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o di lei, e non oso ribattere i suoi argomenti con le mie parole.

Ma mi limiter a leggerle un'autorit in materia, il libro di uno che ne sa infinitamente pi di me, e alla cui opinione sono sicuro che anche lei dovr rimettersi. Ebbene l'autore c he io dico favorevole alla mia tesi. preso un libro cominci a leggerlo. - Ma prima - disse - sar bene dirne l'autore. Egli monsignor Au-disio. Infatti il dotto prelato molti anni prima aveva pubblicato un libro, in cui si m ostrava favorevole all'infallibilit. Don Audisio sorrise e non se ne parl pi. (PIAN TELLI, Da mihi animas). 1779. All'indomani del 20 settembre 1870, c'erano tra i prelati di Roma due part iti: chi voleva che il Papa rimanesse a Roma e chi che se ne andasse. Pio IX vol le sentire il parere di don Bosco, che gli rispose: - La sentinella deve rimanere al suo posto, a guardia della rocca sacra. E Pio I X non lasci Roma. (PIANTELLI, Da mihi animas). 1780. Dopo la morte di Pio IX, si avevano timori in Vaticano che il Conclave fos se turbato; e don Bosco fu incaricato di sentire che cosa intendeva fare il Gove rno per proteggerlo. Don Bosco and dal Crispi, ministro dell'Interno, che gli die de le pi ampie assicurazioni d'ordine e di tranquillit. Indi il ministro si mise a chiacchierare col santo uomo, e gli disse: - Tanti e tanti anni fa, io ero profugo a Torino e senza soldi. Ebbene, io non p osso dimenticare che, in quegli anni di miseria nera, ho bussato pi volte al suo ricovero ed ebbi, da lei e da sua madre, minestra, letto e persino un paio di sc arpe. - E io invece - rispose don Bosco - non me ne ricordo pi; ma se lei avesse ancora bisogno dei miei servigi, pensi che sono sempre a sua disposizione. (PIANTELLI, Da mihi animas). 1781. Don Bosco era anche scrittore e piuttosto chiaro, semplice, efficace. Come Molire chiedeva il parere delle sue commedie alla serva, cos don Bosco leggeva og ni cosa alla sua mamma, che era ignorante, ma donna d'ingegno e di buon senso. E le sue osservazioni furono pi volte preziose. Una volta, per evitare una ripetiz ione, don Bosco aveva chiamato in uno scritto popolare San Pietro il clavigero ce leste. - Clavigero? Che vuol dire? - chiese la mamma. - Che paese questo? - Ma non un paese, mamma! - rispose don Bosco. - una parola latina che vuol dir portinaio. - E allora scrivi portinaio, e sar tanto di guadagnato per la chiarezza. Don Bosco le diede ragione. (PIANTELLI, Da mihi animas). 1782. Consiglieri anche pi letterati della sua mamma ebbe don Bosco, e tra gli al tri Silvio Pellico. Avendo egli fatto leggere e rivedere al letterato celebre al cuni suoi manoscritti, il Pellico gli domand se faceva molto uso del dizionario. Don Bosco rispose che gliene mancava spesso il tempo, e che a ogni modo credeva di saperlo abbastanza, l'italiano. - Caro don Bosco, - disse allora il Pellico - non si fidi troppo ed abbia pazien za. Io, veda, non posso scrivere una pagina, senza consultare il vocabolar io e, se non facessi cos, cadrei in molti errori. Segua il mio parere: ten- ga sempre il dizionario a portata. di mano. don Bosco non solo diede retta al Pellico, ma da allora in poi dava sempre lo st esso consiglio a tutti, chierici e studenti. E, se qualcuno sorrideva del consig lio, il sant'uomo diceva: - Me l'ha detto Silvio Pellico, e mi pare che abbia ragione. (PIANTELLI, Da mihi animas). 1783. Una volta and a far visita al cardinale De Angelis, e nel momento che stava per congedarsi, il cardinale gli si inginocchi ai piedi e chiese la sua benedizi one. - Ma come? - si maravigli don Bosco. - Io, povero prete, dovrei benedire lei, che cardinale? Tocca a lei benedire me! - Quand' cos - rispose il cardinale - vede, don Bosco, quella borsa che li sul tav olo? Se mi benedice, gliela dono per la sua chiesa, altrimenti no! Don Bosco res t un po' perplesso e poi disse: - Vostra Eminenza non ha bisogno della mia benedizione, ma io ho bisogno della s

ua borsa. Dunque sar meglio benedirla. (PIANTELLI, Da mihi animas). 1784. Aveva un modo particolare per approfittare di ogni cosa, di ogni occasione , per far denari a favore delle sue imprese. Una volta una signora, una delle so lite cacciatrici di autografi, gli disse: Ma io non la lascer, padre, se non mi lascer prima un suo autografo! Il santo uomo prese la penna, un foglio di carta e scrisse: Ricevo dalla signora Tal dei Tali la somma di lire duemila per le mie opere. E firm la ricevuta-autogra fo. (PIANTELLI, Da mihi animas). 1785. A Parigi don Bosco ebbe accoglienze trionfali. La folla era tanta, che bis ognava tutelare l'ordine pubblico coi gendarmi. Una volta, avendo fatto tardi pe r recarsi alla casa dove era solito dar udienza, trov nella piazza adiacente tant a e tanta gente che il santo uomo non riusciva a passare. - Lasciatemi passare - si raccomandava. - Oh, no! Noi siamo qui prima di voi. Dopo aver provato tutti i modi, risolse di farsi conoscere. - Ma, se non entro io, - disse - voi non potrete mai vedere don Bosco. - E perch? - Perch Don Bosco sono io. - Burlone! Farceur! E non ci volevano credere. (PIANTELLI, Da mihi animas). 1786. Un giorno, don Bosco tornava da Parigi, dove aveva avuto accoglienze trion fali quali si fanno ai re. In treno era commosso e muto; e con lui era un compag no che taceva anche lui. Finalmente don Bosco ruppe il silenzio e disse: - Se quei signori sapessero che hanno fatto tanto trionfo a un povero contadino! Nella strada che conduce da Buttigliera a Murialdo vi , a destra, una collina; e sulla collina una casetta, ai cui piedi si stende un prato. In quel prato io co nducevo, fanciullo di dieci anni, due vacche al pascolo! Eh, sono proprio scherz i della Provvidenza! (PIANTELLI, Da mihi animas). 1787. Nel vestire era trasandato, sebbene pulito. Una volta, dovendo partire per Roma e andar dal Papa una contessa gli disse: - Non vorr mica partire vestito cos, con quest'abito tutto rammendato e logoro! - Eh, s! - rispose don Bosco - questo il solo vestito che abbiamo in casa, e non neanche mio, ma mi stato prestato da don Alasonatti. (PIANTELLI, Da mihi animas) . BOSELLI Paolo nato a Savona l'8 aprile 1838 - morto nel 1933; uomo politico italiano, fu pi vol te ministro. 1788. Si sa che Boselli visse a lungo e, anche vecchissimo, non smetteva di lavo rare. Un giorno era in udienza dal re Vittorio Emanuele e, caduto il discorso su llo sviluppo edilizio di Roma, il senatore Boselli disse di ricordare quando i P rati di Castello erano ancora tutti erbosi. Il re si stupiva di cos lontani ricor di. - Sono vecchio, Maest - diceva Boselli. - Pensi che io ho visto il Principe di Na poli in calzoni corti! E il re sorridendo: - Non si vanti troppo! C' , Borea d'Olmo che si vanta di aver visto Boselli in ca lzoni corti! Il prefetto di palazzo, Borea d'Olmo, era infatti centenario. (LUMBROSO nell'Ill ustrazione del medico, maggio 1934). 1789, Invecchiato precocemente, Paolo Boselli aveva il capo sempre tremolante da destra a sinistra. Una volta discutendosi alla Camera dei Deputati una legge molto osteggiata, un d eputato domand a Martini se sapesse come la pensava Boselli. E Ferdinando Martini , scherzosamente: - Boselli non si sa mai come la pensi, perch mentre col capo dice di no, con la v oce dice s. (LUMBROSO nell'Illustrazione del medico, maggio 1934). 1790. Paolo Boselli, uno degli uomini pi longevi d'Italia, un giorno, mentre camm inava per strada (aveva allora circa novanta anni) fu urtato da due becchini che passavano e cadde a terra. Subito una folla si fece attorno all'illustre veglia rdo per rimetterlo in piedi e per domandargli premurosamente se si fosse fatto m

ale; e tutti protestavano contro i due becchini. - Oh! - fece Boselli sorridendo - i poveretti non hanno tutti i torti di averla con me: sono tanti anni che li faccio aspettare! BOSSUET Giacomo Benigno n. 1627 - m. 1704; vescovo di Meaux, il pi insigne degli oratori sacri francesi. 1791. Ogni volta che Bossuet doveva scrivere una delle sue celebri orazioni fune bri, si ispirava ad Omero, che leggeva in greco. Accendo la mia fiaccola - diceva - ai raggi del sole. (PANCKOUCKE). 1792. Bossuet era molto studioso e raramente si dava il lusso di una passeggiata . Una volta, facendo due passi in giardino, incontr il suo giardiniere e gli doma nd come andavano gli alberi da frutta. - Oh! - rispose il giardiniere - voi non vi curate affatto dei vostri alberi! Se seminassi in giardino dei Sant'Agostini o dei San Crisostomi, certo li verreste a vedere, ma per i vostri alberi non vi date nessuna premura! (Encyclopdie mthodi que). 1793. Luigi XIV domandava a Bossuet se un cristiano poteva andare alla commedia. - Ci sono - disse il prelato - forti ragioni contro, e grandi esempi in favore. (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes).. 1794. - noto con quanto zelo religioso il grande Bossuet combatt le eresie dei gi ansenisti. - Se io avessi sostenuto i vostri avversari, che cosa avreste fatto? - gli doman d un giorno il re Luigi XIV. - Sire, - rispose Bossuet, con coraggio veramente episcopale - avrei, in questo caso, gridato anche pi forte. (Mmoires des rgnes de Louis XIV et de Louis XV). BOTHA Luigi n. 1864 - m. 1919; generale boero, che nella guerra del Transvaal comand un'armat a contro gli Inglesi che erano capitanati dal generale Kitchener; fu poi preside nte dei Ministri dell'Unione Sud-Africana, 1795. Durante la guerra anglo-boera, il generale Botha stava gi da parecchi giorn i trattando con il generale inglese Kitchener sulle condizioni di pace, ma senza alcun risultato positivo. Un giorno, dopo aver lungamente discusso le reciproch e proposte, il Botha, guardato l'orologio, si alz dicendo: - Mi dispiace, ma debbo andarmene. - Non c' fretta - osserv Kitchener; - non avete mica da prendere il treno! - Anzi questo precisamente che debbo fare - rispose il boero; e se ne and. Il giorno dopo Kitchener seppe infatti che i Boeri, sotto la guida di Botha, ave vano... preso un treno carico di munizioni e di provvigioni. BOTTICELLI Sandro (nome d'arte di Alessandro Filipepi) n. 1447 - m. 1510; sommo pittore fiorentino. 1796. Una notte il famoso pittore Sandro Botticelli sogn di aver presa moglie. Ta nta fu la paura, che si dest di soprassalto, si vest, e sebbene costa-tasse coi su oi occhi che si trattava soltanto di un sogno, pass il resto della notte, e tutto il giorno e la notte appresso, senza potersi rimettere dallo spavento provato. (VASARI). BOUCICAUT (Giovanni Le Maingre, sire di) n. 1364 - m. 1421; maresciallo di Franc ia. 1797. Boucicaut fu maresciallo di Francia all'et di ventisei anni; e cominci a com battere che aveva solo dodici anni. Nella battaglia di Rosbeca, combattendo cont ro un fiammingo gigantesco, questi gli disse: - Va' a prendere il latte da tua madre, bambino. Boucicaut tir un magnifico fendente, col quale stese a terra il nemico,. - I bambini del tuo paese - esclam - giocano anch'essi con questi balocchi? (Ency clopdiana). BOUFFLERS (duchessa di) moglie del duca di Bouffiers, restata vedova spos il maresciallo di Luxembourg vi ssuta nel secolo XVIII, il secolo galante, si rese famosa per il suo libertinagg io. 1798. Appena sposata, cominci subito a dar prove delle sue spiccate tendenze alla galanteria. Si noti che allora era strettamente sorvegliata dalla suocera, la m arescialladi Boufflers, che era una bigotta e che sul capitolo degli amori colpe

voli era inesorabile. Tuttavia la giovane duchessina seppe far in modo di ingannare un'Argo di questa specie. Il suo primo amante par che sia stato De Fimarcon. Per averlo a propria disposizione nonostante la vigilanza della suocera, assunse l'amante come lacch: gli mise una livrea e lo tenne in casa per molti mesi... finch, stanca di lui, pa ss ad altri amori. (Dictionnaire de l'Amour). 1799. La bellissima signora di Bouffiers era molto galante e si sussurrava che f osse molto compiacente. Un epigrammista aveva scritto a questa proposito una gra ziosa strofetta: Quand Boufflers parut la cour, on crut voir la mre d'Amour chacun s'empressa de lui plaire, et chacun lui plut son tour. La signora, immaginando che ne fosse autore il conte di Tressan, gli si avvicin e gli disse: - Conoscete questo epigramma? t tanto bello che non soltanto perdonerei al poeta , ma lo bacerei qui innanzi a tutti. Il povero Tressan non aveva nessuna colpa dell'epigramma, ma per poter essere ba ciato dalla bella signora se ne confess autore. Non aveva finito di dirlo, che la signora gli somministr un sonorissimo schiaffo (con gran divertimento di tutti i presenti). (AMERIGO SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 1800 Dopo molte altre avventure amorose, si present a offrire i suoi omaggi alla giovane duchessa il signor De Luxembourg, e la duchessa non lo fece languir trop po; ma siccome il De Luxembourg aveva allora come amante la signora De Nesle, ve rso la quale la Boufflers aveva un odio particolare, mise come condizione al suo nuovo amante che, prima di lasciare la De Nesle, le facesse fare un figlio. De Luxembourg diede la sua parola d'onore che avrebbe eseguito quest'ordine e mante nne lealmente la promessa. Quando fu dichiarata la gravidanza della signora De N esle, la Boufflers si trovava presso la regina; e vedendo entrare il signore De Luxembourg, si mise a cantare gioiosamente: Ecco il padre', ecco il padre! (Dictio nnaire de l'Amour). 1801. Quando la duchessa di Boufflers divenne l'amante del signor De Luxembourg, i due si accorsero che il marito di lei, il duca di Boufflers, era diventato l' amante della signora De Luxembourg. Giocarono dunque a carte scoperte, e da allo ra in poi, quando arrivava il signor De Luxembourg in casa di Boufflers, il mari to spariva e andava a consolare la moglie dell'altro. Insomma le due coppie furo no d'accordo di non darsi fastidio. Ma intervenne il duca di Richelieu, famoso libertino e irresistibile con le donn e, che si mise in testa di avere assieme le due signore. Cominci con la signora d i Boufflers e seppe renderla in breve infedele al signor De Luxembourg: poi fu l a volta della signora De Luxembourg, che rese infedele a Boufflers. E il suo tri onfo fu completo il giorno che riusc a prendere le due amiche assieme, e and poi a trovare i due amanti di esse, godendo dei loro discorsi in cui celebravano la f edelt delle loro donne. (Dictionnaire de l'Amour). 1802. Un giorno avvenne che il quartetto degli amanti - fin: cominci col morire la signora De Luxembourg; e un anno dopo mor il suo amante, il duca di Bouffiers. A llora il signor De Luxembourg e la vedova di Boufflers restarono liberi entrambi . E finirono per sposarsi. Cos la duchessa di Boufflers divenne la marescialla De Luxembourg, in quanto nel frattempo De Luxembourg era diventato maresciallo di Francia. Ma, cambiando nome, la signora di Boufflers non cambi stile. Prese anzi anche il vizio del bere, e una volta in un banchetto, e . ssendosi ubriacata, cominci a di ventare cos espansiva con il conte De Frise suo vicino di tavolo, che il marescia llo dovette alzarsi dal suo posto per andar ad avvertire la moglie che tutti gli sguardi dei convitati erano fissi su di lei e che badasse a non dar scandalo. ( Dictionnaire de l'Amour). 1803. Prima che diventasse la marescialla di Luxembourg, trovandosi essa un gior no con Jancin, costui venne a dare un prezzo di stima a tutte le dame di corte, stimandone una a mille luigi, altre a cinquecento, altre a soli cento luigi, ecc .

Allora la signora De Boufflers gli domand: - E a me, quanto mi stimate? Et Jancin, pronto: - Voi? Ma voi non vi stimo affatto! (Dictionnaire de l'Amour). BOUFFLERS (Stanislao, detto il Cavaliere di) n. 1738 - m. 1815; poeta francese, autore di Alina, regina di Golconda. 1804. Il cavalier di Boufflers, gran cortigiano e saporoso scrittore, ave- va sc ritto una satira per vendicarsi dell'infedelt amorosa di una bella marchesa. Cost ei si mostr pentita e invit il cavaliere a delle spiegazioni a casa sua. Il cavali ere, sospetTando un tranello, port con s due pistole ben cariche. Infatti, appena Boufflers comparve, sbucarono fuori quattro facchini che lo presero, lo coricaro no su un letto e gli diedero cinquanta sfeizate sotto gli occhi della marchesa. Quando Boufflers si fu rialzato, tir fuori le sue pistole e disse: - Signori miei, il vostro compito non finito. Adesso farete altrettanto alla sig nora qui presente, se non volete che vi bruci le cervella. E cos fu fatto. Quando tutto fu finito, il cavaliere disse a madama: - E adesso andate pure a raccontare a tutti l'avventura. Io ne far dal canto mio buona propaganda. (METRA, Correspondance secrte). O 1805. Il cavaliere di Boufflers era molto spiritoso e sapeva prender tutto con filosofia. Una sera un tale si vantava dinanzi a lui di aver scritto Alina , re gina di Golconda, che, come ognuno sa, il capolavoro del cavaliere. Questi, senz a scomporsi, disse al millantatore: - Bravo! Me ne congratulo con voi. Ma sapete chi l'autore delle opere di Giangia como Rousseau? Sono io. (M.ME DE BASSANVILLE, Salons). 1806. Il cavaliere di Boufflers era sempre in giro: ora in viaggio, ora, a passe ggio, ora peregrinando da una casa all'altra. Un tale, che l'incontr un giorno pe r istrada gli disse: - Son ben fortunato di avervi finalmente incontrato a casa vostra. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). BOUHIER Giovanni n. 1673 - m. 1746; celebre magistrato francese. 1808. Il padre Oudin s'avvicin al celebre presidente Bouhier, che era sul suo let to di morte, e lo trov che stava con l'aria di chi intento ad ascoltare qualche c osa. Avendogli domandato che cosa facesse, Bouhier gli fece cenno di non disturb arlo e gli sussurr: - Zitto, padre, sto spiando la morte. (Annali letterari, 1790). BOUHOURS Domenico n. 1628 - m. 1702; letterato francese. 1809. Fu il padre gesuita Bouhours, terribile pedante, che, sentendo avvicinarsi la fine, disse dal suo letto di morte: - Amici miei, io me ne vado. E dopo un minuto di pausa, riprese: - Per si pu anche dire: me ne vo. (PANCKOUCKE) 1807. La signora di Stal domand al cavaliere di Boufflers come mai egli non facess e parte dell'Accademia. - Signora mia, - rispose scherzosamente il cavaliere - dovremmo fare un'accademi a noi due, e vi assicuro che avremmo, tra noi due soli, ingegno per quaranta: vo i per quattro e io per zero! (Manuel gnral, 30 dicembre 1933). BOULANGER Giorgio generale francese, nato nel 1837 - morto nel 1891, fu Ministro della Guerra e po se, inutilmente, la propria candidatura alla Presidenza della Repubblica. 1810. Il generale Boulanger, che era un bell'uomo, era anche molto vano e mancav a di educazione. A un pranzo, una signora gli fece un complimento sulle sue mani, che aveva infat ti assai belle. - Ah, signora, - esclam il generale - se mi vedeste i piedi! (POUQUET, Le salon d e M.me Cafflavet). BOURDALOUE Luigi n. 1632 - m. 1704; celebre sacerdote francese, dell'ordine dei Gesuiti. - * 1811. Bourdaloue esortava il conte di Grammont, malato, a pensare alla salve

zza dell'anima. - S - disse il conte: - ma desidererei salvarmi elegantemente. - Signore, - replic Bourdaloue - bisogna rinunziare all'ultima parola del vostro periodo! (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes).. 1812. Un medico domand al padre Bourdaloue che regime di vita osservava. - Oh! - rispose il padre - io faccio appena un modesto pasto nella giornata. - Per carit! - esclam il medico - non divulgate questo vostro segreto, se no rovin erete la nostra professione. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 1813. Il re Luigi XIV domand al celebre Bourdaloue che cosa gli pareva delle pred iche di un certo padre Onorato, che faceva il quaresimale, in verit con poca eloq uenza, ma con molta compunzione. - Maest, - rispose modestamente Bourdaloue - quel frate scortica le orecchie, ma strazia i cuori Alle sue prediche vengono restituite le borse che i mariuoli rub ano durante le mie prediche. (Encyclopdiana). 1814. Una dama di corte si confessava al padre Bourdaloue. Gli domand se era pecc ato andare a teatro e leggere dei romanzi. - Ma siete voi, signora, - le rispose - che dovete dirmelo. (GUERARD, Dicflonnai re d'anecdotes). 1815. Quando Luigi XIV ebbe mandata la sua amante signora di Montespan a Clagny, disse a Bourdaloue: - Voi dovete esserne contento, eh? - Dio lo sarebbe di pi - rispose Bourdaloue - se Clagny fosse cento leghe da Vers aglia! (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 1816. Il padre Harrouis, gesuita, non era un'aquila, e sebbene come predicatore facesse del suo meglio, non riusciva a commuovere il pubblico. Egli. parlando un giorno con un amico di un suo corso di prediche fatto a Rouen, disse: - Prima di me, era stato a predicarvi padre Bourdaloue, che aveva messo lo scomp iglio nella citt: figuratevi che gli artigiani, per andarlo a sentire, lasciavano la bottega, e i commercianti i negozi, e gli avvocati i tribunali, e i medici gli ammalati. Per fortuna sono poi arrivato io, e ho rimesso ogni cosa a posto. (PEIGNOT, Prdicateurs). 1817. Una signora, che forse un giorno era stata bella, ma adesso era piuttosto innanzi con gli anni, confessandosi da Bourdaloue gli disse: - Padre, non so trattenermi da mirarmi nuda dinanzi a uno specchio e di trovarmi bella. - proprio un gran peccato? - No, no, figlia, - rispose sorridendo Bourdaloue - tutt'al pi un grave errore! ( Encyclopdiana). BOURDELOT (Pietro Michon,, detto l'abate) n. 1610 - m. 1685; medico francese, mo lto arguto. 1818. L'abate Bourdelot era famoso per le eccessive libert che si prendeva tratta ndo i pi gran signori come suoi pari. Una volta alcuni di costoro glielo rimprove rarono come una mancanza d'educazione. - Perbacco! - esclam Bourdelot - mi merito davvero questo trattamento, perch sono un grande sciocco a essermi incanagliato con questa sorta di gente! (E. COLOMBEY , Ruelles, salons, etc.). 1819. Quando Cristina di Svezia venne a Parigi, i migliori letterati di Francia si proffersero per iniziarla nell'arte di parlar bene il francese. La regina si giov molto della loro conversazione. Tra gli altri, aveva spesso con s i Bour- delot, ben noto per la sua malalingua e per i suoi moddi fare assai alla buona. - E l'abate - disse un tale alla regina Cristina - l'abate che cosa mai vi pu ins egnare? - L'abate Bourdelot m'insegna a bestemmiare in francese - rispose la regina. (E. COLOMBEY, Ruelles, salons, etc.). BOURET D'Erigny celebre finanziere, sotto il regno di Luigi XV; mor nel 1778. 1820. Veniva dal niente, ma aveva molto ingegno, ed era assai intraprendente. Ne l 1750 aveva sposato la signorina Poisson, cugina della famosa Pompadour, che gl i procur il posto di Fermiere Generale. Divenne allora ricchissimo. Si calcola ch e avesse seicentomila lire di rendita, che a quei tempi era una bella somma. Ma

era prodigo e fastoso. Per ricevere degnamente Luigi XV fece costruire apposta u na villa che gli cost quattro milioni. Fin per consumare tutte le sue ricchezze e per ridursi sul lastrico. A proposito del suo matrimonio con la signorina Poisson, una mala lingua del tem po aveva detto: - In seguito a questo matrimonio egli sar fatto verosimilmente Fermiere Generale e cornuto. t difficile indovinare quale di queste due cose gli capiter prima; ma uno di questi due avvenimenti assai pi comune e facile dell'altro. (Dictionnaire de l'Amour). 1821. Nel momento della sua maggior fortuna si era innamorato follemente di una bella dama di Corte, e le propose di dividere con lei le sue immense ricchezze s e ella consentisse a diventare la sua amante. La dama rifiut con disprezzo. Qualche anno dopo il Bouret era rinsavito interamente di quella passione. Ma la dama, avendo bisogno di diecimila franchi e non sapendo a chi altri rivolgersi, gli scrisse per domandargli questa somma e proporgli di venire a pranzo da lei. Bouret le rispose fieramente con questo biglietto: Signora, ci che io vi domandavo era senza prezzo; quel che adesso mi offrite troppo caro. (Dictionnaire de l'Amo ur). BOURGET Paolo nato nel 1852 - morto nel 1935; illustre romanziere francese, membro dell'Accade mia. 1822. La famiglia di Bourget aveva una lunga tradizione scientifica; suo nonno e suo padre erano matematici insigni. Perci i suoi parenti videro con poco piacere che il giovane Paolo si dedicasse alle lettere. Ma peggio fu quando dalla criti ca Bourget pass al romanzo. I suoi parenti, tutti molto religiosi, erano persuasi che il romanzo fosse poco meno di un'opera diabolica. Una sua cugina gliene ser b sempre rancore, e quando mor, nel 1905, lasci scritto nel suo testamento parole m olto aspre di condanna verso il satanico suo cugino che perci aveva diseredato. ( Les nouvelles litteraires, 28 dicembre 1935). 1823. In giovent, Bourget era molto povero, e per vivere doveva dar ripetizioni, in un istituto privato, dalla mattina alla sera. Per i suoi lavori letterari e p er le sue letture non gli rimaneva che la notte. Si faceva perci svegliare alle t re di notte, ingoiava due formidabili tazze di caff per tenersi desto e lavorava ininterrottamente sino alle otto del mattino. Poi correva al suo istituto, dove s'incontrava con un altro ripetitore, Ferdinando Brunetire. L'abitudine del lavor o notturno gli rimase anche quando divenne pi agiato. Era un instancabile lavorat ore, e la passione per il lavoro gli faceva ammirare Zola, gran lavoratore anche lui, sebbene in estetica fosse con lui agli antipodi (Les nouvelles litteraires , 28 dicembre 1935). 1824. Da giovane, Bourget era fanatico di Balzac. Unico che potesse tenergli tes ta in questo suo entusiasmo era il visconte di Lovenjoul. E perci i due erano ami cissimi, sebbene la loro amicizia fosse fondata unicamente su questa comune pass ione. Un giorno Lovenjoul, dopo aver cercato Bourget in lungo e in largo per tut ta Parigi, lo trov che stava chiacchierando in un gruppo di letterati suoi amici. Il visconte, senza curarsi degli altri, si avvicin a Bourget e gli grid: - Sai? Esso in provincia! - Esso? Chi esso? - rispose Bourget, stupefatto. Allora Lovenjoul s'accost al Bourget e gli sussurr all'orecchio: - E che cosa potrebbe essere d'altro se non il bastone di Balzac? L per l i due se ne andarono senza salutar nessuno, e corsero in provincia a ricer car il bastone di Balzac, dinanzi al quale stettero poi tutta una notte in adora zione. (Les nouvelles litteraires, 28 dicembre 1935). 1825. La Societ degli Autori sorse in Francia da un litigio che Bourget ebbe col direttore di un caff-concerto. Il Bourget era allora un autore modesto e aveva ve nduto a forfait alcuni suoi lavoretti teatrali a un editore, il quale, non conte nto di averli pubblicati, li sfruttava facendoli rappresentare in un caff-concerto. Una volta Bourget and a passar la serata proprio in questo ca ff, e appena seduto, un cameriere gli domand che cosa prendesse. - Nulla - rispose Bourget, che di denari ne aveva pochini - sono solamente venut o a vedere come si rappresentano i miei lavori.

- Ma, se non prende qualcosa, io debbo farla allontanare. - Benissimo, e io allora proibisco che si reciti il mio lavoro. Il direttore del caff non tenne conto di quell'avvertimento, e Bourget lo cit in g iudizio; l'impresario venne condannato ai danni, e subito gli autori, istruiti d a questo processo, gettarono le basi della Societ degli Autori. (Minerva, settemb re 1924). 1826. Bourget non era mai stato troppo allegro; ma un giorno i suoi amici lo vid ero arrivare anche pi malinconico del solito. - Che hai, Bourget, oggi, che sei tanto triste? - gli domand premurosamente uno d i essi. - Che ho? - rispose lugubre Bourget. - Ma... ho la vita! (Les nouvelles littraire s, gennaio 1929). 1827. Paul Bourget era stato invitato dal conte d'Haussonville a passare qualche giorno nel suo castello. Bourget non era mai stato mattiniero. Il giorno dopo i l suo arrivo, alle undici del mattino, il suo ospite lo aspettava per far coGSPLI T:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC} smab|g%

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