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MASTER NE ATIVE

NO

91-80214-8

MICROFILMED

1991

COLUMBIA UNIVERSITY LIBRARIES/NEW YORK


as part of the Preservation Project Foundations of Western Cvlization
.

NATIONAL ENDOWMENT POR THE HUMANITIES


1

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,

AUTHOR:

GRAF, ARTURO
riTLE:

HOMO; AFORISMI PARABOLE DI


...

PLACr

MILANO
DA TE
:

1908

Master Negative #

COLUMBIA UNIVERSITY LIBRARIES PRESERVATION DEPARTMENT


RTRT innRAPHTr

mtcroform target
-

Originai Material as Filmed


j

Existing Bibliogr aphic Record

fATERMO LIBRARY

DS53G7n
'i

Graf, Arturo, 1848-1913. di Arturo Grat Ecce homo; aforismi e parabole 1908. Treves, Milano, Fratelli ^^^^.^^ ^
savr-4itK
t p.
I-.

ixii-xxiv, 270

p.,

1.^14i"".

duplicP.ted. Lacks p. 73-80; p. 81-B8

I.

Title.

14-20715

Library of Congrcss

PQ470S.G3E3

1908

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,

b.

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MfiNUFflCTURED TO PIIM STfiNDPRDS

BY fiPPLIED IMPGE,

INC.

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'Il
I

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iriiWiHlliBI

ECCE HOMO

AFORISMI K PAIWBOLE
DI

ARTURO GRAT
La
vilt,

per non tapi scort^ere


il

troppo, invent

destino.

(iella vita,

iiavip:azion Nella tort linosa e Tinta Neiiti oontrarii, pi che


i

temi

jili

scogli nascosti.

LAN

X: o:-^A-^

FRATELLI TREVE8, EDITORI


1908

^^^^^^^^^^^^^^jg^g^g^jg^^^^gg^^^gH

i.i:l

\iEii>iMt Al

rii:i:

Al

(t'dhloiii Trerfs).

L. il tramonto, versi (1S93) Morqai, nuove poesie (19<tl) mano, a carta in Iii-S, FncniPiii (Irammatici. sfaiiiputo in rosso e in nero, illuatrafo da comTiosizioni a intoro formato e frejiriato di tostate e linali squisitamente stilizzati (lyO;'). Lo!:ato in per^-amona Le Hi HIV lcll'i Seti a, eanzonioie minimo. senii(UUti). trarioo e quasi postumo. Ediz. bijou 7/ lUavolo, :V edizione

Dopo

....

MlKl VISOKPOU NOVISSIMI VNTiCHl NUOVI

OroTBENTATBA...r>'lNSKO.AMK.TO
A8FETTAM">
H,

UH'OSO

'

CHE

DI

DEDICO QUKtTO LlBKl TUTTI I MIEI


UTILE.

Il

Eiseatto, romanzo.

Nuova

edizione
sul
.

Jer una Fede, se-i-iito da un sajr^-io di Antonio F(m;azzai:o (HO M


.

Santo

ESSERK VORREI POTESSE


IL

MENO

15;

Ter

la noi^tra niltiira. discorso e sap:g:i (liO<).

PBOPKl ET L ETTEBAKIA
I
diritti di
i

tutti

rii.rwfimmp e d fraduzinve sonn .serrnii jcr ''" \'"-rrfiia p t'oiauda. paesi, e&mprehi la Srf-.i".
,

rip. Fratelli Treves.

L>...>Mi-r.-iii>it..r.^,aiaaaw.

.il

PREFAZIONE.

Graf,

Krcfi

Homo.

Ad
Voi

ALCUiNl (ilOVAUISblMI,

siete trsti e

non sapete perch. Se


gioconda^

non

gioconda

altra la giovinezza, quale

esser et (Idia vita potr

La

cui vostra giovinezza suolo. Voi il e dima il siano contrarii di questa nostra trsti della trstezza

come una pianta

siete

civilt

cupa

e feroce,

vecchi. ai giovani che ai

non meno infesta^ Ai vecchi, cut

aia natura scema


'col

il

vigore, essa, la civilt,

con tumulto della sua foga incalzante, l'opprescon congegni, suoi de' l'asprezza

nega il riposo,^ sione della sua congerie, la morte Ai il respiro, affretta

mozza
della

scerpa il fior giovani ruba la giovinezza, morire alla giovita. Voi sentite di
vinezza

prma ancora d'averla assapoima vostra si oscura e si sfredda. L'an rata. di soNon avde pi ne tempo, ne voglia,

H\

^^ ~

'^St.^

^.jpfAM^^ JFm

PKEFAZI(>>'E
XII

XllI

PKEFAZIOKE

mare
'sevo

e (l'aiiare.

Prima

coloro che vi mi-

liwudojpoi coloro che vi ainnioestmnoj nmi vi sanno parlare d'aUro che


(il

con gli alche nulla essa ha da spartire che interessi umani. Se volete, senza
tii

altri vi soccorra,

misurare
stessi,

le

vostre forze,
il

della necessit di tirare al

guadagno^ di
via
le il-

penetrare

in

voi

conoscervi,

assievrarsi
!,,<:.,..:
^

tvn

i^ostOj di htttar

di far fnrsto. Prendete in avhi

iri;>i'Hi>

casa

>

f"

scuola. Chiedete

tempo vi tnancaj o V inquietezza vi turba, o il frastuono v'assorda. Vi affacciate a questa scena del mondo,
quale spettacolo vi si offre? Uno speto tacolo voi non sapete se pi doloroso, laido, o pi grottesco. Cercate di
e

una iiarola di vita^ e non Vndite da neS' sima jwte- Le rcligionij con voci di ora-

moHi, non che voi linguaggio tm parlano vi


coli spenti, con richiami di miti

pi darvi ragione di ci che vedete,


riuscite.

non

ci

potete

i''''

hitendere.

La

Chiedete a

voi stessi se la ci-

jilosojia discute

alla vusira

presenza

mi
vi

nnmem
giovano

strae

vilt ahl/ia

grande di cose che non


v'importano^
e e
e si

non

per iscopo di esaltare l'umana natura ovvero di deprimerla. Imparate


la terribile schiavit del
li-

scorda di dirvi come


i

a conoscere

perch dovete vivere^ quale sia il senso il rrdnr della vita. Za scienza vi am-

popolo bero cittadino, l'atroce miseria del sovrano. Vi sentite avvinghiati, premuti,
le votravolti; e in quella che date tutte

monisce che mondo fdco e mondo morale soggiacciono a una stessa necessit,
eterna e imluttahile, che tutto si riduce

stre

a meceamsmo, che voi medesimi non siete se nmi automi, e che non vi sono

forze alla comune opera interminatutta Ule, che, pure essendo comune, itti; e mendi confi e rivcdit di tramata
tre vi logorate nella

cotidiana fatica del

mmdo, ma soltanto foMi e leggi. L'iirfe, da uUimo, vi dichiara che essa ha da^ attendere a s e non a voi;
rrdori nel

l'i avvelaia Va ni ma non pure la dispese amaro, dubino un

fare, disfare, rifare;

rata certezza, della inutilit

dell'opera

PREFAZIONE
XIV
pmBfAZIONlS
se cose Piovesse escludere,

XV

non

altro,

la

possibile vostra e delValtmi e di ogni immane macchina opera. Sentite che la stritola; che le costruita ^'f'^ani chp

fiivolezza, e

non pur non

la esclude,

ma

cose profotte

a giommento

delle

persone

In mezzo la imita e la fomenta. e urto appetiti di sfrenamento


ressi, e

atano
dtnte-

nella d in cid affofjano le persone: e la vita, molti lieta parer vili dovrehhe
essere nati, di voi desiderano di 7ion

potete scorgere mu. tanti prollemi, voi di frvolezza e di fa-

vncomhono dove con tanto dolore

mereooli
tuit,
e

forme

Kr

dov' tanta iifelicit

pu non

es-

sere (iMirtianta riequizia; che

facilmente
lo

Vuomoy per ischermirsi dal moie che


premr,
n lo

darne esempio frequentissimo per i primi, che per coloro stessi, coloro d'officio pi austerU e grado dignit di
dovrebbero esserne (dieni. crede che lezza, per chi non

Ma
il

la frivo-

minaccia,

si

fa

ingiusto, e

male possa

il male.

aggrava facendosi ingiusto, accresce ed In nessun altro tempo la nen-

pi avere rimedio,

pure un modo di

la zogna, l'impudenza, la soperchieria, numerosi, sottili di disposero frode,


e validi

ordigni;

se

Vesercizio

delh

violenza scemato, quello dell'inganno sproporzionatamente cresciido, ed , fra

quante

Jidii strie si

esercitano nel

mondo,

la pili jioituU e rimunerativa.

Onde pu
'I'

il male, ed e dissimulare e di sfuggire e del_ cosdenzcr, della come un sedativo sia intero quasi non che uomo redo, impossibile che non sia frivolo. ^ civilt quasi pi Ora, questa nostra crescano innon consente che gli uomini di regola, Voi, si serbino interi.
_

teri e

parere che moltissima parie di questa cinon da intesa ad altro che a provvilf

non

incontrerete se

non frammenti duoquella divisione del

mini. Cos

poHano

vedere di acconci istru menti

disonesti

Uvoro,
nefizii

tudini, di cui troppo

delle attie quella specificazione decantano i be-

ed

jurbu
fa

Parrebbe che

fatta

condizione di

da

chi,

rincontro del benefizio,

PREFAZIONE
XVI
llt,l:^A..lU>
'

xvn

ion

sa scorgere

il

danno. Platone narr

lonh\,

come deU'undroglno siKirtto in dm si Noi, fr,nnnss-p il maschio e la femina. \iegaUaudo a spartire, nmi avremo piM
se

tera

inuna volont che jmja mnca, fornie appajono e gagliarda; ed ecco

spesso in coloro di servit nuora, ogni servit; mentre, contro (iridano pi

che

non

neutii, e woltissimi gi

nm allo^
si.

da

altra banda, le

anime di mudlaggme

tro sono elle neutri.

ved'-f^. e

Che pu avvenir del carattere/ Voi pia lo vedrete. Il carattere

pi si possa porqono una materia quanto arti e alle imprese de-_ alle acconcia dire certe operaziom gl'impostori. A qnardnre volont ausi direbbe clic
e certi effetti,

disgrega e

sgrdola; la volont

si

fa

ambigua
e la

e pusillanime.

E cmpromesso
la trama^ della

daci

iransazione
il

formano

vita e

fondo

delle coscienze.

8i vive

sa di ripieghi e di espedienti. Non si n imfih ile resistere, n correggere,


porre, n frenare, n dire con chiarezza, cmi risolutezza, #1 e no. Un nomo politico

propoderose sorreggono, agitano, per sono, ma civiU; muovono la nostra e voghe, dove coandazzi parte, la pi trascinare san lmo che s'imaginano di si stem interiori i' i'nryp imviiuiv trascinatt. J^< JO^c dissolvono in una volgarit
e
.

prano

e si

porr

tutto il

suo orgoglio nel non

persona

avere convincinienti proprii, n propria morale, e nel trasformarsi a

vide l'eguale melmosa, quale forse non si preso immane, macchina la nel mondo. acpm sempre moto con lavora,

l'aire,

celerato,

da

se.

nonna
rente;

delle

ocmrrenee e seguitar la cor-

un

leUerato,

nd non
culto e il
si

avere rdtri

pieghi e

ciascuno si quel moto Asogua che fretta dila e conformi, si

gusti che quelli imposti o consentiti dal

puhhlico.
delle

Nasce

fanatismo
mettono in-

canone di tuttala venuta il modulo e il o non tm(importino vita. Ciascuno ha


e a cia-^ poHino) troppe cose da fare, di farle. I padri tempo il manca scuno

maggioranze. Molti

sieme per creare di frammenti di vo-

Gn\F.

F.rre

Homo.

!fi(t^inHliflifll1iiiiiW*"irii1lWi>1iJlllfrTftiltihlMMftf

Wiliihjihi

PREFAZIONE
XVIIl

XIX

PREFAZIONE
ministro petulante e V infastidito, questo Ouslarazzino? di Stato Olino Meraun o huraUino qui, un

non hanno pi tempo di educare


gliuoU
i
'

% jS-

'onne di accmire alla casa,

medici di curare i loro aninudati, gli ammalati di prendere le medicine, gli


sciupei'fifi
f^' ri

raUino

tare d'oppressi'}

Nessuna

et

Me

mai

tanto

bisogno

ridare

sixissOj gli scrittori

di peiurc a quello che scrivono, gli oratori di capire quello che dicono, gli artisti

ne avrebbe bisogno la di saqqezza quanto ne fu ph sprov et nessuna nostra, e animo, se cos\ vi detta l
veduta. Cercate,
ricordatevi che vi sani trovarlo. Troverete indi molto docile lo sciensiato; ma vece n.a molta facuit

d'imparare
paf^f^
:

l'arte, e

gli

as^jiranti

alla gloria di fare l'un doi)o Valtro quei

sapiente;

ma

primi
via.

che dovrebbero metterli sulla

Dovi "cerete ancora quello che una volta addimandavasi decoro, ed una
>

avvertite che

non

proprio la

medm

compostezza e signorilit dello spirito,


riflessa nel discorso, nel gesto, nell'anda-

cose pareccMo dicosa, anzi sono due avvedrete delta o prima o poi vi verse per detto dello Schiller, che

tura, nel tratto, in tutta la


l'alta virt della

persona Dove calma f Nel Limbo di

verit di quel

non altro che molti scienziiUl la scienza insieme con da mungere.

Dante, se vi riesce di penetrarvi.


Genti v^eran
co^v ut chi

tardi e gravi,

una mucca questa mucca ne vedrete mare una mandria.

molt'altre e for_

Di grande

autorit ne^ lor sembianti:


soavi.

Paravan rado, con voci

complicata parr una caricatura enorme,


lugubre e e mutabile, tra il
il

vostri simili vi volte la societ de'

buffonesco

OvardMem intomo. Ditemi:


2)assa con quell'andatura

costei che

a scatti, una gran dama o una sgualdrina? Ditemi: colui che va in l coi quel fare tra il

con curiosit mista di e vi studierete, le molte e diverse ravvisare sgomento, di reggitori compongono: la fiyureche

cU

XX
on

PREFAZIONE

PREFAZIONE

XXI

sanno reggere
;

s stessi; restauratori

nacificisto;

dell' irresta urtidie


cntcl'Hi^''^jriif
:

conciliatori dell' in-

Takh direttrice di educaninstitutrice di una lega HantipTe dati;


naidit
'

avveniristi di

un prderto
mvoluziola Ubeii;
ni

indissoluhiht e della per la difesa della


ecc., ecc. ''"' matrimonio, ecc., che con tanta e cosi mtraciqVurete Vi satiraquasi non si faccia varia materia di vi ricoi-rer alla meforse pi Sidira, e

che perfetto; apostoli irrazionaUs-

simi dell'unica
che

Dea Fag ione;

naril in asjyetf azione di stipendio; Uberali

religi fR rhe
religi'jitv,

fanno prendere in odio fanno prendere

odio la

moria
,11

gladiatoii podagrosi; trihuni

mezzo verso di quel di Nerone: Giovenale, contemporaneo


il

hravuomo

asmatici; eroi che scappano per l'uscio


di dietro; pjaladini del Sillabo amore//giauti con Carlo

Kiffieile est satiraiii

non

soribcre.

Danvin;
vii p

vendicatori di

il/rt

G lord (ino
ctnil<

1 ini no,

per un rogo ne acadoratori feroci e

hh, rn

(^nri:

platonici di quella santa Bellezza

a cui non faranno mai fare un figliuolo; letterati


illetterati;

meraviglia se consicesser la vostra si ^chiedono alsatira dererete che a far alla civdt nostra cune cose che in mezzo ben defniti, ideali trovano:

crtici

analfabeti;
ut

le-

noni

estetici:
i ;

laureati

mascalcia e

Vih non .-; risentiment^ ionvincimenli sicuri, vivo disprezzo della d'animo, aUerezza morale, dagl inopinione, affrancamento

comune

scienze affi a

specialisti ddl' indiscerni-

teressi volgali,

bile e dell'impercettibile;
si

sidmomini che

fanno chiamare

sujeruoniini; stroz-

zini sentinientaH ; injn'esarii e ap>palta-

f mi ne mascolimrnii infeniiniti; impuberi scioperanti; bagasce intellettuali; megere


tori

della beneficenza;

coraggio civde. appunto di qoale civilt difetta che pia doti quelle quelle condizioni e di compostezza, dvilUi: vera a si richiedono euritmia, coerenza, anima-

La

'omogeneit,

nizzate;

zione interiore.
ces9vo

Essa impone sforzo


i

ec-

ed ininterrotto, e recide

nervi

'^'"^:^f^:-:'

PREFAZTO-NE
XXII

XXIII

PREFAZIONE

dello sforzo.

Prdmde massima
il

intensit

di vita,

fa perdere

gnsto della vita.

mt

civilt, , Vivere in mezzo a s fatta ed altero, delicato spirito retto,

uno

Vuole tutto

l'uomo

e lo

scema dell'anima.

La

sffdnJifn,
tiiffn

confusione, la contraddizione, la insono in ogni sua parte e nel

cosa, e tormentoso, assai dura e difficile di uscirne, bimile, desiderio il volte, a vita alla nostra fu la

per pii rispetti,


in

w^inne.
e

Essa

mente

mostruosa.

hugiarda, incleInsogna lene che

tal giudizio sia vero, se si

vedono con-

cos diversa cordare in indole, e di cos contrarie dottrine, qucdi esso iomini di
lo

cominciare dal tempo al suo impero, a allora si videro, Molti dei primi Cesari. prendere^ in odio stanchi, o o nauseati consorzii cittadini, anelare
le

Roma

e nelle

maggiori

citt soggette

mura

e i

SjH-ucrr,
/
'

il

Xif'f-f^rhr.
1
.

il

lusldn,

il

dei campi. alla libert e alla quiete


il

Onde
pi

1 hldo i.

Eucke

Beatus

ilio

qui procul negotns di


le

tnagine sua pili fedele

il

gir/male,
i

Orazio,

elegiaci, e, e le querele degli

il

giornale che accoglie in s

tidti

concose
esso

tardi, le

rinunzie e

fughe di

coloro

trarii, che

pone allo stesso livello le massime e le minime, che cancella


stesso

deserti. che ripararono nei ai pvi, la fuga, impossibile

Ma

ogni giorno

lo

propria traccia,

dev'essere

consigliala a nessuno,
e

se

non non

che vive della cosa che jassa nell'istante che fugge, ed m per principio regolar
tore la fretta, e che

temporanea,

quanto dia modo a

risto-

rare l'animo,

a ricuperare

le

forze.

Ai
non

maestrar r ignoranza con

assumendo di amle prime site

mali non
e

si

rimedia con V appartarsene,


che

pagine, pone le nUime al servizio della

impostura, della eiarhiamerim,


cinio, e di quante

dd

leno-

sono

le arti intese

disperato nessun male cos rimedio. Perci possa dar luogo a qualche ed e/icostanza, di e armatevi di fortezza cimento, V% nel animosi, ma trate cauti,

sfruttare V ign o ranza.

imir di porre

piede in un

mondo

in

XXIV

PBT^AZIONE

dissoluzione, e certo 7ion vi

parr

il

falso,

M(i in parte almeno, mondo che si dismiglior solve perch si rifu, e Vesito sar ed del jnnresso. La rifa vuol mvere,
Icca, in tale siio^ imijduosaj e spes,sn le vie che si istinto, e s'avventa per tutfr trova siinse dinanzi, buone e non buone,
<

e se

di nuove. Fate il e apre violentemente che acquisti sempre pii coscienza di se. Ajutafrfn, ajuiandovi. Non vi lasciate

stordir

nacce. Serbate, co7i ogni


la interna signoria di

da clamori, n intimidir da inimaggior potere,

AFORISMI.

vm

stessi, la se-

renit del giudizio, la visione del fine, Vamore dpjrojyere. Passato il primo sgo-

mento, ti accorgerete di un vasto, bench quasi occulto, travaglio di forze cospiranti a rinnovamento, e vi parr di sentire Voscuro germinare dei semi chiusi

ancora

nelle zolle

profonde.

non

dispererete della salute, perch

la vita degli

uomini

foMa

parte dagli uomini,


in voi.

in massima perch la salute

(JiiAF, Ecf'f

Homo.

' '
'i

i:i'

-^if

'^^-M ^W i^V

'

1.

ammonisce che L' esperienza


<rna,

biso-

ma

occliio, qualche volta, chiudere un chniderU mai che non bisogna

tutt'o due.

tale

gi

moUe
come

che un
e

mondo volto accaduto nel per vecchio errore, conosciuto


tale

mandato

in bando,

certo tempo, riprosontato poi in capo di e novissima eccellente come accolto

fu

venta.
3.
il giuoco Sposso chi meglio intende preso s\ forte dal umane, cose delle

e gusto di farsene spettatore parte. prendervi di cura che pi non

giudice,

1.

che bisoL'esperienza ammonisce occhio, un chiudere volta, jrna, qualche ch.aderh non bisogna mai

ma

che

tutt'e due.
o

gi molte volte accaduto nel


che
tale

mondo

un
e

vecchio errore,

conosciuto per

come

tale

mandato in bando,

di certo tempo, ripresontato poi in capo eccellente e novissima

fu accolto
verit.

come

3.
il giuoco Sposso ohi meglio intende s\ forte dal preso umane, coso

delle

e gusto di farsene spettatore parte. prendervi, di cura che pi non

giudice,

iibw . ^t*

V i4fc.'ir^Mrf <*Vr

'Ji*v jj-'rx-ap.i. 1/ ^' *JS^ vihf ^TJi

Al'UlilSMI

AFOlU&Mi
9.
4.

Pochi uomini
di morir;

(iosidoraiio
infiniti

voramento

Sono opero

d'arto in cui

ammiriamo
cui am-

ma
nati.

vorrobboro non

Drincipalmente miriamo principalmente

l'idoa, e altre in
l'

esecuzione.

esser

mai

..

quello in cui 1 una Perfette ci pajono ammirare del pan. e l'altra possiamo
1".

quali gli

tutte con le FrebriO clie lo operazioni di acquiingegnano uomini s'

essi cagiono di stare la felicit, sono ad


infelicit. maffgioie *oo'
i.

lenzio

sincera della Chi voglia udire la voce fare sisappia che coscienza, bisogna di s. intorno a so e dentro
11.

impar a Ci che una generazione disimpara susseguente hi caro prezzo,


celiando.
t.

Un valentuomo

che

si

batta in duello

con uno catore che giocasse


che tanto

stordito, fa

come quel giouna posta molto

molto piccola. grossa contro una posta


impedisca la
feli-

cit

Nulla quanto un desiderio smodato e un

12.

Bovorchio studio di procacciarla.


8.

fortuna,

dei boni della Chi, per esser privo aver nulla e si lagna di non

poveri maestri nella gioja del ignorando godere, l'arto di dare e del darsi.
Gli egoisti sono

di

non

quel giuessere nulla, fa di so


fare,

potrebbero dizio che i suoi nemici di meritarsi.. e che egli mostra

'Pip?|Sfitiftf;'

AFOUSm

AFORISMI

18.
i o.

La

politica

Tarte di
chi lo

comune , mandare innanzi, a

troppo sposso,
braccetto,

Quanto pi

lo spirito

si

allarga,

la verit e la

menzogna, por modo che vedo passare non sappia distinla

tanto me.O l'odio o l'invidia.

posto vi posso.^o

trovare

19.

guer quale sia


la verit.

menzogna

e quale

trovare in se stsso Chi non riesce a

14.

modi i le ragioni e di trovarli intorno rale, non isperi


20.

dell'equilibrio

moso.

l'auto vale l'uomo (luanto vale il confelicit. cetto che egli si forum della
15.

Chi si fida di ognuno, mostra d'avere poco discernimento e poco giudizio: chi non si Oda di nessuno, mostra d'averne
anello

dicendolo buono ; lo Eterno lo giudic, o coeva della critica la che ohe prova
creazione.
21.

Quand'ebbe creato

il

mondo,

il

Padre

meno.

La vanit della scienza comune pu essere veduta da una scienza superiore; non mai dall'ignoranza.
17.
H

pi facile a Essere modesto spesso qualcosa che a chi non chi abbia fatto
abbia fatto mai nulla.
22.

//

tempo

denaro!

duncpio cosa
il

non valga Un diventa pei bima sia difficile da trovare, prezioso.


libro che per s
bliofili di

nulla,

di s\ piccolo pregio

tempo?

professione

un

libro

AFORISMI

AFORISMI
28.
23.

all'amore coi Certi bibliofili fanno


bri

Come
li-

il

un

ilipre^so

come

gl'impotenti

sier della

morte

cosi il sole la nebbia, fuga e discioglie

penogni

ogni odio. cupidigia, ogn' invidia,


29.

fanno all'amore

colle

donne.
fa vivendo, L'esperienza che l'uom di laboratorio che esperienza non v' la posta supplire.
30.

21.

Chi

fa

un

libro

ci

metto dentro, di

di so; e per solito, la parie mi,'lioro pi piaquesto, conversare coi libri,

cogli uomini. ce vrole che conyersare


25.

La

letturn

<ii

un

libro, elio meriti

per

bisogna che paghi Chi savio per se, altri. la stoltezza degli
31.

d'essere letu>,
di copula,

uovrel>l>'

m nna specie
ma
Quand'anche

non soltaniu

ucIlvVOo,

la

felicit

fosse

cosa
ci

ancora feconda.
26.

possibile, la vita si

breve che non

pu La verit quella cosa che non punto un a essere negata, senz'essere,


stesso, affermata.
27.

sarebbe tempo ancora a goderla.

a procacciarla, e

meno

32.

pensi Nulla da temere da uomo che morto. alla abilualmento

sensati di qua Molti uomini pajono l dal quale apdi confine, da certo insensatissimi. pajono improvvisamente
GiUF, Ecce
Muiiiv.

.-*

..I..''tot.'jJtf.jj

T-

jdJtJiti!* ^' ari.<id-iMiS>

AFOBISMI
AF0RIS5II
37.
33.

11

che piimamente Molto imaginazioni, i.oi Simdiveinoio naciuoro d'orroro, boli di veni il.
34.

questa mapovert hanno comune uno dell'uomo ledizione, che fanno


la

la riccliezza e Di l da certo segno,

schiavo.
38.

In
,1

quanto and fuon; ma pu6 potar acqua

un

desorto, per

sia

di

1^
la

guerra col mondo, Chi, essendo in medesimo, pu esser fein pace con sr
lice;

un cuore eh.

so

non ne abbia

guerra con se meBimo chi, essendo in col mondo. desimo, sia in pace
39.

ma non pu non

essere mfelic.s-

prima sorgente.
Ot).

senbone conosciuto o (uando o amava, vita la nua.ta tilo cho tutta agguuvi possono b ^ poco di ama.0
si sia

Scorgere della vita

anche

le

minuzie

male. bene" contemplarle


40.

cho intravon 1 niccolo disgi-azio go.o i ,,a infusio.ie

P"=3

Non
<rli

gono

alla

;^^f

di assenzio eia di

S^'''''^^-'^^^^axogoc non SI av N 01 toquaic.

conseguenze deisperate che lo finiscano commessi voi errori da


di voi.

p-ima

Esse diverranno come

sugo di genziana.
3i>.

corpo, e come 1 oml'ombra del vostro se spariranno talcorpo, bra del vostro della luce, col tornar

ioga,

luello die non Buon maestro gi l'amma delsnatura comprimo o

volta col mancar e vi della luce riappariranno,


presenti.

si

faranno

raluniio.

uMBM^iittiBttdililiiiiBfiUi

AFOEISMI
12

13

AFOKISMI
il

46.
41.

Tutto ci che non solleva


lo

lo spirito,

deprimo.
4i>.

(juando Si rimane esterrefatti sia nel uso sidera di che poco


la verit.

si

con-

mondo

Cosi
dello
i

la

violenza,

come
spesso

la debilit

47.

spirito,

hanno

un

effetto

medesimo;

la sterilit.
43.

nel meraviglia che ci siano stati meravianzi pessimi mondo tanti re stati alcuni buoni, glia che co ne siano ora (luasi condizione, mentre, nella loro

Non

La felicit
Fcriito sulla

corno {luell'osto

che aveva
si

pessimi. impossibile riuscire altro che


48.

sua bottega:

Domani

far credenza.
44.

Non
mini.

vi affannali' pi del ragionevole


le false
le

d'ideale, Chi non ha nessuna specie di pudore. specie nessuna non pu avere
49.

a distruggere
11

opinioni degli uoinfallibil-

tempo
se,

distrugiro

mente da

e spesso chi con troppa

Quando
fatte dagli

le opinioni

si

ricevono belVe

furin le assale,

non

fa so

non

incitarle

altri, facile

avere

le opi-

a iocistere.
45.

nioni pronte su tutto.


50.

Che giova ral)bondanza


teriali nell'inopia e

dei l)eni

ma-

spirito?

Non

nell'impotenza dello T' peggior miseria che

nel pieno Allora soltanto lo spirito

la miseria di certi ricchi.

quando abbia chiaradella sua potenza mente scorti i proprii confini.

.aiar

APORISMI
14

15

AFOKISMI
66.
51.

L'uomo

(li

parando iiitellotto stenta a


irli

finiscono L'uso e la pratica della vita


d'invilire gli

persuaderai

elio

stupidi siano tanto

stupidi (luaiilo sono veramente.


52.
Il

animi naturalmente vili, gli animi nae finiscono di nobilitare nobili. turalmente
57.

filosofo

rimano confuso, vedendo

quanti mali bisogna tollerare, e quanti talvolta favorire, perch il malo non
cresca fuor di misura.

Chi ponga soverchio studio in da ultimo far pi che uomo, pu uomo. che varsi meno
58.

volersi
ritro-

Degno veramente
Por
sentirsi,

del

nome

di

uomo

non diremo
lungo

sicuri,

ma

cora<,^gin<i e tranquilli

le vie della

vita, gio^

ci

ilesiderar

poco e sperare an-

una sua legge colui che obbedisce a logge esteinteriore alla quale nessuna o scemare accrescere riore potrebbe mai
autorit e forza.

che mono.
64.

Ributtare da

su

mali

non neces-

sarii degno dell'uomo; ma anche pi degno so|)portare con animo forte i ne-

Misero l'uomo che a giustificazione altro sappia del proprio operare non
invocare che
il

proprio diritto.
60.

cessari i.

Meglio non fare

il

bene che farlo

La

quella dignit vera dell'uomo


si

e poi pentirsi d'averlo fatto.

che non

pu vedere con

gli occhi.

AFOBISMI

17

16

AFORISMI
65.

61.
il Chi pu possedere in ispirito materialmente possedere non si cura di

mondo

una minima parte

di esso.

durante la quale fortunosa ed incerta, cose per moltissime di gotto convien far poche. alcune aver grazia di salvarne
66.

La

vita

umana

una navigazione

62.

ignoranza delle cose vecchie, dotte unico fondamento e ridelite, spesso taluni hanno di che alla i)rosunzione
j

Una donna
che

la

quale non abbia avuto,

d'essere a ventanni, altra ragione


la bellezza,

amata

sar detestata a qua-

dir cose novissimo.


63.

ranta.
67.

giornaChi negl'incontri della vita compromessa diveder liera teme sempre propria, mostra e Bciupata la dignit altro che non che la dignit per lui

se

non lavori si possono esedelicato della vita non violenza. guire con ira e con
68.

non pu fare Chi lavora con Fascia pi grossi. Le operazioni

un

vestito.
64.

Quella che comunemente chiamano una prosa della vita non , a dir vero, prosa; anzi una prosa che

ma La bont vera , non debolezza, buono uomo debole solo forza.

apparenza.
69.

gran bella molte volte non d neppur senso

ma
La
nosca

non

detto che

non

si

possa, in qual-

che misura, ripulire e correggere.

molti s cosola nobilt che da l'arroganza. raUerigia e


o

GiiAF, Ecce Hunio.

.>

*'J{L^tof"Afc-;i3;

fiS

AFORISMI
IH

19

AFORISMI
76.
70.

Chi uoii vaio a govornaro se, potr Yiolontare, non governaro, gli altri.
71.

Non

v'

lettura
la

pi stucchevole e

pi nociva che della vita. Perci, lettura della prosa durare a vivere, dopo aver
se volete
letto

lunga e continuata

Nessuno pi codardo di colui che per


sottrarsi ai dolori

un volume
leggere

di quella

prosa, pro-

onde suol essere

ac-

curate di
di poesia.

una pagina almeno


76.

compagnata
alti,

la vita no' suoi

gradi pi

vorrebbe pi bassi gradi della vita che, appunto perch pi bassi, sono esenti da quei
dolori.
72.

potere

scendere a quei

combina di poesia della vita che profonde e occulte quelle sorgenti terra ci vuole dalla scaturir a farle che poi scamolto studio e fatica, ma

La

La

popolarit

di

solito,

una

ser-

turite,

pi non

si

perdono.
77.

vit illustro.
73.

Se non isperate

di poterlo

sollevare

Sebbene possa
contrario,

allo

volto

parere

il

e redimere, tenetevi lontani


abiotto,

potete dalle nature loro commercio rimarrete, in in

il pi che perch dal

uno spirito uno pu essere soggiogato da


inferiore.
78.

sui)erioro

non

spn^ito

un modo

un

altro,

contaminati.
74.

Chi vuol essere da pi ch'ei non pu, riesce da meno di (pianto ei potrebbe.

poco inOttimo quel maestro che, una alunno nell' sognando, fa nascere d'imparare. YOgha grande

AFORISMI

21

20

AFORISMI

79.

84.

Uopora (l'arte, se de^na del nome, dev'essere come la creatura che la donna ha nel corpo, la quale s'ha a metter
fuori,
cessit.
80.

A
basta

faro

sana

giusta
gli

politica

non

conoscere

uomini; bisogna

ancora amarli.
85.

non per

elezione,

ma

per ne-

Dacch, strillando, ebbero salvato il Campidoglio, le oche strillano a ogni

L'arte pi fa godere, e pi fa soffrire,


clii

menomo

sentor di pericolo.
86.

pi l'ama.
81.

Non
stesso.

cere altrui

vero artista colui che por piasostenga di spiacero a so

V' chi si vergogna di somigliare agli si vergogna altri uomini, e punto non
di somigliare alle bestie.
87.

82.

Le anime generose
scaturire dalle

si

studiano di faro

anime comuni quanto

in esse s'accoglie di buono; le maligno, quanto in esse s'accoglie di reo.


83.

non pu credere alla virt cui per quella ragion medesima per alcredere pu non la vigliaccheria
Il

vizio

l'eroismo.
88.

Gli

uomini mi possono dare molto

Non

pi misero

uso della

intelli-

cose che io

non ho;

ma non una

di

quelle che io pi apprezzo e desidero.

genza che di spenderla tutta in mettere altrui. a nudo e schernire la stupidezza

Q9

AFORISMI

AFORISMI

23

95.

Quando pure non avesse altre quaavrebbe sempre lit buone, T amoro
quest'ottima qualit, di rendere piane
facili

La

forza

confidente

per

natura.

Nessun pi sicuro segno di debolezza tutto che il diffidare istintivamente di


e di tutti.
9().

tutte le cose.
90.

male sopportano dizione, anche se mostrino


I deboli

la

contrad-

Nelle cose

umane

gli spiriti superfi-

di

non

ri-

sentirsene.
91.

menzociali non sanno vedere se non gna ed inganno; i profondi scorgono l'intima verit che in esse nascosta.
97.

La

verit

il

pane degl'intelletti

robusti.
92.

Se non
per natura,
es-

ci

fossero tante pecore,

non

ci sarebbero tanti lupi.

L'uomo che potendo,

serbarsi sere arguto e caustico, sappia benevolo, animale raro.

98.

poesia pu essere di qualche soccorso a chi dove sostenere il peso della povert, e di soccorso anche migliore

La

L'eleganza
riti delicati.

la

comodit degh

spi-

a chi deve sostenere


chezza.
99.

il

peso della

ric-

94.

La

ita solo

allora bella

davvero

quando ascensione.

Per imparare certe cose bisogna saperne disimparare certe altre.

AFORISMI

25

24

AFORISMI
104.
100.
Il

Quando
il

fabbricate

una

definizione,

fi

li

di

primo iiuNore non fare il male;

dol galantuomo sar

vedete di lasciarle
lino,

secondo, di

lasciarsi sopralfaro
tiorve

e maltrattare.

non Che

donde

si

a tergo un usciopossa docentemente en-

trare ed uscire.
io:.

il che uno sia galantuomo, se lo se s'abbatte cui a primo furfante

pu mettori

'

sotto

piedi?

La
tire

sparvera modestia nulla ha da


la pusillanimit.

con l'umilt e

101.

106.

nessuna cosa debito, nemtempo a riescono a fare

Sono uomini
morire.

quali

odiosa, nei L' insolenza nei grandi


piccoli ridicola.
107.

meno

102.

La vita degli spiriti superiori suole e coesser retta da principii generali da agitata degl'inferiori stanti; la vita
e piccoli impoti di passione, subitanea
inconsistente.
103.

pu, senza

maestro, Chi in un'arte diventato danno, scordarsi lo regolo.


108.

che paese di pi incerti confini umana della quello mondo sia nel
Il

stoltezza.
109.

Corussimo segno d'animo abietto e villano: umiliarsi, se trattato con durezza;


se con mansuetudine, insolentire.

Nessuno pi nojoso mente si anno.) a.


GiiAF, Ecce

di chi perpetua-

Uomo.

26

AFORISMI

AFOWi^Ml

27

no.

116.

Nuoce
dogli

alla

fama

delia pi

gran parte
int ima-

uomini l'ossero troppo


conosciuti;

conosciuti i Quando siansi troppo qualche stima fare droni, si comincia a


dei servitori.
117.

pa-

mente

a quella

degli uo-

mini veramente grandi, giova.


IH.

Non

veramente grande
a[)i)are

chi,

veduto

diventa il vile L'oro, metallo nobile, passato per le metallo solo quando sia mani degli uomini.
118.

da vicino,

men
112.

grande.

La
specie di

ricchezza
nel

pu

essere

buon

condi-

11

desiderio

una

serpo
di

mento

banchetto

della

vita;

ma

prodigioso,

che (guanto

s'accorcia

dietro, tanto s'allunga dinanzi.


11 :.

commensale cui essa sia tristo quel condimento o vivanda. tutt' insieme
119.
l'utile; ma Tutti gli uomini cercano cosi giudizii fanno di nessuna cosa si

L'incontentabilit dev'essere
petito

dehcato dello spirito;

un apnon una

schifilt e

una

nause:i.
114.

disparati ed erronei

come

dell'utile.

120.
il

L'incontentabilit pu essere
trario dell'insaziabilit.
IV),

con-

Per non sentire

le

infinite

piccole

non c' altro noje e miserie della vita con lo spilevarsi questo: mozzo che
rito

Non tutta la marmaglia veste di cenci.

dimorano. fuor del piano ove quelle

f*

^''Vrf.xUfraf&i' r.fc

"^

28

AFORISMt

AFORISMI

jac7

121.

127.

La pi

forando amica o la pi gran


la fantasia.
122.

Ci sono

taluni ossessi di prudenza,

nomica dolF aomo

pi che a furia di volere evitare ogni un piccolo orrore, fanno dell'intera vita
error solo.
128.

Chi

la

il

bone per trovar gratitudine,


il

vuol faro un negozio o non


12;^.

bone.

Quanto pi

ti

ricorderai degli errori

rit

una grande

disgrazia por

la

ve-

commossi, tanto meno andrai a rischio di comniottorne di nuovi.


129.

avere certi difensori.


124.

La calma
fatori.

la

prima virt dei


1

trion-

Per

vigliacchi d'ogni risma

forte e risoluto

l'uomo sempre un facinoroso.


12-).

30.

Il

buon

gusto

un pudore

dell'in-

gegno.
131.

Il

discorso d'infinite persone fordi

monete false, mato adulterate, o corrose: non hanno mai il valore che mostrano d'avere e ohe
parole simili a

Per poter ben morire bisogna avere imparato a ben vivere.


132.

dovrebbero avere.
12(;.

Vinci

il

malo che puoi vincere:

il

Coloro che dicono nulla potersi fare di profittevole in questo mondo senza ajuto d'arti disoneste, fanno al proprio

male che non puoi vincere, sopporta.

ingegno un ben povero complimento.

80

AFORISMI

AFORISMI

31

1^:V

138.

Tu

dici elio sei

il

dovere. Bonissiino:
la

aspetta
tcieaza

un momento, che
ti

mia

co-

padrone eh' in voi vi difenda dai padroni che possono essere


Fate che
il

possa riconoscere.
l:U.

fuori di voi.
139.

rum impossibile; ma c' al mondo certa gente che riesce a morire, sebbene non sia mai stata viva.
135.

Alla vecchiezza bisogna saper cedere con moderata e savia riluttanza.


140.

Chi, per

l'arsi

meglio

servire, crede

Vero patriotismo non


scuote,
si

e quello

elio

solo nello occasioni grandi e solenni si

g' indi dover intronare e sgomentar feriori con r irruenza, l'asprezza, la molteplicit dei comandi, si rassegni a

scalmana e rodomonteggia;

non essere servito n bene, n mediocremente, mai.


141.

ma
il

quello che cotidianamente, ordinatamente, instancabilmente, procaccia


SI

bene comune,

e di ci

non

si

vanta.

non
sia

possibile

il

caso, e

non

piuito insia

136.

frequente,

che

una
la

superstizione

Xon

vera

amabilit dove

vera amorevolezza.
137.

pi giovevole che che la condanna.

verit scientifica

142.

di

Quando siete in mozzo alla non ismarrire voi stessi.

folla, fatt

v' suiierstizione che non sia nata da un qualche bisogno.

Non

AVOmBMI

AFOT!I^=MI

33

143.

147.

Gran veiituia che


ondo
s'

gii

avvenimenti

intosse la storia

non

siano, se

dehcatezza, la forza, la nobilt, la sublimit dei pensieri e dei sentimenti

La

non por
iiomiii,

piccola parte, in arbitrio degli

formano

relettuario che

conserva la

senza

di che la storia

sarebbe
.

riovont dello spirito.


148.

assai pi confusa e rea elio

non

114
Sii

giovano, pur

diventar vecchio;

sii

pensando d'aver a vecchio, pur ri-

Hanno pochi bisogni di pensiero codi loro che mai non sentono bisogno
nuove
parole.
149.

cordando d'essere stato giovane.


145.

Nel sapore
sapientissimo,
Terroro,

di
il

ciascun uomo, anche


voro sta in mezzo
al-

Non di rado nel torto degli uomini che di gonio si trova pi di ragione
nella

ragione degli

uomini comune-

come una pagliuisza un mucchio di sabl)ia.


14t).

d'oro in

monte

detti ragionevoli.

150.

Cos\ breve ed angusta la vita

umana
vi

le

Chi erodo che nel giro di pochi anni societ umane possano passare da
vivere miserevole a

che pi di
capire.

un amor grande non


151.

pu

un

un viver

beato,

pu erodere
un'ora
i

del pari che in ispazio di

fanciulli divontin uomini.

Se non fosse la morte, quasi non rebbe poesia nella vita.


GuAF, Ecce Homo.
"*

sa-

t^tra

AFORISMI

35

34
)

AFORISMI
157.
152.

T/iiomo volgare cerca (]i appropriarsi beni della vita; l'uomo nobile si prodi raeritarli.
1'::.

Lo

pi scetticismo di alcuni nasce,

da debolezza che da vigore di raziocinio,


di fantasia.
158.

pone

Difficile (lire

quanto un re abbia ad

probaSe vuoi formarti un concetto corruttibilit della adeguato bilmente


di

essere piccolo perch Tadulaziono


lo

non

un uomo, scruta

la qualit e la forza

proclami un gran
154.

re.

de' suoi desidorii.


159.

L'ingegno

per natura e por ele.

noscere,

zione, indovino e precorritore.

uomini bisogna coPer giudicare non solamente ci ch'ei sono, ma ancora ci che s'imaginano di esgli

sere, e ci

che vorrebbero essere.


160.

Infinito

il

numero

di coloro che, o
il

bene o male, vedono; scarsissimo mero di coloro che osservano.


156.

nu-

L'egoista, che tutto vive per so stesso

cone in s stesso, inesorabilmente

dannato a non intendere mai nulla


cose

delle

umane.
161.

Nel considerare lo cose tutte siih speSpinoza, cie ademi, aHa maniera dello pi all'uomo quale il rapimento, certo non permette d'essere partecipe, n dei

fare sproIl buon senso vale a non inpositi; ma non vale a scoprire o

comuni

piaceri,

n dei comuni dolori.

ventar qualche cosa.

vte.-ajjrai'l

AFORISMI

AFORISMI

37

167.
162.

simo,

Di ehi sia troppo incurante del biadi chi sia troppo avi<lo della

Far germogliare,

crescere,

fiorire

lode, dinida

egualmente.
163.

l'amore, fruttificare tutt' intorno a so e pi gioconda pi cultura altra quale

remunerativa V
168.

Non

umiliare

gli altri

con
d

la supe-

riorit propria:

maniera

generosit

parlano; l'ignoIl sapore e la ragiono ranza e il torto urlano.


169.

nobilissima e singolare.
164.

Fra

tutti gli educatori, ottimi


i

forti,

La menzogne

via della

verit

lastricata

di

e di errori.
170.

possimi

violenti.

agli L'alterigia e l'arroganza possono,

Le menzogne sono o mute o parlanti, delle parle mute sono pi pericolose


171.

occhi dei
dignit,

mono

esperti, somigliare alla

lanti.

ma

della

dignit

non sono

neanche parenti lontane.


fa
166.

La

Yita tale negozio che


sia

non

ci si

mai guadagno che non

accompa-

gnato da perdita.
172.

che viva pu pagare che non tutti i suoi debiti; ma quelli rialmeno si possono pagare bisogna

Nessun uomo

Conversate con
volete che

le

cose grandi, se

non

le piccole vi alloghino.

conoscere.

^^Al^|Sta^n^MddE^tj8

AFORISMI
:)8

39

APOKISMI
'1'

178.
173.

di politica troppo spesso Tarto^ legittimi e e reali gl'interessi tradire ingiusti. di crearne d'iinaginarii ed

La

vecchi, se
po' di

non

vi

abbellite di

un
vi

bont, di che

cosa

dunque

abbellirete ?
179.

174.

Lo

spirito

che nega

l'altra faccia

ma ("orto, lo parole non sono azioni; qualche volta una buona parola vale
quanto una buona azione.
17
1.

dello spirito che allerma.


Ibu.

Somigliano punte da tutte


l'istinto sover-

certi
le

uomini

al

riccio:

parti.

Nulla pi odioso che


chiatore e tirannico in
176.
L

181.
i)iccolo.

animo

Dove comincia
nire l'orgoglio.
i

l'

invidia dovrebbe

fi-

desiderii sono

come
trovi.

gradi di

una

182.

scala che quanto pi tu

la sali e tanto

meno contento

ti

Amore ideale vero cjuello che soggioga l'appetito, non ([uello che nasce
d'

inappetenza.

177.

Siate ragionevolmente

indulgenti

im.

quegli errori che

spongono

gli

preparano e prediuomini a trovare o rice-

L'ignoranza essendo assai volte altezzosa e caparbia, bisogna che la scienza sappia essere mansueta e modesta.

vere la verit.

'iSHHitLiUeSS, ^-i--*^ -'-'a'^ *-' >iJ.'aaiiA3erorfJiifl.iau.ri-..K*'iA.Jgft^^

40

AFORISMI

AFORISMI

41

184.

100.

ly ignoranza
tiiporoYolo:

non

por

sr stossa vi-

Non

si

d malvagit senza qualche

ma
.

lalo

diventa

quando

parto d'imbecillit.
191.

non
ci

si

vuol riconoscore e vuol parere

che non

18:.

Armo
niero;

pu essero di pi mapugnale non dev'essere.


la parola
18i.

Le buone amanti, se poi diventino mogli, sono quasi sempre cattive mogli.
192.

Allora veramente comincia d'essere a esser vecchio quando cessa


educabile.
187.

l'uomo

L'impudenza, quando passi certo termino, non dessa una maniera d'ingenuit?
193.

Non
di

vi

avvilite
vili.

a giustificarvi coi

Non
mondo

far

chi

mai nulla non sappia

grande nel
l'odio,

disonesti e coi

sfidare

194.

disprozzaro lo scherno.
188.

L'uomo

di rotto

intendimento e di

Uomo
uomo

su cui possa l'adulazione

animo generoso non aggredisce, non indietreggia.


195.

ma

senza difesa.
189.

V' una
il

zia

Voler il bene far da cui nessuno sicuro.

mal: disgra-

di

modi che nasce bont; ve n' un'altra che nasce di


civilt di
^

codardia.
GiiAF, Eece

Homo.

h'

^ l.tWi.-SS'tMii

AFOIUSMI

43

42

AFORISMI
201.

1%.
Siate guardinghi nel dire che troppa bont nuoce, perch sul)ito i tristi se

ne provalgono por asserire che non devo usarsi all'atto bont.


197.

errori pi facile pentirsi di pochi pentirsi di molti, a perch molti, di ohe troppa bisogna condannare e rinnegare

parte di s.
20:^.

La ragione molti pregiudizii condanna in prima istanza, che poi in seconda istanza assolve.
198.

in Se non credi di potere sperare disperato. por stosso, datti pure


203.

te

Sempre, dietro a chi

sale,

salgono la

Tra rivoluzionarli e conservatori non non quest'unica c', molto sposso, se


differenza,

calunnia e l'improperio; ma tanto pu l'uomo salire, e tanto prendere su di lo voci. essi d'avanzo, da non pi udirne
199.

che

gli

uni sono canaglia

pacifica. turbolenta, e gli altri canaglia

204.

l'aveie con b

Aver pace con tutto il mondo, e non medesimo, che giova?


200.

L'ignoranza non sarebbe l'ignoranza, che la scienza. se non si reputasse da pi


205.

vita All'esercizio e all'economia della

Non

cedete mai al

dell'ira:

primo impulso cedete sempre al primo im-

non
che

il

men

necessario

il

dimenticare

ricordare.

pulso dell'amore.

*JH'--^"^^-

_\ ^,..

^.*-d_-.i.Aa

^... i-3i.i<ti.a.AJi:A^j^ci:*^

44

AFORISMI
1
206.
11

AFORISMF

45

211.

modo

pi^'i

iVnrn di rendere piacesi

L'ingenuit una forza che

gli astuti

vole la vita u iiui iiiedesimi renderla piacevole agli altri.

di

hanno

torto di disprezzare.

212. 207.

Troppo complicare
ci

la vita, e

troppo

Bisogna esser grati a chi


nefici.

porge

occasione di mostrarci benevoli e be-

ingombrarla e infestarla di negozii e di faccende, vuol dire farla parere anche pi breve che non
213.
sia.

208.

A ben conoscere
giova osservare
i

gli

uomini

fatti

pi facile

passaggio dalla

stima

fanciulli.

all'amore che dall'amore alla stima.

214. 209.

Gli

uomini grandi non debbono


i

trop-

Figliuoli cari, abbiatelo per

norma:

po vilii)ondore
son
piccoli.

piccoli, essendo, o pagli altri

rendo, essi grandi solo perch

Amore senza stima mezzo amore, Che malamente vive e peggio muore,

per

un

nulla in odio
215.

si

trasforma.

210.

essere pienamente liberi bisogna


co-

non avere n da obbedire, n da mandare.

Beato chi da giovane sogn tali sogni che possa, da vecchio, seguitare a sognarli.

I-

A-<*^*M<aw^jtflaCij^Jtft

n
44
AFORISMI

AFORISMI

45

206.
Il

211.

modo pi

sicuro di rendere piacesi

L'ingenuit una forza che

gli astuti

vole la vita renderla piacevole agli

a noi medesimi
altri.

di

hanno

torto di disprezzaro.

212.

207.

Troppo complicare
ci

la vita, e

troppo

Bisogna esser graii a chi


nefici.

porge

occasione di mostrarci benevoli e be-

ingombrarla e infestarla di negozii e di faccende, vuol dire farla parere anche pi breve che non
213.
sia.

208.

bori

conoscere
i

gli

uomini

fatti

giova osservare

fanciulli.

pi facile passaggio dalla stima all'amore che dall'amore alla stima.

214.
209.

Gli

uomini grandi non debbono tropi

Figliuoli cari,

abbiatelo por

po vilipendere
son
piccoli.

i)iccoli,

essendo, o pa-

Amore senza stima


Che malamente vive

norma: mezzo amore,


muore,
si

rendo, ossi grandi solo perch gli altri

e peggio

per

un

nulla in odio
215.

trasforma.

210.

essere pienamente liberi bisogna


co-

non avere n da obbedire, n da mandare.

Beato chi da giovane sogn tali sogni che possa, da vecchio, seguitare a sognarli.

i*

..

46

AFUKISMI

AFORISMI

47

216.

221.

Si

danno uomini
si

di cosi alta e

pura

religiosit che di
sitiva

nessuna religione popossono contentare.


217.

denza

pruNulla pi contrario alla sana che l'eccesso delle precauzioni.


222.

Il

pudore

pur sempre
la

la

pi sicura

capo, Meglio ricevere una tegola in perpetua di doche vFvere con la tema
verla ricevere.
223.
11

naturai difesa che contro r insolenza e la


e

donna abbia mala fede del

maschio.
218.

rispetto alla vita

aumenta con

l'al-

largarsi dell' intelletto.


es-

Chi cerca faticosamente Dio pu


sere pi
religioso di chi

224.

s'adagi nella

ferma credenza d'averlo trovato.


219.

La morale

per moltissima parte,

affare d' intelligenza.


225.

V' un'arte

di far

che

gli

uomini

Non

avvilite col disprezzo,

non

disa-

e vofacciano e diano, spontaneamente lenterosamento, quanto pi possono.


220.

della cui nimate con la violenza, coloro

oooperazione avete bisogno.


226.

non sapersi mai mettere a pari con ingl'inferiori pu di tutt'altro essere


11

merita troppo rispetto chi sempossa manpre in timore che altri gli

Non

dis&io

che di superiorit.

car di rispetto.

ti.

-M-j5fc~^*-'t-

* ' ^^

'

'>-

--.yjrt rfri!

J *vtL^'-Ji^:X/tf-K

fJu

ijJitig.Jte.>iifi^g3Li!>iff Jart..*

'

.K..r'K-4f.>yh^.aWhJlh'4ji5l>t|j''*fc^'t^

'!

AFORISMI

49

48

AFOKlSAU
232. 227.

Gli

uomini

affatto privi di

ambizione

Ila pi pratica del

sogliono essere di due specie in tutto diverse, anzi contrarie: di quelli che sentono di se molto bassamente, e di
quelli che sentono di s molto alta-

pi

ci

vissuto,

ma
233.

chi pi ci

mondo, non chi ha os-

servato.

mente.
228.

La mansuetudine sarebbe una ben povera virt, anzi non sarebbe punto
una
virt, se

non potesse andare scom-

Trattar tutti con la stessa dolcezza,


o con lo stesso rigore, ugualmente

pagnata dalla debolezza.


234.

inopportuno e irragionevole.
229.

Nel viaggio della vita non si danno strade in piano: sono tutte o salite o
discese.
235.

Chi ha buon discernimento, e pratica del mondo, usa con gli uomini cos'i diversamente come sono diversi gli uo-

mini medesimi.
230.

All'egoismo di molti egoisti


rimproverare, non
crudele,

si

deve

gi d'essere troppo

ma

s\

d'essere troppo meschino.

L'amore
cieco,

secondo

casi,

un gran
236.

un gran

veggente.
231.

I/uomo

che non abbia pi altro da


"

uomini, quando d'altro non si possano vantare, si vantano dei proprii


Gli
I

malanni.
GliAF, Eeee

adorare, adora s stesso. Homo.


^

-:.

.-.^*,.a..^^..a^LJ^...-^.M&^'^^a^-M'^^--^-^-^^,^^^^t^a-aJ^j*^^

AFORISMI

51

60

AFORISMI

243.

237.

molto pifacilo abbatter g' idoli che sono fuori di noi, che (luolli che sono dentro di noi.
288.

Chi ha un vero amico pu dire d'avere due anime.


244.

sempre contrastare, Sempre e dannoso. inconsulto ugualmente


cedere, o
si

Dei mali della vita che non sono curaro, non ti curare.
239.

pos245.

Cedere e contrastare a tempo e luogo, secondo ragione e giustizia, ecco, in

Arto

intelletto,

amoro

e vita.

massima

parte, l'arte
246.

buona

della vita.

2-40.

C' una forma


sce di debolezza;

d'

indulgenza che naun'altra ohe

L'audacia, se vuol essere fortunata, bisogna si consigli e s'intenda con l'avvedutezza.


247.

co n'

nasco di conoscenza.
241.

Chi non abbia altro cho UE povero diavolo.


242.

(juattrini,

In taluni, certa ostentata osservanza altro di stretta giustizia non mira ad


che a nascondere, e scusare, la durezza
del cuore.
248.

violenza non lascia d'avere qualche parentela con Ie paura.

La

Meglio rimediare a
lamentarsi di mille.

un male

solo che

f -^.^

^Mt

-fli

"'

^\Cmi

^Jrjd

al

Al

HUiaMi

MDUTSMl

53

249.

254.

bile

La mala creanza pu essere tollerain donna giovane o bella, die in

nature inferiori ripugnano

al

me-

ritato castigo; le

mezzane

vi si rasse-

(jualche

modo compensi,
\

col piacevole

g nano-,

le superiori lo

invocano.

dell'aspetto, lo spiacevole dello

maniere
af-

e del linguaggio
fatto in

ma
250.

255.

intollerabile
brutta.

donna o vecchia o

U ingegno
che

come

il

fuoco

in qual-

modo

si fa

sentire.
256.

Non

grande sciocchezza quel sem-

pre meravigliarsi e scandalizzarsi della


sciocchezza altrui?
251.

Certe persone sono come i pianoforti scordati: tocca il tasto che vuoi, sempre daranno cattivo suono.
257.

Bisogna
superbia
si

salir cosi alto,

che

la stessa

rimanga per
252.

istracca a

mez-

Certe donne
proprio (luando

si

ammantano

di

pudore

non ne han pi bisogno.


258.

zo doirorta.

Non

vera moderazione quella che

Tia

morale

tra l'altro,

anche un'igie-

nasce da pochezza d'animo.

ne dello

spirito.

259.

L'odio e r invidia fanno tutto


trario dei dannati di

il

conil

Altro

il

rigore, altro la durezza;

Dante

vedono

ma
per

a molti fa
l'altro.

comodo

di spacciar l'una

presente e non

il

futuro.

54

AFORISMI

A FORI? MI

55

260.

266.
libero.

So tu servi

alla verit, sei

Sono pi
orandi

istruttivi

gli

errori

dei
in-

intelletti

che lo verit degl'

21.

tellotti piccini.

Non
animo

merita lodo quella bont che d


e accresco insolenza ai malvagi.

267.

Dimmi con

chi vai, o

ti

dir con chi

non puoi andare.

1/uomo rotto rispetta la invoca il meno possibile.


263.

loggo, e la

268.

Troppo

volto

coloro che credono di

condurre, sono condotti.


269.

nascondo molto spesso l'inosservanza della mo1/ osservanza


della

\oggo

Nulla pi

facile

che

farsi

applaudire

rale.

dalla canaglia.
264. 270.

La eleganza
non presuma

cosa ottima, solo

che

Non sempre

gli

uomini che non


scrii.

ri-

farsi arbitra e regolatrice

dono sono uomini

di tutta la vita.
271.

265.

Chi

fa,

potr

dolersi

di giorni e di

anni perduti:

ma

chi

nulla

fa,

dovr

Distinguer nettamento tra le mutazioni che avvengono fuori di noi e quello che avvengono dentro di noi,
operazione delicatissima e difficilissima.

dolersi d'aver perduta tutta la vita.

tii^i.t-tt.M..^M'-'\-j.t-..t^

-j^i^

-i^a. 'MaJ''^-'^^^^'^^^'ai'^^'-^=-'^^>~'^^*J^:.S^>ft^^'*^'--^-^;?JiaM^^

AFORISMI

57

56

A,l:'uKisM.i

272.

277.

sa ;

Dato ascolto al consglio di chi molto ma, soprattutto, date ascolto al conmolto vi ama.
273.

Quando sia necessario dare una stanza, vedete, in prima, se

aria a
si

pos-

siglio di chi

finestre sono aprir le finestre, e se le non si possono aprire, e se la necessit

non

tollera indugio,

rompete

vetri.

Nessuno tanto in alto che non possa alto, e e non debba guardare pi in
sforzarsi di salire pi in
274.
alto.

278.

Pochissimi

gli

uomini che sappiano


i

tollerare in altrui
JjQ intelligenze sono
le quali

difetti loro proprii.

come
se

le piante,

279.

non prosperano

non entro
intelligenza

Come nessun uomo


lume

senza qualche

certi limiti d'altezza, l/na

d'intelligenza, cosi

nessuno senza

fare bonissima prova sino a certo in su, livello, che voluta portare pi

pu

qualche germe di bont.


280.

perde d'un tratto ogni vigore e quasi


instupidisce.
275.

Fare la carit dovrebbe voler dire ben altro che fare l'elemosina.
281.

Amoreggiate con
piace;
cauti.

ma

le idee fin che vi sposarle, andate a (luanto

276.
1

Rozzo stupido uomo quello che mai non s'ebbe a vergognar di s stesso.

mali della vita, e si susseguono con cos rapida vicenda, oh' stoltezza voler di ciascuno fare

Sono

tanti

lunga lamentazione.
GitAF, Ecce

Homo.

**

j'i.vit.nf-ji-a.^

58

AFORlSJn

AFORISMI

59

28-2.

288.

La

verit

un'innamorata che, quanto

Non

al

mondo

cos perfetto

bu-

c'innapi la frequontiamo, tanto pi

o-iardo che possa dire

una perfetta bugia.

mora.
283.

289.

Tja verit

il

contrario

(lolla

bugia,

Non

calpestate le piante di cui desii

non

della finzione.
284.

derate di poter cogliere


290.

fiori.

La morale s\ gran cosa, che noi ci dobbiamo guardare di volerla troppo


costringere nei cerchi brevi delle nostre definizioni e dei nostri giudizii.
285.

Poeti e

filosofi

hanno comune questa


della vita di tutte

ventura, di

vivere

(juante lo cose.
291.

Chi ride di tutto, non godo di nulla.


292.

La
atti,

generosit

si

misura, non dagli

ma

dall'

animo.
286.

AUiu
ficenza.

i-

la generosit, altro la muni-

San Francesco d'Assisi predic ai agU pesci; Sant'Antonio da Padova mai che uccelli; ma non vi fu santo
abbia avuto la disperatissima idea di
predicare alle pietre.

287.

L'uomo non dovrebbe


prano,
lo

fare

di quei dolori che lo purgano,

lamento lo tem-

293.

Di

solito, chi
si

innalzano.

pi

pi deve alla fortuna, vanta di tutto dovere a se stesso.

a 1

AFOBISMI

61

60

AFORISMI

300. 294.

Oli
feuiio

educarono da so mantengono pi si che pur quelli


iioiTiini

elio si

Il

male
si

fatto

si

pu espiare; disfare

non

pu.
;i01.

a lunffo educabili.

Se coloro che promettono


295.

un

para-

diso

Trista

quella

cortesia di

modi che

mentono, che cosa poi un parafanno coloro che promettono


in
cielo

maschera

la villania

dell'animo.

diso in terra?
302.

2VI().

Chi vuol

salire,

guardi in

alto, e si

Non

vi fidate di chi di

nessuno

si fida.

guardi anche

ai piedi.
303.

297.

La
deve

realt

un

frastuono di cui l'arte

Se

il

riccio avesse

un

po' pi d'indi ar-

saper fare un'armona.


298.

telligenza,

non avrebbe bisogno

marsi di tante punte.


rattoppi,

Rattoppare
f

checcii

si

un
Cerbero ha

304.

..1

tristo lavorare.
299.

tre teste,

ma non

un'

in-

telligenza moltiplicata pel


teste.

numero

delle

I superiori
tali,

se

non sono veramente mai d'essere tali non sian conosciuti

305.

La paura
raggio,

sempre in armi;
fa

il

co-

degni.

quando

bisogno.

am.

U-t-itA"

lVj^lA'l-JMf*- ->

it,' .Xlt'l-i'

^JJg^wsWJ.-^jJi

62

AFORISMI

il

AFORISMI

63

311.
;<Mi.

Il

primo

miglioro maestro dolio

Misero chi
l)ollo

ha un nemico

nella pro-

croaiizo
affettuoso.

un animo
:vh

Bchiotto, delicato o

nel pria sua casa; pi misero chi IMia proprio suo cuore.

M2.
Chi pi
si

Saper distinguere negli avvenimenti nei e nelle operazioni, nelle tendenze e moti del proprio tempo il buono dal reo, il profondo dal superficiale, il duraturo dal transitorio, solo degli spiliberi. riti pi luminosi, pi giusti, pi
:08.

agita,

mono

opera.

aia.

Non

possibile

civilt

senza una

qualche conciliazion di contrarii.


ai 4.

Leggete per acquistare spiriti alla vostra vita; mni vivete per leggere.
:09.

Finita e perduta (iuella societ che pi non conosca n j dispreizo n am-

mirazione.
ai5.

Degnando
inferiori, voi

di giusto affetto le creature

Che merito c' a sapere ci che non merita d'essere saputo?

qualche modo voi. abbassare senza innalzar quelle


potete in
aio.

Quand'ero giovano mi pareva

di

saper

Buona tempra
saldezza.

di

spirito

quella
e la

pochismolto; ora m'avveggo di sapere vita simo: eppure non possibile che la
sia

che in so concilia la

ffessibilit

un progresso

nell'ignoranza.

G4

AFORISMI

APORISMI

65

317.

323.

Saggio colui che


ziona

all'et propor-

gli ofFicii, e quelli

che apparten-

pi prossimo parente di messer Tronfio? Messer Meschino.


(^ual
il

gono a una stagion pone ad un'altra.

della vita

non

im324.

Una
:U>s.

delle

cose che nella vita pi

Lo

opinioni

si

possono sposare,
il

ma

importa far salve la poesia della vita.


325.

a patto che sia possibile


319.

divorzio.

Fuggi dai contrasti non


il

utili

n ne-

Spento che
sacroj
})iii

sia in
si

un'anima

fuoco

cessarii

nei necessarii o utili entra ani-

non

raccende.
320.

mosamente.
82(5.

Mala eleganza
il

ciuella

che non lascia

Tutto lodar del passato e biasimar


del presente, o tutto lodar del presente

debito luogo alla naturalezza o alla


''2.

spontaneit.
se siano di pi impoditnonto
i

e biasimar del

Dubbio
alla

passato, sono atteggiamenti antagonistici dello spirito, ma che nascono da una medesima insuffi-

verit

nemici dichiarati o

gli

cienza critica.
327.

amici imprudenti.
B22.

Dinanzi
il

alle

menti superiori molti


si

Tanto vale

l'arte

quanto

conccLLo

contrasti

dileguano de' quali

offu-

della vita che la inspira.

scano le menti comuni.


Graf, Ecce Homo.
9

iti

AFORISMI

AFORISm

67

328.

333.

Sono senza numero gli atti di carit che ruomo pu faro senza che nulla
gli costi.

Non
apra
il

detto

che chi apre la borsa

cuore.
334.

329.

Amato
elio

le

cose

belle di tale

amore
le

Volete correggere do' suoi di fotti qualcuno? Pale, non che tema di voi, ma
che
si

vi

ajuti

a sempre

pi amare

buone.
33:).

vergogni di

s.

330.
I

da

spiriti piccoli

procurare troppo

laboriosamento la perfezione nelle cose


piccolo.
336.

malcontenti

hanno molto buono

ragioni per essere pi avveduti, pi operosi e pi pronti che i contenti.

Ci solo, che fu lentamente costruito,

lungamente dura.
331.

troppi e continui scrupoli impediscono di faro molte cose cattive, e aiI

337.

trottante, se

non

pi, di buone.

non pu far pieno e sicuro giudizio chi non iscorga e non


Dello parti

mediti
332.

il

tutto.
338.

Di nessuna cosa pu
critico chi di so stesso
critico.

veramente esser

Preparate
presente.

Tavvoniro, senza pretenil

non sappia

essor

der di rinnegare affatto


il

passato e

"'

jrt-tT..-*

-J-w^HliL-Wf

.lel.

L..>^^*A'.Ai>'.t^v.-.jj.- wJ.jJL"J''.!LJLa^ '/'^'^ifri::

^**"Vj'At''jriaiii^3iw>Lt

68

AVOUSMI

AFORISffl

69

u.

345.

Non

disprezzate

mai

lroi)po

l'opi-

nione contraria alla vostra.


340.

buono, e ti tocchi vivere anche in compagnia di malvagi, avrai questo cruccio, che alle volte ti parr
Se tu
sei

d'esser simile

ad

essi.

Non

bisogna troppo disprozzaro nesstesso.


346.

suno; neppure sj

341.

II

Ben poco insegn la vita a colui cui non insogn a sopportare il doloro.
342.

Ai traviamenti di un animo non abietto vi pu esser rimedio; alla naturale abiettezza dell'animo non v'
rimedio.
347.

ili

Ci che

scusa

La religione si gran cosa, che nessun domma, o sistema di dommi, la pu


tutta contenere.
343.

non

isc'usa gli

gli uomini mezzani, uomini superiori.

348.

Spesso coloro che tutte sanno le eleganze del vestito e dell'addobbo, nulla

graziosa e lieta circonferenza del


ventre, di quanti

sanno delle eleganze dell'anima.


349.

mai uomini tu

sei

Forizzonte

Tale

Chi ha per suo


li

mondo

il

ventre,

non

dogli
riori

occorre che studii astronomia.

buono a far retto giudizio uomini mediocri, che dei supenon buono a intendere nulla.

-.>.-'*

I^J:tft.ira^>e^l.t.'*,^3C

>.'.ji'-J^-'

'^

'^

' N'^^a^J*^K^jii

70

AFOmSMI

AFOBTSMI

71

350.

355.

Doli'

animo

dicare dal

un uomo potrai giunumero di falsi rispetti ondo


di

Chi noi
di

ma la bont grande conforto e di grande ajuto


sa,

noi creda;

seppe allVancarsi.
331.

air intelligenza.
356.

Tu mi

vuoi esaltare,

io

mi umilio;

L'uomo
fensivo;
sivo

tu mi vuoi umiliare, io mi esalto.


352.

buono sempre inofnon sempre l'uomo inoffentutto

tutto buono.

II

Il

tiranno pubblico pu, a suo modo,

357.

Of^tsor

grande;

il

tiranno

domestico

L'artificiosit

lavora nel piccolo; e

sempre meschino.
353.

perci la vera

grandezza non pu non

essere semplice.
358.
atti

Chi giudica burbanzosamente gli

umani senza conoscerne


stolto,

le ragioni, ,

o
in

cattivo.

Quel popolo che, pi che in so, spera un salvatore, non merita molto d'es-

sere salvato.
359.

L'

uomo
che

superiore pu sembrare
faccia

tal-

volta

contro alla

morale,

Tu

forse

non comincerai a credere

mentre non fa se non conformarsi a una morale pi alta e pi pura dell'ordinaria.

che negli uomini possa essere bont, se non dopoch alcuni uomini ti avranno
fatto assai

male.

AFORISMI

81

72

AFORISMI

405.
360.

Non
non

tutto quello che varia

si

evolve;

Non degnare

dell'ira tua gli abietti.


406.

tutto quello che ingrossa cresce.


361.

Qual

, fra

Chi lascia
scolpa,
.j

la

calunnia addensarsi sul

proprio capo, e
,,1

non si ripara, e non si non serve alla bont, servo al-

vera? Quella dove sia molto altro che molto oro.


407.

tutto le case, la pi pooro, e non

l'ingiustizia.

Non partecipare nessuna operazione condiziono umana, sombra a certuni


spirito,

Anclv^

lo

come

lo

stomaco,
volta.

buona per giudicare


408.

di tutte.

ha da poter

reoere,

qualche

:;(:.

Non

profanare tu stesso
364.

il

tuo amore.

peggiore odio quello che nasco deiramoro. tlalla putrefazione


11

409.

Vuoi sapere se il tuo amoro bello degno? Guarda com ti solleva al di-

non v' Dei mali comuni e pubblici ci ho non Io dire: possa nessuno che
colpa; io

sopra di te stesso.
365.

non

c'entro.
410.

Persuaditi di questa semplice verit,

ohe

tuoi peggiori
te,

nemici non sono


te.

il suSposso coloro che pi schifano punto diciume matonaie, non isphifano il

intorno a

ma

dentro di

sudiciume morale.
GRAF, Ecce Homo
11

AFORISMI

81

72

AFORISMI
405.
360.

Non

tutto qiiollo cho varia

si

evolvo;

Non degnare
, fra

dell'ira tua gli abietti.


406.

non tutto quello che ingrossa

cresce.

Qual
Chi lascia
scolpa,
la

calunnia addensarsi sul

proprio capo, e
l'ingiustizia.

non si ripara, e non si non servo alla bont, servo al362.

vera? Quella altro cho molto oro.

potutte le case, la pi e non oro, molto sia dove

407.

operazione Non partecipare nessuna certuni condizione a sembra umana,


lo

Anche

lo

spirito,

come

stomaco,

buona per giudicare


408.

di tutte.

ha da poter

rooore,

qualche volta.

Non

profanare tu stesso
364.

il

tuo amore.

nasco odio e quello che Il peggiore dell'amore. dalla putrefazione


409.

Vuoi sapere se il tuo amoro bello degno? Guarda come ti solleva al di-

Dei mali comuni e Io non nessuno che possa dire:


colpa; io

pubblici

non v' ci ho

sopra di te stesso.

non

c'entro.
410.

Persuaditi di questa semplice verit,

schifano Sposso coloro che pi

il

su-

che

tuoi peggiori
te,

nemici non sono


te.

diciume materiale,
il

non ischifano punto


Il

intorno a

ma

dentro di

sudiciume morale.
GRAF, Ecce Uomo.

-v^aaa^Jtl^aiS5!afiii

AFORISMI

83

82

AFORISMI
417.
411.

Chi conosco
di

difetti altrui

uomo

buon discernimento;
i

di

molto mi-

gliore chi conosco

proprii.

dell'uomo addormentato La la faccia delmanifesta molte cose che nasconde. l'uomo desto
faccia
418.

412.

una ruvidit di modi dio pu bene accompagnarsi con la bont delTanimo; ce n' un'altra che del tutto
C'
l'esclude.
413.

una La non e vegeta non


civilt

terribile pianta
fiorisce

che

se

non

di sangue. iiiaffiata di lacrime e


419.

inteso, Se sai di non poter ossero


420.

taci.

L'urbanit insognata dal Galateo ben povera cosa a paragone di quella


suggerita dal cuore.
414.

potenza o sicuChi fonda la propria veda di non rezza nel timore altrui,
fuoco
:

L'amore

come

il

se gli

manca

l'alimento, si spegne.
415.

farsi anche passar corto segno, e di non perch l'odio temere, che odiare pi ci che vincere il timore, e osar

pu
il

timore non osa.


421.

L'amore come l'acqua:

se qualcosa

non

lo agita, imputridisce.

nutr di generosi pensieri momi d'inedia spirisi da giovane, tuale da vecchio.

Chi non

si

Ij'uomo retto s'avvezzi a solitudine.

il

AFORISMI

85

84

AFORISMI
427.
429.

Non
la

muri e casa doli' uomo.


bastano
i

il

tetto a fare

Chi ha il pi, non procacciando il meno.


428.

si

curi d'andar

Sono alcuni ingegni che non riescono a farsi strada, non per inottitudino propriamente,
dit.

L'uomo
tiepido

caldo

una

forza;
solo

Tuomo
l'uomo

forza: freddo un'altra

ma

per irresolutezza e timi-

non

niente.
429.

424.

L'uomo

cattivo

pu bene qualche

diamo dogli I criudizii che stessi. noi siamo che ci


430.

altri

dicono

volta essere dalla parte della ragione;

ma

gli quasi

impossibile ch'ei

non
Gran
tarlo

faccia poi tanto da mettersi dalla parte


del torto.
41^5.

dev'essere la verit se

riesce a traforare la

dura corteccia degli

umani
infelicit, co-

cervelli.

Certe persone spandono

431.

me

taluno i)iante dell'oriente spandono

ombra avvelenata.
426.

etar

acquiLa critica , di regola, l'arte di proprie precredito e autorit alle


432.

ferenze.

L'acquazzone impetuoso e breve bagna le zollo sopra sopra: solo la pioggia lunga le penetra a fondo e ravTiva.

bia

Un'eresia, se ottenga la vittoria, e si chiama ortodossia.

cam-

nome

..-- 4wi..v.ja,j.v.ii'i'ijj-.'aSei,aitfJ^S?i

86

AFORISMI

AFORISMI

87

433.
<lli
ti

439. di graIl

eroi

non vanno in corca


434.

frutto
dell'

cho pi lento

matura

tud ino.
Solo

l'anima
(lualit

uomo.
440.

fanno grande Fuonio possono far grande Tart-e.


lo

cho

Il

saggio sdegna, non di ridere,

ma

di deridere.
435.

441.

Vi sono scorciatojo per giungere scienza; non vi sono per giungere


sapienza.
436.

alla
alla

II mondo non si giudica bene se non da chi, dopo esservi stato in mezzo, se

ne apparta.
442.
si

Due

attitudini

richiedono in

uomo
Se
giori,
gliori.
i

d'ingegno: saper fare qualche cosa, e


sapere starsene senza far nulla.
437.

migliori
i

non s'impongono

ai

peg-

peggiori s'imporranno ai mi-

443.

Della vita

si

giudica

tura e confgurazion di
dosi in alto.

come della naun paese, traon-

Chi non vuole


difetti, si

conoscere
so a

propri i
condi-

condanna da

una

zione inferiore.
444.

I
lo

valorosi

amano

di

grandi vie consolari

camminare per della vita, non

Si contenti di di parole chi

una poesia fatta solo non in grado d' inten-

per le piccole vie traverse.

dere e di esprimere la poesia dello cose.

AFORISMI

81

88

AFORISMI
405. 445.

Non
cito

lecito all'

uomo

ci

che
fini

Non degnare
le-

dell'ira
406.

tua

gli abietti.

alla

natura:
abietti.

conseguire

alti

con mozzi

Qual

; fra

4 16.

L' originalit
spirito.

"

una
447.

solitudine dello

molto vera? Quella dove sia oro. molto che altro


407.

tutte le case, la pi pooro, e non

Gli arciprudenti, o hanno cominciato con qualche grosso sproposito, o con qualche grosso sproposito finiscono.
448.

operazione Non partecipare nessuna condizione certuni umana, sembra a

buona per giudicare


408.
Il

di tutte.

nasce peggiore odio quello che

Un

buon

libro

rende migUore

colui

dalla putrefazione dell'amore.


409.

che l'ha

scritto.

Le Yie troppo battute non sono sempre le pi sicure, mentre sono sempre
le

Dei mali comuni e pubblici non nessuno che possa dire: Io


colpa 5 io non c'entro.
410.

non v'
ci

ho

pi nojose.
450.
I

mali della Tita non sono forse


;

cre-

sciuti

ma

certo cresciuta la coscienza

diciume il sudiciume morale.


GRA.F, Ecce

il suSposso coloro che pi schifano punto ischifano materiale, non

che noi ne abbiamo.


Homo.

11

II

AFORISMI

83

82

AFORISMI
417.
411.

di

Chi conosce i difetti altrui uomo buon discernimento; di molto mii

a faccia

gliore chi conosce

proprii.

manifesta Fuoino desto nasconde.


418.

dell'uomo addormentato delmolte cose che la faccia

412.

una ruvidit di modi che pu bene accompagnarsi con la bont dolranimo; ce n' un'altra che del tutto
(7
l'occludo.
.

La

civilt

non vegeta e
inaffiata di

una non

terribile pianta
fiorisce

che

se

non

lacrime e di sangue.
419.

413.

Se
Galateo
di

sai di

non poter

essere inteso, taci.

1/ urbanit insegnata dal


il

ben povera cosa a paragone


suggerita dal cuore.

quella

420.

potenza o sicuChi fonda la propria veda di non altrui, rezza nel timore
fuoco
:

L'amore
l'alimento,

come

il

se gli

manca

si

spegne.
415.

di non farsi passar certo segno, e perche Iodio temere, che odiare pi osar ci che e timore, pu vincere il
il

anche

timore non osa.


421.

L'amore come l'acqua non lo agita, imputridisce.


:

se qualcosa

Chi non

si

416.

L'uomo

retto s'avvezzi a solitudine.

da giovane, tuale da vecchio.

si

pensieri nutr di generosi morr d'inedia spiri-

84

AFORISMI

AFORISMI

85

427.
422.

Non bastano
la

muri casa doiruomo.


i

il

tetto a fare

Chi ha il pi, non procacciando il meno.

si

curi d'andar

42:.

i
L'uomo
inettitudine pro-

428.

Sono alcuni ingegni e ho non riescono


a
farsi strada,

caldo

una

forza;
solo

non per

priamente,
dit.

ma

per irresolutezza e timi-

freddo un'altra forza: tiepido non niente.


429.

Tuomo Vuomo

424.
I

giudizii ohe

diamo degli
stessi.

altri

dicono

L'uomo

cattivo

pu bone qualche

ci

che siamo noi

volta essere dalla parto della ragione;

ma

gli

quasi impossibile ch'oi non

4B0.

faccia poi tanto

da mettersi dalla parto

Gran

tarlo dev'essere

la

verit so

del torto.
425.

corteccia degli riesce a traforare la dura

umani
infelicit, co-

corvelli.

Certo persone spandono

me

talune |)ianto dell'oriente spandono

ombra avvelenata.
.

La
star

di acquicritica , di regola, l'arte preproprio alle autorit credito e

426.

ferenze.
432.

L'acquazzone impetuoso e breve ba-

gna

le zolle le

sopra sopra: solo la piog-

gia lunga

penetra a fondo e ravviva.

camUn'eresia, se ottenga la vittoria, ortodossia. chiama bia nome e si

;W^="R*SrS?fSWi'St?^T*'-'':

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&Ai

86

AFORISMI

AFORISMI

87

439.
(li

eroi

non vanno in corca

di gra-

Il

frutto

che pi lento

matura

titudine.

raniina dell'uomo.
440.

Sol<

lo

qualit
far

che fanno grande

Tuo ino

po;;fc50n()

grande

l'arte.

Il

saggio sdegna, non di ridere,

ma

di deridere.
435. 441. alla
11

Vi sono scorciatoje por giungere scienza; non vi sono per giungere


sapienza.
436.

mondo non

si

giudica bone so non

alla

da chi, dopo ne apparta.

esservi stato in mezzo, se

442.

Due

attitudini

si

richiedono in

uomo

Se
giori,

migliori
i

non s'impongono

ai

peg-

dMngogno: saper

fare qualche cosa, e

peggiori s'imporranno ai mi-

sapere starsene senza far nulla.


437.

gliori.

443.

Della vita

si

giudica

come

della na-

tura e confgurazion di un paese, traendosi in alto.


438.
1 valorosi

Chi non vuole conoscere i propri! una condidifetti, si condanna da so a


zione inferiore.
fi,.

J"

amano

di

camminare per

Si contonti di
di parole chi

le

grandi vie consolari della vita, non


le piccole vie traverse.

una poesia fatta solo non in grado d'inten-

per

dello coso. dere e di esprimere la poesia

'U

AFORISMI

89

88

AFORISMI
451.
445.

Non
citn

lecito air
natiira:
abietti.

uomo

ci

che

le-

Badi

chi vuol correggere

in

altri

alla

conseguir fmi

alti

con mezzi

qualche difetto, di virt. pari t<3mpo, qualche


452.

non eopprimere, ni

446.

L'originalit
spirito.

una
447.

solitudine dello

Dubbio
cori

so gli
gli

con

uomini siano meno sinstessi. altri che con so

arciprudenti, o

hanno cominciato

meritato, L'ossequio altrui, anche se


ci truasta il

con qualche grosso sproposito, o con qualche grosso sproposito finiscono.


448.

carattere.
454.

pu Non sempre saggezza, anzi


sere
le
il

es-

Un
che

buon

libro

ronde migliore colui

conoscere contrario, studiarsi di

Tha

scritto.

pi pronproprie illusioni por farne


455.

tamente getto.
449.

Le
le

vie troppo battute

pre le pi sicuro,

non sono semmentre sono sempre

Chi

si

le fosse spogliato di tutte

il-

lusioni,

rimarrebbe nudo.
456.

pi nojose.
450.
I

mali della vita non sono forse


;

cre-

con la Molti s'affaticano a strappare

sciuti

ma

certo cresciuta la coscienza

che noi ne abbiamo.

nessuna fatica, violenza ci che, senza amore. per ottener potrebbero


Graf, Ecce Homo.
12

MitKimtiKiiiitH^'teiMHffatK^flMi^^&S.'t,

Il

iiiii

irtira

iiiffiii

fWitiihriilBiMiiflfaiJaftaSJ

AFORISMI

91

90

AFORISMI

463. 457.

Non

capace di porfozionamon to chi


di

non capace

vergogna.
458.

finiscono male, quelli noi romanzi che peggio, non sono i ro,lvo finiscono

manzi che
che
si

si

scrivono,

ma

romanzi

vivono.
464.

Ricusa di disputare con l'insensato, porche in nessun modo potrai far valere
la

il

solo tesoro

che

l'

uomo possegga

ragione contro chi

non

in

grado di valersi della ragione.


459.
1

vita intedavvero quello della sua gl'innessuno che tesoro un riore; od


vidia.

465.
si toglie Chi s'alza troppo, facilmente i quali, pi non uomini, degli alla vista

dolori di cui

possiamo inorgoglire

cessano di essere dolori.


.1

460.

vedendolo, pi di lui

non

si

curano e

Dante, in mezzo alla

folla,

sar pi

non

si

ricordano.
466.

solo che nella selva selvaggia.


461.

Studio perpetuo e tormentoso di ganza, povert di giudizio.


462.

ele-

chiamano uoI pi di quelli che si ai mezzi, quanto mini accorti, sono tali
non gi quanto
ai fini.

467.

So non riesco io a mettermi chi potr mettermi in alto?

in alto,

La perseveranza la virt per cui tutte l'altre virt fanno frutto.

Il
.

^r

"'

wf

' Jli-

AFORISMI
'

93

'Mi*

AFORISMI
473.

468.

So
e'

gli

uomini potessero vedere

la

propria lor vita sotto tutti gli aspetti,


sarebbero,

fsica, Per un caso di cecit morale. hanno mille di cecit

so

ne

ma anche men

non solamente men cattivi, discordi che non sono.


Nel credere
409.
al

474.

modico, non dimenti-

stito,

volgarit pu mutar casa e veazzimarsi, lisciarsi, andare in carla rozza, sedere in trono, e sar sempre

La

non pu in care ohe l'esperienza sua tua. dell'esperienza veci le tutto fare
475.

stessa volgarit di prima.


470.

Quando tu abbia conosciuto gli uotempo mini a fondo, avrai perduta, in un


inganniodesimo, la possil)ilit d'essere felice. d'essere nato e quella
476.

T/uomo, quanto pi

possiede, tanto

meno

si

possiede.
471.

Dubbio se pi noccia la troppa disposizione a credere o l'assoluta incapacit di credere.


472.

gliaccheria,

Vedrai quanta stoltezza, quanta viquanta tristizia, si nascondono talora sotto la maschera del 'buon
senso.
477.

Se tu discuti con uomo di mala fede, quanto pi avrai ragione, tanto pi ti


sentirai dar torto.

Inimicizia da

pari a pari:

periore a inforioro non non disprezzo, o piet.

da supu ossero se

i^

>-..jfEft|g

Wa^.'Afa"

!l|

AFORISMI

AFORISMI

95

478.

484.

Accettato

la verit

di

buon animo,
vi venga.

Non merita nome


che non

di generosit quella

senza cercare da qual


179.

mano

altro che

una

delle

tante

forme della ostentazione e del

fasto.

Nessuno ha il monopolio della verit; nessuno ha la privativa doirerroro.


480.

485.
I
gli

guai
astri

della vita

sono un po' come


(juando l'uno tra-

del cielo:

monta,
eroe;

l'altro

spunta.
486.

Achille fu

un grande
diffcili

ma

ci

sono eroismi pi
(inolio d'Achille.

e pi rari di

481.

Se volessero parlare di ci solo che intendono, gli uomini quasi non par-

L'uomo

di

mala

fede,

non

solo ne-

lerebbero.
487.

gher la tua ragione, puter il pioprio suo


482.

ma

ancora t'im-

torto.

La rosa ha
sto la rosa

le
il

sue spine, e per quefiore dell'amore.


488.

Si

quali

danno decadenze e disfacimenti non bisogna contrastare.


48:i.

ai

lagnava delle spine, disse rosa: Io ti pungo, si, ma ti beo.


si

A chi

la

La ricchezza pu essere, in qualche modo, una base non pu e non dev'essere mai un fastigio.
;

489.

Checoli dica
i

il

proverbio,

non

tutti

vizii

sono

figli dell'ozio.

.-

.-^--.-ti-A,.^*-....

. a

-Aite-rr-J-i.^

AFOTTISMT

97

96

AFORISMI
496.

490.

Mi

piacciono

santi

ma

a quelli che

Quel grande

sofista

ch'

il

mondo,

tengono in mano un giglio preferisco quelli che tengono in mano una spada.

s'ingegna di distinguere tra colpe che disonorano Q colpe che non disonorano.
497.

A
chio

ravvisar la bellezza, non basta

oc-

sereno;

ci

vuole ancora animo


492.

Colpo irrandi, colpo piccole: non v' colpa cos\ grande che annienti l'uomo;

sereno.

non v' colpa menomi.

cosi piccola

che non

lo

498.

Chi veramente innamorato della bellezza, la scorgo pur col ov'aUri non
il

Non
vero.

ogni

uomo che
499.

dica

il

vero

ama

sospetta che

sia.

493.

La miopia
l'albero,

fisica

ognuno s'ingegna

di

L'ideale

devo,

come

aver

correggerla; quella morale, pochissimi.


500.

nella terra lo sue radici.


494.

Un popolo non presuma


pi della propria lingua.
601.

di

valere

assai pi facile essere caritatevole

che giusto.
495.

Da compiangere l'uomo
da quello che non sa
parlare;
tacere.

che non sa compianger ancor pi

Che cos'

l'uom( che

invidia

l'al-

tr'udmo, se non

una miseria che

in-

vidia un'altra miseria?


GiUF, Ecce Homo.
13

98

AFOHISMI

AFORISMI

99

502.
DifTicile

507.

non

ci

che in fondo alla sventura sia qualche po' di colpa.


603.

Semplice e melanconica storia di quasi convergenti; tutti gli amori: due linee

un punto
genti.

di contatto;

due

lineo diver-

C' da confondersi in pensare quanto applauso di uomini minimi ci vuole


per faro la gloria di un
604.

508.

Solo chi cadde

pu dare

altrui l'edi-

uomo

grande.

ficante spettacolo del rialzarsi.


509.

La mano che accarezza pu far male della mano che percuote.


605.

pi

Se la vita un male, un male di cui certamente si guarisce.


510.

Per uno che pot dire sole: "Tutto perduto, fuorch


bero dire:

in faccia al
Te-

Anche delle tue virt arma contro di te.


611.

il

tristo si far

nore ! quanti che nell'ombra potreb-

"Fuorch
606.

l'onore,

nulla

Non
paja, so
se

v' forse cosa

umana

che non

perduto !

guardata da un

lato, assur'da;

guardata da

un

altro, ragionevole.

Se
tristi,

ti

tocca vivere in compagnia di ricordati che tutto quanto tu po-

612.

tresti rimproverare a loro, sar da loro rimproverata) a te.

Prima

di accordarti con

altri,

vedi

se sei d'accordo

con

te stesso.

AFORISMI

AFORISMI

101

513.

619.

Su fosso chimera ogni pur sar(?l)be virt il eroder


514.
Il

altra

virt,

Cosi (piando la
l'oiinarsi in

alla virt.

donna tende a trasuomo, come quando l'uomo


la
ci-

tondo a trasformarsi in donna,


vilt in pericolo.

primo

^raclo della

generosit di
il

riconoscilo e confessare
515.

proprio torto.

520.

Amate
tinozza.

la forza, e

non disprezzate

la

Chi cadde u si rialz, spesso pi fermo in sui pi di chi non cadde mai.
516.

521.

Molti

chiamano

carit dare agli altri

(lUoUo a oui gli altri


522.

hanno

diritto.

Spesso chi tutto assaggi, voitoIjIx potersi barattare con chi non abl)M
assaggiato nulla.
517.

La calma
dizii della

uno

tra

pi sicuri
spirito.

in-

forza di

uno

523.

chi

Corro rischio di da tutti vuol

farsi

odiare da

tutti

i^rocurato di mettervi al disopra del


dolore: i)rocurate anch(^ di mettervi al

ossor'

amato.

disopra del piacere.


518.

animo, quanto pi si circonder di pompa, tanto pi parr meschino.


Il

meschino

di

524.

dovere di ogni uomo creanzato insegnare la creanza a ohi non la sa.

102

AFORISMI

AFORISMI

103

525.

530.

novantanovo centesimi della critica b fa tra gli uomini non nasce gi dairamoro del vero, ma da presunzione,
I

A
zarsi

chi chiede d'essere ajutato a rial-

che

non ricusare mai


531.

di stendere la

mano.

arroganza, acrimonia,
gelosia.
52t>.

litigiosit, astio

grande frequentando i grandi, intendo quei grandi la cui granPensi di


farti

Uomo

di

alti ideali

non
alti

pu('

essere

dezza tutta nei

titoli e

nelle

pompe?
sei.
I

vano, e in
allignano.

uomo vano
527.

ideali

non

Ti renderai pi piccolo che


532.

non

li

La
sono

verit una;
lo
il

ma

Il

innumerevoli
il

menzogne che ne usurpano

ma
altri

spesso

pessimismo un tristo compagno ci guarda, o ci libera, da compagni, anche pi tristi.


;

nome,

volto, la voce, le vesti e l'an533.

datura.

La

piet

non devo i)rendoro ombra


deve pregarlo di
farle

del rigore; anzi

Fa d'aver sempre a mente che ogni uomo che vive in questo mondo, comunque ei ci viva, un pover'uomo.
534.

compagnia.
I!l]

529.

Non
chi,
si

ti

confondere a contraddire a

per poco che tu lo lasci parlare, contraddir da so.

uomini del tempo presente sono molto bene difesi di fuori, e affatto inGli
difesi di dentro.

'A

\ j

104

AFORISMI

AFORISMI

105

'%

i'a

540.
olio

Non amaro
tresti

neir arto ci

non

po-

Pu
dolore.

dire di

amaro noiruomo.

a scuola chi

non essere mai andato non fu alia scuola del


541.

Povero quel maestro che non sa essere maestro se non fra le pareti della
scuola.
5B7.

Spesso

clii

pi capace

d' ira,

meno

capace d'indignazione.
o

Per sempre pi voler sapere che cosa accado intorno a loro, gli uomini oramai pi non sanno che cosa accada in loro.
'H.

Capre e pecore in istuolo:


Il

leone solo solo.

543.
I casi

pi tragici, avendo

il

conforto

L'egoismo pi insensato non


quello che
tutto vorrebbe

gi

della grandezza,
revoli.

non sono
544.

pi mise-

ridurre in

proprio dominio,

ma

quello che tutto

vorrebbe ridurre a propria imagine.


539.

Nessuna concordia
quella che
degl'ideali.
si

cosi stabile

come

fonda sulla comunanza

Chi dice che nel


sere

mondo bisogna

es-

pecora o lupo, non pensa ohe l'uomo, ai)punto perdio uomo, non devo

545.

Una burrasca
Qrap, Ecce Homo.

purifica

l'aria:

una

essere n lupo n pecora.

burrasca purifica l'anima.


14

106

AFORISMI

AFORISMI

107

546.

552.
noi-

L' intelligenza di certuni tutta

Tristo

Tuomo

in cui

pi

nulla

ri-

r ugne.
547.

manga
pi servo di colui che sempre

dol fanciullo.
553.

Chi

ha bisogno d'essere servito?


548.

Dilllcile dire
utile, se

quale sia diligenza pi

sere saputo,

imparare ci che merita d'esdisimparare ci che non

Chi troppo disprezza gli uomini, non giunger mai a conoscerli.


549.

merita d'essere saputo.


554.

Agli spiriti che


facile

Accetta pur molto dall'amore; poco


o nulla dalla munificenza.
550.

perseverare in

non si muovono una opinione im-

mutabile.
Of).

ly insufficienza morale
ficienze dello
spirito, la

delle insuf-

grandi calcolatori quelli che operano le pi grandi cose nel


i

Non sono

pi

lamentetutto

mondo.
556.

vole, perch
lo altre.

suppone e riassume
651.

Dove non

contrasto,
557.

non

vita.

La pi sicura base della morale la comprensione amorosa della vita universa.

La

filosofa,

quand'altro non possa

es-

sere, dov'essere

un

lievito dello spirito.

1U8

AFORISMI

AF0RIS51I

109

558.
Diflcil mento

563.

avr

il

plauso dei con


i

Tale forse la

natura di tutte

le ci-

toinporanoi chi scrivo por


559.

futuri.

a certo grado, debvilt, che, pervenuto suicidio. lento di bano finire


564.

L' inibocilio

solo

allora

perfetto

quando

si

reputa un gonio.
5t>0.

di La ragione non merita veramente non il chiamarsi con questo nome se dubitar di se giorno in cui comincia a
stessa.
565.

So raninia villana potesse vedere guiitilozza in altrui,

non sarebbe
561.

al tutto
Il

villana.

primo dovere di
si

un uomo

d'in-

gegno
becilli.

gl'im di non far lega con

Nella storia dogli uomini, un errore


col-regge

un

566.

orror

procedente, ed a

sua volta corretto da un orror succossivo, e cos di sguito,

fermati: Gli altri corrono a rotta? tu


gli altri si

uniformeraonto

fermano? tu cammina.
567.

indefinitamente.
562.

Allora soltanto acquisterai piena co


scienza di te e delle tue forze quando
ti

Disprezzare gU uomini, e nulladmeno cercarne il plauso, e non isdeottegnare nessun' arte pi vile per in frequente contraddizione nerlo,

troverai a

fronte di

chi sia

il

tuo

contrario e la tua negazione.

molti che

si

reputano uomini superiori.

110

AFORISMI

AFORISMI

111

568.

673.
I

Strana cosa la vita! Ila in so una forza indomabile di pordiiranza o di


espansione; eppure

ti

Se hai senso di vera religione, non prosternare; assorgi.


574.

un

soffio
il

basta a
fiore.

offuscarla e a farle perdere


569.

Vuoi ottenere stima da qualcuno? Mostra di fare gran caso della sua stima.
575.

La come

scienza

una uran cosa; ina facilmente diventa una piccola

cosa nelle piccole teste!


570.

C' una bruttezza del volto non da altro prodotta che dalla ignobilt dell'animo.

Non
abbia
il

merita d'essere amato chi non coraggio di farsi odiare.


r>71.

Troppo facilmente la gente grossa scambia per risolutezza e per forza la


sconsideratezza e la precipitazione.

Le nuvole
volo doiraria,
certa altezza.

dell'anima,

com

lo

nuI

577.

non possono

salire oltre
le

vedono facilmente da tutti cagioni da pochissimi i rimedii quasi


mali
si
;
;

572.

da nessuno.
i

Molti passano per intelligenti,

quali

578.

non la sagacit istintiva od animalesca di una cupidit sempre desta e non mai sazia.
se

non hanno

Non

sar mai libero chi,

quando no
sponta-

sia ragione,

non sappia

farsi

noamento soggetto.

112

AFORISMI

AFORISMI

113

579.

584.

A
gna

certi

sconvolgimenti

sociali

bisolo

Le mezze altezze sono, per

lo spirito,

assistere

come a

certi

sconvolgile braccia.

menti naturali, incrociando


580.

pi malsicure. Bisogna, o rassegnarsi a rimaner nella valle, o avere la forza di sollevarsi alle cime.
585.

In qualunque compagnia tu

ti

motta,

sempre

rischierai di trovarti in cattiva


si

compagnia.
581.

Sono corti falsi modesti, i quali non nascondono se non per farsi corcare.
58(i.

Tja poggior povert

non

di chi

non
de-

abbia abbastanza,
sideri pi

ma

di chi

sempre

che non ha.


582.

vede quella che vuol passare per verit aver paura di quello ohe da lei denunciato come errore,

Quando

si

spettacolo certo comicissimo, ma il disgusto fa passare la voglia di ridere.


lo

L'odio

non sempre nuoce a

chi r
587.

odiato; sempre a chi odia.

Sono molti che vanno sempre in frotta, oppure non arrivano mai a tempo.
Ohi desse retta alla critica corrente, dovrebbe adattarsi a credere anche questa incrodillissima cosa, che uno spirito piccolo possa comprendere, misurare e giudicare uno spirito grande.
588.

Riimegare

la

filosofia

non

si

pu

senza filosofare; e per spasso che

dovrebbe essere lasciato


Graf, Ecce Homo.

ai filosofi.
15

AFORISMI
114

115

APOiism
593.
n89.

Altra la

difTideiiza

deiruomo
;

elio

non erodo affatto al bone altra quella delTuomo che sa non trovarsi il bene se non commisto al male.
59(.

Per uomo pratico s'intende pi coluunemento un uomo senza scrupoli e senza riguardi, cho sa faro i proprii
interessi, sacrificando gli altrui.

594.

Lo
Essere dimenticato
il

linee

curve sono innumerevoli;

ila

coloro di cui
(^

la linea retta

una
595.

sola.

nome non

sar mai ricordato,

di

cui, subito elio sian morti,

nemmeno

se siano stati

non si sapr mai vivi, come


uiui

pu, (jucsta, sembrare a taluni grande disgrazia?


091.

Se vuoi

serl)ar fede intera alla verit

alla giustizia,

non giurar

fedo a nes-

sun partito.
596.

L'arte non la natura, anche perch la natura non fa nessun conto della
nostra
psicologia, o l'arto

Coltivare la stupidezza altrui corno


si

coltiva

un

orto,

pu

essere mestiere
;

devo, sembra,

profittevole a taluni procaccianti

ma

farne qualche conto.

mostiero che troppo ripugna ad


d'alto sentire.

uomo

592.

697.

non poter fare molto bone non dev' essere una scusa por non fare quel
11

L'audacia dei furfanti fatta, per molta parto, della timidit degli onesti.

tanto l)ene che

si

pu.

Ma.a^.'te.^eJ-^i*a'M'!MlB&i^a^8gA.^, l^avaiU--i.; i

116
I \^

AFORISMI

AFORISMI

117

'liti

698.

603.

Anche por questo


la condiziono dell'

da dir tragica uomo, ch'egli devo,

a tempo a tempo, e talora in un punto solo, affermare e negare s stesso.


yy.

un poeta mato cigno da alcuni senza che mato oca da altri.

Non

possibile che

sia chia-

sia chia-

604.

Che

ci

siano visionarli, certo;

ma

Che un uomo abbia la passione dei francobolli non sembra strano a nessuno;
la

uomini comuni sono pronti a chiamar con (|uol nomo tutti coloro che veggano alquanto pi l che essi non veggono.
altrettanto certo elio gli
600.

ma

che

un uomo possa avere


:

passiono della verit, sembra a mol-

tissimi,

nonch strano, incredibile

ep-

pure

la verit

non

cosa che parli al-

l'anima

umana meno
605.

dei francobolli.

La

ricchezza

bisogno, se
t
II

non franca Tuomo dal crea sempre nuovi bisogni.


601.
'

Se la morale costruita sopra certo fondamento rovina, non bisogna credere finita la morale e disperarsi
:

bi-

Non
altri.

sogna scegliere nuovo terreno, scavare


possibile di

apparir sublimo
ridicolo a certi

a certuni senza apparir


602.

pi addentro e rifabbricare.
606.
Il

valentuomo procura
il

di

emergere

Non amar
venga inetto

tanto la pace che tu


alla guerra.

di-

sollevando s stesso;

ciurmadore, de-

primendo

gli altri.

118

AFORISMI

AFORISMI

119

fi07.

612.

Primo nemico

di so stosso chi

da

Molto di quelle che


colt

per tutto vedo nemici.


608.

non

ci

pajono

tali se

chiamiamo diffinon perch

non
i

ci

vogliam torre

la briga di cercare

Non arriva mai alla verit tomo d'intoppar nell'orrore.

mezzi, spesso molto semplici e maneg-

chi

lroi)|)>

gevoli,

che basterebbero a superarle.


613.

So duo cialtroni s'accapigliano, non


bisogna corcare quale dei due abbia pi ragione, ma quale dei due ha meno
torto.
610.

tema d'inciampare, si guarda sempre a' piedi, non inciamper forse mai, ma non vedr, n ci che gli sta
Chi, per
sul capo,

ci

che
614.

gli

sta dintorno.

Gli

uomini sono,

di regola, parecchio

Se

faccian difetto

attenzione

e co-

por quelle cose che introducono nel proprio stomaco, e pochissimo,


schifiltosi

stanza,

r ingegno lavora a vuoto.


616.

punto, per quelle che introducono nel


proprio spirito.
611.

Una

delle pi

increscevoli e nocive

cose di questo

La

gine che
vita

mondo la dabbenagusurpi il nome della bont.


616.

contemporanea

meccanismo

troppo

complicato, e

come

tutti

meccanismi troppo complicati, momento, qualovjsa di guasto.

c',

ogni

Chi,

nella

protezione

che
il

altri

gli

dona, vedo rajuto, veda anche

pericolo.

I
iiiifeaaiajfaiBAiiW!flaa^jgaj>jj^feiij
>.i-.ai.ii

190

AVOUSMI

AFOEISMT

121

622.

617.

Non
so
vita.

lecito recaro ofTesa alla o dovoziono

vita,

non Chi sia perpetuamente in estasi,


conosce Testasi.
023.

non por ossequio


618.

alla

Poeta colui che

sa dire

ci
dire.

che

Sono
tratti

certuni,

quali

danno a

divcsi

molti sentono,

ma

non sanno

dero molta perspicaci t sempre


di

elio

un qualche loro particolaiv interesso, e quando ci non sia, pi non no danno a divedere nessuna.
619.

624.
alle Dei pericoli che tu possa avere tu non spalle non ti curar tanto, che cose abbia pi modo di attendere alle

che
in-

ti

stanno dinanzi.
625.

Infruttuosa vita (lUoUa che non segni a soprastare alla vita.


620.

Bisogna bene che lo coso piccolo pajano grandi a chi piccolo.


626.

Chi troppo restio a impegnare gli altri por so, lascia sospettare d'essere poco inclinato a impegnare so per gli
altri.

La morale del puro dovere morale dissanguata, o morale che non ha finito
di crescere. 627.

621.

Strisciare

ai

piedi della folla, pi


strisciare ai piedi

noliile esercizio elio

Non
non

merita d'essere letto

il

libro che

di

un solo?

lasci desiderio d'essere riletto.


16

Graf, Erce Homo.

122

AFORISMI

AFORISMI

123

628.

633.

Non

si

alta e

gonorosa morale
di

sonza qualche spirito senza entusiasmo.


629.

avvontiira e

il

Al diritto divino dei re s' sostituito masse; diritto meglio che divino delle
del

all'infallibilit

papa

l'infallibilit

ponte d'aver fatto una buona azione, gli probal)ilo si penta di cosa
si

Chi

rivolgimento delle maggioranze. 11 grande; non forse altrettanto grande il guadagno.


634.

elio

mai non

foce.

pi che comune,

ora opinione

comune che

gli

uola-

630.

Irragioncvolezza,

mini non possano errare quando si scino guidare dai proprii interessi.
il

Ma

universale: credere che ci che fa por noi, debba fare per gli altri, e ci che

vero

si

che gli

uomini non inten-

non
altri.

fa per noi^

non debba
631.

fare per

sfl

dono mai tutti i noscono assai imporfettamento anche quelli che intendono; e che sbagliano spessissimo (juanto ai mezzi pi acconci a provvedervi.

loro interessi; che co-

So non
sto, dirai:

sei

un pusillanime

un

tri-

s' nieritevoli,

Meglio non avere ci di cui che essere immeritevoli


s

635.

di ci che

ha.
632.

Ogni mala azione che da noi si commetta, importa arresto di crescenza morale,

Dio
//

popolo^ disse
i

il

Mazzini. Dio

diminuzione di vita morale. In difetto di ogni altra sanzione, questa


sanzione che non

poioloj dicono

suoi correttori.

manca mai.

-L

j.>-.fcii

ir r-'-i't- J^'-..if*-fa.'.'

AFORISMI

AFORISMI

125

636.

640.

So hai Jumo
elio

di
elio

ragiono,

intoiidorai

ogni forila

stizia ferita

eho

fai

tu faccia alla giua te inodosirao.

Chi pose ogni suo studio in non lapi fe-fiarsi ingannare mai, non sar qualche volta lice di chi s sia lasciato
ingannare.
641.

637.

In nessun altro tempo


cosi alte voci

la

scienza lov
:

altro tempo,

come come

in questo

in nessun

in questo, lev cos

uomini, in fondo, sanno benissimo che la felicit un sogno, e nulladimono, non paghi di serbarne in
Gli

alte voci l'ignoranza.


638.

cuore

e la speranza, voil desiderio gliono di questa speranza e di questo

Se

uro che noi spieghiamo

desiderio fare
il

un

diritto.

pre-

sonte col passato, vero del pari che noi non possiamo intendere, e nemmeno

642.

Badate, volendo estirpare un'illusione,


di

imagi Mare,
al

il

passato so non attraverso

non uccidere un'anima.


643.

presento e con rajuto del presento.

Storici di professione e dottrinarli dol-

TevoUiziono, farebbero bone a ricordar-

Essere
questo
s

solo,

da parto, non vuol dire


essere
solo,

sene un po' pi spesso.


639.

gran che;

ma

di

sopra,

che dice assai.


644.

L'uomo
dalla
altro che

un animale oramai
:

sparito
v' pi

faccia della

terra non frammenti d'uomini.

non leggere troppi

libri,

quante

mai cose s'imparano!

!i4Miiaiistjeiiii*iiiiie!iii,iiifjtnitiXtat^^

126

AFORISMI

AFORISMI

127

645.

651.

Non
; e
si

v'

ha cosa che non abbia un

L' uomo non pu


qualit so

conoscere certe sue

lualcho valore, so presa per quello elio

non v'ha cosa che serbi valore, so vuole che sia ci che non .
646.

non conversando con gli uomini; non ne pu conoscere corto altre so non in solitudine.
652.

sarebbe tutto perito da un pezzo, se alcune Yerit, e molti pi errori, non l' avessero ajutato a
11

genero

umano

vivere.
647.

Dall'ossorti mescolato con gli uomini, sompro, secondo la natura tua, tornerai peggiore, o miglioro ; non' mai qual
ori

innanzi.
653.

Le

parole significano,

le

parole

fal-

sificano, le coso.
()4H.

Non
sit

possibile,

con

le

sole neces-

umano,

di spiegare la storia degli

uomini.

Nessuna pi

trista

fino

dell'

amoro
654.

che quella per isfinimento.

649.

ben piccolo

il

numero

di
il

coloro

che riescono a conoscere da se


la fantasia

valore

Povero quell'amore a cui cessa d'essere compagna.


650.

di

un ingegno Anzi i pi non


role)

o di un'opera d'arte.

riescono veramente a conoscerlo (checch suonino le loro pa-

nemmeno dopo

che sia stato loro

La putredine non

si

cura.

mostrato.

128

AFORISMI

AFORISMI

129

665.

660.

Acimi uomini sono di rettissimo giudizio sempre che si abbandonino al sentimento e all'istinto, e tutto il contrario subito elio metton mano agli argomenti.
656.

Aspettar tutto dalla libert, non


rebbe, in fondo in fondo, pigrizia?
661.

sa-

Sono molte
rano
la

le

donne che s'innamopochissimo quelle che

di poeti

ma

Non sempre
morale

quello di chi predica

sappiano poi vivere in loro compagnia.


<)62.

un mestiere onesto.
657.

Uomo con troppi bisogni, uomo pronto


buone;
ad ogni
bisovilt.

Non

l)asta fare le cose


farle bone.

gna anche

663.

La porta
658.
l;l|i

della verit,

si

sfonda,

nv
si)iriti

?i

n]ro

con chiavi
664.

false.

Pensieri e frasi di certi begli

sono come quei


istante

razzi,

che brillano un
poi

nel bujo,

ma
659.

lasciano

il

La celebrit pu anche
di corsa;

venire a passo

bujo di prima.

ma

la

gloria

non viene

se

non a
Chi Bente bisogno di
altri se egli poeta,

piccoli passi.
665.

farsi dire dagli


(\

o non

potrebbe

Tra

la gloria e la celebrit

passa
e

la

risparmiarsi la fatica del chiedere: cer-

stossa differenza che tra

una dea

una

tissimamente non

pettegola.
Graf, Ecrp Homo.
17

:^^g^jg^^^^gl^^^g^llggg^^^^

AFORISMI

131

130

AFORISMI
671. 666.

proporsi di L'arte iion dove


la vita-, fare e riunogaro

farci schisi di tarci

Sii altero

quanto pi puoi, misura-

ma

tamentc orgoglioso, o niente affatto superbo.


667.

vivere. pi altamente
672.

Postulare e sollecitare si pu in molti modi: quello che si fa con parole proprie e richieste dirette
il

tutte le Distruggete, so vi riesco,

il-

modo

dei

rimarrete con liUuIasioni: da ultim) senza illusioni. di poter vivere


sione
673.

meno

accorti.
668.

Per fare cose degno


lo

di lode,
si

condizioni pi necessarie aver paura del biasimo.


669.

una tra di non

non pu ossero conseguito cattivi, non pu osmezzi con se non sero un fino buono.
Il

ine, che

674.

L'uomo
venir

forte rifuggo dalla

menzogna,
si

Fare il male, con isporanza che ne sussegua il bene, potr, se mai, essere politica; morale non di sicuro.
670.
(e sono il grandissimo numero) misurare da altro, li sanno non che misurano gli uomini dal cosi detto suc-

menzogna, anche perch, nella

sonte

meno

la forza.
675.

Coloro

vuoi trovare nella bestiale denti contro i necessit di adoperare che simili, lascia loro vedere

Se non

ti

certi tuoi
li

hai.

cesso.

AFORISMI

133

132

AFORISMI
il

682.

676.

Di rado gli errori doi grandi sono piccoli orrori.


677.

spiriti

meno

hanno sui Non di rado i grandi mali vantaggio, questo almeno grandi

rassegnazione. ohe persuadono la


683.

Lo naturo pi
cho
altri lo

nobili
si

non

lian bisogno
so.

punisca:

puniscono da

ambizione quella a Stolta e ridicola l'avveduproporzionate cui non siano


tezza e le forze.
684.

678.

incoPessima tolleranza quella che

raggia l'insolenza.
679.

Chi sa che
turare?

la libert

non

sia

un

frutto

degli studii soverchia alla indolenza e avviamento sicuro alla servit dogli spiriti.

La

specialit

destinato a marcire prima


680.

di poter

ma-

685.

Di quanli sono
bellisce
il

affetti

nobili, la ri-

societ stessa (piei caratteri che essa

Una

non pu avere

in pregio

non

in

pi abconoscenza forse quello ohe


volto dell'uomo.
681.

grado di produrre.
686.

Non

la sua batter mai con profitto

pensa che avrebbe via chi, battendola, un'altra. batterne potuto, dovuto,

avrai comGli orrori e le colpe che della tua gradini diventeranno messo e conelevazione, so saprai conoscerli
fessarli.

i^^uuMmib

AFOmSMI

AFORISMI

135

687.

691.

lito,

Koggiraonti e governi cadono, di sodipi por la debolezza di ohi li


li

Non
lusioni.

poeta chi

non

buono a

ri-

dentro di so fare perpetuamente


692.

le il-

di chi feudo, che per la forza

assale.

()88.

bisogna ohe fac qualche parto con eia, di tanto in tanto, ch' la sua scritta tavola di quella gran lavagne pasliomoria, come con le

Chi

YO^rVv vivere,

schermir di Se tu ti lasci andare a ricorstolido, lo parole e di ragioni con gh stolidit sua propria dati che la corazza e arme da tutt' insieme scudo,
offendere.
693.

sarvi su la spugna.
689.

spingono gV im)Ocilli potrebbero occupare a quei posti che per darsi modo di ci essi medesimi; vanpi tranquillamente e pi
Spesso
i

furl)i

perfettamente provQuando rimarrebbe veduto all'igiene del corpo, provancora moltissimo da fare per dello igiene air acconciamente vedere
si l'osse

spirito.

lavorare

694.

le loro taggiosamente, riparandosi dietro

la Sai tu perch suol essere terribile


collera

spalle.
69f).

dei

pacifici?

esplosione di

Perch subitanea molte collere represse.


695.

modo, che in un qualche mente effetto, particolare per un qualche


sterile

Forse non

spirito cosi disperata-

Il

rigore spesso necessario; la cru-

non possa

essere fecondato.

delt

sempre superflua.

im

AFORISMI

AFORISMI

137

696.
I

701.

pi grandi

spriti

fanno in

s;

stossi

Ohi, sia
fu

pure un' unica

volta,

am

lo

pi grandi scoporte.
H97.

miseamato davvero, non deve, per


vita,

rabile

che sia stata poi la sua troppo maledire il destino.


702.

Non
forse

bisogna, por l'amore di ci cke


via ci

non avremo mai, buttar

cho a)biamo.
698.

La
,

storia

sollecitata nel

perpetuo

fu, od suo moto, non tanto da ci cho vuole e spera si quante da ci che

Chi pu fare e fa, non ha n tempo n voglia di troppo criticare ci che fanno gli altri.
699.

che

sia.

703.

poesia che de' proprii colori dell'anima; ce n' suporficio dipinge la di un'altra che l'anima tutta impregna

C'

una

Se

io faccio

bene e tu

fai

malo, l'opera

calore e di luco.
704.

mia

la pi acconcia utile critica

dell'opera tua.
700.

Se vuoi che

altri accetti,

senza dub-

biezze n indugi, la verit che tu gli


i

In terra di eieci, beati

monocoli,

proponi, fagli vedere


ci

il

tornaconto che

dice l'antico proverbio, e sar verissimo;

avr.
705.

ma

vero altrettanto che in terra di mo-

nocoli, clii abbia

due

occhi, rischia di

Gli dei

muojono,

ma

delle

loro ce-

essere la])idato.

neri altri dei nascono.


Graf, Ecce Homo.
IN

''w^ix.^A iMai^A-

' ai^A'

138

AFORISMI

AFORISMI

139

706.

711,

Gli antichi ebbero la loro mitologia; noi abbiamo la nostra: la diUerenza

Le

grandi elevazioni

dell'

anima non
solitudine

sono possibili se non


nel silenzio.
712.

nella

tutta qui, che la mitologia dogli antichi era assai pi 7aga, poetica e dilettevole
della nostra.
707.

Se

ti
ti

contaminasti in
purificherai se

non
potr
aii

non

un amore basso, in un amore

A cinquantanni
cora

un uomo

alto.
713.

amare; ma non
708.

devo pi parlare

d'amore.

non vorPerniciosa bont quella che alla giustizia. luogo lasciar rebbe
i

Nessuno pi misero di (hi appar menomato e dejetto a' propri suoi occhi.
Il

714.

709.

pi
del

vile,

cosi la cuore deir uomo pu essere, come la pi nobile, delle cose

il

Se povero di giudizio chi scambia chimerico per T ideale, anche pi poil

mondo.
715.

vero chi scambia T idealo per


merioo.

chi

certi

mali dell'anima, solo con-

forto e sola

cura

il

silenzio.

un ignorante si pu far capir farai ch'egli un ignorante; ma come

716.

per far capire a un imbecille ch'egli

Se vuoi che
te,

la gratitudine

venga a

un

imbecille?

non far vedere che

rasi)otti.

^joM.

.aj.jftfeaA**-'-'-'-i^'-^s:irjiiiBii.siMteiiaa&sjt^i^^

140

AFUlUtMi

AFORISMI

141

717.

722.

ben distinguere tra le cose che importano e lo coso che non importano, e di quello cho non importano non aver
di

Fa

Ricordati che

la peggior

nemica, e

tu possa avere, e la pi dannosa, che


la collera. 723.

cura n pensiero.

Quanto
718.

tanto alta cosa lo sdegno,

di libri, e

Sono molti che leggono ogni maniera mai non aprono il libro dell'anima propria; e quando pure Taprissoro, non vi saprebbero leggere.
719.

collera. bassa cosa la


724.

imparare, se Troppo ancora hai da trasforpossa l'amore non sai com

amoro. marsi in odio, e l'odio in

Lo

spirito

umano non

ga altrimenti

725.

proceder che a sbalzi e per dirizzoni.


720.

Quando
dubbio

gli

uomini uccidono

numi,

coraggio so facciano atto di

o di

vilt.
726.

Troppo sono
bisogno; pco
di cui

le

cose di cui abbiamo

men che altrettante quelle


far senza.
721.

potremmo

stesso Povero quel discepolo che a so maestro. esser sappia non


727.

Odio e invidia sono


dolio bassure, i quali

vapori

crassi
i

non attingono

Quando
cuoti.

persia giusto e necessario,

cuori dimoranti nell'alto.

A^nj*i\-j*'jw.rf-*^jjfcifj>i 'I i.-j

*^

*! ~A-

u'

*^.**'--stoLtii3lwi*.*i.viy4ail:j;jft

142

AFORISMI

AFORISMI

143

734.

72ot

Ama

il

001*1)0

della tua d( >nna, porche

Senza un
troppo), tioppu;,

po' di

osso la vosto dell'anima sua.


729.

Bonza
il

un
.

misticismo (non po' di ascetismo

(non troppo),
bassa.
e

.. , SI abbvello aeua vita ^

Se di una donna tu ami il corpo non Fanima, non amerai a lungo.


Tao.

735.

Quale che
flosofici,

valore dei sistemi dello inestimabile il valore


sia
il

spirito filosofico.

Lo

cose doU'amore chiedono

un

qual736.

che velo, non perdio sian vergognoso, ma perch son delicate.


731.

La
tutte
rari za.

pi di cosa che noi ignoriamo ignostessa l'altre e la nostra


737.

Chi cresce, oltrech col proprio, con l'altrui vantaggio, cresce due volte.
732.

Qualunque

sia la

sponi un cuor che fai cattivo mercato.

ti

cosa a cui tu poama, sappi che

Irragionevole quella ragione la quale

pretende di negare tutto quanto non


riesce

738.

ad intendere.
733.

Se tu

ti

affacci alle cose

Se tu sogni, senza corcarla,

la luco,

torbido e dispettoso, il mai n di non trovarvi


gioja.

con animo tuo castigo sar


bellezza ne

non meriti

di uscir dalle tenebre.

-y....-!

..!.Jj..5,.-..i-.~Jf.itg.- ---^'i|l||,^""Jj!;iJfjMa<..i.fV.-8ii!Sai-Aj.'i

144

AFORISMI

AFORISMI

145

739.
'

744.

Ohi libera uno

spirito,

compie

l'ai (o

Levarsi

^\ Al di

al

do^M annra bopra uu^i^

altri e l)ello;
g(,

pi virtuoso e pi

magnanimo

che ad

ma

^ui ; levarsi al aisopra

niedesnno

uomo

sia dato di compiere.

magnirico.
745.
il tuo cane, tuo desiderio come piacimeuto. a disciogli e leghi

740.

Sia

il

Non
vita,

l'idealo

d COSI angusta forma di COSI premuta dalla realt, clin non possa avervi qualche luo^o.
si

ohe tu

746.

ignorare moltissimi Si possono


741.

libri,

questo, senz'essere, por


747.

un

ignorante.

Sono certuni che amano la poesia, ma a patto clie non s'intrometta nella vita pratica e non disturbi gF interessi.
742.

quel critico in cui alla cultura e alnon sia probit pari l' ingegno.
liide-io del

nome

Taluni,

che

vivono

prigionieri
si

di

748.

quattro

idee

mal connesse,

conso-

lano chiamandosi

liberi pensatori.

pensieri i nostri E-li probabile che s'acpi che quelli pialti siano pur

costano al vero.
748.
749.

La

religione,

non tanto dovrebbe


i

ser-

vire a intimorire

tristi,

(pianto a dar
ti

animo

ai

buoni.

bisogni, e Dimmi quanti sono i tuoi padroni. i tuoi sono quanti dir
Graf, Ecce Homo.

-.

.*

...ii.wi,^.-j-.jaij.-Jai!i!)<fe^i.aMBi;>.':

146

AFORISMI

AFORISMI

147

750.
SofTri, se dfTi;

756.

ma
751.

senza curyare

la

Ci sono uomini

quali, in

ciascun
il

fronte.

.nomo,
dell'
il

si

pentono di

ci che fecero

destino

uomo
non

di sottostaro al

consumano la "iorno innanzi; e cos so non i pm inutili, vita: e sono i pi


dannosi, degli uomini.
757.

dolore; vanto

lasciarsi

vincer

e atterrare da esso.
752.

Non meno
fcile

del corpo, lo

spirito ha
dif-

bisogno d'essere nutrito; od pi


nutrire lo spirito che
753.
il

comunSenza una qualche mitologia, non possibile denomini, si poi que


poesia.
758.

corpo.

Ohi pretende di non perdere da suna parte, non guadagner da suna parto.
754.

nesnes-

Con la sola bont, non far camminare il mondo.


759.

possibile di

Molto facilmente chi prima s'ingann


per troppa credulit, s'inganner poi per troppa diffidenza.

lo spiIn nessun' altra idea manifesta come nobilt propria la rito umano

nell'idea di colpa.
760.

755.

La

storia

non

nulla, se

non

Fe-

innalzarsi, Ajuta, se puoi, gli altri ad mai tu abbassarti ma a patto di non


stesso.

sporienza e la scuola del genere umano.

AFORISMI

149

148

AFORISMI
767.

761.

Lo

scrittoro di
il

mozza

taglia piagi^ia

>

Sdosso

gli

uomini vanno cercando


potreb-

secouila

pubblico; lo scrittoro granar

jKatano quella verit che


su stessi. boro tiovare in
768.

lo scrolla o se lo trascina dietro.


7()2.

Non

tarder a transigere circa


i

il

Uno

Com'
avversarli

possibile cho discuta

con

gli

chi disposto a transiger circa


7f)3.

mozzi.

chi a

mille miglia di di-

stanza

da loro?
7t9.

olii

muta ogni

ora proposito, non

dare consigli.
7()4.

l'uomo tocco l'ulAllora soltanto ha della dell'abiezione quando timo fondo vantarsi. a comincia propria abiezione
770.

abbia avuto mai soie, bicchiere che altri ogni respinga pure ha gli porga; ma non i)reLenda che ohi

Se c'

oM non

sete

non beva.
765.

pianta, L'amore non teme n radici, buone abbia

una

cho .luaiido
della

siccit,

n dei venti.
771.

Fa

d'intendere e riverire la dignit

e la bellezza delle cose necessario.


766.

umano si metL'opinione che via possibile, miglior la per tano da so


le cose

Tutto

le culture noi

abbiamo

porfo

tra

zionalo^ fuorch quella ddl' anima.

mai dalquanto opinioni naciuero vigliacca. pi la l'umana vigliaccheria,

AFORISMI

151

150

AFORISMI
777.

772.

Quello di piosteriiarti un bisogno

perfezioAl gradualo incremento e


e

un

istinto della razza

umana.
il

U sanno

namento

della vita civile

necessaria

(luci rovesciatori d'idoli,

cho dogr idoli

necesl'osservanza della legge, ed


della legge. saria la trasgressione
778.

rovosciati

prendono

luo.uo.

773.

la

Nulla cho, quanto il giornalo, dia misura della credulit e della stu-

pidit perduranti e straoidinariamento


difTuso in questa et illuminata.
774.
I

tesoro Ricordarsi che nel cosi detto si voglia lingua) di una lingua (di qual di sempre un numero grandissimo

monete

false.

779.

colossi

che

hanno

pi

di

creta,

Di problemi e di dubbii morali abbia dovrebbe discorrere se non chi


tanta
finezza d'intuito
e di giudizio,

non

non
da

c' bisogno di abbatterli; cascano

so.

avere quanta finezza d'orecchio devo


775.

un buon
logori

musicista.
780.

Certa unzione nella lascivia caial


teristica di dissoluti

e di bal-

dracche

sfatte.

Una
77 fi.

ogni rispetto, press' a poco ciet morta, o, che vale


il

per societ in cui tutti fossero, eguali, sarebbe una so-

Vuoi
sidera

far giudizio dell'indole, del co|)Oi)olo?

stume, e della civilt di un

Con-

medesimo, una societ in cui mancherebbe ogni vicenda e ogni moto.

come

(pici

popolo

tratti l'amore.

i.

...w

>

J-V

4v

l^.Xf^

152

AFORISMI

AFORISMI

163

781.

787,

Quegli che nella cos detta prosa della vita sa scoprir pi poesia, quegli pi
poeta.
782.

di domani, L'ideale il possibile l'impossibile di non l'altro; di doman

qual

si

voglia tempo.
788.

Ogni operazione di qualche momonto impegna tutte le potenze dello spirito,


vuole

Tuomo

tutto intero.
783.

tanto buona, Nessuna legge fu mai d'ajuto e di bestata essere ohe dopo non sia divenuta neficio al viver civile, nocumento. d'impaccio e di
789.

Nei

ritagli di

tempo non

si

fanno se

non

ritagli di opere.

Pane
784.

ai ventri affamati;

pane

agli

spiriti affamati.

La vita oltrepassa da tutte


scienza.
7oO.

parti

la

790.

non Certi profitti morali


prima non
siasi

Fare la storia di ci che fecero gli pi altri sembra a taluni V occupazione di uno legittima, sola la forse e degna,
spirito serio.
786.

avere, se certi prohtti a certi bisogni materiali; se prima avere, possono materiali non si
certi bisogni non siasi provveduto a

si possono provveduto

morali.
791.

Libert, senza alti ideali, nuoce assai

dove

economica vano sperare ricchezza


sia miseria psicologica.
'^

pi che non giovi.

Graf, Ecce Homo,

AFORISMI

155

154

AFOKISMl

796.

792.

Dove non
suna

sia forza di carattore, nes-

Gli

uomini son
uni dogli

fatti

talmente biso-

vittoria possibile.
793.

S nosi gli

che se potostordovrebbero soro oggi dissociarsi, domani. nare ad associarsi


altri,

(Quando ci persuaderemo elio alla \)ovfoziono dell'uomo, e di tutte le suo oporazioni, si richiede raccordo del cervello e del

797.

solo teTrista quella societ che dalla dinuta insieme dal bisogno e

cuore?
794.

pendenza reciproca.
798.

vero principio democratico non siano, forze le nel supposto che tutte nemmeno o possano essere, eguali; e parificazione artifiziosa, nominale,
11

DilRdaro di noi
diffidare
in

stessi, sta

bene;

ma
ne-

nomo

nostro,
il

non

gando,

ma

aHermando,
799.

nostro ossero.

nella

stesse; ma e tutta estrinseca delle forzo della loro riconoscimento nel giusto e legit diversit e del loro possibile

41

Due

conti-arii orrori

timo uso.
79:,.

mente: elio non siamo nulla.

da fuggire egualnoi siamo tutto; che noi

800.

Nulla pu

noi ossero por noi, se in

non

accolto, se in noi

non

rivivo;
lo

'

noi poro, tanto valgono per valiamo. stessi quanto noi

cose,

Credere che a pi alte forine di vita le vie del piasi possa ascendere per che vile. cere, errore funesto non meno

^'

?;:T5i*i^^^f?^:^;^^^-

157
AFOBISMI

156

AFORISMI
806.
801.

L'uomo pi ulta cosa che la natura, ci elio gli e non pu prondor logge da
inferiore.
m-2.
I

artista poeta e Vartista


.

r.

come devono essere a


^.

^^^^,

{rutti

b" v senza ponbare


807.

^
spiriti

"^^^

Essorsi appressato ai grandi


il

che raoditaroiio vuol dire osst'rsi innalzato e nobilitato


per tutta
la vita.

problema del mondo,

Corto

glorificazioni
dell'

dell'uomo sono

una diminuzione

uomo.

808.

803.

Al
cosa pi mera-

6 sogla bellezza pari della Virt,

L' individualit

la

g^an^ento

iafenor. di elementi
809.

vigliosa e sacra che sia nel


804.

mondo.

L' arte

sotto corto aspetto,

una

cri-

t T.r

certi critici,

certi

autori dovreb-

risposta dello invertita, la

tica della realt.


805.

Di non

so pi quale scrittore fran-

parole.
810.
t'illudi, sarai,

qu'il veut, cese fu notato : Il dit tout ce rieri dire. n'a U mais malheureusement intorno, se mai, per combi-

Se troppo

Guardatevi applinazione, queste parole potessero italiano. scrittore carsi a qualche

babilmenV

infelice; se certamente miserabile. sarai ludi,

molto propunto non td

r-4

158

AFORISMI

AFOEISMI

159

811.

816.

L'ottima
corduti.

(Ica della l)ellezza, ha, corno

Non

sar

ogni altra divinit,

mitlti

[)ossirai

sa-

,,alolio

chi, mai savio veramente essere un sappia non volta,

r'

tantino matto.
812.

817.
elio

Nulla pi comico
giarsi a

vedere

atto^

Nessuno che
sar mai

con(iuistatori di

mondi

ce iti

incapace di simpatia, scrutatore di annue.


sia
818.

schiavi,

non puro

delle proprie passioni,

ma

de' propri i sensi.

Non
813.

C' un'arto che


alta, e

si

stima da so molto
di

nella infelicit della la ciuanta la v.lta e cessit delle cose,


tristizia di chi vive.

quanta parte, chi possa diro vita, fbia la ne-

non

so

non Tespressione

quello
inedia,

che fu

detto

Vuomo

sev^vac
819.

814.

Senza intuizione, non


zione.

.^i

ha invensi

Prima

s'indovina, poi
815.

dimostra.

il tutte le volte che dioso per volere, la ragione. interloquir fare parla,

ben Bisogna essere un pedante

fasti-

cuore

820.
critici

51 li

biasimi di molti

non hanno

Se potesse darsi

un uomo che non


illusione, sa-

altra ragione che la incapacit di essi


critici

d'intendere
di giudicare.

le

opere che proten-

dono

nessuna avesse avuto mai poltronesco, .1 pi rebbe quello il pi miserabile dogli uomini. stupido e il pi

SI

AFORISMI

161

160

AFORISMI
827.
821.

Chi

si

lagna d'aver avuto troppo


ideali

tlo-

lusioni, (lovrobbo piuttosto lagnarsi di

non aver avuto


gliardi.

abbastanza ga-

avr Se io ho un difendere; ma potr mi e un nemico casa dieci servitori, avr se ho dieci possisar pi come allora
servitore,

in casa

nenici, e

bile
822.

che io mi difenda?
828.

Non

possibile di far sontire poesia

a chi non sia in disposiziono poetica.


823.

che non Molto pi spesso


r insolenza

si

creda

una maschera
829.

della vilt.

Chi tutto desider, maturo per nunziare a tutto.


824.
Il

ri-

])ravo pubblico largo d'applauso


gli

mette a fare le nove muse poesia, la tenero con il viso. coprono con lo mani

Quando

il

filisteo si

il

si

a chi

compiace;

ma non

tributa
i.

la

830.

gloria so

non a

chi Io soggiog
825.

Bisogna bene che chi


vuoto.
si'

si

gonfia sia

Non
stosso,

vedere nel

mondo

altro che

831.

non pare

indizio di molto larga

veduta.
82i.

in tuo capo quel libro noun prezioso, vaso cui, come in un la pi pura spirito abbia versato

Poni sopra

il

bile

Chi non pu mai seguire


rotta,

la

linea

essenza di s^ medesimo.
Graf, Ecce Homo.
21

non esce mai dagl'imbrogli.

.rtl^Ufc^M" rfj>1MI

162

AFORISMI

AFORISMI

163

838.

Lo
bile

spirito

un viaggiatore
di fare

infatica-

che non ama medesima strada.

due

volte

la

,a vedere

necessit, da Ribellarsi alla tutto necessit in ci

n^tX^^ che

avviene, da vile.
839.

833.

Ohe
rosi

lo sfibra tx) e sfibrante

umanit(>

mo

di certi gracchioni
il

da

calF sia

male

di

da comi zi cui deve morir

invecchia innanzi Se l'anima tua tempo aninnanzi tempo, invecchier che il tuo corpo.
840.

Fu man ita ?
834.
Il

passato

non

mai

total monto

mai cos vecchio Fa di non sentirti senin qualche ora, che tu non possa,
tirti fanciullo.

passato.
835.

841.

cuore, dicono, l'ultimo a morir:


il

certo

primo ad essere
836.

miserie senza Soccorri allo altrui


polarti di compassione.
842.

spap-

ferito.

Poni mente

alla

radice,

come

con
i

pi pronti a dirle Certe verit sono

lenta, ostinata fatica s'interna nel pi

matti che

savii.

duro terreno.
837.

843.

La cenere pi non
stata bragia.

ricorda d'ossero

una citt fonNulla pi desolato che abitata da pigmei. data da giganti e

i>

^ft-->

^w-^e-

U-^ri:^

APDRTSMI

AFOMSMI

165

850.

844.

Ti senti ditfatto? Sali, o


845.

ti rifarai.

J^

:C: eSisfatta
rifarsi.

n dalla Un'anima ben temprata, ossero mai pu nT da^'U uomini, possa non che n^odo per
851.

Sempre
di cotal

la

donna veramente do^na


avere
coscionz;i

nomo dovrebbe
una

d'ossero

specie di tempio.
846.

Pi

facile

malpremunirsi contro la
stoltezza
degli

la vagit che contro

uomini862.

Ohi

si

lascia stordire dalia sventura,

non

pu) api>rofttaro del

suo insegna-

Misura

la vitalit di

uno

spirito dalla

mento.
847.

for^

Ideali. persistenza de' SUOI e dalla

v' povert cosi disperata che tolga all'uomo ogni possibilit di mostrarsi generoso.
848.

Non

853.

di cuore arido Guardati pi dall'uomo


vizioso. di costume che dall'uomo
854.

l l'I

chi calcola troi)po,

come a

chi calvita

cola troppo

poco,

il

conto della

sate

divengono insenLe parole dei saggi stolti. nella bocca degli


855.
>1

non torna mai.


849.

Ricordati die se

mali di cui

ti

lagni

non

lessero, altri

ne terrebbero

il

luogo.

giungi il punto Sia la meta cui a nuova meta. tendere tu muovi per

onde

il^^i

.-...jajjttM^in

aifaj<g-ji.tijftaaiiMtJia'<.jf>;.';'ifc"<

166

AFORISMI

AFOmSMl

167

856.

860.

potere,
(luolla

Quella moralit che nasce dal non nulla lia da rimproveraro a

nel

che non abbia Infelicissimo l'uomo piccolo tempio. proprio suo cuore un
861.

immoralit die nasce dal poter

troppo.
867.

Qualsiasi opera dell'uomo, per quanto spontanea, individuale, originalo possa


parere,

a certi uoL'in-nuria pi incresciosa toccare, loro potesse mini, starebbe, se uomini. di certi altri
l'applauso
862.

e vasta,

sempre il frutto di una lunga anche se occulta, collaborazione.


868.

tro

da quatNon basta essersi emancipato credere d'aper comuni pregiudizii


il

ver tocco
il

fondo alla ragione.


863.

Oh ti giova sapere onde venga tuo compagno di viaggio, se non sai


chi egli sia?
859.

spirito nessuno Nelle sfere dello possa innalzarsi non cosi in alto che

ancora.
bassa,
il

Canaglia

alta,

canaglia

864.

mondo
il

di

regola, in potest della

canaglia;

ma

poich,

non ostante

ci,

rimedio ai mali della Il pi sicuro la forza ponderata vita sar pur sempre
dell'animo.
866.

mondo non va

in precipizio, bisogna

credere che
naglia,
tutela.

ci sia, al

disopra d'ogni calo

un potere che

sorregge e

lo

Solo

dall' alto si

vedo

il

profondo.

168

AFOTITSMT

AFORISMI

169

866.
Il

871.
j^abbia:

modo
Il

ingrassa in

La

canaglia

non

milita

mai

sotto

leone vi

muore
867.

di rabbia.

un'insegna

sola.
87-2.

Non
sia

perch oioli' vecchio

cattivo.

riman dimostrato che


buono.
868.

ci ch'

nuovo

neghittosa rende La canaglia passiva e ine.ital)ile, la canaglia possibile, anzi


attiva e turbolenta.
873.

Naturalmente, ineTitabil mente, por


l'esercizio stesso

La verit

bisogna volerla cercare;


lasciarla venire.
874.

ma

della vita, e in forzo

bisogna anche

di quello che

si

i)otre)be dire loro vario

poso specifico,
la

gli

uomini

si

dispongono
altri,

in istrati, gli uni sopra gli

come

Fa

se vuoi udir silenzio intorno a te,

ghiaja grossa, la pi

sottile, la rena,

cantare Fanima tua.


875.

nel letto di

un

fiume.
869.

I giornalisti
si

sono

scrittori,

come gl'im-

Spesso

le fedi

pi massicce

trovano

bianchini sono

pittori.

in coloro che si

danno
870.

aria di rigettare

876.

ogni fedo.

sibile in

Nessuna vera e grande riforma mozzo a popolo sfatto.

pos-

tempo, non Chi non sia del suo ma chi tempo nessun ; di propriamente non sar so tempo, suo del sia troppo non di piccolissimo tempo.
Graf, Ecce Homo.
22

171

170

APOBISMl

AFORISMI

877.
I

883.
elio

modiocri sono quoUi

pi

facil-

mente s'impongono

ai mediocri.

cosa di grande sventura pur prontaossondo elio pm utilit .molla individui o popoh.

La

t'

fi rinsavire

878.

Quando vedi troppa gente mettersi per una via, entra in sospetto che non sia buona via.
879.

884.

uomini quali saprai quali dovrebbero sono, nemmeno


Se tu non
conosci
gli

essere.
885.

Nella bocca degli uomini non [X'ssibile, n perfetta verit, nr perfoita

menzogna.
880.

uomini non Alla vita degli che le cose. necessarii i simboli


886.

sono

meno

Di nessuna cosa
tanto male.

si

pu
si

diro soltanto

La

declama. verit parla e non


887.

bene; di nessuna cosa

pu

dire sol-

881.

Premuta da un
stoltezza sporge

lato,

subito l'umana
altro.

altri, sarai

tutto inutile agli So tu sarai stato del mutile stato del tutto

pure

da un
882.

a te

stesso. 888.

Il

di voler codiere

In tutte le cose istinto delFuomo il frutto immaturo.

nell'aspetto,

mai, salvo che vero filosofo non uomo pacifico; anzi

un

agonista e

un un

gladiator dello spu-ito.

173
AFORlSa

172

AFORISMI
894.

889.

Quello della pazzia e quollo della (saviezza sono due paesi limitrofi e di cos
incorto

Nulla ol-

ir^n

-\f

dare a un uomo ^;^^:\, ringiusto


a

confino elio

tu non puoi mai


ti

sapere con sicurezza se

trovi nel

ter-

segno. d'egli sia fatto


89').

ritorio dell'uno o nel territorio dell'aUro.


890.

La civilt, quando molto invecciiiata, pu ringiovanire facendo un bagno di


barbarie;

AU-uomo di spiriti avei aver fatto par ch'ei possa


, . t

generosi il molto nulla a pa

vorrebbe faro, pai cho vorieDoe ragono del molto


89t.

ma

gli lui

bagno che pu

durar qualche secolo.

Quando
891.

etoto

il

conquistato tutto cuore, avr


897.

io di

conqu^ un uomo avr

Non

ti afi'rettare

troppo, su vuoi far

Vuomo.
PS L. p,rt.ono morato

892.

<"*

Ohi multo ama cura gli onori.

la gloria

non molto
perfezione

pu

pm

essere pi^

893.

898.

non bisogna credere alla felicit; ma come farebbero gli uomini a vivere se non formassero qualche sogno
Certo,
di felicit?

PArii

falsi

guasti,

adoratori
il

del

J:Lndscono
non nel pomposo.

a vedere

bello se

j.

"-tiJL'aegs

1/1)

rr'

AFOBISMI

174

AFORISMI
904.

899.

Non
il

tutti (luolli

che

letterati o di critici

danno aria di sanno distinguere


si

interiore, nuoii^ la libert iiu tu non avere pu ai speri quale altra hberta
V50 So
loi nai

r*

soraplicc dal prosaico.


900.

905.

Ci sono due maniero di


dire: por

farsi

oljbu-

amore
si

e per forza: e chi non

e di congiunture di tempi Si danno spir.t. gene di uomo un oasi in cui a tornare pm nosBuna musica p6

Z
o

sa

farsi

obbedire

altrimenti che

per
ol)-

o-radita dei fischi.


906.

forza, bisogna

rassegni a essere

bene che chi sa obbedire per amore.


901.
Il

bedito assai

men

farsi

TrisU quella carit mag nascere un male a un male fa


giore.
907.

cho per rimediare

rispetto s'inspira e
902.

non

si

comanda.

McgHo

esser povero ch'essere ridutiu

in ischiavit dai quattrini.


903.

numero) (in grande Ci Bono uomini prosperata, medella colmo che, pur nel (m compianti; e uomm. ritano d'essere nelfondo pur che, piccolissimo numero) meritano d'essere mviLlla sventura,
diati.

Se tu hai

torto, e molti t'applaudono,

908.

vuol dire che quello ch'era torto tuo diventato, o era anche prima, torto di
molti; e non vuol proprio dir altro.

Odia
disiaci.

l'arte

che s'ajuta con

gli

afro-

rtB^im.

^-a-^

ir*. fc^-^rtP*'

176

AFORTSm
yi4.
909.

A
rali;

certi

interessi economici

forza

attendere

come a
(li

certi

l)isogni corpo-

ma
il

certi

interessi economici,
si

compreso l'i^^PO^^JDesiderar tutto, le nulla, nemmeno poter ,,i,e e non condisperatissima ecco la

OS Lli,

come

di certi l)isogni corporali,

dove

nel dizione di molti

tempo presente.

parlare

meno

possibile.
910.

915.

Lascia agli anemici gl'ideali


911.

anoniin".

tra

contemporanea ha, La melensaggine un cert tipo di l'altro, divinizzato


clorotica,

aonna

nevrotica,

clumer ca

la quale,

non

solo

Le
trove,
lato,

cosi dette classi colto,


si

qua
il

al-

Iternit',

ma

non buona per la non neanche buona


916.

sono talmente guasto

pa-

per l'amore.

che non possono pi gustare nulla


912.

di semplice.

Della

vita che oggi


civili

vivono

gli uo-

un omagFu detto V ipocrisia essere senso cert un in gio alla virt, e cagione l'ipocrisia scoperta

wo; ma
virt.

mini COSI detti

furono diligente-

alla pi creder affatto a molti di non


i17.

mente

notati gli effetti tristissimi sul-

l'organismo corporeo;
sul carattere,

non

cos

quelli

anche pi
913.

tristi.

Gli

uomini hanno soppresso


di

il

dia-

volo dacch
l'animo;
le

Le grandi cure temprano


piccole lo sfibrano.

fare

si sono accorti tutto >l male senza il suo ajuto col suo ajuto. faro di che gi credevano

poter

Graf, Ecce Homo.

23

178

AFORISMI

AFORISMI

179

9ia
Aspiri a libert?

923.

Fa

di avoro pochi

In nessun
lataneria
cos

altro

tempo ebbe

la ciar-

bisogni

manco

desidorii.

tanti

seguaci e

s'allegro

eh

lauti

profitti, r,uanto

questo

919.

tempo

e di scaltriti. di spregiudicati
1)24.

Molte volte coloro che per certa opinione e vanto di saggezza credono di doversi in tutto sgoinl)rar dairanimo
i

A
si

sop^ni, si

privano dei

belli,
i

si

ten-

essere mai giurerebbe Ercole non

stallo o-ettar l'occhio nelle

d'Augia

oroiio,

senz'avvodorsene,
920.

brutti.

stato al

mondo.
925.

Strano che quanto pi gli uomini presumono e si vantano d'avere aperto


gli occhi,

^1

ti fu fatta, Ricordati doll'oiresa che di nuovo perdonar possa la acciocch tu

tanto

pi pajono disposti a

ricordi. ogni volta che te ne


926.

lasciarsi

mostrar lucciole per lanterne.


faM.m

Rigattieri e cenciajoli sono anche nel

Ohi cammina dove quelli dove pretendere di arrivare


dietro

agli

altri

non

mondo

dello idee.

non arrivarono.
927.

Il

mestiere di

servitore della

penna

Come
gli altri

farai

ad essere bugiardo con poco, senza essere, o molto o


te stesso?

il

pi onorato dopo quello

di spaz-

bugiardo con

zino pubblico.

AFORISMI

181

180

AFORISMI
9B4.

928.

Le bugio partecipano
del

della

natura
traspa-

Il

vetro;

se

anche non sono

una

troppo spesso volto delVuomo ornai una manon maschera; ma


l'

renti,

son

fragili.

schera che assicuri


929.

incognito.

935.

cuore contonto, non vuole poi molto a faro che anche

Quando

il

ci

Non potr mai


ami
la gloria.

troppo esser giusto chi

la

rugiono sia contonta.

936.

Desiderare di

star

questo

mondo

ragione

molto bone in pi ohe suffi-

Uomo, che se sa questa definizione: e so non mente, mente, dice,


quel che dice. non sa pi quel che
937.

Di pi

di

un

politico si

potrebbe dare

ciente per istarci molto malo.


ttx,

Se vuoi staro con


ci

te,

non

potrai stare

compiacersi del semplice

vuole

con

tutti.

938.

un'anima grande.
932.

Sei stanco? Datti da fare e


la stanchezza. 933.

ti

passer

stesso il peggioro ingannator di so perapprensione un' in vive colui che petua d'essere ingannato.
939.

Omero ebbe
no ha cento.

sette patrie;

Pulcinella

Prometeo
impedir che

si

pu legare:

il

difficile

si sciolga.

i^ ^Oa

*JtM*-Jr e

X'-L^l

J^'i tA^

182

AFORISMI
f

AFORISMI

183

945.
ffvJa

Quando
ogni

riesca a scordarsi di so, quasi

uomo

giusto.
941.

Dio moritoroljjoro Certi lodatori di vituperator, di Dio. a-ossoro chiamati


946.

Insegna l'adagio latino che bisogna guardarsi dall'uomo di un solo libro, ed ha ragione; ma bisogna anche guiirdarsi un qualche po' dall'uomo di troppi
libri.

hanno pur Certe ambizioni noli sopravvengon miserevole, che


(luand'ogli logoro.
947.

ques^^^^^^

uomo

942.

sioni

Chi riluttante a punire le trasgresleggiere, dovr poi (e forse pi


le

bellezza moavrai scrta la povera ti parr bellezza rale, ogni altra cosa al confronto.

Quando

non potr) punire

trasgressioni gravi.
948.

943.

Fra quanti sono uomini suno pi servo di colui che vive por
servi, nesil

por giorno, e merita d esnon che Bonza furia, ci

Buttato

via,

giorno

sere conservato.
949.

pubblico applauso e del pubblico ap-

plauso.

Uomo
I

troppo ajutato,
950.

uomo

rovinato.

quanto

valentuomi, volendo fare ogni cosa meglio possono, debbono

spendere molto tempo, e perci non

Avviso

d'estetica: ai professori

Nulla

hanno mai tempo da perdere.

par bello se non interessa.

- *-

j,

iu'*nt'-f^

184

AFOMSMI

AFOBISMI

185

951.
I dolori

957.
i

pi grandi, essendo anche


al

E
ma

pi profondi, son
delle lacrime.

disotto dei fonti

bene che se sono troppo


i

piccoli onorino
piccoli,

grandi;

come faranno

a onorarli?
958.

Rinunzia a certe
se

giojo, se

non

ti

sai rifare,

non hai, o un'anima semplice.

In

un

eccessivo

amore

di gloria c'

sempre

del fanciullesco.
959.

953.

quell'errore che Siate indulgenti a

ne impedisce un

altro.

tua vita sar troppo vita universa, la


miserabile.
960.

Se non avrai presente

allo spirito la

954.

cose credere di poter ignorare le te stosso. tempo pari in ignorare senza

Non

mai mente di dentro.

fuori non L'eleganza che appar di primaproviene non perfetta, se

965.

961.

conversazione del cos\ detto Se di mondo elegante non insogna un po' mai altro che tatto, quello che dioesi pu insegnare?
la
956.

di capitale In morale son cose sfumature. le portanza anche

im-

Non
tratti

ti

Quando

ti

dicono che una cosa evi-

dente, diffida.

come come una bestia.

tu meravigliare se colui ohe una bestia, ti si volta contro


24

Grap, Ecce Homo.

186

AFORISMI

AFORISMI

187

963.

968.

Quando a certe persone udrai dire che una cert'altra persona una persona per henej giura che uno scimunito.
964.

Quasi

tutti gli

uomini sono persuasi

di primissima ossero la rettitudine cosa


necessit, e quasi ciascun

cosa

di

uomo di questa primissima necessit lascia la

cura
tro-

al vicino.

Ricordati che nella vita tu non

verai (se pur ve la troverai) quasi altra felicit che quella che tu stesso avrai

Prima
rit, v',

del dovere di accettare la ve-

per lo spirito che l'abbia scrta,

saputo

mettervi, o fngerti.

l'impossibilit di

non
970.

accettarla.

Gli quasi impossibile che chi molto

Certe verit non

si

possono espri-

vago della popolarit e deirapplaii-^o non sia nel fondo un pusillanime.


966.

mere in modo veramente efficace o persuasivo so non adoperando il linguaggio


della finzione.
971.

Bada che certa tua troppa indulgenza verso gli altri non nasca da certa tropi)a
indulgenza tua verso te stesso.
967.
il

Ohe vuol
va
il

dire diritto alla vitaf Posto diritto del pesce grosso, dove se ne
diritto del pesce piccolo?
972.

Non da muti nome e


la

credere

com

la canaglia

vestito e

sempre rimanga

Poche parole sono adoperate


sproposito

cos a

come

la parola diritto.

medesima

canaglia.

AFORISMI

189

188

AFORISMI
979.

973.

Se in questo mondo ci sono Te sparse che condi ro^o, non sono certo le vie

Se ami,
dirai.

soffrirai; se

non ami,

inari-

^^
si

ducono

alla perfeziono. 974.

Non

filosofo chi

avendo una sua

filo-

ma questo almeno siamo nel mondo; siamo per godere. prcerto, che non ci
981.

Non

perch noi sa precisamente

sofia noi

capo non

l'abbia puro nel cuore.


1175.

Le
pensa
la propria

idee,

quando ano v ire o


s'infiltrano

vitali

Non
filosofia

filosofo chi

non

davvero, finisce che e lo avversano loro stessi cho


battono.
^^^

co

lo

com-

la vive.
976.

Tale

la

condizione terribile e in uno

L'amor

dol pericolo
983.

in fondo,

amor

gloriosa deiruotno, ch'ei non pu vivere senza nuocere, e non deve vivere senza

della vita.

Conosci

il

male e credi
984.

al bene.

giovare.
977.

Chi gioisce del male


senza saperlo,

altrui, gioisce,

Se

ci

fosse

un

pubblico Monte di
idee
le

del male proprio.


978.

le Piet per le idee,

mighon

sa-

Una

sola cosa V invidia

non pu

in-

^ebbero certamente cu. impegnare, e quelle a prestito. il racchierebbo

pi d.ffiah ad

pm

si

sti

vidiare, la vera grandezza.

'

Ji' ^-wf

-"1, t^afr^ShJWM^H

AFORISMI

189

188

AFORISMI
979.

973.

Se

in questo

mondo ci sono
le

vie sparse

Se ami,
dirai.

sofl-rirai; se

non ami,

inari-

di roso,

non sono certo


alla perfeziono. 974.

vie che con-

^^
si

ducono

Non filosofo
sofia noi

avendo una sua filocapo non l'abbia puro nel cuore.


chi
975.

ma questo almeno siamo nel mondo; siamo per godere. ci non prcerto, che
981.

Non

porche noi sa precisamente

Le

idee,

quando Bano vive o

vitali

Non

filosofo chi pensa la propria

filosofia e

non

s'infiltradavvero, fmisco che e lo lo avversano che stessi loro


battono.
^^^

--

com

la vive.
97H.

Tale

la

condizione terribile e in uno

L'amor del
della vita.

pericolo

in fondo,

amor

vivere gloriosa deiruoino, ch'oi non ini senza nuocere, e non deve vivere senza

983.

Conosci
giovare.
977.

il

male e credi
984.

al bene.

malo altrui, gioisce, senza saperlo, del male proprio.


Chi gioisce del
978.

Se

ci

fosse

un

pubblico Monte di
le

Piet per le idee,

idee
le

mighon
dxfficiU
si

sa_

rebbero certamente cu. piu impegnare, e quello a

p.

^
sti

Una

sola cosa

inv idia

non pu

in-

racchierebbe

il

prestito.

vidiare, la vera grandezza.

190

AFORISMI

APOBISMI

191

985.

990.

Quanto pi nutrito, moltifonno e agile uno spirito, tanto pi grande


il

esempio che Il pi tristo e doloroso si ha di so porga l'umana leggerezza


che nel prendere alla leggiera Tamore, qual ogni che e vita, principio della
volta

numero dolio cose pu trovare interesse.


9oo

nelle quali

esso

Nella sfera degF interessi morali, chi

accendo una vita, comincia un imprevedibile corso di atti e di eventi.


991.

non guadagna ogni giorno qualcosa,


perdo ogni giorno qualcosa.
987.
si si

Quando ogni
chiasit

altro senso di religiosit

Oh, come spesso quelle che

perdesse nel mondo, senso di religiodovrebbe durar nell'amore.


992.

mano

le

umane

lettere meriterel)bero

d'ossero chiamate le
988.

inumane

lettore!

Innocui sono molti, buoni non tanti.


993.

Taluni, per troppo accarezzare

il

sen-

timento della natura, ottundono in so

Ohi della rarit dovrebbe pur farlo


le

fa

pregio alle cose,

alla virt, eh' , tra

medesimi

il

senso della natura.


989.

rarissime cose, la pi rara.


994.

differenza di
fisico,

quanto avviene nel


si

mondo

non

pu, nel
alzarsi.

mondo

morale, sollevare

chi

non abbia un

Chisciotte pazzo, Sancio Panza non pazzo ; ma la pazzia di Don Chisciotte pi nobile cosa che la sensa-

Don

qualche desiderio di

tezza di Sancio Panza.

-af^EJaiiii^'giti fr>-JliH[.AAji?fe^lj

192

AFORISMI

995.

L'amore mento anche per

dovrebb' essere

un

sacra-

gl'increduli.
996.

Datti;

ma

bada a

cui.

997.

Datti;

ma non
ma
in

buttarti via.
998.

PARABOLE.
tu
ti

Datti;

modo che

possa

riprendere,

quando t'accorga

d'esserti

dato via malamente.


999.

Gli uomini,
rato
altro.

non appena hanno

attor-

un

idolo,

corrono a rizzarne un
1000.

L'ultima et della vita non senza


gioja a chi

pu

darsi ragione del perch

sia vissuto.

GiUF, Ecce Homo.

25

Silvano.

Silvaiio siodG suirorba, appio

d'un

rovoro, o ascolta le voci


la solitudine.

ondo s'avviva Como freme tutto all' in1

torno il bosco penetrato dai zefiri susurrano e cantano l'acque fra


schi! Gli
in

Come
i

uccelletti, guizzanti di
l'aria di

muramo
ogni

ramo, empiono

un

cosi dolce

e festivo concento che in udirlo

cuor s'innamora. Ben conosce Silvano quelle voci diverse, e ancora le pi lievi ed incorte

che

si

destano negli occulti seni del

bosco, e lungo le ripe di lucido stagno, circondato di canne tremanti, e in mezzo

a ripide balze
e di verde
:

sassose.,

vedove d'acquo
clie

lenti

sospiri

non

sai

ir^.ftjJlUa-.aiteafrri*'.- i-^i-^*''^"t^'-j,.At^iJftnlA^iSttjJBi

196

PARABOLK

donde

o^^alino,

mormorii subiUuii oli.

confusi, coiao di pn gaci, balbottamonti

.elin mezzo alla u,over la voce, e silo.iz.o, ascolin stetto udine so ne

formarsi. role che non possan porto aveva Silvano tutte

tio; ma
lo

il il

punge

tuttavia desiderio antico rincrescimento lo rode.


priraaTOra,
la solva

infinita dilloiid.

l'alba volte l'orecchio; e quando prima luco; della no' cieli il pallor vago sfolgora il giorno il mezzo a

da"
al

xm mattino

di

quando

solo nell'alto

od empie

l'aria di

fiamme;

l'occidente e s'ale quando s'imporpora ride serena quando e l'ombre-, lungano le fronde oscure tra insinua e luna, la raggi. i suoi candidi

Sempre

luella inesausta

armonia della
dol-

uccelli, che vanno verde cantan gli i rami. si celan tra o a ruota per l'aria, pui giuliva are dolce pi Non fu mai sull'erba, appi monia. Silvano siede come suol ascolta, Egli d'un faggio. pi ilare delil suo volto

.nocondo. Susurra l'acque fuggenti sotto zefiri, sonano

sereno penetra a

fare

ma

di somma viva natura eragli stata salvo che, essere, ad cezza; e seguita si mesce alcuna dolce quel a finalmente, non dato anclu stilla d'amaro. Che produria quelb a lui di cooperare a la sua voce unire di e cara armonia cose? Ben eg alla voce di tutte le suono che gli il tent di farlo; ma rauco e stncosi fa petto ruppe dal naturane parvo atdonte che la viva tutto riempiesona territa, od egli si da quel giorno os non Pi di vergogna.
>

l'usato,

Bon pi lucenti
di

suoi occhi, e

rammarico par dileguata cani ombra Di sotto al bruno mansua. dall'anima nuovo e intrae ridendo un
tello egli

lucide canne, dicognito arnese. Sette di spessore, sono verse di lunghezza e sopra, tutte si di collegate che,
cosi

formano scala pareggiano, di sott, (,.ioll'arnese allo labbra, accosta vano boccinoli e ne fa sgorsolfia in un do' e grato ; solha limpido suono gare un

Sil-

tiMSHw mt^^MtHSBSnjs^i.-^^ A.iMg jt-i/^'iiBi*fa^afi-^*-'---^-^--'''ftifiMM^^

inifitf lif'iiTi^^

198

PAKABOLE

T.A

NAJADF.

199

iio^Hi

altri,

o altri alluni
pili

no

trae, quali

giva in mezzo
<

all'

orbo.

Tutto intorno

pi acuti, quali
versi,

gravi, e tutii didolci

verde, rigohifoltiva la selva, antica e


violata mai dalla gliosa ed augusta, non da un attraversata l o scure, solo qua

bonch

tutti

ogualuioiito;
al-

trascorro con

maestria dal primo

l'ultimo bocciuolo, dall'ultimo al primo,

da questo a quello, e l'aria s'empio d'un melodioso garrito, tenero, so spiroso, tremolo, gajo, che molce gli
salta

acceso raggio di sole. capelli La Najade ignuda, co' lunghi notanti, giaceva immersa nel
disciolti

dai puro lavacro, e l'acqua, commossa


battiti del

orecchi o scendo al cuore.

Amnuitoliscono tutl'a un tratto gli uccelli, annnufcoliscono Tacquo, amnuitoliscon lo fronde: stupita o ammaliata, la natura ascolta Silvano.

suo piccolo cuore, a sommo guarleggiermente tremava. Dal fondo Najade il soprastante macigno,

dava la da cui

stillavano, folgorando nell'omgocce d'umor cristallino; frequenti bra,

guardava

dilicati virgulti

del capel-

venere, che molli

molli oscillavano al

La
Sotto
tro

Na.iadi:.

leggiero delvento; ascoltava il canto degli cinguettio il l'onda che fuggiva, e


uccelletti che
si

il

ciglio della

rupe scura, en-

a bere: e se

un

posavan sul margine raggio di luna scen-

un

cratere

profondo, rac([ua dor-

miva, tutta raccolta in sua gelida limpidezza,


nitente.

d'un mOT cupo

di

zaffiro

incavo dell'orlo una lucida vena prorompoa gorgogliando,


si

Da un

deva dall'alto nell'acqua, e tutta l'assela renava di fredda e candida luce, Najade per gaudio rideva. Tal era sua cura, dacvita; ed ella non d'altro avea
ch

frangeva tra

sassi,

6 sinuosa fug-

sua vita era disposata a quelrampollava l'onda, ch(^ por occulti meati
la

500

FATIABOLE
sorsi,

LA

NA.TADF,

201

dal sassoso

grembo

della terra.

Pi d'un

refriger

con

delizia le carni

cacciatore assetato, scorto dalla sponda nel cupo il velato candore della forma

riarso; poi, senza far


tolse
l'armi,
si

lunga dimora,

ri-

spinse

novamente nel
dal

virginea e lo scintillio de' grand'occhi, avova^ acceso di subito desiderio, spar> voti e proghioro; ma non mai por \(.
>

viluppo del bosco e disparve.

La Najade aveva contemplate

fondo quelle divino fattezze, e

prima
vinse;

elio la pregasso, lev la ninfa fuori dei-

uno stupore quasi pauroso

la

la candida faccia. mattino d'estate, l'ombro tacevan.) intorno e l'aria, per la gran caldura, af

Tonda

Un

viopoi un desiderio repentino, igneo, corse per lento, le addent il cuore, le

tutte le

membra,

e cos\

ignuda com'era,

fogava.
lungi,

A
un

un

tratto son nel bosco, da

latrar

concitato di cani,

il

sulla la fece avventar fuor dell'acqua, ruvida sponda. Accise l'occhio in giro:
il

quale approssimandosi crebbe, e di

l'i

a pochi istanti un cacciatore irruppe balzando presso la fonte; ma, poich

giovine cacciatore era sparito, e solo s'udiva in distanza il latrato dei cani. Senza esitare un istante, senza pi quasi

conobbe smarrita
cere
i

la traccia della fiora


ta-

aver sentimento di

s,

si

spicc dalla

fuggente, ristette dal corso e fece


segugi. Era

rupe, e tutta stillante d'acqua, co' cal)olli

egli in sul fiore del la

che

le

scendevan da tergo,
dello

si

mise

giovinezza, e cosi bello e gagliardo come pu essere un giovine iddio; ma tutto trafelato por la fatica, molle di

di

corsa

sull'orme

sconosciuto.

l^:rr

lung'ora pel bosco, usc ne' campi

sudore o macchiato di polvere. Gett l'arco lo frecce, nud gli omeri il


petto, e accostato allo specchio dell'ac

soleggiati, calc ghiaroti di fiumi, salse in reconcolli aridi e aspri, si smani

dite valli,

sempre sperando

di raggiun-

qua

il

volto,

bew

avidamente a gran

gore colui che sempre le dileguava dinanzi. Si sentiva lacerare dalle spine
GiUF, Eeee Momo.
26

e.StiwS^fsAJiL.tJitl,

--.il'...

AA, jn&tofctficf'*: gUtf<fc<iftd6a5aaBfagWftie;!flM^

ti. AtBBili..iaiiS>faJflteiSi

LA NAJADE
202
PAfATm.K
ra"-ile

203

dai sassi

teneri piedi,

ardeva

di sete

Bi

entro

gran vampa del sole; ma non I)ordoYa speranza, n cessava dal corso.
la

coniparondolo

dolio lunfo, dea faretrata, regina piangente, dolla mosse a compassiono all'improvviso dmanzi,

Oscuratasi

l'aria,

pi non

ud l'abbaio

dei cani, pi

non

iscerse l'orma agonott.',


il

nel tutta nitida e luminosa tue lagrime si l'ombra, lo disse: ^' Dolio viva,,. E la tu che si fonte, la

mezzo

del-

gnata, ma vag niiUameno l'intera

por luoglii im porvi! ed ignoti, sotto raggio dolla placida luna, chiamando
colui di cui

rinnovi font a poco a poco lagrime della Najade,

si

rinnov dello e, come prima,

non sapeva

il

nomo, invo-

cando l'aurora che potesse farlo ritrovar la sua traccia. Tre d si travagli in cotal modo, v sempre invano. Al cadere del terzo, disperata, esausta, morente,
tro
il

lucida vona cU un incavo dell'orlo una tra i sassi e corso gorgogliando cadde Najade si ricosinuosa tra l'orbe. E la
e si scord ver nel suo virginale ricetto, per addietro, del suo errore, e, come grembo visse tutta chiusa nell'azzurro

si

ritrov en-

sua gelida deU'acqua, che raccolta in


limpidezza, dormiva sotto
il

bosco, nel

luogo medesimo onalla

ciglio della

d'orasi

mossa, accanto

fonte.

rupe scura.

sotallora vide ohe le ingorde divinit

o terraneo oransi bevuta tutta Facqua, inariche intorno alla fonte disseccata

divano

l'erbe, e

conobbe

di

dover

tosto

anch'olla morire.

sedutasi sulla ru-

dolvida sponda, cominci a piangere mentre fino, cemente, aspettando la comtutto intorno sospirava la selva,

mossa dal vento.

Ma

allora Artemisio;

204

l'AllABOIiE

NARCISO

205

verso lui
soave,

e le corolle olezzanti,

chiedono
loro fiato

d'esser colti: egli

non
i

sente

il

non vede

colori.

Nauciso.

sol dole trillano alte nel

Alcune allomattutmo un
;

L'acqua scaturisco dalla rupe


iiaiido,

precipita poi

verdo

pendio,
zollo,

v
tii

giunta a ima piccola concadi


raccoglio o
si

'1 verde : egli usignolo gorgheggia tra odo il fnon canto, non ode il tenero voce treuna bosco dal Viene stivo. che dice: di donna innamorata

mante

spiana,

formando un

ni-

tido specchio che rifletto l'azzurro del


cielo.

il mio "Narciso, che fai? Non conosci giaccio tutta qui ch'io Ecco amore?

Candidi
il

fiori

e vermigli stellegal-

giano
l'

margino erboso. Frondeggia

l'ombra dei ignuda ad aspettarti sotto Ardono braccia. mie le fra faggi. Vieni
le^'mie viscere. Narciso

intorno la selva e dolcemente sospira.


Narciso, posto

non mi

lasciar

un

ginocchio in terra,

curva su quello specchio il bellissimo gli omeri ignudi. Giacciono acvolto canto a lui i dardi impennati ed acuti,
l'arco ricurvo, la faretra di lucido avorio.

non morire!,, Egli non volge l'appassioinvito, dolcissimo ascolta il


la fronte,

nata querela.
dePassano Tuna dopo l'altra le ore, tutte lo su spande si giorno, clina il

Egli contempla estasiato la propria


zefiro

bellezza e a so stesso sorride.

Narciso non si cose la notte cerulea, e lo sguardo. leva non riscuote, o Narciso

Invano

il

vagante

gli accarezza,
le

Al

egli fioco baglior dello stelle

vagheg-

conio por farlo risensaro,

chiome.

In-

vano fugge l'onda mormoreggiando


>

che appena gia la propria sua ombra, e dell'acqua, specchio si scerne sullo
attende
il

come per

avvertirlo

del

fuggir della

sole

che novamente l'avvivi


ecco
il

vita. I fiori candidi

e vermigli tendono

e la dipinga.

Ed

sole rifolgora

ahM. JU*

^Atm^M i>

A^

**

jWfc

J^

206

PARABOLE

EEnrtLK

207

in cioiu, t Narciso vie pi B'affasoiiin doiranior di b stesso. Invano il zefiro lo accarezza e lo ammonisce Fonda, In-

vano olezzano i fiori e cantan gli iic celli. Invano quella voce di donna, l'alta
pi lamentevole e fioca, lo accusa e lo pro^iu Egli non odo pi nulla; egli non

BucoLE.

vedo pi altro che s' stesso. Per Ini il mondo ha cessato di esistere. All'accendersi della (luarta aurora
Narciso pur sempre medesima, curvo sullo specchio
nella

sassosa Ercole sedeva su una balza in discompagnia, senza dell'Olimpo, leone del polle parte, avvolto nella fulva alla appoggiato mani con lo

nemeo,

postura
dell'ac-

Egli malclava sterminatrice di mostri. dinell'aurea volentieri si tratteneva sorisplende quale la numi, mora dei

qua, immobile

come una

statua.

Ma

lo

pra

le

specchio dell'acqua ridette


pallido che la cera,

un
il

volto pi
contratta,

tato ai
i

una bocca

lunghi

nuvole, in cima al monte viemortali. Erangli troppo a fastidio diverbii di Giunone e di Giove,

uno sguardo

sponto.

Vaga

zefiro in-

torno, mormora Fonda, olezzano i fioii, cantano gli uccelli tutta la natura vivo;
:

plastrepitose bravate di Marte, le la Memo, di improperii gF teali scede e


le

ma
'

Narciso morto.

di zerbineria d'Apollo, la saccenteria conil Venere, le frasche di

Minerva,

tinuo banchettare, l'ozio interminabile,


il

intenriso inestinguibile. Non bene del deva a che servisse la provvidenza strano parevagli e genitore, gran suo cose che con tanto popolo di numi le malo. cosi pur del mondo andassero

ti

208

PATlA-nOLE

ERCOLE

209

Sedeva dunque egli solo guardava in gi. parte,

solo in disla
pianuiii,

l'altra

verde di boschi o di colli, serpeggiata di chiare acque correnti, e pi ohre il lucido mare, su cui vagavano alcune velo
fucate; e ricordandosi del
sato, quand'egli

accennandolo, e non troppo sommessamente cominciarono a mottegla a deriderlo. Ed l^]rato, per


giarlo

prima,
sicore

tempo

pas-

burl di quella cervice taupoi Terrina e di quell'ispida cuticagna; vedere disse che avrebbe voluto
si

non anche era

ascrtto

quelle

membra

cosi

sodo e massicce,

airordino dei numi, gioiva placidamonlo


in

cuor suo dei


Volle
il

fruttiferi tra vagii

sgropparsi e molleggiare nelle lascivie d'una danza jonica. Euterpe not con

dello strenue imprese degli uomini.

una smorfia che

il

pelliccione leonino

banda

il

caso che capitasse da quella coro delle nove muse, le quali,


fiori,

era spelacchiato in pi luoghi e contraTastava al decoro delle fogge divine.


lia contraffece
il

volto imbronciato del-

ingliirlandate di

e assai leggiermente vestite di tuniche sottili di vario coloro, se ne andavano a diporto por le pendici del monte, e cinguettnndo a

Feroe ; Calliope la voce rauca ed il rotto parlare; Clio ne ricord la demenza e


il

furore; Polinnia fece motto di

non

gara e ridendo, e canterellando tutte insieme alcuna volta, e ancora intrecciando (lualcho nuova e galante carola, sfogavano l'umor gajo e passavano il

so che amorose e conjugali sventure; d'ace da ultimo, per concludere, tutte

tempo, Com'ebboro scorto il buon 1-rcole, il quale se ne stava seduto a bel l'agio, senza punto muoversi, in sembianza (Tuomo astratto e fantastico,
sostarono alcpianto da lungi, l'una
al-

cordo lo dissero uno zotico e uno stravagante, senza finezza e peregrinit di pensiero, senza copia e venust di parola, senza

giadre,

e,

ornamento d'arti eulte e leginsomma, pi somigliante a

mia bestia che a un dio. Ud alcuno di quegli improperii Tcroe,


Graf, Ecce Eomo.
'^

ERCOLE

211

210
e alquanto

P\T\TOr,K

II

volgendo all' indietro il capo, e un poco aggrottando lo ciglia, dk<o:


"Cicale, chotatevL Vantisi

all'officio \ndato dunque in buon'ora s'annojuio non dei vostro, e fate che gli

ognuno

di

di soverchio e

non

vi sgridino.,,

quello
si

oli'ei

rimanga.

pu, e con la propria gloria Xon sortimmo, io e voi,


i

buone nuiso, ch'erano in fondo vergosi discorso, lidiuolc, udito quel e stettero pi giorni

Le

medesimi
il

oflicii.
il

lo^

avendo

sdegnai*

gnarono molto,

di seguitare

Piacere,

sostenni tutto
asi)ris-

come

smarrite. Poi,

una

notte,

mentre

tempo
i

della

mia

vita terrena

sime
punii

fatiche,

purgai la terra di mostri,


fede,
i

mancatori di

ladri,

gli

dormivano, e sole tutti gli altri numi vigilaadamantine porte alle intorno convano rCre dal pi leggero, tennero vendibattito breve e dopo
ciliabolo,

omicidi, edificai citt, instituii le nobili

gare d'Olimpia, avvinsi Cerbero e soggiogai l'inferno. Anche gravi coli)e com-

ma da me medesimo lo espiai, sempre dopo feci tutto il mio potere,


misi,
<

di vinero in una concordo risoluzione, la terra, di sitare a quando a quando dei morfare anch'esse qualcosa in pr
tali,

e di meritare per tal

modo da

loro

gratitudine e lodo.
^

perch regnassero nel stizia e la pace. Perci

mondo
gli

la giu-

uomini mi

Chiesta a Giove la necessaria licenza,


inottenutala, ellettuarono senz'altro loro divisamente: e Calliope il

chiamano
ritore,

il

innalzano templi

Propugnatore e il Soccoral mio nomo,


dalla
ri-

dugio

mi porgon preghiere non dottate

paura. \'oi linde ed assettatuzze, vi

insogn agli uomini come degnamente i magnanimi si celebrino con le parole Polinnia a le virt degli eroi
fatti e
;

menate a guisa
allo

di cutrettole in mezzi
dei, e

sciogliere inni sonanti in

onor dei nu-

sciame degli

senza fine

so-

nando, cantando e ballando, ne rallegrate lo mense e ne ingannate gli ozii.

vinmi, e di chi, nelle gare d'Olimpia, corona cesse il tripode di bronzo, o la

inriiJ t.jA

*jdhi,^

^fc'aM*A^.^^^.^3*MlWa!^a^e^^..L-l

ji-^v-g

fi- 1

,j'.tfatijiiaiffljft.^5aifc.ft*'iS.-tSwwtia<

212

FAKABOLl!

TERSEFONE

213

d'olivo e la

palma; Erato a moduUiro

teneri canti d'amore;


stir

Melpomene a

ve-

di

bellezza le pi luttuose

scia-

PEKSEFOiNE.

oure; Talia a mordere i vzii lepidamente; Clio a serbare fedele memoria delle cose passate; Euterpe a destaro
ne*;li

Sul trono erto e funereo Persefone


siede, al fianco di Plato, re dell'inferno,

strumenti la vibriuite anima del suono; Tersicore a Bciogiiere e ainar. bare la persona nelle studiate volto dei
ballo;
astri
;

dio della morte, quegli che in perpetuo


tiene schiave
le

anime, e non lascia che


la

Urania a osservare il corso degli e tutte insieme a condur vita

mai pi riveggano

cara luce del sole.

La
la

pallida faccia di lei biancheggia fra

pi ordinata e

meno

ingioconda. Allora

nerezza delle chiome disciolte;


il

un
le
si

diventarono sacri i gioghi dell'Elicona Ippocrono e del Parnaso, sacre le fonti


fue Castalia, e sugli altari delle muse marono incensi, e in onor delle muse

cerchio d'oro lucente cinge


le

fronte e

membra

tempie; copre una porpora oscura divine. Pluto a mala pena


si

scerne dalle tenebre che gli

adden-

sonarono canti e

si

celebrarono giuochi.

Ed
nome

Ercole, fabbro di citt e stoi-mi-

sano intorno e sulle quali egli regna: con uno scettro di ferro accenna a luio
stuolo di silenziosi ministri
leri e
i

iiatoro di mostri, contese

ad Apollo

il

suoi vo-

di Musagete.

mai non

profferisce parola.

Smisiu-ato rupi s'accavallano in giro,


ioll'alto, formano una immensa caverna, dove non scende mai raggio di cielo dall' un dei lati si spalanca una spaventosa voragine, la terra
s'

intra versan

HI>tttJaJil!.ai8a.li5Ba!i..-iJ

214

FABABOli*

PETSEFONE

21 n

Biiuarciala lascia voilor

lo

suo

vitscuiOj

apparo rultiino fondo d'ausso. Acquo l)alzau gi di dirupo in diruroiiti rupo con fragore di tuono i)rocipilaiio
nel iirofondo; passano con sibili acuii, con rug.^hi sonori, subitane folate di

diventa fanciulla. Ella in mezzo alle sue compagno, pi ch'osso tutto festosa
e ridente.

Non

desiderio la turba,

non

timore l'alFanna. Bene ha udito parlar doiramorc;ma non sa troppo che sia;
o

imagina solo

sia

cosa gioconda,
fiori

la

vento.

(pialo si piaccia doi

e della

pura

Porsofono siedo, itnmol)ilo, rit,nda, muin. in cospetto della immane mina,


i
:^M
.

luco del sole e della carezza dei zohri.


Intanto,

^rand'occhi, lucenti nell'ombra,

non

veg,^ono. Il

volto di

suo pensiero fondo duro macigno, e fuggendo

)'

il

vaghe compagne, va da fiore e intrecciando corone.... Ma d'improvviso trema e si Siiuarcia la terra, ingombra l'aria una
con
le

scegliendo fioro

carcere tenebroso, erra sotto il sole, ni?l mondo lieto dei vivi, l^lla rivedo la sua
terra natale, cui circonda sereno
il

tetra caligine, e sopra

un

carro tirato

mare,

da tenebrosi cavalli, che solUano fuoco, appare agli occhi della smarrita il rapitore divino....

copre sereno il cielo. Ecco i lloridi campi di Enna, ecco il picciol lago di Porgo, si milea una gomma turchina tra '1 vordo:
scorre
collo

La
china

visione dilegua.
s'

Le

volte di duro

macigno
la

inarcan nell'alto. Persefone

mormorando da un lato il fumid'imora; azzurreggiano in lontananza i colli Erei. la primavera e


:

fronte,

spinge

gli

sguardi

al

cupo del baratro, contempla il suo regno. Pochi vermigli divampan nel bujo,
illuminano forror doi tormenti che mai non han fino. Tratto tratto un immenso
frastuono, formato d'urli di rabbia, d'angosciosi
ii'ua iti,

un dolco mattino
rosi e leggieri

di

maggio:

zefiri odoi

aleggiano intorno;
fra

prati

sono

tutti dii)inti di fiori; gli uccellotti


i

(rci'c '>:lieggiano

rami. Porsofono

ri-

d'imprecazioni disperate,

21fi

PATUBOIjT?

SISIFO

217

vien

Bii

da quel fondo e vince

il

rombo

dell'acquo o dei venti.

Porsofono iiiondisco. Ah, regnalo sopra tanto dolore e tant'odio Regnare senza mai potere aprir F animo alla
!

Si suo.

piet, senza udir

mai una parola

di ri-

conoscenza e d'amore! Ixegnar sull'inPorsofono si sonte bruciare k> tempie da quel cerchio d'oro che simboleggia il suo regno. Persefone voi-ferno
!

Gi da mi pezzo durava il mal giuoco. Dannato, per una colpa che non si sa bene qual fosso, agl'Inferni, Sisifo doveva fiaccarsi le braccia, rompersi il fil
delle reni, scosciarsi, a voltolar su per

rebbe piuttosto essere un'umile ancella fra gli uomini cbe regina di cotal regno. Persefone rinunzierebbe al nomo di dea, e alla luttuosa immortalit di
fi

un'erta scabrosa, e tentare di fermar sulla vetta, un assai grosso macigno,


che, sul

pi bello,

gli

sguisciava di

mano, e a

precipizio ricapitombolava

cui fu fatta partecipe, pur di tornare a


coglier
fiori

sulle rive del lago d l'^orgo,


delle sue tenere amicho,

gi nella valle, ond'egli poi doveva tornare a levarlo. E cosi senza fine e senza
riposo; e
il

in

compagnia

macigno era

assai aspro e

sotto la cara luce del sole.

grosso; e a cento doppii pi pesante di


Sisifo,
il

quale,

per essere

laggi in

anima

e corpo, era pure,

dimagrato, di
quella!

sebbene assai peso ragionevole. Pensate


di fatica
(fa

mo' voi che razza

doveva essere
notte e giorno
sul

Ma un

giorno

anche laggi) Sisifo, quasi in che slava per compiere una


tiiAF,

punto

di quelle
28

Ecce Homo.

ms
SUO
solito,

"PABABOiiM

ULISSE E LK SIRENE

219

poriodicho o infruttuoso ascon-

fiioni, si

viso,

sonU balenar dontro, airimprovun'idea non mono luminosa elio

LLiS>K E LE bJiiEisE.

semplice, e subito la pose in atto. Si

scans pari pari, lasci andare il maci^nio, in due salti fu sulla vetta, s'accoccol in terra, o tergendosi col dosso dello mani la fronte, e zufolando un'arietta del
la

11

fatto

and voraraente
dove
si

cos.

nave

si

fu avvicinata al

Quando maro dolio


por
(il

sirono, l,

prendo

la volta

suo paese

(la

nobile citt

di

entrare nel golfo di iXapoli


golfo che sia nel

pi bel

Corinto, se lo volete sapere), sejrui con gli occhi il macigno, che balzollon balzelloni, a

mondo,

so volete ero-

der a chi

lo vide), Ulisse

radun

comeroi,

gran

l'uria, precipitava a vallo;

pagni e loro parl, nella propria lingua


d'<

quando lo vide toccare il fondo e formarsi, non si scomod punto per andare a levamelo di nuovo; ma si rimase a tutto suo agio in sulla vetta,
n n
fu pi verso di farnolo scender, allon, n i)0i. 1". dicono alcuni che,
ci

)mero, in tal

modo: "Compagni

son (jua a duo passi che v'aspettano, e pover'a voi, se il loro canto v'entrasse nello orecchie. Ingannati e
lo sirene

vinti
il

da

(piolla dolcezza, vi buttereste

cai)o fitto noirac(|ua, e subito (luoUo

trascorrendo

un

po' fuor del

confine,

vi

sarebbero addosso, e vi farebbero a

quel macigno fece di Fiuto e del suo trono una sola schiacciata, che Persofone,
la

brani, e anche vi

mangerebbero

cos

crudi crudi senza

qualo per sua ventura,

in

Perci voglio

un riguardo al mondo. che mi lasciate fare ci

quel momento, non ci si trovava, non n'obbo troppo gran crepacuore. Ma quost(> sai'anno forse dicerie e calunnio.

che

io

vezza.
(j^uosto

ho pensato por la vostra salVi legher, uno por uno, con


funi, COSI che nessuno di voi
si

220

PARABOLE

ULISSE E LE SIKENT;

221

possa inuovoro per tutto il tempo elio ha da durare il pericolo. Di giunta, poich le precauzioni non sono mai troppo,

che mise
ascolto.

mano

al

timone, e stette in

Non
stadii,

vi turer

con la cera le orecchie, per modo ohe non udreste nemmeno il tuono del Padre Giove, se il Padre (liovo, per qualche sua partieolaro ragione, cominciasse a tonare,,.
I

che

era corsa la nave cinque o sei si cominci a udire un mesi

lodiosissimo canto, e subito dopo

po-

terono veder
dell'acqua,

le sirene,

che in gran nuil

mero, coi capelli

disciolti e

petto fuori

compagni

eroi,

che conoscoviuio

Ulisse pel pi avveduto degli uomini,

andavano volteggiando e cantando in coro. La nave procedeva lenta, e inisse ascoltava con molta ammirazione e moltissimo diletto
il

gi per molto prove sapevano quanto valessero i suoi consigli, si lasciarono

canto mi-

racoloso, e anche lodava molto in cuor

persuadere senza

fatica, e

pur

di sfuti-

gire al pericolo, rinunziarono al gusto


di sentir quella musica.
pi.

per

suo la bellezza delle cantatrici; ma non si moveva dal posto, n si lasciava


sfuggir di

Se non che

il

mano

il

timone.

quelle fa-

antico di loro disse : "


olii

duce, pa-

ce van

Terremo d'ogni

lor arto, s'arro-

dre e maestro, e
te e turarti

rimarr per legar


lo orecchio?,,

con

la

cera

vosciavan sull'anche, guizzavano come pesci, vezzeggiando e lusingando*, ma


Ulisse ascoltava,

Sorriso Ulisse, pi con gli occhi che

guardava

non

si

mo-

il

con la bocca, e lisciandosi la nera barba fluente, rispose: "Di me non vi date pensiero, che a me io basto anche
leg
solo,,.
i

veva. Finalmente, quando gi la nave

senza
luio

pi

far

parola,

compagni

por uno, e tur

loro con la cera le orecchie;

dopo

di

mano che cenno che tacessero alquanto, e lisciandosi la nera barba fluente, e sorridendo pi con gli occhi che con la bocca, tenne loro molto uroi'a

per passtu' oltre, con la


f'

aveva libera

loro

sti;a&*Ate''*aaLur'fa>''*.tfifca6Mjja.J?*:'jM^^

riLha*..' -i> J,VM.v^Wrtft

922

PARABOLE

t-'.\mat>t;tat>k

293

baiuiuioiiio (iiiGsto ditCort5o;"Figliiiol<%

stro impareggiabile canto, e poi di ri-

vi ringrazio. Voi cantate a meravigliii, e non credo che meglio di voi cantino
le

cordarvi di me. La nave, in questo

mentre,

si

di-

vergini Muse.

Ho

avuto gran gusto

in ascoltarvi, e sempre che

mi porga

lung; e Ulisse vide che le sirene se ne rimanevano immobili nell'acqua, e


gli

occasione, dir 1 lodi vostre;

ma

non

guardavan dietro con

le boccilo spa-

pensiite che io voglia buttarmi noll'ao

lancate,

ma

senza mandar fuori suono


allora
sciolse i compagni non avevano udito nulla,

qua per voi darmivi nello mani. Il mio nomo Ulisse: non so se lo alibiat

alcuno.
eroi,
i

E
quali

anco
le

inteso,

lo

son colui che


ai Greci e vin^i

e prosegu f^uo viaggio.

diodo Troja in
in
elle

mano
di

giira

armi

Achille.

Dopo
lacci

ti

navigai molti mari, sfondai Tunicn


tolsi ai
ili

L'AMADKTADE.

occhio a Polifomo, mi
Circo e di
Calipso,

passai

tra

Scilla

e Cariddi, e ora intendo,

con quosta

Allo sbocco di una


bello che
il

]3ccola valle, in

piccola nave, tragittarmi dietro al corso


del sole, di l dalle

riva airilisso, cresceva

un

faggio cosi

colonne d'i-cole,

non

si

sarebbe potuto vedere


alberi

mio com[)are. Quanto bollo voi siato, ognuno <lio ha occhi in fronte lo pu
(non vi dispiaccia b'o il vedere; dico) Elena era aneli pi bella di voi, non finiva, come voi, in coda di pesce.

pi

bello.

Cresceva sovra un po' di


intorno, spec-

rialto,

senz' altri

ma

chiando nell'acqua il gran fusto diritto, molti rami che si snodavano in giro,
i

il

rigoglioso frascame.
i

Ond' che

io vi saluto, e vi

prego

venti,

N mai la folgoro, avevano osato di fargli in-

di farmi udire

ancora un poco del vo-

giuria.

a M.f

iv-Y.ii..HJtagMiaiMiiiai.iaiBte<iis*LitAttjii.tfi.aigJi^^^

'j^^aeus/siigane^iiti

224

TAT^ABOLE

l'amadetade
di

005

Il

sedere sotto quell'ombre;


o-roggia

giovane pastore Licida amava mentre

lucida

scure,

affilata

di

fresco,

della

la

quale intendeva servirsi per far legna


in

pasceva l'erbe del prato, o^li sonava intosseva canestre di vimini,


se ne stava le ore inun suo flauto, tere come trasognato, ad ascoltare il lieve mormoramento dei zefiri, ohe ac-

un

bosco, la sera, prima di ridursi

all'ovile.

Sotto

il

cielo sereno, nella im-

e quieta diffusion della luce, le r^nsn tutto, e vicine e lontano, appari-

mensa

vano assorte
di bellezza.
Il

in

un

riso di giocondit e

correvano di lontano a folleggiare tra quelle fronde. E standosene cos\, col


dorso appo^giato
al

fanne scorreva limpidis-

simo
steli;

tra

tronco e

gli occhi

gemmati

invagati, in ascolto, gli pareva talvolta che di quei sospiri dell' aria si formas-

margini erbosi; i fiori, indrizzavano sugli un'aura mollo vagava all' ingiro,
i

di rugiada, si

sero parole tronche, fuggevoli e incerto, le quali volessero dir qualche cosa

non riuscissero a dirla, e si sentiva un brivido correre por lo carni, imagini prestigioso gli
si

accendevano

nella

monte, e si a lungo, dolcemente, sommessamente, come se l'albero avesse potuto intendere


il

metteva a parlare all'albero,

imprognata d'odori soavi. E Licida, guardando con occhi spalancati, e bevendo l'aria a gran sorsate, si sentiva occui)aro lo membra da un dolce languore, serpeggiar [)or le vene una fanuna sottile, salire al capo una tenera ebrezza; e mentre pi gioiva di quella letizia
della natura, e s'allegrava d'essere vivo,

pur

suo discorso e risponder

allo

sue domande.
(

gli pareva che qualche cosa gli mancasse, e non sapeva che cosa. Si mise a intrecciar vimini, e tosto quel

)ra

mese
del

avYonne che un bel mattino del maggio Licida sedotto appio tronco, e depose accanto a so una
di

lavoro gli venne a noja;


alle labbra,

si

rec
si

il

flauto

ma

le

dita gli

annaspa-

vano

sui fori; tent di dormire e, chiusi


29

(iRAF, Fcfr lluinu.

I
I2e^

f.siche

227

TATABOLE

gli occliij si ssentiva

pi desto di prima.

percuoti
in

il

legno senza piet, e fendilo


io

Col crescere del giorno, sent crescersi parlare all' albero, la smania, l'roso a non con nnrolo brevi e interrotte, che che pure esprii\n\ uo nessun senso, ma mevano l'animo suo; egli parve che il
fiemit
.

guisa che
Licida,

me ne

sciolga e sia tua,,.


fu-

come preso da un divino

obbedendo, sen/.a esitazione alcuna, il al i)recetlo, brandi la scure, i)eroosse tronco, lo siiuarci d'alto in basso, od
rore,

<lcllc

frasche, le.i?gormento
si

aj?i-

tate dal

vento,

facesse

pi vivo, e

ecco la liberala amadriade, tutta ignuda e candida e pura, gli baU tra le braccia.

nel

tempo

rispondesse

stesso pi carezzevole, e gli con intelligibil lingna-gio.

allora,

un

tratto, Licida balz in

Psiche.

piedi, si volse gi-idando, e

con ami

lo

o braccia avvinse quel ruvido tronco, al con quanta forza aveva so lo strinse stupore in petto. Quale non fu il suo

poeti,

Vi giuro che non punto vero quanto male informati, come di regola

sono, o bugiardi,

come qualche

volta

si

quel
gosa,

i)uiito r

Perch

gli

parve che un
proprio

scorza rualtro cuore, nascosto sotto la

pulsasse

contro

il

suo

caso che siano, narrarono di Psiche dalle ali di farfalla. I] voi ben sapete che cosa narrarono, e fu, sino ad oggi,

il

cuore, e ud

una

piccola

una voce tenera e fioca, voce come di adolescente,

uni versai mento visitava Psiche


prirsi;

creduto:
al

elio

Amore
mai
sco-

bujo, senza
nel

^'0 ohe dall'interno del tronco diceva: tu mio Licida, clic l'ai? non l'albero <i; abbini che non (questo legno

che

le proib,

modo

pi ca-

tegorico, e sotto minaccia di gravi castighi, di


si fosse,

mai cercar
e

di

sapore chi egli

ami,

bens me,

me

sola,

rinchiusa. Togli

t-otosta

che dentro vi sono tua scure, e

fosse

come avesse nome, e come fatto; che Psiche, non riuscendo

%
fi

228

TAnVROLFi

un'avventura di ALESSANDRO MAC.NO

229

trasgred a viucero la i)ropria ouriosil,


il

un'anima sola, e
perfetto,,. Cosi

il

diviotx),

entr con

una lampada
lo

ao-

disse

nostro amoro Amore, e non

ci

oosa l dovo

Amore dormiva,
si

vido

furono

giiai,

allora,

n dopo,

ma

ignudo cho era


:

lo riconobbe por quello ch'egli

gioja e i)aco e concordia, senza fino; e


Psiclio mise al mondo ima figliuola che ebbe nomo Felicit, e che dev'ossero in

di la

sdegn fieramonto da s tale disubbidienza, e cacci vepi lasci si lo non e colpevole,

Amore

moltissimi guai, dere; ondo nacquero poi


e la povera Psiche

(gualche luogo, sebbene non si sappia con sicurezza dove. Morale: andate cauti
in lu'ostar fedo allo parole dei poeti, an-

and peregrinando

sulla faccia a lungo, come sperduta, amaramente il della terra, piangendo

che so parlino, o scrivano, in prosa.

suo peccato. Ora,


favola,

di

vero in tutta questa


al

non

bujo e il esperimento, o:m defece per irn suo oh Psiche non isperanza con siderio
lo

o' altro che 1 visito divieto; e il divieto Amoro

ITN'ArVKXTn.'A
lo

DI

ALESSANDRO MAUKO

dovesse osservare. E infatti, Amore vide scoperto e riconosciuto. ^^i e sent'i di gaudio, grandissimo n'ebbe

quando

Fu

gi narrata da altri;

ma non

questa una ragione porche non possa narrarla ancor io, io che la so un po'

amaro Psiche pi
e

di prima, e le disse*. che m'hai veduto ora ^M^:iotta dilettai sai qual il mio eh ora conosciuto;

diversamente dagli

altri.

Dunque, un giorno che faceva molto caldo, l, da quello parti dell'India,


Alessandro Magno i suoi seguaci, dopo aver camminato a lungo sotto la
sferza del sole, entrarono in

ora veramente volto e qual l'esser mio, sei tutta mia, o me, sei penetrata tu in

com'

io

corpo >on tutto tuo, e siamo un

un bosco

m.'jirw'Baiftjtaaeijaw-iat-gMMj^

*''*' -'<Mfe4ji>=vii;j'Vi^.-'af.f.'.!:>ar.v.'j'

t ui.jms'SaJsiiMi

230

l'ARABOLE

un'avventura
assai

T)T

ALESSANDRO MAfiNO

231

ombroso o COSI grande, olio il simile non l'avovaiio mai veduto, o noancho 60;-nato.
eosi

grande ed ombroso;

nde, tonde. Ora, quale

non fu

la

me-

raviglia dogli eroi, che puro tant' altre

Della

qua!
sudati

cosa

si

allegrarono

assai,

meraviglie avevano gi veduto, quando,

conio di ragione, perch orano stracchi


finiti,

giunta cert'ora, videro tutte quelle palle


aprirsi, e sbocciarne fuori altrettanto va-

fradici, e

assaottavan di

sete,

come

suole avvenire ai procaccia-

ghissime fanciullo,
giero,
si

elio,

seminude

o leg-

tori

di gloria; e cosi deliberarono di

diedero a danzare

siill'erba. ac-

trattenersi in quel bosco un giorno o duo, e di prendervi conveniente ristoro.


Gli alberi di quel bosco erano, a dire
la

com[)agnando con dolcissimi canti la danza? Fu talo e tanta la meraviglia, che in sid primo perdettero la favella
;

verit, di

smisurata altezza, e

for-

ma

tosto, com'eroi, si riebbero, o

comin-

maTano, con T intreccio dei rami e delle una cupa volta impenetrabile, sotto la quale durava perpetua una piacevolissima frescura, anche avvivata da molta copia d'acquo zampillanti o correnti, ch'empiean quei silenzii di
frasche,

ciarono ad appiccar discorso, e anche ad allungare le mani. E le fanciullo dissero


loro:

"Noi sarem

vostro, finch

dimorerete in questo bosco, o purch usiate buoni mo(h; ma tenete a mente

che siamo delicate

assai, e

ohe

la

no-

dolco susurro.
1)0 ito

il

suolo era tutto coo frutti, quali

stra vita suol ossero

breve,.. (Ui eroi

di molle orba odorosa, e sparso

di

non

so se

mi dica

fiori

candidi conio neve, quali vermigli

come

sangue, o cos grossi, cos

straoi-dina-

altro, e si stettero in quel bosco ben cinque o sei giorni, con grandissima festa; ma poi si ricordarono che avevano ancora alquanti regni da

non chiesero

riamento grossi, che a coniarlo par favola, e avevan forma di tanto palio.

conquistare, e vollero partirsi, e ingiunsero alle fanciulle di seguitarli.


oretto
si

Lo

pote-

misero a piangere molto

232

PARABOLE

IL POZZO

DRLLA VERIT

jiurcunente, e dissero:
ci

"Per

carit,

ohe

chiodote?

La

nostra vita tra questo

pianto, in (juost'
del

ombra. So noi usciamo


sole
ci'

Il

Pozzo della Veiit.

bosco, se

il

vede, subito

sarom morto,,. Ma gli eroi, ch'erano non dettero loro ascolto, o vedo ru lo uho con le buono non lo potevano porsiiadoro, cominciarono a trascinarcocciuti,
selo

Un uomo

dal)beno,

avendo udito diro


senz'altro,
il

che la Vert-i sta di casa nel fondo di

un pozzo, s'imagin,
(piol

che

dietro

por forza, o cosi uscirono


tosto che furono alFaporto,
il

i)ozzo avesse

ad essere

suo, o

del bosco.

tosto ch'ebbero

sole addosso, le po-

proso partito di volernela trar fuori, pei- farsene una buona massaja. E gli
corto

veretto caddero morte in terra.

che

la

gno

Del lagrimovole caso Alessandro Madiedo, per lettera, rag,niagii() ad ed Aristotele


le

buona massaja,
mal vezzo

Verit sarebbe una gran chi riuscisse a condurcoso


ci

sela in casa, e le facesse smettere quel


di occuparsi in tanto

Aristotele, suo maestro;

no fu indi^natissimo, e gliene scrisse

astratto, che

non

ci

giovano e non

pi acerbe rampogne ohe mai si scrivessero a un re e a un conquistatore; e tra l'altro disse di avvedersi oramai vana fatica fosso stata la sua (j u rito
(li
!)i>'

riguardano. Oiid' che, senza por tempo in mezzo, cominci a mandar gi il


seccliio in quel

suo pozzo, di' era molto


il

grande
volte,

e profondo, e a tiramelo su pien

voler insegnalo ad Alessandro


(li

un

d'acqua; e ripetendo

gioco infinito

filosoia, 6

chiudeva

la
i

lettera

ciiiaiiiarido osso

Alessandro, e

seguaci

sempre s'aspettava di trovar nel socchio la Aderita, e non trovandovela,


versava l'acqua in terra e la lasciava sperdore. Dur in questa fatica pi
nnvF, Ecce
Jfonift.

suoi, sbarazzini o ragazzacci, assai pi

meritevoli di nerbato che di corono.

30

IL CALIFFO

285

3^4

PATIAIOLE
li

giorni,^ tanto

ch'ebbe votato

il

pozzo;
si

divis

costrusse a onoro o gloi'ia

pnr non Tolondosi capacitaro,


fune e
si

leg
;

alla

foce calare in quel fondo

donna che mai della pi bella e gentile del dolce nascesse in terra, e li fregi

ma non
nella
Ixno.

t trov se

non molta melma,


s'infard
l)on

nome

di

lei,

qiian

frugando,

da tulli celebrato

affinch fosse noto a tulli, il suo amore, e ne

Cos rimase senza la N'orila e senza

durasse la memoria nei secoli. Morta gi da moli' anni la donna sua gentile, ma non morta la
bella e

Varqun,

poco manc che (inolia siale

non niorisso d sete. E gli male il giardino o Torto.

nudarono

ricordanza.
solo

Abd
il

entro
lieti

ur l^ahman siede lutto piccolo padiglione dove,

nei

dolci

mattini di primavera e nelle sere d'estate, era uso di sedere

con
Il Califfo.

duta;

Sono veni' anni eh' ei V ha persono cinquanta ch'ei regna. Il tempo grav sul suo capo la mano imlei.

periosa,

ma non
califfo,

pot

farlo

piegare.

por lente pendici, giardini di Az-Zahra si distendon su

Por

i)iani livellati,

mi

fin

quasi

al

sommo

del collo, dove,

adagiato tra cuscini di dipinto di vivi seta, sopra un tappeto e mollo candida pi barba, La Siedo
il

colori.
elio

scoverto da villa il palazzo marmoreo.

tutto parti, torreggia e sfa-

non

la

bambagia^

gli

scende lino
di gio-

Non

vide

il

sulle ginocchia;

ma

gli

occhi grandi e

mondo, non
giardini,
califfo

fnsero

poeti pi deliziosi

sereni serbano ancora

un lume

pi

meraviglioso
della

palazzo,

il

vinezza.

Abd ur Kahmn,
re

i)rincipo

dei

credenti, ottavo

stirpe
il

dogli

gono

Otto colonne di nitido diaspro regpain giro la cupola dorata del

Omajadi, Bopraraiominato

Salvatore,

tatj^jiiitoiafni-fii ,,aHT--"''-"'-^iija.ii'f ^l|-i^M^*^i^li^M^'^ai^^fla^Ji^<

FAEABOLB

IL

CALIFFO

237

di^^lioiio, la (lujilo

apparo

di

dentro tutta
le

una
inaglianto
.-

giornata
di
solo,

ariosa

di

giugno^
merig-

lavorata di stucchi, svariati di molti colori,

ma

senza arsura:
il

spartiti in guisa

da simulare

^i da ([uattr'oro passato

colletto di

un

alveare. Sul contorno del-

l'arohitraTe brillano, soritti d'oro, Tersi

e sentenze di poeti famosi.


si

II

padiilioio

Bpecchia, saldo e

ragij^iaiite

come un
all'i ii-

Di tra io colonne di diaspro lucente la veduta si dilata all' ingiro, qua pi aporta, l mono, dove magnifica, dove leggiadra, varia sempre e miragio.
lilo.

gioiello, in

un

i)icciol

lago d'acqua lim-

Abd

pida
torno,

bruna, che

gli si
sottile,

spiana

Se volgo
il

il

ur Rahiiaii siedo e contempla. capo all' indietro, egli vedo

un ponte

che par d'alalaghetto.

bastro, lo

congunge

alla riva, la quahi


il

alte porto

palazzo decantato da cento poeti, le laminate d'oro, le scalee canspaso, scendenti nel verde, solve
d'ec(3elso colonne, atrii e fornici

tutta verde e fiorita circonda

dide
"

Dalla parto opposta al ponto, in mozzo

fughe

a un prato rotondo, una fontana


fido,

assai

ui)i,

tacito

asilo della frescura

e del-

grande, formata da una conca di por

che posa sul dorso di quattro


di

l'ombre. Se guarda dinanzi, scopro intera la sua citt di Cordova, adagiata,


in

leoni

spalancate

bronzo dorato. Dallo boccilo i leoni versano acqua in

mezzo

alla
i

fanciulla tra

fiori,

voga ridente, come una lambita dallo acquo


di palazzi,

gian copia, o questa, mescendosi con


altra che zampilla

azzurro del Guadalquivir, ingiojellata


di

veemente dalla conca, 'Mta Farla di strali lucenti, forma t un iiumicollo baldanzoso, che come un
serpe d'argento s avvolge pel verde, e

moschee e

ammajata
cielo

di

giardini, irta di minareti che levan alto

nell'azzurro
globi
di

gommeo
soli.

del

grandi
in

purissimo
di

oro, rifulgenti
il

giunto a

un

declivio, guizza

tra certi

maniera

Ma

califfo

ha pi

sassi e si)ar]sco.
vs
il

caro di pascer l'occhio e lo spirito con-

"

l*JK1ftfc^,*

.f*

J-rfc

^.M.J^:fiil^t'h'^fAU

*M Jt '%t-ft*.
'

.^>.

^'Vip'aibtS^

PARABOLE

IL ("AI.III'O

239

tonii)laiido

il

giardino cho gli vorUo^j^i;i


i

gigli

tendono in
purissimi,
distilli

alto, sui rigidi

steli,

froiideg^na allo intorno.

nappi

aspettando

che

la

Qua
paro
e

lina

sol volta

di
ciol

cipressi

sm!

notte vi
i

l'avvi vatrice

rugiada;
di pallido

densa od
elio

oscura nel
custodisca
segreto.

luiniiioso,

gelsomini spargono

Tombra

non eo che

dolr

stello

irist

Col alcuno palm<

immacolate. Mill' altri fiori fanno letizia e gara allo intorno. Questo lombo
prato tutto cespi di basilico; quel
tutto oleandri
uccelletti sfoggiati.

corno tratte da

un intimo

senso d'a-

di

more, incurvano leggiadramente l'uii verso dell'altra i grandi fusti rugo.<i,

dolco declivio

Sono
alberi
alla

tanti

gli
i

appiattati o

spandono in giro
spioventi.

le verdi capigliature
si

guizzanti tra

Da

questa parte

squan
Ih;
i

si

si

dilama una balza, e una caverna


folgorii d'acijuo stillanti.

rami e le fronde che gli medesimi pajon cantare. Intorno fontana passoggian pavoni che dial

profonda nel sasso, rigato quel

spiegano

solo

la

ruota

delle

code

da
si

Da

qui

gemmate. Gazzelle mansuete


trescan nell'orba.

e leggiere

dilunga un viale d'alberi folti, lascia vedere in uno sfondo lontan'^ un altro padiglione raggiante. Di di
allori

Ma
(la

ceco che

un mormorio
si

dolce o catratto
si soT-

noro, esitante e inquieto,

diffonde fuor

cho vigoreggiano in cima a .n poggotto, l'uno fu i)iantato da Az-Zalu a,


il

un boschetto

nell'aria.

D'un

gli uccelli si tacciono.

Le

gazzelle

raltro dal re^


lor

mattino che segui

kj
li

nozze. L'aria
le

come
ajuole

aosiata

acuta fragranza,
simili a

come

ab-

formano intonte. Passa un alito di vento, piega le cimo pi alte e sospirando dilegua. Ed ecco trema in quel silenzio e in
quella pace

barl)agliate di colori.
si)razzi di

Da

ogni
tra

banda,
lo

una

m nia dolco
sposato a

fuoco puri)ureo,
'1

di voci lenii lieo,


co-(lo

e sommossa un suono conflauti.

rose di

Damasco s'accendon

verde;

di liuti, di

tamburelli e di

a*'.'

PABABOW
Il

IL CALIFFO

241

Per outro
gott^A
(li

alla cantilena tenera o gravo a (luando uno spini t. quando si Tibra a


pill'eri.

E aniorosaniento
vanto
'lolla ii:razTa

lo voi-

cuiiuiiio auesti Tersi

canto finito. Di nuovo un e fa piegare di vento passa Ira 1 verde dilegua. sospirando e alto pi le cimo batter cicalillb ha ascoltato senza
alito
Il

glio.

Egli

tien

fssi

gli

occhi su' duo

Tu
Prima

elio

il

allori piantati

da Az-Zahra

da

lui

il

porti infra le itiime,

IH lodarti in molli rimn

La mia lingua
l>rl:i

11*01

si

sazia.

rn<.i
j^loiiii

<'

iiisieiii

del

ti-iiili'

mattino che segui le lor nozze; duo lasuoi occhi colano lentamente udito ha ch'egli versi quei perch crimo; sue quelle note del cantaro son suoi,
trov da canto, e gli uni e le altre egli giovane in onore di Az-Zahra: e son
giusti oggi, giorno por giorno, vont'anni

ma

da'

Fai la
Il

vpiiir

meno:

tuo labbro e pi vermiglio, pi candido il tuo seno.


Im;i

b' selve,

in verde riva.

che Az-Zahra morta.

N,,ii

Ili
t!

mai giovin gazzella


leggiadra
.

Fuor

del

palazzo, gi per la gradi-

l5omo

snella,

Come

te sdegnos;

biva.

nala marmorea, un piccolo stuolo muovo uomo di alla volta del re. Precede un

Daccli bevvi,

mia regina,

mezza

(i, di nobil

presenza, vestito di

L'onda aulente del tuo tiat(, Virt nova il cor m'atlina. Vivo come inneliriato.
Servitor di tua bellezza, Altro ben non cliledo in sorte

panni onorevoli, il quale reca in sullo palme, sovra un drappo di sola di color flavo, un libro sfolgorante: seguono,
in l)ianche stole,

a questi,

Ohe gioir sino


Di
S

alla

morte

cara

doleo ebrezzfi.

due eunuchi, e, dietro due negri tutti rigidi e lucenti nell'arme. Scondono gi per la gradinata marmorea, taciti e lenti; gi per
(iuvi
,

Ecce Homo.

31

iBTjW. jj."

n ".^'V.'

.^u.-MIOl

iT.

t-'X-f

..j.

flJl'Jltf<M;ijft4j^1

FAKABOIiM

IL

CALIFFO

243

^\i

avvolgimenti dei viali in penrlio; al spariscono, riappaiono; son giunti ponte del padiglione, e quivi aspettando fermano. Il califfo accenna al primIO
si

t'obbedisco. Ivicovilo dallo

mie mani. La
fab-

carta di questi fogli


bricai
;

io

medesimo

io scrissi o

miniai queste pagine.

Eeggi,
(*

Clio

storna,
il

venga innanzi. Quegli viene, si pr IS' guarda in vi^ si rialza o muto


Parla,

mio ro, ci che tu facesti in 'nquant'anni di regno, perch non ricordo di tutto lo jM, 4bilo che tu sorbi
lor

suo signoro.

Amgiad,

dico (luesti con

il

grande meraviglioso tue opere, tanto numero. Leggi o t'esalta in te


stesso,

voce magnifica e dolce. E Amgiad parla. Il suo discorso, modulato e gravo, sembra ima niolopo;). come acqua e sgorga dallo suo labbra

me

Troppo rest disotto


Il califfo

perduua &e a quell'alto segno il pigro ingegno.

serena dalla liocca di un fonte. Principe dei credenti, io ho

sQrride

benignamente

e pren-

ol)!.

dito al tuo
olio

comandamento.

Tu

vole.-ll

volume do dalle mani del suo poeta il di impresso paonazzo, vestito di cuojo
aurei
fapre.
fregi,

da me, ultimo de'

poeti, o

uUiiii>

constellato

di

perle.

Egh

li-

in do' tuoi servi, fosso raccolta volume la storiji della tua vita.

pcciol

La

bella carta

bambagina

Ardua
<'

scia e nitida

come

l'avorio, e sulle facce

di lo e perigliosa impresa fu questa l'opera stringere in cos poco spazio re. Puro, la gloria del pi grande dei

contornato di delicatissimi rabeschi mulfondo d'articolori, corrono, azzurre su


gento,
le linee parallelo della
1

scrittura
le in-

oom con l'ajuto doirunico Iddio, io l'ho il volume pinta. h\i volesti ancora che e cho a fosse pronto per questo giorno ch'i' Ecco (luost'ora. in prosontassi to il

elegante.

^gli

scorre con l'occhio

teslatui'O dei capitoli, e gli

tornano
i

alla

memoria
torie

le

guerre combattute,

le vit-

riportate, le citt

edificate,

be-

tjaMB uh.. hiwI.'-t^'aitajl'ifl'cSit .in J twftafctajfa;! liiMSStSlfiU!iiSSt,j^tj3K%i

244

PABABOLE

Ili

CALIFFO

245

nofizii larditi, o

contompla

lo

sploudoro

della proi)ria gloria nello arti tutto doli

guerra e della pace.

Amgiad,

dicn

il

califfo,

ciniiuant'anni di regno o sottanta di vita; dopo avoro operato quanto in questo libro si narra; dopo aver ve-

snn

contonto. Chiodi
ti

qual guiderdono
lo

pm

aggrada.

mio

re,

rispon

non

altro io chiedo e spero se

Amgiad, non

di

duto i popoli della terra inchinarsi al suono del mio nomo temuto ; dopo aver tocco il fastigio della potenza o della
gloria, io noverai
licit,
i

giorni della

mia

fe-

e vidi che

sommavano

in tutto

potere scrivere di te e dello future tuo


gesta

a quattordici.

un altro volume simile a questo. Di nuovo il cali (lo sorride benigna monte
:

E E
:

poscia,

mio re?
Poich,

poscia scrivi la parola Fine^ e


il

chiudi

libro.

come

disse

il

Amgiad, Nobile, accorta la parola. Io ti <!ono


il

tuo

ani- no
il

poeta

mi

.Soglio

vano

la vita,

palazzo di Russafa, cinto, come tu d'orti meravigliosi, e cento schiavi dono per servirti, e tanta entrata quaini

A
E

chi bene l'intende, gloria che pi splende

gi gloria

finita.

pu bastare a
emiro.
ziarm.

farti

vivere

conio

u-i

t'ingiungo di

non

riiiL^i;r
il

Poi, aperto in fondo

\^

lume, soggiungo:
bianca.

Qui

una pagina

Vuoi

tu,

signore, ch'io vi scriva

alcun che?
SI ; scrivi ancor questo
:

olio

dopo

24(>

l'AEABOIiK

LO GNOMO

247

quello rocce, lo

gemme

di tutti

colori,

e le pi bello, e le pi rare, vi stavano

Lo

NoMO.

a mucchi, com da noi la ghiaja, e vi orano anche due o tremila staja di porlo
marchiano,
lo

quali
ci

non

so da che mai'i

Nel
sotto

proiondo
lo

groiuljo

dolln

tnrra,
vi-

come

da chi

fossero slate portato.


e

un monto dirupato
gnomo. Viveva
in

o selvoo.),

veva

tutto solo, da

Lo gnomo ora solo padrone d'ogni osa, no prendeva quella consolazione o


(piol dilotto

tempo immomorallo,

ampio
il

e avvi-

che poteva maggiori;

ma

luppato caverne, ch'orano

suo regno, e dalle quali mai non era uscito, n pensava si dovesse, o potesse uscire. IJaggio di sole non penetrava da nes-

non

tali

tuttavia,

che

standosi

certo

volto accoccolato

sopra alcuno di quei

mucchi

di ghiaja preziosa,

non durasse

suna parte in (luelle occulto latebre: ma non i)or vi faceva bujo; elio moli carbonchi, dei pi grossi che s'incoii trino nelle favole, vi spandevano uiui luco assai ragionevole; e merco di quella lo gnomo poteva andare e venire, e vedere distintamente, e contompUxrc a lieiragio tutte Io sue ricchezze. Le quali
erano davvero assai; tante, che egli stesso non ne sapeva il conto preciso per non dir nulla dell'oro e dell' argento, ond'ora fatta la pi i)arte di
:

a sbadigliare por oro e oro di sguito, in modo da schiovolarsi quasi lo mascollo.

ImI

ecco,

fosse la cagione,

un giorno, quale che no avvenne sotto il monte,


di quello spee

nella pi

remota parte

lonche,

un improvviso

grande rovina-

mente, con impetuoso rimescolio di aria


e fracasso terribile. Accorse lo e trov
anfratti

gnomo,

che in fondo a uno di quegli

soqquadro le ape ita una via verso Talto; e messosi animosaorano andato
le .a

pareti e

volte, e s'era

k,S>!:-*^'sXs&M.v'., "

gT. ., Ap.

**titi

fc.'tfe' -

Srag., j>^Wfc^ ^.wff-u^i

ataHate^a

91B

PAEABOLE

T.O

r.NOMO

249

monto por

quella,

superatane, non

souza mollo travaglio, gran parlo, viclo, a certo punto, lrai)olaro da uno spiraglio
la viva luco del mondo di sopra. Lo gnomo non avoYa mai saputo, n sospettato, che ci tosse un mondo di

sopra.

Sentitosi

crescere, a quella vi-

sconVide pi lungi il mare lucido e in arenosa spiaggia larga una finato, e scogli semicorchio, e alcune punto di rugginosi elio si protendevano nell'onde, Rimase orlati al piede di candide spume. immobile, con lo gnomo un gran pozzo in grembo, gli occhi sgranati, con lo mani
simile a

sta, la lena,

tanto s'industri coi pi con le mani, che riusc da ultimo certa bocca nel declivio del monto, qiiiTi, sul ciglio di una balza sporta
i

ciullo,
gli

trasecolalo; poi cominci a di fanridere d'un piccolo riso come mentre rideva, duo lucciconi

un

scendevano por

le

guance, e
tre

si

per-

in fuori, traendo

il

fiato grosso, e palsi

pandosi qualche ammaccatura,


a sedere.

butt

devano nel follo barba antica, lunga


1:i
(

di quella sua

gran

arezza d'un venterello

spanne. Sent\ fresco che


so,

Era una gioconda, limpida, radiosa mattina del mese di giugno, e a tutta ])rima, pel grande barbaglio della nuova
luce, io

veniva dal

mare, e ud, dietro a


piedi, alcuni

stormire la selva, e
retti, e
'1^0,

infiniti lucelletti far


fio-

festa. Scorse, a' suoi


li

gnomo non

pot veder miHn:

e conoblie che avevano

doi)0 (jualche istante.... ah, che cosa vido dopo (lualche istante lo gnomo!

ma

assai huoji udore.


letta,

Adocchi una
di

i'rago-

se la

mise

in bocca, e sent

che

Vi(l(^

l'azzurro

immenso

del cielo e

al-

era assai dolco.


ridere
ciullo,

fuiK^ nuvolette bianche e leggiero che notavano nell'azzurro. Vide una distosa

nuovo si mise a d'ini piccolo riso come di fanegU ch'era tanto vissuto e non

pianura, variata di campi, di casali, di boschi, rigata da torrenti e da fiumi.

sapeva

il

numero
Homo.

de' suoi anni.

Pass
vide
32

la giornata,
Gi:af. Ecce

fu sera. IjO

gnomo

|}

ikaMiM.*Bii<ifc-=^ ]iia^.Hi'fMJ<Mfc'Mrvfli<aiititejs--Mi iij<.j'i*i4iMjj.ia.iajiiaal8

250

PARATOLE

CALir.ANO E LE MUSE

251

il

solo
il

tufFarsi

noi

maro, o andare

fuoco

pononto, e poi spo^norsi quol-

tristo

insonuna lo suo morto ricchezze e suo regno.

il

accupirsi, o lo

r incendio a poco a poco, o tutto il cielo stollo ebocciaro le une


lo altro,

.JLi

Noi (juale egli pi non foco ritorno; ma vi penetrarono i ladri e si portarono via ogni cosa.

dopo

od empiere lo spazio

del

m
%

riiuiufierevolo

loro scintillainonlo; e
il

da ultimo,
dento

di dietro

monto
lo

selvoso
s[>len-

od oscuro, sorgere tutta l)ianca o


la luna.

Non

si

mosso

^monio,
,

(;alii;an()

i-r.

Mr>i;.

B torse gli occhi dal ciolo^ quanto lunga la notte; o Falba lo trov
quella

fi

medesima balza, seduto sull'erba. come estatico. E poco stanto pass Hi l una giovino montanina, recando in

Calibano aveva assai gran concetto di se, come si addice ad \m mostro;

ma pur
camenti.

s'avvedova di alcuni suoi manNon tutti i mostri sono cosi

capo UE fascio d'orbo selvatiche, ed ern in Yerifc molto bella; e mentre scn dova gi por la china, con lo mam sull'anche, cantava una sua gaja can zone. Lo gnomo, in vederla, sgran pi
cho mai
gli occhi, o di

perspicaci. Egli

non sapeva n cantare, n sonare, n ballare, n raccontare lo imprese degli eroi, n osservare il corso degli astri, e vedova cho le vergini Muso
sanno fare tutte queste cose, e pi altre ancora. E dunque, una mattina, egli
fece

nuovo

riso di

u piccolo

riso

come

di

fanciullo; o

wS

medesimo questo ragionaso

gi da molto oro aveva scordato l'oro e

mento: "Calibano, amico mio,


che
sei cos

tu

rargonto dello suo spelonche,

lo

gomme
duo o

membruto

e forte, e digerifigliuoli dallo

ammucclato

conif^ hi ghiaja, lo
[lorlo

resti le pietre, potessi

aver

tremila staja di

marchiano, o tutto

vergini Muse, che sono cosi

grazioso.

\\

-i.,J

,<.. lr,JtA LH gg

252

l'AKABOLE

l'anima

DKr. tillAND'lNliUISlTOPK

253

un bell'onore, e il mondo vodrob1>o una progenie eli pi che uomini, anzi una
buono a
tanti ofHcii, tu
ti

faresti

rimase di ondo, morti che furono, non


loro n semenza,

n memoria.
parto,

proij^eni

di

nuovi

dei,,.

senz'altro

indugio, corse

alF improsa. S'inerpico

Avvertasi che subito dopo il senza alcune sue Ai)()llo, il quale non aveva sperimentalo psicologia ra-ioni di

su per

lo

balze di Parnaso, scovo,


le

Funa

dopo

l'altra

schetto, (|ualo

Muso, quale in un boin un antro, quale presso


e

permesso che seguisse queir accidente, miracolo, a res'affrett, con un gentile


stituire alle

Muso

la verginit perduta.

a una f^ntn, o por quanto gridassero


s'ingegnassero
tutte e
di
resistere,
le

sforza,

le ingravid. Do^x)

nove, e tutte e novo issofatto d che so no an<l'


faccende, aspettando
gli

L'ANIMA

DEt. (;UANl)'L\(H'l^n'()UE.

ad

altre sue

eventi.

Da
sitore

Maturato il termine, le Muse partocon gran vergogna e doloro, ciascuna un ligliuol maschio. Ma,
rirono,

quasi trecent'anni il Grand' Inquiera morto, e l'anima sua (pare


si

impossil)ilel)

trovava all'inferno, in

una
se

dell'ultime bolge. L'inferno

non

numil che cosasi vide allora? Si vide figliuoli non avevano n la robustezza del padre, n la gentilezza e lo spirito dello madri, n virt, o atche quei
titudine alcuna, e cho

Dio ci ajuti, cos'i tristo paese come affermano alcuni che mai non vi furono, stati, esae alcuni che, pur essendovi
gerarono di molto,
privato interesse;
gli

por eccesso di fan-

erano, anzi, assai

tasia poetica, o, peggio, per qualche loro

pi contraffatti e pi bestie di Gabbano.

ma
il

qual ch'esso

sia,

anche

si

vide ch'erano della natura

dei

muli, e

non potevano generare:

Grand' Inquisitore, non potendo pi n inquisire, n cone

corto

che

,-

j lu t-jftJjwri*

il

254

FATABftl.K

l/ANIMA DEL fiUAND'lNQUISTTOlK

2r>r

dannare, n,
chiun(|iio

por lo

meno, inramaro
diverso

tarvi qualche

professione.

Un

diavolo

fosso di
si

un pensar
i

molto l)onario o molto esporto, Tarcidiavolo Parapacchio, fu ordinato a


riIti

dal suo, ci

annoiava a morie.
tempi,
si

Avvenne
il

che, mutati

senti

cevere

lo

dichiarazioni e le richieste in

bisogno di largire una buona costituzione aicho air inferno, con abolire
il

carta da bollo, o

a dare

lo istruzioni

opportune.
I

governo assoluto, riconoscere

diritti

dell'uomo, e far luogo alla libert.

nati, proferirono di

pi dei dannati, cio dogli ex-danrimanersene air in-

por prima cosa fu cancellata sulla gian porta d' ingresso la scritta vedutavi da sostituitavi l'altra: Liuektk, Danto,
(JALITK, PiiATEUMTK. Poi

ferno;

ma

alquanti,

non

molti, ebbero

$i U
i

voglia di tornar sulla terra; e tra questi

fu stabilito

un ingegnoso ed equo
Poi furono convocati
rali,

sistema di tasse.
i

comizii eletto-

6i

elessero

deputati, e riuscii

rono, a
saggi,
i

primo
i

scrutinio, elotti
i

pi

pi avveduti,
migliori. Poi

pi onesti, in-

Grand' Inquisitore. Se non che, sulla avrebbe voluto riprendere il suo antico mestiere, non sentendosi nato a nessun altro. Per disse a Parapacchio: "Io intondo di seguitare ad essere cosi aspro e intollerante com'ero prima; di poter condannare, senz'apil

terra, egli

gomma
tutte
lo

furono os[)ulse
domicilin

pello, tutti

quelli che
di

cori)orazioni religioso, e furono


Poi, abolito
il

come me;
io

poter

non la pensano aUbrmaro che io

un
(

bel

numero.

solo sono in possesso della verit, che


solo sono' intelligente, che io solo sono onesto; e finalmente intendo di

catto, si notific

a
il

tutti

cittadini, cosi

maschi, come

fomine, b!o* potevano,


loro piacere, incarfar ritorno

quando
narsi di
la

tale fosse

poter ridurre
lenzio, se

miei avversarli
coi

al si-

bel

nuovo, e

sopra

non
il

roghi

(che sono, a

terra,

a patto, por

altro, di

oseici-

dire

il

vero,

mezzo

miglioro),

almeno

ib'r

-w

'.A

i"

.^J

^ ..<>..:

-.JJMB.J .- .. 'rAim'*-'"-'f '*- .E.S.ajiSmtit

>

,ii

PAEABOLE
vituporio, oon la

LA SCALATA ALl' OLIMPO

257

roB

l'iiiYOttiYa,

col

calunnia. Insoinma voglio tornaro ad espcro (JraiuriiKiuisitoio,,. - "Clio cosa


vi balta in

L'AMMONIZIONE DEL

DIO.

capo?
siete

- ribatt Parapacchio.

Non

leggete voi

dunque nessun

gior-

Un

povero

dio,

consustanziato

col

nale?

Non

stipeto

sitori,

coli?,,

informato ci sono pi inquin gi'andi, n mezzani, n pie "Che mestiere avr dunipio

Non

di niente?

che non

proprio suo simulacro, se ne stava sopra l'altare, e il tempio ora pieno zeppo di adoratori. E da lunghe lunghe oro
l'aria

rintronava di lodi strabocchevoli,

In da lare? - chiese stizzito il Grand' me quisitore. - To ho bisogno di un


stiere

di ossecrazioni servili, d' interjezioni trinenie viali, di postulazioni sfacciate e di

che non sia quasi punto diverso

dal
si

Parapacchi. mio di un tempo,,. gratt la pera, stette alcuni moment


confidenz:.,

nojose. Finalmente il dio perdette la pazienza, e levatosi in pi, cosi di marmo

ia silenzio, poi, in tono di


disse:
Il

com'era, grid con voce di tuono: ''Adorate e chiedete in silenzio, che il dia-

"Hom:

fatevi libero pensatore,,.


il

volo vi porti!,,

Grand' Inquisitore so.uui

consiglio,

matorn sulla terra, scherni, vituper, pensa la non quanti ledisse, infam vano corno lui, o non potendo pi essoi-o
il

La scalata

all'Olimpo.

Grand' Inquisitore,

fu

il

Grande

Tu-

bero Pensatore.

Dodici superuomini.... Come sarebbe a dire, dodici? Do-

dici tutti in

che c' da stupire? Credete che siano rari, i superuomini? Ce


si!

Ma

un

fascio?

Graf, Ecce Homo.

33

aAt.j<j^>*to>->d*ii^*s> A.-wafatft<:i;iiJlft -wB-

ift:i,.p.

JUaBJrfgtf 'f>i*t-^&9!l3ktAJi4iL'^^4:JSSA

258

PARABOLE
bizzofTo.

LA PORTA SERRATA

259

n' a
mazzi,
scere:

Se n potrebbero fare i come de^H asparagi. Qualche


non
si lasciai!

a camminare un quarto d'ora su certo


pietrisco;
il

terzo

non fosse basito

di

volta, all'aspetto,

cono-

freddo;

il

quarto non fosse stato colto


terribile;

ma

debita riverenza:

basta chiedere loro, con la "Siete voi superno-

da una soccorrenza veramente


il

quinto....

Ma
si

del quinto, e dogli altri

mini?,, ed essi subito vi rispondono: "Siamola e non vi aggiungono altro


parole, e nessun dubbio pi possibile.

sette,

non

seppe pi mai come n

Dunque
tisi

dodici superuomini, accontainsieme una mattina, dissero: "Noi


gli

dove andassero a finire; e tanto solo certo che nessuno riusc a veder la cima nemmeno di lontano, perch uno straccio di nuvola sfaccendata la tenne
tutto
il

siamo dodici, quanti appunto erano


dei maggiori, predecessori nostri
:

tempo nascosta

ai loro occhi.

perch

il luogo che ci mossero por dare lascalata all'Olimpo. L'Olimpo un bel monto

non andiamo ad occupare

spetta?,,

si

La rOKTA

SERUATA.

(aethereus Olfjnqms, steUiger Ohjmjpm), con una cima che passa le nuvole, e con molti dirupi, boschi, caverne, balzo,
botri, precii)izii e sassi

grandissimi.

misero con animo all'impresa, e l'avrebbero senz' alcun dubbio condodici


si

La porta, tutta ferro, era serrata, e muro ciclopico non appariva altra porta, e il muro saliva cos alto che pareva toccare le nuvole. L' uomo (qual altro nome poteva egli avere ?) era dunel

dotta a

buon

fine, se,
il

per

tissima disdetta,
zolato

[)rimo

una sceleranon fosse ruz-

rato l'intero giorno nello sforzo di aprire


di

sfondar quella porta, con chiavi,


leve,

dopo ossero andato in su cento braccia; il secondo non si fosse spedato

con

con magli;

ma

ogni sua

fa-

tica era stata invano, e alla fine, tutto

260

PARABOLE
(li

l'uomo fondaco

261

rotto

stracchozza, o molle di sudore

II

cadere sotto im albero che sorgeva iyi contro, o incrociato le braccia, rimase muto ed immobile. Il giorno si spense; fu notte;
brillarono
cieli.

trafelato, si lasci

L'UOMO

FOlsDACO.

le stello nella

pace augusta dei


si

a poco a poco Fuomo (qual


poteva
le

L'uomo fondaco , veramente, un uomo portentoso. Egli , al tempo stesso,


fondaco e fondachiere. E in quel suo grandissimo fondaco ha ogni specie di masserizia e di mercanzia: innumerevoli titoli di libri di quante mai sono
le

altro

nomo

egli

avere?)

sent riconfortare

membra da quella frescura, quotare il tumulto del sangue, placar lo spirito;


addorment di un placido dorm sino all'alba. Si dest al

e standosene cos, con gli occhi volti


alle stollo, si

lingue vive e

sonno e
canto di

degli

le morte; tutti i nomi uomini famosi, e moltissimi ancora

d'altri moltissimi,

un

uccelletto che s'era venuto


l dal

mosi,
finite

a posare tra i rami, e vide, di muro, tutto accendersi il cielo

che non sono tanto fache non sono punto famosi; innotizie e date storiche, o quasi sto-

i;

o sfavil-

riche, vere, false, presunte, dubbio, con-

lare di purissima luce. Allora sent

un

troverse, probabili, possibili;

un

visibilio

moto

nel cuore,

come

di

una

piccola

di opinioni bell'e fatte, d'ogni forma, di

fonte che vi scaturisse improvviso, o senza quasi sapere ci ch'ei si dicesse, con voce mite e profonda disse: "Porta'
apriti
!

ogni colore, d'ogni tempo;

un

subisso

di sentenze, di citazioni, di postille, di

la porta, oh, meraviglia


s,

si

aporse da

da

ossa, in

quant'ora larga, e di fondo al cielo, apparve

l
il

emendazioni, di glosse, ecc., ecc., ecc. Chiedetegli quello che pi vi bisogna, che pi vi piace, ed egli tirer gi

da uno

scaffale,

caver da

un

cassetto,
1

sole nascente.

lever da

un

sacco,

andr a raccattare

262

PARABOLE
cantina, in

111

eoiruta,

ili

uno stambuo-io

sottoscala, tutto CIO elio gli avrete chiesto, e to lo dar

in

un

corridoio, in

un

per pochissimo prezzo, e quasi sotto


costo.

Ma non

il

gli

chiedete un'opinione

l.\i)lCE l)E(rLl AFORLSIII.

sua, un'idea sua, e neanche uno sproposito suo, perch egli con decorosa

compo-

Abiettezza, 10.% 846, 769.

Apprensione, 85, 222.


Arfi:utezza, 92.

stezza vi risponder: "Signore, io vendo di tutto, ma non fabbrico nulla,,.

A biotti,
Abili,

73,

4<ir..

4('4.

Aria, Dare

277.
853.
2^)7,

Accettare, 549. Accoi-do con .se stosso, .'312. Accori zza, 466.

Aridezza di cuore, Arroganza, 69, ((\


Arte,
322,
9,

79, 80,

2:-^9,

Adoraziono

di s .stesso,

La valanga.

236.

Adulazione, 188.
Ateniuire, 179. AflVettai-si, .Sia. Agritarsi, Mi: 5.

ruzzolando, s'ingrossa di quanto intoppa e raccoglie por


via, altra neve, sassi, sterpi, polvere, fan-

Un groppo di neve si stacca dalla sommit del monto e comincia a ruzzolar gi per la china. E cos

Ajulare,

76().

A.ju1o, fvid, !49, i89.

Alterezza, 666.
Alterifjia,
6vi,

mi
Aii, t4,

Altezza, 273, 464,


866. Alti-uisiuo, 887.
2<)6,

4m, 53r), 591, 671, 813, 908. Ai-tillciosit, 358. Artista, 81, 8' '6. Ascolisnio, 734. Audacia, 246. Aviilit. 75.3. Avvedimento, .3r7, 566. Avvedutezza, 1, 39, 246, 6i7, 7l}3. Avvenire, 338. Azione, 174, 187, 269.

8 '4,

620, 731,

fanghiglia; e sempre pi ingrossando, e ruzzolando sempre pi forte, precipita a valle, tocca il fondo, e quivi, ammasso scomposto, si ferma. E
allora,

ghiglia,

molta

Amabilit, 136.

Begli
811;

spiriti, 658.

Amanti, 191. Ambizione, 227, 683, ViQ.


.Amici, 243.

iiellezza,

;i34,

489,491 808,
,

morale, 947.

Ammaestrare, 287. Amore, 89, 155, 167,


213, 214, 234, 364, 414, 415, 486, 648, (>49, 7(1, 707, 724, 728, 72i<, 7:^0, 776, 979, 990, 991, Anima, 439. Animo torbido, 738.
2(K),

Ideilo, 898, 9r)0. lene, 55, 122, t83;

Fare

182, 363,
.^y7,

il

122, 592,

6^.7.

fuori
''Io

non so per quale miracolo, mette una sformatissima voce e grida:


la pul)blica opinione!,,''

lenevolenza, 92. i;eni della fortuna, 12.


liasimo, ir6, &S.
Hibliolili, 22, 23.

sono

712, 770, 995.

Bisogni, 148, 662, 720, 749,


7'.(>.

Boni ,

Apparenze, ;:i59. Applauso, 26r., 861.

60, 1?6, 261 , 279, 355, 356, 3r>0, 61 5, 71.3, 758, 992.
32:,

Boriosit,

mi

t.jaij.<aijiiA*& aMfefl&'jiiuAVi~Ai<iaiaaaiiBt^i^^

264

INDICE DEC, LI AFORISMI

INDICE DEOLI AFOHISMI

! 26/

Bruttezza, 575.
Bupriardo. 288.

Condurre, 268.
Confessione, 372. Confidenza, 95.

Bugie, 288,

5*28.

Buone intenzioni, 189. Buon pTusto, ]3(. Buon senso, 153, 477.
Talcolatori, 555, 848. Calma, 12j*, 522 Calore, 428.

onosoenza, 7W; degli uomini, 157, 159, 2<}8,


481, M8, 670, 817, 884; delle cose, 154; di

^ ^m
V B
V
^m

^Dabbenaggine,

615.

Darsi, 873, 874, 875.

Dovere, 1.33. Durezza, 260.

Debiti dell'uomo, 172. Deboli, 90.

Decadenze, 482.
Definizione, lli2. Dei, 7<'5, 725.

Educabilit, 294. Educatori, 164.

Educazione, 2i4.
Etcacia, 423. Egoismo, 8, 233, 538, 825, 887. P'goista, 160. .Eleganza, 82, 264, .320, 348,
461,

n]^^^\^r'/"^4^^'^7,65], /J8, 54.


5

Delicatezza, .383. Delusioni, 821.

Calunnia, 'Mi. Canaglia, 26.5, 8b\), 871, 872,


167.

Conquistatori, 812. Conservatori, 20:^. Considerazione, 289.


Consigli. 272.

Demerito,

6^:^!.

Democratismo, 794.
Deridere, 441. Desiderare, 914.
Desiderii, 157, 176, 745. Desiderio, 111.

m).

Carattere, 670,
8:.2, i*87.

7Jt2,

7aS, '

Contemplazione dello cose umane, 3.


Contraddire, 525). Contraddizione, iiO. <ontrastaro, 244, 24,5.
Contrasti, Contrasto,
32.'),

Carezze, T/H.
Carit,
521,
28(t,

Diavolo, 917.
Difesa, 675.
Difetti, 278, 385. Difficolt, 612. Diffidare, 7i8.

Elemosina, 280. Elevatezza, 165, 523. Elevazione, 198, 25(i, 686,


711.

328, 32K

4i'4,

Emergere,
t^resia, 431.
25:t6,

6(.)6.

i.6.

Casa, 422. Casi tragici, M,3,


Ca.stigo, 2f)4, 677. Cattivi, 424. ('ecit morale, 473.

im.

Entusiasmo, 375.
378,

,'i\

Conversione, 393. Conversazione con gli uomini,


6.52.

Diffidenza, 15,
1)89,

Eroi,

43i).
9.3,

754. Dignit, 62, 63, 166.

Eroismo,
Errore,

480.

2, 33, 472, 586, 608.

Cedere, 244, 245.


il

relebrit,

6;4, 6t)5.
7(/J.

Chimerico,
Cialti-oni,

Cooperazione, 389. Coraggio, 305. Correggere, 4.'')1. Correzione, '331.


Cortesia, 295.

Dimenticanza, 5M)
T)imenticare, 205, 837. e poiiolo. Dio, 219, 945;

Errori, 44, 126, 127, 180,


201, 266, 646, 676, 963. Esaltarsi, 351. Esperienza, 1, 6, 29, 479,

()<>9.
f^2.3.

Ciarlataneria,

Coscienza, 199;
562.
;

di s,

^''^^\?^'
7<b, bvM.
CJaiti, 8*i8.

418, 519, 563,

Collaborazione, 857.
'oliera, 694, 722, 723. Colos.si, 774.
<

Cose, 83

7.38; de.siderabili, nece.s.sarie, 765 piccole, 625; uma;

ne, 96, 511.

Costruire,

.3.36.

Colpa, 4<}, 5<2, 759. Colpe, 496, 497, 686. Coltura, 766.

Comandare, 14<). Compagnia, :^5, 580, Compagnie, 267.


Conipas.sioiie, 841.

858.

Creanza, 195, 248, .306, 524. C'reare, 42. Creature inferiori, .315. Credulit, 471, 7.'>4, 12(). Critica, 17, 32>, 375, 4.32, 52.5, .%3, 6! 8, 6irt, 747. Critici, '-^30, 8<J,5, 8<)it, 8ti9.
Crudelt. 61^5. Cuore, 714, ^15,

alla Diritto, 59, 972; divino, 633. vita, 971 ; Disarmonia, 394. Discepolo, 726. liiscernimento, 349, 392, 411. Discoreo, 125. Discrezione, 566. Discussioni, 768.

516, 619.

Espiare,

3(.)0.

Estasi, 622. Eternit, 150, Evidenza, 956.

Disonest, i;^2. Disonesti, 193. Disprezzo, 'S40, 478;


s, 708.

di

Faccia, 416. Fanciullo, 552. Fantasia, 120. Fare, 895. Fede, 869.

Dispute, 455, 692.


Docilit,
4<X).

Conipren.sione, 467.

Dolore,
8;'6,

I-MI, 25-2,

540.

Concetto

di s.% 4nl, 894.

T'oncoidia,

;m,

r)44.

Condizione uinana,6t)8,W6.

amante,

929;

Dolori,

7.37.

Donne,
72;',

459, 951. 66, 257, 661, 728,

Cure, 913.

H45,>915.

^ ^ Felicit, 7, 14, 31..34, 35, 36, 43, 400, 641, 8. 3, 930, 964. Fiducia, 15, 05, 26. Filisteo, 829. Filosofi, 290, 888, 974, 975. Filosofia, 557, 568, 735.

GI5AF, Ecce

Homo.

34

266

INDTCK DEGLI AFORISMI

INDICE DEGLI AFORISMI

267

Fine, 445, 673, 762. Finezza, 52o. Fischi, W6. Folla, 137, 460, 878.

Idee, 276, 981, Idoli, 237, imi Ig'iono (lei corpo,

m.

tortezza,

7:.<t,

7r.l,

g^O,

dello spirito, 693.

6^3;

Invidia, 18, 181, 252, 501, 721, 178. Ipocrisia, 916.


Ira, 67, 2o(t, r;41.

3i9,

Mediocri, 877.

Memoria,

688. 674, 879. 170, 527;

.^lentire, 927.

Tffnorajiti, 710.

IrrajJTionevolezza, 630.

Menzogna, Menzogne,

so-

Fortuna, 2l<3. Forza, 520, 576.


J-reddezza, 428. Fretta, f>^7.

Irresolutezza,

^^H1.

ciali, ;^ii.

n^^'

-.''^^^'^'^
''

7:,'746.

8]o,*'So

^^^'

^^^

^^^'

Ispidil, 175, 3i>3. Istituzioni, 382.

Merito, 6;H1. Meschinit, 323, 518.


3Ieta, 855. Mezzi, 445, 637, 762. Migliori, 442. :Miopia morale, 499. Missione, 369. Misticismo, 734. Mitologia, 7(6, 757. :\Ioderazione, 74, 225, 251. Modestia, 21, 1(5, 585. Modo di trattare, 225, 226, 228, 22;*. Mogli, 191. delle Mondo, 61, 230, 442; elegante, 955. idee 921;

Fuoco sacro, 314. Furbi, 6.t. Furfanti, 51-7.

Frutto immaturo, 882.

Imbecilli,'5.59, 689, 710. "Huoralit, 55(), 856. Imparare, lo]. Inii)U(h.nza. 192 Incojilentabilit, 1].",,

Lasciar fare, lasciar passare, 771.

Lascivia, 775.

ftalantuomo, W. >nere uiriann, CM.


484, 514, 847. <!enii, 14!). 'Giornali, 773.

Incostanza, 391. Incredulit, 471.


Iiidi.ti-nazioiie, A.

114

Lavorare a vuoto,
Leprse, 262,
26;^.

614.

"'^^^'^^V'^^'"' 2R;,

^'^'

285,

Individualit, 8(. Indulifciua, 24o, i\(\R. Inediu spirituale, 4'>i


Iiilallibilit,
(vi-;.

Giornalisti,

K7r.

Giovinezza, 144:
Giudicare, m\,
Giudizio,

'*\^> ^">v 42h,'"^^i .,:. HH.

^ '^

^^. '

dello
4, ,7

spirito, 147, 552.


:-{;;{,

J^iudizii, ;>, 337, 3i!. 74, 34H, 42.^, 461


)"1, >.^!4, 6[k^, KS(. f6.3
1

Inferiori, 221. InK"annati, 4<a Insi-annatori. 4<.


l/i,ii:anno. r>i<,

Lefi:g:i, :2, 777, 788. Letterati, 8i9. Lettere, 987. Letture, 308. Liberazione, 739. Liberi pensatori, 742. Libert, 210, 259, 578, 660, 679, 786, 866, 904, 918. Libri, 22, 23, 24, 25, 45i),

Monocoli, 7(K. Morale, 19, 224, 258,

2ft3,

627,644,718,746,831,941. Ling:ua, 41-5, 778.

284, 357, 381, 551, 605, em, 628, >^5, (56, 779, 161.

938.

'

lnj,-e^nii, 427.

Lode, Luce,

1^6, 668. 733.

Moralit, 8.".6. Morire, 131, 134.


alerte, 27, 28, 158. Mur.iflcenza, 286. Mutazione, 271.

uNtizia, 247, 4^4, 5^0, 636, ' ' 713, t5, ii4(. G'ioria, .S71, f., 6(>4, 665, ' 85*2, 135, H58.

Insego,

161, 255.

Injrenuit, 211. Ingiuria, 861. Inimicizia, 478.

Mao8tro,?8, 78,1(7,536, 726.

Mala fede, Fare


48r>,

474, 475,
.*=!enso Natura, 445, 801 della, 988 Sentimento
:
;

Grandezza,

Governi, (587. G'ovcrno di SCO d'altrui, 70.


Ilo.
tfl,

Mirandi, MI. G'ratitudino,

Innalza i-si, 744, 8a3. Innocuit, tn)2. Insensatezza, 32. Insolenza, Kf?, 678, 828.
Insta l)i]it, 7tvl

Malcontenti, 332. Male, 52, 128, :-iOO, i&3;


il

-, 6(^9.

Mali, 54, 238, 2:3, 281, 448,


577, 682, 715, 849.

della

988.
256.

Xature disarmoniche,
Necessit, 838.

716.

Guoira, <2. Gusto, ttll.

Intemg-p,ua,
^

88, 279, 303,

Jlalva^i, 506, 510.

Ifleale, 48, 493,


74<
'

787

7o9, 526, > j


^

Ideali, f44,
c*JO.

7W.

821, R52,

572. Infclh^enze, 274. Intendimento, 289. Intere.sse, 98.'). Interessi, a34,9<j9: rali, 186. Intuizione, 814. Invenzione, 814.

3.04, .S77, fj46,

Malvagit, 190, 379, K>, 977 Maniere, 225, 226, 228, 229. Mansuetudine, 2:-'>l.

Negare, 179. Nemici, 311, 365, 373, 607.

Nemico

-mo-

Marmaglia,
H44 erri.

115. IViaschera, 374.

di s stesso, 607. Nobilt, 69. Noia, 109.

Materialismo pratico, 343,

Noje, 121. Nuocere, 384.

Nuovo,

867.

268
Obbedienza,
Odio, 18,2^.2,
721, 724.

INDICE DEGLI

AFORISM
!

INDICE DEGLI AFOEISMI

269

9(X>.
4<:8,

Pericolo, 982.
42, 5t,

accojjrliorsi, 4)2.
;

Schiavi, 812.
Schililtcsit, 610.

Perseveianza, 469, 836.


Perspicacit, 618.

anione. 168, 197, 376, r,t^, della 7:^2, 862, 929;

Scienza, 16,
637, 784.

18^3,

435, 569,

Omero, 9:i'i Onorar i grandi,


Onore,
Onori,
r"5.
8*.>2.

Pessimismo, 5^^.
957.

vita,

1()(K>.

Piacen'eria, 517.
l'iaoere,
'-586,

]'assep:nazione, 682.
Iviittoppare, 298.
i;

Sciocchezza, 249.
Scolparsi, 361.
515,

8U0.

Piet, 478, 528.


(599,

avvedimento, 608,

Sconsideratezza, 576,
Scrittori, 558, 761, 805. Scrupoli, 333. Scusa, 347. Sdegno, 723. Semplicit, 358, 931, 952.

(operare, :iVX 98,

944.

Pijirmei, 84^3.

Operazioni,
Opei-o, 78.H.

7l;<2.

I*kiuso, 567. Poesia, 98, 444,

Ko, 47, 152.

Operosit, 269. Opinioni, 4y, 31b, 'M), 554,


771. Orpofclio, 181, 666. Orifyinalit, 44<i, 857. Oro, 117. Ortodossia, 4!^,

mi,

''''Ila 757, 822^ 76, 324. l'oeta, 3V)7, 6., oz.^, 6ll, 781, 8U6.

Hi\

741, vita. iwy,

li

calta,

2,'7.

Reprimenti,

687.

Religione, 216, 219, 342, 38< 573 743. Rettitudine, 594, 826,

m,

Senno, 32. Senso morale, 410.


Serenit, 571. Seriet, 270. Servitore della penna, 922.
Servitori, 116, 827. Servit, 547, 943.

Poeti, 29<'. Politica, 13, 84, 173.


l'olitici, 936.

H68.

Ricchezza,
4<i6, 48:3,

Ossequio, 45.S. Osservare, 154,

Face, efe. Padroni, 116. Pane, 789. Paradiso in terra, 301.


Parlare, 4VI2, lAK). Parola, 18:>. Parole, 174, 396, 647.
Partiti, 595. Passato, .'W, 6:^, 834.

Popolarit, 72, 95. Popolo, 354, 495. Possesso di se, 137, 470. Postulare, 667. Potere, 914. Povert, 37, 581, 847, 9ft2. Pratica del mondo, 2;*). Precauzioni, 218. l'recipit azione, 576.
l'rojriudizii, ?'62. l'repotenza, 177, 420.

37, 45, 118, 241, 600, 791. Riconoscenza, 680.

Ricordare,

2i>5.

Rifarsi, 844,

m\

Sgombrare,
138.

948.

Riforma, 870. Rigore, 2tT0, 528, 695. Rimedii, 577.


Risentirsi, ;-W, 675. Piso, 270, 21>1. Risolutezza, 576. Rispetto, 220, 9(1. Riuscire, i)26.

Signoria di s stesso, 137,


Silenzio, 419, 715.

Simboli, 885. Sincerit, 452. Societ, 146, 319, 579, 685,


780, 796, 797.

Sogni, 215, 919.


Solitudine, 460, 542. Sollecitare, 667. Specialisrao, 684.

Patriotismo, 1135. Paura, 3<>5. Paurosi, 85. Pazzia, 889, 194.

Presente, 3;-8, 6;-^8. Presunzione, 293. Procacciare, 425. l'rometeo, 939. Prosa della vita, 64, 7o.
l'rosternarsi, 772. Protezione, 616. Prudenti, 447. Prudenza, 127, 218, 613. l'ubblico, 824. l'udore, 217. Pulcinella, 9.'^^. l'unire, iM2.

Rivoluzionarii,

2ii3.

Romanzi

vissuti, 462.

Rosa, 46, 487.


Buvidit, 412.

Speranza, 2u2.
Spiriti grandi, 696, 802; superiori, 104. Spirito, 41,42.50,77,362, 719, 752, 8;^, 985. Stalle d'Augia, 924. Stanchezza, 932. Sterilit di spirito, 690. Stima, 213, 214, 574. Stoltezza, 108, 851, 881. Stolti, 854. SI Oria, 143, 561, 653, 702, 755, 785. Strisciare, 621. Stupidit, 51, 88, 596.

Pedante, 819.
PepTMTiori, -142. Pensieri alti, 748. Pensiero, 148,

Saggezza, 312, 457,


82.3,

717,

994.

Saggi, 441, a54.


Salire, :^*2, 366. Santi, 488. Sapere, 145, 168, a9, 310, 55:1 Sapienza, 392, 435. Saviezza, 889. Savii, 30, 816.

Pentimento, 756.
Pentirsi, 621. Percttotere, 727.

Perdono, i>25. Perfezionamento, 4b4.


rale, 897. Pericoli, 16, 624.

Puritioaziono, W5. Pusillanimit, 71, K>0.

Perfezione,3;35,y78; mo

Putredine, 650.

Saziet, 516. Scetticismo, 162.

270

INDICE DEGLI AFORISMI

Successo, 670. Superbia, 8iX), 666.


Saperiopi, 2m. Superiorit, 221, 643. Superslizioni, 14], 142.

Valorosi,

4'^8.

Vanf ai-si, 235, 385.


Vanti, 29.'-!. Vecchi, 178, 867. \ ecchiezza, 139, 144, 186,
839, m). Vep:p:enti,
70().

INDICE DEL VOLrME.


EDICA
. ,

Sventura,
Tacere,

5<i2,

646, 83.

pag. vii

t5(K).

Ventre,

34:^, .344.

Tempo,

2<>,

876.

Teiii pra d'aii i ino, 850;

di

spiiito, 316.

Tepidezza, 428. Tiranno, ;:^52. Tolleranza, 678. Torto, 168, im. Trattare, 225, 226, 228, '
229, 962.

Verji-Ofrna, 275. Verit, 26, 33, 46, 91, 123 145, 169, 18(), 259, 2f)6 282, 2K\ 377, 3)

'KEFAZIONH
.PURISMI
.

m,

472, 476, 498, 586, 595, (M'4, iM^, 6(>3, 7(t4, 748, 767, 873, 879, 886, 9f39, \ie battute, 449.
4.3'-!,

^Pa]ab(jli::

.527

646
842, 970.

Silvano

La Najade.
Narciso
Ercole

195 198

Umanismo,
Umiliarsi,
Utile, 119.

539.
838.
.-51.

Vigilanza, 1. Vigliacchi, 124.


Vili, 193.

Umanitaresimo,
Urbanit, 4 IH.

Perscfone
8i.sifo

....
.

Uomini da compian2:en% 907; del tempo pre-

Villania, 295, 560. Vilt, 71, 93, lir, 828. Violenza, 67, 1(0, 242, 456. Virt, 93, 385, 513, 566,
Visionari], 599.
\'ita,
5:-t, 56, 64, 65, 75, 76, 4,171,2(I6,2]2,22;{,232. 238, .324, .H7(, 4^7, 5^9 568, 617, 784, 971, KMK) civile, 777; con-

riissc e le Sirene
I'

sente, 914; frrandi, 110, 2l)9; invidiabili, 9(j7; piccoli, 625. Uomo, 57, 58. 59. 62, 8(, 97, 445,a39,8<],8(/7; din-

I/Ainadriade Psiche

204 207 213 217 219 223


227

Un'avventura
*
ilt'

suoi

....
]\Iiise.

di

Alessand ro IVIagno
J7

229

^^eii-iio,

4"i6,

v;(iiabile, bile, ;-i57;

odioso, 3'8 pratico, retto,


;

;J()7

565; in no;

temporanea, 611, 912; in'eriore, 10,314.4<,


.^34, H<t,

Il

Pozzo della Verit.

J?

Il Califfo
ri

Lo Gnomo
(

417; superiore, 357; volgare, 151,

59;-{;

874;-iiubbli^

n
.

ca, 409;

umana,

980;

'alibano e le

r)

universa, 959.

Talore delle cose, 64,), 7^5 dell'uomo, 11, 12,14,

799.

>

'

>

Vizio, 93, 490. Vizioso, 853. Voojizione, 681. Volgarit, 468. Volto, 934.

L'anima del (rand'Inqn L'ammonizione del dio La scalata all'()limi)o

sitore

V
n
77

234 246 251 253 257


ivi

La 1)0 rta serrata L'uomo fondaco La valan^^a


. .
.

J7

77

259 261 262 263

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