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Perché un discorso sugli schemi mentali, in una tesi che vuole analizzare, in particolare
all’interno dell’Analisi Transazionale, il rapporto tra il desiderio interno di struttura e quello
d’autonomia?
Perché, come fa notare Immanuel Kant, nel brano sopra riportato, è il ricorso agli “a priori”
della mente che determina il Giudizio, e, quindi, la motivazione che noi poniamo a fondamento
delle nostre azioni. Questo “a priori” è sia universale, nell’intelletto, che individuale, nel soggetto,
perché: “Il Giudizio ha in sé, dunque, anche un principio a priori della possibilità della natura, ma
soltanto dal punto di vista soggettivo, col quale prescrive, non già alla natura (in quanto autonomia),
ma a se stesso (in quanto eautonomia) una legge per la riflessione della natura” (Kant, 1979, 26).
Volendo, quindi, in questo primo capitolo, esaminare quali siano questi “a priori” soggettivi,
ho pensato di poterli rintracciare nella struttura stessa della nostra mente e negli schemi che la
inducono a non “pensare da sé” ogni volta che un problema quotidiano si pone, trovando nel
passato e nella struttura mentale acquisita una pronta, anche se non sempre adeguata, sequenza di
risposte, spesso automatiche.
Indirizzando, quindi, l’attenzione sull’espressione: “Schemi mentali”, non intendo
sottolinearne l’uso in senso specifico, o tecnico, di “struttura conoscitiva”, ma piuttosto prenderli in
considerazione come elementi caratteristici dell’aspetto strutturale della mente e da essi partire per
illustrare le teorie della mente secondo i modelli cognitivista, costruttivista, connessionista e
interpersonale.
1.LA STRUTTURA NELLA MENTE