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a grande splendore! (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). BALZAC (Onorato di) n. 1799- - m.

1850; celebre romanziere francese. 718. Quando era ancora ragazzo, Balzac passava presso i maestri e anche presso i suoi familiari per stupido. Forse perch, tutto distratto dietro le sue meditazio ni e i suoi sogni, era tardo nel rispondere. Il fatto che quando gli capitava di dire qualche cosa di intelligente e di profo ndo, sua madre esclamava: - Ma, Onorato, senza dubbio tu non hai capito ci che hai detto. Balzac sorrideva. (GAUTIER, Portraits contemporains). 719. Si narra che Balzac giovanetto avesse scritto, sotto un ritratto di Napoleo ne, queste ambiziose parole: - Quello che egli non ha potuto condurre a termine con la spada, io lo compir con la penna. (STEFANO ZWEIG, Balzac e Dickens). 720. Quando era ragazzo, i genitori volevano farne un notaio. Ma Balzac disse ch e avrebbe fatto il letterato. - Il letterato? - osserv il padre. - Allora vuoi morire di fame! Perch in letterat ura o si re o niente. - Ebbene - rispose Balzac - io sar re. (Les nouvelles littraires, 9 giugno 1928). 721. Persistendo il padre a volerne fare un notaio e Onorato a ribellarvisi, i f amiliari gli diedero due anni di tempo per vedere se la sua vocazione letteraria approdasse a qualche cosa di buono. In questi due anni, Balzac fece ogni sorta di sacrifici, ma tenne duro al lavoro letterario: furono abbozzi di poemi, novel le, commedie, drammi. La sua prima opera fu appunto un dramma, Cromwell, che les se alla famiglia riunita, ma con poco successo. Si appell allora a un vecchio pro fessore del Politecnico, suo amico. Costui, dopo aver letto il dramma, ne diede questo giudizio: - Caro Onorato, io ho stima di te e puoi fare quello che vuoi, sicuro di riuscir sempre bene in tutto... ma, per carit, non fare il letterato, che non ci sei tag liato! (GAUTIER, Portraits contemporains). 722. Quando era ancora giovane, la sorella gli domand una volta quale era il suo ideale per la vita. - Essere celebri ed essere amati rispose Balzac. (GAUTIER, Portraits contemporai ns). 723. Balzac giovane faceva una vita ritiratissima di lavoro. Tutto il suo passat empo consisteva a far qualche passeggiata al cimitero del PreLachaise. L leggeva l e iscrizioni funebri e diceva poi ai suoi amici: - Le pi belle iscrizioni funebri sono quelle dove c' un solo nome: La Fontaine, Mo lire, Massena. Un solo nome che dice tutto e fa pensare! (GAUTIER, Portraits cont emporains). 724. Quando Balzac era giovane, port a un editore un manoscritto: era un romanzo intitolato L'ultima fata. L'editore lesse l'opera e ne fu entusiasta. Decise di offrire all'autore 3000 franchi per diventarne proprietario. Domand dunque l'indi rizzo di Balzac; ma quando seppe che viveva in un quartiere della periferia e pi uttosto popolare, pens che 2000 franchi sarebbero stati pi che sufficienti. Arriva ndo alla casa, seppe dal portinaio che lo scrittore abitava al sesto piano. - Allora - si disse l'editore mille franchi saranno accettati da lui con entusia smo. E quando entr nella povera, squallida casetta che Balzac abitava, - gli disse: - Signor Balzac, eccovi trecento franchi per aver la propriet del vostro romanzo. .. E Balzac li accett. (Les nouvelles littraires, 13 aprile 1929). 725. Un mattino Teofilo Gautier e altri amici ricevettero un invito da Balzac di recarsi la sera a casa sua. Appena arrivati, Balzac disse loro: - Siete un po' in ritardo, pazienza! Domani mattina debbo leggere al direttore d i un teatro un mio dramma. - Bene - risposero gli amici - noi siamo tutt'orecchi per ascoltarti. Poi che es si immaginavano che Balzac li avesse invitati per legger il dramma e sentire il loro parere. - Non si tratta di questo - esclam Balzac - il dramma non neppure cominciato, e v

oi dovete aiutarmi a farlo. Si fa cos. Noi siamo in cinque. Qui c' carta, penne e calamaio. Ciascuno di noi scriva un atto. Avanti, ragazzi, al lavoro. - E allora - dissero gli amici un po' preoccupati - diteci la trama del dramma. - Come! Volete anche che vi racconti la trama? Ma allora non finiremo pi! (GAUTIE R, Portraits contemporains). 726 noto che Balzac fu sempre scarso di quattrini. Una notte un rumore lo svegli, e nella penombra egli scorse un uomo aggirarsi furtivamente per la camera. Il m ariuolo si era avvicinato alla scrivania, e allora Balzac, che fino a quel momen to si era finto addormentato, proruppe in un'allegra risata. Il ladro trasal, spa ventato e stupito insieme: - Perch ride? - Rido - rispose il poeta - perch voi cercate di notte, con chiavi false, l dove i o, nel mio diritto, non trovo nulla neppure di giorno. (BRING, Das goldene Buch d er Anekdoten). 727. Una mattina Balzac, per andare a Montfermeil, abbrevi la stra- . da passando per i campi arati. Non si poteva; ed ecco infatti sorger dai solchi una guardia campestre che gli intima la contravvenzione. Balzac resiste, e la guardia lo po rta dinanzi al sindaco di Montfermeil. - Come vi chiamate? - Onorato di Balzac. - La vostra professione? - Scrivo dei romanzi. - Come! - esclama il sindaco stupefatto - siete voi allora che scrivete quei bei romanzi che hanno tanto successo? Balzac gongolava per quest'omaggio reso alla sua Commedia umana. - Il vostro ultimo romanzo, - continuava il sindaco- - il vostro ultimo romanzo, La lattaia di Montfermeil, ha fatto molto onore al paese che io ho il piacere d i amministrare... e perci annullo la contravvenzione... Balzac si guard bene dal declinare la paternit del romanzo, che di Paul de Kock. ( Les nouvelles littraires, 18 gennaio 1930). 728. Uno scolaro del celebre frenologo Esquirol si vantava di saper distinguere a colpo sicuro un pazzo da un savio. Il professore che aveva sentito quella vant eria invit a pranzo lo studente e gli fece trovare altri due commensali: uno di e ssi era serio e corretto e durante tutto il pranzo non disse mai una parola, l'a ltro era esuberante e ciarliero e nei discorsi che faceva si dimostrava pieno di se. Quando i due convitati se ne furono andati, Esquirol disse allo scolaro: - Uno di quei due un pazzo: vediamo se indovinate quale. Lo scolaro afferm che pazzo doveva essere il convitato ciarliero, mentre quello s erio e raccolto era certamente savio.. - Ebbene - rispose il medico - vi siete sbagliato: l'uomo silenzioso n pazzo che si crede il Padre Eterno e non parla perch pensa che non convenga a un Dio favel lare con gli uomini; il commensale ciarliero un giovane scrittore che comincia a d essere noto e apprezzato a Parigi e si chiama Onorato di Balzac. (BERTARELLI, Esculapio ride). 729. Qualcuno lodava Balzac per una delle sue opere. - Eh, voi siete ben felice di non averla scritta! - Perch? - Perch voi potete dirne tutto il- bene che ne pensate, mentre io... non oso! (GU Y DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 730. t noto che Balzac aveva la mania dello stile, e limava e rilimava le sue co mposizioni, senza stancarsi mai. Quando vedeva Teofilo Gautier licenziare alle s tampe un articolo scritto di getto e senz'altre correzioni che quelle tipografic he, restava male e non voleva persuadersi che l'articolo andasse bene cos. - Forse - diceva - rimaneggiandolo ancora tre o quattro volte, andrebbe meglio! (GAUTIER, Portraits contemporains). 731. Egli sosteneva che lo scrittore dovrebbe essere casto, e che la castit svilu ppa l'immaginazione e tutte le facolt dello spirito. Invano i suoi amici gli cita vano grandi nomi di scrittori che non si erano affatto proibiti l'amore. - Va bene - diceva, scotendo la testa - ma chi sa mai quali grandi cose avrebber o potuto fare senza le donne! (GAUTIER, Portraits contemporains).

732. Sempre a proposito della sua teoria sulla castit dello scrittore, disse un g iorno ad Alessandro Dumas figlio, che era allora giovanissimo e piuttosto libert ino: - Ho pensato ci che si disperde di pensiero in una notte d'amore: un mezzo volume . Capite, giovanotto? Un mezzo volume! E non c' donna che valga due volumi all'an no! (Les nouvelles littraires, 18 aprile 1925). 733. Balzac portava per casa una specie di vestaglia bianca di flanella fatta a mo' di una tonaca di frate. Forse era un simbolo della vita claustrale a cui si sottoponeva per lavorare. Mostrando questa tonaca ai suoi amici, si vantava che nessuna macchia d'inchiostro ne oscurasse il candore. - Perch - d iceva - il vero scrittore deve esser pulito nel suo lavoro. (GAUTIER, Portraits contemporains). 734. Con la sua ardente fantasia viveva romanzi anche pi prodigiosi ,di quelli ch e scriveva. Aveva, per esempio, la mania dei tesori nascosti; ed era andato nel 1833 in Sardegna per esaminare le scorie delle miniere di .argento abbandonate i n quell'isola dai Romani. L'idea era buona, e confidata ad altri fece la sua for tuna. Il povero Balzac non ne ebbe che la gioia di un bel sogno. Un'altra volta sosteneva di aver scoperto il luogo dove Touissaint aveva seppellito un tesoro; e voleva che i suoi amici partecipassero alla spedizione, per la quale arrivaron o sino a comprare le vanghe e le zappe, ma non ebbero mai i denari per noleggiar e una barca, come avrebbero dovuto fare. (GAUTIER, Portraits contemporains). 735. Un'altra delle bizzarre speculazioni di Balzac per diventar milionario (che era il suo sogno) fu quella delle ananas. Prese in affitto una piccola casetta con annesso giardino nei sobborghi di Parigi. Credeva che in questo giardino avr ebbero attecchito benissimo gli ananas, e sognava gi di piantarcene centomila pia nte, che avrebbero fatto migliaia e migliaia di frutti. Vendendoli a cinque lire l'uno, sarebbero andati a ruba, fruttando al fortunato proprietario quattrocent omila lire nette all'anno: una discreta rendituccia! Si era tanto infatuato in q uest'idea, che voleva a tutti i costi cominciare col prendere in affitto una bot tega al centro di Parigi per la vendita delle prodigiose ananas; e Gautier dovet te sudare sette camicie per distorglierlo da tale pazza chimera. (GAUTIER, Portr aits contemporains). 736. La fantasia accesa di Balzac gli aveva fatto pensare e attuare tra amici un a specie di societ segreta, che si chiamava il Cavallo rosso, e di cui Balzac era naturalmente Gran Maestro. Scopo della societ era d'impadronir- si di tutti i gi ornali, di tutti i teatri e dell'Accademia, e finire modestamente tutti Pari di Francia, ministri e milionari. I membri si chiamavano cavalli, scuderia il luogo di ritrovo, che cambiava di volta in volta, quasi che si fosse trattato di una rivendita di carbonari o di cospiratori. Il Cavallo rosso non dur molto, perch i c avalli non avevano neppure da pagare la simbolica avena alla mangiatoia simbolic a: non avevano, cio, da pagare le dieci lire di scotto mensile che avevano fissat o come quota. Per dei futuri milionari non c'era male! (GAUTIER, Portraits conte mporains). 737. La potenza della sua fantasia era tanta, che una cosa sognata equivaleva pe r lui a una tangibile realt. Tutti gli amici di Balzac si ricordano di aver visto scritto col carbone, sui muri nudi della sua casa: rivestimento di palissandro; ta ppezzeria di Gobelins; specchio di Venezia; quadro di Raffaello ed altre indicazioni simili, che tenevano il luogo degli oggetti mancanti. Con questi mezzi Balzac si credeva nell'oro, nelle sete, tra marmi e broccati. (GAUTIER, Portraits contemp orains). 738. Balzac aveva una immaginazione vivissima e portata verso la magnificenza. U na volta era dal suo editore, quando entr un signore, che senza conoscerlo, comin ci a parlare con lui. Balzac gli descrisse la sua casa in modo tale che il suo interlocutore ebbe l'impressione di parlare con un nabab bo indiano. - Chi quel signore,? - domand all'editore, quando Balzac se ne fu andato. E saputo che era Balzac, esclam: - Ma dunque i suoi romanzi lo hanno arricchito assai! - Non so - rispose l'editore - certo che venuto a chiedermi cento, lire in prest ito. (Le Courier de Paris).

739. Faceva sempre progetti e progetti per l'avvenire, come se avesse dovuto viv ere trecento anni. Secondo questi sogni, doveva scrivere, oltre la Commedia uman a, altri due cicli di romanzi, una cinquantina di drammi, diventar naturalmente milionario, sposare e avere due bambini. - Due, non uno di pi! - esclamava; ma due bambini stanno bene nel davanti di un c alesse! - Va bene - osservavano gli amici; ma, quando avrai finito tutte queste cose, av rai almeno ottanta anni. - Ottanta anni! Bah! - il fiore dell'et. (GAUTIER, Portraits contemporains). 740. Non era facile entrare in casa di Balzac. Non volendo che visite inopportun e gli disturbassero il lavoro, aveva stabilito per gli amici delle parole d'ordi ne, senza le quali non si poteva forzare la consegna. Racconta Gautier che, per esempio, bisognava dire al portiere: - La stagione delle prugne finalmente arrivata. Poi, ammessi ad entrare, al cameriere che veniva incontro per le scale si doveva dire: - Porto dei merletti di Fiandra. E finalmente a un altro cameriere che stava di sentinella sull'uscio dello studi o: - La signora Bertrand gode ottima salute. Soltanto cos si poteva entrare nel Sancta Sanctorum. (GAUTIER, Portraits contempo rains). 741. Nella sua biblioteca, accanto a un esemplare dei Contes drolatiques c'era u n volume rilegato su cui era scritto: Contes mlanconiques, e conteneva la nota di tutti i suoi molti debiti. (GAUTIER, Portraits contemporains). 742. Balzac aveva un naso assai originale: quadrato alla radice, largo alla base , con narici ben spalancate, insomma un naso caratteristico. Posando per un bust o, disse a David: - Badate al mio naso, mi raccomando; il mio naso tutto un mondo. (GAUTIER, Portr aits contemporains). 743. Balzac pubblicava i suoi romanzi in appendice presso vari giornali, tuttavi a sotto questa forma non avevano affatto successo. Passavano per noiosi. Il pubb lico, avvezzo alle appendici di Sue, di Dumas padre, ai romanzi storici e di cap pa e spada, trovava pedestre la sua Commedia Umana, che descriveva la vita attua le e borghese. Les Paysans, quando furono pubblicati in appendice alla Presse, f ecero disdire parecchi abbonamenti e si dovette sospenderli. (GAUTIER, Portraits contemporains). 744. Balzac fece un viaggio in Austria, senza sapere una parola di tedesco. Bell issimo il modo da lui inventato per pagare con la moneta del paese, di cui non r iusciva a capire il valore. Doveva per esempio pagare il vetturino? Si era fatto dare da un cambiavalute un sacchetto pieno di kreutzer, che era allora la moneta pi piccola che corresse in Austria. Cavava fuori i suoi kreutzer, e guardando fis samente il vetturino negli occhi, gli metteva in mano un kreutzer dopo l'altro.. . uno, due, tre, quattro kreutzer, finch non vedeva il vetturino sorridere. Quand o il vetturino sorrideva, era segno che gli aveva dato un kreutzer di pi del nece ssario; e allora riprendeva in fretta l'ultimo che aveva appena deposto nella ma no del cocchiere, e questi era pagato. (GAUTIER, Portraits contemporains). 745. Balzac s'era messo a gestire una societ per accomandita di edizioni: natural mente fall, e il Tribunale lo condann al pagamento di una forte somma di denaro, o , in mancanza, al carcere. Il povero romanziere ne fu terrorizzato, e si nascose in casa di un suo amico: non aveva un soldo e non gli garbava troppo essere por tato in prigione. Ma un usciere diligente riusc a scovare il suo rifugio. Si trav est da fattorino e si present nella casa con un sacchetto pieno di monete d'argent o. - Sta qui il signor Balzac? Ho da consegnargli una somma di seimila lire. Diffidenza da parte degli ospiti; se non che le seimila lire piovute chi sa da d ove fecero gola a Balzac, che usc fuori dal nascondiglio. Allora il falso fattori no si fece conoscere e, invece delle seimila lire, consegn a Balzac un mandato di arresto, se non pagasse subito la somma alla quale era stato condannato. Non av endo egli neanche un soldo, per liberarlo dalla prigione pagarono per lui i Suoi

ospiti. (WERDET, Souvenirs littraires). 746. Balzac vestiva suntuosamente, ed era molto prodigo del suo denaro. Diceva: - La mia mazza che ha intorno al pomo una corona di turchesi, l'oc- chialino fat to dagli ottici dell'Osservatorio, i bottoni d'oro sull'abito azzurro sono cose che fanno chiacchierare tutta Parigi. Come questo mi diverte! Una sera, mentre era all'Opera, in un circolo d'amici, esclam: - E pensare che a casa mia, in questo momento ardono trecento candele! Nessuno voleva crederci e si fecero scommesse. Era vero, e Balzac guadagn cos cinq uecento franchi di scommessa. (Correspondant, 25 gennaio 1909). 747. Un poeta diceva un giorno a Balzac: - Io mi vanto di essere un uomo che non deve nulla a nessuno, nemmeno alla propr ia famiglia. Io sono figlio delle mie opere. - Posso pregarla - rispose Balzac - di presentare al suo signor padre le mie con gratulazioni, per essersi egli liberato di una cos grave responsabilit? (LAROUSSE). 748. Balzac, quando scriveva un romanzo, era tanto preso da ci che raccontava, ch e gli pareva quasi una cosa vera. Un giorno un amico and a trovarlo. Appena entra to nella sua stanza, Balzac gli corse incontro tutto affannato, esclamando a gra n voce: - Figurati, la disgraziata si ammazzata! ci volle del bello e del buono perch l'amico capisse che si trattava soltanto di Eugenia Grandet, il cui romanzo stava egli appunto scrivendo. - (STEFANO ZWEIG, Balzac e Dickens). , 749. Egli, viveva talmente della sua opera, che i personaggi dei- suoi romanzi , le loro avventure, le loro passioni, il loro vestiario erano divenuti per lui cosa pi reale della stessa realt. Un giorno Sandeau lo incontra e sfoga con lui il suo dolore per la malattia di u na diletta sorella. Balzac ascolta, dice due parole di conforto all'amico, e poi: - R adesso - parliamo di cose vere. Sapete come finito l'affare Nuncingen, e che cosa ha deciso Rastignac? (Nuova Antologia, 1890). 750. Una sera Balzac, invitato a pranzo da un notaio che l'ammirava, restava pen soso e taciturno; e avendogli il notaio domandato il perch, rispose che non potev a essere allegro, dovendo il giorno dopo pagare mille - lire che non aveva. Il n otaio allora gliele offr in prestito. - Me le renderete sul. guadagno della vostra prima opera. - No, facciamo cos - rispose pronto Balzac - ve le render sul guadagno del mio cap olavoro, della mia opera migliore. L'impegno scritto fu redatto cos. Avvenne che, a ogni opera che Balzac pubblicava, il notaio gli scriveva che era un capolavoro; mentre Balzac modestamente si schermiva, dicendo che ancora quell o che aveva fatto era niente, e che la prossima volta avrebbe fatto meglio, fin che mor senza aver pagato il debito. - (Revue Hebdomadaire, 1903, n. 36). 751. Balzac si lamentava- una sera del mestiere di scrittore che, secondo lui, e ra mal retribuito e non dava soddisfazioni bastanti. - Ma, e la gloria - disse uno degli interlocutori - la gloria non la contate per nulla? - La gloria? - rispose Balzac. Sapeste a che si riduce la gloria di un letterato ! Una volta mi trovavo in Russia e fui invitato in un salotto. Nel momento di en trare, una signora stava servendo il t e aveva in mano una guantiera con le tazze . Appena il servo annunzi il mio nome, la signora esclam: Il Signor Balzac!, e lasci cadere tutte le tazze a terra dalla commo- zione. Ecco che cosa .la gloria per no i letterati: tutta qui! (VERON, Mmoires d'un bourgeois de Paris). 752. Una sera si parlava con Balzac di un Greco che aveva scoperto una decima mu sa e l'aveva chiamata la Musa Muta. e Questa disse Balzac - la musa che preferisco; essa assai pi saggia delle sue sorelle. (Encyclopdiana). 753. Lavorava senza riposo, senza tregua. Nei rari intervalli in cui si permette va qualche divertimento, era preso da accessi di rimorso, e battendosi la fronte , esclamava:

- Infame! In queste ore perdute avresti- potuto scrivere rivere almeno trenta ca rtelle! (Nuova Antologia, 1890). 754. Aveva preso come segretario Carlo Lassailly. Lo svegliava alla una dopo mez zanotte e gli diceva: - - Voi avete ancora la cattiva abitudine di dormire la notte: ora la notte fatta per lavorare. Eccovi un caff per, tenervi sveglio. Sedete al tavolo e scriv ete. E dettava sino alle sette del mattino, fin che Lassailly, stanco morto, si addor mentava scrivendo. Allora Balzac gli diceva: - Vedo che lo spirito pronto, ma la carne fragile. Andate pure a dormire. Vi far svegliare verso le dodici e riprenderemo il lavoro. (Les nouvelles littraires, 18 aprile 1925). 755. Si parlava dinanzi a Balzac di nobilt e di stemmi. Un tale osserv che i Balza c di Entraigues, che erano nobili e gelosi della loro nobilt, non volevano ricono scerlo per parente. - Peggio per essi! - rispose Balzac. (Les nouvelles littraires, 18 aprile 1925). 756. Quando ebbe posta la sua candidatura all'Accademia, fu rifiutato perch il candidato non in uno stato di agiatezza conveniente. All'amico che era venuto a riportargli questo responso, Balzac rispose: Bah! Se l'Accademia non vuol saperne della mia onorata povert, dovr far a meno anc he delle mie future ricchezze! (Les nouvelles littraires, 12 ottobre 1929). 757. L'illustratore Bertall, che doveva illustrare un romanzo di Balzac, avendo trovato oscura una frase, si rivolse all'autore perch gliela spiegasse. - Caro mio, - rispose Balzac - neanche io ci capisco niente. Ma l'ho messa appos ta, perch guai se il lettore capisse tutto quel che noi scriviamo: egli crederebb e che il nostro mestiere sia facile e a portata di tutti e perderemmo tutto il n ostro prestigio su di lui! (Manuel gnral, 10 dicembre 1933). 758. noto che Balzac lavorava come un'anima dannata. Durante un periodo di maggi or lavoro (lavorava dieci ore al giorno), incontr Rossini, che, informato del gen ere di vita che conduceva il celebre romanziere francese, gli disse: - Come fate a resistere per anni ed anni a questo lavoro? Anch'io ho lavorato mo lto in qualche epoca della mia vita; ma dopo quindici giorni di questo assiduo l avoro ero bell'e morto. - Oh! - rispose Balzac - io non ho in vista di poter riposare se non nel sepolcr o. Non importa: il lavoro in ogni modo un magnifico sudario! (Revue de Paris, 15 ottobre 1896). 759. Maurice racconta nel suo interessante diario questo tratto di Balzac che di mostra la sua presenza di spirito e la sua delicatezza. Egli era stato invitato a far visita a un certo signor Giorgio, che non conosceva affatto di vista. Reca tosi a casa sua una mattina, trov la porta aperta e, per quanto chiamasse gente, nessuno si present. Andando dunque avanti per vedere di trovare qualche domestico che l'annunciasse, capit, senza immaginare dove fosse, nella stanza da bagno e s i trov a faccia a faccia con una bellissima signora vestita... come Eva nel Parad iso terrestre prima del peccato. Senza esitare egli esclam: - Ho forse l'onore di parlare col signor Giorgio? E, senza attendere risposta, si ritir. La signora pi tardi confess che quella inatt esa domanda, con la sua assurdit, aveva rassicurato tanto il suo pudore da non fa rle capire la sua scabrosa situazione. (MAURICE, Histoire anecdotique du thtre). 760. Una rivista voleva pubblicare una sua novella. Balzac mise come condizione che la rivista facesse precedere la novella da un articolo biografico scritto da l suo amico Teofilo Gautier. La condizione fu accettata e fu stabilito che l'art icolo di Gautier sarebbe stato pagato cinquecento franchi. Balzac and a portare l a lieta notizia a Gautier, il quale, sempre all'asciutto, accolse con gran gioia quella commissione cos lautamente pagata. Scrisse un magnifico articolo, che ven ne subito pubblicato insieme con la novella di Balzac. Ed ecco, dopo pochi giorn i, arrivare da lui Balzac che gli d duecentocinquanta franchi. - Ma non avevi detto che l'articolo mi sarebbe stato pagato cinquecento franchi? - domand Gautier. - Certo - gli rispose Balzac; - ma poi ho pensato che, se io non fossi esistito,

tu non avresti potuto scrivere di me, quegli elogi che hai scritto... e pertant o mi par giusto che facciamo a met del compenso. Gautier rise molto di quell'argomento che trov anche lui inoppugnabile. (Le cri d e Paris, 1938). 761. A un suo amico, che si maravigliava della sua prodigiosa attivit, Balzac ris pose: Caro mio, io cerco di occupare nella letteratura il maggior posto che posso, per ch ne resti il meno possibile per gli imbecilli. (PIERRE VERON, Les coulisses art istiques). BANDIERA Attilio ed Emilio nato il primo nel 1817 e il secondo nel 1819 a Venezia, morti eroicamente nel 18 44; patrioti, martiri del Risorgimento italiano. 762. I due fratelli, figli del contrammiraglio barone Francesco, furono messi a studiare nel collegio navale di Sant'Anna per poi essere instradati anch'essi al la carriera di ufficiali di marina. Era loro compagno un ragazzo sparuto, malinc onico, della Stiria, che era malato di nostalgia pel suo lontano paese e faceva poco buona figura negli studi. Questo ragazzo si chiamava Guglielmo Tegetthoff, che pi tardi doveva, come ammiraglio austriaco, sconfiggere la flotta italiana a Lissa. Quando Attilio ed Emilio Bandiera divennero ufficiali della flotta austriaca, il Tegetthoff prese nel collegio la stessa camera in cui avevano dormito sin allor a i fratelli Bandiera. (BARBIERA, Voci e volti del passato). 763. Attilio Bandiera era imbarcato come alfiere nella nave Bellona, comandata d al padre. Il prode giovane aveva ideata una cospirazione: egli al grido di Viva l 'Italia! si sarebbe impossessato del comando della nave; altri ufficiali avrebber o fatto altrettanto nelle altre navi e in tal modo tutta la flotta austriaca si sarebbe ribellata. Il Bandiera ne avvert Mazzini, a mezzo dell'amico Domenico Mor o, che si rec apposta a Londra per abboccarsi con lui. Ma la cospirazione fu scoperta per il tradimento di un tristo, tal Micciarelli. E il Bandiera dovette fuggire. Prima ripar a Malta, poi a Corf, dove lo raggiunse il fratello Emilio, anche lui fuggito e disertore. (BARBIERA, Voci e volti del p assato). 764. Nella notte dal 12 al 13 giugno 1844, i fratelli Bandiera e Domenico Moro, insieme con altri sedici seguaci, salpavano da Corf verso la Calabria, sopra un t rabiccolo a vela preso a nolo. Prima di partire, Attilio Bandiera aveva scritto al Mazzini: Se soccombiamo, dite ai nostri connazionali che imitino il nostro esempio, poi che la vit a ci venne data per utilmente e nobilmente impegnarla. Al tramonto del 16 giugno, i nostri sbarcarono alle foci del Neto. Appena disces i, Ricciotti, uno dei prodi, grida: - Ecco la patria nostra! E tutti insieme s'inginocchiano, baciano la terra, pregano. A un tratto, non vedono pi uno dei loro: certo Boccheciampe. Lo piangono smarrito : era un traditore, che era corso a denunciarli. Nella notte del 18, la spedizio ne s'imbatte in una settantina di guardie che li attendono in agguato. I cittadi ni, scambiano i patrioti per briganti, si uniscono ai gendarmi. Ne nasce un comb attimento, nel quale, il Moro e i Bandiera restano feriti: alla fine tutti debbo no arrendersi. (BARBIERA, Voci e volti del passato). 765. Quando la spedizione sbarc alle foci del Neto, il Mariani, uno dei prodi, av endo sbagliato il salto, cadde nell'acqua. Il barone Emilio Bandiera allora diss e ridendo: - Ehi, Mariani! Cominciamo male. Ci porti malaugurio. (BARBIERA, Voci e volti de l passato). 766. Appena sbarcati in Calabria, i componenti la spedizione s'internarono in un bosco. Qui incontrarono una giovane e bella contadina, che si ferm a guardarli s tupita e domand? - Mo, signur, cu siti? Emilio Bandiera le gett un bacio. (BARBIERA, Voci e volti del passato). 767. Condannati a morte da una severa commissione militare, i prodi morirono ero icamente. Andarono al supplizio cantando il finale di un'opera di Mercadante: Chi

per la patria muor vissuto assai. Uno dei compagni, il Venerucci, grida ai soldati che debbono fuGSPLIT:uPalazzi-Zan ichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}sms ;E

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