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IL LOGO
MI SONO CHIESTA: Come lettori a quante cene indimenticabili siamo stati invitati?
A fare da padroni di casa vi saranno stati illustri scrittori, autori di pagine dedicate
a quellatto cos intimo che il mangiare, per mezzo del quale spesso i personaggi
rivelano i loro tratti: metodici o voraci, boriosi o timidi. In alcuni romanzi il cibo
stato protagonista di passaggi clou; a tavola si sono dipanati o complicati misteri,
come spesso accade nei gialli vecchia scuola, e sono avvenute magie di vario
genere.
O quanto film ci hanno attratto perch l'intreccio si SVOLGEVA tra una portata e
l'altra...O quali fiabe e racconti abbiamo divorato per arrivare alla fine delle
storie...O a quali tradizioni regionali siamo affezionati tanto da preparare
ritualmente quei piatti che spesso ci ricordano la famiglia, la regione d cui
proveniamo....Abbiamo trovato esaurienti risposte in noi stessi?? Se lo chiede anche
il Web
a
met,
pulirli
e
salare
linterno.
Alle patate aggiungere parmigiano, toma, prezzemolo, sale e i
capperi
interi,
sciacquati
e
strizzati,
e
mescolare.
Riempire
i
peperoni
e
spolverizzare
con
il
pan-pesto.
Mettere in una teglia unta e infornare a 200 per 40 minuti circa.
Quando sono cotti porli in bella mostra per la tavola !!!
LA CAPONATA DI MELANZANE
Ingredienti
melanzane lunghe gr 500
pomodori da sugo gr 300
1 cipolla affettatauna manciata di olive verdi piccanti
1 costa di sedano
2 cucchiai di capperi sotto sale
" " " di aceto
1 cucchiaio di zucchero
basilico per guarnire
PROCEDIMENTO
Tagliare le melanzane a cubetti , lasciarre a bagno in acqua e sale per almeno 1 ora.Scolarle,
asciugarle e friggerle in abbondante olio. Metterle su una carta assorbente per asciugare
l'olio.
Tagliare a pezzettini la costa di sedano e far bollire in acqua per togliere l'amaro.
In un grosso tegame soffriggere la cipolla tagliata sottilmente, aggiungere i pomodori
spezzettati, aggiungere un po' di sale, far cuocere per una decina di minuti.
Aggiungere i pezzetti di sedano, le olive, tagliate a pezzetti, i capperi, lo zucchero e l'aceto.
Mescolare ed aspettare che l'aceto evapori, aggiungere le melanzane fritte e far insaporire il
tutto per una decina di minuti.
Lascire riposare per un giorno durante il quale i sapori si sono ben amalgamati.
Guarnire con qualche foglia di basilico al momento di servire anche se io nella foto ho
guarnito il piatto con del sedano.
LA STORIA
Anni Sessanta, Stati Uniti d'America, S.Francisco: Joanna "Joey" Drayton, una ragazza
bianca americana, cresciuta in un'agiata famiglia liberal di San Francisco, si innamora del
Dr. Prentice, uno stimato medico afro-americano conosciuto dieci giorni prima alle Hawaii.
I due hanno deciso di sposarsi e si recano a San Francisco, dove Joey intende presentare il
fidanzato ai propri genitori prima che questi riparta la sera stessa per New York, e poi per
Ginevra, dove lo attende un impegno di lavoro e dove hanno previsto di sposarsi.
Joey vorrebbe seguire subito Prentice, ma lui "vuole" prima l'incondizionata approvazione
dei genitori di lei alla loro unione. La madre, commossa dalla sincerit dell'unione, aderisce
all'entusiasmo della figlia, ma il padre, preoccupato per le difficolt cui la coppia andrebbe
incontro, non vuole dare il proprio benestare. A questo punto la situazione diventa ancora
pi intricata: i genitori di John hanno deciso di venire a cena da Joey per conoscere lei e la
sua
famiglia.
Non
sanno,
per,
che
la
ragazza
bianca.
Da qui tutta una serie di dialoghi, toccanti e commoventi di uno spaccato della societ
americana degli anni sessanta. Uno dei primi film di Hollywood in cui si affronta il tema del
matrimonio misto e con cui ci si pu confrontare e rendersi conto di quanto in realt poco sia
cambiato
il
nostro
modo
di
pensare
!!!
Katharina Hepburn ( madre della sfutura sposa e signora bene della migliore societ
americana) dice a Spencer Tracy (padre della sposa , editorialista e famoso giornalista) ".... e
ha imparato quello che noi gli abbiamo insegnato, cio che era ingiusto ritenere che i bianchi,
non si sa per quale ragione, siano superiori ai negri, o ai gialli o ai rossi naturalmente....."
E lui, un giovanissimo Sidney Poitier dice al padre che lo osteggia e non vuole che sposi una
ragazza bianca: "tu, tu ti consideri ancora un uomo di colore: io mi considero ...... un
uomo..."
All'interno del film dialoghi anche spassosi pur se si mostra un'America che si considerava
progressista ma mostrava ancora una forma di bigottismo arretrato. Un film commovente
e intelligente che ti fa riflettere.
.... DOLCE-BICOLORE
INDOVINA COME SI PREPARA ....
Come mai ho scelto il profiterol? Bianco e nero, divertente ma importante. La crema di
mascarpone che invade i bign con morbida glassatura di cioccolato, quello che si scioglie in
bocca lasciandoti un doppio gusto come una coppia mista anni Sessanta. Il dolce della
crema di mascarpone che si impone come un amore difficile ma non impossibile con il
cioccolato fondente, la morbidezza del bigne che rammenta al palato la morbidezza
dell'amore quello vero, quello che sfida tutto e tutti per rimanere vivo, quindi si puo' dire che
questo dolce un inno all'amore, alla dolcezza, alle sensazioni che si hanno vedendo
"Indovina chi viene a cena"...
INGREDIENTI
500 gr. di mascarpone
5 uova intere grandi
5 cucchiai1 pizzico di sale
2 cucchiaini di vino dolce
Dividere gli albumi dai tuorli. Montare a neve gli albumi in una ciotola con un pizzico di
sale
Montare anche i tuorli con lo zucchero fino a che non diventano come una spuma e lo
zucchero sar rcompletamente sciolto. Unire il vino dolce e continuare a montare.
Aggiungete il mascarpone, amalgamare bene con i tuorli e lo zucchero. Incorporare tutto il
mascarpone e aggiungere gli albumi: con un mestolo di legno con delicatezza e movimenti
dal basso verso l'alto cos pronta per guarnire le vostre bign.
Copertura di cioccolato:
400 gr. di cioccolato fondente
100 gr. di panna da montare
100 gr. o q.b. di latte intero
In un tegamino antiaderente il cioccolato fondente, la
panna,sciogliere il cioccolato fondente mescolando con
un cucchiaio di legno e aggiungere il latte cos da
rendere la crema di cioccolato abbastanza morbida.
Raffreddandosi la crema di cioccolato diventer una
copertura pi solida.
Ora prendere i bign, aprirli con delicatezza e con un
cucchiaino riempirli, richiuderli e adagiarli sul fondo
della pirofila che li conterranno. Cominciare con un
fondo di cioccolato coscch i bign che si
appoggeranno non si muoveranno, riempirli in
abbondanza e considerarne almeno 3 pezzi per
persona. Finito il primo piano versarci po' di cioccolato e cominciate con il secondo, a
formare una piramide. Ricordarsi che alla fine di ogni strato BISOGNA mettere il
cioccolato. Ultimo bign in alto e..... via con copertura totale di CIOCCOLATO .
QUESTO, UN
RICETTE TRADIZIONALI
Dal
film
RATATOUILLE
LA STORIA
OLTRE AD innamorarsi del topino Remy, si rimane colpiti dalla scena nella
quale il critico assaggia la ratatouille.. e riaffiorano ricordi di quando era
bimbo e la sua mamma gliela preparava...
Ma allora mi sono domandata " c' qualcosa di diverso in quella ratatouille!"
Ho letto che il consulente gastronomico del film di animazione Ratatouille
stato Thomas Keller (chef del French Laundry -Yountville, California- e di un
impero gastronomico dal Per Se a New York alla catena Bouchon Backery)
e
la ricetta tradizionale si trova anche nel suo libro con il
nome "confit Byaldi", un piatto inventato dallo chef
Michel Gurard nel 1976 e divenuto noto attraverso lo
chef Thomas Keller nel film citato senza friggere le
verdure, togliendo i peperoni ed aggiungendo i funghi,
nella versione di Keller vengono aggiunte due salse, una
di peperoni
e pomodoro, sul fondo e la
vinaigrette
in
cima.
E' una ricetta che richiede pazienza e molto tempo.. sia nella
preparazione che nella cottura.. per ne vale davvero la pena...
la squisitezza delle verdure servite su quella specie di salsa di
peperoni e condite con la vinaigrette ripaga della fatica!!!!!
LA RICETTA: RATATOUILLE
Ingredienti
Aglio
2-3 spicchi
Alloro 2 foglie
Cipolle 2 bianche
Melanzane 2 strette e lunghe
Peperoni 1 verde, 1 rosso
Pomodori 500 gr.
Zucchine 2 strette e lunghe
Sale
Pepe Olio di oliva extravergine 6 cucchiai
Basilico per guarnire
PROCEDIMENTO
Preriscaldate il forno a 180. Sistemate su una teglia i peperoni
tagliati a met e SENZA semi. Infornateli e fateli arrostire per
circa 15 minuti, fino a quando la pelle si staccher facilmente.
Lasciateli raffreddare per poter togliere la pelle e tritateli
finemente con un coltello. Fate soffriggere a fiamma bassa lo
scalogno tritato finemente e laglio in due cucchiai dolio.
Togliete laglio quando comincia a scurirsi e aggiungete i
peperoni tritati. Fate rosolare il tutto per un minuto, aggiungete
la polpa di pomodoro, salate e cuocete per circa 10 minuti
mescolando e senza asciugare troppo la salsa. Aggiungete timo
fresco prima di spegnere la fiamma e lasciate riposare qualche
minuto. Lavate le verdure e tagliatele a rondelle sottili. Ungete
una pirofila da forno e stendete uno strato di salsa di peperoni
sul fondo, conservandone 4 cucchiai in una ciotola. Disponete le
verdure sulla salsa alternando rondelle di zucchine, melanzane,
pomodori e zucca gialla come nella foto.
Preparazione:
pulite e tagliate a fettine cipolle e
aglio, fatele stufare in una larga padella
con 4 cucchiai di olio. Quando sono
trasparenti coprite con parte del latte,
salate e lasciate sobbollire per una
mezzora. Togliete qualche forchettata di
cipolle e tenetela da parte, frullate il
resto, rimettete nel tegame con le cipolle
tenute da parte, aggiungete il resto del latte, portate di nuovo a
bollore e lasciate cuocere finch si ispessita. In una larga
zuppiera disponete le fette di pane, versatevi sopra le uova che
avrete sbattuto con un pizzico di sale, una grattata di noce
moscata e il parmigiano grattugiato. Al momento di andare in
tavola versatevi sopra le cipolle e il loro brodo di latte
bollente, una bella macinata di pepe fresco, coprite per cinque
minuti, servite guarnendo con ciuffetti di prezzemolo.
tipo di impasto
con le lixulae (1) , forse lontane parenti
delle orecchiette, lavorate a mano, impastando farina e acqua, di
forma concava, insaporite con formaggio. Anche i Francesi, anzi
gli abitanti della Provenza, nel Medioevo potrebbero aver
inventato questo particolare formato di pasta, lavorando semola
di grano proveniente dal sud della Francia, ancora oggi uno dei
pi importanti Paesi produttori di grano duro. La pasta si
lasciava asciugare, anzi seccare per evitare le muffe durante
il trasporto. Sarebbero stati poi i Conti di Provenza, dinastia
D'Angi, durante la dominazione in Puglia, intorno al '200, a far
conoscere tale forma di pasta dando il nome di orecchiette.
MIA SORELLA CI OFFRE UN TRADIZIONALE CONTRIBUTO DOC
PROCEDIMENTO
Pulire le cime di rapa prendendo fiori e foglie pi teneri,
lavarle con abbondante acqua fresca corrente, mettere a cuocere la
verdura in molta acqua salata e scolarla nel piatto di portata.
Far cuocere le orecchiette nella stessa acqua dove sono state
cotte le verdure, mentre la pasta cuoce, in un pentolino, posto su
un altro tegame pi grande con acqua portata ad ebollizione,
mettere le acciughe, laglio, lolio ed il peperoncino cosicch i
filetti si sfaldino al calore. Scolare le orecchiette , versarle
nel piatto di portata dove abbiamo sistemato la verdura, unire il
contenuto del pentolino (olio, acciughe, aglio, peperoncino) ed
amalgamare bene il tutto. Servire e, se si vuole, aggiungere una
spolverata di pecorino o di ricotta ascuante formaggio tipico
della Puglia
(1)da
Ilaria Roglieri
La nascita delle orecchiette avvolta nel mistero. Il poeta latino Varrone parla
delle lixulae, un tipo di pasta a forma rotonda con il centro concavo ottenuta con
farina, acqua. Nel Medioevo, nella zona provenzale, si produceva una pasta
simile alle orecchiette, le crosets. Con il grano duro si lavorava una pasta piuttosto
spessa, che veniva tagliata in dischi dal diametro irregolare, incavati con la
pressione del pollice al centro. Alcune fonti attribuiscono alla Napoli duecentesca
dei dAngi Conti di Provenza, il merito di diffondere la pasta provenzale con il
nome di orecchietta. Essi avevano tra i loro domini anche le terre di Puglia. Si
hanno notizie anche intorno alla seconda met del 1500 da Giambattista del Tufo,
scrittore napoletano le cui opere sono ricchissime di notizie storiche sugli usi e
costumi dellItalia meridionale. Per la prima volta le orecchiette venivano descritte
come
prodotto
tipico
di
Bari.
Il nome da quel momento diventa strascinate e maccheroni incavati di Bari.
Secondo la tradizione locale, la forma delle orecchiette sembra sispiri a quella dei
tetti dei trulli. Attorno alla fine del 500, negli archivi della chiesa di San Nicola a
Bari fu ritrovato un documento con il quale un padre donava il panificio alla figlia.
Nellatto notarile si poteva anche leggere che la cosa pi importante lasciata in
dote matrimoniale era labilit della figlia di preparare le recchietedde.
La semola lingrediente principale delle orecchiette. una farina di grano duro,
pi granulosa e ricca di glutine. Talvolta viene utilizzata la semola integrale, pi
grezza. Per preparare le orecchiette, la semola va impastata con acqua tiepida, in
un rapporto di circa 1/3 rispetto al peso della farina. Alcune versioni della ricetta
prevedono anche laggiunta di un uovo che rende limpasto pi calloso.
La ricetta vuole cos:
Prendi la semola, fai il camino, mettici al centro lacqua opportunamente
salata e impasta fino a quando la semola non assorbe tutta lacqua.
Qualcuno ci mette pure una o due uova per rendere le orecchiette pi
callose. Dopo aver impastato, riunire la massa tutta insieme e, quando
diventa liscia come il velluto, metterla da parte coperta da un piatto per
non farla asciugare. Tagliarne un pezzo, impastarlo per bene e
stenderlo con le mani finch non diventi un bastoncino lungo e sottile;
pi
sottile
,
e
pi
piccole
verrano
le
orecchiette.
Dopodich prendere il coltello e cominciare lopera. E qui sta il segreto
perch una questione di dita, di come si muovono fra impasto, coltello
e piano. Col coltello raschiare avanti e dietro il piano per renderlo
rasposo cos da far venire la pasta rugosa e non liscia.
Prendere lo sferre con le due mani appoggiando sopra lindice e il
medio e sotto il pollice: tagliare un pezzo di mazza e tirare, facendo con
i due indici un mezzo cerchio sopra il tocchetto cos che lorecchietta si
rovesci direttamente sotto il coltello e non vada girata sul dito, come
fanno
quelle
che
non
sono
di
Bari.
Man mano che si fanno, mettere le orecchiette ad asciugare al sole.
Lusanza vuole che le orecchiette per il rag siano pi piccole e
preferibilmente secche, mentre quelle da fare con le cime di cavolo
devono essere pi grosse e fresche.
Lo sferre un coltello senza manico e non zigrinato, utilizzato per strascinare i
pezzettini dimpasto sul tavolo. U tavelidd invece un piano di legno su cui si
lavora la pasta fresca. Pi usato e meglio funziona: infatti viene addirittura
raschiato per conferire la tipica rugosit alle orecchiette.
Le orecchiette hanno persino propriet divinatorie. Per prevedere il sesso del
nascituro, la futura madre era solita mettere nellacqua bollente una recchietedde
ed un pezzo di maccherone grosso detto zito. Al forte bollore, questi andavano su
e gi nella pentola: se la donna vedeva salire a galla prima la recchietedde
pronosticava che sarebbe nata una femmina. Se invece vedeva salire prima lo
zito, sarebbe nato un maschio
.
Fonti:
Signorile Vito, Ce se mange isce? Madonne ce ccrsce! Le tradizioni
gastronomiche raccontate da un buongustaio, Gelso Rosso, Bari, 2008.
Sbis Nicola, Puglia in Tavola, Le ricette della tradizione, Adda, Bari, 2009
IL
...DOVE LE
RITROVIAMO?
LO SPIEDO
E date le sue origini bresciane non poteva
non raccontarci un po' la storia dello
spiedo, piatto - utensile tipico di questa
citt, incastrato perfettamente tra la
tradizione bresciana e quella della sua
famiglia. Un accenno storico e una storia
che la
tocca personalmente.Arrostire le
carni
direttamente
sul
fuoco
stata
certamente
la
prima
forma
di
cottura
utilizzata dall'uomo dopo che l'ebbe scoperto, il cui uso
domestico risale a circa due milioni di anni fa , mentre il primo
focolare
sinora
individuato
sembra
posteriore
di
circa
cinquecentomila anni. Nelle grandi cucine dei nobili e dei potenti
sin dal Medioevo esistevano spiedi di diversa lunghezza e
caratura, lo spiedo era in genere montato su anelli di un paio di
pesanti sostegni di metallo disegnati per reggere lo spiedo ad
altezza variabile messi direttamente davanti al fuoco di un
camino.La
specialit
gastronomica
dello
'spiedo, o spet, a Brescia
- ci ricorda
Jessica - designa il piatto 'principe della
sua cucina, divenendo, nel corso dei secoli
un vero oggetto di culto.
Numerosi ristoranti offrono questo piatto da
consumare sia sul posto che da poter portare
a
casa e lo si puo consumare anche nelle
varie feste in tutti i villaggi e paesini che
circondano la provincia.
Jessica inoltre ribadisce come lo spiedo oggi
si componga
di pezzi di carni differenti,
coniglio, maiale e pollo, pezzini di lardo,
salvia e qualche patata. E in alcuni posti si trovano ancora i
tradizionali uccelletti anche se lei quelli proprio non riesce a
mangiarli. Detto questo ci dice che dalle sue parti, per molti
anni stato il piatto tipico da mangiare la sera della Vigilia.
LE BELLE TRADIZIONI
Per molto tempo, fin da quando era piccola la sua famiglia si
riuniva a casa dei nonni materni e in questo ambiente caldo e
familiare il nonno e suo pap se ne stavano a turno davanti al
camino per un minimo di sette ore a far cuocere lo spiedo. Questa
tradizione per lei era particolarmente toccante, soprattutto
quando era piccola: vedere questi due uomini particolarmente cari
al suo
cuore sedersi davanti al camino. Preparare per tutti
questo piatto era ormai la cosa che pi aspettava nel periodo
natalizio. Finito di cuocere lo spiedo lo si mangiava con tutta la
famiglia che proveniva da vari punti dell'Europa, seduta intorno
alla stessa tavola a raccontarsi tutto quello che a causa della
lontananza non si era potuto condividere prima. Dopo la cena il
fuoco si spegneva magicamente, e in qualche modo apparivano tanti
piccoli pacchetti e pacchettini con carte natalizia e fiocchi
rossi, sicuramente portati da Babbo Natale!
Per Jessica lo spiedo, la Vigilia e la feste con la famiglia erano
e sono tutt'ora il momento che preferisce dell'anno. Oggi, dato
che il macchinario per lo spiedo andato perso nella casetta del
nonno, lo hanno dovuto ricomprare ma la gioia comunque grande
e le tradizioni sono rimaste, come quella di raccontarsi tutto
cio' che non si potuto condividere durante l'anno lunghissimo in
cui non ci si visti ma la riunione stata ricca di risate e
tutto il resto... le sembrato di nuovo di avere 10 anni, quando
il nonno, ancora in forma e non essendo ancora malato poteva
occuparsi del camino, del fuoco e dello spiedo.
PREPARAZIONE:
Lavare per bene gli ingredienti, sopprattutto
quando vengono dal mare per evitare di trovare
lische, ossi di seppia o semplicemente della
sabbia. In una pentola dai bordi alti mettete
un filo di olio, le foglie di alloro, gli
spicchi d'aglio tagliati a met e il preparato
per soffritto. Lasciate soffriggere qualche
minuto mentre taglierete i pesci a pezzettini.
Dopo qualche minuto buttate anche il pesce in
pentola (tranne i gamberetti che aggiungerete
dieci minuti dipo) e sfumate il tutto con un
bicchiere di vino bianco. Lasciate cuocere ancora qualche minuto e
neppure la fatica. Gli chiesi se aveva mai provato. Mi disse, avvicinandosi circospetto e
sussurrandomi allorecchio, col suo alito invero sgradevole, che era molto difficile, perch il
satirion viene ormai coltivato solo dai vescovi e dai cavalieri loro amici, che se ne servono per
accrescere il loro potere. Posi fine al suo discorso e gli dissi che quella sera il mio maestro
voleva leggere certi libri in cella e desiderava mangiare lass. Facio mi, disse, facio el casio
in pastelletto.Com?. Facilis. Pigli el casio che non sia troppo vecchio, n troppo
insalato e tagliato in feteline a boconi quadri o sicut te piace. Et postea metterai un poco de
butierro o vero de structo fresco rechauffer sobre la brasia. E dentro vamos a poner due
fette de casio, e come te pare sia tenero, zucharum et cannella supra positurum du bis. Et
mandalo subito in tabula, che se vole mangiarlo caldo caldo.Vada per il casio in
pastelletto, gli dissi. Ed egli scomparve verso le cucine, dicendomi di attenderlo. Arriv
mezzora dopo con un piatto coperto da un panno. Lodore era buono.Tene, mi disse, e mi
allung anche una lucerna grande e piena di olio.Per che fare? chiesi.Sais pas, moi, disse
con aria sorniona. Fileisch tuo magister vuole ire in loco buio esta noche.Salvatore sapeva
evidentemente pi cose di quanto non sospettassi. Non investigai oltre, e portai il cibo a
Guglielmo. Mangiammo, e io mi ritirai nella mia cella. O almeno, finsi. Volevo trovare
ancora Ubertino, e di soppiatto rientrai in chiesa.
Tradotta dal linguaggio proto-esperanto di Salvatore (parlava tutte le lingue, e nessuna),
ecco la ricetta:
Il casio in pastelletto
INGREDIENTI
- Formaggio tipo latteria
- Burro o strutto
- Zucchero di canna
- Cannella in polvere
Prendere del formaggio non troppo vecchio e non troppo salato e tagliarlo a fettine. Mettere
sul fuoco una pentola con un po di burro o strutto e porvi le fettine a intenerire. Quando la
cottura quasi ultimata, spolverare con zucchero e cannella. Servire caldo.
Blog di Innassia Z
UN SUGGESTIVO RIFERIMENTO A
Bella Notte
BELLA NOTTE
dolce sognar
e lasciarsi cullar
nell'incanto della notte
le stelle d'or
con il loro splendor
sono gli occhi della notte
le stelle d'or
PROCEDIMENTO
Scaldate lolio in un tegame, aggiungete laglio e la cipolla e
soffriggete fino a doratura. Schiacciate i pelati e aggiungeteli
al soffritto. Portate a bollore e abbassate la fiamma. Aggiungete
sale, pepe, zucchero e prezzemolo. Regolate di sale e cuocete a
fuoco lento per 10 minuti. A fine cottura aggiungete il basilico.
INGREDIENTI PER LE POLPETTE:
180 g di manzo magrissima,
60 g di trita di maiale,
60 g di vitello,
120 g di mollica di pane fresca oppure 100 g di ricotta,
60 g di latte,
30 g di parmigiano grattugiato,
sale e pepe a piacere,
2 cucchiai di prezzemolo tritato,
1 uovo,
1 di cucchiaio dolio doliva,
farina per infarinare le polpette.
PROCEDIMENTO
In una terrina mescolate le carni tritate. Unite la mollica di
pane dopo averla fatta ammollare nel latte (oppure usate la
ricotta), il parmigiano, il sale, il pepe, il prezzemolo, luovo e
lolio doliva. Amalgamate il tutto e formate delle piccole
palline. Versate un filo dolio in una padella. Quando sar caldo
mettete nella padella le polpette leggermente infarinate e
lasciatele cuocere per 3 o 4 minuti. Intanto portate a bollore
abbondante acqua salata. Fate cuocere 500 g di spaghetti al dente,
scolateli e saltateli con il sugo per circa 1 minuto. Disponeteli
in un piatto da portata e mettete sopra le polpette. A parte
servite il parmigiano, il sugo per chi desidera aggiungerne e il
basilico al momento di servire.
PROCEDIMENTO
Tagliare gli scalogni e rosolarli
nel burro per 10 minuti.
Aggiungere il prezzemolo tritato, il succo del limone, sale, pepe
e pangrattato. Mescolare
tutti gli ingredienti e lasciar
raffreddare. Incidere la carne internamente in modo da poterla
farcire.
Riempirla
con
il
composto.Tritare
insieme
timo,
rosmarino e un p di sale e pepe. Massaggiare esternamente la
carne con questo trito.Scaldare un grosso tegame
con un filo
d'olio e rosolare l'arrosto su tutti i lati.
Disporlo su una teglia da forno e cuocere a forno preriscaldato a
180 per un'ora circa.
Tagliare a fette non troppo sottili e servire.
Con l'omaggio a
POPINGA ...
PROCEDIMENTO
Lessare le patate, passarle al setaccio,mescolare la purea ottenuta con le
uova e il parmigiano e gli spinaci lessati passati, sale pepe e noce
moscata. Disporre met composto in una teglia imburrata cosparsa di
pane grattugiato, mettere uno strato di mozzarella e prosciutto, coprire
con il resto dell'impasto, dei fiocchetti di burro e pane grattato. Forno
caldo (180) per 20 minuti.
Ingredienti:
300 g di farina di farro integrale bio
250 g di zucchero di canna grezzo bio
1 tazzina da caff per met olio di sesamo e met olio evo
300 ml di latte di soia bio
1/2 bustina di lievito per dolci
2 cachi bio
1/2 arancio bio
Procedimento:
Amalgamare la farina di farro con lievito, zucchero
grattuggiata, in un secondo momento la tazzina di olio;
mescolando bene in modo tale da ottenere un crema
aggiungere la polpa dei cachi amalgamando il tutto. E via
50 minuti.
e la scorza darancia
versare il latte di soia
liscia. Successivamente
in forno a 180 per 40-
Questa appena descritta la ricetta della torta che Cappuccetto Rosso prepara
per la nonna ammalata che abita nel bosco, storia che si pu raccontare ai
propri bimbi o nipoti prima della nanna pomeridiana e prima della buona notte;
la preparazione della torta fa parte integrante della fiaba e se proviamo a
saltarla forse ve la chiede lui torta
(preda di una spadara di Bagnara), ecco che lApecar si fermava davanti casa nostra e u
Prussuri usciva per comprarne delle fette.A casa nostra si faceva alla griglia, con
limmancabile sarmurigghiu (olio, limone, aglio ed origano selvatico), oppure si facevano
gli involtini gli involtini di spada che prendevo sempre al ristorante e che sono uno dei
sapori della mia infanzia, indelebili ricordi della mia famiglia riunita attorno al tavolo.Se
trovo pesce spada che abbia un colore ed unaspetto che mi piace, ecco che u Prussuri che
c in me non riesce a fare a meno di prenderne un bel trancio per ritornare a gustare, non
solo qualche involtino, ma anche il gusto del rumore dellApecar, del vociare attorno a don
Pep e dellarmeggiare di mio padre per preparare u sarmurigghiu.Questa una variante
ai tradizionali involtini di pesce spada , arricchita da elementi diversi dallagrodolce siciliano
e dal solo salato reggino, serviti con contorno di chips di patata (cotte a microonde)
aromatizzate con erbe provenzali.Gli aromi ed il sapore dei pomodorini confit bene si
sposano con mazzancolle, pesce spada ed origano selvatico, esaltandone le note
meridionali.
Preparazione:
Tagliare fette sottili di pesce spada (e "batterle"
tra due fogli di carta oleata per appiattirle
ulteriormente), disporle sul piano di lavoro e
cominciare
a
distribuire
gli
ingredienti
all'interno:Un mix di sale, pangrattato, origano
selvatico secco e parmigiano reggiano su tutta la
fettina, poi mettere all'inizio una coda di
mazzancola cruda, a seguire
uno o due
pomodorini confit ed un pugnetto di radicchio e
lattughina tagliati a striscioline sottili.Arrotolare
bene, passare nel mix (pangrattato, parmigiano, origano e sale), metterne
quattro o cinque accanto ed infilzarli con due o tre spiedini lunghi.Scaldare
bene una padella antiaderente, un filo d'olio e procedere ad una buona rosolata
da entrambi i lati, sfiammare con il brandy e portare a fine cottura, coperti ed
un goccio d'acqua in padella.
Per la terrina:
Lessate quel gran bel cavolfiore che avete acquistato (o raccolto dall'orto) in
abbondante acqua salata, diviso in cime e accompagnato da una patata; scolatelo e
tenete da parte. Sbudellate le salsicce, sgranatele e saltatele in padella, con giusto
un filino di olio, quando saranno ben colorite, ma ancora morbide togliete dalla
padella, conservando l'eventuale fondo che andr integrato con
2 o 3 cucchiai di olio. Fate soffriggere nell'olio l'aglio in camicia
leggermente schiacciato e il peperoncino quando l'aglio sar
ben colorito eliminatelo, spostate la padella via dal fuoco e
versate dentro con molta attenzione le cimette di cavolfiore.
Rimettete sul fuoco e fatele soffriggere, un po' schiacciandole
con la cucchiarella, aggiustate di sale e fate rosolare. Riportate la salsiccia nella
padella e fate saltare ancora per qualche minuto. Nel frattempo avrete messo su
anche la pentola dove cuocerete la pasta, che appena sar pronta andr scolata e
versata nel cavolfiore per farla insaporire. Vi consiglio di scolare la pasta poco
prima che abbia raggiunto la cottura ottimale, visto che andr sia saltata che
infornata.
Ricoprite il fondo di una pirofila con uno strato di salsa Mornay, versate met della
pasta condita e ricoprite con la scamorza e altra salsa. Coprite con l'altra met della
pasta, ancora salsa e una generosa spolverata di formaggio grattugiato. Mettete in
forno a 180-200 fino a quando la parte superiore non avr raggiunto una discreta
colorazione.
impiattare
prima
di
mangiare
Jamme
bbell,
j!
Grazie Gigi.
Dapprima
IL NOME...CHE ORIGINE HA ?
L'etimologia del nome incerta, kuchen significa dolce, mentre
leb potrebbe derivare dal latino libum (focaccia), oppure dalle
parole tedesche laib (pagnotta) , leb-honigh (il tipo di miele
utilizzato), leben (vita).
Con sicurezza, ribadisce Costanza, "i Lebkuchen sono stati
inventati nel 13 secolo dai monaci in Franconia. Ci sono
documenti
che
attestano
l'esistenza
dei
Lebkuchen
a
Ulm
(Baviera)nel 1296 e a Norimberga nel 1395. Sebbene esistano molte
varianti nella preparazione di questi biscotti, generalmente gli
ingredienti pi utilizzati sono miele,
nocciole,
mandorle,
noci, frutta candita e un mix di spezie tra cui semi di anice,
coriandolo, chiodi di garofano, zenzero, cardamomo, pimento,
cannella, noce moscata...
Luxembourg
FEDE si presenta:"... passione, curiosit e voglia di sperimentare sono le cose che insegno ai
miei figli condivise da mio marito. Amo tutte le arti manuali, sono affascinata da tutto ci
che mi circonda. Immagino, elaboro e creo con il cuore, con l'animo di una bambina scopro e
mi stupisco delle mie piccole conquiste. Amo la vita in tutte le sue sfacettature. Prima di
assaggiare un piatto lo annuso ad occhi chiusi per captarne le emozioni e per capire se riesco
a trasmetterle ad altri!"
E proprio l'espressione "Prima di assaggiare un piatto lo annuso ad occhi chiusi per
captarne le emozioni "mi ha colpito per la sua semplice immediatezza
La zucchina, questo ortaggio ricco di propriet, Fede lo usa per ogni squisitezza di
moltissimi piatti.Ottimi fritti, spadellato per un sugo veloce, ripieno... e chi pi ne ha ne
metta!
Ed ora passo passo ci indica l' appetitosa ricetta per la sua FOCACCIA AI FIORI DI
ZUCCHINA
INGREDIENTI:
500gr di farina manitoba
50gr di lievito madre secco(alternativa 1 bustina di lievito mastrofornaio)
300gr circa di acqua a temperatura ambiente
1 cucchiaino raso di sale aromatico(nel blog trovate la ricetta)
2 cucchiaini rasi di zucchero
olio extra vergine di oliva
2 mozzarelle tagliate a cubetti
MATERIALE NECESSARIO:
pirofila 28 per 36 circa
carta da forno
pellicola
tela o canovaccio
COME SI PROCEDE..
Mettere la farina, lo zucchero, il lievito nell'impastatrice(lei ha il kitchen Aid ma penso che
per gli altri modelli sia lo stesso) accendete e fate andare a bassa velocita,aggiungete l'acqua,
poca alla volta, il sale, 2 cucchiai di olio. Per chi non usa l'impastatrice, mettere in una boulle
nello stesso ordine gli ingredienti. L'impasto deve essere morbido e appiccicoso, raccogliete a
palla e mettetela nella vostra pirofila rivestita con la carta da forno -
e iniziate a stenderla con le dita fino a coprire tutto il fondo della pirofila
togliete la pellicola,date una spolverata di sale (facoltativo) infornate a 200, con forno preriscaldato per circa 20 minuti, trascorso questo tempo aprite il forno adagiate i fiori di
zucchina e spolverate con la mozzarella
Ascoli Satriano
Il Polo Museale ubicato nel complesso monumentale del Monastero di Santa
Maria del Popolo, il complesso monumentale costituito dalla chiesa e dal
monastero. Non da escludere che la chiesa sia antecedente al monastero e
databile intorno al XIII secolo. a due navate con abside poligonale. Linterno
mostra ancora i segni evidenti dei restauri eseguiti a met del Settecento,
mentre la facciata in stile seicentesco. L'apporto gastronomico del gruppo del
Polo Museale ricco della tradizione della zona foggiana .
ECCO IL CONTRIBUTO
Ciccicuotti
Ingredienti
grano tenero commestibile,
chicchi di melograno,
noci sminuzzate,
cannella,
vaniglia,
vincotto
Preparazione
In un recipiente mettere: il grano tenero, i chicchi di melograno, le noci
sminuzzate, la cannella, la vaniglia; il tutto amalgamato con il vincotto.
Questo dolce sconosciuto ai pi giovani, sono poche le famiglie che usano
ancora prepararlo. I ciccicuotti si avviano a diventare reperti di archeologia
gastronomica. Si preparano il 2 novembre.
Ricetta Ciccicotti o Cicc Cuott, il Grano dei Morti,
piatto tradizionale della Festa dei Morti
Ricetta tradizionale pugliese del Grano dei Morti, che nel dialetto tradotto come ricetta
Ciccicotti o Cicc Cuott, una ricetta antichissima che secondo taluni affonderebbe le sue
origini addirittura nella cultura saracena. E a tutti gli effetti un piatto completo, anche se
oggi viene considerato un dolce. E basato su grano cotto, melograno, noci e vin cotto. Si
racconta che questo piatto venisse preparato in occasione della festivit del 2 novembre per
dar modo alle famiglie di dedicare tutta la giornata alle visite ai propri defunti. Non cera
tempo per cucinare ed era anche una forma di rispetto per i morti. Al rientro, quindi,
cerano solo i cicc cuott.
I SIMBOLI
C poi tutta una simbologia legata agli ingredienti di questo piatto. La simbologia del
Melograno ha radici antiche, la si trova raffigurata in diverse opere egizie, greche e romane.
Nellantico Egitto il Melograno veniva utilizzato nelle cerimonie funebri a simboleggiare il
nutrimento per i morti, mentre in Grecia veniva spesso raffigurato in mano alle divinit
come frutto sacro. Nella tradizione cristiana, poi, il Melograno viene associato al sangue di
Cristo e dei martiri. Una leggenda vuole che un apostolo avesse raccolto i sassi bagnati del
sangue di Cristo sulla via del Calvario per metterli poi in un sacchetto. Alla sera i sassi erano
spariti ed al loro posto era comparso un Melograno. Anche il grano ha una simbologia ben
precisa.
Nellantico Egitto la spiga dorata era attributo di Osiride. Nella mitologia babilonese il dio
Tammuz incarnava lo Spirito del grano: era un giovane dio che ogni anno moriva per poi
tornare in vita, cos come il seme di grano deposto nella terra deve morire per poi rivivere
come germoglio e poi come spiga.
Un tema questo che viene ripreso nei vangeli. Nel passo famoso del vangelo di Giovanni (12,
24-25) il Cristo dice testualmente: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane
solo; se invece muore, produce molto frutto.
Il chicco di grano diventa il simbolo del Cristo che si sacrifica sulla croce per poi risorgere,
ma anche il simbolo delluomo che deve rinunciare a se stesso se vuole risorgere alla vita
divina.
GLI INGREDIENTI del Grano dei Morti:
800 gr di grano
400 gr di noci
2 melograni
100 gr di zucchero
mezzo litro di vino cotto
100 gr di cioccolato (facoltativo)
PROCEDIMENTO
Riempite una pentola di acqua, deve contenere acqua per circa tre volte il volume del grano.
Fate venire a bollire e cuocete il grano per circa cinque minuti. Poi coprite con un coperchio
e tenete a bagno il grano per qualche ora, anche tutta la notte. Il mattino dopo troverete il
grano completamente aperto, come esploso. Toglietelo dallacqua e mettetelo in una ciotola
capiente. Aggiungete lo zucchero, le noci sgusciate e spezzettate grossolanamente, il
melograno sgranato e irrorate abbondandemente di vino cotto. Mescolate bene e se vi piace
aggiungete dei pezzi di cioccolato.
Viene ormai fatto in pochi paesi, ma con mia grande sorpresa ho trovato alcuni siti che
addirittura parlano di sagre dei ciccecuotte, come questo a Sant'Agata di Puglia "Sagra dei
ciccecuotte", ed anche nel blog di Ornella se ne parla come "La colva"
In passato, infatti, un'antica usanza vedeva in molti paesi del foggiano, preparare nel periodo
dedicato ai defunti, questo semplice dolce, fatto di ingredienti poveri e che si avevano in casa:
chicchi di grano cotti, acini di melograno e vino cotto di uva
I bambini, una volta, nel periodo dei morti bussavano alle porte delle abitazioni e, al canto di
un ritornello, chiedevano un p di "cicc cutt" e non caramelle e altro come oggi.
Si insegnava ai bambini il rispetto di questo periodo, come rispetto per i propri cari defunti.
Un p per esorcizzare la paura che potevano fare i defunti.
Ma a spaventare non erano i defunti..
In passato a spaventare era la povert, e la povert faceva modo che estro e fantasia si
sprigionassero anche nei dolci e quindi si utilizzava tutto ci che si aveva in casa.
Li cicc cuott p' l'aneme 'li muort
Nei giorni dedicati ai Defunti, fatti di mazzi di crisantemi, vi chi vuole condividere la
ricetta di un dolce tradizionale che viene preparato alla Vigilia del giorno dei morti nel paese
della suocera della curatrice del Blog che vive a Deliceto, nel Subappennino meridionale
Li cicc cuott p' l'aneme 'li muort, ovvero il grano cotto in onore
delle anime dei defunti.
Se si hanno a disposizione un p di melograni, ci si pu mettere
all'opera, volendo riassaporare quel gusto del passato con
ingredienti poveri ma essenziali :
@ 300 gr di grano
@ 100 gr di melograno
@ 100 gr di cioccolato fondente
@ 100 gr di mandorle o nocciole o noci o miscuglio di tutti e tre
@ 1 pizzico di cannella
@ 1 pizzico di garofano
@ Vino cotto d'uva 6 cucchiai
COME SI PROCEDE
Cuocere il grano in abbondante acqua salata, farlo raffreddare e poi aggiungere i chicchi di
melograno, il cioccolato a pezzetti grossolani, la cannella, il garofano, le mandorle
sminuzzate e il vino cotto, mescolare, lasciare insaporire e poi assaporare.
Ed ecco qua i cicc cutt
I LINK DEI BLOG DA CUI SONO STATE PRESE LE NOTIZIE
http://pagnottina.blogspot.it/2010/10/ciccicotti-o-cicc-cutt.html
http://www.paponeincucina.it/?p=1170
alla memoria
Odette de Crcy
o della straordinaria armonia sonora delle grida dei venditori
del mercato di Parigi;
Mme de Villeparisis
o addirittura del pranzo dalla duchessa di Guermantes,
Guermantes
infine della serata da Mine Verdurin nella Prigioniera
UN ....SAPORITO PIATTO
da IL TEMPO RITROVATO grandi classici), 1997.
Marcel
Proust- Mondadori
Insalata di patate,
piccante
(Oscar
Per 2 persone
3 grosse patate lesse
2 uova sode
4 cetriolini sottaceto
1 cucchiaio di senape
olio extravergine d'oliva
Tabasco
maionese 50 -70 g
sale e pepe
PROCEDIMENTO
Pelare le patate, tagliarle a pezzetti e
schiacciarne la met.
Tritare i cetriolini. Sgusciare le uova e dividere i tuorli dagli
albumi, poi tritare gli albumi. Mettere i tuorli in una ciotola,
e amalgamarli con con la maionese, la senape, lolio e qualche
goccia di Tabasco, del sale e pepe macinato al momento. Riunire
in uninsalatiera le patate, i cetriolini e gli albumi, aggiungere
la salsetta piccante appena preparata, mescolare con cura.
Aggiustare di sale e mettere in frigorifero per circa unora prima
di servire.
Bloomsday - Dublino
Mr
L'AMBIENTE
Il litorale romano un tratto di costa ancora ricco di
biodiversit, con una vegetazione costiera che si
conservata in larga parte e numerose comunit di
pescatori che praticano ancora la piccola pesca
costiera e praticano ancora alcune tradizioni locali
come la pesca della tellina.
IL MOLLUSCO
La tellina (Donax trunculus L. si trova
comunemente sulle coste italiane ovunque ci
siano fondali sabbiosi ma, nella zona da
Passoscuro a Capo d'Anzio, parte della quale
nella Riserva Naturale del Litorale Romano,
la pesca sempre stata abbondante e
rinomata fin dai tempi romani, PER qualit e finezza della sabbia. Lo confermano
documenti del '500 dove si parla di cessione dei terreni destinati a tale attivit: "ai 18 di
aprile del 1595 Andrea Cesi vendette a favore del cardinale Girolamo di Ciriaco e di
Asdrubale fratelli Mattei, la peschiera delle telline esistente sulla spiaggia del mare del casale
di
Corteccia
e
Cesolina
o
Villa,
per
scudi
2000".
Recentemente da Minturno, nei pressi di Latina, le comunit di pescatori si sono spostati
stagionalmente per pescare lungo la dove sfociano il Tevere e l'Arrone, fermandosi dove la
pesca era pi propizia e costruendo delle capanne sulla spiaggia per ripararsi.
Erano nomadi del mare, si fermavano ogni stagione in un punto della costa e,
dove si fermavano, costruivano capanne che riutilizzavano anche negli anni
successivi. Non pescavano solo telline ma anche altre specie che trovavano
sotto costa. Quando questi gruppi di pescatori decisero, alla fine degli anni '50,
di fermarsi stanzialmente nei luoghi di pesca, comparvero i primi villaggi dei
pescatori fatti in muratura, costruiti dove un tempo sorgevano le capanne di
legno. E' possibile ancora oggi osservare questi primi nuclei di insediamento a Fregene, a
Ostia e in altre localit lungo le poche decine di chilometri di questo litorale.
Questo mollusco ormai ricercato, nella forma bivalve pi dolce e delicato di altri
molluschi, pi piccola e dal gusto inconfondibile, tanto che va condita poco per rispettarne le
delicate qualit.
Oggi la gastronomia anche casalinga ne ha fatto un simbolo dedicandole
il piatto pi famoso: spaghetti con le telline ( e quando non si trovano in
pescheria o presso i pescatori) con le vongole.Piatto che ha trovato il suo
momento di massimo splendore negli anni '50, nel periodo della Dolce
Vita, quando sulle spiagge del litorale arrivavano dalla vicina Cinecitt
attori e registi, tra i quali Federico Fellini, a degustare le pregiate telline.
Solo con il mare calmo possibile pescarle ed una attivit - pesca che
si pratica tutto lanno, ad eccezione dei periodi di fermo biologico della
pesca in aprile. I pescatori usano solo i rastrelli da natante o i rastrelli a mano e lo fanno con
piccole imbarcazioni da pesca costiera.
ECCOLA A VOI...
- una volta acquistato circa un kg (per quattro /cinque persone) di lupini o telline o vongole
veraci o tartufi di mare (meglio i lupini perch pi saporiti anche se pi piccoli, anche aw il
top fare un misto tra lupini e vongole veraci/telline) metteteli a bagno in acqua fredda per
almeno 30 minuti
- prendete i molluschi levateli dall'acqua e metteteli dentro una padella con coperchio, su
fiamma viva. Ogni tanto controllate che si aprano: man mano che si schiudono, levateli con
un cucchiao o pinza
- fate raffreddare i molluschi e poi sgusciateli lasciandome magari qualcuna come
guarnizione e immergete quelli sgusciati nel vino bianco.
- prendete l'acqua rimasta in padella dopo che si sono aperti e mettetela da parte (filtratela
se ce ne fosse bisogno)
- simultaneamente avrete fatto soffriggere dell'olio con aglio e
peperoncino in una padella dal fondo concavo (tipo wok).
- buttate spaghetti o vermicelli in acqua salata.
- scolateli a met cottura mantenendoli un p bagnati e metteteli
nella padella del soffritto.
- aggiungete per gradi l'acqua dei molluschi in modo tale da far
finire la cottura degli spaghetti nella padella. Negli ultimi due
minuti aggiungete le vongole/lupini/telline
- impiattate aggiungendo prezzemolo fresco e le vongole col
guscio
COLLAGE DELL'INIZIATIVA
La nostra amica dal suo blog
CHAOS LA SFINGE
consiglia "mangiare bene stando poco ai fornelli: ricette domenicali veloci
Ecco come si confida: ...quello della domenica anche il nostro spazio di relax dove ci
concediamo una piccola chiacchierata come in un breve diario personale....cos di domenica
mi auguro che voi l'abbiate trascorsa senza troppo sgobbare ai fornelli ... Certo potete
sempre provare a coinvolgere tutti nella interessante ed allegra attivit in cucina ... ma
non sicuro che si riuscir ad avere successo in questa attivit per coinvolgere tutti.
La Nostra Amica, per godere un giorno di meritato riposo, suggerisce di programmare un
pasto gustoso, veloce e poco impegnativo nella preparazione.
Dal primo con pasta fresca ( ad esempio tagliatelle)...
presa al supermercato dove alcune paste sono veramente buone e ti fanno venire voglia di
cucinare...si avr un primo speciale condito col burro o con una salsa al pomodoro, oppure
con besciamella e prosciutto cotto a pezzetti.
IL SECONDO ...
PROCEDIMENTO
Fare sciogliere il burro in un tegamino coperto e capiente da disporvi le scaloppine,
infarinare la carne, adagiare le fettine sul fondo della teglia, girarle quando sono cotte dal
primo lato. Una volta rosolate aggiungere una tazzina da caff
di vino bianco e lasciar evaporare, coprire e lasciare cuocere
evitar che si asciughi la salsetta: devono risultare tenere, non
secche. Spegnere e lasciare coperto. Si possono servire con
contorno di patate o insalata o verdure cotte.
Potremmo rac-cordare le Ricette dalla tavola del famoso set del
film "Indovina chi viene a cena?" con la nostra iniziativa
perch in quel set si servirono scaloppine per festeggiare
lincontro tra le due famiglie.
IL CONTRIBUTO DI
Marco Fulvio Barozzi (BLOG
Scienza e
letteratura: terribilis est locus iste) con QUESTO RISOTTO
D'AUTORE: Risotto alla milanese", ricetta di C. E. Gadda
Non solo questione di fame, riguarda la perizia culinaria. La
prova la troviamo in un breve racconto pubblicato da Gadda sulla
rivista dellEni, Il gatto selvatico nell'ottobre del 1959.
E' noto che cucina e narrativa hanno un lungo e consolidato
rapporto. Da secoli e millenni. Non c scrittore che non se ne
sia occupato, mettendo a tavola i suoi principali personaggi
"L'approntamento di un buon risotto alla milanese domanda riso di
qualit, tipo Vialone, dal chicco grosso e pi tozzo del chicco
tipo Caterina, che ha forma allungata, quasi di fuso. Un
riso...con il chicco qua e l coperto dai residui sbrani duna
pellicola, il pericarpo, come da una lacera veste color noce o
color cuoio... cucinato a regola, d luogo a risotti eccellenti,
ricchi di quelle vitamine che rendono insigni i frumenti teneri, i
semi, e le loro bucce velari. Il risotto alla paesana riesce da
detti risi particolarmente squisito, ma anche il risotto alla
milanese: un po' pi scuro, vero, dopo l'aurato battesimo dello
zafferano.
Recipiente classico per la cottura del risotto
alla
milanese
la
casseruola...di
rame
stagnato, con manico di ferro, vecchia e
pesante casseruola ricco arredo della vecchia,
della vasta cucina e faceva parte come numero
essenziale del rame o dei rami di
cucina, lucidi rami figurano sull'ammattonato,
a rimandare un raggio del sole che, digerito il
pranzo, decade. Rapitoci il vecchio rame, non
rimane che aver fede nel sostituto: l'alluminio.
La casseruola, tenuta al fuoco pel manico o per una presa di
feltro con la sinistra mano, riceva degli
spicchi o dei minimi pezzi di cipolla tenera,
e
un
quarto
di
ramaiolo
di
brodo,
preferibilmente di manzo: e burro lodigiano
di classe.
Burro, quantum prodest, udito il numero de'
commensali. Al primo soffriggere di codesto
modico
apporto,
butirroso-cipollino,
per
piccoli reiterati versamenti, sar buttato il
riso: a poco a poco, fino a raggiungere un totale di due tre pugni
a persona, secondo l'appetito prevedibile degli
attavolati: n il poco brodo vorr dare inizio per s
solo a un processo di bollitura del riso: il mestolo
(di legno, ora) ci avr che fare tuttavia: gira e
rigira.
CONSIDERAZIONI LETTERARIE
Nel Sillabario goloso (Mondadori, 2011) di Laura Grandi e
Stefano Tettamanti, raccolta di sapori, ricette, curiosit, consigli
a tema rigorosamente gastronomico, si tratta di questa ricetta
del risotto alla milanese di Gadda: solo uno degli esempi di
come fare letteratura parlando di cucina, e viceversa, ed anche
una fra le ricette pi dettagliate di cui si sia a conoscenza.
Lo stesso Italo Calvino, nelle Lezioni americane, la scelse come
esempio dellenciclopedismo di Gadda. Il testo " gronda" della
ricca prosa dello scrittore oltre che di burro, pur se
l'espressione quantum sufficit limita il rischio di far affogare il
riso nel grasso. Il risalto dato al burro riporta a un modo di fare cucina che caratterizzava
uno dei Nord-Sud nella geografia gastronomica. La Lombardia di Gadda e buona parte di
Piemonte e Veneto, era una regione al burro; il Nord che guardava a una certa cucina
francese, a sua volta settentrionale, e a quella dellEuropa centrale e ancora pi su, mentre le
altre regioni erano il Sud allolio.
C per un aspetto che colpisce in modo particolare chi si accinge a cucinare: Gadda non
solo accurato quanto a ingredienti e tecnica, ma segue laspirante cuoco passo passo, senza
saltare alcun procedimento. E se ai lettori dei moderni testi di cucina la cosa sembra prolissa,
si deve ricordare che chi non ha troppa dimestichezza con i fornelli spesso lamenta la troppa
esiguit delle spiegazioni nei moderni ricettari, il linguaggio che d tutto per scontato e
lingenerosit di chi redige i ricettari che concede poco del proprio tempo: la fretta dei nostri
tempi.
costruzione della Rocca Paolina il segno della sconfitta. Le tensioni con la Chiesa restano
una costante: nel 1859 la citt saccheggiata dalle truppe papaline in risposta
allinsurrezione popolare che aveva portato alla parziale distruzione dellodiata Rocca (fonte
Guida di Perugia)
Ingredienti:
500 grammi di farina (oppure 300 grammi di farina e 200 grammi di fecola )
4 uova
200 grammi di zucchero
200 grammi di strutto (oppure burro)
1 bustina di lievito
1 bicchierino di Alchermes
mezzo bicchiere di latte
la buccia di 1 limone grattugiata
50 grammi di zucchero a velo
50 grammi di confettini di zucchero colorati per la glassa:
4 albumi duovo montati a neve con lo zucchero;
per la decorazione: confettini colorati.
PROCEDIMENTO :
si lavorano insieme farina con aggiunta di strutto (o il burro), lo zucchero, le uova e
lalchermes il latte e la buccia di limone grattugiata. Unire, poco alla volta, la farina
setacciata insieme al lievito e amalgamate bene gli ingredienti con una spatola. Quando gli
ingredienti saranno ben omgenei, rapidamente la restante farina. Limpasto dovr risultare
alquanto molle. Una parte dellimpasto viene lavorato a forma di un bastone di circa 5 cm. di
diametro con il quale si former una ciambella che viene sistemata su una teglia ben unta;
con unaltra parte di impasto si formano due rotolini di circa 2 cm. di diametro, sistemati a
croce nel centro della ciambella. Con la restante pasta si formano 5 sfere da poggiare sugli
incroci e al centro della croce. Con le forbici si intagliano i bordi e le sfere della ciaramicola.
Versate il composto in uno stampo a ciambella, imburrato e infarinato e porre il dolce in
forno preriscaldato a 180 gradi per 50 minuti circa. A cottura ultimata, togliere il dolce dal
forno, toglietelo dalla forma e fatelo raffreddare. Mettere albume di uovo rimasto in una
ciotolina, aggiungere poco alla volta lo zucchero a velo setacciato, spennellate il composto
sopra
il
dolce
e
cospargetelo
subito
con
i
confettini
colorati.
Riprendiamo , la mattina di Pasqua, la tradizione far colazione con questa ciambella nei
colori della primavera, con della cioccolata calda...rito familiare..
???!!!