che con fraude supera il nimico, come quello che lo supera con le forze. 0sempio classico della concezione machiavelliana del politico " la descrizione che egli fornisce delle imprese di =esare ,orgia $noto come il +alentino&, figlio di 9apa %lessandro +I. 8i tratta di una ricostruzione storica all#interno della quale viene sviluppata anche la nota antitesi tra virt* e fortuna, la prima interpretata come abilit politica, come attivit energica e intelligente, la seconda intesa come insieme di circostanze indipendenti dalla volont e dall#azione dell#uomo. 2e Dcose del mondoE, si chiede Machiavelli, sono guidate dalla fortuna e da .io - per cui all#uomo non rimane che accettare il corso degli eventi -, oppure la DprudenzaE dell#uomo riesce ad influire su di esseC 8e prevalesse la prima ipotesi, dovremmo concluderne che non vale la pena di Dinsudare molto nelle coseE, ma che conviene piuttosto Dlasciarsi governare dalla sorteE. 0d in effetti, prosegue Machiavelli, se guardiamo alla straordinaria mutevolezza delle vicende dei nostri tempi [1/], verrebbe voglia di credere che solo la Fortuna tiene il bandolo di una tale matassa. Tuttavia, affinch/ non si debba rinunciare al nostro libero arbitrio - dice Machiavelli con accenti tipicamente rinascimentali -, sono propenso a credere che la Fortuna sia arbitra soltanto della met delle azioni umane, e che quindi l#altra met dipenda da noi. Il rapporto tra queste due #forze# " descritto da Machiavelli con un#immagine assai efficace, dalla quale emerge chiaramente in cosa consista la Bvirt*B dell#uomo. %ssomiglio quella Fla fortunaG a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s#adirano, allagano e# piani, ruinano gli alberi e gli edifizii, lievono da questa parte terreno, pongono da quell#altra' ciascuno fugge loro dinanzi, ognuno cede allo impeto loro, sanza potervi in alcuna parte obstare. 0 bench/ sieno cos fatti, non resta per1 che gli uomini, quando sono tempi quieti, non vi potessino fare provvedimenti, e con ripari e con argini, in modo che, crescendo poi, o egli andrebbano per uno canale, o l#impeto loro non sarebbe n/ s licenzioso n/ s dannoso. 8imilmente interviene della fortuna' la quale dimostra la sua potenzia dove non " ordinata virt* a resisterle' e quivi volta li sua impeti dove la sa che non sono fatti gli argini e li ripari a tenerla. .unque se la Fortuna " un fiume in piena - una forza della natura di fronte alla quale, una volta scatenata, l#uomo pu1 ben poco -, la virt* degli uomini " l#insieme dei provvedimenti, dei ripari e degli argini che, predisposti in tempi calmi, consentono di evitare o limitare i danni. In sostanza, la virt* " per Machiavelli l#azione energica, previdente, intelligente ed efficace, attraverso la quale l#uomo cerca di affermare la propria libert nel mezzo di quella vicenda incerta, rischiosa e non totalmente dominabile che " la storia. Ma torniamo al ritratto machiavelliano del +alentino $=esare ,orgia&, esempio significativo di Bvirt*B politica. 8iamo in quella parte del 9rincipe in cui viene trattato il problema dei 9rincipati acquisiti con le proprie armi e la propria virt* $e dunque non per eredit&. Tali principati si conquistano, dice Machiavelli, o per fortuna o per virt*, ma nel secondo caso la conquista si rivela in genere pi* stabile $e da quanto abbiamo appena detto su fortuna e virt* dovrebbe essere abbastanza evidente il perch/&. Machiavelli propone una serie di esempi di grandi uomini, per poi giungere a Francesco 8forza e al +alentino. Il primo, con mezzi opportuni e notevoli virt*, divenne con grande fatica duca di Milano e con poca fatica vi rimase' il secondo acquist1 lo 8tato grazie alla fortuna del padre $9apa %lessandro +I& e con quella lo perse. 0ppure, osserva Machiavelli, dopo l#iniziale fortuna, il +alentino si era comportato con tale prudenza e virt* che avrebbe dovuto Dmettere le barbe sueE in quegli 8tati che la fortuna gli aveva concesso. Machiavelli si sofferma sul +alentino perch/, dice esplicitamente Dio non saprei quali precetti mi dare migliori a uno principe nuovo, che lo esemplo delle azioni suaE. 0 se la sua avventura ebbe esito infausto, ci1 Dnon fu sua colpa, perch/ nacque da una estraordinaria ed estrema malignit di fortunaE. 2a storia " la seguente! %lessandro +I, padre del +alentino, vuole fare di suo figlio il signore di uno 8tato. Ma per fare ci1 non ha altra strada che affidargli una parte del territorio

influenzato dalla =hiesa, vale a dire quelle terre di Marche e di 3omagna sulle quali la =hiesa aveva un antico titolo di possesso, ancorch/ non vi esercitasse direttamente il dominio. Ma su tali territori premevano tanto il ricco .ucato di Milano, quanto la potente 3epubblica di +enezia' inoltre gli eserciti italiani ai quali il 9apa poteva ricorrere erano nelle mani dei suoi nemici $cio" degli )rsini e dei =olonnesi&. )ccorreva dunque che la situazione mutasse. Il che avvenne, con la discesa di =arlo +III in Italia $5:6:&' il 9apa non si oppose affatto, cosicch/ ebbe in cambio, dal sovrano francese, le truppe necessarie per l#impresa del figlio in 3omagna. =onquistata la 3omagna, il +alentino vorrebbe andare oltre! ma lo frenano la freddezza del re di Francia e il fatto di non poter disporre di truppe proprie. In breve! il +alentino si servir abilmente dell#appoggio dei francesi e, quanto al versante italiano, corromper la nobilt romana $onde averla al suo fianco& e si sbarazzer degli )rsini, uccidendoli a tradimento. %scoltiamo l#asciutto resoconto di tali efferatezze dalle parole dello stesso Machiavelli. .opo questa, aspett1 la occasione di spegnere e# capi )rsini, avendo dispersi quelli di casa =olonna' la quale li venne bene, e lui la us1 meglio. 9erch/, avvedutisi gli )rsini, tardi, che la grandezza del duca e della =hiesa era la loro ruina, feciono una dieta alla Magione, nel 9erugino' da quella nacque la rebellione di Krbino e li tumulti di 3omagna e infiniti periculi del duca' li quali tutti super1 con lo aiuto de# Franzesi. 0 ritornatogli la reputazione, n/ si fidando di Francia n/ di altre forze esterne, per non le avere a cimentare, si volse agli inganni. 0 seppe tanto dissimulare l#animo suo, che gli )rsini medesimi, mediante el signor 9aulo, si riconciliorono seco' con il quale el duca non manc1 d#ogni ragione di offizio per assicurarlo, dandogli danari, veste e cavalli' tanto che la simplicit loro li condusse a 8inigaglia nelle sue mani. 8penti, adunque, questi capi, e ridotti li partigiani loro amici sua, aveva il duca assai buoni fondamenti alla potenzia sua, avendo tutta la 3omagna con il ducato di Krbino, parendogli, massime, aversi acquistata amica la 3omagna e guadagnatosi tutti quelli popoli, per avere cominciato a gustare el bene essere loro. =oronamento di tale vicenda " il famoso episodio di 3emirro de )rco, Duomo crudele et espeditoE al quale il .uca aveva dato carta bianca affinch/ riportasse l#ordine nelle riottose terre di 3omagna. (ui si affaccia l#idea del bene al quale conduce il potere! il buon governo " quello che istituisce la pace e l#ordine. 9reso che ebbe il duca la 3omagna, e trovandola suta comandata da signori impotenti, li quali pi* presto avevano spogliato e# loro sudditi che corretti, e dato loro materia di disunione, non di unione, tanto che quella provincia era tutta piena di latrocinii, di brighe e di ogni altra ragione di insolenzia, iudic1 fussi necessario, a volerla ridurre pacifica e obediente al braccio regio, darli buon governo. Ma il prezzo che 3emirro de )rco fa pagare per la pace, l#unit e l#ordine " alto' la sua autorit spietata rischia di rendere odioso il potere del .uca. 0 allora il +alentino si comporta da par suo! di poi iudic1 el duca non essere necessario si eccessiva autorit, perch/ dubitava non divenissi odiosa' e preposevi uno iudicio civile nel mezzo della provincia, con uno presidente eccellentissimo, dove ogni citt ci aveva lo avvocato suo. 0 perch/ conosceva le rigorosit passate averli generato qualche odio, per purgare gli animi di quelli populi e guadagnarseli in tutto, volle mostrare che, se crudelt alcuna era seguita, non era nata da lui, ma dalla acerba natura del ministro. 0 presa sopr#a questo occasione, lo fece a =esena, una mattina, mettere in dua pezzi in sulla piazza con uno pezzo di legno e uno coltello sanguinoso a canto. 2a ferocit del quale spettaculo fece quelli populi in uno tempo rimanere satisfatti e stupidi. .a notare la notazione finale di Machiavelli, spietata nella sua ironia sui sentimenti popolari. Ma le cose si misero poi male. %nzitutto mor %lessandro +I, al quale successe un fiero avversario dei ,orgia $-iulio II .ella 3overe&, e qualche tempo dopo si ammal1 a morte lo stesso +alentino. 2a conclusione di Machiavelli " la seguente. 3accolte io adunque tutte le azioni del duca, non saprei reprenderlo' anzi mi pare, come ho fatto, di preporlo imitabile a tutti coloro che per fortuna e con l#arme d#altri sono ascesi allo imperio. 9erch/ lui, avendo l#animo grande e la sua intenzione alta, non si poteva governare altrimenti' e solo si oppose alli sua disegni la brevit della vita di %lessandro e la malattia sua. =hi, adunque, iudica necessario nel suo principato nuovo assicurarsi de# nimici, guadagnarsi degli amici, vincere o per forza o per fraude, farsi amare e temere da# populi, seguire e reverire da# soldati, spegnere quelli che ti possono o debbono offendere, innovare con nuovi modi gli ordini antiqui, essere severo e grato, magnanimo e liberale, spegnere la milizia infedele, creare della nuova, mantenere le amicizie de# re e de# principi in modo che ti abbino a beneficare con grazia o offendere con respetto, non pu1 trovare e# pi* freschi esempli che le azioni di costui. .a questo accenno alla Bintenzione altaB del +alentino, si intuisce che in Machiavelli non " soltanto il successo a costituire il metro sul quale misurare la grandezza del politico. )ccorre anche che la sua intenzione sia alta e nobile! ed infatti Machiavelli stabilisce una chiara differenza tra le vicende del +alentino e quelle di %gatocle di 8iracusa o di 2iverotto. %gatocle era figlio di un semplice vasaio' ma percorse, dimostrando grande scelleratezza e virt*, tutti i gradi della milizia. .ivenuto pretore di 8iracusa, realizz1 un colpo di 8tato, imponendo il proprio dominio e sterminando i senatori e i ricchi' inoltre dimostr1 grandissimo valore militare nelle guerra contro =artagine. Nella vicenda di %gatocle, osserva Machiavelli, prevalgono sicuramente le virt* sulla fortuna' e tuttavia non

si pu1 ancora chiamare virt* ammazzare e# sua cittadini, tradire gli amici, essere sanza fede, sanza piet, sanza religione! li quali modi possono fare acquistare imperio, ma non gloria. 9erch/, se si considerassi la virt* di %gatocle nello entrare e nello uscire de# periculi, e la grandezza dello animo suo nel sopportare e superare le cose avverse, non si vede perch/ egli abbia ad essere iudicato inferiore a qualunque eccellentissimo capitano' nondimanco, la sua efferata crudelt e inumanit con infinita scelleratezza, non consentono che sia infra gli eccellentissimi uomini celebrato. Il pensatore fiorentino stabilisce infatti una chiara distinzione tra Dcrudelt male usateE e Dcrudelt bene usateE! bene usate si possono chiamare quelle $se del male " lecito dire bene& che si fanno a uno tratto, per la necessit dello assicurarsi, e di poi non vi si insiste drento, ma si convertiscono in pi* utilit de# sudditi che si pu1. Male usate sono quelle le quali, ancora che nel principio sieno poche, pi* tosto col tempo crescono che le si spenghino. =oloro che osservano el primo modo, possono con .io e con gli uomini avere allo stato loro qualche remedio, come %gatocle' quegli altri " impossibile si mantenghino. Insomma, dopo il momento della forza $ossia dopo la conquista del principato&, occorre suscitare il consenso dei cittadini e promuoverne le virt*. .i fronte al 9rincipe si aprono due strade! realizzare quel bene intrinseco della politica, che sta nel consentire la convivenza degli uomini $convivenza resa assai difficile dalla loro natura egoistica&, oppure cadere nella tirannide. 8e sceglie quest#ultima strada, il 9rincipe " destinato, come insegna la storia, a rinunciare alla gloria, all#onore e alla quiete' ci1 che lo attende " l#infamia e una costante situazione di pericolo e inquietudine. =ome si pu1 osservare, l#invito ad abbandonare la strada della tirannide non si basa su motivazioni di ordine etico, ma su una riflessione storicopolitica! la politica non ha bisogno di desumere dall#esterno la propria moralit, perch/ ha in se stessa la norma della propria condotta! ricondurre gli uomini ad una forma ordinata e libera di convivenza. I limiti della politica stanno dunque nell#adeguatezza dei mezzi al fine suo proprio! e quindi i mezzi tirannici vanno rifiutati non perch/ immorali, ma perch/ impolitici, inefficaci. Il dominio dell#azione politica, come ha giustamente osservato %bbagnano, si estende, con Machiavelli, Da tutto ci1 che offre la garanzia del successo, che " poi quella della stabilit e dell#ordine della comunit politica. 9er la prima volta ... quel dominio viene scrutato e valutato con un criterio puramente intrinseco e si intravede il principio di una normativa inerente ai compiti umani come tali e non sopraggiunta ad essi dall#esterno come criterio e limite estraneiE[11]. %ltra importante osservazione viene fatta da Machiavelli circa le basi del consenso! in ogni citt, egli dice, si trovano Ddua umori diversiE, i grandi e il popolo, aventi fini opposti! il populo desidera non essere comandato n/ oppresso da# grandi, e li grandi desiderano comandare e opprimere il populo' e da questi dua appetiti diversi nasce nella citt uno de# tre effetti, o principato o libert o licenzia. 9i* stabile sar quel 9rincipe che basa il suo potere sull#appoggio popolare' qui si possono cogliere alcuni accenti demofili! colui che viene al principato con lo aiuto de# grandi, si mantiene con pi* difficult che quello che diventa con lo aiuto del populo' perch/ si truova principe con di molti intorno che li paiano essere sua equali, e per questo non li pu1 n/ comandare n/ maneggiare a suo modo. Ma colui che arriva al principato con il favore popolare, vi si trova solo, ha intorno o nessuno o pochissimi che non sieno parati a obedire. )ltre a questo, non si pu1 con onest satisfare a# grandi e sanza iniuria d#altri, ma si bene al populo! perch/ quello del populo " pi* onesto fine che quello de# grandi, volendo questi opprimere, e quello non essere oppresso. Ma come si conserva uno 8tato, per MachiavelliC %nzitutto con buone leggi e buone armi' quindi la milizia non deve essere n/ mercenaria, n/ ausiliaria! le mercenarie e ausiliarie sono inutile e periculose! e se uno tiene lo stato suo fondato in sulle arme mercenarie, non star mai fermo n/ sicuro' perch/ le sono disunite, ambiziose, sanza disciplina, infedele' gagliarde fra gli amici' fra e# nimici, vile' non timore di .io, non fede con gli uomini' e tanto si differisce la ruina quanto si differisce lo assalto' e nella pace se# spogliato da loro, nella guerra da# nimici. 2a cagione di questo " che le non hanno altro amore n/ altra cagione che le tenga in campo che uno poco di stipendio' il quale non " sufficiente a fare che voglino morire per te. +ogliono bene essere tuoi soldati mentre che tu non fai guerra' ma, come la guerra viene, o fuggirsi o andarsene. 2a qual cosa doverrei durare poca fatica a persuadere, perch" ora la ruina di Italia non " causata da altro che per essere in spazio di molti anni riposatasi in sulle arme mercenarie. In secondo luogo, " necessario - ai fini della conservazione di uno 8tato - un uso appropriato della BcrudeltB da parte del 9rincipe! scendendo appresso alle altre preallegate qualit, dico che ciascuno principe debbe desiderare di essere tenuto pietoso e non crudele! nondimanco debbe avvertire di non usare male questa piet. 0ra tenuto =esare ,orgia crudele' nondimanco quella sua crudelt aveva racconcia la 3omagna, unitola, ridottola in pace e in fede. Il che se si considerr bene, si vedr quello essere stato molto pi* pietoso che il populo fiorentino, il quale, per fuggire el nome del crudele, lasci1 destruggere

9istoia. .ebbe, pertanto, uno principe non si curare della infamia di crudele, per tenere li sudditi suoi uniti e in fede' perch/, con pochissimi esempli, sar pi* pietoso che quelli e# quali, per troppa piet, lascino seguire e# disordini, di che ne nasca occisioni o rapine' perch/ queste sogliono offendere una universalit intera, e quelle esecuzioni che vengono dal principe offendono uno particulare. Infine - considerando che la salvezza e la pace dello 8tato costituiscono un bene supremo e tenendo conto della natura fondamentalmente infida dell#uomo - " bene che il 9rincipe sia temuto, piuttosto che amato. ) meglio! sarebbe bene che fosse tanto amato quanto temuto' ma poich/ " difficile che ci1 avvenga, occorre in genere scegliere tra i due sentimenti, e tra i due il migliore " il timore. Timore non significa per1 odio. Il 9rincipe deve farsi temere, ma non odiare! e per evitare ci1 sar sufficiente che egli si astenga dalla DrobaE e della DdonneE altrui $e in questo spazio si sviluppa dunque la BlibertB del cittadini' ma su questo torneremo pi* avanti&. Machiavelli non manca di soffermarsi sulla integrit del 9rincipe. 0 ancora una volta le sue considerazioni sono crudamente realistiche. .ice il Fiorentino! ciascuno capisce quanto sarebbe lodevole, in un principe, essere integro e fedele, piuttosto che astuto. Ma poich/ gli uomini sono, come abbiamo gi visto, Dingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de# periculi, cupidi di guadagnoE, allora " bene che il 9rincipe conosca assai bene le arti dell#astuzia. .alla realt che ha osservato con i suoi occhi, Machiavelli ha tratto la seguente lezione! vi sono due modi di combattere, l#uno con le leggi, l#altro con la forza' e soltanto il primo " proprio dell#uomo, mentre il secondo si attaglia alle bestie. Ma visto che Del primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo. 9ertanto a uno principe " necessario sapere bene usare la bestia e l#uomoE. 0, restando nell#ambito del ferino, il 9rincipe ha soprattutto bisogno delle arti del DlioneE $per spaventare i lupi& e della DgolpeE $per sventare le trappole&. Machiavelli " consapevole della #crudezza# di tale principio' ma " convinto che esso " perfettamente rispondente alle caratteristiche della natura umana! se gli uomini fussino tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono' ma perch/ sono tristi e non la osservarebbono a te Fla parola dataG, tu etiam non l#hai ad osservare a loro. 9er conservare lo 8tato occorrono dunque buone $e proprie& armi, buone leggi, un 9rincipe temuto ma non odiato $all#occorrenza crudele&, una politica estera di accorte alleanze, il rispetto degli interessi privati dei cittadini e soprattutto delle loro propriet, la nazionalizzazione della religione e un cauto riformismo. (ueste massime, " stato giustamente osservato, hanno la loro origine e giustificazione nell#idea repubblicana classico-umanistica! il modello " la libera 3epubblica romana $di qui i motivi anti-tirannici, anticesarei e anti-imperiali comuni a Machiavelli come a 9etrarca, 8alutati, ,runi e ,racciolini&. =lassica " anche la preferenza machiavelliana - nell#ambito delle forme di governo - per il governo misto, che " per l#appunto quello della 3oma repubblicana, frutto non della genialit di un legislatore, ma del caso. 2e lotte tra patrizi e plebei avevano infatti condotto a tale equilibrato ordinamento' furono i -racchi, con le loro eccessive richieste - non pi* soltanto politiche, ma anche economiche - a rompere tale equilibrio. 2a cautela deve quindi sempre ispirare l#azione di governo! anche le riforme devono apparire il meno possibile BinnovativeB, offrendo piuttosto l#impressione della continuit. 8oltanto il principe nuovo deve andare in direzione opposta, ossia essere ed apparire rivoluzionario. Ma qual " il bene comune, per MachiavelliC 8ostanzialmente, si tratta di una condizione di libert e legalit. 9er libert egli intende la possibilit di fruire pacificamente, nella sicurezza, della propria sfera privata! godimento delle propriet, sicurezza della famiglia e della propria persona. +ivere libero significa anche poter fare valere il proprio malcontento, attraverso le concioni. (uanto alla libert politica, Machiavelli " convinto che la partecipazione al potere interessi un numero ristretto di individui, perch/ la maggioranza desidera la libert per vivere sicura. Inoltre, l#effettiva direzione degli affari politici " compito di una classe ristretta. 9er legalit si intende, all#interno del pensiero machiavelliano, il rispetto dei patti! ad esso, come abbiamo visto, il 9rincipe pu1 derogare, ma nel reggimento interno dello 8tato " bene che vi si attenga. Il popolo che vede la sua sicurezza garantita da leggi che lo stesso 9rincipe rispetta, vive tranquillo. 2e leggi assumono inoltre, in Machiavelli, il classico ufficio educativo! la moltitudine regolata da leggi, come quella romana, " virtuosa pi* degli stessi governanti $anche in questo caso abbiamo qualche accenno di demofilia&. %lla salvezza dello 8tato deve essere subordinata anche la religione. +i ", in Machiavelli, una polemica anticristiana che vede nell#universalismo della =hiesa una forza sovversiva. =i1 nonostante, anche il =ristianesimo pu1 divenire ottimo strumento di governo e di educazione, se concorre a rafforzare il senso di devozione allo 8tato. Nei .iscorsi sopra la prima deca di Tito 2ivio, Machiavelli fa l#esempio di Numa! questi eredit1 da 3omolo un Dpopolo ferocissimoE, che riusc a civilizzare grazie alla religione. Numa ... trovando un popolo ferocissimo, e volendolo ridurre nelle obedienze civili con le arti della pace, si volse alla religione come cosa al tutto necessaria a volere mantenere una civilt, e la constitu in modo che per pi* secoli non fu mai tanto timore di .io quanto in quella republica' il che facilit1 qualunque impresa che il 8enato o quelli grandi uomini romani disegnassero fare.

0# questa religiosit, osserva Machiavelli, ad aver fatto la grandezza di 3oma! essa " all#opera nel suo valore militare e civile, nel mantenere gli uomini buoni e nel far vergognare i colpevoli. Tuttavia, non vi " in queste pagine alcun sentimento di autentica religiosit, se con questa intendiamo un vero e profondo sentimento interiore della divinit. 2a religione appare qui soltanto il rivestimento mitologico di cui hanno bisogno le fondamentali norme etiche e civili per radicarsi nel cuore dell#uomo. Numa, spiega Machiavelli, Dsimul1 di avere dimestichezza con una NinfaE, la quale gli ispirava le sue decisioni' ma fece questo solo perch/, volendo introdurre Dordini nuovi e inusitati ... dubitava che la sua autorit non bastasseE. 0 cos occorre fare in genere! veramente mai fu alcuno ordinatore di leggi straordinarie in uno popolo che non ricorresse a .io, perch/ altrimenti non sarebbero accettate! perch/ sono molti i beni conosciuti da uno prudente, i quali non hanno in s/ ragione evidenti da poterli persuadere a altrui. 9er1 gli uomini savi che vogliono t1rre questa difficult ricorrono a .io. =os fece 2icurgo, cos 8olone, cos molti altri che hanno avuto il medesimo fine di loro. Insomma, la religione svolge il ruolo cruciale di BsacralizzareB i buoni ordinamenti politici, di dare loro profonde radici nel cuore degli uomini, radici che servono a superare la naturale debolezza o cattiveria degli uomini stessi. 2a religione possiede questa forza straordinaria, le cui alternative sono ben misera cosa, giacch/ dove manca il timore di .io, conviene o che quel regno rovini, o che sia sostenuto dal timore d#uno principe che sopperisca a# difetti della religione. 0 perch/ i principi sono di corta vita, conviene che quel regno manchi presto, secondo che manca la virt* d#esso. .onde nasce che gli regni i quali dipendono solo dalla virt* d#uno uomo sono poco durabili, perch/ quella virt* manca con la vita di quello' e rade volte accade che le sia rinfrescata con la successione, come prudentemente .ante dice! 3ade volte l#umana probitate, quei che la d, perch/ da lui si chiami. discende e per questo li rami vuole

). 0o!!es
enni !io"rafici
Thomas Jobbes nasce nel 5A77 a MalmesburQ e riceve la sua educazione universitaria tra il 5@>? e il 5@>7 a Magdalen Jall in )Mford. Nel 5@>7 viene chiamato dal barone =avendish come precettore per il figlio' Jobbes rimarr sempre legato alla famiglia =avendish. Tra il 5@5> e il 5@5A accompagna il suo allievo in un viaggio sul =ontinente, entrando in contatto, a +enezia, con un collaboratore di 8arpi e familiarizzandosi con i grandi temi della polemica anti-papale. In questo periodo i suoi interessi sono umanistici' nel 5@;6, a :5 anni, traduce la -uerra del 9eloponneso di Tucidide. Nel 5@?> intraprende un nuovo viaggio sul =ontinente, durante il quale scopre gli 0lementi di 0uclide, che danno avvio ai suoi interessi filosofico-scientifici, sviluppatisi anche con la frequentazione degli scienziati a casa =avendish. Tra 5@?: e il 5@?@ " di nuovo sul =ontinente' a 9arigi conosce l#ambiente intellettuale che ruota intorno a Mersenne, quindi lo stesso Mersenne e =artesio, forse -alilei. Nel 5@:> completa e fa circolare il manoscritto degli 0lements of laP, natural and politic, con i quali prende posizione sulle controversie degli anni #?>, schierandosi dalla parte del re. .i l a pochi mesi si insedia il 2ungo 9arlamento e Jobbes, sentendosi in pericolo, torna in Francia. .al 5@:> al 5@A5 vive in Francia, scrivendo, pubblicando o preparando le sue opere filosofiche. Nel 5@:; esce la prima edizione del .e cive' la seconda vedr la luce nel 5@:4. 0# in questi anni che matura l#idea di un sistema filosofico articolato in tre parti! .e corpore, .e homine, .e cive. Nel 5@:6, probabilmente dopo l#esecuzione di =arlo I, Jobbes compone il 2eviathan, che gli crea problemi per la interpretazione eterodossa delle 8critture. %lla fine del 5@A5 torna in Inghilterra. Nel 5@AA pubblica il .e corpore e nel 5@A7 il .e homine. .opo la restaurazione diviene un bersaglio dell#episcopato' nel 5@@@ un disegno di legge rende punibile l#eresia e un comitato esamina il 2eviathan' ma Jobbes ha potenti protezioni $anche il 3e& e non viene disturbato. 2e opere che scrisse

negli anni successivi - e che non pot/ e non volle pubblicare - riguardano il tema dell#eresia e la sua non punibilit da parte del potere civile. Nel 5@@@ scrive il .ialogo fra un filosofo e uno studioso del diritto comune d#Inghilterra, nel 5@@7 la Narrazione storica dell#eresia e nel 5@4> ,ehemot, or the 2ong 9arliament. Nel 5@4A lascia 2ondra' muore ad JardPicR nel dicembre del 5@46, a 65 anni.

#l pensiero politico
% differenza della maggior parte degli scrittori politici, Jobbes non si occup1 mai attivamente di politica, n/ come uomo di parte, n/ come consigliere di principi. In confronto a Machiavelli - ha osservato uno storico inglese - Jobbes rimane soltanto un dotto. =i1 non significa, tuttavia, che la sua opera non risenta delle questioni politiche contemporanee' al contrario, essa pu1 essere considerata come una risposta al problema cruciale del suo tempo, ossia all#esigenza di garantire l#unit dello 8tato contro le minaccie di disgregazione insite sia nelle discordie religiose e nel contrasto tra potere civile e potere religioso, sia nel dissenso tra corona e parlamento. 8ono anni, quelli della prima met del #@>>, in cui l#0uropa " dilaniata dalla -uerra dei Trent#%nni $5@57-5@:7&, mentre l#Inghilterra " scossa da fortissimi contrasti politici, religiosi ed economici, che culmineranno nella guerra civile tra sostenitori del re $cavalieri& e sostenitori del parlamento $teste rotonde&, e che - tra vicende alterne $sconfitta del re e sua decapitazione nel 5@:4, dittatura repubblicana di =romPell dal 5@:4 al 5@A7, restaurazione nel 5@@> - condurranno alla -lorious 3evolution del 5@77, con la quale l#assolutismo, in terra inglese, viene definitivamente sconfitto. In questo scenario drammatico - caratterizzato dalla guerra civile - Jobbes si schiera dalla parte del re, elaborando una delle teorie politiche pi* rigorosamente e conseguentemente assolutistiche. Jobbes, ha scritto ,obbio, " spinto a filosofare dal turbamento che suscita in lui il pericolo della dissoluzione dello 8tato' la guerra civile torna quasi ossessivamente nelle sue pagine, come il peggiore di tutti i mali, come la morte del corpo politico, come ci1 che desertifica la vita umana, impedendole qualsiasi sviluppo. 8e " vero che il pensiero politico " dominato da alcune grandi antitesi - come autorit<libert, unit<anarchia -, Jobbes " sicuramente sollecitato dal primo termine di tali antitesi e non dal secondo. 2#autore del 2eviatano, scrive ancora ,obbio, D" ossessionato dall#idea della dissoluzione dell#autorit, dal disordine che consegue alla libert del dissenso sul giusto e sull#ingiusto, dalla disgregazione dell#unit del potere ... in una parola dall#anarchia che " il ritorno allo stato di natura. Il male che egli paventa maggiormente ... " non l#oppressione, che deriva dall#eccesso di potere, ma l#insicurezza, che deriva al contrario, se mai, dal difetto di potereE[1$] . 2a discordia e il conflitto nascono, secondo Jobbes, dalle false opinioni che gli uomini hanno intorno all#idea di giusto e di ingiusto! dunque la causa principale del disordine " di natura filosofica e filosofica dovr essere la risposta. 0ssa dovr venire dalla filosofia morale, la quale dovr servirsi, secondo Jobbes, dello stesso metodo $il metodo geometrico& che ha permesso alla filosofia naturale di raggiungere risultati indiscutibili. %nche la filosofia morale, in tale modo, diverr un sapere certo, dove non vi sar spazio per il caos delle opinioni divergenti, e dal quale potr nascere una scienza politica rigorosa. (uello di Jobbes " pertanto il tentativo di costruire un#etica e una politica dimostrative, aventi lo stesso rigore e la stessa certezza delle scienze naturali. In questa battaglia per la costruzione di un#etica e di una politica dimostrative $o, come diremmo oggi, BscientificheB&, Jobbes si trova a combattere su diversi fronti. %nzitutto, contro la dottrina aristotelica, secondo la quale nella conoscenza del giusto e dell#ingiusto non " possibile raggiungere quei risultati certi cui perviene il ragionamento matematico e bisogna quindi accontentarsi di risultati soltanto probabili' in questa prospettiva - che aveva dominato per secoli la cultura occidentale - l#etica e la politica non fanno parte delle scienze teoretiche, che hanno per oggetto il #necessario# $ci1 che " cos e non pu1 essere altrimenti& e raggiungono risultati certi, ma delle scienze pratiche, che si occupano del #probabile#. Ne consegue che se lo strumento delle scienze teoretiche, che si muovono nel regno del #certo#, " la logica $ossia l#arte della dimostrazione&, quello delle scienze pratiche, che si occupavano del probabile $e dunque delle #opinioni#&, " la retorica $ossia l#arte di argomentare e persuadere&. In secondo luogo, Jobbes deve combattere contro scolastici vecchi e nuovi, che fondano le loro teorie non sul ragionamento e sull#esperienza, ma sul principio di autorit, seguendo e ripetendo senza alcuno spirito critico l#insegnamento di %ristotele. Infine, il filosofo inglese deve combattere contro quelli che egli definisce gli BispiratiB, ossia tutti i fanatici, i visionari e i falsi profeti che parlano non per ragione, ma per fede. 0# quindi evidente che il sostegno di Jobbes alla causa monarchico-assolutistica non prende nessuna delle strade tradizionali! il potere del re non viene difeso in nome del diritto divino, o in base ad argomenti religiosi, sentimentali o tradizionalistici. 2a teoria assolutistico-monarchica di Jobbes sar basata su argomenti rigidamente razionalistici, ispirati ad una ragione matematico-geometrica eguale a quella delle scienze naturali. 0ssa proceder dunque scomponendo il

fenomeno nei suoi elementi primi o semplici, dai quali, come punti di partenza certi, procedere attraverso dimostrazioni rigorose. .unque Jobbes " un teorico razionalista della sovranit assoluta. Non solo! egli " anche il sostenitore di una teoria artificialistica dell#ordine politico, in virt* della quale lo 8tato " concepito come una macchina, un artificium, mediante il quale l#uomo tenta di rimediare ai difetti della natura. %nche su questo piano, la teoria di Jobbes si contrappone frontalmente a quella di %ristotele. Nel modello aristotelico il sorgere e lo svilupparsi dello 8tato veniva spiegato servendosi non di una costruzione razionale, ma di una ricostruzione storica delle fasi attraverso le quali l#umanit si sarebbe evoluta, passando dalle forme pi* primitive a quelle pi* evolute di societ, sino a quella forma perfetta di societ $in quanto autosufficiente& che " lo 8tato. =ome " noto[1%], le tappe principali di tale ricostruzione storica erano tre $famiglia, villaggio, citt& e ognuna sorgeva Bper naturaB! Dla comunit che si costituisce per la vita di tutti i giorni - scrive %ristotele nella 9olitica - " per natura la famiglia. ... 2a prima comunit che deriva dall#unione di pi* famiglie volte a soddisfare un bisogno non pi* giornaliero, " il villaggio. ... 2a comunit perfetta di pi* villaggi costituisce ormai la cittE. )gnuna di queste tappe " dunque l#esito di un processo naturalistico, fondato sui bisogni degli uomini e sulla loro natura, che " costitutivamente socievole. 0# stato giustamente osservato che la durata, la continuit, la stabilit e la vitalit di cui questo modello ha dato prova sono davvero sorprendenti! esso giunge immutato sino alle soglie dell#era moderna, se " vero che ancora ,odin e %lthusius si rifanno ad esso. Tenendo conto di ci1, risulta evidente il posto di rilievo che spetta ad Jobbes nella storia del pensiero politico, dato che a lui si deve, in sostanza, l#elaborazione di un modello completamente diverso da quello aristotelico e che prender il suo posto, appunto come modo prevalente di spiegare l#origine e lo sviluppo dello 8tato, almeno sino ad Jegel, vale a dire sino agli inizi dell#7>>. 8econdo il modello hobbesiano $che poi coincide con il modello giusnaturalistico&, lo 8tato non " l#esito di un processo naturalistico, che si evolve senza fratture da una forma minima di societ ad una forma massima, ma " il frutto di una decisione consapevole, con la quale gli uomini decidono di abbandonare lo stato di natura e BcreareB uno stato civile. 2o 8tato non nasce dunque per una serie di cause naturali e attraverso l#operare di condizioni obiettive $e dunque per la Bforza delle coseB&, ma per una convenzione umana! esso " un artificium, un atto della volont razionale. 0 tale artificium nasce come risposta ai problemi che affliggono l#uomo nello stato di natura, dove egli vive libero ed eguale a tutti gli altri. Tutti i pensatori giusnaturalisti condivideranno tale modello dicotomico, frutto non di una ricostruzione storica, ma di un#ipotesi razionale! l#uomo vive o nello #stato di natura#, dove tutti gli individui sono liberi ed eguali, o nello #stato civile#. Tertium non datur. Ma poich/ l#uomo, per le ragioni pi* diverse $ogni giusnaturalista dar infatti una caratterizzazione differente dello stato di natura&, non pu1 continuare a vivere nello stato naturale, allora egli decider di uscirne e, con un atto di volont consapevole, fonder lo stato civile. =ome si pu1 vedere, il modello hobbesiano " sostanzialmente agli antipodi di quello aristotelico! a& ad una spiegazione storico-sociologica dell#origine dello 8tato subentra una spiegazione razionalistica $basata sull#ipotesi di ragione che nello stato di natura gli uomini siano tutti liberi ed eguali tra di loro&' b& ad una visione dello 8tato come esito inevitabile della natura umana subentra una visione dello 8tato come antitesi allo stato di natura' c& ad una concezione organicistica dello 8tato subentra una concezione individualistica $lo 8tato " il frutto di un accordo che gli individui, liberi ed eguali, stipulano tra di loro&' d& ad una teoria naturalistica del fondamento del potere statale viene sostituita una teoria contrattualistica o artificialistica' e& il principio di legittimazione dello 8tato non " pi* la forza delle cose, ma il consenso degli individui che lo compongono. .i tutte queste differenze, ha scritto ,obbio, la pi* rilevante ... " quella che riguarda il rapporto individuo-societ. Nel modello aristotelico all#inizio c#" la societ $la societ familiare come nucleo di tutte le forme sociali successive&' nel modello hobbesiano al principio c#" l#individuo. Nel primo caso lo stato prepolitico per eccellenza ... " uno stato in cui i rapporti fondamentali sono rapporti fra superiore e inferiore, e quindi sono rapporti di diseguaglianza, quali sono appunto i rapporti fra padre e figli e fra padrone e servi. Nel secondo caso lo stato prepolitico, cio lo stato di natura, essendo uno stato di individui isolati, viventi al di fuori di qualsiasi organizzazione sociale, " uno stato di libert e di eguaglianza, ovvero di indipendenza reciproca, ed " quello stato per l#appunto che costituisce la condizione preliminare necessaria dell#ipotesi contrattualistica, giacch/ il contratto presuppone al suo sorgere soggetti liberi ed eguali. %llo stesso modo che nello stato di natura sono naturali la libert e l#eguaglianza, nello stato sociale del modello aristotelico sono naturali la dipendenza e la diseguaglianza. In quanto stato di individui liberi ed eguali, lo stato di natura " la sede dei diritti individuali naturali, a partire dai quali viene costituita in varia guisa e con vari esiti politici la societ civile[1&].

Ma torniamo ad Jobbes. 8e dietro la concezione naturalistica dello 8tato che caratterizzava la teoria aristotelica stava la visione dell#uomo quale essere naturalmente sociale, dietro la concezione artificialistica dello 8tato che distingue il pensiero di Jobbes sta una visione dell#uomo quale essere naturalmente asociale. 9artiamo dunque dall#antropologia hobbesiana, ossia dalla sua visione dell#uomo naturale, cercando di non dimenticare che l#uomo naturale " l#uomo che vive nello stato di natura,ossia in quella condizione che precede, logicamente e storicamente, la creazione della societ e dello 8tato $con le quali si entra nello stato civile&. %nzitutto, Jobbes sostiene che gli uomini sono uguali tra di loro' o meglio, che le differenze esistenti non intaccano una condizione di sostanziale eguaglianza. 2a natura ha fatto gli uomini cos eguali, nelle facolt del corpo e dello spirito, che, quantunque si trovi spesso un uomo pi* forte o pi* intellignete di un altro, tuttavia in complesso la differenza tra uomo ed uomo non " tanto notevole che un uomo possa pretendere per s/ un beneficio, il quale non possa pretendere un altro egualmente. Infatti, riguardo alla forza corporea, il pi* debole ha sempre abbastanza forza, per uccidere il pi* forte, o per mezzo di macchinazione segreta, o alleandosi con altri, che si trovano nello stesso pericolo. 0d in quanto alle facolt dello spirito - lasciando da parte le arti fondate sulla parola, e specialmente l#abilit procedente da regole generali ed infallibili, chiamata scienza, che solo pochi posseggono, e per poche cose, non essendo una facolt innata, n/ appresa, come la prudenza, senza studio - io trovo una eguaglianza anche pi* grande tra gli uomini, che per la forza materiale. 9oich/ la prudenza non " che esperienza, che, in un tempo eguale, egualmente si acquista da tutti gli uomini. .a questa eguaglianza di mezzi nasce l#eguaglianza delle aspirazioni. 0 poich/ i beni sono scarsi, quando due uomini aspirano ad uno stesso bene che non possono ottenere contemporaneamente, essi diventano nemici e tentano di distruggersi o sottomettersi a vicenda. .a ci1 nasce uno stato di diffidenza reciproca permanente, che conduce ciascuno se non a fare la guerra, quanto meno a prepararvisi. .unque l#eguaglianza di fatto, unita alla scarsit delle risorse e al diritto di tutti su tutto $loius in omnia&, " destinata a generare uno stato di spietata concorrenza, che minaccia continuamente di degenerare in lotta violenta. Fin qui le condizioni obiettive dello stato di natura, che non dipendono dalla volont degli uomini. % tali condizioni si aggiungono per1 le passioni, che sono invece caratteristiche proprie dell#uomo. 9er Jobbes l#uomo " in primo luogo un essere naturalmente asociale! gli uomini non hanno piacere - al contrario molta molestia - di stare in compagnia di altri, dove non sia un potere, che li tenga tutti in soggezione. %ltrove Jobbes dice che gli uomini sono refrattari alla verit, perch/ sono attratti dalla brama di ricchezze o dall#appetito di piaceri sensuali, oppure dall#impazienza di stare a meditare e dall#avventatezza. Il filosofo inglese dedica una particolare attenzione alla passione della vanagloria, come movente di contrasto tra gli uomini. In sintesi Jobbes indica tre cause di contrasto tra uomini! nella natura umana noi troviamo tre cause principali di lotta! la competizione, la diffidenza, la gloria. 2a prima fa combattere gli uomini per guadagno, la seconda per la salvezza, la terza per la reputazione' la prima usa la violenza, per impadronirsi di altri uomini, donne, fanciulli ed armenti, la seconda, per difenderli, la terza fa uso di inezie, come una parola, un sorriso, un#opinione differente e qualunque altro segno di disprezzo, o direttamente verso una persona o generalmente per mezzo di una riflessione sul suo parentado, sui suoi amici, sulla sua nazione, sulla sua professione, sul suo nome. In ultima analisi, l#uomo " guidato da un inesausto desiderio di potere. Ne deriva che lo stato di natura - caratterizzato dall#eguaglianza, dalla libert e dallo ius in omnia di tutti, nonch/ dall#assenza di qualsiasi potere superiore agli individui " necessariamente uno stato di guerra permanente. =i1 non significa che gli uomini siano permanentemente in guerra tra di loro, ma che la disposizione di fondo " quella al combattimento e che la pace " sempre e soltanto una tregua tra due guerre. 2a condizione umana, nello stato di natura, " dunque terribile. In tale condizione non v#ha luogo ad industrie, poich/ il frutto di esse sarebbe incerto' e per conseguenza non v#" agricoltura, non navigazione n/ uso di quei comodi importati per via di mare, n/ di comodi edifizii, n/ di macchine, per rimuovere oggetti che hanno bisogno di molta forza, n/ v#" conoscenza della superficie terrestre, n/ del tempo, n/ delle arti, delle lettere e del vivere sociale! e, quel ch#" peggio di tutto, domina un continuo timore ed il pericolo di una morte violenta' e la vita dell#uomo " solitaria, povera, lurida, brutale e corta. Kna condizione cos terribile che alcuni potrebbero metterne in dubbio la realt! non " forse strano che la natura stessa abbia reso gli uomini atti a distruggersi tra loroC Non si tratter forse di una conclusione viziata da un#eccessiva astrazione, dedotta com#" da una certa analisi delle passioni umaneC 0 una ricerca maggiormente basata sull#esperienza non potrebbe rivelare che la situazione umana non " poi cos foscaC 2a risposta del filosofo inglese " assai interessante! colui il quale avanza tali obiezioni, scrive Jobbes,

consideri allora che, quando egli stesso intraprende un viaggio, si arma, e cerca di andare bene accompagnato, e che, quando va a dormire, chiude la porta, e, anche stando in casa, chiude i suoi forzieri, pur sapendo che vi sono leggi e pubblici ufficiali armati per vendicare tutte le ingiurie che gli potessero venir fatte, e si accorger quale opinione egli ha dei suoi vicini, quando cavalca armato, dei suoi concittadini, quando chiude le porte, dei suoi figli e dei suoi servi, quando chiude i forzieri. Non accusa egli altrettanto con i suoi atti il genere umano, di quanto io faccia con le paroleC Jobbes non pensa che lo stato di natura fosse lo stato universale degli uomini nell#epoca primitiva' per lui lo stato di natura non " una realt storica, ma un#ipotesi della ragione. 0ssa pu1 tuttavia essere verificata in almeno tre contesti! nelle societ primitive, nel caso della guerra civile e nei rapporti internazionali. In ognuno di questi casi, infatti, i soggetti interessati $anche nel caso in cui siano 8tati& non riconoscono alcun potere superiore a loro stessi e si comportano come se godessero dello ius in omnia! la conseguenza " un permanente stato di guerra o di predisposizione alla guerra. 2a descrizione hobbesiana dello stato di natura " dunque fortemente pessimistica e si colloca agli antipodi di quella che sar l#analisi rousseauiana! certo " che la vita, nello stato di natura hobbesiano, appare intollerabile e, quel che pi* conta, esposta al male capitale, ossia alla morte violenta. Ma l#uomo non " composto solo di passioni asociali e pericolose' egli possiede anche la ragione, che gli suggerisce convenienti argomenti per la pace. (uesti argomenti sono chiamati, dice Jobbes, leggi di natura. 2e leggi naturali altro non sono che quei suggerimenti che la retta ragione d all#uomo, partendo dal presupposto che il bene supremo sia la vita stessa. 8ono quindi regole subordinate e finalizzate ad una prima regola fondamentale, che prescrive di cercare la pace. (ueste regole vanno osservate solo se si " ben sicuri che raggiungano il fine voluto! se il fine " la pace, esso viene raggiunto solo se tutti rispettano la regola di cercare la pace. Ne discende che tale regola va seguita solo se tutti contemporaneamente la rispettano. .alla legge fondamentale di natura, con la quale " ordinato agli uomini di procurare la pace, deriva questa seconda legge, che un uomo volentieri, quando altri lo fanno, e per quanto creder necessario alla pace ed alla difesa sua, rinunzii al suo diritto sopra tutte le cose, e sia contento di avere tanta libert contro gli altri uomini, quanta " concessa ad altri uomini contro di lui' poich/, fin quando ogni uomo conserva questo diritto, di fare ci1 che gli pare, tutti gli uomini restano in istato di guerra. Ma se gli altri uomini non lasceranno il loro diritto, come lui, allora non vi " ragione che se ne spogli lui solo! perch/ sarebbe un esporsi come preda - al che non " obbligato nessuno- piuttosto che un disporsi alla pace. Molto semplicemente! le leggi naturali $o dettami della retta ragione& esistono anche nello stato di natura, ma obbligano soltanto in foro interno e non in foro eMterno, vale a dire in coscienza e non nei comportamenti esterni. 9oich/ nessuno, nello stato di natura, pu1 assicurare che anche gli altri rispettino le leggi naturali, ne consegue che tali leggi, pur esistendo, sono inefficaci' seguirle sarebbe pertanto imprudente. 0 tutto ci1 avviene perch/ non vi " nessuno che abbia il potere di costringere ad osservare le leggi naturali, nel caso in cui queste non vengano rispettate. .i qui la necessit dello 8tato, ossia di un potere superiore a quello dei singoli individui. 9er ottenere il bene supremo $la pace& occorre dunque uscire dallo stato di natura e costituire lo 8tato. (ui si inserisce la tematica contrattualistica! lo 8tato nasce da un accordo, che gli individui stipulano tra di loro per conservare il bene supremo. .unque lo 8tato non " un fatto naturale, ma un fatto artificiale, il frutto di una decisione consapevole presa da individui liberi ed eguali. 8ulla natura del patto Jobbes d indicazioni molto precise. I primi giusnaturalisti moderni parlavano, in genere, di due tipi di patto! il pactum societatis, con il quale un certo numero di individui decidono di comune accordo di vivere in societ e, in un secondo momento, il pactum subSectionis, con il quale tale societ si sottomette ad un determinato potere politico. Il primo patto trasforma una moltitudo in populus' il secondo un populus in una civitas. Jobbes parla invece di un unico patto, che chiama pactum unionis, e che li contiene entrambi! esso coincide infatti, quanto ai soggetti contraenti, con il pactum societatis, giacch/ esso non prevede un patto tra popolo e sovrano, ma tra tutti gli individui tra di loro, in favore di un terzo $il sovrano, che non " un contraente del patto, bens un suo beneficiario&' e, quanto al contenuto, coincide con il pactum subSectionis, giacch/ altro non contiene se non la sottomissione ad un potere supremo, motivata dal fatto che soltanto essa pu1 garantire quella sicurezza che nello stato di natura non esiste. .el resto, nella prospettiva di Jobbes il pactum societatis, preso isolatamente - come patto con il quale si costituisce una societ, ossia un insieme di individui che condividono alcuni fini - non ha senso, perch/ tale societ si reggerebbe esclusivamente sui dettami della retta ragione e dunque sarebbe precaria come lo stato di natura. )ccorre pertanto che tale patto sia, al tempo stesso, un atto di sottomissione ad un potere comune, al fine di abbandonare la precariet dello stato naturale. In conclusione! i contraenti del patto teorizzato da Jobbes sono i singoli individui tra di loro e non il popolo da un lato e il sovrano dall#altro' quanto al contenuto, tale patto prevede la sottomissione al potere sovrano, ossia la rinuncia a tutti i diritti naturali, tranne quello alla vita, purch/ gli altri facciano altrettanto' infine il sovrano $sia esso un#assemblea o un individuo& non " un contraente del patto, bens un terzo, un beneficiario. Il potere sovrano ottenuto da un simile patto, per conseguire realmente lo scopo per cui " stato creato - e cio" uscire irrevocabilmente da quella condizione terribile che " lo stato di natura - deve essere irrevocabile, assoluto, indivisibile.

2#irrevocabilit " una delle ragioni che hanno spinto Jobbes a dare al suo pactum unionis la forma di un pactum societatis. 8e infatti il patto hobbesiano coincidesse con il semplice pactum subSectionis - che vede da una parte il popolo, gi costituito, e dall#altro il sovrano - esso correrebbe il rischio di essere revocabile, giacch/ potrebbe essere interpretato come un rapporto tra mandante e mandatario, il quale implica sempre un potere condizionato e in qualche modo strumentale $e spesso temporalmente limitato&. Insomma, se qualcosa appartiene a qualcuno $in questo caso, la sovranit al popolo&, come questo qualcuno pu1 cederla a qualcun#altro $in questo caso, al sovrano&, cos pu1 decidere di riprendersela, se colui al quale l#ha affidata viola, a suo parere, le regole del patto. =ontro tale pericolo Jobbes sceglie la formula che abbiamo visto, adducendo inoltre due argomenti. Il primo si basa su una difficolt di fatto! se uno dei due contraenti fosse il populus $e non una semplicemoltitudo&, allora per rescindere il contratto sarebbe sufficiente la maggioranza di esso' ma quando i contraenti sono, indistintamente, tutti i membri della societ in quanto singoli $cio" come moltitudine e non come popolo&, allora la rescissione richiederebbe l#unanimit. 0 poich/ non " pensabile, osserva Jobbes, che tutti i cittadini siano contemporaneamente d#accordo nel voler revocare il sovrano, ne consegue che tale revoca sarebbe di fatto impossibile. Il secondo argomento si basa invece su una impossibilit di diritto! poich/ il patto di unione " concepito come un contratto a favore di un terzo $ossia come un contratto nel quale i contraenti assumono un obbligo non solo l#uno verso l#altro, ma anche verso un terzo&, per rescinderlo non " sufficiente il consenso dei contraenti, ma " necessario anche quello del terzo verso cui tali contraenti si sono obbligati. =i1 implica che per rescindere un simile patto non basta il consenso di tutti i governati $consenso unanime che, come abbiamo gi visto, " assai improbabile&, ma " necessario anche quello del sovrano stesso. 9er quanto riguarda l#assolutezza del potere sovrano, Jobbes si contrappone a tutte le teorie che in vario modo tendono a limitare il potere dello 8tato. %ssoluto in Jobbes ha il significato classico di legibus solutus, sciolto dalle leggi, superiore alle leggi stesse. Insomma il potere sovrano, in quanto sovrano, " potestas superiorem non recognoscens. In quegli anni, tuttavia, si facevano sempre pi* strada le dottrine anti-assolutistiche e costituzionalistiche. Kno dei loro argomenti era legato proprio alla fondazione contrattualistica del potere! se il patto " avvenuto tra il popolo e il sovrano, il potere di quest#ultimo pu1 essere condizionato dall#adempimento di certi obblighi. Ma abbiamo gi visto che Jobbes elimina alla radice tale problema, configurando il patto come pactum societatis a favore di un terzo non contraente. 9er Jobbes, infatti, il popolo non pu1 esistere prima dell#istituzione del potere' " precisamente l#istituzione di un potere sovrano che trasforma una moltitudine dispersa e insicura in un popolo. Kn altro argomento sul quale si misurer la distanza di Jobbes dai pensatori liberali riguarda il contenuto del patto, ossia la quantit di diritti naturali che vengono ceduti al sovrano! per i liberali sar una cessione sempre pi* ridotta, per Jobbes " una cessione quasi totale $gli individui conservano soltanto il loro diritto alla vita, che " precisamente quello per tutelare il quale hanno abbandonato l#insicuro stato di natura&. (uanto alla indivisibilit, " ovvio che se tutta la costruzione hobbesiana nasce dall#esigenza di garantire l#unit dello 8tato, egli vedr tanto nella divisione dei poteri, quanto nella separazione tra potere temporale e spirituale, una minaccia da scongiurare. 2a divisione dei poteri, dice Jobbes, o " inutile o " dannosa. 0# inutile quando i diversi poteri vanno d#accordo, in quanto essi, sommandosi nell#accordo, costituiscono sempre un potere assoluto' " dannosa quando i poteri sono in disaccordo, giacch/ si produce una situazione di anarchia. Il filosofo inglese aggiunge a questo un altro ragionamento dilemmatico, che riguarda un esempio di come possa avvenire una divisione del potere. 8i tratta del potere di fare guerra, che, in un sistema basato sulla divisione dei poteri, conferisce al sovrano il potere di dichiararla, ma al parlamento il potere di finanziarla. =ommenta Jobbes! o il potere effettivo sta nelle mani di chi eroga i finanziamenti e allora la divisione " apparente, fittizia, e in sostanza vi " un unico potere, che " quello del parlamento' oppure il potere " veramente diviso, e allora lo 8tato " sulla via della dissoluzione, perch/ non si pu1 fare la guerra o conservare la tranquillit pubblica senza denaro. Jobbes, infine, offre anche una disamina dei vari poteri, sulla base della quale egli intende dimostrare come questi si implichino vicendevolmente e quindi debbano concentrati nelle stesse mani, pena la loro inefficacia. +ediamo infine il problema dei rapporti con la =hiesa, al quale il filosofo inglese dedica molto spazio. 2a soluzione consiste in un#applicazione del principio che anima tutto il suo sistema, ossia del principio di razionalit. In base ad esso, tutto ci1 che, nell#ambito della religione, rientra nella ragione $e per Jobbes " l#essenziale&, " di pertinenza dello 8tato' quanto non vi rientra $ad esempio, la natura di =risto, i premi futuri, la resurrezione dei corpi, la natura degli angeli& appartiene alla sfera spirituale. Ma - osserva Jobbes - poich/ definire ci1 che " spirituale e ci1 che " temporale " pur sempre opera della ragione, tale distinzione sar rimessa al sovrano, ossia al potere temporale. .unque delle questioni elencate poco sopra giudicheranno gli ecclesiastici, ma solo se il sovrano li investir di tale compito. Nessun contrasto " dunque possibile tra =hiesa e 8tato, tra doveri del cittadino e doveri del cristiano! =hiesa e 8tato sono una cosa sola. 8i pu1 dare tuttavia il caso di un sovrano non cristiano che comandi ad un suddito cristiano. %ncora una volta, per tutto ci1 che " temporale, il suddito dovr obbedire al sovrano' viceversa, per quello che " spirituale dovr obbedire a .io. .unque non obbedir allo 8tato' ma ci1 non significa che possa ribellarsi ad esso. 0 alloraC 3imane, per Jobbes, solo la strada del martirio. Nemmeno la religione rende dunque possibile la disobbedienza. 2#unica possibilit di disobbedienza sta all#interno del patto, nella violazione della clausola dell#autoconservazione che regge l#intera impalcatura.

*. Loc1e
enni !io"rafici
Tohn 2ocRe nasce nel 5@?; a Urington, presso ,ristol. Il padre, procuratore e ufficiale giudiziario, fece parte dell#esercito parlamentare in lotta contro il 3e durante la prima rivoluzione inglese. 8tudia ad )Mford, dove nel 5@A@, a ;: anni, ottiene il titolo di baccelliere e nel 5@A7 quello di maestro delle arti' rimane al =hrist =hurch =ollege come insegnante di greco e di retorica. Inizia la sua carriera universitaria come censore di filosofia morale, ma poi passa a studi di medicina e di scienza naturale, entrando in contatto con medici famosi e con ,oQle. 9ur non ottenendo il dottorato in medicina, svolger attivit di medico e continuer ad interessarsi di problemi scientifici, entrando anche a far parte della 3oQal 8ocietQ. 2a sua attenzione verso la politica risale agli anni di )Mford. Tra il 5@@> e il 5@@;, dopo la 3estaurazione degli 8tuart, scrive due trattati sui poteri del magistrato civile in campo religioso. Tra il 5@@; e il 5@@: scrive dei saggi sulla legge di natura, nei quali appare come sostenitore della restaurazione e dello 8tato assoluto. Nel 5@@@ incontra 2ord %shleQ, che poi diverr conte di 8haftesburQ, cancelliere di =arlo II ed eminente esponente del partito Phig. 0# al seguito di 8haftesburQ che 2ocRe maturer le sue idee liberali. .ivenuto segretario di %shleQ, 2ocRe si trasferisce a 2ondra ed entra attivamente in politica. Nel 5@@4 scrive il primo 8aggio sulla tolleranza, che rimane inedito. Nel 5@45 scrive due abbozzi di quello che sar la sua opera maggiore, il 8aggio sull#intelletto umano. .urante le alterne fortune di 8haftesburQ si reca pi* volte in Francia, dove entra in contatto con la cultura cartesiana. Nel 5@7?, in piena repressione anti-Phig, si rifugia in )landa, dove attende alla composizione delle sue opere. Nel 5@76 pubblica, anomimi, la 2ettera sulla tolleranza e i .ue Trattati sul governo civile. Nello stesso anno pubblica il 8aggio sull#intelletto umano $che viene per1 datato 5@6>&, il quale avr quattro edizioni e grande successo. Nel 5@6? pubblica i 9ensieri sull#educazione' nel 5@6A il 8aggio sulla ragionevolezza del cristianesimo. .urante gli ultimi anni della sua vita si impegna nella politica attiva e in polemiche suscitate dalle sue idee religiose. Muore nel 54>:, a 4> anni.

#l pensiero politico
Il 5? febbraio 5@76, nella grande 8ala londinese dei ,anchetti, a Uhitehall, la regina %nna e suo marito, il 9rincipe di )range -uglielmo III, accettano dal 9arlamento inglese la corona resasi libera per l#espulsione di -iacomo II 8tuart $padre di %nna&. Ma, quel che pi* conta, essi accettano contemporaneamente una .ichiarazione dei diritti della Nazione nei confronti della monarchia. Tale .ichiarazione sancisce le grandi prerogative del 9arlamento nei confronti della =orona $consistenti essenzialmente nella supremazia della legge su qualsiasi altro potere& e le libert personali dei cittadini. Nello stesso anno, viene emanato il Toleration %ct, con il quale viene sancito il principio della tolleranza verso le diverse religioni $con l#esclusione di atei e cattolici&, chiudendo cos un secolo di sanguinosissime guerre religiose. Inoltre si regolano i rapporti tra esecutivo e legislativo e viene stabilita l#indipendenza del potere giudiziario attraverso il principio dell#inamovibilit dei giudici. %nna e -uglielmo, accettando tutto ci1, danno vita al primo esempio europeo di monarchia costituzionale, ossia di monarchia in cui il potere del 3e non " pi* assoluto. =ome esito della lotta contro lo 8tato assoluto sorgeva cos in Inghilterra lo 8tato limitato, ossia lo 8tato liberale, lo 8tato in cui il potere " limitato sia materialmente, sia formalmente. Materialmente, in quanto vengono sottratte alla sua sfera di intervento una serie di #materie#, che vanno a costituire l#area dei diritti civili' formalmente, in quanto il suo potere, sulle materie in cui si esercita legittimamente, deve comunque seguire procedure legalmente prefissate, e in quanto deve essere suddiviso al suo interno. Tale complesso di norme e princ pi - dalla separazione dei poteri alla supremazia della legge, dall#indipendenza del potere giudiziario alle garanzie giudiziarie per i cittadini, sino agli eventuali princ pi generali riguardanti i diritti di libert di questi ultimi - " generalmente contenuto in un documento scritto, definito costituzione. =ostituzionalizzare il potere, nel senso moderno del termine, significa limitare il potere, definire per iscritto i suoi ambiti di competenza, la sua struttura, le sue procedure generali, gli strumenti per controllarlo e i princ pi che deve garantire. =ome dir ,enSamin =onstant, la costituzione " un atto di sfiducia verso il potere. 0# questa l#accezione liberale di costituzione, ben diversa da quella meramente descrittiva di %ristotele $che verr poi ripresa da Jegel&, secondo la quale la costituzione

di uno 8tato " semplicemente la sua organizzazione $in questo senso, come si comprender, qualunque 8tato ha una costituzione&. .unque le espressioni 8tato limitato, 8tato liberale, 8tato costituzionale sono, nel senso sopra indicato, sinomime! tutte rimandano all#idea fondamentale di un potere limitato, contrapposto al tradizionale potere assoluto' tutte sono guidate dall#idea della libert e quindi da una forte ispirazione anti-autoritaria' tutte riflettono una vera e propria rivoluzione copernicana nell#ambito del problema politico, l#essere cio" passati dal punto di vista del governante a quello del governato. 2a politica, insomma, vista non pi* eM parte principis, ma eM parte populi. Tradizionalmente, il pensiero di Tohn 2ocRe " considerato l#espressione pi* autentica di questo esito liberale e costituzionale con il quale si era concluso il tormentatissimo #@>> inglese. Il suo pensiero politico - dai due trattati sul governo civile agli scritti sulla tolleranza - " considerato la prima grande concezione liberale moderna. Tanto pi* che, contrariamente a quanto si " pensato per anni, i due trattati, anche se pubblicati nel 5@6>, quindi dopo la 3ivoluzione, furono in realt composti dieci anni prima! ne consegue, come " stato giustamente osservato, che Dla grande opera politica locRiana, di solito esaltata come la giustificazione di una rivoluzione gi fatta, " da considerarsi piuttosto come la proposta di una rivoluzione da fareE[1(]. I due bersagli polemici di 2ocRe sono la concezione paternalistica del potere e quella assolutistica. In una parola, tanto Filmer, quanto Jobbes. Filmer era il rappresentante del legittimismo monarchico e l#autore del 9atriarca, alla cui confutazione 2ocRe dedic1 il 9rimo Trattato sul governo civile. Filmer sosteneva che il potere del re riposa sul diritto naturale di paternit e deriva, passando per i 9atriarchi, da %damo stesso. I 3e sono i padri dei loro popoli' e il loro potere " assoluto, come assoluto " il potere di un padre sul figlio, per natura, eM generatione. 0# assurdo, dice Filmer, che il potere nasca da un contratto, perch/ in virt* di esso il popolo, che " uno dei contraenti, potrebbe giudicare le eventuali infrazioni del sovrano, divenendo cos giudice e parte in causa. 0# insostenibile, asserisce ancora Filmer, che il re sia costituzionale, cio" sottoposto alle leggi, dal momento che " proprio il re l#origine della sovranit e quindi delle leggi. %lle tesi di Filmer 2ocRe muove pi* obiezioni. %nzitutto, il passo biblico citato a sostegno delle sue tesi " male interpretato. In esso si legge che .io benedisse %damo ed 0va, De disse loro! siate fecondi, e moltiplicatevi, e riempite la terra, e sottomettetela, e dominate sul pesce del mare e sull#uccello dell#aria e su ogni vivente che muove sulla terraE. )ra, quest#ultima espressione non indica gli uomini, secondo 2ocRe, bens gli animali, come si pu1 comprendere dal contesto. Inoltre, anche se fosse bene interpretato - ragion per cui %damo sarebbe il primo sovrano assoluto della storia -, le sue conseguenze non si rivelerebbero favorevoli per le monarchie legittime' chi sarebbe, infatti, il legittimo erede di %damoC Tutti potrebbero considerarsi legittimi eredi del primo uomo e dunque un simile argomento non rafforzerebbe certo le monarchie esistenti, ma piuttosto alimenterebbe l#anarchia. In secondo luogo, il potere paterno, osserva 2ocRe, " in realt il potere dei genitori, dunque un potere dualistico. 0 poich/ ragione e rivelazione - afferma il filosofo inglese con accenti assai moderni - ci dicono che la madre ha sui figli gli stessi diritti del padre, ne consegue che i fautori della teoria paternalistica del potere sovrano rendono un pessimo servizio alla monarchia assoluta, la quale verrebbe ad essere posta non in una, ma in due persone. In terzo luogo, il potere dei genitori " un potere temporalmente determinato, che pu1 e deve esercitarsi soltanto nel periodo in cui i figli non sono nell#et adulta. In quarto luogo, il potere dei genitori sui figli non nasce eM generatione, ma solo in quanto i primi si dedicano alla conservazione dei secondi $come dimostra il diritto genitoriale pleno Sure esercitato da genitori adottivi&' dunque tale potere " limitato, perch/ non pu1 violare la vita e i possessi dei figli medesimi. 2a conclusione di 2ocRe " che potere politico e potere paterno sono perfettamente distinti e separati, essendo fondati su basi diverse e perseguendo fini differenti. .unque l#identificazione tra i due - base del legittimismo filmeriano a favore dei monarchi assoluti - non ha alcun fondamento. 0# bene osservare che, al di l dei diversi argomenti usati da 2ocRe, due sono i punti fondamentali della sua critica! 5& un potere concepito paternalisticamente " un potere anti-liberale, in virt* del quale gli individui non sono cittadini, ma sudditi, perdipi* assimilati ad eterni minorenni $la polemica anti-paternalistica " tipica del pensiero liberale e si far particolarmente vigorosa in Vant&' ;& l#approccio di Filmer, il quale sostiene che il potere supremo, al di l del modo in cui " stato conseguito $elezione, donazione, successione&, " ci1 che propriamente fa di un individuo un 3e, " un approccio che abolisce il problema stesso della legittimit del potere e conduce quindi ad una totale accettazione della realt di fatto, per cui ogni potere, dice 2ocRe - sia esso di =romPell, di Masianello o di 8ancio 9ancia - diventa degno di obbedienza. 8e Filmer aveva indebitamente identificato il potere politico con il potere paterno, Jobbes lo ha altrettanto indebitamente identificato con il potere dispotico. (uesti diversi tipi di potere nascono, per 2ocRe, su basi diverse e quindi si rifanno a diversi princ pi di legittimazione. Mettiamo a confronto il potere del politico, il potere del padre e il potere di un padrone.

Il potere paterno nasce eM generatione $ad immagine e somiglianza del potere di .io sugli uomini, eM creatione&' unito alla cura, esso d diritto, temporaneamente, al comando sui figli e, correlativamente, al dovere di obbedienza da parte di questi ultimi. Il potere del padrone, invece, nasce eM delicto, ossia dalla punizione di un atto criminoso' ad esempio, colui il quale fa prigioniero un uomo all#interno di una guerra giusta, ha su di lui un potere assoluto. Ma il fondamento del potere politico, secondo 2ocRe, non pu1 derivare n/ eM generatione, n/ eM delicto' esso deriva invece eM contractu, ossia da uno strumento che presuppone l#eguaglianza degli individui interessati e quindi il consenso dei medesimi. Jobbes, anche se attraverso lo strumento del contratto aveva costruito il potere politico con le caratteristiche del potere dispotico, aveva in realt trasformato il potere dispotico in un potere politico. 9er Jobbes, infatti, il potere del padrone sullo schiavo non " fondato sulla conquista, ma su un contratto' come gli uomini promettono obbedienza assoluta ad un sovrano per amore della pace, cos gli schiavi promettono $implicitamente& obbedienza assoluta al padrone, in cambio della vita. 9er 2ocRe, invece, il potere assoluto di un uomo su un altro non pu1 nascere n/ dalla natura $giacch/ gli uomini per natura sono uguali e l#unica forma di dominio che deriva dalla natura " quella dei genitori sui figli e anche quella deve rispettare la vita dei figli&, n/ da un contratto $perch/ nemmeno l#uomo ha tale potere assoluto sulla propria vita e dunque non pu1 cederlo ad alcuno&. Non avendo origine n/ naturale n/ contrattuale, il potere dispotico pu1, secondo 2ocRe, essere solo e soltanto la conseguenza del fatto che un uomo aggredisce un altro e cos , messosi in stato di guerra con lui, mette a repentaglio la propria vita. Ma tale circostanza " eccezionale. 2a differenza che corre tra 2ocRe e Jobbes " tuttavia ancora pi* profonda! oltre a riguardare il fondamento del potere politico, essa riguarda il modo di concepire lo stato di natura, l#uomo stesso, la forma e il contenuto del contratto e infine, ovviamente, le caratteristiche del potere politico. %nche per 2ocRe, come per Jobbes, gli uomini sono, nello stato di natura, liberi ed eguali. Ma la descrizione di questo stato " ben diversa! mentre per Jobbes lo stato di natura era uno stato di guerra, per 2ocRe " uno stato pacifico, almeno inizialmente. .ice 2ocRe! stato di natura e stato di guerra sono distinti tra di loro come Duno stato di pace, benevolenza, assistenza e conservazione reciprocaE " distinto da Duno stato di ostilit, malvagit, violenza e reciproca distruzioneE. .ietro questa raffigurazione dello stato di natura si pu1 scorgere una visione fondamentalmente ottimistica dell#uomo! l#uomo " un essere socievole, partecipe di una comune umanit, benevolo, ragionevole, avente il senso naturale della giustizia. I molteplici egoismi individuali coesistono senza urtarsi reciprocamente, anzi reciprocamente avvantaggiandosi e simpatizzando. 2a legge di natura " una legge di conservazione e di pace. 8enonch/ pu1 accadere che qualcuno violi questa legge, ossia che violi la libert di un altro' e pu1 accadere anche che quest#ultimo, una volta offeso, ecceda nella sua reazione, offendendo a sua volta l#offensore. .i qui pu1 nascere un conflitto! conflitto che, una volta iniziato, non pu1 terminare, perch/ manca un terzo superiore alle parti, manca un giudice imparziale che possa ristabilire la corretta osservanza della legge naturale. .unque lo stato di natura, per 2ocRe, " pacifico' ma se al suo interno nasce uno stato di guerra, questo, una volta cominciato, non pu1 terminare. Molti critici si sono soffermati su questa ambiguit locReana' in particolare, =oM ha sostenuto che 2ocRe la penserebbe come Jobbes, ma sarebbe troppo pavido per dirlo. In realt, come ha osservato opportunamente ,obbio, l#ambiguit di 2ocRe nasce da ragioni ben pi* complesse. Fare dello stato di natura uno stato di guerra, assolutamente negativo, non solo era contrario alle 8acre 8critture, ma costituiva anche la base per giustificare un potere assolutistico! solo il terribile 2eviatano " infatti l#antitesi appropriata contro un simile stato di cose $ossia, contro uno stato di natura radicalmente negativo&. % mali estremi, estremi rimedi. +iceversa, fare dello stato di natura uno stato totalmente pacifico $come, ad esempio, aveva fatto 9ufendorf&, significava elaborare un formidabile argomento per dichiarare superfluo lo stato civile. 0# per questi opposti motivi - che rendevano sconsigliabile assimilare lo stato di natura tanto ad uno stato di guerra, quanto ad uno di pace - che 2ocRe si propose di elaborare una teoria politica in cui fosse dimostrata, per un verso, la necessit dello 8tato e, per l#altro, la necessit che il suo potere fosse limitato. 2o 8tato di 2ocRe, insomma, avrebbe dovuto essere non l#antitesi dello stato di natura, ma la sua redenzione, non l#abrogazione delle leggi naturali, ma la loro conservazione e garanzia. 9er 2ocRe, infatti, gli uomini non sono cos ferini come in Jobbes' essi sono ragionevoli e quindi tendono a seguire le leggi di natura. Ma 2ocRe " anche un realista e quindi sa che non proprio tutti gli uomini sono ragionevoli o riescono a seguire la voce della ragione! di qui le violazioni che trasformano il pacifico stato di natura in uno stato di guerra. 2a differenza che separa i due pensatori inglesi non " di poco conto! lo stato di natura di Jobbes " uno stato di guerra per principio, quindi in modo permanente ed esclusivo' quello di 2ocRe, invece, pu1 diventare, di fatto, uno stato di guerra, ma di diritto, secondo la sua essenza, non lo sarebbe, anzi sarebbe lo stato perfetto. 9er concludere! diversi i mali, diversi i rimedi. 9er Jobbes, nello stato di natura, si d guerra continua e inesistenza $nel senso dell#inefficacia& delle leggi naturali' lo stato civile dovr quindi avere una forza immensa' le sue leggi non dovranno essere vincolate da alcun limite. 9er 2ocRe, viceversa, l#unico difetto dello stato di natura consiste nell#assenza di un giudice imparziale! dunque il compito principale dello stato civile sar quello di rimediare a questa carenza. 2o 8tato di Jobbes nasce con il compito di cancellare anche l#ultima traccia dello stato di natura, per riedificare la convivenza umana fin dai suoi fondamenti! a male radicale, rimedio radicale. 9er 2ocRe, invece, lo 8tato nasce con il compito di correggere lo

stato di natura e di farlo riemergere, con tutti i suoi vantaggi, quanto pi* " possibile, nello stato civile! a male parziale, rimedio parziale. (uesta diversit spiega anche il diverso modo di congegnare il patto. 9er Jobbes esso viene stipulato tra i singoli $che non costituiscono ancora un popolo, bens una moltitudine dispersa& a favore di un terzo, il sovrano, il quale, non essendo un contraente del patto ma un suo beneficiario, non " vincolato ad esso in alcun modo' inoltre, attraverso il patto, i singoli si accordano per cedere tutti i loro diritti al sovrano, tranne quello alla vita $che " anche il motivo per cui abbandonano lo stato di natura&. .unque in Jobbes il potere del sovrano sar assoluto' e che sia l#obbedienza il fine essenziale di tutta la costruzione hobbesiana emerge con particolare chiarezza dal fatto in Jobbes il patto di unione $con il quale ci si unisce in societ& coincide con il patto di soggezione $con il quale ci si sottomette ad un#autorit&. Tra i due non si d distinzione! gli uomini si accordano tra loro e la ragione di questo accordo, nonch/ il suo contenuto, altro non " che la sottomissione ad un potere sovrano. 9er 2ocRe, invece, il contratto " in primo luogo un pactum societatis, tra gli individui che si riuniscono in societ, e poi un pactum subSectionis, il cui contenuto consiste nel conservare tutti i diritti naturali, cedendo al sovrano soltanto quello a farsi giustizia da soli. Insomma, lo 8tato, in 2ocRe, non nasce per abolire lo stato di natura, ma per conservarne e garantirne tutti i vantaggi. Inoltre 2ocRe obietta ad Jobbes che se il sovrano rimanesse legibus solutus, egli non sarebbe nemmeno sottoposto al giudizio del giudice, la cui istituzione costituisce il fine principale dello stato civile' ci1 significherebbe che il sovrano rimane nello stato di natura, il che contrasta con i fini stessi che determinano il passaggio allo stato civile, ossia la tutela dei diritti naturali $i quali sarebbero sempre esposti alla totale libert naturale del sovrano&. 8e si verifica una tale situazione, non solo non si ha la societ civile nel senso pieno del termine, perch/ il sovrano ne rimane fuori, ma per i singoli individui si ha una situazione peggiore di quella che avevano nello stato di natura' mentre l , infatti, potevano giudicare del proprio diritto e difendersi, qui, di fronte al sovrano, non potrebbero far nulla. Ma quale organizzazione d 2ocRe al suo 8tatoC I suoi princ pi di legittimazione sono fiducia e consenso. Il potere politico, dice 2ocRe, " quel potere che ciascuno, possedendolo allo stato di natura, ha rimesso nelle mani della societ, e, in questa, ai governanti che la societ ha stabilito sopra di s/, con la fiducia, espressa o tacita, che sia impiegato per il suo bene e la conservazione della sua propriet. .unque il potere, una volta nelle mani del magistrato, non pu1 avere altro fine n/ altro criterio che quello di conservare i membri di quella societ nelle loro vite, libert e possessi, e quindi non pu1 essere un potere assoluto e arbitrario ... (uesto potere trae origine unicamente dal contratto e dall#accordo e dal mutuo consenso di quelli che costituiscono la comunit. In sostanza! il potere nasce con un fine ben preciso, che " quello di tutelare e garantire i diritti naturali degli individui. Tale fine rende lo 8tato uno strumento, rispetto ad esso $concezione strumentale del potere&' inoltre lo rende limitato, giacch/ se deve garantire quei diritti, " ovvio che non dovr violarli $concezione limitata del potere&' a tale limitazione si aggiunge quella implicita nella sua nascita, dovuta all#accordo e al mutuo consenso in relazione ai fini da perseguire $concezione contrattualistica e consensuale del fondamento del potere&, la quale implica che il disattendere quei fini o il venire meno al consenso renda illegittimo quel potere. Ma di quale consenso si deve trattareC Il consenso di tutti - ossia l#unanimit - " evidentemente impossibile. 9er due motivi! il primo " di natura pratica, e consiste nel fatto che, per motivi di salute o per affari, ci sar sempre qualcuno che non potr partecipare alle pubbliche decisisioni' il secondo motivo, assai pi* importante, nasce dall#ineliminabile variet di opinioni e di interessi che caratterizza ogni societ numerosa. 9retendere di governare una societ con l#unanimit significa quindi rinunciare a governarla. Non rimane che la regola della maggioranza, ossia il consenso del maggior numero! una volta costituito il corpo politico, la maggioranza ha diritto di deliberare anche per la minoranza. Ma, come abbiamo gi visto, un potere consensuale non pu1 essere illimitato. (uali saranno allora i limiti che anche la maggioranza incontrer nell#esercizio del suo potereC 5& %nzitutto, i diritti naturali $limitazione BmaterialeB del potere&! abbiamo visto che il potere sovrano, all#atto della sua creazione, riceve degli individui un solo diritto naturale, quello a farsi giustizia da soli' ne consegue che l#azione del sovrano non dovr in alcun modo violare quei diritti naturali ai quali gli individui non hanno rinunciato e la cui tutela costituisce per l#appunto la stessa ragion d#essere dello 8tato. .unque al di sopra delle leggi positive si collocano le leggi naturali, che le prime non solo non devono violare, ma anzi devono garantire. In questo senso il pensiero di 2ocRe " una delle forme pi* radicali di giusnaturalismo. ;& In secondo luogo, il principio di legalit $limitazione BformaleB del potere&. Il potere politico non pu1 essere esercitato in modo estemporaneo ed arbitrario, ma - dice 2ocRe - secondo Dleggi promulgate e fisse e giudici autorizzati e conosciutiE. 0# il principio di legalit, che deve garantire la supremazia della legge, la sua certezza e l#eguaglianza di tutti di fronte ad essa.

?& In terzo luogo, il diritto alla propriet. Nessun individuo pu1 essere privato di una propriet senza il suo consenso' se ci1 accadesse, dice 2ocRe, Dsi dovrebbe supporre che, coll#atto di entrare in societ, si perda ci1 che costituiva il fine per cui si " entrati in societ! assurdit troppo grossolana perch/ possa essere ammessa da alcunoE. :& In quarto luogo, il potere non pu1 trasferire ad organi diversi dal parlamento il potere legislativo. Il potere legislativo rappresenta infatti per 2ocRe il potere supremo' supremo non nel senso di illimitato, ma nel senso di collocato al di sopra del potere esecutivo. (uesti due poteri devono essere separati, sulla base di una diversa funzione! il primo deve fare le leggi, il secondo farle eseguire. Ma ci1 non significa che siano incomunicanti! tra di loro si d un rapporto di subordinazione, che mette al primo posto il potere che fa le leggi. %ccanto a questi due poteri, 2ocRe non nomina il potere giudiziario, ma quello da lui denominato #federativo#, che si occupa dei rapporti con gli altri 8tati e che costituisce quindi un#ulteriore articolazione dell#esecutivo. (uanto al potere giudiziario, probabilmente 2ocRe lo comprende in quello legislativo, dal momento che spetta al legislativo sovrintendere al rispetto delle leggi. 2a netta supremazia del legislativo-giudiziario sull#esecutivo fa s che gli eventuali abusi di potere del secondo, ai danni del primo, mettano l#esecutivo in stato in guerra con il parlamento e quindi con il popolo' quest#ultimo, a sua volta, visto che il legame fiduciario " stato violato, ha il diritto di riprendersi la propria libert e di usare persino la forza per difendere i propri diritti e per ristabilire un nuovo legislativo che goda della sua fiducia. %bbiamo dunque in 2ocRe una piena giustificazione del diritto di resistenza, che non ritroveremo nemmeno nel pensiero, peraltro successivo, di Vant. % coloro i quali obiettano che tale diritto costituisce l#anticamera della dissoluzione dello 8tato - giacch/ il popolo " ignorante e sempre scontento e quindi collocare nelle sue mani il fondamento del potere significa esporre quest#ultimo a continue rovine - 2ocRe risponde che " vero il contrario. +ale a dire, che gli uomini hanno piuttosto la tendenza a conservare le proprie istituzioni, sopportando anche molti errori e vessazioni da parte dei governanti, e che soltanto una serie davvero lunga di abusi, inganni e prevaricazioni pu1 spingere un popolo a ribellarsi[1)]. 9rima di venire al grande tema della tolleranza, " bene soffermarsi su un tema che al quale abbiamo dedicato soltanto qualche cenno e che costituisce anche il cardine delle interpretazioni marMiste di 2ocRe. 0# il tema della propriet. 2e interpretazioni marMiste - che per la verit sono in genere piuttosto infeconde, giacch/ applicano lo stesso schema a tutti i pensatori liberali, perdendo in tal modo le profonde differenze che passano tra di essi - sostengono che il pensiero di 2ocRe consiste in una strenua difesa della propriet privata. .unque il liberalismo di 2ocRe altro non sarebbe che un#ideologia borghese, palesemente classista, che accompagna il sorgere e lo svilupparsi della classe borghese. 0# d#altra parte lo stesso 2ocRe ad affermare, in un passo del Trattato, che per potere politico intende il diritto di fare leggi e imporre sanzioni al fine di regolare e conservare la propriet. 8arebbe dunque evidente che la libert di cui parla 2ocRe non " universale, perch/ " la libert dei soli proprietari, ossia dei soli borghesi! quella del pensatore inglese sarebbe pertanto una concezione classista della libert, interessata soltanto alla egoistica difesa degli interessi economici della borghesia. 2o 8tato, in questa prospettiva, non sarebbe che un comitato borghese d#affari. )ra, sul fatto che la propriet occupi, nel pensiero di 2ocRe, un posto centrale, non v#" dubbio. 0gli, del resto, la spiega in modo rivoluzionario, giacch/ ne fa un diritto naturale, basato sul lavoro e collocato nel seno stesso dello stato di natura, mentre Jobbes ne faceva un diritto convenzionale, che nasceva con lo stato civile. Ma seguiamo da vicino il ragionamento di 2ocRe. 0gli parte dal passo biblico nel quale sta scritto che .io, originariamente, ha dato la terra e tutte le cose in comune agli uomini. Tale propriet originaria comune sembra costituire, come ammette lo stesso 2ocRe, una grandissima difficolt, al fine di giustificare la propriet privata. Tuttavia, egli argomenta cos ! " vero che .io ha dato il mondo agli uomini in comune, ma egli lo ha dato per la loro sussistenza e per il conforto della loro esistenza. .al momento che terra, animali e frutti sono dati a tutti per il vantaggio di ciascuno, ci dovr essere un modo per appropriarsene. Tale modo non pu1 essere il consenso degli altri uomini, altrimenti ognuno, nonostante l#abbondanza, morirebbe di fame nell#attesa di tale consenso. )ra, se " vero che la terra " stata data agli uomini in comune, " anche vero che la propriet della persona " invece rigorosamente individuale' e come ognuno possiede individualmente il proprio corpo e la propria mente, cos possieder tutto ci1 che l#opera delle sue mani potr procurargli. =on il lavoro, l#uomo trae i beni dallo stato comune in cui si trovano originariamente e vi aggiunge qualcosa di individuale, che quindi li esclude dal loro primitivo stato. Insomma il lavoro aggiunge ai beni qualcosa che essi non possedevano precedentemente' e poich/ questo qualcosa in pi* " una propriet rigorosamente individuale, tali beni escono dal possesso comune $ad es., la terra lavorata " propriet di chi la lavora&. Facciamo attenzione! con questa argomentazione la propriet privata, per la prima volta nella storia del pensiero sociale e politico, viene collegata al lavoro. In tal modo la propriet privata - da qualcosa di statico, dato una volta per tutte, o di convenzionale - diviene qualcosa di dinamico, frutto dello sforzo e dell#attivit economica dell#uomo. 0 non si pu1 certo negare che si tratti di una concezione che si attaglia molto bene alla mentalit dei nuovi ceti borghesi inglesi, terrieri e mercantili. Ma andiamo avanti. .apprima 2ocRe pone dei limiti all#acquisizione della propriet privata. Il primo limite " che occorre lasciare cose sufficienti e altrettanto buone agli altri' il secondo " che ci si pu1 appropriare di quanto pu1 essere goduto, per

cui tutto ci1 che eccede la nostra capacit di fruizione - e andrebbe quindi perso o deteriorato - oltrepassa tale limite. Ma tali limiti vengono superati sia grazie all#idea dell#abbondanza dei beni $per cui ne resterebbero sempre pi* che sufficientemente per gli altri&, sia grazie all#istituzione della moneta, che espande illimitatamente il possesso, dal momento che non " deperibile. =i1 giustifica possessi che superano ampiamente i bisogni personali. 8embrerebbe proprio che 2ocRe sia un teorico dell#accumulazione illimitata. 0gli avrebbe proiettato nello stato di natura - sostengono con qualche ragione gli interpreti marMisti - un processo storico realmente realizzatosi, ossia il sorgere dell#economia borghese moderna, che non tollera limitazioni n/ vincoli. Tuttavia, non bisogna dimenticare che 2ocRe adduce anche argomenti pi* solidi di quello della moneta, e cio" che un#economia fondata sulla propriet privata e sull#accumulazione illimitata di ricchezza genera uno sviluppo economico complessivo infinitamente superiore ai modelli pre-borghesi! un piccolo pezzo di terra coltivato privatamente, osserva 2ocRe, rende dieci, anzi cento volte di pi* di quanto renderebbe se lasciato in propriet comune $tanto " vero, aggiunge 2ocRe, che il re di un ampio e fertile territorio americano mangia, alloggia e veste peggio di un operaio giornaliero inglese&. =i1 nondimeno, la teoria di 2ocRe ha anche legittimato il processo storico e dunque non si pu1 negare che, dal punto di vista storico, le sue tesi risentano dei forti influssi della borghesia in ascesa. Ma se ci fermasse qui, si darebbe una visione molto riduttiva della concezione locReana. Il filosofo inglese spiega infatti pi* volte che per propriet intende qualcosa di molto pi* ampio della propriet dei beni materiali. -li uomini si riuniscono in societ, dice 2ocRe, per la mutua conservazione della loro vita, libert e averi, cose ch#io denomino, con termine generico, propriet. Non solo. Nell#0pistola sulla tolleranza, dopo aver specificato che lo 8tato ha il suo fine essenziale nella tutela e nella promozione dei beni civili, dice! chiamo beni civili la vita, la libert, l#integrit del corpo, la sua immunit dal dolore, i possessi delle cose esterne. 0# questa propriet, ha osservato ,edeschi, che 2ocRe intende tutelare' e si tratta di una propriet che non si pu1 certo ridurre ad un significato esclusivamente economico e classista. 2#ultimo punto sul quale vale la pena di soffermarsi " il tema della tolleranza, che fu trattata da 2ocRe nella famosa 0pistola. 2#argomento principale elaborato da 2ocRe " il seguente! il potere del magistrato civile " un potere coattivo, anche se fondato sul consenso, ovvero " un potere che deve imporre, anche con la forza, determinate decisioni' il potere delle istituzioni religiose " invece un potere spirituale e dunque pu1 esercitare solo un magistero spirituale, che pu1 convincere, ma non pu1 costringere. 2a religione vera e salutare, per 2ocRe, consiste nella fede interna dell#anima! " un fenomeno interiore, senza il quale nulla ha valore di fronte a .io. )ra, la caratteristica dell#interiorit " quella di essere inespugnabile dall#esterno! si possono confiscare i beni, tormentare il corpo con il carcere e la tortura, dice 2ocRe, ma tutto ci1 non pu1 mutare le convinzioni interiori di un uomo. (ueste mutano soltanto con la luce di una nuova convinzione, e non certo per effetto della forza. 9erci1 i confini tra sfera civile e sfera religiosa sono ben chiari! chi vuol confondere le due societ - afferma 2ocRe - completamente diverse per la loro origine, per il fine che si propongono, per i loro contenuti, mescola due cose cos separate come il cielo e la terra. 8tabilita tale distinzione, 2ocRe sottolinea che i rapporti tra le varie =hiese - che sono tutte societ libere e volontarie devono essere improntati alla pi* larga tolleranza. =erto, ogni =hiesa ritiene di avere il monopolio della verit' ma si tratta, secondo 2ocRe, soltanto di una convinzione soggettiva o di gruppo, dal momento che ognuna pensa ci1 per s/ e lo esclude per le altre. )gni individuo entra spontaneamente in una =hiesa, sperando di aver trovato la vera religione e il culto pi* gradito a .io' ma proprio per ci1, se cambiasse idea, deve poter abbandonare quella =hiesa, con la stessa libert con cui vi era entrato. )gni =hiesa ha il diritto di fissare i propri princ pi dogmatici, le proprie regole di culto e organizzative e di espellere chiunque non le rispetti' ma l#esclusione religiosa non deve avere conseguenze civili. %l decreto di scomunica, dice 2ocRe, non deve seguire nessuna violenza, verbale o fisica, e nessun danno inflitto alla persona o ai beni. =erto, la tolleranza locReana - nonostante il suo respiro ideale e la sua modernit - conosce due limiti ben precisi! essa esclude dal suo godimento tanto i cattolici, quanto gli atei. I primi perch/ riconoscono un solo sovrano, cio" il 9apa, e sono pronti a disobbedire al potere civile in nome di quello' inoltre, una volta al potere, non sarebbero tolleranti. I secondi, negando l#idea stessa di .io, non riconoscono nulla di sacro e di stabile e quindi disconoscono tutti i legami della societ. =on questi due limiti, ha osservato giustamente ,edeschi, 2ocRe pagava un prezzo al proprio tempo! nel primo caso, a una particolare situazione politico-religiosa' nel secondo caso, alla propria cultura cristiana, da lui profondamente sentita e vissuta. Ma pur con questi limiti, egli ha posto le fondamenta di una concezione della tolleranza che costituisce un patrimonio ideale irrinuniciabile del mondo moderno.[1*]

+. 2ousseau
enni !io"rafici
Tean-Tacques 3ousseau nasce a -inevra nel 545;, da una famiglia di piccoli artigiani, di religione calvinista. 9erde ben presto la madre. Nel 54;7, a 5@ anni, lascia -inevra e incontra ad %nnecQ, in 8avoia, Madame de Uarens. 8ar lei ad inviarlo a Torino, dove abiurer il =alvinismo per il =attolicesimo e verr assunto come lacch" e poi come segretario in case nobiliari. Nel 54;6 torna in 8avoia, presso Madame de Uarens, dove rimane per 55 anni, legandosi a lei sentimentalmente. Nel 54:> " a 2ione come precettore, quindi a 9arigi. (ui si guadagna da vivere con mestieri diversi $maestro, segretario privato, copista di musica&' entra inoltre in contatto con la cultura illuministica, stringendo amicizia con .iderot e =ondillac e collaborando all#0nciclopedia. Nel 54:A inizia la relazione con Teresa 2evasseur, dalla quale avr vari figli, che abbandoner all#ospizio dei trovatelli' sposer Teresa solo nel 54@7. 2a sua amicizia con gli ambienti illuministici si incrina con la pubblicazione del primo .iscorso $54A>& e soprattutto con la pubblicazione del secondo $54AA&, che fu aspramente criticato da +oltaire. Nel 54A@ si reca a -inevra, dove " accolto con grandi festeggiamenti' abiura il =attolicesimo e si riconverte al =alvinismo. Nel 54A4 interrompe la collaborazione con l#0nciclopedia e rompe con .#%lembert. 8i rifugia quindi nella pace della campagna, a MontmorencQ. In questi anni d alle stampe le sue grandi opere. Nel 54@> pubblica 2a Nuova 0loisa' nel 54@; l#0milio' nello stesso anno il =ontratto sociale. (ueste due ultime opere attirano su 3ousseau la condanna degli ambienti filosofici parigini e quella delle chiese cattolica e calvinista. +engono emessi ordini di arresto a 9arigi, -inevra, ,erna. .opo aver girovagato per l#0uropa, accetta, nel 54@@ l#ospitalit di Jume in Inghilterra, ma poco dopo fugge anche da l . =almatasi la polemica, torna nel 54@4 in Francia, risiedendo a 9arigi e ritirandosi poi a 0rmenonville, dove muore nel 5447, a @@ anni.

#l pensiero politico
0# difficile, se non impossibile, isolare il pensiero politico di 3ousseau dalla sua riflessione morale sull#uomo, che egli conduce, in polemica con il proprio secolo e forse con la civilt moderna in generale, a partire da se stesso. +oglio mostrare ai miei simili - scrive all#inizio delle =onfessioni - un uomo in tutta la verit della natura, e quest#uomo sar1 io. Io solo. 8ento il mio cuore e conosco gli uomini. Non sono fatto come nessuno di coloro che ho visto' oso credere di non essere fatto come nessun altro essere vivente. 0# per questo approccio - caratterizzato da un forte egocentrismo, vissuto con lucida consapevolezza e descritto con straordinaria intensit espressiva - che taluni critici ritengono necessario tenere sempre Dpresenti le pagine autobiografiche se si vuole comprendere intus et in cute ... il pensatore politico, il moralista, il romanziere, il musicistaE[1+]. %l nesso tra autobiografia e riflessione, occorre aggiungere la tensione tra emozione e ragione, tra immagine e concetto, che caratterizza la riflessione di 3ousseau. Nel -inevrino, infatti, l#emozione precede la riflessione e il concetto nasce lentamente dopo una tempesta di immagini. 8crive sempre nelle =onfessioni! due cose quasi incompatibili si uniscono in me senza che io sappia precisare in qual modo! un temperamento ardentissimo, passioni vive, impetuose, e idee lente a nascere, impacciate, che si presentano sempre in ritardo. 8i direbbe che il mio cuore e la mia mente non appartengano al medesimo individuo. Il sentimento, pi* rapido della folgore, inonda la mia anima, ma anzich/ illuminarmi mi brucia e mi abbaglia. 8ento tutto e non capisco nulla ... (uesta lentezza nel pensare, unita alla vivacit nel sentire, non l#ho soltanto in conversazione, ma anche da solo, quando lavoro. 2e idee si ordinano nella mia testa con la pi* incredibile difficolt, circolano lentamente, fermentano fino a emozionarmi, eccitarmi, darmi palpitazioni, e in bal a di tale emozione non capisco nulla nettamente, non saprei scrivere una sola parola, debbo attendere. 9oi a poco a poco questo gran movimento si placa, il caos si dissipa, ogni cosa si colloca al suo posto, ma lentamente, e dopo una lunga e confusa agitazione.

(uesto tratto cos personale e cos legato alla sfera delle emozioni costituisce la singolarit della riflessione roussoiana' se a ci1 aggiungiamo la forte polemica anti-illuministica, condotta con accenti calvinistici, e, nonostante questa, la costruzione razionale di un sistema politico ed educativo, avremo un#idea approssimativa di quale complessit porti con s/ la figura di questo pensatore. ,asti pensare che 3ousseau " stato considerato, volta a volta, padre della 3ivoluzione francese, del romanticismo, dell#anarchismo, del primitivismo, del socialismo, della democrazia, della mistica totalitaria, dell#esistenzialismo e cos via. 9er quanto approssimative e semplificanti possano essere tali attribuzioni di paternit, il fatto stesso che esse si siano verificate costituisce comunque un dato significativo, sul quale " bene riflettere. %nche il suo pensiero politico ha sempre suscitato vivaci discussioni e opposte interpretazioni! alcuni autori, come Talmon, hanno visto nel grande -inevrino il precursore della democrazia totalitaria e dunque un pensatore profondamente anti-liberale $e quindi, posto che la vera democrazia non sia totalitaria, anti-democratico&. %ltri studiosi, come Fetscher, sottolineando la critica di 3ousseau alla societ liberale-borghese, hanno visto in lui un precursore del socialismo' ci1 ha condotto, soprattutto in Italia, con .ella +olpe, a studiare a fondo il rapporto tra il pensiero di 3ousseau e quello di MarM. +i sono infine studiosi secondo i quali 3ousseau " un pensatore democratico di ispirazione liberale, al quale non si possono attribuire n/ gli eccessi della 3ivoluzione francese, che sarebbero nati da un#interpretazione errata del suo pensiero, n/ tantomeno i totalitarismi del LL secolo. %l di l delle interpretazioni fortemente caratterizzate dal punto di vista ideologico, 3obert .erath/ ha ribadito l#esigenza di collocare il pensiero di 3ousseau nel contesto teorico seisettecentesco, soprattutto con riferimento al rapporto critico con il giusnaturalismo. 0d " proprio nel filone giusnaturalistico, ossia nella cosiddetta scuola del diritto naturale, che ,obbio ha collocato 3ousseau, insieme a Jobbes, 2ocRe, 8pinoza e Vant. Ma cosa permette di accostare autori cos diversi tra di loro, sia per le posizioni politiche, sia per quelle filosoficheC ,obbio individua due ragioni. In primo luogo, il metodo! Dil metodo che unisce autori tanto diversi " il metodo razionale, ossia " quel metodo che deve permettere di ridurre il diritto e la morale $nonch/ la politica&, per la prima volta nella storia della riflessione sulla condotta umana, a scienza dimostrativaE [1.]. In altre parole, al di l delle divergenze, tutti questi autori condividono il tentativo di costruire un#etica razionale indipendente dalla teologia, capace quindi di fondare e garantire autonomamente $ossia, con le sole forze della ragione& le proprie asserzioni, senza smarrirsi in infiniti e insolubili conflitti d#opinione. 8toricamente, sostiene infatti ,obbio, il diritto naturale costituisce il tentativo di dare una risposta rassicurante al relativismo etico determinatosi con la fine dell#universalismo religioso e lo svilupparsi del libertinismo. In secondo luogo, ci1 che consente di riunire pensatori tanto diversi in un#unica scuola " il modello. Tutti questi autori condividono l#adozione di un nuovo modello teorico, che si sostituisce, nella spiegazione del problema politico, a quello aristotelico ed " costituito da due elementi antitetici! stato di natura e stato civile. +ale forse la pena - visto che abbiamo gi affrontato i loro creatori, %ristotele e Jobbes - di tornare ancora una volta su questi due modelli, al fine di cogliere in profondit le implicazioni di questo fondamentale mutamento nel modo di spiegare l#origine e il fondamento del potere politico. =ome abbiamo gi visto[$/], %ristotele spiega l#origine dello 8tato sulla base di una ricostruzione storico-naturalistica! partendo dal bisogno biologico che presiede alla formazione della famiglia, il filosofo greco descrive le tappe principali attraverso le quali la comunit umana si allarga progressivamente, sino a costituire la citt. Tale modello rimane sostanzialmente immutato sino alle soglie dell#et moderna. 8i tratta di una spiegazione storica $sia pure di una storia immaginaria& e non razionale! al posto dell#astratto stato di natura di cui parlano i giusnaturalisti - popolato di individui singoli, liberi ed eguali - che precede logicamente lo 8tato, abbiamo una forma concreta, specifica e storicamente determinata di societ naturale, che " la famiglia. Mentre il modello hobbesiano " dicotomico e chiuso $o stato di natura o stato civile&, quello aristotelico " plurimo e aperto $dal momento che i gradi intermedi possono variare per quantit&. Inoltre, mentre nel modello hobbesiano tra i due stati si d una radicale antitesi $o si " nell#uno, o nell#altro, tertium non datur&, in quello aristotelico tra i diversi stadi vi " un rapporto di continuit, nel senso della progressiva evoluzione. Infine, il passaggio da una fase all#altra - dallo stato pre-politico a quello politico - proprio in quanto avviene per un naturale processo di estensione della societ, non " dovuto ad una convenzione $cio" ad un atto di volont razionale&, ma all#effetto di cause naturali e all#operare di condizioni obiettive! avviene insomma per la forza delle cose. Il che conduce a due princ pi di legittimazione ben diversi! nel caso della scelta volontaria, ci si fonder sul consenso' nel caso della forza delle cose, su uno stato di necessit. 3icapitolando! a& per ci1 che riguarda l#origine dello 8tato, abbiamo da un lato una ricostruzione logico-razionale, dall#altro una storicosociologica' b& per ci1 che riguarda la natura dello 8tato, gli uni lo considerano l#antitesi dell#uomo naturale, gli altri il suo complemento, il suo sbocco naturale $artificialismo contro naturalismo&' c& per ci1 che riguarda la struttura dello 8tato, abbiamo da un lato una concezione individualistico-atomistica, dall#altro una sociale-organicistica' d& per ci1 che riguarda il fondamento dello 8tato, abbiamo una teoria contrattualistica e una naturalistica'

e& per ci1 che riguarda il principio di legittimit, abbiamo da un lato il consenso, dall#altro la forza delle cose. %desso possiamo tornare a 3ousseau. 2a sua originalit si rivela anche in rapporto alle categorie che abbiamo appena esaminato. 8i potrebbe cominciare col dire che egli - a differenza di Jobbes, di 2ocRe e dei suoi Bfratelli-nemiciB illuministi - non condivide la stessa fiducia nella ragione. =erto, la sua costruzione dello 8tato sar egualmente razionale' ma egli avanza molte riserve sulla raison dei philosophes, alla quale contrappone la naturalit dell#uomo, le sue passioni e il suo sentimento religioso. In secondo luogo, con 3ousseau lo schema si fa triadico! stato di natura, societ civile, repubblica. 0 il contratto - quello vero, non quello iniquo - viene a collocarsi tra la societ civile e la repubblica. Inoltre, il valore da attribuire ai diversi stadi viene rovesciato! mentre tutti gli altri giusnaturalisti, sia pure in modo molto diverso, descrivono comunque lo stato di natura come uno stato negativo, da abbandonare in favore di uno stato civile configurato come positivo, 3ousseau ritiene che il primo fosse uno stato felice e il secondo, tuttora perdurante, la peggiore delle condizioni. 0d infatti il terzo stadio, la repubblica fondata sul contratto sociale, dovr recuperare - sia pure in modo totalmente politico - tutti i benefici di cui l#uomo avrebbe goduto nello stato di natura e che avrebbe perso nella societ civile. Ma alle spalle di questa diversa configurazione del modello giusnaturalistico c#", per l#appunto, quella riflessione morale sull#uomo, intessuta di elementi autobiografici, dalla quale siamo partiti. Fin dal suo primo apparire, il pensiero di 3ousseau si configura infatti come una critica violenta contro la civilt e la cultura del suo tempo, critica condotta in nome dell#uomo naturale. Nel 54:6 l#%ccademia di .igione bandisce un concorso sul tema B8e il rinascimento delle scienze e delle arti abbia contribuito a migliorare i costumiB. 2a semplice lettura del quesito provoca in 3ousseau una vera e propria crisi emotiva - la famosa illuminazione di +incennes - dalla quale nasce il .iscorso sulle scienze e sulle arti $54A>&, che vincer poi il concorso in questione. 8ebbene sia in stretti rapporti, da qualche anno, con gli autori dell#0ncQclop/die $per la quale aveva scritto alcune voci sulla musica&, la tesi sostenuta da 3ousseau in questo scritto " decisamente anti-illuministica. Ma vediamo come l#autore stesso, in un passo molto celebre, descrive l#origine di questo suo scritto e la tesi centrale che lo anima. .opo aver passato quarant#anni della mia vita in questo modo, scontento di me stesso e degli altri, tentavo inutilmente d#infrangere i legami che mi tenevano avvinto alla societ di cui avevo cos poca stima, e che mi costringevano a occupazioni sgradevoli per bisogni che ritenevo naturali, ma che erano in realt artificiosi. Improvvisamente un caso fortunato m#illumin1 riguardo alla mia condotta e all#idea che dovevo farmi degli altri' nei loro confronti, il mio cuore stava sempre in contraddizione con il mio intelletto, e pur avendo tante ragioni di odiarli, sentivo tuttavia di amarli. +orrei, signore, potervi descrivere il momento che ha fatto epoca nella mia vita in modo tanto singolare, e che mi rester sempre impresso, dovessi vivere in eterno. %ndavo a trovare .iderot recluso a +incennes' avevo in tasca un numero del Mercure de France, e lo sfogliai per via. Mi cade sott#occhio il quesito dell#accademia di .igione che ha dato origine al mio primo scritto. 8e mai vi fu ispirazione improvvisa, tale fu l#emozione che mi dette quella lettura. % un tratto la mia mente fu percossa da mille luci! innumerevoli idee vive mi si presentarono insieme con un#energia e una confusione tali, da darmi un turbamento inesprimibile! m#invase uno stordimento simile all#ubriachezza. Kna violenta palpitazione mi opprime e mi fa ansimare! col fiato mozzo, mi lascio cadere sotto un albero del viale, e resto l una mezz#ora in una tale agitazione, che rialzandomi mi accorsi di avere l#abito tutto inzuppato di lacrime, senza che mi fossi accorto di piangere. ) signore, se avessi potuto scrivere appena un quarto di ci1 che vidi e sentii sotto quell#albero, con quale chiarezza avrei posto in rilievo tutte le contraddizioni del sistema sociale, con quale forza avrei descritto tutti gli abusi delle istituzioni, con quale semplicit avrei dimostrato che l#uomo " naturalmente buono e che soltanto a causa delle istituzioni gli uomini diventano malvagi. (uanto ho potuto rammentare della moltitudine di grandi verit che m#illuminarono in un quarto d#ora sotto quell#albero " stato sparsamente diluito nei miei tre scritti principali, ossia il primo discorso, il discorso sull#ineguaglianza e il trattato sull#educazione, tre opere inseparabili, che formano un sol tutto. 2a tesi centrale " chiara! l#uomo " naturalmente buono e soltanto a causa delle istituzioni diventa malvagio. %ll#interno del .iscorso sulle scienze e sulle arti, questa tesi viene riferita soprattutto al tema proposto! le nostre anime - scrive 3ousseau - si sono corrotte via via che le scienze e le arti progredivano verso la perfezione. .iremo che si tratta di una sventura propria del nostro tempoC No, signori! i mali causati dalla vana curiosit umana sono vecchi come il mondo. .unque il mondo moderno - mondo in cui le scienze e le arti hanno raggiunto una perfezione mai toccata prima - ", sul piano morale, corrotto come non mai. .ietro l#urbanit del suo tempo, dietro quella civilisation che " il vanto dell#Illuminismo, 3ousseau Dnon vede che subdole maniere di nascondere atteggiamenti deteriori ... 2a sua visione storica " la visione di un deterioramento progressivo, di un infiacchimento continuo delle energie, a cui subentra qualcosa di molle, di non-virile, di deteriormente raffinatoE[$1].

2a tesi di 3ousseau si configura quindi come uno strano incontro tra un tema tipicamente illuministico $la critica della societ& e un tema decisamente anti-illuministico, che potrebbe essere ricondotto alla tematica umanistico-religiosa della vanitas scientiarum. 2a decadenza morale non nasceva, come pensavano gli illuministi, dalla irrazionalit delle superstizioni $in primo luogo, quella religiosa&, ma proprio dall#assenza di una coscienza religiosa, concepita come ascolto della voce interiore, semplice e naturale, che parla in ogni uomo. 2a polemica di 3ousseau contro la cultura - condotta in nome dell#uomo naturale, del primitivo, tutto istinto e immediatezza, vigoroso e vitale[$$] - tocca punte polemiche inusitate. 9arlando dei sogni pericolosi degli Jobbes e degli 8pinoza, 3ousseau dice che se i posteri non saranno insensati come i suoi contemporanei si rivolgeranno al cielo con queste parole! .io onnipotente, tu che hai nelle tue mani gli spiriti, liberaci dai lumi e dalle arti funeste dei nostri padri, e rendici l#ignoranza, l#innocenza e la povert, i soli beni che possano fare la nostra felicit e che siano preziosi davanti a te. 3ousseau giunge ad affermare che lo stato di riflessione " uno stato contro natura e che l#uomo che medita " un animale degenerato. %lcuni studiosi, come 9aolo 3ossi, hanno sostenuto che in queste affermazioni " rintracciabile una sorta di odio teologico e calvinistico contro la scienza e la filosofia, venato di un forte moralismo profondamente anti-scettico e anti-materialistico. Ma quali modelli 3ousseau contrappone alla decadente civilt dei 2umiC %nzitutto, come abbiamo gi accennato, il modello dell#uomo naturale, sano, vigoroso, semplice. Kn altro modello " quello di uno stato intermedio tra il primitivo stato di natura e lo stato civile sviluppato! una sorta di alba di civilt, dove gli individui, persa l#innocenza originaria che li rendeva pre-morali, avevano acquisito il senso della giustizia e della moralit e vivevano in semplicit e in pace. Finch/ gli uomini, scrive 3ousseau, non si applicarono che ad opere che uno solo poteva compiere e ad arti che non avevano bisogno del concorso di parecchie mani, essi vissero liberi, sani, buoni e felici quanto potevano esserlo per natura, e continuarono a godere fra loro delle dolcezze di rapporti indipendenti. (ui fa la sua comparsa la tipica raffigurazione settecentesca del buon selvaggio. Infine abbiamo - e questo sar molto importante per il pensiero politico - il modello della citt antica, della polis! la 3oma repubblicana o la 8parta di 2icurgo sono modelli di semplicit, di virt* etica e civile, di dedizione alla patria. Nei tempi moderni 3ousseau rintraccia simili caratteristiche solo nella nativa -inevra, calvinistica e democratica' ma si tratta, come sperimenter egli stesso, di una evidente idealizzazione. .unque il modello alternativo proposto da 3ousseau esalta la natura e l#antichit, di contro alla cultura e alla modernit! un modello dove campeggiano l#energia vitale dell#uomo naturale e l#organicit della polis antica. 0# vero che nel .iscorso 3ousseau colloca anche l#elogio di ,acone, =artesio e NePton come precettori del genere umano' ma molti critici concordano nel ritenerlo un elogio di maniera. =ome " stato giustamente osservato, Dalle convinzioni e alla politica culturale dei philosophes3ousseau aveva in realt contrapposto una radicale confutazione del nascente mondo moderno. 0ssa recava mescolati dentro di s/, paradossalmente, elementi attinti alla tradizione calvinistica, alle analisi di 9ascal, alla idealizzazione delle virt* eroiche degli antichi e dei ginevrini e motivi di critica e di rifiuto che conducevano 3ousseau su posizioni politiche molto pi* radicali di quelle di +oltaire e di .iderotE[$%]. 0gli infatti vedr nelle scienze e nelle arti frutto del lusso e dell#ozio - qualcosa di meno dispotico, ma forse di pi* potente del governo e delle leggi! delle ghirlande di fiori stese sulle catene di ferro che stringono gli uomini, negando loro la libert e spingendoli ad amare la schiavit* come se fosse la loro condizione naturale. Il bisogno, scrive il -inevrino, ha innalzato i troni' le scienze e le arti li hanno rafforzati. 3ousseau condivide insomma il tradizionale repertorio dei moralisti di ogni tempo! la condanna del sapere intellettualistico, della ricchezza che genera nuova ricchezza e che impedisce al povero di uscire dalla sua condizione, del mondo che onora i furfanti e perseguita gli onesti e cos via. Ma se la descrizione del male " la stessa, la diagnosi " molto diversa! il male non " dovuto all#uomo, ma all#uomo mal governato. %ncora una volta! il male dipende non dall#uomo, che " naturalmente buono, ma dalla societ, dalle istituzioni sociali. 0# facile comprendere che le conseguenze di una simile impostazione saranno enormi. 8e la colpa non " originaria, se il male non " naturale, allora esso nasce sulla terra! il problema del male si sposta dal campo della teodicea a quello della politica. =ome ha scritto =assirer, 3ousseau ha creato un nuovo soggetto della responsabilit e questo soggetto non " l#uomo singolo, ma la societ. 0d infatti, nel .iscorso sull#origine dell#ineguaglianza $54A:&, 3ousseau si sposta dal piano della critica al sapere al piano della critica sociale e politica. 0# in questo passaggio che la critica marMista ha visto i legami tra 3ousseau e MarM! qui il -inevrino compirebbe infatti il passaggio dalla sovrastruttura alla struttura, sostenendo che la vera causa del male non " di natura ideologica $ossia non sta nelle idee, nel sapere&, ma economico-politica $e sta quindi nelle condizioni economiche e

nelle istituzioni politiche&. 2a vera causa della diseguaglianza - e quindi del male che affligge gli uomini - starebbe esattamente nella propriet privata. Ma torniamo al testo di 3ousseau. -li scopi del .iscorso sull#origine dell#ineguaglianza sono i seguenti! determinare l#origine e il progresso della malvagit umana' mostrare il guasto irrimediabile che si " prodotto nell#uomo e le origini profonde di questa sua BmalattiaB' cercare di rallentare, ove possibile, il decorso di tale malattia' svelare nella diseguaglianza la causa profonda della radicale mistificazione dei rapporti e della totale falsificazione di s/ che si verifica nella societ contemporanea. Nel tracciare la genealogia del male che affligge gli uomini, 3ousseau si confronta $e si scontra& con gli altri giusnaturalisti, elaborando un#immagine dell#uomo naturale profondamente diversa. 3ousseau inizia precisando il metodo con il quale egli intende risalire allo stato di natura e le finalit che giustificano tale procedimento! cominciamo dunque con lo scartare tutti i fatti, perch/ questi non riguardano il problema. Non bisogna prendere le ricerche in cui " necessario addentrarsi in questo argomento per verit storiche, ma solo per ragionamenti ipotetici e condizionali, destinati piuttosto a spiegare la natura delle cose che a mostrarne la vera origine, e simili a quelli intorno alla formazione del mondo che ogni giorno fanno i nostri fisici. 2a religione ci comanda di credere che, avendo .io stesso tolti gli uomini dallo stato di natura immediatamente dopo la creazione, essi sono disuguali perch/ 0gli ha voluto che lo fossero' ma non ci proibisce di formare delle congetture, derivate dalla sola natura dell#uomo e degli esseri che lo circondano, intorno a quello che sarebbe potuto diventare il genere umano se fosse stato lasciato a se stesso. 0cco quello che mi si chiede e che io mi propongo di esaminare in questo .iscorso. +ediamo dunque gli esiti di questa ricerca. %nzitutto, l#uomo " nato libero! 3ousseau sostiene che l#uomo naturale descritto da Jobbes $egoista, violento, malvagio& non " affatto l#uomo naturale, bens l#uomo civile. Nello stato di natura, l#uomo " libero e felice! egli ha pochi bisogni ed " in grado di soddisfarli. Non esiste propriet, n/ oppressione' l#uomo " un animale prestante, guidato infallibilmente dal proprio istinto. .ue sono i sentimenti che lo caratterizzano! l#amore di s/ e la piet istintiva verso ogni suo simile. % questo primo stadio, succede quello del buon selvaggio, al quale abbiamo gi fatto cenno[$&]. 0# solo col sorgere della propriet privata, con il sorgere dell#agricoltura e della metallurgia e con la divisione del lavoro, che nasce la vera e propria diseguaglianza. 0# questo lo stadio, secondo 3ousseau, al quale si attaglia la descrizione hobbesiana! una guerra continua di tutti contro tutti. 9er superare tale situazione i ricchi escogitano il patto iniquo, ossia un patto che prevede l#accettazione dello stato di fatto esistente in cambio della protezione contro gli eventuali pericoli. 0# il momento in cui nascono la societ e le leggi, e con loro il diritto alla propriet. 8i formano le comunit politiche, che stanno tra di loro come gli individui nello stato di natura hobbesiano. Tali comunit sono per1 imperfette, perch/ il controllo sull#osservanza delle leggi " genericamente demandato alla societ' di qui le violazioni ripetute delle leggi medesime e quindi la necessit di istituire appositi magistrati per farle rispettare. =on i magistrati sorge il potere politico legittimo! " un potere politico fondato sul contratto bilaterale tra popolo e capi. Tuttavia, poich/ la fondazione razionale del potere non " solida, dal momento che pu1 essere essere continuamente rimessa in discussione, c#" bisogno di un puntello irrazionale per sostenere l#autorit sovrana. Tale puntello sar la religione che, dando al potere un carattere sacro, toglier ai sudditi il diritto di disporne. 8u queste basi si sviluppano le varie forme di governo, che si degradano progressivamente! con la formazione delle fazioni, dice 3ousseau, si ritorna quasi all#anarchia dei tempi precedenti. .i ci1 approfittano gli ottimati per rendere ereditarie le loro cariche, per considerarsi proprietari di quegli 8tati di cui dovevano essere solo funzionari e per considerare schiavi i loro concittadini. 8i tratta di una marcia verso il dispotismo, che ripristina una sorta di eguaglianza primitiva, ma di segno opposto! quella di tutti gli uomini, in stato di schiavit*, verso il loro padrone assoluto. Tale rapporto di forza e di totale soggezione " una completa degenerazione dell#uomo' ne deriva che l#ineguaglianza " totalmente contraria alla natura dell#uomo e che essa non trova giustificazione alcuna nel diritto naturale. Ma poich/ lo stato di natura " irrecuperabile - non " pensabile, infatti, che l#uomo cancelli la sua storia, che " ormai per lui una seconda natura - non resta che usare gli strumenti della civilt e della ragione al fine di rifondare quelle condizioni di cui l#uomo godeva nello stato di natura. 8i tratta di costruire un uomo nuovo, totalmente civile, ma totalmente libero, come lo era nello stato di natura. 2o scopo del =ontratto sociale $54@;& " infatti esplicitamente quello di trovare una forma di associazione che difenda e protegga con tutta la forza comune la persona e i beni di ciascun associato, e per la quale ciascuno, unendosi a tutti, non obbedisca tuttavia che a se stesso, e resti libero come prima. (uesto " il problema fondamentale di cui il =ontratto 8ociale d la soluzione. -i in questa definizione appare la nozione di libert elaborata da 3ousseau! si " liberi quando si obbedisce a se stessi. 8i tratta di un punto di grande rilievo! 3ousseau intende infatti la nozione di libert come autonomia, e quindi in un#accezione ben diversa dalla definizione di libert come non-impedimento. Mentre nel secondo caso libert significa facolt di compiere o non compiere certe azioni, senza esserne impediti dal potere statale, nel primo caso libert significa potere di ubbidere soltanto alle norme che ci siamo imposti. In sostanza la libert come non-impedimento, detta anche Blibert negativaB, coincide con lo spazio non regolato da norme imperative ed " pertanto opposta alla nozione di legge $qualunque

legge, in quanto tale, limita la gamma infinita dei possibili comportamenti individuali&' la libert come autonomia, detta anche Blibert positivaB, coincide invece proprio con la nozione di legge, dove per quest#ultima si deve per1 intendere una norma autonoma e non eteronoma $cio" non proveniente da altri&. =onsiderate sul piano individuale, entrambe le definizioni rimandano ad una condizione di auto-determinazione! la sfera delle libert negative " infatti quella sfera in cui ognuno agisce senza costrizioni esteriori, il che equivale a dire che si autodetermina, cos come accade nel caso delle libert positive. 8iamo liberi, ad esempio, di non finanziare i partiti politici, sia perch/ nessuno ci pu1 legittimamente impedire di adottare tale comportamento, sia perch/, potendoli anche finanziare, decidiamo di non farlo per obbedire ad una norma che ci siamo dati. Ma sul piano politico $vale a dire collettivo&, tali differenti nozioni conducono a soluzione completamente diverse! se libert significa legge, ci1 significa che si " liberi solo quando si " sottoposti alla legge. Ne deriva che nulla deve essere sottratto all#imperio della legge' il che equivale a dire che il potere sociale, ossia il potere politico, " illimitato. 0d infatti le clausole del contratto sociale, dice 3ousseau, si riducono a una sola! l#alienazione totale di ciascun associato con tutti i suoi diritti a tutta la comunit. % coloro i quali paventano il rischio liberticida implicito nella rinuncia a tutti i diritti naturali, 3ousseau risponde che la condizione " rigorosamente uguale per tutti e dunque nessuno pu1 avere interesse a renderla onerosa per gli altri' in secondo luogo, che colui il quale si si d a tutti non si d a nessuno, ed anzi guadagna l#equivalente di ci1 che perde $cio" i diritti naturali degli altri& e una maggior forza per conservare quello che ha. 2a conclusione del -inevrino " la seguente! se dunque si toglie del patto sociale ci1 che non gli " essenziale, si trover che esso si riduce ai termini seguenti! NN=iascuno di noi mette in comune la sua persona e ogni suo potere sotto la suprema direzione della volont generale' e riceviamo inoltre ciascun membro come parte indivisibile del tuttoOO. 8i forma cos il corpo sovrano! l#insieme dei cittadini, alienandosi reciprocamente tutti i propri diritti, forma un corpo morale e politico, che agir esattamente come una sorta di grande individuo. In quanto sottoposti a tale potere, gli individui saranno sudditi dello 8tato' ma in quanto partecipi di tale potere, ossia in quanto membri del corpo sovrano che delibera, saranno cittadini. 0ssi saranno dunque, al tempo stesso, governanti e governati. In altre parole, lo 8tato sar in tutti e tutti saranno lo 8tato! la sovranit apparterr a tutti. .i qui 3ousseau trae conseguenze anti-garantistiche! ora, il corpo sovrano, non essendo formato che dai singoli che lo compongono, non ha n/ pu1 avere alcun interesse contrario al loro interesse, e quindi non ha bisogno di dare garanzie ai sudditi, perch/ " impossibile che il corpo voglia nuocere a tutti i suoi sudditi' e noi vedremo pi* avanti che non pu1 nuocere neanche ad alcuno di essi in particolare. Il corpo sovrano, per il solo fatto di essere tale, " sempre quello che deve essere. Ma se il corpo sovrano, essendo formato da tutti, non ha bisogno di dare garanzie ai singoli, giacch/ " impossibile che il corpo voglia nuocere alle proprie membra, lo stesso non " vero per i cittadini, considerati come singoli individui verso il corpo sovrano. 0ssi infatti, proprio in quanto singoli, hanno una volont e un interesse particolari, suscettibili di entrare in contrasto con la volont e l#interesse generali. In virt* di questa loro limitatezza, essi devono dare quelle garanzie che il corpo sovrano non ha bisogno di offrire loro' se non le dessero, si arriverebbe all#assurdo di un individuo che gode dei diritti del cittadino senza voler adempiere i suoi doveri di suddito' si arriverebbe quindi alla dissoluzione del corpo politico. 2a conclusione di 3ousseau " logicamente ineccepibile, date le premesse del suo sistema! perch/ dunque questo patto sociale non sia una formula vana, esso implica tacitamente questa obbligazione, che sola pu1 fare forza a tutte le altre' che chiunque rifiuter di obbedire alla volont generale, vi sar costretto da tutto il corpo. =i1 non significa altro se non che lo si costringer ad essere libero. -li interpreti di 3ousseau non si stancano di ricordarci la buona fede del -inevrino, il suo intenso e sincero amore per la libert! ma quando l#idea di libert si lega a quella di costrizione, quando si arriva a sostenere che si pu1 Bcostringere alla libertB, c#" poco da argomentare. 8iamo in presenza di una ben strana e pericolosa nozione di libert. =on il contratto sociale l#uomo entra quindi nella repubblica. Ma come descrive tale passaggio 3ousseauC 0gli ce lo descrive come una vera e propria trasformazione qualitativa dell#uomo. Il passaggio dallo stato di natura allo stato civile produce nell#uomo un cambiamento molto notevole, sostituendo nella sua condotta la giustizia all#istinto e dando alle sue azioni la moralit che prima mancava loro. 8olamente allora, subentrando la voce del dovere al posto dell#impulso fisico e il diritto al posto dell#appetito, l#uomo, il quale fino allora non aveva considerato che se stesso, si vede obbligato ad agire secondo altri pric pi e a consultare la sua ragione prima di ascoltare le sue inclinazioni. Facciamo attenzione! giustizia e moralit al posto dell#istinto, diritto al posto dell#appetito, dovere al posto dell#impulso fisico, ragione al posto dell#istinto naturale. 8embrerebbe quasi l#entrata dell#uomo ... nell#umanitH )ssia, in ci1 che propriamente lo distingue dal resto del regno animale. 8i pensi a quanto diversa " la descrizione degli altri giusnaturalisti!

l#uomo dello stato civile - per Jobbes come per 2ocRe - non " un Buomo nuovoB, bens lo stesso uomo, solo molto meno libero, ma molto pi* sicuro $in Jobbes&, oppure molto pi* sicuro, continuando per1 a rimanere molto libero $in 2ocRe&. 8i tratta di un punto fondamentale, per comprendere le ragioni profonde che conducono 3ousseau alle soluzioni radicali che in parte abbiamo gi visto. DNon si capisce 3ousseau - ha osservato acutamente ,obbio - se non s#intende che a differenza di tutti gli altri giusnaturalisti per cui lo 8tato ha lo scopo di proteggere l#individuo, per 3ousseau il corpo politico che nasce dal contratto ha il compito di trasformarlo. Il cittadino di 2ocRe " puramente e semplicemente l#uomo naturale protetto' il cittadino di 3ousseau " un altro uomoE[$(]. =erto, 3ousseau sa che l#uomo perde alcuni vantaggi! ma ci1 che guadagna pare immensamente superiore e addirittura gli stessi vantaggi persi sembrano scolorire sino a sparire, se " vero che egli parla di un Danimale stupido e limitatoE divenuto Dun essere intelligente e un uomoE. 8ebbene in questo stato egli si privi di molti vantaggi che gli vengono dalla natura, ne guadagna in cambio altri cos grandi, le sue facolt si esercitano e si sviluppano, le sue idee si allargano, i suoi sentimenti si nobilitano, tutta la sua anima si eleva a tal punto che, se gli abusi di questa nuova condizione non lo degradassero spesso al disotto di quella da cui " uscito, egli dovrebbe benedire continuamente l#istante felice che lo strapp1 per sempre da quelle sue condizioni primitive e che di un animale stupido e limitato fece un essere intelligente e un uomo. Ma veniamo alla volont generale, che " il cuore dello 8tato rousseauiano, l#espressione del corpo politico. %bbiamo visto che essa " assoluta, dal momento che nessun diritto individuale la pu1 limitare o intralciare. %bbiamo anche visto che tale assolutezza, secondo 3ousseau, non crea alcun pericolo per i singoli, dal momento che essa " il prodotto di quel corpo le cui membra sono i singoli stessi. Ma non si pu1 dare il caso che tale volont sbagliC .i per se stessa, risponde 3ousseau, no' pu1 sbagliare solo se messa in condizioni negative, solo se impedita ad essere se stessa. .a ci1 che si " detto consegue che la volont generale " sempre retta e tende sempre all#utilit pubblica! non deriva per1 che le deliberazioni del popolo siano sempre ugualmente rette. 8i vuole sempre il proprio bene, ma non sempre lo si vede! non si corrompe mai il popolo, ma spesso lo si inganna, e soltanto allora esso sembra volere ci1 che " male. %ttenzione! la volont generale non pu1 mai sbagliare, il popolo non pu1 mai essere corrotto. 9er1 pu1 essere ingannato! allora accade che la volont generale - o meglio, il popolo che la esprime - sbagli. 0# bene ricordare che la volont generale non equivale, per 3ousseau, alla volont di tutti! essa non " un concetto quantitativo, come quello di maggioranza, bens un concetto qualitativo. 2a volont di tutti altro non " che la somma di una serie di volont particolari, mosse da interessi particolari' la volont generale " invece una volont mossa dall#interesse comune, dall#utilit comune. 0# la volont comunitaria, " la voce della comunit concepita come un corpo coeso e compatto, come un unico grande individuo. =ome pu1 accadere, allora, che questa voce non si producaC In altre parole, come pu1 accadere che la volont generale non sia veramente tale, ma sia solo la somma di volont particolariC Kn tale esito, risponde 3ousseau, " possibile soltanto quando l#unit del corpo sovrano " lacerata dalle fazioni, ossia da raggruppamenti di interessi particolari. %llora, dallo scontro di queste fazioni non pu1 emergere la volont generale, ma solo una volont particolare. 3ousseau " un nemico dichiarato di tutte le cosiddette associazioni parziali o societ parziali. 0gli sarebbe insomma, nei nostri tempi, un nemico giurato dei partiti, delle associazioni, dei sindacati. 8ulla scena politica, secondo la sua concezione, devono esserci solo due attori! gli individui e il corpo sovrano, gli individui e lo 8tato' solo in tal modo la volont generale potr essere sempre illuminata. +ale forse la pena di aprire una breve parentesi di BattualitB su questo importante tema. Tutto il pensiero giusnaturalistico " caratterizzato dal rifiuto delle associazioni intermedie. ,obbio sostiene che la democrazia moderna " nata da una concezione individualistica della societ che, sostituendosi a quella organicistica dell#antichit e del medioevo, ha fatto della societ un fenomeno artificiale, frutto della volont umana. 9er fare ci1, si " partiti dall#ipotesi $astratta e rivoluzionaria& dell#individuo libero che si accorda con altri individui, altrettanto liberi, creando in tal modo la societ politica sulla base di un accordo volontario tra eguali. 8i " dunque immaginato uno 8tato senza corpi intermedi, che peraltro erano caratteristici delle citt e dello 8tato medievale. 0# la logica individualistico-egalitaria che conduce a diffidare dei corpi o dei ceti! in essi si vede il rischio di gruppi che introducono nel corpo politico diseguaglianze, privilegi, particolarismi, rompendo in tal modo l#eguaglianza degli individui tra di loro. )ra, quello che " avvenuto negli 8tati democratici, osserva ancora ,obbio, " esattamente l#opposto! soggetti politicamente rilevanti sono diventati sempre pi* i gruppi, grandi organizzazioni, associazioni della pi* diversa natura, sindacati delle pi* diverse professioni, partiti delle pi* diverse ideologie, e sempre meno gl#individui. I gruppi e non gl#individui sono i protagonisti della vita politica in una societ democratica, nella quale non vi " pi* un sovrano, il popolo o la nazione, composto da individui che hanno acquistato il diritto di partecipare direttamente o indirettamente al governo, il popolo come unit ideale $o mistica&, ma il popolo diviso di fatto in gruppi contrapposti e in concorrenza tra loro, con la loro relativa autonomia rispetto al governo centrale.

8empre partendo dall#ipotesi individualistico-egalitaria, nasce anche il sistema della rappresentanza politica e non degli interessi, con relativo abbandono del vincolo di mandato. 2a rappresentanza degli interessi $sulla quale si fonda, ad esempio, lo 8tato corporativo& implica il mandato imperativo, ossia il fatto che il mandatario pu1 essere revocato in qualsiasi momento dal mandante, se quest#ultimo non si ritiene adeguatamente rappresentato' la rappresentanza politica implica invece il divieto di mandato imperativo, perch/, una volta eletto, il mandatario rappresenta non i suoi mandanti, ma tutta la nazione $in sostanza, si deve far carico degli interessi generali&. .ice ,obbio! tanto la rappresentanza politica quanto il divieto di mandato imperativo sono stati sistematicamente violati, nelle democrazie moderne. Il divieto di mandato imperativo " violato, ad esempio, dalla disciplina di partito' quanto alla rappresentanza politica e non degli interessi, la cosiddetta concertazione con le parti sociali ha condotto alcuni a parlare di societ neo-corporata. %ccade sempre pi* spesso che la politica economica non nasca, ad esempio, dalla discussione parlamentare tra i rappresentanti eletti dai cittadini, ma dal confronto tra il governo e i rappresentanti dei lavoratori e degli industriali. )ra, " bene ricordare che tali rappresentanti anzitutto non sono eletti da tutti i cittadini $e, per la precisione, non sono eletti nemmeno dai loro mandanti& e che, in secondo luogo, sono per definizione portatori di interessi tanto legittimi quanto indiscutibilmente particolari. Tralasciamo ogni giudizio di valore e limitiamoci alla seguente constatazione! in molte democrazie liberali contemporanee si d una sorta di rivincita della rappresentanza degli interessi particolari $per quanto larghi& contro la rappresentanza politica. Ma torniamo a 3ousseau e alla volont generale. =he rapporto ha tale volont con la volont della maggioranzaC +ariabile. Tanto per cominciare, 3ousseau ci dice che dove i pareri si avvicinano all#unanimit, significa che la volont generale " dominante e quindi che lo 8tato " sano. Ma i lunghi dibattiti, i dissensi, il tumulto - scrive 3ousseau - annunciano il prevalere degli interessi particolari e il declino dello 8tato. .a notare! questa concezione negativa del dissenso - che ", in sostanza, una concezione negativa della variet delle opinioni - rivela quanto poco liberale sia 3ousseau. Kno dei tratti caratteristici del liberalismo " infatti proprio questo! la variet delle opinioni e degli interessi non solo non viene considerata un male, ma anzi un bene. %ncora una volta, in 3ousseau, fa capolino l#idea di una comunit coesa, compatta, nella quale gli individui si fondono sino ad annullarsi. Tornando alla maggioranza, le sue decisioni vincolano sempre tutti gli altri, tranne che nel caso del contratto originario, con il quale viene costituito il corpo politico. Ma in tutti gli altri casi, come possono gli oppositori essere liberi, se si ritrovano soggetti a leggi alle quali non hanno acconsentitoC 2a risposta di 3ousseau " la seguente! si domanda come possa un uomo essere libero e costretto a conformarsi a delle volont che non sono le sue. =ome possono gli oppositori essere liberi e soggetti a delle leggi alle quali non hanno acconsentitoC Io rispondo che il problema " male impostato. Il cittadino consente a tutte le leggi, anche a quelle che sono state approvate suo malgrado, ed anche a quelle che lo puniscono quando egli osi violarne qualcuna. 2a volont costante di tutti i membri dello 8tato " la volont generale' grazie a questa essi sono cittadini e liberi. (uando si propone una legge nell#assemblea del popolo, ci1 che si domanda ai cittadini non " precisamente se essi approvino la proposta oppure la respingano, ma se essa " conforme o no alla volont generale, che " la loro! ciascuno dando il suo voto esprime il suo parere su ci1' e dal calcolo dei voti si trae la dichiarazione della volont generale. (uando dunque prevale il parere contrario al mio, ci1 non significa altro se non che io mi ero ingannato, e che ci1 che io credevo essere la volont generale non era tale. 8e il mio parere particolare avesse prevalso, io avrei fatto una cosa diversa da quella che avrei voluto' e allora io non sarei stato libero. 2a conclusione " simile a quella incontrata poco sopra, quando 3ousseau parlava di costrizione alla libert. =olui il quale si ritrova in minoranza, non ha un#opinione diversa dalle altre, ma di eguale dignit! ha un#opinione sbagliata. 2a volont generale " assimilabile alla volont di .io! essa " infallibile, e se il singolo non la condivide, significa che si sbaglia o che non ha capito. 2#autodeterminazione collettiva - che " infallibile - sostituisce integralmente ogni auto-determinazione individuale! l#individuo " fuso nel corpo sociale. 0 come in un corpo " assurdo $o patologico& che le membra non eseguano le decisioni della volont del corpo al quale appartengono, cos " per l#individuo verso lo 8tato. +ediamo, per concludere, quale struttura viene ad avere lo 8tato rousseauiano. =ome nel corpo di un individuo l#azione " frutto di una causa morale $la volont& e di una causa fisica $la forza che l#esegue&, cos nel corpo politico, nello 8tato, si danno gli stessi BmotoriB! forza e volont. 2a volont " il potere legislativo, la forza " il potere esecutivo. Ma che cos#" l#esecutivo o governoC 0# un mero esecutore, un corpo intermedio creato per la reciproca corrispondenza tra i sudditi e il sovrano. 2#insieme dei membri componenti tale corpo intermedio si chiama, dice 3ousseau, magistrati o re o principe. 3esta il fatto che si tratta di un organo totalmente subordinato alla volont generale. Infatti ci1 non " assolutamente altro che un mandato, un impiego, nel quale, semplici funzionari del corpo sovrano, essi esercitano in suo nome il potere del quale egli li ha fatti depositari, e che pu1 limitare, modificare e riprendere quando gli piaccia, poich/ l#alienazione di un tale diritto incompatibile con la natura del corpo sociale, " contraria al fine dell#associazione.

%ltro tema caratteristico di 3ousseau " la polemica contro la rappresentanza. 2a sovranit " per 3ousseau inalienabile. 9roprio in quanto inalienabile, essa non pu1 essere rappresentata! non appena il servizio pubblico cessa di essere il principale ufficio dei cittadini, ed essi preferiscono servire con la loro borsa anzich/ con la loro persona, lo 8tato " gi vicino alla rovina. 8e bisogna andare a combattere pagano delle truppe e restano a casa. % forza di pigrizia e di denaro essi hanno infine soldati per asservire la patria e rappresentanti per venderla. 0 ancora! la sovranit non pu1 essere rappresentata, per la stessa ragione per cui non pu1 essere alienata' essa consiste essenzialmente nella volont generale, e la volont non si rappresenta! o " quella stessa, o " un#altra' non c#" via di mezzo. I deputati del popolo non sono dunque n/ possono essere suoi rappresentanti' non sono che i suoi commissari! non possono concludere nulla in modo definitivo. )gni legge che non sia stata ratificata dal popolo in persona " nulla' non " una legge. Il popolo inglese crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso! lo " soltanto durante l#elezione dei membri del parlamento' appena questi sono eletti, esso ridiventa schiavo, non " pi* niente. Nei brevi momenti della sua libert, l#uso che ne fa merita di fargliela perdere. Il desiderio di delegare la sovranit " gi un segno di decadenza politica e morale! qui 3ousseau rivela tutto l#arcaismo politico del suo pensiero, il suo carattere anti-moderno. Non a caso egli richiama l#esempio dei -reci, presso i quali tutto quello che il popolo doveva fare lo faceva da s/' esso era continuamente adunato nella piazza. %bitava in un clima dolce' non era avido' gli schiavi facevano i suoi lavori' il suo grande affare era la sua libert. 3ousseau parla anche di limiti alla sovranit. Ma si tratta di limiti, come vedremo, del tutto teorici. 2#avvio della sua argomentazione " in linea con quanto abbiamo visto sinora! come la natura d a ciascun uomo un potere assoluto su tutte le sue membra, cos " il potere della sovranit generale. Ma, continua 3ousseau, nel caso del corpo politico, occorre considerare non solo la persona collettiva, bens anche le persone private che la compongono, la cui vita e libert sono naturalmente indipendenti da essa. 8embrerebbe dunque che vita e libert costituiscano diritti individuali, di fronte ai quali la sovranit collettiva deve arrestarsi. Tanto " vero che 3ousseau prosegue dicendo! si tratta dunque di distinguere bene i diritti rispettivi dei cittadini e del corpo sovrano, e i doveri ai quali i primi sono tenuti in qualit di sudditi dal diritto naturale di cui debbono godere nella loro qualit di uomini. 2#alienazione iniziale degli individui a favore dello 8tato comprende solo ci1 il cui uso sia utile alla societ e nulla di pi*. 8embrerebbe dunque che 3ousseau stabilisca qui un chiaro principio di limitazione del potere. 8enonch/, egli aggiunge subito dopo che il solo giudice di questa utilit " il corpo sovrano. =os , tutte le garanzie precedenti svaniscono nel nulla. .unque la sovranit " per 3ousseau illimitata, inalienabile, indistruttibile. 2#ultima caratteristica che le attribuisce " l#indivisibilit. Non si pu1 dividere la sovranit, secondo 3ousseau $che in questo, come in molti altri casi, ricorda Jobbes&, pena la dissoluzione dello 8tato' ma si possono dividere gli organi dello 8tato, come abbiamo gi visto nella distinzione tra legislativo ed esecutivo, dove il primo ha tutta la sovranit e il secondo ha solo funzioni commisariali. (uanto ai tipi di governo, 3ousseau ammette i tipi tradizionali! democratico, aristocratico, monarchico, misto. Naturalmente, per 3ousseau si tratta semplicemente di governi, ossia di funzionari del legislativo, unico vero sovrano. 3ousseau non stabilisce gerarchie assolute! ogni forma pu1 essere buona a seconda dei tempi e dei luoghi. In genere, la democrazia " adatta ai piccoli 8tati, l#aristocrazia ai medi, la monarchia ai grandi. 3ousseau arriva a dire che la democrazia pura $s#intende il governo democratico puro&, ossia quella forma in cui i magistrati supererebbero il numero dei cittadini semplici, " in sostanza un#utopia, perch/ richiederebbe troppa virt*. 0# un governo adatto agli d"i, dice il -inevrino, ma non agli uomini. 3ousseau concepisce anche la figura mitica del legislatore - un uomo di capacit straordinarie - come fondatore della nazione. 0# una concessione al realismo, a scapito dell#approccio razionalistico. 8petta a lui la funzione che 3ousseau aveva assegnato al contratto originario, ossia quello di trasformare ogni individuo, che per se stesso " un tutto perfetto ed isolato, in parte di un pi* grande tutto, dal quale questo individuo riceva in qualche modo la sua vita e il suo essere. 3ousseau sente il bisogno di questo potere costituente mitico perch/ ritiene che una moltitudine cieca, la quale spesso non sa cosa vuole, non riuscirebbe da sola a fondare uno 8tato razionale. %i limiti di una fondazione razionale dello 8tato rimedia anche la religione. %lla fine del =ontratto, 3ousseau prende in esame - e scarta - sia l#antica Breligione degli deiB della citt $politicamente utile, ma superstiziosa e immorale&, sia la Breligione del preteB $perch/ il =attolicesimo pone l#uomo in contraddizione con se stesso e rompe l#unit sociale&, sia infine la Breligione dell#uomoB $perch/ il 9rotestantesimo ha un carattere spirituale, che allontana l#uomo dalle cose di questo mondo&. 0gli propone quindi una religione civile, basata su pochi e semplici dogmi! esistenza di un .io buono e provvidente, vita futura, felicit dei giusti e castigo dei malvagi, santit del contratto sociale e delle leggi. Nessuno pu1 essere obbligato a credere in questi dogmi' ma chi non vi crede, pu1 essere bandito dallo 8tato, non in quanto empio, ma in

quanto insocievole. =hi poi riconosce i dogmi, ma si comporta come se non vi credesse, deve essere messo a morte, perch/ ha commesso il massimo dei peccati, ossia mentire di fronte alle leggi. Infine, chiunque professi l#intolleranza non pu1 essere tollerato.

.. 3ant
enni !io"rafici
Immanuel Vant nasce a VWnisberg $9russia orientale& nel 54;:. .al 54?; al 54:> frequenta, nella citt natale, il =ollegio Fridericiano. %ssai importante l#influsso pietista derivante dalla madre. .al 54:> al 54:@ frequenta la facolt di Filosofia della locale Kniversit' dal 54:@ al 54AA si impiega come precettore privato. Nel 54AA consegue il dottorato in Filosofia e la libera docenza. 9ubblica la 8toria universale della natura e teoria del cielo. Tra il 54@; e il 54@? scrive numerosi testi! 2a falsa sottigliezza delle quattro figure sillogistiche, 2#unico argomento possibile per una dimostrazione dell#esistenza di .io, Indagine sulla distinzione dei princ pi della teologia naturale e della morale, Tentativo per introdurre nella filosofia il concetto delle quantit negative. Nel 54@: pubblica )sservazioni sul sentimento del bello e del sublime e il 8aggio sulle malattie della testa. Nel 54@A ottiene il posto di sottobibliotecario presso la biblioteca del castello reale, con uno stipendio modestissimo. =ontinua la sua attivit didattica all#Kniversit, con grande successo. Nel 54@@ pubblica i 8ogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica. Nel 544> diviene ordinario di 2ogica e Metafisica all#Kniversit della citt natale. Nel 5475 pubblica, a 3iga, la =ritica della 3agion pura e nel 547? i 9rolegomini ad ogni metafisica futura che vorr presentarsi come scienza. Fra il 547: e il 547@ pubblica saggi di etica e di filosofia della storia! Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico, 3isposta alla domanda! che cos#" l#illuminismoC, Fondazione della metafisica dei costumi, =ongetture sull#origine della storia. Nel 547@ " nominato 3ettore. Nel 5474 pubblica la seconda edizione della =ritica della 3agion pura' nel 5477 la =ritica della 3agion pratica e nel 546> la =ritica del giudizio. Nel 546? pubblica la 3eligione entro i limiti della sola ragione. Nel 546: diviene membro dell#%ccademia delle scienze di 9ietroburgo. Nello stesso anno pubblica la seconda edizione della 3eligione, che gli d molti problemi' Vant si impegna a non trattare pi* argomenti religiosi. Nel 546A pubblica 9er la pace perpetua. 9rogetto filosofico. Nel 5464 si ritira dall#insegnamento. Nello stesso anno pubblica la Metafisica dei costumi' nel 5467 Il conflitto della facolt e l#%ntropologia dal punto di vista pragmatico. Nel 5466 critica duramente la .ottrina della scienza di Fichte. Muore nel 57>:, a 7> anni.

#l pensiero politico
DKna concezione liberale della storia - la storia come teatro degli antagonismi - fa da sostegno, nel pensiero di Vant, alla concezione liberale del diritto - il diritto come condizione di coesistenza delle libert individuali -, e alla concezione liberale dello 8tato - lo 8tato come avente lo scopo non di guidare i sudditi alla felicit ma di garantire l#ordineE [$)]. =os ,obbio, con la consueta lucidit, disegna i tratti costitutivi del pensiero politico Rantiano. %bbiamo dunque, in primo luogo, una determinata concezione della storia, che fa da sfondo alle due direzioni principali nelle quali si articoler la riflessione politica di Vant, ossia la dottrina del diritto e la dottrina dello 8tato. 2#elaborazione di tale concezione storica precede non solo logicamente, ma anche cronologicamente gli scritti politici. 2#Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico, pubblicata nel 547:, " infatti il primo scritto etico-politico di Vant. Il problema che egli si pone " quello del senso della storia! esiste un#ordine nella storia umanaC 0siste, in essa, undisegno della naturaC 0# quello che Vant suppone e che tenta di di scoprire. Tale ordine, tuttavia, non si rivela nelle vicende individuali, ma solo nella considerazione delle vicende umane in grandi proporzioni. Vant fa l#esempio dei matrimoni, delle nascite e delle morti! si tratta di fatti, egli dice, largamente influenzati dalla libera volont umana e che pertanto sembrerebbero sfuggire ad ogni regola che permettesse di calcolarne il numero' eppure le statitistiche di tali

fenomeni, compiute su larga scala, rivelano che tali fatti avvengono secondo leggi naturali costanti, al pari delle condizioni atmosferiche. 8ubito dopo Vant aggiunge! singoli individui ed anche interi popoli non pongono mente al fatto che, pur perseguendo i loro particolari fini, ognuno a suo modo e spesso in contrasto con gli altri, procedono in realt inavvertitamente secondo il filo conduttore di un disegno della natura e promuovono quell#avanzamento che essi stessi ignorano e al quale, se anche lo conoscessero, non farebbero gran caso. 8i tratta di un concetto molto importante. Non solo esiste un disegno della natura, che conferisce alla storia umana un fine $e quindi un senso& ben preciso' ma tale disegno complessivo, di segno positivo, si realizza spontaneamente, al di l della volont cosciente degli uomini e anzi proprio sfruttando le particolari inclinazioni di questi, inclusi i loro BdifettiB. Vant procede per tesi. Nella prima egli sostiene che tutte le disposizioni naturali di una creatura sono destinate a svolgersi in modo completo e conforme allo scopo. In altre parole, Vant " convinto che tutto, in natura, abbia un fine e che tale fine guidi lo sviluppo delle cose. 8e noi prescindiamo da un simile principio - ossia da una concezione teleologica della natura non abbiamo pi* una natura regolata da leggi, dice Vant, ma un gioco senza scopo, e il caso sconfortante regnerebbe in luogo della ragione. )ra, nell#uomo, che " l#unica creatura razionale, le naturali disposizioni hanno il loro completo svolgimento nella specie e non nel singolo. (uesta " la seconda tesi. 9oich/ la ragione procede per tentativi - con l#esercizio, per prove ed errori - essa si eleva poco a poco, passando da un grado di conoscenza inferiore ad uno superiore. 0 poich/ la vita individuale " breve, occorre una serie indefinita di generazioni, che si trasmettano l#una all#altra i loro lumi, per portare i germi insiti nella nostra specie a quel grado di sviluppo che corrisponda perfettamente al loro scopo. 8enza l#idea di questa et finale, aggiunge Vant, tutti gli sforzi sembrerebbero vani, cos come le stesse disposizioni naturali. Ma se " vero che tutto in natura ha un fine, conclude Vant, " assurdo pensare che proprio nel caso dell#uomo essa si balocchi in un gioco infantile. Nella terza tesi Vant sostiene che la natura ha voluto che l#uomo traesse da s/ tutto quello che va al di l dell#immediatezza naturale. In altre parole, la natura ha voluto che l#uomo fosse faber fortunae suae, per mezzo della sua abilit e della sua ragione. .ice infatti Vant! la natura ha dato all#uomo la ragione e la libert del volere' ci1 significa che egli non pu1 essere guidato dall#istinto, n/ da un sapere innato, ma che deve ricercare e procurarsi tutto da s/. 2o dimostra il fatto che l#uomo " il meno dotato, dal punto di vista fisico, per soddisfare i bisogni essenziali, rispetto agli animali! pare che qui Fnel caso dell#uomoG la natura si sia compiaciuta della sua massima economia e di aver commisurato le qualit animali dell#uomo strettamente, rigorosamente al bisogno supremo d#una esistenza iniziale, quasi volesse che l#uomo dall#estremo della barbarie si conquistasse col proprio lavoro la pi* grande abilit, l#interiore perfezione del pensiero e quindi, per quanto " possibile sulla terra, la felicit, in modo che egli ne avesse tutto il merito e non dovesse rendere grazie che a se stesso! e con ci1 mirasse a destare in lui la stima razionale di s/ pi* che a procurargli un benessere. Ma qual " il mezzo attraverso il quale si realizzano le disposizioni umaneC 0sso, spiega Vant nella quarta tesi, " l#antagonismo degli uomini in societ. +ale la pena di leggere quasi per intero questa tesi, perch/ si tratta di un argomento di formidabile importanza. T08I (K%3T%. Il mezzo di cui la natura si serve per attuare lo sviluppo di tutte le sue disposizioni, " il loro antagonismo nella societ, in quanto per1 tale antagonismo sia da ultimo la causa di un ordinamento civile della societ stessa. Io intendo qui col nome di antagonismo la insocievole socievolezza degli uomini, cio" la loro tendenza a unirsi in societ, congiunta con una generale avversione, che minaccia continuamente di disunire questa societ. 0# questa evidentemente una tendenza insita nella natura umana. 2#uomo ha un#inclinazione ad associarsi, poich/ egli nello stato di societ si sente maggiormente uomo, cio" sente di poter meglio sviluppare le sue naturali disposizioni. Ma egli ha anche una forte tendenza adissociarsi, poich/ egli ha del pari in s/ la qualit antisociale di voler tutto rivolgere solo al proprio interesse, per cui si aspetta resistenza da ogni parte e sa ch#egli deve da parte sua tendere a resistere contro altri. (uesta resistenza eccita tutte le energie dell#uomo, lo induce a vincere la sua tendenza alla pigrizia e, spinto dal desiderio di onori, di potenza, di ricchezza, a conquistarsi un posto tra i suoi consoci, che egli certo non pu1 sopportare, ma di cui non pu1 neppure fare a meno. 9er tale modo si compiono i primi veri passi dalla barbarie alla cultura, che consiste propriamente nel valore sociale dell#uomo' cos a poco a poco tutte le capacit si sviluppano, si educa il gusto, si pongono mediante una continuata illuminazione le basi di un modo di pensare, che col tempo trasforma in princ pi pratici le rozze disposizioni naturali verso una distinzione morale, e la societ, da unione patologica forzata, pu1 trasformarsi in un tutto morale. 8enza la condizione, in s/ non certo desiderabile, della insocievolezza, da cui sorge la resistenza che ognuno nelle sue pretese egoistiche deve necessariamente incontrare, tutti i talenti rimarrebbero in eterno chiusi nei loro germi in una vita pastorale arcadica di perfetta armonia, frugalit, amore reciproco! gli uomini, buoni come le pecore che essi menano al pascolo, non darebbero alla loro esistenza un valore maggiore di quello che ha questo loro animale domestico' essi non colmerebbero il vuoto della creazione rispetto al loro fine di esseri razionali. 8iano allora rese grazie alla natura per la intrattabilit che genera, per la

invidiosa emulazione delle vanit, per la cupidigia mai soddisfatta di averi o anche di dominioH 8enza di esse tutte le eccellenti disposizioni naturali insite nell#umanit rimarrebbero eternamente assopite senza svilupparsi. 2#uomo vuole la concordia' ma la natura sa meglio di lui ci1 che " buono per la sua specie! essa vuole la discordia. .unque Vant sviluppa un#antropologia realistica, che non nega le caratteristiche BnegativeB dell#uomo' e tuttavia, lungi dall#assumere verso di esse un atteggiamento moralistico o di rifiuto, egli ne sottolinea e ne esalta i vantaggi, pronunciando un grande elogio dell#antagonismo. 2#antagonismo tra gli uomini, determinato dagli egoismi di ciascuno, " la molla del progresso e della civilt, ci1 che consente agli uomini di perfezionarsi, di realizzare le loro disposizioni pi* alte. 0# proprio tale natura dell#uomo che fa sorgere il problema del diritto. .ice infatti Vant nella quinta tesi! il pi* grande problema alla cui soluzione la natura costringe la specie umana " di pervenire ad attuare una societ civile che faccia universalmente valere il diritto. 2a costruzione della societ civile - o, come dice Vant, l#istituzione di una costituzione civile perfettamente giusta - diventa quindi il problema principale dell#umanit! perch/ solo tale societ potr permettere agli uomini di sviluppare le loro facolt e dunque di realizzare il loro fine. Ma perch/ ci1 avvenga la societ deve possedere due qualit! libert e coazione. 9oich/ solo nella societ, e precisamente in quella societ in cui si attui, da un lato, la massima libert, e quindi un generale antagonismo dei suoi membri e, dall#altro lato, la pi* rigorosa determinazione e sicurezza dei limiti di tale libert, affinch/ essa possa coesistere con la libert degli altri! poich/, ripeto, solo in una societ siffatta il supremo fine della natura, cio" lo sviluppo di tutte le facolt, pu1 essere nell#umanit raggiunto, la natura vuole ancora che l#umanit debba attuare da se stessa cos questi come tutti gli altri fini della sua destinazione. .unque Vant teorizza una rigorosa delimitazione delle libert di ciascuno. 2a libert di cui gode l#uomo nello stato di natura " infatti distruttiva! le tendenze degli uomini fanno s che essi non possano vivere a lungo insieme in selvaggia libert. 8olo nel chiuso recinto della societ civile - dice Vant - le tendenze umane, regolate secondo diritto, danno i loro frutti migliori. (uella libert, che fuori della societ civile potrebbe portare all#annientamento del genere umano, all#interno di essa, sottoposta a regole ben precise $le quali altro non sono se non il diritto&, diventa un meccanismo altamente creativo, che disciplina gli impulsi umani senza annullarne il contrasto e la lotta. -iunti a questo punto, " bene precisare che il passaggio dallo stato di natura alla societ civile non va inteso, nel pensiero di Vant, in termini di necessit $per evitare i gravi inconvenienti della libert selvaggia& o di utilit $perch/ solo nello stato civile l#uomo pu1 raggiungere sicurezza e benessere&. 9er Vant il passaggio alla societ civile non " solo necessario o utile, ma " anche - e in primo luogo - doveroso, ossia " un dovere morale. 8e non obbedissero a tale dovere, dice Vant, gli uomini sarebbero ingiusti verso se stessi, perch/ solo entrando nella societ civile possono sviluppare la loro umanit. 8olo cos essi possono dominare e disciplinare i propri impulsi e la propria naturalit $e quindi essere veramente uomini&, possono garantirsi dall#altrui prepotenza $ponendo quindi fine al regno della mera forza& e possono sviluppare e perfezionare le forme pi* alte della loro umanit. 0# vero che Vant non disconosce la dimensione naturale dell#uomo $gli istinti, l#amore di s/, l#egoismo&' ma essa costituisce solo la materia grezza che deve poi essere imbrigliata e regolata da scelte consapevoli, perch/ si realizzi il fine supremo della natura, ossia il pieno sviluppo delle facolt umane. 9erch/ ci1 avvenga, come abbiamo gi visto, " necessaria la pi* ampia libert e, al tempo stesso, delle norme che regolino tale libert affinch/ ognuno non prevarichi sull#altro. .i qui discende la formulazione Rantiana del diritto! il diritto " la limitazione della libert di ciascuno alla condizione del suo accordo con la libert di ogni altro, in quanto ci1 " possibile secondo una legge universale' e il diritto pubblico " l#insieme delle leggi esterne che rendono possibile un tale accordo generale. 0 poich/ ogni limitazione della libert mediante l#arbitrio di un altro " coazione, ne segue che la costituzione civile " un rapporto di uomini liberi che ... vivono sotto l#impero di leggi coattive. 2ibert e coazione! ecco il binomio inscindibile che caratterizza il diritto. 8enza libert dei singoli - e senza l#urto di queste libert - il problema del diritto non sorgerebbe nemmeno' senza coazione, la libert di ciascuno sarebbe a rischio, non garantita. 2a coazione riduce la libert, ma ne garantisce la coesistenza con la libert di tutti, secondo una legge universale. 2ibert e coazione sono dunque gli elementi fondamentali di una societ civile. Ma veniamo alla concreta articolazione dello 8tato Rantiano. 2o stato civile, come stato giuridico, deve essere fondato sui seguenti tre princ pi a priori! la libert di ognuno in quanto uomo' l#eguaglianza di ognuno con gli altri, in quanto suddito' l#indipendenza di ognuno, in quanto cittadino. =he tali princ pi siano a priori significa che essi non sono leggi o regole che lo 8tato debba stabilire, bens leggi e regole che sole rendono possibile la costituzione di uno 8tato secondo i princ pi della pura ragione. Non bisogna infatti dimenticare che la filosofia politica di Vant, come ha osservato +alentini, Dsegna la pi* radicale subordinazione del mondo politico al mondo morale o, se si vuole, del mondo della violenza, variamente esercitata e mascherata, al mondo della ragioneE. Famosa " la contrapposizione che Vant istituisce tra il mondo della politica e quello della morale. Il primo - regolato dal successo, dalla prudenza e dalla riserva mentale - si ispira alle seguenti massime! fac et

eMcusa, si fecisti nega, divide et impera. 2a prima massima significa! cogli l#occasione per un#arbitraria presa di possesso e, a fatto compiuto, la giustificazione si presenter sempre pi* facile. =on la seconda si raccomanda invece al BprincipeB di addossare sempre a qualcun altro o alla natura dell#uomo la colpa di ci1 egli stesso ha commesso' con la terza massima, infine, si invita il BprincipeB a dividere tra loro i vari capi che lo hanno eletto loro superiore, e a porli in conflitto con il popolo, onde proporsi in conclusione come paladino di quest#ultimo. % queste massime Vant contrappone il comportamento ragionevole, riassunto in quella che egli chiama la formula trascendentale del diritto pubblico! tutte le azioni relative al diritto di altri uomini, la cui massima non " suscettibile di pubblicit, sono ingiuste. 2#inganno e l#astuzia vengono quindi sostituite da un#assoluta lealt. (ual ", infatti, il significato di un simile principioC In linea generale si pu1 rispondere che una massima non suscettibile di diventare pubblica " una massima che, se mai fosse resa pubblica, susciterebbe tale reazione nel pubblico da rendere impossibile la sua attuazione. 2e applicazioni che Vant fa di questo principio, servendosi di due esempi illuminanti, chiariscono nel migliore dei modi il suo significato. Il primo esempio si colloca nel Bdiritto internoB e riguarda il diritto di resistenza[$*]' il secondo riguarda invece il diritto del sovrano di infrangere i patti stabiliti con altri sovrani, e si colloca pertanto nel diritto internazionale. Vant argomenta nel modo che segue. Nel caso del diritto di resistenza l#ingiustizia della ribellione si rende chiara da questo! che la massima di essa, qualora fosse pubblicamente conosciuta, renderebbe impossibile il proprio scopo. 9erci1 dovrebbe essere tenuta necessariamente segreta. (uale cittadino, infatti, nel momento stesso in cui accetta il pactum subiectionis, potrebbe dichiarare pubblicamente che si riserva il diritto di non osservarloC 0 quale valore potrebbe avere un simile patto, qualora fosse riconosciuto questo diritto ai contraentiC +enendo al secondo esempio, che cosa accadrebbe - si chiede Vant - se un sovrano, nell#atto stesso di firmare un trattato con un altro 8tato, dichiarasse pubblicamente di non ritenersi vincolato agli obblighi derivanti da tale trattatoC D%ccadrebbe naturalmente - risponde Vant - che ognuno lo sfuggirebbe oppure farebbe lega con altri stati per resistere alle sue preteseE, e di conseguenza Dla politica con tutte le sue astuzie verrebbe meno al suo scopo, ragion per cui quella massima deve considerarsi ingiustaE. Ma torniamo ai tre princ pi nei quali Vant ravvisa i fondamenti della societ civile! libert, eguaglianza, indipendenza. Il principio della libert viene formulato nel modo seguente! nessuno mi pu1 costringere ad essere felice a suo modo $come cio" egli si immagina il benessere degli altri uomini&, ma ognuno pu1 ricercare la sua felicit per la via che a lui sembra buona, purch/ non rechi pregiudizio alla libert degli altri di tendere allo stesso scopo, in guisa che la sua libert possa coesistere con la libert di ogni altro secondo una possibile legge universale $cio" non leda questo diritto degli altri&. 8i tratta di una formulazione che rimanda chiaramente alla nozione di libert come non-impedimento o libert negativa [$+]. 2a libert " quello spazio dove non arrivano n/ i divieti n/ i comandi di qualsiasi potere collettivo $e naturalmente la massima espressione del potere collettivo " il potere politico, il potere dello 8tato&! in quello spazio vi " un unico sovrano, l#individuo stesso, il quale pu1 fare tutto ci1 che gli aggrada, pu1 seguire tutte le inclinazioni che desidera, pur di non ledere l#identica facolt degli altri individui. 2a richiesta - tipicamente liberale - " quella di un#ampia sfera di indipendenza individuale' in altri termini " una richiesta di limitazione del potere a vantaggio degli individui. Non a caso, Vant " il pensatore liberale che polemizza nel modo pi* aspro con il modello del governo paternalistico. Kn tale governo, che tratta i sudditi come eterni minorenni, dei quali cerca di fare il bene, costituisce, a suo parere, il peggior dispotismo che si possa immaginare. 2o stato di minorit " infatti la condizione pi* lontana dalla dignit dell#uomo! ed infatti per Vant l#Illuminismo rappresenta precisamente l#uscita da tale stato. 2#illuminismo " l#uscita dell#uomo da uno stato di minorit il quale " da imputare a lui stesso. Minorit " l#incapacit di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi " questa minorit se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro. 8apere audeH %bbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenzaH - " dunque il motto dell#illuminismo. Ma per comprendere la vis polemica di Vant contro lo 8tato paternalistico " bene anche tenere conto della situazione della -ermania del suo tempo. 8i pensi, ad esempio, a quell#ordinanza del principato di ,aden, del 544@, nella quale, partendo dal presupposto che il =onsiglio di corte fosse il Dtutore naturaleE dei sudditi, si stabiliva che ad esso competeva Ddi trattenerli dall#errore e di ricondurli sulla retta via, nonch/ di insegnar loro, anche contro la loro volont, il modo in cui devono organizzare l#economia domestica, coltivare i campi ed alleviare a se stessi, mediante una condizione economica pi* produttiva dell#azienda, gli oneri dei tributi da loro dovutiE. )ppure si pensi ancora alle leggi sul lusso, emanate dalla maggioranza dei principi tedeschi, le quali regolavano nei minimi particolari il modello e il costo degli abiti a seconda

dell#et, del sesso e del ceto sociale, e stabilivano il numero degli oggetti di arredamento, delle carrozze, dei domestici e perfino delle pietanze, bevande ed ospiti in occasione di feste pubbliche, private e familiari. Ma torniamo a Vant. 2a sua polemica anti-paternalistica riflette una visione strumentale e formale dello 8tato! esso deve limitarsi a garantire quel quadro di regole all#interno del quale si possano realizzare liberamente le energie individuali. 8arebbe un grave errore, ha osservato ,edeschi, sottovalutare la novit e la portata di questa posizione Rantiana! Doggi essa fa parte dei nostri comportamenti, del nostro costume, della nostra mentalit, della nostra cultura. 8e lo 8tato o il potere politico pretendessero di dirigere le nostre attivit economiche, sociali, politiche o culturali, noi respingeremmo questa pretesa come il pi* grave degli attentati. 0 infatti definiamo totalitari quegli 8tati dove questo avviene. Tutto ci1 fa talmente parte della nostraforma mentis che " diventato ormai quasi un dato del senso comune. Ma quanto cammino " stato necessario per arrivare a questo risultatoH 0 non c#" dubbio che Vant costituisce una tappa importante in tale camminoE[$.]. +enendo al principio dell#eguaglianza in quanto sudditi, questo significa che tutti devono essere egualmente sottoposti alle leggi. 0# il principio dell#eguaglianza giuridico-civile. 8tesse leggi, stessi diritti, stessi obblighi per tutti, senza eccezioni. 8i tratta quindi di un#eguaglianza puramente formale, perfettamente compatibile con la diseguaglianza economico-sociale. %nche in questo caso " bene tenere presente il contesto storico nel quale Vant operava! i privilegi ereditari erano ancora forti e consistenti, nella -ermania dell#epoca. 8oltanto ai nobili veniva riservato il possesso e l#acquisto di beni fondiari, nonch/ l#accesso alla carriera di ufficiale nell#esercito' i nobili, inoltre, godevano di una giurisdizione civile e penale particolare, e avevano il diritto di caccia sulle terre coltivate dai contadini, il diritto alla giurisdizione patrimoniale $che competeva al proprietario feudale nei confronti dei propri sudditi&, il diritto infine alle innumerevoli prestazioni servili e ai privilegi derivanti dal sistema feudale che riguardava i contadini $ossia, i due terzi della popolazione tedesca di allora&. In un tale contesto, l#eguaglianza formale non era certo una cosa di poco conto! essa consentiva infatti di negare tutti i privilegi di casta dell#ancien r/gime e di stabilire che ogni cittadino potesse pervenire a quel grado di posizione sociale al quale potevano elevarlo il suo talento, la sua operosit e la sua fortuna, senza trovare ostacoli nelle prerogative ereditarie di altri individui. Nessuno, secondo Vant, pu1 trasmettere per via ereditaria la posizione occupata nello 8tato' solo le BcoseB e non ci1 che riguarda la personalit - costituiscono beni ereditari. =erto, le concrete condizioni socio-economiche, proprio in virt* del principio dell#ereditariet dei beni, potevano svuotare l#eguaglianza sino a renderla pi* apparente che reale! ma resta il fatto che il principio era affermato, e che il tema delle pari opportunit $i cosiddetti diritti sociali& " decisamente fuori dell#orizzonte storico nel quale opera Vant. Il terzo principio, quello dell#indipendenza in quanto cittadino, ci conduce al consueto tema della democrazia censitaria. Tutti i pensatori liberali vissuti nel 8ettecento e nell#)ttocento sono contrari al suffragio universale. 0ssi vogliono i diritti giuridico-civili per tutti, ma riservano i diritti politici ai soli proprietari. (uesta scelta ha una motivazione precisa! i diritti politici, dando la possibilit di determinare le sorti politiche del 9aese, richiedono speciali prerequisiti, in genere una cultura sufficiente e un interesse comune' ma soltanto la propriet, secondo questi autori, permette tanto di studiare $e quindi di raggiungere un livello culturale che consenta autonoma capacit di giudizio&, quanto di condividere realmente gli interessi del proprio 9aese. %nche per Vant il diritto di voto spetta dunque a chi " padrone di s/, ossia a chi non dipende da altri per poter vivere. 3estano pertanto esclusi da tale diritto - dice Vant - il domestico, il garzone, il salariato giornaliero, il precettore privato! tutti costoro sonooperarii. Invece coloro che sono artifices, ossia che possono vendere la loro opera, come l#artigiano, il fittavolo, l#insegnante, l#artista, possono anche essere cittadini $vale a dire, godere dei diritti politici&. %ltro problema fondamentale " quello del consenso, che " strettamente legato, nell#ambito del pensiero giusnaturalistico, al modo in cui " stato concepito il contratto. %bbiamo visto che in 2ocRe il potere dello 8tato " limitato in partenza, per via della cessione ristrettissima dei diritti individuali[%/]' nell#ambito in cui si esercita legittimamente, tale potere seguir le indicazioni della maggioranza. In 3ousseau, invece, il patto prevede la cessione totale dei diritti individuali allo 8tato, il cui potere " pertanto illimitato' tale potere verr esercitato seguendo le indicazioni della volont generale [%1]. %nche in Jobbes l#alienazione dei diritti individuali era quasi totale, e dunque il potere era pressoch/ assoluto' inoltre il sovrano, non essendo uno dei contraenti del patto, ma un beneficiario, era in seguito svincolato da qualsiasi problema di consenso [%$]. (uanto a Vant, anche il filosofo tedesco " un contrattualista' egli pone cio" all#origine della societ civile un contratto originario, per mezzo del quale gli uomini escono dallo stato di natura ed entrano nella societ civile. Ma Vant considera tale contratto non un fatto storico $anzi, come tale non lo giudica nemmeno possibile&, bens una semplice idea della ragione. Nello scritto 8opra il detto comune Bci1 pu1 esser giusto in teoria, ma non vale per la prassiB $546?& egli scrive! questo contratto " ... una semplice idea della ragione, ma che ha indubbiamente la sua realt $pratica&! cio" la sua realt consiste nell#obbligare ogni legislatore a far leggi come se esse dovessero derivare dalla volont comune di tutto un popolo e nel considerare ogni suddito, in quanto vuol essere cittadino, come se egli avesse dato il suo consenso a una tale volont. (uesta " infatti la pietra di paragone della legittimit di una qualsiasi legge pubblica. Il contratto " pertanto un#idea, un principio di legittimazione, per mezzo del quale possiamo giudicare la realt esistente! ogni sovrano deve governare come se le sue decisioni dovessero derivare dalla volont comune. Ma la valutazione di tale

conformit alla volont comune " rimessa da Vant all#insindacabile giudizio del sovrano stesso. (ui le posizioni di Vant coincidono, in sostanza, con il modello $anch#esso tipicamente settecentesco& del dispotismo illuminato. 3ispetto a 2ocRe abbiamo dunque, in questo caso, una visione decisamente meno liberale, che infatti conduce Vant - come abbiamo gi anticipato[%%] - a negare il diritto di resistenza. In 2ocRe il contratto era un accordo tra popolo e sovrano, caratterizzato da precise clausole, la violazione delle quali, da parte del sovrano, restituiva al popolo i suoi diritti, dandogli la possibilit di resistere al potere $e quindi di rovesciarlo&. In Vant, invece, il contratto " solo un#idea, un principio sul quale il sovrano deve regolare il suo comportamento, ma al di fuori di qualsiasi clausola e di qualsiasi controllo che non sia un auto-controllo. Insomma, come ha giustamente osservato ,edeschi, il contratto diventa in Vant una pia intenzione, interpretabile solo dal potere sovrano, senza che il popolo possa esercitare alcun efficace controllo su di esso. 0d infatti Vant nega con forza il diritto di resistenza' in altre parole, bisogna sempre obbedire allo 8tato, comunque questo si comporti' il divieto di resistenza " pertanto assoluto, cio" non ammette eccezioni. 2a ragione di una posizione cos radicale " spiegata da Vant nel modo seguente! se il popolo avesse il diritto di giudicare come viene applicata una costituzione $ed eventualmente, di ribellarsi a tale applicazione& e se il capo dello 8tato fosse di parere contrario, chi potrebbe decidere da quale parte stia il dirittoC Nessuno dei due potrebbe essere giudice in causa propria, ragion per cui dovrebbe esserci, al di sopra del sovrano, un altro sovrano, capace di giudicare la controversia tra quello e il popolo. Ma ci1 significherebbe che il sovrano non " il vero sovrano. Inoltre, se il popolo avesse il diritto di sindacare l#operato del sovrano, tale diritto negherebbe alla radice la sovranit, rendendo incerta ogni costituzione giuridica' e rendendola incerta negherebbe il motivo stesso per cui si " abbandonato lo stato di natura. =i1 non significa, tuttavia, che il sovrano non sbagli mai. 0 proprio perch/ l#errore " possibile, deve essere riconosciuto al cittadino il diritto di manifestare pubblicamente la propria opinione su ci1 che egli ritiene arrechi ingiustizia alla comunit. 0# la famosa Blibert della pennaB! dunque - dice Vant sempre nello scritto 8opra il detto comune ... - la libert della penna, tenuta nei limiti del rispetto e dell#amore per la costituzione sotto la quale si vive dai sentimenti liberali che ispirano i sudditi $le cui penne si limitano reciprocamente da s/ per non perdere tale libert&, " l#unico palladio dei diritti del popolo. 2a libert della penna, esercitata con moderazione e accompagnata dal dovere di ubbidienza, costituisce lo strumento attraverso il quale Vant ritiene che si possa conciliare l#esigenza dell#ordine e della stabilit dell#autorit con la libert e il progressivo miglioramento della specie. Vant distingue infatti, nello scritto intitolato 3isposta alla domanda! che cos#" l#IlluminismoC $547:&, tra uso pubblico e uso privato della ragione! intendo per uso pubblico della propria ragione l#uso che uno ne fa come studioso davanti all#intero pubblico dei lettori. =hiamo invece uso privato della ragione quello che alcuno pu1 farne in un certo impiego o funzione civile a lui affidata. )ra, se nel primo caso gli studiosi devono godere della pi* completa libert, nel secondo essi devono ispirare la loro condotta alla volont del governo' essi possono ragionare liberamente, ma devono obbedire. %d esempio, un ufficiale deve sempre obbedire agli ordini di un suo superiore e non pu1 assolutamente, mentre svolge le sue funzioni di ufficiale, ragionare pubblicamente sull#opportunit di tali ordini' ma nessuno pu1 impedirgli, in qualit di studioso, di criticare le strategie militari adottate dallo stato maggiore e di sottoporre le sue opinioni al pubblico. %llo stesso modo, il cittadino non pu1 rifiutarsi di pagare le tasse' ma, come studioso, pu1 criticare liberamente il sistema fiscale del suo 9aese. =on tale impostazione, " stato rilevato, Vant finisce per teorizzare Duna libert dimidiata, che trova nella volont dell#autorit il proprio limite invalicabile. 8i pu1 $anzi si deve& ragionare pubblicamente come sembra pi* giusto, ma si deve sempre e comunque ubbidireE. Tuttavia tale soluzione non conduce ad una sorta di immobilismo' l#esigenza di mantenere l#ordine e di preservare l#autorit non soffoca le istanze di rinnovamento! Vant " infatti convinto che quando il dibattito sollevato su un dato argomento dagli studiosi avr dato luogo ad un#ampia discussione, influendo sulla pubblica opinione, allora le nuove idee, oramai diffuse e radicate, verranno recepite dall#autorit $la quale " consapevole che anche per lei " vantaggioso trattare l#uomo in modo conforme alla sua dignit&. 2a costituzione auspicata da Vant - basata sui tre princ pi della libert, dell#eguaglianza formale e dell#indipendenza - " da lui definita repubblicana e distinta da quella dispotica. In questo caso #regime repubblicano# significa quel regime caratterizzato dalla distinzione tra esecutivo, legislativo e giudiziario' #dispotico# " invece quel regime caratterizzato dall#esecuzione arbitraria delle leggi che lo 8tato si " dato. Nel regime repubblicano il vero sovrano " il legislativo, al quale l#esecutivo " sottomesso. .unque la distinzione tra regime repubblicano e regime dispotico - ruotante intorno alla questione della struttura dello 8tato - non coincide con la classica divisione delle forme di governo, ossia monarchia $che Vant chiama autarchia&, aristocrazia, democrazia. Vant polemizza fortemente con quest#ultima, poich/ in essa le assemblee deliberano e governano ad un tempo' " pi* facile quindi, a suo parere, che siano l#aristocrazia o l#autocrazia ad avvicinarsi allo spirito di un regime repubblicano.

1/. onstant
enni !io"rafici
,enSamin =onstant nasce a 2osanna, in 8vizzera, nel 54@4, da un#antica famiglia protestante di origini francesi. 2a madre muore quindici giorni dopo il parto. .opo un#infanzia errabonda e disordinata, =onstant compie la propria formazione universitaria tra il 547; e il 547A, dapprima ad 0rlangen $in -ermania& e in seguito a 0dimburgo. .al 546A " a 9arigi, dove $insieme a M.me de 8taXl& partecipa attivamente alle vicende politiche e intellettuali dell#et termidoriana. Nel 546@ pubblica il .e la force du -ouvernement actuel de la France et de la n/cessit/ de s#Q rallier , al quale seguiranno, nel 5464, il .es r/actions politiques e il .es effets de la Terreur. Nel 5466 viene nominato al Tribunato, dal quale verr estromesso nel 57>; per le sue battaglie d#opposizione. 2a -ermania e la 8vizzera $in particolare =oppet& saranno i luoghi del suo esilio, che durer sino al 575?. Tra il 57>> e il 57>? lavora ad un grande trattato di politica, che rimarr inedito. Nel 57>@ scrive i 9rincipes de politique' nel 575> fa copiare i Fragments d#un ouvrage abandonn/ sur la possibilit/ d#une constitution r/publicaine dans un grand paQs. 0ntrambi i trattati rimarranno inediti e verranno alla luce soltanto nella seconda met del #6>>. Nel 575?, dopo la sconfitta di Napoleone a 2ipsia, =onstant torna all#attivit politica e pubblicistica. Nel 575: pubblica il .e l#esprit de conquYte et de l#usurpation, che incontra grande successo. Nell#aprile del 575A, dopo la fuga di 2uigi L+III, accetta la proposta di Napoleone di preparare la nuova costituzione, che avrebbe dovuto liberalizzare l#Impero. 2a scelta di =onstant, che era stato uno dei pi* acerrimi avversari di Napoleone, scandalizza l#opinione pubblica. 8empre nel 575A d alle stampe i 9rincipes de politique. Nel 575@ pubblica il romanzo %dolphe. Nel 5757 d alle stampa il =ours de politique constitutionnelle, dove raccoglie la maggior parte dei suoi scritti politici. Nel 5756 tiene all#%th/n/e 3oQal il celebre .iscorso intitolato .e la libert/ des anciens compar/e celle des modernes. Nel marzo delle stesso anno viene eletto alla =amera dei deputati' inizia cos la sua lunga carriera parlamentare, che lo vedr diventare il capo riconosciuto dell#opposizione liberale. Nel 57;; pubblica i M/moires sur les =ent-Tours e il =ommentaire sur l#ouvrage de Filangieri. )ltre alla ininterrotta attivit pubblicistica, continua a lavorare, in questi anni, al .e la religion, il cui primo volume appare nel 57;:. Nel luglio del 57?>, sebbene vecchio e ammalato, partecipa agli eventi rivoluzionari. Muore l#7 dicembre 57?>, a @? anni.

#l pensiero politico
Nonostante la singolare sfortuna della sua opera - studiata poco e male almeno sino a quindici anni fa, e tuttora largamente sconosciuta al pubblico dei non addetti ai lavori - ,enSamin =onstant " senza dubbio un pensatore politico di prima grandezza e uno dei grandi classici del liberalismo. +orrei dire qualcosa di pi*. 2a vicenda di =onstant si colloca in quello straordinario periodo di evoluzione storica, politica e culturale che va dalla 3ivoluzione del 5476 a quella del 57?>! un periodo nel quale possiamo rintracciare il luogo d#origine della nostra identit politica e istituzionale. I princ pi, le ideologie, l#architettura istituzionale e persino il lessico dei nostri sistemi politici sono nati allora e tali sono sostanzialmente rimasti. Noi parliamo ancora il linguaggio inventato dalla 3ivoluzione francese e ci muoviamo ancora nello Bspazio politicoB creato dai protagonisti di quegli eventi $si pensi soltanto alla distinzione tra destra e sinistra, che, pur con tutti i suoi limiti, continua ad essere la bussola con la quale ci orientiamo nel paesaggio politico&. 0venti dei quali =onstant fu protagonista, intrecciando in modo indissolubile la propria riflessione con la partecipazione alle vicende politiche del suo tempo' nel suo caso, pertanto, sar necessario partire da una breve ricostruzione della sua vicenda storicobiografica. Nato nel 54@4 a 2osanna, in 8vizzera, da un#antica famiglia protestante di origini francesi, e morto a 9arigi nel 57?>, pochi mesi dopo la 3ivoluzione orleanista, =onstant si riveler uno dei protagonisti pi* irrequieti e controversi di quella generazione dell#intelligenciSa europea che visse la propria giovinezza negli anni tumultuosi della 3ivoluzione, matur1 le proprie convinzioni pi* profonde durante il dominio napoleonico e scrisse le proprie opere principali nel periodo della 3estaurazione. 0gli, tuttavia, a differenza di alcuni pensatori a lui contemporanei - come Jegel, ad esempio - non si limit1 a seguire con grande passione gli straordinari eventi storico-politici di quegli anni e a sviluppare su di essi una profonda meditazione, ma vi prese parte direttamente e attivamente, giocando pi* volte un ruolo di primo piano, sia con i suoi scritti che con l#azione politica.

(uando approda definitivamente a 9arigi, nel 546A, =onstant, che ha appena ;7 anni, ha gi alle spalle un lungo ed errabondo itinerario formativo, che lo ha visto studiare nelle Kniversit di )Mford, 0rlangen $in -ermania& e 0dimburgo. Ma, quel che pi* conta, egli ha conosciuto e stabilito un#intensa relazione intellettuale - che diverr anche una tormentata relazione sentimentale - con Madame de 8taXl, figlia dell#ultimo ministro liberale di 2uigi L+I, il banchiere ginevrino Tacques NecRer. 0d " proprio insieme all#eM ministro che =onstant, nella residenza di =oppet, ha potuto discutere i grandi problemi politico-istituzionali lasciati aperti dalla 3ivoluzione, manifestando un#adesione per i princ pi liberali dell#76 che non rinnegher mai. (uando giunge a 9arigi, tuttavia, l#eredit dell#76 " ad uno dei bivi pi* drammatici. .alla congiura di Termidoro - che ha posto fine, nel luglio del 546:, al regime terroristico di 3obespierre - " passato poco meno di un anno e la nuova maggioranza parlamentare sta faticosamente tentando di varare una nuova costituzione $che andr in vigore nell#ottobre del 546A e sar caratterizzata dalla presenza di un esecutivo pi* forte, il .irettorio&. 2#obiettivo fondamentale del progetto termidoriano " consentire la nascita di un sistema politico fondato sulla legalit costituzionale e sul sistema rappresentativo. =ontro tale esito, tuttavia, si battono con forza, da bande opposte, gli eredi di due tradizioni politiche che =onstant collocher provocatoriamente $ma lucidamente& sullo stesso piano! da un lato, la sinistra giacobina, che vede nel progetto termidoriano la fine della Bdemocrazia puraB, ossia di quel regime - lontano progenitore delle democrazie totalitarie novecentesche - fondato sulla mobilitazione permanente delle sezioni e dei club, la cui volont, priva di limiti, veniva miticamente identificata con la volont popolare' dall#altro lato, la destra monarchica pi* retriva, che mira semplicemente a restaurare l#assolutismo regio dell#%ncien 3/gime. In questo quadro, =onstant si schiera apertamente con il .irettorio, nella convinzione che questo rappresenti, in quelle date circostanze, l#unico strumento per realizzare i princ pi di libert proclamati dall#76. Ma nei vibranti pamphlets constantiani di quegli anni non troviamo soltanto brillanti argomentazioni legate alle situazione politica contingente' in essi gi si affacciano temi di grande rilievo teorico. ,asti pensare all#interpretazione della 3ivoluzione e del Terrore, che ispirer gran parte della storiografia liberale dell#7>>. 8ulla base di una concezione della storia che assegna alla dimensione etico-ideale un ruolo primario - il dominio del mondo, scrive =onstant, D" stato affidato alle sole idee. 8ono le idee che creano la forza, facendosi sentimento, passione, entusiasmo. 2e idee si formano e si sviluppano nel silenzio, ma esse si incontrano e si accendono al contatto con gli individui. 0 cos , completatesi e rafforzatesi reciprocamente, ben presto si scatenano con un impeto irresistibileE -, in base a tale concezione, dicevo, =onstant ritiene che le rivoluzioni si producano l dove si " rotto l#equilibrio tra le istituzioni di un popolo e le sue idee, le sue aspirazioni. =i1 significa che le rivoluzioni costituiscono il BsintomoB e, al tempo stesso, la BcuraB di tale squilibrio' ma se esse vanno al di l dei loro obiettivi, si produce una nuova e opposta forma di Bdegenerazione patologicaB, la cui conseguenza pi* evidente " lo svilupparsi della reazione. )ra, secondo questa concezione, il Terrore non costituisce, come pensano gli scrittori controrivoluzionari, la nefasta e inevitabile conseguenza dei princ pi dell#76, n/ - come teorizzano alcuni scrittori filorivoluzionari - lo strumento terribile ma storicamente necessario per salvare la 3ivoluzione, bens soltanto una degenerazione patologica, scaturita da un#altra 3ivoluzione, che non rispondeva alle reali aspirazioni dei Francesi e che ha determinato lo svilupparsi della reazione. Mentre la 3ivoluzione dell#76, infatti, nasceva dal bisogno tipicamente moderno di indipendenza individuale, eguaglianza civile e libert politica, la 3ivoluzione del #6? affondava le sue radici nell#aspirazione ad un#eguaglianza forzata e livellatrice e ad un modello politico $quello rousseauiano& anacronistico e liberticida. Tra le due 3ivoluzioni non si d, secondo =onstant, parentela alcuna. .el resto, fin dalle pagine iniziali del suo primo pamphlet, =onstant ha disegnato una mappa etico-politica nella quale trovano posto soltanto due schieramenti! da un lato quello della libert e dell#ordine, ispirato ad una concezione limitata e legale del potere, e dall#altro quello dell#anarchia e del dispotismo, varianti opposte di un unico fenomeno, quel potere arbitrario che scaturisce inevitabilmente da una sovranit concepita come illimitata $che poi tale sovranit sia esercitata dal re o da una minoranza che si identifica miticamente con il popolo, cambia poco&. Ma la lotta di =onstant perch/ la rivoluzione si concluda, realizzando quelli che sono i suoi autentici princ pi, terminer con una sconfitta. 2a 3epubblica direttoriale crolla definitivamente il 57 brumaio 5466, quando un ennesimo ma decisivo colpo di mano, ideato da 8ieQ"s per rafforzare l#esecutivo, spiana la strada all#avventura napoleonica. %ncora una volta il giovane teorico liberale segue gli eventi da vicino. 0gli si trova infatti a 8aint-=loud, dove gli autori del colpo di 8tato hanno fatto trasferire, per sicurezza, il 9arlamento. %lle sette di sera gi circolano le voci sulle decisioni che verranno prese di l a poco! sostanziale esautorazione del legislativo e conferimento delle funzioni esecutive ad una commissione composta da 8ieQ"s, .ucos e ,onaparte. =onstant prende carta e penna e scrive a 8ieQ"s, protestando contro lo scioglimento del legislativo, nella convinzione che solo quest#ultimo potr costituire un argine contro le fortissime ambizioni di Napoleone. Il colpo d#occhio di =onstant non potrebbe essere pi* rapido e lungimirante' ma, ancora una volta, le sue parole cadranno nel vuoto. Negli anni che seguono egli riuscir a trovare posto nel Tribunato, l#unico organismo costituzionale nel quale sopravviva una parvenza di libert' di qui svilupper, in nome delle libert individuali, una limpida battaglia di opposizione, che gli coster, nel 57>;, la brusca interruzione della sua carriera parlamentare. =on l#uscita di scena dal Tribunato, la vicenda di =onstant perde la sua aderenza diretta alle vicende storiche e politiche. Il ritorno ad una vita privata - una sorta di esilio - non segner tuttavia una fase di lungo silenzio, interrotto, come si " a lungo

pensato, soltanto dai suoi lavori letterari. =erto! =onstant, durante questi lunghi dieci anni, partecipa alle attivit del circolo di =oppet, scrive il romanzo che lo render celebre come letterato $l#%dolphe&, riprende i suoi amati studi sulle religioni e viaggia per la -ermania, conoscendo -oethe, 8chiller e 8chelling. Ma, in realt, questi sono gli anni forse pi* fruttuosi anche per il suo pensiero politico! tra il 57>> e il 57>@, infatti, egli elabora una compiuta dottrina politica e costituzionale, che rimarr consegnata a due poderosi trattati, rimasti inediti per ovvie ragioni politiche e tornati alla luce soltanto quarant#anni fa. -li anni dell#esilio si chiudono, per =onstant, cos come si erano aperti! nel segno di Napoleone. 8e l#estromissione dal Tribunato era stata infatti determinata dal crescente dispotismo del 9rimo =onsole, sar la sconfitta dell#Imperatore a segnare il ritorno di =onstant alla politica attiva. .opo la battaglia di 2ipsia $575?&, =onstant pubblica infatti =onquista e usurpazione, un brillante libello antinapoleonico che gli d larga fama e segna il suo ritorno sulla scena politica. Negli anni della 3estaurazione - al di l della clamorosa vicenda dei =ento -iorni $quando =onstant accetta di redigere, proprio su incarico di Napoleone, la =ostituzione che avrebbe dovuto liberalizzare l#Impero& - egli sar il protagonista di una lotta ininterrotta, nel nuovo quadro della monarchia costituzionale, per la difesa dei princ pi e degli istituti liberali, sia dai banchi del 9arlamento $dove guider l#opposizione liberale&, sia attraverso le opere che, estratte in gran parte dagli inediti del periodo dell#esilio, verr pubblicando dal 575: in poi $tra le pi* famose i 9rinc pi di politica e il =orso di politica costituzionale&. Nel luglio del 57?>, sebbene vecchio e ammalato, =onstant partecipa agli eventi rivoluzionari, redigendo una dichiarazione in favore di 2uigi Filippo e aprendo, in barella, il corteo insurrezionale. Muore pochi mesi dopo. =ome avevo anticipato, ci troviamo di fronte ad un protagonista di primo piano delle straordinarie vicende storico-politiche e culturali di quegli anni. 8e l#espressione non fosse abusata, verrebbe voglia di definire =onstant come il prototipo del Bfilosofo militanteB, ossia di quel pensatore la cui riflessione si alimenta di passione civile e si intreccia con la vita politica nel suo senso pi* ampio e pi* alto. Ma veniamo al suo pensiero politico-costituzionale. Non potendo restituirne l#articolazione teorica nella sua complessit, mi soffermer1 su tre punti particolarmente significativi! la critica a 3ousseau, la celebre distinzione tra libert antica e libert moderna e la dottrina costituzionale. 9artiamo dunque dalla critica a 3ousseau. =onstant distingue nettamente tra quelli che chiama i due princ pi di 3ousseau sulla sovranit. Il primo stabilisce che Dogni autorit che governa una nazione deve emanare dalla volont generaleE, cio" dall#intero corpo sociale' il secondo consiste nella esplicita riduzione delle clausole del =ontratto sociale Da una sola, cio" all#alienazione completa di ogni associato, con tutti i suoi diritti, alla comunitE. Tra questi due princ pi, afferma =onstant, occorre fare una netta distinzione! il primo, infatti, " Dla pi* salutare delle verit, il secondo il pi* pericoloso degli erroriE. +ediamo perch/. Il primo principio attribuisce legittimit soltanto a quel potere che deriva dalla societ stessa, ossia che si fonda sul suo consenso. 8i tratta, in buona sostanza, del principio della sovranit popolare, in virt* del quale BtitolareB del potere " la societ nel suo complesso' ne consegue che pu1 definirsi legittimo soltanto quel potere il quale venga esercitato sulla base di un esplicito mandato, conferito dagli individui che compongono la societ. 8ebbene =onstant sia pienamente consapevole dello sfavore che circonda tale principio in quegli anni $la volont generale richiamava infatti alla mente la terribile esperienza del giacobinismo e del Terrore&, egli nondimeno si dichiara completamente d#accordo con 3ousseau. % meno di non resuscitare la dottrina del diritto divino, afferma il teorico liberale, si dovr convenire che esistono soltanto due fonti della sovranit, il consenso o la forza' e soltanto la prima, a suo parere, d luogo ad un potere legittimo. (uindi, per quanto riguarda il problema della titolarit - BchiB " il sovrano legittimo - la posizione di =onstant coincide con quella del -inevrino. 9assiamo ora al secondo principio di 3ousseau. 0sso prevede - come sappiamo e come abbiamo appena ricordato - una cessione dei diritti individuali al potere politico addirittura pi* larga di quella proposta dall#assolutista Jobbes! se per quest#ultimo, infatti, gli individui conservavano almeno il diritto alla vita, per 3ousseau la cessione dei diritti " totale, senza riserve. (ui =onstant si dichiara in completo disaccordo con 3ousseau! tale principio costituisce, a suo dire, Dla giustificazione di ogni dispotismoE, giacch/ il sovrano, in base ad esso, verr a disporre di un potere illimitato! nessun diritto individuale potr essere infatti invocato per limitare la sfera d#azione del sovrano. 0ppure 3ousseau aveva escluso che il suo modello comportasse rischi liberticidi! in primo luogo, argomentava il -inevrino, perch/ la condizione $cio" la cessione totale dei diritti& " eguale per tutti, e quindi nessuno ha interesse a renderla onerosa per gli altri' in secondo luogo, perch/ tale cessione avviene nei confronti della comunit medesima, ragion per cui quei diritti che gli individui cedono in quanto BprivatiB li riprendono in quanto BcittadiniB, ossia in quanto membri perfettamente eguali di quel corpo collettivo che " il sovrano. 0 poich/ il sovrano coincide con il corpo sociale, " evidente che esso non pu1 nuocere n/ all#insieme dei suoi membri, n/ a qualcuno in particolare. % questa conclusione =onstant rivolge una formidabile obiezione BpraticaB! 3ousseau dimentica, egli scrive, che tutte le garanzie offerte da quell#essere astratto che egli chiama il #sovrano# sono dovute esclusivamente al fatto che esso si compone di tutti gli individui, senza eccezione alcuna. Ma non appena quel sovrano dovr esercitare praticamente il suo

potere, egli - dal momento che non pu1 farlo in prima persona - sar costretto a delegarlo a vari organi e, di conseguenza, tutte le garanzie cadranno. Il potere esercitato in nome di tutti sar in realt nelle mani di pochi! dunque non " vero, conclude =onstant, che la condizione rimane eguale per tutti' cos come non " vero che nessuno avr interesse a renderla pi* onerosa per gli altri, dal momento che esisteranno cittadini i quali, di fatto, avranno pi* potere degli altri. Ma perch/ ho definito BpraticaB questa obiezioneC 9erch/ con essa =onstant non mette in discussione il principio della cessione totale dei diritti individuali, bens la realizzabilit pratica di un sistema in cui i governanti coincidano con i governati $cio", della democrazia diretta&. 2a sua obiezione si basa su una lucida e realistica analisi delle nazioni moderne, che si differenziano nettamente da quelle antiche. Mentre le prime, infatti, erano di dimensioni assai ristrette, prevedevano l#esistenza degli schiavi, si basavano essenzialmente sulla guerra e trascuravano il commercio, le seconde sono invece caratterizzate da una grande estensione territoriale, da una popolazione assai numerosa e dalla crescente tendenza a procurarsi le risorse necessarie attraverso il commercio, piuttosto che tramite la guerra' le nazioni moderne, inoltre, grazie al progresso morale e culturale, non ammettono pi* la schiavit*, cosicch/ quasi tutti i cittadini sono costretti a lavorare' infine, sono caratterizzate da un intenso amore per l#indipendenza individuale. Tutte queste caratteristiche rendono semplicemente irrealizzabile la partecipazione diretta e costante di tutti gli individui all#esercizio della sovranit! il loro numero e le loro attivit lavorative non lo permetterebbero comunque, e in ogni caso la loro BmentalitB non li spinge in quella direzione. Ne consegue che, anche nelle societ basate sul consenso, i governanti rimarranno distinti dai governati. Ma 3ousseau " ben lontano dal realismo e dalla lucidit di cui d prova =onstant! egli ha in mente il modello della polis, o meglio, quella versione idealizzata che ne fa un modello di societ organica, coesa e compatta' un modello che sar alla base anche delle riflessioni politiche di Jegel e di MarM, e che porter tutti costoro ad avvertire come laceranti e negative $come BscissioniB da superare& quelle distinzioni - tra societ e 8tato, tra individuo e cittadino, tra pubblico e privato - nelle quali =onstant individuer non solo il contrassegno della modernit, ma anche e soprattutto la garanzia delle sue molteplici libert e del suo benessere. Ma torniamo all#obiezione BpraticaB! la tesi di 3ousseau $che sar poi ripresa dai democratici dell#)ttocento& appartenendo a tutti, il potere non potr abusare contro alcuno - cade nel momento della sua traduzione in pratica, perch/ di fatto il potere viene sempre esercitato da pochi $i parlamentari, i ministri, i vari funzionari dell#amministrazione pubblica&. Ne consegue che anche nelle societ democratiche rimane in piedi la necessit di un sistema di garanzie che protegga i cittadini dai possibili abusi del potere. 8e tali garanzie vengono a mancare, i rischi sono immensi! da un lato, i singoli individui si trovano sottomessi senza riserve alla volont generale' dall#altro, la volont generale finisce per coincidere con la volont di quei pochi che detengono il potere. 8i produce cos una BbeatificazioneB del potere sovrano, che rende il Bdispotismo democraticoB, che si ammanta della legittimazione popolare, ben pi* pericoloso del Bdispotismo autocraticoB. Ma la critica constantiana a 3ousseau non si ferma all#obiezione BpraticaB! il modello teorizzato dal -inevrino " considerato pericoloso da =onstant non solo perch/ la democrazia pura e diretta " praticamente irrealizzabile, ma anche $e soprattutto& perch/, qualora lo fosse, sarebbe il peggiore dei dispotismi. 9er comprendere l#argomentazione constantiana occorre rifarsi alla sua celebre distinzione tra libert antica e libert moderna. =he cosa intende oggi per libert - si chiede =onstant nel famoso.iscorso del 5756 - un inglese, un francese, un abitante degli 8tati Kniti d#%mericaC 0gli intende il diritto di ciascuno di non essere sottoposto che alle leggi, di non poter essere n/ arrestato, n/ detenuto, n/ messo a morte, n/ maltrattato in alcun modo a causa dell#arbitrio di uno o pi* individui. Il diritto di ciascuno di dire la sua opinione, di scegliere la sua industria e di esercitarla, di disporre della sua propriet e anche di abusarne' di andare, di venire senza doverne ottenere il permesso e senza rendere conto delle proprie intenzioni e della propria condotta. Il diritto di riunirsi con altri individui sia per conferire sui propri interessi, sia per professare il culto che egli i suoi associati preferiscono, sia semplicemente per occupare le sue giornate o le sue ore nel modo pi* conforme alle sue inclinazioni, alle sue fantasie. Il diritto, infine, di ciascuno di influire sulla amministrazione del governo, sia nominando tutti o alcuni dei funzionari, sia mediante rimostranze, petizioni, richieste che l#autorit sia pi* o meno obbligata a prendere in considerazione. 2a libert dei Moderni coincide dunque in larga parte con i diritti individuali di libert! libert di pensiero, libert religiosa, libert economica, libert di spostamento, libert di associazione, garanzie giudiziarie. Tali libert conferiscono agli individui, su ognuna di quelle materie, la facolt di fare o di non fare, ossia la libert di agire a proprio talento, senza che lo 8tato li possa ostacolare, n/ con divieti n/ con comandi. )gnuno di noi, ad esempio, " libero di riconoscersi $o non riconoscersi& in una qualsiasi religione, oppure di disconoscerle tutte' lo 8tato non ha comunque voce in capitolo, se non quella di tutelare le nostre scelte individuali e di impedire che esse possano ledere i diritti altrui. 2a libert coincide, in questo caso, con una condizione di indipendenza individuale dal potere, con uno spazio privo di ostacoli, sgombro, vuoto! sta a noi usarlo come meglio crediamo. % questo insieme di libert civili $dette anche libert BnegativeB o libert BprivateB&, che costituiscono il cuore della libert moderna, si aggiunge poi la libert politica $detta anche libert BpositivaB o BpubblicaB&, che consiste nella possibilit di prendere parte alle decisioni collettive, in genere tramite l#elezione di rappresentanti.

2a libert degli %ntichi, secondo =onstant, era invece una cosa ben diversa! essa consisteva nell#esercitare collettivamente, ma direttamente, molte funzioni della sovranit, nel deliberare sulla piazza pubblica sulla guerra e sulla pace, nel concludere con gli stranieri i trattati di alleanza, nel votare le leggi, nel pronunciare giudizi' nell#esaminare i conti, la gestione dei magistrati, nel farli comparire dinanzi a tutto il popolo, nel metterli sotto accusa, nel condannarli o assolverli. 8i trattava quindi di una libert esclusivamente pubblica, consistente nel partecipare direttamente alle decisioni dello 8tato. 0 poich/ tali decisioni venivano prese con il concorso di tutti, gli individui - in quanto cittadini - erano liberi' come privati, tuttavia, essi non possedevano alcuna libert, perch/ la sovranit collettiva non riconosceva alcun limite alla propria giurisdizione. 2a libert di cui godevano gli %ntichi, in quanto cittadini, poteva dunque andare di pari passo con il totale asservimento degli individui. 0d " precisamente questa la libert teorizzata da 3ousseau! " una libert che si identifica con l#autonomia del corpo collettivo, laddove la libert moderna, secondo =onstant, " in larga parte una condizione di indipendenza individuale. %pparentemente si tratta soltanto di due diverse forme di autodeterminazione $e quindi di libert&! con la prima siamo liberi perch/, direbbe 3ousseau, obbediamo alle leggi che noi stessi ci siamo dati' con la seconda siamo liberi perch/, spiegherebbe =onstant, nessuno pu1 ostacolare le nostre scelte individuali. 3imane tuttavia una differenza! mentre la libert antica, riproposta da 3ousseau, " una forma di autodeterminazione collettiva, quella moderna, difesa da =onstant, " una forma di autodeterminazione individuale. 0 non " una differenza di poco conto. 3isulta evidente, infatti, che nelle decisioni collettive si formano inevitabilmente una maggioranza e una minoranza' e quando non facciamo parte della prima, noi non obbediamo affatto a noi stessi, ma alla maggioranza. ) meglio, a quella minoranza che esercita il potere in nome della maggioranza. 0cco perch/ la democrazia pura, che non attribuisce ai cittadini nessuna garanzia in quanto individui, " il peggiore dei dispotismi! perch/ ci1 che nessun tiranno oserebbe fare in suo nome, dice =onstant, i governanti BdemocraticiB lo possono imporre nel nome del popolo. Il contrasto di fondo che oppone =onstant a 3ousseau riguarda dunque il modo stesso di concepire la libert! la libert autentica, secondo =onstant, non " quella teorizzata dal -inevrino, ma quella di cui godono i Moderni. 0ssa consiste in un#ampia sfera di indipendenza individuale, nella quale il potere non ha il diritto di intervenire e che anzi ha il dovere di tutelare. +iceversa, nella societ teorizzata da 3ousseau le autodeterminazioni collettive $le leggi adottate dal corpo sovrano& sostituiscono totalmente le autodeterminazioni individuali. Non esistono infatti libert individuali, ma solo libert collettive. Il corpo collettivo - ossia, il potere dello 8tato - pu1 occuparsi di tutto! le leggi possono estendersi a qualsiasi aspetto della realt, senza incontrare alcun ostacolo. 2a societ allora, in quanto corpo collettivo, sar totalmente sovrana' gli individui, in quanto singoli, saranno totalmente asserviti. 0# questa la libert che 3ousseau e i giacobini hanno proposto alla Francia! una libert anacronistica, che la Francia non poteva volere e contro la quale si " rivoltata. 2a libert dei Moderni, ci dice =onstant, " ben diversa! essa consiste in un#ampia sfera di indipendenza individuale, combinata - e non sostituitaH - con la libert politica $beninteso, esercitata tramite la forma rappresentativa&. I moderni non vogliono tutele soffocanti o, quel che " peggio, liberticide. 2a conclusione di =onstant " di quelle inequivocabili! Dla libert individuale, lo ripeto, ecco la vera libert modernaE. %ttenzione, per1. =i1 non significa che =onstant intenda rinunciare alla libert politica' egli infatti aggiunge subito dopo! D2a libert politica ne " Fdella libert individualeG garanzia' la libert politica " quindi indispensabileE. (ui =onstant esprime con particolare chiarezza il senso della sua posizione! le libert civili si devono combinare con la libert politica, giacch/ soltanto quest#ultima ci consente di controllare il potere, che tende sempre ad abusare delle sue prerogative' ed il potere, in questa sua tendenza, pu1 trovare un alleato nell#eccesso di privatismo che caratterizza i moderni. Il pericolo della libert moderna - scrive =onstant, sempre nel .iscorso - " che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza individuale e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, noi possiamo rinunciare troppo facilmente al nostro diritto a partecipare al potere politico. (uindi quello di =onstant non " un liberalismo angustamente privatistico, come spesso " stato ritenuto $e non solo dalla critica marMista&' " viceversa un liberalismo cosciente dei rischi insiti nel privatismo dei moderni e consapevole del ruolo insostituibile della partecipazione politica. =i1 non consente, tuttavia, di sostenere che =onstant sia un democratico! non solo e non tanto perch/ egli sia contrario al suffragio universale $che del resto nessuno proponeva, in quegli anni&, ma perch/ le libert politiche rappresentano, nel suo pensiero, lo strumento per garantire le libert civili' le prime sono un mezzo, le seconde un fine. Nella migliore delle ipotesi, si potrebbe sostenere che =onstant sia un pensatore liberaldemocratico, giacch/ ha compreso che libert civili e libert politiche, indipendenza e partecipazione, devono essere combinate, in quanto la totale politicizzazione dell#esistenza, cos come la sua privatizzazione integrale, costituiscono pericoli opposti ma simmetrici al mantenimento della libert dell#uomo. Ma per sostenere che =onstant sia un liberaldemocratico bisogna assumere che la democrazia sia soltanto il prolungamento e il perfezionamento quantitativo del liberalismo, cio" che essa non abbia fatto che universalizzare, quando la situazione storica lo ha consentito, quei diritti

politici che, insieme ai diritti civili, il liberalismo aveva gi parzialmente realizzato con il sistema censitario. Tale interpretazione " sicuramente legittima $e a chi vi parla non dispiace affatto&' " altrettanto sicuro, tuttavia, che essa non rende ragione del del lungo conflitto che ha opposto liberali e democratici nel corso dell#)ttocento, n/ delle differenze teoriche e assiologiche che tuttora distinguono la tradizione liberale da quella democratica' infine, in essa non si potr sicuramente riconoscere tutta la tradizione democratica e, in particolare, le sue componenti pi* pure. =ome abbiamo visto, l#errore di fondo che =onstant attribuisce a 3ousseau " quello di aver impostato il problema della legittimit del potere esclusivamente in termini di titolarit $BchiB " il legittimo titolare del potere politicoC&, trascurando completamente la questione dell#estensione $Bquanto ampioB deve essere il potere politico, a prescindere da chi lo detengaC&. 2a delimitazione a priori della sfera d#azione del potere - con la correlativa istituzione di un#ampia sfera di diritti individuali - costituisce dunque il primo e irrinunciabile passo per garantire la libert. 8enza questa limitazione fondamentale, anche le tecniche costituzionali, afferma =onstant, diventano inutili! si ha un bel dividere il potere, nel senso di assegnarlo ad organi diversi' se la sua somma totale " illimitata, la libert " persa. .unque =onstant " convinto che la garanzia fondamentale della libert risieda nella Blimitazione materialeB del potere [%&], la quale " a sua volta garantita dallo spirito pubblico e dalla libert di stampa. Ma compiuto questo primo fondamentale passo, " certamente indispensabile procedere all#individuazione di un sistema di forme legali che regoli la struttura e l#esercizio del potere $Blimitazione formaleB&. I punti salienti del costituzionalismo constantiano sono la teorizzazione del potere neutro e preservatore, la forte impronta garantista $nel duplice aspetto dell#indipendenza della magistratura e delle garanzie giudiziarie& e l#insistenza sull#importanza del potere municipale $e dunque di forti autonomie locali&. 9rima di addentrarci nell#esame del sistema costituzionale non resta che fare cenno all#evoluzione del suo autore, che da repubblicano divenne monarchico. =ome " stato opportunamente osservato, tale cambiamento non implica questioni di principio, ma si risolve in una questione prevalentemente tecnica. =onstant concepisce la dottrina costituzionale come una Bdottrina dei mezziB, rispetto a quei BfiniB che vengono individuati dalla teoria politica. )ra, circa i fini della politica =onstant non ha mai cambiato idea, dagli anni del .irettorio a quelli della 3estaurazione. Non a caso, nel 575A, quando d alle stampe i 9rinc pi di politica, egli scrive! spesso, nelle ricerche che vado pubblicando, si ritroveranno non soltanto le stesse idee, ma le stesse parole di miei precedenti scritti. 9resto saranno venti anni che mi occupo di considerazioni politiche e ho sempre professato le stesse opinioni, formulato i medesimi voti. %llora domandavo la libert individuale, la libert della stampa, l#assenza di arbitrio, il rispetto per i diritti di tutti. 0# ci1 che reclamo oggi con zelo non minore e con pi* grande speranza. Ma non " soltanto sul piano dei princ pi politici che si pu1 riscontrare una indiscutibile coerenza. %nche sul piano dei mezzi costituzionali si d una sostanziale continuit! i princ pi ispiratori e l#architettura complessiva del costituzionalismo constantiano rimangono infatti immutati, sia nella versione repubblicana $sino al 57>?&, sia in quella monarchica $nel 575:-5A&. In breve! il passaggio dalla forma repubblicana a quello monarchica nasce dall#adattamento dei mezzi alle circostanze storiche e politiche. .opo il 575: =onstant " convinto che la soluzione monarchico-costituzionale rappresenti l#unica strada, nell#0uropa della 3estaurazione, per conciliare libert e stabilit. Ma veniamo all#assetto dello 8tato constantiano, che vede il potere sovrano suddiviso in cinque poteri. In primo luogo, abbiamo il potere neutro e preservatore, che nella versione repubblicana veniva attribuito ad un organo costituito ad hoc, mentre nella versione monarchica viene attribuito al re. 8i tratta di uno dei tratti pi* originali del costituzionalismo constantiano! il potere preservatore ha lo scopo di intervenire, quale supremo garante dell#organismo costituzionale, ogniqualvolta quest#ultimo sia minacciato dall#urto tra i poteri attivi $ossia, tra l#esecutivo e il legislativo&. 2e ragioni che spingono =onstant a escogitare tale istituto - modellato sulle funzioni arbitrali del monarca costituzionale inglese - vanno collocate nella tormentata vicenda rivoluzionaria della Francia! dopo l#76, infatti, la Francia era andata incontro ad una serie impressionante di fallimenti costituzionali, tutti derivanti dal fatto che il legislativo e l#esecutivo si erano svincolati, a turno, dai loro limiti, finendo per distruggere le garanzie costituzionali. =os era avvenuto con la =onvenzione egemonizzata da 3obespierre, e cos si era ripetuto con il .irettorio di ,arras, sino a culminare nel dispotismo napoleonico. Il potere preservatore " chiamato a risolvere questi problemi, ossia a svolgere la funzione di giudice supremo degli altri poteri! quando questi entrano in contrasto irrimediabile tra di loro esso interviene, ricorrendo alle temibili armi dello scioglimento $del legislativo& o della destituzione $dell#esecutivo&. Ma per assolvere un simile compito, il potere preservatore deve possedere le caratteristiche che gli consentano di essere realmente imparziale, ossia egualmente distante dagli interessi dell#esecutivo come da quelli del legislativo. 0# a questo scopo che =onstant lo qualifica come potere neutro, ossia non-attivo' ci1 significa che in nessun caso esso potr sostituirsi - esercitando in modo vicario funzioni legislative o esecutive - ai due poteri che deve giudicare. 0 significa altres che i suoi provvedimenti saranno esclusivamente politici! ad essi non dovr seguire l#irrogazione di alcuna pena. 8e nella fase repubblicana la BterzietB ed indipendenza del potere preservatore viene raggiunta con un complesso congegno di meccanismi istituzionali, nella fase monarchica esso verr affidato semplicemente al monarca, il quale, in virt* della sacralit della sua persona, " perci1 stesso superiore ed

equidistante rispetto agli altri poteri. =i1 implica, come " facile intuire, che nel costituzionalismo constantiano il potere del re sar soltanto un potere neutro e che pertanto il monarca non eserciter direttamente n/ funzioni esecutive, n/ funzioni legislative. 0sso costituir il punto di equilibrio sul quale poggia l#intero sistema, impedendo che questo degeneri in forme arbitrarie, siano queste di tipo assembleare o governativo. %l potere rappresentativo =onstant riconosce un ruolo cruciale! nessuna libert pu1 esistere in un grande paese, egli afferma, senza assemblee forti, numerose e indipendenti. Nella fase monarchica del suo pensiero =onstant scinde tale potere in due rami! il potere rappresentativo durevole $la =amera alta, di tipo ereditario& e il potere rappresentativo dell#opinione $la =amera bassa, di tipo elettivo&. 2#istituzione della =amera ereditaria " resa necessaria, secondo =onstant, dall#esistenza del monarca ereditario! in un paese che respinga ogni distinzione di nascita non si potrebbe certo accettare che la suprema carica dello 8tato sia ereditaria. 2a monarchia ne verrebbe quindi indebolita, e ci1 sarebbe esiziale per l#organismo costituzionale, visto il ruolo assegnatole di potere neutro e preservatore. 8otto questo punto di vista, quindi, la =amera ereditaria svolge una funzione difensiva nei confronti del potere reale' ma essa svolge, al tempo stesso, anche una funzione limitativa, dal momento che la carica di 9ari, una volta assegnata, diventa ereditaria, e quindi fa s che il membro della =amera alta entri in una condizione di effettiva indipendenza dal potere reale. Infine, la presenza di due =amere l#una ereditaria, l#altra elettiva - dovrebbe garantire un equilibrio dinamico al sistema politico-costituzionale, consentendo l#incontro tra le esigenze di ordine e continuit e le istanze di trasformazione proprie di una civilt in evoluzione. Il potere esecutivo viene denominato potere ministeriale, per sottolinearne la sua distinzione dal potere reale. Nella versione del 575A esso viene nominato $ed eventualmente revocato& dal re ed esercita, sulla base della fiducia congiunta del monarca e della camere, le funzioni di governo. Fondamentale, in questo ambito, il principio della responsabilit dei ministri e dei funzionari inferiori, che =onstant afferma con forza. I ministri possono essere accusati per tre motivi! per abuso del loro potere legale' per atti illegali pregiudizievoli all#interesse pubblico' per attentati contro la libert. In quest#ultimo caso i ministri rientrano nella classe dei cittadini, e quindi devono essere giudicati dai tribunali ordinari' nei primi due casi, invece, essi devono rispondere ad un tribunale speciale, costituito dalla =amera dei 9ari. Mettere sotto accusa dei ministri, infatti, " come intentare un processo tra il potere esecutivo e il potere del popolo' occorre pertanto individuare un giudice che abbia un interesse parimenti distinto da entrambi i contendenti' ed " precisamente quello che accade con la =amera ereditaria. Ma non " sufficiente aver istituito la responsabilit per i ministri' essa deve venire estesa a tutti i gradi della pubblica amministrazione. 8e si punisce soltanto il ministro che d una disposizione illegale e non il funzionario che la esegue - osserva =onstant - si colloca la riparazione tanto in alto da non poterla spesso conseguire. I funzionari non possono invocare il principio dell#obbedienza, perch/ questa non pu1 mai essere cieca' essi risponderanno pertanto dei loro errori di fronte ai tribunali ordinari. (uanto al potere giudiziario, esso - nella versione monarchica - viene nominato dal re e trova nel principio della inamovibilit la garanzia della propria indipendenza. %ccanto ad esso, tuttavia, si devono prevedere pene severe per quei giudici che si allontanino, nell#esercizio delle loro funzioni, dall#osservanza delle leggi' inoltre per il cittadino deve sempre essere prevista la possibilit di appellarsi contro una sentenza. 2a concezione garantista di =onstant si fonda infine su altri tre capisaldi! il sistema della giuria, l#affermazione dei diritti dei condannati e il rigoroso rispetto della forme legali. Il giurato, dice =onstant, giudica come giudicherebbe il buon senso di ogni individuo, come giudicherebbe lo stesso accusato se non si trattasse di se stesso. +ale la pena di ricordare, sia pure per inciso, che per =onstant il sistema della giuria contribuisce in modo fondamntale alla formazione di un#etica civile, perch/ chiama qualsiasi cittadino alla conoscenza delle leggi e dell#amministrazione pubblica e lo solleva alla considerazione dei princ pi che tutelano la sua libert e la sua sicurezza. 9er quanto riguarda i condannati, =onstant sostiene che essi non devono vedere gravata arbitrariamente la propria pena! questa deve essere proporzionata alla colpa, priva di qualsiasi supplizio che leda la dignit umana e irrogata sulla base di leggi precedenti il delitto. Il diritto di grazia rappresenta infine l#ultima risorsa contro l#inevitabile inconveniente delle leggi, vale a dire il loro carattere generale e astratto, che non pu1 prevedere le infinite sfumature della realt. (uanto alle Bforme legaliB, =onstant osserva come spesso si invochi la loro attenuazione o abolizione allegando il pretesto della sicurezza pubblica. =ontro la tentazione ricorrente della Bgiustizia sommariaB, =onstant adduce due argomenti fondamentali! in primo luogo, le forme legali sono una salvaguardia e dunque la loro soppressione equivale all#irrogazione di una pena' ma sottomettere l#accusato a questa pena " come punirlo prima di averlo giudicato. In secondo luogo, tali forme o sono necessarie o sono inutili! se sono inutili, si chiede =onstant, perch/ conservarle nei processi ordinariC 0 se sono necessarie, perch/ privarsene nei processi pi* importantiC (uando si tratta di una colpa leggera e quando l#accusato non " minacciato nella vita o nell#onore - scrive =onstant - la sua causa viene istruita nel modo pi* solenne ... ma quando si tratta di un misfatto spaventoso, e quindi dell#infamia e della morte, si sopprimono d#un colpo tutte le garanzieH si chiude il codice delle leggi, si abbreviano le formalitH come se si pensasse che quanto pi* un#accusa " grave, tanto pi* sia superfluo esaminarla. 2#ultimo pilastro dell#edificio costituzionale constantiano " il potere municipale, che consiste in sostanza in una articolata rete di poteri locali, ai quali vengono assegnate competenze amministrative sulla base di un criterio territoriale. +ale la

pena di sottolineare l#importanza di una simile innovazione, che precede di quasi cinquant#anni le ben pi* celebri riflessioni di Tocqueville sui pregi dell#autogoverno e sui difetti del centralismo amministrativo. =on l#istituzione di un potere locale, al quale vengono riconosciute sfere di autonoma competenza, =onstant ha infatti tentato di impedire, come " stato giustamente osservato, che la Francia fosse rinchiusa nella costrizione di una centralizzazione dalla quale essa uscir, a fatica, solo alla fine del LL secolo.

11. 0e"el
enni !io"rafici
-eorg Uilhelm Friedrich Jegel nasce nel 544> a 8toccarda, dove compir gli studi ginnasiali. Nel 5477 si iscrive all#Kniversit di Tubinga, dove si dedica a studi teologici e filosofici e dove stringe vincoli di amicizia con JWlderlin e 8chelling. Terminati gli studi, nel 546? si trasferisce a ,erna, dove fa il precettore' " a questo periodo, tra il 546? e il 546@, che risalgono alcuni importanti scritti giovanili. Nel 5464 si trasferisce a Francoforte, di nuovo come precettore. % questo periodo risalgono scritti filosofici assai importanti, come 2o spirito del cristianesimo e il suo destino. =ompone anche un commentario all#opera sull#economia politica di 8teuart e inizia il saggio che verr pubblicato postumo con il titolo 2a costituzione della -ermania. Nel 5466, grazie all#eredit paterna, pu1 abbandonare il precettorato e dedicarsi interamente agli studi. Nel 57>5 si abilita all#insegnamento accademico all#Kniversit di Tena. In quella citt pubblica il saggio intitolato .ifferenza dei sistemi filosofici di Fichte e di 8chelling e, insieme a quest#ultimo, cura la pubblicazione del B-iornale critico della filosofiaB. %ll#Kniversit tiene corsi di logica, filosofia della natura e filosofia dello spirito. Nel 57>A viene nominato professore straordinario. Nel 57>@, durante l#occupazione francese, Jegel deve sospendere la propria attivit. %lla fine dell#anno si trasferisce a ,amberga, dove, nel 57>4, pubblica la Fenomenologia dello spirito. 8empre a ,amberga Jegel si occupa come redattore della locale gazzetta. Nel 57>7 si trasferisce a Norimberga, dove viene nominato preside del locale ginnasio. Tra il 575; e il 575@ pubblica la 8cienza della logica. Nel 575@ viene nominato professore di filosofia all#Kniversit di Jeidelberg. Nel 5754 pubblica l#0nciclopedia delle scienze filosofiche e il saggio politico intitolato +alutazione degli atti a stampa dell#%ssemblea dei deputati del regno del UZrttemberg negli anni 575A e 575@. Nel 5757 viene nominato professore all#Kniversit di ,erlino. Nel 57;5 pubblica la Filosofia del diritto. 2#insegnamento berlinese di Jegel ha enorme risonanza, non solo in 9russia, ma in tutta la -ermania colta. Nel 57;;, 57;: e 57;@ Jegel compie alcuni viaggi all#estero $in ,elgio e in )landa, a 9raga, a +ienna e a 9arigi&. Nel 57?> viene nominato rettore dell#Kniversit di ,erlino. Muore nel novembre del 57?5, colpito dal colera.

#l pensiero politico
Nella storia del pensiero filosofico Jegel rappresenta una presenza ingombrante, con la quale, nel bene o nel male, " necessario fare i conti! da qualsiasi parte si guardi alla filosofia contemporanea - scriveva ,obbio nel dopoguerra - Jegel sta sempre in mezzo, e sembra, con la sua gigantesca mole quasi precludere la vista di ci1 che sta al di l. Jegel " l#inizio, oltre il quale si pu1 anche non andare' ed " l#inizio proprio perch/ " insieme la conclusione di tutto quello che lo precede. Tutte le strade conducono ad Jegel' o, che " lo stesso, tutte le strade partono da Jegel.[%(] 0d infatti due tra le principali correnti della filosofia contemporanea sono state in qualche modo ricondotte, pi* o meno persuasivamente $ma sempre con qualche ragione&, a Jegel! " successo con il marMismo $MarM ed Jegel&, cos come " accaduto con l#esistenzialismo $VierRegaard e Jegel, 8artre ed Jegel, Jeidegger ed Jegel&. % ci1 si aggiungano le tradizionali interpretazioni idealistiche di Jegel $secondo la linea Vant, Fichte, 8chelling&, le interpretazioni irrazionalistiche, che vedono nel pensatore di 8toccarda un teologo e un mistico, e quelle posizioni che si riconnettono ad Jegel in nome dello storicismo.

Il fatto " che il pensiero di Jegel rappresenta l#ultima grande sintesi filosofica, l#ultimo tentativo di costruire un sistema filosofico unitario, totalizzante ed esaustivo. Non " certo questa la sede per esporre, o anche solo tratteggiare, un simile sistema filosofico. +orrei per1 riuscire ad illustrarne alcune caratteristiche, perch/ risultino pi* chiari, in seguito, taluni aspetti del suo pensiero politico. .i Jegel - e del suo idealismo assoluto - sono state avanzate, come dicevo, moltissime interpretazioni, che accentuano aspetti diversi della sua opera' tuttavia, anche se con notevole semplificazione, tali interpretazioni possono essere ricondotte a due posizioni principali. 2a prima vede in Jegel l#ultimo grande teologo cristiano. 2a sua sarebbe una filosofia di ispirazione religiosa, perch/ avrebbe al suo fondo un tema tipicamente religioso! il rapporto tra finito e infinito. Jegel - come i suoi amici romantici sarebbe stato, sin dai suoi anni giovanili, appassionato e tormentato dal tema $e dal bisogno& dell#%ssoluto. .a questo punto di vista, la cultura illuministica, imperniata sulle regole di un intelletto chiaro e distinto, appare ad Jegel e ai romantici tedeschi come una cultura priva di contenuto e di vita, astratta e dualistica. 0ssa ha separato la ragione dal sentimento, la vita pubblica da quella privata, l#individuo dallo 8tato, l#uomo da .io' ha ridotto la natura ad un meccanismo quantitativo' ha prodotto una definizione astratta dell#uomo, nella quale si " persa tutta la particolarit del singolo, derivante dalla sua appartenenza nazionale, della sua cultura, in una parola, della sua storia. 2a conoscenza intellettuale tipica dell#Illuminismo, procedendo per concetti generali e astratti, logicamente concatenati, avrebbe prodotto un progressivo allontamento dalla realt con tutta la sua ricchezza e la sua molteplicit' inoltre avrebbe prodotto una serie infinita di dualismi, che hanno separato l#uomo da tutto ci1 con cui l#uomo " intimamente legato, rendendolo cos scisso e infelice. (uesta critica all#Illuminismo - che nasce dal bisogno di unit e di conciliazione, dalla ricerca dell#%ssoluto - " comune tanto ad Jegel quanto alla cultura romantica. 0 in ci1 sta lo sfondo religioso di queste posizioni! ogni ricerca di assoluto " infatti, in quanto tale, una ricerca di tipo religioso. Ma la risposta di Jegel a questo bisogno sar diversa da quella degli altri protagonisti del 3omanticismo! egli, infatti, per recuperare il rapporto con l#%ssoluto non si affider al sentimento, al sapere immediato o alla fede, ma alla ragione. 8i tratter - naturalmente - di una ragione ben diversa da quella degli illuministi! non il cartesiano intelletto chiaro e distinto, che si rif al modello del sapere matematico-geometrico, ma una ragione speculativa e dialettica, capace cio" di accogliere dentro di s/ tutta la ricchezza e la contraddittoriet del reale, in un quadro organico. In questa prospettiva il mondo apparir ad Jegel come la manifestazione di uno spirito infinito, manifestazione che tuttavia " oscura e incompleta e che la filosofia ha il compito di chiarire e penetrare. 2a filosofia speculativa dovr insomma consentire quella riconciliazione dell#infinito con il finito, di .io con il mondo, che neppure il =ristianesimo " riuscito a condurre a compimento. 3iconciliazione significa superamento di tutti i dualismi e ritorno alla totalit perduta' quando questa totalit sar raggiunta, per opera dell#uomo, il finito avr acquistato un valore infinito. %lcuni critici sostengono dunque che al fondo della filosofia di Jegel vi sarebbe un problema di salvezza. In questo senso essa sarebbe una filosofia religiosa, anzi l#ultima filosofia cristiana e forse l#ultima grande teologia! la filosofia di Jegel altro non sarebbe altro che una ricerca di .io, la quale sfocia in una grandiosa teodicea. 2a dialettica sarebbe lo strumento per cogliere questo risultato. 2#%ssoluto non pu1 che essere, infatti, qualcosa di profondamente unitario e organico' non pu1 che essere una totalit. Ma soltanto la dialettica consente di cogliere una simile entit, perch/ essa va al di l dell#intelletto - il quale vede dualismi ovunque! spirito e natura, natura e storia, ragione e sentimento, interno ed esterno, soggettivo e oggettivo, finito e infinito -, scoprendo che il ritmo stesso della realt " divenire, ossia passaggio di s/ ad altro da s/ per tornare infine in s/. 2#idea che l#attivit spirituale $che per Jegel " la realt stessa& sia questo divenire, questo passaggio continuo, gli consente di superare tutti i dualismi cui abbiamo fatto cenno, per comporre un quadro unitario, che tuttavia non perde nulla della molteplicit del reale. 8e si riflette su quanto ho appena detto, si possono forse gi cogliere le fondamenta dell#altra interpretazione di Jegel, quella che vede in lui il fondatore dello storicismo, ossia di una filosofia laica, totalmente immanente, che si contrappone frontalmente alla religione, o che comunque la considera superata dalla filosofia! l#al di l - in questa prospettiva - non sarebbe che un falso problema, perch/ esiste solo l#al di qua. 2#%ssoluto, insomma, altro non " che la realt stessa, il mondo, la storia. %vevo detto, poco fa, che la riconciliazione con l#%ssoluto viene raggiunta per opera dell#uomo, il quale acquista in tal modo un valore infinito. 9er essere pi* precisi dovremmo dire che scompare il dualismo di finito e infinito, e ci poniamo finalmente dal punto di vista dell#%ssoluto. Ma poich/ tutto ci1 " realizzato dall#uomo e si compie nella storia, .io e la 8toria coincidono, tanto " vero che la storia, per Jegel, altro non " che la vera teodicea, cio" la vera dimostrazione di .io. Ma in tal modo sono poste le basi per una concezione totalmente immanente! .io, infatti, non " al di l, non " qualcosa di diverso dal mondo e di trascendente rispetto ad esso' il vero infinito " il finito stesso, e non c#" quindi un altro orizzonte al di l della storia dell#uomo. In questa prospettiva la filosofia di Jegel pu1 essere interpretata come una filosofia radicalmente immanentistica o atea $sia nella versione marMista, e quindi con forti connotazioni politiche, sia in quella heideggeriana, e quindi con forti connotazioni esistenzialistiche&.

=omunque la si voglia interpretare - ultima grande filosofia cristiana e quindi ultima grande teologia, oppure prima grande filosofia laica o atea - l#opera di Jegel rimane in ogni caso l#ultimo tentativo di conciliare la filosofia con la realt, tanto sul terreno politico quanto su quello religioso! la verit - scrive ancora una volta ,obbio - " che il sistema di Jegel, nella sua complessit, le comprende tutte e due Fle interpretazioniG! la filosofia di Jegel " una teologia mondana. Tutto l#interesse di Jegel " infatti concentrato su questo mondo! e in ci1 hanno ragione le interpretazioni immanentistiche o atee $siano esse marMiste o esistenzialistiche o storicistiche&. Ma le categorie con cui viene compreso questo mondo sono categorie teologiche. 2a storia " per Jegel, come accade nelle concezioni teologiche e trascendenti, il dramma dell#uomo alienato. Ma a differenza delle concezioni teologiche, la riappropriazione, che restituisce l#uomo a se stesso e segna la fine del dramma storico, appartiene a questo mondo. 2a sua " dunque s una teologia, ma una teologia secolarizzata, immanente. 2a stessa che ritroveremo in MarM. 9assiamo ora a vedere il pensiero politico, cercando di tenere presenti alcuni dei concetti che abbiamo appena illustrato! la polemica contro l#astrattezza e i dualismi della cultura illuministica' l#idea della fondamentale unitariet della realt' la filosofia come conciliazione con questa realt' infine, l#%ssoluto $che " poi la realt stessa& come totalit organica, ossia come entit nella quale le singole parti mantengono la loro individualit, ma solo convergendo a realizzare un#unit, un fine comune senza il quale non sarebbero nemmeno concepibili. =ominciamo col dire che Jegel ebbe sempre un vivissimo e appassionato interesse per la politica, intesa nel suo significato pi* ampio! non solo, quindi, gli eventi immediatamente politici, ma anche le vicende precedenti che ne spiegano la genesi e permettono di intenderne le linee di sviluppo' non solo gli aspetti politico-istituzionali e politico-diplomatici, ma anche i processi sociali che stanno al di sotto di essi $Jegel si interess1 molto di economia, sulla qual cosa hanno ovviamente insistito soprattutto gli interpreti marMisti&. Il primo scritto di Jegel, rimasto inedito fino al 576?, si intitola la =ostituzione della -ermania ed " assai interessante per tre ragioni! il primo " la rivendicazione appassionata dell#unit tedesca' il secondo, connesso al primo, " il giudizio di Jegel su Machiavelli' il terzo " che in esso troviamo gi, sia pure in nuce, tutti gli elementi che informeranno la concezione hegeliana dello 8tato. (uanto al primo punto, la =ostituzione della -ermania si apre con una secca e drammatica constatazione! Dla -ermania dice Jegel - non " pi* uno 8tatoE. 2#infinito bisogno di unit politica - per usare un#espressione del 3osenRranz [%)] - " la molla che muove tutto il lavoro! da tale bisogno scaturisce il parallelo tra l#Italia di Machiavelli e la -ermania di quel tempo, entrambe disarticolate e frammentate in una miriade di 8tati e staterelli' e da questo parallelo nasce l#appassionata difesa che il filosofo tedesco fa del pensiero di Machiavelli. Ma ascoltiamo le parole dello stesso Jegel. Nel tempo della sventura, quando l#Italia correva verso la sua miseria ed era il campo di battaglia delle guerre che i pr ncipi stranieri conducevano nelle sue regioni, e insieme forniva i mezzi per le guerre e costituiva il prezzo di esse, quando essa affidava la sua propria difesa all#assassinio, al veleno, al tradimento o alle passioni della plebaglia straniera, le quali per i suoi assoldatori erano costose e devastatrici e ancor pi* spesso temibili e pericolose, mentre poi tra i suoi condottieri alcuni si elevavano a pr ncipi' quando Tedeschi, 8pagnoli, Francesi e 8vizzeri la saccheggiavano e governi stranieri decidevano sulla sorte di questa nazione! allora, nel profondo sentimento della generale miseria, dell#odio, dello scompiglio, della cecit un uomo di 8tato italiano con fredda assennatezza concep l#idea necessaria della salvezza dell#Italia attraverso la sua unione in un solo 8tato. 0gli descrisse con rigorosa coerenza la via che rendevano necessaria tanto questa salvezza quanto la corruzione e il cieco furore del tempo' e chiam1 il suo principe ad assumersi l#elevato ruolo di un salvatore dell#Italia e la gloria di porre fine alla sventura F...G. Jegel difende con vigore Machiavelli dalle accuse che gli sono state tradizionalmente rivolte! in primo luogo, egli dice che un uomo che parla con una passione cos vera e profonda non poteva avere n/ Dabiezione nel cuore, n/ capriccio per il capoE. Il suo fine, poi, basterebbe a rendergli onore! riunire il popolo in uno 8tato. 8olo nello 8tato, infatti, " possibile, secondo Jegel, la libert' lo 8tato " una delle manifestazioni pi* alte dell#eticit dell#uomo, ossia della sua capacit di uscire dal particolarismo, dall#egoismo, dalla ristretta sfera dei bisogni individuali. Ma invece di vedere nel 9rincipe un#opera animata da un intento cos alto, prosegue Jegel, si " visto in esso soltanto un manuale di tirannia. 0 c#" di pi*! nei casi in cui " stata riconosciuta la nobilt del fine, " stata tuttavia aspramente criticata la scelta dei mezzi. (ui Jegel attacca con durezza tale posizione, nella quale vede un tipico esempio della Bmorale comuneB! e se esso Fil fine nobileG " pur concesso, per1, si dice, i mezzi sono esecrabili e qui la morale ha un#ampia possibilit di tirar fuori le sue trivialit, che lo scopo non santifica i mezzi, ecc. (ui per1 non si pu1 parlare di alcuna scelta di mezzi! le membra cancrenose non possono esser curate con l#acqua di lavanda. Kna situazione in cui veleno e assassinio sono divenute armi consuete, non sopporta nessun blando antidoto. Kna vita vicina alla putrefazione pu1 essere riorganizzata soltanto attraverso il comportamento pi* energico.

2a morale comune " per Jegel individualistica e astratta, proprio perch/ l#individuo - considerato al di fuori di quei legami che lo avvincono alla societ, allo 8tato, al suo tempo - non " che un#astrazione. )ccorre dunque considerare il tempo e le condizioni dell#Italia di Machiavelli, per comprendere i mezzi proposti dal Fiorentino' e non giudicarli da quel non-luogo e non-tempo nel quale si colloca l#ideale astratto. Il terzo argomento con il quale Jegel difende Machiavelli " sulla stessa linea, ossia si basa sul richiamo alla storia! " sommamente irrazionale il trattare l#esecuzione di un#idea che " sorta immediatamente dall#osservazione della situazione dell#Italia come un compendio di princ pi politico-morali onnivalente, per tutte le circostanze, cio" adatto a nessuna situazione specifica. 8i deve giungere alla lettura del 9rincipe immediatamente dalla storia dei secoli trascorsi prima di Machiavelli, con l#impressione che questa ci ha dato' esso cos non solo viene giustificato, ma apparir come una concezione sommamente grande e vera di una autentica mente politica di grandissimo e nobilissimo sentire. Ma al di l di queste argomentazioni, " l#idea stessa di costituire lo 8tato che, agli occhi di Jegel, possiede un infinito valore e che deve farci valutare il comportamento del 9rincipe in tutt#altro modo! da questo lato il comportamento del 9rincipe appare sotto tutt#altro aspetto. =i1 che, qualora fosse compiuto da un privato, sarebbe esecrabile, " ormai una giusta punizione. +erso uno 8tato l#effettuazione dell#anarchia " il delitto supremo, o piuttosto l#unico delitto' poich/ tutti i delitti di cui lo 8tato s#interessa mettono capo ad esso' e quelli che aggrediscono lo 8tato stesso non mediamente come gli altri delinquenti, bens immediatamente, sono i pi* grandi delinquenti e lo 8tato non ha nessun dovere superiore a quello di conservare se stesso e di annientare nel modo pi* sicuro la potenza di questi delinquenti. %ncora una volta, proprio come in Machiavelli, lo 8tato " il bene supremo e dunque l#assenza di 8tato " il male peggiore! non c#" un principio che superi lo 8tato. 0 dunque l#obiettivo politico " in tal misura BeticoB, che - sostiene Jegel pensando alla situazione della -ermania - va perseguito, se necessario, con la forza! la massa comune del popolo tedesco con i suoi stati regionali, che non vogliono sapere altro che la scissione delle popolazioni tedesche e ai quali la riunificazione di esse " qualcosa di estraneo, dovrebbe esser riunita in un solo corpo attraverso la forza di un conquistatore' essi dovrebbero esser costretti a considerarsi appartenenti alla -ermania. Ma che cos#" uno 8tato, per JegelC 0# qualcosa di organico, di coeso e compatto' " un BinteroB, una totalit organica rispetto alla quale le parti $cio", gli individui& non sono che membra, articolazioni. In caso contrario, non si d uno 8tato, ma solo un#aggregazione instabile. 2#Impero germanico " infatti crollato, dice Jegel, perch/ esso era simile ad un mucchio di pietre che si uniscono per costruire una piramide, ma che, perfettamente tonde, devono restare tali, senza incastrarsi! non appena la piramide incomincia a muoversi verso il fine per il quale essa si " formata, ecco che si disf, o, nel migliore dei casi, non regge al minimo urto. 2a concezione hegeliana dello 8tato - " stato opportunamente osservato - non " dunque individualistica $come nei pensatori giusnaturalisti&[%*], bens organicistica! lo 8tato non " un aggregato di individui che si uniscono per meglio proteggere i loro diritti individuali, bens un organismo in cui, come in ogni organismo, le parti obbediscono alla logica del BtuttoB, e i singoli si sentono $e sono& articolazioni di una totalit, e agiscono in vista della coesione e della difesa di quest#ultima. (uesta visione dello 8tato, che compare in questo primo scritto politico, non verr mai abbandonata dal filosofo tedesco. Tale concezione profondamente unitaria non impedisce a Jegel - sempre nella =ostituzione della -ermania - di polemizzare a pi* riprese con il centralismo amministrativo francese! la pedante mania di voler determinare ogni dettaglio, l#illiberale gelosia per ogni ordinamento e amministrazione di uno stato, di una corporazione, ecc., questa critica meschina di ogni azione privata dei cittadini dello 8tato che non abbia un rapporto diretto al potere dello 8tato, ma solo un qualche rapporto generale, si " rivestita dell#abito dei princ pi razionali, secondo i quali nessun soldo proveniente dal lusso comune, che venga adoperato per i poveri in una regione di ;> o ?> milioni di abitanti, pu1 essere elargito senza che prima ci1 sia stato, non solo concesso dal governo supremo, ma anche comandato, controllato, sorvegliato. Nella cura dell#educazione, la nomina di ogni maestro di ogni scuola rurale, la spesa di ogni pfennig per ogni vetro di finestra della scuola rurale - come della stanza del consiglio del villaggio, la nomina di ogni portiere o guardiano di tribunale, di ogni giudice di villaggio - deve essere un#emanazione e un prodotto del governo supremo' ogni boccone che provenga dal terreno che lo costituisce dev#essere portato alla bocca secondo una direzione che " esaminata, calcolata, legittimata e comandata attraverso lo 8tato, la legge e il governo. Ma la rivendicazione di un ampio decentramento - in tutto ci1 che Jegel ritiene BaccidentaleB - non toglie che il potere centrale sia fortissimo e che l#intero 8tato rimanga sempre un organismo nel quale le parti sono per principio subordinate al tutto.

9assiamo ora alla formulazione matura del pensiero politico di Jegel, contenuta nella Filosofia del diritto $57;5&. 9oich" le tematiche socio-politiche si trovano in un punto ben preciso del complesso sistema filosofico elaborato da Jegel, sar opportuno dare qualche indicazione, sia pure sommaria, su di esso. %nzitutto il sistema hegeliano - che " scandito, in ogni sua parte, dal ritmo triadico della dialettica - si articola in tre grandi partizioni! la logica $la scienza dell#Idea in s/ e per s/&, la filosofia della natura $la scienza dell#Idea nel suo alienarsi da s/& e la filosofia dello 8pirito $la scienza dell#Idea che dal suo alienamento ritorna in s/&. %l culmine del sistema sta dunque la filosofia dello 8pirito, che a sua volta si articola in tre momenti! lo 8pirito soggettivo $che " lo spirito individuale, considerato nel suo lento e progressivo emergere dalla natura, dalle forme pi* elementari a quelle pi* mature della vita psichica&, lo 8pirito oggettivo $che " lo spirito cos come si manifesta nelle concrete istituzioni sociali& e infine lo 8pirito assoluto $che " il momento in cui lo 8pirito giunge alla piena consapevolezza della propria infinit, tramite le forme dell#arte, della religione e della filosofia&. 2a sezione che ci interessa " ovviamente quella dello 8pirito oggettivo, giacch/ in essa troviamo il pensiero socio-politico di Jegel. %nche lo 8pirito oggettivo, a sua volta, si articola in tre momenti! diritto, moralit, eticit. Il volere libero che caratterizza l#uomo si manifesta anzitutto come volere del singolo, considerato come persona fornita di capacit giuridiche! siamo dunque nella sfera del diritto, che Jegel definisce astratto o formale, giacch/ riguarda l#esistenza esterna della libert delle persone, concepite come puri soggetti di diritti, indipendentmente dai caratteri specifici e dalla condizioni concrete che li differenziano tra di loro. 2a persona trova la garanzia esterna della propria libert nella propriet, che - per essere reciprocamente riconosciuta - ha bisogno dell#istituto giuridico del contratto. Nella sezione dedicata al diritto troviamo il noto attacco alle teorie giusnaturalistiche! anzitutto, Jegel nega che in natura possano esistere dei diritti, dal momento che questi sorgono soltanto l dove esista una relazione sociale di reciproco riconoscimento, con la quale gli individui sono gi oltre l#immediatezza della loro vita naturale' in secondo luogo, spiegare la complessa realt delle istituzioni politiche basandosi su forme giuridiche elementari come il contratto costituisce, agli occhi di Jegel, un tentativo assurdo e inconsistente. Ma vediamo come avviene il passaggio dal diritto alla moralit! le norme giuridiche, nella loro oggettivit, chiedono al singolo un#obbedienza soltanto esterna o formale, che non implica il suo assenso o coinvolgimento interiore' il passaggio alla sfera della moralit avviene per l#appunto quando all#autorit esterna della legge subentra l#interiorizzazione del dovere. (ui la volont libera dell#individuo non si identifica pi* con una BcosaB $la propriet&, ma con una condizione interiore! dalla persona giuridica siamo cos passati al soggetto morale. 2a libert interiore, osserva Jegel, era ignota agli %ntichi, mentre contraddistingue la forma moderna dell#individualit! essa D" venuta al mondo per opera del =ristianesimo, per il quale l#individuo come tale ha valore infinitoE, indipendentemente dal suo rango sociale. Il cittadino degli 8tati moderni, a differenza di quello della polis greca, non si identifica in modo immediato e irriflesso con le norme e i valori collettivi della societ alla quale appartiene' le norme e i valori provenienti dall#ordinamento sociale e politico devono avere adesione, riconoscimento o anche fondamento nel suo cuore, nella sua disposizione d#animo, nella sua coscienza e nella sua intelligenza. Tuttavia, anche la forma della moralit " solo un momento della dialettica dello 8pirito oggettivo e come tale deve essere superata! essa infatti, in quanto sgorga da un proponimento, prende la forma dell#intenzione, la quale, sollevandosi all#universalit, persegue il bene' ma il bene, in questa fase, " soltanto un#idea astratta, che per raggiungere l#esistenza concreta ha bisogno di una volont soggettiva altrettanto astratta, la quale pu1 anche essere BcattivaB, ossia incapace di realizzare il dovere. In altri termini, il dominio della moralit " caratterizzato dalla separazione tra la soggettivit $che deve realizzare il bene& e il bene $che deve essere realizzato&! quest#ultimo rimane pertanto soltanto un dover-essere. .a ci1 la contraddizione tra essere e dover-essere, che " tipica della morale, soprattutto di quella Rantiana, che Jegel critica per la sua formalit e astrattezza, cio" per la sua mancanza di contenuti concreti e per la sua impotenza a realizzarsi nella realt. 2a separazione tra soggettivit e bene viene superata nella sfera dell#eticit, nella quale il bene si " attuato concretamente, pervenendo all#esistenza. Infatti, mentre la moralit " la volont soggettiva - cio" interiore e privata - del bene, l#eticit " la moralit sociale, ovvero la realizzazione del bene in quelle forme istituzionali che sono la famiglia, la societ civile e lo 8tato. In altre parole, il dovere trova un contenuto concreto nei compiti etici che attendono ogni individuo e che sono determinati dal suo ruolo familiare, sociale e politico, all#interno degli ordinamenti esistenti! in questo quadro, il bene non " pi* un irraggiungibile ideale della coscienza individuale, ma un mondo storico-sociale presente, qui e ora, come razionalit in atto. 2#eticit rappresenta dunque il superamento della spaccatura tra interiorit ed esteriorit, che " propria della morale del dovere' nello stesso tempo, configurandosi come una sorta di morale che ha assunto le forme del diritto $giacch/ si realizza esternamente in precise forme istituzionali&, o come una sorta di diritto che ha assunto le forme della morale $giacch/ lo scopo di quelle forme istituzionali esterne " il perseguimento del bene universale&, l#eticit risulta in grado di superare le opposte unilateralit del diritto e della morale. Nel tipico linguaggio di Jegel, il diritto e la moralit non sono che due astrazioni, la cui verit " l#eticit! nell#universale Bsostanza eticaB di un popolo $vale a dire, in un sistema definito di valori che si incarnano in un certo quadro politico-istituzionale& l#individuo raggiunge quella concreta consistenza che mancava alle figure ancora astratte della persona giuridica e del soggetto morale.

.elineato il complesso sistema nel quale si colloca la riflessione socio-politica di Jegel, possiamo ora passare a vederne pi* da vicino i contenuti. =i troviamo dunque nella sfera dello 8pirito oggettivo e, all#interno di questa, nella sezione dell#eticit, il cui primo momento, come ho gi accennato, " la famiglia! questa costituisce il momento immediato o naturale dell#eticit, poich/ al suo interno i legami di amore, benevolenza e assistenza reciproca si fondano su un vincolo di tipo naturale. Il compimento della famiglia sta nell#educazione dei figli che, una volta cresciuti e divenuti personalit autonome, escono dalla famiglia per dare origine a nuove famiglie, ognuna avente un proprio interesse. In tal modo si trapassa nel secondo momento dell#etiticit, costituito dalla societ civile. (uella della societ civile " forse la sezione pi* importante dello 8pirito oggettivo. +ediamo perch/. %bbiamo gi detto che Jegel manifest1 sempre il pi* vivo interesse per quei processi che si svolgono, per cos dire, Bal di sottoB della politica, e senza i quali quest#ultima non potrebbe essere compresa. Infatti Jegel studi1 a fondo tanto le dinamiche sociali $ad esempio, nella 3ivoluzione francese&, quanto i processi economici $attraverso la lettura delle opere di 8teuart, 8mith e 8aQ&. 0d " proprio nella sezione dedicata alla societ civile che noi abbiamo un preciso riscontro di tali studi! qui, infatti, le considerazioni di carattere economico sono strettamente intrecciate all#analisi dei rapporti sociali e giuridici. 2a trattazione che ne risulta - ossia, l#aver dato autonoma collocazione al momento della Bsociet civileB, distinguendola dallo B8tatoB - " rilevante per tre motivi! 5& perch/ Jegel sente il bisogno di distinguere tra la sfera economico-sociale e la sfera dello 8tato. Kna distinzione che MarM far sua e che " entrata nell#uso corrente' ancora oggi, infatti, noi non distinguiamo - come facevano i giusnaturalisti tra stato di natura e stato civile o politico, intendendo quest#ultima come lo spazio regolato dalle norme dello 8tato' ma distinguiamo tra societ civile $intesa come insieme di rapporti civili, economici, sociali, culturali& e 8tato, come luogo delle istituzioni specificamente politiche' ;& perch/ Jegel d una rappresentazione fortemente critica della societ civile, attraverso una descrizione che ricava dalla societ borghese pi* avanzata del suo tempo $ossia l#Inghilterra&' ?& perch/ Jegel istituisce un collegamento molto complesso tra societ civile e 8tato. 2a societ civile, come sempre, si articola in tre momenti! il primo " il sistema dei bisogni $che contiene quella descrizione della societ borghese moderna ricavata dalle opere degli economisti politici&, il secondo " l#amministrazione della giustizia e il terzo " costituito dalla sicurezza pubblica $9olizei& e dalle corporazioni. %l suo primo apparire, come sistema dei bisogni, la sfera della societ civile si caratterizza subito, secondo Jegel, per una BperditaB di eticit. Mentre nella famiglia, infatti, si d uno spirito etico immediato o naturale - evidente nei legami di amore e solidariet che si stabiliscono in maniera irriflessa -, nel sistema dei bisogni ognuno si comporta verso gli altri in modo esterno e autonomo, perseguendo cio" il proprio interesse o vantaggio, a prescindere da quello altrui. Il sistema dei bisogni viene pertanto definito da Jegel come il Bsistema dell#atomisticaB, ossia quel sistema nel quale ogni individuo persegue il proprio particolare $atomistico& interesse! ragion per cui la societ civile si trasforma in un campo di battaglia dove, in nome dell#interesse privato, tutti combattono contro tutti. 0# anche vero, tuttavia, che Jegel sottolinea come, grazie alla divisione del lavoro e allo scambio, l#egoismo dell#individuo e il suo apparente isolamento si rovescino in un Dsistema di dipendenza universale, per cui la sussistenza e il benessere del singolo e la sua esistenza giuridica sono intrecciate con la sussistenza, il benessere e il diritto di tuttiE. 8i tratta di considerazioni che potrebbero essere avvicinate alla teoria smithiana della Bmano invisibileB, secondo la quale nella societ civile, attraverso il meccanismo della concorrenza, il perseguimento degli interessi particolari condurrebbe, inintenzionalmente, al soddisfacimento degli interessi generali. Ma, in realt, il giudizio di Jegel sulla societ civile rimane assai negativo, giacch/ egli non condivide l#ottimismo smithiano sugli effetti spontanei del mercato e perch/, qualora tali esiti positivi si realizzino, essi sono solo il frutto di una Bnecessit ciecaB, priva di reale razionalit. 9ur apprezzando la conquista moderna dell#individualit come libert civile, che premia e stimola i talenti individuali, Jegel " convinto che tale libert, lasciata a se stessa, produca inevitabili e drammatici squilibri. Tanto che la societ civile, nei suoi contrasti, finisce per offrire lo Dspettacolo della dissolutezza, della miseria, e della corruzione fisica ed eticaE. Ma allora perch/ Jegel colloca la societ civile, che produce simili effetti, nel momento dell#eticitC In primo luogo, perch/ in quanto sfera economica essa " il luogo dove gli uomini soddisfano i loro bisogni, entrando in molteplici rapporti di collaborazione e creando quindi un tessuto sociale articolato e complesso, che pu1 essere considerato uno sviluppo di quel primo tessuto sociale che " la famiglia $con la quale si d dunque una certa continuit&. In secondo luogo, perch/ la societ civile " caratterizzata dal lavoro, ed " soltanto con il lavoro, secondo Jegel, che l#uomo si solleva al di sopra della mera naturalit! nella produzione - ha osservato ,edeschi - l#uomo trasforma e domina la natura' al tempo stesso egli entra in contatto con gli altri uomini, poich/ il lavoro " sempre lavoro sociale' lavoro e produzione umani non sono solo processi materiali, ma costituiscono anche un intreccio di idee, di rappresentazioni, di aspirazioni e di fini storicamente determinati, e al tempo

stesso in costante divenire' la cultura pratica sviluppa la cultura teoretica, in un processo ininterrotto. =i troviamo dunque in uno dei punti pi* alti dello spirito oggettivo. .etto questo, il giudizio complessivo di Jegel sulle contraddizioni prodotte della societ civile rimane assai negativo! essa " infatti, come abbiamo gi ricordato, caratterizzata dalla ricerca del massimo profitto o utile, dall#accumulazione in poche mani di ricchezze sproporzionate, dalla dipendenza e dalla povert degli operai dell#industria, il cui lavoro, inoltre, " sempre pi* parcellizzato e diviso, e quindi limitato e ottuso. Tutto ci1 determina, secondo Jegel, il Ddecadere di una grande massa al di sotto della misura di un certo modo di sussistenzaE, dando luogo in tal modo alla Dformazione della plebeE. (ui Jegel anticipa i temi della questione sociale, che avrebbero dominato la seconda met dell#)ttocento. %ttenzione, per1! nonostante gli spunti fortemente critici di Jegel verso il meccanismo della societ civile borghese, non si deve incorrere nella tentazione di farne un pre-marMista. Il filosofo tedesco, infatti, come " stato opportunamente ricordato, da un lato tiene fermo al principio della propriet privata, nella quale vede la manifestazione essenziale della spiritualit e della libert umana' e, dall#altro lato, condanna come vuota astrazione l#ideale dell#eguaglianza sociale, visto che la realt ci mostra come gli uomini siano diseguali tra loro per doti fisiche, per attitudini e talenti, per doti intellettuali e morali. Ma osserviamo pi* da vicino l#articolazione della societ civile hegeliana. %l suo interno si danno tre classi o ceti! la classe sostanziale, che " quella dei proprietari terrieri, largamente rimessa alla natura e ai cicli naturali' la classe riflessa o formale, che " quella dell#industria, la quale ha per suo compito l#elaborazione dei prodotti naturali e che deve trarre i propri mezzi di sussistenza dalla riflessione e dall#intelletto $tale classe si divide a sua volta in tre ceti! artigiani, operai e commercianti&' infine la classe generale, composta dai burocrati dello 8tato, che ha per proprio compito la cura degli interessi generali. 0# bene ricordare che Jegel annette la massima importanza alle classi sociali, perch/ in esse l#individuo esce dalla propria semplice privatezza e si colloca in una dimensione universale. Il filosofo tedesco polemizza dunque contro coloro i quali ritengono che quando un individuo entra a far parte di una classe, in questo modo egli limiti e perda se stesso, e che mutili in certa misura la propria personalit' in realt, sostiene Jegel, quando si dice che un uomo deve essere qualcosa o qualcuno, si intende dire che egli deve appartenere a una determinata classe, perch/ solo cos egli sar qualcosa di sostanziale. (uanto agli altri momenti della societ civile, vale la pena di soffermarsi non tanto sull#amministrazione della giustizia $che Jegel inserisce subito dopo il sistema dei bisogni perch/ i rapporti civili richiedono una serie di regole e garanzie reciproche&, quanto sulla 9olizia e sulla =orporazione. =on il concetto di #polizia# Jegel intende l#insieme dei provvedimenti con i quali lo 8tato interviene nella vita economica e sociale nell#interesse della collettivit, in particolare per aiutare coloro i quali soccombono nelle lotte economiche. Jegel non teme, come Vant o come i liberali in genere, lo 8tato eudemonistico o lo 8tato interventista! egli " infatti convinto che i compiti dello 8tato non possano restringersi alla tutela della propriet e della personalit, ma che debbano estendersi a garantire la sicurezza e stabilit della vita di tutti i cittadini. In particolare lo 8tato dovr difendere gli individui contro il fortuito della vita sociale, nonch/ contro le conseguenze di azioni economicamente necessarie, giuridicamente lecite, ma dannose dal punto di vista dell#interesse collettivo. 8i tratta di situazioni sociali che non ammettono di essere regolate mediante norme giuridiche oggettivate, e che possono essere affrontate soltanto tramite atti particolari della pubblica amministrazione. In sostanza, proprio perch/ Jegel " pessimista circa il funzionamento autonomo della sfera economico-sociale moderna, egli si pone il problema dell#intervento dello 8tato! mentre nella famiglia, infatti, l#individuo " seguito e sostenuto affinch/ partecipi alla vita e alle attivit sociali, nella societ civile l#individuo " lasciato solo, nella accidentalit e nell#insicurezza. (uesta situazione, osserva acutamente Jegel, colpisce soprattutto gli addetti dell#industria, dal momento che tale ramo di attivit economiche si colloca all#interno di un mercato avente dimensioni mondiali! ci1 fa s che i meccanismi di evoluzione economica rimangano assai lontani dagli individui, rendendo loro difficilissimo essere BprevidentiB. 9er combattere questi inconvenienti gli interventi ad hoc della pubblica amministrazione $ossia, il momento della #polizia#& non sono tuttavia sufficienti' Jegel si affida quindi in gran parte alle corporazioni. 8i tratta di un altro tema di grande importanza! la societ moderna, per Jegel, deve essere corporativa. Mentre la classe sostanziale e quella generale sono coese e compatte, la classe dell#industria " afflitta dal particolarismo e dall#egoismo! pertanto essa dovr essere organizzata in modo corporativo. In sostanza, Jegel, con le corporazioni, si propone di restituire alla societ civile quei rapporti di solidariet, quei vincoli di unit e quei legami organici, che essa in un primo tempo sembrava escludere, condannata com#era alla Dperdita dell#eticitE. 0 infatti Jegel dice che Daccanto alla famiglia, la corporazione costituisce la seconda radice etica dello 8tato, la radice profondata nella societ civileE. 8e il singolo non fosse componente di una corporazione legittima $ovvero autorizzata dallo 8tato&, esso sarebbe senza dignit di classe, e sarebbe ridotto, dal suo isolamento, al lato egoistico dell#industria. Jegel lamenta, quindi, l#abolizione delle corporazioni che ha caratterizzato il mondo moderno! di qui " derivato, a suo parere, non solo un danno sociale, ma anche etico-politico. 2e societ moderne, rispetto alle antiche, consentono infatti

soltanto una partecipazione limitata agli affari dello 8tato' ma tale partecipazione " essenziale per lo sviluppo etico, perch/ solo partecipando agli interessi generali l#uomo supera le proprie finalit strettamente private ed acquista la sua eticit. )ra, la corporazione offriva quella partecipazione che nelle societ moderne lo 8tato non pu1 dare. (uanto all#efficacia di tale soluzione, ha osservato ,edeschi, se " vero che Jegel non concepisce le corporazioni come le vecchie gilde restrittive $egli ha cura di sottolineare pi* volte che Din s/ e per s/ la corporazione nom " una casta chiusaE, e che anzi lo 8tato deve vigilare su di essa, sul suo funzionamento, per evitare che essa si chiuda in s/ e si degradi a misero regime di casta&, " altrettanto vero che " difficile sottrarsi all#impressione che egli sia ricorso a strumenti tutto sommato arcaici per porre rimedio ai problemi moderni della concorrenza e dell#atomismo. 2a corporazione hegeliana, infatti, mostra chiaramente i propri legami Dcon il pensiero organicistico-romanticoE ... . .el resto, non " certo un caso che un ordinamento corporativo non abbia avuto possibilit di attuarsi da nessuna parte, e men che mai l dove la societ borghese ha avuto un forte sviluppo $a meno che non si voglia vedere nelle corporazioni ... i sindacati' ma questa " una bizzarria sulla quale non mette conto di spendere parole&. Inoltre, " parimenti difficile sottrarsi all#impressione che Jegel attribuisca alle corporazioni un ruolo tutto sommato troppo impegnativo! esse, infatti, dovrebbero trasformare la societ civile borghese moderna in qualcosa d#altro, cio" in un organismo coeso e compatto, capace quindi di trapassare da uno stadio di eticit solo relativa a quello stadio di eticit piena e assoluta che " proprio dello 8tato. $DIl fine della corporazione, - dice Jegel - in quanto limitato e finito, ha la sua verit F...G nel fine universale in s/ e per s/, e nella assoluta realt di esso' la sfera della societ civile trapassa quindi nello 8tatoE.& )biettivo troppo impegnativo, e tutto sommato irrealistico, dicevamo' ma anche tale da ledere o da imbrigliare, se realizzato, il meccanismo dell#antagonismo, della concorrenza, del conflitto sociale, senza il quale non c#" Dsociet civileE, ovvero non c#" societ moderna. 2o sguardo di Jegel sembra rivolto qui pi* al passato che non al futuro. +eniamo infine al terzo momento dell#eticit, ossia allo 8tato. 0sso " il culmine dello 8pirito oggettivo! ci1 significa che nello 8tato si compenetrano e fondono il principio della famiglia $che " unit sostanziale, ma immediata e irriflessa& e quello della societ civile $che " il diritto della particolarit, mediato, ma in modo cieco e inconsapevole, dall#universale&. 2o 8tato " dunque la manifestazione pi* alta dell#eticit, in quanto con esso sorge qualcosa di assolutamente nuovo, una unificazione reale e profonda degli individui. Nello 8tato l#universale non " pi* astratto, perch/ ricomprende il particolare' e il particolare non " pi* unilaterale, perch/ viene ricondotto consapevolmente all#univerale. 9er Jegel lo 8tato " il razionale in s/ e per s/. Ma andiamo al di l delle formule. In sostanza, Jegel si propone di soddisfare due esigenze. .a un lato, egli non pu1 concepire lo 8tato in funzione degli individui $come accade nel pensiero liberale&, cio" non pu1 far sua una visione strumentale dello 8tato' nella sua concezione, infatti, il tutto viene prima delle parti, le quali si costituiscono grazie ad esso, e similmente gli individui acquistano senso e significato solo all#interno dello 8tato e in virt* di esso. .all#altro lato, Jegel " convinto che lo 8tato moderno non debba disconoscere i diritti civili dei singoli $conquistati dalla 3ivoluzione francese&, ma farne uno dei suoi momenti essenziali. In realt la soluzione di Jegel, che vorrebbe vedere questi due aspetti organicamente fusi, conduce ad un difficile equilibrio, nel quale l#individuo soccombe. 2o 8tato, in quanto manifestazione pi* alta dell#eticit, lascia infatti ben poco spazio all#individuo e alle sue ragioni. Jegel compie una vera e propria divinizzazione dello 8tato! Dl#ingresso di .io nel mondo - egli scrive - " lo 8tato' il suo fondamento " la potenza della ragione che si realizza come volontE. % fronte di ci1, gli individui sono soltanto elementi accidentali, che nulla hanno di autonomo da proporre o da rivendicare! DTutto ci1 che l#uomo ", egli lo deve allo 8tato! solo in esso egli ha la sua essenza. )gni valore, ogni realt spirituale, l#uomo l#ha solo per mezzo della 8tatoE. Ma perch/ Jegel avrebbe compiuto una simile divinizzazioneC Kno dei motivi profondi sta nella connessione istituita tra popolo $inteso come stirpe& e 8tato. Kna connessione cos stretta da costituire un#identit! nell#esistenza di un popolo lo scopo sostanziale " di essere uno 8tato e di mantenersi come tale! un popolo senza formazione politica $una nazione come tale& non ha propriamente storia' senza storia esistevanto i popoli prima della formazione dello 8tato, e altri ancora esistono, come nazioni selvagge. 8i tratta di una visione per comprendere la quale occorre fare riferimento alla filosofia della storia di Jegel. 9er Jegel la storia " una successione di popoli, ciascuno dei quali esprime un principio, contribuendo in tal modo alla realizzazione del Ueltgeist, dello 8pirito del mondo. 2a manifestazione pi* alta di un popolo " la sua costituzione politica, che non " affatto qualcosa di casuale o arbitrario, ma " intimamente connessa con la religione, l#arte, la filosofia, i costumi e l#economia di quel popolo. 8i tratta di una concezione tipicamente romantica, che fa perno sulla sostanza spirituale di un popolo, sullo spirito del popolo. (uesto spirito " in sostanza il genio nazionale di un popolo, dal quale proviene tutto ci1 che quel popolo realizza. In una tale concezione lo 8tato non " espressione od opera degli individui, bens dello spirito del popolo' e gli individui hanno senso e significato solo all#interno dello 8tato, solo grazie ad esso. In questo quadro la concezione giusnaturalistico-contrattualistica del rapporto cittadino-8tato viene completamente rovesciata, poich/ Dlo 8tato non esiste per i cittadiniE, bens Desso " il fine, e quelli sono i suoi strumentiE. Ne segue che, poich/ uno 8tato ha una

costituzione e delle leggi, l#individuo deve obbedire a quella costituzione e a quelle leggi! e solo in tale obbedienza egli ha la propria libert. .a queste considerazioni, " facile intuire che le posizione di Jegel si contrapporranno al giusnaturalismo e al contrattualismo. Jegel respinge il concetto stesso di stato di natura, perch/ la natura dell#uomo " la spiritualit, la razionalit' lo stato di natura non " altro, ai suoi occhi, che lo stato della bestialit. )ra, poich/ in tale stato non esiste alcuna razionalit $mentre per tutti i giusnaturalisti esisteva, anche se era inefficace&, non esiste alcun stato giuridico che precede quello della societ e dello 8tato, e dunque non esiste alcun diritto originario come diritto naturale pre-esistente alla societ e alla politica. .el resto, l#anti-individualismo di Jegel " fortissimo' riprendendo una nota affermazione di %ristotele, egli afferma che il popolo F+olR, ma %ristotele aveva detto polisG " precedente al singolo' se infatti il singolo separato non " nulla di autonomo, esso deve, similmente alle altre parti, essere in una unit col tutto. 0 chi non pu1 essere socievole oppure per la sua autonomia non ha bisogno di ci1, non " parte del popolo, perci1 " o belva o .io. .i qui un completo rovesciamento! mentre per i giusnaturalisti il popolo " un insieme di individui che decidono di unirsi in una societ politica, la quale " un ente artificiale, un posterius e non un prius, per Jegel, invece, il tutto viene prima della parte, il popolo prima del singolo. (uanto al contratto, Jegel lo trova un#idea inservibile per intendere la natura dello 8tato, sia perch/ applica al diritto pubblico le categorie del diritto privato, sia perch/ introduce un elemento di indipendenza e di indifferenza tra le componenti costitutive dello 8tato! basta riflettere un momento - afferma Jegel - per rendersi conto che la coesione tra principe e suddito, tra governo e popolo, ha a proprio fondamento una unit originaria e sostanziale, e che nel contratto si prende le mosse, invece, dal contrario, cio" dall#egual indipendenza e indifferenza delle parti, l#una rispetto all#altra' l#accordo che esse stipulano su qualche cosa " un rapporto casuale, che nasce dal bisogno e dall#arbitrio soggettivo di entrambi. =ome si vede, la critica di Jegel al giusnaturalismo e al contrattualismo viene condotta sempre in nome della sussunzione di tutti gli individui in un universale, cio" in nome di un organicismo che respinge l#idea dello 8tato come aggregato di individui e lo concepisce piuttosto come un Intero che si articola in parti, in modo tale che, essendo ogni parte solo una rifrazione dell#Intero, ciascuna ha senso solo all#interno di esso. 3esta da vedere quale significato abbia in Jegel il termine costituzione. 0sso non va infatti confuso con il significato che gli attribuisce il costituzionalismo liberale[%+], giacch/ in Jegel indica semplicemente l#organizzazione dello 8tato. Ne segue che la costituzione non " ovviamente il frutto di un#elaborazione a tavolino! ogni popolo che abbia raggiunto un certo livello di civilt ha sempre la costituzione che gli " adeguata. (uesta non potr mai essere abolita, bens soltanto modificata' inoltre - come il filosofo non manca di sottolineare - Dil presupposto stesso di una costituzione contiene immediatamente che la modifica possa avvenire soltanto per via conforme alla costituzioneE medesima. .ove si vede che Jegel non pu1 concepire mutamenti costituzionali violenti o rivoluzionari, ma solo interventi riformatori nell#ambito del sistema politico-istituzionale esistente. Ma che struttura ha lo 8tato hegelianoC 0gli prevede tre poteri! legislativo, esecutivo, sovrano. 8i tratta quindi di una monarchia costituzionale. Ma attenzione! Jegel non parla di separazione dei poteri, anzi polemizza apertamente con Montesquieu, perch/ il teorico francese avrebbe trasformato il giusto principio della differenza, della differenziazione e della articolazione in un principio di ostilit e di timore di ciascun potere di fronte all#altro. Il sistema dei contrappesi produce forse un equilibrio, osserva Jegel, ma non un#unit vivente' e inoltre la limitazione reciproca pu1 solo condurre alla distruzione dell#unit dello 8tato. Jegel non prende nemmeno in considerazione $se non di sfuggita, e per liquidarla& l#idea che sta al fondo della teoria di Montesquieu, e cio" che il potere deve essere il pi* possibile frazionato e diviso, e che nella divisione e nell#equilibrio fra i vari poteri risiede la migliore garanzia contro il dispotismo. 9er Jegel, al contrario, ciascuno dei poteri che costituiscono lo 8tato D" la totalit, per il fatto che esso ha attivi in s/ e contiene gli altri momentiE, sicch/ non si pu1 assolutamtne parlare di divisione dei poteri, bens di una loro connessione organica! soluzione che pu1 apparire astratta e DspeculativaE, ma che, in realt, sviluppa una teoria dello 8tato politico come qualcosa di armonico, di privo di conflitti. (uanto al potere del monarca, Jegel lo contrappone frontalmente alla sovranit popolare! in tale antitesi - egli dice - la sovranit popolare appartiene alla confusa concezione, della quale sta a base la rozza rappresentazione di popolo. Il popolo, considerato senza il suo monarca e senza l#organizzazione necessariamente e immediatamente connettiva della totalit, " la moltitudine informe, che non " pi* 8tato, alla quale non spetta pi* alcuna delle determinazioni che esistono soltanto nella totalit formata in s/ - sovranit, governo, giurisdizione, magistratura, classi, e qualsiasi altra.

9er quanto riguarda le prerogative del monarca, Jegel dice che in una perfetta organizzazione dello 8tato, il re Dpreme soltanto il culmine della decisione formale F...G. 9ertanto, a torto si esigono in un monarca qualit oggettive' egli deve dire soltanto s e mettere il puntino sulla iE. 0 poco dopo Jegel ribadisce che Din una monarchia bene ordinata, appartiene unicamente alla legge il lato oggettivo, ossia a che cosa il monarca debba soltanto apporre l##io voglio# soggettivoE. %l di l dell#apparente simbolicit del potere del monarca, Jegel non indica alcun limite preciso ai suoi poteri, che sono peraltro molto estesi, giacch/ egli nomina tutti i funzionari dello 8tato. (uanto al potere governativo, Jegel non svolge considerazioni di particolare interesse, salvo idealizzare la classe dei burocrati $" la coscienza dello 8tato, dice, e la cultura pi* eminente&. Ma " nel potere legislativo che possiamo misurare tutta l#arretratezza di Jegel. .a un lato, egli esalta il ruolo della rappresentanza, perch/ vede in essa un indispensabile raccordo tra societ civile e 8tato. 8enza tale mediazione, la societ civile non potrebbe far valere i propri interessi e la sfera politico-statuale resterebbe isolata! il risultato sarebbe che la prima verrebbe repressa e la seconda si trasformerebbe in una struttura arbitraria. Jegel considera quindi la rappresentanza un elemento fondamentale dello 8tato moderno. .all#altro lato, tuttavia, egli la concepisce in modo feudale, senza alcun collegamento con il principio della sovranit popolare. 8ono venute di moda - egli dice - un numero indicibilmente grande di storte e false concezioni e di modi di dire intorno al popolo, alla costituzione e alle classi, che sarebbe vana fatica volerle citare, discutere e rettificare, 2a concezione che, anzitutto, suole aver dinanzi la coscienza comune, intorno alla necessit o all#utilit del concorso delle classi, " particolarmente questa, all#incirca! che i deputati del popolo, o, anzi, il popolo debba intendere nel miglior modo che cosa serva al suo meglio' e che esso abbia la volont indubbiamente migliore per questo meglio. 9er quanto riguarda il primo punto, fatto sta, invece, che popolo, in quanto con questa parola si designa una parte speciale dei componenti d#uno 8tato, significa la parte che non sa quel che vuole. 8apere che cosa si vuole, e, ancor pi*, che cosa vuole la volont che " in s/ e per s/, la ragione, " il frutto di una conoscenza e di una penetrazione pi* profonda che, appunto, non " affare del popolo. 2a rappresentanza non deve rappresentare il popolo o i molti, bens le cerchie organizzate della societ civile. %vremo dunque una camera ereditaria, formata dai rappresentanti della nobilt terriera $sulla base del maggiorascato, per evitare l#accidentalit dell#elezione& e una camera bassa, formata dai deputati delle corporazioni. %ncora una volta, insomma, lo 8tato di Jegel non " uno 8tato di individui, ma uno 8tato di ceti, di comunit, di corporazioni, caratterizzate da rapporti armonici e solidaristici. 2o 8tato - egli dice infatti - " essenzialmente un#organizzazione di membri tali, che per s/ sono cerchie, e in esso nessun momento si deve mostrare come moltitudine inorganica. I molti, come singoli, la qual cosa si intende volentieri per popolo, sono certamente un insieme, ma soltanto come moltitudine - massa informe il cui moto e il cui fare sarebbe, appunto perci1, soltanto elementare, irrazionale, selvaggio e orribile. Kna volta stabilito che la rappresentanza non pu1 essere intesa come rappresentanza o del popolo o dei singoli o dei molti, e deve essere invece rappresentanza delle comunit nelle quali si organizza la societ civile, non pu1 stupire che Jegel sia contrario all#elezione dei deputati da parte degli elettori, che a suo avviso Dsi riduce a un vile gioco dell#opinione e dell#arbitrioE. I rappresentanti delle corporazioni dovranno piuttosto essere designati dalle corporazioni medesime sulla base di un rapporto fiduciario. 9ossiamo ormai tirare le somme, rifacendoci ancora una volta all#analisi di ,edeschi. =on questa illustrazione del potere legislativo, Jegel ha certamente delineato il modello di una monarchia costituzionale, ma altrettanto certamente non di una monarchia parlamentare $del resto, egli " sempre stato un avversario dichiarato della monarchia parlamentare&. Nel suo disegno, infatti, il governo e i pi* alti funzionari dello 8tato sono di nomina regia, che " insindacabile, ed essi soli hanno il Dsenso dello 8tatoE e la conoscenza di ci1 che sia Dl#universale in s/ e per s/E' il potere del sovrano, che costituisce la vera e propria chiave di volta dello 8tato, non ha limiti precisi e chiaramente definiti, ed " caratterizzato da una sostanziale ambiguit, sicch/ esso pu1 avere un ruolo diverso a seconda delle diverse situazioni sociali e politiche' sovrano e governo hanno pieno diritto di iniziativa' il legislativo sembra avere un ruolo esclusivamente consultivo, e quindi non " il potere supremo $come era invece non soltanto in 2ocRe, ma anche in Vant&. Kna conclusione politica certo assai modesta, questa di Jegel, soprattutto se considerata alla luce degli sviluppi politici della societ europea dopo il 57?>. Ma l#aspetto pi* interessante della sua concezione non va cercato nella sua teoria del potere politico $nella quale si riflette certamente tutta l#angustia dell#arretratezza tedesca&, quanto piuttosto nel suo sforzo di delineare quella che " stata chiamata una Dterza viaE fra assolutismo e democrazia. In questo senso il modo peculiarmente hegeliano di concepire il rapporto fra 8tato e societ civile, e il ruolo complesso che le corporazioni hanno in questo rapporto, costituiscono, comunque li si voglia valutare, gli aspetti pi* interessanti del pensiero politico di Jegel.[%.]

1$. ,ar4
enni !io"rafici
Varl MarM nasce a Treviri $in 3enania& nel 5757, da famiglia ebraica poi convertitasi al 9rotestantesimo per evitare le misure antisemitiche prese dal governo prussiano. Nel 57?A inizia la sua formazione universitaria, iscrivendosi, dapprima a ,onn e poi a ,erlino, alla Facolt di -iurisprudenza. 8egue poco le lezioni, e studia piuttosto autonomamente, facendo amplisssime letture di storia, filosofia, diritto e letteratura. 0ntra in contatto con i giovani hegeliani e studia a fondo la filosofia di Jegel. Nel 57?7 si laurea a Tena, con una tesi sulla .ifferenza tra la filosofia della natura di .emocrito e di 0picuro. Nel 57:; abbandona, in seguito all#accentuarsi della politica reazionaria del governo prussiano, i progretti di carriere accademica. 8i dedica al giornalismo politico, divenendo caporedattore della B3heinische IeitungB $che viene chiusa nel 57:?&. 8posa TennQ von Uestphalen. Nel 57:: pubblica 9er la critica della filosofia del diritto di Jegel e 2a questione ebraica. In settembre conosce 0ngels. 8empre nel 57:: stende i Manoscritti economico-filosofici. In collaborazione con 0ngels e ,.,auer scrive 2a sacra famiglia. Nel 57:A stende, insieme a 0ngels, 2#ideologia tedesca. Nel 57:@ MarM ed 0ngels costituiscono una rete di comitati di corrispondenza comunisti tra tedeschi, francesi e inglesi. Nel 57:4 pubblica Miseria della filosofia. %derisce alla 2ega dei -iusti, che diverr poi 2ega dei comunisti. Nel 57:7 pubblica il Manifesto del partito comunista. .opo le varie agitazioni rivoluzionarie, ripara dapprima in Francia e poi in Inghilterra. Nel 57A> pubblica 2e lotte di classe in Francia. 8i dedica alla riorganizzazione della 2ega dei comunisti. Nel 57A5 si ritira dall#attivit politica, dedicandosi ai suoi studi e vivendo in una situazione di permanente disagio economico. Nel 57A; pubblica Il diciotto brumaio di 2uigi ,onaparte. Tra il 57A4 e il 57A6 scrive i 2ineamenti fondamentali della critica dell#economia politica. Nel 57A6 pubblica 9er la critica dell#economia politica. Tra il 57@; e il 57@? scrive le Teorie sul plusvalore. Nel 57@@ inizia la stesura del I libro del =apitale, che verr pubblicato ad %mburgo l#anno successivo. Muore nel 577? a 2ondra, a @A anni.

#l pensiero politico
2a prima opera di Varl MarM, scritta nel 57:;-:? ma rimasta inedita sino al 56;4, si intitola =ritica della filosofia hegeliana del diritto pubblico $che da qui in avanti chiameremo, per comodit, VritiR&. 9er quanto si tratti di un#opera incompleta, essa rappresenta comunque un testo denso e importante, che ci permette di affrontare subito il decisivo tema del rapporto tra Jegel e MarM. Non solo. Nella VritiR - stando alle stesse testimonianze di MarM - si troverebbe formulata l#idea centrale della filosofia marMiana matura, vale a dire del materialismo storico. Nella prefazione a 9er la critica dell#economia politica $57A6&, MarM ricorda infatti il suo giovanile lavoro su Jegel, affermando che in esso arriv1 alla conclusione che tanto i rapporti giuridici quanto le forme dello 8tato non possono essere compresi n/ per se stessi, n/ per la cosiddetta evoluzione generale dello spirito umano, ma hanno le loro radici, piuttosto, nei rapporti materiali dell#esistenza. Tali rapporti materiali stavano in quella che Jegel aveva definito Bsociet civileB [&/], la cui anatomia, proseguiva MarM, D" da cercare nell#economia politicaE. 2o stesso MarM, dunque, ritiene che i capisaldi della concezione materialistica della storia siano contenuti nella sua prima opera. 0d in effetti nella VritiR noi troviamo due acquisizioni capitali! la prima " che alla concezione idealistica della storia - secondo la quale quest#ultima " la manifestazione dell#Idea o 8pirito, da cui tutto emana e a cui tutto ritorna - MarM sostituisce la visione secondo cui la storia va spiegata sulla base dei rapporti materiali dell#esistenza, che ne costituiscono il sostrato effettivo e reale. 2a seconda " che l#anatomia di quei rapporti materiali $che si manifestano non nello 8tato, ma nella societ civile& va ricercata, secondo MarM, nell#economia politica. 8iamo di fronte, con tutta evidenza, ai due capisaldi del materialismo storico' ma su quest#ultimo, e sulla connessa teoria economica, torneremo pi* avanti. 9er ora, rimaniamo sulla VritiR e, in particolare, sul rapporto che in essa MarM stabilisce con Jegel. 9er un verso si tratta di un rapporto radicalmente critico! MarM accusa infatti Jegel di aver operato un vero e proprio rovesciamento della realt,

per cui tutto ci1 che " finito, concreto e materiale sarebbe stato privato di una propria effettiva realt e, allo stesso tempo, l#astratto, il pensiero, l#ideale sarebbe stato trasformato nell#unica autentica realt, divenendo cos il vero soggetto. Tale procedimento emergerebbe molto bene, secondo MarM, nel rapporto che Jegel istituisce tra famiglia e societ civile da un lato, e 8tato dall#altro! nel [ ;@; della Filosofia del diritto Jegel dice infatti che " lo 8pirito, l#idea reale $ossia intera&, a scindersi nelle due sfere ideali $vale a dire astratte, in quanto meri BmomentiB dell#intero& della famiglia e della societ civile. .unque, dapprima viene lo 8pirito, che " la vera realt $il vero soggetto&, il quale poi BproduceB la famiglia e la societ civile, che sono quindi sue manifestazioni, suoi BoggettiB. 8iamo di fronte, secondo MarM, al procedimento del rovesciamento speculativo $o dell#inversione soggetto<predicato&, che caratterizza l#intera filosofia hegeliana! per un verso, Jegel ha sostantificato l#astratto $cio" lo 8pirito&, facendone un soggetto reale, il quale viene rappresentato come se agisse secondo un#intenzione determinata' per altro verso, egli ha degradato il reale concreto $cio" la famiglia e la societ civile& ad un mero prodotto di quell#astratto sostantificato. 2#intero procedimento " dunque ispirato, ha scritto ,edeschi [&1], a un misticismo logico, panteistico! i rapporti reali $che caratterizzano la famiglia e la societ civile& sono presentati da Jegel non come qualcosa di autonomamente reale, ma come una una manifestazione, un fenomeno dello 8pirito. Nella VritiR, quindi, MarM rivolge ad Jegel la stessa critica avanzata qualche anno prima da Feuerbach, il quale, osservando come per Jegel il finito costituisse l#inveramento dell#infinito, sosteneva che una una filosofia che deduca il finito dall#infinito non conduce mai ad un vero e proprio riconoscimento dell#autonomia del finito. .unque MarM, come Feuerbach, rivendica contro l#idealismo hegeliano la positivit e la specificit del finito, del concreto, del determinato, e la sua irriducibilit al pensiero' di qui anche la rivalutazione dei bisogni, della sensibilit, della materialit dell#uomo. 0# la rivendicazione materialistica contro l#idealismo. 3ispetto a Feuerbach, tuttavia, nell#analisi marMiana vi sono due elementi in pi*! anzitutto, l#utilizzazione di tale schema critico $l#inversione speculativa tra soggetto e oggetto& in un contesto di filosofia politica' in secondo luogo, la maggiore articolazione di tale schema, con l#accusa al procedimento hegeliano di infecondit ermeneutica e di crasso positivismo. Infecondit ermeneutica poich/, essendo lo scopo del metodo hegeliano quello di ritrovare nell#empirico lo sviluppo dell#Idea, ci1 fa s che nulla si sappia della specificit dell#empirico che si sta trattando' crasso positivismo perch/ l#empirico, lasciato tal quale ", finisce per assurgere a incarnazione dell#Idea, e quindi viene santificato cos com#". Fin qui la critica del giovane MarM al suo maestro. Tuttavia, MarM trova nel metodo hegeliano anche qualcosa di positivo. +eniamo cos al lato non critico, ma anzi di consonanza, che MarM stabilisce con Jegel $e che si accentuer nella maturit! egli riconoscer che la stesura delle sue opere mature deve molto alla rilettura della 8cienza della logica di Jegel&. .ice infatti MarM, sempre nella VritiR! pur con tutti questi limiti, riconosciamo in Jegel della profondit, in questo suo cominciare ovunque con l#opposizione delle determinazioni $proprie dei nostri 8tati& e porvi l#accento. Il profondo, in Jegel, starebbe nel cominciare ovunque con l#opposizione delle determinazioni! " tale metodo che gli consente di intendere la natura degli 8tati moderni. +edremo che MarM, come lo stesso Jegel, intende in realt tale #opposizione reale# come una #contraddizione logica#. 9er comprendere questa differenza, gi chiarita da Vant, ci possiamo rifare ad un testo dello stesso MarM. 0stremi reali non possono mediarsi fra loro, proprio perch/ sono reali estremi. Ma neanche abbisognano di alcuna mediazione, perch/ sono di opposta natura. Non hanno niente di comune l#uno con l#altro, non si richiedono l#un l#altro, non si integrano l#un l#altro. 2#uno non ha nel suo seno brama, bisogno, anticipazione dell#altro. F...G % questo sembra contrapporsi! les eMtrYmes se touchent. =he polo nord e polo sud si attraggono, e parimenti si attraggono sesso femminile e sesso maschile, onde dal congiungimento delle loro estreme differenze nasce l#uomo. )ra a MarM non interessano le opposizioni reali, ma le contraddizioni logiche, giacch/ egli ritiene che queste costituiscano l#essenza della moderna societ borghese! in essa infatti vi sarebbe scissione<contraddizione $e non semplice opposizioneH& tra societ civile e 8tato, ossia tra societ e politica, tra borghese e cittadino. Ma in cosa consiste tale scissione<contraddizioneC Nel fatto che nella societ pre-borghese la posizione economico-sociale e quella politica fanno tutt#uno! la sudditanza<diseguaglianza economico-sociale corrispondeva alla sudditanza<diseguaglianza politica' il servo della gleba era per ci1 stesso suddito, il proprietario terriero era per ci1 stesso signore. Nell#epoca borghese, invece, questi due mondi si separano! in tale separazione " implicito un progresso, rispetto alle societ schiavistiche o servili, perch/ si crea una sfera pubblica in cui tutti sono uguali. Ma tale uguaglianza " solo politica e si contrappone alla sfera socioeconomica, dove permangono le diseguaglianze. 2#uomo ne risulta scisso! da un lato, come cittadino, " uguale a tutti gli altri' dall#altro, come individuo empirico, " profondamente diseguale agli altri. =osa " accadutoC %nzitutto MarM ha accettato integralmente da Jegel il principio dialettico, ossia la coppia scissione<contraddizione. In secondo luogo, egli - proprio facendo di tale scissione<contraddizione la caratteristica della societ moderna - ha trasferito, come ha osservato Velsen, le contraddizioni logiche dal pensare all#essere. MarM non vede contrasti nella realt, ma contraddizioni logiche. (ual " la differenza, rispetto ad JegelC =he Jegel propone un

superamento puramente speculativo di tali contraddizioni, mentre MarM riterr che esse vadano superate con un atto pratico-rivoluzionario. Inoltre, la concezione dialettica della realt - l#idea che essa sia intimamente autocontraddittoria conduce non all#elaborazione di una sociologia scientifica, ma ad una teoria rivoluzionaria, il cui obiettivo essenziale non " soltanto conoscere ed eventualmente modificare la realt, ma piuttosto sovvertirla. Infine occorre osservare che nell#avvertire la scissione come contraddizione opera il concetto tipicamente romantico di #totalit organica#, vale a dire l#idea di un#unione differenziata degli opposti, dove cessa la tensione tra gli stessi. Il mondo moderno, cos per Jegel come per MarM, ha dissociato ci1 che nella polis antica era totalit[&$]! in essa non si dava contrasto tra particolare e universale, tra individuo e 8tato, tra soggetto e oggetto, tra cittadino e individuo empirico. Tanto Jegel quanto MarM - uniti da questa idealizzazione della polis antica - anelano all#unit, all#unificazione, alla totalit organica, che il mondo moderno-borghese avrebbe frantumato e atomizzato, a causa del suo individualismo<particolarismo. Ma mentre Jegel si sforza di imbrigliare, superare e sublimare tale atomismo, che per lui caratterizza soltanto la societ civile, con una serie di strumenti $quali l#amministrazione pubblica, la corporazione, lo 8tato&, MarM intende invece superare tale atomismo, nel quale egli rintraccia la natura stessa dell#intera societ borghese, tagliando quelle che per lui ne sono le radici, ossia la propriet privata. 2#organicismo di Jegel vuole mediare le differenze $e non sopprimerle&, quello di MarM vuole invece realizzarsi attraverso un rigoroso egualitarismo. Ma l#aspirazione " la stessa! fondere l#individuo nel tutto, trasformarlo in un momento di una totalit compatta, coesa, armonica. Il tratto saliente della libert dei moderni l#indipendenza individuale, il riconoscere all#individuo una sfera sacra di autodeterminazione - " proprio ci1 che costituisce il suo difetto principale, agli occhi di MarM! esso significa infatti che l#uomo " inteso non come specie ma come individuo e che la societ " solo un#aggregazione di individui indipendenti e non un qualcosa di profondamente e organicamente unitario. )rganicismo, egualitarismo e utopismo fanno tutt#uno, aprendo un abisso incolmabile tra il socialismo di cui parla MarM e il liberalismo moderno. Nel quadro che ho appena illustrato, infatti, la posizione di MarM verso i diritti individuali $civili e politici& conquistati dalla tradizione liberale - e in seguito universalizzati da quella democratica - " del tutto negativo. ) meglio! MarM riconosce che tali diritti, dando luogo ad una sfera pubblica dove tutti sono eguali, costituiscono un passo in avanti, rispetto alle societ antiche e feudali' ma, al tempo stesso, egli ritiene che essi siano uno degli elementi della contraddizione fondamentale della societ moderna, giacch/ presuppongono la separazione e il contrasto tra cittadino e borghese, quindi tra societ e 8tato, tra economia e politica. )ra, tale separazione<contrasto " interpretata da MarM - come abbiamo gi ricordato - nei termini di una contraddizione dialettica, ovverosia come scissione di qualcosa che originariamente era unito e che quindi tende inevitabilmente a riunirsi! in questa prospettiva, i diritti universali dell#uomo, per MarM, a& svolgono la stessa funzione mistificante delle rappresentazioni religiose, mascherando, tramite l#universalit astratta dello 8tato, il dominio di classe' essi sono in realt diritti #borghesi#, dunque diritti classisti e perci1 falsi, ipocriti' b& essendo frutto della scissione che caratterizza la societ borghese moderna, essi verranno inevitabilmente superati con la scomparsa di quest#ultima e il sorgere di una societ radicalmente diversa $quella proletaria&, caratterizzata dal superamento di tutte le scissioni e di tutti gli antagonismi. 3icapitolando! nella teoria marMiana non si tratta di allargare i diritti politici - che i liberali, nell#)ttocento, volevano riservare soltanto ai proprietari - a tutti, come far la tradizione democratica' n/ si tratta di integrare i diritti civili e i diritti politici, una volta estesi a tutti, con i diritti sociali, ossia con una serie di garanzie volte a far s che i primi non vengano resi inefficaci dalle condizioni socio-economiche. In tutti questi casi, diritti di diversa natura sono stati innestati sul medesimo tronco, e hanno dunque integrato, e non cancellato, quelli precedenti. 0# chiaro che questa integrazione non " cos pacifica - non lo " sul piano teorico e non lo " stata sul piano storico. 9er potersi integrare, questi diritti, essendo finalizzati alla tutela di beni diversi, devono reciprocamente rinunciare a qualcosa! di qui le diverse interpretazioni della democrazia moderna, da quelle che pongono l#accento sulla libert individuale $liberal-democratiche& a quelle che pongono l#accento sulla partecipazione sociale $democrarico-liberali o social-democratiche&. Ma, pur nella diversit, queste posizioni condividono una serie di valori e di istituzioni! la libert individuale per tutti $e i connessi diritti e garanzie&, la libert politica per tutti $ossia il suffragio universale&, e infine una serie di garanzie sociali $pi* o meno estese& per rendere effettive le prime e per garantire pari opportunit a tutti. Nulla di tutto questo in MarM! la democrazia liberale " per lui nient#altro che la #democrazia borghese#, falsa e ipocrita' una vera e propria maschera, che serve ad occultare l#oppressione e lo sfruttamento del proletariato da parte della borghesia, e che sparir tra le macerie quando il proletariato, attraverso la rivoluzione ineluttabile, rovescer violentemente la societ borghese, dando luogo ad una societ totalmente diversa. I diritti civili e politici altro non sono che quella maschera' essi non hanno alcuna portata e alcun valore universali. 0ssi sono soltanto lo strumento di un dominio di classe! annientato tale dominio, saranno annientati anch#essi. Nella societ comunista, del resto, il problema dei diritti non esister affatto! esso " infatti l#espressione, secondo MarM, di una societ caratterizzata dall#antagonismo delle classi.

+eniamo ora al materialismo storico. 9resupposto di tale concezione della storia " che non esista un#essenza umana in generale, determinabile astrattamente. Tale determinazione astratta " stata compiuta tanto dall#idealismo $che ha visto nell#uomo soltanto il suo lato attivo, ossia la sua capacit di intervenire attivamente nella realt, di trasformarla, trascurando completamente il lato sensibile, materiale&, quanto dal materialismo alla Feuerbach $il quale ha visto nell#uomo soltanto la materia come mera sensibilit, come mera ricettivit del mondo esterno, trascurando completamente il lato attivo e creativo&. 2#essenza dell#uomo, per MarM, non " invece determinabile una volta per tutte, a prescindere dalla concrete condizioni storiche della sua esistenza' la sua essenza non pu1 essere c1lta rimanendo sul piano interiore della coscienza, oppure concependolo naturalisticamente come qualsiasi altro elemento della natura, perch/ la natura dell#uomo " storia, ossia rapporto attivo e mutevole con la natura e con gli altri uomini. )ra, tale rapporto d luogo a forme storicamente determinate di lavoro e produzione, che sono le vere matrici della personalit umana. =osa distingue - si chiede MarM nell#Ideologia tedesca - gli uomini dagli animaliC Noi possiamo dire che li distinguono la coscienza o la religione' ma in realt gli Duomini cominciarono a distinguersi dagli animali allorch/ cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza ... 9roducendo i loro mezzi di sussistenza, gli uomini producono indirettamente la loro vita materialeE. 0# dunque il lavoro che contraddistingue l#uomo, ossia la sua capacit di stabilire un rapporto attivo e modificatore con la realt che lo circonda. Il materialismo storico si basa su questi presupposti! l#essenza umana non " determinabile una volta per tutte, ma si manifesta nel concreto processo storico, attraverso le forme che viene assumendo' presupposto empirico di questa storia sono le condizioni materiali, dunque le condizioni economiche, nelle quali l#uomo si trova ad operare e che egli tende a trasformare. %scoltiamo tale concezione nella sua formulazione pi* classica, tratta dalla prefazione a 9er la critica dell#economia politica. Nella produzione sociale della loro esistenza - scrive MarM - gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volont, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze positive materiali. 2#insieme di questi rapporti costituisce la struttura economica della societ, ossia la base reale sulla quale si eleva una soprastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non " la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma ", al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. 0cco il famoso economicismo marMiano. 2a struttura della storia - il luogo nel quale occorre cercare le leggi della storia, la sua anatomia - sono i rapporti economici. Tutto il resto - forme del diritto e dello 8tato $dunque anche della politica&, morale, religione, metafisica - " sovrastruttura, ossia qualcosa che deriva dalla struttura e che, in ultima analisi, va spiegato in base ad essa. 2a sovrastruttura si modifica quando si trasforma la struttura, e non viceversa. 0cco perch/ la concezione idealistica della storia, secondo MarM, " profondamente sbagliata! perch/ essa capovolge il processo storico effettivo, facendo delle idee la spiegazione delle cose, mentre sono le cose che spiegano le idee. Kna vera teoria della storia non spiega la prassi partendo dalle idee, ma al contrario spiega la formazione delle idee partendo dalla prassi materiale e perci1 giunge al risultato che tutte le forme e i prodotti della coscienza possono essere eliminati non mediante la critica intellettuale, risolvendoli nell#autocoscienza o trasformandoli in spiriti, fantasmi o spettri, ecc., ma solo mediante il rovesciamento pratico dei rapporti sociali esistenti, dai quali queste fandonie idealistiche sono derivate. Ne consegue, conclude MarM, che Dnon la critica ma la rivoluzione " la forza motrice della storia, anche della storia della religione, della filosofia e di ogni altra teoriaE. (uesto approccio ci consente di illustrare un altro concetto fondamentale! quello di ideologia. 9er MarM la storia " storia di lotta di classi, ossia di lotte socio-economiche, che trasformano la struttura economica della societ. +i " sempre una classe che opprime e una classe che viene oppressa. Tutte le forme sovrastrutturali $a cominciare dalle istituzioni giuridicopolitiche, per finire con le manifestazioni spirituali& non sono che mezzi con i quali la classe dominante esprime e realizza il suo dominio! in questo senso esse sono BideologicheB, poich/ realizzano tale dominio occultandolo dietro una pretesa universalit. Ideologia significa dunque, per un verso, inconsapevolezza, coscienza capovolta! gli ideologi elaborano le illusioni della classe dominante su se stessa, perch/ considerano le idee $le dottrine giuridiche, politiche, filosofiche& come un prodotto dello spirito, quando esse non sono che un prodotto delle condizioni materiali, cio" delle forme di produzione' per altro verso, ideologia pu1 significare aperta ipocrisia, atto con il quale l#interesse di classe viene mascherato da interesse comune. 8appiamo, dunque, che la storia " determinata dall#evoluzione della struttura economica e non certo dalle idee. Ma qual " la molla di tale evoluzioneC 0ssa " costituita, per MarM, dal rapporto tra #forze produttive# $ossia gli uomini, i mezzi e le conoscenze che servono a produrre& e #rapporti di produzione# $vale a dire, i rapporti che si instaurano fra gli uomini nel corso della produzione e che trovano espressione nei rapporti di propriet' in sostanza, sono i rapporti sociali&. (uando le

forze produttive raggiungono un certo grado di sviluppo, esse entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, i quali non rappresentano pi* condizioni di sviluppo per tali forze produttive, bens vere e proprie catene. 8ubentra allora un#epoca di rivoluzione sociale, attraverso la quale i rapporti sociali vengono radicalmente trasformati. Ma questo avviene soltanto quando la vecchia formazione sociale ha sviluppato tutte le forze produttive cui pu1 dare corso' " con la completa maturit che una forma sociale prepara la propria crisi. 3iscontriamo in queste posizioni, ancora una volta, l#eco della dialettica storica di Jegel. MarM tuttavia ammette che tale processo dialettico ha una fine. I rapporti sociali di produzione borghese sono l#ultima forma antagonistica, a suo parere, del processo di produzione sociale. 2a borghesia sviluppa forze produttive tali che consentiranno di superare l#antagonismo, attraverso un processo $caratterizzato inizialmente dalla dittatura del proletariato& il cui esito finale sar la societ comunista, vale a dire una societ senza classi, priva di contraddizioni, e pertanto priva di ogni necessit di oppressione o di mediazione tra contrasti! dunque una societ senza 8tato e senza politica. Il testo in cui forse si pu1 cogliere nel modo pi* chiaro l#applicazione alla realt della concezione materialistica della storia " il Manifesto del 57:7. (ui ritroviamo anzitutto l#analisi della funzione storica della borghesia, che MarM esalta in termini assai positivi! la borghesia, egli dice, ha modificato la faccia della terra in una misura che non ha precedenti nella storia, mostrando ai popoli che cosa possa l#attivit umana. Ja compiuto ben altre meraviglie che le piramidi d#0gitto, gli acquedotti di 3oma e le cattedrali gotiche' ha portato a termine ben altre spedizioni che gli spostamenti dei popoli e le =rociate in Terrasanta. 2a borghesia ha realizzato per la prima volta l#unificazione del genere umano! agevolando le comunicazioni e trascinando nella civilt tutti i paesi " riuscita costruire un mercato mondiale e a porre le basi per un reale cosmopolitismo. Ma questo " soltanto un aspetto della valutazione marMiana della borghesia, che riguarda soprattutto il passato $ossia, la sua funzione storica& di tale classe' per il futuro MarM assimila infatti la borghesia allo stregone che non riesce pi* a dominare le forze da lui evocate, e che pertanto " destinata a soccombere nella lotta di classe con il proletariato. Inoltre nel Manifesto troviamo la critica dei cosiddetti socialismi non-scientifici. MarM divide la letteratura socialista e comunista in tre tendenze di fondo! il socialismo reazionario, quello conservatore o #borghese# e quello critico-utopistico. Il socialismo reazionario " quello che attacca il capitalismo in nome non del futuro, ma del passato! in forme #feudali#, #piccolo-borghesi# o #tedesche#, esso guarda alla societ pre-capitalistica $pre-rivoluzionaria e pre-borghese& come ad un modello positivo. Il socialismo conservatore o borghese " quello di coloro che vorrebbero rimediare agli inconvenienti del capitalismo senza distruggere il capitalismo stesso! nella loro mentalit a-dialettica, dice MarM, costoro vorrebbero i lati positivi del capitalismo senza quelli negativi, non accorgendosi che essi sono inestricabilmente connessi e che pertanto il capitalismo non pu1 essere BcuratoB, ma deve essere distrutto. Il socialismo e comunismo critico-utopistico " invece rappresentato dalle teorie pre-marMiste di 8aint-8imon, Fourier e )Pen! per avendo avuto il merito di aver intravisto l#antagonismo tra le classi e le contraddizioni del mondo moderno, questi autori non hanno riconosciuto al proletariato alcuna funzione autonoma e si sono rivolti invece a tutti i membri della societ, per sviluppare un#azione pacifica di riforme. 8ganciati dalla realt concreta, essi non hanno fatto che elaborare #ideali# astratti, privi di qualsiasi efficacia! ad essi MarM contrappone il proprio socialismo scientifico, basato su un#analisi critico-scientifica dei meccanismi sociali del capitalismo e sull#individuazione del proletariato come forza rivoluzionaria destinata ad abbattere il sistema borghese e a costruire una societ totalmente nuova. 9assiamo ora a delineare, per sommi capi, la teoria economica contenuta nel =apitale, ossia l#anatomia della societ borghese. MarM critica l#economia classica $detta economia borghese& perch/ scambia per naturale ci1 che " un prodotto storico! il modo di produzione borghese-capitalistico. In realt quest#ultimo " il frutto di un determinato cammino storico e reca in s/ i germi della propria dissoluzione. 2a fine del modo di produzione borghese segner, per MarM, la fine dei modi di produzione antagonistici, ossia basati sul rapporto signore-servo' ma " soltanto passando attraverso questa fase che si porranno le basi per lo sviluppo di forze produttive tali da consentire nuovi rapporti di produzione, ossia una nuova societ. Nell#analisi economica di MarM vi sono due capisaldi! la teoria del valore e la legge di sviluppo della societ capitalistica. 2a teoria del valore<lavoro non " nuova - essa " infatti gi presente negli economisti classici, come 8mith e 3icardo -, ma nuove sono le conseguenze che MarM ne trae. 2#assunto " semplice! il valore di una merce " dato dal lavoro occorso per produrla' quindi, valore \ lavoro. Ne consegue che le merci vengono scambiate, sul mercato, attraverso la reciproca commisurazione del lavoro occorso per produrle. Ma il lavoro stesso, che cos#"C Nella societ capitalistica " una merce come tutte le altre, sottoposta alla compra-vendita! MarM denomina questo tipo particolare di merce #forza-lavoro#. Il proprietario della forza-lavoro " il proletario, che non ha altro da vendere, se non la sua capacit di lavorare' vendendo questa #merce# egli ottiene in cambio il salario. Ma come si determina il valore della forza-lavoro $ossia, come si determina il salario&C =ome in tutti gli altri casi, ossia attraverso la quantit di lavoro necessario per produrla! in questo caso ci1 significa che il valore della forza-lavoro equivale al valore dei mezzi di sussistenza necessari per consentire alla forzalavoro di esistere.

Tuttavia, la forza-lavoro, osserva MarM, " una merce sui generis! essa infatti, oltre ad avere un proprio valore, " in grado di saper creare altro valore, attraverso la produzione di altre merci. 8olo il lavoro, infatti, crea valore' le macchine $il capitale costante, secondo la terminologia di MarM& non fanno che cedere ai prodotti il proprio valore, che " gi contenuto nel loro prezzo. )ra, " da questa peculiarit della forza-lavoro che scaturisce il plusvalore! il capitalista compra la forza-lavoro come qualsiasi altra merce, ossia pagandola secondo il valore corrispondente alla quantit di lavoro socialmente necessario a produrla, che, nel caso dell#operaio, corrisponde a quello dei mezzi che gli sono necessari per vivere, lavorare e riprodursi. Tuttavia l#operaio ha la capacit di produrre un valore superiore a quello che gli viene corrisposto con il salario' tale valore, che " incorporato nelle merci prodotte, non viene tuttavia dato al suo produttore, ossia al lavoratore stesso, ma viene trattenuto dal capitalista. Facciamo un esempio! un operaio lavora per 5> ore e quindi crea prodotti per un valore uguale a 5>' se il capitalista gli corrispondesse tutto il valore del prodotto non realizzerebbe alcun guadagno' di conseguenza, il valore equivalente al salario deve essere inferiore al valore globale prodotto dall#operaio. 9oniamo che tale valore sia fissato a @! ne consegue che nelle prime sei ore l#operaio avrebbe creato prodotti aventi un valore equivalente al proprio salario' nelle restanti quattro egli avrebbe quindi BregalatoB il proprio lavoro $plus-lavoro& al capitalista. .al #pluslavoro# dell#operaio discende quindi il #plus-valore# di cui si impossessa il capitalista! con questa teoria MarM ritiene di aver dato una spiegazione scientifica dello sfruttamento, sfruttamento che " possibile solo in quanto il capitalista possiede quei mezzi di produzione di cui " sprovvisto l#operaio, il quale " quindi BcostrettoB a vendersi sul mercato. .al plus-valore deriva il profitto, che non coincide per1 con il primo. )ccorre tenere presente che un#impresa, per funzionare, ha bisogno sia del capitale variabile $destinato ai salari&, sia del capitale costante $macchinari e tutto ci1 che serve al funzionamento della fabbrica&' poich/ il plus-valore deriva soltanto dai salari, ossia dal capitale variabile, il suo saggio risiede nel rapporto tra plus-valore medesimo e capitale variabile. 8erviamoci ancora una volta di un esempio! se il capitale variabile " @ e il plus-valore " :, il saggio del plus-valore sar quattro sesti, ossia due terzi, ossia il @@,@]. Il capitalista deve tuttavia investire non soltanto in capitale variabile $salari&, ma anche in capitale costante $macchinari&! ne consegue che il saggio di profitto non coincide con il saggio di plus-valore, ma scaturisce dal rapporto tra il plus-valore da un lato e la somma del capitale variabile e del capitale costante dall#altro. Tornando al nostro esempio! il capitale variabile era @, il plus-valore era :' assumiamo che il capitale costante sia 5' ne segue che il saggio di profitto sar : diviso 4 $@^5&, dunque quattro settimi, ossia il A4,5]. Il saggio di profitto " pertanto sempre minore del saggio di plus-valore. (uanto alla legge di sviluppo della societ capitalistica, MarM la esprime con la formula .-M-.#. In un#ipotetica societ mercantile semplice - ossia in una societ nella quale ciascun lavoratore sia proprietario dei mezzi produzione e produca pertanto autonomamente un certo tipo di merce - la circolazione avrebbe la forma M-.-M $merce-denaro-merce&! ciascun produttore scambia la merce con denaro, al fine di acquistare un#altra merce' sarebbe una transizione finalizzata esclusivamente al consumo. +iceversa la circolazione capitalistica, come abbiamo anticipato, ha la forma .-M-.# $denaromerce-denaro&, dove .# deve essere maggiore di .! il capitalista insomma compra con il proprio denaro la merce necessaria alla produzione e rivende poi per denaro le merci prodotte. Tutto il movimento " finalizzato ad accrescere il capitale, ossia a produrre profitto' ma tale profitto non viene interamente consumato, pena l#estinzione del processo' esso quindi viene reinvestito. 2a societ capitalistica " quindi retta dalla logica del profitto privato e non da quella dell#interesse collettivo. Inutile ricordare che tali posizioni sono state pi* volte criticate. %nzitutto, esiste una linea di pensiero - che risale ad %dam 8mith e, tramite la scuola austriaca di Menger e Mises, giunge sino a JaQeR - secondo cui la competizione economica tra una pluralit di soggetti liberi, mossi dall#interesse privato e disciplinati da regole generali, risulta essere il modo migliore per produrre l#interesse collettivo, mentre le economie collettivistiche, incentrate sull#abolizione degli interessi privati e sul perseguimento pianificato dell#interesse collettivo, produrrebbero, a dispetto delle loro intenzioni, soltanto una condizione di miseria diffusa $e la storia del LL secolo, a questo riguardo, si " incaricata di dare una spettacolare evidenza a tale argomento&. In secondo luogo, la teoria del valore<lavoro " stata sottoposta a numerose critiche, rilevando come nel determinare il valore della merce entrino in gioco altri fattori $in primo luogo, quello della sua scarsit o della richiesta che incontra&. In terzo luogo, la tesi secondo cui il profitto costituirebbe un BfurtoB ai danni del lavoratore occulta completamente il fatto che l#imprenditore arrischia il proprio capitale - anticipandolo sotto forma di macchinari e di salari in un#impresa il cui esito " sempre incerto e dalla quale pu1 anche derivare la perdita del proprio denaro' e il profitto viene per l#appunto a remunerare tale BrischioB, nonch/ l#inventitit dell#imprenditore, che svolge la funzione socialmente cruciale di creare lavoro e ricchezza. Kn dato certamente campeggia, alla fine del nostro secolo! l#economia di mercato, pur con tutti i suoi difetti $che sono numerosi&, ha saputo creare societ in cui la ricchezza " aumentata e si " diffusa in proporzioni che non conoscono eguali nella storia dell#uomo' e verso queste societ, non a caso, si dirigono tutte le popolazioni povere della terra. % ci1 si aggiunga il fatto che il comunismo - ovunque sia stato realizzato, sia pure nelle condizioni culturali, sociali ed economiche pi* diverse $in 0uropa come in %sia, in %merica come in %frica& - ha sempre coinciso con l#annientamento delle libert civili e politiche, mentre l#economia di mercato " sempre convissuta con regimi liberaldemocratici $" soltanto sul finire del LL secolo, e in regimi spesso originariamente comunisti, che hanno iniziato a svilupparsi sistemi economicamente liberi, ma privi della libert civili e politiche&. Tutto ci1 non significa affatto che

l#economia di mercato sia priva di difetti e che quindi non richieda un costante intervento per rimediare ai suoi aspetti negativi. 0ssa, insomma, non costituisce affatto il paradiso in terra! ma questo obiettivo, contrariamente a quanto " avvenuto per il comunismo, non " mai stato nei progetti originari. Ma torniamo a MarM. Il pensatore tedesco delinea un#analisi catastrofistica del capitalismo, in virt* della quale quest#ultimo " destinato a morire per opera delle sue immani contraddizioni. +ediamone le tappe principali. In un primo momento il capitale cerca di accrescere il plus-valore aumentando la giornata lavorativa! il maggiore plus-lavoro d luogo a maggiore plus-valore' tornando al nostro esempio, se la giornata era di 5> ore $@ di lavoro e : di plus-lavoro&, allungandola a 5A il plus-lavoro, ossia il plus-valore, sale da : a 6. Ma questa strategia incontra dei limiti oggettivi, perch/ oltre una certa soglia la forza-lavoro cessa di essere produttiva. Ne consegue che il capitalismo punta non ad aumentare la giornata lavorativa $#plus-valore assoluto#&, ma a ridurre la parte delle giornata lavorativa necessaria per pagare il salario! ci1 si pu1 ottenere soltanto migliorando la produttivit del lavoro, ad es. con l#innovazione tecnologica. 8i avr cos il #plus-valore relativo#. Tornando al nostro esempio! la giornata lavorativa rimane di 5> ore, ma, grazie all#introduzione di nuovi macchinari, l#operaio riesce a produrre in ? ore la quantit di merci corrispondenti al suo salario, ragion per cui il plus-lavoro sale da : a 4, pur restando invariata la quantit delle ore lavorative. Ma l#aumento di produttivit conseguito in tal modo produce, oltre ad una maggiore conflittualit operaia, il fenomeno delle cicliche crisi di sovrapproduzione, ossia delle fasi in cui l#offerta di merci supera la loro domanda sul mercato. =i1 avviene, secondo MarM, perch/ nel capitalismo vige l#anarchia della produzione, in virt* della quale i capitalisti si precipitano Balla ciecaB nei settori dove il profitto " pi* alto, facendo s che in quel settore si determini una sovrapproduzione. Il risultato di tali crisi " la disoccupazione, che va ad accrescere il cosiddetto #esercito industriale di riserva#. )ltre alle crisi cicliche, il capitalismo " afflitto, secondo MarM, da un altro inconveniente strutturale! la caduta tendenziale del saggio di profitto. 9oich/ le necessit della produzione capitalistica inducono a investire una quota sempre maggiore di capitale nel capitale costante $macchine e materie prime& rispetto al capitale variabile, ne consegue che il saggio di profitto, derivando dal plus-valore, che a sua volta deriva dai salari, " destinato a decadere progressivamente! ma la progressiva decadenza del profitto non " altro che la progressiva decadenza del capitalismo, giacch/ quest#ultimo altro non " che la ricerca del profitto. (uesto " il vero tallone d#%chille del capitalismo, per MarM' altri invece ritengono, inclusi alcuni marMisti, che l#innovazione tecnologica, rendendo pi* produttivo il lavoro, determini non la diminuzione ma l#aumento dei profitti. In conclusione! la caduta tendenziale del saggio di profitto, pi* la concorrenza, pi* le crisi cicliche - il tutto nel quadro della generale anarchia produttiva - condurranno ad un assetto sociale caratterizzato dalla netta scissione tra due classi! da un lato la classe dei capitalisti, sempre pi* ristretta e sempre pi* ricca' dall#altro lato la classe proletaria, sempre pi* numerosa e sempre pi* povera. 0 poich/ il capitalismo ha un carattere naturalmente internazionale, tale ultima scissione antagonistica tende a prodursi su scala mondiale, tendendo all#estremo limite la contraddizione tra forze produttive e rapporti sociali. .i qui il celebre epilogo del I libro del =apitale! la centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventanto incompatibili col loro involucro capitalistico. 0d esso viene spezzato. 8uona l#ultima ora della propriet privata capitalistica. -li espropriatori vengono espropriati.

1%. Tocqueville
enni !io"rafici
%leMis de Tocqueville nasce a +erneuil, presso 9arigi, nel 57>A, da una famiglia aristocratica legata ai ,orbone. Nel 57;4 viene nominato giudice uditore al tribunale di +ersailles, dove conosce ,eaumont, con il quale frequenta le lezioni di -uizot alla 8orbona. Nel 57?> giura fedelt alla nuova monarchia orleanista. Nel 57?5 parte con ,eaumont per studiare, su incarico del Ministero degli Interni, il sistema penitenziario degli 8tati Kniti. Nel 57?; ritorna in Francia e si dimette da magistrato. Nel 57?A pubblica la I parte della ./mocratie en %merique, che incontra un grande successo. Nello stesso anno sposa MarQ MotleQ. Nel 57?4 si presenta alle elezioni per la =amera dei .eputati, ma viene battuto' si ripresenter e verr eletto nel 57?6. Nel 57:> pubblica la II parte della ./mocratie en %merique, che non incontra il successo della prima.

Il ;4 gennaio 57:7 pronuncia un celebre discorso alla =amera, in cui dichiara di ritenere imminente una rivoluzione. %ppena un mese pi* tardi 2uigi Filippo viene travolto da un moto popolare. +iene istituita la 3epubblica e instaurato un governo provvisorio repubblicano-socialista. Tocqueville viene eletto all#%ssemblea =ostituente. In seguito alla vittoria di 2uigi Napoleone alle elezioni del dicembre 57:7 Tocqueville d le dimissioni dagli incarichi diplomatici che aveva assunto. Nel maggio del 57:6 viene rieletto all#%ssemblea Nazionale. .iviene Ministro per gli %ffari 0steri, ma soltanto per cinque mesi' dopo che ,onaparte ha sciolto il governo, Tocqueville rifiuter infatti di far parte di quello successivo. .opo il colpo di 8tato del dicembre 57A5 si ritira dall#attivit politica. Nel 57A; lavora intensamente ad un#opera sulla 3ivoluzione francese' compie studi a Tours sulla societ d#ancien r/gime e in -ermania sul sistema feudale. Tornato in Francia scrive 2#%ncien 3"gime et la 3/volution, che viene pubblicato nel 57A@ ed ottiene un grande successo. Muore nel 57A6 a =annes, a A: anni.

#l pensiero politico
Nella generale riscoperta dei classici del pensiero liberale - riscoperta avviatasi a partire dai primi anni #7> - l#opera di Tocqueville ha occupato $ed occupa& un posto di primo piano. 2a straordinaria analisi della democrazia moderna straordinaria per acutezza e per lungimiranza, essendo stata formulata negli anni trenta dell#)ttocento -, la polemica contro il centralismo amministrativo, l#esaltazione delle autonomie locali e dell#associazionismo, l#interpretazione della 3ivoluzione francese $della quale Tocqueville, assumendo un punto di vista diverso da quello degli attori rivoluzionari, individua con chiarezza i legami di continuit con l#assolutismo monarchico&, infine la diagnosi delle patologie insite nella civilt moderna in quanto civilt egualitaria e di massa! tutto questo conferisce all#opera di Tocqueville un fascino notevolissimo, derivante soprattutto dal fatto che le sue previsioni e i suoi timori sulle societ democratiche, formulati quando quest#ultime erano appena ai loro inizi, si sono rivelati in gran parte esatti. Tocqueville era un aristocratico. Kn aristocratico - dir 3oQer-=ollard - che aveva accettato la disfatta' ma, come " stato recentemente osservato[&%], questo famoso giudizio coglie soltanto in parte nel segno. Tocqueville " indubbiamente un aristocratico! lo " per nascita ed anche per temperamento' tuttavia, come vedremo, il suo " un pensiero autenticamente liberale. Nato nel 57>A da nobile famiglia, egli aveva respirato sin dall#infanzia l#aria della 3estaurazione! la sua famiglia era stata ligia ai ,orboni, sotto i quali aveva trovato fortuna e onori, e soltanto il Termidoro aveva salvato i suoi genitori dalla ghigliottina' la madre - nipote del difensore di 2uigi L+I nel processo che lo avrebbe condotto al patibolo - gli cantava con voce commossa, quando era bambino, le canzoni sulla tragica fine del re. Tuttavia, nonostante l#educazione ricevuta, quando i ,orboni $nel luglio del 57?>& furono travolti dalla 3ivoluzione, il giovane Tocqueville giur1 fedelt a 2uigi Filippo. Fu una scelta assai difficile, che lo pose in contrasto con la famiglia e con l#ambiente del quale faceva parte, e che egli ritenne comunque necessaria, convinto com#era che, qualora anche la monarchia costituzionale orleanista avesse fallito, la Francia sarebbe sprofondata nel caos e nell#anarchia. In una lettera a 8toffels scriveva! le classi medie hanno fatto la rivoluzione, e .io voglia che esse non debbano pentirsene molto presto. -i i ceti inferiori le trattano come una nuova aristocrazia! i giornali soffiano sul fuoco e il popolo, divenuto ormai una potenza, cerca di avere i suoi adulatori. -iungeranno mai le classi medie ad organizzarsi in modo da resistere al movimento che le spingeC %vranno mai una condotta abbastanza intelligente da sentire i pericoli della loro posizione attuale e da sapersi unire per apportarvi qualche rimedioC 2o spero' ma non oso affidarmi molto a questa speranza. In ogni caso, dalla soluzione di questo problema dipender il nostro avvenire. =on l#adesione all#orleanismo Tocqueville non difende solo un determinato ordine sociale $quello borghese&, ma qualcosa di molto pi* ampio! egli difende un ordine politico-costituzionale - vale a dire, quella monarchia costituzionale che costituisce il primo esempio continentale di 8tato dal potere limitato -, alle cui spalle vi erano i valori delle tradizione liberale. )ccorre ricordare che il giovane Tocqueville si forma negli anni della 3estaurazione francese, ossia in un#et che ad onta del nome - non aveva certo #restaurato# l#edificio dell#ancien r/gime, ormai irrevocabilmente crollato, ma che aveva piuttosto segnato la nascita sul suolo francese di una monarchia costituzionale, capace di garantire quelle conquiste civili che risalivano agli anni della 3ivoluzione e che erano state soppresse dal dispotismo napoleonico. 2a genesi del pensiero di Tocqueville va dunque collocata, come ha giustamente sostenuto .e =aprariis, sullo sfondo della cultura e delle lotte politiche dell#et della 3estaurazione! in quegli anni, Tocqueville aveva riscoperto il valore autenticamente liberale della 3ivoluzione dell#76, distinguendola dalle degenerazioni sanguinose del Terrore' perci1, quando si deline1 la politica reazionaria di =arlo L $caratterizzata dal tentativo di sopprimere le garanzie costituzionali&, egli si schier1 con fermezza dalla parte dei liberali. =i1 non toglie che l#adesione al regime orleanista fu per Tocqueville, per le ragioni che abbiamo ricordato, molto penosa' sicch/ il viaggio in %merica, come " stato rilevato [&&], fu da lui intrapreso non soltanto per conoscere direttamente una

grande repubblica democratica, ma anche per sfuggire a una situazione politicamente e psicologicamente delicata. Tocqueville part , insieme a ,eaumont, nell#aprile del 57?5 e torn1 in patria nell#ottobre dell#anno seguente! " da questo lungo viaggio - durante il quale egli visit1 moltissime localit ed ebbe numerosissimi contatti - che nacque 2a d/mocratie en %m/rique, scritto nel biennio 57??-?: e pubblicato nel 57?A. Il libro ebbe un immediato successo, che rivel1 come il suo autore fosse Dun pensatore capace non solo di analizzare magistralmente il presente, ma anche di individuare le tendenze che si sarebbero sviluppate in futuro. In questo senso Tocqueville non fu solo un eminente studioso della societ e della politica, fu anche un profeta, nel significato positivo e realistico ... della parolaE[&(]. Ma che cosa vide il pensatore normanno nella giovanissima nazione americanaC =onfesso - dice Tocqueville in una delle tante straordinarie pagine de 2a d/mocratie en %m/rique - che nell#%merica ho visto qualcosa di pi* dell#%merica! vi ho cercato l#immagine della democrazia stessa, delle sue tendenze, del suo carattere, dei suoi pregiudizi, delle sue passioni, e ho voluto studiarla per sapere almeno ci1 che da essa dobbiamo sperare o temere. 8u un punto infatti Tocqueville non ha dubbi! la democrazia " il nostro destino. Molti europei videro negli 8tati Kniti il proprio passato! un continente ancora vergine, allo stato di natura, dove si andava edificando una civilt e dove si era appena riprodotta, su scala naturale, la scena grandiosa di quel contratto sociale che aveva dominato le teorie politiche europee tra 8eicento e 8ettecento. Tocqueville, con eccezionale lungimiranza, intuisce invece che gli 8tati Kniti non rappresentano, per l#0uropa, il suo lontanissimo passato, bens il suo futuro prossimo' non ci1 che essa ha alle sue spalle, ma ci1 che la attende. 2#atteggiamento di Tocqueville per la democrazia " venato da una profonda ambivalenza, della quale egli " lucidamente consapevole. .a un lato, egli riconosce che democrazia significa progresso sociale e civile! in essa ogni uomo, essendo uguale agli altri, sente un uguale bisogno dei suoi simili, sicch/ l#interesse particolare si fonde con l#interesse generale' nella democrazia, inoltre, la maggioranza dei cittadini gode di un benessere maggiore rispetto al passato. .all#altro lato, Tocqueville non pu1 fare a meno di osservare come nelle democrazie manchi l#entusiasmo e l#ardore della fede, come esse abbiano meno splendore, meno gloria, meno forza, infine come esse tendano ad un appiattimento e ad un conformismo generali. Jo per le istituzioni democratiche - scrisse il pensatore normanno in un celebre appunto di lavoro - un gusto di testa, ma sono aristocratico per istinto, cio" disprezzo e temo la folla. %mo con passione la libert, la legalit, il rispetto dei diritti, ma non amo la democrazia, ecco il fondo del mio animo ... 2a libert " la prima delle mie passioni, ecco la verit. =ome ha finemente osservato 3aQmond %ron, Tocqueville oscilla nei suoi giudizi sulla societ democratica tra la severit e l#indulgenza, tra la reticenza del cuore e l#adesione esitante della ragione. Ma v#" un punto sul quale il pensatore normanno non ha dubbi o esitazioni! la tendenza verso la democrazia gli appare infatti come un processo necessario e inevitabile, che caratterizza tutta la storia moderna. Nell#LI secolo, egli dice, la nobilt aveva un valore incalcolabile' nel LII secolo gi la si poteva comprare' e negli ultimi settecento anni non si incontra in tutta la storia della Francia un solo avvenimento di particolare importanza che non si sia risolto in favore dell#eguaglianza sociale! le crociale e le guerre con gli Inglesi decimano i nobili e dividono le loro terre' il costituirsi dei comuni introduce la libert democratica in seno alla monarchia feudale' l#invenzione delle armi da fuoco rende uguali il plebeo e il nobile sul campo di battaglia' la stampa offre le medesime risorse alla loro intelligenza' la posta porta le notizie alla soglia della capanna del povero come alla porta dei palazzi' il protestante sostiene che tutti gli uomini sono ugualmente in grado di trovare la via del =ielo. 2a scoperta dell#%merica apre mille nuove strade alla fortuna e offre ricchezza e potere all#oscuro avventuriero. 0 se la linea di tendenza " questa, si chiede Tocqueville, come si pu1 pensare che la democrazia, dopo aver distrutto il feudalesimo e le monarchie assolute, indietregger davanti ai borghesi e ai ricchiC %nche la sorte della grande borghesia " ormai segnata, ed essa dovr fare i conti con il livellamento democratico. .i fronte alla grandiosit e ineluttabilit di questo processo storico - che avanza da tanti secoli, che ha sormontato qualsiasi ostacolo e che ancora oggi progredisce in mezzo alle rovine che ha prodotto - Tocqueville prova una sorta di Bterrore religiosoB. Ma proprio perch/ si tratta di un processo ineluttabile, " inutile scandalizzarsi di fronte a certe caratteristiche della democrazia, rifiutarla da un punto di vista sentimentale o culturale, maledirla o esecrarla' non resta che prenderne atto e, se possibile, influire su di essa. 8e il progresso democratico " ineluttabile, non resta che cercare di dirigerlo. 8crive Tocqueville! educare la democrazia, rianimare, se " possibile, le sue fedi, purificare i suoi costumi, regolare i suoi movimenti, sostituire, poco per volta, la scienza degli affari all#inesperienza, la conoscenza dei suoi reali interessi ai suoi ciechi istinti' adattare il suo governo ai tempi e ai luoghi, modificarlo secondo le circostanze e gli uomini! questo " il principale dovere che oggi s#impone ai nostri governanti. 0# necessaria una scienza politica nuova per un mondo ormai completamente rinnovato.

Ma le classi dirigenti francesi non hanno fatto nulla di tutto ci1' esse hanno abbandonato la democrazia a se stessa, ai suoi istinti e ai suoi impulsi. Il risultato " che la Francia conosce e soffre tutti i mali della democrazia, senza godere dei suoi pregi. Il compito che si propone Tocqueville va proprio in questa direzione! egli si propone di studiare a fondo la democrazia per dirigerla e purificarla, per aiutare la vecchia 0uropa a realizzarne consapevolmente le conquiste e, al tempo stesso, per cancellarne $o limitarne& i pericolosi difetti. -li 8tati Kniti offrono, per questo compito, un terreno ideale! l , infatti, il principio democratico - liberato da tutto ci1 che lo ostacolava nelle societ europee - " cresciuto liberamente e rigogliosamente, sviluppandosi dapprima nei costumi e quindi nelle leggi. Naturalmente Tocqueville non ha alcuna intenzione di raccomandare all#0uropa la pedissequa imitazione del sistema americano' ma poich/ quest#ultimo costituisce la forma pi* avanzata e matura di democrazia, ci1 consente di mettere a fuoco presupposti e implicazioni di tale modello socio-politico, i suoi vantaggi e i suoi pericoli, al fine di decidere consapevolmente quali tratti della democrazia sia utile realizzare, e quali sia bene respingere, sul continente europeo. =ome dicevamo all#inizio, Tocqueville cerca nell#%merica qualcosa di pi* dell#%merica! vi cerca l#immagine della democrazia stessa, il suo #modello#, il suo #tipo ideale# $nel senso Peberiano del termine&. =i1 significa che siamo lontani da qualsiasi idealizzazione! infatti il pensatore normanno sar affascinato da alcuni aspetti, ma preoccupato per altri' aderir razionalmente a certi princ pi e a certi istituti della democrazia americana, ma non mancher di mettere in guardia contro le loro degenerazioni, che in alcuni casi sono inevitabili. Il quadro che ne risulta, come " stato osservato, Dpu1 apparire - e in effetti " - sostanzialmente contraddittorio. Ma si tratta di una contraddizione altamente produttiva sia sul piano conoscitivo che su quello etico-politicoE[&)]. 8ar infatti proprio questa ambivalenza - vale a dire, la non completa identificazione di Tocqueville con i valori della democrazia moderna, non completa identificazione dovuta proprio alla cultura aristocratica dalla quale proviene - a consentire al pensatore normanno di gettare sulla democrazia lo sguardo pi* lucido di tutto l#)ttocento. +eniamo dunque all#analisi contenuta ne 2a d/mocratie en %m/rique! tra le novit che attirarono la mia attenzione durante la mia permanenza degli 8tati Kniti - leggiamo nelle prime pagine - nessuna mi ha maggiormente colpito dell#uguaglianza delle condizioni. 2a democrazia " per Tocqueville anzitutto eguaglianza delle condizioni. (uesta identificazione " stata criticata da alcuni studiosi, che l#hanno trovato generica e imprecisa. 0ssa " invece, come " stato giustamente rilevato, Duna categoria sociopolitica assai pregnante, perch/ comprende, oltre che determinazioni economiche, sociali, giuridiche e politiche, anche determinazioni culturali e spiritualiE[&*]. 2a democrazia " insomma qualcosa di pi* che un insieme di istituti giuridicopolitici' essa " anche un sistema socio-economico e un sistema culturale-spirituale! e il principio ispiratore di ognuna di queste dimensioni " la #eguaglinza delle condizioni#. Non bisogna dimenticare, del resto, che nel pensiero di Tocqueville convivono due aspetti! quello politico in senso stretto e quello pi* generalmente sociologico. 0 secondo alcuni studiosi[&+] l#aspetto sociologico dell#opera tocquevilliana sarebbe assai pi* importante di quello politico. 3iprendendo un giudizio di Marcel 9r/lot, +alentini sostiene infatti che Tocqueville " stato il primo politologo, il primo scienziato politico contemporaneo' la ./mocratie en %merique andrebbe quindi posta a fianco dei 8iM livres de la 3/publique di ,odin, dell#0sprit des 2ois di Montesquieu e della stessa 9olitica di %ristotele. Ma torniamo alle riflessioni di Tocqueville! senza fatica constatai - dice lo studioso normanno a proposito degli 8tati Kniti - la prodigiosa influenza che l#eguaglianza delle condizioni esercita sull#andamento della societ! essa d allo spirito pubblico una determinata direzione, alle leggi un determinato indirizzo, ai governanti nuovi pinc pi, ai governati abitudini particolari. 8ubito mi accorsi che questo fatto estende la sua influenza assai oltre la vita politica e le leggi, e che domina non meno la societ civile che il governo! infatti crea opinioni, fa sorgere sentimenti, suggerisce usanze e modifica tutto ci1 che non crea direttamente. 9ertanto, pi* studiavo la societ americana, pi* vedevo nell#eguaglianza delle condizioni la forza generatrice da cui pareva derivare ogni fatto particolare' e me la ritrovavo continuamente davanti come un punto centrale, in cui convergevano tutte le mie osservazioni. 0guaglianza delle condizioni e sistema democratico fanno quindi tutt#uno. =ome ha potuto verificarsi tale fenomenoC +ale a dire, come mai il principio democratico, che in 0uropa ha incontrato cos numerosi ostacoli, negli 8tati Kniti ha potuto svilupparsi sino a permeare di s/ ogni aspetto della vita socialeC 2e cause fondamentali sono due, secondo Tocqueville. %nzitutto, ci1 dipende dalle caratteristiche degli emigranti che andarono a vivere in %merica! essi si trovavano tra di loro in una condizione di eguaglianza $condizione evidentemente anomala, rispetto alla societ europea del tempo, dove il lavor o dei secoli aveva prodotto diseguaglianze di tutti i tipi&' inoltre essi si erano formati nelle lotte religiose, il che aveva purificato i loro costumi ed elevato la loro cultura' la maggior parte di essi aderivano ad una corrente religiosa $il 9uritanesimo& nota per l#austerit dei suoi princ pi e che, al tempo stesso, si era congiunta in pi* punti con le pi* avanzate

teorie democratico-repubblicane' essi avevano inoltre ricevuto, nel vivo delle lotte politico-religiose che avevano sconvolto il loro paese d#origine, una straordinaria educazione politica, per cui sapevano bene cosa significasse porsi sotto la protezione della legge o reclamare i diritti di libert $anche in questo la loro situazione era anomala, rispetto agli altri popoli europei&' infine, appartenevano tutti alle classi agiate della madrepatria. 2#unione di tutti costoro sul suolo americano diede quindi luogo, secondo Tocqueville, ad un singolare fenomeno! la creazione di una societ dove non si trovavano n/ nobili e plebei, n/ ricchi e poveri, ma una generale $relativa, s#intende& eguaglianza delle condizioni. In secondo luogo, il suolo americano non permetteva $almeno al nord& il sorgere dell#aristocrazia terriera, perch/ la difficolt di dissodarlo richiedeva gli sforzi costanti del proprietario stesso' la terra rendeva assai poco e pertanto essa venne spezzettata in piccole propriet, coltivate dal proprietario medesimo. 2#insieme di queste condizioni perdur1 per tutto il 8eicento, cosicch/ la Nuova Inghilterra si and1 configurando come una societ spiritualmente e socialmente omogenea, ben diversa dalla societ europea. In questo quadro, nonostante taluni radicalismi dovuti al fanatismo puritano, le leggi politiche della Nuova Inghilterra assunsero un carattere assai pi* avanzato rispetto a quelle europee! i princ pi generali su cui poggiano le costituzioni moderne, questi princ pi che la maggior parte degli 0uropei del L+II secolo comprendeva appena e che trionfavano allora in modo incompleto in -ran ,retagna, sono tutti riconosciuti e fissati dalle leggi della Nuova Inghilterra! la partecipazione del popolo agli affari pubblici, il voto non vincolato all#imposta, la responsabilit dei governanti, la libert individuale e il giudizio per giuria sono stabiliti senza discussione e in modo effettivo. In questo brano si possono gi cogliere le profonde consonanze di Tocqueville con la democrazia americana. .i questa lo affascinano anche altre aspetti, come la mobilit sociale, la vitalit della societ civile e l#autonomia ammistrativa. =irca la mobilit sociale, Tocqueville non intende certo affermare che anche negli 8tati Kniti non vi siano dei ricchi' non solo questi ci sono, ma - osserva il pensatore normanno - Dnon conosco un paese in cui l#amore per il denaro occupi un posto maggiore nel cuore umanoE. =i1 non toglie che la fortuna vi circoli con una rapidit incredibile, tanto che " raro vedere due generazioni consecutive raccoglierne i favori. 2a libera iniziativa economica, priva di barriere socio-politiche, prorompe nella societ americana con tutta la sua forza, conducendo ad una societ in cui le classi medie rappresentano la maggioranza. (uanto alla societ civile, anch#essa " caratterizzata da una straordinaria vitalit, che " il risultato della sua indipendenza dal potere politico. Non c#" paese al mondo - scrive Tocqueville - ove gli uomini facciano, in definitiva, tanti sforzi per creare il benessere sociale. Non conosco un popolo che sia riuscito a crare scuole altrettanto numerose ed efficienti' chiese pi* adatte ai bisogni religiosi degli abitanti' strade comunali meglio tenute. Non bisogna dunque cercare negli 8tati Kniti l#uniformit e stabilit di vedute, la cura minuziosa dei particolari, la perfezione dei procedimenti amministrativi' ci1 che vi si trova " l#immagine della forza, un po# selvaggia, " vero, ma piena di potenza, l#immagine della vita, disseminata di contrariet, ma anche di movimento e di sforzi. 0# un modello opposto a quello europeo del dispotismo illuminato, dove uno 8tato paternalistico $e quindi autoritario& veglia continuamente sul suddito, controllando e predisponendo la stessa vita sociale. 8i tratta tuttavia di una protezione il cui prezzo sta nella libert e nella vitalit! se poi questa autorit, nello stesso tempo in cui allontana le pi* piccole spine dal mio passaggio, " padrona assoluta della mia libert e della mia vita' se monopolizza il movimento e la vita al punto che, quando essa langue, tutto langue, quanto essa dorme, tutto dorme, quando essa muore, tutto muoreC =ome si pu1 vedere, qui Tocqueville si spinge molto avanti nell#apprezzamento della societ liberal-democratica, fino ad accettare interamente e quasi ad identificarsi - ha scritto ,edeschi - con il suo fattore dinamico, individuato nella #spontaneit assoluta di autodeterminazione degli individui#. 0cco perch/ il famoso giudizio di 3oQer-=ollard, che ho citato all#inizio, coglie soltanto parzialmente nel segno! perch/ Tocqueville non " soltanto colui il quale considera la democrazia qualcosa di ineluttabile, ma anche un pensatore che aderisce intimamente al modo moderno di intendere la libert. Infine, come dicevo, egli apprezza enormemente l#autonomia amministrativa che contraddistingue gli 8tati Kniti! essa costituisce, ai suoi occhi, la massima espressione e, al tempo stesso, la condizione fondamentale della libert e della vitalit presenti nella democrazia americana. I suoi strumenti sono i comuni e le contee, i quali, pur nella variet delle forme assunte, si basano tutti sul medesimo principio, secondo cui ognuno " il miglior giudice di ci1 che lo riguarda direttamente e quindi il pi* qualificato per provvedere ai suoi bisogni particolari. =omuni e contee, dice Tocqueville, vegliano sui loro particolari interessi' lo 8tato governa, ma non amministra. % questo principio si possono trovare eccezioni' ma non si trova mai sostenuto un principio contrario. (uesta dottrina ha determinato una serie di conseguenze positive! anzitutto, che gli ammistratori locali debbano essere scelti dai cittadini stessi' tale principio elettivo ha impedito la formazione di gerarchie' e poich/ vi sono tanti funzionari indipendenti quante sono le funzioni, il potere amministrativo si " disseminano in una molteplicit di mani' non esistendo gerarchia amministrativa ed essendo gli amministratori irrevocabili sino alla fine del

mandato, " stato necessario introdurre i tribunali nell#amministrazione, per mezzo dei quali i corpi secondari e i loro rappresentanti sono costretti a ubbidire alle leggi. Tocqueville sa bene che una nazione non pu1 vivere, se il potere non viene accentrato' ma sa anche che tale accentramento acquisisce una forza immensa e finisce per soffocare una societ, se si unisce a quello ammistrativo, perch/ inibisce e alla fine uccide lo spirito di iniziativa. 2#esempio pi* evidente " la Francia. Negli 8tati Kniti, invece, il pi* alto accentramento politico si accompagna al pi* alto decentramente amministrativo! da questa combinazione nascono tutti i vantaggi della democrazia americana. Fin qui i pregi della democrazia americana' ma dall#analisi di Tocqueville emergono anche i suoi molti difetti e i suoi numerosi pericoli. I difetti e i limiti emergono attraverso la comparazione che il pensatore normanno istituisce tra democrazia e aristocrazia! in primo luogo, l#aristocrazia appare dotata di maggiore energia. In generale, i popoli liberi mostrano nei pericoli un#energia infinitamente superiore a quella dei popoli che vivono in regimi oppressivi o tirannici' ma, aggiunge Tocqueville, ci1 accade soprattutto nei popoli liberi presso i quali prevale l#elemento aristocratico. 2a democrazia " molto pi* adatta a governare una societ pacifica o a fare, quando occorra, uno sforzo anche vigoroso, ma di breve durata' essa non riesce ad affrontare per lungo tempo le grandi tempeste politiche per una semplice ragione! Dperch/ gli uomini - scrive Tocqueville - si espongono ai pericoli e alle privazioni per entusiasmo, ma non vi restano esposti a lungo se non per riflessioneE. Ma " proprio la riflessione - cio" la chiara percezione dell#avvenire fondata sulla cultura e sull#esperienza - ci1 che manca alla democrazia! il popolo, dice Tocqueville, pi* che ragionare intuisce' e se i mali che gli si prospettano sono grandi, " possibile che esso dimentichi i mali pi* grandi che forse l#attendono in caso di sconfitta. 2a carenza di riflessivit e cultura si rivela anche nella legislazione delle democrazie! " vero che le leggi democratiche tendono generalmente al bene della massa, perch/ emanano dalla maggioranza dei cittadini, la quale pu1 certamente sbagliare, ma non pu1 avere un interesse contrario a se stessa' e occorre riconoscere che leggi aristocratiche tendono a monopolizzare potere e ricchezza, perch/ l#aristocrazia " costitutivamente minoritaria! se ne pu1 concludere che gli scopi della democrazia, quando legifera, sono pi* utili all#umanit di quelli aristocratici. Ma " altrettanto vero, sostiene Tocqueville, che l#aristocrazia " infinitamente pi* abile della democrazia nella scienza della legislazione! padrona di s/, non " affatto soggetta a impulsi passeggeri' essa ha programmi a lungo termine che sa maturare fino a che si presenti l#occasioone favorevole. 2#aristrocrazia procede saggiamente' essa conosce l#arte di far convergere nello stesso tempo, verso uno stesso punto, la forza collettiva di tutte le leggi. Non cos la democrazia! le sue leggi sono, quasi sempre, difettose o intempestiveE. Mentre la massa del popolo pu1 essere sedotta e traviata a causa della propria ignoranza e delle proprie passioni, un corpo aristocratico, invece, D" un uomo fermo e illuminato che non muore mai. Il pensatore normanno rivolge inoltre alla democrazia americana delle critiche circostanziate. 0gli rileva che la rieleggibilit del 9residente fa s che questo non governi pi* nell#interesse dello 8tato, ma in quello della propria rielezione. In secondo luogo, Tocqueville " colpito dal fatto che le qualit pi* eccellenti sono molto diffuse tra i governati, ma assai rare tra i governanti' tale mediocrit della classe politica " dovuta, a suo parere, al fatto che " molto difficile elevare la cultura del popolo americano oltre un certo livello, sia perch/ gli individui sono quasi totalmente assorbiti dalle attivit economiche, sia perch/ se l#istruzione elementare " alla portata di tutti, quella superiore non " quasi alla portata di nessuno e quando viene comunque intrapresa ci1 avviene con scopi immediatamente professionali $vengono insomma studiate soltanto le scienze che preparano ad un mestiere o che sono comunque di utilit immediata&. 2#insieme di queste circostanze rende i cittadini americani poco capaci di scegliere, come propri rappresentanti, uomini di merito' ma a ci1 occorre aggiungere un difetto costitutivo della democrazia, vale a dire il fatto che essa sviluppa al massimo grado il sentimento dell#invidia. 2#ansia di affermarsi sul piano sociale mobilita emotivamente il singolo, l#incertezza del successo lo irrita, ed egli si agita, si stanca, si inasprisce. Tutto ci1 che in qualche modo lo supera - scrive Tocqueville - gli pare allora un ostacolo ai suoi desideri, e non c#" superiorit, anche legittima, la cui vista non affatichi i suoi occhi. 2e classi elevate non sono odiate, ma guardate senza alcuna benevolenza, cos come poco graditi sono i grandi ingegni! ne consegue che se gli istinti naturali della democrazia spingono il popolo ad allontanare gli uomini eminenti dal potere, un istinto non meno forte porta tali uomini ad allontanarsi dalla carriera politica. Non a caso, la =amera dei rappresentanti offre uno spettacolo miserevole di volgarit e di ignoranza' per converso, osserva tuttavia Tocqueville, il 8enato offre un#immagine radicalmente diversa, essendo composto di uomini di altissima levatura morale e professionale. 2a ragione di questo singolare contrasto " rinvenuta dal pensatore normanno nel sistema elettivo, che per la =amera " diretto, mentre per il 8enato prevede due gradi. 0cco un#altra dimostrazione di come non si possa lasciare la democrazia ai suoi $spesso bassi& istinti e di come essa debba sempre essere filtrata e corretta. Ma, al di l di questi pur considerevoli difetti, la democrazia " afflitta da un pericolo ancora maggiore, che proviene dalla sua stessa essenza e che rischia, alla lunga, di immiserire le energie migliori della societ. (uesto pericolo consiste nello strapotere della maggioranza, nella famosa #tirannia della maggioranza#. In democrazia quest#ultima tende a divenire sempre pi* forte' n/ ci1 deve meravigliare, perch/ la democrazia, prima di essere un insieme di istituti giuridico-politici, "

un atteggiamento intellettuale e morale, il quale si fonda - secondo Tocqueville - sull#idea che vi sia pi* cultura e saggezza in molti uomini riuniti, piuttosto che in uno solo! " Dla teoria dell#eguaglianza applicata all#intelligenzaE. (uesta concezione ha trovato negli 8tati Kniti perfetta applicazione nel completo asservimento del legislativo alla maggioranza e nelle scarse garanzie date alle minoranze! il legislativo ", di tutti i poteri politici, quello che obbedisce pi* volentieri alla maggioranza. -li americani hanno voluto che i membri del potere legislativo fossero nominati direttamente dal popolo, e per un periodo molto breve, al fine di obbligarli a sottomettersi non solo alle opinioni generali, ma anche alle passioni giornaliere dei loro elettori. 8empre pi* di frequente, continua Tocqueville, gli elettori tracciano per il deputato una sorta di linea di condotta, alla quale egli si deve attenere' ma nel momento in cui i deputati ricevono, di fatto, un mandato imperativo, l#unica differenza con il governo della piazza, osserva Tocqueville, sta nell#assenza dei tumulti. =i1 fa s che per le minoranze rimanga uno spazio davvero esiguo! a chi pu1 rivolgersi, negli 8tati Kniti, un uomo o un partito che abbia subito un#ingiustiziaC Il risultato di una simile situazione " una sorta di tirannia pi* efficace e raffinata dei vecchi sistemi assolutistici europei' pi* efficace perch/ il potere della maggioranza ha una forza quantitativamente e qualitativamente maggiore di quella del monarca. 8otto il governo assoluto di uno solo, il dispotismo, per arrivare all#anima, colpiva grossolanamente il corpo' e l#anima sfuggendo a quei colpi, s#elevava gloriosa al di sopra di esso! ma nelle repubbliche democratiche la tirannide non procede affatto in questo modo! essa trascura il corpo e va diritta all#anima. Il padrone non dice pi*! tu pernserai come me o morirai' dice! sei libero di non pensare come me' la tua vita, i tuoi beni, tutto ti resta' ma da questo giorno tu sei uno straniero tra noi. =onserverai i tuoi privilegi di cittadinanza, ma essi diverranno inutili, poich/, se tu ambisci l#elezione da parte dei tuoi concittadini, essi non te l#accorderanno, e se chiederai solo la loro stima, essi fingeranno anche di rifiutartela. 3esterai fra gli uomini, ma perderai i tuoi diritti all#umanit. (uando ti avvicinerai ai tuoi simili, essi ti sfuggiranno come un essere impuro' e anche quelli che credono alla tua innocenza, ti abbandoneranno, poich/ li si fuggirebbe a loro volta. +a in pace, io ti lascio la vita, ma ti lascio una vita che " peggiore della morte. =he cosa consente, allora, alla democrazia americana - dove il principio della sovranit popolare riceve un#applicazione cos pervasiva - di restare, nonostante tutto, una democrazia liberaleC 2a risposta sta in una serie di contrappesi, che costituiscono dei veri e propri anticorpi alle caratteristiche antiliberali della democrazia pura. %nzitutto abbiamo la divisione dei poteri! la tendenza allo strapotere del legislativo, tipica delle democrazie pure, " frenata negli 8tati Kniti dall#indipendenza dell#esecutivo $ossia del 9residente&, il quale possiede, ad esempio, il diritto di veto. 8i potrebbe anche aggiungere che l#elezione diretta del capo dell#esecutivo conferisce a quest#ultimo lo stesso grado di legittimit democratica che possiede il legislativo. In secondo luogo, abbiamo il giur nella giustizia penale e civile! Tocqueville ritiene, come =onstant, che la partecipazione ai processi nella veste di giurati crei nel popolo un abito giuridico, ossia una disposizione al rispetto dei diritti altrui, contro le tendenze egoistiche e anarcoidi. (uesti contrappesi, per quanto importanti, non sarebbero tuttavia sufficienti. Kn ruolo decisivo spetta, ancora una volta, al decentramento amministrativo e al corpo dei giudici. 8ul primo ci siamo gi soffermati! qui basti ricordare che il governo centrale si deve affidare ai comuni ed alle contee per eseguire le proprie direttive' in tal modo questi enti vengono a costituire, secondo Tocqueville, una sorta di scogli nascosti, che possono ritardare o dividere il potente flutto della volont popolare. 0# questa la differenza fondamentale che separa la democrazia americana da quella europea $in particolare, da quella francese&! mentre quest#ultima ha ereditato il centralismo politico-ammistrativo della monarchia assoluta, quella americana " nata come democrazia, senza precedenti assolutistici e rivoluzionari. In essa il principio della sovranit popolare viene dal basso, dai costumi e dalle abitudini delle comunit puritane, dai modi di organizzare il potere locale, nei comuni e nelle contee, anche quando il legame con l#Inghilterra non permetteva di utilizzare tale sistema a livello centrale! la sovranit popolare si " sviluppata #dal basso verso l#alto# e #dai costumi alle leggi#. Il suo principio fondante - la sovranit popolare - ha ricevuto un#applicazione e un consenso che non sono riscontrabili sul continente europeo! negli 8tati Kniti il dogma della sovranit del popolo non " una dottrina isolata, che non tenga conto n/ delle abitudini n/ dell#insieme delle idee dominanti, ma pu1 considerarsi invece come l#ultimo anello di una catena di opinioni che circonda tutto il mondo anglo-americano. 2a 9rovvidenza ha elargito a ciascun individuo, chiunque esso sia, quel tanto di ragione necessario perch/ egli possa dirigersi da solo nelle cose che lo interessano personalmente. 0# questa la gran massima sulla quale negli 8tati Kniti riposa la societ civile e politica' il padre di famiglia l#applica ai suoi figli, il padrone ai suoi servi, il =omune ai suoi amministrati, la 9rovincia ai =omuni, lo 8tato alle 9rovincie, l#Knione agli 8tati. 0stesa all#intera nazione questa massima diviene il dogma della sovranit popolare. 8ono chiari, in questo brano, i riferimenti - per contrasto - all#0uropa e, in particolare, alla Francia! la sovranit popolare non " una dottrina isolata, ossia che non tenga conto delle abitudini e dell#insieme delle idee dominanti. 0vidente la critica alla teoria politica partorita dalla cultura illuministica! essa non tiene conto della storia, del passato, della concreta configurazione assunta dalla societ e dalla mentalit degli uomini' la ragione si erge, assoluta, di fronte al reale nella sua variet e molteplicit, non riconoscendo ad esso alcuna razionalit e pretendendo quindi di ridisegnarlo completamente

secondo i suoi astratti criteri. +iceversa, negli 8tati Kniti, la democrazia $vale a dire, il principio della sovranit popolare& si " innestato naturalmente sul tronco della realt sociale e culturale. Ma torniamo all#ultimo contrappeso che consente alla democrazia americana di essere una democrazia liberale! gli uomini di legge, che Tocqueville chiama #legisti#. 0ssi svolgono una funzione cruciale nel sistema americano, perch/ intervengono in due fasi sulle leggi, ossia sullo strumento-principe della democrazia! nella fase della redazione $nelle assemblee legislative spetta a loro redigere materialmente i testi di legge& e in quella dell#applicazione, in quanto giudici. I legisti rappresentano, agli occhi di Tocqueville, una specie di aristocrazia, nella societ democratica americana! essi formano un #corpo#, essendo uniti dagli studi comuni e da una comune mentalit. (uesta mentalit consiste in una Distintiva tendenza all#ordineE, in un Damore naturale delle formeE e in un Dgrande disgusto per le azioni della moltitudineE! come si pu1 vedere, sono presenti il richiamo alla legalit, allo spirito giuridico $concepito come qualcosa di opposto al disordine violento della piazza& e all#ordine[&.]. 9erci1 negli 8tati Kniti il corpo dei legisti forma il pi* potente contrappeso alla democrazia! quando il popolo si lascia inebriare dalle proprie passioni, o si abbandona ai propri impulsi, i legisti gli fanno sentire un freno quasi invisibile che lo modera e lo trattiene! ai suoi istinti democratici, essi oppongono segretamente le loro tendenze aristocratiche' al suo amore della novit, il loro rispetto superstizioso per ci1 che " antico' all#immensit dei suoi piani, le loro vedute ristrette' al suo disprezzo delle regole, il loro gusto per le forme' e alla sua foga, la loro abitudine di procedere con lentezza. ,edeschi ha giustamente osservato che queste pagine non devono essere catalogate come semplicemente conservatrici! Dla critica tocquevilliana del potere irresistibile o tirannico della maggioranza nelle societ democratiche, che si esprime sia attraverso il conformismo di massa sia attraverso passioni o impulsi irrazionali ... " ispirata a un rispetto religioso per l#individuo, per la sua libert intellettuale e morale, per l#autonomia della sua sfera interiore e della condotta che ne discende. 0# una critica, insomma, autenticamente liberaleE[(/]. =oncludiamo facendo qualche cenno alla seconda parte della .emocrazia in %merica. 8critta a pochi anni di distanza, essa non costituisce un semplice prolungamento della prima' il lettore assiste infatti a vari e significativi cambiamenti, che non sempre sono coerenti con le tesi sostenute nella prima parte. In primo luogo, mentre la prima parte dell#opera " pi* concreta e mira a offrire, con testimonianze e informazioni di prima mano, un ritratto socio-politico della democrazia americana, nella seconda parte quest#ultima passa sullo sfondo, mentre l#%utore, guardando prevalentemente alla situazione francese ed europea, mira soprattutto a cogliere le caratteristiche pi* generali di una civilt egualitaria. )ltre ad essere pi* astratta nel metodo, la seconda parte della .emocrazia in %merica ", in secondo luogo, pi* pessimistica nella sostanza e nel tono' il concetto della #tirannia della maggioranza# viene ripreso e approfondito sino a divenire il connotato essenziale delle societ democratiche, caratterizzate da un pesante conformismo di massa. In terzo luogo, il centralismo politico-amministrativo viene visto come una tendenza in certa misura inevitabile delle societ democratiche, il che significa che quanto pi* la democrazia realizza se stessa $cio" eguaglia le condizioni sociali&, tanto pi* distrugge la libert intesa come autodeterminazione dei singoli e autonomia della societ civile [(1]. In quarto e ultimo luogo, nella seconda parte emerge con grande rilievo un problema di formidabile importanza! la rivoluzione industriale e i suoi effetti sulla societ. 0 qui i toni pessimistici di Tocqueville saranno assai vicini a quelli della contemporanea letteratura socialista. +ediamo ora di chiarire meglio tutti i punti appena indicati. Fra i temi che tornano con forte accentuazione negativa v#" anzitutto quello delle conseguenze dell#uguaglianza sullo spirito pubblico. Man mano che i cittadini diventano pi* simili, cresce la disposizione di ciascuno a identificarsi nella massa e a credere in essa, il che significa che l#opinione pubblica, l#opinione della maggioranza, viene a godere, presso i popoli democratici, di un singolare potere! essa Dnon fa valere le proprie opinioni attraverso la persuasione, ma le impone e le fa penetrare negli animi attraverso una specie di gigantesca pressione dello spirito di tutti sull#intelligenza di ciascunoE, ragion per cui Dsi pu1 prevedere che la fede nell#opinione pubblica diverr una specie di religione, di cui la maggioranza sar il profetaE. Inoltre la cultura tipica delle societ democratiche sar sempre pi* una cultura di massa, priva di idee originali e pervasa di idee generali, accettate senza discussione! gli uomini che vivono in epoche di eguaglianza - osserva Tocqueville - hanno molte curiosit e poco tempo libero' la loro vita " cos pratica, cos complicata, cos agitata, cos attiva, che resta loro soltanto poco tempo per pensare. -li uomini dei secoli democratici amano le idee generali, perch/ queste li dispensano dallo studiare i casi particolari' esse contengono, se cos posso esprimermi, molte cose in piccolo volume, e producono molto in poco tempo. 2#eguaglianza delle condizioni produce un analogo livellamento nello spirito pubblico! uomini uguali nei diritti, nell#educazione, nella fortuna, cio" uomini di uguale condizione, hanno necessariamente bisogni, abitudini e gusti assai simili' e poich/ Dvedono le cose sotto lo stesso aspetto, la loro mente propende naturalmente verso idee analoghe, e per

quanto ciascuno possa discostarsi dai suoi contemporanei e farsi convinzioni proprie, finiscono per ritrovarsi tutti, senza saperlo e senza volerlo, in un certo numento di opinioni comuniE. In una societ siffatta le personalit fortemente marcate e originali sono sempre pi* rare, le grandi rivoluzioni intellettuali e spirituali pressoch/ impossibili. Infine, l#eguaglianza, che pure porta grandi vantaggi, induce negli uomini un amore eccessivo per il benessere materiale! una sorta di materialismo, negatore di qualsiasi trascendenza, finisce per diventare l#atteggiamento spirituale della societ, il quale a sua volta isola gli uomini gli uni dagli altri, portando ciascuno a occuparsi soltanto di se stesso e del proprio status sociale. In generale, nei popoli democratici l#amore per l#eguaglianza sopravanza quello per la libert! essi vogliono l#eguaglianza nella libert, dice Tocqueville, ma se non possono ottenerla, la vogliono anche nella schiavit*. (uesto atteggiamento deriva dal materialismo e dall#individualismo delle societ democratiche! preoccupati soltanto di fare fortuna, gli individui non scorgono pi* lo stretto legame che unisce la prosperit di ciascuno a quella di tutti. 0strema unformit sociale e individualismo sfrenato, per quanto possano apparire contrapposti, si mostrano sempre, nell#analisi di Tocqueville, come due facce della stessa medaglia, come i due aspetti inscindibili della societ democratica. %i cittadini di questa societ i diritti politici sembrano un contrattempo noioso, che li distoglie dalle loro occupazioni' essi se ne lasciano quindi privare volentieri[($]. 0cco cos che la democrazia - che nasce come unione di diritti civili e politici, estendendo per la prima volta a tutti i secondi - contiene nel suo seno tendenze profonde verso l#annullamento di quelle libert. 0ssa pu1 cos dare luogo, in certe circostanze, al cesarismo! " sufficiente che il nuovo =esare provveda alla prosperit di tutti gli interessi materiali e che garantisca l#ordine. 0# comunque l#accentramento politico-amministrativo il vero pericolo mortale delle democrazie moderne. %nche meno di cento anni fa, scrive Tocqueville, esistevano in 0uropa privati o enti indipendenti che amministravano la giustizia, arruolavano soldati, riscuotevano imposte e che spesso promulgavano norme. )ggi lo 8tato ha ormai avocato a s/ tutte le funzioni della sovranit! esso non tollera pi* alcuna istituzione intermedia tra s/ e il cittadino. 0# insomma andata persa, sostiene Tocqueville sulle orme di Montesquieu, quella ricca articolazione pluralistica della societ civile, che in vario modo limitava il potere dello 8tato e tutelava la libert. 8appiamo come negli 8tati Kniti sia stata evitato questo lento soffocamento della societ civile' ma in 0uropa le cose sono andate altrimenti, soprattutto dove il principio egualitario si " affermato attraverso una rivoluzione violenta. 8comparse infatti di colpo tutte le istituzioni intermedie, lo 8tato si " trovato di fronte un#immensa massa da amministrare e l#accentramento si " quindi rivelato necessario. In generale, su tutta l#0uropa " scesa la coltre di una legislazione uniforme, che si " sviluppata di pari passo con il processo democratico. Il risultato " stato ovunque lo stesso! il sovrano ha concentrato nelle sue mani tutto il potere che era diffuso nella societ, finendo in tal modo per doversi occupare di tutti i pi* minuti affari amministrativi. 0# nato cos un nuovo 8tato paternalistico, in cui il sovrano si ritiene responsabile delle azioni e del destino di ciascuno dei sudditi e opera al fine di illuminarli e aiutarli, rendendoli - se occorre - felici loro malgrado. .al canto loro, i cittadini considerano sempre pi* il potere politico sotto questa prospettiva, invocando il suo aiuto per qualsiasi circostanza o bisogno. 8econdo Tocqueville, in tutti i paesi d#0uropa l#amministrazione pubblica non solo " diventata pi* centralizzata, ma anche pi* inquisitiva e pi* minuziosa' ovunque essa penetra pi* profondamente di un tempo negli affari privati' ovunque regola a suo modo un numero sempre pi* grande di azioni sempre pi* piccole e si insedia, ogni giorno di pi*, a fianco di ogni cittadino, intorno a lui e sopra di lui, per assisterlo, consigliarlo e costringerlo. % ci1 si deve aggiungere la rivoluzione industriale, con l#immenso aumento del bisogno di infrastrutture che essa porta con s/! strade, canali, porti, ecc. Ma queste sono opere che soltanto lo 8tato pu1 intraprendere! il suo intervento si estende quindi BnecessariamenteB anche alla sfera economica. Il quadro complessivo che ne risulta fa s che i vecchi concetti di #dispotismo# o di #tirannide# risultino ormai inadeguati! l#oppressione che vige nei sistemi democratici " infatti del tutto diversa dalle oppressioni che l#hanno preceduta. 0ssa " molto pi* diffusa e pi* BdolceB, perch/ non fa tanto affidamento sulla coercizione fisica, quanto sulla persuasione. -iustamente celebre la pagina in cui Tocqueville profetizza le caratteristiche della societ democratica del futuro. +edo una folla innumerevole di uomini simili ed uguali - scrive il pensatore normanno - che non fanno che ruotare su se stessi, per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo. =iascuno di questi uomini vive per conto suo ed " come estraneo al destino di tutti gli altri! i figli e gli amici costituiscono per lui tutta la razza umana' quanto al resto dei concittadini, egli vive al loro fianco ma non li vede' li tocca ma non li sente' non esiste che in se stesso e per se stesso, e se ancora possiede una famiglia, si pu1 dire perlomeno che non ha pi* patria. %l di sopra di questi uomini, prosegue Tocqueville, si erge un potere immenso e tutelare, che provvede al loro benessere e alla loro sorte. Tale potere " assoluto, minuzioso, sistematico, previdente e mite. %ssomiglierebbe all#autorit paterna se, come questa, avesse lo scopo di preparare l#uomo all#et virile, mentre non cerca che di arrestarlo irrevocabilmente all#infanzia' " contento che i cittadini

si svaghino, purch/ non pensino che a svagarsi. 2avora volentieri alla loro felicit, ma vuole esserne l#unico agente ed il solo arbitro' provvede alla loro sicurezza, prevede e garantisce i loro bisogni, facilita i loro piaceri, regola le loro successioni, spartisce le loro eredit' perch/ non dovrebbe levare loro totalmente il fastidio di pensare e la fatica di vivereC =ontro questo immenso e dolce dispotismo - che asservisce totalmente gli individui e che crea un mostruoso sistema di controllo capillare, di uniformit intellettuale e morale e di infiacchimento delle coscienze e della societ civile Tocqueville invoca come rimedio soprattutto un largo decentramento amministrativo, sul tipo di quello statunitense, e un ampio sviluppo dell#associazionismo. 0gli infatti vede nelle associazioni $politiche, economiche o culturali che siano& una sorta di Bgrandi individuiB, illuminati e potenti, che non possono essere assoggettati a piacere, n/ oppressi in segreto, e che difendendo i loro diritti particolari contro le esigenze del potere salvano le libert comuni. (ui si coglie, " stato acutamente osservato, Dla vocazione schiettamente pluralistica della concezione liberale di Tocqueville, in netto contrasto con quanto si era storicamente realizzato in Francia nell#incontro fra l#esperienza democratico-giacobina e la tradizione del centralismo amministrativoE[(%]. Tocqueville confida inoltre, con argomentazioni assai vicine a quelle di =onstant, nella libert di stampa! la libert di stampa " infinitamente pi* preziosa nelle nazioni democratiche, che non nelle altre' essa " il solo rimedio alla maggior parte dei mali prodotti dall#eguaglianza. 2#eguaglianza isola e indebolisce gli uomini' ma la stampa pone a fianco di ciascuno un#arma potentissima, che pu1 essere usata anche dal pi* debole e dal pi* isolato. 2#eguaglianza toglie a ogni individuo l#appoggio di coloro che lo circondano' ma la stampa gli permette di chiamare in aiuto i suoi concittadini e tutti i suoi simili. 2a stampa ha accelerato i progressi dell#eguaglianza ed " uno dei suoi migliori correttivi. Tocqueville crede all#efficacia di questi rimedi, tanto che afferma di aver voluto sottolineare i pericoli che l#eguaglianza fa correre alla libert perch/ questi pericoli sono s tremendi, ma non per questo sono insormontabili. =on un movimento tipico del suo pensiero, egli passa infatti a considerare nuovamente i vantaggi che la democrazia sembra comunque garantire! anzitutto essa distribuisce pi* equamente le ricchezze, facendo s che scompaiano le grandi diseguaglianze economiche' e se " vero che in essa gli animi non hanno pi* l#energia che caratterizzava le epoche aristocratiche, " altrettanto vero che i costumi sono pi* miti e le legislazioni pi* umane' le grandi dedizioni e i grandi entusiasmi sono rari, ma altrettanto rare sono le grandi crudelt e le grandi violenze' la vita degli uomini diventa pi* lunga e sicura, e la cultura, sia pure in forme pi* approssimative, ha una diffusione assai pi* estesa. In breve, quasi tutti gli estremi si mitigano e si smussano' quasi tutti i punti salienti si cancellano, per far posto a qualche cosa di medio, che " contemporaneamente meno elevato e meno basso, meno luminoso e meno cupo di quello che si vedeva prima nel mondo. 8enonch/, la rivoluzione industriale complica sensibilmente questo quadro. 0ssa determina infatti una serie di pericolosi effetti! anzitutto le crisi cicliche, che il pensatore normanno ritiene strutturali. In secondo luogo, essa promuove una divisione del lavoro che mortifica gli individui, proprio nel momento in cui la societ si apre ai talenti individuali! quando un operaio si dedica unicamente e con continuit alla fabbricazione di un solo oggetto, finisce con l#assolvere questo lavoro con destrezza singolare. 9erde, per1, nello stesso tempo la facolt generale di applicare la mente alla direzione del lavoro. .iventa ogni giorno pi* abile e meno capace, e si pu1 dire che in lui l#uomo si degrada nella stessa misura in cui l#operaio si perfeziona. )ltre a ci1, la misera condizione operaia " accompagnata dal continuo innalzamento della condizione dei capitalisti! mentre l#operaio riduce sempre pi* la sua intelligenza allo studio di un solo particolare, il padrone fa spaziare ogni giorno di pi* il suo sguardo su un vasto insieme e il suo spirito si allarga nella stessa proporzione in cui quello dell#altro si restringe. 9resto non sar pi* necessaria al secondo altro che la forza fisica, senza l#intelligenza' il primo ha invece bisogno della scienza, e quasi della genialit, per riuscire. Kno assomiglia sempre pi* all#amministratore di un vasto impero, e l#altro a un bruto. =os#" tutto questo, si chiede Tocqueville, se non la formazione di una nuova aristocraziaC .unque dalle viscere pi* profonde della democrazia rinasce il suo antico nemicoC In un certo senso, risponde il pensatore normanno, " proprio cos . 8i tratta per1 di un#aristocrazia nuova, che non assomiglia a quelle che l#hanno preceduta! le leggi e le consuetudini obbligavano le aristocrazie passate a prendersi cura dei loro servitori, alleviandone la miseria' l#aristocrazia manifatturiera, invece, dopo aver abbrutito e impoverito gli uomini di cui si serve, li abbandona, in tempi di crisi, alla carit pubblica' n/ l#abitudine, n/ il dovere legano gli industriali e gli operai. .a questo punto di vista l#aristocrazia manifatturiera " uno delle pi* dure, dice Tocqueville, che siano mai apparse sulla terra. 2e assonanze con l#analisi marMiana sono evidenti. 0# stato per1 giustamente osservato che mentre in MarM opera un#ispirazione salvifica ed escatologica $l#inferno della condizione operaia prepara il paradiso della societ comunista&, in Tocqueville prevale il pessimismo dell#intelligenza e il realismo della spregiudicata osservazione storica. )ccorre

ricordare, inoltre, che la riflessione del pensatore normanno " animata da valori che si collocano agli antipodi di quell#aspirazione all#egualitarismo - e quindi ad una societ coesa e compatta, nella quale l#individuo si fonde nel tutto - che costituisce il tratto saliente del pensiero di MarM. 2a realt " che Tocqueville " il primo pensatore liberale che coglie e sperimenta drammaticamente le tendenze liberticide insite della democrazia moderna! esse sono costituite - come abbiamo visto - dal pervasivo conformismo di massa, dalla crescente uniformit prodotta dell#egualitarismo, dall#accentramento politico-amministrativo $che conduce all#ipertrofia degli apparati statali& e, da ultimo, dalla rivoluzione industriale, con la connesse questioni sociali. 8otto questo profilo, " stato giustamente osservato, l#opera di Tocqueville costituisce la migliore smentita della tesi secondo la quale il pensiero etico-politico liberale sarebbe una pura e semplice apologia della societ borghese moderna. .i tale societ Tocqueville ha certo colto i progressi e i vantaggi rispetto alle societ pre-borghesi, in primo luogo la sua capacit di produrre una libert quale espressione pi* alta della personalit umana e della sua intima energia creatrice. %l tempo stesso, per1, Tocqueville non ha ignorato i pericoli che nella societ democratico-borghese minacciano la libert, e anzi li ha posti, drammaticamente, al centro della propria analisi. 0 proprio in questa tensione " da cercare l#aspetto pi* affascinante e pi* moderno del suo pensiero.[(&]

5ote al testo
[*] Il lettore si chieder perch/ tredici, dal momento che le lezioni sono dodici. 2a questione " molto semplice. %vevo considerato imprescindibile il pensiero di %gostino, e dunque avevo preparato la lezione. [$] F. +alentini, 9latone, in Id., 9olitica, I vol., 8ansoni, Firenze 56@6, vol. I, p. @?. [%] Nei dialoghi platonici " frequente il richiamo all#arte medica, come modello da imitare! essa, basandosi su una rigorosa metodologia induttiva e dialogica, costituisce, agli occhi di 9latone, un sapere scientifico. Inoltre la malattia " spiegata come perturbamento dell#armonia di un corpo sano, perturbamento che pu1 essere superato solo con la collaborazione tra medico e paziente. [&] =fr., supra, p. 7. [(] =fr., supra, cap. 5, pp. ;5-;;. [)] =fr., supra, cap. ;, p. ?:. [*] =fr., supra, cap. 5, p. 5@. [+] =fr., supra, cap. ?, p. :@. [.] F. +alentini, 9olitica, 8ansoni, Firenze 56@6, p. :;?. [1/] 2a considerazione di Machiavelli non " affatto scontata. 8oltanto avendo presente la serie di guerre e di rivolgimenti politici di cui l#Italia " teatro nella prima met del #A>> - guerre accompagnate da una girandola di alleanze che si scompaginavano e si ricomponevano nel giro di pochi mesi, e rivolgimenti segnati da varie #efferatezze# - si pu1 comprendere quanto pregnante sia l#espressione machiavelliana di Dvariazione grande delle cose ... fuori di ogni umana conietturaE. [11] N. %bbagnano, 8toria della filosofia, vol. III, T0%, Milano 566?, p. :;. [1$] N. ,obbio, 2a teoria politica di Jobbes, 5675, in Id., Jobbes, 0inaudi, Torino 5676, p. ?>. [1%] =fr., supra, cap. ;, pp. ;4-;6. [1&] N. ,obbio, Il modello giusnaturalistico, in N. ,obbio e M.,overo, 8ociet e stato nella filosofia politica moderna, Il saggiatore, Milano 5646, pp. ::-:A. [1(] N. ,obbio, 8tudi locRiani $56@A&, in .a Jobbes a MarM, Morano, Napoli 5645_, p. 7:. [1)] 0# interessante osservare come la .ichiarazione di indipendenza $544@& delle colonie americane dalla madrepatria inglese riprender quasi letteralmente gli argomenti addotti da 2ocRe, circa un secolo prima, per giustificare il diritto di resistenza. [1*] -. ,edeschi, 8toria del pensiero liberale, 2aterza, 3oma-,ari 566>, p. 4;. [1+] 9. =asini, Introduzione a 3ousseau, 2aterza, 3oma-,ari 5675 $; ed.&, p. 7.

[1.] N. ,obbio, Il modello giusnaturalistico, in N.,obbio e M. ,overo, 8ociet e stato nella filosofia politica moderna, Il 8aggiatore, Milano 5646, p. ;>. [$/] =fr., supra, cap. ;. [$1] F. +alentini, 9olitica, II vol., 8ansoni, Firenze 56@6, p. 5:A. [$$] 2#uomo probo, scrive 3ousseau, " un atleta al quale piace combattere nudo' egli disprezza tutti quei vili ornamenti che impacciano l#uso delle sue forze e che, nella maggioranza, non sono stati inventati che per celare qualche deformit. [$%] 9. 3ossi, Introduzione, in T.T. 3ousseau, )pere, 8ansoni, Milano 566?, p. LL. [$&] =fr., supra, pp. 55>-555. [$(] N. ,obbio, Il modello giusnaturalistico, cit., p. @7. [$)] N. ,obbio, Vant e le due libert $56@>&, in Id., .a Jobbes a MarM, Morano, Napoli 5645_, p. 5@5 [$*] 9er diritto di resistenza si intende il diritto di disobbedire, in determinate circostanze e per determinate ragioni, all#autorit. =ome si ricorder, 2ocRe ammetteva tale principio! cfr., supra, cap. 4, p. 67. [$+] 8u tale nozione, cfr., supra, cap. 7, p. 55:, e, infra, cap. 5>, pp. 5:4-5:7. [$.] -. ,edeschi, 8toria del pensiero liberale, 2aterza, 3oma-,ari 566>, p. 5>;. [%/] =fr., supra, cap. 4. [%1] =fr., supra, cap. 7. [%$] =fr., supra, cap. @. [%%] =fr., supra, cap. 4, p. 67. [%&] 8ul concetto di Blimitazione materialeB, cfr., supra, cap. 4, p. 76. [%(] N. ,obbio, 8tudi hegeliani, in Id., .a Jobbes a MarM, Morano, Napoli 5645_, p. ;;4. [%)] 3osenRranz " un allievo di Jegel, che fu anche il suo primo biografo. [%*] =fr., supra, capp. @, 4 e 7. [%+] =fr., supra, cap. 4, p. 76. [%.] -. ,edeschi, Il pensiero politico di Jegel, 2aterza, 3oma-,ari 566?, pp. 65-6;. [&/] 8ulla nozione di societ civile in Jegel, cfr., supra, cap. 55, pp. 5@7-54?. [&1] -. ,edeschi, Introduzione a MarM, 2aterza, 3oma-,ari 5675, p. @. [&$] 8ull#idealizzazione della polis antica nel pensiero politico moderno, cfr., supra, cap. 5>, p. 5:@. [&%] -. ,edeschi, 8toria del pensiero liberale, 2aterza, 3oma-,ari 566>, p. 544. [&&] Ivi, p. 57>. [&(] Ivi, p. 57>. [&)] Ivi, p. 57>. [&*] -. ,edschi, Il pensiero politico di Tocqueville, 2aterza, 3oma-,ari 566@, p.5?. [&+] 8i pensi all#interpretazione di F. +alentini, contenuta nel II volume di Filosofia politica, op.cit.. [&.] Tocqueville sottolinea, ad esempio, il criterio del #precedente# nell#esercizio della giustizia americana e inglese, ritenendo che esso costituisca un fattore di ordine e conservazione. [(/] -. ,edeschi, 8toria del pensiero liberale, cit., p. 567-566. [(1] %lcuni studiosi hanno infatti istituito un parallelo tra la camica di forza del centralismo politico-amministrativo di cui parla Tocqueville e il tema Peberiano della razionalizzazione burocratica. [($] 8u questo aspetto della modernit si era gi soffermato =onstant! cfr., supra, cap. 5>, pp. 5:6-5A>. [(%] -. ,edeschi, 8toria del pensiero liberale, cit., p. ;>6. [(&] Ivi, p. ;5@.

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