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IL DOMINIO SEMANTICO E LESSICALE DI POESIA NEL FRANCESE PRECLASSICO (=ANTERIORE AL XVII SECOLO) Il XVI secolo non rappresenta che

un istante nella vita della parola posie, lunga quanto la nostra civilt occidentale; questa longevit rischia di occultare, ai nostri occhi, le risemantizzazioni successive di cui la parola ha potuto essere loggetto. Cos, rifacendoci allaccezione comune odierna, tenderemo ad attribuirle, prima di tutto, il tratto semantico particolare di arte di fare versi, in opposizione alla prosa. Il TLF struttura larticolo POESIE dandogli in primo luogo, nel dominio della letteratura (I), la definizione (A.1): Genere letterario associato alla versificazione e sottomesso a delle regole prosodiche particolari, variabili secondo le culture e le epoche, ma tendente sempre a mettere in risalto il ritmo, larmonia e le immagini, da cui deriva (B) un valore metonimico: carattere poetico; in secondo luogo (II), senza riferimento alla letteratura, il TLF definisce posie in unaccezione metaforica (A proposito dellaspetto di una qualunque realt che pu avere un potere superiore di ragionamento o risvegliare il sentimento poetico)1. Ora, tutti i medievisti sanno bene che nella lingua francese compresa fra il XIV sec. e il XVI sec. (=francese di mezzo), per designare in modo specifico la versificazione e il testo versificato, si parla di seconda retorica, metro, rima, e che il termine poesie, con i suoi derivati, pu riferirsi a un testo in prosa: esamineremo in un secondo momento quel valore particolare. Ma in epoca classica (XVII sec.), i primi dizionari monolingua registreranno delle definizioni esplicitamente legate alluso dei versi:
- Poesie, s.f. Scaligero, nel libro I della sua Poetica, dice che la poesia la versificazione che esplica il soggetto, altri dicono che la poesia unarte che imita le azioni degli uomini e che ne rappresenta le passioni in versi gradevoli e nelle regole (Richelet, 1680, p. 180); - POESIE. s.f. larte di fare Poemi, di fare composizioni, rappresentazioni in versi (Furetire, 1690, n.p.); - Poesie. s.f. Larte di raccontare bene o rappresentare in versi le azioni e le passioni umane sotto ingegnose finzioni (Acadmie, 1694, p. 263).

Che ne in epoca preclassica (tra il XIV e il XVI sec.)? Si pu individuare il momento in cui avrebbe avuto luogo una focalizzazione del termine sul tratto semantico arte di fare versi, e come questa risemantizzazione ha influenzato lo sguardo che aveva il Rinascimento sulla poesie del medioevo? Io non affronter le molteplici teorie poetiche che hanno caratterizzato il Rinascimento francese: le ricerche riguardo a questo argomento non mancano nella storia della letteratura2. Io mi colloco qui in una prospettiva puramente lessicale e lessicografica e unicamente francese -. Come definire le attestazioni di posie nel XVI secolo? I dizionari ci offrono sul piano diacronico una sfilza di esempi difficilmente utilizzabili. Nel FEW, articolo poesis (IX, 121-122b), si trovano le seguenti definizioni:
1.a. Mfr. frm. posie f. nel vocabolario delle arti liberali, arte della finzione letteraria e dellespressione versificata, quale studiata e praticata secondo i modelli canonici (env. 13501637), mfr. poeserie (1519, 1549). 1.b. Mfr. frm. posie f. in modo generale, larte di esprimersi in maniera bella e commovente, in stile ornato e in versi (a partire 1514) [Nota: A partire dalla met 16 sec., ad essa si lega in generale unidea di entusiasmo e di dote creatrice eccezionale]. [...] mfr. frm. posie f. da un punto di vista formale, arte di fare versi, versificazione (Dallinizio del 16 sec.).
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Il primo senso legato alla versificazione si ritrova nella maggior parte dei dizionari contemporanei: per esempio, Piccolo Robert (1970), POESIA: 1 Arte del linguaggio che mira ad esprimere o a suggerire qualcosa mediante il ritmo (soprattutto i versi), larmonia e limmagine. [...] I versi, la rima (Vedere Metro, piede, prosodia, versificazione), il ritmo in poesia (Vedere Enjambement, iato, rejet). Le definizioni seguenti allargano il campo semantico a partire da questo tratto semantico centrale (4 Propriet essenziali a questarte, che possono manifestarsi in tutta lopera darte), e i contrari indicati, Prosa; prosaismo, non lasciano alcun dubbio sul fatto che poesia legata a versi: del resto, larticolo PROSA d come contrari Poesia; versi. 2 Cfr. Fr. GOYET (d.), Trattati di poetica e di retorica del Rinascimento, Parigi, Le Livre de Poche,1990; Arti poetiche del Rinascimento, Nuova Rivista del Sedicesimo Secolo, 18/1, 2000; Fr. RIGOLOT, Poesia e Rinascimento, Parigi, Seuil, 2002.

2.a. Mfr. frm. posie f. lelemento specifico e misterioso che ha dellentusiasmo, che conferisce alle opere poetiche la loro forza sorprendente e la loro bellezza (dal 1548). 3. Mfr. posie, f. opera in versi, particolarmente ammirabile, dovuta a qualche poeta di grande autorit nella sua arte (inizio 15 sec.-1552); mfr. frm. tutta la specie delle opere in versi di poca estensione (dal 1548).

Bisogna rinunciare a tracciare delle linee di forza nellevoluzione del semema, in particolare in ci che concerne luso dei versi, pensando alle considerazioni di Paul Zumthor, secondo il quale, nel campo del vocabolario delle idee, la parola non ha dei contorni semantici relativamente precisi che nelluso individuale meditato; non appena cade nelluso pubblico (storicamente, nella tradizione) essa diviene portatrice didea meno di quanto lo un elemento quasi-mitico3? Tuttavia, il termine posie rientra anche nel dominio delle pratiche letterarie definite e ripartite, delle tassonomie dei generi, della denominazione dei saperi: lopposizione versi/prosa della lingua contemporanea ne la prova, ma non che un esempio. 1. LEREDIT DEL FRANCESE COMPRESO TRA IL XIV E IL XVI SEC.: POESIS/POESIE E POETRIA/POETRIE Si trova, nel francese che va dal XIV al XVI sec., una concorrenza sinonimica tra i termini poet(e)rie e poesie, designanti linterpretazioni dei sensi nascosti dei miti pagani (favole, finzioni)4. Questa concezione veicolata in Francia soprattutto attraverso la ricca tradizione dellOvidio moralizzato, in cui la Favola presentata sotto forma di allegorie morali o storiche, che contengono verit nascoste:
...cestes fables qui toutes samblent menoignables, mes ni a riens qui ne soit voir: qui le sens en porroit savoir, la veritez seroit aperte qui souz le fables gist couverte (Ovidie Moralis, I, 41-45)5.

LOvidio moralizzato messo in prosa due volte fatto importante per il nostro proposito nel XV secolo. Nella Bibbia dei Poeti, prima edizione impressa (1484), leggiamo:
Ces que de fables, et de poetrie, est aucunesfois a user, affin dicelles aucun sens moral sen puisse extraire. Et affin aussi que fausset soit corrigi par verit (d. Colard Mansion, Bruges, 1484, f. 1r,b, et 1v,a).

Il testo sar ampiamente diffuso nel XVI secolo, ed questa tradizione che rappresenta ancora la poesia del Grande Olimpo delle Storie poetiche del principe della poesia Ovidio Nasone (Lione, 1532)6. Questa poesia allegorica anche diffusa attraverso un altro grande testo ancora ben conosciuto nel XVI secolo: la Genealogia Deorum Gentilium di Boccaccio (1363-1375)7. Dopo
P. ZUMTHOR, Nota sui campi semantici nel vocabolario delle idee, Neophilologus, 39 (1955), p. 175-6. P. Zumthor il redattore degli articoli poesia, poema, poeta, poetico, nel FEW, IX. 4 La questione tocca tutto il pensiero medievale di fronte allAntichit pagana: il concetto, e soprattutto la pratica, di involucrum, di integumentum come anche quello di reductio e la convinzione che nel pensiero classico si dissimula, almeno in nuce, lessenza della nuova Fede, hanno permesso agli esegetie ai retori cristiani di continuare a frequentare gli autori antichi (G. DI STEFANO, Multa mentiere poetae. Il dibattito sulla poesia da Boccaccio a Nicola di Gonesse, Montral, Ceres, 1989, p. 10). 5 Citato in P. DEMATS, Fabula. Tre studi di mitografia antica e medievale, Ginevra, Droz, 1973, p. 175-6. Pierre Bersuire, nel libro XV della sua Reductorium morale (1320-1350), inserisce il trattato Ovidius moralizatus o Liber de reductione fabularum et poetarum enigmata, il cui titolo indica chiaramente che la favola e lopera dei poeti necessitano di una reductio. Cfr. R. LEVINE, Utilizzare Ovidio: Allegorizzazioni medievali delle Metamorfosi, Medioevo Romanzo, 14 (1989), p. 197-213. 6 Cfr. J: SEZNEC, La sopravvivenza degli Di antichi, Parigi, Flammarion, 1980, p. 86-91. 7 molto probabile che per Ovidio il Boccaccio abbia utilizzato i diversi Ovidii moralisati: V. ZACCARIA, in G: BOCCACCIO, Genealogie deorum gentilium, d. V. Zaccaria, Milano, Mondadori, 1998 (Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, VII-VIII), Introduzione, p. 19. Sulla diffusione della Genealogia, cfr. J. SEZNEC, op. cit., p. 202-203.
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tredici libri consacrati alla genealogia degli dei pagani, lautore inizia (nei libri XIV e XV) a difendere la poesis e si prolunga sulla sua definizione:
La poesia non solamente qualcosa di reale, ma una scienza venerabile, e [...] non unarte futile, ma piena di linfa per coloro che vogliono estrarre un senso delle finzioni (XIC, ix, 4).

Il poeta elabora queste finzioni, che celano un senso allegorico, storico o morale:
Ma essi (i poeti) non saranno mai letti, se grazie a un uomo intelligente non si comprende che sotto la scorza (corteccia) della favola velata qualche cosa di pi grande. E per questa ragione hanno definito cos la favola: la favola un esempio o una dimostrazione sotto il velo della finzione, e se le si toglie la scorza, lintenzione di colui che racconta la favola diviene manifesta (XIV, ix, 4).

Nel 1404, Christine de Pizan definisce cos la posie:


se c da sapere che come in generale il nome di poesia sia preso per una finzione qualunque, cio per quella narrazione o introduzione che in apparenza significa un senso, e nel profondo ne significa un altro o pi, quanto pi propriamente dire che quella sia poesia, di cui il fine verit, e il mezzo la dottrina rivestita di parole ornamentali piacevoli e con propri colori, i quali rivestimenti siano di diverse maniere in base al proposito che si vuole, e i colori secondo proprie figure.

Ora, la parola poetrie (lat. poetria) che si diffonde a partire dal Sophilogum di Jacques Legrand (1398-99), tradotto in francese sotto il titolo di Archiloge Sophia, rappresenta un caso reale di concorrenza sinonimica con poesis/poesie nei contesti che abbiamo appena descritto. Legrand utilizza la parola poetria l dove Boccaccio ha sempre utilizzato poesis, come in questo passaggio dove citato lautore della Genealogia:
Rursus sciendum quod poetria non est inventa propter mentiri aut propter turpia de diis fingere, quin ymo Bocatius novellus poeta libro de genealogia deorum illos poetas redarguit qui suorum deorum canunt illecebras. Finis ergo poetarum non est mentiri vel irritare sed ex similitudinibus rerum una per alia intelligere.

Con lArchiloge Sophia, il vocabolario relativo al campo semantico di poetrie entra nella lingua francese: poetrie non nientaltro che scienza che mira a fingere, il suo scopo fare finzioni fondate sulla somiglianza con le cose delle quali si parla, poetrie in s mira a fare finzioni buone e ragionevoli, etc. E se il testo in prosa della Genealogia Deorum Gentilium come le messe in prosa dellOvidio moralizzato nel XV sec. mostrano che la poesis/poesie non designa specificamente il testo in versi, rivelatore che J. Legrand rifiuta di dare alla poetria una definizione esclusivamente metrica:
Alpharabius in libro de scientiarum divisione dicit poetriam ultimam partem logice, unde dicit quod poetria est scientia ordinandi metra secundum proportionem dictionum et pedum. Nichilominus tamen proprie poetria non habet pro obiecto metrificare sed potius fingere sive sit in prosa sive sit in metro.

Durante tutto il XV secolo, il termine poet(e)rie si mantiene con questa significazione, come lo ricorda Claude Thiry:
Il termine poeterie tradotto nei dizionari con poesia, poema, versi o arte dei versi. Ora, la poeterie non n un genere letterario n una forma, ma piuttosto un certo contenuto che invita a un certo modo di lettura. Fin dal primo esempio recensito (Guillaume de Machaut, Prise dAlexandrie, 1369-1370), la poeterie prima un contenuto preso dalla mitologia pagana, e chiaramente identificato come tale, e questo contenuto deve essere letto non per lui stesso unicamente, ma nella prospettiva della ricerca dun secondo senso che gli rid una pertinenza per un pubblico medievale con i suoi quadri di civilizzazione, i suoi concetti, il suo immaginario. [...] In maniera pi generale la poeterie vista come un contenuto che bisogna decodificare, indipendentemente da ci che noi chiamiamo poesia, poema o arte dei versi. Le ulteriori occorrenze (presso degli autori cos diversi come Nicole Oresme, Jean Corbechon, Froissart et Deschamps) confermano questa interpretazione, come anche il testo, molto esplicito, di Jacques Legrand nellArchiloge Sophie. Alla fine del XV secolo ancora, Molinet impiega ancora la parola in questo senso (nel Piccolo trattato sopra loscura poetrie), come anche laggettivo poetico (utilizzato nelle sue cronache per designare il suo 3

Naufragio della Pucelle, racconto figurato dei problemi che hanno seguito la morte di Charles le Tmraire).

Si pu immaginare che poetria/poet(e)rie si affermata a fianco di poesis/poesie per dissimilazione lessicale per lessicalizzare il semema particolare di poesis/poesie come si affermato e precisato nella tradizione dellOvidio moralizzato, dellArchiloge Sophie, di Boccaccio, etc.; tuttavia, la parola posie, con i suoi derivati (poeta, poetica...) si mantiene con questo stesso senso. Allinizio del XVI secolo, noi troviamo ancora un testo (in prosa) molto significativo, le Illustrations de Gaule et Singularitez de Troye di Jean Lemaire de Belges, che dichiara voler
rialzare e far risorgere la cosiddetta nobile storia di Troia, che quasi caduta in decadenza e depravazione rovinosa, come se essa stata ritenuta frivola e piena di falsit, per colpa di cattivi scrittori che non hanno saputo sviluppare, la quale certo vera e fertile, e ricca di grandi misteri e di intelligenze poetiche e filosofiche, che contiene una fruttuosa sostanza sotto la scorza delle favole artificiali.

Se Lemaire non utilizza la parola posie, la tradizione della posie/poetrie rappresentata dalla aggettivo poeticque: E ci sono alcune favole poetiche esposte (I, ch. 17, sommario); non lavoro perso laver preso la fatica di spiegare il giudizio di Parigi fino adesso, cos come abbiamo fatto con lo scopo di ovviare agli ignoranti che dicono che le cose poetiche non sono se non piene di bugie e vanit (I, ch. 35, p. 275). Le fables sono la materia dei poeti: essendo il re Italo un grande astrologo, per questo motivo fingono Poeti che egli sostiene il cielo sulle sue spalle; essendo stato fatto Ganimede prigioniero da Giove re di Candia il quale porta nelle sue armi unaquila, i Poeti hanno trovato occasione di fingere che il bambino Ganimede, andando a caccia, fu rapito da unaquila, e trasportato in cielo. Le Illustrations di Lemaire saranno ampiamente diffuse e ancora impresse nel 1549. In questo stesso anno, Jean Bouchet, considerato come lultimo dei Grandi Retori, dichiara di aver redatto i suoi Trionfi del re di Francia Francesco primo nel mezzo di qualche finzione Poetica, applicata alla storia, per arricchirla, secondo lesempio di Omero, e per addolcire il morale (f. 2r): Troppo lungo sarebbe e spiacevole raccontare / Ci che si intende per favole poetiche. / Fulgenzio io ti prego di visitare, / Boccaccio, Omero e di citare Ovidio, / E molti altri autori davvero autentici (I, 4). Questa tradizione della poesia allegorica perdura, chiaramente definita, durante tutta la prima met del XVI secolo. 2. REGISTRAZIONI LESSICOGRAFICHE DEL XVI SECOLO 2.1. Il Thesaurus di Robert Estienne (1531, edizione consultata 1536) intraprende una nomenclatura articolata del campo lessicale di poesis (sotto il lemma poema): [...] Interamente basato sulle fonti antiche, larticolo non registra la definizione relativa al campo semantico di posie/potrie nella pratica letteraria che si instaurata dallinizio del XV secolo, e che ancora viva allepoca di Estienne (J. Lemaire, J. Bouche etc.). La definizione classica di poetria poetessa, ignorando la poetrie del XV secolo, sintomatica. Estienne offre uno spazio privilegiato al termine POEMA, al quale subordina gli altri termini del campo lessicale. Bench la definizione figmentum seu fictio corrisponda parzialmente alla tradizione della posie/potrie del francese che va dal XIV sec. al XVI sec., i riferimenti classici nellinsieme dellarticolo mostrano che Estienne non si riferisce alla poesia allegorica della fine del Medioevo. Sul piano metodologico, dunque necessario considerare queste definizioni nel contesto in termini di tradizione, nellinsieme lessicografico dellarticolo, perch un solo elemento della definizione (figmentum seu fictio, dato nel semema come comune allantichit e al tardo medioevo) non sufficiente a individuare il campo semantico di poesis. 2.2 Il Dizionario francese-latino (1539, 1549, 1564, 1573) derivato dal Thesaurus rovesciato:
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[...] Le parole pome e posie, assenti nelle edizioni del 1539 e del 1549, si sono aggiunte alle definizioni perifrastiche nelledizione del 1564. Ledizione del 1573 segna una svolta per lacquisizione di poeterie, non come versione francese del latino poetria poetessa del Thesaurus del 1531, ma con la definizione del XV secolo: il Dizionario del 1573 si libera di una lessicologia unicamente rivolta verso lantichit per accogliere anche la poesie allegorica medievale (del regno di Luigi XI). 3. QUASI COME UNA NUOVA POESIE (Du Bellay, Deffense, II, 1) Noi abbiamo visto che la parola poesie utilizzata nel francese che va dal XIV sec. al XVI sec. con il senso di poetrie. Il campo lessicale dei derivati poete, poeticque si riferisce anche a questa tradizione allegorica, da Christine de Pizan a Jean Bouchet. A partire dal secondo terzo del XVI secolo, la parola Posie (spesso con la maiuscola) fa unentrata trionfale nelle riflessioni sullo statuto della letteratura. Dal punto di vista formale, la novit pi evidente che la Posie ormai legata alla rima e alla versificazione. Nel 1548, Thomas Sbillet cos si rivolge al futuro poeta: vado a mostrarti, lettore studioso della Poesia francese, ma ancora poco avanzato in questa, tutto ci che fa allarte che si chiama Rima. Peletier, Du Bellay, Aneau, Fouquelin, Ronsard associeranno sempre la Poesia alla rime, anche se tutto ci che in rima non Poesia: senza linvenzione e leloquenza, non ci sono che rimatori. Du Bellay scrive, a proposito di un cattivo poeta: Laltro, oltre la rima, che non ricca dappertutto, cos denudato di tutte queste delizie e ornamenti poetici, che merita pi il nome di filosofo che di poeta (Deffense, II, 2). Scaliger (1561) sosterr che dal verso che viene il nome di poeta. Il Thesaurus di Estienne (1531) anticipa su questo piano (POETICA ars ipsa conscribendorum versuum) le Arti poetiche, che accordano unimportanza fondamentale alla versificazione. Estienne annuncia anche la poesia della Pliade definendone la poesia (opus totum) come entit che ingloba il poema. La parola poema, raramente impiegata nel francese che va dal XIV sec. al XVI sec., diviene corrente verso la met del XVI secolo. Il secondo libro dellArte poetica di Sbillet consacrato a tutte le forme e differenze dei Poemi usurpati nellarte Poetica Francese: poemi sono le forme brevi dellepigramma, del rond, della canzone, etc.; ma ci sono anche dei Poemi che cadono sotto la denominazione di Grande opera, come cono, in Omero, lIliade, in Virgilio, lEneide, e anche la traduzione considerata poema: la Versione o Traduzione oggi il Poema pi frequente e meglio ricevuto dagli stimati Poeti e dotti lettori. Du Bellay esamina quali generi di poemi deve eleggere il poeta francese(II, 4) e consacra un capitolo al lungo poema francese (II, 5). E quando a partire dal 1560, Ronsard intitola Poemi un gran numero di componimenti molto differenti per ispirazione e fattura, non utilizza il termine diversamente da come aveva fatto Sbillet. La variet di forme previste dalla parola poema non deve essere confusa con unindecisione lessicale: poema divenuto, linguisticamente, un semema stabile. Si pensa a Ronsard:
Poema e Poesia hanno una grande differenza. Poesia un prato di diversa apparenza, Orgogliosa dei suoi beni, e ricca di fiori, Cangiante, pitturata di centomila colori Poema un fiore [...].

Una tale definizione della Poesia, non solamente fondata sulle forme versificate, ma anche sulle loro variet, ormai lontana dalla posie/potrie, e si potrebbe, altrettanto, richiamare la novit (in rapporto al francese che va dal XIV sec. al XVI sec.) della teoria dellispirazione, del dibattito sulla traduzione e limitazione, etc. Ma non si tratta qui di fare la storia dei diversi dibattiti che hanno opposto, per esempio, Sbillet e Aneau ai moderni; nella prospettiva lessicologica che la nostra, si tratta di rilevare che la coscienza dellemergenza di una nuova poesia diffusa. Non
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ci si stupir dei punti comuni tra la lessicografia di Estienne e le riflessioni sullo statuto della poesia di un Du Bellay. La rivendicazione di una nuova poesia passa precisamente attraverso il riferimento allAntichit: la stagione delle Arti poetiche inaugurata dalla traduzione di Orazio da parte di Peletier (1541-44), e Du Bellay rivendica cos la novit:
che senza limitazione dei Greci e dei Romani, noi non possiamo dare alla nostra lingua leccellenza e la luce degli altri pi famosi. Io so che molti mi rimprovereranno che, primo tra i Francesi, ho osato introdurre quasi una nuova poesia. (Difesa, II, 1).

Pi tardi, Ronsard, nel suo Compendio dellArte poetica francese (1565), esprime molto chiaramente la distanza che lo separa dalla concezione della poesia nel francese che va dal XIV sec. al XVI sec.:
Poich la Poesia non era nellet arcaica che una Teologia allegorica, per fare entrare nel cervello degli uomini rozzi, mediante favole piacevoli e colorate, i segreti che essi non potevano comprendere, quanto troppo apertamente si scopriva loro la verit.

Ci non vuol dire che la Pliade evita i soggetti mitologici, al contrario: poich la favola e la finzione il soggetto dei bravi poeti, che sono stati raccomandati dalla posterit: e i versi sono solamente lobiettivo del versificatore ignorante. Ma ci che appare come un elemento di continuit con la tradizione della poesia allegorica medievale la ripresa del modello aristotelico della finzione verosimile, ed rapidamente assimilato allinventio che fa la differenza tra il Poeta e lignorante versificatore. Su questo punto ancora, la Pliade nel solco del Thesaurus di Estienne (figmentum seu fictio). La rivendicazione di una nuova poesia fatta dagli uomini di rottura dunque la prova della risemantizzazione del termine posie, di cui lelemento di pi rilievo la posizione centrale della versificazione. Ma pi tardi, la rottura dellepoca della Pliade si attenuer e nasconder la posie/potrie. Il Dizionario universale (1690) riflette la situazione seguente: [...] Le definizioni di poema e poesia sono quelle che hanno assunto questi termini nella met del XVI secolo: il ricorso ai versi e alla rima fortemente sottolineato, il poema la composizione, la poesia larte di fare dei poemi e richiede un genio particolare (senza il quale il poeta non che un mediocre rimatore); la maiuscola e la dieresi stessa sono quelli che Ronsard utilizzava per nobilitare questa arte nuova che andava a difendere e a dar lustro alla letteratura francese. Ora, Furetire introduce in seguito a queste definizioni una sintesi della storia della poesia francese che ingloba la letteratura versificata a partire dal XII secolo, e vede in Malherbe il punto culminante di un movimento presentato come uno sviluppo omogeneo. La caratteristica sembra essere luso dei versi. Che ne della tradizione rappresentata dalle Illustrations des Gaules, di Jean Lemaire, di cui Furetre dice che egli cominci a mettere la Poesia molto in voga? Si pu supporre che il lessicografo si sia fidato della reputazione di Lemaire versificatore, e abbia citato la prose delle Illustrations di seconda mano, ignorando di quale posie esse sono scritte. Nulla detto della tradizione della potrie, dellallegoria morale, assorbita nella tradizione della letteratura versificata. Ma non si tratta di accusare Fontenelle di errore: egli non redige un dizionario storico. Larticolo del Dizionario universale riflette il campo semantico di poesie nel 1690. 4. CONCLUSIONI E OSSERVAZIONI LESSICOGRAFICHE 1) Il termine posie e i suoi derivati (poeta, poetica) coprono, nel francese che va dal XIV sec. al XVI sec., il campo semantico della potrie. Questa accezione definita con precisione nei testi ed veicolata dalla tradizione letteraria della poesia allegorica fino alla met del XVI secolo. 2) Le prime registrazioni lessicografiche nel XVI secolo (Estienne, 1531) non rendono conto di questa accezione e non registrano che tardivamente (1573) poetrie come arcaismo. 3) Da Estienne alla Pliade si opera una risemantizzazione del campo lessicale poesia, poeta, poema. Se il ricorso alle finzioni poetiche appare nella prima met del secolo come un elemento di continuit, esse perdono rapidamente il loro valore puramente allegorico-didattico. Ma
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ci che distingue, sul piano formale, le finzioni poetiche di Jean Lemaire (eredi della posie/potrie) dalla Poesia delle Arti poetiche, il fatto che la seconda legata al testo versificato e rimato, allora la poesie come deduzione di poemi (Dizionario francese-latino, 1573) non si definisce mai in relazione con il testo versificato e si applica indifferentemente al testo in versi o in prosa. I termini poesia e poema possono ormai applicarsi anche ai testi che avevano fatto la tradizione della potrie: Omero, Virgilio, Ovidio, etc. Dato che i testi originari sono versificati, il termine poesia applicato loro in virt di questa caratteristica formale senza designare in modo specifico la loro natura allegorica e la necessit di interpretarli sul piano morale o storico. Si pu allora parlare della poesia di Ovidio per designare precisamente ci che Lemaire avrebbe chiamato finzioni poetiche. Tuttavia, il fatto che il termine poetrie scompaia poco a poco nel francese preclassico e che poesia, poema finiscano per designare la letteratura allegorico-morale del francese che va dal XIV sec. al XVI sec. (cfr. Dizionario francese-latino, 1573: poetrie poesia, deduzione di poemi) non significa necessariamente che le differenti tradizioni letterarie siano confuse nello spirito dei letterati della met del XVI secolo. Alla questione di sapere se si possa stabilire il momento in cui avrebbe avuto luogo una focalizzazione del termine poesia sul sema arte di fare versi, non si deve rispondere che ne francese preclassico, i campo semantico di poesia non pu definirsi che in termini di correnti letterarie: la caratteristica della versificazione non pertinente qualora si tratti di designare la Favola di Ovidio sotto la scorza della quale velata una berit da decifrare (tradizione della poesie/poetrie), come anche non pertinente la presenza di una figura mitologica se lautore non ci invita a scoprire il senso nascosto (tradizione delle Arti poetiche). Tale precisamente la difficolt con la quale si confronta il lessicografo. Se larticolo poesis del FEW (IX, 121), di cui abbiamo citato i punti principali allinizio di questo articolo, sembra alle volte ripetitivo e privo di una logica interna, perch i contesti delle citazioni non sono indicati, e tutta la possibilit di individuare le tradizioni letterarie scartata. Questo rischio scongiurato nel Dizionario della lingua francese del XVI secolo di Edmond Huguet che, allarticolo POETISER (VI, 47b), d, oltre alla definizione fare versi, anche impiegare lo stile poetico, con lesempio: Egli prese in prestito le parole talonnier, capeline e verge dal maestro Jean le Maire de Belges, che ostent di poetizzare nella sua prosa, introducendo Mercurio per giudicare della mela doro tra le tre dee (Pasquier, Recherches de la France, VII, 10). La citazione permette di verificare che Pasquier riferisce il termine poetizzare allallegoria mitologica, alla prosa, allinizio del secolo. Gli si pu paragonare lesempio di Vauqelin, Arte poetica, II, citato nel Complemento del Dizionario dellantica lingua francese di F. Godefroy (X, 365): In prosa tu potrai poetizzare anche. Ancora occorre che le citazioni siano interpretate correttamente. Nel TLF (XIII, 635b), la sezione Etimologia e storia dell articolo POESIA distingue unaccezione A. Opera, con unattestazione datata circa 1370 pezzo in versi, e la seguente citazione di Jean Le Fevre, Livre de Leesce (1380-1387): LE loro favole e poesie; oa, noi siamo nel dominio della potrie e luso dei versi non caratterizzante. Poi, unaccezione B. Ispirazione riporta laccezione ci che, in unopera letteraria, suscita unemozione poetica, ma con la citazione: Comme se le Metamorphose/ Len mettoit en langage rural/ Ou poesie est toute enclose; ora, questo passaggio del Prologo al Romant des trois Pelegrinages di Guillaume de Diguleville ben lontano dell ispirazione e dalle emozioni poetiche (pi proprie della Rinascenza, se non del Romanticismo). Perch la citazione, troncata qui, ma pi completa nel Complemento di Godefroy, non lascia dubbi sul fatto che siamo ancora nella tradizione della poetrie: Comme se le Metamorphose/ Len mettoit en langage rural/ Ou poesie est toute enclose/ Exponible a bon sens moral. Si potrebbero moltiplicare gli esempi di questi disprezzi, nei numerosi dizionari. Come le favole della poetrie, anche le parole contengono fruttuosa sostanza sotto la scorza delle favole artificiali, e la lessicografia storica si deve render conto del fatto che la poesia [...] exponible a bon sens moral ha tale tradizione letteraria precisa, n ispirata n versificata, che si persa allepoca del francese preclassico, trasportata dalla corrente di unaltra Poesia.

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